PREMIO LETTERARIO
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“da piccoli lettori a… giovani scrittori”
DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI
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undicesima edizione
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I.C. Carlo Alberto Dalla Chiesa
con il contributo e il patrocinio della Presidenza del Consiglio Capitolino
anno scolastico 2014-2015
PREMIO LETTERARIO
“da piccoli lettori a… giovani scrittori”
DEDICATO A LIDIA MICHELANGELI
undicesima edizione
I.C. Carlo Alberto Dalla Chiesa
con il contributo e il patrocinio della Presidenza del Consiglio Capitolino
anno scolastico 2014-2015
Il progetto è stato realizzato dall’Associazione La compagnia della Terra Alta in collaborazione con
l’I.C. Carlo Alberto Dalla Chiesa con il contributo ed il patrocinio della Presidenza dell’Assemblea Capitolina.
Si ringraziano:
I Dirigenti Scolastici dei plessi coinvolti, i membri della giuria, le insegnanti e gli alunni che hanno prodotto
le singole opere.
La presente pubblicazione è stata realizzata curata da: Francesco Montin Amighini.
Design
Sectio sas
Stampa
River Press Group srl
Roma Giugno 2015.
presentazione
Il Progetto Parco Letterario Creativo costituisce un’opportunità, consolidata negli anni, per
rendere pubblico e condiviso l’impegno didattico delle risorse professionali di ciascun Istituto Scolastico nell’ambito della formazione linguistica. La produzione di testi originali di
diverso tipo nasce, infatti, dal lavoro attento ed accurato di lettura espressiva ed animata
di libri da parte dei docenti. L’incentivo al prestito librario, la lettura individuale nelle biblioteche scolastiche, gli incontri con autori di testi per l’età evolutiva, la partecipazione
alla sceneggiatura in occasione dei progetti teatrali, l’elaborazione dei testi, costituiscono
parte integrante della didattica quotidiana stimolando la partecipazione attiva degli alunni.
I lavori presentati sono veri i propri “compiti significativi” dal punto di vista dell’apprendimento e caratteristica peculiare di quanto prodotto da ciascun gruppo classe nell’ambito
del Concorso “Da piccoli lettori….a giovani scrittori” dedicato a Lidia Michelangeli.
Al contempo la partecipazione al Progetto di numerosi istituti appartenenti ad altri Municipi testimonia l’apprezzamento per la validità dell’iniziativa e l’importanza di questo modello di integrazione linguistica e letteraria che ha alla base volontà di collaborazione e
creazione collettiva.
Il Progetto Parco Letterario intende promuovere e potenziare l’identità creativa e collettiva
dei diversi territori e sviluppare una rete scolastica dinamica e aperta che possa far crescere
il piacere nei giovanissimi di leggere e scrivere e quindi rappresentare creativamente mediante le diverse forme di comunicazione testuale. Le produzioni presentate sono il risultato della mobilitazione di conoscenze, abilità, risorse personali e creative in un contesto
di relazioni sociali.
In particolare, il Progetto, vuole essere stimolo allo sviluppo nei ragazzi in età scolare del
desiderio di espressione mediante la scrittura creativa che veicola i vissuti, i pensieri, il sé.
Il percorso didattico-laboratoriale, intrapreso dalle classi aderenti è orientato al saper comunicare avendo attivato parallelamente le capacità di ascolto e comprensione permettendo ai ragazzi di divenire maggiormente consapevoli delle potenzialità della propria
scrittura, della propria voce narrante, del proprio stile e sviluppare, inoltre, la sensibilità necessaria per apprezzare più intensamente e valutare criticamente un testo di letteratura.
Ringrazio tutti coloro che hanno permesso anche quest’anno la realizzazione dell’iniziativa:
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
il docente referente del’I.C. Carlo Alberto dalla Chiesa, tutti i docenti, le classi, la Commissione esaminatrice, la Presidente dell’Assemblea Capitolina Valeria Baglio e l’Assessora del
Municipio Roma VIII Anna Rita Marocchi.
Infine un ringraziamento particolare va alla Dott.ssa Valentini, “storica” Dirigente Scolastica
del nostro Istituto, ideatrice dell’originario Progetto Letterario da cui il Premio Letterario
di fatto è nato.
Il Dirigente Scolastico dell’ I.C. Carlo Alberto Dalla Chiesa
Prof.ssa Teresa Luongo
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i saluti
So che tanti anni fa è nato questo premio letterario “da piccoli lettori a … giovani scrittori” dalla passione per la lettura e la scoperta di quel mondo dei manuali che aiutano
i bambini a conoscere diverse materie e a sviluppare in loro determinate capacità.
E so anche che dalla lettura si avviò un percorso di scrittura creativa come tecnica per
apprendere i trucchi del mestiere di scrivere.
Da allora il sottile filo che ha legato svago, creatività, genialità e apprendimento è partito
dall’importanza che ha il gioco di fantasia nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale
di voi bambini e bambine fino alla creazione di un importante modello didattico che –
insegnanti ed alunni – avete sperimentato insieme attraverso una sequenza di attività
ed azioni fino a giungere alla produzione di un’opera collettiva originale da presentare
al Concorso letterario.
E’ un percorso didattico innovativo e creativo che vi ha incoraggiato, cari bambini e
bambine, a pensare a quello che avreste scritto o a chiudere gli occhi e visualizzare
qualcosa. E anche quando le idee scarseggiavano sono sicura che attraverso parole a
caso, prese da altri libri, estratte a sorte, suggerite da un altro bambino o adulto (che
ne so: barca, gatto, fantasma, … e così via) avete messo in moto la fantasia!
Sì, che bello, la FANTASIA!
E ogni anno le Vostre opere si leggono tutte d’un fiato. Ogni anno ritrovo in questo Vostro libro la vera essenza della creatività umana, quell’importante integrazione tra la
mano, gli occhi e la mente!
Sono contenta che all’undicesima edizione del Premio letterario hanno partecipato
moltissime classi, dai più piccoli ai più grandi, e per questo voglio ringraziare tutti Voi,
cari bambini e bambine, e i/le Vostri/e insegnanti, che anche stavolta hanno saputo intendere la letteratura tra i banchi di scuola un elemento fondamentale per una sana
crescita della nostra collettività, ricca di idee!
Un caro saluto a tutti,
Valeria Baglio
Presidente dell’Assemblea Capitolina
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
scheda tecnica del bando
L’Associazione della Terra Alta con la collaborazione dell’I.C. Dalla Chiesa – Scuola D’AntonaBiagi, ha curato la realizzazione del Premio letterario “Da piccoli lettori a … giovani scrittori”,
per l’A.S. 2014-2015.
Il progetto prevede la creazione di un laboratorio di scrittura creativa, finalizzato alla produzione di opere individuali e/o di gruppo o di classe, in prosa o in poesia a tema libero.
Al Concorso, che fa parte di un più ampio programma di iniziative culturali di Educazione
alla Responsabilità Civile da condividere a livello territoriale, hanno aderito le scuole dell’infanzia, primarie e secondaria di I grado, in particolare del Municipio Roma VIII, ovvero:
SCUOLA DELL’INFANZIA
Arcobaleno: A, B,C ( tutte le sezioni)
Europa sez B
Ranocchio Scarabocchio sez. B, F.
Buzzati sez G
SCUOLA PRIMARIA
D’Antona-Biagi : IA,IB, IIIA,IVB,VA,VB
Ferrari: IA,IB,IIA, IIB, IIIA, IVA, IVB, VB
Raimondi: IA,IB,IIA, IIB, IVA,IVB
Alonzi: IVE,IVF,IVG
Pincherle: IA, IIA
Malaspina: IIB, IIC, IID, IIE
Principe di Piemonte: IA,IC,IID,IIIC, IVA,IVB,IVD
Leonardo da Vinci: IB, VA,VB,
Rinaldi: IB,IC,IIIC
SCUOLA SECONDARIA I GRADO
IC Via Pincherle scuola Alessandro Severo: IA
IC Tuscolana: IB,IE,IF, IH,IIB,IIE, IIF. IIID,IIIE,IIIH
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Al concorso partecipano alcune sezioni dei cinquenni della scuola dell’infanzia per la sezione
Piccolissimi unitamente alle classi I^ e II^ per la sezione Piccoli, le classi III^, IV^ e V^ per la
sezione Grandi e le classi I^, IIì e III^ per la sezione Ragazzi per un totale di 59 classi ed un
numero complessivo di circa 1200 alunni.
Il concorso prevede due categorie di opere: prosa e poesia, a tema libero.
Ciascun gruppo classe partecipa presentando una sola opera realizzata esclusivamente da
gruppo-classe.
Le opere sono state prodotte a scuola con la sola guida dell’insegnante.
I testi pervenuti sono stati vagliati da una giuria di esperti, formata da insegnanti in pensione
delle scuole partecipanti, oltre a figure di provata competenza nei settori del teatro e della
narrativa. La Commissione di valutazione è così composta: Stefania Valentini (Presidente),
Anna Maria Marletta, Teresa Ducci, Noris Bassi, Paola Conti, Anna Maria Siracusa, Marisa Paradisi, Simonetta Simonetti.
Coordinatrice del premio letterario: Maria Vitale.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
PROSA
PICCOLISSIMI
POESIA
PICCOLISSIMI
1°PREMIO
LA GRANDE PAURA
Scuola dell’infanzia Ranocchio Scarabocchio
Motivazioni: I disegni danno forma alle parole,
le parole illuminano le immagini. Un testo di
straordinaria immediatezza e verità. Pag. 20
1°PREMIO
SFOGLIANDO VECCHI ALBUM DI FOTOGRAFIE
Scuola dell’Infanzia Ranocchio Scarabocchio
sez. B
Motivazioni: Il testo, caratterizzato da spontaneità e viva emozione, propone un tema fortemente sentito dai bambini e non sempre
vissuto serenamente, che nella condivisione si
alleggerisce e diventa accettabile. Pag. 26
2°PREMIO
IL PAESE DEGLI UOMINI INFUOCATI
Scuola dell’infanzia Arcobaleno sez A ,B,C
Motivazioni: Un testo corale , spontaneo, efficace che ci rimanda con semplicità il mondo infantile. Pag. 19
3°PREMIO
EMOZIONI IN FIABE
Scuola Infanzia Buzzati sez G
Motivazioni: Le fiabe , genere letterario più vicino
ai bambini , sono occasione qui elaborare emozioni. Testo fresco, semplice, efficace. Pag. 10
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2°PREMIO
PENSIERI DI PACE
Scuola dell’Infanzia Europa sez. A-B-C
Motivazioni: Un tema difficile, ma non lontano
dalla esperienza dei bambini, che lo affrontano
con consapevolezza, regalandoci una nota di
speranza. Pag. 29
poesia
poesia
sezione
piccolissini
poesie e prosa
p . 10 Emozioni
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in fiaba
Il paese degli uomini infuocati
La grande paura
Sfogliando vecchi album di fotografie
Pensieri di pace
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
in fiaba
Emozioni
ISTITUTO COMPRENSIVO “Largo Dino Buzzati”
Scuola dell’infanzia “Buzzati”
Sezione G
“C’era una volta in un paese lontano lontano, una palude incantata
con due principesse erranti, di nome Gaia e Bea, che andavano alla ricerca delle emozioni perdute…”
Gaia - Inizia il viaggio nelle emozioni!
Bea - Siete pronti?….Si parte!!!
Bea - Gaia, ma cosa sono queste emozioni? e dove si trovano...?
Gaia - Non lo so Bea...proviamo ad andare da quella parte, forse troviamo qualcosa...
Bea - su che aspettiamo...andiamo!!
“Durante il loro viaggio le due principesse si imbatterono in una famiglia assai strana…si trattava della famiglia Addams…”
Gaia - E quelli chi sono?
Morticia - Siamo la famiglia Addams!
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piccolissimi poesie e prosa
Bea - Mamma mia!!! Guarda che facce: cupe e spaventose!
Gaia - Ce ne fosse uno che ride!
Gaia e Bea (Insieme) - Ma che vi è morto il gatto?!
Morticia - Gomez, mio caro, per caso i bambini hanno ucciso il gatto
oggi?
Gomez - No chéri...oggi hanno giocato tutto il giorno alla ghigliottina....
Pugsley e Mercoledì - Guarda mamma...(mostrano due bambole senza
testa)
Morticia - Oh che bravi bambini...hanno preso tutto dalla nonna!
Federico - Mamma, adesso possiamo andare a spaventare i vicini?
Morticia - Ma certo bambini, ma mi raccomando: non esagerate...
Zio Fester - Vengo anche io! Vengo anche io!...Mii piace spaventare i
vicini!
“L’attenzione delle due principesse venne catturata da una piccola scatola ai piedi di Morticia…”
Gaia - E in quella scatola che c'è?
Morticia - Venite....avvicinatevi....(Morticia apre la scatola ed esce “Mano”)
“Alla vista di quella mano bianca che si muoveva da sola nella scatola,
le due pricipesse fecero un balzo indietro e scapparono via gridando..”
Bea e Gaia - Che PAURA!!!
Improvvisamente le principesse avevano sentito un gran freddo, i loro
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
occhi erano diventati tondi come due palline da ping pong e i loro
volti erano sbiancati; il loro cuore era balzato in gola e aveva iniziato a
battere talmente forte che le due principesse quasi non riuscivano a
muoversi: avevano la sensazione di essere pietrificate. Gaia e Bea avevano incontrato la loro prima emozione: si trattava della…
PAURA
“Per fortuna lentamente il cuore delle due principesse tornò a battere
normalmente e così, anche se un po’ intimorite, decisero di continuare
il loro viaggio ….”
Gaia - Hai visto?..Che strana famiglia e che impressione quella mano
bianca…
Bea - Già proprio strani! Proviamo ad andare da quell' altra parte…
forse è meglio!
Gaia - Si dai ! Andiamo!
“Ad un certo punto Gaia e Bea si trovarono di fronte a due sorelle
molto molto antipatiche: i loro nomi erano Anastasia e Genoveffa!
C’era anche un’altra sorella con loro; il suo nome era Cenerentola:
aveva l’aspetto dolce e gentile, ma veniva trattata con crudeltà dalle
due sorellastre…”
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piccolissimi poesie e prosa
Anastasia - Cenerentola! Cenerentola! Hai stirato il mio vestito?!
Genoveffa - Cenerentola! Dove hai messo la mia collana?!
Anastasia - Cenerentola hai per caso visto le mie scarpe?!
Genoveffa - Cenerentola! Non trovo il mio bracciale!
Cenerentola - Uffa! Non ne posso più!!
Gaia - guarda c'è Cenerentola!
Bea - e quanto è bella...ma guarda che facce quelle due: tutte arrabbiate...
Bea e Gaia - ma che vi ha morso una vipera!?
Anastasia - ma quale vipera e vipera... dobbiamo andare al ballo!
Genoveffa - il nostro principe ci aspetta!
Anastasia - guarda quanto siamo belle noi due...mica come voi due
straccione!
“Nell’udire quelle parole le due principesse diventarono tutte rosse e
gridarono insieme…”
Bea e Gaia - GRRRRR!!!!!! Che RABBIA!!
Avere a che fare con quelle due sorelle così arroganti e antipatiche
aveva fatto provare delle strane sensazioni a Gaia e Bea: avevano sentito un gran caldo ed erano diventate rosse come due peperoni; improvvisamente avevano sentito una gran voglia di urlare contro quelle
due smorfiose dicendogliene di tutti i colori… avevano anche provato
il desiderio di dar loro una forte spinta e buttarle giù per terra!! Le due
principesse avevano appena “incontrato” un’altra emozione: era la…
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
RABBIA
“Gaia e Bea iniziarono a preoccuparsi: anche l’incontro con questa seconda emozione non era stato proprio così piacevole… avevano quasi
voglia di tornare indietro; ma alla fine decisero di proseguire…”
Bea - Che fatica questo viaggio nelle emozioni
Gaia - Già ...speriamo di trovare qualcosa di bello....
Bea - Proviamo a seguire quest’altro sentiero..
Gaia - Si! Andiamo! Non possiamo fermarci proprio ora!
“Le due principesse continuarono il loro viaggio e si trovarono di
fronte ad una splendida fanciulla: il suo nome era Biancaneve. La giovane principessa si trovava in una casetta nel bosco e cantava e ballava
allegramente insieme a suoi sette amici nanetti”
Nanetto - Ciao Biancaneve, noi andiamo a lavoro nella miniera!
Biancaneve - Ciao nanetti, io intanto vi preparo una bella torta di mele
Nanetto - Grazie Biancaneve!! su nanetti, andiamo a lavoro....
Nanetti (tutti) - Ciao Biancaneve!! Ci vediamo dopo!!
“I nanetti andarono via tutti in fila cantando la loro canzone preferita
e lasciarono Biancaneve da sola…Le due principesse di fronte a quella
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piccolissimi poesie e prosa
scena si sentivano serene e spensierate e pensarono di aver finalmente trovato qualcosa di piacevole…ma in un attimo tutto cambiò:
una losca figura bussò alla porta della ingenua Biancaneve…”
Strega cattiva - È permesso? C'è qualcuno?...oh che bella fanciulla...
Biancaneve - Cosa posso fare per te, dolce vecchina?
Strega cattiva - Tieni! Mangia la mela!.La mela dei desideri!! Dai un
morso...solo un morso..
“Biancaneve morse la mela e cadde a terra…”
Strega cattiva - AhAhAh!!! Non si sveglierà più!!
Una musica tristissima accompagnava la lenta marcia dei nanetti di ritorno dal lavoro: ad uno ad uno, caddero inginocchiati vicino alla loro
cara Biancaneve che giaceva a terra priva di sensi. Le due principesse,
di fronte a questa scena, sentirono come un’onda di malinconia avvolgere i loro cuori; delle piccole gocce d’acqua iniziarono ad uscire
dai loro occhi, scivolando lungo i loro volti: si chiamavano lacrime; la
forza e l’energia che fino a quel momento Gaia e Bea avevano sentito
dentro di loro, vennero sopraffatte da una strana spossatezza e la voglia di piangere diventava sempre più grande; avevano l’impressione
di avere un macigno sul cuore e faticavano anche a far entrare l’aria
nei polmoni: le due principesse avevano appena incontrato un’emozione molto spiacevole: era la…
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
TRISTEZZA
Gaia - Povera Biancaneve...
Bea - Che tristezza, che tristezza infinita! Ma adesso che succede? Arriva il principe?
Gaia - Non lo so Bea...io non vedo nessuno in giro...forse dobbiamo
andare a cercare aiuto...
Bea - Su nanetti andiamo a cercare aiuto
“La palude era deserta e le due principesse non sapevano proprio cosa fare…”
Bea - Che disastro! qui non si vede nessuno...
Gaia - Continuiamo a cercare Bea...forse qualcuno ci aiuterà!!
“Il principe non arrivò, ma il miracolo avvenne…la notizia della bella fanciulla priva di sensi si diffuse nella palude e tutti i personaggi delle fiabe,
che le due principesse avevano incontrato nel loro viaggio, accorsero
nel posto dove giaceva Biancaneve; ad uno ad uno si avvicinarono in
silenzio e le fecero dono di una carezza: si trattava di una carezza speciale, donata con tenerezza ed amore, nella speranza di riscaldare il
cuore ghiacciato della povera fanciulla; quando l’ultimo personaggio
accarezzò Biancaneve, lentamente ella si risvegliò, fra la gioia e gli applausi di tutti i presenti: la fanciulla, ringraziò commossa tutti coloro che,
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piccolissimi poesie e prosa
attraverso l’amore, avevano contribuito alla sua guarigione…”
Le due principesse sentirono un calore immenso nel cuore e una sensazione di grande leggerezza le avvolse: avevano l’impressione di poter
volare come due farfalle… Le lacrime scendevano ancora dai loro
occhi, ma stavolta erano accompagnate da una sensazione bellissima:
erano lacrime di gioia…Avevano ricominciato a respirare a pieni polmoni e quel macigno che sentivano sul petto non c’era più; anche il
senso di spossatezza era svanito: aveva lasciato il posto al desiderio di
correre e saltare…Gaia e Bea avevano finalmente trovato la…
GIOIA
“Nel bel mezzo dei festeggiamenti, al galoppo di un bellissimo cavallo
bianco, arrivò il principe azzurro…”
Principe azzurro - Eccomi qua! Sono il principe azzurro! Sono venuto
a salvare Biancaneve!
“Le due principesse si guardarono divertite…”
Bea - Sei arrivato tardi amico...Gaia - La prossima volta parti prima cosi forse arrivi in tempo!
Bea - Non esistono più i principi di una volta, mia cara Gaia…
Gaia - Hai proprio ragione Bea!!!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
“Tutti gli abitanti della palude scoppiarono a ridere; invitarono il principe ad unirsi ai loro festeggiamenti ed egli fu ben felice di accettare…
Tutta la palude era in festa e le due principesse non dimenticarono
mai la magia di quel meraviglioso viaggio che le aveva portate alla
scoperta delle emozioni: ora non avevano più paura della famiglia Addams e non provavano più rabbia nei confronti delle sorellastre, anzi
si abbracciarono tutti felici e insieme continuarono a festeggiare fino
all’alba la guarigione di Biancaneve. Questo viaggio, non solo aveva
condotto Gaia e Bea alla scoperta delle emozioni, aveva anche insegnato loro una cosa molto importante…”
L’amore cancella la paura
L’amore spazza via la rabbia
E dove c’è la tristezza
porta tanta gioia nel cuore!
Dedicato a tutti i bambini che vivono le loro prime “piccole grandi”
emozioni e a tutti quegli adulti che ogni giorno scoprono in loro la
capacità di emozionarsi come bambini…
Vi auguriamo un vita piena di gioia e amore!
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piccolissimi poesie e prosa
Il paese degli
uomini infuocati
Scuola Infanzia ARCOBALENO
Giovannino Perdigiorno capitò un giorno nel paese degli uomini di fuoco. Andò con la
mongolfiera ma poi atterrò con il paracadute sennò la mongolfiera si bruciava.
Gli uomini di fuoco sono grandi fino al soffitto, hanno i capelli rossi all'insù, come una
cresta, e hanno delle scarpe strane fatte a forma di cuore. Quando parlano escono le
fiamme dalla bocca.
In questo paese l'erba è di fuoco, il cielo e il sole sono di fuoco. Pure da mangiare è di
fuoco.
C'è anche un vulcano perché la lava dà potere al fuoco e quindi la loro casa è il vulcano.
Il vulcano ha una porta perché ci vivono gli uomini di fuoco ma possono anche saltare
e tuffarsi nel buco del vulcano.
Giovannino Perdigiorno si mette tutto un vestito fatto di metallo e dopo ci va a parlare
e dice:<Ma voi ci state mai in mezzo all'acqua?>. Loro rispondono:< No!!!!!! Sennò moriamo!!!!!! La lava è la nostra acqua. Siamo nati nella lava.>.
Giovannino Perdigiorno è curioso e vuole andare dentro al vulcano. Dentro al vulcano
c'è un ponte e Giovannino va sul ponte e guarda, poi prende un ascensore fatto di
acqua cosi non si brucia. Se spinge un pulsante rosso l'ascensore va nella stanza degli
uomini di fuoco e se spinge il pulsante celeste va nella stanza degli uomini d'acqua.
Ma poi Giovannino fa una cosa sbagliata: aveva premuto il pulsante azzurro e gli uomini
di fuoco lo infuocano perché avevano paura che gli uomini d'acqua li facevano morire
ma poi arrivano gli uomini d'acqua, spengono tutto e Giovannino Perdigiorno può andare al bar a prendersi una Coca-Cola.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La
grande
paura
Scritto e illustrato dai bambini della sez. F
Scuola dell’Infanzia Ranocchio Scarabocchio
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piccolissimi poesie e prosa
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
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piccolissimi poesie e prosa
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
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piccolissimi poesie e prosa
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Sfogliando vecchi
album di fotografie
Scuola dell’infanzia Ranocchio Scarabocchio
Sez B
-La mia mamma e il mio papà
eran allegri e sorridenti
-Anche i miei eran felici
e vivevan più che contenti
-E perché? I miei no?
Guarda, vedi, osserva un po’
nella foto son perfetti
sono sposi coi confetti!
-Hai ragione che carini,
mamma mia lo dice sempre,
loro vivono vicini,
col sorriso allegramente.
- E vabbè la mamma mia,
fatica un po’, ma in allegria
e sai perché?
Mio papà è andato via
e da un po’, sta a casa sua.
Prima mi son preoccupato
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m,
piccolissimi poesie e prosa
pensavo: “Sarà per colpa mia?”
ma poi mi son rassicurato,
mamma con amore, m’ha spiegato.
-Guarda che è successo pure a me.
I grandi sono strani,
litigano un po’
e invece di far pace,
dicono: “Me ne vò!”
-Si però, non è poi così male,
stai da mamma a casa tua,
poi, al week end vai a trovare
tuo papà
che allegro ti fa stare
e con te, è più sereno
e ha tanta voglia di giocare.
-Si però non son contento,
questa cosa, per davvero,
non mi piace, dà sgomento.
Guarda, vedi questa foto?
Stanno insieme sorridendo
ed io sono nel pancione,
mi preparo al lieto evento.
Io gli voglio tanto bene
son mia mamma e mio papà.
Li vorrei vedere insieme,
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
ma di strano che ci stà?
-Ma dai, non dir così,
vedrai che prima o poi,
ti ci abituerai
e non sentirai più
un peso proprio qui.
Tanto lo sai, ci sono entrambi
e pur se separati
non mancheranno mai.
-Ma tu ne sei sicuro?
Mi vorran sempre bene?
Non è che un giorno scuro,
lasciano pure me?
Lo so che non è vero,
non devo aver paura
ma te lo voglio dire:
non son stato mai così cattivo,
da farli separare.
Vero? Vero? Vero?
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piccolissimi poesie e prosa
Pensieri di pace
I.C. DALLA CHIESA SCUOLA DELL’INFANZIA EUROPA
LA PACE È...
UNA COSA BELLA PER NOI!
LA PACE È...
QUANDO CI DIVERTIAMO INSIEME
LA PACE È...
QUANDO CI METTIAMO D'ACCORDO
LA PACE È...
L'AMORE IN OGNI CUORE
LA PACE È...
QUANDO STIAMO CON MAMMA E PAPÀ
E CI ABBRACCIAMO IN OGNI CITTÀ!
LA PACE È...
UN ARCOBALENO
CHE SPLENDE NEL CIELO SERENO
LA PACE È...
UNA CASA PIENA D'AMORE
LA PACE È...
LA GIOIA CHE BRILLA NEL CUORE
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
POESIA PICCOLI
1°PREMIO
GIOCARE CON LE PAROLE, ESPRIMERE EMOZIONI
Scuola Primaria Alessandro Malaspina cl. II D
Motivazioni: Gli elementi della natura sono presentati con fresca immediatezza: le immagini
del sole, del mare, della luna scorrono, attraverso
i versi semplici, con ritmo, movimento, musicalità. Pag. 38
2°PREMIO Ex AEQUO
IL MIO PARCO
Scuola Primaria Circonvallazione Tuscolana cl.
IC
Pag. 42
BOCCA APERTA E NASO IN SU
Scuola Primaria Circonvallazione Tuscolana cl.
IC
Pag. 50
Motivazioni: Nei due testi, premiati ex aequo , le
rime ci rimandano ad esperienze e conoscenze
dirette dei bambini. La curiosità per l’evento raro
e il vissuto quotidiano del proprio quartiere sono
evocati con semplicità, leggerezza e un pizzico
di ironia.
3°PREMIO
LA FESTA DEGLI ANIMALI
Scuola Primaria Principe di Piemonte I A
Motivazioni: Gli animali, sempre molto vicini
alla fantasia dei bambini , diventano emozionante occasione per richiamarci , nell’allegria
di un girotondo, a un mondo di unità e fratellanza. Pag. 46
30
sezione
piccoli
poesie
p . 32
34
35
36
37
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Filastrocca Il paese “CU”
Filastrocca della rabbia
Filastrocca dell’armonia
La primavera è arrivata
Lo spettacolo della natura; La natura si trasforma
Poesia è... giocare con le parole, esprimere emozioni
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Una goccia d’acqua
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Il mio parco
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Arrivano i sentimenti dei sentimenti
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La natura
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Parlano i sentimenti
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Il fiore dai mille colori
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La ruspa
46
La festa degli animali
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La primavera
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Bocca aperta ...naso in su
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La primavera
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Filastrocca Il paese “CU”
I° A - Scuola Antonio Raimondi
C’ era una volta
In un paese lontano lontano
un popolo molto strano
era il popolo “CU”.
Nel circuito del regno
le automobili erano di legno,
non facevano rumore
e tutti erano di buonumore.
Che gran confusione
quando il grande orologio a” Cuccu “
segnava le ore !
Gli abitanti del regno facevano festa
quando la regina Cuore
scuoteva il rovo
e si mangiavano le more.
Faceva eccezione Pasqualino,
Il cuoco dal palato sopraffino,
che scriveva le ricette sul suo taccuino.
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C
piccoli poesie
Preparava pranzetti speciali
per tutti i commensali;
mentre il gatto Cuoio sonnecchiando
ahimè scivolava sopra l’ olio !
Per finire c’era la principessa Scuola
che per non sentirsi sola
ballava tutto il giorno
e faceva la “Ola”.
Riscuoteva molti consensi
e tutti scuotevano la testa
e vivevano felici e contenti
U
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Filastrocca
della rabbia
Scuola Raimondi Classe IB
Oh che rabbia che mi viene
quando sento le sirene
nella notte nera e scura
io ho tanta paura.
Mi sento arrabbiato
quando mi cade il gelato
e mi sono sporcato,
oppure quando
non vengo ascoltato
e mi sento solo e abbandonato.
Chi la rabbia ha provato
della rabbia ti libererai.
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:(
ne parlerai
–
ma se con gli amici
–
si sente disperato,
piccoli poesie
Filastrocca
dell’armonia
Scuola Raimondi Classe IB
Con gli amici è più bello
giocare e fare il pazzerello.
Tutti insieme noi vivremo
(
se si sta in compagnia.
––
:
L'allegria è una magia
emozioni in quantità
viaggeremo come un treno
verso la maturità.
Durante il viaggio incontreremo
tanti ostacoli che supereremo,
con intelligenza e sapienza
ed un pò di pazienza.
Ricordatevi...
per vivere in armonia
ci vuole tolleranza verso tutti
e questo porta sempre buoni frutti.
35
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La primavera
è arrivata
Scuola Ferrari Classe II A
La Primavera è arrivata
e i fiori l’hanno annunciata.
A volte piove
a volte c’è il sole
e gli uccellini tornano a cinguettare.
Noi bambini usciamo a giocare
e con gli aquiloni torniamo a volare.
3
3
3
3
36
piccoli poesie
Lo spettacolo
della natura
Scuola Pincherle Classe II A
Gli alberi in questa stagione
ci danno una grande emozione.
L’arcobaleno nel cielo brilla
La natura
si trasforma
sotto il sole ogni goccia scintilla.
Scuola Pincherle Classe II A
Coperti di farfalline bianche profumate
rallegrano le nostre giornate.
È ricoperto il fiume
di tante leggere piume.
asdfgh
Il sole brilla nel cielo, sopra i campi
e tutto intorno si stendono verdi prati ampi.
I fiori colorati sono svegli e forti;
lattuga, finocchi e carote spuntano negli orti.
Risate di bambini contenti
risvegliano i parchi sonnolenti.
jklxcvbn
mwertyui
37
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Poesia è... giocare con le parole,
esprimere emozioni!
Malaspina – II D
Poesia è
Una bella avventura
ricerca di parole
che toccano il cuore.
E’ esprimere un’emozione
un viaggio nella fantasia
E’ tristezza, allegria,
tanta magia
e un pizzico di follia.
Il sole
Il sole come un bambino
si sveglia al mattino,
fa le capriole tra le nuvole,
accarezza con i raggi i fiori
illuminandoli di colori.
La sera birichino
Luna
L UNA D’ARGENTO
U NICA E LUMINOSA
N ELLA NOTTE BUIA
A MICA DELLE STELLE.
38
con la luna
gioca a nascondino.
piccoli poesie
Stelle
Stelle dorate
lanterne del cielo
lucciole nel buio.
La luna è la loro madre
Il sole è il loro padre.
Sono tante e brillanti
sono affascinanti.
Il mare
Stelle
S TELLE SPLENDENTI
T ANTA LUCE NEL BUIO
E LETTRIZZANTI
L ANTERNE NELLA NOTTE
L UCCIOLE NEL CIELO BLU
E NERGIA DEL MONDO.
39
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il vento
Le nuvole
™
E’ ARIA TRASPARENTE
E’ DIVERTENTE
Coprono il sole
per fargli i dispetti.
V v V v V SOFFIA, SPINGE
Piangono lacrime di pioggia
F F F F F FISCHIA
Zucchero filato nel cielo
IL VENTO
cuscini per gli uccelli
E’ DISPETTOSO
Paiono d’argento
™
E’ GIOCOSO
SCHERZA
E CI ACCAREZZA.
™
™
N AVIGA NEL BLU
corrono nel cielo
e giocano con il vento.
™
™
™
™
Il mio cuore
IL MIO CUORE È
U RLA AL
UN VULCANO
V ENTO DISPETTOSO
QUALCHE ZAMPILLO
O MBRA NELLA NOTTE
L ATTE NEL CIELO
A MICA DELLA PIOGGIA.
™
DI QUA
QUALCHE MACIGNO
DI LA’
SULL’ISOLA INFUOCATA
UN GABBIANO VOLA.
40
piccoli poesie
Una goccia d’acqua
Piccola, dolce e trasparente
goccia tintinnante.
o
Scuola I.C. Tuscolana Classe IB
Tu che con carezzevole forza
precipiti dall’alto di una nuvola
arricchendo di nuova energia
Eppure quante volte ti lasciamo cadere
la nostra amata Terra
senza pensare a chi non gode di te
con i suoi mari ed i suoi fiumi,
e che ogni giorno si fa carico sulla testa
le sue ripide cascate d’acqua azzurra
attraversando lunghe strade polverose.
che crea magici vapori nell’aria.
Impariamo a rispettarti
Tu sei per noi un importante tesoro
ad usarti senza spreco
una fonte di vita
permettendo all’uomo di domani
di cui non si può fare a meno.
di vivere al tuo fianco.
41
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il mio parco
Scuola I.C. Tuscolana Classe IC
Leggere leggere
scrivere e contare,
ma quando arriva
il tempo di giocare?
Suona la campanella,
saluto la bidella
e con i miei amici
me ne vado in bici.
C’è un parco
vicino alla mia scuola,
altro che un’aiuola!
E’ pieno di storia,
di colori e di magia,
P
uno stimolo per la mia fantasia!
Fai un pic-nic:
cioccolata,succo e biscotti,
si chiama PARCO DEGLI ACQUEDOTTI.
42
piccoli poesie
Arrivano i sentimenti dei sentimenti
Scuola D’Antona-Biagi Classe IA
SSSSSSSSS…arrivano i sentimenti!
Sono belli o brutti? Negativi e positivi?
Possono essere lunghi o corti
8
Certi sono amorevoli e altri sono tristi
Come il cielo che piange quando piove,
oppure è allegro quando c’è un bel sole!
La felicità arriva ad ogni età
Con gli amici che ti danno tanta generosità.
L’amore inizia nella pancia della mamma con il suo cuore
Che ci da calore!
C’è anche la gelosia
Che è una vera porcheria.
Poi c’è la timidezza che si nasconde in una fortezza.
Odiare
È il contrario di amare
E ci fa stare tutti male!
La tristezza
Ci dà tanta amarezza
Ma noi la scacciamo con la nostra tenerezza…
43
oooooooooooooooo
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
oooooooooooooooo
La natura
oooooooooooooooo
oooooooooooooooo
Scuola D’Antona-Biagi Classe IA
Un uccello vola a ritmo del ticchettio della pioggia tictactictac…
oooooooooooooooo
Un geranio si sposta con il vento
E gira come un vortice di mille colori.
oooooooooooooooo
Titictactictitactictac…
La senti? La senti la pioggia?
E l’ape risponde “ La sento zs zs zs!”
oooooooooooooooo
Un merlo fa il bagno nella pozzanghera e l’aereo sfreccia nel cielo infinito,
oooooooooooooooo
azzurro e splendente.
Un gabbiano e una rondine volano vicini
E giocano insieme tra le nuvole a nascondino.
oooooooooooooooo
Sulle montagne in alta quota
C’è un’aquila che sta per planare
oooooooooooooooo
“che vista da qui!”
Attenti! Si intravede una preda!
Un camoscio scappa per la sua libertà
oooooooooooooooo
Inseguito da una farfalla
Che lo accarezza con il suo dolce battito di ali…
oooooooooooooooo
E con l’aiuto di un soffio di aria fresca e profumata
44
oooooooooooooooo
ooooooooooooooo
piccoli poesie
oooooooooooooooo
ooooooooooooooo
oooooooooooooooo
Si trasporta su di una rosa rossa
ooooooooooooooo
Che dondola ascoltando un cinguettio raffinato.
Un uomo si fa ombra
oooooooooooooooo
Con le foglie brillanti di un grande melo
“che bontà questa mela”
Il vento soffia ancora…VVVvvvVVV
ooooooooooooooo
E un ragazzo laggiù
Inizia una danza con il suo compagno ciliegio
oooooooooooooooo
Sfiorando il vento.
Un bambino assapora gustose olive
E guardate sembra quasi che le stia baciando!
ooooooooooooooo
Un cane e un gatto
Un tempo nemici
oooooooooooooooo
Capirono che essere diversi
Può far diventare
Tanto amici!
ooooooooooooooo
oooooooooooooooo
45
ooooooooooooooo
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Parlano i sentimenti
Scuola D’Antona-Biagi classe IB
™™
™
™
™
™
Ssssssss …silenzio… parlano i sentimenti
E ci fa salire su con l’ascensore
La felicità erutta con l’età
A tutte le ore!
E ogni volta che c’è il mio papà.
La timidezza a volte
L’amicizia ha il sapore della giustizia
È una saggezza…
Buona come la liquirizia.
Prima di odiare ricordati
M
La paura scaccia via la calura.
La tenerezza ci accarezza
Con la dolcezza.
La tristezza è una vera schifezza
Ed è come una “mondezza”.
Di contare per pensare
E poi vai a nuotare al mare.
C’è pure la gelosia che deve andare via
Con la ferrovia e con tanta fantasia.
Arrabbiare ti fa scalciare
La curiosità è una grande semplicità
E ti fa pure del male!
Che ci dà tanta vivacità
La solitudine può essere una abitudine
L’amore è come un bel calore
Che si sente nel cuore
46
Che con l’amore fa tanto rumore
Perché ho il batticuore!
piccoli poesie
o
Mi piace stare nel mio corpo da fiore
o
Siamo tutti petali di uno stesso fiore
ooo
Scuola D’Antona-Biagi classe IB
oo
o
Il fiore dai mille colori
Io vivo tra i miei petali
Essere attaccato al mio fiore mi dà energia e sicurezza
Sono un petalo felice insieme agli altri miei amici
La vita di un fiore fa tanto amore
Mi sento coccolato dal fiore
Senti questo odore? Ci dà calore!
