Le migrazioni nella preistoria e nella storia e il popolamento del continente americano (") L'A. esamina anzitutto l'influenza che l'alternarsi delle glaciazioni e degli inierglaciali ha esercitato sulla formazione e la diffusione'! della specie umana. In base ai caratteri del piede e della dentatura che la contraddistinguono, egli riesce a individuare i due princpali centri deìl'ominasione nel sud-est dell'Asia e nel Golfo Persico. Ad essi corrispondono i due tipi fondamentali della cultura primitiva: quello dei raccoglitori e quello dei cacciatori, che si sono poi fusi, dando origine e sviluppo ·alla civiltà. I glaciali corrispondono a periodi di isolamento delle stirpi umane e gli interglaciali a periodi di .commistione, ma negli uni e negli altri, sia pure in diverse dire... zioni e con diversa estensione, sì attuano, sotto lo stimolo delle variazioni climatiche, le migrazioni che dall'Asia· diffondono la specie umana sugli altri continenti. Passano alla testa della civiltà paesi come l'Egitto, la Mesopotamia e l'Europa in cui confluiscono stirpi di diversa costituzione e cultura. Restano arretrate l'America e l'Oceania, acui per via di terra avevano accesso solo stirpi primitive provenienti dalle zone sottosviluppate dell'Asia. Successivamente approdano per via di mare al continente americano stirpi più evolute di vari continenti: africane, asiatiche, polinesiane, europee (Celti e V ichinghi). L'A. si sofferma in particolare a mettere in luce l'importanza che, dal punto di vista culturale, ha avuto l'immigrazione irlandese con propaggini che si sono estese alla Polinesia. La civiltà dell'America, derivante dall'apporto di codeste varie stirpi non bene amalgamate, rimase però squilibrata. Come l'Oceania così l'America, restò aperta, senza valida resistenza, alle immigrazioni di massa e alla cultura dei bianchi, che dovevano svilupparvisi al punto da superare anche i fastigi della madre patria. L'A. termina domandandosi: a chi il Vanto di avere scoperto l'America'? conferenza che ho tenuto giorni fa (l), ho spiegato come sorta durante un periodo rivoluzionario, che di anni, della storia del nostro pianeta. Alle tale periodo rispondevano organismi dotati è la ragione, rapidamente adattabili Nella specie umana certamente particolarmente sviluppato. Nel milione di anni, dac('O) Conferenza tenuta alla Università di Caracas il 23 settembre 1960. (l) Questa conferenza è stata pubblicata nel fascicolo di giugno della nostra Rivista (N.d.R.). Corrado Gini Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. chè la specie umana è sorta, vi sono state però diverse fasi e la conoscenza di esse è indispensabile per potersi rendere conto della distribuzione delle varie razze umane, avvenuta in seguito alle migrazioni e alle conseguenti colonizzazioni. Oggi mi occuperò precisamente di questo tema. Nel corso di detto milione di anni, si sono avute cinque fasi glaciali inframezzate da quattro intervalli detti interglaciali. Durante le fasi glaciali, le precipitazioni atmosferiche crescono enormemente e si abbassa la temperatura, cosicchè buona parte dell'acqua viene condensata in ghiaccio che si accumula sulle calotte polari, le quali si estendono e si inspessiscono, comprimendo i terreni sottostanti. Si calcola che in Isvezia, durante l'ultima glaciazione, si sia avuto un abbassamento del livello della terra che ha raggiunto 284 metri; abbassamento da cui tutt'ora, a distanza di decine cl! migliaia di anni, il paese sta sollevandosi. Nello stesso tempo, i ghiacciai, sia dell'America che dell'Europa, erano notevolmente aumentati. Il ghiacciaio del polo nord copriva quasi tutta !'Inghilterra e si stendeva sulla Germania fino a metà del territorio attuale. Mentre questo avveniva ai poli, all'equatore le terre emergevano per un doppio ordine di fattori. Da una parte, perchè l'acqua, che si condensava nei ghiacciai, veniva sottratta al mare; d'altra parte, perchè le calotte polari, comprimendo la terra, davano al nostro pianeta una configurazione più schiacciata di quella che esso aveva anteriormente. Per questo, si calcola che all'equatore o nelle sue prossimità il mare fosse più basso di circa 300 metri rispetto al livello attuale. Si può dire che effettivamente doveva essere più basso di circa 300 metri in prossimità delle isole Andamane che costituiscono un piccolo arcipelago situato nell'Oceano Indiano tra l'India e l'Indocina. Il braccio di mare, che separa le isole Andamane dall'Indocina, oggi è profondo quasi 300 metri. Ma, quando gli andamanesi, un popolo pigmeo molto primitivo, sono entrati in quel territorio, essendo sforniti di ogni mezzo di navigazione, hanno dovuto forzatamente attraversare a piedi questo tratto, che, per questa ragione, anzichè un braccio di mare, doveva essere un istmo. Non è solo nelle isole Andamane che ciò si è verificato. Per esempio, in quel tempo, la Tasmania era unita all'Australia e l'Australia alla Nuova Guinea; lo stretto di Bering non esisteva e un largo istmo univa l'Asia all'America; similmente non esisteva lo stretto di Bab-el-Mandeb, ma un istmo tra questo e l'attuale isola Harnìsh, attraverso il quale si passava dall'Arabia all'Etiopia. Vi erano poi vaste zone che oggi formano bassifondi marini, mentre allora erano costituiti da terraferma, come ad esempio il Golfo Persico, che ora divide ed allora univa I'Iran all'Arabia. Questo era il caso anche dell'alto Adriatico: l'Italia e la Jugoslavia allora formavano un tutto continuo. Può darsi che da ciò dipenda in parte la rassomiglianza che, dal punto di vista etnico e antropologico, si riscontra tutt'ora tra le popolazioni delle coste orientali dell'Italia e quelle della penisola Illirica. Ha grande importanza il fatto che tutta quella regione compresa fra l'Indocìna, l'isola di Giava e le Filippine, includendo Sumatra e Borneo, era praticamente asciutta. Vedremo più innanzi la portata di questo fatto. D'altra parte, le distanze odierne tra le isole e le vicine penisole, un tempo erano molto più ridotte di quanto non lo siano ora. Così, per esempio, tra la Sicilia e la Tunisia la distanza era molto minore dell'attuale. Similmente, le grandi isole della Sonda formavano tutta una penisola e tra esse e le piccole, come tra Celebes, le Filippine, le Molucche e la Nuova Guinea, i tratti di mare dovevano essere più limitati di quanto risultino ai tempi nostri. Tutto questo ha molta importanza; se non se ne tiene conto, non si può capire la distribuzione nè delle specie animali, nè delle razze umane. Per esempio, tutta l'Africa, al di sotto del deserto di Sahara, è stata popolata da specie che sono affini a specie indiane. Questo si può spiegare solamente col fatto che lo stretto di Bab-elMandeb un tempo non esisteva; c'era invece, come dicevamo, un istmo attraverso il quale sono passate queste specie animali. E solo così si spiega come la più antica civiltà dell'Egitto non sia stata nel Bas:o ma nell'Alto Egitto, vicino all'Etiopia. Donde sono potute venire queste genti relativamente civilizzate? Venivano verosimilmente dall'Afghanistan o dal Turkestan, forse i centri più antichi della civiltà, attraversando quello che è oggi il Golfo Persico allora asciutto, e l'Arabia, che in quel tempo non era deserta, m;' abbasta~za densamente popolata, ed infine l'odierno Mar Rosso, sul quale SI stendeva, COme si è detto, un istmo. Il fatto più notevole è che l'eno.rme trat~o ~i terreno tra le isole dell'Indonesia, le Filippine e il cont:n~nte asìatìeo, oggi coperto dal mare, era un tempo terraferma. Ed e mteressante sapere che vi sono molti indizi i quali suggerìSCO?O ?ome quello sia stato uno dei centri più importanti della ommazione. 