A. JOOS (IEPCTIN1) (edizione 2010) LřINTENTO ECUMENICO. PREMESSE E CRITERI TEOLOGICI - BILANCIO E PROSPETTIVE █▒█▒█▒█▒█▒█ INDICE A. LE PREMESSE 1. Prima premessa: Ut unum sint. La inaccettabilità storica della disunione e la priorità ecumenica della mediazione ecclesiale 2. Seconda premessa: Ut mundus credat. Il movimento ecumenico non è fine a se stesso, non serve a cristianizzare il mondo ma risponde all’esigenza del mistero ecclesiale 3. Terza premessa. Pur se non è distrutta, la nostra comunione non è piena e le colpe ecclesiali sono da ambedue le parti 4. Quarta premessa. L’unità sorge dalla santificazione nella preghiera verso una compartecipazione comune di vita di fede B. I CRITERI 1. Primo criterio: il riferimento di partenza della riconciliazione dall’unico Battesimo rivisitare le sorgenti dell’unità della Chiesa come mistero ⇛Dalla Chiesa mistero alla fede-vita comune ⇛Mistero nell’unico battesimo… superare la teoria del ritorno ⇛Mistero di comunione e riesame della sua visibilità 2. Secondo Criterio: l’avvio cristologico della riconciliazione. Le Chiese si convertono insieme a Cristo con la metodologia del dialogo ⇛Il dialogo. Preambolo né esauriente né istituzionale. Dall’antipatia all’empatia ⇛Avvio di continua riforma ⇛La conversione delle Chiese nel dialogo e l’apertura dialogale verso le altre religioni 3. Terzo criterio: l’attuazione pneumatologica della riconciliazione. Le Chiese si rinnovano nel condividere collaborando e nella testimonianza comune 1 ⇛La profezia ecclesiale complessiva ⇛Rinnovamento attraverso le priorità ecclesiali e le urgenze dell’umanità ⇛Dal rinnovamento alla testimonianza comune 4. Quarto criterio: il traguardo eucaristico della piena comunione oltre ogni strutturazione amministrativa. Dalla chiave eucaristica nella mutua accoglienza dei ministeri ⇛La pienezza organica al di là della configurazione strutturale ⇛La proposta della ospitalità eucaristica ⇛L’intreccio ministeriale e gli oneri della riconciliazione 5. Quinto criterio: il percorso storico verso la riconciliazione. La via dell’unità vissuta nella conciliarità come consenso nella diversità ⇛Priorità concreta della sorgente locale ⇛Mutuo riconoscimento e reciproca accoglienza nella possibilità di conciliazione ⇛Anticipazione al di là dei rischi di nuovi dissensi, interculturalità 6. Sesto criterio: la metodologia di approfondimento dottrinale verso la riconciliazione. L’organicità della (gerarchia, ordine nella) pienezza nella verità ⇛Centralità evangelica delle tradizioni vive ⇛La via metodologica dei modelli verso al ricezione nel mutuo consenso ⇛Dai testi di convergenza ad abbozzi interdisciplinari di dogmatica comune C. CONCLUSIONE: LE SCOMMESSE ⇛Prendere coscienza degli interrogativi posti al movimento ecumenico. 2 ELEMENTI INTRODUTTIVI PER LA COMPRENSIONE DELLA SVOLTA ECUMENICA DEL XX - XXI SECOLO (BILANCIO E PROSPETTIVE) ▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲ INTRODUZIONE: LE PREMESSE DELL INTENTO ECUMENICO ▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬▮▬ Diverse definizioni sono state date del movimento ecumenico o dellřŗecumenismoŗ 1. Riprendendo il termine Řoikumenikosř, non si può sfuggire al significato di Řtutto il mondo conosciutoř che implicava nel mondo antico 2. In termini generali, lřintento ecumenico cerca la riconciliazione dřunità nella comunione piena tra le Chiese grazie ad una conversione ed al rinnovamento di vita ecclesiale per lřavvento del Regno di Dio e nel servizio allřumanità. Il tema specifico del nostro approccio riguarda i Řcriteri teologiciř dellřintento ecumenico, o cioè le ragioni teologiche (dottrinali) che fondano e giustificano la scelta ecumenica da parte ecclesiale. Da una 1 B. Chenu, La foi des catholiques. Catéchèse fondamentale, Paris 1984, p. 664: «…La définition la plus satisfaisante de la tâche œcuménique est celle proposée lors dřune réunion des responsables oecuméniques en 1970: ŖLřœcuménisme est tout ce qui concerne le renouveau et lřunité de lřEglise comme ferment de la croissance du Royaume de Dieu dans le monde des hommes en quête de leur unitéŗ. Cette approche sřinscrit parfaitement dans la perspective ici retenue pour situer lřEglise: entre lřhumanité et le Royaume. LřEglise nřest pas une réalité en soi; son unité nřest pas désirée pour elle-même, mais au nom du Royaume et au bénéfice de lřhumanité. LřEglise a pour vocation et mission dřêtre un instrument du dessein de Dieu pour toute lřhumanité». 2 D. J. Smit, Living Unity? On the Ecumenical movement and Globalization , in «Reformed World» 2000 (p. 192), etiam in «Internet» 2010, warc.ch/24gc/rw034/03.pdf (pdf page 192):«How is the ecumenical movement interpreting, evaluating and, where necessary, challenging globalization?2 Equally, what is happening to ecumenism as a result of globalization? How is the ecumenical movement being challenged by globalization? Ecumenism has always been concerned with the world, whether in earlier centuries or during the self-consciously ecumenical 20th century. The Greek word oikoumene means the whole inhabited earth: from its inception, therefore, the World Council of Churches (WCC) understood its focus as Ŗeverything that relates to the whole task of the whole church to bring the gospel to the whole worldŗ.3 This ecumenical concern for the world is based on a normative vision of what the world is, could be, should be, and will become. Its global concern is integrally embedded in its faith, in its convictions concerning the origin and destiny of the world». (1. This article is based on a paper read during an interdisciplinary consultation in Tutzing, Germany, in June 2000, on ŖConsequences of Globalization for Germany and South Africaŗ, jointly organized by the Ecumenical Foundation of Southern Africa (EFSA) and the Evangelische Akademie, Tutzing. I focus mainly on the World Council of Churches, but a broader interpretation of the ecumenical movement would yield a similar picture. / 2. The movement has engaged in several major projects on themes normally related to globalization: the dramatic worldwide shifts in economics, mass communication and technology; the integrity of creation; civil society; and respect for context, culture, difference, and locality. On economics, see eg Economics: A matter of faith, CCPD Documents 11 (Geneva: WCC, 1988), Christian Faith and World Economy Today (Geneva: WCC, 1992), and ŖThe Debt Issueŗ and ŖGlobalizationŗ in Diane Kessler, ed, Together on the Way: Official report of the eighth assembly of the World Council of Churches (Geneva: WCC, 1999), pp.177-182, 183f. / 3. See Konrad Raiser, Ecumenism in Transition (Geneva: WCC, 1991), p.84 with reference in footnote 14.) 3 riflessione critica sullřintento ecumenico, si dovrebbe arrivare a renderne ragione come autenticamente fedele alla genuinità cristiana ed evangelica. Ciò non toglie, ovviamente, la questione sul legame tra la svolta ecumenica e svolta del paradigma interculturale dřoggi. Lřinterrogativo sarà eventualmente posto se Ŗlřecumenismoŗ non fosse una specie di conseguenza dei cambiamenti del mondo che hanno portato alla recente Řglobalizzazioneř? Più volte il dubbio che il movimento ecumenico fosse un fenomeno Řdel mondo umanoř soltanto è stato ripetuto (cfr infra). Occorre anche collegare questa problematica allřindagine sulla situazione e le caratteristiche del cammino ecumenico attuale in seno alle Chiese cristiane ed i movimenti religiosi recenti 1. In modo riassuntivo, certi commentatori affermano che lřintento ecumenico del XX-XXI secolo poggia sulla premessa che Řtutto è relazionato con tuttoř, particolarmente allřimmagine del Řmondo globalizzato nelle comunicazioni a distanzař 2. Lřincidenza della globalizzazione dovrà essere esaminata nella nostra indagine, in riferimento ai criteri teologici della dinamica ecumenica 3. Lřargomento delle connettività planetaria torna spesso nelle riflessioni odierne, anche per evocare il tessuto umano odierno. Si sottolinea anche che il paesaggio Řglobalizzatoř non può essere ignorato da parte ecumenica, anche se implica incognite da non trascurare 4. Ci si riferisce anche talvolta al prospetto antropologico relazionale per inquadrare le premesse ecumeniche nellřesperienza umana di sempre: non solo tolleriamo lřaltro perché esiste (le altre Chiese) ma abbiamo bisogno della relazione allřaltro per essere pienamente noi stessi 5. I vari criteri teologici dellřintento ecumenico e le sue premesse stesse avranno questo confronto ben presente (cfr infra). Si dirà che il contesto di convivenza noto come Řglobalizzazioneř ha avuto come effetto di approfondire in modo specifico la qualità dellřunità che lřintento ecumenico 1 Vai a: CHRISTIAN CHURCHES TODAY, cfr le Řpagineř corrispondenti nel sito: http://www.webalice.it/joos.a/CHRISTIAN_CHURCHES_ AND_MOVEMENTS_TODAY_-_CHIESE_CRISTIANE_E_MOVIMENTI_RELIGIOSI_OGGI.html. 2 D. Kampen, Intervento al culto della Riforma il 31-11-2004, Trieste (pro manuscripto) 2004, p. 3: «Primo attributo: il fondamento è che tutto è uno e che tutto è legato con tutto. Da questo segue che non ci sono più punti fissi, tutto è in qualche modo relativo, non ci sono più gerarchie, ma solo nodi di collegamento e una pluralità di idee che si sviluppano in un processo libero. Anche questa visione del mondo non è inventata da qualche eccentrico, ma è la visione che la nostra cultura ci impone: pensiamo p. es. all'internet che collega tutti con tutti, pensiamo all'economia globalizzata, alla tutela dell'ambiente che ha senso solo in modo planetario, persino al terrorismo globalizzato ecc. Tutti gli ambienti scientifici, culturali e sociali sono coinvolti in questa nuova cultura». 3 La questione della Řglobalizzazioneř fa parte di diversi studi di cui due sono più direttamente rilevanti per la problematica ecumenica: in http://www.webalice.it/joos.a/COMMUNICATIONAL_ANTHROPOLOGY_-_ANTROPOLOGIA_COMUNICAZIONALE.html , e http://www.webalice. it/joos.a/NEW_COMMUNICATION(S)_AND_CHURCH(ES)_-_NUOVA_COMUNICAZIONE_E_CHIESA(E).html. 4 B. Perkins, Reimagining Ecumenism for the 21st Century, in «Internet» 2010, http://www.religion-online.org/showarticle.asp?title=1653: «We are reaping the results of the dramatic changes that took place in 1989 with the end of the cold war and East-West rivalry. We experience the widespread dominance of the market economy and the western (i.e. American) political system. The far reaching consequences of these changes for our churches and society are not yet fully understood. Globalization is not a new phenomeno n, but it is now increasingly ordering our lives. Where do we go now? Globalization breeds strong central authority in the economy, business, politics, communication, and strengthens those forces that make the rich richer and the poor poorer: free trade, International Monetary Fund, World Trade Organization, multinational business, etc. Though globalization has the potential to enrich us with cultural diversity, it also can impoverish us with sameness. Any similar trends affecting church or religious life would indeed be a threat to ecumenism in the 21st century». 5 D. Kampen, Intervento al culto della Riforma il 31-11-2004, Trieste (pro manuscripto) 2004, p. 3: «Con la nascita del nuovo paradigma è nato anche il movimento dell'ecumenismo e da questo il movimento interconfessionale per la pace, poi quello per la tutela dellřambiente e più recentemente il movimento per un'economia sostenibile, giusta e socialmente responsabile. Tutti questi movimenti, di cui l'ecumenismo è la base, si fondano sul primo elemento del nuovo paradigma, cioè che tutto è legato con tutto. Veramente l'ecumenismo esis teva già prima. Ma una cosa è un ecumenismo che si basa sull'idea illuministica della tolleranza che accetta l'estraneo anche se sbaglia. Un'altra cosa molto differente è un ecumenismo del nuovo paradigma, in cui abbiamo bisogno uno dell'altro per essere completi. Quindi oggi il nostro primo compito è l'ecumenismo. Sulla base di questo, possiamo operare nel mondo e qui sono di primaria importanza l'impegno per Ia pace, per la tutela dell'ambiente e per un'economia sostenibile, giusta e socialmente responsabile. Sono questi i compiti che ci vengono imposti direttamente dall'insieme della fede cristiana e del nuovo paradigma, per cui in questi movimenti noi cristiani dovremmo stare in prima linea. Però, lo dovremmo fare non solo in modo interconfessionale, ma anche interreligioso e anche insieme a tutte le persone di buona volontà sebbene atee. Solo così potremo abbracciare pienamente le sfide odierne». 4 prospetta e ricerca 1. Uno delle perplessità maggiori è poi lřaffermazione dei fondamentalismi segregativi in questo contesto, agli antipodi delle avvisaglie ecumeniche di riavvicinamento 2. Lřintento ecumenico nelle sensibilità cristiane dřoriente e dřoccidente La presa di coscienza ecumenica è nata prevalentemente nellřambito delle Chiese e comunità sorte dalla Riforma dřoccidente Ŕnella sua dimensione missionaria- e si esprime pertanto in un linguaggio proprio a queste tradizioni, che fanno poi parte dellřarea occidentale dellřintento cristiano 3. Non ci spetta di trattare Ŕqui- delle origini specifiche del movimento ecumenico (con le 1 D. J. Smit, Living Unity? On the Ecumenical movement and Globalization, in «Reformed World» 2000 (p. 195), etiam in «Internet» 2010, warc.ch/24gc/rw034/03.pdf (pdf page 195):«There can be little doubt that globalization played a major role in bringing the ecumenical movement to the point where it is seriously striving to combine ecclesiological and ethical concerns under the vision of koinonia.22 There have always been those in ecumenism who suffered under this unresolved tension and often open Ŕ also bureaucratic Ŕ animosity, and who always wanted to bridge this divide.23 The urgency of recent efforts, however, is due to Ŗa fundamental shift in historical consciousness, felt in both spheres of ecclesiology and ethics... that presuppositions that have been taken for granted in the past, regarding both the church and its self-understanding as well as the forming of ethical judgments, are beginning to crumbleŗ,24 an awareness that changes are taking place in the world that challenge the ecumenical church in basic ways». (1. Ecumenism is one facet of the integration and internationalization that have long been a feature of human history, most notably during the periods 1870-1920 (when such inventions as the steamship, telegraph, railroad and telephone eradicated natural borders) and from 1945 to the present (which has seen massive increases in the flow of goods and information). These were also the periods during which the activities of the ecumenical movement expanded most rapidly. / 2. The metaphor of Ŗbridgingŗ is often used to describe the task ahead; see eg ŖIntroductionŗ in Thomas F Best and Martin Robra, eds, Ecclesiology and Ethics: Ecumenical ethical engagement, moral formation and the nature of the church (Geneva: WCC, 1997), pp.vii-xii. / 3. See eg Konrad Raiser, ŖEcumenical Discussion of Ethics and Ecclesiologyŗ, The Ecumenical Review 48, 1996, pp. 3-10.) 2 ECUMENICAL THEOLOGICAL EDUCATION Ŕ WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Magna Charta on Ecumenical Formation in Theological Education in the 21st century - 10 key Convictions, (ETE/WCC-Reference document (draft) for use in associations of theological schools and colleges, WOCATI and in the Edinburgh 2010 process), IN «Internet» 2010, http:// www.edinburgh2010.org/.../Magna_Charta_ on_Ecumenical_Theological_Education_in_the21st_century: «9) New challenges for ecumenical formation in the beginning 21st century. In the beginning of the 21st century we find ourselves in a new historical situation where we both need a fresh articulation of the ecumenical vision (which has lost some of its momentum and support in the local levels) as well as a significant and relevant new commitment for ecumenical education and formation in the member churches of WCC as a whole if the ecumenical movement is to remain a vital force of renewal and conversion in global Christianity. The new situation is particularly marked by the fact that the rapid globalization of markets, media and technologies has given rise to counter-reactions in terms of different forms of growing fundamentalism affirming exclusive and closed national, ethnic, cultural and religious identities. These factors of increased fragmentation and fundamentalist trends in the midst of globalization oblige us to renew and rethink our commitment to ecumenical formation as an urgent necessity and priority for safeguarding the continuation of the ecumenical movement and ecumenical witness as a whole. To promote an ecumenical orientation in theological education is the only possible option to maintain an „alternative and ecumenically responsible vision of globalizationŖ over against growing trends towards either withdrawing Christian faith from public responsibility and dialogue altogether (privatization), or turn to denominational provincialism and ecclesial self-centredness (confessionalization) or to seek refuge in religious fundamentalism (simplification) within the christian family or in relation to other religions. Thus ecumenical formation is not only a „constitutive mark of the church being the churchŖ(Vancouver 1983) but also an essential priority of new urgency at the beginning of the 21st century». 3 P. A. Heers, The Missionary Origins of Modern Ecumenism. Milestones leading up to 1920 (An address prepared for the Academic Conference: The Mission of the Orthodox Church and The World Council of Churches. Athens, May 15, 2005), in «Internet» 2010, http://www.google.it/search?sourceid=navclient&hl=it&ie=UTF-8&rlz=1T4ADRA_enIT370IT371&q=ORIGINS+ECUMENICAL+MOVEMENT: «Introduction. The Historical Record and the Ecclesiological Framework of Ecumenism. Among many Orthodox Christians today it is generally accepted that the contemporary Ecumenical Movement began with the Patriarchal Encyclical of 1920 ŖUnto the Churches of Christ Everywhere.ŗ Furthermore, it is generally believed that the movement for Christian unity arose out of a search for Ŗunity in truthŗ and doctrinal agreement. It will, thus, come as a surprise to many to discover that the historical record disproves both of these assertions beyond a shadow of a doubt. History shows that the contemporary Ecumenical Movement has its roots in the Protestant missionary movement of the 19th century and its inspiration in the desire of Evangelical Protestants to achieve a Ŗunity in fellowshipŗ amongst themselves for greater success in the mission field. Willem Saayman, a Protestant scholar of missiology, begins his study on mission and unity with the following words: ŖThe ecumenical movement does not derive simply from a passion for unity; it sprang from a passion for unity that is completely fused in mission .ŗ1 The union of mission and ecumenism, however, was not something arrived at quickly or painlessly for the Protestant world. It grew slowly in the soil of global confessional alliances and comity2 agreements among the Protestants in the second half of the 19th century, and continued in the international student movements and missionary conferences, becoming a new paradigm of ecclesiastical unity Ŕ for the conversion of the world. It became, from 1910 onwards, the basis upon which the Ecumenical Movement was built.3 It is, thus, apparent that, long before the 1920 encyclical was sent out and the Orthodox entered into the discussion, the presuppositions and parameters of encounter were set and they did not, even in the slightest, reflect or even acknowledge Orthodox ecclesiological principles.4 The ecclesiological framework in which the ecumenical movement was forged, formed, developed and exists to this day is, with slight adjustments, the product of 19th century Evangelicalism. In this paper we will examine this Ŗevangelical ecclesiology,ŗ the Ŗpre‐historyŗ of 5 loro implicazioni), tema che riguarda piuttosto lřimpegno delle Chiese cristiane in esso 1. Questřambito occidentale comprende anche lřestesa appartenenza cattolica di comunione romana la quale entrò più tardivamente a condividere la priorità ecumenica (a parte i suoi pionieri ecumenici Ŕ cfr infra). Lřoriente cristiano Ŕsubito interessato al progetto ecumenico- avrà peraltro un suo modo di specificare il disegno ecumenico e le valenze maggiori che esso rappresenta nelle sue tradizioni orientali e nella sua meditazione ecclesiale 2. Si potrebbe dire Ŕriprendendo la ecumenism, its origins in Protestant mission, and the historical and theological context into which the Orthodox entered the ecumenical movement». (1 Saayman, Willem A., 1984. Unity and Mission, Pretoria: University of South Africa (emphasis mine). That the contemporary ecumenical movement has its immediate origins in the 19th century Protestant missionary movement is generally accepted. ŖThe contemporary search for the unity of the church was initiated within the framework of the mission endeavour. The missionaries were among the first to look for ways and styles of witness in unity, recognizing that the scandal of Christian divisions and denominational rivalries hindered greatly the impact of their message.ŗ Mission and Evangelism in Unity Today, Preparatory Paper No 1 for the WCME conference in Athens, May 2005. See also chapters 7 and 8 in A History of the Ecumenical Movement, 1517-1968, Edited by Routh Rouse and Stephen C. Neil, WCC, Geneva, fourth edition, 1993. Fr. George Tsetsis appears to hold a different opinion in his article The Orthodox in the Ecumenical Movement , where he states: ŖEcumenism both as a theological challenge and as an expression of Orthodox willingness for Christian unity was experienced in our Church during the 1st, 5th, 11th and 16th centuries. It re-emerged at the beginning of the twentieth century when the Ecumenical Patriarchate took its afore-mentioned initiative [the 1920 encyclical Ŕ ed.], in order to foster cooperation and promote unityŗ (emphasis mine). / 2 In this context, comity refers to the avoidance of proselytizing members of another religious denomination. / 3 See: Goheen, Michael W., As the Father has sent me, I am sending you: J.E. Lesslie Newbigin's missionary ecclesiology (Zoetermeer: Boekencentrum, 2000), chapter 2: From Christendom to a Missionary Ecclesiology, http://www.library.uu.nl/digiarchief/dip/diss/1947080/inhoud.htm. / 4 But, then again, as we will show further on, neither did those Orthodox who first took part in the movement call for or even advance such principles as a pre-requisite for participation. / 5 Nichols, James Hastings (Professor of Church History, University of the Chicago), History of Christianity, 1650-1950, The Secularization of the West (The Ronald Press Company, 1956), p. 135. / 6 A History of the Ecumenical Movement, 15171968, Chapter 7: Voluntary Movements and the Changing Ecumenical Climate , Edited by Routh Rouse and Stephen Neil (Geneva: WCC, fourth edition, 1993), p. 309.) 1 Vedere il corso e studio parallelo che tratta tale problematica: CHRISTIAN CHURCHES TODAY, cfr le Řpagineř corrispondenti nel sito: http://www.webalice.it/joos.a/CHRISTIAN_CHURCHES_ AND_MOVEMENTS_TODAY_-_CHIESE_CRISTIANE_E_MOVIMENTI_RELIGIOSI_OGGI.html. 2 N. A. Berdyaev, Orthodoxy and Ecumenism (1927) ((1) translated by Fr. M. Knechten), in «Internet» 2009, http://www.chebucto.ns.ca/ Philosophy/Sui-Generis/Berdyaev/essays/orth328.htm (pp. 3-5): «First of all we have to point out the different meanings of "ecumenism" in Catholic and Orthodox consciousness. Catholicism understands ecumenism horizontally, external-spatially. The ecumenical Church is for the Catholic consciousness a homogeneous world organization, described in juristic concepts, international and encompassing the whole earth. Orthodoxy understands ecumenism is vertically, a going into the depths. Ecumenism herein is an attribute which may thus belong to every eparchy [= the Western word for diocese], to every parish. Ecumenism is not a spatial category and does not need a juristic world organization to express itself. That means: Orthodoxy understands ecumenism more in a spiritual sense. But we Orthodox must admit that the spirit of ecumenism has not been visible enough in the Orthodox Church and has not been actualized enough, the ecumenism has been so to say there only potentially. Ecumenical Christiandom assumes in history an individualised aspect, and that is in general a blessing. Yet neither individual persons nor individual peoples nor times can contain the fullness of the ecumenical Truth. Each earthly existence in fleshly form contains particularism. The existence of an Eastern and a Western Christian type, the existence of different rites is a beneficial individualisation which realizes pluriformity and fullness. Even without the disastrous separation of Churches there would exist still the individualised forms of an Eastern and Western Christianity, different agendas, different spiritual styles. The ecumenical Church would contain the whole pluriformity of individualised types. And in spite of this, there would still exist a Latinism which might appare strange to the Eastern, Greek Christianity. Man is a limited being, not able to comprehend much, and caught up in his own. The individualisation may transform itself into the pluriformity of ecumenism, but may also see itself as the pluriformity, i.e. may pass the particularism off for ecumenism. The individualistic spiritual styles may yield different meanings, according to the point of view. In the Western Christian world, Catholicism and Protestantism are opposite types. But from the point of view of Eastern Orthodoxy they appear to belong to the same Western spiritual style. Both have at their center the idea of the justification, but not of transfiguration; to both the cos mic conception of Christianity is strange; both have forgotten the Eastern Catholicism and for official Protestantism are Origin, St Gregory of Nyssa, St Maxim the Confessor. Blessed Augustine however stands equally high for both Catholicism and Protestantism. Dogmatically, Orthodoxy and Catholicism are nearer, than Orthodoxy and Protestantism, or Protestantism and Catholicism, but their relations are different from the point of view of spiritual styles. Luther worked and thundered against Catholicism, but he remained part of the Western-Catholic spiritual type, determined by the spirit of blessed Augustine, he sought more for justification than for transfiguration, and his conception of Christianity was more anthropological than cosmic. Dogmatically and ecclesiastically, the Catholics are nearer to the Orthodox than to the Protestants, but the Orthodox can work easier with Protestants than with Catholics. The reason for this is first of all that Protestants confess the freedom of conscience. That is the great and characteristic privilege of the Protestantism. Orthodoxy too has as principle the freedom of conscience, freedom of spirit, and this freedom belongs organically to our conception of Universality [Sobornost']. Protestantism however understands the freedom of conscience too individually. Orthodoxy sees itself organically linked with Universality, with the principle of Love. Catholicism officially condemns(2) freedom of conscience under the name of "liberalism", in spite of the fact that just this freedom produced in the Catholic world all that, which was the best in it. The individual forms of Christianity opened themselves these or those aspects of Truth in different form». 6 prospettiva della nota appena citata- che si tratta principalmente per lřoriente di una Ŗqualitàŗ di intento e per lřoccidente per un Ŗfenomenoŗ nella presa di coscienza cristiana (con le dovute sfumature tra occidente riformato ed occidente romano). Ci basta Ŕintroduttivamente- menzionare inizialmente questa specificità in modo generico, per non omettere questa prospettiva nel corso del nostro percorso sui temi dellřintento ecumenico (cfr infra) 1. LA NECESSITÀ DI ALCUNE PREMESSE PER UN DISCERNIMENTO DřINTENTO La Řsvolta ecumenicař diventa possibile, tra le Chiese cristiane 2, partendo da alcuni presupposti, o cioè da una certa maturazione umana e cristiana nella quale si iscrive 3. Tali premesse sono delle condizioni preliminari, senza le quali non sembra possibile entrare nel vivo ((1) The Eastern Church ("Die Ostkirche"), in «Una Sancta», Stuttgart, 1927, Frommanns, 3-16. The Russian original (Klepinine) was not published. Translated from Russian into German by W. A. Unkrig. / (2) This cannot be said about Roman Catholicism in general. That was proved impressively in "Una Sancta" II (1926), p. 317-318 note. (The editors [Nicolas von Arseniev and Alfred von Martin]).) 1 Per una introduzione alla teologia orientale, cfr http://www.webalice.it/joos.a/EASTERN_THEOLOGY_-_AN_INTRODUCTION_- _INTRODUZIONE_ALLA_TEOLOGIA_ORIENTALE.html. 2 Per la genesi del movimento ecumenico, cfr A. Joos, Page. Christian Churches Today, General Introduction, 2, sul sito http://www.webalice.it/joos.a. 3 Bibliografia: A. Joos, Aspetti della dinamica ecumenica (raccolta di scritti su temi ecumenici), -vol. I, La via ecumenica della Chiesa (aspetti fondamentali della riflessione ecumenica), [320 pp.]; vol. II, Temi della problematica ecumenica (aspetti particolari della questione ecumenica), [650 pp.]; (formato dispense, Offset); idem, Chiesa oggi: impaziente dono, sofferta risposta (ecclesiologia in prospettiva ecumenica), Roma ("Ut Unum sint") 1983 [*Guida alla lettura di "Chiesa oggi", Roma 1984, [40 pp.]]; idem, Perspectives oecuméniques du premier chapitre de "Lumen gentium", in «Seminarium», 1970 n° 1, pp. 30-48; idem, Fede e costituzione verso l'assemblea mondiale di Giakarta -451; idem, Is there an ecumenical Dimension to the Holy Year? pp. 13-18 (texte français: Une dimension oecuménique pour l'Année Sainte?, (pro manuscripto, Secr./Febb. 74/15), [16pp.]); idem, L'Anno santo e il movimento ecumenico oggi , in «Anno Santo» (Comitato centrale dell'Anno Santo), 1975 n° 16, pp. 69-102; idem, Ecumenismo ed evangelizzazione (Testimonianza cattolica, Incontri ecumenici del S.A.E.), in AA. VV., Ecumenismo ed evangelizzazione, Roma 1975, pp. 75-131; idem, Sviluppi e stasi del movimento ecumenico attuale, in «Nicolaus», 1975 n° 1, pp. 3-52; idem, Movimento ecumenico e spiritualità del dialogo, in «Attualità pastorali» (Arcivescovado di Trento), 1975 n° 21, [20 pp.]; idem, Specificità relazionale e unità dei ministeri ecclesiali, (approfondimento ecumenico sulla distinzione tra sacerdozio comune dei fedeli e ministero ordinato), in «Lateranum», 1980 n° 2, pp. 287-332; idem, Gesù Cristo, vita del mondo: Vancouver 1983 (presentazione del tema dell'assemblea mondiale del WCC), pro manuscripto, Roma 1982, [7 pp.]; idem, Une unité mouvementée et une mobilité 'communicante'?, in «On the Move», 1982 n° 32, pp. 136-170; idem, Movimento ecumenico e impegno locale, in «Centro pro Unione», Roma 1982, pp. 26-32; idem, Come affronta l'ecumenismo Giovanni Paolo II, in «Via, verità e vita», 1982 n° 1, pp.39-67; idem, Il movimento ecumenico e il nuovo codice di diritto canonico 1983 (convegno sul diritto canonico 83), in AA. VV., Utrumque Ius, Il nuovo Codice di diritto canonico , 1983 n° 9 (Pont. Univ. Lateranense), pp. 307-334; idem, Introduzione al documento (BEM) di Lima, in AA. VV., Battesimo - Eucaristia - Ministero nella loro interdipendenza (Atti del V colloquio cattolico-ortodosso), in «Nicolaus», (predatato 1983), n° 2, pp. 223-228; idem, La nostra Chiesa nel movimento ecumenico, oggi , pp. 9-36; idem, Ecumenicità del regno e dialogo delle culture Ecumenismo e dialogo delle culture, Torino 1988, pp. 26-95; idem, ŖIo sono con voiŗ, una recente parabola sul Cristo presente, in AA. VV., La Settimana di preghiera per l'Unità, Roma 1992; idem, Dalla Russia con fede, (originalità di un millennio cristiano), Roma 1991 ("Vivere in", via di Acque Salvie, 1/A, 00142 Roma, T. 542 33 23); idem, Panoramica e problematica dialogale delle Chiese cristiane e dei movimenti religiosi oggi, approccio delle principali Chiese dřoriente, dřoccidente, dei nuovi movimenti religiosi, in chiave ecumenica ed in prospettiva dei dialoghi (da 600 a 800 pp.), Roma (Laterano/Urbaniana) 1995-20--; idem, Specificità relazionale e unità dei ministeri ecclesiali , (approfondimento ecumenico sulla distinzione tra sacerdozio comune dei fedeli e ministero ordinato), in «Lateranum», 1981 nº 2, pp. 287-332; idem, Gesù Cristo, vita del mondo: Vancouver 1983 (presentazione del tema dell'assemblea mondiale del WCC), pro manuscripto, Roma 1981, [7 pp.]; idem, Une unité mouvementée et une mobilité 'communicante'?, in «On the Move», 1981 nº 32, pp. 136-170; idem, Movimento ecumenico e impegno locale, in «Centro pro Unione», Roma 1981, pp. 26-32; idem, Lo Spirito Santo e l'attuazione del Regno nel cuore dell'umanità, in AA. VV., Lo Spirito Santo e le primizie del Regno, (Atti dell'Incontro ecumenico S.A.E.), Torino 1982, pp. 319-347; idem, Come affronta l'ecumenismo Giovanni Paolo II, in «Via, verità e vita», 1982 nº 1, pp.39-67; idem, Il movimento ecumenico e il nuovo codice di diritto canonico 1983 (convegno sul diritto canonico 83), in AA. VV., Utrumque Ius, Il nuovo Codice di diritto canonico , 1983 nº 9 (Pont. Univ. Lateranense), pp.307-334; idem, -*-Introduzione al documento (BEM) di Lima, in AA. VV., Battesimo -*-Eucaristia - Ministero nella loro interdipendenza (Atti del V colloquio cattolico-ortodosso), in «Nicolaus», (predatato 1983), 1983 nº 2, pp. 223-228; idem, -*-Non violenza e resistenza nella storia del cristianesimo russo , in «Hermeneutica» (Università degli studi di Urbino), nº 5 (Violenza dellřermeneutica), pp. 167-229; idem, La pace come sinergia nell'esperienza cristiana russa ortodossa , in «Lateranum», 1987 nº 1, pp. 111-190; idem, Il Cristo di Dostoevskij e l'esperienza cristiana russa , in «Rassegna di teologia», 1987 nº 6, pp. 539-557; idem, Valori specifici della spiritualità cristiana orientale , in «Testimoni nel mondo», 1987 nº 4, pp. 1-26; idem, Ecumenicità del Regno e dialogo delle culture (conferenza di apertura della XXVI assemblea annuale del SAE), in AA. VV., Ecumenismo e dialogo delle culture, Roma 1988, pp. 26-95; idem, Cristo nei Riformatori, introduzione all'approccio cristologico dei Riformatori / Temi della Riforma d'occidente, (appunti per i studenti, Urbaniana (1988-1993)/ Pontificio Istituto "Seraficum"), (pro manuscripto), Roma 1988. 7 della dinamica ecumenica. La prima condizione di partenza è quella che ha fatto nascere il movimento ecumenico stesso: una presa di coscienza sulla situazione storica di estraneità dei cristiani tra di loro ed un esame di coscienza sulla inaccettabilità di questa situazione. Si tratta della capacità di riesaminare continuamente e di valutare tappa dopo tappa Řcome stanno le coseř. Da questa prima premessa si delinea direttamente la seconda: chiarire quali sono i Řscopiř autentici che si proseguono con lřintento ecumenico, il Ŗverso dove vogliamo andareŗ, purificando le motivazioni profonde della ricerca di una pienezza di riconciliazione Ŗaffinché il mondo credaŗ. Il discernimento consiste, qui, nel superare la volontà di unire per Řcristianizzareř il mondo alla gratuità di una ricerca comune della comunione piena in vista di una trasparente credibilità della testimonianza cristiana in seno allřumanità. La terza premessa riguarda la valutazione comune sul passato delle Chiese, cioè «da dove veniamo», con la consapevolezza che le responsabilità nelle crisi passate sono «da ambedue le parti», e con la conseguenza che tutti sono su un piede di Řuguaglianzař nel condividere le Řcolpeř di ciò che è successo. La quarta premessa concerne infine lřinquadratura nella quale si prospetta il cammino verso una piena riconciliazione: la Řpreghierař compartecipata, dalla quale sorge la priorità ecumenica e che «è sempre più grande del movimento ecumenico stesso». La modestia ecumenica sarà di sapersi inserire in questo Řflussoř divino-umano che sempre anticipa e porta a nuovi traguardi lřapertura ecumenica nella imprevedibilità dellřiniziativa di Dio. Come ebbe a verificarsi alla fine del secolo XIX e allřinizio del secolo XX, il movimento ecumenico si dimostra di volta in volta capace di proseguire il suo esame di coscienza, cioè di riesaminare «come stanno le cose» e come portare avanti ciò che è stato iniziato (per una breve storia riassuntiva delle tappe del movimento ecumenico, vedere il corso ŘChiese cristiane oggi, una panoramica ecumenica oggi Ŕcorso alternato nel biennio: 1° anno, i criteri dottrinali / 2° anno, le Chiese in dialogo). Senza questo continuo sguardo critico su se stesso, si esaurisce lřincidenza ecumenica. UNA PRIMA RAGIONE TEOLOGICA PER GIUSTIFICARE LřINTENTO ECUMENICO: LA SCELTA CONDIVISA NEL CONSENSO DELLE CHIESE DALLA LORO ESPERIENZA DI VITA (LřARGOMENTO ESPERIENZIALE) Il movimento ecumenico nasce e si afferma poi nel XX secolo dal crogiuolo di vari Řmovimentiř nelle Chiese: liturgico, laicale, missionario 1… Nel mondo Řprotestanteř lřintento ecumenico non nasce da una situazione di degrado progressivo che lo rende irrilevante Ŕcon questa strategia per uscire dalla decadenza (come la polemica cattolica tendeva talvolta a ribadire)- ma proprio da una rinascita interiore della stessa Riforma e non come un Řritorno al passatoř 2. Sembrava che il movimento ecumenico acquistasse le sue credenziali di maggiore 1 A. Bea, L'unione dei cristiani, Roma 1963, p. 22: «La vita della Chiesa in questi ultimi cinquant'anni è caratterizzata in modo speciale da tre grandi movimenti: il movimento eucaristico-liturgico, quello della azione cattolica e quello missionario. Accanto ad essi si è sviluppsto sempre più,e oggi assume proporzioni grandiose, il movimento a favore dei fratelli separati.In un certo senso si può quasi parlare di una mobilitazione generale di tutti i ceti della Chiesa cattolica a favore di questi fratelli». 