204 LETTURE DEL RISORGIMENTO. potente ricchezza e per prisca autorità di nome e per insania di religione tremendo, al primo voltar di fortuna, di proscrizioni, di confische, di asilii, di catene, di pianto, la misera patria affi iggea. E mentre le russe turme e le tedesche con la ubbriachezza delIa vittoria, la ingordigia della conquista e la rabbia della vendetta desolavano i nostri campi, contam inavano i Ietti, in sanguinavano le mense, il braccio de' cittadini piantava inquisizioni e patiboli j onde i padri e gli orfani, profughi in Francia limosinando di porta in porta la vita, sent.iana ancor piu grave l'esilio per la compagnia di sbanditi, che, asilo implorando di libertà, asilo otteneano a' misfatti j e in tutta Italia gli I\~ici e i congiunti o atterriti o compri al tradimento; e i fanciulli, e le donne, e gli infermi vecchi lapidati; e fl'ementi d'innocente ululato le carceri j e i pochi o per virtu o per scienze o per sostenute dignità insigni e aecuri, confinati in barbare terre i e Cristo capitano di ribellioni i e da p~r tutto violamenti, saccheggi, incendi , carnificine! XXXVI. CarIo Botta. It:llill.lli tlimnutlano In prima volta l' nnit;'l della lmtrin. Dal libro XVI della S'oda dal 1789, - Al racconto aggiungo il documento di una petir.ione indirizzata al Consiglio dei Cinquecento: che scritta in fran cese ntll luglio li99 dal BottR, leggesi ripubblicata in appendice alla Vita dello storico composta dal Dionisotti (Torino, Bocca, 1867), Il ministrI) di polizia Duval intimava al Botta lo srratto da Parigi e la relegazione a venti leghe dalla capitale e dalla frontiera delle Alpi, Lo storico scriveva in data 16 luglio al Pico segretario deU' amministrazione del Piemonte in Grenohie: c Cont inuamente andiamo gridando : unità di l'epubbli ca, convenzione italica, libertà agl' italiani di adottare queUa costituzione repubblicana che sarà loro maggior grado e convenienza. Vi possiamo assicurare che vari rapprl'eseutallti 50110 stali tratti al LETTURE DEL RTSORGIMEN"'fO. 205 nostro parere dall' evidenza dei nostri ragionamenti. In questo momento si stampa una memoria su !..aIe oggetto che vi faremo pervenire, Ci siamo me$si su questo proposito con parecchi dei CIsalpini , .. Ma \'olesse il cielo che non si parlasse piO. di Cisa lpini, Toscani, Romani, Piemontesi ecc, ecc,; ma il nome italico fosse l'unico ed il solo nostro nome, » Di cotesta petizione Carlo Boncompagni ne])a terza dE'Be lezioni SD 'La tradizione liberale piemontese scrisse che fu c il primo tentativo faUo nei tempi moderni per afferma l'e al cospetto dello straniero il diritto della nazione italiana. :t 1. Gl' Italiani ricoverati in Francia, dico quelli che si eranO acquistato maggior credito nelle faccende , avevano persuaso a loro medesimi che in tanta tempesta di fortuna grande mezzo a far risorgere P Italia e ad aiutare lo sforzo della Francia. per ricuperarla fosse il pretendere il disegno di unirla tutta in un solo stato; perché non dubitavano che a. questa parola di unità italica gl' Italiani bramosamente non concorressero a procurar la. Per la qual cosa, volendo trar frutto dall ' occasione, si appresentarono, oltre Je esortazioni non istampate e presentate ai Consigli legislativi, con una rimostranza stampata e diretta al popolo francese ed a' suoi rappresentanti, la qnale, favellando della necesi:dtà di creare l'unità d' Italia, con queste parole incominciava: <t. Il tradimento