Libretti Coop, il solo patrimonio non basta
Va attivata al più presto
la garanzia suppletiva
per i soci prestatori
che è stata già prevista
dalla Banca d'Italia
Pagina a cura di
Adriano Melchiorri
e Gianfranco Ursino
B «Quali sono le tutele per i soci prestatori? Anche una grande
Coop può fallire»? Come ormai
puntualmente accade all'indomani della pubblicazione su
PIUS24 dell'inchiesta sullo stato
di salute delle Coop che emerge
dall'analisi dei bilanci, anche
quest'anno le mail arrivate in redazione e i commenti lasciati
sul sito internet dai lettori manifestano tutta la preoccupazione
dei soci prestatori nell'apprendere l'assenza di qualsiasi forma di garanzia sui capitali depositati nei prestiti sociali.
IL SOCIO NON INVESTE, FINANZIA
Non ci sono prestiti sociali sicuri,
perché non esistono imprese cooperative troppo grandi da non poter fallire. Dopo il 15 settembre
2008, data del fallimento della banca Lehmann Brothers, e dopo una
crisi finanziaria, due recessioni e
la crisi dei debiti sovrani, sono rimasti in pochi a credere nel "too
big to fail". Crisi dei consumi e fi-
nanza "strategica", come abbiamo
visto nello speciale di sabato scorso, stanno erodendo la solidità delle grandi cooperative di consumatori. In questo scenario è naturale
che i soci prestatori si chiedano
quali siano le garanzie di quello
che, in prevalenza, continuano a
considerare un "investimento",
piuttosto che un "finanziamento".
Ed è proprio questo l'equivoco
di fondo che non consente ai soci
di percepire i rischi che si assumono: depositando le somme sui prestiti sociali non investono i risparmi, ma finanziano, concedono credito alla Coop di cui sono soci.
L'unica garanzia è data dal patrimonio della cooperativa.
È GIÀ TUTTO SCRITTO NERO SU BIANCO
Difficile pensare che 1,2 milioni di
soci prestatori, distribuiti in nove
cooperative, possano maturare
questa consapevolezza. Sarà anche per questo che la normativa di
Banca d'Italia (istruzioni di vigilanza Titolo IX, Cap. 2, sez. V) contempla la possibilità di attivare
"schemi di garanzia dei prestiti sociali" promossi dalle associazioni
di categoria, ovvero direttamente
dalle cooperative interessate, anche nell'ambito d'iniziative di tipo consortile. Si tratta di una forma di tutela che prevede, per le
ipotesi di fallimento, liquidazione
coatta amministrativa o concordato preventivo della cooperativa, il
rimborso dei prestiti effettuati
dai soci in una misura almeno pari al 30%, ma auspicabilmente superiore. Nell'ambito di ogni schema di garanzia, poi, è necessario
che la somma dei prestiti sociali
delle cooperative aderenti (non
garantiti da soggetti vigilati) non
superi un limite pari a tre volte la
somma dei patrimoni delle cooperative medesime.
RISPARMIATORI DA TUTELARE
La disposizione, che attribuisce alle associazioni di categoria del
movimento cooperativo un ruolo
promozionale decisivo e che è rimasta sino a oggi lettera morta, ripropone, con una portata più contenuta, il modello mutualisticoconsortile dei fondi di tutela che
garantiscono ai clienti bancari il
rimborso, fino a 100 mila euro e
entro 20 giorni dal default (7 giorni secondo la proposta di nuova direttiva europea sui sistemi di garanzia dei depositi), delle somme
depositate. In entrambi i casi, infatti, la ratio sembra essere quella
di tutelare i piccoli risparmiatori
inconsapevoli, incapaci di valutare la solidità della banca o della coGARANTIRE IL SOCIO O LA COOP?
Resta aperta, per le associazioni di
categoria, in presenza di consorzi
fortemente coesi come Coop, la
scelta fra un "sistema di mutua garanzia", che protegge la singola cooperativa e ne garantisce la solvibi lità, e quello di un "sistema di garanzia dei depositi" che tutela i depositanti. Infatti se, grazie al sistema di mutua garanzia, una cooperativa non fallisce, non è necessario rimborsare i soci prestatori.
Per contro, un "sistema di garanzia dei depositi" è attivato solo in
caso di default dell'impresa cooperativa. Le soluzioni ci sono, basta
attivarle.
Coop Adriatica
in utile, ma alla
Camera di commercio
risultava il contrario
D Nel servizio pubblicato lo
scorso 19 ottobre, PIUS24 ha riportato un risultato netto di esercizio 2012 negativo per Coop
Adriatica. Si tratta di un errore:
la Cooperativa ha chiuso il 2012
con un risultato di pertinenza
del Gruppo di 18,78 milioni nel
Consolidato e di 26,59 milioni
nel bilancio d'esercizio.
L'errore è dovuto a un refuso
nel solo conto economico di uno
dei documenti di bilancio consolidato depositati alla Camera di
commercio, e utilizzati come
fonte da PIUS24. Il risultato invece è correttamente riportato sia
nello stato patrimoniale dello
stesso documento, sia in tutti gli
altri atti di bilancio depositati alla Ccia, on line sul sito della cooperativa (www.adriatica.e-coop.
it, sezione Chi siamo), negli
stampati e comunicati stampa
di bilancio. Coop Adriatica ha
già provveduto a correggere il refuso anche presso l'organismo
competente.
Ufficio stampa Coop Adriatica
Per l'inchiesta di sabato sono
stati utilizzati i dati dei bilanci
consolidati depositati e pubblicati
presso il Registro delle Imprese,
ciò proprio alfine di indicare solo
dati ufficiali. Anche il risultato
netto di pertinenza del gruppo Coop Adriatica (-2 milioni), pertanto, è stato rilevato dall'ultima riga
del conto economico depositato.
Rendiamo atto a Coop Adriatica plessivo del risultato netto aggredi aver ammesso che il dato era er- gato di pertinenza dei gruppi delle
roneamente riportato, siaper l'an- nove Coop è una perdita di 132 e
no 2012 che per il 2011, e che solo non di 153 milioni. Resta conferora ne è stata chiesta la correzio- mato tutto il resto, considerazioni
ne. Precisiamo, conseguentemen- comprese. (G.Ur.)
te.-che anche L'ammontare com-
Scarica

Libretti Coop, il solo patrimonio non basta