Università della Svizzera Italiana Facoltà di Scienze della comunicazione Lugano Abitare il forum in un contesto formativo: ruoli, pratiche, comunicazione Tesi di Master di Laura Piccardi 02-981-496 Relatore: Prof.ssa Vittoria Cesari Lusso Correlatore: Sig. Alberto Cattaneo Anno Accademico: 2007-2008 Data di consegna: giugno 2008 Indice Introduzione p.4 1) Il lavoro di ricerca: nascita, oggetto di studio, problematica e domanda operazionale p.6 2) Progetto di introduzione di un modello di blended learning p.10 3) Quadro teorico di riferimento p.13 3.1) Relazioni e dinamiche che intercorrono tra insegnanti e allievi: contratto didattico, mesogenesi, cronogenesi, topogenesi p.16 3.1.1) Definizione di contratto didattico p.16 3.1.2) Mesogenesi, cronogenesi, topogenesi p.19 3.2) La gestione della comunicazione e dell’apprendimento che si producono all’interno dei forum di discussione p.24 3.2.1) Il forum p.24 3.2.2) L’eTutor p.26 3.3) Comunicazione, identità e ruoli 3.3.1) Identità p.50 p.50 3.3.2) Pragmatica della comunicazione: approccio relazionale-sistemico e il modello di Palo Alto 3.4) Relazioni e dinamiche che intercorrono tra i membri di un gruppo 4) Metodologia di ricerca 4.1) Ricerca degli elementi quantitativi del contesto p.53 p.57 p.61 p.61 4.2) Raccolta ed analisi qualitativa di indizi di ruolo degli insegnanti e degli allievi nel contesto dei forum p.61 4.3) Raccolta delle testimonianze soggettive degli insegnanti sul ruolo svolto nell’utilizzo del forum 5) Ricerca degli elementi quantitativi del contesto p.62 p.65 5.1) Quantità di messaggi p.65 5.2) Log files p.66 5.2.1) Docenti p.66 5.2.2) Allievi p.66 6) Raccolta ed analisi qualitativa di indizi di ruolo degli insegnanti e degli allievi 6.1) Ipotesi di ruolo in riferimento ai risultati emersi calcolando i log files p.68 p.68 6.1.1) Docenti p.68 6.1.2) Allievi p.69 2 6.2) D1: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato maggiormente sia da egli stesso che dagli allievi p70 6.3) D4: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato mediamente sia da egli stesso che dagli allievi p.86 6.4) D5: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato scarsamente sia da egli stesso che dagli allievi 6.5) In sintesi e in conclusione... p.96 p.100 7) Raccolta delle testimonianze soggettive degli insegnanti sul ruolo svolto nell’utilizzo del forum p.104 7.1) Criteri d’analisi delle interviste p.104 7.2) Analisi delle testimonianze soggettive dei docenti p.106 7.2.1) D1 p.106 7.2.2) D4 p.107 7.2.3) D5 p.110 7.2.4) D2 p.111 7.2.5) D8 p.113 7.2.6) D3 p.115 7.3) Osservazioni sull’andamento delle interviste e sul rapporto instaurato con l’intervistato p.118 7.4) Confronto tra i risultati ottenuti dall’analisi delle interviste e quelli ricavati dallo studio delle discussioni dei forum p.121 8) Risultati raggiunti e confronto tra dati empirici e riferimenti utilizzati/scelti p.125 Conclusione p.132 Glossario p.141 Allegati p.159 Bibliografia p.239 Siti internet p.243 3 Introduzione Fin dalla comparsa degli esseri umani sulla Terra esiste la comunicazione. Questa ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia degli uomini e attraverso di essa avveniva e avviene anche la formazione. Inizialmente prevaleva la cultura orale, o oralità primaria, che si basava sulla parola e sulla memoria. Come afferma Max Weber (citato da Besozzi, 2003-2004: 22 e da Besozzi, 2006: 62-63), la struttura fondamentale di questa società era il potere carismatico: l’iniziato, colui che doveva imparare, cominciava la sua educazione dopo essere stato ammesso a un gruppo e aver ascoltato il messaggio del carismatico, l’individuo depositario del sapere. In seguito si passò alla cultura scritta dove, secondo Weber, la chiave d’accesso al sapere non spettava più al carismatico, bensì alla figura dell’uomo colto. Il sapere veniva veicolato attraverso l’accesso al codice della scrittura e quindi attraverso i libri. Solo più tardi, quando si sviluppò la cultura tecnico-pratica, l’educazione non fu più d’élite ma accessibile anche alle classi meno abbienti, al cittadino o allo specialista, il quale, attraverso di essa, poteva “acquisire competenze e conoscenze utili” (Besozzi, 2006: 63), atte a fargli raggiungere una professionalizzazione. Nella società attuale il sapere, oltre ad essere socialmente disponibile, grazie ad Internet, al computer, alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC o Information and Communication Technologies, ICT) e ai segnali digitali, può essere comunicato in tutto il mondo e in grandi quantità, tantoché ormai si parla di società dell’informazione e della conoscenza. A questo punto gli insegnanti non vengono più considerati come gli unici depositari del sapere e non si rivelano più come “la figura di cultura”, ma invece come “la figura di mediazione” (Besozzi, 20032004: 22) la quale ha il compito di aiutare gli studenti, che navigano in rete, a discernere le conoscenze “buone” da quelle “cattive”. Questi, sono solo alcuni dei cambiamenti in atto. Ad esempio, riflettendo sul fatto che con l’avvento di Internet e delle nuove tecnologie la formazione, frequentemente, non viene più veicolata solo dalla comunicazione umana ma da quella mediata da computer, docenti e discenti, quando si ritrovano a interagire virtualmente “si trasformano”, mettendo in scena nuovi ruoli, nuove