Sono un petalo colorato perché tutti mi hanno amato
Voglio bene ai fiori che mi circondano
Tra i petali, nel mio cuore, sento amicizia…
I petali sono tutti colorati e fanno fare tante risate ahahahahahahah!
Con un soffio di vento i petali volano via…
E quasi per magia danzano tutti in allegria!
Siamo tutti diversi
Ma siamo stupendi e con tante qualità
E nessuno ce le toglierà!
Siamo piccolini ma cresceremo
Con l’acqua, il sole
E il vostro amore!
47
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La festa degli animali
IC Via Padre Semeria plesso Principe di Piemonte IA
Oggi è un giorno sensazionale,
che bell’incontro da realizzare
leone, koala, gazzella e maiale
tutti insieme per festeggiare.
Tutti diversi, per questo, belli
nella savana si incontreranno
ed imparando ad esser fratelli
in amicizia si aiuteranno.
Gli animali di tutto il mondo
faranno insieme un gran girotondo,
cantando e danzando in allegria
staranno sempre in compagnia.
48
tJkO
La primavera
piccoli poesie
IC Via Padre Semeria plesso Principe di Piemonte II D
La primavera è già iniziata
quasi quasi anche finita.
Godiamoci questo momento
prima che ce lo spazzi via il vento.
Raccogliamo i fiorellini
ascoltiamo gli uccellini.
Facciamo un girotondo
con tutti i bambini del mondo.
49
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Bocca aperta … naso in su
ECLISSI DI SOLE 20 MARZO 2015
IC Via Padre Semeria plesso Principe di Piemonte IB
Bocca aperta … naso in sù
oggi sbalordisci sempre più
Tondo, giallo sempre splendente
resterai sempre nella mia mente
Per l’effetto straordinario
che ci hai lasciato nell’immaginario
Nella forma, nel colore, nella luce sei cambiato
per un po’ orco sei diventato
… e poi raggiante sei tornato!!!
… Il mio cuore batteva all’impazzata
accipicchia che figata
impressa nel mio cuore resterà questa giornata!!!
50
La primavera
piccoli poesie
Scuola Ferrari I B
Finalmente è primavera.
I fiori sbocciano e nell’aria si sente un piacevole profumo.
Il paesaggio intorno a noi è di mille colori, che rendono tutto più bello.
Il sole brilla nel cielo, l’aria è più calda, gli uccelli volano felici e le farfalle
svolazzano leggere.
Tutti siam contenti perché ora è “Primavera”.
hhhhhh
51
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
POESIA GRANDI
1°PREMIO
BAMBINI NERI E NOTTI BIANCHE- UGUALI
Scuola Primaria D’Antona-Biagi cl. 5°
A
Motivazioni: I due brani poetici presentati risultano
di particolare intensità. Efficaci per immagini e
musicalità dei versi fanno intravedere un mondo
interiore, intenso e pensoso. Pag. 60
2°PREMIO
FINO IN FONDO
Scuola Primaria Leonardo da Vinci cl. 5°
B
Motivazioni: La fine di un ciclo scolastico con le
sue emozioni è occasione di pensieri, parole e
poesia. Testo poetico venato di malinconia che
ben esprime gli stati d’animo che accompagnano una separazione. Pag. 58
3°PREMIO Ex AEQUO
AMICO
Scuola Primaria Principe di Piemonte IV A
Pag. 54
QUANDO TU MI CONSOLI
Scuola Primaria Principe di Piemonte IV A
Pag. 57
Motivazioni: Due brani diversi per contenuto,
ma entrambi appassionati e limpidi. Il bisogno
di essere consolati e quello di avere un amico
sono così profondi e sentiti da diventare poesia.
52
sezione
grandi
poesie
54
Amico
Noi e l’Expo
57 Quando tu mi consoli
58 Fino in fondo
60 Bambini neri e notti bianche
61 Uguali
62 Luna
63 Vento; Notte
76 Il giorno della memoria. Noi no
77 Il nostro tempo
79 Il sogno e la realtà
82 Incanto notturno
83 L’acqua
86 L’allegra compagnia
88 La crisi
90 La mamma
91 La matita
93 La mia scuola sulla collina
94 Lettera della terra ai bambini
97 Poesia bella
98 Sono nato
99 Tempo matto
101 Un bambino felice
102 Una ragazza speciale
p.
55
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Amico
IC Via Padre Semeria - plesso Principe di Piemonte IV A
Amico,
Quando giochiamo tutto sembra fatato,
il cielo diventa sereno.
Amico,
quando litighiamo piove a vagonate
tutto intorno è grigio.
Amico,
q
q
siamo due fiori splendidi
come il sole e la luna
Amico,
la nostra amicizia è come un arcobaleno
che fa risplendere il cielo.
54
grandi poesie
Noi e l’Expo
IC Via Padre Semeria - plesso Principe di Piemonte IV D
Ecco un evento eccezionale
d’importanza davvero mondiale:
l’Esposizione Universale
che il primo maggio inizierà
e per sei mesi durerà.
Tanta gente del mondo vi parteciperà
V
e Milano affollatissima sarà.
All’Expo di cibo si parlerà.
Il cibo è indispensabile per l’umanità
ma sulla Terra non si trova nella stessa quantità.
Dove ce n’è a volontà
è diffusa l’obesità.
I
X
B
C
55
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Nei Paesi del Sud del mondo
dove c’è povertà
di fame si muore con troppa facilità.
Ma quest’ ingiustizia finire dovrà!
I potenti della terra e l’umanità s’impegneranno
a riparare il danno
e diventerà, finalmente, l’alimentazione
un vero diritto per ogni popolazione.
E noi bambini cosa possiamo fare?
Imparare a mangiare correttamente ,
a non sprecare proprio un bel niente
e a rispettare l’ambiente!
V
C
X
B
56
I
grandi poesie
IC Via Padre Semeria - plesso Principe di Piemonte IV A
Quando tu mi consoli
Tutto intorno scompare
Nei miei occhi compare il tuo volto.
Mentre tu mi consoli
Spunta il sole
Sento nelle mie orecchie una musica leggera
Che fa sbocciare i fiori come a primavera.
N
!
57
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Fino in fondo
IC Via Padre Semeria - plesso Principe di Piemonte V B
Ricordi…pensieri
racchiusi in una scatola
chiamata cuore
sigillata dall’amicizia e dall’amore.
Fotografie sbiadite nel tempo
eppur pensieri che par presente
in un attimo fuggente
che fa’ naufragar la mente
Memor di un fluttuar dell’aria
soffio di vento che squassa il tempo
sparisce ma non gela
lasciando un semplice sorriso che non finisce mai.
Un profumo di amicizia
pervade i nostri anni
mani si sostengono
credendo in qualche sogno.
58
grandi poesie
Degli amici come quelli che ho incontrato
supereroi di un mondo amato e creato
una mina spezzata o una brutta strillata
come una foglia caduta nel nulla.
Impulsi che arrivano al cuore
sogni indelebili
di un viaggio fatto insieme
segni di un lontano passato presente
Ricordi sfocati rispecchiano
il nostro falso, il nostro vero
rievocando
ogni singolo pensiero
Scaldano il cuore
facendoci sorridere, commuovere
mentre continuiamo il nostro cammino
verso un futuro inaspettato.
Appena vissuto
diventando
col tempo solo un
ricordo
59
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Bambini neri e notti bianche
I.C. Dalla Chiesa, D’Antona, Biagi Classe VA
La luna,
piccolo spicchio lassù,
che illumina quelle notti cupe e buie
splende per me.
Mi fa coraggio,
mi avvolge
come la mamma abbraccia il suo bambino.
Mi protegge da crudeltà e ignoranza.
Lei,
illumina quelle strade buie,
.
attraversate ogni sera da bambini in fuga.
Occhi che luccicano nelle notti nere,
rallegrano il villaggio dormiente
che nasconde pericoli.
60
grandi poesie
Uguali
I.C. Dalla Chiesa, D’Antona, Biagi Classe VA
Nero, nero e solo nero.
Non ci sono altri colori che descrivono la paura,
la notte arriva.
Occhi vaganti risplendono nel buio,
come spiriti nel deserto,
senza pensieri.
Senza il diritto di dire NO!!!
Senza speranza.
Il nero ha soffocato il loro cuore.
Nero, nero…solo nero
61
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Luna
I.C. Dalla Chiesa, D’Antona, Biagi Classe VB
Luna, luna solitaria
che nella notte buia
illumini il mio mondo e accendi i miei pensieri.
Mi ricordo quando ti ho rivista ieri.
Mi sei apparsa all’improvviso donandomi un sorriso
mentre le mie lacrime scendevano sul viso:
è stato come si fosse aperto il paradiso!
Accompagni le stelle come fossero tue sorelle,
splendi nella notte e con il sole fai a botte.
Ti guardo da quaggiù, sei così splendida lassù!
62
grandi poesie
Vento
I.C. Dalla Chiesa, D’Antona, Biagi Classe VB
Cosa vuoi da me, vento? Vuoi un compagno giocoso, allegro e spiritoso?
Vuoi stare con me, vento? In mia compagnia, in allegria, un amico e non andar più via?
Fai volare i miei pensieri che ho avuto in mente fino a ieri.
Mi intontisci con i tuoi scherzetti e metti a nudo i miei difetti.
Ah, vento malandrino, che pazienza averti vicino!
Notte
I.C. Dalla Chiesa, D’Antona, Biagi Classe VB
Pensieri fluttuanti, pensieri vagabondi la notte mi ispira.
Mentre con la mente girovago senza meta,
penso a come fanno i poeti che li dispongono in versi.
Nella notte i miei pensieri si ordinano ed in parole prendono forma.
Sono semplici, sincere e vogliono a tutti dire:
“La notte riordina le tue azioni, tocca a te l’indomani farle essere migliori”.
63
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
POESIA RAGAZZI
1°PREMIO
SENTIRSI UNA STAGIONE
Scuola Secondaria Inferiore Circonvallazione
Tuscolana I H
Motivazioni: Nel brano, i bambini immaginano
i d’essere altro da sé, ricoprendosi dei colori e
dei suoni delle stagioni. Testo pregevole per
musicalità e freschezza delle immagini. Pag. 68
2°PREMIO
AMICO MIO
Scuola Secondaria Inferiore Circonvallazione
Tuscolana cl. II B
Motivazioni: L’amicizia è il tema di questo testo
che parla del bisogno di affetto e della necessità di non essere o sentirsi soli. Brano immediato, fresco ben costruito. Pag. 67
3°PREMIO
LA FANTASIA È
Scuola Secondaria Inferiore Circonvallazione
Tuscolana cl I B
Motivazioni: La fantasia, parola difficile da penetrare, che apre un mondo senza confini. Questo il tema di questo brano poetico, spontaneo
e ben costruito. Pag. 66
64
sezione
ragazzi
poesie
p . 66
67
68
La fantasia è...
Amico mio
Sentirsi una stagione
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La fantasia è...
Tuscolana IB
La fantasia è un volo senza confini
meraviglia, allegria
immaginazione e scoperta
È un mondo magico e colorato
in cui esprimerci
lungo un cammino avvolgente.
Quando ci rapisce
non possiamo liberarci di lei.
Aiuta a conoscere noi stessi,
quello che vogliamo veramente.
È un'infinita armonia,
un sentimento
di cui dobbiamo fidarci.
Con un pizzico di magia
Lei ci porta via.
La fantasia è poesia.
66
‹
ragazzi poesie
Amico mio
Tuscolana IIB
Sei un universo da esplorare
un libro da sfogliare
io ne aprirò la prima pagina
Sei un cuore bianco su uno sfondo nero
l’eroe della mia realtà
Sei la guida nell’oceano
una goccia di felicità infinita
sei un raggio di sole nella tempesta
l’angolo dentro la mia sfera
Sei la mia luce nella notte
l’alba del domani
il sorriso in un giorno di pianto
sei accanto a me, anche distante
67
fdfdfdf
fdfdfdf
fdfdfdf
fdfdfdf
fdfdfdf
fdfdfdf
fdfdfdf
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Sentirsi una stagione
Tuscolana IH
L'inverno è il freddo letargo,
nasconde la solitudine e la tristezza,
vento gelido è la mia anima,
alberi spogli,
case ricoperte di neve,
sono la mia solitudine.
Gli alberi piangono
Io sono l'inverno,
lacrime colorate
E tu?
nudi rimangono ad
affrontare la tempesta.
Ero estate libera come il vento…
Gli animali rimpiangono
All'improvviso il buio ha invaso
la dolce Primavera.
il mio cuore...
Ed io sono il freddo
che mi avvolge
in quell'amara stagione.
Ora una tiepida brezza
ha spazzato via il doloroso Inverno.
Ora sono vento in continuo movimento…
68
ragazzi poesie
f
f
f
69
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
PROSA PICCOLI
1°PREMIO
CI MANCAVA SOLO L’ECLISSE
Scuola Primaria E. Ferrari cl. 1°
A
Motivazioni: Un evento eccezionale incuriosisce
i bambini e diventa occasione per vedere le cose
di sempre da un altro punto di vista. Dare voce
alla terra, al sole e alla luna per richiamare la responsabilità di ciascuno nei confronti della Natura. Un testo originale, vivace, curato. Pag. 82
2°PREMIO
LELLO IL PIPISTRELLO
Scuola Primaria “ Malaspina cl. II C
Motivazioni: Il tema della diversità e dei pregiudizi che l’accompagnano coinvolge i bambini
e li spinge a sperare in una possibile soluzione.
Fiaba dai toni freschi e gentili che con semplicità invita a riflettere. Pag. 88
3°PREMIO Ex AEQUO
I TRE GUFINI E IL POZZO MAGICO
Scuola Primaria Malaspina II E
Pag. 85
UNO GNOMO SENZA CASA
Scuola Primaria Malaspina II E
Pag. 86
UNA BELLA GIORNATA AL PARCO
Scuola Primaria Malaspina II E
Pag. 87
Motivazioni: Tre piccole storie, elaborate in
gruppo per riaffermare il valore dell’amicizia, il
diritto al gioco e l’importanza della curiosità
oltre la paura. Testi pregevoli per composizione
e originalità.
70
sezione
piccoli
prosa
p . 72
74
78
79
80
81
82
87
La magia del mondo magico
Il dinosauro perduti; Il tempo dei dinosauri
La stella marina; L’amicizia inseparabile
La tartaruga marina e lo squalo; Il lupo e lo scimpanzè
Il gatto e il bruco
Ci mancava solo l’eclissi
85 I
86
Una volta c’era...
tre gufini e il pozzo magico
Uno gnomo senza casa
Una bella giornata al parco
88
Lello il pipistrello
91
Ricette miracolose
92
Perché il serpente a sonagli ha la coda che vibra
93
I nostri valori
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Una volta c’era...
Scuola A. Raimondi Classe II sez. A
UNA VOLTA C’ERA….UNA FIABA MESCOLATA
C’era una volta un castello,,,un grande castello, in mezzo ad un bosco, un folto bosco,
con guardie reali e un Re e una Principessa Bella…. come in tutte le fiabe.
Un potentissimo veleno l’aveva fatta addormentare….proprio come in tutte le fiabe.
Per distruggere l’incantesimo era necessario il bacio di un Princ…ALT! QUESTA STORIA
L’ABBIAMO GIA’ SENTITA!!!
E ALLORA ….CAMBIAMO UN PO’, MESCOLIAMO, AGGIUNGIAMO…
ed ecco un pagliaccio mezzo matto che ogni giorno inventava scherzi da fare al Re ma
finì lui stesso ingannato. E da chi?
Da un drago mascherato.
La maschera il drago l’aveva rubata ad un bambino che per riconquistarla 3 prove aveva
affrontato e superato:
un bosco pieno di serpenti aveva attraversato – BRRR…CHE PAURA!!
un giorno intero aveva digiunato – AHI AHI CHE FAME!!!
su di un albero si era arrampicato – UF UF CHE FATICA!!!
Con la sua maschera ritrovata il bimbo si era recato ad una festa dove era stato invitato,
nel grande castello, in mezzo al folto bosco, con guardie reali e un Re e si era molto divertito con gli scherzi del pagliaccio mezzo matto.
72
piccoli prosa
LA PRINCIPESSA, PERO’, E’ANCORA ADDORMENTATA, PER SCIOGLIERE L’INCANTESIMO FORSE C’E’ BISOGNO DI UNA FATA…..
….una fata generosa che nel passato un orco aveva aiutato; un orco così alto ma così
alto da superare un palazzo.
Sempre triste e solo l’orco aveva desiderato essere piccolo come una formica e la nostra
fata l’aveva accontentato.
Piccolo piccolo finalmente aveva compagnia ma ben presto il minuscolo orco aveva
capito di soffrire di nostalgia.
Gli mancava la sua grotta e sapeva che con i suoi piccoli passi da formica non l’avrebbe
più raggiunta e allora aveva chiesto alla fata generosa di poter tornare alle sue grandi
dimensioni e anche stavolta era stato esaudito….
chissà magari un giorno il grande orco e la fatina generosa si sposeranno perché tutte
le fiabe finiscono con un Grande Amore!
LA NOSTRA STORIA “MESCOLATA” E’ GIUNTA ALLA CONCLUSIONE….
con un Principe a cavallo di un drago, rosso come il fuoco, che entrò nel castello e baciò
Bella e ancora oggi i due si stanno conoscendo, là nel grande castello, nel folto bosco,
con guardie reali e un Re, dove tutto ha avuto inizIo.
73
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La magia del mondo magico
I.C. Dalla Chiesa – Scuola Raimondi Classe II B
C’era una volta un mondo che si chiamava Mondo Magico.
Era così magico che quando pensavi a un gelato, il gelato appariva.
Quando era mezzanotte si pranzava, quando era mezzogiorno si faceva colazione, e
quando era mattina si cenava.
In questo mondo invece che le persone c’erano le fatine e una di quelle fatine si chiamava Elisabetta.
Elisabetta era la fata dell’amore e aveva una sorella che era la fata dell’amicizia.
Queste fate avevano un fratello super eroe del coraggio che era la più forte creatura
del mondo magico.
Questo super eroe era così forte che era capace di fare dei viaggi nel mondo degli uomini.
In uno di questi suoi viaggi vide dall’alto un bellissimo castello da cui proveniva un miagolio disperato. Era una piccola gattina che piangeva tutta sola in una stanza vuota.
–
Perché piangi? Gli chiese il super eroe?
–
La mia amata principessa è uscita da sola e non so dov’è andata. Sarà certo in pericolo e io non so cosa fare. Suo padre il re, non vuole farla uscire perché la vuole proteggere dai pericoli e se non la trova nella sua camera è capace di morire di paura,
il poveretto!
–
Non ti preoccupare, le disse il super eroe, andiamo a cercarla insieme. Sali sulla mia
spalla e miagola forte se la vedi.
E così fu che, arrivati vicino ad una grotta la gattina miagolò talmente forte che fece
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sobbalzare il super eroe che aveva tanto coraggio ma aveva anche le orecchie molto
delicate. La principessa, infatti, era rannicchiata in un angolino della grotta tutta infreddolita e tremante di paura. Il super eroe le fece coraggio, la gattina la scaldò col suo calore e la riportarono al castello e nessuno, soprattutto il re, si accorse di nulla.
Il super eroe raccontò la sua avventura alle sorelle fate che gli fecero mille lodi e lo incoraggiarono a fare altri viaggi nel mondo degli uomini dove avrebbe potuto aiutare
le persone e anche gli animali.
E subito, il giorno dopo, il super eroe tornò nel mondo degli uomini e fece amicizia con
un cucciolo di cavallo che si chiamava Viola. A Viola piaceva tanto giocare con i suoi
tre amici puledrini e il super eroe si divertiva a vederli tutti insieme e contenti quando
li andava a trovare ogni tanto. Un giorno però il super eroe andò al solito posto ma i
cavallini non c’erano. Cominciò a guardarsi intorno e li trovò a gironzolare per i prati e
per i boschi. Cos’era successo? Che cosa cercavano Viola e i suoi tre amici? La mamma
di Viola si era ammalata e l’unica cosa che avrebbe potuto guarirla era il fiore magico.
Almeno questo era quello che un mago aveva detto!
–
Il fiore magico si trova di sicuro nel mio mondo! Venite con me!
Il super eroe fece chiudere gli occhi ai cavallini, usò le bacchette magiche delle sue sorelle le fate dell’amicizia e dell’amore e con una magia trasportò i suoi amici nel Mondo
Magico. Quando Viola e i suoi amici aprirono gli occhi videro una distesa immensa di
fiori magici e tante api che si divertivano a ruzzolare nei petali che avevano i colori più
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
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belli e scintillanti che avessero mai visto! Un’ape, che sembrava saltare e ruzzolare più
delle altre, durante uno dei suoi giochi andò a sbattere contro un albero ed entrò, per
sbaglio, nella tana di un topino. Il padrone di casa, un topino di nome Nixi, vista la brutta
botta che aveva preso l’ape, prese la piccola bestia e la curò con una polverina magica.
Povera ape! Che paura quando si svegliò e vide i dentini appuntiti del topo! Subito però
si tranquillizzò. Quello era il mondo magico e non poteva succedere niente di brutto.
Così volò via tutta contenta dopo aver dato un bacino sul musetto del topo che le faceva ciao con la zampetta affacciato al buco della sua tana.
Dopo avere visto tutto questo i tre cavallini si concentrarono sul loro dovere: raccogliere
il fiore magico per la mamma di Viola. Poterono raccogliere non uno, ma dieci fiori magici e così la mamma di Viola guarì in meno di un battibaleno non appena poté annusarli, anche se il polline di quei fiori la fece starnutire tanto forte da scoperchiare il tetto
del fienile dove, poiché era ammalata, stava distesa a riposare.
Un’altra pericolosa avventura aspettava però il nostro super eroe del coraggio.
Un giorno, mentre passeggiava nel parco vide due cagnolini, Taison e Gigi, che correvano nel parco inseguiti da alcuni grossi leoni che forse avevano intenzione di mangiarli. Nella corsa il cagnolino Gigi si fece male alla zampa e stava quasi per essere
azzannato dai leoni. Per fortuna che c’era il super eroe che mise in fuga i leoni e così il
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cagnolino Taison poté portare all’ospedale il suo amico Gigi che aveva la zampa rotta
e perciò gliela ingessarono.
Durante una di queste sue speciali passeggiate il super eroe vide che su un bel prato
c’erano due cavalli, uno rosso e uno blu, che saltavano e si divertivano ma che all’improvviso scapparono via per tornare al villaggio dei cavalli perché si era avvicinato un
mostro verde di nome Hulk. Hulk non voleva fare del male ai cavalli ma loro erano fuggiti via tanto velocemente che non aveva fatto in tempo a dire: “Sono buono!”.
Il super eroe, che aveva visto tutto, andò a chiamare le sue sorelle la fata dell’amicizia e dell’amore e con loro decise di fare una riunione insieme con il cavallo rosso (che portò anche
la cavalla Barbara con la quale aveva fatto amicizia nel frattempo) il cavallo blu e Hulk.
Hulk e i cavalli parlarono tranquillamente e senza paura perché c’erano le fate dell’amore
e dell’amicizia e il super eroe del coraggio e così tutto andò nel migliore dei modi.
Arrivati ormai a fine giornata decisero di fare una festa e da quel giorno in poi, ogni
anno, nello stesso giorno, nel mondo magico si fa festa per ricordare le cose buone che
si possono fare se tutti vanno d’accordo e se tutti sono coraggiosi.
Tutti quelli che erano stati nel mondo magico non vedevano l’ora di raccontare le cose
magiche che avevano visto e mentre raccontavano le storie i loro occhi scintillavano
come le stelle.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il dinosauro perduto
Scuola Pincherle Classe I A
In un’era dei dinosauri, 200017 anni fa, viveva un dinosauro cucciolo e, anche
se era carnivoro, era simpatico e molto magro. Piangeva sempre, perché gli
mancava la mamma.
Un giorno incontrò un altro dinosauro con gli occhi rossi, gli artigli affilati e
molto intelligente. Specchiandosi nel lago, mentre si abbeveravano, si accorsero di essere gemelli! Allora andarono a cercare la loro mamma e da allora
vissero per sempre felici e contenti.
Il tempo dei dinosauri
Scuola Pincherle Classe I A
In un’era dei dinosauri, 200017 anni fa, viveva un dinosauro cucciolo e, anche
se era carnivoro, era simpatico e molto magro. Piangeva sempre, perché gli
mancava la mamma.
Un giorno incontrò un altro dinosauro con gli occhi rossi, gli artigli affilati e
molto intelligente. Specchiandosi nel lago, mentre si abbeveravano, si accorsero di essere gemelli! Allora andarono a cercare la loro mamma e da allora
vissero per sempre felici e contenti.
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La stella marina
Scuola Pincherle Classe I A
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piccoli prosa
Al mare un pomeriggio c’era una surfista con i capelli biondi, gli occhi castani
e un neo sulla guancia. Con il suo bel costume da bagno, stufa di fare surf,
andò al bar a prendere un caffè. Lì incontrò Emanuele, uno sportivone con i
capelli castani. Era un ragazzo molto divertente, perché faceva ridere i bambini.
Insieme andarono a nuotare, facendo delfino, e, così, trovarono una stella marina. Tornati sulla spiaggia, la fecero vedere a tutti e, poi, la ributtarono in acqua.
Felici tornarono a casa con la stella nel cuore.
jj
L’amicizia inseparabile
Scuola Pincherle Classe I A
Marianna era una bambina che aveva gli occhi verde scuro e i capelli castano
chiaro. Era sempre vestita di rosso e le piaceva fare la ballerina di danza classica.
Un pomeriggio andò in campagna e incontrò Elena, una bambina bella con
gli occhi marroni e i capelli neri e ricci. Diventarono subito “amiche per sempre”
ed Elena ne era molto contenta perché lei non aveva amici. Da allora non le
separò mai nessuno.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
FAVOLA N.
1
La tartaruga marina e lo squalo
Scuola Malaspina Classe II B
s
Un giorno, una tartaruga marina e un ippocampo, nuotavano liberi nel mare azzurro.
La tartaruga vide in lontananza un cespo di alghe, di cui era molto golosa, ma non si
accorse che lì, nei paraggi c’era uno squalo bianco in agguato, con denti aguzzi che
aspettava una preda.
L’ippocampo, che stava osservando tutto da lontano, corse veloce, la prese su di sé e
insieme fuggirono, facendola in barba allo squalo.
Da quel giorno i due divennero amici inseparabili.
FAVOLA N.
2
Il lupo e lo scimpanzé
Scuola Malaspina Classe II B
V
Un giorno, in un bosco, un lupo e uno scimpanzé, stavano gironzolando ognuno per conto suo, in cerca di cibo.
I due, ad un certo punto si ritrovarono faccia a faccia.
In mezzo a loro c’era un bel pezzone di carne succulenta a terra.
Il lupo che era forte e orgoglioso voleva azzannare per primo
quel bel boccone e tenerselo tutto per se.
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piccoli prosa
FAVOLA N.
3
Il gatto e il bruco
Scuola Malaspina Classe II B
ç
Un giorno nella bellissima città di Orosei, in Sardegna, in un grande prato, s’incontrarono un gatto e un bruco.
Dopo un po’ che stavano insieme, il gatto chiese: - vuoi fare una gara di corsa con me?
– Il bruco, pensando di aver trovato un amico accettò.
Prima della gara però, il bruco fu preso dalla paura e si mise a piangere.
Un cane da lontano sentì il suo pianto, si avvicinò e gli chiese se gli serviva aiuto: - sì, sì
grazie. SGNIF – SGNIF – così raccontò cosa era successo.
Iniziò la gara, il cane prese delicatamente il bruco in bocca e in un lampo lo portò al
traguardo, vittorioso!
Il gatto, che era sicuro di vincere, rimase a bocca aperta!
µ
Morale: Chi trova un amico trova un tesoro
Lo scimpanzé lo guardò con gli occhi dolci e siccome era un tipo
allegro e gentile, disse al lupo: - facciamo così, se tu dividi con
me la tua carne, io che mi arrampico bene sugli alberi, ti aiuterò
a cogliere tutta la frutta che vorrai per il resto della tua vita! –
Il lupo ci pensò un po’ e poi accettò.
Era sicuramente meglio avere un amico, che la pancia piena!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Ci mancava solo l’eclissi
Ferrari Classe I A
Oggi 20 marzo 2015 sta per accadere qualcosa di speciale! Sulla Terra tutti sembravano
tranquilli, una giornata come tante…. C’è chi legge, chi fa compere, chi corre per andare
al lavoro…. E chi non ha niente da fare!
1 passante col giornale –“Uffa! Sempre le stesse notizie!
2 passante col cellulare – “Pronto? Hai chiamato il mio avvocato?
3 bambino capriccioso – Nooo!!! Non voglio andare a scuola, mamma!
4 passante sventolandosi- Uff! Che caldo! Oggi proprio non si resiste
Intanto la Terra si lamenta dicendo – mi fa male dappertutto!
Sono infestata da un VIRUS LETALE chiamato UOMO!! Questi umani sono cattivi!
Non fanno che inquinare, sporcare, distruggere, sfruttare! E’ un’ingiustizia!! Non sanno
neppure che se distruggono me per loro è la fine!
Ma ecco, è arrivato il momento! La luna lentamente copre il Sole e si interpone tra lui
e la Terra! E’ l’eclissi!
Il Sole, dal canto suo, si lagnava anche lui e diceva-“ Sorella Terra, forse non sto bene,
c’è un velo grigio che mi impedisce di vederti chiaramente! Avrò forse la cataratta? Oh
no!!! Ci mancava l’eclissi! La luna si è intromessa con prepotenza tra me e te! E’ proprio
il destino che ci vuole separare!
La Terra con voce sempre più flebile risponde-“ NO!, no, tranquillo la luna è di passag-
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piccoli prosa
gio, fra poco se ne andrà e tra 18 anni tornerà…..Sempre se sarò ancora viva!!!
Non ti devi preoccupare fratello Sole, non hai la cataratta, anch’io sento un’ombra pesante e scura che ti nasconde!
Sole- “E…. certo è la luna che non ti fa vedere!! E’ sempre sua la colpa!
Terra- “Ma no! Sono i virus che vivono su di me, gli uomini! Sono loro che hanno creato
una barriera d’inquinamento intossicante! Mi sembra di fumare! I miei polmoni sono
saturi!
Sole- “Infatti qui arriva un vapore caldo che mi impedisce di respirare! Sudo in conti-
nuazione! I diversi strati dell’atmosfera si lamentano!
Terra-“ Pensa che io devo mettere creme e occhiali per risparmiarmi dai tuoi raggi, per-
ché filtrati dall’atmosfera contaminata, diventano pericolosi per la mia pelle!!
Sole- “Cara mia va sempre peggio, ormai non se ne può più sto male e mi devo curare!
Terra-“ che ne dici potrebbe farci bene una vacanza in beauty-farm? Io ne frequento
una che si chiama “ BENESSERE O NON ESSERE” ma i risultati sono scarsi; che possiamo
fare?
Sole-“ Senti, facciamoci ricoverare in ospedale! E vedremo se gli umani si accorgeranno
del disastro che stanno combinando!
Terra-“ Buona idea! E poi non dicano che stiamo sempre a lamentarci! Molto presto si
accorgeranno anche loro dei danni che fanno, e capiranno cosa significa trattarci male!
Intanto la luna si è già spostata e ha sentito il dialogo tra Sole e Terra;
lei rivolgendosi agli uomini di tutto l’universo urla a perdifiato- “RISPETTARE IL PIANETA
E L’AMBIENTE SIGNIFICA ESSERE PIU’INTELLIGENTE!!! UOMO!!! ASCOLTA!! SENTI LA MIA
VOCE POTENTE? COSTRUISCI UN MONDO PIU’ COERENTE!! PIU’ PULITO, SERENO,E TRA-
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
SPARENTE!! ESSERE CIVILI E RISPETTARE LA TERRA PUO’ PERSINO EVITARE LA GUERRA!!!
Terra e Sole insieme- “Grazie Luna, per averci difeso anche se noi abbiamo brontolato
al tuo passaggio perché con te in mezzo non riuscivamo a vederci e parlare della nostra
sorte! Sei molto gentile!!
Luna- “E’ giusto quello che dite e per cui vi lamentate!!! Inquinare vuol dire sporcare il
fiume, il cielo, l’acqua del mare, vuol dire alterare l’equilibrio dell’universo e dell’universo
faccio parte anch’io non ve lo dimenticate!!!
Terra e Sole insieme- “Hai ragione Luna l’unione fa la forza, mettiamoci insieme e cer-
chiamo di cambiare la nostra sorte!
“Prendiamoci per mano e concentriamoci; faremo sì che tutto torni com’era un tempo
quando i fiumi e i laghi erano limpidi, il mare profumato e senza schiuma nociva, il cielo
azzurro con l’aria pulita!
Luna- ”Si a un mondo senza gas inquinanti e a notizie un po’ meno inquietanti, poter
vivere senza il fumo nero su tutto il pianeta intero!
La memoria dei tre pianeti amici torna al passato e con un rumoroso fragore fa rimanere
atterriti gli umani che alzano gli occhi al cielo per capire cosa stesse succedendo!
Scorrono come diapositive nell’azzurra volta celeste, le immagini della terra ripulita da
ogni tipo di smog, il verde primeggia, poco cemento, mari e cieli limpidi! Un Paradiso!
L’uomo capisce e si dice-“ Se voglio respirare aria pulita devo contribuire a migliorare
la vita!!
Gli uomini tutti si guardano negli occhi e solo con lo sguardo intendono dirsi-“ Se in-
sieme aspiriamo ad un mondo migliore, al cielo e alla Terra dimostriamo più amore!
Adulti e bambini e tutti nel mondo facciamo qualcosa e riflettiamo più a fondo!!
Se amiamo l’ambiente che ci dona la vita di sporcarlo e inquinarlo facciamola finita!!!
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I tre gufini e il pozzo magico
Istituto comprensivo “Via Pincherle”
Scuola primaria Alessandro Malaspina – Classe II E
Un giorno, in un bosco, tre gufini che chiameremo Fifì, Gufina e Pollino, arrivarono in
un bosco. Erano partiti dalla loro casa, che stava in cima alla montagna, in cerca di avventure perché erano curiosi e avevano deciso di fare tante belle esperienze insieme.
Un bel giorno, i tre gufini, decisero di attraversare il bosco per andare a scoprire cosa ci
poteva essere di interessante da scoprire. Mentre camminavano, Gufina vide in lontananza qualcosa che la incuriosì e i tre amici decisero di avvicinarsi di più. Arrivati più vicino videro un pozzo ma nessuno dei tre voleva guardarci dentro per primo.
Improvvisamente, Fifì si accorse che un lupo li stava osservando da lontano e capirono
di essere in pericolo. Però, Pollino, che era il più curioso dei tre, non voleva allontanarsi
dal pozzo prima di averci guardato dentro e non voleva saperne di scappare. Fifì e Gufina cercarono in tutti i modi di convincerlo, ma lui niente rimaneva fermo al suo posto.
Intanto il lupo iniziò ad avvicinarsi perché voleva mangiarseli e quando era quasi arrivato vicino ai tre gufini, iniziò a correre verso di loro. Spaventatissimi i tre gufini si spostarono velocemente e il lupo precipitò dentro il pozzo. Allora, I tre gufini, dopo un po’
andarono a guardare tutti insieme dentro il pozzo e videro che il pozzo aveva trasformato il lupo in una pianta verde e piena di foglie che saliva su. Rimasero meravigliati e
capirono che quello era un pozzo magico. Così decisero di tornare ogni mattina al
pozzo per vedere a che altezza la pianta era arrivata e quando i rami uscirono fuori dal
pozzo, Fifì, Gufina e Pollino decisero di trasferire lì la loro casetta e vissero felici e contenti giocando a nascondino tra le sue foglie.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
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Uno gnomo senza casa
Istituto comprensivo “Via Pincherle”
Scuola primaria Alessandro Malaspina – Classe II E
C’era una volta una povera famiglia di gnomi che viveva in un bosco molto fitto dove
era difficile trovare cibo. Un giorno sua moglie, che era vanitosa e anche un po’ smorfiosa, non ne poteva più di stare quasi sempre a digiuno e così decise di cacciare via di
casa il marito che era lo gnomo più ingordo della famiglia e non le faceva mai nessun
complimento. Così, lo sfortunato gnomo si ritrovò a girovagare nel bosco in cerca di
una nuova casa. Durante la sua faticosa ricerca, incontrò il suo amico gufo che lo aiutò
a trovare una casa non abitata. Ma quando arrivarono nel luogo, dove ci doveva essere
l’albero che il gufo aveva pensato che poteva essere adatto a lui, trovarono una sorpresa
inaspettata….una spaventosa strega era andata ad abitare proprio su quell’albero. La
strega, vedendo i due amici che cercavano di arrampicarsi sull’albero, gli saltò addosso
e li mangiò in un sol boccone. Dopo l’appetitoso pranzetto, schiacciò un bel pisolino
proprio sotto il suo albero-casa. Ma, un orco che abitava sull’albero di fronte, sentendo
il rumoroso russare della strega, si incuriosì e andò a vedere di cosa si trattava. Avvicinatosi all’albero, trovò la strega con un pancione grosso come un pallone che russava
come un trombone. Decise di spaventarla fischiandole nelle orecchie e la strega si svegliò facendo un sonoro ruttone. Subito dalla sua bocca uscirono fuori lo gnomo e il
gufo, ringraziarono l’orco per averli salvati e per vendicarsi presero la lanterna magica
che il gufo aveva portato con sé e pietrificarono la strega. Infine lo gnomo chiese all’orco e al gufo se volevano rimanere a vivere insieme da veri amici e così, dopo quell’avventura, i tre nuovi amici vissero sempre sotto lo stesso tetto e la moglie vanitosa
dello gnomo rimase sola per sempre.
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Una bella giornata al parco
Istituto comprensivo “Via Pincherle”
Scuola primaria Alessandro Malaspina – Classe II E
Una volta un bambino di nome Alessandro, durante l’estate, trascorreva alcuni pomeriggi andando a giocare sempre al parco. Un giorno, però, all’improvviso, iniziò a piovere. Era uno di quegli insoliti acquazzoni estivi e così pensò di approfittare di quel triste
e buio pomeriggio per iniziare a fare i compiti per le vacanze. Era una vera noia fare i
compiti durante le vacanze, ma, se non voleva dimenticare tutto quello che aveva imparato a scuola, era necessario esercitarsi….