2 W. H. Van de Pol, World Protestantism , New York 1964, p. 12: «World Protestantism by no means gives the impression of being timeworn. It seems to have overcome the religious stagnation and decline of previous centuries and appears to be enjoying a period of renewal and revival. An indication of this is a new theological reflection on the deepest essence of the gospel and of Christian faith, on the fundamental principles of the Reformation and on the religious questions which the modern world asks of Christianity. Other indications are a revivified and increasing consciousness of vocation with regard to its own people, to society and to all mankind; a new awareness of solidarity with all men without distinction, based on the love, reconciliation aiid forgiveness revealed by God; and finally the inauguration of various movements of an ecclesiastic and religious nature, the most important of which is the ecumenical movement… This revival of world Protestantism does not mean merely a return to the Reformation of the past. In many respects it also means a real renovation. It aims at the future with a strong sense of purpose. The newly awakened world Protestantism prepares to overcome its own inner antitheses and disagreements and to win future mankind for the gospel. World Protestantism has set out on the road to a distant goal, a goal which does 8 fenomeno cristiano del XX secolo 1. Ma si fa strada Ŕverso la fine del secolo XX- la consapevolezza di una incertezza ecumenica, dopo i primi decenni più promettenti o magari euforici. Indagini occasionali indicano che buona parte del pubblico cattolico e degli stessi operatori ecumenici (66 % negli anni ř80 per gli Stati uniti) 2. Prima di entrare nel merito della dinamica ecumenica, ci si deve già confrontare con i dubbi che lo stesso cammino storico del movimento ecumenico suscita. La questione sarà: «come uscire dalla situazione di stallo nella quale ci troviamo?»… Ecco un primo discernimento che sembra potersi formulare in questa fine secolo. Per non soffocare, il movimento ecumenico ha bisogno Ŕsi dice- di un ulteriore respiro 3. Esso potrebbe trovarlo nella prospettiva not seem to be in the direction of the Catholic Church. In the near future it will however make itself felt in the world in such a man ner that both the Catholic Church and the individual Catholic will again be confronted with it». 1 B. Lambert, Das ökumenische Problem , Basel 1963, B. I, S. 13: «Die Okumenische Bewegung entwickelt sich wahrlich zum größten religiösen Phänomen unserer Tage. Es gibt keine einzige christliche Denomination, die davon nidit ergriffen wird. Etwas Ungeheures ist in Fluß gekommen. Es ist wohl jener Geist am Werk, der mit seiner Kraft zu neuen Anfängen drängt. Wie wird die endgültige Form dessen sein, was sich auf der Suche nach einem neuen Ausdruck des Auftrages bereits umrißhaft abhebt: „Ein Herr, ein Glaube, eine TaufeŖ (Eph. 4,5)? Ist es nicht ein Wunder der Gnade, daß sich inmitten einer Welt im Umbruch ein neues Suchen nach der Einheit zeigt?». 2 NATIONAL ASSOCIATION OF DIOCESAN ECUMENICAL OFFICERS, Survey: Ecumenical Leadership in the Local Church, in «Origins», 1980 n° 31, pp. 553-554: «Dangers associated with the Ecumenical Movement. We asked the diocesan ecumenical officers if they saw "any dangers in the search for unity?" A great many did. Forty-one, or 66 percent, said "yes" and only 14, 23 percent, said "no". (Seven, 11 percent did not answer.) There was room on the questionnaire to describe some of these dangers and the five phrases listed below regularly appeared in their descriptions of dangers: -Perceived Dangers: "false ecumenismŗ (for example: "Some pursue ecumenism at the cost of compromise which makes evangelization unnecessary") (11 respondents); "religious indifference" (9); "watering-down doctrine" (7); "non-approved forms of ecumenism" (for example: Some warned against "rushing ahead on one's own in such matters as intercommunion and concelebration.") (6); "loss Catholic identity'' (4); "least-common-denominator Christianityŗ». 3 A. Joos, seguito bibliografia: Teologia del laicato nell'oriente cristiano , in AA. VV., Atti dell'incontro di cultura cristiana per i laici, (Venezia 1988); idem, Le Chiese cristiane e l'avvenire dell'Europa, utopia e speranza , testo per l'incontro del SAE, primavera 1989 (pro manuscripto); idem, La fede di Maria nella Chiesa in cammino verso il IIIº millennio , in AA. VV., Come vivere il cammino di fede con Maria, Roma 1990, pp. 74-119; idem, Escatologia slava orientale , (appunti per il corso di cristologia presso il P. Istituto orientale), pro manuscripto, Roma 1919320--, [+/- 800 pp.]; idem, «Il Battesimo della Russia»: il significato di un millennio, AA. VV., Russia, Ortodossia e dialogo ecumenico , Udine (Quaderni di cultura) 1991, pp. 26-41; idem, Europa e Russia fra utopia e speranza, in «Vivere in», 1991 nº 4, pp. 15-23; idem, L'Europa emancipata e l'eredità cristiana, in «Vivere in», 1991 nº 5, pp. 5-14; idem, -*- La conciliarità o "l'insiemità conciliabile" nella teologia della sobornost' ortodossa russa recente, (Atti del convegno Ŗconciliarità e autorità nella Chiesaŗ ), in «Nicolaus», 1991 nº 1-2, pp. 183-275; idem, Les incertitudes des infaillibilités, (Atti del IXº convegno ortodosso-cattolico, Bari 1990), in «Nicolaus», 1992 nº 1-2, pp. 109-161; idem, ŖIo sono con voiŗ, una parabola recente su Cristo che si rende presente , in AA. VV., La Settimana di preghiera per l'Unità, Riano 1992, pp. 83-94; idem, idem, Una teologia dall'immagine, verso una teologia iconica? (pro manuscripto, Roma 1992-1994, Istituto "Beato Angelico", 450 pp.); idem, Vivere ecumenicamente oggi, perché, per la rivista salesiana «Voci fraterne», 1993 nº 1-2; idem, Perché si sono separati i fratelli cristiani d'oriente?, in «Voci fraterne», 1993 nº 3, pp. 14-15; idem, -*- Come la Chiesa ortodossa vive l'obbedienza ecumenica allo Spirito?, in AA. VV., Atti del convegno, "Ecumenismo, vocazione di tutte le Chiese" , Loreto 1992, pp. 35-69 (centro ecumenico di Maguzzano); idem, Vladimir Solov'ëv. Cristo e anticristo , in AA. VV., La figura di Cristo nella filosofia contemporanea (a cura di S. Zucal), Torino 1993, pp. 298332; idem, La riscoperta cattolica di Lutero, in «Voci fraterne», nº 8-9, pp. 32-34; idem, Le Tradizioni d'oriente nei 'Lineamenta' del prossimo sinodo sulla vita consacrata, in «Vita consacrata», 11994 nº 2, pp. 233-243 / nº 3, pp. 339-359 (testo pro manuscripto, 37 pp.); idem, Escatologia ortodossa oggi , (Atti del convegno dell'Associazione dei teologi italiani), in AA. VV., Escatologia contemporanea, Padova 1994, pp. 161-245; idem, Le scommesse dellřecclesiologia ecumenica (indice), in «Nicolaus», 1994 nº 1-2, pp. 133-136; idem, Cristologia russa oggi, (appunti per il corso di cristologia presso il P. Istituto orientale), pro manuscripto, Roma 1995, [+/- 600 pp.]; idem, Oriente cristiano, una introduzione (confronto e complementarietà teologiche), (appunti per i studenti, Pontificia Università urbaniana, testo presso lřIstituto), pro manuscripto, Roma 1996, [+/- 600 pp.]; idem, Chiesa, Chiese, ecumenismo / Le scommesse dell'ecclesiologia ecumenica (sorgenti e fondamenti del movimento ecumenico), (appunti per i studenti, Pontificia Università lateranense, urbaniana, dellřAngelicum (Fac. Bari), testo presso gli Istituti), pro manuscripto, Roma 1996, [+/- 550 pp.]; idem, Chiese cristiane oggi, un panorama ecumenico: situazione e prospettive, (appunti per i studenti, Pontificia Università lateranense, urbaniana, testo presso gli Istituti), pro manuscripto, Roma 1996, [+/600 pp.]; idem, La priorità escatologica come anticipazione ecumenica nel pensiero di Rosmini: tra Oriente, Occidente e Riforma , (conferenza al Convegno per il 2001 della nascita di A. Rosmini, Rovereto il 5 febbraio 1997), (pro manuscripto), Roma 1997, in «Nicolaus» nº 1-2, pp. 27-120; idem, Temi centrali della teologia protestante, Roma 1998-20-- (pro manuscripto, dispense del corso, Urbaniana), [300 pp.]; idem, -*-La presenza divina come mistero d'ospitalità: l'icona della filoxenia di Andrej Rublëv, Roma (pro manuscripto, Figlie di San Paolo), [76 pp.]; idem, Lřintento kenotico del percoso ecumenico oltre il 2000 , conferenza allřIncontro mondiale dei docenti universitari, Convegno internazionale ŖIl fenomeno religioso oggi: tradizione, mutamento, negazioneŗ, lř8/9/200, con un contributo scritto ŖLřintento kenotico del percorso ecumenico oltre il 2000ŗ, testo presso lřUniversità Urbaniana Ŕ Segreteria organizzativa del Convegno, etiam pro manuscripto Roma 2000, 59 pp., in «Internet» 2000, (sito: STUDIO PER IL GIUBILEO DEI DOCENTI UNIVERSITARI IN OCCASIONE DEL CONVEGNO SU "IL FENOMENO RELIGIOSO", ROMA 7-8 settembre 2000, in http://digilander.iol.it/sitoecumenico/2.inc.studio/90.st.fen.religioso.joos/90_1_fenomeno_ religioso.htm; etiam http://space.tin.it/edicola /alcarami/90_st_fe.htm; idem, Dialogo, esigenza insostituibile ma impegno incoativo dellřitinerario ecumenico, testo presso il MEIC, etiam pro manuscripto Roma 2000, 49 pp; idem, Dallřicona allřimmagine virtuale. Convergenze antropologiche, in «Filosofia e teologia», 2001 nº 1, pp. 17-31 (testo completo, pro manuscripto, Roma 1998, 68 pp.); idem, Movimento ecumenico e giubileo, unřesigenza sentita, un percorso difficile , intervento alla Tavola rotonda presso lřUniversità La Sapienza di 9 di una 'svolta ecumenica' nellřapprofondimento dei suoi stessi criteri dottrinali, o cioè guarita dai suoi 'accessi di febbre' del secondo millennio cristiano. Si afferma -infatti- che il secolo XX era il secolo 'della Chiesa' e dell'ecumenismo 1. Il termine Řecumenicoř significa, tra lřaltro, ciò che viene riconosciuto come validamente (legittimamente) ecclesiale 2. Lřincidenza ecclesiale appare immediatamente agli occhi di chi si muove in ambito ecumenico. È questa la ragione della prevalente priorità della Řecclesiologiař nella problematica ecumenica? Oggi, però, si chiede una visione maggiormente 'equilibrata dell'ecclesiologia di comunione' nellřintento ecumenico 3. Ma basterà una semplice 'ri-equilibratura'? Anzi, si porrà l'interrogativo sul perno stesso della 'comunione-koinonia' (vedere infra, cap. 4). Si dirà Ŕpureche la parola greca Řoikosř rinvia non soltanto alla casa abitata, ad avere una casa, o al Řtempioř (abitato da Dio) ma anche a tutto il mondo abitato: ecclesiologizzare eccessivamente lřintento ecumenico ci farà perdere questa ultima apertura su tutta lřumanità e sul creato 4. Il movimento ecumenico manterrà con perseveranza la doppia valenza del ŖTempioŗ Ŕnellřabitare come Chiesee del Ŗcreatoŗ Ŕabitare come il mondo che ospita lřumanità. Lutero traduceva ciò che era Řcattolicoř ed Řecumenicoř con la parola unica Řcristianoř: cioè comune al mondo cristiano o anche ciò che viene trasformato dallo Spirito Santo 5. Lřoriente antico chiamava Řecumenicoř non tanto ciò che veniva sancito dallřimpero ma le dottrine maggiori accolte da diverse Chiese o comunità di fede cristiana, come lo riprese il Conte von Zinzendorf nel movimento di rivitalizzazione spirituale della Roma, il 14/11/2000, sui riflessi ecumenici del Giubileo 2000, per il Convegno ŖIl Giubileo del duemila, prime lettureŗ, con un contributo scritto, testo presso lřUniversità, etiam pro manuscripto Roma 2000, 38 pp.; pubblicato sulla rivista di sociologia dellřUniversità, nº , pp. ; idem, -*-Le sorgenti ecclesiali della spiritualità del dialogo , intervento presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il 1º/6/2001, sulla preparazione di un documento sulla spiritualità cristiana del dialogo, con un contributo scritto: (La chiave spirituale del dialogo dal discernimento ecumenico del Concilio Vaticano II al dialogo interreligioso), testo presso il PCDI, etiam pro manuscripto Roma 2001, 65 pp.; idem, Premesse per lřesame di coscienza intercristiana sulla nascita dei nuovi movimenti e gruppi religiosi , intervento presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il 1º/6/2001, sulla preparazione di un documento sulla spiritualità cristiana del dialogo, con un contributo scritto, testo presso il PCDI, (etiam pro manuscripto Roma 2001, 32 pp.); idem, Situare lřoriente cristiano nei suoi rapporti con lřoccidente , in «Lřulivo», n° 1-2, pp. 64-74, n° 3-4, pp. 93-106; idem, La mediazione ecumenica della Chiesa nei recenti documenti del dialogo ecumenico (incontro del 12-13 marzo 2002 al Laterano), in «Lateranum» 2002, pp. 413-482; idem, Ecumenical Ŗpurification of memoryŗ concerning the Wear and Tear in recent Orthodox-Roman Catholic relationships, (articolo per la rivista «One in Christ»; idem, Escatologia orientale , (dispense del corso Ŕ facoltà di spiritualità), Teresianum, 2002-2003; idem, Teologia protestante , (dispense del corso Ŕ facoltà di antropologia), Teresianum, 2002-2003; idem, Spiritualità ecumenica, (dispense del corso Ŕ facoltà di antropologia), Teresianum, 2002-2003; idem, Gerusalemme diversamente: religioni per la pace in Palestina (incontro tra ebrei (B. Segre), musulmanni (F. Adly), cristiani, Matera), Roma (pro manuscripto) 40 pp., etiam in http:///space.tin.it/edicola/alcarami, http://digilander.libero.it /sitoecumenico, e-mail [email protected], e-mail [email protected]; idem, La gestione della Ŗcolpaŗ e del Ŗperdonoŗ, dal giubileo romano alla prospettiva cristiana dellřOriente slavo, in A. Nesti, Spectaculum Jubilaei, Bologna 2002, pp. 62-132. 1 Y. Congar, Les problèmes nouveaux du monde séculier rendent-ils l'oecuménisme superflu? , in «Concilium», 1970 nº 54, p. 17: «En somme, le post-oecuménisme serait essentiellement un post-oecuménisme confessionnel . Il ouvrirait un nouveau chapitre aprè celui de la confessionalité et de la controverse ecclésiologique. Mais il ne ferait ainsi quřhonorer de façon plus directe le propos que fut, depuis ses débuts, celui du Mouvement oecuménique, propos inscrit dans son label lui-même: Oikoumènè , le monde entier».; cfr riferimenti a Dibelius, R. Guardini, G. Von le Fort, nello stesso senso in J. Willebrands, Les 40 ans du Conseil oecuménique des Eglises , in «Information service», 1989 nº 70, p. 65. 2 B. Jaspert, Ökumene - zum Verständnis eines Begriffes, in «Una Sancta», 1970 Nº 1, S. 27. E. I. Cassidy, L'avenir du mouvement oecuménique, in FOI ET CONSTITUTION, La cinquième conférence mondiale de «FOI ET CONSTITUTION», in «Information service», 1994 nº 85, p. 31. 4 P. Kawerau, Die ökumenische Idee seit der Reformation , Köln 1968, S. 7: «Das griechische Wort Oikos heist das Haus, das Wohnhaus; es 3 kann auch das Gotteshaus bedeuten, im besonderen den Tempel in Jerusalem, so zum Beispiel Matthäus 21, 13... Mit diesem griechischen Worte Qikos ist verwandt das Verbum oikeo, eine Wohnung haben oder bewohnen. So wird etwa 1. Timotheus 6, 16 von Gott gesagt, er babe eine Wohnung im unzugänglichen Licht. Und von diesem Verbum oikeo lautet dann das Partiz ipium des Mediums und Passivs: Oikoumene, also etwa oikoumene ge, die bewohnte Erde, der Erdkreis». 5 P. Kawerau, Die ökumenische Idee seit der Reformation, Köln 1968, S. 16: «Luther hat immer wieder den Begriff Ŗcatholicusŗ mit Ŗchristlichŗ übersetzt. So sagt er zum Beispiel im Jabre 1538: ŖCatholica kann man nicht wohl besser deutschen denn christlich, wie bisher geschehen, das ist, wo Christen sind in aller Welt» (WA 50, 283). Ebenso überserzt er im Großen Katechismus Ŗcatholica" mit Ŗchristlichŗ. Und wenn man nun an Selneckers Tria Symbola catholica seu oecumenica denkt, so ergibt sich von hier aus auch fur Ŗökumenischŗ die Bedeutun g Ŗchristlichŗ, und Ŗchristlichŗ heißt Ŗvom Heiligen Geist - im Sinne des 3. Artikels des Aposcolikums Ŕ transformiertŗ, also im Sinne des Ŗvocare, congregare, illuminare, sanctificare, conservareŗ». 10 Riforma nel 18° secolo 1. Dal significato di estensione del consenso di unità, la parola Řecumenicoř assume Ŕpiù di recente- un senso maggiormente qualitativo, di interiore disposizione del cuore, dalla quale sorgono le iniziative di riconciliazione cristiana 2. A differenza di alcune opinioni, non corrisponde Ŕdunque- questo taglio qualitativo ad una sola tendenza Řprotestanteř ad interpretare la comunità di fede come interiore ed invisibile 3. UNA SECONDA RAGIONE TEOLOGICA PER GIUSTIFICARE LA VIA ECUMENICA: LA TRADIZIONE ORIENTALE ANTICA DELLř«OIKONOMIA» ANTICIPANDO LřINTENTO ECUMENICO (LřARGOMENTO DELLA TRADIZIONE) Se i termini Řecumenicoř ed Řeconomicoř includono qualche riferimento allř«oikos» della Řcasa comuneř nella sua gestione di vita, la praxis orientale antica dellř«oikonomia» ecclesiale dovrebbe avere tutta la sua rilevanza come premessa di discernimento per il nostro tema. È significativo Ŕa questo proposito- il fatto che il Řmarchio ecclesiologicoř dellřunità viene definito dalle Chiese ortodosse come Řakribeiař, mentre Řlřoikonomiař sembra estendersi oltre questa chiave, fino alla ŘSaggezzař complessiva nella Chiesa 4. Si sa che lřakribeia 5 rappresenta la rigorosa e stretta formulazione dei criteri ecclesiali particolarmente nella prospettiva dottrinale, mentre lřoikonomia 6 sarebbe la flessibile e concreta percezione delle urgenze del popolo di Dio. In questa chiave si potrebbe affermare che vi è identità tra ŘChiesař e ŘChiesa ortodossař nel senso dellřunica Chiesa di Cristo nella sua pienezza. Come applicazione allřintento ecumenico si parlerà di coloro che sono Ŗfuori della Chiesa ortodossaŗ ma che abbiano sentimenti non di esclusione verso di essa 7. Si userà lřimmagine della scala o gradi di vicinanza nella gioia o di partecipazione ad essa da parte di 1 B. Lambert, Das ökumenische Problem, Basel 1963, B. I, S. 13: «So spricht z. B. die orientalische Kirche von drei Ökumenischen Kirchenlehrern; im 16. Jahrhundert wurden die drei großen Glaubensbekenntnisse zum erstenmal als ökumenische bezeichnet; 5. was sich auf die Verbindungen oder die Einheit zwischen zwei oder mehreren Kirchen oder christlichen Religionsgemeinschaften bezieht. Das ist auch den moderne Sinn des Wortes. Er stammt vom Grafen Zinzendorf, der Begründer der im 18. Jahrhundert erneuerten mährische Kirche ist. Tatsächlich waren auch die Herrnhuter seit der Reformation eine Gemeinschaft, die die Vereinigung der Christen anstrebte (1)». ((1) J. R. Meinlick, Count Zinzendorf (New York 1957).) 2 P. Kawerau, Die ökumenische Idee seit der Reformation, Köln 1968, S. 17: «Der Begriff „ökumenischŖ hat in der Neuzeit einen völlig andern Sinn bekommen, als er in den vorangegangenen christlichen Jahrhunderten gehabt hat. Denn während dieser Begriff im traditionellen Sinne geographische oder kirchliche Gegebenheiten bezeichnete, kennzeichnet er jetzt in der modernen Zeit primär bestimmte Schritte und Haltungen, bestimmte Aktionen, Taten, Verhaltensweisen - wenn man will: Werke - des christlichen Menschen, und er kennzeichnet vor allem einen inneren Zustand des Herzens, aus dem diese Aktionen hervorgehen». 3 B. Lambert, Das ökumenische Problem, Basel 1963, B. I, S. 55: «Vom Protestantismus werden diese Ausdruck im Sinne einer Auffassung interpretiert, die in der Kirche eine unsichtbare Gemeinschaft der Heiligen aller Zeiten und aller Völker sieht, die nur Gott allein anerkennt. Daraus folgt, daß die Katholizität, Okumenizität und Apostolizität wesentlich innerliche und geistige Wirklichkeiten sind. Sie existieren durch Christus bereits in Gott und müssen sich nur mehr durch Zeichen der äußeren Einheit offenbaren». 4 INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 52 nº IV. INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, pp. 51-52 nº IV: «This conception of Economy ŕapplied in the Orthodox Church to her own children and to 5 those outside her, and accompanied by exactness (akribeia), which alone is valid in matters of faith and doctrineŕ is a special feature of Orthodoxy. It is derived from Holv Scripture and Sacred Tradition, and it takes as it were tangible form and finds its justification in the words of the Fathers and thc canons of thc Church. From the viewpoint ef divine right it extends back as far as the Apostles and Our Lord, while from the viewpoint of the Christian's approach to his neighbour it constitutes the only means whereby the Church rnakes allowance for human weakness, and the human elements finds the possibility of drawing near to the divine». 6 INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 52 nº IV. INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 48 nº IV.: «(a) The first essential element taken into account in the application of economy to Christians 7 outside Orthodoxy is the degree of closeness shown by them to the faith, doctrine and sacramental grace of the Orthodox Churc h. (b) The second essential element is the evaluation of their feelings towards the Orthodox Church, taking into account their past actions, favourable or at least not unfavourable to Orthodoxy, also the zeal which they have displayed-officially or on a more personal level for their incorporation into the body of our One, Holy, Catholic and Apostolic Orthodox Church». 11 chi si trova già dentro la casa del Signore 1. Questa partecipazione di gioia nella speranza gli permette di recepire Cristo anche Ŗfuori della Chiesa ortodossaŗ 2. Il concilio Vaticano II fa riferimento a questa stessa Řgioiař nel riconoscere lřoperato di Cristo presso i fratelli cristiani 3. Lřintento orientale, su questa base, ci dice che Řla Chiesa ha assunto degli atteggiamenti variř nel corso della sua storia 4. Questa modifica nel suo operato sorge dalla stessa Řlibertàř dalla quale sorge lřintento ecclesiale. La chiave dellřakribeia rinvia al compimento escatologico dellřunità 5. Lřoikonomia rinvia al pellegrinaggio terreno della Chiesa. Lřakribeia non va dunque interpretata come Řesattezza rigorosař in senso Řoccidentaleř, cioè razionalmente mentale. Lřakribeia Řper ragioni strettamente ecclesiologicheř non prevale comunque sullřoikonomia 6. In altre parole, lřecclesiologia non si ripiega su se stessa, in una specie di Řassoluto istituzionaleř. Lřakribeia come rigorosità di stretta osservanza, ben congeniale allřorizzonte limitato della ecclesiologia, non farebbe altro che riprendere il formalismo giuridico occidentale. L'ecumenicità non è altro -chissàche una dimensione di tutta la teologia, al dilà della sola Řecclesiologiař 7? Una via di superamento si trova poi nellřinterrogativo orientale sulle Řdue economieř: economia di Cristo ed economia dello Spirito Santo, lřuna ambientata nel contesto ecclesiale e lřaltra oltre i limiti della Chiesa 8. INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 45 nº IV: «To understand more clearly the relationship between the faithful outside and within the Church, we 1 must turn to the way in which Scripture describes the joy of those who find themselves in the house and in the courts of the Lord. Within the Lord's house, light and warmth exist in abundance and strength, so that great joy is felt by those who approach». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 45 nº IV: «It is consequently clear that Christians outside the Church, even when they do not maintain their 2 faith intact and immaculate, none the less keep their link with Christ, through their unwavering hope in Him. These Christians rejoice Řwith the joy of hope' (Rorn. 12.12). They confess that, through hope, they possess Christ, the common Lord, along with all Christians, because the confession of Christ unites us all, He being our common Lord and the hope of our final salvation». 3 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto "Unitatis redintegratio", Città del Vaticano 1965, nº 2, (p. 365): «D'altra parte è necessario che i Cattolici con gioia e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da nol separati. Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo, talora sino all'effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre mirabile e da ammirare nelle sue opere». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 48 nº IV: «While, fundamentally, never growing cold in her love for them (heretics - schismatics) nor 4 diminishing in her respect for their venerable traditions, our Holy Orthodox Church has, at different times and places, varied in her attitude to them in actual practice. At times she has leant towards the demands of akribeia, calling in question not only the correctn ess of their doctrinal teaching but also the validity of their sacraments and even of their baptism: and on the rare occasions when this was doubteds was repeated»; «In subsequent times our Orthodox Church has made use of the same freedom, and still continues to do so. Throughout the centuries following the period of the first historic heresies and schisms, the Church found herself divided time and again into fragments and local Christian units of a distinctly historical, regional, and ethnical character. Thus, in the period following the Fourth Ecurnenical Council of Chalcedon, came into being the venerable Churches of the East, which confess the same Lord, live by the same gospel, and partake of the apostolic succession, but at various times have differed their closeness to the Orthodox Church»; pp. 48-49: «At other times our Holy Orthodox Church, opening wide her arrns and the treasures of her love towards these Churches, and applying the orthodox principle of oikonomia, proceeded to recognize some or all of their sacraments and ŕalways within the limits of oikonomiaŕ accepted them through ecclesiastical acts and religious ceremoriies of varying degree and solemnity»; p. 49: «Thus she has varied between the strict observance of akribeia and the circumspect use of oikonomia. As a result, down the centuries all the different modes of reception into Orthodoxy were tried in their case: they were received by repetition of the sacrament of baptism, by anointing with the Holy Chrism, by a fresh confession of faith, together with the sacrarnent of repentance, by a special forrn of prayer, or by the postulant's simply submitting a written request or confession of faith». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, pp. 49-50 nº IV: «This will continue up to the time when the various Churches and Confessions come together 5 and unite in the One, Holy, Catholic, and Apostolic Church: but then in their relations there will no longer be in force any form of oikonomia in the sense of a temporary measure for dealing with an anomalous situation.There will only be the akribeia of the one faith, expressed as a single and indivisible whole in the exactness of faith and life; and this will hold in unity the one Body of Ckrist». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 47 nº IV. 7 Cfr A. Bellini, Un'apertura ecumenica, in «Oikumenikon», 1971 nº1, pp. 123-146; H. Fries, Die ökumenische Dimension der Fundamentaltheologie, in «Ökumenische Rundschau», 1973 Nº 2, S. 224-225. 8 J. Zizioulas, The Orthodox Church and the Third Millennium. (Balamand Monastery - December 4, 1999), in «Internet» 2001, http://www. 6 balamand.edu.lb/theology/ZizioulasLecture.htm: «Orthodox theology has not pronounced itself officially on this point. There are those who hold their rigid position similar to that of the Roman Catholics and the Protestants of the past. But there have been also more open views, which can be classified in two categories. One of them is based on Pneumatology. The other is based on eschatology. The first one makes a 12 Lřeconomia dello Spirito Santo sarà prettamente escatologica e permetterà di ampliare la visione dellřesito oltre i stretti limiti della configurazione ecclesiale 1. Si propone, così, di aprire la teologia ortodossa allřincontro con i quesiti del mondo pluralista contemporaneo senza cadere nel sincretismo. La stretta via cristocentrica si apre ad un trattamento che permette sia la dinamica ecumenica, sia la prospettiva interreligiosa nella specifica varietà dellřoperato dello Spirito. Sarà il rapporto con Cristo e la Chiesa dalla stessa grazia dello Spirito che lascia discernere in coloro che non fanno parte della Chiesa ortodossa vari gradi di presenza della grazia stessa 2. Il riferimento pneumatologico si incentrerà Ŕecumenico-teologicamente- dalla chiave della speranza proprio in questo riferimento allo Spirito. Di fronte a questo criterio della tradizione dřoriente esistono anche voci di dissenso sulla possibilità stessa di impostare una problematica ecumenica, e ciò nel contesto ortodosso e a nome della tradizione ortodossa 3. Si chiama a raccolta tutta la tradizione antica per contrastare una sharp distinction between the work of Christ and the role of the Holy Spirit in the history of salvation. According to this d istinction, takes as a starting point, more or less, the Russian theologian Vladimir Lossky's, idea of "two economies", that of Christ and that of the Holy Spirit. The Holy Spirit's work, according to this view, is not limited to the Church and the Christians, but extends to all humanity and creation. The other religions, therefore, are not outside the sphere of the Holy Spirit's operation, although it may be said that they fall outside Christ. The eschatological view on the other hand is based on a different argument. Before the last judgement, we cannot say with absolut e certainty who does not belong to Christ and who is not saved. Let us note the word "not." The argument does not imply that there is agnosticism and uncertainty with regard to Christ and the Church as the sure way to God and to salvation. The agnosticism and the uncertainty refer only to those who do not believe in Christ and are not members of His Church. This position allows for a positive attitude towards non-Christians and makes better sense than the argument from Pneumatology. It is in fact only reasonable for the Christian Church living und er the obscurities of history to leave to God to reveal His final judgement when He decides to do so concerning everyone's salvation. This does not relativize Christ or the Church. As far as we know, the Church as the Body of Christ is the only sure and safe way to God, establishing the proper relationship of the human being to God. We cannot therefore propose as Christians any better way than the one we know. We stand firmly on this faith. But it is only in the final judgement of God that we can see who, even from among the Christians, will be saved. Such a position differs from religious syncretism. In syncretism, the assumption accepted by all parties which participate in it, is that every religion has something positive to contribute. And it is by collecting, so to say, the various contributions they can make that we arrive at a totality, a whole, amounting in fact to a new religion of some kind. This is what syncretism means. In a non-syncretistic approach, each religion may recognize positive elements in another religion, but sees and judges these elements in the light of its own faith and certainly not as forming part of a new religion». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, pp. 44-45, nº IV: «The Church being one, all who are alienated from her may be considered as standing on 1 different rungs of one and the same ladder leading up to her when they desire to return to the Church. More precisely, we could say that the Holy Spirit acts upon other Christians in very many ways, depending on their degree of faith and hope». INTERORTHODOX COMMISSION IN PREPARATION FOR THE NEXT GREAT AND HOLY COUNCIL OF THE ORTHODOX CHURCH, Towards the great Council, London 1972, p. 45, nº IV: «The light and the joy ot the Lord's house and His courts extend a long way off. inasmuch as their 2 radiance is not abruptly blocked, nor does the outer darkness begin suddenly and all at once. In other words, the darkness of the lack of grace seeps gradually over those who are outside the Church. Grace is not completely wanting in them, because thcy still maintain some form of relationship with Jesus Christ and His Church, and so the light of the divine grace of the Church in some way still enlightens them». C. Agiokyprianites (Archimandrite Cyprian), The Dramatic Crisis in the Ecumenical Movement and the Awakening of Orthodox AntiEcumenism, (Translated by Archbishop Chrysostomos of Etna and Hieromonk Patapios), Etna, California 2000, pp. 17-18, etiam in «Internet» 2010, http://www.ctosonline.org/sample/DC.pdf: «In the first place, it is necessary for us to have constant recourse to our Patristic and 3 Synodal foundations for the sake of the pious Orthodox of the Old Calendar, who are in need of encouragement. Human weakness frequently lets us down; whether because of ignorance or because of the unremitting warfare of the innovators, our fighting spirit gives way and our sacrificial dedication to the exactitude of the Faith and the vision of unity slackens. On this subject, there is a marvellous and very perceptive letter by St. Basil the Great; he addresses it to those monks who had been harassed by the Arians, and consequently needed encouragement and consolation. At that time, the heretical Arians, with the help of Emperor Valens, who shared their beliefs, had virtually overrun the local Churches; throughout the East, great confusion prevailed. The subtle distinctions of theological terminology in the crucial dogmatic issue of the consubstantiality of the Son with the Father were not fully understood, and particularly by the simple people. The intens ity of the persecutions went unabated; monks were the main target of these inhuman persecutions, and their monastic institutions were burnt down. They were evidently in danger of making concessions, on account of their fatigue, and of altering their Orthodox convictions. St. Basil the Great hastens to console and encourage them; he endeavors to strengthen the Ŗmonks who are being harassedŗ: • he reminds them that death for the sake of the truth is Martyrdom; • he urges them not to grow weary in their afflictions, but to increase their zeal; • he tells them that even if Bishops are driven from their Churches, this should not disturb them; • even if traitors arise from among the clergy themselves, this should not undermine their confidence in God; • and though they are few, he tells them that they should not be afraid, s ince it is not the great multitude who are saved, but the elect of God; • and in the event that only one man is saved, St. Basil avers, he ought to abide unshakable in right judgment, with his hope founded on Christ. ŖFor if even one should be saved,ŗ says the Saint, Ŗhe ought to abide in right judgment, keeping his hope in Christ unshaken, for the Lord will not forsake His holy ones.ŗ 1». 13 possibile apertura ecumenica 1. La risposta è stata data dal Patriarcato ecumenico stesso, indicando questo tentativo come Řfanatismoř di cui le Chiese ortodosse non hanno bisogno e di cui non sanno cosa fare 2. ========================================= La svolta ecumenica tenta di uscire dalle strettoie nelle quali si trovano le varie impostazioni sulla Chiesa e sulle loro intuibili implicazioni, per tornare alla 'rivoluzione copernicana' che si credeva vedersi verificare 3. La cosa strana, a questo punto del cammino ecumenico, sembra che l'ecclesiologia sia il terreno di predilezione per 'giudicare' un'altra Chiesa. Sarà -pertanto- perno della scommessa della svolta ecumenica quella di trovare ragioni per non giudicare altre Chiese nelle loro varie scelte eventualmente diverse da quelle fatte da parte di chi le mette sotto torchio, polemizzando solo dal proprio patrimonio ecclesiale. La svolta ecumenica tenta inanzitutto di (1 St. Basil the Great, Patrologia Græca, Vol. xxxii, col. 948b (Epistle 257: ŖTo the Monks Harassed by the Arians,ŗ §2). He offers similar consolation in Epistle 256, ŖTo the very well-beloved and reverend brethren the Presbyters Akakios, Aëtios, Paul, and Silvanos, the Deacons Silvinos and Loukios, and the rest of the brethren, the Monks,ŗ and in Epistles 220 and 221, ŖTo the Beroeansŗ (in Syria).) C. Agiokyprianites (Archimandrite Cyprian), The Dramatic Crisis in the Ecumenical Movement and the Awakening of Orthodox AntiEcumenism, (Translated by Archbishop Chrysostomos of Etna and Hieromonk Patapios), Etna, California 2000, pp. 17-18, etiam in «Internet» 2010, http://www.ctosonline.org/sample/DC.pdf: «IIn the second place, it is necessary for us to go back to the Fathers and the Synods and 1 provide a strong foundation for our anti-ecumenist endeavor, for the sake of our well-intentioned Orthodox brethren, who suppose that it is possible to exist in the realm of innovation and heresy and at the same time to be antiecumenists; namely, that it is possible to fight against the heresy of ecumenism while being in communion with this most grievous heresy. These brethren of ours need to be persuaded, as our Most Reverend Metropolitan has insisted quite rightly in his recent works, 1 that Orthodox resistance and walling-off not only do not involve schism and a departure from the Church, but constitute the only way of resistance known to the Tradition of our Most Holy Church, which struggles against every adulteration of the Truth. It is significantŕand I would ask you please to pay particular attention to this pointŕthat the Holy Fathers were not simply uncompromising when it came to heresy, by not accepting communion with heretics; but they also characterized as heretics even those who displayed laxity in the face of a newly-manifest heresy and thought it a matter of indifference to be in communion with its carriers. ŖIf anyone should not rank this heresy with the other heresies,ŗ declares St. Theodore the Studite with unquestionable authority concerning the heresy of his age, Ŗas equally leading to separation from God, but should say that communion with [heretics] is neither here nor there, he is a heretic.ŗ 2». (1 Metropolitan Cyprian, Heresy of Ecumenism, pp. 35-41 (§A3: ŖOrthodox Resistance and Walling-Offŗ); idem, ŖŘSchismř or ŘWalling-Offř? The Calendar Question and the Heresy of Ecumenism: A Pastoral Epistleŗ (supplement to Orthodox Tradition, Vol. xv, No. 4 [1998]). / 2 St. Theodore the Studite, Patrologia Græca, Vol. xcix, col. 352b (ŖFirst Refutation of the Iconoclasts,ŗ §20).) 