e la perfidia hanno soli dato la vittoria ad un nemico barbaro e crudele. Chi con maggiore efficacia gli favoriva, reggeva allora la vostra Francia. Voi foste, come noi, ingannati; voi, come noi, traditi da. coloro che dell' assoluta potestà. dilettandosi volevano voi tutti in un con la libertà dei popoli precipitare in quell' abisso che le empie mani loro avevano aperto. Per pochi giorni stette che gli abominevoli disegni loro, accompagnati da atroci delitti, non si compissero j per pochi giorni stette che voi, come noi, piu non aveste né patria. né leggi. Violando essi i vostri diritti piu san!.i, vendettero a prezzo, come gli spietati padroni vendono gli schiavi loro, la libertà vostra, la libertà. dei vostri alleati. Ma ora s'incomincia a sperare, Quanto do lce ai nostri cuori mostrossi la vera ed amichevole ospitalità che in Francia 206 l~ETTURE LETTURE DEr, R1 SOtWB1E~TO. DEL RISORGIMENTO. trOV:lmmo! e qua nto ella è diversa. dalle avare vessazioni degli !l.genti, dei somministratori, delle compagn ie che banno spogliato l' Italia.! Gli aiuti da quest' uomini vili Don ci vennero, né noi gli aVl'essimo accettati. Il gittare i nostri liberi sguardi verso la patria. nostra, mandare in dimenticanza, se fia. possibile, la grandezza dei mali che da tutte le tirannidi sofferto abbiamo, rintracciaroe ]e cagioni, mostrarne i rimedi, collocare le speranze nella giustizia nella lealtà dei Francesi e nei principii che hanno manifestato, pruovare che i popoli d'Italia debbollo essere amici ed alleati naturali della. Francia, mostrare che vogliono esser liberi, porre in chiaro finalmente che r unità d'Italia è necessaria alla felicità ed alla prosperità dei due popoli, fin 1'argomento dello scritto che indirizziamo al popolo francese ed a' suoi rappresentanti. » Dette poscia. molte altre cose, parte vere, parte di poca entitiL, sull'unità d'It.a lia, terminavano dicllndo: «Se la repubblica francese finalmente non dichiara 1'unità. d'Italia, essa non potrà mai purgarsi da quella opinione in cui è venuta, quan-tunque ingiustamente, di perfidia nei negoziati, di fraude nei patti, alla quale il Direttorio ha dato occasione di sorgere in tutta Europa per mezzo de' suoi agenti tanto perfidi quanto corrotti. In nome della repubblica francese osarono essi cacciare con le baionette il popolo dalle ' assemblee primarie; in nome della repubblica francese esclusero dai Consigli legislativ i i rappresentanti pih fedeli, per sostituire ai luoghi loro gli agenti dell'adstocl'azia, i fautori dei tiranni; in nome della repubblica. francese obbligarono ad accettare trattati ingiusti, poi gli violarono; in nome suo il libel'o parlare ed il libero scrivere fu spento j in nome suo, cacciati dagli uffizi arb itrariamente gl' impiegati j in nome suo rotto! anche di nottetempo, l'asil,? sacro dei cittadini; in nome .suo tolte loro per forza le proprit:tlì, confuse le potestà civili e criminali i in nome suo dichiarati licenziosi e nemici della libertà coloro che ancora. avevano il coraggio di amare la virtu e di opporsi ai loro scialacqui ed alle loro depredazioni i in nome suo rifiutarono le armi ai repubblicani , e chiarirono ·ribelli co loro cbe vole- difendere le nativo sedi contro il tradimento di Seherer; in nome in fine della repubblica francese introdussero la oligal'cbia, contaminarono con istudiate corruttele iI retto costume, e per tale guisa prepararono le sollevazioni dei popoli