Erano proprio queste le parole che gli avevano detto le maestre quando avevano consegnato a lui e a tutti i suoi compagni il libro “nemico” delle vacanze. Così, mentre svolgeva un testo, si addormentò e sognò una tarantola che penzolava proprio sopra il suo
naso e iniziava a dargli fastidio. Mentre pensava a come liberarsi da quel grosso ragno
peloso giallo e nero, nel sogno arrivò un mago che, con la sua bacchetta magica, trasformò il ragno nel libro “nemico” delle vacanze che gli piombò proprio sul naso.Tanta
fu la sua paura che si svegliò e si accorse, così, che era stato tutto un sogno, che il suo
naso era salvo e che aveva smesso di piovere e fuori, adesso, splendeva un bellissimo
sole.
Allora decise di riporre il libro (tanto aveva ancora tanto tempo per fare i compiti) e di
correre al parco, dove avrebbe incontrato i suoi amici a cui avrebbe raccontato il suo
sogno. Quindi uscì di casa felice e contento.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Lello il pipistrello
Istituto comprensivo “Via Pincherle”
Scuola primaria Alessandro Malaspina – Classe II C
C’era una volta un pipistrello che si chiamava Lello. Il pipistrello conosceva la
lingua degli umani e di tutti gli animali, perché era molto istruito e aveva studiato a scuola. Il pipistrello riusciva a volare anche di giorno, perché gli avevano
regalato degli occhiali da sole speciali con cui riusciva a vedere bene anche
con la luce del sole.
Una mattina decise di volare in città per conoscere meglio gli esseri umani. Era
molto contento. Per prima cosa, volò verso un giardino pubblico, si avvicinò a
una signora che stava portando a spasso il cane e le disse: - Buongiorno dolce
signora!
La signora, come lo vide, si spaventò e urlò: - Aiuto! C’è un topo volante! Mi si
attaccherà ai capelli!
Lello, sorpreso, la guardò e rispose: - Ma che dice signora, io non sono un topo
e non vedo perché dovrei attaccarmi ai suoi capelli!
Ma la signora, terrorizzata, scappò via, e il pipistrello volò via un po’ offeso. Pi,
Lello vide un uomo che stava sulla panchina e leggeva un libro. Allora si avvicinò e gli disse: - Buongiorno! Cosa sta leggendo di interessante?
Il signore alzò la testa e quando vide Lello urlò: - Aiuto! Un vampiro! Mi suc-
chierà tutto il sangue!!
Lello, scandalizzato, disse: - Ma lei è un pazzo! Io non succhio sangue, io mi
nutro di insetti!
Ma l’uomo gli lanciò il libro con la copertina rigida e per un pelo non lo prese
88
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in pieno. Allora Lello fuggì via lontano, ed era molto triste. Volando, arrivò dentro un balcone, dove una signora stava stendendo il bucato. Lello si avvicinò
e, sorridendo, le disse: - Buongiorno signora!
La signora, come lo vide, strillò: - Aiuto! Un mostro!!
Lello, infuriato, rispose: - Ma un mostro sarà lei! Se si guarda allo specchio, si
spacca in mille pezzi !!
La signora, impaurita, cominciò a bombardarlo con le mollette del bucato.
Lello, offeso, volò via esclamando: - Questi umani non capiscono proprio
niente!
Mentre volava, molte persone lo indicavano dicendo:
1.
Che schifo, un pipistrello!
2.
Orrore! Un succhiasangue!
3.
Aiuto! Mi strapperà i capelli appena fatti!
4.
Ahhh! Mi verrà addosso e mi morderà !!!
Lello mormorò tra sé: - Che ignoranti!!
Ad un certo punto sentì la voce di un bambino, che diceva: - Un pipistrello!
Che carino! E vola di giorno!!
Lello, sentendolo, si avvicinò e gli chiese: - Ma come, tu non hai paura dei pi-
pistrelli come tutti gli altri?
Il bambino rispose: - No, perché dovrei? Mi piacciono i pipistrelli! Voi avete un
aspetto un po’ strano, ma siete carini. E poi, vi nutrite di tanti insetti fastidiosi
89
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
e quindi dobbiamo proteggervi!
Lello disse: - Hai ragione, quello che dici è vero! Ma come faccio a farlo capire
a tutte le persone ignoranti?
Il bambino rispose: - Ho un’idea! Potremmo chiamare il sindaco, poi sarà lui
che informerà tutti i cittadini. Così tutti sapranno chi sono veramente i pipistrelli!
Così fecero. Chiamarono il sindaco, che era un bravo sindaco. Lui andò in TV e
parlò a tutti gli abitanti della città, spiegando che i pipistrelli sono animali utili,
perché si nutrono di migliaia di insetti fastidiosi e dannosi e spiegò anche che
i pipistrelli sono innocui e non fanno male a nessuno. Inoltre sono simpatici e
carini, quindi andavano protetti.
Da quel giorno, i cittadini trattarono bene i pipistrelli e non ebbero più paura
di loro, anzi, costruirono per loro, delle casette di legno sugli alberi, dove potevano ripararsi, riposarsi e dormire durante il letargo.
Lello finalmente era felice.
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Istituto comprensivo “Via Padre Semeria”
plesso Principe di Piemonte – Classe I C
Vi vogliamo svelare il segreto per andare a scuola “alla grande”.
Ecco due ricette, una per la mattina e una per la sera, seguite attentamente la preparazione e … il successo è assicurato!
Per la mattina si consiglia la ricetta “Risveglio energetico”.
Ecco gli ingredienti: un chilo di voglia per imparare, un chilo di pazienza, un po’ di fantasia, tanti amici, un sacco di quaderni, matite e penne, tre bicchieri di sorrisi e tanto rispetto per tutti. Versare tutti gli ingredienti in un grande pentolone, girare e far riposare
tutta la notte. Mangiarne un piatto ogni mattina.
Per la sera, invece, “Biscotti sogni d’oro”.
Gli ingredienti sono: una tazza di arcobaleno, un cucchiaio di rugiada, sette raggi di
Luna, tre pizzichi di polvere di stelle, un po’ di brezza della sera, otto baci della buona
notte. Mettere in una ciotola l’arcobaleno e i sette raggi, mescolare ed aggiungere la
rugiada e la brezza. Inserire dentro gli otto baci e versare l’impasto negli stampi. Cuocere
nel forno per trenta minuti, sfornare e spargere la polvere di stelle. Con queste ricette
andare a scuola sarà il momento più bella della giornata, naturalmente, dopo mamma
e papà!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Perché il serpente a sonagli
ha la coda che vibra
I C Tuscolana Classe IC
Un tempo tutti i serpenti non si distinguevano fra loro, sia nella forma sia in
ciò che mangiavano.
Un gruppo di giovani rettili, stufi del solito cibo, chiesero ad altri animali dove
poter trovare degli alimenti più appetitosi.
Una volpe disse loro che gli uomini offrivano tante cose buone da mangiare
agli dei lasciandole sul monte Olimpo.
Incuriositi ed affamati i serpenti giunsero sul monte e trovarono una tavola
imbandita di ogni specialità e leccornia. Essi mangiarono a volontà!
Gli dei si accorsero del furto e, arrabbiati perché quelle serpi avevano mangiato
senza permesso il cibo, lanciarono sulle loro code dei sonagli sotto forma di
fulmini.
Così, da quel giorno gli dei potevano sentire la presenza di quel gruppo di
rettili striscianti.
Ancora oggi i discendenti di quel tipo
di serpenti hanno la coda a sonagli.
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piccoli prosa
I nostri valori
PACE - RISPETTO - LEALTÀ - UGUAGLIANZA
COLLABORAZIONE - CONDIVISIONE
Scuola Ferrari II B
Oggi la maestra ha spiegato un lavoro di pace con cui abbiamo scritto due
storielle e due slogan.
La prima storiella è che tutti stanno a una festa e stappano una bottiglia di spumante e siccome era una festa di pace lo spumante lo abbiamo chiamato Pace.
Ecco il suo slogan: “Stappa la tua Pace e riempi il cuore di chi l’ha rovesciato in
un momento di rabbia”.
Invece la seconda storiella che ci siamo inventati parla di due squadre di calcio
che si affrontano; una è la squadra degli Estintori, il suo significato è il rispetto,
collaborazione e pace e l’altra squadra è quella delle fiamme e il suo significato
sono i comportamenti sbagliati. Il suo slogan è questo: “Sentimento altamente
infiammabile tenere lontano dalla portata dei bambini spegnerlo con: PACE RISPETTO – LEALTA’ – UGUAGLIANZA – COLLABORAZIONE – CONDIVISIONE”.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
PROSA GRANDI
1°PREMIO Ex AEQUO
QUALCOSA DI SPECIALE
Classe IV B scuola D’Antona - Biagi
Pag. 148
LA LEGGENDA DELLA LUNA D’ESTATE
Scuola primaria E.Ferrari cl. V B
Pag. 111
Motivazioni: La diversità e il dolore e la pura, che
ad essi si accompagnano, sono i temi affrontati
nei due testi premiati ex aequo. Testi pregevoli
per ideazione e composizione, con due pensieri
profondi e veri: se il mondo è accogliente anche
chi è in difficoltà potrà essere e sentirsi speciale;
anche chi appare segnato dal destino può arrivare a essere e riconoscersi libero.
2°PREMIO
FIABE A MODO NOSTRO
Scuola primaria Principe di Piemonte cl. III C
Motivazioni: Le fiabe che incantavano da piccoli diventano a un tratto anacronistiche, e, allora perché non attualizzarle? Questo
l’impegno della classe che mette in scena con
maestria fiabe antiche con personaggi nuovissimi. Pag. 128
3°PREMIO Ex AEQUO
LA LEGGENDA DELLA PIZZA
Scuola primaria E. Ferrari cl. IIIA
Pag. 122
LA SCOPERTA DEL FUOCO
Scuola primaria D’Antona-Biagi cl. IIIA
Pag. 125
Motivazioni: Nei due brani premiati ex aequo i
bambini inventano personaggi e situazioni e
con leggerezza arrivano alla soluzione. Nel
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primo è la pizza a meritare una leggenda che
ne spieghi l’origine, nel secondo è il mondo dei
primitivi così ignoto e lontano a trovare una risposta in un linguaggio immaginario. Brani pregevoli per efficacia, vivacità, immediatezza.
MENZIONE DELLA GIURIA
I BAMBINI GIOCANO CON GLI ACROSTICI
scuola primaria Principe di Piemonte IVB
Pag. 147
LA SCOPERTA DEL FUOCO
Scuola primaria D’Antona-Biagi cl. IIIA
Pag. 125
Motivazioni: Un gioco linguistico,ma non solo.
Uno sforzo ben riuscito nel combinare parole e
attribuire loro significato e senso.
sezione
grandi
prosa
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p.
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Amici non bulli
Ciak si gira
Francesco e il veliero
Il contadino pasticcione
Il mio disastro artistico
La lavagna scappa!
La leggenda della luna d’estate
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La leggenda della pizza
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La scoperta del fuoco
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L’antica Sabate: sogno, mito o realtà
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Fiabe a modo nostro
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I bambini giochiamo con gli acrostici
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Qualcosa di speciale
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Lo straziante e rocambolesco viaggio di Odisseo
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Amici non bulli
A. Raimondi IV A
In una scuola Fabrizio ed il suo amico Nicola accompagnano Adriano, un ragazzo sulla sedia a rotelle. I tre ragazzi sono molto amici.
Fabrizio e Nicola proteggono come possono Adriano da Marco e Alessio, i
prepotenti della scuola.
Tutti hanno infatti paura di loro perché fanno brutti scherzi e sono violenti.
Oggi è una magnifica giornata con un sole luminoso e un venticello leggero
sembra primavera e i tre amici si fermano nel parco a giocare.
Ad un tratto niente è più bello come prima perché arrivano i due prepotenti
che fanno gelare ogni cosa.
Uno di loro si rivolge urlando ad Adriano che lo guarda spaventato:-Fuma stupido questa sigaretta! Ti farà muovere subito le tue gambe molli! Fabrizio e Nicola non riescono a reagire. Sono impietriti. All’improvviso decidono di
scappare velocemente spingendo la carrozzella di Adriano.Vede da lontano
la scena un’insegnante che urla di smetterla mentre i bulli scappano ridendo.
Il giorno dopo però grazie a lei vengono sospesi e tutti nella scuola vengono
a conoscenza della storia.
Ma non finisce qua perché i bulli non si arrendono e questa volta se la prendono con Fabrizio,il più forte dei tre amici. Aprono con un calcio il suo armadietto in palestra,prendono la sua maglietta bianca e ci scrivono sopra con un
pennarello:
SEI UNO ZERO E TI FAREMO VEDERE CHI SIAMO NOI !
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JJ
grandi prosa
Poi buttano tutto all’aria.
Il giorno dopo Fabrizio si sta preparando per andare a scuola ed è molto in
ansia, ha mal di stomaco e si chiede come può affrontare tutto questo.
Quei tipi lo bloccano. Marco in particolare è’ un tipo che spacca tutto quello
che gli capita a tiro, alza le mani e i piedi ed è prepotente con tutti. Per cercare
di non morire di paura senza fare niente decide quindi di parlarci.
Devo trovare il coraggio , si ripete e se non la smette lo dirò al maestro o a casa,
ai miei. Devo ricordarmi che non sono solo e che qualcuno ci dovrà pure essere
dalla mia parte, dalla nostra parte.
Ma quando lo incontra, nel corridoio lungo e vuoto che porta alla palestra ,sopraffatto dal terrore scappa e fuggendo inciampa su un gradino e cadendo
batte la testa.
Fabrizio sviene e Marco rimasto senza parole corre a chiedere aiuto.
Arrivata l’ambulanza Fabrizio viene subito portato in ospedale ancora incosciente.
L’arrivo dell’ambulanza sconvolge tutti i ragazzi e gli insegnanti della scuola ;
c’è chi piange,chi si abbraccia in cerca di conforto. Tutto sembra irreale ed
anche i bulli non sembrano più così bulli.
Arriva anche la mamma di Fabrizio disperata ed in lacrime ma Fabrizio è già
stato portato in ospedale e parte alla rincorsa dell’ambulanza.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
E’una scena triste quella che rimane negli occhi di tutti che pian piano sparisce
con l’ambulanza che si allontana con la sua triste sirena.
Arrivati in ospedale i medici si prendono cura di lui e poco dopo finalmente
si sveglia.
Fra le persone che vogliono vederlo c’è anche Marco che lo prende per mano
e gli chiede scusa con le lacrime agli occhi. Fabrizio gli sorride con le poche
forze che ha.
Ogni giorno che segue Marco, dopo la scuola corre a trovare Fabrizio,
a parlare e ridere con lui e sono diventati grandi amici.
Si avvicina il grande giorno: il ritorno di Fabrizio a scuola e tutti ,ma proprio
tutti, lo aspettano e non vedono l’ora di riabbracciarlo.
E’proprio una bella giornata oggi e si fa una bella festa in giardino e le belle
giornate adesso non le rovina più nessuno.
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∑
grandi prosa
Ciak
si gira
Ferrari - IV B
Mi chiamo Niccolò, frequento la quarta elementare e a volte penso che io e i
miei compagni altro non siamo che degli attori, e tutti i giorni, muniti di copione, recitiamo una parte. Varcato già il cancello la nostra scuola si trasforma
in un grande set cinematografico.
Ore otto e trenta: le porte delle entrate si aprono e noi diamo inizio al Gran
Premio di Formula Uno. La campanella diventa un semaforo. Driiiin! Scatta il
verde e la scala diventa una pericolosa curva che porta vittoriosi al traguardo.
Arrivato, ti fermi, altrimenti l’accigliata vigilessa di turno è pronta a farti la prima
multa della mattinata. Ecco, si chiude la porta della Fortezza del Mondo del Sapere, antica costruzione greca. Seduto sul trono c’è l’oracolo a cui si fanno domande senza risposta o con risposta multipla. È meglio non insistere con le
prime, l’oracolo in un attimo diventa un generale delle SS, che guardandoti
dritto negli occhi, alza il dito e… “Tu, sai dirmi…?” Tu lo guarda attonito, rotea
gli occhi e pensa: “Era meglio esserci o non esserci questa mattina?” Bisbiglia
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
qualcosa di incomprensibile e a questo punto, come sempre, entra in scena il
sindaco, che con tono pacato o fermo, a seconda degli interventi già fatti in
precedenza, parla ai suoi cittadini, che apprezzano e ascoltano i suoi consigli,
cercando fin da subito, di interpretarli ognuno a modo suo. Questo “suo” ci introduce nel percorso d’arte, dove l’opera più esposta, e devo dire la meno apprezzata, è “L’urlo di Munch”, tela dipinta a più mani da artiste professioniste
incomprese!
Ore dieci e trenta: finalmente ci spostiamo nel mondo dei balocchi. Fuori dalla
porta si apre un parco giochi immenso, dove si può assistere a spettacoli d’ogni
genere. Da una parte giocolieri, acrobati, ginnaste e saltimbanchi. Dall’altra si
svolgono mondiali di calcio, tornei di briscola, incontri di boxe, wrestling, kung
fu. Dimenticavo, prima di affacciarsi è meglio munirsi di armatura e scudo…
potreste rivivere un’epica battaglia. E con l’arrivo della bella stagione si aprono
le sfilate di moda (taglia III – IV – V) con bellissime signorine che ancheggiano
lungo il corridoio per farsi ammirare, ma ancora non hanno capito, poverine,
l’importanza dei mondiali di calcio! Ospitiamo anche il salotto de “La vita in diretta”, che si svolge tutti i giorni alla stessa ora nel famoso Teatro Bagni, affollato
da giornalisti, miss, calciatori, scrittori, ma soprattutto disegnatori, che raccontano le proprie esperienze per poi finire nel solito gossip. C’è anche un piccolo
spazio dedicato alla Posta del Cuore e un angolo adibito a piccola discoteca,
dove vanno di moda i balli di gruppo latinoamericani. Naturalmente, subito
dopo, arriva il momento di raccoglimento. Intorno cala un religioso silenzio…
o si rimane tutti a testa bassa per meditare su misteri irrisolvibili o, per chiedere
aiuto, ci si incammina, uno dietro l’altro, quasi a formare una Via Crucis. E in
quell’istante, ma solo per un attimo, ci si pente di non aver recitato più volte
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grandi prosa
le preghierine assegnate. C’è sempre qualcuno che dimentica di cambiarsi
d’abito e continua a fare il giocoliere, suscitando ilarità e mugugni. - Ma non è
vero, non stava disturbando! - interviene il solito avvocato Cipolletta e inizia
con le sue solite lunghissime e noiosissime arringhe e, come sempre, alla fine
non c’è mai un colpevole.
Ore tredici e trenta: ripasso di storia e scienze. Scendiamo nella sala da pranzo
del Palazzo come animali imbufaliti in cerca della preda, ma siamo anche tutti
antichi romani: si mangia con le mani, si urla a bocca piena, si sta sdraiati, c’è
sempre un cantore e ognuno ha la sua catapulta per lanciare al nemico la bollente mollica di pane. In giardino continua la lezione di scienze, dove strani cavalli imbizzarriti si trasformano in esploratori alla ricerca di fantomatici antichi
reperti. Ahimè, si rientra nella Fortezza, abbiamo tutti le espressioni perse nel
vuoto e qui succede di tutto…i cani abbagliano, le famiglie si infornano, Hitler
diventò il cancelliere della Lavagna, ieri ho visitato il Colosso di Roma, i Sumeri
inventarono la ruota panoramica, le rime sono bacate e infine un atroce dubbio: “Si scrive gelatiere o gelatista?” Ad un tratto siamo tutti degli orologiai,
che cercano di capire, smontandolo, perché l’orologio si è fermato!
Ore sedici e trenta: il set sta per chiudere. Riponiamo i nostri copioni e i trucchi
del mestiere nella nostra valigetta. Si esce, tutti in fila, mentre le luci si spengono.
L’indomani arrivo un po’ in ritardo. Entro e sono già tutti in scena a ripassare il
copione e la maestra mi dice: - Dai, Niccolò, è tardi, dobbiamo iniziare la lezione
- Sorrido e penso: “Le riprese maestra, iniziamo le riprese!” Lentamente vado
al mio posto, mi siedo, apro il mio copione, guardo la regista e mormoro sottovoce: “Motore, azione, ciak si gira!”.
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Francesco e il veliero
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Ferrari - IV A
In un piccolo villaggio di pescatori affacciato sul mare si era sparsa la voce che
sarebbe arrivata una grande onda che avrebbe travolto tutto. Passavano i
giorni e la paura aumentava, così i pescatori salirono sulla collinetta per evitare
di essere travolti. Si misero subito a lavoro e senza mai fermarsi costruirono per
tutti casette di legno. All’improvviso, di notte, l’onda arrivò. Si alzò fino a toccare il cielo e con forza si rovesciò sul villaggio ormai deserto. Alle prime luci
del giorno, due piccoli occhietti si affacciarono sulla spiaggia e quasi increduli,
meravigliati, videro al centro della spiaggia…un veliero!
Piano piano arrivarono tutti ad assistere al miracolo, al rebus, che lo diventò
ancora di più quando dal veliero scesero bambini, uomini e donne. Alcuni dissero: “A guardarli sembrano uguali a noi!” “A me sembra che c’è qualcosa di
diverso.” - Ma che cosa è questo qualcosa? - disse sottovoce una donna. - Non
lo so! È qualcosa che non so spiegare, ma di sicuro c’è! - rispose uno di loro.
Questo qualcosa non li fece scendere sulla spiaggia. Era la paura. Solo paura,
e ammutoliti rientrarono nelle proprie case. I nuovi arrivati furono chiamati
“Velieri”, che non si accorsero di niente e quindi si misero a ricostruire le case
distrutte dalla grande onda. Le donne preparavano la cena e accudivano i
bambini e questi giocavano con la palla, a nascondino, e qualcuno si metteva
le dita nel naso. - Proprio come me! - pensò il bambino di nome Francesco che
li vide per la prima volta. Francesco, senza pensarci, di corsa scese sulla spiaggia, e vide Samir, un bambino dagli occhi neri come la pece ma che brillavano
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grandi prosa
L
come le stelle. Stava a piedi nudi e portava una maglietta strappata. Si guardarono. Francesco fece una boccaccia e Samir si mise a ridere, poi lo prese per
mano e lo portò a giocare con gli altri bambini con una palla fatta di pezza.
Francesco era felice e non si accorse del tempo che passava. Rientrato a casa
si beccò le urla della madre: “Sei andato a giocare con loro? Non sai chi sono?
Sono sporchi e cattivi!”
Francesco non la pensava così, e il giorno dopo prese dal suo cassetto di nascosto una maglietta e corse subito verso la spiaggia, ma come per magia il
veliero non c’era più e con lui neanche i bambini. Non c’era più nessuno. Intorno a lui c’era un silenzio assoluto, anche nel suo cuore. Francesco capì tutto
quando gli abitanti scesero dalle colline e rientrarono nelle loro abitazioni sistemate dai Velieri.
Da quel giorno, tutte le sere, Francesco seduto sulla spiaggia, aspetta che il veliero ritorni. Ma invano. Oggi Francesco è un uomo e si domanda ancora se
quello che aveva vissuto era stato un sogno o realtà. Al villaggio nessuno ricorda più niente e alle sue domande non c’è risposta. A Francesco questo non
importa più, lui la risposta la sa, sta nel suo cuore, nella sua mente e, guardando
gli occhi dei suoi figli che brillano come stelle, ricorda quelli di Samir, che un
giorno incontrarono i suoi per non perdersi più, per riconoscersi ovunque
come due gocce d’acqua di un unico mare.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il contadino pasticcione
F. Alonzi Classe IV F
C’era una volta un contadino goloso di carote. Ne coltivava a montagne e alcune le vendeva in città altre le mangiava mentre coltivava i campi. La sua colazione , i suoi pranzi, le sue cene e i suoi spuntini erano a base di carote: carote
crude, carote cotte, purè di carote, minestre di carote, carote al sugo, carote
ripiene.
Aveva imparato persino a preparare i dolci a base di carote!
Non sopportava gli sprechi dal giorno in cui, invitato a pranzo a casa di sua sorella, aveva assistito ad una scena terribile. Suo nipote Giacomo, che non mangia nulla di sano e nutriente, alla fine del pranzo si era alzato per aiutare la
mamma a……. BUTTARE VIA GLI AVANZI!!! E CHE AVANZI!!!!!
C’erano cotolette, insalata, pomodori, pasta, pane e carote in mezzo a quegli
avanzi. Lui li avrebbe conservati e li avrebbe “riciclati” per la cena e il pranzo
del giorno dopo. La pasta sarebbe diventata, in forno, un timballo di maccheroni con l’aggiunta di mozzarella filante e di un po’ di sughetto. L’insalata, lavata per mandare via il condimento, sarebbe diventata ottima pietanza per i
suoi conigli e le sue due tartarughe di terra. Quanto alle cotolette e al pane,
tra lui e il suo cane Jack, un bretone sempre affamato, sarebbero spariti in
meno di tre minuti.
Un giorno doveva portare le carote e gli altri ortaggi al mercato. Il suo furgoncino si fermò alle porte di una cittadina con un’avaria al motore: non voleva ripartire.
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grandi prosa
Si incamminò allora alla ricerca di un’officina per riparare il guasto.
Capitò in una strana città. Il cartello all’ingresso diceva
-Ma dove sarò mai capitato!?- si chiese il contadino. Non ho mai sentito nominare questo posto.
Si guardò intorno e vide strani palazzi, strani alberi, strani negozi e, cosa ancora
più strana, alcune strane persone!
Persone! Parola grossa, perché in quella città vivevano davvero personaggi singolari.
Ma andiamo per ordine. Le case e i palazzi avevano le forme di torte, dessert,
gelati, biscotti, le strade non avevano asfalto o acciottolato bensì pasta di vari
formati che formava persino i marciapiedi.
I negozi erano costituiti da gigantesche sfoglie di pastafrolla colorata e decorata con biscotti a forma di bottoni, colorati pure loro.
Le fermate dell’autobus erano fatte di bistecche e fettine di carne decorate
con quelli che sembravano contorni: zucchine, funghetti, melanzane, patate
e carote.
Alcuni cittadini poi, erano fatti di frutta: davanti a lui camminava un bambino
fatto con una pera, una mela e quattro banane!
Il contadino iniziò a meditare su tutto quello che aveva visto e, per meditare
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
meglio, sgranocchiò una delle sue amatissime carote che riempivano le tasche
dei suoi ampi calzoni.
Si diresse verso la sede del Comune.
Decise che la cosa migliore fosse parlare con il Sindaco in persona. Chi meglio
di lui avrebbe potuto spiegare cosa era successo?!
Entrò un po’ intimorito in una grande stanza piena di bandiere e sotto una
delle bandiere c’era proprio il Sindaco che lo stava aspettando.
-Ebbene, caro signore , cosa voleva chiedermi?
-Signor Sindaco, come mai i palazzi, le strade e tutta la città sono così….. strani?
-Vedo che anche lei è rimasto colpito dalle nostre singolarità!
-Be’…. Veramente….. è così evidente la vostra particolarità! Ma lei e tutti gli impiegati del Comune che ho incontrato siete ….. di carne e ossa?
-Ah ah ah!- rise fragorosamente il Sindaco- ma certo! La sua meraviglia si riferisce senz’altro ai bambini di frutta!
-Sì, non è certo normale vedere bambini fatti così! Io almeno, non ne ho mai
visti!
-E allora avrà visto anche le nostre case, le nostre strade, i nostri palazzi!
-Sì, ho visto anche quelli! Potrebbe spiegarmi…. Sono capitato qui per sbaglio,
in cerca di un’officina perché il mio furgone si è fermato alle porte della città.
-Deve sapere che io e molti miei concittadini non sopportiamo gli sprechi. Ero
stanco di vedere i secchioni della spazzatura pieni di alimenti quasi integri che
molte famiglie gettavano via senza pensare alla fame che alcuni Paesi ancora
soffrono, oppure senza avere un’idea di quanta fatica costi la filiera alimentare!
Allora, supportato da alcuni miei assessori e consiglieri municipali, ho deciso
di iniziare una vera e propria lotta agli sprechi.
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grandi prosa
Tutta la spazzatura alimentare viene raccolta e riciclata, riutilizzata per pavimentare le strade, costruire le fermate degli autobus, i palazzi, i negozi. Pensi
che solo con la pasta ho risolto il problema delle buche nell’asfalto. Appena si
forma una buca, basta rimetterci un po’ di pasta avanzata!
Ovviamente gli scarti alimentari vengono trattati con prodotti appositi che ne
mantengono la…. Come possiamo chiamarla?...... Freschezza. Ha notato che
la pasta sembra appena sfornata e che i dolci appaiono fatti ?!
Abbiamo rifatto il Piano Regolatore del nostro paese e abbiamo cambiato il
nome anche sulle mappe topografiche. Prima si chiamava Chiusdino, ora è diventato Cuocolandia perché abbiamo immaginato che un grande chef si fosse
messo ai fornelli per trasformare tutti gli sprechi in qualcosa di utile. I bambini
di frutta sono stati il tocco finale. Sono il prodotto del genio dei nostri ingegneri
informatici. In realtà sono degli operatori molto utili che, mediante telecamere
montate all’interno delle loro teste, le mele, controllano la situazione, esattamente come se fossero agenti di Polizia o Vigili urbani.
-Ora mi sento sollevato e devo farvi i miei più vivi complimenti! Anch’io non
sopporto gli sprechi e farò di tutto per diffondere questa vostra idea che mi
pare rivoluzionaria. Bravo, Sindaco!
Da quel giorno il nostro contadino, approfittando dei suoi viaggi per mercati,
divenne il paladino della lotta agli sprechi e fece di tutto per trasferire il modello di Cuocolandia in tutti i paesi e città che visitava.
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Il mio disastro artistico
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
A. Raimondi Classe IV B
Mi trovavo a scuola e stavo facendo arte quando la
maestra ci chiese di fare un disegno per casa.
”Scherziamo?? Io non so disegnare!” dissi sinceramente a Giulia, la mia più cara amica, dopo la lezione.
“Ma dai, devi solo trovare il quadro di un pittore che
ti ispira e ricopiarlo”
“Ma io proprio non ci riesco! Figuriamoci, ho difficoltà anche a ricalcare!” risposi a Giulia.
Per aiutarmi la mia famiglia mi portò alla mostra del pittore Edvard Munch.
Tra tutte le opere di significato profondo mi colpì “L’Urlo”: raffigurava un uomo che gridava disperato mentre due ombre si allontanavano discrete.
“Questo, questo è ciò che cercavo!!!” dissi infine e cominciai a copiarlo.
Ci misi molto tempo ma riuscii a finirlo anche se non lo avevo ancora colorato. Intanto
si erano fatte le 18.00.
La signorina del museo mi disse che, dato che era un compito di scuola e che abitavo
lì vicino, potevo rimanere fino alle 20.00.
“Noi dobbiamo tornare a casa: devo preparare la cena” disse mia madre e ci salutammo.
Presi le matite e cominciai a colorare. Ero talmente concentrata su ciò che stavo facendo che non mi resi conto del tempo che passava e quando rivolsi lo sguardo al mio
“capolavoro” mi accorsi che non stavo più nel museo … o meglio, improvvisamente,
ero finita dentro al quadro.
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grandi prosa
“Aiuto!!!” E se non riuscissi ad uscire?” Pensai terrorizzata tra me e me.
Mi guardai intorno sempre più spaventata non sapendo cosa fare quando vidi due uomini che parlavano con una persona con la testa a pera. Poi le due figure si allontanarono e l’uomo dalla testa a pera cominciò ad urlare.
Decisi di avvicinarmi a lui, lo consolai e lui sorrise.
Ma all’improvviso vidi una luce accecante alla mia destra. Capii che era il portale per
uscire dal quadro, mi misi a correre e mi tuffai in quel tunnel: mi trovavo finalmente, di
nuovo, dentro al museo. Osservai di nuovo il dipinto maaa … era cambiato qualcosa!
Al posto di un uomo disperato c’era, ora, un uomo sorridente e la scritta “L’urlo” di Edvard Munch” era stata sostituita da “Il sorriso” di Edvard Munch.
Avevo cambiato l’arte e avevo tolto il significato profondo a quello splendido quadro.
Erano le 18.30 ed avevo solo un’ora e mezza perché tutto ritornasse alla normalità. Feci
esattamente tutto ciò che avevo fatto prima dell’accaduto e dopo numerosi tentativi
mi ritrovai finalmente nel quadro.
Avevo poco tempo e quindi mi avvicinai di corsa all’uomo con la testa a pera e gli chiesi:
“Perché prima eri così triste?”.
“Perché pensavo a mia sorella che è morta di una malattia molto grave.” mi rispose “e
il ricordo mi ha addolorato tantissimo e quello che vedevi era un grido malinconico”.
L’uomo ci ripensò, diventò di nuovo triste e si mise a gridare, proprio come aveva fatto
prima.
Approfittai subito di quel momento per andarmene via dal quadro seguendo come
prima la luce e il portale. Mi ritrovai di nuovo nel museo e, questa volta, appeso al muro
c’era il dipinto che tutto il mondo conosce e ama: “L’Urlo” di Edvard Munch.
Tirai un sospiro di sollievo, raccolsi velocemente le mie cose e tornai a casa con un piccolo segreto e un grande sogno: quello di diventare una pittrice.
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La lavagna scappa!
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Alonzi - Classe IV E - Edoardo
Tanta, tanto, tanto, forse posso dire anche troppo tempo fa, in una scuola, esi-
steva una strana lavagna.
Tutti la temevano perché pensavano fosse incantata.
In effetti, sembrava davvero incantata perché aveva degli occhi, una bocca, un
naso e delle braccia proprio uguali a quelle di noi umani.
Un brutto giorno Giacomo, un bimbo che aveva l’incarico di cancellare la lavagna, si avvicinò timoroso, prese il cancellino e ….. gnam!
La lavagna lo inghiottì.
A quel punto gli alunni esclamarono in coro: - OOOOOhhhhh!
Spaventati, scapparono via e chiamarono la Polizia.
La lavagna scappò ovunque ma veniva sempre braccata dai
poliziotti.
Infine pensò di andare nell’unico posto dove non era ancora andata, sulla Luna.
Si mise a costruire un razzo che l’avrebbe portata sulla
Luna.
Appena fece partire il razzo ….. buuummmm!, esplose
e la lavagna andò a finire direttamente in carcere.
Ancora oggi la lavagna tenta di evadere, ma non ci riesce
mai e mai ce la farà.
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grandi prosa
La leggenda della luna d’estate
Ferrari VB
L’estate sarà molto lunga, non mi divertirò per niente, non ho amici qui in campagna dai nonni. Mi stanno piantando in asso per farmi studiare… L’anno non
è andato un granché, i miei genitori pensano che in questo cimitero sarò più
concentrato per recuperare il programma scolastico.
Tra le altre cose i nonni hanno avuto la brillante idea di “offrirmi “ la mansarda
come mio ambiente privato, peccato che è un forno, sembra di stare nel nucleo al centro della Terra.
Il tetto spiovente sembra che mi cada addosso e rischio di dare botte alla testa
ogni volta che mi alzo dal letto.
Sono arrivato da una settimana, le giornate non passano mai, con i nonni
l’unico divertimento sono le parole crociate e le carte.
C’è tanto spazio qui per giocare a pallone ( magari ci fosse in città!). Metto dei
sassi per segnare la porta, mi lancio in un appassionata rincorsa alla palla poi
tiro e…Goal!... Uffa!... Sono solo! Dopo un po’ mi annoio!
Lo scorso pomeriggio non trovavo pace, il sole spaccava le pietre, cantavano
solo i grilli tra i cespugli di erba secca, in mansarda non tirava un filo d’aria,
l’ambiente soffocante mi inaridiva le labbra.
Sono sceso in cantina alla ricerca d’aria fresca, dove i nonni non vanno mai perché per loro è troppo fredda. La stanza mi è sembrata subito interessante, piena
zeppa di scatoloni , cianfrusaglie poggiate ovunque impolverate e inutili.
Dal lucernario passavano sottili raggi di luce che illuminavano direttamente
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
degli scaffali traballanti con molti libri disordinati. Nella luce soffusa ho urtato
con la spalla il ripiano superiore e mi sono caduti in testa molti pesanti volumi.
Mentre cercavo di rimediare, leggevo i titoli tutti poco interessanti.
Uno ha catturato la mia attenzione, la copertina verde sbiadita era leggermente ammuffita e macchiata d’inchiostro, l’interno era scritto a mano su pagine ingiallite. Si trattava di un diario e la grafia mi sembrava familiare, era di
mio padre.
Non posso fare a meno di leggerlo, l’appuntamento in cantina è diventato indispensabile ed è l’unico pensiero in ogni momento della giornata.
Devo andare di nascosto perché i nonni non vogliono, durante il riposo del
pomeriggio scendo a leggere quel diario segreto dimenticato.
Oggi sono davvero emozionato, apro la prima pagina.
6 Agosto 1970
Finalmente dopo tanti giorni di solitudine ho incontrato un ragazzo della mia
stessa età. Si è trasferito dall’altro lato del boschetto che separa le nostre case
di campagna.
L’evento è stato così inaspettato ed emozionante che ho deciso di scriverlo su
questo diario.
Stavo passeggiando tra gli alberi perché cercavo ombra per sdraiarmi e riposare, quando ho sentito un fruscio tra gli alberi e uno scricchiolio di foglie secche calpestate. Ho visto un’ombra avvicinarsi ed ho pensato fosse un cinghiale
selvatico, ho afferrato un bastone, stavo per colpirlo, quando ho visto due
occhi azzurri ghiacciarsi dallo spavento mentre due braccia si portavano al
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grandi prosa
viso per proteggersi. Ero imbarazzato dal mio gesto ma incuriosito, ho trovato
il coraggio di chiedergli il nome. Dato che lui non mi ha risposto subito mi
sono presentato, gettando il bastone lontano :- Scusa mi hai spaventato, io
sono Ettore.- Lui a quel punto ha allungato il braccio dicendo :- Flavio.- Poi ho
sentito mio padre chiamarmi e sono corso a casa.
9 Agosto
Questa mattina sono tornato nello stesso punto del bosco e come se ci fossimo dati un appuntamento ci siamo rincontrati. Ci siamo arrampicati su un
albero e dall’alto abbiamo osservato la distanza tra le nostre case, poi ci siamo
spintonati uno con l’altro per farci cadere a vicenda. Per trattenermi al ramo
del ciliegio mi sono graffiato gambe e braccia però mi stavo divertendo così
tanto che non ho provato subito dolore.
Flavio rideva con un suono cupo e profondo che non avevo mai sentito ma i
suoi occhi azzurri erano lucidi come ghiaccio sciolto. Stiamo così bene insieme
che mi sembra di conoscerlo da sempre.
Questa sera ci vediamo per fare un falò, sarà difficile tenerlo nascosto ai miei.