pratiche, nuovi comportamenti e nuove forme di relazione, comunicazione e di processi formativi. Il presente lavoro si fonda e si sviluppa a partire proprio da queste considerazioni, e si interroga innanzitutto sulle caratteristiche che possano assumere ognuna di queste componenti. Allo scopo di ottenere alcune risposte la ricercatrice, restringendo il campo di studio allo stumento comunicativo del forum, in particolare una bacheca elettronica usata da una scuola superiore professionale ticinese, ha osservato e analizzato un certo numero di interazioni prodotte da alcuni degli insegnanti e degli allievi della stessa. Successivamente ha intervistato i docenti al fine di raccogliere elementi a favore dei risultati conseguiti dall’analisi delle discussioni 4 e, inoltre, per ricercare nuove informazioni. Il lavoro di ricerca, però, non si è fermato a questo punto. Il secondo obiettivo, infatti, partendo dai risultati empirici ottenuti, è stato di fornire alla scuola e ai docenti alcune indicazioni per agire efficacemente nel contesto della comunicazione a distanza, o meglio, per gestire in modo efficace la formazione e favorire l’apprendimento degli studenti attraverso il forum. In sintesi la tesi è strutturata nel modo seguente: il primo capitolo espone la nascita del lavoro di ricerca, l’oggetto di studio, la problematica e le domande di ricerca implicate. Il secondo descrive brevemente il progetto messo in atto dalla scuola superiore professionale ticinese soprammenzionata, il cui scopo è strutturare la propria formazione in modalità blended integrando, tra gli strumenti comunicativi anche la bacheca elettronica. Il terzo propone le risorse concettuali a cui si è attinto al fine di analizzare le discussioni presenti nei forum e il quarto spiega la metodologia di ricerca e gli strumenti adottati nel tentativo di dare una risposta alle domande poste inizialmente. I successivi tre capitoli (5, 6, 7) contengono, invece, la parte di lavoro empirico e l’ultimo (8) fornisce elementi di risposta alle domande di ricerca. Per la selezione del materiale utile alla ricerca, sono state esaminate diverse opere psicologiche e saggi che affrontano il tema della comunicazione formativa, o meglio della formazione mediata dalle tecnologie, e della pragmatica della comunicazione. Grande rilevanza hanno assunto anche testi di provenienza accademica (Università della Svizzera italiana) e più precisamente appunti e dispense dei corsi denominati eLearning e Tecnologie per la formazione, svolti da Lorenzo Cantoni negli anni accademici 2004-2005 e 2005-2006, Azione e interazione della comunicazione, svolto da Vittoria Cesari Lusso e Maria Luisa Schubauer-Leoni nell’anno accademico 2004-2005 e Relazioni interpersonali nelle attività di lavoro cooperativo, svolto da Vittoria Cesari Lusso e Antonella Carassa nell’anno accademico 2006-2007. Materiali molto importanti per effettuare l’analisi empirica sono stati i messaggi presenti nei forum di discussione della scuola superiore professionale ticinese e le registrazioni (e relative trascrizioni) delle interviste a sei docenti. Significativi per la descrizione del progetto attuato dalla scuola superiore professionale ticinese, sono stati anche testi provenienti dall’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale (IUFFP), il cui compito è quello di accompagnare la scuola nella realizzazione del progetto. Infine, poiché l’argomento a cui ci si riferisce integra diversi termini inglesi, sconosciuti a molti, ha preparato un glossario. 5 1) Il lavoro di ricerca: nascita, oggetto di studio, problematica e domanda operazionale Questo lavoro di ricerca, oltre a derivare dal desiderio di approfondire i temi dell’eLearning e della comunicazione nel contesto formativo affrontati durante la partecipazione a diversi corsi universitari, è nato dall’interesse maturato durante lo svolgimento di uno stage (9 ottobre 2006 - 9 febbraio 2007) presso l’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale (IUFFP), a proposito delle conseguenze che le ICT possano comportare nel processo d’apprendimento degli studenti e nelle pratiche degli insegnanti. Durante il suddetto stage la ricercatrice ha fatto parte, in particolare, del così designato team ICT, gruppo che si occupa di progettare, realizzare e sperimentare artefatti formativi multimediali, seguire contesti scolastici in cui sono in atto progetti eLearning1 , inoltre, riflettere sulle ripercussioni che tali materiali e pianificazioni implicano nel mondo della formazione. Detto altrimenti, mettendo in atto queste esperienze e considerazioni, vedere e capire come le tecnologie possano cambiare e influire sulla formazione e quale ruolo e opportunità possano rivestire in siffatto contesto è uno degli interessi dell’Istituto. Si vorrebbe, precisamente, rispondere alle seguenti domande: Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione possono essere funzionali al raggiungimento di obiettivi pedagogico - didattici prefissati? In altre parole, usandole nella formazione è possibile favorire l’apprendimento degli studenti delle scuole professionali? Introducendo le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione nella formazione come si modifica il ruolo del docente? E quello dell’allievo? Come cambia l’interazione tra le due figure in un contesto che non è più quello della presenza? Quali competenze devono sviluppare i formatori/insegnanti per progettare e accompagnare una formazione che integra le tecnologie? Da quanto descritto finora si può intuire che il team ICT ha lo scopo di ampliare le proprie conoscenze riguardo: la didattica multimediale il tema dell’eLearning e della formazione a distanza il tipo di competenze che un formatore/insegnante deve acquisire per operare efficacemente, quando si trova a seguire un’attività formativa onLine. 