2 BARTHOLOMEW I, Patriarchal and Synodal Encyclical. On the Sunday of Orthodoxy , (February 21, 2010 - Prot. No. 213), in «Internet» 2010, http://www.thyateira.org.uk/index.php?option=com_content&task=view&id=663&Itemid=1: «… Yet, these opponents of every effort for the restoration of unity among Christians raise themselves above Episcopal Synods of the Church to the dangerous point of creating schisms within the Church. In their polemical argumentation, these critics of the restoration of unity among Christians do not even hesitate to distort reality in order to deceive and arouse the faithful. Thus, they are silent about the fact that theological dialogues are cond ucted by unanimous decision of all Orthodox Churches, instead attacking the Ecumenical Patriarchate alone. They disseminate false rumors that union between the Roman Catholic and Orthodox Churches is imminent, while they know well that the differences discussed in these theological dialogues remain numerous and require lengthy debate; moreover, union is not decided by theological commissions but by Church Synods. They assert that the Pope will supposedly subjugate the Orthodox, because they latter submit to dialogue with the Roman Catholics! They condemn those who conduct these dialogues as allegedly Ŗhereticsŗ and Ŗtraitorsŗ of Orthodoxy, purely and simply because they converse with nonOrthodox, with whom they share the treasure and truth of our Orthodox faith. They speak condescendingly of every effort for r econciliation among divided Christians and restoration of their unity as purportedly being Ŗthe pan-heresy of ecumenismŗ without providing the slightest evidence that, in its contacts with non-Orthodox, the Orthodox Church has abandoned or denied the doctrines of the Ecumenical Councils and of the Church Fathers. Beloved children in the Lord, Orthodoxy has no need of either fanaticism or bigotry to protect itself. Whoever believes that Orthodoxy has the truth does not fear dialogue, because truth has never been endangered by dialogue. By contrast, when in our day all people strive to resolve their differences through dialogue, Orthodoxy cannot proceed with intolerance and extremism. You should have utmost confidence in your Mother Church. For the Mother Church has over the ages preserved and transmitted Orthodoxy even to other nations. And today, the Mother Church is struggling amid difficult circumstances to maintain Orthodoxy vibrant and venerable throughout the world. From the Ecumenical Patriarchate, this sacred Center of Orthodoxy, we embrace all of you lovingly and bless you paternally, praying that you may journey in health through the holy period of contrition and asceticism known as Holy and Great Lent in order that you may become worthy of celebrating the pure Passion and glorious Resurrection of our Savior Lord with all faithful Orthodox Christians throughout the world. Sunday of Orthodoxy 2010. Signed: +Bartholomew of Constantinople, +Constantine of Derkon, +Evangelos of Perge, +Kallinikos of Lystra, +Michael of Austria, +Alexios of Atlanta, +Joseph of Proikonnisos, +Demetrios of Sevasteia, +Irenaios of Myriophyton and Peristasis, +Chrysostom of Myra, +Emmanuel of France, +Makarios of Gortyna and Arkadia, +Amphilochios of New Zealand». 3 S. Spinsanti, Ecumenismo, Roma 1982, p. 86. 14 discernere quali sono le 'premesse' ecumeniche della meditazione sull'evento ecclesiale. Si tratta di indicare ciò che va chiarito in partenza sull'intento ecumenico. Con queste premesse si prepara il terreno. Sarebbe come l'anticamera della prospettiva ecumenica. Così si propongono alcune chiavi dello sguardo trasfigurato (almeno come speranza dřanticipazione) sull'avvio della meditazione sulla Chiesa. 1° PREMESSA: DALLA PRESA DI COSCIENZA SULLO SCANDALO DELLA DISUNIONE: UNA SOFFERENZA SINCERA PER LA RICONCILIAZIONE NON ANCORA RAGGIUNTA Dallřŗunum sintŗ (Giov. 17, 21) della preghiera di Cristo, la prima precondizione per la svolta ecumenica è di chiarire se davvero la situazione di allontanamento mutuo tra le Chiese cristiane costituisce una inaccettabile alterazione dellřintento prospettato dalla Buona Novella o se si considera in un certo modo Řnormaleř o Řinevitabileř questo distacco reciproco del passato tra le Chiese. Non si intraprende il cammino ecumenico senza recepire in pieno la premessa sullo scandalo della disunione cristiana. Le testimonianze sullřinaccettabilità della disunione esistente tra i cristiani si è fatta sentire attraverso tutto il XX secolo e prima ancora, dalla nascita stessa della presa di coscienza ecumenica. Anche più recentemente, il richiamo viene riproposto allřattenzione della coscienza cristiana. Pure negli altri continenti, una presa di coscienza avviene con la consapevolezza che gli stessi missionari hanno portato con se lřodio verso altri cristiani a nome della fede 1. Nel 2001, il Patriarcato di Mosca ricorda lo scandalo delle divisioni e rifiuta di considerarle come Řscontateř o non Řessenzialiř per la mediazione ecclesiale 2. Per il Papa Giovanni Paolo II, l'allontanamento mutuo è una controtestimonianza intollerabile 3, tale stato di cose è 1 2 E. g. in Africa: J. Baur, 2000 ans de christianisme en Afrique, Limete-Kinshasa 2001, p. 554. EGLISE ORTHODOXE RUSSE, Principes fondamentaux régissant les relations de lřEglise orthodoxe russe avec lřhétérodoxie , in «La documentation catholique», 2001 nº 2246, p. 378: «1.20. En conséquence de la transgression du commandement de l'unité, source de la tragédie historique du schisme, les chrétiens divisés, au lieu d'être un exemple d'unité dans l'amour à l'image de la Très Sainte Trinité, sont devenus source de scandale. La division des chrétiens est une blessure ouverte et sanglante sur le Corps du Christ. La tragédie des divisions est devenue une altération sérieuse et patente de l'universalisme chrétien, un obstacle dans le témoignage rendu au Christ face au monde. Car l'efficacité de ce témoignage de l'Église du Christ dépend dans une mesure non négligeable de l'incarnation dans la vie et la pratique des communautés chrétiennes des vérités qu'elles confessent… 2.8. Elle est inacceptable, la pensée que toutes les divisions sont des malentendus tragiques, que les désaccords ne paraissent inconciliables que par manque d'amour mutuel, par refus de comprendre, qu'en dépit de toute la différence et de toute la dissemblance il y a une unité et un accord suffisants «dans l'essentiel». Les séparations ne peuvent pas être ramenées à des passions humaines, à l'égoïsme, ni à plus forte raison aux circonstances culturelles, sociales ou politiques. Est également inacceptable l'affirmation selon laquelle ce qui distingue l'Église orthodoxe des communautés chrétiennes avec lesquelles elle n'est pas en communion sont des questions d'un caractère secondaire. On n'a pas le droit de réduire toutes les divisions et l es désaccords à divers facteurs non théologiques». 3 Giovanni Paolo II, Discorso «Ad una Delegazione ortodossa» (28 giugno), in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1979, vol. 1, p. 1645: «Questi contatti, che vanno sempre intensificandosi, ci awicinano sempre più alla piena unità tanto desiderata. Il tempo, le circostanzc avverse, le debolezze e gli sbagli degli uomini, in passato, hanno spinto le nostre Chiese a una ignoranza, talora perfino a una reciproca ostilità. Oggi, per grazia di Dio e in virtù della buona volontà di uomini atíenti all'ascolto del Si gnore, c'è una ferma risoluzione da entrambe le parti di fare di tutto per ristabilite la piena unità. I contatti tra le Chiese, come pure tra coloro ch e vi esercitano 15 contrario alle esigenze e all'urgenza del Regno di Dio 1, si deve anzi dissentire da chi ha voluto indietreggiare 2. Il consenso ecumenico dellřAssemblea delle Chiese cristiane dřEuropa ribadisce, nella sua ŖCharta ecumenicaŗ, lřimpossibilità di principio per lřipotesi di rassegnarsi ad una situazione di stallo nella riconciliazione incompiuta 3. La Řpreferenzař del Padre celeste ci indica il cammino: è una preferenza divina Řsenza ritornoř 4. Si è riassunto lo scandalo della spaccatura tra le Chiese cristiane nel modo seguente nel linguaggio delle tradizioni dřoriente in riferimento alla tunica indivisa di Cristo: ŖEppure i soldati non hanno osato dividersi la tunica senza cuciture. Ma noi, cristiani, che facciamo? Persino ai piedi della croce ci disputiamo la tunica e presentiamo a Gesù non la coppa della condivisione ma il fiele delle nostre separazioni. Tunica senza cuciture, Chiesa dello Spirito, in Cristo, non si può lacerare. I santi, i giusti, i martiri, i creatori di vita e di bellezza, i perseguitati a causa della giustizia, ricostruiscono incessantemente il suo tessuto di luceŗ 5. I Padri della Chiesa avevano già colto in quella tunica indivisa lřunità dei discepoli di Gesù fondata sullřamore senza spartizioni di Cristo nella profonda compassione divina per ogni persona umana. responsabilità particolari e tra i loro fedeli, contribuiscono a insegnarci a vivere insieme nella preghiera, nel dialogo, in vista di soluzioni comuni da dare ai problemi che si pongono oggi alle chiese, nel mutuo aiuto e nella vita di fraternità. « per questo che io m i rallegro in modo particolare dell'incontro di oggi»»; Giovanni Paolo II, Discorso «Agli studenti ortodossi» (19 maggio), in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1979, vol. 1, p. 1171: «Non solo questa collaborazione è possibile sin da ora, ma essa è necessaria, se veramente noi vogliamo essere fedeli al Cristo. Egli vuole la nostra unità. Oggi più che mai, in un mondo che reclama autenticità e coerenza, la nostra divisione è una controtestimonianza intollerabile. « come se negassimo nella nostra vita quello che professiamo ed annunciamo ». 1 Giovanni Paolo II, Discorso «Partecipiamo con slancio all'opera ecumenica», (23 gennaio), in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, 1980, vol. l, p. 173: «La divisione tra i cristiani è un avvenimento contrario alle esigenze del Regno di Dio, opposto alla natura stessa della Chiesa che di questo Regno è l'inizio e lo strumento. Inoltre la divisione offusca la proclamazione del Regno di Dio, ne ostacola l'efficacia, rendendone più debole la testimonianza. "Danneggia la santissima causa della proclamazione del Vangelo ad ogni creatura" (Unitatis Redintegratio, 1), aveva affermato il Decreto conciliare sull'ecumenismo. Ciò proviene dalla parziale permanenza dei residui del peccato tra i cristiani, dalla non piena realizzazione delle esigenze del Regno. «proprio per questo che il Concilio Vaticano II (Ibid.), nel trattare dell'esercizio dell'ecumenismo, ha parlato di esigenza di conversione interiore, di rinnovamento della mente (Ibid. 7), di santità di vita, di esigenza di preghiera pubblica e privata ( Ibid. 8), di nnnovamento della Chiesa come accresciuta fedeltà alla propna vocazione ( Ibid. 6)». 2 Giovanni Paolo II, Enciclica "Redemptor hominis", in «Acta Apostolicae Sedis», 1979, nº 6, pp. 266-267 (Insegnamenti, 1979, vol. 1, pp. 558-559): «Vi sono persone che, trovandosi di fronte alle difficoltà, oppure giudicando i risultati degli iniziali lavori ecumenici, avrebhero voluto indietreggiare. Alcuni esprimono perfino l'opinione che questi sforzi nuocciano alla causa del Vangelo, conducano ad un'ulteriore rottura della Chiesa, provochino confusione di idee nelle questioni della fede e della morale, approdino ad uno specifico indifferentismo. Sarà forse bene che i portavoce di tali opinioni esprimano i loro timori tuttavia, anche a questo riguardo, bisogna mantenere i giusti limiti. È ovvio che questa nuova tappa della vita della Chiesa esiga da noi una fede particolarmente cosciente, approfondita e responsabile. La vera attività ecumenica significa apertura, avvicinamento, disponibilità al dialogo comune ricerca della ventà nel pieno senso evangelico e cristiano; ma esso non significa assoluiamente né può significare annunciare o recare in qualsiasi modo pregiudizio ai tesori dclla verità divina, costantemente confessata ed insegnata dalla Chiesa». 3 CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DřEUROPA (CCEE) - CONFERENZA DELLE CHIESE DřEUROPA (KEK), C h a r t a O e c u m e n i c a . Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa , in «Internet» 2008, ŖCharta oecumenicaŗ in http://www.peacelink.it/paxchristi/a/14834.html, cfr etiam http://www.kath.ch/ccee e http://www.cec-kek.org: «Si sono già affermate svariate forme di collaborazione ecumenica, ma fedeli alla preghiera di Cristo: ŖTutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anchřessi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che tu mi hai inviatoŗ (Gv 17,21), non possiamo ritenerci appagati dellřattuale stato di cose. Coscienti della nostra colpa e pronti alla conversione dobbiamo impegnarci a superare le divisioni che esistono ancora tra noi, in modo da annunciare insieme, in modo credibile, il messaggio del vangelo tra i popoli »; cfr etiam A. Joos, TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA «LA LUCE DI CRISTO ILLUMINA TUTTI. SPERANZE DI RINNOVAMENTO E UNITÀ IN EUROPA» , Conferenza per la V settimana di studio sulla Chiesa Ŕ Approfondimento teologico ecumenico inter-religioso Ŕ presso il Centro di spiritualità Figlie della Chiesa Ŕ dal 21 al 25 maggio 2007, in AA. VV., Atti della V settimana di studio sulla Chiesa, Roma 2008. A. Giordano Ŕ C. Williams, Introduzione, in TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA, Documento di lavoro per la terza Assemblea ecumenica europea, in «Internet» 2007, http://www.romania2007.it/pdf/study_guide_20ITA.pdf (screen page: p. 5): «Riconosciamo che è 4 lřora di rimetterci umilmente in cammino per trovare un nuova luce per il cammino di riconciliazione e superare la tentazione di tornare indietro. Il cammino ecumenico, nonostante tutte le difficoltà che ben conosciamo, è un compito e una vocazione senza ritorno». 5 O. Clément, Via crucis. Meditazioni e preghiere di Olivier Clément per la via crucis al Colosseo presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II , Venerdì Santo 1998, Roma 1998, p. 87. 16 1. IL PARADOSSO DELLA STORIA CRISTIANA NELLE SUE TAPPE TRAUMATICHE TUTTORA NON RISANABILI Volendo prendere atto del panorama cristiano, dai suoi traumi storici maggiori, occorre fermarsi un attimo al percorso dei 20 secoli ormai trascorsi, per meglio misurare lřampiezza dellřincognita costituita da questa storia in modo obiettivo più che come una risposta ad un nobile sentimento sullřauspicabilità di una buona intesa ed un buon vicinato tra cristiani e Chiese cristiane. Percorriamo brevemente un rapida panoramica che suggerisce da se interrogativi che si formulano a livello della presa di coscienza ecumenica delle Chiese cristiane (ed eventualmente Řoltreř). ALCUNE CONFIGURAZIONI MAGGIORI DELLE TRADIZIONI STORICHE Nel VI secolo, una prima grande affermazione di tradizione autonoma si esprime in oriente, in occasione dei contrasti tra le correnti 'monofisite' (una natura di Cristo) e le correnti 'difisite' (due nature di Cristo), e -in modo ancora più radicale- la corrente 'nestoriana' (due persone e due nature di Cristo). Centrata attorno al patriarcato di Alessandria si forma la tradizione ecclesiale auto noma, da cui sorgono le Chiese copta ed etiopica. Parimente, centrata verso il patriarcato di Antiochia si formano le Chiese siro-antiochena ed armena. Queste Chiese si allontanano dalla comunione -principalmente dalla comunione col centro orientale ecclesiale dell'epoca, anche residenza dell'imperatore, Costantinopoli- e sono chiamata Chiese "non calcedonensi" per il fatto che non hanno accolto le formulazioni del concilio ecumenico di Calcedonia nulla dottrina cristologica (due nature in una persona) tenutosi nel 451. Nel XI secolo, le tensioni tra bizantini e latini si sono accentuate ed arrivano al momento di rottura nel 1054 (scomunica contro il patriarca Michele Cerulario). Questa data diventa simbolo dell'allontanamento tra occidente franco-latino ed oriente greco-bizantino. La tradizione greco-bizantina si è raggruppata intorno al patriarcato di Costantinopoli e forma quella che viene chiamata la "Chiesa ortodossa". Questa Chiesa, o questa comunione di Chiesa o di patriarcati ortodossi -principalmente patriarcati nazionali autocefali- si estenderà e s'articolerà progressivamente. Uno dei patriarcati di maggiore rilievo sarà il patriarcato di Mosca (che verrà però presto abolito come sede patriarcale dai Zar moscoviti (Pietro il Grande) dopo il passaggio del centro ecclesio-culturale da Kiev a Mosca; esso verrà ristabilito nel 1917 quando cade l'ultimo dei Zar). Mosca rimase Chiesa autonoma - anzi autocefala (tratteremo di questo concetto quando ci fermeremo sul concetto di "Chiesa ortodossa') - e viene dichiarata "terza Roma", dopo la caduta di Costantinopoli (1453). A questo riguardo, i commentatori 'slavofili' -propagatori di una visione specificatamente slava orientale sulla propria originalità culturale ed ecclesiale- riprenderanno la formula messianica legata all'istituzione del patriarcato di Mosca: "la 'terza Roma' e non ve ne sarà una 'quarta"'! Altri patriarcati nascono in Bulgaria, Romania... e si aggiungono ai patriarcati tradizionali (dove Costantinopoli aveva sempre mantenuto un proprio patriarca, anche dopo l'allontanamento dei "non calcedonensi": cioè Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. 17 Nel XVI secolo, la data del 1517 serve di riferimento per l'affermazione della Riforma d'occidente (le famose 99 "tesi" di Lutero affisse alle porte della cattedrale di Wittemberg). Da Zwingli a Lutero e Calvino, il movimento di Riforma si estende in quasi tutta l'Europa del Nord. Dopo diversi tentativi di conciliaziene si terrà il concilio di Trento (1545-1563), ultima trattativa non pienamente andata in porto per risolvere i divari tra i Riformatori e la Chiesa cattolica di comunione romana. Gli orientamenti riformati sono già preparati dalle opzioni di J. Huss (1371-1415). G. Savonarola (1452-1498) ed altri. Le Chiese luterane si formono nella Scandinavia, in Germania e nell'Europa orientale e centrale. Attualmente queste Chiese luterane sono raggruppate in una 'famiglia confessionale': la ŖFederazione luterana mondialeŗ con sede a Ginevra. Parallelamente, G. Calvino sviluppa la sua iniziativa di Riforma che intendeva rinsaldare la configurazione della Riforma già avviata. Questo orientamento farà nascere le 'comunità riformate' di tradizione calvinista, che si spartono nella Svizzera, nell'Olanda, in Francia, Germania e Scozia. Le comunità riformate di tradizione calvinica sono oggigiorno raggruppate in una propria 'famiglia confessionale': "l'Alleanza riformata mondiale" con sede a Ginevra. Nella stessa epoca (1533-1547), nel corso del regno di Enrico VIII in Gran Bretagna, si costituisce -con diverse tappe, inizialmente poco interessate a ciò che sta proponendo la 'Riforma'- la Chiesa anglicana. I1 movimento di autonomia e di distacco dalla Chiesa cattolica di comunione romana sarà poi maggiormente influenzato dalle correnti della Riforma di Lutero e di Calvino. La Chiesa anglicana si struttura attualmente nella "Comunione anglicana" e si estende a quasi tutti i paesi di lingua (di cultura o di colonizzazione) anglo-sassone, e viene coordinata in modo molto flessibile dall'arcivescovo Primate di Canterbury. Già nello stesso XVI secolo, certi gruppi di ispirazione calvinista vogliono spingere più avanti il loro movimento di riforma, sia in Inghilterra, sia sul continente europeo. Si chiamavano generalmente "anabattisti", cioè 'ri-battezzatori', perchè rifuitavano il battesimo dei bambini. Una parte di questi movimenti si raggrupparono intorno a Menno Simons (1496-1563) e si prolungano -con diverse tappe intermediarie- nel movimento attuale dei Battisti. In Gran Bretagna i movimenti di riforma più radicale, specialmente di orientamento 'puritano' e di volontà separatista, formarono le comunità 'congragazionaliste'. In Scozia, le comunità sorte da questi movimenti daranno nascita alla Chiesa presbiteriana, grazie al coordinamento di John Knox. Nel XVII secolo, P. J. Spener (1635-1705) anima in Alsazia un movimento di rinnovamento biblico e spirituale che si sviluppa nel 'movimento pietista'. Uno degli ispiratori di questa corrente era il conte von Zinzendorf. I pietisti animarono l'impegno missionario e fondarono diverse missioni fuori dall'Europa. Collegata allo spirito di questo movimento, una corrente si fece poi strada in Inghilterra sotto l'impulso di John Wesley (1793-1791). Esso farà sorgere le comunità metodiste, raggruppate oggi nel "Consiglio metodista mondiale". Nel XIX secolo, negli Stati Uniti e nell'Europa si delinea una spinta di "revitalizzazione" o "revivalism", specialmente nelle aree urbane, da cui sorgeranno un insieme di comunità e de sette (dai mormoni, agli avventisti del 7º giorno, ecc....). La proliferazione di questi gruppi, con orientamenti più o meno sincretisti è stata continua e prosegue tuttora. Questo rapido riassunto deve essere ri-$nserito nella tabella delle date proposta qui sopra, dove si vedono le diverse tappe della storia ecclesiale, con movimenti di allontanamento o di dissenso, tra i quali diversi hanno dato nascita a Chiese quali le troviamo oggi. LE SOMIGLIANZE ED I PARALLELISMI NEL VERIFICARSI DI CONFRONTI E TENSIONI 18 Considerando il nostro panorama cronologico, una cosa colpisce: i parallelismi negli eventi traumatici maggiori. Infatti, possiamo individuare tre momenti-chiave dove la nascita di comunità cristiane in situazione di dissenso porta alla formazione di Chiese storiche tuttora configurate. I passi principali sono: -il V-VI secolo con le controversie cristologiche tra non calcedonensi e calcedonensi intorno al concilio di Calcedonia; -il X-XI secolo con le polemiche ecclesiologiche tra bizantini e franco-latini occidentali intorno alle prerogative mutue; -il XV-XVI secolo con il contrasto tra occidentali a proposito della Riforma della Chiesa d'occidente intorno alle priorità della grazia. Quasi ogni 5 secoli, si cristallizza un fase di vulnerabilità maggiore. La particolarità sembra essere -però- che questi tre momenti traumatici abbiano fatto sorgere degli allontanamenti durevoli (tante altre fratture non hanno fatto nascere delle Chiese e comunità tuttora esistenti). Ma questi nodi conflittuali presentano -sembra- ogni volta una doppia sfaccettatura: vi è d'una parte il problema dottrinale che offre l'occasione per i contrasti e vi sono -in tale contesto- dei gruppi più direttamente coinvolti nella eventuale disputa. Ma, poi, accanto ad essi vi possono essere delle conflittualità ecclesiali tra l'una o l'altra sponda dell'allontanamento in atto, senza sorgere direttamente della tematica dottrinale. Queste conflittualità si inseriranno poi nelle dispute dottrinali ed ecclesiologiche, assumendone la formulazione in un senso o l'altro dopo che si siano formulate le interpretazioni da ambedue i lati in mutua opposizione (la Chiesa dřInghilterra, la Chiesa ortodossa russa...). Così, si possono riassumere le molle dottrinali di questi maggiori contrasti: -il 'nestorianesimo' ed il 'monifisismo' dei V-VI secoli; -l'ecclesiologia franco-romana e greco-bizantina dei X-XI secoli; -la dottrina sulla grazia (riformata e occidentale cattolica-romana) dei XV-XVI secoli. Ma, vi sono poi -ogni volta- delle Chiese che entrano a far parte della inquadratura dottrinale di dissenso per ragioni non direttamente dottrinali o addirittura senza formalizzare le speculazioni dottrinali in un senso o l'altro. Si potrebbero Ŕcosì indicare una differenza di coinvolgimento tra le Chiese sul punto delle controversie: -tra i non calcedonensi direttamente al centro delle polemiche (nestoriani-assiri, monofisiti-copti e siriaci) ed altre Chiese che entrano a far parte della sponda non calcedonense in modo meno acceso (Armeni, Chiese delle Indie, Chiesa etiopica...); -tra i greco-bizantini ed i franco-latini direttamente, confrontati sulle questioni di prospettiva ecclesiologica (giurisdizione costantinopolitana e giurisdizione romana) ed altre Chiese che nascono contemporaneamente a questa opposizione (Chiesa russa, bulgara. rumena...); 19 -tra i Riformatori luterani, calvinisti ed anabattisti e la struttura cattolica occidentale di comunione romana (zone nord-europee) ed il contesto anglosassone (Chiesa anglicana, episcopaliana e comunità ulteriormente sorte da questo allontanamento). Tentando di specificare in che cosa consistessero il perno dei dubbi maggiori alla radice dei dissensi poi cristallizzatisi, si potrebbero riassumerli in tre grandi interrogativi con risposte cristiane opposte: per il V-VI secolo, il dubbio radicale sul dominio legittimizzante del potere civile Ŕmagari cristiano- sugli intenti della fede (con la risposta dellř«impero cristiano») / per il X-XI secolo, il dubbio sostanziale sul necessario dominio gerarchico centralizzato sullřordinamento della fede (con il confronto tra centralizzazione orientale od occidentale) / per il XV-XVI secolo, il dubbio di fondo sul doveroso dominio dellřarticolazione teorico-mentale sui contenuti della fede (con la scolastica e lřinversione riformata)… E già si intravedono accenni di problematica per il XXXXI secolo: il dubbio comparativo sul dominio rinsaldato della impostazione pratico-formale della fede religiosa (nellřera della pluralità religiosa nella quotidianità di prossimità e nelle reti a distanza senza ancoraggi ben delimitati). Ci fermiamo a questi pochi accenni riassuntivi per servire da chiavi di verifica e di riflessione sulle Ŗcinque tappe di cinquecento anniŗ volta per volta… Cřè chi vede nellřattuale accostamento delle religioni, con la spinta al ripiegamento formale su se stesse o con la moltiplicazione di offerte alternative nei Řnuovi movimenti religiosiř, un punto di passaggio alquanto delicato e tanto vulnerabile quanto lo sono stati i nodi di confronto o di scelte contrastanti del passato… Altre caratteristiche distinguono ulteriormente ogni volta questi tipi di distanziamento ecclesiale all'interno di uno stesso periodo-chiave si ritrova quasi attraverso tutti i tre momenti maggiori di vulnerabilità cristiana nei due millenni trascorsi: alcuni centri di dissenso sono direttamente coinvolti nella disputa dottrinale esplicito, mentre altri ambienti ecclesiali si allacciano ad un movimento di confronto non direttamente od immediatamente per ragioni dottrinali. In ognuno dei casi le ragioni di priorità nel desiderio di autonomia si riferisce ad una esigenza dell'affermazione della propria specificità culturale (con tutte le sue implicazioni politiche, sociali, ecc.) nel più ampio contesto ecclesiale e alla frustrazione per un mancato rispetto di questa legittima originalità della propria configurazione ecclesiale (Chiese armene, assire / Chiese slave orientali / Chiese anglicane). Lřintento di queste pagine sarà di evidenziare queste specificità che rendono le Chiese oggi incancellabilmente portatrici di una originalità storica. I doni dai quali sorge la vita ecclesiale, nella loro pluriformità, non sono -ovviamentesoltanto dei Řdoni agli individuiř ma anche Řdoni specifici di una Chiesa o comunitàř 1. Se -dunqueuna Chiesa Řnon in piena comunioneř è portatrice di un Řdonoř specifico nella diversità delle varie tradizioni, vuol dire che essa diventa sorgente di una specificità non sostituibile nel cammino cristiano. Vuol dire, questo, che la piena comunione non potrà attuarsi come azzeramento delle Chiese esistenti oggi né come integrazione in unřaltra Chiesa storica. Diventa indispensabile trovare quale sia il ruolo incancellabile delle Chiese esistenti nella auspicata Řpiena comunioneř. Lřecclesiologia ecumenica ha come compito di esplorare queste promesse nelle quali si superano 1 J. Willebrands, Address of H. E. Cardinal John Willebrands during the Doxology at the opening of the Patmos meeting , in «Information Service», 1980 n1 III-IV, p. 107: «"There are varieties of gifts, but the same Spirit" said Paul to the Christians of Corinth: and he added "To each is given the manifestation of the Spirit for the common good" (I Cor 12:4, 7). Clearly this is not only true at the level of individuals: i t applies also to the lives of our Churches, called as they are to live in different historical and cultural circumstances. Our Churches received the same faith; they have developed this Christian inheritance in different ways and manners, and "the heritage handed down by the apostles was received differently and in different forms, so that from the very beginning of the Church its development varied because of differing mentalities and ways of life" ( Unitatis Redintegratio, 14)». 20 gli orizzonti ristretti della Řreintegrazioneř ecclesiale nella Chiesa cattolica di comunione romana 1. La Řpienezzař dellřintuito su una dimensione del mistero o sullřaltra può essere particolarmente recepita da una Chiesa storica e non così intensamente dalle altre 2. Non si vorrebbe Ŕdunquesemplificare oltremodo il complessissimo percorso di vita religiosa, ma solo formulare qualche chiave possibilmente interpretativa Ŕa modo di introduzione sul significato e la portata del Řfenomenoř ecumenico. VALUTARE I TEMPI CHE VENGONO Cercando il nodo vulnerabile ove una diversa conflittualità potrebbe sorgere, se lo scenario delle Chiese storiche si va progressivamente Řpacificandoř e Řricomponendoř, esiste un altro ambito senzřaltro molto più Řnervosoř: quello dei nuovi (e meno nuovi) movimenti religiosi (vedere parte III). La riaffermazione dei valori Řreligiosiř (di fronte al secolarismo di metà XX secolo) sembra portare con se delle radicalizzazioni in questo campo, mettendo tutte le Chiese e religioni storiche alla pari di fronte a questi fenomeni nel loro interno. Si arriverà Ŕforse- ad un confronto generalizzato tra ciò che si chiamava Řle setteř e le istituzioni storiche? Fin dove il fondamentalismo ambientale di diversi contesti ecclesiali e religiosi si nutre di questa Řvittoria della religiositàř sulla mentalità a-religiosa o anti-religiosa, o anti-clericale??… Le Řsconfitte dellřateismoř nascondono Ŕchissà- una fondamentalizzazione ben più aggressiva? Sarà in questo senso che il XX-XXI secolo svelerà un possibile Řslittamentoř travolgente? Si esce, ormai, dai scenari Řcristianiř per assistere ad una conflittualità pluri-religiosa… Considerando il ritmo dei momenti traumatici di questi due millenni cristiani, sorge anche lřinterrogativo sulla strana Řregolaritàř delle fasi di maggiore conflittualità tra i cristiani. Non va certo- impostata una panoramica ecumenica delle Chiese cristiane partendo da una specie di determinismo storico ove le fratture possano essere Řprevisteř per ogni metà millennio. Non sarebbe neppure corretto ipotizzare anticipativamente qualche frattura già implicitamente percepibile per lřinizio del 3º millennio cristiano. Ciò non ostante, ci sarebbe da chiedersi da cosa possa dipendere una ripetitività verificatasi nel passato. Un pioniere del movimento ecumenico nella Chiesa cattolica di comunione romana precisava già a suo tempo: ogni frattura maggiore nei millenni passati coincide con grandi momenti di decadenza della Chiesa di allora (ai XI e XVI secoli per la Chiesa romana, si potrebbe guardare inoltre al VI per le Chiesa imperiale dřoriente) 3. Il fatto che il nostro XX e XXI secolo sia marcato da una rivitalizzazione della trasparenza cristiana potrebbe implicare che un altro periodo di sfaldamento ci sia risparmiato. Ma, dřaltra parte, Cfr il corso chiesto dallřUniversità Lateranense e dalla facoltà dellřAngelicum di Bari negli anni Ř80 - 2000, A. Joos, Chiesa, Chiese, ecumenismo / Le scommesse della svolta ecumenica, Roma 1990-2---, (pro manuscripto). La impostazione focalizza il nodo più delicato e 1 difficile oggi nellřambito ecumenico: lřinsuperabile opposizione delle ecclesiologie cristiane o delle Řragioni ecclesiologicheř che ostacolano la via verso la piena comunione. Si cerca di aprire ogni chiave ecclesiologica guardando Řa monteř di essa, cioè cogliendo le radici teologiche, cristologiche, pneumatologiche, escatologiche, storiche, interculturali delle problematiche. 2 J. Willebrands, Address of H. E. Cardinal John Willebrands during the Doxology at the opening of the Patmos meeting , in «Information Service», 1980 n1 III-IV, p. 107: «We find these different developments in every realm of the Church's life, in spiritual and liturgical traditions, in ways of expressing, presenting and systematizing reflection on the mysteries of the faith. "It is hardly surprising, then, if sometimes one tradition has come nearer to a full appreciation of some aspects of a mystery of revelation than the other, or has expressed them better. In such cases, these various theological formulations are often to be considered complementary rather than conflicting" (Unitatis Redintegratio, 17)». 3 P. Couturier, Œcuménisme spirituel, Paris 1963, p. 93 : «Les grandes ruptures chrétiennes ont coïncidé avec les grandes décadences de lřEglise Catholique, celles du XIe siècle (séparation de lřOrient Orthodoxe) et du XVIe siècle (séparation du Protestantisme et de lřAnglicanisme); il nřest que de relire avec toute lřexigence de lřimpartialité, lřimpartiale histoire (1942 - Extrait de lřUnion des Chrétiens, dans Lycéennes, 1942. [M. V.])». 21 avvisagli di indurimento e di ripiegamento cristiano ci appaiono come Řavvertimenti lampeggiantiř riguardo a possibili Řsorpreseř negative… Un possibile orientamento interpretativo potrebbe essere il seguente: non è la storia che si ripete automaticamente ma talvolta imponiamo alla storia dei ritmi simbolici ripetitivi che non permettono alla storia di esprimere tutta la sua flessibile inventiva. Simboli sulla fine di un secolo o sulla fine di un millennio potrebbero pesare rischiosamente su ciò che non dovrebbe di per se includere niente di Řultimativoř o di Řdecisivoř nellřesperienza umana. Lřambito religioso, poi, ne valorizza ulteriormente la portata Řtrascendentaleř. Lřinsegnamento della panoramica ecumenica sulle Chiese cristiane potrebbe essere quello di invitarci a non Řutilizzareř le simboliche dal passato a tutto campo e di muoversi con particolare accortezza quando ci si imbatte nei punti di passaggio della storia, già carichi di memoria. Rimane non di meno una convergenza tra le tre tappe abbastanza regolari delle crisi e distacchi maggiori tra le Chiese nel corso dei venti secoli della numerazione cristiana ed il passaggio più recente tra il XX e XXI secolo. Senza entrare nel merito della discussione, conviene menzionare lřinterrogativo che sorge da parte di osservatori sul riassetto complessivo di tutta la panoramica Řreligiosař o Řinter-religiosař dopo la riduzione delle distanze comunicative Ŕo la rapida contrazione di esse nellřambito della comunicazione multimediale a distanza- e la riconsiderazione comparativa di ogni configurazione in un mondo nel quale tutti sono in contatto con tutti e tutto. Una ridistribuzione sembra del tutto ipotizzabile a questo livello dellřesperienza umana. Si potrebbe menzionare ancora una ultima chiave per 'situare' l'esistenza delle Chiese oggi. Tra i molteplici movimenti di dissenso, non tutti hanno portato alla nascita di Chiese configurate. Per quanto riguarda il triplice momento accennato qui sopra, una costante si ritrova: là dove il ministero è stato coinvolto come problematica connessa o prioritaria (Chiese non calcedonensi ed il riconoscimento ministeriale delle usanze e tradizioni non greco-bizantine, Chiese bizantine ed il riconoscimento della pari dignità ministeriale delle loro configurazioni non 'latine', Chiese riformate ed il riconoscimento della sostanzialità ministeriale non solo legata alla validità giuridica di una strutturazione ed ordinazione sacerdotale o episcopale), la formazione di una Chiesa autonoma sembra ineludibile e si configura in modo stabile. Un ministero staccato dalle sue sorgenti di servizio nel cammino storico ha perso i suoi riferimenti e si ripiega su se stesso. Senza comprendere le urgenze del tempo che scorre, le colpe del passato appaiono più chiaramente. Bisognerà Ŕforse- chiedersi se anche nel XXI secolo vi sarà un isolamento del ministero dai ritmi della storia, tanto da Řgirare su se stessoř e perdere il contatto con Řlřunica storiař dellřumanità? Anche a questo livello, gli slittamenti che riportano ad un sovrapeso ministeriale ci può servire da indicatore sulla vigilanza da non tralasciare. 