Ho pensato che dopo la cena dirò che vado a letto presto, ma in realtà scapperò dalla finestra cercando di non fare rumore.
10 Agosto
Sono riuscito ad arrivare al “posto nostro” senza essere scoperto, nonostante
la borraccia di metallo mi sia caduta pesantemente a terra, mentre mi calavo
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
con le lenzuola dalla ringhiera del balcone. Flavio era già lì impaziente che mi
aspettava ed aveva preparato la legna sovrapposta tra un cerchio di pietre grigiastre. Ho faticato un po’ ad accendere il fuoco e non riesco a capire perché
Flavio non mi abbia aiutato anzi si è messo in disparte, rannicchiato con la
schiena appoggiata all’albero. Mi sono infastidito, ho provato a chiamarlo più
di una volta ma non ha voluto sapere. Finalmente, quando ho acceso il fuoco,
ci siamo seduti su un tronco d'albero a sgranocchiare pannocchie arrostite. Il
mio amico ha iniziato una storia che mi mette ancora adesso i brividi!
11 Agosto
La storia di Flavio, mi ha impressionato molto e non riesco proprio a togliermela dalla testa.
Si tratta di strane presenze sovrannaturali che si aggirano proprio nel nostro
bosco. Sembra che in alcune notti, queste creature, si facciano sentire emettendo suoni alternati e inquietanti. Scricchiolii di tronchi battuti e scossi come
se venissero scalati da un grosso peso, fanno eco tra i rami. A volte, si avvicinano alle case, attirati dall’odore di cibo, ma in modo così agile da non farsi
vedere. L’unica traccia visibile del loro passaggio sono stani graffi sulla corteccia e sui muri dei casolari. E’ una leggenda antica che si tramanda di generazione in generazione, anche se nessuno di quelli che le hanno avvistate, sia
ancora vivo. .
Dopo il racconto di quella sera faccio fatica ad addormentarmi, anche se è
solo una storia, continuo ad avere paura ad ogni minimo rumore soprattutto
di sera.
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grandi prosa
“Dany !!! Dove sei finito?” La voce di nonna mi ha colto di sorpresa, facendomi
sbattere la testa all’anta del lucernario. Lascio sulla sedia il diario e corro in mansarda facendo finta di studiare. Scendo le scale a chiocciola e rispondo: - Dove
vuoi che sia? E’ pronto? Ho una fame da lupo!-.
A tavola guardo fuori dalla finestra e penso che dovrò andare a cercare il luogo
di incontro di mio padre e Flavio, non ho mai sentito parlare a casa di questa
persona. Vorrei sapere di più della leggenda dei boschi ma non posso chiedere
ai nonni perché potrebbero insospettirsi.
Voglio solo scendere in cantina e continuare a leggere.
13 Agosto
Abbiamo deciso di costruire una casa sull’albero ed ho scoperto che Flavio ha
una grande forza e resistenza fisica. E’ infatti riuscito a trasportare un enorme
quantità di legna e spezzarla, per renderla utile al montaggio del fortino. Ci
sono voluti due giorni e il risultato è stato una copertura sgangherata ma resistente che a noi piace molto. Tra due rami abbiamo posizionato la base, mentre un lato è coperto dalla folta chioma e per il tetto abbiamo utilizzato un
tendone di plastica verde che riparerà tutta la struttura.
15 Agosto
Da qualche giorno continuiamo a portare oggetti nel nostro rifugio, sono cose
di poco valore che abbiamo trovato inutilizzate e di cui nessuno si accorgerà
della loro assenza. Flavio si è presentato con un amuleto per proteggere la
115
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
casa dagli spiriti maligni, un insieme di canne legate ad un ramoscello dalle
quali pendono ciuffi di pelo marroncino ed ispido. Devo dire che mi fa impressione e me ne tengo alla larga. Abbiamo deciso di appenderlo in un angolo del rifugio, scende dal soffitto e si muove sinistramente ad ogni nostro
movimento, a volte mi sembra di sentire un sibilo subito coperto dalla voce di
Flavio.
Oggi per scherzo l’ho bagnato con acqua rimasta nella mia borraccia e lui non
l’ha presa molto bene anzi mi ha ringhiato in faccia come se fosse un cane arrabbiato.
E’ davvero un ragazzo particolare!... Ma a me piace così.
16 Agosto
Flavio non finisce mai di sorprendermi! Oggi abbiamo fatto una gara di corsa e
lui ha stravinto, battendomi alla grande, senza neppure stancarsi. Io sono arrivato
alla meta con il fiatone , non ho capito come abbia potuto fare. Poi mi ha preso
per mano ed ho avuto quasi la sensazione di volare ed è stato sorprendente e
meraviglioso. Correre con lui è veramente entusiasmante. E’ inspiegabile!
Gli ho chiesto come ci sia riuscito e mi ha risposto che per lui e normale e ci
riesce spontaneamente da quando era piccolo.
Nel diario ho trovato il disegno del percorso nel bosco per arrivare al fortino.
Seguo i punti di riferimento lasciati per tracciare il sentiero dei segni sui tronchi
a forma di p greco e poi svolto a destra della grande quercia fino a quando mi
trovo in una radura senza più alberi. Mi sono perso!
Poi alzo lo sguardo ed ecco è lì sopra di me. Il faggio ha un tronco robusto,
116
grandi prosa
con rami spessi e foglie fitte. Ricoperti di muschio spuntano brandelli di tela
verde sfilacciati e ammuffiti. L’edera rampicante si è impadronita delle assi
esterne mentre si intravedono pezzi di legno spezzati e marci. Non aveva certo
l’aspetto di un’abitazione ma io sapevo che era “quella” la casa sull’albero…
Cerco di salire ma non è affatto facile, in quanto l’albero è imponente e la corteccia è ricoperta di resina appiccicosa. Giro intorno e trovo delle sporgenze
incastrate nel fusto che si alternano fino ad arrivare in cima.
L’arrampicata è comunque difficile perché i pioli scricchiolano e si spezzano
ad ogni passo sotto il mio peso, in alcuni punti mancano completamente ed
il movimento successivo è sempre più complicato. Arrivato sul ramo più basso,
ruotando il bacino, mi riesco a sedere. Da quella posizione controllo i resti cercando gli oggetti descritti nel diario. Non ci sono!
Ben visibili noto segni e graffi profondi scavati nel legno delle poche assi rimaste. Non sembrano fatti da una mano umana.
Strofino il legno di una doga e vedo dei simboli che mi ricordano le varie fasi
lunari come un rudimentale calendario astronomico. Non ne capisco il significato, chissà che gioco facevano! Scendo dall’albero e mettendo l’ultimo piede
a terra schiaccio qualcosa.
Sotto vari strati di foglie secche e terra recupero lo scheletro di quello che è rimasto dell’amuleto, lo raccolgo e soddisfatto del mio bottino, torno alla lettura
del diario.
18 Agosto
Negli ultimi giorni Flavio è cambiato, è spesso irrequieto cambia umore in con117
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
tinuazione e diventa spesso aggressivo, mi risponde male, è impulsivo ed ansioso e poi all’improvviso diventa triste e svogliato. Non riesco a capire cosa
gli stia succedendo, mi ha convinto ad andare domani al casolare abbandonato per esplorarlo.
19 Agosto
Ci siamo incontrati al casolare al tramonto con l’intenzione di passarci la notte.
La casa non aveva un 'aria tanto sicura.
Avevo portato delle candele, dei panini e due sacchi a pelo per rendere più
comoda la notte. Man mano che il sole calava a ponente e il buio avanzava
verso di noi, le ombre si allungavano sui prati assumendo un lugubre aspetto.
Flavio si aggirava inquieto, pensieroso. Non ha mangiato nulla di ciò che avevo
portato. La notte intanto era scesa interamente invadendo e conquistando
ogni angolo, ogni singola fessura. Dietro le colline, la luna come una sfera argentea ,si innalzava proiettando la sua luce lattea e densa.
Un bagliore colpì Flavio e in quel momento sono stato proprio sicuro: nella semioscurità della vecchia casa i suoi occhi brillavano, gialli e luminosi come
quelli dei gatti. In lui c'era qualcosa di strano che mi incuteva terrore. D'altra
parte, però, non aveva mai fatto nulla di male nei miei confronti. Dovevo scappare? Perché aveva insistito tanto per visitare il casolare abbandonato? Aveva
in mente qualcosa?
Mi ha detto :- Vieni ti devo parlare.Io ho scosso la testa rispondendo:- E' meglio di no, mi dispiace. E'... è tardi,
forse non è stata una buona idea! Dobbiamo tornare.118
grandi prosa
Ho preso il mio zaino ma, con un balzo, subito mi è venuto accanto e ha messo
una mano sopra la mia. Mi ha detto con una voce strana:- Presto sarai a casaI suoi occhi erano di nuovo fosforescenti e, guardando la mia mano che stringeva la sua mi sono accorto, con orrore, che aveva unghie lunghe e affilate
come spessi artigli ricurvi ed era coperta di peli. Ho urlato spaventato: -Cosa
ti sta succedendo?! Usciamo da questa casa subito!Flavio ha scosso la testa che si stava ricoprendo di peli, poi ha detto con tristezza :- Usciamo ti racconterò la mia storia, e quando saprai tutto capirai
quanto ti sono stato amico.
Avevo paura ma l’ ho seguito, l’ho visto sudare, mentre le vene del collo si ingrandivano e pulsavano. Le pupille gialle dilatate occupavano tutto l’occhio.
Nonostante questo cambiamento ,il suo l'atteggiamento era quello di sempre,
solo più triste. Quando cominciò a parlare la testa si andava allungando in un
muso e i suoi denti erano diventati più aguzzi e taglienti.
: - Ascolta, ma non ti avvicinare, stai lontano da me .Esiste una maledizione
nella mia famiglia, sta avvenendo la metamorfosi della mia specie. Ho ereditato
dal mio bisnonno questa mutazione genetica. Devo compiere un rituale nel
periodo dell'ultima luna piena d’estate. Se il rituale non viene eseguito ,la maledizione si compie e mi trasformo in un lupo come mi sta accadendo.
Ero sconvolto e atterrito. Il mio amico era una specie di lupo mannaro! Non ci
potevo credere eppure lo vedevo con i miei occhi.
:-Ma... Non capisco. Se non vuoi trasformarti in un lupo perché non lo compi
questo stupido rito:- Non posso, perché quel rituale consiste nel versare il sangue di un amico. E
quell'amico sei tu, il tuo sangue sarebbe la mia salvezza. Bere la tua linfa vitale
119
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
mi permetterebbe di interrompere la trasformazione e diventare una persona
normale; ma non ti voglio sacrificare per salvare me stesso.
Ora non avevo più paura:- Non ci vedremo più? Cosa farai?:- Tra un po’ la mia trasformazione sarà completa , non potrò più parlare.
Quando sentirai l'ululato dei lupi, ricordati di me, ti sorveglierò sempre. Ora
scappa e corri a casa tua! Addio amico mio! Tra un po' io non sarò più quello
che conosceviA quel punto sono corso fuori. Non volevo abbandonarlo ma l'ho dovuto
ascoltare. Velocemente, schivando la vegetazione, a volte scivolando sulle radici, mi sono allontanato.
Affannato, sudato col fiatone, ad un tratto, mi sono voltato ed ho visto un'ombra agile che a quattro zampe usciva da una finestra del casolare, si arrampicava sul tetto e spariva nel buio.
20 Agosto
Continuo a pensare a Flavio, al suo grande sacrificio, al bene che gli ho voluto,
mi si stinge il cuore al pensiero di non rivederlo più. Il segreto , il nostro segreto,
lo manterrò per sempre .Sarà il legame tra di noi che non si spezzerà mai! Nessuno crederà a questa storia se dovessi raccontarla. Per questo l' affido alle pagine del diario che sto scrivendo e che nasconderò agli occhi di tutti.
A quel punto il diario finisce con le ultime pagine strappate. Caspita, non mi
sarei mai aspettato di scoprire questa sconcertante amicizia! Sono rimasto
sconvolto , senza parole. Ho paura di uscire e non mi sento più al sicuro qui.
I nonni mi dicono di non stare sempre chiuso in casa quindi mi faccio coraggio.
120
grandi prosa
Questa sera esco, e porto con me l’amuleto. Nel bosco l’aria è tranquilla, tutto
è normale, gli uccelli cinguettano, le cicale ed i grilli cantano ma all’improvviso
tutto tace…
E’ silenzio! Troppo silenzio..
Un movimento, un luccichio, un’ombra… un ululato.
Mi trovo di fronte “la bestia” metà uomo e metà lupo, mi sta assalendo!!!!
Cado in ginocchio, l’amuleto mi oscilla al collo. Poi una zampa pelosa sfiora il
ciondolo, io balbetto sconvolto:- Sei tu Flavio….- Noto i suoi occhi gialli brillare
commossi mentre incontrano i miei, nel mio sguardo c’è quello del suo vecchio amico. Sussulta. Digrigna i denti. Retrocede per poi girarsi velocemente
e svanire nel fitto bosco.
Alta nel cielo scuro, risplende piena la luna d’estate.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La leggenda
della pizza
Ferrari - III A
Nel regno di Expo c'era un re, una punta di parmigiano, che si chiamava re
Giano e la sua regina, una morbida mozzarella che si chiamava Regianella.
Il regno era popolato da alimenti che abitavano in cestini di vimini: il cestino
della frutta, il cestino delle verdure, quello delle carni e dei pesci, dei cereali,
dei latticini, ecc.
Il re era sempre molto severo con i suoi sudditi perché era un tipo preciso e
ordinato ed ogni giorno controllava che ognuno di loro fosse al proprio posto
altrimenti li avrebbe espulsi gettandoli nel secchio dei rifiuti organici.
Una notte gli alimenti, che si parlavano sempre da un cestino all'altro, decisero
di organizzare un pigiama party e fare finalmente conoscenza tra di loro. Si mischiarono nei vari cestini e si divertirono un mondo. Fu una bellissima festa dove
tanti alimenti si fidanzarono tra di loro: i cereali si unirono con il latte, le zucchine
con i gamberetti, le bistecche con le foglie di insalata, la pasta con i pomodori.
Dal gran chiasso però il re si svegliò e, infuriato, prese il suo coltellino a mandorla e disse:
- Adesso vado lì e li riduco tutti in piccole scaglie!
Scese dal suo letto alto e rotondo, dove la regina dormiva senza accorgersi di
nulla, e andò verso i cestini. Quando gli alimenti lo videro arrivare iniziarono
ad urlare dalla paura e a correre disordinatamente da tutte le parti.
122
grandi prosa
- Si salvi chi può! - gridò il pomodoro.
- Tutti ai propri posti! - disse la melanzana.
- Zucchine....tutte schierate! - urlò dall'alto un fiore di zucca.
- Adesso ve lo faccio fare io un bel miscuglio...altro che pigiama party!- disse il
re puntando minaccioso contro di loro il suo piccolo coltello.
Presi dal panico, i pomodori cominciarono a rotolare dappertutto ma alcuni
rimasero schiacciati tra loro lasciando delle chiazze di salsa sul terreno. Le zucchine nel correre persero l'equilibrio e si ruppero in piccoli pezzi. I cereali caduti
a terra furono macinati dal peso di tutti gli alimenti che scappavano e di loro
rimase soltanto un mucchio di farina. Anche la regina, con tutto quel frastuono,
si svegliò. Sollevò la pesante coperta ricamata coi tanti puntini che formavano
il nome del re e con sopra le lettere D.O.P., si avvolse nel suo largo mantello
bianco latte e scivolò giù lungo la forma rotonda del letto.
Quando arrivò davanti a quel disastro e vide il re fuori di se' intuì che il suo consorte avrebbe di certo riempito il contenitore dell'umido con tutti gli alimenti
espulsi dal regno.
- Ti prego fermati....non buttarli via! - gridò la regina cercando di calmare il re.
- Così rimarremo senza sudditi e poi non si deve sprecare il cibo!
La regina così prese un vassoio e iniziò a sistemarci tutti gli alimenti caduti.
Raccolse prima il mucchio di farina e poi ci mise sopra i pomodori schiacciati
e i pezzetti di zucchine. Il re però, arrabbiatissimo, gettò su di loro un secchio
d'acqua e gli alimenti sul vassoio si mescolarono ad essa. La regina cercò di
fermarlo ma entrambi scivolarono nella pozza d'acqua che si formò ai loro
piedi e caddero con tutto il vassoio.
- Hai ragione. E' meglio che torniamo a dormire - disse il re tutto bagnato men123
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
tre aiutava la regina ad alzarsi da terra. - Non voglio perdere troppo tempo per
degli insignificanti alimenti senza sapore! A loro penseremo domani.
La regina raccolse il vassoio che era rimasto intatto, lo mise accanto ad un cestino e se ne andò contenta di aver fatto cambiare idea al re.
Il mattino seguente già splendeva un sole cocente quando il re e la regina, tornando davanti agli alimenti per cercare di dare loro una punizione non troppo
severa, trovarono i sudditi già tutti allineati, in piedi piangendo in silenzio davanti alla perdita dei loro cari amici che erano rimasti intrappolati dentro uno
strano impasto dalla forma circolare. La farina aveva assorbito tutta l'acqua che
era finita dentro al vassoio e il sole l'aveva cotta insieme alla salsa dei pomodori
rimasti schiacciati e ai resti delle zucchine spezzettate.
Il re e la regina rimasero stupiti vedendo quel composto e si chinarono su di
esso per guardarlo meglio. In quel momento alla regina cadde la corona dalla
testa che andò a finire proprio al centro dell'impasto il quale, con il calore del
sole, in pochi secondi si squagliò.
Nello stesso tempo un ragnetto salì sulla testa del re provocandogli un gran
prurito. Il re si grattò così velocemente che alcune bricioline di parmigiano caddero sparpagliandosi sull'impasto. Dopo alcuni secondi si squagliarono anch'esse col calore del sole formando una crosticina dorata al centro. Il re e la
regina si guardarono a vicenda sorridendo davanti a quella bella e profumata
composizione e insieme esclamarono:
- La chiameremo Pizza!
E da quel giorno Expo diventò il regno della pizza Regianella dove gente da
tutto il mondo veniva ad assaporare quella famosa pizza in onore della regina
che la inventò.
124
qq
grandi prosa
La scoperta del fuoco
q
Scuola D’Antona-Biagi” - III A
- Mammucica, gu sibi! (mammina, ho paura!) - disse Moshi, il bambino, ad ogni
colpo di tuono - Pa Lu bugu buga accù! (Palla luminosa è stata inghiottita dal
Dio dell’acqua!)
- Dinga tinca! Straga crush! (Stai tranquillo! E’ solo un temporale!) - rispose la
mamma.
Il piccolo Moshi non sapeva cosa lo aspettasse; aveva paura: il papà Migu non
era ancora tornato dalla caccia....
Migu stava inseguendo un elefante della montagna, ad un tratto ...tante goccioline avevano cominciato a scendere dal cielo...si era fatto tutto buio! Jucta,
un compagno di caccia, aveva cominciato a gridare:
- Lenz, lenz! Accù pushi! ( Scappiamo, scappiamo! Il Dio dell’acqua è arrabbiato!).
Migu, con gli altri compagni di caccia, cominciarono a correre ma il cielo si faceva sempre più buio; ogni tanto un fulmine illuminava il sentiero.
Panu, la mamma, cercava di tranquillizzare Moshi raccontandogli la storia del
piccolo mammuth che si era perso nella foresta...
Quel giorno Panu, insieme al piccolo Moshi, era andata a cercare bacche e radici quando, all’improvviso, aveva sentito un rumore tra le foglie. Si era avvicinata e aveva visto due occhioni che la guardavano impauriti: erano quelli di
un cucciolo di mammuth. Lo aveva toccato dolcemente e lui le aveva fatto
una carezza con la sua proboscide, quindi aveva sentito il richiamo della
125
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
mamma ed era corso verso di lei per essere consolato.
Moshi si stava quasi per addormentare fra le braccia della mamma, quando...
Baaaboom! Una luce immensa era scesa dal cielo insieme ad un’esplosione
devastante: un fulmine era caduto vicino ad un albero incendiandolo.
Moshi urlò, pianse e si tappò le orecchie.
Tutti gli alberi erano illuminati! Era una cosa davvero grandiosa!
Intanto, i cacciatori che stavano tornando verso le loro caverne, cominciarono
a correre spaventati dalle fiamme! Migu, il più coraggioso, gridava:
- Luga biga lù! (Seguitemi, andiamo a vedere cosa è successo!).
Anche Panu e Moshi, con le altre famiglie uscirono dai loro rifugi.
- Uh! Uh! - gridava Moshi, indicando la luce immensa caduta dal cielo.
- Buga mu nan! ( Palla luminosa è venuta giù dal cielo!) - disse Migu.
Tutti i cacciatori si avvicinarono contemplando lo spettacolo delle fiamme:
quella luce emetteva un grande calore, illuminava tutta la foresta!
Guardavano con curiosità ma anche con timore quello che stava succedendo;
si tirarono tutti indietro tranne Moshi che si avvicinò ad un ramo ardente e lo
raccolse.
Velocemente si diresse verso il suo clan, mostrando con orgoglio quello che
era riuscito a catturare!
Erano tutti affascinati e non mostravano più paura.
Avevano scoperto il FUOCO!!!
126
grandi prosa
L’antica Sabate: sogno, mito o realtà
Scuola Alonzi - IV G
L’antico mito di Sabate comincia quando un uomo costruì un vaso di bucchero.
Tutti vennero ad ammirare il prezioso vaso di bucchero. Il re decise persino che andava
costruito un castello o un museo per esporlo e, alla morte del suo inventore, doveva
essere costruita una tomba ricca di gioielli e armi.
Quell’uomo era incredibilmente felice di essere diventato così importante e di aver realizzato un oggetto che avrebbe consegnato il suo popolo alla storia.
Finita la costruzione, il castello venne presentato alla popolazione sotto un grandissimo
telo rosso. Arrivato il momento dell’inaugurazione, alcuni popolani sfilarono il telo ed
ecco il castello più grande, più bello e più ricco di sempre.
Per entrare nel castello tutti avrebbero dovuto pagare tanti assi per ammirare il bucchero,
ma circa 79 anni dopo, da posti lontanissimi, arrivò un drago che incendiò tutto il castello.
Sembrava che non fosse rimasto nulla e che tutta la città fosse svanita tra le fiamme.
Migliaia di anni dopo, grazie agli scavi, un popolo ritrovò il vaso di bucchero perché la
terra lo aveva protetto benissimo. Incredibilmente trovarono pure il corpo dell’uomo
che aveva costruito quell’autentica opera d’arte.
Quell’uomo divenne un dio di quella civiltà, il dio del bucchero.
Gli dedicarono statue e monumenti e dopo pochi anni quella civiltà era piena di vasi
di bucchero.
Questo popolo riuscì a ricostruire la città e la chiamarono Trevignano, che nella loro
lingua significava dio del bucchero.
127
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Fiabe a modo nostro
Scuola Principe di Piemonte - III C
NOTA INTRODUTTIVA
Il testo teatrale è stato realizzato a conclusione del progetto “Io Valgo” che
nella nostra classe è stato sviluppato con l’analisi dello stereotipo femminile e
dei cambiamenti che esso ha subito negli anni.
Nel corso dell’anno scolastico sono stati proiettati i film Biancaneve, La bella Addormentata, Cenerentola, Brave, I Croods. Ad ogni proiezione è seguito un dibattito che ha evidenziato le caratteristiche dei vari personaggi. Successivamente i
bambini sono stati divisi in quattro gruppi ciascuno dei quali ha realizzato un atto
dello spettacolo; le varie parti del testo sono state poi lette e assemblate collettivamente. Lo spettacolo verrà realizzato a fine anno con i burattini costruiti in classe.
PROLOGO
(I bambini fanno il loro ingresso passeggiando e chiacchierando)
DAVIDE: Bellissimo questo film, veramente bellissimo, mi è piaciuto proprio
tanto!!!!
ELENA: ….E mi sono piaciuti anche i film che abbiamo visto nei giorni scorsi
BIANCA: Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, Biancaneve…..
MUNA: …E perché “Ribelle” non ti è piaciuto?
LUCA: Il più bello é stato….. Ma sono stati tutti belli, non saprei proprio scegliere!!!!
128
grandi prosa
DENISE: Cenerentola!!! Per me il più bello è stato Cenerentola. E’ così romantico! Mi ha fatto piangere!!!!
FRANCESCO G.: Si, piangere proprio, ma dalla rabbia!!! Ma se ti trattassero
come hanno trattato Cenerentola, tu staresti zitta e sorridente?
VALERIA: Io no, mi arrabbierei come una matta e comincerei a spaccare tutte
le cose di casa, altro che portare la colazione a letto a quelle odiose delle sorellastre!!!!!
SVEVA: E poi i sogni son desideri di felicità……ma se vuoi che i desideri si realizzino devi lavo-rarci, devi lottare, devi arrabbiarti, insomma non devi essere
passiva come Cenerentola!!!!
EMMA: Le principesse delle fiabe mi fanno proprio arrabbiare!!!! Sono tutte
passive, piagnucolose, aspettano solo che qualcuno le salvi, non fanno niente
per salvarsi da sole!!!
ANDREA: Le principesse? E perché i principi secondo voi scherzano? Stanno lì
dritti sul cavallo, a provare scarpette, e a baciare principesse che neanche conoscono….
CHIARA: E poi le sposano!!!!! E vivono pure felici e contenti!!!!! Pazzesco!!!!!
LORENZO: Certo che vedendo questi film si capisce che la figura della donna,
l’arche….arche…. oh la maestra ce l’ha detta quella parola difficile …
TUTTI : ARCHETIPO
LORENZO: E si l’archetipo femminile in questi anni è cambiato, una volta le
donne stavano a casa a sfaccendare, dovevano essere belle, dolci, gentili e con
poco cervello
MATTIA: Ad Aurora le fate hanno regalato la bellezza e la bella voce….LA BELLA
VOCE!!!!!
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
SEBASTIANO: Pazzesco, mica le hanno dato l’intelligenza o il coraggio….LA
BELLA VOCE!!!!
BIANCA: E che se ne faceva di una bella voce se poi era stupida?????? Cantava
tutto il giorno con i suoi passerotti ed è finita a pungersi con un fuso!!!!
ELENA: A me piace tanto la figura di Merida, nel film Ribelle, quella sì che è in
gamba
SVEVA: Corre sul cavallo, tira con l’arco e soprattutto vuole decidere lei se e
con chi sposarsi!!!!
LUCA: Vi ricordate i Croods? La piccolina corre come un animaletto
FRANCESCO G.: E “Ip”? Ha rischiato la vita per scoprire qualcosa di nuovo!!!
VICKTOR: Il padre non la faceva mai uscire dalla caverna!!!
NANCY: Forse però il papà aveva ragione, la voleva proteggere, le novità lo
spaventavano!!
MUNA: Però se tu non provi mai, non potrai mai sapere se una cosa è pericolosa o no!!!!
VALERIA: Ehi, allora ha ragione la maestra!!!! La scuola è proprio importante
perché noi le cose nuove le impariamo ogni giorno a scuola!!!! E senza correre
pericoli!!!
DENISE: Ce lo ha sempre detto che siamo fortunati no?
CHIARA: Ho un’idea!!! Perché non riscriviamo le favole a modo nostro, cambiando il finale?
EMMA: Daaaai!!! Mi piace!!!!
TUTTI : Siiiiii cominciamo!!!
ANDREA: Ma quando si vuole raccontare una storia bisogna prima stabilire
cosa si vuol far capire a chi la leggerà….. e noi? Cosa vogliamo far capire a chi
130
grandi prosa
ci leggerà?
SAMUEL: Ma dai!!! E’ tutto l’anno che ne parliamo e ancora ce lo chiediamo???
VICKTOR: ….Che uomini e donne debbono avere le stesse possibilità di scoprire cose nuove e di fare nella vita il lavoro che a loro piace no?
SEBASTIANO: Ed ora…. al lavoro!!!!!
(Escono tutti)
I ATTO
(il Narratore compare con il sipario ancora chiuso)
NARRATORE: Eccoci qui, debbo dire che ci siamo divertiti a modificare a modo
nostro queste tre fiabe famose, speriamo che come sono ora piacciano anche
a voi……dunque, c’era una volta……
(il Narratore esce, si apre il sipario, sul palcoscenico sarà sistemato il teatrino
dei burattini, da ora in poi saranno loro a recitare)
MATRIGNA: (entrando) Cenerentola, stira le tende!
GENOVEFFA: (entrando anche lei) Mamma, mamma, Cenerentola mi ha strappato la collana!!!!!!
ANASTASIA: ( entrando) Mammina, però Cenerentola non mi ha stirato bene
questo vestito!!! Guarda come è grinzo!!!!
MATRIGNA: State calme bambine, per favore, andate a farvi belle che ora ci
penso io!!!
(Anastasia e Genoveffa escono)
MATRIGNA: Cenerentola, Cenerentola!!!!
(Cenerentola entra correndo)
131
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
CENERENTOLA: Eccomi….
MATRIGNA: Oh, eccoti qui Cenerentola, a quanto pare hai voglia di scherzare!!!!
CENERENTOLA: Ma….
MATRIGNA (interrompendola): Zitta!!!!! Non mi interrompere MAI!!! Allora, lava
il pavimento, luci-da le finestre, sbatti i tappeti, pulisci tutti i vestiti
CENERENTOLA: Ma, li ho già lavati
MATRIGNA: E allora rilavali!!!!!
(La matrigna esce )
CENERENTOLA: Uffa però!!!! Cenerentola fai questo, Cenerentola fai quest’altro,
e lava le tende, e stira i vestiti, e cucina……Basta!!!! Non ne posso più!!!! Faccio
sciopero!!!
(mentre Cenerentola parla entrano i topini che ascoltano il monologo)
TOPOLINO 1 : Brava Cenerentola
TOPOLINO 2: Così si fa
TOPOLINA: Sciopero
Tutti i topolini insieme: SCIOPERO, SCIOPERO, SCIOPERO!!!!!
(Escono dalla scena)
MATRIGNA: Cenerentola!!!!! Ma perché la colazione non arriva?????
GENOVEFFA: Subito, ho fame!!!!
ANASTASIA: Subitissimo!!!!!
(entra Cenerentola)
CENERENTOLA: Ma neanche per sogno!!!! Da oggi in poi la colazione ve la preparerete da so-le!!!! Io sono in sciopero!!!!
MATRIGNA: Come osi Cenerentola!!! Vai SU-BI-TO a preparare la colazione!!!!
CENERENTOLA: Come osi TU! Questa è casa mia!!! Veramente sei tu che dovre132
grandi prosa
sti portarmela!!!! E ora me ne vado in camera mia!!!!!
(Cenerentola esce)
ANASTASIA: mamma, mamma e ora che cosa facciamo?
GENOVEFFA: Già, mamma chi farà tutte le cose in casa? Io no eh!!!!
ANASTASIA: ah neanche io!!!! Non sono nemmeno capace!!!!
MATRIGNA: zitte bambine, lasciatemi pensare…….Ecco, ho trovato!!!! Chiamiamo Smemorina, la fata Madrina di Cenerentola e ci facciamo aiutare da lei!!!!
ANASTASIA E GENOVEFFA (insieme): mamma sei un genio!!!!!
(Escono dalla scena)
(La matrigna e la fata Madrina entrano passeggiando)
MATRIGNA: Vedi Smemorina, ti ho chiamato perché devi aiutare Cenerentola…
SMEMORINA: aiutare Cenerentola? Le è successo qualcosa?
MATRIGNA: ehm, vedi…., da qualche giorno Cenerentola non fa più le faccende di casa….. è per il suo bene che io le chiedo di farle, perché così può
imparare, una buona moglie DEVE saper fare le faccende di casa!!!!!
SMEMORINA: beh, in effetti hai ragione, è grave che non faccia più niente, ma
io…cosa posso farci?
MATRIGNA: ma puoi farle un incantesimo no? Così tornerà come prima e ricomincerà a pulire!!!!
SMEMORINA: un incantesimo, per tornare a pulire….. beh, sì, una donna deve
pulire, non può non fare le cose di casa. Va bene, ora ci penso io……(prende
la bacchetta) ….BIBIDI BOBIDI BI….non, non era così…..BIBIDI, BOBIDI BA……
ma non non era neanche questa qua….ah sì ecco, BIBIDI BOBIDI BU, Cenerentola una brava donna di casa ritorna tu!!!!!!! Ecco fatto, vedrai che Cenerentola
tornerà ad essere la brava ragazza di sempre
133
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
MATRIGNA: Grazie Smemorina, è per il suo bene!!!!
(Escono ma Smemorina dimentica la bacchetta nella stanza)
(Entrano i Topini e gli uccellini)
1°TOPINO: avete sentito? Smemorino ha fatto un incantesimo a Cenerentola!!!!!
2°TOPINO: Dobbiamo aiutarla noi!!!!
TOPINA: Sì, ma come facciamo?
(Cominciano a pensare e girando Topina vede la bacchetta in un angolo)
TOPINA: Ecco!!!!! Smemorina ha dimenticato la bacchetta, prendiamola!!!!
(prendono la bacchetta)
TOPINA: E ora che ci facciamo con una bacchetta se non sappiamo la formula
per togliere l’incantesimo?
2°
TOPINO: ma dai!!!! E’ facile, non hai sentito le parole di Smemorina? Basta
cambiarle un po’ , dai, dai tutti insieme così funziona meglio….
TUTTI: BIBIDI, BOBIDI BU, L’INCANTESIMO SVANISCA ORSU’
1°TOPINO: ed ora non resta che aspettare e vedere se ha funzionato
2°TOPINO :andiamo a cercare Cenerentola
TOPINA: sì, deve essere in camera sua…..a suonare la chitarra….
(Si chiude il sipario)
NARRATORE: intanto al palazzo del Re
(si apre il sipario, il Re e il Principe stanno parlando)
RE: Figliolo, sei grande ormai, io voglio diventare nonno, e lasciare il mio regno
a te, ma non hai neanche una fidanzata!!!!
PRINCIPE: e non voglio averla papà, io voglio girare il mondo, voglio vedere
nuovi posti, conoscere nuove persona!!!!
134
grandi prosa
RE: non se ne parla neppure, tu DEVI sposarti, sai cosa farò? Organizzerò un
ballo con tutte le ragazze del regno, così potrai scegliere quella che più ti piacerà e potrai sposarla.
PRINCIPE: no papà, non puoi farmi questo, ti supplico, sono troppo giovane
per sposarmi!!!!
RE: No, non e no! Io sono il re e decido io. Manderò l’invito al ballo a tutte le ragazze del regno e tu dovrai ubbidirmi!!!!
PRINCIPE (sottovoce): e io allora scapperò
RE: Cosa hai detto?
PRINCIPE: Niente, niente, papà, farò come vuoi tu!!!!
(Si chiude il sipario)
NARRATORE: Come finirà fra quei due? Riuscirà il Re a trovare una moglie per
il suo figliolo? Ma noi torniamo alla casa di Cenerentola
(Si riapre il sipario)
(La Matrigna e le sorellastre fanno lezione di musica, le sorellastre cantano stonando, bussano alla porta
MATRIGNA: Chi è?
CENERENTOLA: (entrando) Madre, sono Cenerentola
MATRIGNA: Ma quante volte ti ho detto che non devi interrompere la lezione
di canto?
ANASTASIA: Cenerentola, hai sentito quello che ha detto mamma? Lo hai capito o te lo dobbiamo sillabare?
GENOVEFFA: non ci de-vi di-stur-ba-re
CENERENTOLA: madre, è arrivato un biglietto d’invito per le ragazze di questa casa
GENOVEFFA: beh? Cosa aspetti? Dammelo!!!
135
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
ANASTASIA: No, dallo a me!!!
GENOVEFFA: nooooo, io sono la più grande, devi darlo a me!!!!
ANASTASIA: sei sorda per caso? Oppure sei stupida? Devi darlo a me!!!!
MATRIGNA: calma, calma bambine, Cenerentola, dammi dai a me quel biglietto.
(Cenerentola da il biglietto alla matrigna che lo apre e lo legge)
MATRIGNA: Anastasia, Genoveffa! Questa sera ci sarà un ballo in onore del principe! Forza, an-datevi a fare belle, una di voi dovrà farlo innamorare perdutamente!!!!
SORELLASTRE INSIEME: Sì mamma, andiamo, andiamo
MATRIGNA: E tu Cenerentola vai ad aiutare le tue sorelle e poi sistema la stanza,
non verrai al ballo!!!
CENERENTOLA (sottovoce) E chi ci vuol venire al ballo, ora vedrete che sorpresa
che vi prepa-ro!!! Però devo fingere di essere obbediente…. ( ad alta voce alla
matrigna) Sì madre, come volete voi!!
( Escono tutti)
MATRIGNA: Bambine siete pronte?
ANASTASIA e GENOVEFFA: eccoci mamma, siamo pronte
MATRIGNA: come siete belle!!!! Il principe si innamorerà di sicuro di una di voi!!!
ANASTASIA: di me!!!!
GENOVEFFA: stupida, che sei, si innamorerà di me!!!!
MATRIGNA: ragazze, basta, un po’ di contegno!!!! Cenerentola…..
CENERENTOLA: Eccomi madre
MATRIGNA: Noi andiamo, tu sistema tutto, pulisci i pavimenti e lava le finestre
CENERENTOLA: sì madre
136
grandi prosa
(La matrigna e le sorellastre escono)
CENERENTOLA: Finalmente!!!!! Topiniiiiii!!!
(Entrano i topini)
TOPINI: Eccoci Cenerentola
CENERENTOLA: non vi ho ancora ringraziato per il vostro aiuto!!!!! Se non mi
toglievate voi l’incantesimo di Smemorina a quest’ora starei a pulire il pavimento!!!!
1°TOPOLINO: tu sei sempre così gentile con noi
2°TOPOLINO : che non potevamo lasciarti con l’incantesimo
TOPOLINA: ma non vuoi andare al ballo? Ti aiutiamo noi!!!!CENERENTOLA: al
ballo? Per incon-trare uno stupido principe? Nooooo, volevo chiedervi piuttosto se volete accompagnarmi a….
1°
TOPOLINO: Dove? Dove vuoi andare?
CENERENTOLA: Io ME NE VA-DO!!!!! Non voglio più fare la schiava a quelle
brutte sorellastre!!!! Abbandono tutti e me ne vado in giro per il mondo!!!! Volete venire con me?
TOPOLINI INSIEME: Siiiiiii!!!! Andiamo!!!!!
(Si chiude il sipario)
II ATTO
NARRATORE: Mentre Cenerentola si prepara alla fuga, nel bosco delle favole,
Biancaneve sco-pre la casetta dei nani ed entra….