1 Si tratta di accompagnare e monitorare alcuni progetti che sono in atto presso le sedi delle scuole professionali della Svizzera Italiana, con lo scopo di integrare le ICT all’interno dei loro programmi formativi coinvolgendo i propri insegnanti e studenti. 6 Gli effetti che le ICT possono generare nel processo di apprendimento degli studenti e nelle pratiche degli insegnanti, come affermato in precedenza, rappresenta un tema che alla ricercatrice interesserebbe studiare più a fondo. A questa aspirazione si è aggiunta la possibilità di seguire un progetto attualmente in corso presso una scuola superiore professionale ticinese, denominata, in questo lavoro di ricerca, “SOLE” per garantirne l’anonimato, reso effettivo grazie alla collaborazione dell’IUFFP. Sebbene il progetto sarà descritto in maniera più precisa nel secondo capitolo, si può anticipare che la scuola ha come obiettivo fondamentale quello di presentare un sistema formativo pedagogicamente avanzato, integrante quindi le nuove tecnologie, e flessibile, permettendo, ad esempio, agli allievi aventi difficoltà nel raggiungere, fisicamente, la scuola, di beneficiare della formazione anche da casa. Attualmente pressoché il 30% del tempo totale delle lezioni viene elargito a distanza coinvolgendo circa 13 docenti i quali insegnano in modalità blended, ricorrendo ad una piattaforma open source progettata e sviluppata dalla sede scolastica stessa. Tra gli strumenti utilizzati per assicurare l’insegnamento onLine si inserisce il forum di discussione. Nel contesto del piano di ricerca sviluppato dal Team ICT-IUFFP, volto a esaminare i processi comunicativi e le strategie didattiche della situazione formativa indagata, è stato proposto alla ricercatrice il compito di analizzare lo stile comunicativo, le attività di moderazione, il ruolo, le strategie didattiche e le pratiche che i professori della scuola SOLE hanno messo in atto (sulla base di un corpus di documenti originali prodotti nella fase del progetto stesso) e mettono in atto attualmente quando si trovano ad interagire nel forum. In secondo luogo studiare come si caratterizza l’interazione comunicativa tra allievi e docente, all’interno di questo spazio comunicativo virtuale e asincrono, considerando gli elementi interni all’attività comunicativa stessa e i fattori contestuali dell’ambiente virtuale e blended in cui si colloca, tra le altre, questa strategia specifica. Questa analisi dovrebbe, successivamente, permettere di ottenere alcune risposte alla seguente domanda: “a quali condizioni o criteri un forum diventa efficace nella didattica?”. In altre parole dovrebbe consentire di individuare alcune delle competenze (intese come “capacità di fare”) e conoscenze che un insegnante deve acquisire per gestire efficacemente la formazione a distanza e favorire l’apprendimento degli studenti, attraverso il forum di discussione. Si tratta di portare alla luce le competenze e le conoscenze menzionate nella letteraratura, come pure di far emergere saperi, capacità e abilità nuove, non ritrovabili nella bibliografia ufficiale, ma utilizzate nella pratica. Da tutti gli aspetti appena indicati deriva il lavoro di ricerca, il cui oggetto di studio, si riferisce al contesto blended sopra menzionato. In particolare, però, ci si focalizzerà sull’analisi 7 delle differenti discussioni che avvengono nei forum, utilizzati per supportare determinate attività a distanza previste dagli insegnanti della scuola SOLE. La problematica di questo progetto di ricerca si riferisce al tema della formazione in rete e alle forme di sapere, di relazione e di lavoro utilizzate nella pratica didattica mediata da computer. È un argomento, infatti, che implica l’analisi di diverse questioni, tra cui il cambiamento di ruolo del docente e degli allievi. A questo proposito, frequentemente in letteratura, si dibatte sul fatto che l’ insegnante, nel contesto di una formazione onLine, potrebbe assumere una posizione di progettista del percorso formativo, di tutor, di accompagnatore, il quale guida gli studenti nel loro percorso di elaborazione dei saperi, perdendo il suo ruolo e i suoi compiti tradizionali. Per ruolo e compiti tradizionali è inteso che l’insegnante venga considerato il centro del processo formativo, il depositario della conoscenza e abitudinariamente tenga la cosiddetta lezione ex cathedra dove le conoscenze vengono esposte a senso unico da egli stesso verso i discenti. Per lo più secondo autori come Antonio Calvani e Mario Rotta, nel caso di una formazione in rete incentrata su un modello d’apprendimento collaborativo, il docente potrebbe ricoprire la posizione di moderatore delle discussioni (favorendo la socializzazione, la conoscenza e l’amicizia tra i partecipanti), di gestoreorganizzatore (formando i gruppi di lavoro e individuando le rispettive figure di