2. L’AVVIO PROGRESSIVO DELLA SVOLTA ECUMENICA I PIONIERI DEL MOVIMENTO ECUMENICO Le Chiese hanno avuto i loro pionieri del movimento ecumenico che prepararono la sua nascita. Diverse figure appaiono allřalba della presa di coscienza ecumenica, nelle varie Chiese e 22 Tradizioni cristiane. Il ruolo iniziale della presa di coscienza negli Stati Uniti non deve essere sottovalutata, dai sforzi nel 1801 fino a tentativi più fruttuosi nel corso del XIX secolo 1. Il monastero di Amay sur Meuse in Belgio (poi Chevetogne) con la sua impostazione bi-rituale svilupperà la sensibilità ecumenica, con il suo fondatore Dom Lambert Beaudouin, che fu consigliere teologico del cardinale Mercier, Primate del Belgio e legato dřamicizia a Lord Halifax, fautore del riavvicinamento cattolico-anglicano 2. Anche i movimenti di giovani nelle tradizioni riformate contribuirono al movimento di riavvicinamento 3. Viene portato come esempio della dimensione spirituale dellřecumenismo la figura di suor Maria Gabriella Sagheddu (1914-1939), dalla trappa di Grottaferrata, che ha anticipato e preparato, attraverso lřofferta della sua vita a Dio per la ricomposizione dellřunità dei cristiani, questa fase di grazia, Giovanni Paolo II ha dichiarato Ŗbeataŗ suor M. Gabriella, il 25 gennaio 1983 nella Basilica di S. Paolo, al termine della settimana di preghiera per lřunità dei cristiani. Accanto al luogo di nascita di questa sconosciuta suora sarda, ad Olzai è sorta una famiglia religiosa di vita contemplativa la Mater unitatis che ha preso come motto lřinvocazione di Gesù ut omnes unum sint!. LřAVVENTO DEL MOVIMENTO ECUMENICO NASCENTE Dallo scandalo della disunione, lřintento ecumenico è chiamato ulteriormente a discernere con senso critico ogni passo del suo percorso, nella necessaria vigilanza, al fine di non perdere di vista le sue priorità di partenza. La prima premessa per lřapertura ecumenica include dunque anche uno sguardo critico sullo stesso cammino ecumenico trascorso. Non si nega neanche la necessità di un certo tipo di mentalità o di maturazione umana per rendere possibile lřintento 1 T. Matthews, Lecture Twenty Three,The Ecumenical Awakening, in «Internet» 2005, http://www.wfu.edu/~matthetl/perspectives/ twentythree.html: «As early as 1801, Presbyterians and Congregationalists devised a Plan of Union that ultimately failed, but did lead to 50 years of cooperative work on the frontier. Other new American denominations such as the Disciples of Christ were born in the hope of providing a pattern for Christian unity--and though that hope was frustrated--the concern for union continued. Many of the national voluntary benevolence societies which had been formed in the early 19th century drew their memberships from Christians of various denominations, providing channels for co-operation and stimulating interest in fuller Christian unity. One such effort was the American Sunday School Union in 1824. This represented a cooperative effort that cut across denominational lines in the field of religious education. In 1875, a series of International Sunday School Councils convened which led to further contacts across denominational lines. Lutherans played a major role in this effort. Samuel S. Schmucker, a Lutheran seminary professor and president published in 1838 a Fraternal Appeal to the American Churches: With a Plan for Catholic Union. Philip Schaff (1819-93), a Lutheran Church historian and theologian, was another. He addressed the World Parliament of Religions in Chicago in 1893 on "The Reunion of Christendom." William Huntington (1838-1918), an Episcopal clergyman, also put forward a platform of essentials upon which churches could unite. This plan was adopted by Episcopalians in 1886, and called for the restoration of Christian unity on these terms: (1) The Holy Scriptures as the rule and ultimate standard of faith; (2) The Apostle's Creed and the Nicene Creeds as a sufficient statement of the Christian faith; (3) the two sacraments of Baptism and the Supper of the Lord; and (4) The historic Episcopate. This interest in cooperation led to a working out of formal arrangements between churches and church institutions, and to denominational participation in various councils of churches. In 1893, the mainline denominations began to coordinate their efforts in foreign missions. By 1908, this program was extended to home missions. In December of that year, 30 American denominations created the Federal Council of Churches to express the fellowship and catholic unity of the Christian church, and bring the various denominations into a united service for Christ and the world». 2 G. Tavard, Petite histoire du mouvement oecuménique, Paris 1960, p. 149: «Le souci de l'union des Églises se répandait donc, un peu au hasard, mais dans la générosité. Les bases d'un approfondissement oecuménique furent alors jetées par l'ordre bénédictin. Grâce au Pape Pie XI et à Dom Fidèle de Stotzingen, primat de l'ordre de saint Benoît, le prieuré d'Amay-sur-Meuse était fondé en 1925. C'était un monastère bi-rituel. Des moines de rite latin y vivaient avec dés moines de rite byzantin. Le but assigné à cette fondation était de travailler au rapprochement des chrétiens, spécialement des catholiques et des orthodoxes. Le fondateur d'Amay, qui en fut aussi le premier prieur, était Dom Lambert Beaudouin. Il était lié d'amitié avec le cardinal Mercier». 3 T. Matthews, Lecture Twenty Three, The Ecumenical Awakening, in «Internet» 2005, http://www.wfu.edu/~matthetl/perspectives/ twentythree.html: «Youth Work. Another source of the ecumenical impulse was the Young Men's Christian Association founded in 1844 in London to provide a basis for religious activity among young men on a non-denominational basis. The YWCA followed in 1855. Both soon established branches throughout the world. A similar organization was the Student Christian Foundation founded in Sweden in 1895 by John R. Mott. In each case, there was a willingness to experiment with new groupings and arrangements. In fact, many leaders in the Ecumenical movement came out of these organizations». 23 ecumenico: il senso vivo dellřinterdipendenza nella comunità planetaria 1. Come prospettare la storia del movimento ecumenico (cfr tematica dellřaltro corso del biennio)? Alcuni la dividono in tre periodi maggiori (fino alla nascita del Consiglio ecumenico delle Chiese, fino al concilio Vaticano II, dopo il concilio) 2. Altri parlano del passaggio dallřentusiasmo al consolidamento dellřiniziativa 3. Subentra anche il successo dellřespansione ecumenica del dopoguerra con la voglia di una unificazione spirituale, magari mondiale 4. O si dirà poi che la scommessa sorta dal Řmovimentoř sia poi diventata solo una Řistituzioneř 5. Per altri ancora, le promesse ecumeniche volevano compiere Řprima del tempoř ciò che può essere considerato auspicabile o immaginabile a lunga scadenza 6. Si è detto che il rallentamento dell'intento ecumenico dipende dalla incapacità a tradurre espressivamente in scelte concrete gli accordi già abbozzati. Occorre rivisitare i criteri ecumenici dai quali l'intento originario si è delineato e vedere -oggi- a quali crocevia vi sono state esitazioni o disorientamenti, che ci abbiano distratti dalle scelte prioritarie iniziali. Si auspicava che potesse lanciarsi all'aperto una 'ecclesia quaerens' 7, con una prospettiva ecumenica come 'ricerca' 8. IL TRAVAGLIO DEL CONCILIO VATICANO II Occorre, nellřambito della comunione romana, verificare volta per volta se lřapertura ecumenica del concilio Vaticano II sia stato recepito e se esso si distingue dai concili precedenti 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, World Assembly of Nairobi 1975, Documents, Section II, Geneva 1975, p. 6: «Interdependence and the ecumenical movement. Without doubt the ecumenical movement belongs to the setting of a world that has become interdependent. It is true that interdependence is not the only reason to explain the growth of the ecumenical movement. Still, the thrust towards inter dependence and the ecumenical movement do not coincide only by accident. The churches as well as all other human groups have come nearer to each other. But above all: They have been confronted with problems which burst the boundaries in which they lived before and deman d solutions on a wider level. This strengthened the necessity to give more visible and real expression to the community of the saints which has been confessed in the Creed since early times». 2 A. Hasler, Ecumenical Movement, in AA. VV., Sacramentum mundi , New York 1970, p. 192: «The history of the ecumenical movement of the 20th century can be divided into three main parts: the period of development, up to the establishment of the World Council of Churches in 1948 At Amsterdam; the period up to the Second Vatican Council; the post-conciliar period, which may be characterized as the period of active cooperation on the part of the Roman Catholic Church». 3 L. Jäger, Zwischen Enthusiasmus und Routine, in «Una Sancta», 1972 Nº 1-2, S. 29: «In der Religionsgeschichte vollzieht sich die Spannung zwischen Enthusiasmus und Routine im allgemeinen in zeitlich aufeinander folgenden Schüben. Zeiten einer gesteigerten Spontaneität folgt gewohnlich eine Periode der Konsolidierung, der Strukturierung und Instituzionalisierung. Auch die Geschichte der ökumenischen Bewegung ist von solchen sich ablösenden ŖZeitstromungenŗ geprägt». 4 W. A. Visser t'Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 140: «Es ist eine Periode der Konsolidierung und der Expansion. Die ökumenische Bewegung hat den Wind im Rücken, weil man überall spürt, daß die Nachkriegswelt eine Bewegung braucht, die den Versuch macht, die ganze Christenheit für den geistigen und materiellen Wiederaufbau zu mobilisieren, und die in den universalen Kategorien der ganzen Kirche für die ganze Welt denkt und operiert. Der ökumenische Gedanke erreicht viele Kirchen, die sich bis jetzt abseits gehalten hatten. Alle bedeuten, den Theologen beteiligen sich aktiv am ökumenischen Gespräch. Sogar Karl Barth, der vor dem Krieg sehr kritisch gewesen war, hilft jetzt tatkräftig mit. Jemand sagte 1948 in Amsterdam: ŖMeine ganze theologische Bibliothek läuft hier herumŗ. Bei der Vorbereitung der Zweiten Vollversammlung in Evanston hat der Rat die Mitwirkung fast aller Theologen und Laien, die in jenem Augenblick neue Wege aufzeigen». 5 J. Grootaers, Crise et avenir de l'oecuménisme , in «Irénikon», 1971 nº 2, p. 162: «I1 s'agit donc bien d'un mouvement, né à l'aube du XXe siècle qui, en 1948, débouche dans une institution. Ce Conseil Mondial d'Eglises a pris à tel point le devant de l'actualité oecuméniquc que nous sommes enclins à perdre de vue les traits les plus caractéristiques du mouvement avant 1948. Lřinstitution qui est née d u dynamisme d'un mouvoment, menace de repousser ce mouvement dans lřombre. Ce développement a son importance si l'on veut expliquer la crise actuelle et éventuellement s'efforcer d'y remédier. Les premières origines du mouvement œcuménique à la fin du siècle passé s e retrouvent, non seulement en dehors des Églises institutionnelles, mais en quelque sorte en opposition à ces Eglises». 6 N. Schiffers, Zur Stagnation der ökumene, in «Una Sancta», 1973 Nº 1, S. 47: «Die ökumenische Bewegung stagniert in ihrer Bewegung auch deshalb, weil sie Denkmögliches und damit Wünschbares schon vor seiner ŖZeitŗ tun will. Die ökumenische Taufkatechese aber ist anders als die erst herbeigewünschte ökumenische Eudiaristie-Aussage schon jetzt möglich. Es gibt keinen Grund mehr, hier den Schritt vorwärts nicht zu tun. Selbst der Hinweis darauf, diese Empfehlung an die Kirchenleitungen sei wieder ein hermeneutisches Projekt, ist zwar sachlich richtig, deswegen aber noch kein Einwand». 7 P. Teilhard de Chardin, Etre plus, Paris 1968, p. 38. 8 B. Leeming, The Church and the Churches, London 1963, p. VIII. 24 per il suo acuto senso della transizione storica 1. Una epoca si chiude catalizzatore- una tappa ulteriore del cammino ecclesiale oggi dell'ecumenismo' 4, 3. 2 per aprire -da Il concilio 'non di unione bensì con compito di preparare la possibilità di camminare verso la piena comunione tra le Chiese, si muove nella fase ancora enigmatica di una apertura storica 5, malgrado l'affermazione dei pontefici romani di volersi attenere a quest'orientamento conciliare 6. La fatica di partenza del concilio, riguardo alle tematiche ecumeniche ed alle capacità di un organo conciliare per lřunione dei cristiani, è già significativo 7. Il consenso finale indica quanto il cammino percorso sia stato notevole, tra reticenze curiali di partenza e votazioni finali 8. Si pone, pertanto, l'interrogativo se si potrà proseguire coerentemente questo itinerario cristiano nelle assise di un 'concilio universale tra tutti i cristiani' 9. Uno dei malintesi potrebbe essere l'inversione di alcune prospettive come -per esempio- quella dell'unità organica: in essa sembra che sia 'l'organizzazione' che deve diventare 'organica' 10. Un corpo ha i suoi meccanismi, i meccanismi non diventano un corpo. Se l'organicità viene prospettata dai meccanismi organizzativi, potrà essa giungere alla vita del corpo? Se si parte, invece, del corpo compiuto per tratteggiare l'organicità si dovrà prendere in conto il traguardo escatologico dell'adesso 12. 11. Il 'non ancora' si fa sorgente di organicità viva La svolta ecumenica avrà come compito iniziale di re-indirizzare le priorità nelle aperture verso la pienezza di riconciliazione, uscendo dal recinto ecclesiologico nel quale si rinchiude -tante volte- la promessa e le potenzialità ecumeniche. LA CONTINUA SOFFERENZA DELLA RITARDATA RICONCILIAZIONE DELLE CHIESE CRISTIANE: UNA PROFONDA SOFFERENZA IN TENSIONE CON UNA GRANDE SPERANZA Dalla presa di coscienza che la disunione proviene dal non aver vissuto Řintusř o Řcol cuoreř ciò che abbiamo ricevuto nella fede, pur rimanendo Řforisř o Řesternamenteř nella incorporazione 1 A. Dulles, The resilient Church , New York 1977, pp. 114-115. 2 L.-J. Suenens, La corresponsabilità idea dominante del concilio e le sue conseguenze pastorali , in AA. VV., Teologia del rinnovamento, Assisi 1969, p. 67. 3 H. Küng, Wahrhaftigkeit, Freiburg 1968, S. 7. 4 L. Sartori, La Chiesa cattolica e il movimento ecumenico, principi cattolici dell'ecumenismo , in «Studi ecumenici», 1983 nº 1-2, p. 72; K. Barth, Thoughts on the Second Vatican Council, in «The Ecumenical Review», 1963 nº 4, p. 362; N. Nissiotis, Ecclesiology and Ecumenism of Vatican Council II, in «The Greek Orthodox Review», 1964 nº 1, pp. 24-27. 5 K.A. Skydsgaard, Le mystère de l'Eglise, in AA. VV., Le Dialogue est ouvert, Neuchatel 1965, p. 150. 6 J.-F. Six, Le courage de l'espérance. Les dix ans qui ont suivi le concile , Paris 1978, p. 40. 7 J. Hamer, Comentario del Decreto sobre el ecumenismo , in AA. VV., El unico pueblo de Dios , Madrid 1968, p. 205: «El Segretariado para la Unidad no presentó ningún esque en la primera sesión conciliar. Era necesario resolver an a de derecho. ¿Podía el Secretariado presentar esquemas al Concilio? ¿No era ante todo un simple órgano de unión que debía limitarse a poner en contacto a la Iglesia católica con las otras Iglesias y comunidades cristianas decidió la cuestión el 19 de octubre: El Secretariado fue elevado al rango de las Comisiones conciliares. Desde ahora podía presentar textos en virtud de su propia responsabilidad. De hecho se habían preparado tres textos sobre la unidad: el primero, De unitate Ecclesiae, por la Comisión oriental; el segundo, un capítulo sobre el ecumenismo en el esqema De Ecclesia, por la Comisión teológico; y el tercero por el Segretariado para la Unidad. Durante la primera sesión sól 6 el primero. El 1 de diciembre de 1962 la casi unanimidad del Concilio aprobó una proposición que pedía fundir los tres textos en uno». 8 L. Jäger, Das Konzilsdekret über den Ökumenismus , Paderborn 1967, S. 74: «Die Abstimmung über das am 19. November 1964 gedruckte Schema De Oecumenismo erfolgte am Freitag, dem 20. November 1964, und hatte folgendes Ergebnis: Abstimmende Väter 2129, davon zustimmend 2054, ablehnend 64, ungültige Stimmen 11. Die letzte feierliche Abstimmung über das Schema in der Schlußsitzung des Konzils am Samstag, dem 21. November 1964, zeigte folgendes Ergebnis: Anwesend 2156 Väter, davon zustimmend 2137, ablehnend 11. Paul VI. bestätigte und promulgierte die in derselben Sitzung angenommene Dogmatische Konstitution über die Kirche' mit der F ormel: ŖIm Namen der Heiligen und Einigen Dreifaltigkeit des Vaters, des Sohnes und des Heiligen Geistes». FAITH AND ORDER, The Ordained Ministry in Ecumenical Perspective, in «Study Encounter», 1972 nº 4, p. 22; L. Vischer, Rapport du Pasteur Lukas Vischer sur l'union des Eglises , in «La documentation catholique», 1971 nº 1580, p. 172. 10 Cfr V. Vinay, Rendere ragione della speranza che è in noi, in «Protestantesimo», 1974 nº 3, p. 227. 11 Cfr E. Lanne, Le mystère de l'Eglise et de son unité, in «Irénikon», 1973 nº 4, p. 333; cfr etiam J. Hamer, Rapport du Secrétaire, in «Information service», 1971 nº 13, pp. 10-11; cfr J. Meyendorff, Unità della Chiesa, unità del genere umano, in FEDE E COSTITUZIONE, Unità della Chiesa, unità del genere umano, Bologna 1972, pp. 85-86. 12 G. Voss, Ökumenismus - Anstoß zur Einheit oder zur Spaltung , in «Una Sancta», 1974 nº 2, S. 123. 9 25 formale della Chiesa, la spiritualità ecumenica sorge dalla Řimpazienzař per poter attuare la piena riconciliazione delle Chiese nellřeucaristia compartecipata. Il discernimento sulla propria situazione di vita non è autentico senza un sincero rincrescimento per le condizioni abnormi in cui ci troviamo. La spiritualità ecumenica sorge dalla sofferenza profonda per le conseguenze delle occasioni mancate nel passato e per il travaglio lungo il percorso verso il superamento della disunione. Così lo evoca il Papa stesso. Se l'impegno ecumenico appare primordiale ed irreversibile per il ministero papale, se -inoltre- il movimento ecumenico va riaffermato come tentativo centrale verso la piena unità, e se tutta la Chiesa deve essere coinvolta nel dialogo e nella collaborazione sempre più estesi, a misura che si procede e progredisce in queste vie di amore ecclesiale, diventa più penoso di non poter celebrare o partecipare -tra cristiani- al grande mistero dell'eucaristia 1. Questa stessa sofferenza non ci deve però far perdere coraggio, ma ci deve spingere a fare tutto ciò che si può, per superare -ad ogni livello- gli ostacoli ancora esistenti. La sofferenza non è solo disgregazione sconsolata ma è, cristianamente, spinta verso la trasfigurazione ultima. La sofferenza diventa ancora più dolorosa riguardo ai nostri fratelli cristiani orientali, con i quali non abbiamo ancora potuto giungere al punto di una comune concelebrazione 2. Ed è proprio nella preghiera comune che si sente più vivacemente la pena per la mancata concelebrazione eucaristica. Vivendo questa sofferenza nella preghiera, si capisce che essa appartiene alla dinamica, maggiormente nascosta e più sostanziale, del movimento ecumenico spirituale. Inevitabilmente, occorrerà camminare seguendo le vie di una tale «sofferenza nella preghiera» per arrivare, in modo purificato e veramente «convertiti», all'incontro della comunione perfetta. Come allora procedere verso unřEucaristia pienamente partecipata? Appare qui una stretta relazione tra due poli: la radicale fedeltà alle direttive emanate dall'autorità ecclesiale, e, d'altra parte -partendo dal cuore stesso della realtà liturgica nella sua varietà- prospettare nel rinnovamento la possibilità di una certa «autonomia creativa» 3. Tra la conversione di fede del cuore, che è autentica ubbidienza alla fede della propria chiesa, e rinnovamento di vita all'interno della propria tradizione, si traccia un legame vivo tra fedeltà e creatività. Il movimento ecumenico implica e presuppone questa possibilità di vie creative. La 1 Giovanni Paolo II, Discorso all'Assemblea plenaria del Segretariato per l'unione dei cristiani (18 novembre 1978), in «Acta Apostolicae Sedis», 1979 nº 6, p. 38: «Io so che, più noi ci troviamo come fratelli nella carità di Cristo, più ci è penoso non poter partecipare insieme a questo grande mistero. Ho già detto che le divisioni tra i cristiani diventano insopportabili. Questa sofferenza ci deve stimolare a superare gli ostacoli che ci separano ancora dall'unanime professione della medesima fede, dalla riunificazione, mediante uno stesso ministero sacramentale, delle nostre comunità divise. Non ci si può dispensare dal risolvere insieme queste questioni che hanno diviso i cristiani. Sarebbe una carità molto mal intesa, che verrebbe espressa a spese della verità. "Cercare la verità nella carità" era un principio che amava ripetere il primo presidente del Segretariato, il venerando card. Bea, di cui voi avere celebrato in questi giorni il decimo anniversario della morte». 2 Giovanni Paolo II, Discorso «All'Assemblea plenaria del Segretariato per l'Unione», in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol.. 1, pp. 340-341: «In questa preghiera noi abbiamo dolorosamente risentito come era spiacevole di non poter concelebrare. Bisogna far di tutto per affrettare il giorno di una tale concelebrazione e la durata stessa della nostra separazione rende ancora più urgente la necessità di mettervi fine. Quest'anno sarà contrassegnato dall'inizio del dialogo teologico con la Chiesa ortodossa. Questo dialogo teologico è una fioritura del dialogo della carità che è iniziato durante il Concilio, che deve continuare e inten sificarsi, perché esso è l'ambiente vitale necessario a questo sforzo di lucidità, che ci permetterà di riscoprire, al di là delle divergenze e dei malintesi ereditati dalla storia, le vie che ci condurranno finalmente a una comune professione di fede in seno alla concelebrazione eucaristica. Il secondo millennio ha visto progredire la nostra separazione. Il movimento inverso è iniziato dappertutto. Bisogna, e io lo domando costantemente al Padre della luce, dal quale proviene ogni dono perfetto (Gc 1,17), che l'alba del terzo millennio si levi sulla nostra piena comunione ritrovata». Giovanni Paolo II, Lettera a tutti i vescovi sul mistero e culto dell'Eucaristia "Dominicae Cenae"«, (18 marzo) , in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol.. 1, pp. 632-633: «Inoltre dobbiamo seguire le ordinanze emanate dai vari Dicasteri in questo 3 campo: sia in materia liturgica, nelle regole stabilite dai libri liturgici, in quanto concerne il Mistero eucaristico, e nelle Istruzioni dedicate al medesimo Mistero, sia per quanto riguarda la "communicatio in sacris", nelle norme del "Directorium de re oecumenica" e nell' "Instructio de peculiaribus casibus admittendi alios chnstianos ad communionem eucharisticam in Ecclesia catholica". E sebbene in questa tap pa di rinnovamento sia stata ammessa la possibilità di una certa autonomia "creativa", tuttavia essa deve strettamente rispettare le esigenze dell'unità sostanziale. Sulla via di questo pluralismo (che scaturisce tra l'altro già dall'introduzione delle diverse lingue nella liturgia) possiamo proseguire solo fino a quel punto in cui non siano cancellate le caratteristiche essenziali della celebrazione dell'Eucaristia e siano rispettate le norme prescritte dalla recente riforma liturgica». 26 creatività sorge dal centro nevralgico della vita ecclesiale: il pluralismo -cioè- delle diverse lingue ed espressioni nella liturgia. La via ecumenica si inserisce nel ritmo stesso del "cammino liturgico" della Chiesa. Riguardo a questa difficile questione dell'Eucaristia, pienamente e reciprocamente partecipata e concelebrata, bisogna sottolineare e richiamare al ruolo fondamentale della preghiera per l'unità e dell'ecumenismo spirituale, senza il quale non si potrà arrivare- in modo trasparente -alla fedeltà nella creatività. La preghiera ecumenica non cerca un minimo, su cui stabilire degli accordi accomodanti, ma cerca invece il massimo della pienezza, nella fede integralmente riscoperta e vissuta 1. Il fatto di non poter celebrare insieme l'eucaristia si radica nella dovuta onestà verso i nostri fratelli nella fede e verso noi stessi 2. Animati da questa autenticità del cuore, dobbiamo progressivamente riabituarci eucaristicamente gli uni gli altri, grazie a tanti incontri ecumenici, che non sono dialoghi chiusi in cenacoli ristretti, ma approfondimento reciproco nell'amore ecclesiale. Notevoli nell'impegno, nella carità, nella preghiera comune, anche se per lealtà verso noi stessi e i nostri fratelli non possiamo celebrare in comune l'Eucaristia, che è il sacramento dell'unità. Non si può infatti separare nella stessa fede, la comunione eucaristica dalla comunione ecclesiale. Ognuno, a secondo delle sue responsabilità e del suo ruolo che copre all'interno della Chiesa deve collaborare a questa opera di ricostruzione della unità sia nel campo della ricerca teologica, che in quello della preghiera e della carità, in cui voi stessi siete impegnati. FAR PASSARE LA PRIORITÀ ECUMENICA NEL VIVO DELLA VITA PASTORALE ED APOSTOLICA DELLE CHIESE. UNA METODOLOGIA DA RADICARE Fare dellřintento ecumenico una questione Řordinariař e non solo straordinaria, tale è la preoccupazione ecclesiale maggiore degli anni 1990-2000 3. In questa impostazione Řordinariař, si propone Ŕnellřassemblea successiva delle Chiese cristiane dřEuropa nel 2007- lřadozione di una Řmetodologiař per recepire il consenso comune: la via della auto-obbligo e non della normatività giuridico-ecclesiastica 4. Giovanni Paolo II, Sinodo particolare dei vescovi dei Paesi Bassi - Documento conclusivo", (31 gennaio) n. 46, in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol. 1, p. 266: «I vescovi incoraggiano vivamente l'azione ecumenica comc un grave dovere che 1 deriva specialmente dal Vaticano II. Essi insistono sull'importanza della preghiera e sull'essenza profondamente spirituale dell'azione ecumenica. La quale è ecclesiale a pieno diritto: nella sua origine, nella sua natura c nel suo fine. Suo obiettivo è quello di giungere non tanto a un più piccolo denominatore comune, ma, al contrario, alla pienezza della fede. E per questo che tale azione ecumenica sarà sostenuta dai vescovi, che vigileranno perché essa tenga conto delle esigenze della fede la quale ei ricorda soprattutto che l'intercomunione tra i fratelli separati non è che la risposta ail'appello di Cristo alla unità perfetta. Questa perfetta unione resta l'oggetto dei nostri s forzi e di una speranza fondata sulla preghiera di Cristo stesso: ŖChe siano tutti una cosa solaŗ (Gv 17,21)». Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Presuli della Conferenza episcopale tenuta nella città di Chicago , il 5 ottobre 1979: A.A.S. (1979), 1218ss. 2 Giovanni Paolo II, Discorso «Con i giovani partecipanti all'incontro promosso da Taizé», (30 dicembre) , in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol. 2, p. 1825: «Ci sono programmi notevoli nell'impegno, nella carità, nella preghiera comune, anche se per lealtà verso noi stessi e i nostri fratelli non possiamo celebrare in comune l'Eucaristia, che è il sacramento dell'unità. Non si può infatti separare nella stessa fede, la comunione eucaristica dalla comunione ecclesiale. Ognuno, a secondo delle sue responsabilità e del ruolo che copre all'interno della Chiesa deve collaborare a questa opera di ricostruzione della unità. Sia nel campo della ricerca teologica, che in quello della preghiera e della carità, in cui voi stessi siete impegnati». 3 Cfr C. M. Martini, Graz, luci ed ombre del Summit ecumenico , in «Luce» 06/07/1997. CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DřEUROPA (CCEE) - CONFERENZA DELLE CHIESE DřEUROPA (KEK), C h a r t a O e c u m e n i c a . Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa , in «Internet» 2007, ŖCharta oecumenicaŗ in http://www.kath.ch/ccee e http://www.cec-kek.org: «In tal senso accogliamo questa Charta come impegno comune al dialogo ed alla collaborazione. Essa descrive fondamentali compiti ecumenici e ne fa derivare una serie di linee guida e di impegni. Essa deve promuovere, a tutti i livelli della vita delle Chiese, una cultura ecumenica del dialogo e della collaborazione e creare a tal fine un criterio vincolante. Essa non riveste tuttavia alcun carattere dogmatico-magisteriale o giuridico-ecclesiale. La sua normatività consiste piuttosto nellřauto-obbligazione da parte delle Chiese e delle organizzazioni ecumeniche europee. Queste possono, sulla base di questo testo, formulare nel loro contesto proprie integrazioni ed orientamenti comuni che tengano concretamente conto delle proprie specifiche sfide e dei doveri che ne scaturiscono ». 4 27 3. IL PERCORSO ECUMENICO NEL SUO PERCORSO Più RECENTE LE PRIORITÀ INIZIALI Non fu subito chiaro quali dovessero essere le chiavi di riavvicinamento tra le Chiese. Tra i vari tentativi che faranno sorgere il movimento ecumenico specifico, si indica la diffusa preoccupazione per la pace che anima i cristiani negli anni 1910 1. È nellřambiente protestante, estremamente frammentato, che sorgono i primi impulsi ad un dialogo tra diverse Chiese cristiane. A Edimburgo si tenne la Conferenza delle società missionarie, una riunione di associazioni protestanti che aveva lo scopo di coordinare lřattività missionaria delle Chiese protestanti, in seguito alla constatazione dei danni causati alla missione dalla divisione tra le Chiese. Ad Edimburgo non erano stati invitati né cattolici né ortodossi, tuttavia durante la seduta conclusiva un metodista inglese disse: ŖAspetto con impazienza il giorno in cui avremo una conferenza nella quale ortodossi e cattolici romani potranno discutere con noi le questioni che riguardano il servizio di Cristo». Unřaffermazione rivoluzionaria per lřepoca. Un contributo importante è stato dato dalla Federazione universale delle associazioni cristiane di studenti (protestanti) che, oltre a rapporti con le Chiese protestanti aveva anche relazioni con le Chiese ortodosse: nel 1911, ad esempio, tenne una conferenza a Costantinopoli con la benedizione del Patriarca. Nella conferenza di Edimburgo fu deciso di dar vita ad unřorganizzazione che permettesse una permanente attività di scambio e di confronto nellřattività missionaria delle diverse Chiese protestanti, per lo meno di quelle che avrebbero aderito. La costituzione di questřorganizzazione, che prese il nome di Consiglio Internazionale delle Missioni avvenne nel 1920. La prima guerra mondiale ebbe tra le sue molteplici conseguenze anche quella di favorire una ricerca di maggiore unità tra i cristiani, già durante il conflitto. Sembra che il primo consenso intercristiano fu trovato nel comune desiderio cristiano di cooperare alla promozione della pace nel mondo 2. Le questioni dottrinali non furono inizialmente la preoccupazione maggiore dei pionieri come Söderblom 3. Lřurgenza della situazione storica degli anni Ř10-ř20 era tale ai suoi occhi da richiedere innanzitutto una testimonianza delle Chiese nelle vicende sociali ed 1 J. Grootaers, Crise et avenir de lřoecuménisme, in «Irenikon» 1971 nº 2, p. 166: «LřAlliance mondiale pour lřamitié internationale par les Eglises. Il sřagit de cette organisation internationale qui, fondée en 1914, cherchait à promouvoir la paix entre 1919 et 1939, période pendant laquelle elle joua un rôle éminent. Cette Alliance, sous son nom anglais « World Alliance for International Friendship through the Churches », ne désire pas accepter de lien d'ordre confessionnel; en 1948, elle refusa d'adhérer au Conseil des Eglises afin d!échapper à une «ecclésification»». 2 G. Thils, Histoire doctrinale du mouvement oecuménique, Louvain 1955, p. 10: «A toute époque, en chaque pays, des chrétiens furent attentifs à promouvoir la paix internationale. Ceux d'Allemagne et de Grande-Bretagne, en particulier, à l'occasion de la Conférence pour la paix tenue à La Haye en 1907, estimèrent que les Eglises, comme telles, pouvaient apporter leur appui à la concorde entre les peuples.. Des Comités furent constitués; ils prirent contact avec diverses associations chrétiennes. Finalement. il fut décidé qu'une Conférence se tiendrait à Lausanne les 3-4 août 1914. En même temps, on obtint que, du côté catholique, la Ligue internationale des catholiques pour la paix, fondée en 1911 réunirait une Conférence parallèle à Liège, les 10-11 août 1914. sous la présidence du Cardinal Mercier». 3 G. Tavard, Petite histoire du mouvement oecuménique, Paris 1960, p. 106: «Aussitôt quřil le put Söderblom reprit un projet auquel il avait réfléchi depuis longtemps. Il ne voulait constituer rien de moins quřun Conseil international des Eglises. Le but d'un tel organisme serait de manifester au monde l'unité chrétienne par des actes communs. A cette époque, le mouvement qui devait aboutir aux conférences de «Foi et Constitution» reprenait vie. Söderblom lui-même y tint une place de choix. On peut donc se demander pourquoi les deux mouvements ne fusionnèrent pas d'emblée. C'est que, pour Söderblom comme pour une grande partie du protestantisme de l'époque, la vie importait plus que la doctrine. Or les organisateurs anglicans de «Foi et Constitution» choisissaient une voie vers lřunité qui passait par des débats doctrinaux. Söderblom estimait quřil existait une autre voie, celle de lřaction». 28 internazionali 1. Sarà proprio lřincertezza di intento del movimento ecumenico nascente a pesare maggiormente sul suo percorso iniziale 2. La priorità dellřimpegno in seno allřumanità Vita e Azione è un altro ramo del movimento, il cui animatore ed iniziatore è Nathan Söderblom, arcivescovo luterano in Svezia, le cui origini si rifanno ad alcuni contatti tra i cristiani dei paesi in conflitto durante la prima guerra mondiale. Caratteristica di questo movimento: tentare di realizzare una sorta di ecumenismo pratico, cioè mettere insieme, al lavoro su obiettivi comuni, cristiani di diversa provenienza, al fine di testimoniare la comune fede in Cristo in attività di assistenza sociale (dalla disoccupazione al sostegno alla famiglia, allřaiuto ai bambini e ai giovani bisognosi, al problema dellřalcolismo, fino alla promozione della pace). Lřidea di Soderblom era di agire come se le divisioni dottrinali fossero già state superate. Anche Vita e Azione ebbe la sua prima riunione a Ginevra nel 1920, alla quale parteciparono però solo protestanti. Cinque anni dopo, nellřagosto del 1925, si tenne a Stoccolma la prima Conferenza organizzata da Vita e Azione, alla quale presero parte 600 delegati di 57 nazioni diverse in rappresentanza di 31 differenti Confessioni. Fu in questa occasione che, per la prima volta, così tanti cristiani di così diverse tradizioni poterono pregare insieme nel medesimo luogo, la cattedrale di Uppsala. Lřincontro di ŖVita e azioneŗ di Stoccolma nel 1925 esprime più schiettamente lřintento pragmatico allřorigine del cammino ecumenico 3. Ma dietro a questa focalizzazione sulle questioni di testimonianza a servizio dellřumanità vi era anche la difficoltà di fondo sugli orientamenti teologici specifici, particolarmente con lřispirazione del Řsocial gospelř 4. 1 W. A. Visserřt Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 169: «Die erste große kirchliche Konferenz der Bewegung war die in Stockholm im Jahre1925, und dort ging es gerade um die Aufgabe der Kirche in der Welt. Söderblom war davon überzeugt, daß Eile geboten sei. Er ließ sich nicht von warnenden Stimmen in die Irre führen, die sagten, daß die Kirchen kein gemeinsames Zeugnis zu sozialen und internationalen Problemen geben könnten, bevor sie sich theologisch und dogmatisch geeinigt haben würden. Er antwortete: Die Situation ist so bedrängend, daß wir nicht warten können; laßt uns schon handeln, als ob wir zur vollen Einigkeit gelangt wären». 2 W. A. Visserřt Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 137: «Die eigentliche Krise war also eine Krise der Identität. Es war nicht den was die ökumenische Bewegung wollte und ob sie wirklich dem Wesen der Kirche entsprungen war. Dietrich Bonhoeffer schrieb im Jahre 1932, daß eine große Begriffsverwirrung herrsche, weil man nicht genügend um die grundlegende theologische Frage gerungen hätte, was eigentlich unter der neuen Begegnung der Kirchen gemeint sei. Ich selbst schrieb im Jahr 1934, daß die ökumenische Krise, über die so viel gesprochen würde, gerade deshalb so ernst und vielleicht fatal sei, weil sie sich in einer Atmosphäre akuter innerer Unsicherheit abspiele». 3 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 19: «La Commission de Life and Work (19-29 août 1925) 1 se donnait pour tâche dřétudier, du point de vue du rôle de lřEglise, les «questions économiques et industrielles», les «problèmes moraux et raciaux», les «relations internationales», «lřéducation», enfin les «méthodes de coopération et de fédérations» en vue de l'Unité. Rappelons quřà lřépoque, le monde se confiait aux idées wilsonniennes et aux mirages de la Société des Nations (celle-ci encouragée, ne l'oublions pas, par Benoit XV et Pie XI). On a beaucoup critiqué le pragmatisme de Söderblom, qui faisait litière des difficultés dogmatiques (il supposait sur ce point le problème résolu) pour se lancer à la reconstruction du monde dans la charité du Christ. Pour insuffisante quřelle fût en soi, la méthode était bonne comme propédeutique et, en effet, elle aboutit précisément à faire se poser avec acuité le problème de la nature de lřEglise.» (1 Rapport officiel : G. K. A. Bell, The Stockholm Conference 1925. The Offficial Report of the Universal Christian Conference on Life and Work, 19-30 august 1925, Oxford 1926. Voir aussi : La Conférence universelle du Christianisme pratique de Stockholm 1925, dans Le Christianisme social, octobre-novembre 1925, pp. 849-1152 (compte rendu, choix de documents, conclusions); G. Thils, Histoire doctrinale du mouvement oecuménique, Louvain 1955, pp. 22-27.) 4 W. A. Visserřt Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 169-170: «Eigentlich gab es in Stockholm zwei verschiedene Theologien, die heftig gegeneinander gerieten. Auf der einen Seite das so genannte „social gospelŖ, das nicht nur von Amerikanern, sondern auch von Engländer und Franzosen verteidigt werde. Der Gründer, Walter Rauschenbusch, beschri eb es in Worten, die eine merkwürdig modernen Klang haben: „Die Menschheit erwartet ein revolutionäres Christentum, das diese Welt ein schlechte Welt nennen und sie verändern wirdŖ. Denn „das echte Ziel des Christentums ist, die menschliche Gesellschaft zum Reich Gottes umzubildenŖ. Die Stockholmer Konferenz hat diese Polarisation nicht wirklich überwinden können. Dafür war die theologische Sprachverwirrung zu groß. Aber Stockholm hat auf jeden Fall deutlich gesagt, und das war damals für sehr viele ein neuer Klang, daß die Kirchen ihre Pflicht anerkennen müssen, das Evangelium auf allen Gebieten des menschlichen Lebens, industriell, sozial, politisch und international in die praxis umzusetzen. Und so wurde sehr konkret über die sozialen Probleme gesprochen». 