La “Gestione informatizzata” del Liceo Classico: spunti per una riflessione educativa. (di Piercinzia ORDINE) Nove novembre duemilanove: potrebbe sembrare un pleonasmo, una data simbolica, degna forse della migliore tradizione cabalistica. Non è neppure escluso che, per qualche mente fantasiosa, potesse essere scelta come data di eventi apocalittici, di una fine del mondo. Per noi è la data che gli annali ricorderanno come giorno di inizio della “Gestione informatizzata” dell’Istituto “Lagrangia”. Forse non sarà stata la fine del mondo, non avrà segnato una catastrofe di portata mondiale, ma di sicuro è stato il momento di avvio di una piccola e lenta rivoluzione destinata a cambiare il volto della nostra scuola nel prossimo futuro. “Gestione informatizzata” significa: registrazione elettronica dell’ingresso degli alunni per mezzo del codice a barre presente sul tesserino di riconoscimento di ciascuno, iscrizione automatica delle assenze e delle entrate in ritardo, indicizzazione precisa degli eventi che la famiglia non ha giustificato. Significherà a breve, rispetto al momento in cui questo contributo viene scritto, comunicazione in tempo reale alle famiglie dell’assenza scolastica dello studente, mediante un semplice sms. Già ad oggi, significa gestione digitale degli scrutini, della stampa delle informative inter-quadrimestrali e delle pagelle, delle comunicazioni inerenti i recuperi e i debiti formativi. Significa anche, in alcune classi “pilota”, gestione di un pc in classe che, corredato da un apposito software, consentirà di sostituire, in breve tempo, i registri cartacei di classe e dell’insegnante. Un database multifunzionale raccoglierà tutte le informazioni necessarie alla registrazione e al calcolo della media dei voti, le annotazioni sugli argomenti svolti e sui lavori assegnati, richiami disciplinari e promemoria di varia natura, privati o pubblicabili on-line per aprire le porte virtuali della scuola alle famiglie e rendere ancora più trasparente la comunicazione tra la Scuola e i suoi utenti. Forse, dunque, a ben vedere, la data del nove novembre duemilanove, non segna la “fine del mondo”… ma di “un” mondo sì. Il mondo della scuola lenta e verbosa, fatto di burocrazia che sovraproduce carta, ma che dà sempre un po’ la sensazione di lasciare, celati dietro ad un velo di mistero, criteri di valutazione, svolgimento dei programmi, relazioni puntualmente consegnate e archiviate… E’, questa, un’immagine di Scuola che sembra sfuggire al bisogno di condivisione di un’utenza abituata, oggi, a trovare su Internet tutte le informazioni verso cui viene spinta dalla curiosità: anche la ricetta di un perfetto caffelatte. E’ giunto, quindi, il momento in cui anche la Scuola si sottragga ai suoi ritmi centenari di gestione, si confronti, si apra. Ma poiché “non è mai tutto oro quel che luccica”, eccoci di fronte al problema di confrontarci noi per primi, da insegnanti, con le tecnologie che la “Gestione informatizzata” propone: è giunto il momento di riflettere , ancora una volta e con parametri di giudizio ogni volta nuovi, sul nostro ruolo in questo cambiamento e sulla salvaguardia della nostra funzione di docenti ed educatori in una rivoluzione comunicazionale di questa portata. La valutazione, innanzitutto: presi come si è nel “far funzionare” le macchine, il rischio è di dimenticare che questi studenti, individuati da un numero nel loro tesserino di riconoscimento e da un altro numero sul loro libretto delle giustificazioni, non sono un numero anche nel processo di valutazione; non sono una media calcolata così, in maniera asettica, da una macchina che rumina i voti delle nostre verifiche e poi sputa fuori un verdetto. I nostri studenti sono pur sempre studenti, in carne, ossa, sangue, personalità; con interessi e passioni, con debolezze del tutto umane, con stili di apprendimento diversi, con momenti di cedimento e di scoramento, con la tenacia di chi vuole superare le difficoltà, con l’animo grigio di chi sa di non aver fatto il proprio dovere e che, al tempo stesso, non riesce a fare di più. Come noi, del resto, che, da docenti, ce ne stiamo ora dalla parte opposta della cattedra, dopo aver sudato, a lungo, seduti dietro ai banchi… ma in un mondo che ci pare così diverso da quello dei nostri allievi che quasi ci si sfuma nella memoria. Informatizzazione, dunque, e nuove tecnologie non vanno intese come “impedimentum”, un ostacolo, che ci condiziona con procedure poco familiari e ci allontana dai nostri alunni, ma come “instrumentum”: una sorta di equipaggiamento che utilmente ci supporti nell’esercizio della nostra autorevole professione, che ci agevoli, sulla lunga distanza, e che ci avvicini sempre più al mondo della comunicazione, alla velocità e alla trasparenza della trasmissione di informazioni. L’Informatizzazione, infine, va intesa nell’ottica di un’apertura verso un universo di bisogni con cui la scuola del Secondo millennio non doveva fare i conti, ma che nel Terzo millennio sono un metro di scelta programmatica irrinunciabile, anche per un riaggiustamento della didattica. Nuove tecnologie, quindi, come mezzo usato consapevolmente e non come fine del processo di insegnamento: perché il fine ultimo della funzione educativa del docente deve restare, comunque e sempre, l’alunno.