1392 1393 . In quella zona, effettivamente, sono rappresentate tutte le antiche stirpi umane. Voi conoscete la scoperta del pitecantropo: vale Corrado Gini Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. la pena di ricordarla, perchè rivendica anche alle scienze biologiche quell'esattezza che i cultori delle scienze fisiche ritengono prerogativa delle loro discipline. E' vantato invero come un successo straordinario dell'astronomia il fatto che, studiando la traiettoria di Urano, furono trovate alcune irregolarità, la cui causa fu attribuita teoricamente ad un nuovo pianeta: e infatti un astronomo, avendo puntato il cannocchiale dove era stata prevista la posizione del nuovo pianeta, lo vide; e fu il pianeta Nettuno. Qualche cosa di simile, in un campo pure tanto più difficile, si è avverato per la specie umana. Un biologo fortemente darwinista aveva previsto che ci doveva essere un anello di congiunzione o, direi meglio, una forma di passaggio tra l'uomo e la scimmia, ed aveva pensato che dovesse ricercarsi presso a poco nell'Insulindia. Un giovane medico olandese, il dotto Dubois, è partito, ha scavato ed ha trovato il Pitecantropo, precisamente nell'Insulindia. Questo è un successo che può benissimo stare al paro del successo delle scienze astronomiche, dove il cannocchiale ha scoperto il pianeta preconizzato precisamente nella località che era stata indicata dalla teoria. A Giava sono stati scavati, non solo dal Dubois, ma anche da altri antropologi, numerosi esemplari di pitecantropi e anche di varie altre stirpi umane o subumane primitive, qualcunaanzi, come il megantropo, forse più primitiva del pitecantropo; nella penisola di Malacca e nelle Filippine, come nelle isole Andamane, ci sono tutt'ora pigmei; nella Cina meridionale, furono trovati resti di un bipede gigantesco che prima era stato chiamato gigantropo e che oggi si crede sia invece da classificarsi tra le scimmie e si chiama gigantopiteco. Ora, è una norma bene stabilita, nell'identificazione della origine delle specie, sia animali che vegetali, che là dove ci sono molte forme svariate è da ricercarsi l'origine delle nuove specie, e ciò accade precisamente, nella regione anzidetta, per la specie umana. Questa ipotesi è confermata da molteplici altre circostanze. Prima di tutto: quali sono le caratteristiche essenziali della specie umana ? Noi uomini abbiamo forse un'idea esagerata della superiorità della nostra specie e l'attribuiamo allo sviluppo del cervello. Questo' è vero fino ad un certo punto. Dal punto di vista della massa cerebrale, l'uomo non è certo l'animale dal cervello più voluminoso. L'elefante e la balena, hanno una massa cerebrale notevolmente superiore a quella umana. Ma questi - si dirà - sono animali più' grossi. Però ci sono delle scimmie, come, precisamente in America, la scimmia ragno e la scimmia cappuccina, che hanno, in proporzione del corpo, una dimensione del cervello tre volte superiore alla dimensione del cervello umano. E il delfino avrebbe, in. proporzione al corpo, un cervello una volta e mezzo più voluminoso dell'umano. Dunque, allo sviluppo del cervello, si deve sì attribuire importanza, ma non un'importanza decisiva per la formazione della specie umana. L'attenzione degli antropologi si è soffermata soprattutto su alcune altre parti del corpo umano, quali il piede (e conseguentemente la stazione eretta), e la dentatura. Se noi consideriamo il piede umano, così come è conformato . e come viene usato per muovere i passi sul terreno solido, possiamo constatare come sia veramente tutt'altro che rispondente allo scopo. Per camminare, noi dobbiamo sollevare il calcagno e la pianta di un piede, poi, quando, poggiando solo sulle dita, siamo sul punto di perdere l'equilibrio, dobbiamo avanzare il piede, facendo un passo innanzi, e quindi far entrare in azione l'altro piede con analoghi procedimenti. Per evitare questi complessi movimenti del piede, bisognerebbe camminare a dondoloni, spostando i piedi lateralmente. Ed effettivamente alcuni uomini adottano questo sistema, altri usano un sistema misto. Questi sistemi non sono comuni a nessun altro mammifero. I mammiferi corridori poggiano il piede su due dita; sono gli artiodattili, come per esempio i camosci, le capre, i buoi; oppure addirittura su un dito solo, come il cavallo e gli altri equini, e sono i perissodattili. Vi sono sì dei plantigradi, come gli orsi, ma, a differenza degli uomini, sono quadrupedi: quando si drizzano su due piedi a mala pena fanno qualche passo. La donna cerca di imitare il più possibile i mammiferi corridori. camminando quanto più può, grazie ai tacchi alti, sulla punta dei piedi, perchè questo sistema risparmia in parte il meccanismo del piede. D'altra parte, se voi seguite un altro sistema, come io ho provato, appoggiandovi sui talloni, vedete che camminate sensibilmente più presto. lo ho fatto il conto che si può risparmiare circa un quinto del tempo. E' dunque bene stabilito che il modo con cui lo uomo ora cammina è assolutamente inadatto all'ambiente in cui generalmente vive. Bisogna quindi dire che la specie umana abbia formato il piede che la caratterizza in un ambiente diverso dal suolo solido su cui oggi abitualmente cammina. E dove può averlo formato? Osservate altri animali che, come molti uomini, camminano 1394 1395 1396 Corrado Gini a dondoloni. E' il caso delle anitre. Perchè camminano a quel modo? Perchè è un sistema adatto per i terreni umidi. Precisamente là deve essere sorto il modo di camminare dell'uomo; egli .deve aver camminato, come oggi camminano i palmipedi, in siti molli. Gli anatomici avevano osservato da tempo che la muscolatura e la conformazione delle ossa delle gambe non corrispondono allo sforzo che l'uomo deve' fare attualmente, camminando sul terreno piano. Ne avevano quindi dedotto che egli doveva aver fatto uno sforzo maggiore e avevano avanzato quindi I'ìpotesi che l'uomo si fosse formato in montagna; ma questo non può essere vero perché, se il nostro piede è poco adatto per la pianura, è ancora meno adatto per la montagna. Infatti noi sappiamo che, quando andiamo in montagna e vogliamo scendere per una discesa ripida, dobbiamo invece puntare i talloni eliminando tutta la funzione della palma. E, quando siamo stanchi di fare una salita, un mezzo per riposarci è quello di camminare all'indietro perché proprio allora la pianta non dà più noia. Se, dunque, la pianta del piede costituisce un inconveniente per camminare sul piano, lo è ancora di più in montagna. Da tutto ciò deriva come logica conseguenza, che nè in montagna, nè in pianura, sul terreno solido si deve essere formato il piede dell'uomo, ma piuttosto sul terreno molle. L'uomo doveva precisamente camminare sulla spiaggia del mare. Ivi si sono verificate le condizioni adatte nel periodo della sua formazione. Prima dei glaciali, nel terziario, su tutta la regione costiera si stendeva una densa foresta ed è là che vivevano gli animali dai quali sono derivati da una parte i primati e dall'altra gli uomini. Quando è sopravvenuto il periodo glaciale, allora si è verificato il distacco tra la selva, che prima confinava con il mare, e il mare, che si è venuto ritirando; allora questi animali hanno dovuto scegliere tra la terra e il mare. Quelli che hanno scelto la terra sono rimasti' arboricoli e sono gli attuali primati. Quelli che hanno scelto il mare e, seguendolo, sono vissuti sulla parte molle della battigia, si sono formati il piede nel modo più adatto ai luoghi in cui dovevano vivere e hanno adottato la stazione eretta. Perchè hanno adottato la stazione eretta? Per evitare di insudiciarsi anche le mani nella fanghiglia. Questa non è una ipotesi gratuita; effettivamente, si è provato a far camminare lo scimpanzè nella neve e si è riscontrato che esso si alza sui due piedi. Similmente, quando il terreno è coperto di neve, cammina spesso sui posteriori il Lyssodes (Macaca) thibetanus: ciò per evitare appunto di affondare le mani nella neve. Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 1397 Si capisce dunque come, trovandosi a vivere sulla terra resa molle dal continuo contatto col mare, l'uomo abbia adottato la posizione eretta e, nello stesso tempo, abbia trovato conveniente camminare un po' come oggi, sopra il terreno umido, camminano le anitre. Ciò spiega anche come la specie umana abbia potuto oltrepassare i primi periodi, apparentemente più difficili, della sua evoluzione, pur essendo completamente inerme. Come faceva a sottrarsi in tali condizioni di inferiorità fisica alle aggressioni dei grossi mammiferi che frequentavano la foresta tropicale? Gli è che essa veniva naturalmente protetta dallo spazio di terreno umido e molle in cui viveva e in cui i grossi mammiferi non potevano avventurarsi. Questa spiegazione si accorda con la seconda caratteristica dell'uomo: la dentatura. Gli animali anteriori all'uomo erano, COme sono le scimmie, vegetariani. Avevano però dei canini molto sviluppati. In seguito l'uomo è diventato onnivoro. In generale gli animali carnivori hanno dei canini molto più sviluppati degli animali erbivori. L'uomo invece, anzichè sviluppare i suoi canini diventando parzialmente carnivoro, li ha ridotti. Ciò significa che egli si nutriva di cibi molli : precisamente, vivendo in riva al mare, di molluschi. La specie umana è sorta dunque nel primo glaciale, quando il mare ha abbandonato la foresta e ha lasciato un largo spazio per la vita dell'umanità, nutrendosi di molluschi, protetta dalle offese dei grossi mammiferi dalla stessa conformazione del terreno. Riprova di questa tesi è che tra i più antichi strumenti adoperati dall'uomo sono le conchiglie. Un tempo si credeva che ii primo stadio evolutivo dell'umanità fosse stato da per tutto lo stadio della pietra perchè le pietre si sono conservate, mentre il legno si è marcito e le conchiglie sono andate in frantumi. Ma oggi, se si studia bene l'evoluzione di certi strumenti primitivi, caratteristici del sud-est asiatico, si trova che la loro prima forma era quella di una conchiglia. Precisamente Con una conchiglia, tenuta nel cavo della mano, si recidevano i gambi dei cereali selvatici, di cui i popoli raccoglitori si nutrivano. E questi strumenti fatti di conchiglia si riscontrano ancor oggi, si riscontravano fino a ieri, nella zona che va dalla Insulindìa alle Filippine e all'Indocina. Per essere esatti, si riscontravano in popolazioni che vivono alla periferia della zona in questione o, comunque, isolate perchè tutte le innovazioni hanno un centro di diffusione dove sorgono ed evolvono, mentre le forme primitive sopravvivono nelle zone periferiche ed appartate. Effet- 1398 Corrado Gini tivamente, le forme originarie più semplici di questi strumenti non si trovano a Giava, o a Celebes, dove se ne incontrano invece di più evolute, con ornarnentazìoni, con un manico da impugnare per afferrare solidamente lo strumento, ma nell'Indocina, a Sumatra e nelle popolazioni più isolate di Borneo. Concludendo, possiamo ritenere come estremamente probabile che la specie umana si sia formata in questa zona, durante il primo glaciale, o che qui sia stato almeno uno dei maggiori centri delI'ominazione, perchè, in dipendenza del bassofondo, c'era largo spazio vitale. Una lingua più o meno ampia di spiaggia, lasciata libera dal mare che si ritirava, si riscontrava però in tutta la zona costiera dell'Asia fino all'Arabia. Il Golfo Persico in particolare, durante i glaciali, era tutto emerso dall'acqua ed anch'esso può essere stato uno dei luoghi in cui la specie umana si è evoluta stabilmente. In effetti, due centri antichi di popolamento e di civilizzazione sono stati la parte meridionale della Indocina e I'Indonesia e la parte meridionale della Mesopotamìa, precisamente in corrispondenza delle due . zone nelle quali il ritiro del mare ha avuto maggiore portata. Formata così, nel primo glaciale, la specie umana, con caratteri uniformi, che si conservano anche oggi nei loro tratti fondamentali, è sopravvenuto l'interglaciale. Ciò significa che le zone in cui l'uomo si era formato sono state invase dalle acque e l'uomo è stato rigettato su quella che era la antica terraferma, forse anche più in là di quello che era stato l'abitato dei preominidi prima della costituzione della specie umana. Ma se, durante il glaciale, le condizioni di vita sulla sponda del mare erano uniformi dalle Filippine all'Arabia (la latitudine è press'a poco eguale) per tutta la specie umana, al contrario, quando gli uomini sono stati respinti sulla antica terraferma, hanno trovato condizioni diversissime. Da una parte, nell'Indonesia e nell'Asia meridionale hanno trovato pianure fertili di vegetali, là dove oggi ancora fiorisce l'agricoltura individuale,con la zappa, senza strumenti complicati, senza animali. E' stata codesta la sede dei popoli raccoglitori che mietevano i cereali selvatici mediante il semplicissimo strumento, di cui ho parlato, che serviva a reciderne i gambi. Essi adoravano la madre terra che dava loro tutti i prodotti e avevano abitudini corrispondenti a quelle che hanno i popoli raccoglitori attuali. L'altro gruppo di ominidì che si era formato nel Golfo Persico venne invece rigettato sopra i terreni pietrosi e sassosi della r-et-sta e delle montagne al sud del Caucaso. Si sono serviti come armi Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 1399 ciottoli che loro offriva la natura; li hanno scheggiati un poco, hanno fatto loro una punta, costruendo così quella che si chiama l'amigdala, che non è uno strumento da taglio, ma da percussione e da perforazione. Questi popoli erano cacciatori e la loro arma era adatta alla loro occupazione fondamentale. Sono sorti così due tipi di civiltà: l'una, detta « musteriana ». consistente in semplici schegge adatte al taglio dei cereali, che hanno sostituito le conchiglie nello strumento primitivo dei raccoglitori; l'altra, detta « chelleana », caratterizzata da amigdali, che si sono poi differenziate dando luogo agli strumenti più vari. La zona dell'amigdala comprende l'Europa, l'Africa e, nell'Asia, si estende su l'Anatolia, la Mesopotamia, la Persia e la parte inferiore dell'India. Essa non è invece penetrata nell'Indonesia e nell'Insulìndia, dove tuttora si usano gli strumenti di cui abbiamo parlato per la raccolta dei cereali. Finchè queste due civiltà si sono sviluppate separatamente, non sì sono avutì