LA STAGIONE LIRICA AL T E A T R O . DELL' O P E R A 1955 T re lavori, di cui uno nuovissimo ii balletto Avventure di Pinocchio , uno n u o v o per Roma. L'organo di bamb9 ed un altro che non si eseguiva pi 9 dal 1930 ~ Il Gobbo del Califfo hanno chiuso in bellezza la stagione al Teatro dell'Opera, col trionfale suggello dello Andrea Ch› Con animo lieto ci accingiamo perci¢ a passare in rassegna l'intiero programma della decorsa stagione. La quale si inaugur¢ pomposamente col Giulio Cesare di H~indel, a Roma mai rappresentato. Ma se la musica, uscita dalla penna di un y perita stilistico 87 oltre che da una mente fervida e generosa, senza trascurare l'espressione strumentale (a volte uniforme) compone una fulgida collana di trenta arie, essa serve ad adornare soltanto una mummia, difettando il testo poetico dovuto a Nicol¢ Francesco Aimo di ogni consistenza drammatica, e facendo purtroppo dell'y uomo completo Giulio Cesare 87 un pupazzo di stoppa. Ad ovviare alle gravi carenze provvedere le doviziose risorse della regista Margherita Walmann, coadiuvata dalla scenografia plastica e cinematografica di Piero Zuffi; la concertazione del direttore Gianandrea Gavazzeni, alla testa di un manipolo di valorosi artisti Boris Christoff, Federa Barbieri, Franco Corelli, Mario Petti, Onelia Finesehi, Antonio Cassinelli ed infine la massa corale, egregiamente istruita da Giuseppe Conca. Pubblico strabocchevole, onorato anche dalla presenza del Presidente della Repubblica con la sua consorte. Proseguendo sulla via delle y novit” per Roma 87 c'imbattiamo subito nella Dama di picche di Peter I. Ciaikovski, il cui libretto, steso dal fratello Modesto, fu ricavato, non senza alterazioni, da uno dei pi 9 caratteristici racconti di Puskin, ove si fondono in mirabile unit” elementi realistici _e fantastici. Cotesto equilibrio n o n si ritrova purtroppo nella musica, in cui a zone es-. - . 1956 senzialmente espressive (la migliore, quella del secondo quadro del 2" atto, allorch› la contessa muore terrorizzata) fanno ris.contro altre di carattere generico ed esteriore. N› i tre temi fondamentali stringono in forza la trama sonora, tutta l'architettura dell'opera essendo ricalcata sul melodramma ottocentesco italiano e francese, cc,n inclusioni per giunta da grand ope'ra. Di grande potenza Gianna Pederzini; efficaci Rina Corsi, Sena Jurinac, Antonio Annaloro, Mario Petri. Decorazione scenica di Enzo Debo, regž di Carlo Piccinato e coreografia di Milloss non del tutto persuasiva. Franco Capuana ha teso i suoi sforzi per conferire unit” estetica alla difficile opera. Il ballo delle ingrate fu scritto da Claudio Monteverdi appositamente per le nozze di Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia, celebrate a Mantova il 4 giugno 1608. Lo spettacolo doveva essere y leggero 87 e lo spunto consisteva infatti in una trovata ironicamente comica: la condanna delle donne mantovane, che in vita avevan rifiutato profferte d'amore, a sofrire, y miserelle 87 atroci ed eterne oene infernali. Ma il poeta Ottavio Rinuccini e il musicista, nutriti di cultura e di elevati sentimenti, tramutano (uno dei casi di espressione inconsapevole, direbbe Massimo Mila) lo y scherzo 87in un'ooera balletto, sul genere di quelle in voga. alla corte francese. Il y lamento 87di una delle ingrate, prima di rientrare nell'Averne, cui fanno eco altre anime dall'aldil” raccoglie tutta la potenza lirica di Monteverdi, accostandosi alla bellezza dell'y addio alla luce 87 nell'Or/eo e al famoso y lamento d'Arianna 87 Accurate la trascrizione e Yistrumentazione di Aleeo Toni. m y Melodramma 8 7 arbitrariamente, ha qualificato Strawinsky la sua Pers› mentre risulta invece un composito-di ballo e oratorio, con voce recitante. Testo poetico di Andr› Gide, risalente, attraverso l'inno a Demetra attribuito ad Omero, anche a i misteri eleusini,, spinto- ad .L . . ".. " . . . . . - - . .