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13 Settembre 2014
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Storia e origini della
Consulta, il Parlamento è
L’indagine su Eni rompe
“Casta” politica italiana
incapace di trovare
il giglio magico di Renzi
Filippo Maria Battaglia
un’intesa
Alessandro Da Rold
Marco Sarti
DATAVIZ
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12/09/2014
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Storia e origini della “Casta” politica
italiana
Incompiute d’Italia
Il racconto di “Lei non sa chi ero io!” di Filippo Maria Battaglia:
alla base, gli stipendi alti
Filippo Maria Battaglia
interattiva
I tempi di attesa degli ospedali
milanesi
interattiva
BREAKING NEWS
Montecitorio/Getty Images/ANDREAS SOLARO
Ucraina: un mezzo russo attraversa il
confine
Si tratterebbe di un convoglio umanitario
che ora si troverebbe a Lugansk,
nell'Ucraina orientale. È il secondo dopo
quello di fine agosto
Itar-Tass
Pakistan: una persona uccisa
nell’esplosione di un ordigno a Quetta
una bomba è stata fatta esplodere mentre
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Argomenti: PALAZZO / PARTITI
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Parole chiave: “LEI NON SA CHI ERO IO!” / FILIPPO MARIA BATTAGLIA / CASTA
Bollati Boringhieri
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Quando è nata la “Casta” politica
italiana? Non certo con gli insulti dei
grillini o con il libro di Gian Antonio Stella
e Sergio Rizzo. La “Casta” nasce ben
prima. Così come i festini hard che fanno
scandalo sui giornali. E lo racconta bene
Filippo Maria Battaglia nel suo libro Lei
non sa chi ero io! edito da Bollati
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passava un veicolo con a bordo membri di
una forza paramilitare, nel capoluogo della
provincia del Baluchistan
Rai News
Wall Street: chiusura negativa
il Dow Jones perde lo 0,36% a 16.987,83
punti, il Nasdaq cede lo 0,53% a 4.567,60
punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno
lo 0,6% a 1.985,6 punti
Rai News
Boringhieri editore. Ecco un estratto:
Stipendi d’oro in Aula e amanti al Colle:
arriva «la casta» “Cinque milioni di lire in un anno,
venticinque per un intero mandato. A tanto ammonta il compenso dei
parlamentari nel 1963. A fare i conti nelle tasche degli eletti, alla fine
della terza legislatura, è «Il Borghese»: un onorevole incassa in un
mese quanto nove operai per partecipare a poco più di
centoquaranta sedute l’anno. Lo stipendio, in realtà, si ferma a
740mila lire ma in soccorso della busta paga arriva il «rimborso
spese». Da regolamento dovrebbe essere variabile sulla base delle
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presenze in Aula, certificate da un apposito registro, che però non è
controllato da nessuno. «Un collega comunista con un libretto in mano
– è la denuncia di un deputato dc al quotidiano «Il Tempo» – metteva
Venezia, il red carpet è di Re Al
Pacino
firme di presenza, oltre che per sé, per alcuni suoi colleghi assenti,
che avrebbero così percepito il gettone». L’inchiesta di Montecitorio
scatta subito ma si chiude con una semplice censura generica.
In questi mesi il conto corrente dell’onorevole si arricchisce poi di
nuove e imprevedibili agevolazioni: treni, navi e autostrade gratis per
sé e «per la sua famiglia, compresi i cugini lontanissimi, o dichiarati
tali»; crociere senza sborsare un lira, «e non solo in Italia»; aerei a
metà prezzo; e ancora ingressi liberi e illimitati in teatri, stadi, cinema,
Tutte le fotogallery
vernissage e musei: ormai «il parlamentare paga proprio quando non
ne può fare a meno». «Oggi come oggi – nota Montanelli – circa la
metà dei nostri parlamentari non ha altra attività che quella politica, la
quale così viene a rappresentare per essi, oltre che una vocazione,
una “sistemazione”».