sdegnati da tanta oppressione e licenza. La repubblica f!.ancese, che va a gran destino, debbe dimostrare al mondo c.on fatti, che opera di lei non sono tanti mali prodotti, tanti delitti commessi, e cui ella è debitrice di ricorreggere. Dicelo il popolo francese ne' suoi scritti indirizzati al corpo legislativo i diconlo, aringando, i rappresentanti suoi, pieni di sdegno alle disgrazie d' Italia: palesano questi scritti, palesano questi discorsi l'affer.iono che si porta all' Itn.lia. Nel loro giusto sperare i repubblicani d'Italia, d' ogni ingiuria e d'ogni 'danno dimenticandosi, nell' esilio loro solo sono intenti a l'istorare la patria loro, dalle immense sue ruine liberandola. Pruovarono che la ragione eterna, che la naturale legge richieggono la libertà e h, unità d' Italia, e si persuadono che la. giustizia e }' affezione dei Francesi, quello che la natura vuole, con la volontà. loro conformando, s'apprestino ad incamminare a tal destino questa beJ1a ed infelice parte dI Europa. » Onorati e numerosi nomi sottoscritti davano autoritfl. e valore al discorso. Gravi parole erano queste, e parte ancora vere, e parte ancora eccelse, ma mescolate ancora di non comportabile intemperanza; perché, se era lodevole e generoso il richiedere dai Francesi lo. libertà e l'unita d'Italia, bene era da biasimarsi quel vC'ler giudicare il governo francese, quel volersi intromettere nelle faccende domestiche di Francia, quel chin.mar traditore un capitano a cui mancò piuttosto la. fortuna e forse l'animo in un solo fatto che la rettitudine e la rede versO lo. patria. Il Direttorio disprezzava queste improntitudini, perché l'unità. della nazione italiana, come emola, ed essendogli molesta. la sua potenza, non gli aIldava a. grado. I l'appresentanti, anche i piu vivi e che si" dimostravano piu propensi agl' Italiani, abborrivano ugualmente dall' uniti d'Italia, non avendo inclinazione alla. sua grandezza; ma di queste cose si servivano nei discorsi ed Ql'azioni loro, per isbattel'e la. ripu- ":1110 t I 207 I LETTURE DEL RTSQRGIàrENTQ. LETTURE DEL lUSOP.GIMENTO. 208 tazione e la potenza. del Direttorio ed aspreggiare popoli contro di lui. 2. Cittadini 1"appresentanti, Da un pezzo questo tempio della. libertà non aveva piu ri ~ sonato de' veri interessi dei popoli allea.ti alla Repubblica fran cese. Un h'iurnvirato despotico vi denunziava i delitti dei l'e quando gli metteva conto cacciarli per un momento da' troni, ma. non vi parlava. piu dei popoli che ' egli avea liberati oalla tirannide per soggettarli a piu orribile giogo. Si, cittadini rappresentanti: tutti i popoli alleati deUa Francia gemerono a lungo sotto il despotismo de' vostri tiranni. ProcoDsoli emuli di Vene, repubblicani svergognati il signor egg iarono, spogliarono, ridussero alla miseria; e voi no '1 sapevate. Essi soffocarono le loro doglianze, che non vi arrivassero: gli uomini animosi che avessero osato denunziarvi quegli orrori sarebbero stati vittime della loro virtn. Grazie a voi, rappresentanti d'un gran popolo. Ripren~endo pur finalmente il luogo che la constituzione vi assegnn, voi avete atterrato que' mostri che lavoravano alla sordina per la dissoluzione della repubblica, e avete reso alla Francia la sua gloria e libertà. Guzie a quello dei vostri colleghi il quale primo vi propose decl'etare: la constitnzione e indipendenza delle repubbliche all eate esser sotto l'assic uranza del popolo francese: colpevole