29 Il complemento dottrinale Un altro ramo del movimento ecumenico, Fede e Costituzione, di grande importanza per lo sviluppo dellřintento ecumenico, fu fondato proprio subito dopo la guerra dal vescovo episcopaliano americano Charles Brent. Il vescovo Brent, uno dei partecipanti alla conferenza di Edimburgo, riteneva che per favorire il dialogo tra i cristiani fosse necessario prima di tutto creare delle occasioni di dialogo sulle differenze teologiche e dottrinarie. Nel 1919 egli scriveva: «è necessario creare tra le Chiese cristiane stima e amore. In un clima simile si potrà lavorare a risolvere le divergenze». E fondamentale lřintuizione e quindi la consapevolezza che, per fare questo, le Chiese non dovranno rinnegare la loro tradizione, dovranno invece cercare di spiegarla alle altre, in modo che cattolici, ortodossi e protestanti si sforzino di partecipare gli uni agli altri la rispettiva esperienza di fede. La prima riunione di Fede e Costituzionee avviene a Ginevra nel 1920, con la partecipazione di alcune Chiese protestanti, come quella anglicana, e alcune Chiese ortodosse. La Chiesa cattolica, pur invitata, declina lřinvito: i tempi non erano ancora maturi. Sotto la spinta anglicana, la Commissione «Fede e Costituzione» viene articolata dal vescovo Ch. Brent e dal laico R. H. Gardiner 1. Nel 1937 si riunisce ad Edinburgo in una continuità dřintento notevole 2. Il terzo incontro di Lund: alla ricerca di un metodo di riavvicinamento ecumenico Fin dal sorgere dei movimento ecumenico si cercava un metodo per rendere possibile un riavvicinamento tra le Chiese, uno dei primi fu il metodo comparativo per migliorare la mutua compressione: Ŗun metodo neutrale e semplice di auto-spiegazione e di confronto senza sollevare il problema di che ha ragione e chi tortoŗ. Nel rapporto finale della Terza conferenza mondiale di Fede e Costituzione tenutasi a Lund nel 1952: Ŗancora una volta, afferma il rapporto, si è dimostrato vero che se cerchiamo di tenerci più stretti a Cristo noi ci avvicrniamo di più gli uni agli altriŗ. Pur non negando le differenze si cerca di guardare al di là di esse col riconoscere una unità più fondamentale in Cristo e con il ricercare le origini comuni nella Scrittura e nella comune tradizione di insegnamento, di culto e di preghiera. Ma più volte ci si trovò di fronte alla grande diversità e pluralità di tradizioni e di teologie connesse con peculiari situazioni esistenziali, storiche, socio-culturali, politiche e psicologiche. Questa diversità di contesti è tenuta in conto nel metodo contestuale che cerca di collegare lřuno con lřaltro, nello sforzo di esprimere così lřunità nella diversità della Chiesa. 1 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 21: «Dès les premiers engagements de Stockholm, il sřavéra nécessaire, disions- nous plus haut, de procurer au mouvement «Vie et Action» un complément doctrinal. Ce fut la Commission de Foi et Constitution» qui apporta ce complément 1. Lřévêque Ch. Brent avait organisé cette Commission dès après la conférence missionnaire dřEdimbourg (i1910), avec l'aide dřun orthodoxe grecque, avec les Russes exilés relevant de l'obédience de Constantinople, s'y agrégèrent. Tel était le résultat d'une campagne dřopinion à travers le Proche-Orient, tandis que le pape Benoît XV, visité par la même délégation déclinait, avec une bienveillance remarquée, l'invitation qui était faite à lřEglise romaine. Ainsi préparée, la conférence de Foi et Constitution siégea à Lausanne (3-21 août 1927)». (1 T. Tatlow, The World Conference on Faith and Order, in A History of the Ecumenical Movement, pp. 405-441.) 2 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 22: «Dix ans plus tard, à Edimbourg, «Foi et Constitution » siégea derechef (3-18 août 1937), dans les jours qui suivirent la session de «Vie et Action» à Oxford. Mais, tandis que la conférence du Christian isme pratique oeuvrait dans un climat totalement nouveau, très lourd, ainsi que nous l'avons noté, la conférence doctrinale pouvait se flatter d'une parfaite continuité; outre, en effet, que le dogme échappe aux influences politiques, elle bénéficiait d'un travail d'approfondissent poursuivi dans l'intervalle de ses deux sessions, et bon nombre de délégués de Lausanne se retrouvaient à Edimbourg. A Ch. Brent, mort en 1929 succédait William Temple, archevêque d'York, bientôt promu au siège de Canterbury, celui que le pasteur Marc Boegner appelle l'«insurpassable président». Cent vingt-deux Églises étaient présentes, avec une dominante (qualitative) de personnalités anglicanes, et Rome consentait à envoyer quatre observateurs, à titre officieux». 30 LA FONDAZIONE E LE ASSEMBLEE MONDIALI DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE Dal nascente movimento ecumenico sorge lřintento di creare una piattaforma di incontro, dialogo e comune intesa tra le Chiese cristiane, in vista della riconciliazione piena 1. Il primo appello in favore della creazione di un organismo specifico a tale scopo fu fatto dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1920 2. Lřenciclica del patriarcato di Costantinopoli rivolta a tutte le Chiese cristiane del mondo. In questa enciclica il patriarcato formulava alcune proposte per favorire il dialogo nel reciproco rispetto, come, ad esempio, lřadozione di un calendario comune al fine di celebrare il Natale e la Pasqua nel medesimo momento (gli ortodossi celebrano infatti il Natale 12 giorni dopo il 25 dicembre), lo sviluppo di uno studio imparziale delle reciproche teologie nei seminari e nei libri, il rispetto delle usanze delle diverse Chiese, la regolazione del problema dei matrimoni misti e lo sviluppo di forme di mutua assistenza tra le Chiese nelle attività che hanno per oggetto il progresso religioso e la solidarietà sociale. Il secondo importante documento è una lettera che i vescovi della Chiesa anglicana indirizzarono a tutto il popolo cristiano, nella quale si affermava la necessità e lřimpegno a lavorare per superare le divisioni tra i cristiani. «Noi riconosciamo - si legge nel documento - che tutti coloro che credono in Nostro Signore Gesù Cristo e che sono stati battezzati nel nome della Santa Trinità possiedono assieme a noi la qualità di membri della Chiesa universale del Cristo, la quale è il suo Corpo». Per testimoniare in modo visibile questa unità fondamentale i vescovi anglicani indicavano la condivisione di quattro punti fondamentali, che costituivano da sempre lřelemento di unione delle Chiese anglicane: 1. La Bibbia come regola e criterio ultimo della fede. / 2. Il Credo niceno-costantinopolitano come professione della fede. / 3. I sacramenti del battesimo e dellř Eucarestia come espressione della comune vita in Cristo. / 4. Un ministero riconosciuto da ciascuna parte della Chiesa, che ha in sé la chiamata interiore dello Spirito Santo, ma anche la missione del Cristo e lřautorità su tutto il corpo. Purtroppo il documento anglicano e lřenciclica ortodossa non sono riusciti a suscitare lřentusiasmo del mondo cristiano per il dialogo ecumenico. Tuttavia, una prima tappa deve essere registrata: nel 1920, sebbene in modo ancora molto minoritario, e con ancora forti resistenze da parte cattolica, 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, History. A half-century of service, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/service-e.html: «The modern movement for the unity of the church may be traced to the latter days of the 19th century and the early decades of the 20th century, when Christians began to pray together and work together across denominational boundaries. By the close of the 1920s, several pioneering movements had been formed to advance the cause of church unity worldwide. In 1937, church leaders agreed to establish a World Council of Churches, but its official organization was deferred by the outbreak of the second world war until August 1948, when representatives of 147 churches assembled in Amsterdam to constitute the WCC. Since then, a growing number of churches on every continent has joined in this search for Christian unity. They have built new bridges over ancient chasms separating believers from one another. WCC member churches today include nearly all the worldřs Orthodox churches, scores of denominations from such historic traditions of the Protestant Reformation as Anglican, Baptist, Lutheran, Methodist and Reformed, and a broad representation of united and independent churches. The worldřs largest Christian body, the Roman Catholic Church, is not a member of the WCC, but has worked closely with the Council for more than three decades and sends representatives to all major WCC conferences as well as to its Central Committee meetings and the assemblies. The Pontifical Council for Promoting Christian Unity appoints 12 representatives to the WCCřs Faith and Order Commission and cooperates with the WCC to prepare resource materials for local congregations and parishes to use during the annual Week of Prayer for Christian Unity. The goal of the World Council of Churches is not to build a global "super-church", nor to standardize styles of worship, but rather to deepen the fellowship of Christian churches and communities so they may see in one another authentic expressions of the "one holy, catholic and apostolic church". This becomes the basis for joining in a common confession of the apostolic faith, cooperating in mission and human service endeavours and, where possible, sharing in the sacraments. All these acts of fellowship bear testimony to the foundational declaration of the WCC that the Lord Jesus Christ is "God and Saviour according to the Scriptures"». 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «In 1920, the Ecumenical Patriarchate of Constantinople became the first church to appeal publicly for a permanent organ of fellowship and cooperation of "all the churches" - a "League of Churches" (Koinonia ton Ekklesion) similar to the proposal after the first world war for a League of Nations (Koinonia ton Ethnon). Also calling for the same in the 1920s were church leaders such as Archbishop Nathan Söderblom (Sweden ), a founder of L&W (1925), and J.H. Oldham (UK), a founder of the IMC (1921)». 31 una pluralità di iniziative e di movimenti evidenzia lo sviluppo di una sensibilità ecumenica che dopo la seconda guerra mondiale. Già nel 1938 si era giunti alla decisione di istituire un ŖConsiglio ecumenico delle Chieseŗ riunendo ŖVita e azioneŗ e ŖFede e Costituzioneŗ, ma la guerra rimandò lřattuazione pratica di questo piano 1. Un primo criterio privilegiava la rappresentatività regionale delle Chiese per promuovere la riconciliazione principalmente a livello locale 2. Le modalità di affiliazione hanno privilegiato la rappresentatività istituzionale delle Chiese, con una Řclericalizzazioneř del Consiglio nel momento in cui lřautorità nelle varie Chiese perdeva della sua credibilità 3. La questione appariva complessa, tra rappresentatività numerica, lřesistenza di consigli nazionali di Chiese, consigli mondiali di una stessa appartenenza, Chiese nazionali 4. Non mancano neanche gli approcci sulla storia del Consiglio ecumenico delle Chiese da un punto di vista maggiormente politico 5. Nel 2008 il Consiglio ecumenico delle Chiese festeggia il 60° anniversario della sua nascita (anche se esisteva già virtualmente nel 1938) 1. 1 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 24: «A Utrecht, en 1938, on décida de réunir les deux mouvements dans un organisme nouveau qui porterait le nom de «Conseil oecuménique des Eglises». Le projet dřune League, d'un Council, d'une Koinonia dřEglises était dans l'air depuis 1919: Söderblom, Oldham, Germanos, le patriarche de Constantinople en avaient été, chacun pour soi, les précurseurs 1; on en reparlait à chaque conférence, de part et d'autre, mais jusqu'alors on le jugeait prématuré; et d'ailleurs, même dans cette décision, on estimait que «Foi et Constitution», dont l'objectif était infiniment délicat, devrait conserver une certaine autonomie, avec son propre «comité de continuation». La guerre en ajourna la réalisation. Un labeur très intense fut accompli silencieusement pendant les années dřépreuves, s'attachant surtout aux problèmes immédiats: prisonniers, personnes déplacées, reconstruction, Eglise confessante d'Allemagne, «Jeunes Eglises», etc.». (1 Visserřt Hooft, The Genesis of the World Council of Churches , London 1960, pp. 697-698. / Etiam: WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «In July 1937, on the eve of the world conferences of L&W at Oxford and of F&O at Edinburgh, representatives of the two movements met in London. They decided to bring the two movements together and to set up a fully representative assembly of the willing churches. The proposed new organization "shall have no power to legislate for the churches or to commit them to action without their consent; but if it is to be effective, it must deserve and win the respect of the churches in such measure that the people of greatest influence in the life of the churches may be willing to give time and thought to its work". Also involved should be laypeople who hold "posts of responsibility and influence in the secular world", and "a first-class intelligence staff". S. McCrea Cavert (USA) suggested the name "World Council of Churches". Both Oxford and Edinburgh accepted the proposal and each appointed seven members to a Committee of 14, which met in Utrecht in May 1938. It, in turn, created a provisional committee responsible for the WCC "in process of formation". William Temple (archbishop of York, later of Canterbury) was named chairman, and W.A. Visser 't Hooft (the Netherlands) general secretary. The provisional committee established a solid foundation for the WCC by resolving constitutional questions concerning its basis, authority and structure. In October-November 1938, it sent out formal invitations to 196 churches, and Temple wrote a personal letter to the Vatican secretary of state».) 2 J. Grootaers, Crise et avenir de lřoecuménisme, in «Irénikon» 1971 nº 2, p. 164: «Lors de l'érection du Conseil des Eglises plusieurs possibilités étaient ouvertes pour le critère d'adhésion des futurs membres. Dans le projet de Constitution de 1938, le princ ipe d'une représentation régionale avait été mis à l'avant-plan: pareille procédure aurait présenté le grand avantage de promouvoir la «réconciliation» d'Eglises différentes au plan local (dans un pays déterminé ou une région déterminée) et de faciliter la formation de nouvelles Eglises «unies». Le cas de lřEglise de lřInde du Sud (Church of South India) deviendra plus tard un exemple frappant de pareille unification locale qui transgressait limites des différents «blocs» confessionnels traditionnels». 3 J. Grootaers, Crise et avenir de lřoecuménisme, in «Irénikon» 1971 nº 2, p. 164: «Cette accentuation de la représentativité des Eglises et lřadhésion dřEglises a contribué à la nette cléricalisation de lřAssemblée du Conseil que l'on déplore aujourdřhui. Les structures institutionnelles des Eglises-membres furent de la sorte privilégiées et dotées d'une position de monopoles au moment où commençaient à se dessiner une crise générale de l'autorité dans les Eglises et une crise de leurs structures officielles 1». (1 A. M. Aagaard, The World Council of Churches and the Churches , in «IDOC-research» 1969, pp. 6-7.) 4 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «Second thoughts on representation and WCC membership resulted in careful regard for numerical size and adequate confessional and geographical representation. The principal membership requirement was agreement with the basis upon which the council would be formed; other requirements specified the autonomy of a church, its stability and appropriate size and its good relationship to other churches. Although some favoured a council composed primarily of national councils of churches or of world confessional families (e.g. Lutherans, Orthodox, Baptists), the argument prevailed that the WCC should be in direct contact with national churches and thus would comprise, for example, the Methodist Church of Great Britain, the Methodist Episcopal Church, USA, the Methodist Church of Southern Africa, etc. World c onfessional bodies, national councils of churches and international ecumenical bodies could be invited to send representatives to the first assembly but would have non-voting observer status». 5 Th. Wieser, Reviewing Ecumenical History, in «The Ecumenical Review», April, 2000, etiam in «Internet» 2005, http://www.findarticles.com/ p/articles/mi_m2065/is_1_54/ai_87425982, page ŖEcumenical Movementŗ: «Two publications on WCC history have recently appeared in Germany, prompted not by the ecumenical anniversary but by the 10th anniversary of the fall of the Berlin wall. They focus on the cold war period, which coincides with the first forty years of the WCC. The first, Nationaler Protestantismus und Okumenische Bewegung,(1) consists of three essays followed by a postscript on the Harare assembly; the second, Der Okumenische Rat der Kirchen in den Konflikten des kalten Krieges,(2) contains papers and summaries of discussions from a consultation at the Protestant Academy in Muhlheim, Germany, in 1999. 32 La prima assemblea: Amsterdam Lřinizio della storia del Consiglio ecumenico delle Chiese vede convergere ŖVita e azioneŗ e ŖFede e Costituzioneŗ nella prima assemblea mondiale del 1948, ma non ancora del Consiglio missionario mondiale 2. La sua caratteristica è di vedersi confrontare due visioni fondamentali: pragmatismo di testimonianza nel mondo ed escatologismo pessimista 3. Il predominio The two books differ greatly both in size and in orientation. The first is based on years of research in archives in different parts of the world -- Geneva (the WCC and the Lutheran World Federation), Philadelphia (the US National Council of Churches) and Germany (the files of Stasi, the state security agency of the former German Democratic Republic). In effect, the book is three independent monographs, each signed by one of the authors: Armin Boyens, a WCC staff member from 1961 to 1966, Gerhard Besier, professor at the University of Heidelberg, and Gerhard Lindemann, research assistant at the same university. This volume of more than 1000 pages, accompanied by innumerable footnotes and forty pages of bibliography, suggests a truly comprehensive undertaking. However, the reader learns already in the preface that the authors, while writing independently from one another, are united in their concern "to lay bare ... the political and spiritual errors" committed by the churches and the WCC during the cold war period. Such a warning may be useful in dispelling any false expectations, but it also bares the authors' intention not to open up the debate but close it, to separate saints from sinners. Of the three essays, the one by Boyens deals most directly with the WCC. For Boyens, the history of the WCC is basically divided into two periods. The first is the period from 1948 to 1966, when W.A. Visser 't Hooft was general secretary. It is the period of grace, the golden age of the ecumenical mo vement. The titles of Boyens' chapters on these years are all positive, speaking of the construction, defence and enlargement of the fellowship. The titles of the next three chapters call the ecumenical fellowship into question: "Facing Tests", "Showing Fissures", "Enduring Conflicts". The fall from grace happened for Boyens under Visser 't Hooft's successor Eugene Carson Blake. Boyens accuses Blake and the subsequent general secretaries of having abandoned the carefully balanced stance regarding East and West that allowed for vigorous defence of those whose human rights were violated in communist-dominated countries of Eastern Europe. While the troubles started already in the early 1960s, in the wake of the admission of Eastern European Orthodox churches, particularly the Russian Orthodox, into WCC membership at the New Delhi assembly, Visser 't Hooft succeeded in maintaining the balance. For Boyens, the inclusion of liberation theology into the ecumenical debate and the establishment of the Programme to Combat Racism are the unmistakable signs of diminishing interest in human rights issues in Eastern Europe, and growing interest in maintaining good relations with church and state authorities rather than in defending the rights of dissidents». ((1) Berlin, Duncker and Humblot, 1999. / (2) Frankfurt, Lembeck, 2000.) 1 S. Speicher, Wcc Fellowship's 60th Anniversary - Making A Difference Together Then And Now, in WORLD COUNCIL OF CHURCHES Ŕ Feature Contact: + 41 22 791 6153 +41 79 507 6363 [email protected], for immediate release - 28/01/2008 03:25:59 PM: «Celebrating a 60th birthday for some is a milestone marked by visions of retirement - celebrating achievements and dreaming of new endeavours. The World Council of Churches (WCC), however, on its 60th "birthday" in 2008 does not want to rest on past feats as it looks ahead to the challenges of the 21st century. The largest, most inclusive fellowship of churches in the world, and the pre-eminent face of 20th century ecumenism, is grappling with a very different world today - politically, economically, religiously - than the one it faced following the second world war. The WCC came into formal existence on 23 August 1948 in Amsterdam, where the delegates of 147 churches from 44 countries met to participate in the first and founding assembly. While the gathering was impressive for its unprecedented diversity, with representatives from Anglican, Old Catholic, many Orthodox and nearly all Protestant churches, the inauguration was also notable for the absence of the world's two largest churches, the Roman Catholic Church and the Russian Orthodox Church. In practice, the WCC already existed. In 193 8 a provisional committee had been formed by church leaders to establish a structure for the new body and organize its first assembly set for 1941. But the outbreak of war had scuttled those plans. Instead the provisional committee had served to maintain links between churches on both sides while assisting prisoners of war and refugees and preparing for post-war reconciliation and aid. At the Amsterdam assembly, the experience of war set a tone that was both humble and defiant as the world's tragic disunity called for radical reconciliation. Willem Visser 't Hooft, the first WCC general secretary, spoke to the fear of creating a "superchurch" and announced the vision of making a difference together: "We are not forming this Council in a spirit of ambition and in order to join in any struggle for power. We form it in a spirit of repentance for our failure to be the Church together and in order to render clearer witness together to the Lord who came to serve all"». 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «The WCC was constituted at the first general assembly (Amsterdam) on 23 August 1948. It became the most visible international expression of varied streams of ecumenical life in the 20th century. Two of these streams - Life and Work (L&W) and Faith and Order (F&O) - merged at the first assembly. A third stream - the missionary movement, as organized in the International Missionary Council (IMC) - was integrated with the WCC at the 1961 third assembly (New Delhi). And a fourth stream - Christian education - entered through the WCC's 1971 merger with the World Council of Christian Education, whose roots went back to the 18th century Sunday School movement. [Six presidents and the honorary president of the WCC]; elected at the first assembly in Amsterdam in 1948.] Six presidents and the honorary president of the WCC elected at the first assembly in Amsterdam in 1948». 3 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme , Paris 1964, p. 30: «Une double idéologie se partageait les esprits , dřune part, le pragmatisme, hanté par lřétablissement du Royaume de Dieu dans la cité terrestre améliorée par 1'Evangile. De provenance française au temps de Stockholm, cette tendance, à Amsterdam était prépondérante chez les délégués américains. Dřautre part, 1'eschatologisme de la vieille Europe, tendu vers le retour du Christ et plutôt pessimiste sur les réalisations dřici-bas. La Commission pour les Affaires Internationales condamna la guerre, mais ne prit aucune résolution nette sur 1'attitude pratique des chrétiens en face du conflit (on sait qu e 1'objection de conscience est dominante en certaines zones du protestantisme)». 33 occidentale marca questřassemblea 1. Dřaltra parte il primo confronto tra priorità protestanti e posizioni ortodosse intransigenti irrigidì questo primo momento 2. Ma, per alcuni osservatori, lřassemblea dřAmsterdam fu una testimonianza prioritaria della ricerca di rinnovamento delle Chiese, ben più che di immediata riunificazione istituzionale 3. Si riuscì, in questa prima assemblea, a definire la struttura costitutiva del Consiglio e le sue attribuzioni 4. Dagli auspici e speranze per il futuro degli anni precedenti, si entra in un contesto più prosaico della elaborazione e strutturazione dellřorganismo ecumenico nascente 5. Lřassemblea di Evanston (2° assemblea) Essa rappresenta un primo esame di coscienza sugli intenti ecumenici del Consiglio dopo la sua fondazione 6. Lřimpatto delle problematiche legate alla Řguerra freddař si fecero sentire nei dibattiti 7. 1 J. Grootaers, Crise et avenir de lřoecuménisme , in «Irénikon» 1971 nº 2, p. 165: «Un troisième facteur de déception de nombreux délégués asiatiques fut plutôt d'ordre culturel: lřAssemblée d'Amsterdam leur est apparue comme liée à des catégories de pensée à prépondérance occidentale, principalement lorsqu'il y était question des grands problèmes sociaux et politiques de lřheure. La discussion de la situation mondiale du moment était fortement marquée d'une optique occidentale 1». (1 C'est ce qui fut dénoncé du nom de western parochialism, cfr H. R. Weber in: The Ecumenical Advance , pp. 65-67.) 2 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme , Paris 1964, p. 30: «C'est un fait que le rapport d'Amsterdam n'accuse aucun progrès positif ouvrant une voie de concorde; bien plus, devant 1'envahissement des valeurs protestantes, 1'intransigeance des orthodoxes s'est raidie sans parvenir à se faire entendre suffisamment. D'où au bout dřune semaine, une lassitude non dissimulée dont la presse se fit 1'ého, lassitude qui se dissipa heureusement par un recours à la prière. En contrepartie, enregistrons la résolution finale de «rester ensemb le». Donc, le dialogue continue et 1'espérance demeure». 3 R. Niebuhr, Essays in Applied Christianity, New York 1959, p. 310: «Beyond these particular political convictions the discussions at Amsterdam did give the impression that the churches were more certainly in a process of renewal than in a process of reunion. Few saw the irrelevance of many churches to the immediate and the ultimate issues of life very clearly and they constantly insisted that the church must help men to solve the immediate issues of social justice and community and to preach the gospel of the Crucified and Risen Lord more boldly and faithfully that men may not despair in a day of social anxiety, insecurity, and frustration». 4 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «When the inaugural assembly convened on 22 August 1948, its 147 churches from 44 countries represented in some way all confessional families within the Christian world, except the Roman Catholic Church. On the next day the assembly accepted the constitution of the WCC, and the newly organized fellowship of churches issued its message: "Christ has made us his own, and he is not divided. In seeking him we find one another. Here at Amsterdam we have committed ourselves afresh to him, and have covenanted with one another in constituting the World Council of Churches. We intend to stay together." Amsterdam defined the WCC tasks in a general way in its constitution and more specifically in its decisions concerning policies, programmes and budget. The assembly authorized the WCC to make common pronouncements to the churches and to the world, but clearly defined the nature and limits of such pronouncements». 5 W. A. Visserřt Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 139: «Die dritte Periode beginnt irn Jahre 1948, als der Weltrat der Kirchen konstituiert wird. Der Rat ist jetzt nicht mehr Zukunftsmusik, er muß in und mit der prosaischen kirchlichen Wirklichkeit leben Und es sind die Nachkriegsjahre, in denen einerseits an der Erneuerung in Kirche und Welt gearbeitet wird, anderseits aber eine starke Neigung vorhanden ist, um nach der Zeit des Nihilismus und der Unordnung wieder festen unter den Füßen zu haben und an vertraute Traditionen anzuknüpfen». 6 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 41: «Lřassemblée générale du Conseil oecuménique siégea dans les murs de la Northwest University d'Evanston (Illinois) près de Chicago du 15 au 31 août 1954. Elle eut à faire, en quelque sorte, l'examen de conscience du Conseil pendant les six premières années de son existence et à traiter dřun immense programme. Celui-ci comprenait un thème central Le Christ, seul espoir du Monde , et six thèmes secondaires intéressant l'unité de l'Eglise, l'évangélisation, les questions sociales et raciales, les affaires internationales, les relations entre groupes humains, le laïcat chrétien 1». (1 Les documents de lřassemblée dřEvanston sont réunis dans le volume Lřespérance chrétienne dans le monde dřaujourdřhui, Evanston 1954, Paris-Neuchâtel, Delachaux et Niestlé, 1955, 478 pages. Il comprend le,Message de l'Assemblée ; le thème central: le Christ seul espoir du Monde (rapport de la Commission consultative, déclaration de l'assemblée sur le rapport et compte rendu des discussions), et les six thèmes secondaires, nous étudions ici le premier, celui de la Commission Foi et Constitution.. Pour chaque section, il y a une introduction au rapport, le rapport et l'enquête préalable. Le rapport sur le thème central et sur les six thèmes secondaires avaient été publiés d'abord en brochures séparées par le Départernent d'Etudes du Conseil oecuménique. Nous avons utilisé aussi les papiers ronéotypés publiés pendant la session de lřAssemblée, ainsi que la chronique très complète du S.OE.P.I., 1954, nº 33 à 39.) 7 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Evanston, 15-31 August 1954, in «Internet» 2008, http://www.wcc-assembly.info/en/about-the- assembly/previous-assemblies/evanston.html: «The 2nd Assembly took place in 1954 at Evanston, Illinois. The only WCC assembly to date held in the United States, it to some degree reflected Ŕ and certainly reflected on Ŕ the East-West tensions of the cold war. The Assembly took the theme "Christ Ŕ the Hope of the World" and divided its work into six sections: Our oneness in Christ and our disunity as churches. / The mission of the church to those outside her life. / The responsible society in a world perspective. /Christians in the struggle for world community. / The churches amid racial and ethnic tension. / The laity: the Christian in his vocation». 34 Lřassemblea di New Delhi (3° assemblea) Nel 1961 si compie un passo ulteriore di estensione della piattaforma del Consiglio ecumenico con lřintegrazione del Consiglio missionario mondiale, rimasto fino allora Řassociatoř 1. Una maggiore presenza delle Chiese dřoriente arricchisce la partecipazione. Lřassemblea du Uppsala (4° assemblea) Emblematicamente, questa assemblea ha luogo nellřanno stesso della notevole messa in questione della società occidentale dal di dentro, nellřanno ř68. Lřassemblea di Nairobi (5° assemblea) Nel 1975, questa quarta assemblea mondiale, con il tema ŖGesù Cristo libera e unisceŗ, inaugura una visione convergente con le teologie della liberazione ed apre alla partecipazione interreligiosa 2. 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «At Tambaram (India) in 1938 the IMC expressed interest in the WCC plan but decided to continue as a separate body. A number of missionary societies in its constituency did not want to come under the control of the churches, and there was fear that the churches of North America and Europe would not give to the younger churches elsewhere the place they deserved. Nevertheless, the IMC helped facilitate the eventual entrance of these churches into the WCC, "associated" with it in 1948, and eventually integrated in 1961». 2 A. J. Van Der Bent, "WCC Assemblies," in N. Lossky (Ed.), Dictionary of the Ecumenical Movement, Grand Rapids 1991, pp. 1090-1096, etiam in «Internet» 2005, http://www.bostontheological.org/academic/wcc_assemblies.doc: «5. Nairobi, 1975: "Jesus Christ Frees and Unites." The Assembly focused upon several aspects of its assignment: (1) the celebration of the Christian faith and a deeper probing of the theme: "Jesus Christ Frees and Unites"; (2) the "earthing" into the lives of people and nations of the theme's implications f or the church's contemporary mission in six areas: Confessing Christ Today, What Unity Requires, Seeking Community (the Common Search of People of Various Faiths, Cultures, and Ideologies), Education for Liberation and Community, Structures of Injustice and Struggles for Liberation, Human Development (the Ambiguities of Power, Technology, and Quality of Life); a session on "Women in a Changing World" was added. 35 Lřassemblea di Vancouver nel 1983 col tema ŖDio, nella tua grazia trasforma il mondoŗ Questa 6° assemblea manifesta ancora la sua carica di fiducia per la crescita di continuità che il Consiglio esprime 1. Lřassemblea di Canberra nel 1991 Tra lřassemblea di Canberra e di Harare, viene posto da parte delle Chiese ortodosse il problema dello squilibrio occidentale nel Consiglio ecumenico delle Chiese: Si ritirano dallřaffiliazione la Chiesa Georgiana e la Chiesa Bulgara 2. Lřassemblea di Harare nel 1998 (50° della nascita del Consiglio) La VIII Assemblea vede accuirsi lřinterrogativo ortodosso sul modo di gestire lřintento ecumenico nellřambito del Consiglio ecumenico delle Chiese 1. Representatives from non- Christian religions-Judaism, Islam, Hinduism, Buddhism and Sikhismŕwere for the first time invited to present papers. After hearing the plea from the new Secretary of the World Council of Churches for va dialogue with people of other faiths, people of other ideologies or of none, Na handful of members walked out, protesting their impotence to change what was feared to be a syncretist direction in the WCC. Of additional note: The churches of Eastern Europe sided with the Russian Orthodox Church in defending the evolution of democratic principles under socialism against those who, in the wake of the Helsinki Declaration, wanted a resolution from the WCC condemning the Soviet Union. The report of the Nairobi Assembly was seen to mark "a remarkable milestone in the ecumenical understanding of human rights" respecting the question of religious liberty as "inseparable from other fundamental human rights" and "for the first time in ecumenical history, the churches arrived at a consensus regarding the content of human rights." This consensus is set forth in terms of the six headings developed at St. Polten: 1. the right to basic guarantees of life, 2. the rights to self-determination and to cultural identity, and the rights of minorities, 3. the right to participate in decision-making within the community, 4. the right to dissent, 5. the right to personal dignity, 6. the right to religious freedom. Throughout 1976 the discussion between church representatives of Eastern and Western Europe focused on the Helsinki Declaration and the involvement of the WCC in human rights issues in Europe». 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Under the theme "God in your grace, transform the world": Many issues to discuss , in «Internet» 2008, http://www.wcc-assembly.info/en/theme-issues.html: «The 9th Assembly (should be the 6°) of the World Council of Churches was one of the most representative gatherings of Christians ever held - with representatives of ecumenical organizations and groups, delegates from member churches, observers and visitors coming from all around the world. During the Assembly, there were multiple opportunit ies for encounter and exchange among the participants on a range of issues and themes of significance to the churches and the ecumenical movement. During the programme, there were several plenary sessions dedicated to key themes chosen for their central importance to the WCC fellowship. A series of ecumenical conversations allowed participants to engage in a sustained way on issues of concern. Bible studies encouraged participants to discuss issues in the light of theology and spirituality. The ecumenical 'mutiraõ' provided a context for many to celebrate, present and discuss matters of concern. Beyond the scope of the formal programme, a gathering as large and diverse as the WCC Assembly allowed people to discuss a whole range of other themes and issues related to the experience of Christians and churc hes, to the numerous ecumenical studies and initiatives underway in different parts of the world, and to the specific mandates of ecumenical organizations and programmes. The WCC understands itself as a privileged space for such dialogue and encounter, rooted in a common vision of unity and a respect for differences and divsersity». 2 A. Davids, Van Canberra tot Harare (Het traject van orthodoxe kerken), in «Journal of Eastern Christian Studies», v. 51, n° 1-2, 1999, pp. 1- 18; cfr idem, From Canberra to Harare: The Path of the Orthodox Churches , in «Internet» 2007, http://poj.peeters-leuven.be/ content.php?url=article&id=2003037: «ŘSyncretismř and the way of praying together during the Seventh Assembly of the World Council of Churches at Canberra in 1991 provoked strong protests among the Orthodox participants. In their view, the ecumenical movement was going astray because the genuine Christian tradition of the Early Church, of the Ecumenical Councils and of the Fathers of the Church was not respected. In particular the Orthodox Churches of Eastern Europe, which were now free from their former comm unist governments, but had fallen prey to proselitism on the part of other Christian churches and denominations, contributed to the process of Towards a Common Understanding and Vision of the World Council of Churches [CUV]. In general, they reproached the Řwestern, rational, and protestantř World Council of Churches for a disdain for the truly Christian and Orthodox ecclesiological and ethical doctrine and values. The O rthodox Churches tried to combine forces, as the Eighth Assembly of the World Council of Churches to be held at Harare, Zimbabwe in 1998 approached. After the withdrawal of the Georgian Orthodox Church from the World Council of Churches in 1997, the Ecumenical Patriarch, Bartholomeos, tried to restore the common strategy by convoking a consultation at Thessaloniki in April-May 1998. But some Eastern European Orthodox Churches maintained their threats. The Bulgarian Orthodox Church left the World Council of Churches later that year. The Thessaloniki meeting was soon followed by a conference of both the Eastern and the Oriental Orthodox Churches at Saydnaya, near Damascus, Syria. Both Řfamilies of Orthodoxyř agreed to send delegates to the assembly of Harare. In Harare, however, not all Orthodox Churches were present and some Churches were represented only inadequately. But Harare will certainly contribute to the real globalisation of Orthodoxy in Eastern Europe, the Balkans, the Middle East and the diaspora». 