Ne è una conferma l’arrivo della pensione. Introdotta nel 1959, è
Il film palindromo, dove la fine è
come l’inizio
ovviamente reversibile e prevede un assegno mensile di 50mila lire
dopo cinque anni di contributi, con l’aumento di 10mila lire per ogni
anno in più fino a un massimo di 200mila lire mensili. Il risultato? Un
ex deputato con quattro legislature alle spalle, a 60 anni incassa 2
milioni e 400mila lire l’anno. «Una scelta aberrante», commenta don
Sturzo.
Gli onorevoli fanno pure incetta di esenzioni fiscali, prestiti (i
settimanali parlano di linee di credito di centinaia di milioni, spesso
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non garantite) e mutui concessi a tassi di favore, i cui interessi sono
in buona parte pagati dallo Stato. Amaro e profetico il commento del
Ma l’inizio non è come la fine: la narrazione
segue schemi speculari ma risulta perfetta
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prete di Caltagirone: se si considera «la tendenza di dare posti di
consolazione a ministri, sottosegretari e deputati fuori uso», i nostri
parlamentari, più che a rappresentare il popolo, sembrano ormai
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Vi hanno hackerato la mail? Lo
scoprite qui
impegnati a «voler creare o consolidare una casta».
La sfilza di episodi di malcostume che a vario titolo si affastellano
nelle prime legislature del Dopoguerra non aiuta. Presi singolarmente
non hanno particolare rilievo, ma uno dietro l’altro restituiscono un
quadro non esattamente edificante degli eletti. Riguardano
democristiani, monarchici e socialdemocratici alle prese con reati
vari e quasi tutti si risolvono con un nulla di fatto.
Ampio il campionario giudiziario: truffe, fallimenti, minacce, usura,
violenza privata e persino correità in adulterio causate tra l’altro da
«morbose e innaturali tenerezze verso ex segretari particolari».
Le cronache di questi mesi regalano poi inaspettate descrizioni di
feste della Roma bene, quasi sempre trasversali, dove si ritrovano
Un sito vi permette di sapere se il vostro
indirizzo Gmail figura tra quelli hackerati di
recente
SHARE
La app che vi aiuterà a capire le
emozioni degli altri
«tutti: liberali, comunisti, preti, belle donne e brutte donne»,e
soprattutto un altro scandalo a luci rosse.
Compare sui quotidiani il 14 febbraio 1961 e riguarda la «scoperta
da parte della Polizia dei Costumi di una casa-squillo di alto rango
per “amatori” facoltosi», dove «alcune divette, indossatrici e signorine
di buona famiglia piuttosto note nei ritrovi di Via Veneto», coordinate
dall’ex parrucchiera Mary Fiore, «danno sollazzi a nomi conosciuti»,
anche della politica. Passano pochi giorni, aumentano le indiscrezioni
e le «squillo da un milione» diventano un nuovo strumento di «lotta fra
frazioni Dc». Ma le identità dei clienti non vengono fuori: i rotocalchi
che li annunciano vengono subito ricompensati per il loro silenzio.
I ricatti – scrivono i settimanali – sono ormai «l’arma segreta della vita
politica nazionale». In particolare, nota Eugenio Scalfari, il mirino è
Se non siete portati a capire la gente la
tecnologia può darvi una mano. Anche se non
è il massimo
SHARE
Il primo cartone della storia era
divertentissimo
indirizzato sui democristiani di sinistra, colpevoli «di fornicare di
giorno con il diavolo in berretto frigio, e di notte col diavolo in
gonnella».
Tra i più ghiotti di fascicoli e pettegolezzi condizionanti, il presidente
della Repubblica Giovanni Gronchi, che riceve puntuali report da
Giovanni De Lorenzo, a capo del Sifar, il servizio segreto militare.