grandì progressi. Ma, quando i cacciatori sono venuti a contatto con i raccoglitori, anzitutto ne hanno assimilato gli strumenti da taglio che hanno usato per la caccia, ricavandone armi molto più efficienti, e per la rappresentazione sulle roccie delle scene della loro vita. D'altra parte i cacciatori hanno dato ai raccoglitori i mezzi per lavorare la terra, come per es. il bastone per seminare, l'aratro e la zappa. Era considerato un sacrilegio per gli adoratori della dea terra sventrare il seno della madre ed effettivamente, ogni anno, prima della semina, essi facevano sacrifici per placarla. E ciò si ripeteva ogni qual volta essi costruivano un ponte, o innalzavano un fabbricato. In un secondo tempo, i cacciatori, abituati ad una molto più intensa lotta per la vita, hanno dominato i raccoglitori, conferendo alla loro società un maggiore dinamismo. Ha avuto inizio allora il grande slancio dell'epoca neolitica, in cui gli strumenti sono stati applicati all'agricoltura che ha moltiplicato i mezzi di sussistenza e conseguenternente la popolazione. Nè è sorta la pressione e la espansione demografica. E come si sono svolte le migrazioni che hanno seguito a questo sviluppo della popolazione? Durante i periodi glaciali, quegli uomini, che negli interglaciali erano stati rigettati oltre le coste dell'Asia, si trovavano divisi in sacche. Una grande sacca era costituita dall'India e dalla Persia, un'altra dalla Cina orientale, una terza dalla Mesopo- 1400 Corrado Gini Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. tamia e dal Caucaso e infine due sacche erano costituite nel nord: una nel nord-est e una nel nord-ovest dell'Asia. Durante i periodi glaciali ognuna di queste sacche rimaneva praticamente isolata e in ognuna di esse si andava sviluppando una particolare forma di civiltà. La scuola storico-culturale ha messo in luce, senza però vederne bene l'origine, le diversità nella formazione culturale delle popolazioni che vivevano in ognuna di queste sacche. E queste culture si erano sviluppate indipendentemente l'una dall'altra con tratti caratteristici che non sempre erano legati tra loro logicamente, anche se di solito si sono mutuamente adattati. Durante i glaciali, le popolazioni della Cina e dell'India potevano emigrare ad est o ad ovest lungo la battigia e anche al sud dove c'era continuità di territorio asciutto e anche dove, pur non essendoci tale continuità, le distanze da attraversare per mare erano piccole e potevano prestarsi al passaggio per mezzo di zattere. A quel tempo, infatti, l'uomo non aveva ancora inventato le imbarcazioni e si serviva solo di zattere, che non sono adatte per affrontare il mare sconfinato. Per questo motivo, l'uomo si avventurava in mare solo quando vedeva di fronte a sè un approdo sicuro, come per es. nel caso del Marocco che ha la Spagna di fronte a sè, oppure della Tunisia che aveva di fronte la Sicilia. Per questo gli uomini hanno potuto popolare, durante i l>"'~""U, l'Australia e la Tasmania nel sud-est, mentre dall'India e dalla r-er-sra potevano passare, attraverso il Golfo Persico e !'istmo del Rosso, in Africa. Si trattava, dunque, di popolazioni meridionali, quindi vamente evolute, perchè la civiltà aveva avuto origine tropicale ed equatoriale. A differenza di esse, le popolazioni passate al nord durante gli interglaciali, vivevano in condizioni particolarmente infelici; queste, attraversando l'istmo di Bering, hanno lato l'America. Durante i periodi interglacìali poi avveniva che le barriere dividevano le sacche si scioglievano ed aveva luogo la mescolanza delle varie stirpi. Alcuni paesi sono stati da queste mescolanze. Uno di essi è l'Egitto. Abbiamo rante il glaciale, una corrente vi arrivava dalla sacca m,'ridi()J:1!II~ dell'Asia. Durante gli interglaciali, che più caldi, le popolazioni del nord scendevano verso di esse è venuta a popolare il basso Egitto. Si sono così avuti due regni: dell'Alto e del Basso Egitto, che poi si sono fusi in uno solo ed hanno dato luogo alla civiltà egiziana, che, nell'isolamento della valle del Nilo, ha durato per migliaia di anni. Più favorite da un certo punto di vista, ma meno da un altro, sono state le popolazioni della Mesopotamìa che, in parte, erano formate dai residenti e, durante i glaciali, dagli immigranti dall'India e dalla Persia, mentre, durante gli interglaciali, ricevevano le immigrazioni provenienti dal nord. Anche questo è stato un centro, forse il più antico, di civilizzazione dell'umanità. Quando poi, mercè i progrediti mezzi di comunicazione, le migrazioni si sono estese, gli uomini si sono avventurati in viaggi più lunghi. In Europa, arrivarono allora le correnti dalle popolazioni artiche e le correnti dalle popolazioni meridionali. Anche qua, quindi, si è avuta la fusione di due correnti, la nordica e la meridionale, e noi ne vediamo ancora le tracce nei nostri vestiti. Gli uomini, infatti, vestono ancora il costume artico e le donne il costume meridionale. Nelle popolazioni artiche, maschi e femmine portano tutti i pantaloni; così gli Eschimesi, i Samoiedi, gli Ainu. Quando le donne eschìmesi intesero che le europee portano le gonne: « Poverette» - esclamarono - « devono avere un freddo terribile », Non sarebbe invero sopportabile il clima artico, se non si avessero i pantaloni. Invece al sud, e già in molte zone del bacino del Mediterraneo, i pantaloni non erano usati nè dalle femmine nè dai maschi; si adoperava la toga, il barracano o simili indumenti. Le popolazioni nordiche conquistatrici erano costituite prevalentemente da uomini che sopprimevano o riducevano in schiavitù i maschi dei vinti e lasciavano vivere le donne, di cui si impadronivano. Quindi si capisce come le donne abbiano mantenuto il costume meridionale e gli uomini il costume settentrionale. E si capisce anche un'altra circostanza, che è caratteristica dell'occidente. Noi forse non ce ne accorgiamo, ma effettivamente da noi il padrone nominale è l'uomo, ma la donna conserva non solo un potere grande nella famiglia, ma anche un potere morale che le viene dal fatto di essere la depositaria delle buone maniere e dei costumi tradizionali; è lei che insegna al marito e ai figli come ci si deve comportare in società. Questo avviene perchè le popolazioni del nord, che scendevano in Europa, erano più arretrate delle popolazioni del sud che sottomettevano; e ciò, non solo nella preistoria, ma anche dopo, durante le invasioni barbariche. Quindi in Europa (e in America, in quanto la civiltà americana è una propaggine di quella europea) si 1401 1402 Corrado Gini è avuto questo fenomeno, che non è affatto un fenomeno generale, per cui la donna è dominata legalmente dall'uomo, ma viceversa di. fatto lo domina. Ciò non avviene, per esempio, in Asia, nè in Africa. In Asia, in particolare nel Giappone, e in Africa le popolazioni dei conquistatori erano superiori, non solo dal punto di vista fisico e militare, ma anche dal punto di vista della civilizzazione. E quindi la donna, in Giappone, che è pure un paese da molti punti di vista civilissimo, ed in Africa, è trattata assai peggio che in Europa. In Europa stessa, le condizioni della donna sono diverse nei paesi nordici. Non avendo questi subito invasioni da parte di popoli più arre. trati, i due sessi sono trattati alla pari, senza i riguardi, in alcuni campi, e le limitazioni, in