(Biancaneve entra nella casetta dei nani e si guarda in giro)
BIANCANEVE: Mamma, che casa disordinata!!! E’ buia, è sporca, è piena di ra137
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
gnatele!!!! Beh, meglio di niente!!! Almeno starò calda e protetta!!! Ah, quanto
sono stanca, adesso vado a dormire
(si addormenta e russa. Dopo un po’ arrivano i nani)
BRONTOLO: Insomma, sono stanco e affamato, volete camminare più veloci?
sembrate tante lumache!!!!
EOLO: Non ti lamentare sempre Brontolo, ora potrai riposarti e mangiare, ma….
(vedono Biancaneve)
GONGOLO: …..Ma, chi c’è in casa? Aiutooo!!!! C’è uno sconosciuto in casa nostra!!!!
(arriva correndo anche Pisolo )
PISOLO: (sbadiglia) Che cosa è successo? (sbadiglia di nuovo) Dorme, forse è
meglio non svegliarla
GONGOLO: Sì, insomma, potrebbe aggredirci!!!!!
(Biancaneve si sveglia)
BIANCANEVE: ahhhhh!!!! Che bella dormita! E voi chi siete?
PISOLO: (impaurito balbettando) N..n..noi siamo i nani
EOLO: Etciù! e..e…e t.t.tu non ci fai male vero?
BIANCANEVE: No, non lo farei mai!
GONGOLO: Che bella che sei!!! Ecco noi siamo…i sette nani
io sono Gongolo, loro sono Pisolo, Eolo e Brontolo, c’è anche Mammolo, ma
si ferma sempre nel bosco a raccogliere fiori…EOLO: Dotto invece è andato
nella biblioteca del bosco a cercare un libro….
BRONTOLO: E Cucciolo, ma cammina sempre così lentamente che ci stanchiamo di aspettarlo… verrà più tardi!!!!
PISOLO: (Sbadigliando) Dormiamo qui quando torniamo dalla miniera dove
138
grandi prosa
lavoriamo tutti i giorni
BIANCANEVE: Io sono Biancaneve, sono scappata dalla mia matrigna che mi
voleva uccidere
NANI (insieme) Uccidere?
BIANCANEVE: Sì, è gelosa di me ed ora non so dove andare, mi potete ospitare
voi?
GONGOLO: Beh, che ne dite ragazzi?
BRONTOLO: Una donna? Qui con noi? No! Rompono le scatole e basta!!!!
PISOLO: Ma, la cameriera che avevamo si è licenziata proprio ieri!!!
Guardate che disordine, potrebbe darci una mano…..
EOLO: Direi proprio che possiamo ospitarla no?
BRONTOLO: solo se promette di non immischiarsi nelle nostre cose, e di non
fare lagne, MAI!!!!
EOLO:Va bene Biancaneve, puoi restare qui con noi, ma dovrai pulire la casa e
prepararci la cena mentre noi siamo al lavoro
BIANCANEVE: Grazie, grazie, starò con voi e vi aiuterò
(Escono tutti)
NARRATORE: E così, Biancaneve si sistemò nella casetta dei nani, il giorno successivo i nani andarono a lavoro e Biancaneve pulì e pulì e preparò la cena e
stirò i panni e…….
(I nani rientrano dal lavoro)
EOLO: Etcì!!! Oh che dura giornata di lavoro!! Non vedo l’ora di levarmi queste
scarpe così spor-che!!!!
BIANCANEVE: Ehi voi!!!! Pulitevi le scarpe prima di entrare!! Ho lavorato tutto il
giorno per siste-mare!!!
139
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
BRONTOLO: Pulirsi le scarpe? Ma che scherziamo? Avevi promesso che non ti
saresti impicciata delle nostre cose
BIANCANEVE: Sì e poi tocca a me ripulire tutto!!! Siete degli sporcaccioni!!!!
Avete sporcato tutta la casa!!!!
PISOLO: Esagerata, non siamo sporcaccioni Noi abbiamo lavorato tutto il
giorno e siamo stan-chi!!!! (sbadiglia)
GONGOLO: A proposito è pronto il pranzo? Abbiamo fame, tanta fame!!!!
BIANCANEVE: (portando un vassoio) Eccolo il vostro pranzo, vi piace?
BRONTOLO: Insomma, potresti fare di meglio!!!!
GONGOLO: Buono, ma domani mi piacerebbe una bella zuppa
PISOLO: Ahh che bella mangiata, beh, ora me ne vado a dormire….e ricordati
di risistemare tutta la cucina, mi raccomando!!!!
( i nani escono)
BIANCANEVE: Uffa!!!! Che noia!!! Lavare, stirare, pulire!!!!! Questi nani!!! Sono veramente stan-ca!!! E poi quando ritornano… si lamentano pure. (esce dal palcoscenico e torna con un sacco sulle spalle). Guarda che saccone di vestiti
luridi, e che puzza! Come se andassero a lavorare in un porcile i invece che in
miniera!!!! (scaraventa il sacco lontano) Sai che ti dico? Che domani in miniera
ci vado io!!!! E qualcuno di loro resterà a casa a pulire!!!! E guai a loro se non lo
fanno!!!!!
(Biancaneve esce, dopo un po’ si sente suonare una sveglia e cominciano ad
apparire i nani).
MAMMOLO: (sbadigliando) Ahhh che bella dormita (entra Cucciolo) buongiorno Cucciolo, hai dormito bene?
CUCCIOLO: Bbbbbb…..bbbbbb…..uuuuu….Buon ggggg….iiii…Buon Giorno
140
grandi prosa
a tutti!!!
( Arriva Biancaneve)
DOTTO: Ciao Biancaneve
(Biancaneve non risponde)
MAMMOLO: Ciao Biancaneve, come stai?
BIANCANEVE: Come stai? Dormito bene? E me lo chiedete anche?
CUCCIOLO: Perché cosa ti è successo? Hai visto la strega cattiva?
BIANCANEVE: Macché strega cattiva!!!! Sono stanca!!!!
MAMMOLO: Stanca? Ma se stai tutto il giorno a casa!!!! Mica come noi che stavamo a lavorare!!!!
BIANCANEVE: A casa? Ma chi volete prendere in giro? Ieri sono stata tutto il
giorno a pulire le vostre luride scarpe e a rifare i vostri letti e a lavare i piatti che
avete sporcato e a stirare le vostre giubbe….Non sono mica la vostra serva!!!!
MAMMOLO: Ma Biancaneve, noi eravamo in miniera!!! A lavorare duramente
BIANCANEVE: E allora sapete che cosa vi dico? Che oggi in miniera ci vengo
pure io!!! E voi re-state a casa a pulire!!!
CUCCIOLO: N…..NNNN….Noi a p….p….pulire?
BIANCANEVE: Sì così vi accorgerete quanto è faticoso!!! Brontolo, Eolo, Pisolo,
Gongolo, andia-mo, vengo con voi in miniera, voi (guarda i nani presenti) resterete a casa a pulire!!!!!
(Biancaneve esce e sul palco restano Dotto, Pisolo e Cucciolo)
DOTTO: Sai che pacchia, diamo una sistemata e poi….TUTTA VITA!!!!!
(Escono, passa un po’ di tempo poi uno alla volta rientrano)
MAMMOLO: Mamma mia che fatica
DOTTO: Fino ad ora solo per pulire le scarpe di tutti
141
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
CUCCIOLO: E c’è ancora di stirare
DOTTO: E da preparare la cena e il pranzo da far portare agli altri domani
MAMMOLO: Altro che tutta vita….faticavo meno in miniera!!!!
(I nani escono - entra Biancaneve con gli altri nani)
BIANCANEVE: Ah, sono stanchissima! Però mi sono divertita tanto!!! Tutte
quelle gemme!!!! E che buffi gli altri nani, mi hanno fatto fare un sacco di risate!!! (si guarda in giro)… ma qui è tutti sporco!!! La casa è ancora in disordine…. NANI!!!
(entrano Cucciolo, Dotto e Mammolo)
CUCCIOLO: Oh ciao Biancaneve
DOTTO: Stanca?
BIANCANEVE: Io si che sono stanca, ma voi che avete fatto? E’ tutto ancora in
disordine!!!
MAMMOLO: Ma se abbiamo lavorato tutto il giorno!!!!
DOTTO: Sì, tutto il giorno, mentre le colombe cinguettavano
CUCCIOLO: E il sole splendeva
DOTTO: Beh… proprio tutto il giorno no
CUCCIOLO : In effetti, a un certo punto le colombe ci hanno chiesto di giocare
con loro…
MAMMOLO: E il sole era così caldo
TUTTI: Che siamo andati a passeggiare fuori
DOTTO: Ma non puoi pretendere che stiamo tutto il giorno a pulire!!!!
BIANCANEVE: E ci dovrei stare io? Tutto il giorno? A pulire? Ma avete capito
proprio male, io me ne vado da questa casa! Meglio fuggire dalla matrigna che
starmene rintanata qui dentro…almeno girerò il mondo!!!
142
grandi prosa
(prende un sacco e lo mette in spalla) ciao a tutti!!!!!
(Biancaneve esce, i tre nani svengono, si chiude il sipario)
III ATTO
NARRATORE: Mentre nel bosco succedevano questi fatti strabilianti, Aurora nel
suo castello……
(si apre il sipario)
AURORA: Trallallà trallalà, che bell’uccellino, e anche questo, come sei carino
(si guarda un po’ intorno e vede un vecchio fuso)
AURORA: Uh guarda, un vecchio fuso, ma mio padre non li aveva fatti bruciare
tutti? Chissà poi perché,,,,,
(Si punge)
AURORA: Ahi!!!!! Che male! (sbadiglia) che sonno, non riesco a tenere gli occhi
aperti
(si addormenta e russa forte, entrano il Re e la Regina e la trovano addormentata)
RE: Aurora, cosa è successo??? Sveglia, sveglia,
REGINA: C’è un fuso lì in terra e lei ha una ferita
RE: Si è punta col fuso
REGINA: Oh poveri noi, l’incantesimo di Malefica!!!!! Ma dove sono le fate che
dovevano guardar-la….Fate, Fate!!!!
FATA1: Oh Regina, ci dispiace, ma le giuro che ci siamo distratte solo un attimo
FATA2: E subito Aurora è scomparsa, la stavamo appunto cercando
Fata3: Si è punta!!!! Che disastro, che sciagura!!!!
143
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
RE: Siete delle sciocche, sciocche, sciocche fate
REGINA: Così sciocche che quando è nata le avete dato il dono del canto…
.DEL CANTO!!!!! Ma non potevate darle il dono dell’intelligenza?
RE: ma come facevano a darglierlo se serve anche a loro un po’ di intelligenza!!!
FATA3: Sire, forse non tutto è perduto, proviamo a svegliarla … Aurora? Aurora?
(la schiaffeggia)
FATA2: Niente, tu non ci riesci, ora provo io con un po’ si solletico… chirichirichiri
(Le fa il solletico con una piuma)
FATA1: Ma che solletico e solletico, qui ci vuole acqua gelata…
(Le getta un secchio di acqua ghiacciata, ma Aurora continua a russare)
REGINA: Ma che rincitrullite Che siete!!!! Adesso oltre che addormentata è
anche tutta bagnata!!!!
RE: Basta mia cara, tanto è inutile cercare di svegliarla, dormirà per cento anni,
come ha detto Malefica
FATA1: E si sveglierà solo al bacio del vero amore
FATA2: Se continua a russare così, sarà difficile trovare qualcuno che si innamori
e la baci!!!
FATA3: Beh, maestà, noi ce ne andiamo, il nostro lavoro è finito
RE: Mia cara, andiamo anche noi, lasciamo Aurora al suo sonno
REGINA: Aspetta, le sistemo il vestito…. ecco, dormi cara, dormi
(Escono e lasciano Aurora a russare con forza. Entrano il Principe, Cenerentola
e Biancaneve)
PRINCIPE: Oh che fortuna trovare questo castello così spazioso!!!
144
grandi prosa
CENERENTOLA: La fortuna è che ci siamo incontrati!!! Non sapevo più dove andare!!! Anche i miei amati topini si sono impauriti e sono ritornati nelle loro
tane!!!
BIANCANEVE: Scappiamo tutti da chi vuole obbligarci a fare cose che non vogliamo, qui potremo riposarci e pensare a cosa fare del nostro futuro.
(sentono Aurora russare)
PRINCIPE: Cos’è questo strano strano rumore?
(Ancora si sente solo Aurora russare)
CENERENTOLA: C’è qualcuno che russa!
BIANCANEVE: Guardiamo dove sta
(Si guardano in giro e vedono Aurora addormentata)
CENERENTOLA: C’è Aurora!!! Dorme!!! Che stupida, alla fine si è punta con il
fuso!!!
BIANCANEVE: E ora? Proviamo a svegliarla?
CENERENTOLA: Sì, ma come? Dorme come un ghiro!!!!
PRINCIPE: Ma voi due mi avete detto che sapete suonare la chitarra e la batteria!!!! Dove sono i vostri strumenti?
BIANCANEVE: Io quando sono scappata mi sono portata la mia splendida chitarra elettrica, non avrei potuto rinunciarci per niente al mondo!!! L’ho appoggiata all’ingresso del castello, ora la vado a prendere!!!!
CENERENTOLA: Io per scappare più in fretta ho smontato la mia batteria e l’ho
messa in un sacco, ora vado a rimontarla
(Escono e tornano con chitarra e batteria)
CENERENTOLA: Eccola ricostruita, guarda come è bella la mia batteria!!!
BIANCANEVE: Eccomi, cominciamo a suonare?
145
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
PRINCIPE: io proverò a cantare, vediamo che succede
(Cantano)
AURORA: (sbadigliando) Che forza ‘sta musica!!!! Ma chi è (vede gli altri) Biancaneve! Cenerentola! … e tu chi sei?
PRINCIPE: Sono il Principe!!! Siamo scappati dalle nostre case
BIANCANEVE: I nani erano insopportabili, la strega cattiva ancora mi cerca….
CENERENTOLA: La matrigna e le sorellastre mi hanno proprio stufato, e lui (indica il principe)
PRINCIPE: Beh, io non volevo proprio sposare una belloccia che neanche conosco!!!! (Guarda Cenerentola) anche se conoscendoti meglio….
CENERENTOLA: Fatti passare certe idee, io ho deciso che voglio girare il mondo
e seguire la mia passione per la musica
AURORA: Io so cantare divinamente, una fata madrina mi ha donato proprio
la voce bellissima quando sono nata……IDEA……
TUTTI INSIEME: FORMIAMO UNA BAND!!!!
BIANCANEVE: Sì, gireremo il mondo….
CENERENTOLA: Conosceremo posti nuovi….
.PRINCIPE e AURORA: Canteremo….che bello!!!!
TUTTI: ANDIAMO!!!!!
146
grandi prosa
I bambini
giochiamo con gli acrostici
ScuolaPrincipe di Piemonte - IV B
B come borbottano
A come assillanti
M come mostriciattoli
B come baccano
I come indifesi
N come noiosi
I come intelligenti.
I bei bambini,
borbottanti mostriciattoli
assillano mamme e maestre
con il loro noioso baccano
spesso indifesi,
ma assai intelligenti.
Oh...! I bambini...
147
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Qualcosa di speciale
Classe IV B scuola D’Antona - Biagi
Salve a tutti, mi chiamo Cucciolo, sono un bambino di sei anni e frequento la
prima elementare in una fantastica scuola romana. Ho due genitori speciali, un
fratello e una sorella strabilianti e ho anche due cani, uno più bello dell’altro.
Sono goloso e adoro il budino al cioccolato. Il mio colore preferito è il rosso,
perché mi ricorda i fiori e il cuore grande che dovrebbero avere tutti.
La mia grande passione è il nuoto. Nell’acqua mi sento libero di muovermi
come un pesce lanterna negli abissi. Mica faccio dorso o cose così, ma una terapia in acqua davvero mitica!
Ehm… in verità ho un piccolo grande problema: non posso muovermi come
vorrei. Ogni azione per me è una sfida. Sto affrontando la vita con tutte le mie
forze e ad accompagnarmi c’è la mia carrozzina. Lei è un’amica, un punto di riferimento e di forza, il mio scudo personale, perché grazie a lei sono capace di
esplorare il mondo e sentirmi una tigre coraggiosa! A volte però mi sento in
gabbia come un uccellino indifeso, che rovina man mano le sue alette morbide
tra le sbarre fredde e argentate
Vestirmi è difficilissimo come una missione impossibile, io cerco di collaborare
ma non si vede molto e mi dispiace non poterlo fare da solo. Non posso neanche scegliermi i vestiti o le scarpe e neppure dire se sto comodo o meno. Mi
piacerebbe tanto andare in bagno da solo, invece non posso nemmeno dire
quando ne ho bisogno, ma lo devono capire gli altri.
148
grandi prosa
Ho difficoltà a mangiare, devono imboccarmi e darmi cibi che hanno spesso lo
stesso sapore. Mi sono stufato delle solite pappette che mi danno! Mi piacerebbe mangiare i wurstel, il prosciutto crudo e le patatine fritte, ma… non
posso.
Posso vedere solo una piccola parte, molto limitata, di questo mondo così bello.
Comunicare è molto difficile per me, non riesco a parlare, posso farlo solo attraverso le espressioni del viso. Ho un sistema molto particolare: sorridere per
dire SI e piangere o fare brutte faccette quando voglio dire NO. Oppure nessuna
espressione e si può aspettare la risposta anche un anno! Vorrei dirvi cosa provo
quando i miei compagni mi danno carezze e abbracci, ma io non posso ricambiarli perché non ho la fortuna di muovermi.
La mattina mi piacerebbe dire “Buongiorno!” alla mia famiglia e cosa preferirei
a colazione. La sera vorrei raccontare le cose che ho fatto durante la giornata e,
se prendo un brutto voto a scuola, vorrei parlarne con i miei genitori, ma non
posso.
Vorrei esprimere i miei sentimenti e dire i miei bisogni, ma purtroppo non posso
farlo e mi dispiace tanto. Mi piacerebbe molto usare le parole e presentarmi
agli altri dicendo “Ciao!” e il mio nome. Quando qualcuno mi dà la mano, la
stringo con tutte le mie forze perché ho bisogno dell’affetto che gli altri danno
a me e che cerco di ricambiare. Tutti pensano che io sia debole, invece ho una
forza pazzesca.
E’ come se i miei sensi fossero più potenti di quelli dei bambini “normali”, la mia
capacità di percepire l’amore, ad esempio, è fortissima e penso di averla più
degli altri.
Ci sono persone che non sopportano di avere accanto bambini con problemi
149
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
come il mio. Nel mio palazzo abita una signora insopportabile che fa finta di essere gentile con me, ma non è così e io lo sento perché lei è una delle persone
che mi disprezzano. Voi avete presenti quelle persone? Sono tante. Il disprezzo
esiste, eccome! Anche se a volte non si vede, ma è qualcosa che si sente dentro.
Ci sono delle piccole cose che mi fanno capire se le persone che si avvicinano
a me sono buone o cattive. Ecco, io riesco a capire come sono anche dalla voce
e, ogni volta che sento la voce della mia vicina comincio a piangere e fare boccacce perché ho una specie di antenne SUPERSENSIBILI che mi vibrano quando
si avvicina qualcuno di negativo.
Mi dispiace essere così, però quando vengono persone che mi vogliono bene
tolgo il broncio e faccio uno dei miei migliori sorrisi.
Non mi spiego perché solo gli altri debbano aiutare me, vorrei anch’io poter
aiutare qualcuno. L’unica cosa che posso fare è donare amore a tutti e mi sembra che loro ne siano felici.
Il mio svago più bello è immaginare cose fantastiche, insomma volare con le
ali della fantasia. Mi piacerebbe giocare con mamma e papà e i miei amici. Vorrei
tanto avere un amico del cuore con cui confidarmi nei momenti difficili e perché no? Anche in quelli felici. Gli racconterei pure gli affari miei o i segreti, le
soddisfazioni e le mie più grandi paure.
Il mio compleanno è la festa che preferisco, perché cresco e spero di poter affrontare più facilmente la mia malattia.
Mi ricordo il giorno del mio quinto compleanno, tutti cantavano come se facessero il tifo per me! Quanto avrei voluto spegnere le cinque candeline da solo!
E alzarmi per abbracciare i miei genitori, applaudire a me stesso come se fossi
un supereroe e magari anche correre e urlare di gioia.
150
grandi prosa
Quando perdo di vista mia madre, mi sento perso e piango tanto che nessuno
può calmarmi, neanche i miei amici. Lei per me è… tutto!
Una volta abbiamo rivisto insieme le foto della mia nascita. In tutte mia mamma
mi teneva tra le sue braccia con orgoglio; io piangevo ma non perchè fossi triste,
anzi, ero fiero di me, immensamente felice di essere nato e di essere amato così
intensamente. Avevo tutto, quasi potevo non mangiare, tanto ero soddisfatto,
protetto e al sicuro come in un fortino. Mi sentivo accolto come quando ero
nella sua pancia.
Poi…
Ero piccolo e non ancora autonomo ma potevo fare le cose come gli altri. Un
giorno, un ago entrò nella mia pelle e… all’improvviso mi sentii bloccato e non
riuscivo a fare più nulla. Credo non esista un dolore così forte. Ero terrorizzato Oddio! - pensai - che cosa mi sta succedendo? Perché proprio a me? Aiuto, salvatemi! Vorrei uscire dal mio corpo e diventare uguale a tutti gli altri, perché tanti mi
giudicano per quello che sono fuori, quello che vedono. Non è giusto, tutti dovrebbero guardare dentro le persone. Anche se fuori non sono come gli altri
bambini, dentro lo sono, eccome!
La cosa peggiore in assoluto è quando mi accorgo di essere ignorato, non visto.
Anche se per me è più difficile essere notato per qualcosa di positivo. Solo un
occhio, anzi, un animo tenero e sensibile può riuscire a vedere che sotto l’apparenza si nasconde… un bellissimo tesoro.
Molti pensano che quelli come me non possano fare niente, ma non immaginano come ci si sente ad avere un vero problema.
Comunque io non mi considero diverso dagli altri, forse per i problemi sì, ma
151
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
per come penso, come sono, non credo, perché anch’io ho dei sentimenti
come tutti. Una cosa mi piacerebbe molto: essere trattato come tutti gli altri
bambini e poterlo capire dal comportamento spontaneo e naturale nei miei
confronti.
Mi piacerebbe essere definito un “extracomunitario” come in un racconto che
ho letto, nel senso che mi considero diverso solo perché ho qualcosa di speciale
per arricchire la mia comunità.
Ora però finiamola con i pensieri, voglio raccontarvi una giornata di scuola. Iniziamo ...
Non vorrei arrivare a scuola tardi, ma alle 8.30 come tutti i miei compagni.
Quasi sempre, però, trovo il posto auto occupato dalla macchina di qualche
genitore, che parcheggia senza pensare a chi ne ha più bisogno. Mi dispiace
molto quando le persone occupano i posti auto riservati per la fretta di accompagnare i figli a scuola. E’ difficilissimo trovare il posto libero. Così quando piove
devo bagnarmi tutto! E dico tra me e me “La giornata inizia male!”. Quasi mi
scendono le lacrime, perché mi sento triste e deluso da chi non capisce cosa
vuol dire avere un problema serio come il mio. Questo non mi sta bene, è ingiusto! Vorrei tanto poter urlare “Visto che non sono come voi, almeno lasciatemi libero il posto auto!” ma mamma mi ha spiegato che non tutti sono buoni.
Entro in classe e le maestre e i compagni mi salutano – Ciao Cucciolo! – poi
apro il mio quaderno e le maestre mi disegnano le cose per fare i compiti. Toccare quella giusta è un po’ difficile, ma io riesco a trovarla sempre senza mai
sbagliare, e questa non è fortuna, è soltanto bravura. Poi faccio un disegno con
la mano di Viola, la mia assistente personale a scuola.
A volte però, per quanto possa stare con gli altri, mi sento un incomodo, come
152
grandi prosa
se fossi aggiunto dopo. Allora devo pensare a un bel gioco da fare da solo, come
quando nessuno può giocare con me. Oppure posso fare come sempre, cioè
farmi accarezzare dai bambini, lo so, non è molto bello comunque.
Ho molti amici a scuola e persone che mi amano e mi sostengono e penso
spesso di dire “Grazie” a tutti quelli che mi aiutano, a tutte le mie maestre e soprattutto a Viola. Averla accanto è bellissimo, però anche un po’ imbarazzante
perché, vedendola vicino a me, può sembrare che io sia meno intelligente degli
altri bambini. Mi piacerebbe dirle che l’amo tanto per quello che fa, per i suoi
bei gesti, numerosi, gentili e delicati.
Da un po’ di tempo una classe di bambini grandi mi sta facendo visita quasi
ogni giorno e, quando devo andare a casa, mi vengono a salutare al cancello.
Sono molto vivaci e affettuosi con me e per questo li accolgo con un grande
sorriso. Con loro mi sento a mio agio.
A pranzo sono sempre l’ultimo a uscire dalla mensa, rimango sempre solo con
Viola per finire di mangiare. Ecco, questo è il momento che mi piace di meno,
quando io mangio ancora e gli altri se ne vanno, ma aspettate… Un giorno
sono arrivati altri bambini, quindi non sono apprezzato solo dalla mia classe e
dalla mia famiglia, ma da tutta la scuola. Chissà, forse sono un bambino speciale!
Mi sono meravigliato molto quando quei bambini sono venuti a farmi compagnia. Chissà chi verrà domani? Forse quella che mi dice sempre - Sei carinissimo!
- accarezzandomi la testa. Mi piace tanto quando mi accarezzano la testa. Un
giorno una di loro mi ha detto – Sei proprio una gran persona! – io le ho fatto
il sorriso più grande che potevo.
Vorrei dire loro - Vi voglio bene - ma forse già lo sanno, perché gli faccio sempre
i miei più bei sorrisi. Vi ringrazio, amici, delle attenzioni regalate, non mi scorderò
153
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
mai di voi, mi avete dato tanto affetto. Con il vostro aiuto sarò più forte di un
gigante!
E’ importante avere qualcuno che ti protegga e che sia tuo amico. E’ questo
che conta davvero: l’amicizia. La forza più grande al mondo, che non si può mai
spezzare e può resistere all’infinito. Anche per questo io sono contento di esistere, anche se con tanti problemi.
Le persone reali non possono, ma voi potete sentirmi o, per dirla meglio, leggermi grazie a questi bambini che hanno provato a mettersi al mio posto, a immaginare e a scrivere qui i miei pensieri…
Non posso dire di avere una vita triste, ma mi piacerebbe tanto che questa malattia finisse.
A volte immagino di guarire grazie ad una medicina miracolosa: l’Amore.
E di essere libero di muovermi come una farfalla che danza al ritmo delle foglie.
Penso che da grande potrei aiutare gli altri che ne hanno bisogno, facendoli
sentire accettati.
Certo, dovrebbe accadere qualcosa di speciale…
Ieri a scuola i bambini grandi sono venuti durante la ricreazione. Uno di loro mi
ha mostrato il suo violino e mi ha detto che avrebbe suonato per me.
Ero contento. Mi sono sentito importante. Mi piace molto la musica classica,
l’unica che riesce a calmarmi quando mi sento agitato e mi fa sognare splendidi
prati fioriti di tutti colori, soprattutto di rosso.
Quando lui ha iniziato a suonare, ho chiuso gli occhi e mi è accaduta una cosa
speciale… Ero in un’orchestra e suonavo insieme a tutti i musicisti, felice ed
emozionatissimo. Indossavo il vestito elegante, su una sediolina normale e
muovevo senza difficoltà le mie mani sul violino. In prima fila c’era tutta la mia
154
grandi prosa
famiglia e vedevo che mia madre piangeva di gioia…
All’improvviso ho sentito degli applausi veri, fortissimi e mi sono trovato nella
mia classe… Forse sono veramente famoso, l’ho sempre sognato e ora sono
famoso sul serio! Se la mia vita continua così, sarà la vita più bella che io abbia
mai vissuto, yuppiii !
155
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Lo straziante e rocambolesco
viaggio di Odisseo
Scuola Leonardo Da Vinci - V A
Quante pene ebbe Odisseo, uomo di
mille astuzie, dal cuore ardente, ricco d’ingegno.
Si era appena sposato con l’incantevole e
isterica Penelope e gli era nato un amore
di bambino, Telemaco.
Ma Odisseo dovette partire per la guerra
e, dieci anni dopo, quando era ormai terminata, egli non era ancora tornato.
Che fine aveva fatto? Era morto? O stava
completando l’album delle figurine Panini, su qualche isola, alla ricerca disperata
dell’ultima carta: la numero 782?
In realtà aveva sbagliato rotta sbarcando sull’isola dei Ciclopi con la sua barca
di pastafrolla. Lì incontrò il tenero nano Polifemo che, ogni giorno, aveva come
abitudine di mangiare una razione di uomini al barbecue. Per scappare dal pericolo, accecò delicatamente l’occhio di Polifemo, esclamando: - Se vuoi continuare a vedere , fai un salto dall’oculista!
156
grandi prosa
Le sue disavventure, però, non erano finite. Nel regno dei morti, vide defunti
che giocavano a dama e a scacchi. Poi arrivò nell’isola di Calipso, che lo tenne
con sé. Quando tentò la fuga, uno sciopero dei trasporti navali lo bloccò. Non
ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto di quello stravagante salterino di Ermes che
gli procurò una moto d’acqua.
Intanto, al palazzo, i Proci, approfittando della sua assenza, divoravano tutti i
suoi beni e, a Itaca, girava voce di un misterioso ladro di biscotti.
Dall’altra parte del Mediterraneo, Odisseo, grazie a Google maps,, aveva ritrovato la strada e si stava dirigendo verso Itaca.
Finalmente sbarcato in patria, gli apparve la dea Atene che lo trasformò in un
vecchio medicante. Il piano riuscì ma Odisseo svelò il suo segreto a Telemaco
e, dopo baci e abbracci, partecipò alla prova dell’arco, vincendo la gara.
Poi con l’aiuto dello stesso Telemaco, uccise i Proci e, vantandosi, si fece un
selfie con suo figlio, postandolo su facebook.
Così tutto tornò come ai vecchi tempi…ma rimaneva un enigma irrisolto: chi
era il ladro di biscotti?
157
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
vincitori premio letterario 2014-2015
PROSA RAGAZZI
1°PREMIO
CHE NE È STATO DI LUI
Scuola Secondaria Inferiore I.C. Circonvallazione Tuscolana cl. IIIE
Motivazioni: Un articolo di giornale diventa occasione di riflessione sul tema complesso dell’interdipendenza in un mondo globale. Un
testo di straordinaria efficacia, intenso ed emozionante. Pag. 212
2°PREMIO
ALICE E LE SUE EMOZIONI
Scuola Secondaria Inferiore Alessandro Severo cl.I A
Motivazioni: Sotto forma di fiaba gli alunni elaborano i loro vissuti cercando risposte alle paure
proprie della loro età. Un testo piacevole, curato
nella forma, con tratti di originalità. Pag. 216
3°PREMIO Ex AEQUO
MADYSON HILL
Scuola Secondaria Inferiore I.C. Circonvallazione Tuscolana cl. III D
Pag. 188
ONIRYA
Scuola SecondariaI I.C Circonvallazione Tuscolana cl. II E
Pag. 204
Motivazioni: I testi, accumunati nella scelta del
genere : fantasy, sono occasione per avventurarsi in un mondo magico, che spaventa e incuriosisce. Il coraggio e l’eroismo aiutano però
a trovare soluzioni a situazioni impossibili. Testi
complessi, a volte difficili, ma avvincenti.
158
sezione
ragazzi
prosa
p . 162
174
178
180
183
188
A quel che porta il sapere
Changed
Il sogno di Giovanni
La scatola nera
Che ne è stato di lui?
Madison Hill
204
Onirya
217
Alice e le sue emozioni. La fiaba delle fiabe
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
A quel che porta il sapere
Tuscolana II F
P
rima di iniziare a parlare del primo impatto che ha avuto con l’isola potrebbe farmi una breve contestualizzazione della sua vita, Sig. Trevor?”
A quella che sarebbe stata la presentazione della disavventura o dell’avvenimento che stava per cambiare la mia vita io esclamai semplicemente:
- Sì, beh! posso iniziare da ... - Cominciai a raccontare ma … mi persi! Raccontai
tutta la mia vita partendo dalla nascita per arrivare fino a quel momento. - Sì
posso cominciare dalla mia nascita. Sono nato a Brooklyn, un quartiere di New
York in uno dei mesi freddi, a Gennaio per essere pignoli...”.
E da quel momento continuai a lottare fino a quello che per me fu uno dei
peggiori della mia vita anche se per molti ragazzi di quell’ età potrebbe essere
niente.
" … Quindi, ho preso un 5 al secondo compito in classe di aritmetica del primo
quadrimestre del secondo anno delle scuole medie."
Da quell'affermazione mi aspettavo tutte le critiche da quel Thomas che in
classe era considerato il "saggio", ma continuai comunque: " ... non penso che
qualcuno abbia finito la scuola senza aver mai preso un 4 o un 5, ma per me
fu un incubo soprattutto perché … a dirle la verità io alle scuole medie e superiori non avevo una vera e propria vita sociale”.
Allora il giornalista mi interruppe per chiedermi se davvero ero sicuro di voler
parlare di quel momento della mia vita. Dopo aver riflettuto qualche secondo
non riuscii a dire altro che - "... forse è meglio andare avanti...” E passai a parlare
160
ragazzi prosa
di come avevo condotto la mia vita fino ad allora, di come avevo imparato ad
essere subito autonomo, dei miei genitori sempre assenti, ecc ma arrivai a parlare del momento che diede una grande svolta alla mia vita: - " Erano appena
stati affissi i risultati degli esami di maturità ed io stavo esultando per il mio
100/100, facevo con allegre battute con i miei già ex compagni e futuri colleghi
quando si trovò a passare da quelle parti il genitore di un’ex alunna uscita
l’anno prima. Egli aveva sentito voci che nella nostra scuola vi erano menti
molto acute e studenti con capacità fantastiche! Beh la mia cara amica Mary
era figlia di uno dei professori più importanti dell'Università di Yale ed era venuto ad osservarci all'uscita dei "quadri"! Feci una piccola pausa prima di riprendere, i ricordi pesano come macigni: - "Il padre di Mary mi invitò a fare dei
colloqui per entrare a studiare a Yale e aggiunse che non mi prometteva niente
ma che se mi fossi impegnato full time, cioè, non facendo assolutamente
nient’altro che studiare avrei potuto ricevere una borsa di studio per studiare
alla sua Università.
Da quel momento mi chiusi in casa a studiare. Quando mi presentai a sostenere i test richiesti per la borsa di studio, che superai senza problemi, eravamo
in tanti, in troppi e mi chiesi se tutti quelli che erano lì dentro si erano chiusi in
casa per studiare dalla mattina alla sera bevendo equazioni al posto del caffè
e mangiando problemi di geometria al posto dei biscotti come avevo fatto io!
Alla prova finali stava per scoppiarmi la testa! non ce la facevo più a pensare
contemporaneamente all’equazione di Dio e alle probabilità di essere ammesso. Erano veramente pochissime, appena una su un centinaio! Forse fu
proprio per quello che non mi presentai, ma quando uscirono i risultati risultai
vincitore della borsa di studio. Mi chiesi se era perché anche degli altri candi161
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
dati non si era presentato nessuno, nonostante tutto ero io quello che aveva
totalizzato più punti! Questo non me lo sono mai chiesto.
Appena iniziata l’università dimenticai il passato e capii che di persone che invece di giocare ai videogame si divertiva a progettarli non c’ero solo io. Da quel
momento cominciai ad avere veri amici.
Cinque anni dopo avevo preso la laurea in matematica avanzata e fui impegnato in molti viaggi sia per insegnare sia per imparare ma durane uno di questi viaggi l’aereo perse il controllo e io e tutti i passeggeri ci trovammo coinvolti
in un atterraggio d’emergenza sull’oceano Atlantico in prossimità di un’isola
che sembrava parlarmi. Mi diressi verso la terraferma senza neanche pensare
a quello che stavo facendo. La curiosità vinse la paura. Stavo andando incontro
a pericoli immensi che al mio confronto erano elefanti, ma mi diressi in quella
direzione come se non controllassi più la mia vita. Sull'isola trovai cose mai
viste prima, ma visto che nessuno mi ha creduto non ho potuto far conoscere
al mondo le meraviglie di cui ero stato testimone”.
Sono andato avanti per ore a raccontare quella esperienza convinto che finalmente il mondo avrebbe potuto sapere solo se il giornalista avrebbe fatto
bene il suo lavoro.
*
*
*
Invece la storia di Chris Burton era quella di un archeologo che da bambino
era sopravvissuto a un incidente navale avvenuto in prossimità di un'isola nell'Oceano Atlantico. Suo fratello Robert nel tentativo di salvarlo era misteriosamente scomparso dentro una grotta dove si riteneva si trovasse un misterioso
altare di pietra.
162
ragazzi prosa
Da grande Chris tornò a Towakath, questo il nome dell'Isola dove suo fratello
era scomparso. Lo attendevano un paio di mercenari intenzionati ad eliminarlo
che Chris evitò abilmente e raggiunse comunque l'altare. Quando arrivò trovò
Harry W. Grayson, il mandante dei sicari incaricati di eliminarlo, in possesso del
prezioso frammento di un fossile che gli conferì poteri misteriosi. I due, l’uno
di fronte all’altro, estrassero contemporaneamente ciascuno la propria arma e
… partì qualche colpo. Subito dopo il rombo di un elicottero coprì ogni altro
rumore. Solo dopo che il rumore si era fatto lontano Chris capì che l'uomo era
fuggito a bordo del suo elicottero. Grayson però nel breve scambio di battute
intercorse tra i due aveva accennato a Camilla Brawort, una vecchia amica di
Chris creduta morta nella tragedia del Tiriath. Chris comprese solo allora che il
frammento nelle mani di Grayson faceva parte di un potente e antichissimo
amuleto fatto a mano. Subito decise di mettersi alla sua ricerca.
S’incontrò con Anaya Icary, sua amica dai tempi dell'università e si diressero
nuovamente in Tiriath dove scoprì delle iscrizioni che sembravano parlare di
un mito. Sembravano identiche a quelle rinvenute diversi anni prima durante
una sua precedente spedizione.
*
*
*
Chris raggiunse quel che rimane del sito archeologico nel quale molti anni addietro alcuni dei suoi amici avevano trovato la morte, e vi si addentrò. Qui scoprì con sua grande sorpresa che non c’era alcuna traccia dei resti di Camilla
Brawort, il che lo convinse che questa non fosse morta, e che aveva taciuto la
sua sopravvivenza per nascondere la scoperta di qualcosa che non voleva rivelare a nessuno.
163
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Chris continuò ad ispezionare in luogo finché non rinvenne la copia del manufatto misterioso. Era una lama preistorica dalla quale deriverebbero molti miti.