Sotto la direzione del generale (che di lì a breve sarà protagonista di
una delle pagine più controverse della storia repubblicana, legata al
Piano Solo) vengono schedati migliaia di politici, ecclesiastici e
grand commis. Il risultato? Oltre 150mila fascicoli che quasi mai
hanno a che fare con la necessità di sicurezza (compito per il quale è
Certo, per gli standard dell’epoca doveva
essere una bomba. Ma conserva la sua
freschezza
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nato il servizio segreto) e che spesso si rivelano inattendibili. Alcuni
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sono mastodontici: «Per l’onorevole Fanfani – racconterà anni dopo il
generale Aldo Beolchini – c’erano quattro volumi, ciascuno gonfio
come un doppio dizionario».
Sui maneggi tra Quirinale e De Lorenzo con la complicità di diversi
politici si mormora durante tutto il settennato di Gronchi, ma è al
giornalista Renzo Trionfera che si devono le inchieste più dettagliate
sul Colle. La sua presidenza – scrive – è affollata «di personaggi
squalificati, di affaristi, di maneggioni del sottogoverno: uomini e
donne potentissimi», intenti a «colpi miliardari», culminati col
tentativo di «comperare voti in Parlamento e simpatie esterne» per
intercessione della mano munifica di Enrico Mattei che mette a
disposizione «un miliardo tondo» con l’obiettivo di «raddoppiare il
festoso mandato» del presidente. Gronchi si infurierà più volte per
quelle inchieste: prima minacciando l’editore Angelo Rizzoli sr, poi –
Compra la raccolta dei reportage
di Quit su Amazon e Ibs.it
dopo l’esplosione del caso nel 1967 – difendendosi in modo
impacciato in Aula.
I traffici attribuiti all’entourage del Colle sono tanti: tra i più noti, quello
legato a un francobollo, il cosiddetto «Gronchi Rosa». Il 3 marzo 1961
viene emesso dalle Poste in coincidenza di un viaggio presidenziale
in Sudamerica. Per un errore nei confini tra Perù ed Ecuador, viene
ritirato solo diverse ore dopo una limitata distribuzione. E «tanto è
bastato – denunciano i giornali – perché alcuni signori, stranamente
bene informati, abbiano fatto incetta del prezioso pezzetto di carta».
Ma le attività del settennato non si limitano qui. Il presidente, infatti,
oltre a essere goloso di dossier e maldicenze, ne è un indiscusso
protagonista. «I romani – racconterà il settimanale «Abc» – parlano
spesso della porticina che Gronchi ha fatto aprire su un lato del
Quirinale, in via dei Giardini. Si mormora che di lì passino le amicizie
femminili del Presidente, che non potrebbero introdursi per il portone
principale senza dare adito a pettegolezzi». Amicizie che costano al
Parlamento diversi provvedimenti ad personam: uno di questi sarà
ribattezzato «legge Pompadour» proprio perché «destinato a una
delle sue favorite».
PRESI DAL WEB
E intanto negli States sta nascendo un
gruppo paramilitare secessionista
Sono gli "Indomitables", usano insegne
naziste e chiedono di staccare gli stati del
Sud dal resto degli Usa
Chi ha creato l’ISIS? Per molti iraniani la
risposta è ovvia: “l’America”
Un’organizzazione made in Usa per dividere
e conquistare il medioriente, appropriarisi
dei pozzi di petrolio e mettere in difficoltà il
nemico di sempre, l’Iran
The New York Times
Scozia al voto: come cambierebbe se al
referendum vincesse il sì
Gli organi amministrativi e di governo si
troverebbero a gestire funzioni in più, al
momento nelle mani di Westminster
Scotland.gov.uk
POTRESTI ESSERTI PERSO
Ieri
Il caso più clamoroso del settennato ha però a che fare con la nomina
di un anonimo ragioniere, Torello Ciucci, «esercente di cinematografo
a Pontedera», a presidente dell’Enic, l’Ente nazionale industrie
cinematografiche. Un colosso industriale, valutato in diversi miliardi,
che in poco meno di un anno viene svuotato dei suoi beni e venduto a
un prezzo irrisorio.