altri, di cui, negli altri paesi d'Europa, le donne sono state fatte oggetto. Quella cavalleria, che da noi esi. ste, per cui la donna, facendo mostra di essere inferiore, viceversa nel fatto è privilegiata, non esiste in buona parte del mondo. E' possibile che una parte dei primi ominidi, passati durante il primo o il secondo interglaciale dalle zone meridionali alle artiche, siano stati quivi sorpresi dal glaciale successivo e, nella lunga permanenza, vi abbiano sviluppato, a protezione del freddo, un'abbondante pelliccia, analogamente a quanto dovette fare un proboscideo formatosi nei paesi caldi ed emigrato a nord, dove divenne il mammut, o il rinoceronte glabro del sud, divenuto il peloso rinoceronte riano. E' possibile che gli ominidi o subominidi del tipo delle nevi, che s'incontrano sulle pendici dell'Himalaia e, a queste, in varie parti dell'Asia, siano i discendenti di quegli ominidi primitivi che sono rimasti imprigionati nelle sacche artiche durante il secondo o il terzo glaciale. Durante lo stesso glaciale e il successivo, essi possono essersi oltrepassato l'istmo di Bering e, durante gli riversati lateralmente, mescolandosi alle forme più m-ocr-edite l'Homo primigenius o dell'Homo sapiens. Effettivamente, di ominidì o subominidi di tali tipi si trovano tracce o tradizioni in Europa e in Africa, e in molte popolazioni attuali di si osservano indizi che esse hanno avuto mescolanze contigue pelose in quanto esse presentano caratteri fero difficili a spiegare altrimenti. Le razze negre e pigmee hanno in orrore iI pelo, e è una pratica abituale, che del resto noi continuiamo per quel che riguarda le parti scoperte, in particolare Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 1403 quel che riguarda gli uomini, radendosi i baffi e la barba e, per quel che riguarda le donne, depilandosi, se occorre, le braccia e le gambe. Questo fa supporre che essi tenessero a conservare le condizioni primitive per distinguersi da altre popolazioni che le avevano perdute: tali gli Ainu, gli Australiani, le popolazioni del medio oriente, gli Europei. La pelosità di queste popolazioni non ha invero carattere funzionale; non è loro di alcuna utilità. Quindi non si può spiegare con l'adattamento all'ambiente attraverso la selezione naturale. Deve essere verosimilmente derivata da un incrocio; da un incrocio delle popolazioni glabre con i protominidi o preominidi divenuti pelosi che si erano sparsi, da una parte, ad oriente, dove infatti s'incontrano gli Ainu, che sono gli uomini più villosi del mondo, e dove presumibilmente i detti protominidi o preominidi hanno avuto contatti coi Tasmaniani e gli Australiani prima che passassero al sud, e, dall'altra parte, ad ovest e sud-ovest, dove s'incontrano i caucasici, Semiti ed Indo-Europei. Nelle età più antiche, preistoriche, tra le popolazioni europee e del medio oriente, che erano appunto di origine asiatica, vi dovevano essere gruppi pelosi, e ciò è confermato da alcune ìncìsioni che risalgono al periodo maddaleniano. Tale carattere si sarebbe venuto poi perdendo, sia perchè non ha nessuna utilità, e da esso l'uomo tradizionalmente rifugge; sia perchè è verosimile che quei cacciatori primitivi, che dovevano avere una vita ben dura, non siano sopravvissuti ad un successivo rincrudimento del clima. Però si è conservata !'idea che l'uomo peloso sia uomo forte. Questo è detto nei proverbi latini e questo è ancora impresso nella meno talità degli asiatici. I Cinesi - riferiva un medico-missionario che è stato tra essi molto tempo e che si è occupato di queste questioni sentono un complesso di inferiorità rispetto agli europei per iI fatto che iI loro sistema peloso si sviluppa più tardi. Effettivamente, non vi è nessuna ragione per credere che gli attuali uomini pelosi siano più forti; gli atleti che noi vediamo trionfare nelle gare non sono af. fatto degli uomini pelosi. Questa impressione è verosimilmente un ricordo del tempo in cui esistevano gli ominidi o preominidi pelosi del tipo dell'uomo delle nevi, i quali erano, e dove sopravvivono tutsono, dotati, a quanto pare, di una forza straordinaria. L'America è stata in certo senso sfortunata, perchè fu in origine popolata da stirpi molto primitive, che hanno potuto avervi accesso oV''''U.lLU durante i glaciali e che vi giungevano dalle zone più arre- 1404 Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. Corrado Gìni trate dell'Asia. Ed effettivamente le prime popolazioni dell'America si sono evolute con notevole ritardo rispetto alle popolazioni dell'Europa e dell'Asia. Gli studi più recenti fanno risalire l'uomo americano del centro e del sud America a 16-17.000 anni avanti Cristo; nell'Ontario vi sono stati reperti che risalirebbero a 40.000 anni fa. E' probabile dunque che questa colonizzazione dell'Homo sapiens si sia verificata durante l'ultimo glaciale. Una volta si riteneva che l'America ne fosse stata popolata solo dopo l'ultimo glaciale. Se invece, come pare accertato, i reperti dell'isola di Manitulin, nell'Ontario, risalgono a 40.000 anni fa, essa fu più antica e, poichè gli uomini sembrano essere penetrati nel nuovo continente durante un glaciale, debbono esservi arrivati durante l'inzio dell'ultimo glaciale (Wiirms) o durante il penultimo (Riss). Se poi fosse vero, e pare sia vero, che esistono ~?he in America ominidi analoghi all'Uomo delle nevi (se ne sono VIstI anche nella Columbia britannica e in California e nel sud America, nelle Ande dell'Argentina settentrionale, nella zo~a 'di Salta a. parte dicerie. o leggende relative ad altre molteplici zone) allor~ bIso,gnerebbe d.'re ch~, prima che vi fosse stata questa immigrazione dell Homo saptens, VI sia stata !'immigrazione di ominidi pelosi del tipo dell'Uomo delle nevi, la quale verosimilmente deve essere avvenuta, durante il terzo (Mendel), se non già durante il secondo . glaciale (Giìnz). Per molto tempo, le stirpi che abitavano l'America furono dunque, .dal p~mto di vista biologico, arretrate rispetto a quelle degli altri contìnentì. E come hanno fatto a riprendersi? E' certo che immigra" zioni di massa non possono essere avvenute che attraverso la terraferma e non vi fu altro passaggio di terraferma, o sul ghiaccio che l'istmo di Bering. Durante i periodi glaciali, infatti, si ritiene che la banchisa non si sia mai estesa tra l'Europa e l'America, perchè la corrente del golfo avrebbe impedito la sua formazione ad occidente della penisola scandinava. Quindi non si può credere che gli uomini siano venuti in America di là; debbono essere venuti dall'Asia. In seguito certamente si sono avute immigrazioni, sia pure di portata modesta, per via di mare, da varie parti del mondo. Per molto tempo gli antropologi l'hanno negato. Hanno detto che l'uomo non poteva essere venuto che dallo stretto di Bering, dati i limitati mezzi di comunicazione di cui disponevano gli granti prima dei Vichinghi e degli Spagnoli. Ma questo è certamente un errore. Noi ci facciamo generalmente un'idea molto soagnata 1405 quelli che erano i mezzi di comunicazione dei nostri antenati. Certa mente a noi ora pare impossibile che uno si metta su una barchetta sulle coste dell'Europa per arrivare in America, per quanto ci siano stati degli sportivi che, su un piccolo canotto, vivendo di pesca, sono passati dall'Europa all'America in una dozzina di giorni, traendo