L'ARENA Domenica 3 Maggio 2015 ç 24 Cronaca Cronaca 25 L'ARENA Domenica 3 Maggio 2015 Verona,ilconflitto,lestorie Verona eilcentenario/44 1914 1918 LA GRANDE GUERRA InGranGuardia duemostre Restanoapertefino a domani,in GranGuardia,le mostre «Gliabiti raccontanola storia,le donne e la GrandeGuerra», curata da Angela Perri,e «Riflessidistoria 1915 1918Artenelricordo della GrandeGuerra», realizzata dall’Accademiad’Artee Artigianato,nelprogramma delle celebrazioniper il centenario. PROPAGANDA. I giornali,lepubblicazioni periodiche,lapubblicità siadeguano alnuovoclima: ilconflittosi avvicinaeil patriottismo deveprevalere sututto C’èlaguerra,anchelastampavaintrincea Dallospumanteper festeggiare levittoriealle auto ecamion idealiperi campidibattaglia E ilbrodochedistende i nervi Emanuele Luciani C’è la guerra ed i «consigli per gli acquisti» si adeguano, creando una singolare mescolanza di pubblicità commerciale e patriottismo. A volte giocano semplicemente sull’omonimia, come succede con il «Cognac Cadorna», che, secondo un annuncio comparso su L’Arena, «è preferibile a qualsiasi altro». Oppure accostano il prodotto ai successi militari («Gancia, lo spumante delle vittorie italiane»), ma, se si tratta di una bevanda come la birra, amata proprio dai popoli contro cui si sta combattendo, si precisa subito (è il caso della Wuhrer) che «è fabbricata unicamente con prodotti nazionali». Talora è il nome stesso a tranquillizzare i consumatori animati da sentimenti patriottici, come succede con la “Italaspirina”, definita «la migliore in commercio», e con “Italsomatose”, un «rimedio di fama mondiale per deperiti, nevrastenici e dimagriti (sic)». Anche le grandi industrie si muovono in questa direzione. La Fiat ricorda che le sue macchine, dopo aver trionfato nelle competizioni sportive, contribuiscono ora ad un altro tipo di vittorie: «Fiat ha costruito per la corsa la vettura che ha vinto, adesso costruisce per i campi di battaglia quella che meglio giova a vincere». E passando dalle vetture agli pneumatici, il conduttore di un’ambulanza assicura che sul fronte balcanico, dove le montagne ed il pessimo stato delle strade rendono le comunicazioni estremamente difficoltose, «tutti preferiscono le gomme Dunlop». Sono frequentissimi i messaggi pubblicitari che puntano sui famigliari desiderosi di inviare qualche oggetto utile ai loro cari al fronte. Raccomandando l’acquisto della penna Waterman, la si presenta in un’illustrazione in cui compaiono un soldato in trincea ed un suo commilitone ospite di un ospedale militare, intenti, naturalmente, a scrivere una lettera. Ancora più diretto il rapporto con la guerra nella pubblicità di un prodotto concorrente, la penna Parker, che «è veloce come una mitragliatrice». Ed ai famigliari attenti ad esigenze più prosaiche ma quotidiane si consiglia: «Spedite un Gillette rasoio di sicurezza, che, al fronte, val meglio di una bottega da barbiere. Il suo rasoio lo seguirà dappertutto: ed egli sarà debitore a voi della sua bella cera». A chi si preoccupa giustamente di un problema ben più importante, quello di sopravvivere, una ditta di Milano consiglia una corazza brevettata, «l’unica arma da difesa riconosciuta veramente efficace contro i proiettili di armi da guerra». Il costo, compresa la spedizione in qualunque punto del fronte, varia fra le 75 e le 95 lire. Con soli 30 centesimi, si può acquistare invece il «Vademecum dei soldati feriti», un libretto pubblicato a Pesaro e pubblicizzato con toni non dissimili da quelli dei produttori di corazze: «Regalare a un combattente tale opuscolo è concorrere alla sua salvezza». La pubblicità non trascura neppure i militari temporaneamente o definitivamente rientrati fra le mura domestiche e quelli ricoverati negli ospedali militari. A loro si rivolgono in particolare i produttori di grammofoni, insistendo sul fatto che «i soldati ritornati dal fronte hanno bisogno di svagarsi». E c’è chi pensa di salvaguardare la pace in famiglia, «un bene tanto prezioso quanto raro», soprattutto in tempo di guerra. Per garantirla, è sufficiente un dado di “Brodonervolo”, un rimedio efficace per tutti i disturbi del sistema nervoso che va «sciolto nella zuppa e che si può somministrare all’insaputa del sofferente». • Pertuttoil mese Celebrazioni Unmese diiniziative PubblicitàdellaFiat: mezzi affidabiliper i campidi battaglia SpumanteGancia,lapubblicitàdiventa propaganda perla vittoria Pneumaticiidealiper lestradedevastatedallebuchedelle bombe LACONTROMOSSA. I fogli dovevanomigliorare il moraledelle truppe «LaTradotta»di Simoni spopolatraisoldati Larivista erapubblicata da ArnoldoMondadori Solo dopo Caporetto i nostri comandi si rendono conto di aver trascurato un’arma (la propaganda) che in una guerra combattuta da milioni di uomini risulta di fondamentale importanza. Si decide perciò di distribuire ai militari alcuni giornali normali, fra cui «L’Arena», e di dare impulso e diffusione ai cosiddetti «giornali di trincea», che erano nati spontaneamente, ma che erano fatti artigianalmente e destinati solo ai militari di qualche singola unità. Erano giornali che già nei titoli («La fifa», «La scarica», «Cecco Beppe», ecc.) manifestavano il loro intento: aiutare i soldati a ridere o almeno a sorridere del nemico e di se stessi, cosa che in una situazione di per sé tragica, rappresentava già un risultato notevole. Fra i «giornali di trincea», «La Tradotta» è certamente uno dei migliori: tavole (a colori) molto belle e testi spiritosi. E’ un giornale «veronese», sia perché la pubblica Arnoldo Mondadori, da poco trasferitosi in riva all’Adige, sia e soprattutto perché la dirige Renato Simoni. Giornalista e commediografo molto amato dal pubblico, si lancia in questa nuova avventura con entusiasmo. Il successo è superiore alle aspettative, anche perché Simoni si circonda di collaboratori validi. Tra di loro, c’è un altro grande giornalista veronese, Arnaldo Fraccaroli, che pubblica sulla «Tradotta» le lettere di un fante (il «soldato Baldoria») alla fidanzata, una domestica di nome Teresina. La comicità nasce soprattutto dal linguaggio: il fante manifesta la sua passione amorosa con termini e toni in uso nelle trincee: «mi par di leggerti nelle retrovie del pensiero», «Teresina scrivimi subito, a bruciapelo», e così via. Come tutti i fogli di questo genere, «La Tradotta» divide i combattenti in “buoni” (gli italiani) e in “cattivi” (i nemici). Sono le regole della propaganda, ma i personaggi (si vedano le parodie del feldmaresciallo Conrad e dell’imperatore Guglielmo II) che dovrebbero essere odiosi, diventano patetici e perciò quasi simpatici. La propaganda è un’arma e le armi si usano per distruggere, ma Simoni la utilizza con senso della misura, con una bonarietà tutta veneta, che contrasta singolarmente con il contesto disumano della guerra. Un altro giornale di trincea “veronese” è « L’eco della trincea» diretto da Giulio Cesare Zenari. Originario di Soave, avvocato e giornalista, Zenari condivide con passione le ragioni dell’interventismo e va in guerra da volontario. Combatte sul Carso, ma non dimentica la carta stampata. Il suo giornale si affida ai toni scanzonati: ricorre al tedesco maccheronico per prendere in giro i nemici («Neue Buffe Presse», «Deutsche Sbank», ecc.) e pubblica delle vignette in cui la parte della protagonista tocca ad una bella giovane («la Nina»). Sono storielle dai toni boccacceschi, ricche di doppi sensi, ma non prive di una loro «morale», che è poi, inevitabilmente, l’esaltazione degli ideali patriottici. • E.L. Inoccasionedelcentenario della Grande Guerrasiterranno aVeronauna cinquantinadi eventi per commemorarela ricorrenzadel24 maggio1915, datanella qualel’Italia entrò ufficialmenteinguerra..Le commemorazioniufficiali si terrannoinBramercoledì20 maggiocon la staffetta «L’esercito marciava» e la consegnadeglistati diservizio aidiscendenti,a curadel Ministerodell’Interno; domenica24 maggio Rievocazione storicadella partenzaa curadiAlpini, GuardiadiFinanza, Conservatorio,Croce Rossa e Miur.Dal2 maggioal 10giugno 15i convegnichesi terrannoin città,realizzati da Comune, Università, Associazione NazionaleAlpini,StoriaViva, Circolodei72,Società Letteraria,CentroTuristico Giovanile, Intercultura, Fondazione Medagliad’oro CarloEderle, associazione culturaleMarioSalazzari e Ordinedegli Ingegneri,chein