coordinamento, spiegando l’uso dei differenti strumenti tecnologici, controllando frequentemente la posta elettronica,...) e di facilitatore dell’apprendimento (promuovendo diversi argomenti di discussione, processi di riflessione e di pensiero critico degli studenti, fornendo risorse e attività, sottolineando le molteplici prospettive e i punti salienti emersi dai differenti argomenti discussi dal gruppo,...). Quest’ultima funzione viene menzionata anche da Robert Bracewell, Mauri Collins, Zane Berge, Charlotte N. Gunawardena, H. Rosenberg, Filippo Dal Fiore e Guido Martinotti (Calvani e Rotta, 2000: 11, 34, 150-154 e 188-189; Rowntree, 1996: 32 Collins e Berge,1996: 6-7; Light, Light, Nesbitt e Harnad, 2000:1; Dal Fiore e Martinotti, 2006: 65-66). Per giunta, Berge e Collins, oltre ad ipotizzare l’abbandono da parte dell’insegnante della posizione di lettore universitario e il mutamento in guida, nella situazione di interazione onLine, suppongono che si trasformi in un esperto di domande più che di risposte, un compagno di classe membro del gruppo di studenti apprendenti e come colui il quale perde quel “potere”, o “autorità”, che solitamente sviluppa nella situazione d’aula. (Collins e Berge, 1996: 7) Infine, la natura virtuale ed interattiva dell’educazione onLine, secondo Rosenberg, dovrebbe trasformare il docente in una figura la quale ha il compito di facilitare il rapporto dei corsisti verso le tecnologie. (Light, Light, Nesbitt e Harnad, 2000:1) Con l’istituzione della formazione in rete, come accennato in precedenza, si ritiene che anche il ruolo dell’allievo possa mutare. Secondo Berge e Collins, ad esempio, egli: 8 da studente frequentemente passivo, “ricevente le informazioni” e memorizzatore di fatti, diventerebbe un costruttore del proprio sapere e un risolutore di problemi complessi. rifletterebbe sugli argomenti da molteplici prospettive. raffinerebbe le proprie domande e ne ricercherebbe da solo le risposte. lavorerebbe in gruppo quindi in modo collaborativo e cooperativo. diventerebbe autonomo, indipendente, motivato e gestore del proprio tempo e dello sviluppo del proprio apprendimento. (Collins e Berge,1996: 7) In altre parole, secondo i due ricercatori, rispetto alla situazione di classe lo studente diventerebbe una persona maggiormente attiva e responsabile del processo di ampliamento delle proprie conoscenze, aspetto citato anche da altri autori, tra i quali Dal Fiore e Martinotti, Calvani, Rotta e Rowntree. (Dal Fiore e Martinotti, 2006: 64-65; Calvani e Rotta, 2000: 151; Rowntree, 1996: 31) Questi sono alcuni dei contributi che costituiscono il dibattito scientifico sul cambiamento di ruolo di docente e alunni nel contesto di una formazione onLine. Concentrandosi sul contesto blended sopra menzionato, si vorrebbero raccogliere elementi a favore di tali ipotesi di ruolo e scoprire se emergano, ad esempio, da parte dei docenti, atteggiamenti di assistenza tecnologica atti a garantire il funzionamento dei processi comunicativi in rete. Qui di seguito viene esposta la domanda operazionale che si ricollega a tale problematica (quindi mira ad individuare eventuali argomenti a favore di queste ipotesi), all’oggetto di studio menzionato nelle righe precedenti, al lavoro di analisi commissionato dal Team ICT-IUFFP e che rappresenta il punto di partenza su cui si fonda questo lavoro di ricerca: Quali sono i ruoli, le pratiche e i processi formativi e comunicativi messi in gioco dagli insegnanti e dagli allievi nei contesti di forum onLine? Al fine di conseguire alcuni elementi di risposta a tale quesito e giungere all’identificazione di un ventaglio di competenze che i professori della scuola SOLE dovrebbero acquisire per gestire e favorire l’apprendimento e la riflessione dei discenti nei forum di rete, quindi ottenere alcune risposte anche all’interrogativo di ricerca posto dal team ICT (“a quali condizioni o criteri un forum diventa efficace nella didattica?”), è stata applicata una particolare metodologia di ricerca che verrà illustrata nel quarto capitolo. Prima di affrontare questo discorso è opportuno spiegare brevemente in che cosa consiste il progetto della scuola SOLE. 9 2) Progetto di introduzione di un modello di blended learning Il progetto della scuola SOLE mira ad introdurre nel percorso formativo di alcune classi, i cui allievi frequentano la medesima a tempo pieno o a tempo parziale (in questo caso si parla di studenti en emploi in quanto si trovano già in impiego), una modalità d’insegnamento/apprendimento basata sul modello del blended learning, mediante una piattaforma open source progettata e sviluppata dalla sede scolastica stessa. La scelta di offrire tale tipo di formazione è dovuta alla volontà di presentare un sistema formativo pedagogicamente avanzato e flessibile, che renda più attraente il curriculum di studi degli studenti e soddisfi le esigenze di mercato relative alle figure professionali uscenti dalla scuola. (Cattaneo, 2006: 2; Cattaneo, 2007: 2) La durata totale del progetto è di 42 mesi (agosto 2005-dicembre 2008), ripartiti nelle fasi seguenti: Tappa Data Obiettivi 0 Preparazione del progetto (formazione dei docenti, sviluppo della Marzo 2005 piattaforma,…) 1 Settembre 2005 Inizio prima sperimentazione con gli allievi (4 classi) 2 Settembre 2005 Predisposizione di un sistema di raccolta ed analisi