partito dalle correnti e dai venti. Ma, se questo si fa oggi con propositi turistici, quasi direi acrobatici, di carattere eccezionale, allora le cose erano molto diverse. Possiamo immaginare che allora tutte le coste dell'Europa erano popolate dalle zattere, o altre imbarcazioni assolutamente primitive, dei popoli che arrivavano dall'est, spinti dalla sovrapopolazione o animati da spirito di avventura. Tra le ondate di Arii o Indo-europei che si riversarono in Europa la prima fu quella dei Celti, le cui avanguardie, nella corsa verso l'ovest; si affacciarono sull'oceano dalle coste irlandesi. Primi arrivati sulle sponde orientali dell'Atlantico, è anche naturale che gli Irlandesi si siano avventurati per primi sull'oceano che si stendeva loro davanti. La naturale Wanderlust dei popoli migratori fu in essi potenziata dal sentimento religioso. La religione cattolica, importata nel!'isola nel 4° secolo, vi aveva preso rigoglioso sviluppo e i monaci irlandesi si sparsero a popolare le isole vicine e lontane dall'Europa: le arcadi, le Ebridi, le Shetland, !'Islanda. Non erano animati da spirito di propaganda, perchè le terre su cui approdavano erano disabitate, ma dall'entusiasmo per la vita contemplativa degli eremiti. La loro tendenza centrifuga fu rafforzata dalle divergenze di culto, insorte tra la Chiesa irlandese, di cui i monaci emigrati seguifedelmente i precetti, e la Chiesa romana, che in patria aveva il sopravvento, cosicchè quelli, riluttanti a rinunciare alle prasi trovarono preclusa la via del rimpatrio e, vor1n,vpnrln cambiare sede, erano costretti a scegliere altrove Era naturale che i loro sguardi e le loro prore si volgesdell'Atlantico, Nei viaggi leggendari di S. Brandano, atUllUL,Ht' sceverare la verità dalla fantasia, ma gli Irlandesi devono avere esplorato Azzorre. se non anche alle terre d'oltre dànno per sicura l'esistenza sul continente Le saghe americano, di una Grande Irlanda che sarebbe esistita al sud della Vinlandìa, prima della Vinlandia stessa, e qualche descrizione, che ci 2 1406 Corrado Gini è pervenuta delle processioni che vi si tenevano, fa pensare che si trattasse di una colonia organizzata da monaci cristiani. Le relazioni di inimicizia, sempre vive tra Irlandesi e Vichinghi, inducono a ritenere che i Vichinghi potessero ammettere la priorità degli Irlandesi nell'avere approdato alle terre del Nuovo Continente, solo nel caso che tale priorità fosse stata al di sopra di ogni discussione. Le colonie irlandesi furono probabilmente rinforzate fin dai primi tempi da emigrati politici del Galles - Celti essi pure _ e più tardi dagli Irlandesi che si erano insediati in Islanda e nelle altre isole più vicine all'Europa e fuggivano di fronte ai sopravvenuti Vichinghi. Dal punto di vista culturale, l'influenza dei Celti in generale e dei monaci irlandesi in particolare, dovette essere, come vedremo, molto grande; dal punto di vista demografico, fu quasi nulla. I monaci naturalmente non si coniugavano, nè lasciavano figli: delle loro spedizioni facevano certo parte tecnici specializzati in agricoltura, metallurgia, edilizia e via dicendo; ma in maggioranza dovevano essere essi stessi monaci, chè, in quei tempi, i monasteri erano centri di progresso tecnico e culturale. Non pare, ad ogni modo, che essi portassero con sè per le faccende domestiche donne, come facevano invece i Vichinghi. Uomini che non avessero fatto voto di castità dovettero dunque essere rari: ve ne furono probabilmente tra gli emigrati politici, in particolare nei primi tempi tra i gallesi, ma essi non dovevano costituire che una piccola minoranza. Se sangue celtico si è trasfuso nelle popolazioni autoctone del Nuovo Continente, ciò fu quando qualche immigrato si sposò con donne Secondo la tradizione, gli Inca sarebbero appunto discesi ..1~m,.. _...~ cio di un bianco con una indigena. La espansione vichinga è posteriore alla irlandese. Nelle Ebridi, Orcadi, Shetland, come nell'Islanda, essi sono arrivati dopo gli Irlandesi, li hanno spodestati, hanno reso schiavi quelli che non erano tempestivamente fuggiti: quelli che erano fuggiti, non volendo, come si disse, ritornare in patria per le divergenze religiose, si spinsero verso l'America. Nell'Irlanda stessa, i Vichinghì si insediarono per qualche tempo e, dalle zone occupate, esportarono poi, come schiavi, gli abitanti in Islanda, tanto che oggi vi è chi ritiene che, nelle vene degli Islandesi, scorra almeno tanto sangue irlandese quanto sangue vichingo. I Vichinghì erano estremamente dotati dal punto di vista indi. viduale: per iniziativa, per spirito di avventura, per combattività, e Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 14()7 anche per ferocia, erano tipici banditi. Hanno percorso tutta l'Europa trascinandosi dietro le navi anche per terra, per passare da un fiume all'altro, e così hanno attraverso la Russia fino al Mar Nero, spingendosi poi fino a Bagdad, Hanno invaso l'Inghilterra, la Normandia, la Sicilia, l'Irlanda. Dall'Irlanda sono passati in Islanda, dall'Islanda in Groenlandia, dalla Groenlandia sul continente americano. Quando voi visitate le rovine maya di Chichen Itzà, l'interprete, che vi illustra il Palazzo dei guerrieri, richiama la vostra attenzione sulla figura di Ouetzalcoatl, facendovi notare che era bianco e biondo e conseguentemente - egli dice - doveva essere un vichingo. Questo dipinto è riprodotto da Hayerdhal, il quale, oltre al libretto popolare in cui racconta la spedizione, che ha fatto epoca, del Kon-Tìkì. ha pubblicato un'altra opera di maggiori dimensioni, abbondantemente documentata ed illustrata, sopra i primi abitatori dell'America. In essa, egli mostra persuasivamente come Quetzalcoatl, l'eroe dei Toltechi, con questi arrivato poi tra i Maya, trovi corrispondenza in analoghi eroi, spesso diversi per nome, ma simili per caratteri fisici e culturali, praticamente in tutti i popoli indigeni dell'America centrale e meridionale. Quetzalcoatl era bianco e biondo e quindi non poteva essere indigeno: doveva essere vichìngo - diceva !'interprete. No, non poteva essere vichingo. I Vichinghi - come abbiamo detto erano banditi. Ouetzalcoatl, al contrario, fu un apportatore di cìviltà, un predicatore di pace e di fratellanza, nemico dei sacrifici urnani. Tutto fa credere che fosse un monaco irlandese. E ciò, non solo perchè i monaci irlandesi sono arrivati sul continente americanoprima dei Vichinghì, ma anche perchè il suo vestito e il portamento, quali si desumono dalle descrizioni e rappresentazioni che sono arrivate fino a noi, non lasciano dubbi in proposito. Erano, essi, il vestito portamento tipici dei monaci dell'Egitto, diffusisi poi in Europa Irlanda. Come questi, indossava una lunga tunica bìancintura: egli per giunta l'aveva adornata di croci. aveva in mano un pastorale e portava con sè un oreviarro è un indizio importante, perchè la sua forma spiega con le circostanze del tempo, quali vigeEuropa quando vi fu inventato, piuttosto che con la sua prasi inventa due volte. Si deve poi insistere sul significato del fatto che, non solo i progressi della tecnica agricola, metallurgica, ecc. si facevano risalire a Quetzalcoatl, ma anche insegnamenti morali conformi a quegli ideali di mutua fratellan- 1408 Corrado Gini za, che a quei tempi in occidente, formavano la caratteristica esclusi. va della religione