36 La nona assemblea mondiale Essa si organizza a Porto Alegre, nel Brasile dal 14 al 23 febbraio 2006. Il tema dellřassemblea era ŖDio, nella tua grazia, trasforma il mondoŗ 2. Due assi sembrano centrare lřattenzione dellřassemblea: lřadeguamento delle strutture del Consiglio e la priorità spirituale nellřitinerario verso la piena comunione delle Chiese. Si parla di 348 Chiese affiliate 3. Unřattenzione particolare viene data alla chiave iconografica per lřevocazione della tematica dellřassemblea 4. La decima assemblea mondiale in Corea: BUSAN 2013 1 P. Bouteneff, The Orthodox at the Harare Assembly, in «Internet» 2008, in «In Communion» - Website of the Orthodox Peace Fellowship, in «Internet» 2008, http://www.incommunion.org/articles/ecumenical-movement/the-orthodox-at-the-harare-assembly: «From 3-14 December 1998, the WCC held its eighth assembly in Harare, Zimbabwe, a meeting which brought together over 4,000 persons from around the world. This came at a time when the local Orthodox churches have been debating their involvement in the ecumenical movement perhaps more hotly than ever before, and a time when relations between the Orthodox churches and the WCC ŕ the worldřs most visible and most global ecumenical fellowship ŕ were particularly strained. The statement emerging from the May 1998 meeting of Eastern Orthodox delegates at Thessaloniki on Orthodox-ecumenical relations unequivocally affirmed the importance of maintaining ecumenical involvement and condemned the destructive anti-ecumenism of Orthodox fringe groups. But in a manifestation of acute dissatisfaction with the way in which ecumenism was being done by the WCC, the statement recommended unanimous but sharply limited participation in the Harare assembly on the part of the Orthodox churches. In the light of this context, what happened at Harare?». 2 CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE, Assemblea mondiale di Porto Alegre 2006, in «Internet» 2007, http://www.wcc-assembly.info/en/ news-media/media-impact/other-languages-impact/article/1915/porto-alegre-chiusa-las.html: «Si è chiusa giovedì 23 febbraio a Porto Alegre (Brasile), con una serie di dichiarazioni e prese di posizioni e su temi di attualità, la IX Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) cui hanno partecipato i delegati di 348 chiese protestanti, ortodosse e anglicane del pianeta, con il tema: "Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo". Il messaggio finale approvato dall'Assemblea (vedi Documentazione in questo numero), che si conclude con una lunga preghiera, mette al centro la trasformazione dei cuori attraverso la fede, facendo riferimento ai tanti interrogativi che il mondo di oggi ci pone: "I rapporti e le decisioni dell'assemblea comunicano alle chiese e al mondo sfide specifiche e chiamate all'azione come ad esempio: la ricerca dell'unità dei cristiani, l'appello a rinnovare il nostro impegno a metà del 'Decennio per sconfiggere la violenza' (2001-2010), il riconoscimento degli strumenti profetici e programmatici per realizzare una giustizia economica globale, l'impegno nel dialog o interreligioso, la piena partecipazione inter-generazionale di tutti gli uomini e di tutte le donne e le dichiarazioni comuni su questioni di interesse generale rivolte alle chiese e al mondo" (...)». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, WCC 9th Assembly, in «Internet» 2008, http://www.wcc-assembly.info/index.php?id=454&L=: «The Assembly is over and the 691 delegates from the WCCřs 348 member churches and other participants are back in their homes around the world. With them, along with papers and multimedia files, returning participants took memories of an intense period of encounter, prayer, and celebration - in morning and evening worship, 90 Bible study groups, and in the 200 workshops and other events making up the Assemblyřs parallel mutirão. On another level, the in-depth work done by the Assembly on themes and issues, structures and relationships is likely to impact the WCC fellowship and the wider ecumenical movement for a long time to come». 4 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, WCC 9th Assembly , in «Internet» 2008, http://www.wcc-assembly.info/en/about-the-assembly/about- the-logo.html: «The logo designed for the 9th Assembly of the World Council of Churches was inspired by the traditional Christian symbols of the cross and the boat, and incorporates elements of the Assembly theme and context, contained in a circle of life and of the world. The open hand uses an iconographic style to imply the hand of God, carrying and caring for His creation. The hand also represents supplication and prayer, echoing the Assembly theme. The hand is red, a symbol of martyrdom, and a reminder that God's redemption is costly. On the right-hand side are three arched lines representing a rainbow - symbol of God's covenant, grace, as well as transformation and new life. The rainbow's colours discreetly suggest the Brazilian national colours and the stripes also recall the wings of a dove - an appropriate symbol for an assembly which marks the mid-term of the Decade to Overcome Violence. Similarly, the olive branch evokes covenant and creation, and suggests transformation, breaking out of the circle and leaning forward to the future. It contains the shape of the cross, echoing the 'oikoumene' symbol, transfigured and hopeful. Designed by Edwin Hassink, a Dutch designer based in Geneva ». 37 Si prospetta questa ulteriore assemblea mondiale che unřaltra volta si svolgerà in Asia 1. IL CRITERIO DI APPARTENENZA AL CONSIGLIO ECUMENICO E LE STRUTTURE DI AFFILIAZIONE Lřaffiliazione al Consiglio ecumenico delle Chiese si fa a condizione di accettare la Řbaseř: espressione della fede cristiana nel Consiglio. Si tratta di una Řbaseř di affiliazione, non di una formale Řconfessione di fedeř (che appartiene ad ogni Chiesa in quanto tale), ma che esprime Ŕ dopo le incertezze di formulazione iniziali- la chiara fede trinitaria dellřintento cristiano 2. Dřaltra parte, si indica inequivocabilmente Ŕnel corso di questi anni- la decisa presa di coscienza che il Consiglio non sia e non debba mai diventare una Řsuper Chiesař 3. Esso non è una istituzione 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, WCC 10th Assembly ŖA GIFT FROM GODŗ, in «News Release» 23/09/2009 - 11:31:20, [email protected]: «KOREAN CHURCHES: Korean churches already experience the positive impact of hosting the 10th Assembly of the World Council of Churches (WCC) in Busan in 2013. The prospect of the WCC Assembly coming to Korea is already providing churches in the country with an opportunity to strengthen interdenominational cooperation, as was evidenced in a thanksgiving service held in Seoul on 16 September. The service, which was hosted by the Preparatory Committee for Koreařs Bid to Host the WCC Assembly, and a time of celebration that followed were attended by more than 1000 participants from nearly all Christian confessions. Representatives of the government, including the chairman of the Korean Congress, the chief justice of the Supreme Court and the prime minister attended the event. They added their own words of encouragement to the many congratulatory messages presented throughout the day. In his message, Korean President Lee Myung-bak said that in preparing for the Assembly "the church in Korea will exemplify maturity through its cooperation and unity". Many voices expressed joy and the conviction that the Assembly is a divinely given opportunity for furthering the visible unity of the church. Rt Rev. Dr Kim Sam-whan, the president of the National Council of Churches in Korea said: "It is a gift from God to strengthen the Korean ecumenical movement, while at the same time it is a call from God to serve in humil ity the wider ecumenical movement worldwide." Rev. Park Jong-soon, who preached during the service, emphasized the call to be one as he quoted from Jesus' prayer for his disciples, that "they may all be one" (John 17:21). Rev. Dr Cho Yong-ki, of the Yoido Full Gospel Church, stated that "this is an opportunity for the Korean churches to serve the world churches". He expressed hope that it will also be a catalyst "fo r the Korean churches to work for the glory of Godřs Kingdom, transcending denominational and confessional boundaries". Archbishop Kim Hee-joong, chairman of the Committee on Church Unity of the Korean Bishopřs Conference said the Catholic Church in Korea will "contribute its prayers and support so that the fruits of the Assembly can contribute to fostering world peace and greater unity among churches around the world."»; see also in «Internet» 2009, http://www.oikoumene.org/en/news/news-management/eng/a/article/1634/korea-stands-ready-towel.html. 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «BASIS. The 1948 inaugural assembly declared: "The World Council of Churches is a fellowship of churches which accept our Lord Jesus Christ as God and Saviour". Soon this formulation gave rise to questions, and requests for a clearer definition of the Christ-centredness of the churches' common calling, a more explicit expression of the Trinitarian faith and a specific reference to the Holy Scriptures. The result was the re-formulation, adopted by the third assembly (New Delhi 1961), which still stands: "a fellowship of churches which confess the Lord Jesus Christ as God and Saviour according to the scriptures, and therefore seek to fulfil together their common calling to the glory of the one God, Father, Son and Holy Spirit." Less than a confession of Christian faith and more than a formula, the basis serves as a point of reference for WCC members, a source or ground of coherence. Since the WCC is not itself a church, it passes no judgment upon the sincerity or firmness with which member churches accept the basis or upon the seriousness with which they take their membership. Thus, the basis itself comes under William Temple's formula: "Any authority the Council will have consists in the weight which it carries with the churches by its own wisdom"». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «NATURE AND PURPOSE. In 1948 the member churches understood that the WCC was not a church above them, certainly not the church universal or incipient "world church". They understood the council to be an instrument whereby the churches bear witness together in their common allegianc e to Jesus Christ, search for that unity which Christ wills for his one and only church, and co-operate in matters which require common statements and actions. The assembly acknowledged Visser 't Hooft's description of the WCC: "an emergency solution, a stage on the road,... a fellowship which seeks to express that unity in Christ already given to us and to prepare the way for a much fuller and much deeper expression of that unity". What was not clear in 1948 was what this spiritual nature of the fellowship implied for the member churches' understanding of the nature and limits of the WCC or of their own relation as churches to other members. In short, did membership of a church in the WCC have any consequences for the "self-understanding" or ecclesiological position of that church? To clarify positions, the WCC central committee in 1950 adopted the Toronto statement on "The Church, the Churches, and the World Council of Churches". It was forged in "a debate of considerable intensity" (Visser't Hooft), even though its contents "defined a starting point, and not the way or the goal" (L esslie Newbigin). According to this statement, the WCC "is not and must never become a super-church". It does not negotiate union between churches. It "cannot and should not be based on any one particular conception of the church". Membership does not "imply that a church treats its own conception of the church as merely relative" or accepts a "specific doctrine concerning the nature of church unity". Nevertheless, the common witness of the members "must be based on the common recognition that Christ is the divine head of the body", which, "on the basis of the New Testament", is the one church of Christ. Membership of the church of Christ "is more inclusive" than the membership in on e's own church body, but membership of the World Council "does not imply that each church must regard the other member churches as churches in the true and full sense of the word". Yet common WCC membership implies in practice that the churches "should recognize their solidarity 38 ecclesiale ma una Řmetodologia nelle mani del Signoreř nel manifestare il dono dellřunità volta per volta 1. Esso permette di costituire una fraternità provvisoria di Chiese con diverse tradizioni e di avviare una mutua partecipazione di vita e di esperienza nella comune testimonianza per la giustizia e la pace nel mondo 2. La difficoltà rimane quella di specificare una fede ecclesiale senza esprimersi per una dottrina formale: la maturazione si delinea nellřintento del Consiglio ecumenico delle Chiese che passa da una Řneutralitàř ecclesiologica (1950) ad una maggiore specificità dellřunità che si cerca di raggiungere (assemblea di Harrare, 1998) 3. Come per le statistiche religiose e cristiane in genere e come per le entità numeriche di ogni Chiesa e movimento religioso, anche per il Consiglio ecumenico delle Chiese non è sempre facile arrivare ad una valutazione numerica delle Chiese affiliate lungo gli anni, dalla sua fondazione ad oggi. Le Chiese affiliate erano nel 1948 -150, nel 1963 -178 4 e si contano Ŕper il 2001- tra 450 e 500 Chiese e istituzioni ecumeniche 5, con un insieme di Chiese ed organismi ecumenici presenti nelle diverse zone del mondo non del tutto coincidenti con i continenti geografici esistenti. Gli elenchi più dettagliati ed aggiornati coprono Ŕtra lřaltro- il continente dellřAfrica 6, ed ulteriormente lřinsieme with each other, render assistance to each other in case of need, and refrain from such actions as are incompatible with brotherly relationships". Over the years since the Toronto statement was adopted, the issues it addresses have remained on the agenda of the WCC, with continued attention being given especially by its Faith and Order commission to "the nature of the unity we seek". WCC assemblies have made major statements about the unity of the church Ŕ for the first time in New Delhi in 1961, subsequently in Nairobi (1975) and Canberra (1991). But active efforts to amend or replace the Toronto statement itself have not been fruitful. Indeed, many Orthodox churches have cited the Toronto statement as a sine qua non of their membership of the World Council of Churches». 1 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme , Paris 1964, p. 26: «Mais il y a plus, et c'est le point délicat. S'il n'appartient pas au Conseil de construire lřUnité - c'est l'oeuvre du seul Seigneur -, ne sera-t-il pas autorisé à rendre témoignage à l'unité dans le moment où le Seigneur la donne? C'est ce que pense le Dr Visser't Hooft quand il définit le Conseil : «un moyen de manifester l'unité de l'Église chaque fois que le Seigneur en fait don ». Et de même William Temple: Le Conseil est «une méthode grâce à laquelle l'Église universelle dispose dřun moyen de se manifester dřune plus stable et plus effective» qu'elle ne le fit jamais dans les siècles passés. Le Conseil se croit habi lité à remplir un ministère prophétique de témoignage, lorsqu'à des moments privilégiés les Églises-membres lui en confèrent le droit, et cela parce qu'elles reconnaissent en lui le commencement de l'Eglise universelle». JOINT WORKING GROUP OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES AND THE ROMAN CATHOLIC CHURCH, Patterns of Relationships between the Roman Catholic Church and the World Council of Churches, in «Ecumenical Review», 1972 nº 3, p. 253: «I. Nature of the World Councìl of 2 Churches. The World Council of Churches is an attempt to bring together the now divided churches into a provisional fellowshi p in which they can meet one another. The World Council of Churches makes it possible for churches differing in tradition, form and size to search for fuller unity in the context of a fellowship which they already experience. In it the special character of each individual church is safeguarded and no church is required to compromise its convictions about doctrine or about the nature of the Church. Through the Council , however, it becomes possible for the churches, within the limits imposed by their separation, even now to share their life, to bear joint witness to the Gospel and to strive together to serve the whole of mankind through the promotion of justice and peace». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, history, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/histor-e.html: «NATURE AND PURPOSE. At the same time, an examination of how the functions and purposes of the WCC have evolved - as reflected both in statements and in fact Ŕ suggests that the strict "ecclesiological neutrality" of the WCC as advanced in those sections of the Toronto statement which say "what the WCC is not" is only part of the story. For example, the statement in the constitution regarding the purpose of the WCC has developed from the 1948 formulation, "to carry out the work of the world movements for Faith and Order and Life and Work"; to the much more specific language of Nairobi (1975), which speaks of calling "the churches to the goal of visible unity in one faith and in one eucharistic fellowship expressed in worship and in the common life of Christ, and to advance towards that unity in order that the world may believe"; to the even more detailed formulation adopted by the Harare assembly (1998): [Plenary session on churches in solidarity with women at the WCCřs seventh assembly in Canberra, Australia, in 1991] - Plenary session on churches in solidarity with women at the WCC's seventh assembly in Canberra, Australia, in 1991. "The primary purpose of the fellowship of churches in the World Council of Churches is to call one another to visible unity in one faith and in one eucharistic fellowship, expressed in worship and common life in Christ, through witness and service to the world , and to advance towards that unity in order that the world may believe". It would be difficult to see this change as fitting in easily with Toronto's conclusion that "membership does not imply the acceptance of a specific doctrine concerning the nature of church unity". It is of course another question whether this indicates that the churches now take for granted what they might not so readily have assumed in 1950 or that those who represent their churches at WCC assemblies have a different understanding of the church from that of their constituents back home». 4 M. Villain, Introduction à lřoecuménisme, Paris 1964, p. 27: «il a été dit plus haut, cřest l'Assemblée qui est l'autorité suprême du Conseil. Elle se réunit tous les cinq ans (maintenant six ans). Elle possède un Comité central, un Comité exécutif et tous les rouages d'une organisation qui à l'Assemblée d'Evanston (I954), subira quelques modifications et dont, pour cette raison, nous parlerons plus loin. A Amsterdam, cent-cinquante Eglises se trouvèrent agrégées au Conseil; il y en a cent-soixante-dix-huit aujourdřhui». 5 Cfr WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies. 6 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * 39 dellřAsia 1, inoltre si ragruppano le Chiese affiliate della regione caraibica come zona specifica distianta dallřAmerica latina 1, pure le Chiese dellřEuropa vengono menzionate in una lista propria associate member church / ** national council bodies. AFRICA. Africa Inland Church [Sudan], African Christian Church and Schools [Kenya], African Church of the Holy Spirit [Kenya]*, African Israel Church, Nineveh [Kenya], African Protestant Church [Cameroon]*, Anglican Church of Kenya, Anglican Church of Tanzania, Association of Baptist Churches in Rwanda, Botswana Christian Council**, Christian Council of Churches in Madagascar**, Christian Council of Ghana**, Christian Council of Tanzania**, Christian Council of Zambia**, Church of Christ - Light of the Holy Spirit [Congo], Church of Christ in Congo (- Baptist Community of Western Congo, Community of Disciples of Christ, Episcopal Baptist Community, Evangelical Community, Mennonite Community, Presbyterian Community, Presbyterian Community of Kinshasa, Province of the Anglican Church of the Congo), Church of Jesus Christ in Madagascar, Church of Jesus Christ on Earth by his Messenger S.Kimbangu [Congo], Church of the Brethren in Nigeria, Church of the Lord (Aladura) Worldwide [Nigeria], Church of Nigeria (Anglican Communion), Church of the Province of Central Africa [Botswana], Church of the Province of Southern Africa [South Africa], Church of the Province of the Indian Ocean [Seychelles], Church of the Province of Uganda, Church of the Province of West Africa [Ghana], Council of African Instituted Churches [South Africa]**, Council of Christian Churches in Angola**, Council of Churches in Namibia**, Council of Churches in Sierra Leone**, Council of Protestant Churches of Equatorial Guinea**, Council of Swaziland Churches**, Ecumenical Council of Christian Churches of Congo**, Episcopal Church of Burundi, Episcopal Church of Rwanda, Episcopal Church of the Sudan, Ethiopian Evangelical Church Mekane Yesus, Ethiopian Orthodox Tewahedo Church, Evangelical Church of Cameroon, Evangelical Church of Gabon, Evangelical Church of the Congo [Republic of Congo], Evangelical Congregational Church in Angola, Evangelical Lutheran Church in Congo [Democratic Repu blic of Congo], Evangelical Lutheran Church in Namibia, Evangelical Lutheran Church in Southern Africa [South Africa], Evangelical Lutheran Church in Tanzania, Evangelical Lutheran Church in the Republic of Namibia, Evangelical Lutheran Church in Zimbabwe, Evangelical Lutheran Church of Ghana, Evangelical Pentecostal Mission of Angola, Evangelical Presbyterian Church, Ghana, Evangelical Presbyterian Church in South Africa, Evangelical Presbyterian Church of Togo, Evangelical Reformed Church of Angola, Federation of Protestant Churches and Missions in Cameroon**, Gambia Christian Council**, " Harrist Church [Côte d'Ivoire], Kenya Evangelical Lutheran Church*, Lesotho Evangelical Church, Liberian Council of Churches**, Lutheran Church in Liberia, Malagasy Lutheran Church [Madagascar], Malawi Council of Churches**, Methodist Church, Ghana, Methodist Church in Kenya, Methodist Church in Togo, Methodist Church in Zimbabwe, Methodist Church Nigeria, Methodist Church of Southern Africa [South Africa], Methodist Church Sierra Leone, [Baptist congregation in Maputo, Mozambique (1984)], Baptist congregation in Maputo, Mozambique (1984), Moravian Church in Southern Africa [South Africa], Moravian Church in Tanzania, National Council of Churches of Burundi**, Native Baptist Church of Cameroon, Nigerian Baptist Convention, Presbyterian Church in Cameroon, Presbyterian Church of Africa [South Africa], Presbyterian Church of Cameroon, Presbyterian Church of East Africa [Kenya], Presbyterian Church of Ghana, Presbyterian Church of Mozambique*, Presbyterian Church of Nigeria, Presbyterian Church of Rwanda, Presbyterian Church of the Sudan, Presbytery of Liberia*, Protestant Church of Algeria*, Protestant Council of Rwanda**, Protestant Methodist Church, Côte d'Ivoire, Protestant Methodist Church of Benin, Reformed Church in Zambia, Reformed Church in Zimbabwe, Reforemed Church of Christ in Nigeria, Reformed Presbyterian Church of Equatorial Guinea*, South African Council of Churches**, Sudan Council of Churches**, Uganda Joint Christian Council**, Union of Baptist Churches of Cameroon, United Church of Christ in Zimbabwe, United Church of Zambia, United Congregational Church of Southern Africa [South Africa], United Evangelical Church "Anglican Communion in Angola"*, Uniting Presbyterian Church in Southern Africa [South Africa], Uniting Reformed Church in Southern Africa [South Africa], Zimbabwe Council of Churches**, All Africa Conference of Churches (Conférence des Eglises de toute l'Afrique), Rev. Canon Clement Janda, General Secretary, Waiyaki Way, PO Box 14205, Westlands, Nairobi, Kenya, Tel. (+254 2) 44 14 83 or 44 13 38-9, Fax (+254 2) 44 32 41, E-mail: [email protected]». 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies: ASIA. Anglican Church in Aotearoa, New Zealand and Polynesia, Anglican Church of Australia, Anglican Church of Korea, Anglican Communion in Japan (Nippon Seiko Kai), Associated Churches of Christ in New Zealand, Baptist Union of New Zealand, Batak Christian Community Church [Indonesia]*, Batak Protestant Christian Church [Indonesia], Bengal-Orissa-Bihar Baptist Convention [India]*, China Christian Council, Christian Church in East Timor, Christian Church of Central Sulawesi [Indonesia], Christian Church of Sumba [Indonesia], Christian Evangelical Church in Minahasa [Indonesia], Christian Evangelical Church in Sangihe Talaud [Indonesia], Christian Protestant Angkola Church [Indonesia], Christian Protestant Church in Indonesia, Church of Bangladesh*, Church of Sri Lanka, Church of Christ in Thailand, Church of North India, Church of Pakistan, Church of South India, Church of the Province of Myanmar, Churches of Christ in Australia, Communion of Baptist Churches in Bangladesh, Communion of Churches in Indonesia**, Conference of Churches in Aotearoa New Zealand**, Convention of Philippine Baptist Churches, Council of Churches of Malaysia**, East Java Christian Church [Indonesia], Episcopal Church in the Philippines, Evangelical Christian Church in Halmahera [Indonesia], Evangelical Christian Church in Irian Jaya [Indonesia], Evangelical Methodist Church in the Philippines, Hong Kong Christian Council [China]**, Hong Kong Council of the Church of Christ in China, Indonesian Christian Church (GKI), Indonesian Christian Church (HKI), Javanese Christian Churches (JKG) [Indonesia], Kalimantan Evangelical Church [Indonesia], Karo Batak Protestant Church (GBKP) [Indonesia], Korean Christian Church in Japan*, Korean Methodist Church, Malankara Orthodox Syrian Church [India], Maori Ecumenical Body in Aotearoa-New Zealand**, Mar Thoma Syrian Church of Malabar [India], Mara Evangelical Church [Myanmar]*, Methodist Church in India, Methodist Church in Malaysia, Methodist Church in Singapore*, Methodist Church of New Zealand, Methodist Church, Sri Lanka, Methodist Church, Upper Myanmar, Myanmar Baptist Convention, Myanmar Council of Churches**, National Christian Council in Japan**, National Christian Council of Sri Lanka**, National Council of Churches in Australia**, National Council of Churches in India**, National Council of Churches in Korea**, National Council of Churches in the Philippines**, National Council of Churches of Singapore**, [St Paul's Church in Nanjing, China (1987)], St Paul's Church in Nanjing, China (1987), Nias Protestant Christian Church [Indonesia], Orthodox Church in Japan, Pasundan Christian Church (GKP) [Indonesia], Philippine Independent Church, Presbyterian Church in Taiwan, Presbyterian Church in the Republic of Korea, Presbyterian Church of Aotearoa New Zealand, Presbyterian Church of Korea, Presbyterian Church of Pakistan, Protestant Christian Church in Bali (GKPB) [Indonesia]*, Protestant Church in Indonesia (GPI), Protestant Church in Sabah [Malaysia], Protestant Church in South-East Sulawesi [Indonesia], Protestant Church in the Moluccas (GPM) [Indonesia], Protestant Church in Western Indonesia (GPIB), Protestant Evangelical 40 da aggiornare volta per volta 2. Lo stesso vale per tutta lřAmerica latina continentale lřambito del Medio oriente 1. 3 e per Vi sono anche liste di Chiese affiliate al Consiglio ecumenico delle Church in Timor (GMIT) [Indonesia], Samavesam of Telugu Baptist Churches [India], Simalungun Protestant Christian Church (GKPS) [Indonesia], Toraja Church [Indonesia], United Church of Christ in Japan, United Church of Christ in the Philippines, United Evangelical Lutheran Churches in India, Uniting Church in Australia, Christian Conference of Asia, Rev. Dr Feliciano V. Carino, General Secretary, 92 2nd District, Pak Tin Village, Mei Tin Road, Shatin, N.T., Hong Kong, China, Tel. (+852) 26 91 10 68, Fax (+852) 26 92 43 78, Web: http://www.cca.org.hk/». 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. CARIBBEAN. Church in the Province of the West Indies [Antigua], Council of Churches of Cuba**, Jamaica Baptist Union, Jamaica Council of Churches**, Methodist Church in Cuba*, Methodist Church in the Caribbean and the Americas [Antigua], Moravian Church, Eastern West Indies Province [Antigua], Moravian Church in Jamaica, Moravian Church in Surinam, Presbyterian Church in Trinidad & Tobago, Presbyterian Reformed Church in Cuba*, Saint Vincent and the Grenadines Christian Council**, United Church in Jamaica and the Cayman Islands, United Protestant Church [Curaçao]*, Caribbean Conference of Churches, Mr Gerard A.J. Granado, General Secretary, PO Box 616, Bridgetown, Barbados, West Indies, Tel. (+1 246) 427 2681, Fax (+1 246) 429 2075, E-mail: [email protected]; [Methodist health clinic at La Saline, Haiti (1993)], Methodist health clinic at La Saline, Haiti (1993)». 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. EUROPE. Action of Churches Together in Scotland**, Armenian Apostolic Church, Autocephalous Orthodox Church in Poland, Baptist Union of Denmark, Baptist Union of Great Britain, Baptist Union of Hungary, Catholic Diocese of the Old Catholics in Germany, Christian Council of Sweden**, Church in Wales, Church of England, Church of Greece, Church of Ireland, Church of Norway, Church of Scotland, Church of Sweden, Churches Together in England**, Council of Christian Churches in Germany**, Council of Christian Churches in Switzerland**, Council of Christian Churches for Britain and Ireland**, Council of Churches in the Netherlands**, Cytun - Churches Together in Wales**, Czechoslovak Hussite Church [Czech Republic], Ecumenical Council of Churches in Austria**, Ecumenical Council of Churches in Hungary**, Ecumenical Council of Churches in the Czech Republic**, Ecumenical Council of Churches in the Slovak Republic**, Ecumenical Council of Churches in Yugoslavia**, Ecumenical Council of Denmark**, Ecumenical Patriarchate of Constantinople [Turkey], Estonian Evangelical Lutheran Church, European Continental Province of the Moravian Church [Netherlands], Evangelical Baptist Union of Italy*, Evangelical Church in Germany (Church of Lippe, Evangelical Church in Baden, Evangelical Church in Berlin-Brandenburg, Evangelical Church in Hesse and Nassau, Evangelical Church in Württemberg, Evangelical Church of Anhalt, Evangelical Church of Bremen, Evangelical Church of Hesse Electorate-Waldeck, Evangelical Church of the Palatinate, Evangelical Church of the Province of Saxony, Evangelical Church of the Rhineland, Evangelical Church of the Silesian Oberlausitz, Evangelical Church of Westphalia, Evangelical Lutheran Church in Bavaria, Evangelical Lutheran Church in Brunswick, Evangelical Lutheran Church in Oldenburg, Evangelical Lutheran Church in Thuringia, Evangelical Lutheran Church of Hanover, Evangelical Lutheran Church of Mecklenburg, Evangelical Lutheran Church of Saxony, Evangelical Lutheran Church of Schaumburg-Lippe, Evangelical Reformed Church in Bavaria and Northwestern Germany, North Elbian Evangelical Lutheran Church, Pomeranian Evangelical Church), Evangelical Church of Czech Brethren [Czech Republic], Evangelical Church of the Augsburg and Helvetic Confessions in Austria, Evangelical Church of the Augsburg Confession in Poland, Evangelical Church of the Augsburg Confession in Romania, Evangelical Church of the Augsburg Confession in the Slovak Republic, Evangelical Church of the Augsburg Confession of Alsace and Lorraine [France], Evangelical Lutheran Church in Denmark, Evangelical Lutheran Church in the Kingdom of the Netherlands, Evangelical Lutheran Church of Finland, Evangelical Lutheran Church of France, Evangelical Lutheran Church of Iceland, Evangelical Lutheran Church of Latvia, Evangelical Methodist Church of Italy, Evangelical Presbyterian Church of Portugal*, Evangelical Synodal Presbyterial Church of the Augsburg Confession in Romania, French Protestant Federat ion**, Finnish Ecumenical Council**, Greek Evangelical Church, Latvian Evangelical Lutheran Church Abroad [Germany], Lusitanian Church of Portugal*, Lutheran Church in Hungary, Mennonite Church [Germany], Mennonite Church in the Netherlands, Methodist Church [UK], Methodist Church in Ireland, Mission Covenant Church of Sweden, Moravian Church in Great Britain and Ireland, [Students and teacher at an Orthodox school in Novosibirsk (1994)], Students and teachers at an Orthodox school in Novosibirsk (1994), Netherlands Reformed Church, Old C atholic Church of Austria, Old Catholic Church of Switzerland, Old Catholic Church of the Netherlands, Old Catholic Mariavite Church in Poland, Orthodox Autocephalous Church of Albania, Orthodox Church of Finland, Orthodox Church of the Czech Lands and Slovakia [Czech Republic], Polish Catholic Church in Poland, Polish Ecumenical Council**, Presbyterian Church of Wales, Reformed Christian Church in Slovakia [Slovak Republic], Reformed Christian Church in Yugoslavia, Reformed Church in Hungary, Reformed Church in Romania [Cluj], Reformed Church in Romania [Oradea], Reformed Church of Alsace and Lorraine [France], Reformed Church of France, Reformed Churches in the Netherlands, Remonstrant Brotherhood [Netherlands], Romanian Orthodox Church, Russian Orthodox Church, Scottish Episcopal Church, Serbian Orthodox Church [Federal Republic of Yugoslavia], Silesian Evangelical Church of the Augsburg Confession [Czech Republic], Slovak Evangelical Church of the Augsburg Confession in Yugoslavia, Spanish Evangelical Church, Spanish Reformed Episcopal Church*, Swiss Protestant Church Federation, Union of Welsh Independents, United Free Church of Scotland, United Protestant Church of Belgium, United Reformed Church [UK], Waldensian Church [Italy], Conference of European Churches (Conférence des Eglises européennes) - (Konferenz Europäischer Kirchen), Mr Keith Clements, General Secretary, 150 route de Ferney, PO Box 2100, 1211 Geneva 2, Switzerland, Tel. (+41 22) 791 6228, Fax (+41 22) 791 6227, Web: http://www.cec-kek.org/». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. LATIN AMERICA. Anglican Church of the Southern Cone of America [Argentina], Baptist Association of El Salvador*, Baptist Convention of Nicaragua, Bolivian Evangelical Lutheran Church*, Christian Biblical Church [Argentina]*, Christian Reformed Church of Brazil, Church of God [Argentina]*, Church of the Disciples of Christ [Argentina]*, Episcopal Anglican Church of Brazil, Evangelical Church of Lutheran Confession in Brazil, Evangelical Church of the River Plate [Argentina], Evangelical Lutheran Church in Chile, Evangelical Methodist Church in Bolivia*, Evangelical Methodist Church in Uruguay*, Evangelical Methodist Church of Argentina, 41 Chiese per lřAmerica del nord 2 ed i territori del pacifico 3. Nel 2008 si da il numero di 347 Chiese affiliate 4. Le modalità di affiliazione e di gestione del Consiglio ecumenico delle Chiese sono state messe in questione da parte ortodossa in occasione dellřAssemblea di Harare nel 1998, particolarmente riguardo alle quote di rappresentanza delle Chiese e la proporzionalità complessiva da prendere in considerazione 5. Due nuove Chiese entrano a far parte del WCC-CEC nel 2008, dando come numero di Chiese affiliate: 349 1. Evangelical Methodist Church of Costa Rica*, Free Pentecostal Mission Church of Chile, Methodist Church in Brazil, Methodist Church of Chile*, Methodist Church of Mexico, Methodist Church of Peru*, Moravian Church in Nicaragua, National Council of Christian Churches in Brazil**, Pentecostal Church of Chile, Pentecostal Mission Church [Chile], Salvadorean Lutheran Synod*, United Evangelical Lutheran Church [Argentina]*, United Presbyterian Church of Brazil*, Latin American Council of Churches, (Consejo Latinoamericano de Iglesias), Rev. Israel Batista, General Secretary, Casilla 17-08-8522, Inglaterra 943 y Mariana de Jesus, Quito, Ecuador, Tel. (+593 2) 55 39 96 or 52 99 33, Fax (+593 2) 50 43 77, Web: http://www.clai.org, [Worship in a Presbyterian chapel in Chimaltenango, Guatemala (1986)], Worship in a Presbyterian chapel, in Chimaltenango, Guatemala (1986)». 