Intanto Rosie, una dei suoi collaboratori che lo accompagnano in questa missione, scoprì un altro frammento della medesima lama che era però in possesso di Zuu Lee, noto esponente della triade di mercenari con il quale Chris
aveva già avuto a che fare in passato.
A quel punto abbandonò le ricerche per recarsi a Pechino, dove, tra l'altro era
stato invitato ad un’asta di manufatti antichi organizzata dal suo amico Rishiguran un ricco magnate dell’industria d’arte.
Quando arrivò l’asta era appena cominciata e mentre il “battitore” chiamava
gli acquirenti a fare le loro offerte, Chris stava dicendo a Rishiguran delle sue
recenti scoperte e delle ragioni che gli avevano fatto accettare l’invito. Improvvisamente l’ asta venne interrotta: era arrivato Zuu Lee scortato dalle sue guardie. Era venuto a sapere dell'arrivo di Chris e delle sue intenzioni e si era
organizzato per ucciderlo. Lara, che era della scorta di Chris, si fece strada tra
le guardie del corpo che occupavano la struttura, raggiunse Zuu Lee e lo sfidò
a duello aperto. Lo scontro a fuoco ebbe un esito tragico. Infatti benché Zuu
Lee potesse avvalersi dei poteri di un pezzo della lancia muore. Infatti, Chris,
approfittando dello spazio che si era fatto tra la folla per l’arrivo di Lara, estrae
la pistola calibro 7.70, una mini-kill, mira e spara fulmineo. Lo uccise. Recuperò
la punta della lama.
Rosie e gli altri seguirono le tracce di Grayson e scoprirono che stava svolgendo
altre ricerche in Etiopia. Chris allora si recò in Africa, raggiunse l'ingresso di
un'antichissima città appena scoperto e seguì i “tombaroli” che l'avevano preceduto.
164
ragazzi prosa
Alla fine dell'inseguimento Chris dovette affrontare Grayson, che gli rivelò l'esistenza di un manufatto, la "Forgia di Zeus", che avrebbe avuto il potere di riforgiare i pezzi della lancia. Durante il duello Grayson fece uso dei poteri del
pezzo della spada in suo possesso. Tuttavia Lara, un altro membro della squadra di Chris, lo sconfisse sottraendogli il pezzo. Garyson riuscì a non morire
dandosi alla fuga.
Rosie, intanto venne in possesso di informazioni su un incidente avvenuto
presso un laboratorio segreto nel Texas. La squadra di Chris sospettò che la
causa fosse un altro pezzo della lancia.
Chris raggiunse il luogo, ma ancora una volta fu preceduto da Grayson e dai suoi
mercenari. Lo scontro fu inevitabile, ma essendo i mercenari in netta superiorità,
per seminarli Chris fu costretta ad escogitare un espediente. Requisì una moto
con la quale raggiunse un treno diretto nella vecchia base dove si erano tenuti
gli esperimenti. E quale fu la sorpresa? Ritrovarsi a faccia a faccia con la vecchia
amica Camilla! Si era alleata con Grayson per rimettere insieme tutti i pezzi della
lancia. L'archeologo cercò di farla ragionare, ma la donna non aveva alcuna intenzione di perdonarlo per non aver cercato di salvarla durante l’attacco della
misteriosa bestia che li aveva aggrediti durante l’ultima spedizione insieme. Raggiunta la sala degli esperimenti Camilla gli aizzò contro una dozzina di soldati
addestrati al peggio. I soldati distrussero il ponte che conduceva alla sala dove
lei si era asserragliata per impedire a Chris di raggiungerla. Tuttavia non si sentiva
al sicuro e fu costretta a trovare una via secondaria per mettersi in salvo. Il tragitto
seguiva un anfratto sotterraneo naturale abbastanza angusto. Durante l’attraversamento scoprì molto sul pezzo di lancia lì custodito.
Quando riuscì a raggiungere la sala, Lara venne attaccata dai soldati, ma Chris,
165
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
con l’aiuto di un enorme generatore elettrico, riuscì a distruggere la porta e a
fermare i soldati. Poi recuperò un'altra parte della lancia e fuggì.
Chris e Rosie analizzarono i vari frammenti trovati nella base e si accorsero che
effettivamente senza la cosiddetta Forgia di Zeus essi non potevano essere
riassemblati. In realtà quello rinvenuto anni prima era solo un cenotafio che
celava nelle sue fondamenta le rovine di una necropoli medievale. Esplorando
la Necropoli Chris si trovò presso una cava semisommersa, il vero mausoleo
dove sono tumulati i corpi dei Cavalieri Templari e della stessa Giovanna D’arco
di cui i templari avevano preso in consegna il corpo e ne custodivano le ceneri.
Chris la recuperò e ritornò a casa sua.
Il manufatto era stato in effetti rinvenuto dal nonno di Chris molti anni prima,
ed altro non era che una fibbia che il fratello indossava il giorno in cui scomparve nel nell’Atlantico presso l’isola di Towakath. Chris dovette dunque far ritorno sul luogo dell'incidente, nel punto in cui giacevano i rottami della nave.
E’ qui che s’incontra con ….
Chris ritrovò il pezzo mancante, e giunto all'altare dove si era scontrato con
Grayson capisce anche che la lancia del Destino, oltre ad avere spaventosi poteri, è in grado di attivare i portali celati negli altari di pietra, che collegano lo
spazio e il tempo: forse grazie a essi può rintracciare sua fratello e portarlo in
salvo. L'altare è irrimediabilmente rotto, così Chris fa ritorno a quello del Kirith,
dove trova Camilla e Grayson. Grazie al potere della lancia Chris ha la meglio
su di lui e il suo esercito, e in seguito vince anche contro Camilla e il loro passato, dopodiché inserisce la lancia nell'altare. Una volta attivato il portale, Chris
vede suo fratello e capisce che ciò che sta accadendo al di là del portale non
è altro che l'episodio vissuto da piccolo, nel quale il fratello scomparve.
166
ragazzi prosa
Cercando di evitare la sua scomparsa, Chris intima al fratello di non toccare la
lancia ma il fratello non sentendo, tocca la lancia e viene risucchiato nel portale,
che esplode. Chris ha una furiosa conversazione con Grayson, il quale gli rivela
che suo fratello potrebbe non essere morto e potrebbe trovarsi ad Asgard.
Chris lo stordisce e va via, determinato a compiere nuove ricerche per trovare
suo fratello.
*
*
*
Durante l’estate molto calda del 1953 ebbe iniziò anche la storia di cinque ragazzi catapultati nel passato.
Cinque fratelli rimasti orfani sopravvivevano per strada procurandosi il minimo
indispensabile per vivere. Il più grande, Tom, aveva 16 anni e cercava di accudire i minori, anche se non era molto facile. Tom era il più bello dei cinque,
magro, anzi troppo magro a causa delle privazioni che doveva sopportare,
biondo, occhi color della senape, tipici dei ragazzi inglesi dell’ epoca, carnagione chiara anche se appariva più scura per effetto del misto di smog e abbronzatura per il lungo tempo che trascorreva in strada. Tom svolgeva i lavori
più umili finché non decise di arruolarsi volontario alla seconda guerra mondiale. Pensava di cambiare il mondo e di assicurare ai fratello un futuro migliore. Quando partì però i fratelli restano soli. Finché i loro genitori erano stati
in vita erano stati ricchi e Tom aveva potuto frequentare il college ed era diventato un buono studente. Dopo la morte dei genitori cercò di insegnare
tutto quello che sapeva ai fratelli.
Un giorno una misteriosa figura si guadagnò la loro fiducia e li convinse ad entrare nella sua casa dove i ragazzi ricevettero da mangiare e un letto per dor167
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
mire. I quattro ragazzi, dapprima sospettosi finirono per farsi attrarre da quel
tanto ben di Dio che avevano a loro disposizione che decisero di rimare.
Con il passare dei mesi impararono una nuova arte, quella di rubare, completamente inconsapevoli che fosse una cosa sbagliata. Non avevano più Tom
per guida e da soli divennero una facile preda.
In poco tempo divennero i fratelli più ricercati d’Inghilterra. Sulle loro teste
pendevano con circa 10 000 sterline di ricompensa a chiunque fornisse informazioni sulla loro posizione alle forze dell’ordine. Anche di questo erano tenuti
all’oscuro.
Un giorno mentre erano nascosti in un angolo di un vialetto per progettare
una nuova rapina alla Gringot, la banca di Stato d’Inghilterra e Lucas, come
sempre granata e coltellino a portata di mano, stava illustrando tutti i particolari del colpo ai fratelli accadde qualcosa di soprannaturale. Furono sorpresi e
travolti da una “gemma” misteriosa. Lucas, che ora aveva preso il posto di Tom
partito per la guerra, la raccolse. Al contatto del calore della mano la pietra si
sgretolò, ma prima fecero in tempo a vedere l’iscrizione che riportava. Una
frase che non riuscirono a leggere. Tom era l’unico che sapeva leggere!!!“ Ma
mentre tentavano di leggere la gemma si divise in frammenti ed emise un bagliore. I ragazzi si smaterializzarono e scomparvero lasciando soltanto il foglio
svolazzante del progetto della rapina.
*
*
*
Misteriosamente anche Tom si ritrovò con loro caduto a grande velocità sul
terreno dove potevano trovarsi i fratelli privi di sensi. Erano tante le domande
che gli passavano per la testa, ma la prima a cui diede importanza fu quella di
168
ragazzi prosa
sapere se i fratelli erano vivi e se stavano bene. Senza dare importanza al dolore in tutto il corpo causata dalla velocità di caduta si mise in cerca dei fratelli.
Ore e ore di ricerche senza successo. Camminando notava molte cose: l’ assenza di palazzi o di fabbriche l’unica cosa che si vedeva erano praterie immense. Staco ad un certo punto si acquattò a riflettere. Gli veniva da piangere,
non sapeva da dove cominciare. Che cosa aveva provocato la sua caduta?
Dove si trovavano? Un flash back gli mostrò una strana gemma divisa in cinque
pezzi che si era dissolta al calore umano e aveva smaterializzato i cinque fratelli
anche se si trovavano a molti chilometri di distanza.
Vagando alla ricerca dei fratelli si trovò vicino al vecchio altare dove già si erano
ritrovato Tevor e Chris con le loro squadre. Tutti cercavano qualcosa, chi il
senso di un'iscrizione, chi il fratello ricomponendo i frammenti di un fossile misterioso, chi una gemma e i fratelli e chissà quanti altri sarebbero arrivati in
quel luogo misterioso per cercare qualcos'altro.
*
*
*
I protagonisti misero in comune le loro forze e le loro intelligenze per cercare
di decodificare il significato di che intendevano le pietre. Il messaggio si sarebbe rivelato solo ricomponendo tutti i frammenti. Ma da dove iniziare?
Mentre camminavano nervosamente avanti e indietro ritornavano in mente
ora un frammento di una frase, di un'iscrizione, di un simbolo comparsi sui
pezzi della lancia-gemma. Di volta in volta sembrava loro di trovare il bandolo
della matassa. E ogni volta ricominciavano daccapo. "Il frammento si trova lì
dove sei apparso". E uno si precipitò nel luogo da dove era partito. Si avviò perlustrando la zona piena di carcasse di ogni genere persino di armi, tende, ospe169
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
dali da campo, campi di allenamento, taverne e forche per l’impiccagione.
Tevor invece aveva sperimentato l'Altra Dimensione e quando si riprese si difese
in modo esemplare grazie alla sua esperienza di esploratore. Tom si difese grazie
all'esperienza maturata durante la guerra mondiale che però non bastò cadde
dolorante mentre i mercenari di Grayson e Camilla lo catturavano. Cercò di opporre resistenza ma era praticamente impossibile per la forza degli uomini che
lo bloccavano e prigioniero due guardie lo portarono davanti al capo: Grayson.
Tom aveva raccolto una granata mentre perlustrava l'area dell'altare prima di
essere catturato e con grande abilità ne lasciò cadere una proprio lì vicino.
Grayson lo guardava con aria sprezzante, gli girò due volte prima di chiedergli
chi era, ma lui non rispose. Gli chiese anche se era una spia Inglese, ma Tom
non gli rispose neanche questa volta. Alla fine, stufo, ordinò di impiccarlo. Mentre le guardie lo trasferiscono sul luogo dell'esecuzione Tom, con uno scatto
felino afferrò il suo amatissimo coltellino per liberarsi dalle cinghie, dalle due
guardie con una precisione infallibile e uscire di corse verso la granata e la fece
scattare, poi corse via il più velocemente che poté inseguito dai soldati, ma
proprio in quel momento la granata esplose e Tom si salvò solo per pochissimo. Prese l’accetta e dopo un po’ di lavoro il pennone cedette e Tom poté
recuperare il primo frammento di "gemma". Corse verso un bosco lì vicino e
dopo aver recuperato i vestiti e si sedette al riparo ad osservare il frammento
di fossile. Un altra incisione, un altro frammento di messaggio: “ora i tuoi fratelli
devi solo aspettarli". Incredulo si guardò intorno e tornò a rileggere il messaggio, ma era già scomparsa.
Tom rassicurato e stupito si sdraiò per terra a guardare il cielo.
Nel frattempo Chris aveva trovato una fessura al lato sinistro del vecchio altare
170
ragazzi prosa
nella quale infilò la lancia-gemma che aprì il portale e questa volta fece in
tempo ad avventurarsi fin dove il percorso glielo permise. Quando non poté
più andare avanti si trovò in una valle illuminata da un fascio di luce solare. Attraverso la nebbia vide delle ombre che si agitavano. I frammenti della Forgia
di Zeus si erano ricomposti e avevano preso corpo. Quel mondo brillava in
tutto il suo splendore e suo fratello era lì nell'alone di luce. Era arrivato ad
Asgard. Si avvicinò a suo fratello e attese che si accorgesse di lui e quando l'altro lo vide si guardarono a lungo perplessi cercando l'uno nell'altro i segni della
loro fratellanza. Infine si abbracciarono.
Quando risalirono in superficie trovarono Tevor che pure aveva vissuto l'esperienza dell'oltre tempo e dell'oltre spazio insieme al fratello di Chris, euforico,
divorato dalla smania e dall'esaltazione. Voleva far conoscere la sua esperienza
al mondo e sperava che il giornalista fosse in grado di scrivere la sua testimonianza in modo esemplare.
Intanto arrivarono anche i fratelli di Tom e tutti insieme cercano di esplorare
le energie e i poteri del fossile "lancia-gemma" per capire come far ritorno a
casa.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Changed
Tuscolana I E
M
arco, Zoey, Luca, Serena e Azzurra stanno organizzando uno spettacolo teatrale intitolato "Changed".
Marco è il coreografo, Luca il manager, Azzurra la ballerina classica,
Serena la ballerina hip hop e Zoey è l'attrice.
Si erano conosciuti ad un concorso che selezionava bravi artisti per la realizzazione di
un musical. Azzurra interpreterà una parte nel “Lago dei cigni” con Mattia, un amico di
Luca, che tanto aveva insistito per avere quella parte. Zoey vestirà i panni di un personaggio del famoso drammaturgo William Shakespeare.
Quando arrivano in teatro, Marco chiama subito i suoi amici sul palcoscenico per le prove.
Fin da subito nasce un problema: tutti hanno paura di sbagliare, tutti sembrano terrorizzati dal palcoscenico. Marco si trova a dover esercitare un ruolo che non gli compete:
quello di psicologo. Deve aiutare i suoi giovani artisti a familiarizzare con il palcoscenico,
incoraggiarli, rassicurarli e ... tanto altro.
Zoey che è preoccupata per le difficoltà da superare con una parte che non riesce ad
interpretare con l'emozione giusta, Serena che prova i passi della sua coreografia cantando sottovoce, fra sé e sé i pezzi della canzone, mentre Azzurra studia e analizza le
prese acrobatiche e pericolose che deve eseguire con Mattia. Insomma ognuno di loro
si impegna ad adeguare le proprie abilità alle difficoltà dell'opera intera.
Marco, che deve occuparsi di tutto e di tutti, deve seguire la coreografia, la sceneggiatura, le scenografie e mettere insieme il puzzle tenendo conto anche delle abilità professionali dei ballerini-attori, fa esibire prima Serena che balla in modo convincente
172
ragazzi prosa
senza paura e fortunatamente non fa errori. Poi si esibisce Zoey nei panni di Giulietta
Capuleti: ricorda tutto ma è un po' tesa. Azzurra all'inizio non voleva neanche provare,
ma quando arriva Mattia si decide e balla molto bene, però lo stesso non è contenta e
se la prende con Luca perché non ha messo neanche una scena romantica nel loro
balletto. Lo minaccia: "Se non ci sarà una scena con bacio nel balletto me ne vado immediatamente." Serena, che ha sentito tutto, va da Azzurra e la ricatta: - Se non ti ritiri dal balletto confesso a Mattia il fatto ...
Azzurra non sa se cedere o combattere. Però, sia Mattia che la parte nel balletto sono
molto importanti per lei, quindi, prende tempo e chiede: dammi un po' di tempo per
pensarci. A Serena piace Mattia e spera di ottenere le parti di Azzurra e se questa si ritira toccherà
a lei interpretare le parti del balletto con Mattia. Riicatta Azzurra per invidia e gelosia!
Intanto, Zoey ha scoperto una passione e un talento per il canto, va da Luca e Marco per
chiedere: - Posso inserire un pezzo cantato nello spettacolo? Marco e Luca si guardarono
perplessi e poi dissero: - Vogliamo prima sentirla! - e questo basta per entusiasmarla.
Una volta preso fiato Zoey inizia a cantare. La sua è un’interpretazione esemplare. Rimangono tutti a bocca aperta, nessuno parla, ma Zoey ha la parte che ha chiesto. La
ragazza prima incredula fa salti di gioia, poi raggiunge Azzurra per riferirle la notizia,
ma si trova davanti un'amica molto triste. Si fa raccontare il motivo: - E' stata ricattata
da Serena e non sa se cedere o sfidarla.
Zoey le promise che si sarebbe impegnata a convincere Serena a desistere dal suo proposito e, nello stesso tempo avrebbe insistito con Luca e Marco per aggiungerle la
scena del bacio nello spettacolo.
A quel punto Zoey, vedendo Azzurra in quelle condizioni, decide di aiutare la amica
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
che le vuole veramente bene e non può lasciarla sola proprio ora che lei .... a saperla
così triste si sente egoista ora che lei ha raggiunto lo scopo insperato, far valere il suo
talento. La sua amica invece .... Non sarebbe riuscita nemmeno a godersi la sua di felicità! La sua era stata una bella interpretazione! Che bella opportunità quella che hanno
dato Marco e Luca!!!
Innanzitutto Zoey pensò fra sè che avrebbe dovuto convincere Serena a rinunciare a
Mattia perché in realtà a lei il ragazzo non piace affatto. Si tratta solo di un capriccio
dettato dalla sua invidia per Azzurra.
Mentre sta ancora elaborando le sue idee e non sa ancora come agire, vede da lontano
Serena seduta su una panchina all’esterno del teatro per una pausa, la raggiunge e
inizia a parlarle di argomenti futili, così, per rompere il ghiaccio.
Una volta entrata in confidenza con Serena, Zoey inizia ad elencare i difetti di Mattia,
difetti fisici e del carattere, anche esagerando un po’, ma visto che era a fin di bene,
Zoey non si fece scrupoli.
Racconta a Serena che Mattia ha il naso storto, le orecchie troppo grandi, inoltre è basso
e ha troppi brufoli. Poi aggiunge che è un ragazzo presuntuoso e noioso, fatto che alle
donne di solito non piace mai.
Subito dopo questo elenco di difetti, Zoey inizia ad adulare Luca, giustificando il suo giudizio
riconoscendo a Luca il privilegio di avere qualità di gran lunga superiori a quelle di Mattia.
Non è difficile convincere Serena che Mattia non è all’altezza di Luca. Infatti, Zoey inizia
ad sottolineare i tratti positivi del carattere di Luca fino a farlo apparire più bello di
quanto non sia nella realtà.
Ciò che convinge completamente Serena è il colpo di genio di Zoey: confidò a Serena
che Luca, a suo parere, aveva un debole per lei.
Questa rivelazione fa accendere negli occhi di Serena una luce di attrazione verso Luca
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ragazzi prosa
che ora lo vede come un principe azzurro. Inoltre, Serena ha praticamente dimenticato
Mattia con il ricatto ad Azzurra.
Una parte del piano quindi era completata!!!
Ora Zoey deve convincere Luca ad inserire la scena del bacio tra Azzurra e Mattia.
Bisognava convincere Luca di avere veramente un debole per Serena!!! e convincerlo
anche che Serena non sa decidersi se scegliere lui o Mattia. Deve fare in modo che Luca
presti attenzione a Serena e che Serena abbandoni per sempre l’idea di fidanzarsi con
Mattia. Solo così può accattare che Azzurra baci Mattia nella scena del balletto. C’è un
solo modo per farlo: mettere un bacio nel copione dello spettacolo.
A Zoey non resta che andare a portare la notizia ad Azzurra!!! La parte del bacio è stata
inserita e che Mattia è tutto per lei. Superato questo problema, ne sorgono altri. Arriva
il momento delle prove. Provare è snervante, e man mano che si avvicina la data della
rappresentazione pubblica, diventano sempre più serrate e frequenti.
Azzurra e Serena sono ancora un po’ nervose quando parlano fra loro e quando si incrociano dietro le quinte del palcoscenico, probabilmente perché non si sono ancora perdonate del tutto e il giorno dello spettacolo era sempre più vicino. La tensione cresce a
dismisura e durante le prove i balli vanno molto male.
Mancavano 7 giorni allo spettacolo e l’unica persona calma è Zoey che però sfortunatamente è molto raffreddata e non riesce cantare bene e a riportare il successo di pubblico che si era immaginato.
La tensione sparì poco prima dell'inizio dello spettacolo. Zoey guarì appena in tempo
per interpretare la sua parte.
Lo spettacolo andò benissimo tanto che gli spettatori lanciarono tanti fiori sul palco.
Dopo lo spettacolo Serena si fidanzò con Luca e Azzurra si fidanzò con Mattia e finalmente
le due ragazze tornarono amiche come prima, anzi, molto più di prima.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Il sogno di Giovanni
Tuscolana I F
G
iovanni, tornato nella sua cameretta, riaccende la tv e si mette a guardare il suo programma preferito, ma non è entusiasta come le altre
volte. I suoi pensieri sono altrove. Dopo un po’ si addormenta seduto
sul divano. Giovanni sogna qualcosa di insolito: in un campo minato,
trova un fucile incastrato in una rete, accanto ci sono una maschera e un libro con una
copertina nera con scritte incomprensibili incise. Si piega a raccoglierlo e comincia a
leggere, ma durante la lettura, un uomo lo benda e lo trascina via. Giovanni si ritrova
dentro una stanza buia dove una donna lo accarezza e lo rassicura: - Non ti preoccupare
non succederà niente. Anch’io sono qui imprigionata come te” – disse la donna -“Sono
qui da qualche giorno, e mi trattano molto bene”- Lo dice solo per non far spaventare
il bambino.
Giovanni però non sembra convinto: - Sei proprio sicura? La donna annuisce. In realtà la donna è la madre di un ragazzo ucciso dai guerrieri di
Abu Bark Al-Baghdadi, per aver rinnegato la religione islamica. Mentre la donna sta tentando di rassicurare il piccolo vengono a prenderli per portarli fuori dalla cella per assistere all'uccisione di un giornalista. Ma proprio quando Abu Muslim Al-Turkmani
punta la pistola alla tempia del giornalista, Giovanni si svincola dalla stretta dei suoi carcerieri e corre verso l'uomo che sta per premere il grilletto alla tempia del professionista
e lo butta per terra.
Il comandante del plotone di esecuzione gli grida: - Vuoi che uccida anche te, poppante?! 176
ragazzi prosa
Giovanni risponde di no con la testa, ma con un gesto improvviso da un colpo alla
mano del ‘boia’ che tiene la pistola che fa saltare la pistola in alto, e con una grande
parabola atterra e si frantuma in mille pezzi!
Giovanni si sveglia di colpo e corre in cucina dalla madre, che sta preparando la cena e
le racconta lo strano sogno che ha fatto. La madre con infinita tenerezza lo consola e
gli spiega quello che sta accadendo in Medio-Oriente per colpa di guerrieri appartenenti all’ISIS, una sigla nobile per mascherare un comportamento barbaro. Poi conclude: - Bravo! Sono fiero di te! È così che dovrebbero fare tutti, invece di nascondersi
dietro ciascuno dietro i fatti propri.
Giovanni comprende tutto quello che sta succedendo negli stati del medio Oriente e decide
di fare una ricerca per approfondire la sua conoscenza della situazione.
Arriva l'ora della cena, Giovanni mangia e va a letto senza accendere la TV. Adesso è
più sicuro e cerca di essere positivo pensando che tutto terminerà al più presto. Tuttavia
è certo che dopo questa guerra niente sarà più come prima. È convinto che i suoi progetti sulla sua vita da grande deve tenere conto della presenza di persone come i combattenti dell’ISIS che in qualsiasi momento della storia possono sbucare come funghi
e … tutti si trovano a cambiare i loro progetti.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
La scatola nera
Tuscolana III H
D
opo aver appoggiato a terra l'ultimo scatolone contenente dei costosi
piatti in porcellana, sono pronta a riposarmi. Il trasloco è sempre faticoso e io, sono sollevata di averlo terminato. Prima che i miei muscoli
si possano riposare come meriterebbero, il volto truccato di mia madre
fa capolino accanto allo stipite della porta della mia nuova stanza. Sta andando a lavoro
e non tornerà prima delle dieci. Dopo estenuanti minuti in cui sento solo il mio respiro,
decido di alzarmi dal letto per esplorare la mia nuova casa.
E' una semplice casa, né troppo grande, né troppo piccola; per gioia della mia curiosità
c'è anche una soffitta. Dentro vi sono cianfrusaglie che dovevano appartenere ai vecchi
proprietari, ma anche cose interessanti, come libri, o vecchi film e riviste.
Un piccolo libricino impolverato attira la mia attenzione in modo particolare, è tutto
impolverato e ingiallito, ma riesco comunque a leggere il titolo sulla pagina principale:
“The Pixel World”.
Solo in seguito mi accorgo che non è una storia, ma un libretto delle istruzioni, uno di
quelli che nessuno leggerebbe mai. Sembrerebbe di un videogioco degli anni ottanta;
spero di trovarlo da qualche parte in questa soffitta. Dopo vari minuti a scavare nella
marea di scatole, riesco a trovarlo. E' una scatolina nera collegata con vari fili ad uno
schermo. Senza perder tempo lo accendo impaziente. Mentre premo i pulsanti a caso,
lo schermo resta nero senza emettere alcun suono. Odio perder tempo e ora lo sto
sprecando. Lancio la scatola contro il muro. Me ne vado scocciata, quando sento delle
vibrazioni alle mie spalle. Mi basta girarmi per un instante, per capire che la scatola si è
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ragazzi prosa
animata. Curiosa, mi avvicino, la scatola si riavvia. Non faccio in tempo a toccarla quando
vengo accecata da fasci di luce e perdo i sensi. Quando riapro gli occhi mi rendo conto
che l'ambiente in cui mi trovo non è piu' la vecchia soffitta. La paura è fissa sul mio
volto, non capisco dove sono e come ci sono arrivata. Le tempie mi pulsano dolorosamente facendomi sembrare tutto piu' confuso e surreale. Ho paura di impazzire, questo
non è il mondo in cui vivo, o meglio in cui vivevo! Sono completamente sola ed abbandonata alla certezza di star sognando. Ricordo vagamente come sono arrivata al
punto di immaginare le cose. E sono ancora stordita a causa dei forti fasci di luce che
mi avevano sopraffatta poco prima di raggiungere il videogioco.
Decido di assecondare la visione cominciando a camminare in quel mondo reprimendo
il panico. Mi sento più tranquilla, ma non riesco a capacitarmi che questo stia capitando
proprio a me. Mi trovo in una città piena di rumori metallici. Comincio a pensare che
questo non sia un semplice sogno. Man mano che i miei piedi si muovono sull' asfalto,
uno stridìo nella mia testa mi spaventa. La mia mano va a toccare automaticamente la
tasca della mia felpa .Sento un rigonfiamento, non avevo nulla in tasca prima di entrare
in questo posto. Non devo toccare nulla e non devo vederlo, lo so, è una strana senzazione alla bocca dello stomaco, so quello che devo fare, ovvero portare l' oggetto della
felpa in uno specifico posto. Prima che possa razionalizzare il tutto comincio a correre
per le vie. Una calma mi ha pervasa completamente. Pian piano trovo la strada, sto andando nella giusta direzione. Dovrò affrontare dei pericoli.
Una visione di mia madre appare nella mia mente, non dovrei stare qui, dovrei tornare a
casa e smettere di sognare, ma i miei piedi non si fermano. La mia mente elimina ogni
pensiero o preoccupazione superflua, lasciandone solo uno: consegnare l'oggetto. Ancor
prima di accorgermene sono in una zona sorvegliata. Ancora la mia parte razionale sopraggiunge, sorvegliata da chi? Come in risposta alla mia silenziosa domanda, file di droidi
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
e robot da ogni direzione mi intrappolano dividendomi dalla strada da seguire.
Combattere e proteggere l'oggetto. Non sento nessuna emozione mentre i proiettili
delle pistole fischiano attorno al mio corpo. Comincio a correre in ogni direzione cercando un varco. Mi sento preda ma anche predatore.
Il primo droide salta dietro di me, il secondo subito dopo lasciando per me una via di
fuga. Cominicio a correre. Consegnare l'oggetto è il mio unico pensiero.
Il mio istinto mi avverte del pericolo un attimo prima che un droide sferri un attacco
contro di me.
Lo schivo velocemente coninuando a correre. Proteggere e consegnare l' oggetto. E'
un mantra essenziale. Devo consegnarlo.
In lontananza vedo una cupola azzurra. Quello è il mio obiettivo, lì è dove devo consegnarlo. Esausta arrivo davanti al teletrasportatore con il messaggio digitale tra le mani.
Mi avvicino con cautela e inserisco la tessera nella macchina. Non succede niente, ancora niente...
Ad un tratto tutto intorno a me inizia a oscillare. Poi il buio, nessun suono, nessuna
voce, il nulla.
Mi risveglio sconvolta, non ricordo cosa è successo. Ho perso conoscenza. Non ricordo
più chi sono...
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ragazzi prosa
Che ne è stato di lui?
I.C. Tuscolana III E
S
perduto nel cuore del Ghana, in Africa, c’è un piccolo paese Navrongo.
E’ baciato dal sole e strano per un paese africano, è anche ricco d’acqua.
Ricchezza per tutti è la produzione dei pomodori. Una volta colti, i succosi
frutti vengono venduti disposti su banconi nei vari mercati.
Sembra una bella fiaba, ma come succede nelle fiabe un giorno questa ricchezza svanisce ….
Dal 2000 iniziarono ad arrivare carichi di pomodori in scatola dall’Italia e dalla
Cina. I banconi dei mercati, ricchi di pomodori luccicanti, vennero sostituiti da
ammassi di metallo colorato contenente una salsa, rossa come il sangue, che
sgorgava dalle ferite degli agricoltori ghanesi che non guadagnavano più nulla
per riempire la pancia brontolante dei propri figli.
La maggior parte della popolazione in poco tempo cominciò a prediligere, a
quelli freschi, i pomodori inscatolati perché oltre a costare di meno potevano
essere conservati più a lungo. Di conseguenza i pomodori del posto non ven-
nero più acquistati facendo cadere in una miseria nera i poveri contadini che
vedevano marcire nei mercati i pomodori da loro coltivati.
Uno dei tanti coltivatori che si vide crollare il mondo addosso fu François Le
Blance.
Aveva un piccolo terreno coltivato a pomodori: la produzione e la vendita serviva a sfamare lui e la sua numerosa famiglia.
I pomodori in scatola: un mostro più forte di loro, li aveva ridotti in miseria.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Una mattina molto presto François sentì bussare alla porta della sua piccola
dimora. Era Guillaume Mon, il suo migliore amico, che nonostante l’affanno,
riuscì a sussurrare: “François oggi ne è arrivato un altro, un altro di quei carichi,
ancora scatolame! Non c’è più tempo dobbiamo andare, scappare, trovare un
lavoro altrove o rischiamo veramente di morire … noi e … i nostri figli!”.
François preso alla sprovvista cercò di elaborare ciò che l’amico cercava di comunicargli. Dopo qualche secondo di riflessione amaramente disse: “Ok!
Dammi cinque minuti per svegliare Mia e i bambini”. Frank in modo autoritario
replicò: “Mi dispiace, ma non c’è tempo dobbiamo andare!”.
François non discusse troppo perché capì subito che se avesse svegliato la moglie non lo avrebbe lasciato andar via e poi … avrebbe resistito a vedere le lacrime dei figli?
Lasciò l’amico sulla porta e si addentrò nella baracca. Dopo pochi secondi si ripresentò con un fagotto sulle spalle, le lacrime agli occhi e con il suo tono deciso
esclamò: “Fammi almeno scrivere qualcosa qui fuori”. E si mise a scrivere con il
dito nella terra davanti all’uscio della propria casa: “Cara Mia, cari figli, sono dovuto
partire… per il nostro … per il vostro bene ... Lo so che in questo momento mi
starete odiando per la vigliaccheria che ho dimostarato non parlandovi di persona, ma non ce l’ho fatta... Parto, e non so se e quando potrò rivedervi, riabbracciarvi, ma so solo che rimanendo qui condannerei tutti noi. E’ la speranza per un
futuro migliore che mi spinge… per me … per voi… Vi voglio bene... François”.
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ragazzi prosa
Dopo un’ora di cammino si addentrarono nel porto. A quell’ora c’erano solo
due imbarcazioni pronte a salpare. Guillaume mimando le parole per non farsi
sentire fece capire a François che si sarebbero dovuti dividere. L’amico si diresse verso una grande nave da crociera e François lo vide scomparire inghiottito dal portellone che si chiudeva dopo i suoi passi.
François invece, si nascose nella stiva di un piccolo motoscafo nella quale trovò
un gruppo di ex coltivatori come lui che insieme alla propria famiglia cercavano fortuna in altri paesi. Il viaggio fu difficoltoso e terrorizzante peggio dell’Inferno di Dante. Trasportati da Caronte come anime perse attraversarono un
mare infuriato. Al buio e nel calore dovuto alla vicinanza al motore sentì più
volte la voce dei suoi bambini che gli chiedevano di resistere per loro. La puzza
di gas e di vomito gli stringevano la gola quasi a soffocarlo … fino a quando
non svenne.
Quando François si svegliò si ritrovò nell’ imbarcazione abbandonata sulla
spiaggia, da solo, tutti i suoi compagni di viaggio erano spariti e lui vedeva la
luce che entrava dagli spiragli tra le travi di legno sopra di lui. Dopo aver controllato di essere solo a bordo scese e appena mise piede sul terreno bagnato
del porto si sentì più sicuro.
Era in Puglia. Fu subito colpito dalla scena che si ritrovò davanti: un fiorente mercato del pesce dove ogni pescatore appena tornato da una battuta di pesca cercava di vendere al migliore offerente il fresco derivato del proprio duro lavoro.
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Aspettò per minuti, ore il suo amico, ma di Guillaume neanche l’ombra. Fece
qualche giro per il mercato che con il passare delle ore diventava sempre più
colmo di persone. Camminando vide la prima pagina di un giornale in mano
ad un anziano signore e sotto il titolo “COSTA CONCORDIA AFFONDA, CENTINAIA DI MORTI”. Così comprese … gli saltò agli occhi l’immagine della grande
nave, sulla quale era salito il suo amico, totalmente rovesciata. François crollò
sulle ginocchia rese fragili dal lungo digiuno e iniziò ad urlare rabbioso piangendo Guillaume con il quale doveva costruirsi un nuovo futuro. Molti passanti
incuranti della sua sofferenza guardarono solo, con disprezzo, la sua pelle color
ebano e i suoi vestiti usurati. Trovò la forza di alzarsi, ma dopo pochi passi crollò
stremato su una panchina e perse i sensi.
Al suo risveglio si ritrovò alla Capitanata, un azienda agricola, circondato da
suoi connazionali che vedendo i suoi occhi riaprirsi tirarono un sospiro di sollievo e lo circondarono di commenti e bisbigli. Dopo qualche secondo un ragazzo uscì dalla folla e si presentò: “Io sono Ahmed. Sei nella nostra piccola
dimora. Siamo dei coltivatori ... la paga non è buona, ma sicuramente è molto
superiore a quella che avremmo avuto rimanendo nei nostri paesi. Ai nostri
padroni non importa molto della nostra vita o della nostra storia, ma se sei abbastanza forte puoi lavorare con noi”.
Quelle parole fecero riflettere François sulla sua situazione: era senza un soldo,
solo, senza opportunità di tornare a casa, ma sopratutto senza altre speranze,
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ragazzi prosa
non doveva, non poteva arrendersi, per la sua famiglia, per Guillaume e per se
stesso.
Nei mesi successivi si ritrovò a coltivare pomodori, pomodori e ancora pomodori che in Italia venivano poi inscatolati e inviati a Navrongo. François e i suoi
colleghi erano sfruttati dai capolari, gente del posto, che li trattavano come
bestie da soma, lanciandogli sigarette e panini smangiucchiati per il gusto di
vederli azzuffare come topi furiosi…
Ma cosa stava facendo? … Stava contribuendo alla rovina del suo paese….
Che ne è stato della sua famiglia? Che ne è stato di lui?
Non è una fiaba, non c’è un lieto fine…
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Madison Hill
I.C. Tuscolana III H
M
adyson Hill, fino a pochi mesi prima dell'inizio della scuola, credeva
di essere una normale ragazza di Londra che , come tutte le altre,
aveva davanti a sé un futuro florido. Ma tutto quello in cui credeva
si era frantumato ed era svanito davanti ai suoi occhi lasciandola sola
e indifesa, incapace di comprendere le parole che le erano state ripetute mille e mille
volte. E giorno dopo giorno si sentiva stordita dalla verità che l'aveva colpita come un
tornado, veloce e distruttivo, abbattendo le pareti in cui si era rinchiusa per anni. Ma
aveva anche scoperto quello che sarebbe diventato , poco a poco, anche il suo mondo.