Viaggio a Seborga
Laura Antonella Carli, fotografie
di Patrick Giacomelli
Non avrai altro Dio all’infuori di Google
Fabrizio Marino
La manovra non passa inosservata: è la rivista di spettacolo
d’oro», si «è installato in un appartamento sfarzoso» a Roma,
insieme alla moglie, «signora Dilva, intima del Quirinale»,31 che
segue il presidente in più di una trasferta. La vicenda arriva in Aula,
ma come da copione avrà esiti impalpabili.
Il film palindromo, dove la fine è come
l’inizio
Ultima settimana
Ultimo mese
PIU` COMMENTATI
Ieri
L’ultimo scorcio della legislatura regala però anche un’inaspettata
condanna lampo. È quella di Ebe Roisecco, un’intraprendente donna
d’affari assai vicina agli ambienti Dc. «Accusata di una lunga serie di
truffe (nove in tutto)», nei primi anni del Dopoguerra è dedita alle
importazioni di prodotti (e soprattutto al traffico delle necessarie
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Viaggio a Seborga
Laura Antonella Carli, fotografie
di Patrick Giacomelli
Così la tecnologia migliora i sistemi di
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Gronchi, a cui si chiede di sollecitare un’indagine. Intanto alcuni
periodici informano che Torello Ciucci, ribattezzato «il ragioniere tutto
Codice abbonamento:
«Intermezzo» a scrivere una lettera aperta indirizzata allo stesso
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licenze), fino a quando non viene incastrata per colpa di un assegno
falso, e, dopo la condanna in primo grado a dieci anni e otto mesi,
decide di parlare.
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sorveglianza
Non avrai altro Dio all’infuori di Google
Fabrizio Marino
In un lungo memoriale, pubblicato il 3 marzo 1960, tira in ballo i nomi
di democristiani e socialdemocratici, parla «di una fitta rete di
amicizie» e ammette di aver fatto «guadagnare laute provvigioni ai
partiti, soprattutto a quello saragattiano» (leggi Psdi). La confessione
imbarazza la maggioranza ma non la scalfisce. Nessuna indagine
Ultima settimana
Ultimo mese
Sempre
suppletiva: l’unico effetto che sortisce è quello di far accelerare
sensibilmente il processo, che resta a carico della sola Roisecco.
La sentenza d’Appello arriva il 13 luglio, tre mesi dopo il primo grado.
Passano appena cinque giorni e arrivano le motivazioni. L’8 agosto
scadono i termini per il ricorso e il 10 settembre si è già in
Cassazione. Ai magistrati basta poco più di un quarto d’ora «per
chiudere il caso e le polemiche» e soprattutto il rischio di
prescrizione, che sarebbe scattata 12 ore dopo. Una celerità
improvvisa e inusuale, notata da diversi quotidiani: «Sulla “signora
mezzomiliardo” si chiudono le porte del carcere, che rappresentano
sempre una forma di validissima censura».
I maneggi di Ebe Roisecco non sono isolati. Il traffico delle licenze e
delle importazioni, in questi anni, è fiorente e frequentatissimo. Non è
un caso che di qui nasca l’ultimo affaire che precede l’insediamento
del primo governo di centrosinistra. Riguarda l’Azienda del
monopolio delle banane, un’eredità del fascismo nata per garantire
che si consumino solo frutti tropicali prodotti «nei territori dell’Impero»
e sopravvissuto al regime grazie a una giustificazione formale: la
tutela italiana sulla Somalia. Tocca al ministro delle Finanze, il dc
Trabucchi, regolare l’indizione delle aste per i grossisti che aspirano
alla concessione. «Lo schema – nota Livio Zanetti – è evidente: da
una parte ci sono gli ex gerarchi della Somalia che devono continuare
a coltivare le loro banane senza preoccuparsi di migliorarne la
produzione perché tanto lo smercio è garantito; dall’altra gli armatori
che hanno diritto al loro nolo assicurato; più in là ancora i grossisti,
che non rinunciano a prelevare la loro taglia sul consumatore. E in
mezzo, a regolare il buon funzionamento del meccanismo, i funzionari
del monopolio».