dei dati (1 rilevamento per semestre con gli allievi e con i docenti) e stesura di un rapporto alla fine di ogni semestre 3 Settembre 2006 Inizio seconda sperimentazione (apportando i correttivi emersi dall’analisi dei dati raccolti durante la prima sperimentazione) 4 Settembre 2006 Perfezionamento sistema di monitoraggio e inizio raccolta dati seconda sperimentazione, con produzione di rapporti periodici 5 Settembre 2007 Inizio terza ed ultima sperimentazione (integrando eventuali correttivi e modifiche emersi dalle sperimentazioni precedenti) 6 Dicembre 2008 Conclusione del progetto e stesura rapporto finale con la relativa pubblicazione dei risultati (trasferibilità del progetto, indicazioni generali sul modello,…) (Fonte da Cattaneo, 2007: 6) Nell’anno scolastico 2005-2006 sono stati coinvolti nel progetto 10 docenti e 4 classi; l’anno successivo 13 insegnanti e 7 classi (94 allievi). Tuttavia è importante far notare che tutti i professori della scuola (23) sono stati coinvolti per raggiungere gli obiettivi minimi di utilizzo della piattaforma come, ad esempio, usare gli spazi “agenda” o “avvisi”. Ulteriori professionisti implicati nel progetto sono: 10 2 persone facenti parte della direzione della scuola SOLE 2 consulenti dell’IUFFP 2 persone provenienti dal Centro Informatica della scuola SOLE 2 persone facenti parte del Laboratorio multimediale dell’IUFFP (Cattaneo, 2007:3) Tra gli obiettivi quantitativi il progetto ha lo scopo principale di avviare, a partire dall’anno scolastico 2005-2006, la formazione a distanza nei programmi di studio della scuola SOLE, “secondo modalità e proporzioni differenti a seconda e della materia, e del curriculum di studi (a tempo pieno vs. en emploi)” (Cattaneo, 2006:2): SOLE a tempo pieno (Cattaneo, 2005:1): I semestre II semestre III semestre IV semestre V semestre 13% 18% 27% 28% 50% SOLE en emploi (Cattaneo, 2005:1): I semestre II semestre III semestre IV semestre V semestre VI semestre 21% 29% 21% 43% 43% 43% Per raggiungere questo traguardo è stato necessario, da parte dello IUFFP, formare gli insegnanti coinvolti nel progetto e monitorare l’esperienza globale vissuta sia dai docenti che dagli studenti. (Cattaneo, 2006:2-4; Cattaneo, 2007:3) Gli obiettivi qualitativi del progetto, invece, sono (Cattaneo, 2007:3-4): “Implementare un modello di blended learning (...) pedagogicamente valido e all’avanguardia sia didatticamente che tecnicamente Proporre un piano di studi compatibile con le esigenze professionali e personali degli allievi (es. en emploi) e rispondente alle esigenze dell’attuale mondo del lavoro e della formazione Creare un’offerta didattica innovativa, che valorizzi l’immagine della scuola e del profilo professionale in uscita Sviluppare le competenze didattiche dei docenti attraverso opportune forme di aggiornamento e di formazione continua sui temi del blended learning Sviluppare soluzioni tecniche (es. piattaforma) tecnicamente avanzate, sfruttando le competenze e il capitale già presenti in un’organizzazione come la scuola SOLE Sviluppare materiali didattici multimediali appropriati per il contesto blended 11 Valutare l’impatto di un modello didattico blended per questo profilo professionale (sia dal punto di vista dell’apprendimento, che dei costi e dei benefici) Sviluppare un adeguato sistema di monitoraggio che consenta di trarre indicazioni sul modello che siano poi eventualmente trasferibili ad altre realtà della formazione professionale.” All’interno di questo progetto, in particolare nel quadro del suo monitoraggio, come già affermato precedentemente, è stato possibile effettuare l’analisi delle discussioni avvenute nei forum nell’anno scolastico 2005-2006 e 2006-2007, seguendo una particolare metodologia di ricerca, esposta nel quarto capitolo, e riferendosi a determinate risorse concettuali riportate nel terzo capitolo. 12 3) Quadro teorico di riferimento Per effettuare l’osservazione e l’analisi delle discussioni presenti all’interno del forum, si è innanzitutto ricorso a determinate risorse concettuali, considerando il contesto scolastico e il tipo di formazione a cui questo strumento di comunicazione è legato. La bacheca elettronica, infatti, viene utilizzata all’interno di un istituto scolastico il quale fino a poco tempo prima erogava la formazione solo nell’ambito dell’aula e quindi in presenza. Recentemente invece la scuola ha deciso di offrire ai suoi studenti una parte degli insegnamenti in presenza e l’altra a distanza integrando, appunto, lo strumento del forum. Essendo tale situazione piuttosto nuova, potrebbe influenzare i ruoli e le pratiche sia dei professori che degli allievi, ma anche le dinamiche e i rapporti che intercorrono tra loro e tra loro e l’oggetto del sapere. I due attori, infatti, sono sempre stati abituati ad interagire fisicamente, piuttosto che mediante un’interfaccia grafica dove essi non possono vedersi e dove la comunicazione non è istantanea. In altre parole bisogna considerare il fatto di essere confrontati con un fenomeno complesso perché i docenti hanno insegnato sempre e solo in classe e mai in rete. Essi si trovano a dover gestire a distanza le discussioni, i rapporti interpersonali con gli alunni e la costruzione del sapere senza aver fatto una formazione specifica in tal senso (non hanno fatto una formazione per diventare tutor di