cattolica. Anche la sua predicazione, eseguita pubblicamente da un'altura, contrassegnava i missionari della nuova fede (2). Queste caratteristiche di Quetzalcoatl si ripetono negli analoghi eroi, sacri alla memoria delle altri stirpi del centro e del sud America, a cui dette popolazioni fanno analogamente risalire la loro civilizzazione. Compiuta la sua missione di civilizzazione, Quetzalcoatl avrebbe fatto ritorno al paese d'oriente donde era venuto, non senza aver dichiarato - dicono le leggende indigene - che sarebbero tornati i suoi discendenti. Questa tradizione fu la circostanza fondamentale per cui i soldati di Cortès e di Pizarro furono accolti come esseri superiori dagli indigeni e poterono averne ragione. Questi avevano visto in loro i discendenti dell'eroe tradizionale, che venivano a riassumere la sua missione civilizzatrice. Ciò non significa però che la missione di Quetzalcoatl e dei suoi colleghi abbia avuto solo dei successi. Vi sono tradizioni che parlano di ribèllione degli indigeni alle gravose pratiche imposte dai civilizzatori e di biondi immigrati che sarebbero stati sacrificati. Dipinti riprodotti nell'opera di Hayerdhal raffigurano scene di battaglie in cui i bianchi prendono il mare, sopraffatti da indigeni nettamente diversi per colore della pelle, ma identici nelle armi e nei vestiari, dimostrando così di aver assimilato quanto meno la loro tecnica bellica, e scene in cui ad un uomo bianco e biondo viene strappato il cuore da gente di colore, secondo i riti indigeni tradizionali. Di carnagione bianca e di fattezze europee sarebbe stata la stirpe (2) Vi è un'altra coincidenza significativa. Una delle divergenze tra la CI;i~sa irlandese e la Chi.esa di Roma consisteva nella tonsura. La tonsura romana - Cl mforma Innocenzo Parisella alla voce «tonsura» dell' «Enciclopedia cattolica» (voI. XV, p. 307) - aveva la forma di una corona, quella celtica, invece, di una mezza rona, in quanto i Celti radevano tutta la parte anterioreè.ella testa da un all'altro, lasciando una strìscìolina di capelli sulla fronte. Ora, di tale'",;t~on~s:ur,~a~iOl~~ non pare si abbiano rappresentazioni in Europa. Ma ecco che una bella di origine precolombiana, trovata a -Rio Balsas (Ouerrero-Messìco) testa barbuta, dal naso un po' grosso, coi capelli rasi da un orecchio una sulla fronte. La barba fluente e il naso grosso c~:~~'~~()~~O ri~~~dh~( corrispondono a quelli attribuiti a Quetzalcoatl (la testa è riprodotta (American Indiane in the Pacuìc, Plate XVII, pp. 280-1). strìsclolìna Quetzalcoat~,:~~e~ss~a~;~~~fri~~~ gabile che questi un monaco irlandese. Lasciando Ammesso che era la testa raffiguri essa dese e dimostra che monaci irlandesi esistevano vano posizioni importanti così da venire raffigurati in della testa a Quetza1coatl, è in ogni modo certo Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 1409 dominatrice degli Inca, discesa, secondo la leggenda, dal matrimonio di un bianco con un'indigena. Sotto la pressione di una rivoluzione locale, un suo gruppo sarebbe emigrato nelle isole del Pacifico e avrebbe in particolare popolato l'isola di. Pasqua. Si è verificato allora, verosimilmente più volte, sul continente sud-americano, press'a poco quello che si è verificato di recente nel Congo Belga. La popolazione di colore, dominata dai bianchi, per qualche tempo li ha sopportati e ha assimilato alcuni elementi della loro civiltà e in particolare le armi di offesa e difesa, ma poi, forti del numero e rinforzati da tali assimilazioni, a torto o a ragione si sono rivoltati. Anche il mistero delle imponenti rovine di palazzi e di templi abbondonati dalla civiltà maya viene spiegato da autorevoli specialisti in questo modo .. I contadini dello Yucatan, che vivevano allora, come tuttora vivono, al limite delle sussistenze, sopportarono fino ad un certo punto questi sacerdoti, che innalzavano maestosi monumenti, esi"endo naturalmente dagli indigeni le prestazioni di lavoro necessarie alla loro costruzione come al mantenimento della classe dominante. Ma·, alla fine, si ribellarono: la classe dei dominatori potè salvarsi abbandonando il paese; gli edifici da essi elevati restarono deserti e incompresi dalla popolazione locale, mentre i sacerdoti passavano a svolgere la loro missione e a costruire nuovi edifici presso altre popolazioni. Dicevo che un gruppo di discendenti dai bianchi civilizzatori, cacciato dalle masse soggette, avrebbe preso il mare dalla costa occidentale del sud America e si sarebbe rifugiato nelle isole del Pacifico e soprattutto nell'isola di Pasqua, dove solo in seguito sarebbero sopraggiunti i Polinesiani. Questo pare verosimile e le ricerche approfondite compiute dall'Hayerdhal in tali isole, ne dànno brillante conferma. Agli immigrati dall'America, caratterizzati dai lobi artificialmente allungati delle orecchie che già in patria li facevano chiamare « orecchie lunghe » (orejones) si dovrebbe la costruzione dei monurnegalìtici e delle statue gigantesche dell'isola di Pasqua, eseguite sfruttando la mano d'opera dei Polinesiani, chiamati per contrapposto « orecchie corte ». Questi, più numerosi, alfine si ribellarono. Le « orecchie lunghe ». o almeno i maschi, furono distrutti. Solo qualcuno scampò e alcuni discendenti tuttora ne sopravvivono. Essi hanno - dice Hayerdhal e le sue fotografie lo attestano - un tipo fisico che si potrebbe incontrare nelle strade di Dublino. Non so se, con questa affermazione, egli intendesse dire che i loro antenati, come io ritengo, erano venuti dall'Irlanda, oppure se intendesse 1410 Corrado Gini rilevare semplicemente una rassomiglianza antropologica. Certo però è suggestivo che a tanta distanza di tempo e di spazio, essi abbiano conservato le caratteristiche della popolazione celtica d' Irlanda e di Scozia, tra cui quella di una particolare frequenza di capelli rossi. Dall'Europa certamente, e in particolare dai Celti, il Nuovo Continente aveva dunque avuto, assai prima di Colombo, un importante contributo tecnico, più che demografico, ma è verosimile che neppure disprezzabile sia stato il contributo di altri continenti. La metallurgia, o almeno la metallurgia dell'oro, è stata certamente, in certi periodi, sotto l'influenza dell'Asia. Sono stati pubblicati recentemente in Columbia due grossi volumi riccamente illustrati, sopra le oreficerie di quelle popolazioni indigene, del Perù, della Colombia e del Panama. Da essi risulta che le caratteristiche di tali oreficerie riproducono, prima, dal principio del sec. S" a.C; quelle di una cultura cinese, poi, dal 4" sec. a. C., fino al principio della nostra era, quelle di una cultura del Tonkino. Nè le correnti asiatiche si sarebbero arrestate qui: una testa di Budda e dragoni della stessa provenienza attestano successive infiltrazioni ìndo-buddìste. Per rendersi conto dell'importazione di tali tratti culturali, è necessario tener presente il regime delle correnti del Pacifico. Alla grande corrente di Humbold, che va dalle coste del Sud America, agli arcipelaghi del Pacifico, a cui si è affidato Hayerdhal nel viaggio del Kon-Tikì, fanno riscontro due contro-correnti : equatoriale ed una meridionale. Della prima si sarebbero se'CV1Il importatori delle oreficerie asiatiche nell'attuale Columbia l'alto Perù, differenziandosi solo per secondarie locali ristìche, mentre la meridionale può avere contribuito