A una di quelle aste, sulla carta segreta, i vecchi concessionari
azzeccano al centesimo il canone minimo nelle zone in cui non ci
sono concorrenti e il canone massimo dove hanno rivali. I
contendenti, rimasti a bocca asciutta, fiutano la magagna e, complice
una minuta di verbale dove risulta che i grossisti avrebbero pagato
decine di milioni per conoscere in anticipo le cifre, decidono di
informare con un telegramma il premier Fanfani.
influenti personalità Dc perché venissero ammessi all’asta ed
informati dei prezzi minimi e massimi alcuni concessionari di
Bologna, Palermo, Verona e Brescia». Il ministro dc e il suo
entourage, racconta Avveduti, sono tra i più attivi a chiedere e a
sollecitare indicazioni. Eppure vengono appena sfiorati dalle indagini
e se la cavano. Almeno per ora.
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Franco Bartoli Avveduti, ex segretario di Trabucchi, finisce in manette,
rinviato a giudizio insieme ad altre 124 persone. In tribunale, mostra
diverse lettere e dice di aver ricevuto «segnalazioni scritte e orali di
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L’asta è annullata, il presidente dell’Azienda monopolio banane
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Passano meno di due anni e con l’inizio della nuova legislatura,
Trabucchi, che nel frattempo non è più nel governo, si ritrova coinvolto
in un altro scandalo, sempre riferito allo stesso periodo.
È accusato di un’altra irregolarità risalente a quando era al dicastero:
«Avere abusivamente concesso licenze di importazione di tabacco
messicano a due società private e di averne ricavato grossi utili» a
favore della Democrazia cristiana. L’ex ministro – difeso da un
giovane deputato sardo, Francesco Cossiga – respinge tutti gli
addebiti. Stavolta, però, non basta: non c’è tempo per nessuna
commissione di inchiesta. Il Parlamento, con la nuova maggioranza
allargata ai socialisti, si riunisce in seduta comune per decidere sulla
messa in stato d’accusa davanti alla Corte Costituzionale, a cui tocca
decidere sui reati ministeriali.
La Dc si ritrova isolata e finisce in minoranza: 461 voti a favore della
richiesta contro 440. Ma Trabucchi per meno di 20 voti la scampa
grazie a un regolamento che «in barba alla Costituzione» – nota
Alessandro Galante Garrone su «La Stampa» – «ha imposto una
maggioranza speciale anche per la messa in stato d’accusa dei
ministri» e non solo per il presidente della Repubblica.
Alla Camera succede il finimondo: comunisti, socialisti e repubblicani
si indignano, volano insulti e «infamanti accuse». Il giorno dopo, però,
l’aria si fa più serena, quantomeno nella maggioranza. Il caso è
chiuso, dice «L’Avanti», «c’è solo da augurarsi che l’opinione
pubblica non rimanga scossa sino alla sfiducia». Alle accuse rivolte a
ministri e parlamentari, il presidente del Consiglio Aldo Moro
replicherà deciso: «La nostra classe politica è profondamente
onesta. La fibra è buona e non merita la sfiducia del Paese».
È il 24 ottobre 1965. Da quasi due anni il Psi è entrato nella «stanza
dei bottoni». Dopo una lunga gestazione, l’apertura a sinistra è
diventata cronaca politica. Ma nonostante le rassicurazioni di Moro e
dei suoi alleati, il caso Trabucchi non sarà l’ultimo colpo di coda di
una stagione ormai archiviata. Al contrario. L’ingresso dei socialisti
nel governo, più che a coincidere con un cambio di rotta, finirà col
dare stabilità a un sistema ormai già collaudato, perfezionandone i
tic, puntellandone i vizi e ampliando il senso di privilegio e impunità.”
Parole chiave: “LEI NON SA CHI ERO IO!” / FILIPPO MARIA BATTAGLIA / CASTA
Argomenti: PALAZZO / PARTITI
«Lei non sa di chi sono Bondi taglia, il nostro
voleva rubare voti alla
Lega Paolo Stefanini
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