ottobrericorderà la figuradi CarloEmilio Gadda. Amaggio sarannopresentatisette libri sullaGrande Guerra, proiettati quattrofilme realizzati otto spettacoli,tra cui il concerto di cori «Contocento cantopace» acura dell’associazioneper lo SviluppodelleAttività Corali,in Arenala seradel 24maggio.La GranGuardia sarà per tuttoil mesesede diesposizioni. Cinquele visite guidate: lunedì 4maggioPostazionidel Castelberto;domenica 17 maggioMalgaZures,Monte NegiàGrome Tagliatadel Ponale;lunedì 18 maggio Trinceee fortificazioni del MonteGrappa;domenica 24 maggioMuseo della Grande GuerraaRivoli;sabato30 maggioMonte Zebioalla ricercadeiluoghi di«Unanno sull’Altipiano»diEmilio Lussu. Visiteguidatea Forte Biondella,prenotando al 347.7036824. ILQUOTIDIANODELLA CITTÀ. IlcolonnelloTullioMarchettinomina alla direzione uncapitano di fanteria milanese L’ArenavienemilitarizzataconCenzato L’appoggiomilitarecon notiziediprimamanoe distribuzioneagevolata portaatriplicarelevendite Li chiamano «Ufficiali P» (P sta per propaganda), ma si occupano anche di assistenza e di vigilanza. Devono motivare i soldati, tenere alto il morale ed occuparsi di spionaggio e di controspionaggio. Per compiti del genere, in particolare per la propaganda, l’esercito ricorre a persone esperte nella comunicazione, soprattutto ad insegnanti e giornalisti. Succede dopo Caporetto, quando ci si rende conto di aver trascura- to questo importante settore della guerra moderna. «Si combatte con i sentimenti e si uccide con le idee più spesso che con i cannoni», ha scritto Giuseppe Prezzolini, uno che di idee se ne intendeva e che tra l’altro era proprio uno degli «Ufficiali P». Giornalista e scrittore è anche un altro di questi ufficiali, Giovanni Cenzato. Nato a Milano nel 1882, richiamato come capitano di fanteria, diventa direttore de «L’Arena» nel 1918. A dargli quell’incarico, è il colonnello Tullio Marchetti, un personaggio di grande rilievo nell’ambito dello spionaggio militare e della propaganda. E nel programma di in- cremento della propaganda rientra anche la militarizzazione de «L’Arena». Il quotidiano veronese gode così di alcune facilitazioni: disponibilità di carta (tutti i giornali in quel periodo ne lamentano la carenza), distribuzione realizzata con autocarri dell’esercito e naturalmente un certo numero di copie destinate ai soldati. Questi privilegi comportano una contropartita. «L’Arena» diventa un «giornale di informazione e propaganda del Comando supremo», ma non si limita agli articoli atti a sollevare il morale delle truppe. Grazie ai particolari rapporti con il servizio informazioni, può disporre sempre di notizie aggiornate e quindi della possibilità di pubblicarle prima della concorrenza. Sul piano pratico, questa militarizzazione si dimostra dunque un successo, tanto che il giornale triplica la tiratura, passando da diecimila a trentamila copie. Anche nell’immediato dopoguerra, «L’Arena» continua ad essere diretta da Cenzato che la lascerà nel 1922, quando Luigi Albertini, direttore del «Corriere della sera», lo vorrà fra i redattori del quotidiano milanese. Ma il periodo compreso fra la fine del conflitto ed il 1922, che si apre con il cosiddetto «biennio rosso» e che si conclude con l’avvento del fascismo, è caratterizzato da fortissime tensioni politico sociali. Cenzato si trova perciò al timone del giornale in un’altra fase tempestosa. Considerata la posizione da lui assunta durante la guerra, non meraviglia che nel 1920 aderisca al fascismo e che si trovi in contrasto con le forze di sinistra. Comincia così una lunga storia di accese polemiche, che avranno degli strascichi persino nel secondo dopoguerra. Questo direttore de «L’Arena» proveniente, come si direbbe oggi, dai «Servizi», è anche autore di testi teatrali, sia L’Arenadelmarzo 1918con uncomunicatodi Diaz in lingua che in dialetto, di sceneggiature cinematografiche ed una sua commedia (“Il ladro sono io”) viene portata sullo schermo negli anni Quaranta. Cenzato continuerà a collaborare al «Corriere» fino al 1945, quando verrà «epurato» per i suoi trascorsi fascisti. Ma lavorerà ancora per altri giornali e morirà nel 1974 a Santa Margherita Ligure. • E.L.