del crimine di lesa nazione chiunque faccia. loro angherie. A voi dovranno la loro felicità. quelle repubbliche, se approvate cotale proposta: elleno ve ne serberanno la riconoscenza in eterno j e il popolo francese, rendendo a loro, crudelmente conculcate in suo nome, dignità. e indipendenza, grande sarà. veramente. Ma v' ha di pin, cittadini rappresentanti. Fra i popoli che le vittorie della Francia liberarono dalla presenza dei re, ve ne ha. di quelli che ben son lungi dal potersi godere la felicità • • 209 e i vantaggi della libertà, ove non siano novellamente rigenerati. Tali i popoli d' Italia. Sbranata in repubblichette, l'Italia, questa grande un giorno e fiorente contrada, oggi fa brutta e orribile,mostra di membra senz' anima sparse. Il pomo della discordia fu questa volta spartito: la politica suggel'i a' tiranni d' Europa questo salutevole avviso : la politica de' triumviri in Franc ia ha serbato, per meglio dominare, questa partizione. Sta a voi, cittndini rappresentanti, rendere a' popoli italiani l'esistenza c la vita. Dichiarate tutti dall' Alpe alla. Sicilia i popoli d'Italia, la cui franchigia fu già. ri conosciuta , dich:arnteli assolutamente indipendenti e liberi di darsi quella forma di governo democratico che pili reputeranno Il sé conveniente. Assegnate a tutti questi popoli tempo e luogo opportuno per raccogiierd una convenzione nazionale di rappresentanti da loro eletti col mandato della grande opera d' una constituzione repubbl icana. Date finalmente al Direttorio eseC1ltivo il carico di proteggere cotesta assemblea e saldare l'amnistia de' due popoli con un trattato d' alleanza offensiva e difensiva, fondato su le regole de!l::t pin scrupolosa eguaglianza. e della pin severa giustizia. Ecco, cittadini rappresentanti, l' opera immortale che vi resta a fare. Create una repubblica grande, degna. della saviezza vostm e della maestà del popolo che voi l'appl'~ s entate . Lungi da voi l'idea. meschina., il fanciullesco timore di crescere una rivale alla Francia. I popoli liberi, fin che virtù e libertà sono 101' parti, non PQssono rivaleggiare che d'amicizia e di confidenza . Se l'uno di essi fosse COSt da poco che sa ne scordasse o tendesse le mani alla catena della tirannia, è il meglio per lui che l'altro possa ricoudurlo n giustizia o randerlo a libertà. Ecco i ID utui sarvigi che l'Italia a la Francia si devono l';una all' altra, perocché l'utile a loro comune è di riunirsi contro i tiranni e sempre phi restringere i nodi dall' amist:l che le avvince. Pitt ha l'accozzato i re c.ontro la li bertà e la democrazia. La Francia chiami in campo i popoli degni e idoneL Considerate ciò che fece l'Italia uni,t a ne' bei giorni della repubblica r. 14 LET'l'URE DEL RlSORGllIENTO. romana; pnrugonatelo n ciò cb' ella ha potuto fare per la libertà in questi ultimi giorni di strazi e di schiavituj e decidete tra' due tempi io qual sarebbe piti utile la sua amicizia alla Francia. Con questo atto di giustizia e magnanimità voi allontanel'ete ogni idea d'ingrandimento, che potrebbe dare ombra alle potenze neutre o alleate: l'accoglierete intomo a voi tutti gli amici della. libertà che il sospetto o la téma han dilungati: )'ichiamerete sotto le loro insegne gl' italiani che da. tutte ]e parti correranno a riunirsi alle vostre falangi, guidate oramai alla vittori", da generali repubblicani e degni deli:l. loro fiducia : in fine voi stupefarete l'Europa che quasi non crede pilI alla Repubblica francese, e gitterete la paura nel cuore de' vostri nemici. Roma non fu mai cosi grande come qnando disponeva de' terreni ove campeggiava l'Africano: la Francia non potrà esser di pio che dichiarando libera e indipendente l'Italia in quella. stessa che masnade barbare la _tengo no schiava. Salute e rispetto. 