rete), bensì riferendosi solo alla loro esperienza acquisita nel contesto d’aula. Perciò, al fine di compiere l’osservazione e l’analisi delle discussioni dei forum, o meglio, allo scopo di descrivere le pratiche e i ruoli assunti in rete dai professori e dagli alunni e per capire quali cambiamenti (di ruoli e di pratiche) possano essersi verificati attraverso l’introduzione di un nuovo sistema formativo, si è ritenuto necessario documentarsi sulle caratteristiche e sul funzionamento della relazione specifica e tradizionale insegnante-allievo che si instaura in aula. Detto altrimenti si è trattato di acquisire le conoscenze riguardo a concetti quali contratto didattico, mesogenesi, cronogenesi e topogenesi e, successivamente, nella fase di analisi, individuare come si presentassero tali elementi: se, ad esempio, fossero riconoscibili, nel modo in cui venivano costruiti e gestiti il sapere (mesos) o i topos (posizione) di docente e di allievo, alcune similitudini con la situazione di classe o se fossero identificabili particolari mutamenti. I concetti appena citati sono i primi ad essere presentati e delineati all’interno di questa parte teorica (sottocapitolo 3.1) in quanto forniscono un quadro generale della relazione, della comunicazione e delle dinamiche didattiche che intercorrono tra insegnante e allievi nei diversi contesti formativi. Nel sottocapitolo successivo (3.2), ci si focalizzerà maggiormente sui contesti formativi onLine, descrivendo lo strumento comunicativo del forum e le caratteristiche del profilo e dei compiti assunti dall’eTutor all’interno di questo ambiente di interazione. Siffatti contributi serviranno, dopo aver trovato alcuni elementi di risposta alla domanda operazionale, per tentare di 13 trovarne per il quesito di ricerca formulato dal team ICT-IUFFP (“a quali condizioni o criteri un forum diventa efficace nella didattica?”). Precisamente si tratterebbe di confrontare i risultati emersi, riguardanti i ruoli, le pratiche e lo stile comunicativo dei professori, con la letteratura riferita al profilo, al ruolo e ai compiti della figura che si occupa di gestire le discussioni e i processi d’apprendimento che si realizzano nei forum onLine. Infatti, si ipotizza come il paragone tra dati empirici e teorici possa permettere di identificare le competenze che i docenti della scuola SOLE già posseggono e quelle che non hanno, per favorire i processi d’apprendimento degli allievi e le interazioni nei forum onLine. Si tratta di vere e proprie supposizioni dal momento che, probabilmente, a livello pratico ogni docente applica ulteriori competenze che non vengono menzionate in letteratura. Questo confronto presuppone di fornire alla scuola e ai docenti alcune indicazioni per agire efficacemente nel contesto della comunicazione a distanza. È necessario ribadire il fatto che i docenti coinvolti nel progetto della scuola abbiano sempre e solo insegnato nel contesto di lezioni in presenza e non abbiano mai seguito una formazione specifica per diventare tutor dei forum in rete. Essi, essendo alle prime armi, hanno iniziato probabilmente ad acquisire nuove competenze nel corso del progetto, con l’esperienza diretta. Per questi motivi, nonostante siano stati pubblicati molti contributi sul tema, la parte teorica relativa alle funzioni e ai compiti del tutor onLine non viene approfondita particolarmente. Se lo fosse, infatti, sarebbe impossibile fare un paragone. Allo scopo di attuare lo studio delle interazioni che intercorrono tra gli allievi e gli insegnanti all’interno dei forum onLine, la ricercatrice non ha dimenticato di trovarsi confrontata con degli scambi comunicativi e si è mostrata interessata e intenzionata a considerare ed esaminare ogni reale sfaccettatura del fenomeno della comunicazione. In questo caso ci si riferisce al fatto che questa, oltre a delinearsi come un processo nel quale due persone, alternandosi come mittente e destinatario, si mandano, attraverso un codice (lingua) e un canale (voce, telefono, Internet), dei messaggi che interpretano grazie alla condivisione della medesima cultura, realtà, lingua e bagaglio di conoscenze, si rivela come la parte osservabile della relazione tra gli individui in interazione. In altre parole essi, quando comunicano, non veicolano solo dei contenuti, ma esternano anche dei significati che definiscono il loro rapporto (ad esempio, come semplice conoscenza, amicizia o inimicizia,...), delle caratteristiche sulla propria identità e assumono e assegnano agli altri ruoli specifici. Da queste particolarità deriva, in rifermento all’analisi delle discussioni dei forum, la volontà di approfondire i contributi teorici che tendono a sottolineare e sviluppare il legame tra due poli: la comunicazione, da un lato, e la relazione/identità, dall’altro. Precisamente, nel sottocapitolo 3.3.1, riallacciandosi agli studi di ricercatori provenienti da diversi campi disciplinari, si sono raccolti elementi riguardo le modalità di origine, di costruzione ed evoluzione dell’identità 14 dell’individuo e del suo legame con la comunicazione. Successivamente nel sottocapitolo 3.3.2, ha preso in esame il cosiddetto approccio relazionale-sistemico della teoria della pragmatica della comunicazione, usato spesso per studiare la comunicazione e i conflitti relazionali tra individui, e il modello comunicativo