Quella mattina si era svegliata con l'intento di dirigersi verso la scuola che avrebbe abbandonato l'anno dopo per continuare i suoi studi all'università. Ma immediatamente
era stata bloccata da Lilian, la donna che l'aveva cresciuta come una figlia fin dalla sua
nascita. «Devo andare a scuola!» Ripeté numerose volte la ragazza. «Non puoi, resta a
casa e fai le valigie. Svelta!» «Perchè?» «Lo devo fare per il tuo bene...» La giovane fece
un respiro profondo e, minuta com'era, si avvicinò di qualche passo alla donna. «Cos'è
che devi fare?» «Proteggerti.» Gli occhi verdi di Madyson si spalancarono di colpo ed indietreggiò. Delle ciocche more le ricadevano sul viso, dalla carnagione chiara, ed inquadravano gli occhi verdi che in quel momento erano increduli.«È passato molto tempo,
nessuno pensava che sarebbero tornati.» Disse la donna. «Cosa?!Chi?!» Domandò la giovane allarmata. Di colpo ci fu un rumore di vetri che cadevano a terra e Madyson si sentì
stretta tra due braccia. Cercò di divincolarsi, invano, riuscendo solo a stancarsi mentre
le veniva poggiato un panno sulla bocca. Sentì inizialmente un odore forte mentre i suoi
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ragazzi prosa
muscoli si rilassavano istantaneamente e anche i suoi sensi si affievolivano fino a quando
non chiuse gli occhi, risucchiata dal buio. Si svegliò lentamente osservando la stanza in
cui si trovava e cercando di ricordare cosa fosse successo precedentemente, alzandosi
con gli arti doloranti a causa del tempo rimasta inerme. Era una semplice stanza dalle
pareti bianche, un letto , un armadio ed anche un tavolo con delle sedie intorno. «Ti sei
svegliata, finalmente.» Madyson ruotò di scatto la testa per notare un ragazzo, che a
prima vista sembrò della sua età, seduto su un letto. «Dove mi trovo?» Il ragazzo venne
scosso da una risata. «Anche per me è un piacere conoscerti, Madyson.» «Chi diamine
sei!?» «Che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Sono Aaron.» Rispose sorridendo impertinente. «Ripeto, dove sono?» «Perché ti interessa saperlo?» «Ma che domande sono!?Sono stata rapita e non devo neanche chiedere dove mi trovo?» «Non mi
sembra un dettaglio rilevante.» Rispose semplicemente lui con sguardo divertito. «Dove
sono!?Continuerò a domandartelo fino alla noia!» «Ed io continuerò a non risponderti,
sarà divertente vederti in preda alla rabbia.» Madyson sbuffò andandosi a sedere sul
letto. «Ma almeno mi spieghi il motivo per cui mi trovo qui?» «Ora non mi va, magari
più tardi.» Aaron si mosse e si stese completamente sul piccolo letto singolo. «Ma per
chi mi hai preso!?» «Per un ostaggio, ovvio.» La ragazza non seppe ribattere e rimase in
silenzio guardando Aaron che aveva chiuso gli occhi. Aveva delle forme spigolose ma
eleganti allo stesso tempo, dei capelli neri come la pece e un corpo slanciato e robusto.
Rimase ad osservarlo fino a quando non le si chiusero gli occhi. « Madyson!!!»La ragazza
si svegliò scossa da Aaron, intorpidita e con il cuore che le batteva velocemente. «Un
incubo.» Disse lei. «Questo lo avevo capito, ma mi hai svegliato con le tue urla fastidiose.»
«Insolente.» «Alzati.» Disse dopo un po' il ragazzo. Madyson scosse la testa.« O lo fai tu o
lo farò io.» Lei continuò a restare immobile. «Cocciuta.» Sussurrò Aaron. Si avvicinò alla
ragazza e la prese in braccio mettendosela sulla spalla. « Mettimi giù, farabutto!» «Ti
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
avevo avvertita.» Rispose. Si avviò fuori dalla stanza per un ampio corridoio tenendola
saldamente in modo che non cadesse. Il ragazzo la buttò a terra non appena ebbero
raggiunto una porta molto più alta di loro. «Ma sei impazzito per caso!?» Lui sbuffò prendendo Madyson per il braccio e spinse il portone con l'altra mano. Le porte si spalancarono lentamente lasciando intravedere un'ampia sala in cui , in fondo, era collocato un
grande trono su cui era rigidamente seduto un uomo di mezz'età dall'aspetto antiquato.« Aaron, che piacere.» Con lo sguardo severo osservò Madyson, irrigidita accanto
al ragazzo. « Vedo che hai portato con te la nostra ospite. Assomigli così tanto a tua
madre.» La ragazza spalancò gli occhi sorpresa e spaventata. «Chi sei?» Chiese. «Aaron
è stato abbastanza accogliente?» La ragazza non rispose. « Mi chiamo Sebastian.» « Non
mi interessa il tuo nome!» «Porta rispetto ragazzina!» Esclamò Aaron. Sebastian venne
scosso da una risata roca. «Che caratterino, questo l'hai preso da tuo padre.» Madyson
strinse i pugni. «Chi sei?» Domandò nuovamente. «Sono qualcuno di molto potente,
bambina .Voglio che tu faccia una cosa per me.» « E se ti dicessi di no?» Chiese la ragazza.« In quel caso userei le maniere forti.» Rispose Sebastian. «Voglio che ti trasformi.»
«Cosa!?» «Hai capito.» Intervenne Aaron. «Ma è impossibile!» «Sai chi era tua madre?»
«Che domande? Era una donna che faceva l'artista e poi si è sposata con mio padre.»
«Bingo!» Aaron sorrise. «Cosa?» «Sai cosa sono i demoni?» «Esseri mostruosi che vivono
solo nei libri?» Sebastian rise alzandosi dal trono ed iniziando a camminare verso la ragazza. «Ed è qui che ti sbagli, piccola.» Disse. «Viviamo tra gli umani tutt'oggi.» «Questo
significa..» «SI! Siamo dei demoni che ti divoreranno durante la notte!» Esclamò Aaron
girando baldanzoso attorno alla ragazza frastornata. «Aaron! Evita di dire stupidaggini!»
Disse Sebastian sbuffando. «È impossibile. Non esiste nulla del genere!» Esclamò Madyson. «Ora ti darò una dimostrazione.» Aaron chiuse gli occhi, sotto lo sguardo attento di
lei, e immediatamente si irrigidì stringendo i denti. Una luce accecante si liberò dal ra188
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gazzo, obbligandola a chiudere gli occhi .Quando li riaprì, si spaventò indietreggiando.
Davanti a lei c'era Aaron con degli occhi violacei, simili a quelli di un gatto, e sulla schiena
si dispiegavano delle grandi ali nere. «Basta come dimostrazione?» Domandò il demone.
«Io....» «Non sei così, ragazzina. Tu sei un angelo.» Rispose Sebastian precedendola. «Deduco che dovremo istruirti.» Aaron le si avvicinò facendola indietreggiare. «Non ti mangio mica! La storia del divorarti era una battuta.» Lei lo guardò con diffidenza per poi
rilassare i muscoli. «Ora rilassati.» Continuò il ragazzo. «Sono rilassata!» «A me non sembra.» Rispose con un pizzico di divertimento negli occhi da gatto. «Ti ripeto! Sono rilassata!» «Va bene. Ora chiudi gli occhi, devi sentirti leggera e forte.» Madyson fece quello
che le era stato dettato e si sentì in poco tempo leggera come una foglia. Improvvisamente però sentì un dolore lancinante sulla schiena e perse l'equilibrio pensando che
sarebbe caduta. Ma non cadde e riaprì gli occhi notando di essersi librata in volo grazie
a delle ali .Si guardò intorno vedendo Aaron e Sebastian stupiti che la osservavano senza
dire alcuna parola. «Non pensavo ci sarebbe riuscita.» Disse Sebastian al ragazzo vicino
a sé .«Invece io ne ero sicuro. La ragazza ha fegato.» Rispose Aaron. Dopo quelle parole
però Madyson troppo stanca e incapace di gestirsi cadde a terra con un tonfo perdendo
i sensi. Aaron accorse subito inginocchiandosi accanto a lei e prendendola tra le braccia,
per poi dirigersi verso la stanza della ragazza facendo un cenno con il capo a Sebastian.
«Cosa è successo?» Domandò la ragazza quando si fu svegliata alcune ore dopo. «Sei
caduta e hai perso i sensi. Hai solo battuto un po' la testa, ti toccherà riposare.» Aaron
dopo aver finito di parlare si alzò e si diresse verso la porta aprendola prima di uscire.
Trascorsero alcune settimane i cui aveva cominciato ad allenarsi per librarsi in volo. Un
giorno si svegliò di soprassalto a causa di un altro incubo; vedendo Aaron seduto su una
delle sedie della stanza, si alzò per raggiungere il bagno: dopo essersi lavata il viso con
dell'acqua fredda si guardò allo specchio sorreggendosi al lavandino «Perchè sono qui?»
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Si chiese continuando a guardare la sua figura riflessa. Aveva i capelli in disordine ma
gli occhi più vivi che mai. Negli ultimi giorni si era continuamente lamentata del dolore
causato dalle ali, ma Aaron e Sebastian l’ avevano rassicurata che sarebbe passato con
il tempo. Nonostante non sapesse dove si trovasse, cominciava a sentirsi felice e libera.
Si cambiò, uscì dal bagno. «Tieni.» Le disse Aaron porgendole un volume che parlava di
demoni: “ penso che dovresti leggerlo.» «Ti posso fare una domanda?» Domandò lei. Il
ragazzo sospirò ma annuì. «Tutti i demoni quando si trasformano hanno gli occhi come
i tuoi?» Aaron la guardò e poi sorrise. «No, tutti si differenziano. E comunque la maggior
parte rimane nella forma in cui è nato.» «Ma mi avete detto che vivono tra gli umani.»
chiese Madyson.«Sì, ma non amano uscire allo scoperto; preferiscono i loro rifugi»Ribatté il ragazzo. «Ma io come sono quando mi trasformo?» Chiese lei. «Potresti guardarti
allo specchio dopo la trasformazione.» La giovane abbassò lo sguardo. «Potrei, ma se
non mi piacesse quello che vedrò?» Aaron sorrise chiudendo il libro e posandolo sul tavolo. «Non hai l'aspetto di un demone. Hai quello di un angelo» sussurrò. «E com'è
l'aspetto degli angeli?» «Anche gli angeli sono davvero sorprendenti per certi aspetti. I
loro occhi hanno delle sfumature che i demoni non potrebbero mai avere. Le loro ali
possono essere di vario colore, mentre quelle dei demoni solamente nere.» Disse per
poi continuare. «Tu hai degli occhi argentei e le ali dello stesso colore, sarebbe un peccato non vedere il tuo riflesso!» Le ultime parole vennero quasi sussurrate dal ragazzo
che aveva abbassato lo sguardo sulle proprie mani. «Andiamo da Sebastian.» disse dopo
un po'. «Hai ragione.» Disse annuendo Madyson. Si ritrovarono pochi minuti dopo nell'ampia sala davanti a Sebastian affiancato da una donna. Era di bassa statura con capelli
e occhi color mogano. «Ragazzi, lei è Amanda. Aiuterà Madyson ad utilizzare i suoi poteri.» Dopo le presentazioni decisero di allenare la ragazza in campagna per non correre
il rischio di bruciare tutto. «Com'è?» Chiese Aaron quando rimasero soli nella sala prima
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di partire.«Cosa?» «Scoprire che tutto quello in cui credevi era una finzione.» Lei sorrise
malinconica. «Uno schifo.» Quella risposta lo fece sorridere. «Ma come? Non eri tu quella
che trova sempre qualcosa di positivo?» Gli occhi verdi di Madyson incontrarono quelli
grigi del ragazzo. « Io però ho trovato per te una cosa positiva…» Disse lui. «Quale?» «Io,
ovvio.» Aaron rise facendo ridere anche lei. «È la prima volta che ridi da quando sei qui.»
osservò lui. « Non ne avevo motivo.» Rispose la ragazza. «Ed ora?»Aaron le si avvicinò
lentamente incatenando il suo sguardo a quello di Madyson che sembrava sul punto di
rispondere quando….«Ragazzi, dobbiamo andare.» Si girarono entrambi verso l'entrata
della sala. Quando Madyson e Amanda furono sole la donna suggerì.«Non ti far abbindolare dai demoni, ragazza, potrebbe essere una cosa pericolosa.» Madyson spalancò
gli occhi. «Stavamo solo parlando!» Si difese senza ricevere risposta. "Anche lei è un demone…." Pensò Madyson. Il viaggio in auto durò un'ora e versola fine Madyson si decise
a chiedere. «Che fine ha fatto Lilian?» A quella domanda Aaron sussultò.«Sta bene, vero?»
Nessuno rispose. «Aaron?» «Sebastian?» «È morta ieri.» rispose Aaron. Calde lacrime fecero capolino sul suo volto senza darle nemmeno il tempo di ricacciarle indietro. «È stata
morsa da un demone.» aggiunse il giovane. «Lilian...» Sussurrò Madyson.« Perché? Chi è
stato?» «Stava per colpirmi quando sono entrato nella tua stanza per portarti da Sebastian!» Non osò guardarla negli occhi sapendo che lo stava odiando con tutta se stessa.
«Scendete dalla macchina.» Ordinò Amanda. Madyson scese in fretta e furia dirigendosi
verso Aaron. «Tu!!!Bastardo!» Urlò in preda alla furia spingendolo violentemente e facendolo indietreggiare. «E’ stata legittima difesa!» Ribatté lui scosso. «Al diavolo la difesa!
Sai cosa significa perdere tutti!?»Domandò «No! Non lo sai!» Continuò. Scaraventò Aaron
a terra mentre il suo corpo liberava scintille scure. Rimasero tutti immobili, il ragazzo si
rialzò velocemente. Più tardi si ritrovarono tutti in un altro edificio a pochi chilometri
dalla campagna. Aaron prima di entrare , però, prese tra le braccia Madyson che si era
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
addormentata e la portò , seguendo Amanda, in una delle stanze. «La stanza accanto è
la tua. Ma scommetto che rimarrai a vegliarla .Ti sei affezionato pur non volendo.» Aaron
rimase immobile, riflettendo su quelle parole. Aveva sempre pensato a Madyson come
una ragazza cui obiettivo era farlo infuriare. Non aveva capito i suoi sentimenti? Era più
che affezionato in quelle poche settimane. «Dove sono?» gli chiese assonnata la ragazza,
cogliendolo di sorpresa. «Siamo venuti qui perchè era più vicino alla campagna. Questa
è la tua stanza.» cercò di sfuggire il suo sguardo. «Ora è meglio se vado, è tardi.» terminò
dirigendosi verso la porta e uscendo . La mattina dopo Madyson venne svegliata da un
battere incessante alla porta della camera. «Oh diamine!» Esclamò la ragazza. Si alzò dal
letto, ancora assonnata, e aprì la porta. «Ci scusiamo per averti disturbata.» Dissero entrando nella stanza un uomo ed una donna. Sembrava avessero la stessa età di Sebastian
forse più giovani. «Io sono Duncan e lei è Catherine. Siamo stati incaricati di portarti dal
nostro superiore.» «Lei non andrà da nessuna parte.» Disse Aaron che aveva raggiunto
in fretta la stanza. Madyson, però, fu obbligata a seguirli, anche se riluttante. Aaron attese
per alcune ore in quella stanza. Non voleva dirle addio. Sapeva che lei lo odiava, ma questo non cambiava i sentimenti che lui provava nei suoi confronti. Ad un certo punto un
urlo disperato ruppe il silenzio dell’attesa . Si alzò velocemente e si diresse fuori dalla
stanza; restò inorridito per la scena che gli si presentò davanti. Un angelo che Aaron non
aveva mai visto, era terra in un pozza di sangue, senza vita. A pochi metri da lui c'era Sebastian con le mani insanguinate. «No,no,no..Sebastian cosa hai fatto!?» Chiese allarmato
il ragazzo.«Era una spia degli angeli. Ecco come hanno fatto a sapere di Madyson. Ci ha
seguito» Rispose l'uomo pulendosi le mani sulla camicia. «Non hai idea di cosa diavolo
hai fatto!!Ora se la prenderanno con tutti i demoni!» Aaron iniziò a correre per i corridoi
di quell'edificio uscendone dopo poco. Al di fuori c'era già un circolo di angeli ad aspettarli. Il più robusto tra di loro si fece avanti e parlò:«Chi ha osato uccidere un angelo?»
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ragazzi prosa
Sebastian, che aveva seguito Aaron, parlò.«Io.» «Spiegaci la tua motivazione, demone.»
Continuò l'angelo.«Era una vostra spia.» Rispose Sebastian.«Pensi che gli angeli siano infedeli a voi?» Chiese allora l'angelo.«Non lo penso,lo affermo.E con questo atto avete
scatenato la mia ira, angeli.L'ira di Lucifero che cadrà su di voi nella guerra che scatenerò
domani prima del tramonto.» Gli angeli si volatizzarono dopo che quelle parole furono
dette, mentre Aaron e Sebastian rimasero immobili. Intanto Madyson seguendo i due
angeli giunse in un grande palazzo. «Eccovi!» Esclamò una voce andandole incontro. La
ragazza si girò vedendo un angelo che le sorrideva. «Figlia mia..» Madyson a quelle parole svenne tra le sue braccia. «Capo!!Capo!!!» Irruppe un angelo urlando. «Quante volte
ti ho detto di chiamarmi Gabriele? Comunque, cosa succede?» Domandò sbrigativo. «I
demoni hanno scatenato una guerra!» e cominciò a raccontare cosa Sebastian avesse
fatto. Aaron sedeva sugli scalini insieme a Sebastian davanti all'edificio. «Pronto a morire?» Chiese il ragazzo. «Non ho paura della morte .E poi non immaginarti una guerra
come quella dei film. Avvengono degli scontri uno contro uno.» Rispose. Aaron lo
guardò con un'espressione sorpresa. «Non farlo, ragazzo.» Disse poi. «Non combattere.
Fallo per l'angioletto.» Sebastian sorrise dicendo l'ultima parola. «Ha deciso di andarsene.» Rispose l'altro stringendo i pugni. «L'ha fatto soprattutto per te. Non lo capisci
proprio, eh?» «A lei non importerà se combatto.» «Non ci conterei tanto. Non hai visto
come ti guarda.» «Come?» «Come se tu fossi l'unica cosa bella che le sia capitata. Quando
ti ha colpito è crollata, letteralmente. È scoppiata in lacrime e ti ha soccorso quando eri
ancora privo di sensi, nonostante provi odio nei tuoi confronti.» Sorrise vedendo
l'espressione di Aaron «Sei cotto!» esclamò. «Taci che per colpa tua siamo in guerra,
idiota!» lo zittì il ragazzo. «Effettivamente hai ragione.» Intanto Gabriele portò Madyson
in una stanza per farla riposare dopo lo shock e rimase vicino a lei prendendole la mano
destra. «Tua madre, Clarissa, sarebbe così felice di sapere che sei qui.» iniziò «Dopo la
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tua nascita lei è fuggita insieme a te...Avevo sempre voluto una bambina che potesse
somigliare a tua madre e che potesse essere lei, un giorno, a guidare tutto questo. Avresti
avuto un grande peso sulle spalle e tua madre, per proteggerti, ti ha portata via. Ma in
grembo portava tuo fratello e dovette tornare. Ti affidò a Lilian e venne qui. Fui così
felice di rivederla, anche se per poco. Avevamo deciso di chiamare tuo fratello Edward,
lei adorava quel nome. Ma dopo il parto le sue forze scesero al minimo e morì dopo una
settimana, lasciando a me il compito di crescere questo figlio e a Lilian il compito di crescere te. Soffrii molto per la sua perdita e per il fatto che non potessi avere anche te qui,
ma rispettai la decisione di tua madre. Ti controllai a distanza vedendoti crescere sempre
più bella e forte come lo era lei e anche con gli stessi poteri. Speravo che un giorno saresti tornata nel luogo in cui sei nata, ma hai scoperto la tua natura insieme a dei demoni...Mi dispiace tanto, figlia mia.» «N-no...» Disse Madyson scuotendo la testa. «Non è
stata colpa tua.» Riuscì a dire prima di cadere in un sonno profondo. «Al diavolo! Scegli
un arma come si deve!» Urlava Sebastian al ragazzo che lo seguiva nel magazzino di rifornimento. «Questa va bene?» Chiese Aaron indicando una spada abbastanza grande
e pesante con il manico nero che terminava con due serpenti intrecciati. La rigirava tra
le mani completamente a suo agio. «Oh! oh! È perfetta! Ora tocca a me scegliere!» disse
Sebastian. I due demoni sentirono sopraggiungere due voci vicine a loro e si misero in
ascolto. «Trovare un demone?» «Sì, il nome è Aaron. Sua sorella lo chiamava nel sonno
e Duncan sostiene che sia un demone.» Sebastian richiamò l'attenzione degli angeli
parlando. Aaron,troppo scosso, non si rese conto di nulla. I due demoni furono subito
catturati e condotti a palazzo raggiungibile solo via volo. «Chi dei due è Aaron?» domandò Gabriele uscendo dalla stanza di Madyson quando venne avvisato. «Cosa hai
fatto a mia figlia!?» urlò contro il giovane che lo guardava spaesato. «Nulla!» «Non è vero!
Ti chiama durante il sonno numerose volte! Devi averle fatto qualcosa di terribile!» ribatté
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l'arcangelo infuriato. «Non mi ha fatto nulla...»La leggera voce di Madyson si sentì a malapena, ma bastò a far girare tutti i presenti nella sua direzione. «Lo amo.» Gabriele strabigliò gli occhi. «Mi dispiace farti questo, figlia mia. Cacciatelo dal regno!» «No,no,no!!»
Urlò Madyson guardando Aaron che veniva portato a forza fuori dal palazzo insieme a
Sebastian. «Sono demoni,Madyson!» Affermò il padre. «Non m'interessa.» Disse la ragazza. Il giorno dopo venne svegliata all'alba da suo fratello che camminava per la sua
stanza. «Volevo presentarmi prima della guerra...Sai, se non ne uscissi vivo.» Madyson lo
guardò e lui continuò a parlare. «Sono Edward, tuo fratello. Avevo sempre voluto conoscere la fatidica sorella di cui tutti parlavano. Mi rattrista conoscerti solo ora.» Gli occhi
di Madyson si riempirono all'istante di lacrime ricordando le parole del padre mentre
credeva che stesse dormendo. Lei si alzò dal letto e si avvicinò al fratello che la guardava
ansioso. «Vieni qui.» Gli ordinò .Appena Edward gli fu vicino lei lo abbracciò. Rimasero
così per alcuni minuti, felici per entrambi, nonostante tutto quello che stava accadendo.
«Ti voglio bene anche senza conoscerti, fratellino.» Disse commossa. «Anch’ io Madyson,
anch’ io.» Nel pomeriggio incontrarono il padre in tenuta di battaglia che diceva loro di
prepararsi. Madyson dopo essersi cambiata con una tenuta che le aveva dato il fratello
andò dal padre. «Madyson? Questa spada era di tua madre….pensavo avresti dovuto
averla tu.» Una spada sottile ma pesante con un manico azzurro incastonato da pietre
preziose.«La usava perché l'argento non interferiva con i suoi poteri. Era stata forgiata
per lei, penso vada bene anche per te.» Terminò. «Grazie.» disse la ragazza avvicinandosi
al fratello che camminava nella loro direzione. «Sono pronto!» Disse. «Tutti lo siamo.» ribatté la sorella. Gabriele subito dopo radunò l'esercito di angeli e raggiunsero il campo
di battaglia. Dall'altra parte si vedevano i demoni con Lucifero a capo. «Sebastian è Lucifero!?»Chiese sorpresa Madyson.«Così sembra. Gli è sempre piaciuto cambiare forma.»
Rispose il padre. Lucifero era affiancato da Aaron, che aveva un'espressione indescrivibile
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
sul volto, ed era seguito dall'esercito di demoni. «Le regole sono quelle di sempre» Disse
Lucifero. «Si combatte corpo a corpo, chiunque abbia dei poteri li potrà usare e si potrà
volare per un massimo di dieci minuti.» Concluse Gabriele. «Chi sarà il valoroso guerriero
dei demoni!?»Urlò Lucifero. «Io!» Un demone uscì allo scoperto. Era molto alto e robusto,
una cicatrice partiva dall'occhio sinistro per terminare sul mento spigoloso. «Fatti avanti
e combatti con quello che sarà il tuo sfidante.» Gli disse. Il ragazzo si alzò in volo e atterrò
al centro del campo. «Chi degli angeli andrà a battersi valorosamente!?»Chiese allora
Gabriele. «Vado io!» Disse Elijah, l'angelo fidato di Gabriele. «Amico mio, sei sicuro?» L'angelo annuì dirigendosi verso il demone. «Vuoi avere tu l'onore di iniziare lo scontro?»
chiese alla figlia. Madyson annuì decisa, avanzando per farsi notare da entrambe le parti.
«Che lo scontro abbia inizio, guerrieri!» Disse la ragazza. Tornò a posto osservando il demone ed Elijah che avevano iniziato lo scontro. Il demone era più robusto, ma meno
veloce dell'angelo che schivava i suoi attacchi con facilità. Continuarono a combattere
per quelle che sembrarono delle ore. Il demone ebbe il sopravvento, quando l'angelo
si distrasse, e lo gettò a terra. Elijah non riuscì a muoversi a causa del dolore e il demone
diede il colpo di grazia conficcando la spada nel petto dell'angelo che urlò per l'ultima
volta prima che il suo cuore smettesse di battere. «Elijah!!»Lo richiamò Edward dimenandosi dalla stretta del padre. Il secondo scontro si tenne tra un angelo, minuto di corporatura, troppo esile per vincere, e un demone robusto che teneva in mano un ascia
pesante. Vinse l'angelo che, grazie alla sua agilità, riuscì a batterlo. Gli scontri sarebbero
dovuti essere al massimo cinque, ma la ragazza ne contò molti di più. «Eccoci all'ultimo
scontro! Chi saranno gli sfidanti?» Si fece avanti Aaron ,librando nell’aria una spada affilatissima, ostentando una sicurezza mai avuta. «Aaron, che piacere!» Esclamò Lucifero
divertito. «Chi sfiderà il demone?» domandò Gabriele. «Io!» Dissero all'unisono Edward
e Madyson. «Madyson, non...» «Fatti da parte Edward!» Disse in modo minaccioso lan196
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ciando uno sguardo di fuoco anche al padre. Camminò verso Aaron con disinvoltura,
sguainando la spada che emanò un luccichio sinistro. Aaron immobile, la guardava incredulo. «No! Madyson tu devi tornare indietro!» Le disse. «Fatti sotto, amore mio.» rispose lei prima di sparire dalla sua vista. Aaron si guardò intorno...Nulla. Venne spinto in
avanti con una tale forza da farlo cadere a terra....La spada gli sfuggì di mano e si ritrovò
disarmato. La sua schiena venne ferita dalla spada della ragazza sopraggiunta dietro di
lui. «Stai al gioco, diamine!» Gli sussurrò. Continuarono a colpirsi di continuo .«Gli angeli
si rigenerano velocemente, vero?» Chiese lei nervosa dopo un po'. «Non lo so, scoprilo!»
rispose lui e le fece un altro taglio sulla gamba. Lei urlò ma si mosse e la sua spada penetrò nel fianco del ragazzo. «Bastardo!» gli disse. I demoni la guardavano allibiti mentre
gli angeli la acclamavano. Appena Aaron si alzò lei cercò di colpirlo ma lui schivò e la
ferì alla schiena facendola gemere di dolore. «O lo uccidi senza tanti rituali o io uccido
te!» Le gridò Lucifero. "Sebastian dove sei finito?" Si chiese Madyson. Una lacrima le rigò
il viso e con tutta la forza che aveva ,colpì in pieno Aaron che sembrò perdere i sensi e,
sorreggendolo, gli mise la spada al collo. Le lacrime ormai le bagnavano interamente il
viso. «Fallo!» La incitò Sebastian. «Sei un bastardo Sebastian! Ricordalo!» Lui sorrise alla
ragazza stremata. «Non è la prima volta che qualcuno me lo dice. Del resto sono Lucifero,
dolcezza! Ed ora per la tua incolumità, uccidilo.» Madyson guardò il viso di Aaron. Era
inerme tra le sue braccia con la lama che gli veniva puntata alla gola da lei, la ragazza
che lui amava. «Stai mettendo alla prova la mia pazienza, ragazzina. Fallo!» Lei guardò
suo padre ed Edward che la osservavano preoccupati sapendo di non poter fare nulla.
«Non lo farò!» Disse lei a Lucifero che parve scoppiare. «Mi scontrerò io stesso e ti ucciderò!» ribatté correndo verso di lei. Madyson mollò la presa su Aaron, schivò il colpo di
Sebastian, e dopo aver lottato per alcuni minuti con lui, sentì la stanchezza sopraggiungere velocemente. Riuscì a sopraffarlo ma ormai le sue energie stavano esaurendosi e
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si sentì costretta a mollare la presa, ma venne fermata da una spinta. Alzò lo sguardo e
vide una donna che le tendeva una mano per aiutarla ad alzarsi. Madyson la accettò e
si alzò velocemente. Vide suo padre allibito verso la donna che gli sorrideva. «Clarissa!»
Urlò Gabriele. Madyson si immobilizzò sul posto osservando bene la donna. «Sei così
cresciuta, Madyson.» Le disse provocando il pianto della ragazza. «Mamma.» Sussurrò.
Si ricordò di come la portava sempre al parco a giocare, di tutte le attenzioni che le donava. Di come adorava leggerle storie prima di andare a dormire, nonostante lei, ancora
piccola, non riuscisse a comprenderle. Le lacrime continuarono a scendere anche
quando Clarissa la prese, con fare protettivo, tra le braccia. «Scusami per tutto questo
tempo, tesoro.» Le disse la madre unendosi al pianto. «Ragazzina!» Entrambe diressero
il loro sguardo verso Lucifero che si era alzato, furioso. «Basta Lucifero!» Disse la donna
con tono minaccioso. «Sono gli angeli che hanno causato la guerra!» Si difese. «Avete
ucciso uno dei nostri!» Disse Madyson liberandosi dalla presa affettuosa della madre.
«Anche oggi avete ucciso tre angeli! Sapendo che molti demoni uccidono con indifferenza e senza alcuna pietà! Mentre gli angeli si pentono anche solo per aver ucciso un
tuo simile. Mi sarei io stessa vergognata!» Gli urlò, zittendolo. «Parli proprio tu che stavi
per uccidere la persona che ami!» Le urlò un demone alle spalle. «Fatti vedere!» Disse
Madyson. «Amanda!?» «Si, ti sono mancata?» «Era tutta una messinscena ,non è
cosi?»Domandò.«Esatto. Volevamo dimostrare a voi angioletti che noi demoni possiamo
superarvi di gran lunga. Il tuo arrivo è stato la ciliegina sulla torta. Avevamo bisogno di
un motivo per scatenare una guerra ed ecco che spunti tu!» Rise guardandola.«Però non
avevamo calcolato il ragazzo, non era nei piani che lui venisse ospitato da Lucifero.Abbiamo ugualmente avuto quello che volevamo! »Terminò. «Avete perso questa guerra,
demone.» Disse Madyson sorprendendo la donna. «Ora sparisci dalla mia vista!» Le ordinò la ragazza. Dopo aver osservato Amanda che si allontanava si era immediatamente
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precipitata da Aaron in preda all'ansia e al senso di colpa. «Aaron...Mi dispiace tanto.»
Disse lei accarezzandogli il viso. «Sono ancora vivo, Madyson. E sono io quello che si dovrebbe dispiacere. Non avevo l'intenzione di uccidere Lilian.. Capisco quanto potesse
essere importante per te.» Disse il ragazzo. La ragazza lo guardò con gli occhi pieni di
lacrime. «Sarà` difficile perdonarti, ma il mio amore e` piu` forte del mio odio nei tuoi
confronti, Aaron.» «Ora che faremo?» Le chiese. «Non lo so...Vivere una vita normale? Per
quanto possa esserla, naturalmente.» «Hai ragione.» Disse il ragazzo ormai esausto. Dopo
la guerra Madyson cercò di essere meno propensa ad insultarlo per i suoi comportamenti infantili e i suoi genitori, soprattutto Gabriele, cercarono di non essere ostili nei
confronti del demone. Aaron però sentiva un vuoto interno dovuto, propabilmente, alla
famiglia mai avuta. Sorelle e fratelli scomparsi in giovane età. "Sai cosa significa perdere
tutti!?" Gli aveva domandato una volta Madyson in preda alla rabbia. Avrebbe voluto
dirle che comprendeva il suo stato d'animo ma non ne aveva avuta l'occasione quel
giorno perchè lei lo aveva gettato a terra e colpito con una carica elettrica. Dopo vari
mesi dalla guerra Aaron e Madyson si ritrovavano in un grande parco ad osservare il tramonto. «È ora di giocare!» Esclamò una voce dietro di loro. «Lucifero...» Combatterono
fino all’estremo delle forze ma Lucifero li colpì. Ucciso Lucifero, accorse da Aaron che
respirava a fatica: «Mi dispiace, Madyson.» Disse guardandola negli occhi. «No,no,no!!Ora
ti porto da Gabriele e starai meglio!» Lui sorrise con le poche forze che gli restavano. «È
finita, Madyson. Mi dispiace tanto.» Ripeté con gli occhi lucidi. «Aaron..» «Sai, sapevo che
avrei dovuto starti lontano, ma mi sono ugualmente innamorato di te, senza nemmeno
saperlo dalla prima volta che mi hai guardato negli occhi. I tuoi occhi...Hanno lo stesso
colore del prato dove giocavo da bambino insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle. Eravamo una famiglia numerosa fino a quando non venne spazzata via...Non rimase nessuno. Ero solo fino a quando non sei arrivata tu. Mi faceva sorridere anche solo vederti,
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
anche solo sfiorarti per poco. Di notte ti osservavo mentre dormivi. Ecco perchè ogni
mattina mi trovavi lì. Ero lì ad aspettarti perchè ti amavo anche se inconsapevolmente.
E ti amo...Ti amo come non ho mai amato nessuno. Avrei voluto tanto avere un primo
appuntamento, un secondo o anche un terzo....Sarebbe bastata la tua presenza. Ti amo,
ricordalo. Continua la tua vita, amore mio...Promettimelo.» Disse le ultime parole sussurando a causa del respiro che gli mancava. «Te lo prometto...Te lo prometto, Aaron. Ti
amo...Ti amerò per sempre.» Disse lei con la voce rotta dal pianto. Lo abbracciò fino a
quando dopo l'ultimo bacio, il suo cuore cessò di battere. Lei quella notte rimase lì, con
il suo amato tra le braccia, piangendo. Piangendo per quello che non era riuscita a fare
per salvargli la vita, per rivederlo ancora. Dieci anni dopo: «Ti ho detto di no!» Ripeté
nuovamente la ragazza. «Dai su!Voglio andare al parco!» Esclamò l'amico. «Alec, perchè
tante storie?» «Perchè ti volevo far vedere il tramonto..» Madyson rivide davanti ai suoi
occhi le immagini di quella sera. Aaron senza vita tra le sue braccia, le ultime parole, l'ultimo bacio. Le lacrime si accumularono velocemente nei suoi occhi non potendo fare
nulla per reprimerle. Alec l'abbracciò preoccupato per la sua reazione. Era più alto di lei,
aveva dei grandi occhi grigi e i capelli neri. Quando Madyson l'aveva visto la prima volta
si era dovuta trattenere dal piangere. Somigliava così tanto ad Aaron .«Tanto tempo fa
in quel parco è morta una persona davvero importante per me.» «Qual era il suo nome?»
«Aaron...Lui era un demone, ma mi ero innamorata di lui pur sapendo che sarebbe stato
pericoloso...» Rispose asciugandosi le lacrime che stavano ancora bagnando il suo
viso.«Sai, avevo un fratello che si chiamava così, mi manca così tanto. Avrei voluto rivederlo un'ultima volta.» E in quel momento Madyson capì quella somiglianza e sorrise
nonostante il pianto. Dopo l'accaduto si rifugiò in camera sua non riuscendo a fermare
le lacrime. «Quanto mi manchi...Spero solo che tu mi possa sentire...Quando mi hai lasciata quella notte ho pensato a quanto tu fossi importante per me. Ho ripensato ai mo200
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menti che ho passato con te, dal primo all'ultimo. Mi hai fatto promettere che sarei andata avanti con la mia vita. Ma non sei mai riuscito a comprendere che la mia vita è iniziata quando ti ho visto. Pensavo di odiarti, ma in realtà ti amavo. La mattina mi svegliavo
sapendo che eri là, nella mia stanza a leggere quel grande volume che mi avresti, puntualmente, spiegato. Quando quella volta ti ho colpito pensavo di averti ucciso...Invece
eri lì che sorridevi e mi facevi i complimenti per aver usato i miei poteri ,nonostante io
ti odiassi per aver causato la morte di Lilian. E quando ho deciso di raggiungere mio
padre ho visto il tuo sguardo vuoto, le tue mani che fremevano dalla voglia di fermarmi,
ma non l'hai fatto. Hai rispettato la mia decisione che mi ha quasi portata ad ucciderti,
amore mio. Quando dopo il tramonto ci siamo scontrati con Lucifero pensavo che fosse
arrivata la mia fine, sarei morta se tu non ti fossi fatto colpire al posto mio...Ti ho tenuto
tra le braccia mentre dicevi le tue ultime parole, mentre per l'ultima volta le mie labbra
toccavano le tue. Non hai pianto nemmeno in quel momento...Ti sei sempre dimostrato
forte, anche durante gli ultimi attimi, anche quando il tuo cuore ha cessato di battere
tu mi hai sorriso. Il tuo sorriso lo ricorderò sempre, amore. Ti amo...Ti amo e ti perdono.»
Da allora ogni sera lei leggeva il grande libro che Aaron le aveva dato. "Avevo pensato
che avresti potuto leggerlo." Le aveva detto sorridendo. E in ogni pagina trovava qualcosa che le ricordava il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata. «Pensando a te
continuo ancora a sorridere.» Disse una mattina alzando gli occhi al cielo.
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
Onirya
I.C. TUSCOLANA II E
E
rick chiuse il libro. Le avventure di Sherlock Holmes. Un libro enigmatico,
come il suo possessore. Con la mano si scostò il ciuffo castano che portava davanti agli occhi smeraldini. “Siamo arrivati!” annunciò suo padre.
“Lo avevo intuito” sussurrò Erick. Una brezza fresca lo investì e lo svegliò
dal torpore del viaggio, più di 16 ore dall'Alabama alla Germania. Ma erano finalmente
arrivati al castello di Eltz che la sua famiglia possedeva da 33 generazioni. Loro lo aveva
ereditato solo di recente, quando il pazzo proproprozio Morris aveva tirato le cuoia.