11lemb,'O dell' amminist1·az. centrale dell' E"igià membro del GO'IJerno provvison'o di Piemonte - GIOV . RAFF. BARIÈ di Torino, offì,e, cisalpino ANT. BARlÈ, o(fie. piemontese - FRANC. CIAJA, invia,to della Repubb, napolitana - FEDELE GRECY, rifugiato napoZ. GIOV. GIULIO ROBERTr, piemontese - ' TESTI - GIUSEPPE M. TRAVAGLIO - CARLO BOCCA, libra1'o - p, RICCHINT 1 presid. dep_ del Tanaro - GIOV. GARELLI BONOMO IpPOLITI, veneziano NICOLÒ CORNER, venez. - GIULIO BARBARAN, venez. - FEDERICO CLAS, venez. PLACIDO MEMMI, romano STEMAGNA, 1·app. cisr.tlpino GIAC. PEDERZOLI, cisalp_ ex rappresentante GImno POGGI l cisalp. - GlOV. BATT. SAROLDI, dsalp. ex direttore - CALEPIO, già minish'o cisalpino in Spagna - l\fASCHERONT, membro del Cons. dei giovani della Rep. cisalp. - CARLO FRANZINI 1 ex amm. dep. del il'Iincio - F. GILLANTOVANI, cisalp. - POZZI 1'app. cisalp. - GIOV . GIUNlO LA BUS d1' Brescia - PJETRO M ,O CIN I, cisalp. CARLO BOTTA, dano - CAVALLI, LETTURE DEL RlsonCBlENTO . 211 XXXVI!. I grandi morti della Repubblica Partenopea. Pl"imo ne dié la T«vola necrologica Francesco Lomonaco sc3mpa(o dall' eccidio a Milano, nel suo R'lpporto al cittadino Car'lJot pubblicato su' primi del 1500. Secondo l"itrasse taluoi di quei patrioti l'altro pro. fugo Vinco Cuoc~. nel Sa0.9io storico dellcJ. t'ivoluzione di Napoli (Milano, 1801 e 1806). Ne scrissero <:011 8ecesa e vibrata eloquenza il BoUa li! il Colletta, quegli nel libro X':lll della Storia d'Ita'ia dal 1789 al 1814, questi nel v della SWria ckl reame di Napoli dal 1734 sino al 1825. Altre ricerche delle memorie di quelli che in Napoli andarono al patibolo per ri~eaUar la patda dai Bor boni fece il generale Mariano d' Ayala j e pp.r opera sua e pel" decreto del Comune l'indice de' martiri fu fatto pubhlico Del 1865 su due lapidi mar;noree affisse a destra e a sinistra della mnggior porta del palazzo di città: le memorie scritte riman gono nelle Vite degl' italiani benemeriti della liberta.. e d<!Ua patria uccisi dal carnefice pubblicate postume dai figli (Roma, 1883). Ultimo nel 1884. il deputato G. Fortunato diè dai tipi Barbèra in Firenze I napoletani del 1799 in un libretto che otft'e la li sta compiuta de'giustiziati dal giugno 1799 al sett. 1800 di su 'I registl"o della ~ngrpga~ zione de' Bianchi, cui toccava pe' suoi statuti con fort!lre i condannati a morte; con altre notizie da cr onisti !!ontemporanei. Da tutti questi stampati ho scelto i seguenti ricordi j e prime dal Fortunato due narrazioni di virlti nohilissima, ma che non sono di suppliziati in Napoli. I morti di Picerno. « I paesi della Lucania, scrive il Coco, fecero prodigi di valore opponendosi all' unione di Ruffo con Sciarpa; e se il fato non faceva perire i virtuosi e bravi fratelli Vaccaro, se il governo avesse inviati loro non piu che cento uomini di truppa di linea 1 qualche ufficiale e le munizioni da guerra che lo~-o mancavano, forse la causa della libertà non sarebbe perita ». La. resistenza della Basilicata alle orde dello Sciarpa eùbe l'ultima sua pagina glol'ioSIL e il suo glorioso compendio nella