al passaggio dei tratti culturali che costituiscono la base della teoria portazione della civiltà dalla Polinesia all'America Non pare inverosimile che piccoli gruppi di audaci navrgat or-r, erano i Polinesìanì, abbiano approdato alle coste a'mer-ir-arre ducendovi tecniche che non sembrano autoctone. Non vi è ragione invero di pensare che gli scambi demografici o cnrtut-an verificati solo in un senso. D'altra parte, anche dall'Africa all'America ~~:~:~~ni~;~I:~~~11 non è lungo e ci sono correnti che possono facilitare ni nel Nuovo Continente. Anche nei tempi storici, tentativi, da parte di sovrani negri, di mettersi Le migrazioni nella preistoria e nella storia, ecc. 1411 opposte sponde dell'Atlantico, ma, eseguiti con piccole imbarcazioni, adatte al traffico fluviale o costiero, essi non hanno avuto successo. Non è escluso, però, che una parte di quegli spericolati navigatori, i quali non hanno più fatto ritorno, abbia approdato alle spiagge dell'America meridionale o centrale. Ricordo io stesso di aver visto nelle rovine di Montalban (contemporanee a quelle messicane di Teotihuacan) - non però nei manufatti della civiltà di Montalban, ma nelle pietre che avevano fornito il materiale per le sue costruzioni e che quindi risalgono ad un'epoca anteriore - raffigurate teste che presentavano spiccate caratteristiche negroidi. Sembra dunque che anche dall'Africa vi siano state immigrazioni. Per parecchio tempo, questa idea ha .sollevato obiezioni perchè ci si chiedeva come mai, con quelle misere imbarcazioni di cui disponevano, i negri potessero avventurarsi sul mare per varcare l'oceano. Che questo sia stato il caso in tempi storici, mediante spedizioni organizzate da ambiziosi sovrani, è certo. In tempi più remoti, è verosimile che, ripetutamente, imbarcazioni di primitivi che non avevano concepito nessun ardimentoso progetto, ma si erano imprudentemente spinti al largo della costa, siano state contro volontà trasportate dai venti e dalle correnti verso occidente e qualche volta siano approdati all'opposta sponda dell'Atlantico. Dobbiamo tener presente, a questo proposito, che vi sono e ciò è indubitato - vegetali originari dall'India che sono passati alla Polinesia e all'America dove si sono diffusi. E, viceversa, vr sono vegetali che dall'America sono passati alla Polinesia e al' l'Africa. Ciò è avvenuto precisamente ad opera delle correnti marine, prima ancora che possa pensarsi ad un intervento dell'uomo. Ora, l'ìpotesi che i primitivi sieno stati trasportati dalle correnti marine press'a poco come erano state trasportate le zucche e le noci di cocco, si presenta abbastanza plausibile, tanto più che allora non era ancora radicato il tabù del consumo di carne umana e, quando una comitiva correva pericolo di morir di fame, si tirava a sorte chi doveva essere sacrificato, ciò che naturalmente accresceva di molto la probabilità che gli altri arrivassero a salvamento. Così, Africani, Asiatici, Celti, Vichinghi dovettero saltuariaapprodare durante secoli, se non millenni, alle terre del Nuovo Continente, apportando i germi o gli ultimi trovati delle civiltà. La civiltà dell'America precolombiana, che ne risultò, curiosamente squilibrata. Vi si riscontrano alte manifestazioni 1412 Corrado Gini intellettuali ed organizzative che gareggiano coi risultati raggiunti nei paesi più progrediti del Vecchio Mondo.i e talvolta persino 11 sorpassano, come nella costruzione del calendario, nell'organizzazione della rete stradale, nella tessitura, nello sfruttamento delle risorse alimentari marine, e vi si trovano lacune strane, come la ignoranza della ruota e la mancanza del tabù del cannibalismo. Per quanto squilibrato nei risultati, l'apporto culturale da parte delle popolazioni celtiche fu certamente - come si è spiegato - decisivo in confronto al loro apporto demografico. Se il sangue apportato all'America precolombiana dagli imo migrati asiatici, polinesiani, africani fu limitato, quello dei Celti fu, come si è detto, praticamente nullo. Scarso del pari sul Nuovo Continente dovette essere quello dei Vichinghi, al punto che, da autorevoli studiosi, quali Nansen, si potè sostenere - a mio modo di vedere, a torto - che la loro colonia, la Vinlandia, non fosse che il parto della fantasia. Certamente diversa fu la penetrazione dei Vichinghi in Groenlandia dove, per cinque secoli prima di Colombo, le loro colonie mantennero relazioni con la madre patria e pagarono anche, per un certo tempo, l'obolo alla Chiesa di Roma. Ma, più che la loro definitiva scomparsa, deve tenersi presente in proposito il fatto che la Groenlandia non era considerata come terra di America, ma un'appendice peninsulare della Scandinavia. All'epoca di Colombo, il Continente americano, come all'epoca di van Diemen il continente australiano, si presentavano perciò pov~ri dal punto di vista antropologico. Fu la loro fortuna. Perchè, mentre le razze europee emigrate in Africa ed in Asia si trovarono di fronte a popolazioni demograficamente vigorose e a civiltà compatte, in America si trovarono a contatto con soli tre centri autoritari di civiltà, da alcuni punti di vista molto progrediti, ma senza risonanza nelle masse e che, debellati, lasciarono il paese sprovve-, duto di classi dirigenti e aperto agli invasori. Così le stirpi europee, a cui la scoperta di Colombo aveva aperto il passo, poterono senza difficoltà insediarsi, espandersi, moltiplicarsi. Anche per i continenti può ripetersi gio: « Gli ultimi saranno i primi », Stati Uniti, Canadà, Nuova landa, Australia oggi figurano in testa agli indici della civiltà e accennano affatto ad essere declassati. Piaccia o dispiaccia, rettiva del mondo è passata oggi all'America. - Ma chi, dunque, in tale ridda di popoli, ha scoperto rica ? - potrà domandarsi, a conclusione di questa nostra, Le migrazioni 'nella preistoria e nella storia, ecc. 1413 un poco disordinata, ma credo interessante, escursione sulle popolazioni che in essa immigrarono. Per rispondere, bisogna preliminarmente precisare che cosa si intende per «America» e che cosa s'intende per «scoprire un paese». Se, nel parlare di America, ci si richiama alle concezioni geo; grafiche del tempo, non credo che in essa si possa far rientrare la Groenlandia, a parte il fatto che la sua effimera colonizzazione da parte dei Vìchinghì costituì in definitiva un tentativo fallito e non ebbe alcuna influenza sulla sua storia. Se si ritiene che scopre un paese chi per primo vi pone il piede, certamente non si può far risalire la scoperta dell'America agli Europei del Rinascimento, nè ai Vichinghi nè agli Irlandesi; essa risale in tal caso ai primi esemplari di Homo saplens, arrivativi verosimilmente durante uno degli ultimi glaciali, se non ai preomìnidi o protominidi del tipo dell'Uomo delle nevi arrivati già durante un glaciale precedente. Ma, se scoprire un paese significa aprirlo alle correnti della civiltà, non vi è dubbio che tale funzione non fu svolta nè dagli Irlandesi nè dai Vichinghi. Le statue di Leif e di Karlsefni, che adornano le piazze di Boston e di Filadelfia, costituiscono un omaggio meritato a chi ha approdato per primo sul Nuovo Continente, ma non a chi lo ha fatto partecipe del mondo civile. Non vi ha dubbio che tale funzione era riservata a Cristoforo Colombo, nel cui nome ci piace chiudere questa conferenza. CORRADO GINI