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. MIDDLE EAST. Armenian Apostolic Church [Lebanon], Church of Cyprus, Coptic Orthodox Church [Egypt], Episcopal Church in Jerusalem and the Middle East [Egypt], Greek Orthodox Patriarchate of Alexandria and All Africa [Egypt], Greek Orthodox Patriarchate of Antioch and All the East [Syria], Greek Orthodox Patriarchate of Jerusalem [Israel], Holy Apostolic Catholic Assyrian Church of the East [Iraq], National Evangelical Synod of Syria and Lebanon [Lebanon], Synod of the Evangelical Church of Iran, Synod of the Nile of the Evangelical Church [Egypt], Syrian Orthodox Patriarchate of Antioch and All the East, Union of the Armenian Evangelical Churches in the Near East [Lebanon], Middle East Council of Churches, Rev. Dr Riad Jarjour, General Secretary, PO Box 4259, 3722 Limassol, Cyprus, Tel. (+357 5) 32 60 22 or 58 62 35, Fax (+357 5) 58 46 13, Web: http://www.mecchurches.org/, [Villange dignitaries and priests in the church in Fuhaila, Syria (1987)], Village dignitaries and priests in the church in Fuhaila, Syria (1987)». 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. NORTH AMERICA. African Methodist Episcopal Church [USA], African Methodist Episcopal Zion Church [USA], American Baptist Churches in the USA, Anglican Church of Canada, Apostolic Catholic Assyrian Church of the East, N.A. Diocese, Canadian Council of Churches**, Canadian Yearly Meeting of the Religious Society of Friends, Christian Church (Disciples of Christ) in Canada, Christian Church (Disciples of Christ), Christian Methodist Episcopal Church [USA], Church of the Brethren [USA], Episcopal Church, Estonian Evangelical Lutheran Church Abroad [Canada], Evangelical Lutheran Church in America, Evangelical Lutheran Church in Canada, Hungarian Reformed Church in America, International Council of Community Churches [USA], International Evan gelical Church [USA], Moravian Church in America (Northern Province), Moravian Church in America (Southern Province), National Baptist Convention of America, National Baptist Convention, USA, Inc., National Council of the Churches of Christ in the USA**, Orthodox Church in America, Polish National Catholic Church, Presbyterian Church in Canada, Presbyterian Church (USA), Progressive National Baptist Convention, Inc. [USA], Reformed Church in America [USA], Religious Society of Friends [USA] - Friends General Conference - Friends United Meeting, United Church of Canada, United Church of Christ [USA], United Methodist Church [USA],». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies , in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/who/mch-e.html: List Of Member Churches, Associate Member Churches And National Council Bodies; * associate member church / ** national council bodies. PACIFIC. Church of the Province of Melanesia [Solomon Islands], Congregational Christian Church in American Samoa, Congregational Christian Church in Samoa, Cook Islands Christian Church, Ekalesia Niue, Evangelical Church in New Caledonia and the Loyalty Isles [New Caledonia], Evangelical Church of French Polynesia, Evangelical Lutheran Church of Papua New Guinea, Kiribati Protestant Church, Methodist Church in Fiji, Methodist Church in Samoa, Free Wesleyan Church of Tonga [Methodist Church in Tonga], National Council of Churches in American Samoa**, Papua New Guinea Council of Churches**, Presbyterian Church of Vanuatu, " Samoa Council of Churches**, Tonga National Council of Churches**, Tuvalu Christian Church, United Church in Papua New Guinea, United Church in the Solomon Islands, United Church of Christ - Congregational in the Marshall Islands, Pacific Conference of Churches (Conférence des Eglises du Pacifique), Rev. Valamotu Palu, General Secretary, 4 Thurston Street, PO Box 208, Suva, Fiji, Tel. (+679) 31 12 77, Fax (+679) 30 32 05, E-mail:[email protected]». 4 Cfr le informazioni date dal Consiglio ecumenico stesso in WORLD COUNCIL OF CHURCHES - News Release, Contact: +41 22 791 6153 +41 79 507 6363 [email protected], For immediate release - 20/12/2007 09:49:41 AM: «The World Council of Churches promotes Christian unity in faith, witness and service for a just and peaceful world. An ecumenical fellowship of churches founded in 1948, today the WCC brings together 347 Protestant, Orthodox, Anglican and other churches representing more than 560 million Christians in over 110 countries, and works cooperatively with the Roman Catholic Church. The WCC general secretary is Rev. Dr Samuel Kobia, from the Methodist Church in Kenya. Headquarters: Geneva, Switzerland». 5 P. Bouteneff, The Orthodox at the Harare Assembly , in «Internet» 2008, in «In Communion» - Website of the Orthodox Peace Fellowship, in «Internet» 2008, http://www.incommunion.org/articles/ecumenical-movement/the-orthodox-at-the-harare-assembly: «Orthodox Concerns. The concerns the Orthodox have with the WCC, with which readers of this publication are largely familiar, fall into several categories. The ecclesiological tension which has dogged WCC-Orthodox relations since the beginning, while resolved on the policy level in the first years of the WCC, persists among Orthodox particularly since the Council from time to time finds it difficult to restrain itself from talking or behaving as if it were somehow a church-like body. Then there is the issue of representation . The Orthodox are as a rule given 25% of the seats in the Councilřs governing and advisory bodies, which means that decisions taken about the life and work of the WCC will inevitably reflect this proportion. Representation on the staff of the WCC is only around 12%. To the extent that these figures are within the control of the Council, they are a major bone of contention. The representation problem leads directly to Orthodox dissatisfaction with the 42 LA SEGRETERIA GENERALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE La gestione della struttura del Consiglio è affidata ad un Segretario Generale tra le Assemblee mondiali. Lřattuale Segretario Generale il Rv. Kobia non ha sollecitato un secondo mandato e sarà sostituito dopo aver raccolto le candidature da sottoporre alle Chiese affiliate. Un nuovo Segretario Generale - Olav Fykse Tveit di 48 anni - è eletto il 27-08- 2009: di nazionalità norvegese, serve come pastore e teologo 2. Le attuali urgenze e priorità maggiori per il WCC (CEC) sono state illustrate dal Segretario Generale: la crisi finiziaria, i giovani, gli evangelisti e carismatici, le altre religioni, la problematica ambientale 3. LA COOPERAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA DI COMUNIONE ROMANA CON IL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE: IL GRUPPO MISTO DI LAVORO agenda and ethos of the WCC. The Protestant bias ŕ the character of which represents in fact only a limited proportion of Protestants ŕ is felt in the Councilřs programmatic work and governing style, not to mention the worship services which take place at WCC events. Of the concerns broadly outlined above, the ecclesiological did not receive great weight at the Harare assembly. The main concern in this area was that while the Council should not perceive itself or act as a church, its membership should be comprised of bodies who at least perceive themselves as Ŗchurchesŗ rather than as organizations ŕ churches who Ŗconfess Jesus Christ as Lord and Saviour… to the glory of the One God, Father, Son and Holy Spirit,ŗ as the Councilřs ŖBasisŗ states. The main concerns put forward by Orthodox at Harare focused upon the representation problem. And while various solutions were put forward to address this issue, these were left to the deliberations of the Special Commission mentioned above. But in addition to the policy debates, the Orthodox at Harare contributed to important statements on the WCCřs updated policy statement on human rights, and on the status of Jerusalem». 1 WORLD COUNCIL OF CHURCHES - News Release, WCC WELCOMES TWO NEW MEMBER CHURCHES , Contact: +41 22 791 6153 +41 79 507 6363, in [email protected], For immediate release - 13/02/2008 07:04:28 PM: «Two church communions from opposite sides of the globe were welcomed into full fellowship of the World Council of Churches Wednesday, increasing the membership of the WCC to 349. Newly joining the WCC are the Independent Presbyterian Church in Brazil and the Lao Evangelical Church. Under the WCC's new membership guidelines, both churches were received for an interim period at the September 2006 Central Committee meeting, allowing for a time of interaction and further evaluation. WCC general secretary Rev. Dr Samuel Kobia on Wednesday read the Executive Committee recommendations that both bodies be officially accepted, and the Central Committee affirmed the recommendations without further discussion. The Lao Evangelical Church is the first WCC member from Laos, a nation of some 6 million people. Growing out of mission work from the late 19th century, it was formally established in 1956 and today has approximately 100,000 members in 300 congregations. It is the largest denomination in the country officially recognized by the government. The Independent Presbyterian Church in Brazil (www.ipib.org) has about 95,000 members and 500 congregations. It formally organized in 1903, developing a variety of mission projects, social work, and education programmes over the next century. It is the sixth WCC member church from Brazil, which hosted the WCC's Ninth Assembly in 2006». 2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, WCC NEWS: Tveit elected WCC general secretary - PRESS CONFERENCE, - News Release - Contact: +41 22 791 6153 +41 79 507 6363 [email protected], For immediate release - 27/08/2009 16:44:52: «OLAV FYKSE TVEIT ELECTED WCC GENERAL SECRETARY. Norwegian theologian and pastor Rev. Dr Olav Fykse Tveit, 48, was elected 7th general secretary of the World Council of Churches (WCC) Thursday 27 August during its Central Committee meeting. Tveit will be the youngest general secretary since Willem A. Visser 't Hooft who had led the WCC while it was in process of formation and following its founding assembly 61 years ago. "This task I really feel is the call of God. I feel that we have a lot to do together", said Tveit in his acceptance speech before the central committee. He stressed the spirit of unity that dominated the whole process and expressed hope that it will continue to reign in the common journey. Tveit encouraged the committee members to continue praying for him: "Please do not stop!" Since 2002, Rev. Dr Olav Fykse Tveit has been the general secretary of the Church of Norway Council on Ecumenical and International Relations. Tveit is a member of the WCC Faith and Order Plenary Commission and the board of directors and executive committee of the Christian Council of Norway. Tveit was one of two candidates standing for election to the WCC's highest administrative post. The other candidate was Rev. Dr Park Seong-won, a Presbyterian theologian from South Korea. Tveit will replace outgoing general secretary Rev. Dr Samuel Kobia who in February 2008 informed the Central Committee, the WCC's highest governing body, that he would not seek a second term in office. Kobia has served as general secretary since 2004». 3 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, WCC NEWS, US Lutherans discuss need for unity with ecumenical leaders, News Release - Contact: +41 22 791 6153 +41 79 507 6363 [email protected], For immediate release - For immediate release: 17 February 2010: «Tveit told the ELCA delegation (Evangelical Lutheran Church in America) that Jesus' prayer for unity "is not only a word of information, but it is a word of transformation. That is what we do here Ŕ you're not only here to be informed, but you're here to make a difference." Among the current challenges that need to be taken on by the ecumenical movement, Tveit mentioned the consequences of the financial crisis, full participation of the younger generation, relationships with Evangelicals and Pentecostal and charismatic churches, inter-religious dialogue and cooperation, and the environmental crisis. Concentrating on the "unique added values of the WCC," Tveit said: "I think the ecumenical movement must be much clearer in that it is a movement that carries the cross. We are called to 'be one' even when this cross is a very heavy one to carry." The ELCA delegation also met with the Rev. Dr Ishmael Noko, LWF general secretary, who spoke about the LWF preparations for its 11th Assembly, 20-27 July, in Stuttgart, Germany». 43 Riguardo allřaffiliazione (chiamata anche "membership") della nostra Chiesa al Consiglio ecumenico delle Chiese, gli stessi rappresentanti del Segretariato ginevrino ne hanno sottolineato l'interesse 1. Il timore diffuso, negli anni della fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese, riguardava la sua natura ed il rischio che potesse diventare una struttura sovrastante le Chiese storiche, una Řsuper Chiesař. Nel corso della visita del Papa Paolo VI al Consiglio, nel 1969, egli parlò in termini di 'meraviglioso movimento' di cristiani in cerca della piena comunione tra le Chiese 2. Rispondendo all'interrogativo sulla partecipazione della Chiesa cattolica come membro del Consiglio, egli disse in tutta franchezza -presupposto ecumenico- che la questione non sembrava matura al punto di poter ricevere una risposta affermativa, a causa delle sue implicazioni teologiche e pastorali 3. Lo studio di questa eventualità viene protratto come ipotesi nei scambi tra rappresentanti cattolici ed esponenti del Consiglio ecumenico delle Chiese 4. Venne istituito nel 1965-6 il Gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica di comunione romana ed il Consiglio ecumenico delle Chiese. Esso non doveva negoziare passi del cammino verso la piena comunione, né prendere decisioni, ma riferire alle rispettive autorità competenti rimaneggiamento ebbe luogo nel 1969 coordinare attività miste 7. 6. 5. Un primo Dalla fase esplorativa il Gruppo misto cominciò a Una di queste, nel 1967, fu la creazione della Commissione di studio Řcattolicità e apostolicitàř 8. Il documento che né risultò non è un documento di convergenza ma un resoconto della prospettiva di studio in vista del mutuo approfondimento 9. Oggi, si è detto che 1 C. Blake, Letter to Cardinal Willebrands, in «Information Service», 1971 nº 14, p. 3. 2 Paul VI, Visite au Conseil oecuménique des Eglises ", in idem, Insegnamenti di Paolo VI, Città del Vaticano 1969, p. 395. 3 Paul VI, Visite au Conseil oecuménique des Eglises , in idem, Insegnamenti di Paolo VI, Città del Vaticano 1969, pp. 397-398. JOINT WORKING GROUP OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES AND THE ROMAN CATHOLIC CHURCH, Patterns of Relationships between the Roman Catholic Church and the World Council of Churches , in «The Ecumenical Review», 1972 nº 3, pp. 247-288, cfr pp. 250-251: 4 «Since 1965, with the mutual agreement to form a Joint Working Group, the Roman Catholic Church and the World Council of Churches have supported various forms of official relations. At first the Joint Working Group limited itself to identifying and encouraging possibilities of cooperation between Roman Catholic individuals, groups and organizations and various units of the WCC as well as for Roman Catholic participation in the work of these units. Soon the Joint Working Group found that certain projects were best carried out under its own patronage (e.g. the studies on Catholicity and Apostolicity and Common Witness and Proselytism), or through the establishment of a special joint group (e.g. the Joint Committee on Society, Development and PeaceŕSODEPAX). ŕ The Roman Catholic Church and the World Council of Churches have always recognized that the Joint Working Group was not a permanent structure for guiding the relationships b etween them; it was set up to explore future relationships. In its meeting at Gwatt in May 1969 it considered the future forms which these relationships could take». JOINT WORKING GROUP OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES AND THE ROMAN CATHOLIC CHURCH, First Official Report of the Joint Working Group between the Roman Catholic Church and the World Council of Churches , in «Information Service», 1967 nº 1 («Osservatore 5 Romano», 20 februari 1966 (commentary by J. Willebrands, 24 februari 1966), p. 4: «The Group has not been established to negotiate, it has no power to take decisions; its aim is to explore the possibilities of dialogue and collaboration, to study problems jointly, to report to the competent authorities of either side». 6 SECRETARIATE FOR PROMOTING CHRISTIAN UNITY, Report on the Joint Working Group, in «Information Service», 1973 nº 19, p. 13: «First formed in 1966 and reorganized in 1969, the JWG was established to identify and encourage possibilities for cooperation between Roman Catholic individuals, groups and organizations and various units of the WCC as well as for some Roman Catholic participation in the work of these units. In the course of its existence, the JWG has helped develop cooperation in the fields of theological studies, soc ial service, justice, development and peace, prayer in common, common witness to the Christian gospel, etc. It has also engaged in studies about what may be the best structural forms for the relations between the RCC and the WCC». 7 J. Hamer, Rapport du Secrétaire, in «Service dřinformation», 1969 nº 7, p. 2: «Sans modifier substantiellement son but, le G.M.T. a besoin maintenant d'être mis à jour. Un document de travail soumis à Arnoldshain en décrit le comment: "Constitué pour examiner les possibilités de dialogue et de collaboration, le G.M.T. a tout naturellement été employé pour préparer et coordonner diverses activités mixtes. Enrichi par cette expérience, il entend poursuivre son travail dans les mêmes lignes, en combinant l'exploration des possibilités futures avec une collaboration partout où celle-ci peut être réalisée"». 8 JOINT WORKING GROUP OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES AND THE ROMAN CATHOLIC CHURCH, Catholicity and Apostolicity, in «One in Christ», 1970 nº 3, p. 452: «The Joint Theological Commission on 'Catholicity and Apostolicity' was set up in 1967 at the request of the Joint Working Group between the World Council of Churches and the Roman Catholic Church 'to study the fundamental issues that continually arise between the Roman Catholic Church and the other Churches' (First Report of the Joint Working Group, 7). Its work has been organized by the Secretariat of the Commission on Faith and Order and by the Secretariat for Christian Unity (Rome)». 9 JOINT WORKING GROUP OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES AND THE ROMAN CATHOLIC CHURCH, Catholicity and Apostolicity, in «One in Christ», 1970 nº 3, p. 453: «During its third meeting the Commission decided to suspend its work and prepare a study docum ent for publication with a view to promoting continuation of the theological dialogue on these points. It is this document which is presented here. This study document is not a joint statement, neither is it a doctrinal consensus nor a status quaestionis; it is essentially a tool in the service 44 lřattuale Gruppo misto di lavoro tra Roma e Ginevra sta progressivamente sostituendo lřaffiliazione della nostra Chiesa al Consiglio ecumenico delle Chiese 1. Dřaltra parte ci si chiede talvolta se il Gruppo misto di lavoro non rischia di diventare una piattaforma sostitutiva della Commissione Fede e Costituzione 2. La speranza che la questione dei rapporti tra la nostra Chiesa ed il Consiglio si trovi a percorrere una svolta desisiva, con accoglienza esplicita nel suo seno della Chiesa di comunione romana, pur nella Řdissimetriař e forse grazie ad essa 3. IL DIPARTIMENTO DI FEDE E COSTITUZIONE NEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE Lřassemblea di Lund Ŕnel 1952- valorizza particolarmente la riscoperta liturgica in seno alle Chiese cristiane ed ai scambi dottrinali 4. Si chiarisce anche, negli approfondimenti teologici, la distinzione tra i dati di fede e gli elementi Řnon teologiciř nelle vicende degli allontanamenti tra cristiani 5. Lřarticolazione della Commissione cambia notevolmente nel corso dei decenni. Nel 2008, vi sono 12 membri Ŕsui 120- di appartenenza romana (roman-catholics) lavorando a pieno titolo nella Commissione 6. of joint research. This compilation deals with a series of important themes which it is proposed that theologians should study in depth and examine critically. It has been put together by the above-named interconfessional team. No member of the team will identify himself with the entire document presented here in which widely-divergent views stand side by side, but all are fully agreed in commending it to the attention of competent theologians». C. E. Clifford, The Joint Working Group between the World Council of Churches and the Roman Catholic Church: historical and ecclesiological Perspective, Fribourg 1987, p. 132. 2 K. Raiser, Thirty Years in the Service of the ecumenical Movement. The Joint Working Group between the Roman Catholic Church and the World Council of Churches, in «Centro pro Unione», 1995 nº 48, p.7. 3 K. Raiser, Discours dřouverture au Comité central di COE , in «ENI. Bulletin dřinformation du Conseil oecuménique des Eglises», 11 avril 1995, pp. 3-4, 20-21 / etiam in «BSS: Bulletin français dřinformation oecuménique», 27 septembre 1995, p. 5; idem, Interview au Dr. K. Raiser, in «La Croix», 27 septembre. 4 G. Tavard, Petite histoire du mouvement œcuménique, Paris 1960, p. 101: «Lund ouvrit en outre une voie nouvelle, celle de la liturgie. Elle 1 permit une convergence de lřœcuménisme et des mouvements liturgiques qui sont à l'œuvre dans les Eglises anglicanes et luthériennes, voire calvinistes. En étudiant le culte et l'intercommunion, elle mit le monde œcuménique à l'écoute des renouveaux liturgiques contemporains. De nouveau, ceci est un grand progrès. Ce sont la foi et la tradition de l'Eglise qui s'expriment dans le culte. Retourner à la liturgie, c'est restaurer le sens de l'action communautaire et, par suite, le sens de l'Eglise comme institution. Il ne faut pas se faire illusion. Ne nous attendons pas à voir tirer de ces prémisses des conclusions conformes à nos désirs de catholiques. Mais nul ne s'en étonnera. Les échanges de pensée qui veulent être féconds sont toujours très lents. Les changements de structure dans la pensée théologiq ue exigent de longues préparations. Il faut accorder à lřœcuménisme le temps de se développer en profondeur». 5 W. A. Visserřt Hooft, Hat die ökumenische Bewegung Zukunft?, in «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 236: «Seit der Weltkonferenz für Glauben und Kirdienverfassung in Lund 1952 1, als das Stichwort von den „nichttheologischen FaktorenŖ aufkam, ist man sich nähmlich in zunehmendem Maße bewußt geworden daß theologische Unterschiede, also Differenzen in der Wahrheitsfrage, „ganz oder zum Teil in sozialen, kulturellen und anderen (sc. nichttheologischen) Faktoren ihre Quelle habenŖ. Diese Einsicht bezog sich damals zunächst auf Fragen des Gottesdienstes, der Abendmahlsauffassung und sdiließlichh der formulierten Bekenntnisse überhaupt. Die systematischtheologische Sprengkraft dieser Erkenntnis wurde in der weiteren theologischen Diskussion allerdings dadurch verharmlost und neutralisiert, daß man alle Glaubensunterschiede mit dem zwar wahren, relativierenden, aber auch verschleiernden Begriff der „GeschichtlichkeitŖ der Wahrheit abzudecken versuchte». (1 Dritte Weltkonferenz für Glauben und Kirchenverfassung 15-28. August 1952, Abschnitt 119 in: L. Vischer (Hrsg.), Die Einheit der Kirche. Material der Bewegung, München 1965, S. 123.) 6 G. Gassmann, History of Faith and Order , in idem, Dictionary of the Ecumenical Movement , London-Geneva, 2002, etiam in «Internet» 2008, http://www.oikoumene.org/en/who-are-we/organization-structure/consultative-bodies/faith-and-order/history.html: «With its 120 members the commission on F&O, which meets every three or four years, is the most representative theological forum in the wor ld. Its aim is, according to its bylaws, Ŗto proclaim the oneness of the church of Jesus Christ and to call the churches to the goal of visible unity in one faith and one Eucharistic fellowship, expressed in worship and in common life in Christ, in order that the world may believeŗ. The bylaws provide for membership in the commission of representatives of churches which are not members of the WCC, thus underlining the movement character of F&O. The ongoing work of F&O is supervised by a board (30 members) and is carried out by the Geneva secretariat of F&O. Since 1948 the work of F&O has found its most important expression in the meetings of the commission. There, study projects have been initiated which were carried out through international consultations and smaller study drafting groups. The results of these studies have been received by or formulated at commission meetings. Increasingly churches, ecumenical organizations and commissions and institutes as well as interested individuals have participated in F&O studies and thus have provided a much broader basis and involvement. The composition of the commission has changed considerably since 1948. The rather small percentage of Orthodox members and representatives of the churches in Africa, Asia and Latin America has increased to over 20% and 40% respectively. Women, who were once virtually absent from the commission, represent now nearly 30% of its membership. Since 1968 the Roman Catholic Church has been 45 UNA ASSOCIAZIONE DEI DUE GRUPPI CRISTIANI MAGGIORI: LE ASSEMBLEE ECUMENICHE DELLE CHIESE EUROPEE La grande differenza per il contesto ecclesiale romano è che a Ginevra non cřè partecipazione di coinvolgimento totale della Chiesa romana (come membro del Consiglio, come ogni Chiesa cristiana che si è affiliata). In quanto alle assemblee ecumeniche, la Chiesa cattolica in Europa Ŕnelle sue varie Conferenze episcopali- è cofondatrice dellřiniziativa avviatasi nel 1989 con la Conferenza delle Chiese europee. Due secoli fa, Roma si era espressa con grande riserva sulla nascita del movimento ecumenico verso la formazione di un ŖConsiglio mondiale di Chieseŗ che poi vide la luce solo nel 1948 (Amsterdam). Per le assemblee europee, essendo la partecipazione cattolica alle sorgenti della configurazione articolatasi nellřultima parte del XX secolo, lřapprovazione romana è stata data in partenza. Ci viene da chiedersi se lřatteggiamento di distanza verso lřaffiliazione piena al Consiglio ecumenico delle Chiese non si ispiri ad una reticenza di parte degli esponenti dellřautorità a dover smentire ciò che precedentemente (prima del concilio Vaticano II) era stato formulato o sancito… Con le assemblee ecumeniche europee, la continuità è ormai positivamente radicata. La terza Assemblea ecumenica europea (EEA3) si terrà a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 settembre 2007 ed è stata organizzata dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Kek) sul tema «La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa». L'evento viene dopo le due assemblee di Basilea (1989) e di Graz (1997) ma si distingue dai precedenti appuntamenti perché non si concentra in un unico incontro. Quella di settembre, infatti, sarà la quarta tappa di un lungo cammino scandito da diversi incontri. Quello di Wittenberg è il terzo. Il cammino della terza Assemblea ecumenica Europea EEA3 è iniziata a Roma il 24-27 gennaio 2006 sotto lřegida della Conferenza delle Chiese Europee KEKCEC e del Consiglio delle Conferenze Episcopali in Europa CCEE. I 150 partecipanti provenienti da 44 paesi dřEuropa rappresentavano un centinaio di Chiese, Conferenze episcopali e comunità, come pure più di una cinquantina di movimenti e organismi ecumenici. La prima tappa del processo assembleare di Roma, 24-27 gennaio 2006, riprendeva il tema: la luce di Cristo illumina tutti, ritrovare in Cristo crocifisso e risorto luce nuova per il cammino di riconciliazione tra i cristiani dřEuropa. La seconda tappa del processo assembleare nelle varie Chiese, verso Pentecoste 2006 o inizio 2007, approfondiva il tema: la luce di Cristo illumina tutti, rinnovamento e unità a livello locale. La terza tappa del processo assembleare, a Wittenberg, 5-18 febbraio 2007, focalizzava il tema: la luce di Cristo illumina tutti, riscoprire il dono di luce che il vangelo di Cristo è per lřEuropa di oggi. Si propone talvolta di guardare alla Řluceř in se: cioè al simbolo universale 1. officially represented with 12 members and participates actively in all F&O studies. Moderators of the commission were Brilioth (1947-57), Douglas Horton (1957-63), Paul Minear (1963-67), H.H. Harms (1967-71), John Meyendorff (1971-75), Nikos Nissiotis (1975-83), John Deschner (1983-91), Mary Tanner (1991-98) and David Yemba (1998-)». 1 A. Giordano, Presentazione del processo EEA3, in «Internet» 2007, http://www.eea3.org/: «ŖLa luce è simbolo universale, presso tutti i popoli e presso tutte le tradizioni religiose e di pensiero: simbolo dellřessere, del conoscere, del vivere. Rimanda infatti al Sole che della luce è per lřuomo la sorgente visibile. Gesù assume il simbolo della luce per esprimere il mistero della sua persona e della sua m issione: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8, 13). Dalla prima pagina del libro della Genesi sino allřultima del libro dellřApocalisse, il simbolo cristologico della Luce disegna così il filo dřoro del grande racconto della creazione e della storia della salvezza. La parola creatrice del principio squarcia il silenzio e annuncia: «Sia la luce. E la luce fu» (Gen 1, 3). Nella pienezza dei tempi, «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9), viene nel mondo, si fa carne, pone la sua tenda in mezzo a noi (cf. Gv 1, 7.14). Il volto di Cristo splende come il sole sul monte Tabor (cf. Mt 17, 2), e chi lo segue «non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12). Alla fine dei tempi, la città santa, Gerusalemme, «scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Lui» (Ap 21, 10-11): essa «non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna 46 Nella scommessa della speranza vi è però anche un altro riferimento che la luce evangelica implica: cioè il fuoco dal quale sorge ed irradia. Portare la luce vuol dire anche Ŕnella speranzaŖportare il fuocoŗ sulla terra (Lc 12, 49-55). Non si tratta di una luce più o meno universale e globale… Cristo si presenta non come colui che lascia le cose come stanno in un equilibrio di Řpaceř (ibidem) ma come un Řportatore di fuocoř che deve essere acceso e gestito nelle incognite delle situazioni future. Il portatore di fuoco con la sua luce, colui che ha saputo gestire il fuoco e la sua luce Ŕsapendolo accendere, conservare, trasportare- travolge i rapporti esistenti (padremadre-figli…) con questa nuova potenzialità! È una tappa radicalmente nuova nellřesperienza umana e niente sarà più come prima. Chi segue Cristo diventa Řportatore di luce-fuocoř o non è seguace Suo… I temi delle due assemblee precedenti erano: -Basilea, «Pace nella giustizia», -Graz, «Riconciliazione. Dono di Dio, sorgente di vita nuova». I scopi saranno (Williams) che a Sibiu le collaborazioni e le reti ecumeniche vengano rinforzate a tutti i livelli, nello spirito della ŖCharta oecumenicaŗ 1. La prima volta che tutte le Chiese cristiane d'Europa si sono incontrate, dopo secoli di allontanamento mutuo, fu nel 1989. L'assemblea di Basilea -nel maggio di quell'anno- delle Chiese cristiane d'Europa non ha dato uno spazio prioritario alla conciliarità, in quanto tematica specifica. 4. IL DISCERNIMENTO SUL CAMMINO ECUMENICO Già TRASCORSO L'IMPRESSIONE DI UNA CERTA CONTRADITTORIETÀ? Dopo aver fatto penetrare l'impegno ecumenico nell'imponente totalità di vita, di pensiero, di sensibilità della nostra Chiesa (dopo un lungo periodo di 'isolamento mentale' 2), si pone l'esigenza di inserire con grande pazienza 'ogni dato' della configurazione cattolica nell'impegno ecumenico 3. Si sente più vivacemente il contrasto tra promessa di grazia e infedeltà umana sempre pronta ad indietreggiare 4. Così andrebbe -forse- espressa la priorità ecumenica odierna nella Chiesa cattolica di comunione romana? Più volte -in questi anni- si è fatto sentire l'invito ad un paziente lavoro di penetrazione dello spirito ecumenico, secondo le disponibilità delle comunità e delle Chiese. Sarebbe il modo migliore per evitare i scogli che ostacolano l'apertura ecumenica degli esitanti. Occorrerebbe aspettare che ogni Chiesa arrivi a maturità per poi fare il perché la gloria di Dio la illumina, e lřAgnello è la sua lampada» ( Ap 21, 23). (P. Coda, La luce di Cristo illumina tutti , in Documento di lavoro AEE3)». KEK - CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE - CCEE Ŕ CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE: Charta oecumenica. Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa , in «Internet» 2007, http://www2.db.chiesacattolica.it/cci_new/pagine/ 1 1439/Carta%20Ecumenica.doc: «4. Operare insieme. Lřecumenismo si esprime già in molteplici forme di azione comune. Numerose cristiane e cristiani di Chiese differenti vivono ed operano insieme, come amici, vicini, sul lavoro e nellřambito della propria famiglia. In particolare, le coppie interconfessionali devono essere aiutate a vivere lřecumenismo nel quotidiano. Raccomandiamo di creare e di sostenere a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale organismi finalizzati alla cooperazione ecumenica a carattere bilaterale e multilaterale. A livello europeo è necessario rafforzare la collaborazione tra la Conferenza delle Chiese europee (KEK) ed il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) e realizzare ulteriori assemblee ecumeniche europee. In caso di conflitti tra Chiese occorre avviare e sostenere sforzi di mediazione e di pace». 2 J. Desseaux (transl. J. O'Connell), Twenty Centuries of Ecumenism, New York 1983, pp. 58-59. 3 Cfr e. g. G. H. Tavard, Two Centuries of Ecumenism, Notre Dame 1960; J. Desseaux, Twenty Centuries of Ecumenism, New York 1983; B. R. McAfee,The Ecumenical Revolution, New York 1967; G. Wrainwright, The Ecumenical Movement, Crisis and Opportunity for the Church , Gran Rapids 1983; R. Rouse - S. C. Neill, A History of the Ecumenical Movement, 1517-1948, Philadelphia 1954. 4 F. Ruiz Salvador, Caminos del Espíritu , Madrird 1998, p. 503. 47 passo ulteriore? I timori di una polarizzazione teologica nel contesto di ogni Chiesa non facilita il discernimento sereno dei responsabili di ogni Chiesa 1. Taluni, però, vedono in questa visuale l'incoraggiamento in favore di un rischioso immobilismo cristiano in seno all'umanità. Se si osserva da una parte lřesitazione dei responsabili ecclesiali, si nota in seno alla numerosa schiera dei laici che a misura del loro livello di educazione e formazione superiore essi valutano meno favorevolmente lřintento ecumenico a nome di una loro maggiore attenzione alla propria specificità confessionale 2. Si affermerebbe -persino- che un mancato rispetto di questa 'gradualità' porrebbe 'nuovi ostacoli' sulla via della riconciliazione con la nostra Chiesa. Esiste anche un'altra molla imprescindibile che fa scattare lřurgenza ecumenica Řin avantiř, per quanto riguarda i ritmi di inserimento ecclesiale nell'iniziativa ecumenica: il movimento ecumenico è preso, esso stesso, in un vortice di vita che implica ineludibili confronti -assai complessi- con le nuove problematiche vissute dalle Chiese cristiane in risposta alle attese umane, di cui diventa riflesso e per le quali non può non essere piattaforma di dialogo 3. In parole povere, la vita stessa non 'aspetta' infinitamente chi 'non se la sente'... Parlare di 'nuovi ostacoli' significa, in questa prospettiva, non considerare più il dialogo come via costitutiva di qualsiasi rapporto interecclesiale. Ed infine, le Chiese si muovono ormai quotidianamente nell'intreccio sempre più 'vicino' e sempre più presente nella vita quotidiana (a distanza nei media o nei rapporti inter-personali) della varietà delle religioni dell'umanità e di movimenti religiosi con prorompenti iniziative. Senz'altro, la situazione non manca di complessità. AVVISAGLI DI ALLENTAMENTO L'impressione di una frustrazione ecumenica -presso i più impegnati- potrebbe tradurre quel senso di dovere 'rincorrere', quasi in ogni momento, un ritmo che non sembra indugiare o lasciare le cose come stanno fino a quando le strutture ecclesiali siano del tutto 'pronte'. Ed allo stesso tempo, coloro che vivono in un contesto ecclesiale abbastanza uniforme (o Řdi maggioranza) senza percepire l'incalzare degli interrogativi in tutta la loro urgenza, si meravigliano talvolta nel vedersi muovere il profilo ecclesiale aldilà di ciò che gli sembra necessario. Di fronte, dunque, alla perplessità degli osservatori non coinvolti, o allo scoraggiamento degli apostoli più appassionati, o all'ambiguità di protagonisti che 'militano' con delle priorità proprie (per esempio, tenere sotto controllo tale o tale specifico settore ecumenico dell'azione ecclesiale) e si insinuano sullo scenario ecumenico, occorre -ci pare- "tornare alle fonti" per far rivivere la "memoria" delle sorgenti ecumeniche. Facciamolo brevemente, per potere -poi- rinviare ad esse nel corso della nostra meditazione ulteriore su avvenimenti, interrogativi, occasioni mancate o speranze del cammino ecumenico odierno. Seguiremo anche questa 'memoria' sulle molle ecumeniche vitali per impostare il nostro percorso attraverso l'esperienza riconciliativa tra le Chiese cristiane oggi. Tante volte, si verificano dei malintesi proprio dal mancato rinvio alle sorgenti ispirative della scommessa ecumenica che ha contribuito a dare un pò di luce alla fase conclusiva di questo secondo millennio di testimonianza cristiana. Vi sono alcune 1 H. Fries, Ökumenischer Stillstand? , in «Catholica», 1974 Nº 2, S. 110. 2 NATIONAL ASSOCIATION OF DIOCESAN ECUMENICAL OFFICERS, Survey: Ecumenical Leadership in the Local Church, in «Origins», 1980 n° 31, p. 554: «The higher the degree a respondent has, the higher his or her likelihood of perceaving dangers in the ecumenical movement. At least among the ecumenical officers, education seems to be associated with a tendency to be especially mindful about Catholic tradition and particularity. We should add immediately two qualifications. The ecumenical officers in general perceived dangers in ecumenism. To make greater sense of this finding, knowing where advanced degrees were earned would be helpful. But, again, this finding shows the mood of consolidation among ecumenical officers. Education seems to deepen this mood». 