proposto dalla scuola di Palo Alto, i quali mettono in evidenza l’esistenza di un legame tra comunicazione ed identità. Questi, presentati nei due sottocapitoli, sono i principali orientamenti a cui è stato fatto riferimento, perché non solo si aveva l’interesse di esaminare ogni reale sfaccettatura del fenomeno della comunicazione (in questo caso delle interazioni nei forum) ma, partendo dall’individuazione di aspetti di contenuto e di identità e riuscendo a capire come gli interlocutori si definissero, si mostrassero e si caratterizzassero, si è ritenuto più semplice delineare i ruoli e i topos di allievo, di insegnante o il modo di porsi nei confronti del sapere in una nuova realtà: la realtà virtuale. Infine, durante l’osservazione degli scambi comunicativi, non si è dovuto tenere presente solo gli aspetti menzionati in precedenza, bensì anche il fatto che, sovente, all’interno dei forum onLine, è richiesto ai discenti di mettersi in gruppo, interagire, agire e collaborare insieme per costruire le conoscenze (si parla in questo caso di apprendimento collaborativo). Proprio per la frequenza con cui si crea tale situazione, è sembrato opportuno non trascurare tali elementi, bensì approfondirli. Esattamente si è trattato, in questo caso, di informarsi sul funzionamento, le caratteristiche, le dinamiche e il tipo di relazioni che intercorrono tra i membri di un gruppo. Come nella situazione di classe, infatti, anche all’interno di un gruppo si instaurano particolari ruoli e pratiche e i partecipanti agiscono non solo per realizzare un compito ma anche per poter soddisfare i propri bisogni sociali. Individuare questi elementi nelle discussioni dei forum, avrebbe permesso di arricchire ulteriormente l’analisi. 15 3.1) Relazioni e dinamiche che intercorrono tra insegnanti e allievi: contratto didattico, mesogenesi, cronogenesi, topogenesi 3.1.1) Definizione di contratto didattico In una situazione di classe, tra l’insegnante e gli allievi si instaura uno specifico contratto di comunicazione: il contratto didattico (Zani, Selleri e David, 1998: 151), che “regola una situazione tra un docente e un allievo i quali interagiscono a proposito di un sapere” (SchubauerLeoni e Grossen, 1993: 454) 2 . Il concetto di contratto didattico è stato usato per la prima volta dal ricercatore Guy Brousseau (in Sarrazy, 1995 : 87) nel 1978, nel quadro di uno studio sulle ragioni che portavano a un insuccesso in matematica. Egli definisce il contratto didattico come “l’insieme dei comportamenti (specifici delle conoscenze insegnate) dell’insegnante che sono attesi dall’allievo e l’insieme dei comportamenti dell’allievo che sono attesi dall’insegnante” (Sarrazy, 1995 : 87) 3 . L’insieme dei comportamenti degli allievi attesi dal docente si riferiscono, per esempio, al non aspettarsi indizi da parte del docente per avviare la soluzione di un problema ma accettare la responsabilità del lavoro e quindi il ragionare da soli per risolverlo. A seconda del compito dato l’insegnante si aspetta l’attivazione di procedure e di ragionamenti specifici già messi in atto con problemi simili. Nelle aspettative del docente ci sono quindi le tracce dei processi di istituzionalizzazione del sapere già acquisito in classe. Per istituzionalizzazione Brousseau (in Sensevy e Quilio, 2002: 51) intende quel “procedimento attraverso il quale il professore mostra agli allievi che le conoscenze che hanno costruito si trovano già nella cultura (di una disciplina) e mediante il quale li invita a rendersi responsabili di sapere queste conoscenze” (Sensevy e Quilio, 2002: 51). Attraverso l’istituzionalizzazione l’insegnante stipula lo stato di avanzamento dei saperi della classe. Le conoscenze elaborate e proposte dai discenti sono promosse, successivamente, al rango di saperi legittimi e quindi possono essere rievocati dalla memoria collettiva della classe (Schubauer-Leoni, 2004-2005). L’insieme dei comportamenti specifici dell’insegnante attesi dagli allievi, invece, oltre a riferirsi alla trasmissione diretta del sapere, può essere legato ad atteggiamenti di reticenza didattica, ovvero tacere e trattenere con intenzione alcune cose che vorrebbe insegnare, a discorsi di valenza perlocutoria, ossia parlare per far agire e riflettere gli allievi, e a un processo di devoluzione che Brousseau (in Sensevy e Quilio, 2002: 51) definisce come il “processo attraverso il quale 2 Traduzione personale. Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 3 Traduzione personale. 16 l’insegnante affida agli allievi, per un certo tempo, la responsabilità del loro apprendimento (…) e l’allievo deve lavorare in una maniera determinata in un contesto o ambiente determinato, e accettare il fatto che il professore non gli trasmetterà direttamente le conoscenze” (Sensevy e Quilio, 2002: 51). Brousseau (in Sensevy e Quilio, 2002: 50), infatti, ritiene che l’interazione tra professore e allievo, prevista dal contratto didattico, presupponga che “gli allievi si approprino di quello che apprendono, non solo attraverso l’ascolto, ma anche attraverso lo studio e il confronto reale all’interno della situazione d’apprendimento” (Sensevy e Quilio, 2002: 50) 4 . Detto altrimenti, gli allievi non devono apprendere solo mediante le conoscenze trasmesse direttamente dal docente, ma rendendendosi attivi, agendo e ragionando