Mentre Erick, seguito dai genitori stracarichi di valigie s'avviava verso il ponte ciottoloso
che conduceva al castello qualcuno gli saltò di peso sulle spalle. Erick ed il suo “aggressore” si sfracellarono al suolo, ed intanto ridevano a crepapelle. “Gambe di pastafrolla
dovevi reggermi!” - esclamò Alarick mentre si massaggiava la testa. “Testa di granito
non dovevi saltarmi addosso!” - rispose Erick sogghignando mentre si rialzava. Alarick
era il suo migliore amico. Alto più o meno come lui, capelli neri a spazzola e occhi scuri,
corporatura snella e muscolosa, come quella di Erick. “Patetici…” - fu il commento di
Astrid, la loro coetanea, era una ragazza snella, capelli mori, lunghi e fluenti e grande
appassionata di libri Fantasy. Si conoscevano dall’asilo. E ora eccoli lì insieme, in Germania, in un castello medievale, in vacanza assieme. “Che aspettate?!” - urlò il padre di
Astrid - “Entriamo!” - Il castello mastodontico aveva numerose torri che terminavano
con guglie blu. Il soffitto triangolare era dello stesso colore delle guglie. Sulla destra del
castello un torre solitaria …
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ragazzi prosa
L’interno del castello era imponente come l’esterno, con pareti tappezzate da stendardi
verdi e rossi, e pavimenti in pietra. “Ragazzi, avete una stanza ciascuno, tutti insieme
nell’ala est del castello. Andate a posare i bagagli e fate quel che volete. Ci ritroviamo
qui a cena.” - Disse la madre di Erick. La madre di Astrid sussurrò alla figlia: - “Non fare
idiozie” - “Giusto un tantino” - ripose Astrid col suo solito ghigno.
Una volta soli I tre ragazzi si incamminarono verso le loro stanze. “Posto stupendo!”
Commentò secco Alarick. “Già. E’ incredibile ... e pensare che prima questo posto apparteneva ad un pazzo…!” - rispose Erick. - “Che diavolo ci faceva qui tuo zio?” - chiese
Astrid. “Ah non ne ho la più pallida id…” - stava per terminare Erick, quando inciampò
su qualcosa. -“Ma cos'è?” - si interrogò Alarick, mentre Astrid raccoglieva da terra un
volume impolverato.
“Che roba è? Non ho mai visto un libro simile…” - disse Astrid. Fece per aprirlo. Ma,
...Metà delle pagine ingiallite erano vuote! Lesse ad voce alta l’ultima pagina, che era
scritta. - “Erick inciampa su di me e i suoi amici si interrogano su cosa sia. Astrid mi apre
e legge… le potrebbe interessare pagina 207… ah, ha ... - ed Alarick sta per starnutir…
” “ETCI’!” - “Guardate!” - esclamò Erick. Il libro si stava scrivendo da solo. - “E’ inquietante!”
- esclamò Astrid chiudendo di scatto il libro. - “Almeno vai a pagina 207. Potrebbe interessarci…!” - propose Erick turbato. Aprirono a pagina 207 conteneva la mappa metro
quadrato per mq del castello. Era così precisa che segnala anche le piccole .... - “Che
forza! ” esclamarono all’unisono. “Ora possiamo andare ovunque senza perderci!” - osservò Alarick. “Magari potremmo andare in quella torre alla destra del castello” - propose
Erick, che l'aveva notata per primo. - “Buona ide… aspettate… Guardate, una chiazza
nera in quel punto!” - notò Astrid. - “Cosa può significare???” - “Scopriamolo!” - disse
Erick. - “No, sono troppo stanco, meglio domani!” si lamentarono Alarik e Astrid. Avreb-
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
bero avventurarsi nella torre solitaria, abbandonando lì le valigie, ma decisero che era
più prudente andare in camera. Appena nelle camere i ragazzi si lasciarono cadere sul
letto e ... si addormentarono. Quando si svegliarono si affacciarono sul corridoio ancora
assonnati ... ma ci volle poco per mettere a fuoco le idee. Un cenno e via verso la torre
solitaria.
Arrivarono con il fiatone. “La corsa… ce la… potevamo… risparmiare!” ansimò Erick appoggiando le spalle al muro. La torre era conica e priva del soffitto. Al centro vi era uno
spacco, un abisso. La stanza era preda dell’edera e del muschio. I muri erano in mattoni
di pietra. Il muschio rendeva intraducibile il motivo decorativo che nascondevano. Solo
un mattone era libero dal muschio. Alarick lo notò e lo pigiò, mentre Erick osservava
da vicino l’abisso. Nonostante il cielo sereno un fulmine colpì in pieno l’abisso. Una
patina violacea e trasparente increspava le figure oltre la cortina. Erick, spaventato inciampò e cadde nell’abisso. Niente e nessuno sarebbe potuto sopravvivere alla rovinosa
caduta. All’unisono Astrid ed Alarick urlarono. S'affacciarono sull'abisso ma il corpo di
Erick non c’era. Astrid intuì ciò che forse stava succedendo. Le sembrava l’unica ipotesi
plausibile, ma era assurda. Prese il libro e aprì l’ultima pagina scritta. C’era scritto: “Erick
cade in Onirya”. “Che diavolo è Onirya?” pensò Astrid. In realtà sapeva benissimo cosa
potesse essere. La conferma dei suoi sospetti. Un altro universo. Non ci pensò due volte:
afferrò Alarick per il braccio, che non ebbe il tempo per opporre resistenza, e si lanciarono nell’abisso. Cominciarono a prendere velocità, ed entrarono in contatto con la patina viola. Entrambi sentirono un’enorme sensazione di vuoto intorno a loro, mentre il
mondo che conoscevano stava scomparendo…
Erick scosse i suoi due amici, che si svegliarono di soprassalto. Si guardarono tutti e tre
intorno impauriti. Il paesaggio intorno a loro era spettacolare ed inquietante allo stesso
tempo. Si trovavano in una strana foresta. Erick si trovò vicino ad un albero che aveva
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ragazzi prosa
un bozzo all’altezza della sua faccia. Si avvicinò d qualche metro di distanza e si accorse
che la corteccia era di pietra. Si avvicinò ancora. Le gambe gli tremavano e la fronte era
imperlata di sudore. La sporgenza dell’albero si rivelò essere una testa umana mozza
con una raccapricciante smorfia stampata sul volto. Erick chiamò gli amici mentre con
la mano tremante, e riluttante sfiorò la fronte di quella testa. “Ma cosa… OH MIO DIO!”
- urlò Astrid in preda allo spavento, mentre Alarick si copriva la bocca per non vomitare.
“Ma dove diavolo siamo finiti?” - chiese Erick senza aspettarsi risposta. Per la disperazione sferrò un pugno a un altro albero, non fece caso alle nocche che presero a sanguinare ma fece caso alle migliaia di teste spaurite incastonate negli alberi. Esse
sembravano guardarli. Notò che solo tre alberi non avevano il raccapricciante marchio:
uno dei quali, quello a cui aveva sferrato la scarica di pugni della sua disperazione, quelli
alla destra e alla sinistra del primo. I ragazzi si guardarono sconcertati. Alarick prese la
parola per primo: “Ragazzi, niente panico! Affrontiamo il problema con lucidità!” - disse
con tono determinato. Erick si asciugò il sudore freddo dalla fronte e rispose: “Hai ragione! Ce la dobbiamo cavare! Mi rifiuto anche solo per un attimo di pensare che questa sia la nostra fine! Comunque, non possiamo arrenderci e consegnare senza
combattere la nostra vita all’oblio e alla desolazione! Almeno tentiamo!”. - “Bel discorso”
- replicò Astrid pallida - “Ma credo che quei tizi dietro di te vogliano proprio questo! …
” disse frettolosamente, mentre cominciava a correre. Alarick la seguì. Erick si girò lentamente dominato dall’ansia, e quel che vide gli rese il respiro pesante e lo stomaco
un macigno..rimase impietrito: si trovò davanti i tre alberi, tutti senza faccia. Riconobbe
il suo per la macchia di sangue sul tronco che avevano lasciato le sue nocche. Tutti e
tre sradicarono le loro lunghissime e robustissime radici da terra. Erick non pensò, semplicemente corse a capofitto per la boscaglia, cercando con lo sguardo le tracce degli
amici. “Non possono essere in grado di correre come me” - pensava ingenuamente il
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
ragazzo. Gli alberi invece gli tenevano testa magnificamente, erano velocissimi nonostante la stazza ed il portamento goffo. Dopo aver corso per un tempo smisurato per
le sue forze raggiunse i suoi amici, che erano fermi col fiatone. “CORRETE!” gli incitò
Erick. I ragazzi, appena visto la velocità dei loro inseguitori ricominciarono a correre più
forte di prima. Dopo un tempo che parve loro lunghissimo e le gambe che protestavano e i muscoli dei polpacci che urlavano di dolore in preda alle fiamme, i loro polmoni
stavano per esplodere come i loro cuori. Ma gli alberi instancabili erano loro addosso,
e mostravano alcun cenno di stanchezza. Piano piano, falcata dopo falcata la boscaglia
iniziava a diradarsi. Si aprì davanti a loro un piccolo strapiombo profondo di circa cinque
metri che dava su un lago cristallino. Le acque erano limpide e trasparenti. I ragazzi,
senza pensarci vi si buttarono dentro. Gli alberi li seguirono anche nell'acqua, ma a differenza dei ragazzi, che erano leggeri e sapevano nuotare, i pesantissimi alberi affondarono. La prima sensazione fu il sollievo. Non potevano credere di avercela fatta. Tre
minuscoli esserini di debole carne avevano sconfitto tre enormi alberi di pietra, che
non avendo muscoli non si stancavano e molto probabilmente molto più forti di loro?
Tre lettere vennero in mente ad Erick “Wow”. Intanto Astrid ed Alarick si avviavano verso
la riva trionfanti. Grondavano soddisfazione e stanchezza allo stesso tempo. La riva su
cui stavano andando era sotto il livello del bosco: sopra vi era infatti lo strapiombo da
cui si erano gettati prima. Astrid e Alarick guadagnarono prima la riva. Erick si era gettato un po’ più in là rispetto a loro. Stava per raggiungere l’attesa terraferma, quando
qualcosa lo afferrò per la caviglia. Qualcosa di freddo, una radice di pietra. La paura lo
assalì. Era questa la sua fine? Destinato a rimanere per sempre intrappolato nel tronco
di pietra di un’obbrobriosa creatura in un mondo che non era il suo? Non era possibile.
Ma stava succedendo! Si dimenava, inutilmente. I polmoni gli si stavano svuotando. Intanto l’albero lo avvinghiò con una seconda radice. La stretta lo svuotò di ogni riserva
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d’aria e svenne. Un terzo tentacolo gli stava avvolgendo la testa, per separarla di netto
dal corpo. Era finita, chiuse gli occhi, rassegnato al suo destino …
“Dobbiamo salvarlo!” - implorava Astrid. - “Non possiamo fare nulla” le rispondeva Alarick. Scoppiarono in un pianto disperato, interrotto da un rumore improvviso, proveniente dal cielo. Non riuscirono a mette a fuoco quella cosa, perché irruppe ad una
velocità impressionante nell’acqua, agitavano la superficie del lago. Riuscirono a vedere
di sfuggita un’altra creatura, che non riconobbero. I ragazzi non capirono come, ma la
strana creatura, tagliò con un colpo solo tutte e tre le radici che intrappolavano Erick,
lo strappò agli alberi e lo trascinò in superficie proprio prima che morisse soffocato. La
creatura uscendo dalle viscere del lago inondò Astrid ed Alarick, che trattenevano il respiro in silenziosa attesa. Era simile ad una sirena: il busto umano, anche se ricoperto
da squame. Gli occhi che non avevano un’iride erano del colore dell’ambra su tutta la
loro superficie. I capelli sembravano alghe, corti e arricciati. Da sotto l’ombelico iniziava
una lunga coda di pesce come fossero gambe umane. Adagiato Erick sulla sabbia mutò
inspiegabilmente la forma della sua mano, da palmata a mazza con la quale percosse
la pancia di Erick in modo di fargli sputare tutta l’acqua in eccesso ingerita. “Chi sei!? E
cosa gli stai facendo!?” urlò Alarick. “Sappi che sono Cristal, una mutaforme, qualora ti
stessi chiedendo cosa è successo alla mia man …” - disse la creatura, interrotta dal tossire ed dal vomitare di Erick. “E perché tu sei qui?” - la interrogò Astrid. - “Sono in fuga.
I gargoyle hanno distrutto la mia città, ucciso la mia famiglia, sequestrato il nostro potente stregone, unico rimasto! Io sono l’unica sopravvissuta. I gargoyle mi credono
morta. Sono fuggita volando e dall’alto ho visto voi. Siete strane creature voi! Tuttavia,
ho portato aiuto al vostro amico. Tutto qui.” - Concluse. Mentre discorreva la sua pelle
iniziò a vibrare e a mutare per recuperare la sua forma originaria. La pelle blu acceso, lineamenti perfetti, capelli corti e biondi e gli occhi gialli, un corpo uguale a quello degli
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
umani! Porse ad Astrid un’erba che aveva estratto da una tasca della sua veste lunga. “Dategliela da mangiare al vostro amico. Tornerà in forze più in fretta. Io vado a raccogliere legna per riscaldare il rifugio notturno.” - Disse loro. “Ehi, ehi, ehi, aspetta un secondo!” la interruppe Alarick: - “Non ti conosciamo, questo non è il nostro mondo e se
ci dovessimo accampare non lo faremmo certo con una mutaforme che potrebbe ucciderci alzando un dito! Dammi una motivazione valida per ammetterti tra di noi.” “Che diavolo sta succedendo?” chiese debolmente Erick. Astrid si accucciò accanto a
lui e gli raccontò quanto era accaduto durante la sua incoscienza, poi gli diede l’erba,
che mangiò brontolando. Poco dopo si alzò in piedi, arzillo e di nuovo in forze. “Ora
che ci sono anch'io vorremmo spiegazioni più accurate, Cristal.” - affermò deciso Erick.
“Ne avete tutto il diritto. Visto che siete estranei a questo mondo accenno la sua storia.
Questa è la terra di Onirya, è popolata da Elfi, Nani, Mutaforma, Fate, Draghi e moltissime altre creature… Millenni fa Onirya era devastata da continue lotte interne tra le
razze che l'abitavano per conquistare il titolo di Imperatore. Le creature più crudeli
erano gli Elfi Oscuri, simili agli elfi, ma affini al male, e i Gargoyle: Demoni volanti di pietra molto dura. Queste due specie dominavano sempre il campo di battaglia. Un giorno
però, Elfi, nemici giurati degli Elfi Oscuri, Nani, Hobbit e Mutaforma si allearono contro
gli Elfi Oscuri e i Gargoyle. Le due razze dominanti, invece di coalizzare tra loro si sferravano continui attacchi finché si decimarono reciprocamente. Così, per l’alleanza non
fu difficile sbaragliare, con un attacco a sorpresa gli Elfi Oscuri e sterminarli. Gli Elfi, vittoriosi continuarono ad avanzare verso la terra dei Gargoyle e siccome erano troppo
forti con un potente incantesimo li calarono in un sonno eterno. Con la vittoria dell’alleanza ad Onirya arrivarono la pace e la democrazia. Qualcosa dovette svegliare i Gargoyle, che depredarono e uccisero i potenti stregoni di Onirya, portandosi dietro i loro
cadaveri … non si sa dove, poiché le antiche mappe sono andate perdute, e nessuna
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delle attuali indica dove sia la dimenticata Terra dei Gargoyle … Questo è quanto.” Finì Cristal. -“Wow”- esclamarono i ragazzi. - “Sta per fare buio… meglio affrettarsi a
prendere la legna” disse la Mutaforma. Si alzò e si avviò verso un boschetto voltando
le spalle alla facce sbalordite degli umani. “In-incredibile…” - balbettò Alarick. - “Immaginate se il libro riportasse anche le mappe di Onir… ASPETTATE!” - urlò Astrid come
colta da improvvisa illuminazione. Prese dallo zainetto il volume trovato nel castello e
aprì alla pagina 207. Il titolo era: Mappa di Onirya. Il libro era cambiato! Le pagine prima
bianche ora contenevano curiosità e caratteristiche di ogni specie vissuta in Onirya.
“Inquietante…” fu il commento di Erick. “Vai alla voce Gargoyle!” - suggerì Alarick. “Vediamo un po’… Gargoyle… ecco! Pagina 148! Vediamo i paragrafi … Chi sono? Cosa
Mangiano? Come preparare una pozione per portarli allo stato dormiente! Ragazzi possiamo salvare Onirya!” urlò trionfante Astrid. “Non è il problema più urgente da risolvere
… Come torniamo a casa?” - suggerì Alarick. - “Potremmo chiederlo a Cristal!” - aggiunse Erick. - “Bella idea! Magari conosce anche questo libro!” - ipotizzò Astrid. - “Allora
ci tocca aspettare che torni…!” - concluse Alarick. Cristal tornò di li a poco con le sembianze di un mezzorco. Trasportava 4 tronchi, 2 per braccio. “Quanta forza deve avere
quella creatura…” ipotizzò Alarick. “E’ un mezzorco.” puntualizzò Astrid. Ogni passo che
faceva la terra tremava. “Scusate per l’attesa!” gli disse Cristal. La sua voce era diventata
più roca e rozza con la trasformazione. Scagliò un paio di tronchi sul lido, con i rimanenti
costruì delle panche improvvisate, si trasformò in drago e sputò fiamma rossa per dare
fuoco al falò. Poi rigurgitò delle strane e piccole creaturine simili a topi. Staccò un ramo
da un albero, ci trafisse le creature e le mise sul fuoco e si sedette su un tronco vicino
ad Astrid ad aspettare. “Senti Cristal… non è che conosci questo libro?” la chiese Erick,
facendo cenno ad Astrid di tirar fuori il manuale. Astrid lo estrasse in modo impacciato
e lo porse alla mutaforme. “...dove lo avete trovato?” le chiese. “Nel castello di Eltz…” ri209
“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
spose Alarick. “Questo è il libro più antico che esiste … non ha un nome, è semplicemente Il Libro… e se ci va bene può anche dirci come salvare Onirya!” esultò Cristal.
“Ehm, si bello… è a pagina 148, ma ora ci preme tornare a casa…” -rispose Astrid riluttante, mentre Erick e Alarick la fissavano ad occhi spalancati. La faccia di Cristal si fece
dura: “Senti ragazzina, non ho idea di come potervi far tornare a casa, so solo che se
salveremo Onirya qualche stregone potrà aiutarvi! Non vorrai negarmi il tuo aiut… ehi
aspetta, avete detto castello di Eltz?!” esclamò. “Ehm… si…” rispose timidamente Erick.
- “Non conosci Morris, l’eroe?” chiese ad Erick. - “Morris era mio zio, ma farneticava, era
pazzo, e ora è morto…”. - “PAZZO!? AHAHAH! Mi prendi in giro!? E’ il più grande eroe
di Onirya! Ed è tuo zio!? Un motivo in più per salvare Onirya! Ora leggiamo … dunque
… ingredienti: Acqua del lago Ygarn, Fronda di Albero di Pietra e cuore di Kartar … Che
fortuna! Abbiamo tutti gli ingredienti a portata di mano! Oh, c’è scritto anche: "Se il
contenuto viene cotto una sola provetta può paralizzarne un centinaio! Fantastico!” prese un animaletto dallo spiedo lo sventrò. - “Ecco qua!” - ed estrasse il minuscolo
cuore di quella povera creatura e lo infilò in una provetta di vetro che estrasse dalla
tasca della sua veste. Si alzò di scatto, ignorando gli sguardi schifati dei ragazzi che avevano appena assistito ad una vivisezione, e riempì la provetta d'acqua del lago. “Prendi!” - ordinò lanciando la provetta ad Alarick che l'afferrò al volo mentre la
Mutaforma si tramutò nuovamente in sirena per calarsi in acqua. Quando riemerse
aveva un rametto e una foglia di pietra. Tornata umana, affettò il ramo e la foglia in
pezzi sottilissimi, che infilò nella provetta e la mise sopra il fuoco rovente. - “Pozione
fatta. Ora dobbiamo cercare la Valle dei Gargoyle … Potrebbe essere ovunque, Onirya
è così vasta…” - disse Cristal. - “Pagina 207” - replicò Astrid con tono di sfida. “Grazie …
” - bisbigliò l'altra irritata che afferrò il volume e dichiarò: “Non è molto lontana da qui
… anzi, è sul versante sud della foresta di pietra! Se ora andiamo li troviamo dormendo
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ragazzi prosa
e potremmo pietrificarli! Si va!” - ordinò. - “Tu sei pazza!” urlò Erick. “Devo forse ricordarti
da chi siamo stati attaccati qualche ora fa in pieno giorno? Non abbiamo armi, dal momento che abbiamo perduto le nostre! Mi dispiace ma io non voglio andare a morire!”.
- “Ok.” - rispose Cristal: - “Se non muori oggi cercando di uccidere i Gargoyle morirai
domani per mano loro. Se dovessi scegliere se morire da eroe o da codardo sceglierei
da eroe. Ma la vita è la tua.” - prese il libro, girò i tacchi e se ne andò. - “Non mi sento
di lasciarla da sola, e non voglio essere un vigliacco!” - disse Alarick e la seguì. - “Mi
duole ammetterlo Erick…” - gli confidò Astrid - “Ma stavolta ha ragione” - e seguì Alarick. - “Uffa!” - sbuffò Erick e seguì il gruppo. “Vedo che hai ripreso da tuo zio” - osservò
Cristal mentre camminava spedita verso la foresta. - “Continuo a pensare che è una follia! Come speri di uccidere 100 Gargoyle!? Non ci sono riusciti gli stregoni, che sono
morti! Parlando e battibeccando il tempo era passato e non si accorse che mentre cercava di superare il livello di quel videogame stavano attraversando la Foresta di Pietra.
Se ne accorse solo quando la boscaglia diradava. - “Strano, non ci hanno attaccati!” esclamò! - "Come mai gli alberi non si sono mossi?, - All'improvviso vide la comitiva
ferma dietro un cespuglio intenta a fissare una spaccatura nel terreno, un canyon. Li
dentro un centinaio di Gargoyle cantavano e danzavano in modo molto goffo, girando
attorno ad gigantesco falò. Erik e i suoi compagni rimasero lì per ore, ma alla fine videro
un guerriero con un’armatura nera uscire dalle fiamme. - “Il Popolo dei Gargoyle!” - urlò
con voce roca il guerriero brandendo una spada simile ad un Gladio romano. “Il nostro
tenebroso Imperatore ha deciso quale vittima sacrificale dovrete portargli domani: si
tratta del potente stregone Alkarion della contea della torre d’Avorio! Preparatevi, domani assalteremo la contea!” - intimò il guerriero. I Gargoyle agitavano le mazze, gli
scudi e le spade che tenevano con mani rugose. “Stanotte l’Imperatore oscuro ha deciso di farvi assistere al sacrificio di Astrarius, lo stregone che avete catturato oggi con
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
valore!” - terminò il guerriero. I Gargoyle lo acclamarono, urlando. Appena detto questo,
le fiamme si diradarono e ne uscì un elfo oscuro. Era alto, aveva una corporatura muscolosa, i capelli bianchi e lunghi. La pelle violacea e gli occhi ambrati. Con la mano trascinava il corpo di uno stregone morto: Astrarius. A quel punto tutti si inchinarono
mentre il corpo dello stregone si prosciugò. I tre ragazzi rimasero sconvolti. Cristal
spiegò loro: "Sta prosciugando la sua energia vitale e tutti i suoi poteri magici. Si, è sconvolgente". Astrid era sconvolta, Erick era scioccato e Alarick che s'agitava per il nervosismo sbatté il braccio contro un ramo del cespuglio dietro al quale si erano nascosti e
urlò di dolore. Un gruppo di Gargoyle si voltò verso di loro. Erick impallidì. Alarick cercava il modo di rimediare. Astrid si voltò verso Cristal con lo sguardo implorante. “Vado
io …” - bisbigliò Cristal. Mutò la sua mano in una sciabola. I Gargoyle si avvicinarono. I
ragazzi avevano il cuore in gola. Cristal stava per alzarsi, quando Alarick si gettò ai piedi
di un Gargoyle facendolo inciampare. Gli altri Gargoyle allarmati soccorsero il compagno. Il primo Gargoyle ad arrivare fece scattare l’ascia. Alarick chiuse gli occhi. Ma dal
ventre del Gargoyle sbucò una lama e il corpo del Gargoyle si polverizzò lasciando cadere l’ascia a pochi centimetri dall’orecchio di Alarick. Quando aprì gli occhi vide Cristal
che combatteva, avrebbe voluto aiutarla, ma era paralizzato dal terrore. Cristal combattendo era caduta di schiena e il Gargoyle ne approfittò per uccidere la mutaforma,
ma non si sentì più la spada tra le mani. Si girò e vide un ragazzo con la sua spada. Era
Erick che non esitò a mozzargli la testa. Il Gargoyle urlò. Intanto Astrid e Alarick si erano
appropriati delle armi dei Gargoyle: una mazza chiodata per lui, un pugnale per lei. Ma
l'urlo aveva allertato tutti i Gargoyle del canyon, dell’elfo oscuro e del guerriero nero.
Migliaia di occhietti gialli si abbatterono sui ragazzi. “Gargoyle! Catturate questi scocciatori!” urlò l’elfo gettando via il corpo rinsecchito di Astrarius come se fosse una coperta. I Gargoyle urlando si abbattevano sui ragazzi. “Erick! Io, Astrid e Alarick ci
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occupiamo dei Gargoyle e del Guerriero! Tu vai dall’elfo!” gli urlò Cristal, mentre mutava
le sue scapole in ali. “Perché io!?” protestò Erick. “Sei o non sei in propropronipote di
Morris! Dimostralo! Fallo per te, per noi e per Onirya!” gridò Cristal mentre si abbatteva
sui Gargoyle, seguita dai ragazzi. Erick li seguì, ma i ragazzi non riuscirono più ad avanzare quando si trovarono davanti il guerriero nero. “Di qui voi non passate!” urlò. Cristal,
che guidava il gruppo usando le ali per riparare i ragazzi dietro di lei si ricordò della pozione. “Erick! Sali sulla mia ala e non fare domande!” urlò. Il ragazzo non esitò e salì sulla
sua ala sanguinante. Molti dardi e frammenti di lame vi si erano conficcati. L’ala si mosse
ed Erick fu scagliato verso il falò, dov'era l’elfo oscuro. Erick gli atterrò in piedi proprio
davanti. I due si guardarono in cagnesco. Erick si lanciò verso di lui credendolo disarmato, ma l’elfo tirò fuori due pugnali ossei, e parò con estrema facilità il colpo. - “E’
troppo forte!”- pensò Erick. Intanto Alarick e Astrid combattevano contro i Gargoyle,
Cristal contro il cavaliere nero. Ma i ragazzi non riuscirono a contenere l’orda di demoni
di pietra, che si riversarono ferocemente su Cristal . I due ragazzi per un attimo pensarono al peggio. Ma poco dopo riemerse dalla mischia un corpo. Rabbrividirono. Era il
cavaliere nero che face strage di Gargoyle. I ragazzi erano increduli: tutti i Gargoyle superstiti erano sul guerriero nero e Cristal estrarrasse la pozione dalla tasca e la lanciò
verso i Gargoyle. La provetta si infranse ed il contenuto vaporizzato che ne uscì pietrificò
i Gargoyle.
Più in là mentre schivava un colpo di Erick l'elfo disse: “Hai un’aria familiare! Assomigli
all’eroe umano Morris …” - “Ah si, era mio zio!” - rispose il ragazzo. - “A maggior ragione
devi morire!” urlò. - “Perché mi stai facendo questo!?”- chiese disperato Erick. - “E' stato
proprio tuo zio a guidare le armate dell’alleanza a sterminare il mio popolo!” - rispose
l’elfo, che alzò il pugnale per ucciderlo. e aggiunse: - “Prosciugherò l’energia vitale a
ogni creatura che mi intralcerà il cammino. Solo così il mio popolo risorgerà!”. “Perché
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
uccidere ancora? - “E che cosa ha fatto tuo zio!? Con i guerrieri ha ucciso malati, madri
e bambini innocenti! La gravità del suo peccato scorre anche nelle tue vene! Io e te
siamo uguali” - disse l’elfo, mentre i suoi micidiali pugnali ossei si stavano abbattendo
su Erick che urlò: - “NO IO NON SONO COME TE, IO AMO I MIEI AMICI E LE PERSONE A
CUI TENGO! TU SEI UN MOSTRO!” Proprio in quel momento arrivarono i suoi amici .
L'elfo si scagliò contro di loro ma Erick non poteva permettere che i suoi amici colti di
sorpresa morissero e raccolse le sue ultime forze per liberare il braccio con il quale poteva afferrare la spada, ma era troppo lontana. - E' tutto finito! - pensò, ma gli venne in
aiuto la spada d’oro che disse: “Questa è la spada che segnerà il destino della guerra.”.
Erick, l' afferrò, si fece coraggio e la scagliò verso l’elfo. La spada gli trapassò il torace,
uccidendolo. Onirya era salva!!! Ed era stato lui, solo ragazzo a salvare un mondo! -
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ragazzi prosa
Alice e le sue emozioni.
La fiaba delle fiabe
Alessandro Severo I A
C
'era volta una ragazza di undici anni e mezzo di nome Alice.
Come tutti i ragazzi della sua età, stava entrando in un periodo molto
particolare della vita: l'adolescenza.
Un giorno, una calda mattina di agosto, si risvegliò in un ambiente buio e sco-
nosciuto: la terza dimensione, dove erano raccolte le sue insicurezze e le sue
emozioni: la tristezza, la rabbia, la paura.
Alice non sapeva come affrontarle, la sua vita tranquilla era ormai lontana e,
disperata, si mise a piangere. Con meraviglia si accorse che le lacrime, quando
cadevano, si univano tra loro fino a formare tre fate che le dissero: "Tu entrerai,
se la chiave giusta troverai". Alice non capiva. "Entrare dove? - si
chiese - Io non ho nessuna chiave con me ". Ma ecco una luce muoversi verso di lei.
Era un folletto: "Ciao Alice, io sono Smigol e sono qui per aiutarti."
Le raccontò che lui, nel suo villaggio, aveva il compito di proteggere l'oro dell’arcobaleno, custodito all’interno del palazzo reale.
Un brutto giorno una banda di feroci Goblin si era appropriata
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“da piccoli lettori... a giovani scrittori”
del tesoro e lui aveva affrontato diverse prove per ritrovarlo. "Tu - disse ad
Alice - affronterai un viaggio, durante il quale visiterai luoghi strani e incontrerai bizzarri personaggi. Ci sono tre porte chiuse, una grigia, una rossa e una
nera: aprile, se vuoi crescere."
Alice si guardò intorno e scorse in lontananza tre porte, ma per raggiungerle
avrebbe dovuto compiere un lungo salto nel vuoto. Non riuscì a saltare e,
quando già pensava di precipitare giù, si accorse che si trovava sopra una lastra
Smigol le disse: "A volte gli ostacoli non sono così difficili da superare
come sembra. Vieni, con me entrerai nel regno della tristezza e dovrai riportare la felicità." Tirò fuori dal suo cappello la chiave grigia e
?
di vetro.
la diede ad Alice che aprì la prima porta.
Si ritrovò nel paese di Bellocolle, dove un tempo splendeva sempre il sole, non
c’era mai stata una guerra ed i suoi abitanti erano sempre felici. Ma un giorno
su Bellocolle si abbatté una terribile sciagura. Arrivò la perfida Malù, che odiava
la felicità e aveva un potere speciale: con un solo movimento delle mani riusciva a congelare qualsiasi cosa. Da allora il paese era completamente congelato, faceva tanto freddo e tutti erano tristissimi.
Smigol invitò Alice a proseguire il cammino ed ecco il principe di nome Nonlosò, nato nella cittadina Senza-Nome. Alla nascita era stato chiesto alla regina
il nome del principe e lei aveva risposto: ”Non lo so” e quello era rimasto il suo
nome. Il principe era infelice perché, quando gli chiedevano come si chiamasse, rispondeva: ”Nonlosò” e tutti ridevano di lui.
Alice sentì crescere dentro di sé una profonda angoscia, ma Smigol la esortò
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a continuare e le indicò la principessa senza amore di cui raccontò la storia.
"In un regno molto lontano un re aveva una figlia bella e giovane, pronta per
diventare sposa ma non provava amore per nessuno! Il re quindi organizzò
una grandissima festa danzante a palazzo. L’atmosfera era davvero fantastica,
i cibi erano gustosi, le decorazioni con i fiori erano bellissime, si udiva un romantico e coinvolgente sottofondo musicale. Giunse il momento tanto atteso, i pretendenti si misero in fila per presentarsi
e al termine la principessa si ritirò nelle sue stanze. Ma ancora
una volta il suo cuore non batteva per nessuno! "
Alice si sentiva sopraffare dalla tristezza e stava per cedere; Smigol
la guardò intensamente e lei riuscì a trovare la forza per reagire:
"Acqua, terra, fuoco, vento rinchiudete la tristezza in una grande fortezza".
gridò e così fu e tutti tornarono felici.
Smigol le disse: "Brava, hai capito che non bisogna arrendersi. Il mio compito
finisce qui." Condusse Alice davanti alla seconda porta, quella rossa, quella della
rabbia, e la salutò.
Lì c'era un bambino che la aspettava.
"Chi sei? Perché ti trovi qui?"- chiese Alice - "Io mi chiamo Enrico,
vengo sempre preso in giro dai miei compagni perché sono un po'
troppo paffutello. Io non trovo il coraggio di reagire, per questo
sono arrabbiato con me e con il mondo che mi circonda." Aprì una mano e consegnò ad Alice la chiave rossa e insieme entrarono nel rosso mondo della rabbia.
Incontrarono una strega che con una magia aveva portato via l'amicizia di Cri-
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stina e Martina e l'aveva rinchiusa in uno scrigno.
Incontrarono Il Re dei Mostri, verde dalla testa ai piedi e con un lungo naso,
che urlava:
”Liberate il Mostro! E che sia di qualità per favore, non voglio
sconfitte!” Alludeva ad un mostro che non aveva mai perso, il drago (certo non
un drago qualunque ma un drago D.O.P.) che doveva lottare contro il malvagio stregone della foresta.
Costui sapeva compiere terribili sortilegi contro le persone che capitavano vicino a lui e questo fatto scatenava la rabbia del Re dei Mostri.
Videro il perfido Tommaso, invidioso e geloso di Riccardo, rapire la povera Michela e portarla lontano nel suo castello spaventoso. Alice sentiva montare
dentro di sé la rabbia per tutte quelle ingiustizie, gli occhi le si riempirono di
lacrime che, cadendo, si univano tra loro fino a formare delle parole:
"Acqua, terra, fuoco, vento rinchiudete la rabbia in una gabbia".
Disse così e tornò l'armonia.
"Brava Alice, stai cominciando a credere di più in te stessa! Ora entrerai nel nero
antro della paura. Ricordati: tutti hanno paura di qualcosa, l'importante è che
ciò che tu sai è vero." e dopo aver pronunciato queste strane parole Enrico
scomparve.
Alice si ritrovò davanti all'ultima porta, la peggiore, la porta della paura. L'ambiente era buio e inospitale, ovviamente non poteva mancare una guardia, un
troll, che le impediva di entrare.
Giunse in suo aiuto un uomo anziano e gobbo che canticchiava:"Se la chiave
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vuoi trovare, il più alto dei monti devi scalare. Nello scrigno la poggerai e al re
la porterai. Ciao, io sono Gobbone, il tuo ultimo compagno di viaggio. Accarezza la mia gobba e troverai quello che cerchi". Alice seguì il
suo consiglio, trovò un braccialetto scintillante e disse al troll:
“Se mi fai entrare, ti consegnerò questo braccialetto”. Il troll accettò subito perché amava tanto le cose scintillanti e, presa la
chiave nera, aprì la porta. Alice esclamò: “Ce l'ho fatta!" ed insieme a Gobbone entrò in un posto tetro e oscuro.
Come al cinema, sfilarono davanti ai loro occhi Drony, Paolo, Carlo e Gaia, Giorgio: "Dalle loro disavventure imparerai qualcosa" sussurrò Gobbone.
Ed ecco Drony, un guerriero forte e coraggioso, che proteggeva Il Tempio del
Campione di Spada. La sua famiglia era stata portata nel
fitto bosco malefico dal malvagio Rino, ma lui non si era
perso d'animo ed era partito tutto solo per liberarla.
Dietro di lui c'era Paolo che, per salvare la sua amata minacciata da un drago, avrebbe dovuto oltrepassare un burrone.
Non si era perso d'animo, aveva esclamato "Elemento magico, vieni, vieni”. Tra le sue mani era comparso un bastone: ”Impugnami e
battimi una volta a terra”, così aveva fatto e il burrone si era chiuso.
Alice era sconvolta ma stava cominciando a capire che la paura va affrontata.
Gobbone la condusse verso il re Carlo e la regina Gaia: "Dopo due anni di matrimonio - disse - finalmente era nato il principe, di nome Edoardo. La notizia
era giunta alle orecchie della strega nemica che una notte aveva rapito il bambino e lo aveva nascosto nella camera blindata della sua casa. La mattina se-
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guente Gaia con orrore si era accorta che la culla era vuota: lei e Carlo non si
erano persi d'animo e erano partiti per cercare il figlioletto."
Alice e Gobbone avanzarono ancora e videro avvicinarsi Giorgio. Egli aveva intrapreso un viaggio per salvare la figlia del re gravemente ammalata. Occorreva
una pianta magica che, purtroppo, si trovava solo nel regno
del cattivo fratello del re. Giorgio si era offerto di andare a
prenderla, senza perdersi d'animo.
All'improvviso, ecco apparire due principi, vestiti uno di bianco e l'altro di nero,
che si stavano sfidando in un terribile duello.
Il Bianco contro il Nero, la luce contro il buio, la bontà contro la cattiveria, il coraggio contro la paura. Lottavano e il Nero sembrava avere le meglio.
"Non è possibile!" pensò Alice ed in quel momento comparve vicino a lei un giovane orso.
Le raccontò che, un tempo, a lui mancava il coraggio ma
doveva diventare il capo degli orsi perché suo padre (il re)
era già troppo anziano per continuare a mandare avanti il
“popolo degli orsi”. Per questo aveva affrontato e superato due prove, la terza
consisteva nel portare il lupo capobranco vivo sino alla tribù degli orsi.
Il giovane orso si era spaventato ed aveva avuto la tentazione di abbandonare
la missione, ma si era fermato a riflettere: “Come, proprio io che ho superato
le prime due prove ora mi devo arrendere? Proprio quando sto per diventare
capotribù degli orsi? No! Io non mi fermo!” E aveva proseguito la caccia al lupo
capobranco, provando per la prima volta coraggio e sicurezza in se stesso e
questo gli aveva dato ancora più vigore. Così era riuscito nell'impresa, guada-
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gnandosi la fiducia di tutti gli orsi. "Coraggio Alice, come me devi superare la
terza prova".
Alice chiuse gli occhi e con forza esclamò:
"Forze della natura, imprigionate la paura dentro grosse mura."
e, magicamente, tornò nella vita reale più consapevole e più coraggiosa,
pronta ad affrontare l'adolescenza.
FINE
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