3 J. C. Murray, Ecumenism, the Next Steps, in «One in Christ», 1989 nº 25, pp. 163-164. 48 chiavi ecumeniche fondamentali, che ci permettono di compiere i discernimenti maggiori nelle scelte ecclesiali e ci orientano nelle risposte da dare alle urgenze della riconciliazione cristiana. Quali sono i nodi vitali che formano la 'rete' della scommessa ecumenica? Basta, in genere, elencarle per capire come la loro sotto-valutazione porta a dei corto-circuiti esplosivi o a degli immobilismi paralizzanti in un processo nel quale tutto si riprospetta, dal più intimo intuito dello spirito di ognuno fino al più concreto e pratico atteggiamento delle comunità. Un dubbio rimane da parte di chi guarda con esperienza Řstoricař (con profonda conoscenza della storia) e con simpatia impegnata al movimento ecumenico: come mai si riesce ad Řevacuareř con tanta facilità da parte degli Řecumenistiř- il peso così ineludibile della incarnazionalità umana del percorso cristiano, con il quale non si può Řscherzareř 1. GLI ANNI 1970-1980 Nel continuo riesame del proprio percorso, gli anni settanta segnano un primo Řfermoř. Il movimento ecumenico appariva Ŕallora- in una situazione di stasi, di Řmalaiseř (disagio), di latente incertezza, di Řcrisiř 2, con diverse gradazioni di pessimismo 3. Ricordiamo alcuni di questi giudizi… Lřecumenismo sarebbe diventato più 'routine' che 'movimento' 4… Crisi Ŕchissà- estrinseca 5? Crisi di discernimento operativo nel 'decollo' rumoroso del movimento come fosse un Řaereoř 6? Esaurimento letale 7? Soffocamento dall'auto-compiacimento o crisi dentro e attraverso le Chiese tra 'tradizionalisti' ed 'esperimentalisti 8? I pretoriani della tattica vaticana non hanno dubbi sulla via facilmente ottimistica 9. Effetto a 'pendolo' 1? Altalena tra elementi Řsensazionaliř e 1 R. Niebuhr, Essays in Applied Christianity, New York 1959, p. 308. L. J. Suenens, L'oecuménisme contesté, in «La documentation catholique», 1971 nº 1590, p. 674; idem, L'oecuménisme à la recherche de son identité, in «Concilium», 1970 nº 54, pp. 137-150; GLAUBE UND KIRCHENVERFASSUNG, Vorstellungen der Einheit und Modelle der Einigung (verlaütiges Studiendokument), Fo/72: 20, Oktober 1972, ciclost., S. 4-5; L. Alting von Geusau, Crise de l'oecuménisme institutionel, in «Idoc», 1970 nº 18, pp. 113-122; R. Beaupère, Mort et renaissance de l'oecuménisme, in «Lumière et Vie», 1971 n. 103, pp. 90-102; O. Briva mirabent, Actualidad ecumenica de la Iglesia catolica en España , Astorga 1973, pp. 35-40; I. Giordani, L'ecumenlsmo avanza o batte il passo?, in «Oikoumenikon», 1970 nº 4, pp. 393-397; J. Grootaers, Crise et avenir de l'oecuménisme, in «Irénikon», 1971 nº 2, pp. 159-190; E. Kleine, Oekumene auf dem Prüfstand, München 1971, 244 S.; E. Lange, Malaise in the ecumenical movement, in «The Ecumenical Review», 1971 nº 23, pp. 1-9; M.-J. Le Guillou, Redéfinir l'oecuménisme, in «Vers l'unité chrétienne», 1970 nº 2-3, p. 13; A. Tange, Aggressivité et Amour fraternel, in «Courrier Communautaire», 1971 nº 6, pp. 5-21; L. Vischer, Rapport du Pasteur Lukas Vischer sur l'union des Eglises, in «La documentation catholique», 1971 nº 1580, p. 170; E. Carson Blake, Address to Pope Paul Vl. The Visit of the Pope to Geneva, in «Information Service», 1969 nº 8, p. 4; FAITH AND ORDER, Report: « Giving account of the Hope that is in us « , FO/72, Bangkok 1973, p. 4; editoriale, Zwischen ökumenischer Übereinkunft und sachlichen Dissens, in «Herder Korrespondenz». 1971 nº 5, S. 209-213; J.-P. Michael, Oekumene in Frankreich. Ein magere Bilanz und ein verheissungsvolles Dokument , in «Herder Konnspondenz», 1972 nº 5, S. 221-224; D. Seeber, Sind wir ökumenisch fehlprogrammiert?, in «Herder Korrespondenz», 1973 nº 7, S. 319-321. 3 Cfr L. J. Suenens, Die Hoffnung in der Kirche heute , in «Stimmen der Zeit», 1974 Nº 2, S. 75-76; idem, Sorge um die Kìrche, in «Herder Korrespondenz», 1971 nº 4, S. 161-165; D. Mauer, Der Zustand der roemischkatholischen Kirche, in «Wort und Wahrheit», 1972 nº 2, S. 99-238; Ch. Moeller, General Report, in «Information Service», 1974 nº 23, pp. 6-7; M. Thurian, Le speranze ecumeniche oggi, in «Asprenas», 1975 nº 1, pp. 20-33; Vedere: Bilancio dell'Ecumenismo. Sintesi di un'inchiesta mondiale, in «Il Regno», 1975 nº 1, pp. 8-16; ed anche: Zehn Jahre Oekumenismusdekret (Internationales Colloquium Rom, November 1974), «Ökumenische Rundschau», 1975 nº 2, S. 2 233-240. 4 N. Schiffers, Ökumenische Spiritualität - Hindernisse und Chance, in «Ökumenische Rundschau», 1973 Nº 4, S. 481: «Das zw5schenkonfessione33e, zögernde Verhandeln der Einzelkirchen indes offenbart weit mehr, die Angst vor dem Verlust der Mitte als den Mut der Initiatoren, auf die sichtbare Einheit Ŗzuzuschreiten, auf daß die Welt glaube", der seit Utrecht 72 erneut erwartet wird. Wahrscheinlich ist es sogar richtig zu sagen, daß Ökumene so sehr zur Routine wurde und so wenig Bewegung blieb, well ihr im interkonfessionellen Amtsspiel die Utopien und Begeisrerungen des Anfangs abhanden kamen»; L. Jäger, Zwischen Enthusiasmus und Routine, in «Una Sancta», 1972 Nº 1/2, S. 29. 5 A. Brandenburg, Die ökumenische Theologie der Zukunft , in «Stimmen der Zeit», 1973 Nº 1,S. 23-24. 6 L. J. Suenens, Le cheminement de l'oecuménisme, in «Pastoralia», 15-1-1973 nº 1, p. 1: «Il en va de l'oecuménisme comme d'un avion qui décolle: au départ, les moteurs font un bruit assourdissant, puis, dès que l'avion a pris de l'altitude, le silence se fait; on ne s'aperçoit même plus que l'on avance. Seule quelque dépression atmosphérique et l'invitation du pilote à attacher les ceintures, font reprendr e conscience que l'avion est toujours en vol». 7 K. A. Odin, Ernüchterung in der Ökumene? , in «Lutherische Monatshefte», 1973 Nº 10, S. 523. 8 H. Cox, The Secular City, New York 1965, p. 160. 9 P. Duprey, Aspetti dell'ecumenismo 1972 , in «Oikoumenikon», luglio-agosto 1972, p. 37. 49 Řnon sensazionaliř 2? Momenti di Řquieteř o Řmomenti Yingř dopo momenti ŘYangř 3? Tutto o quasi era stato detto. Poi si è passati alla dichiarazione sulla 'inutilità dell'"ecumenismo"' Řsorpassatoř... Si era ipotizzato un Řecumenismo secolareř 5 4, ormai o Řecumenismo marginaleř o ancora un Řecumenismo selvaggioř, un Řpost-ecumenismoř 6... Lřecumenismo avrebbe perso la sua autentica creatività interna 7? O sono soltanto i guai irrilevanti delle 'vecchie Chiese' senza interesse per le 'nuove Chiese' 8? Aldilà di queste beghe passate, l'"ecumenismo" recente non farebbe altro che accentuare l'espansionismo della cosidetta 'civiltà occidentale' di fronte al quale il 'terzo mondo' nutre sommi sospetti 9. Altri dicono, poi, che siano state le 'missioni' ad aver inaugurato delle 'divisioni' che non esistevano prima 10 o che l'impegno ecumenico ci spinge a condividere le nostre incertezze con quegli 'altri' che non rientrano nell'orizzonte cristiano, affrettando queste aperture prima di esserci riconciliati dentro casa (cristiana) 11. Magari, ci sarebbe ora una banalizzazione ad opera dei tecnocrati dell'ecumenismo dopo lo slancio degli ispiratori 12? essere che vi sia una l'incapacità ecclesiale a 'digerire' l'intento ecumenico E al contrario, potrebbe 13? delle Chiese che dicono la loro volontà d'unità ma auspicano qualcos'altro non compiuti' non siano la molla di delusione più insidiosa proposito dei responsabili pastorali locali 16, 18, Chi sa se i 'passi con qualche dubbio suggerito a o anche su una mancata incarnazione dell'operato ecumenico nell'originalità dell'inventiva locale dispari 15, O sono i responsabili 14... 17, o sull'incomunicabilità tra contesti teologici o ancora sul peso dell'essere maggioranza confessionale 'ecumenismo' e priorità della evangelizzazione 20. 19, o infine nel confronto tra Gli intralci sono stati molti: il disimpegno di 1 L. Jäger, Zwischen Enthusiasmus und Routine, in «Una Sancta», 1972 nº 1-2, S. 29. 2 J. Willebrands, Ökumenischer Situationsbericht 1972 aus der Sicht des Einheitssekretariates , in «Catholica», 1974 Nº 1, S. 57. 3 P. De Alcantara Martinez, La nuova mentalità ecumenica, in «Oikumenikon», 1974 nº 4, p. 165. 4 V. Benecchi, Le nuove frontiere dell'ecumenismo, in «Il Regno», 1971 nº 1, p. 9. C. Krijnsen, Secularisatie en oecumene , in «Het christelijk Oosten», 1973 nº 4, pp. 233-251; S. H. Pfürtner, Ö kumene als Chance und Herausforderung zu freier Menschlichkeit, in «Ökumenische Rundschau ", 1974 Nº 2, S. 152-153. 6 J. Grootaers, Crise et Avenir de l'oecuménisme, in «Irénikon», 1971 nº 2, p. 161; R. Beaupère, Mort et renaissance de l'oecuménisme, in «Lumière et Vie», 1971 n. 103, 1971, p. 95; Y. Congar, Les problèmes nouveaux du monde séculier rendent-ils l'oecuménisme superflu? , in 5 « Concilium «, 1970 nº 54, p. 17. 7 J. Le Guillou, Redéfinir l'oecuménisme, in «Vers l'unité chrétienne», 1970 nº 2-3, p. 13. 8 Y. Congar, Les problèmes nouveaux du monde séculier rendent-ils l'oecuménisme superflu?, in « Concilium «, 1970 nº 54, p.15. 9 R. Beaupère, Oecuménisme: la réunion de "Foi et Constitution" à Lima, in «Informations catholiques internationales», 1982 nº 571, p. 9. 10 B. Kelly, Ecumenism and the Missions, in M. Adams (ed.), Vatican II and Ecumenism, Dublin 1966, p. 59; C. Achebe, Things fall apart, London 1958, pp. 124-125; F. A. Arinze, In Christ to Christ for Christ , Enugu-Nigeria 1983, p. 164; J. Coleman, Nigeria,: Background to Nationalism, New York 1958, p. 112; J. B. Schuyler, Conception of Christianity in the Context of Tropical Africa: Nigerian Reactions to its Advent, in C. G. Baeta (ed.), Christianity in Tropical Africa , Lagos 1968, p. 208. 11 P. Feuter, Open wide the Doors, in «Ecumenical Press Service», 1973 nº 31, p. 111. 12 N. Schiffers, Zur Stagnatlon der Oekumene, in «Una Sancta», 1973 nº 1, S. 38. 13 L. J. Suenens, Die Hoffnung in der Kirche heute, in «Stimmen der Zeit», 1974 Nº 2, S. 81. 14 G. Wingren, Augustana VII och dagens ekumenik (il 7E articolo della Confessione Augustana e l'ecumenismo di oggi (in svedese), in «Svensk Teologisk Kvartalskrift», 1970 pp. 1-16 (elementi frenanti nell'anglicanesimo e luteranesimo); H. Meyer, Der lutherische Weltbund und seine Rolle in der ökumenische Bewegung, in «Lutherische Rundschau», 1973 nº 23, S. 25-40; EGLISE ORTHODOXE GRECO-AMERICAINE, Lettre encyclique du Synode Episcopal de l'Eglise orthodoxe en Amérique sur l'unité des chrétiens et l'oecuménisme , in «le Messager orthodoxe», 1974 nº 1, pp. 7-27; R. Smith, Le travail théologique de l'ARM et le contexte oecuménique, in «Bulletin du département de théologie de l'Alliance réformée mondiale», 1973 nº 4, p. 6, P. Lengsfeld, Macht als Factor in ökumenischen Prozesses , in «Una Sancta», 1973 nº 3, S. 230-241. 15 J. Willebrands, Einheit als Fernziel. Ein Gespräch mit Kardinal Jan Willebrands in Rom, in «Lutherische Monatshefte», 1974 Nº 4, S. 184. 16 J. Ratzinger, L'oecuménisme au plan local, Réunion des délégués oecuméniques des Conférences épiscopales , in «Information Service» 1972 nº 21, p. 6. 17 R. F. Esposito, L'ecumenismo si, ma all'italiana, in «Vita pastorale». 1973 nº 1, p. 21. 18 Cfr Ph. Potter, Den Konflikten nicht ausweichen , in «Lutherische Monatsheft», 1974 Nº 6. 19 P. W. Scheele, Konfession und Ökumene, in «Catholica», 1973 Nº 2, S. 135-151; H. Fries, Ökumenischer Stillstand? , in «Catholica», 1974 Nº 2, S. 110. Cfr. il documento preparatorio del SINODO DEI VESCOVI del 1974: L'Evangélisation du monde contemporain, document de préparation au synode, in «Documents Omnis Terra», avril 1974, p. 260. Questa stessa assenza di dimensione ecumenica in M. Quéguiner, Réflexion sur la vie missionnaire aujourd'hui, in «Documents Omnis Terra», mars 1974, pp. 224-232. Vedere però lo svolgimento del sinodo 1974 20 50 diversi incaricati istituzionali poco e tardivamente coinvolti 1, o le divergenze 'trans-ecclesiali' nel contesto delle vicende storiche odierne 2, o una certa 'paralisi spirituale' delle stesse istanze ecumeniche 3. Nascerebbe una 'confessione per conto suo' (terza - nel senso di una confessione che non sia quella di partenza o quella già esistente di arrivo) 4. Ciò che colpisce, comunque, nella assimilazione fatta da documenti ufficiali della Chiesa cattolica di comunione romana riguardo allřintento ecumenico, nelle sue radici dottrinali, è l'assenza di una articolazione complessiva, di una 'spina dorsale', o di una prospettiva organicamente sviluppata del progetto ecumenico come perno relazionale delle varie dimensioni della iniziativa ecclesiale 5. LA FINE DEL SECONDO MILLENNIO CRISTIANO Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha conosciuto, nel 2000, un suo momento di confronto interno da parte delle delegazioni ortodosse, a proposito del tenore delle celebrazioni comuni di («Osservatore Romano», ottobre 1974), e tra l'altro: Ph. Potter, Allocution aux Pères synodaux, in «La documentation catholique», 1974 nº 1663, p. 928; Dichiarazione dei Padri sinodali , in «Osservatore Romano», 27-10-1974, p. 6, n. 10. J. Lell, Ein Schatz in irdenen Gefassen, Rückfragen an Kardinal Jan Willebrands , in «Lutherische Monatsheft», 1974 Nº 5, S. 251; J. Grootaers, Crise et Avenir de l'oecuménisme, in «Irénikon», 1971 nº 2, p. 174; R. Beaupère, Mort et renaissance de l'oecuménisme, in «Lumière et Vie», 1971 n. 103, p. 100; P. Lengsfeld, Sind heute die tradizionellen konfessionsdiflerenzen noch von Bedeutung?, in «Una Sancta», 1971 Nº 1, S. 1 32. 2 G. Casalis, Il post-ecumenismo, intervista a G. Casalis a cura di C. Zanchettin , in «Il Regno», 1973 nº 12, 1973, P. 273; cfr nuove valutazioni sulla storia nei paesi non europei: J. Verkuyl, Enkele aantekeningen over nieuwe "trends" in de historiografie van de" jonge kerken" , in «Wereld en zending», 1972 nº 1, pp. 44-58. N. Nissiotis, Ecclesiology and Ecumenism of Vatican Council II , in «The Greek Orthodox Review», 1964 nº 1, p. 34; cfr éditorial, Témoins du monastère invisible, in «Unité des chrétiens», 1973 nº 12; etiam, Oecuménisme Spirituel, Monastère invisible de l'Unité, in «Unité Chrétienne», 1974 nº 33; richiamo del Palriarca di Mosca al Consiglio ecumenico delle Chiese, Kommuniqué über den Besuch des hochheiligen Patriarchen Pimen im Stabsquartier des Weltkirchenrat , in «Stimme der Orthodoxie», 1973 nº 12 (etiam: «ЖурналМосковскойПатриархий», n° 11, 1973, стр. 1) J. Willebrands, Einheit als Fernziel, ein Gespräch mit Kardinal Jan Willebrands in Rom, in «Lutherische Monatshefte», 1974 Nº 4, S. 184; H.-J. Mund, Die Evangelikalen und die Oekumene, in «Una Sancta», 1975, nº 1, S. 60-65; G. F. Sviderkovski, Riunione del Comitato centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese, in «La Civiltà Cattolica», 1973 nº 2959, p. 73; J. Le Guillou, Redéfinir l'oecuménisme, in «Vers l'unité chrétienne», 1970 nº 2-3, pp. 11-13; J. Hamer, Rapport du Secrétaire , in «Information Service», 1972 nº 17, p. 7; E. Sullivan, Le Mouvement de Pentecôte peut-il renouveler les Eglises? , in «Un-One», 1973 n. 5, p. 17; L. J. Suenens, Sous le souffle de l'Esprit, in «Jubilaeum», 1974 nº 7, p. 25; Cl. M. Pinnock, The New Pentecostalism. Reflections by a well Wisher, in 3 «Christianity today», 1973 nº 4, p. 453. Editoriale, Wo stehen wir heute ökumenisch? , in «Herder Korrespondenz», 1971 nº 3, S. 105-109; W. Siebel, Aufgabe der ökumenischen Arbeit, in «Stimmen der Zeit», 1973 Nº 4, S. 217. 5 Cfr PONTIFICIO CONSIGLIO PER L'UNIONE DEI CRISTIANI, Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo , Città del 4 Vaticano 1993: si tratta della seconda edizione del "Direttorio" (la 11 era del 1967/1970). Si continua a parlare di 'principi' e 'norme' (teoria e pratica giuridica). La prima parte offre i 'principi' che si annodano dalla 'Chiesa' nella quale si coglie il 'mistero' e che diventa 'comunione'. Poi si passa al peccato della divisione. Si accenna infine ai 'livelli' dell'azione ecumenica nella 'vita' dove viene menzionato il proselitismo, l'ecumenismo spirituale, la complessità, le 'sette'. La seconda parte s'interessa alle strutture ecumeniche della nostra Chiesa. La terza ci indirizza sulla 'formazione all'ecumenismo'. La quarta parte considera la comunione di vita e di 'attività spirituale' tra battezzati: battesimo, condividere le 'risorse spirituali', la preghiera comune, la liturgia non sacramentale ed eucaristica, i matrimoni misti. La quinta parte parla di collaborazione, dialogo e testimonianza comune maggiormente tra strutture ecclesiali e cristiane. Due interrogativi sorgono alla lettura del libretto: qual'è la sua 'spina dorsale' e qual'è il suo 'soffio di vita'... Mistero dell'unità come Trinità di Dio, unità cristiana comunque esistente, via d'unità come conversione ecclesiale, priorità del dialogo come via di conversione (collaborazione e testimonianza), cammino verso la piena comunione, legittima diversità dell'unità, intreccio organico della rivelazione di verità: da questa limpida prospettiva conciliare, si arriva ad una codificazione sparsa e strutturalmente debole (pur trattando quasi esclusivamente di strutture). Il 'soffio' corrisponderebbe agli scopi del documento: "guidare". Questa guida è fatta di 'norme'. Ma sarà una guida in funzione di promesse e scommesse o un itinerario già recintato? Ogni volta che si intravede un 'oltre', sembra che il sentiero si interrompa... Ciò ci porta ad una questione aperta: cosa offre questo scritto che non sia già stato proposto? Tutto fa eco al passato, omologando i passi compiuti (talvolta non senza travagliata reticenza). Anzi, l'impressione del testo suggerisce quel senso di smembramento di una iniziativa tanto speranzosa (sia nella ispirazione, sia nella prassi). Là dove si era pensato 'forse abbiamo voluto camminare con troppa fretta', la lettura suscita il dubbio: 'chissà che non siamo stati abbastanza solleciti e affrettati?'... Il tono lineare del testo corrisponde bene alla sconsolatezza di questi anni dove lo scioglimento ideologico non sembra aver portato ad altro che ad una ripetitività del passato nei suoi traversi meno incoraggianti. E allora? Tra una Chiesa che si riavvolge su se stessa ed il sogno che il Signore aveva fatto sorgere, quale sarà la via di uscita? L'annientamento di irrilevanza è la via cristica che questo libretto conferma come partecipazione ecumenica. Quale sarà la risurrezione? Si potrebbe ipotizzare che la compassione d ivina faccia sorgere una promessa del tutto diversa o si penserà dover ritrovare in ciò che risorge i 'segni' della continuità con ciò che ha vissuto la passione dell'annientamento (quasi come 'i segni dei chiodi'). Nelle affermazioni tanto più 'sicure' appare tanto meglio 'l'incerto'... 51 preghiera basate autenticamente sulla fede riconosciuta dalla ŘBase dřaffiliazioneř delle Chiese al Consiglio 1. Questo breve esame della situazione ecumenica recente ci fa prendere conscienza di una evidenza: quasi tutte le modalità di accomodamento sono state esplorate e sfruttate senza che l'intento cristiano abbia potuto trovare un suo fondamentale consenso. L'impressione del disorientamento e -forse- delle spinte contraddittorie non è una esperienza nuova nella storia ecclesiale. Sorge però l'interrogativo: 'non bisogna -chissà- tentare di riprospettare le varie priorità del movimento ecumenico aldilà della impostazione di diretta attinenza ecclesiale?'… La svolta ecumenica dovrà far sorgere la sua metodologia tipicamente 'teologica' da questo continuo riferimento alla situazione concreta, tentando di trarre gli insegnamenti maggiori che l'esperienza partecipata ci può dare. Non bisogna, certo fermarsi ai dati più lontani, ma anche a quelli dřattualità talvolta deludente. Gli osservatori coinvolti si chiedono Ŕnel momento del passaggio da un secolo allřaltro- se un movimento che Řnon muoveř e Řnon si muoveř perde la sua ragion dřessere: per quanto lřecumenismo diplomatico o ecclesiastico non ha potuto muovere e muoversi, è lřavvenire dellřintento ecumenico che sarà in gioco 2. Già nel 1967, anche lřecumenismo degli organismi dřaffiliazione non raggruppa più una maggioranza di corpi cristiani vivi e non sono dunque in grado dřessere Řispirativiř, costretti a dover Řrispondereř e Řreagireř invece di guidare lřiniziativa 3. Occorre re-immaginare la scommessa ecumenica e la meta dellřunità visibile. 1 J. Wicks, Lights and Shadows over Catholic Ecumenism (Conference held at the Centro Pro Unione, Tuesday, 22 January 2002), in «Centro pro Unione», 2002 n° 61, p. 11: «In the World Council of Churches, during 2000, the Special Commission on Orthodox Participat ion, a group 60 experienced representatives, held five tension-filled meetings. By the end of 2000, the process had brought to light, with all desirable clarity, major discomforts of the 21 Eastern Orthodox and Ancient Oriental member-Churches of the WCC. These touch on the ways of prayer and worship at WCC assemblies, which include forms in which Orthodox Christians cannot in conscience participate. The Orthodox would have World Council make decisions on issues touching doctrine and ethics not by Ŗparliamentaryŗ majorities but by a genuinely ŗconciliarŗ consensus. The Orthodox are concerned that member-churches really ground their lives in faith set forth in the World Council Basis, with its confession of the Trinity and of Jesus as God and Savior (1). At any rate, this Ŗshadow over Genevaŗ is bringing home that conclusions reached in one churchŕabout Scripture, the Creeds, and forms of Christian life- can in fact weaken or even impair fellowship with other communities also making the ecumenical journey». ((1) A generous offering of documentation from the first yearřs labors of the Special Commission on Orthodox Participation is give at the internet site www.wcc-coe.org, under the rubric ŖWho are we?ŗ in the box ŖWCC Self-Understanding and Policyŗ, giving the section ŖSpecial Commissionŗ.) 2 B. Perkins, Reimagining Ecumenism for the 21st Century, (from the October 2000 Newsletter of The Center for Progressive Christianity), in «Internet» 2006, http://www.religion-online.org/showarticle.asp?title=1653: «What will be the ecumenical task in this century for those who seek "unity"? Ecumenism is suffering from what has happened to institutional ecumenism ŕ or what has not happened. If we are unable to change, the movement will stagnate. We must reimagine Blakeřs 1960 vision for this new century. The ecumenical task is to promote networking among the particular churches, cross-fertilizing their particularities. It is to create "open space", opening doors, enlarging the table, enabling churches and faiths to meet, to have dialogue and to learn from one another, to share their diversity, to become more inclusive, and to strive for justice and peace, for the integrity of all creation and for the unity of all humanity. Creative ideas and provocative thinking are showing us that the movement is moving. Existing institutions must not be static. The World Council of Churches and the National Council of Churches (USA) are wrestling with "open space" as they seek new forms of relating to churches now outside their memberships. The plurality of religions and faiths in todayřs society is a major challenge and opportunity for Christians and Churches. Ecumenism requires that this challenge be engaged theologically and in practice. Diverse theological approaches and styles give new meaning to the universality of ecumenical goals and vision. Nevertheless, the new challenge of globalization demands our renewed commitment and prayerful energy. Yet, when I review the dramatic changes that have taken place in the past 50 years, I do not despair, but hope and pray for comparable progress to come. A revised vision today points the way: to work and pray for the "reconciliation of particularities" which protect our diversity and for a reimagining of "visible unity", not theological uniformity, not struct ural mergers, but diversity for the enrichment of one another, not singing in unison but in harmony, analogous to different instruments playing the ecumenical symphony». 3 H. Martin, Update on the Ecumenical Movement (Ncc & Wcc) , (Church of the Brethren, Editorial, May/June, 2000, Volume 35, Number 3), in «Internet» 2006, http://www.brfwitness.org/Articles/2000v35n3.htm: «The majority of professing Christians in the US are in denominations that are not part of the NCC (the Roman Catholics, the Southern Baptists, the Pentecostals, the Evangelicals, etc.), so the NCC is not really a national ecumenical council. It may speak for many churches, but it does not speak for all American Christians, any more than do Billy Graham or Pat Robertson. It appears that the "mainline" has become the "sideline" in terms of the American religious scene. Many of the 52 Dopo quarantřanni, si osserva che dřuna parte un ecumenismo dřelite (talvolta burocratico o diplomatico) non ha sfondato, mentre un Řecumenismo delle trinceeř o di Řsolo intento cristianoř sta sorgendo tra i dubbi di chi teme per lřintegrità della dottrina e chi teme lřirrilevanza contemporanea per tale indirizzo cristiano 1. Si guarda verso un Řecumenismo allargatoř alle altre tradizioni religiose 2. Si pensa sopratutto superare un ecumenismo ecclesiologico-confessionale 3. La difficoltà maggiore che si percepisce oggi nel prendere atto della situazione di scandalo consiste nel confronto con la seconda premessa dellřintento ecumenico, apparentemente paradossale di fronte alla prima: cioè la qualità evangelica della piena comunione che si ricerca. IL SECOLO XXI NEL SUO AVVIO La valutazione dellřincognita ecumenica si focalizza ulteriormente dai chiarimenti della fine millennio. Non si parla più soltanto di un Řecumenismo allargatoř ma della ricerca di una piattaforma di compartecipazione umana senza frontiere nellřaccoglienza dellř«altro», abbattendo significant interdenominational endeavors of recent years--Promise Keepers, Evangelicals and Catholics Together, etc. (whether or not one approves of them)--have occurred outside of NCC's circle. The NCC appears to respond to other interdenominational events, rather than inspiring them . The emphasis on campaign finance reform, welfare reform, the release of the three American soldiers in Kosovo, attention to racism, and the current "Cuban crisis" are primarily political activities, and many view the NCC as a politically-motivated group. The NCC is involved in political questions without explicitly demonstrating an underlying commitment to spiritual questions and the proclamation of Jesus Christ as Saviour and Lord». R. P. George, The Divisions We Must Sustain. Cultural Division & Christian Unity, (This paper was originally presented at the Touchstone conference, ŖChristian Unity & the Divisions We Must Sustain,ŗ in November 2001 at the University of Saint Mary of the Lake in Mundelein, Illinois), in «Touchstone. A Journal of Mere Christianity» July/August 2003, etiam in «Internet» 2006, http://www.touchstonemag.com/ 1 archives/article.php?id=16-06-050-f: «I have spoken of opposition to the new ecumenism by those who fear that it risks compromising Christian truth. I have said that I disagree with their opposition but respect and share their concern for the integrity of Christian doctrine. I have observed that a regard for truth shapes and also limits what can be done in the cause of Christian unity. Humanly speaking, the conscientious nature of our differences seems to foreclose the possibility of full and visible union; with God, however, all things are possible. I turn now to a different source of opposition to the new ecumenism. Here the worry is not that Christian truth will be compromised, but rather that it will be asserted. There are today many self-identified Protestants and Catholics who reject the principles of Ŗmere Christianityŗ lying at the heart of the new ecumenism. These are people who place themselves in opposition to the shared moral understandings and commitments that brought Christians of diverse traditions together in the trenches of the culture war, and which continue to provide the foundation on which spiritual fellowship is built. These opponents of the new ecumenism have cast their lot with liberal secu larism on issues such as abortion, assisted suicide, euthanasia, marriage, and sexual morality. To them, the new ecumenism, in its unwavering affirmations of traditional Christian teachings, constitutes the ecclesiastical face of what a well-known liberal Methodist laywoman has dubbed the Ŗvast right-wing conspiracy.ŗ These opponents of the new ecumenism are disproportionately represented in the clergy, in church bureaucracies, and on the faculties of theological seminaries and in religious education generally. They are also over-represented in interdenominational institutions and religiously affiliated non-governmental organizations (NGOs). What they lack in numbers in the pews, they make up for by their control of elite structures. This control tends to be self-perpetuating inasmuch as those who exercise it effectively determine who will exercise it in the future». 2 S. M. Heim, The next ecumenical movement, in «The Christian Century», 8/14/1996; etiam in «Internet» 2005, http://www.infoplease.com /ce6/society/A0816730.html/The next ecumenical movement.(Cover Story): «This brings us to one other important shift. Many Christians no longer regard traditional denominational differences as the primary matters that divide them from each other. Instead, divisions over contemporary theological issues, social policy, economics, gender, race and culture often prove decisive. On both right and left, Christians assert positions on these matters as nonnegotiable essentials of faith. Full or even partial unity with those who differ from the orthodoxy is highly problematic. The differences that today rend individual Christian communions--communions which in traditional ecumenical terms would be viewed as already unified--are sometimes regarded as simply political, imported into the church from the culture. But for significant numbers on both sides, "political" issues are intrinsically theological. One example of this new dimension of div ision is the disagreement among Christians about the nature of ecumenism itself: is its goal in fact Christian unity or should the aim be a "wider ecumenism" that seeks Christian unity with other religious traditions and ideologies? If the aim is a "wider ecumenism," should the unity sought be primarily spiritual, by this means transcending social differences, or should it be primarily a shared social commitment, by this means overcoming "religious" differences? The problem is not just that the ecumenical vision often calls forth little enthusi asm within its "home" communions. The vision itself has become ambiguous». 3 Y. Congar, Les problèmes nouveaux du monde séculier rendent-ils l'oecuménisme superflu?, in «Concilium», 1970 n 54, p. 17: «En somme, le post-oecuménisme serait essentiellement un post-oecuménisme confessionnel . Il ouvrirait un nouveau chapitre après celui de la confessionalité et de la controverse ecclésiologique. Mais il ne ferait ainsi qu honorer de façon plus directe le propos que fut, depuis ses débuts, celui du Mouvement oecuménique, propos inscrit dans son label lui-même: Oikoumènè, le monde entier». 53 Řogni muroř 1. Quale potrà Ŕperò- essere questřambito che permette a tutti di riconoscersi nella piena condivisione, al di là delle denominazioni e delle religioni? Sarà Ŕforse- una base di ŘSaggezzař a rendere possibile una motivazione sufficiente per questa apertura non solo intercristiana, o inter-religiosa, ma anche inter-umana? Sarebbe possibile impostare un linguaggio Ŕin quel modo- recepibile sia nello stile Řreligiosoř e Řnon religiosoř? Ma una questione si sta enucleando riguardo al percorso ecumenico: la sua gestione e sostenibilità finanziaria, con lřangosciante interrogativo sulla compromissione delle Chiese nel sistema liberalistico-finanziario del dopo 1989-2000 e di fronte alle urgenze ecologico-ambientali 2. La richiesta si fa pressante di uscire da una dipendenza dei sistemi finanziari globali che hanno causato la crisi del 2008-2010 3. Questo aspetto operativo del movimento ecumenico, non ancora sottomesso allřattenzione di coloro che vi sono coinvolti, appare come doverosamente chiamato ad un riesame radicale. 1 CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE (KEK), Il messaggio finale dell'Assemblea: "abbattere i muri tra persone culture e religioni" , (Lione 2009), in «Internet» 2010, http://www.ildialogo.org/NotizieEcumeniche/Documenti_1248182318.htm: «La sfida lanciata alle chiese e ai cristiani. La sfida lanciata dallřAssemblea generale a tutte le chiese membro è lřaudace messaggio della speranza Ŕ una speranza che non si esprime attraverso dichiarazioni vuote, ma attraverso atti concreti e fede viva. Affermiamo che le chiese devono lavorare a favore della giustizia e dire la verità ai potenti Questo significa abbattere i muri tra persone, culture e religioni, per imparare a distinguere lřimmagine di Dio nel volto dellřŗaltroŗ. Questo significa rispettare, e non solamente tollerare, gli altri esseri umani. Sopra ogni cosa però, questo significa trovare nuovi modi per esprimere la nostra solidarietà con i poveri, a noi lontani e vicini. Ricordiamoci insieme delle seguenti parole dellřapostolo Pietro: Ŗsiate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioniŗ (1 Pietro 3,15)». 2 C. Karagdag, Seoul Statement on Revitalizing Ecumenical Movement , (Seoul International Consultation on Revitalizing Ecumenical Movement - November 13-15, 2008, Seoul, Korea), in «Internet» 2010, http://cpnn-world.org/cgi-bin/read/articlepage.cgi?ViewArticle=425: «The Earth belongs to God and all of its abundance, And so too the World and all of its inhabitants. (Ps.24:1) Dear Friends and Co-workers in Godřs Oikoumene, Greetings in the name of our Saviour Jesus Christ! We are a group of ecumenical leaders who have come togeth er in Seoul, Korea, for a three day consultation [November 13-15, 2008] to consider the revitalization of the ecumenical movement and of the World Council of Churches in particular at this time of crisis. We meet with the understanding that the earth with all of its abundance and the world (oikumene) with all of its inhabitants belong to God and that as co-workers in Godřs oikumene we are accountable to God. We meet in the context of the ongoing global financial crisis, which bears directly upon our attempts to read the signs of the time. We ask whether the flawed nature of the neo-liberal ideology of globalization is not now obvious to everybody, when the only remedy to a crippling cessation of credit is sought in further borrowing by governments to shore up faltering financial institutions. At this critical time we ask whether our churches and our ecumenical institutions have imbibed too deeply from the culture of the free market in financial and administrative matters and made uncritical accommodations with the ideology of unlimited and exponential economic growth. We note as a most ominous feature of the US government and its allies the development of the theory as well as the practice of world domination by military means, with explicit disregard for international law and with preparations for the use of nuclear weapons. In this situation, we ask whether our churches and our ecumenical bodies are ready to respond saying that war in all its forms as a means of settling disputes is totally unacceptable, taking into account the fact that it is civilians, especially women and children, who are most at risk. We also ask how we can all respond with appropriate urgency to the looming catastrophe brought on by global warming and the ecological crisis. At this time, we note with dismay the crisis in the World Council of Churches. We also feel the need for a fresh vision and a new sense of direction for the WCC. The main purpose of this consultation, however, is not to enter into a debate on the present state of an institution we have all served and continue to love, but to seek a refreshed vision together for the revitalizing of the ecumenical movement and to set meaningful goals». 3 C. Karagdag, Seoul Statement on Revitalizing Ecumenical Movement , (Seoul International Consultation on Revitalizing Ecumenical Movement - November 13-15, 2008, Seoul, Korea), in «Internet» 2010, http://cpnn-world.org/cgi-bin/read/articlepage.cgi?ViewArticle=425: «III. Financial Life of Ecumenical Movement. Whereas we realize that our churches in their financial life are deeply implicated and accommodated to the regime of neo-liberal global market, Whereas we discern that the current financial crisis impacts seriously our churches, missions and ecumenical institutions in their financial life as well as the people in the world, Whereas financial resources for ecumenica l institutions are reduced due to church tax reduction among European churches and due to Ŗfragmented localismŗ of church support for missions, and due to further weakening of financial life, It is proposed to take radical steps: 1. To free from the ecumenical movement to be independent of financial powers and structures that dominate the movement and to distort its priorities of the ecumenical movement. 2. To intensify church to church sharing as an ecumenical discipline, intensifying ecumenical communication, to use communication technology to strengthen ecumenical communication for connecting churches with one another and for financing the ecumenical movement, and to restore the movement character of ecumenism to broaden the basis for financial support. 3. To launch the ecumenical tithing on all levels , individual, local churches and national churches. 4. To study new and alternative ways to support ecumenical movement and to set up an appropriate infrastructure for mutual and interactive communication». 54