su determinati problemi o questioni, risolvendo esercizi o confrontandosi con attività che prevedano percorsi di scoperta (Sensevy e Quilio, 2002: 49-50). L’insieme dei comportamenti degli insegnanti attesi dagli allievi sono legati al sapere che viene insegnato; in questo caso sono detti specifici (Schubauer-Leoni, 2004-2005). In realtà, in una lezione di contabilità emergono saperi e comportamenti specifici diversi da quelli che affiorano in una lezione di lingua. Nel primo caso determinate conoscenze contabili, invece di provenire direttamente dalle parole del professore, spesso possono essere ricostruite dagli allievi stessi, attraverso la risoluzione di esercizi e senza l’aiuto del professore. Costui dovrà comunque situare l’evoluzione delle conoscenze prodotte dal collettivo degli allievi della classe nei confronti del sapere ufficiale che si propone di insegnar loro. Il processo di istituzionalizzazione interviene ogniqualvolta il docente dichiara la compatibilità, vedi la convergenza, tra i ragionamenti prodotti dai discenti alle prese con un compito e i ragionamenti che caratterizzano la disciplina di riferimento per tale problema. Questo tipo di analisi delle situazioni didattiche prende spunto dalle teorie costruttiviste dell’apprendimento (secondo cui i metodi di insegnamento tradizionale come, ad esempio, memorizzare e imitare, dimostrare o far acquisire prima saperi e poi far svolgere gli esercizi, sono considerati incompatibili e l’individuo non riceve le conoscenze dall’esterno, ma le costruisce, in maniera attiva, nella propria testa a partire da una situazione-problema o da un ambiente che si presta ad un’esplorazione libera. L’insegnante ha il compito di sostenere, aiutare e guidare l’allievo nel pianificare l’attività.(Perret, 2003-2004)) senza tuttavia isolare l’apprendente dal suo contesto. Da soli non si impara, ricordano i socio-interazionisti al seguito di Lev Semënovič Vygotskij e Jerome Bruner. L’insegnante è il garante delle situazioni di apprendimento messe a disposizione dei discenti e si assicura che gli allievi interroghino le problematiche e ne facciano oggetto di dibattito collettivo. Il sapere non nasce dal nulla, la conoscenza acquisita deve poter essere riconosciuta ufficialmente come un sapere condiviso (si tratterebbe di verificare se a lato 4 Traduzione personale. Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 17 pratico avviene veramente così perché non sempre tutto ciò che viene teorizzato corrisponde a cio che viene praticato). L’evoluzione dei lavori teorici ed empirici sul contratto didattico hanno messo in evidenza nuove caratteristiche e le teorie didattiche propongono ormai una definizione più dinamica del concetto. Il contratto comporta al contempo regole perenni e mutazioni costanti delle aspettative del docente. Queste trasformazioni delle aspettative sono necessarie all’apprendimento. Più che un contratto stabilito una volta per tutte, il processo che caratterizza la negoziazione tra docente e discenti è la ricerca costante di un contratto tra partners della relazione didattica (Brousseau, 1990: 309-336). Dalla definizione appena fornita (sempre di Brousseau), emerge che il contratto didattico è in continua evoluzione, perché avviene una mutazione (o trasformazione) di determinate aspettative e regole, solitamente dovuta al cambiamento dell’oggetto d’insegnamento trattato. Infatti, ogni situazione d’insegnamento necessita l’introduzione di oggetti nuovi, di porzioni del mondo da scoprire in funzione di domande adeguate. Se le situazioni di apprendimento restano immutate l’allievo si compiace magari sentendosi esperto ma non progredisce nella conoscenza. Quindi l’introduzione di oggetti inediti e di domande nuove suppone aspettative diverse che tengano conto della novità da incorporare nei saperi “vecchi” e già esplorati. Questa evoluzione delle aspettative può essere accellerata allorchè i discenti approfittino in fretta delle condizioni offerte, dando segni di apprendimento. In altri casi il docente deve rallentare il movimento e magari ritornare su saperi vecchi. Queste decisioni spettano all’insegnante che deve costantemente fare il punto della situazione per decidere come avanzare facendo leva su situazioni problematiche accessibili agli alunni che gli stanno di fronte. Nella definizione di contratto didattico citata sopra si parla anche di regole perenni, ovvero regole che “rendono amministrabili le crisi dovute alla modificazione delle attese del professore nei confronti degli allievi” (Schubauer-Leoni, 2003: 5) 5 perché rinviano al principio di fiducia reciproca tra insegnante e allievo. In altre parole, tra insegnante e allievo deve sussistere sempre la regola di fiducia reciproca (Schubauer-Leoni, 2004-2005). Per riassumere quanto detto fin’ora, si può dire che il contratto didattico si costruisca sulla base di comportamenti e di determinate aspettative reciproche, del professore e degli allievi, le cui modificazioni ne stabiliscono l’evoluzione. 5 Traduzione personale. 18 3.1.2) Mesogenesi, cronogenesi, topogenesi Per comprendere in modo più approfondito il processo di evoluzione del contratto didattico, nonché la disparità tra i ruoli del docente e degli allievi, verranno affrontati adesso i tre concetti seguenti: mesogenesi, cronogenesi e topogenesi (Schubauer-Leoni, 2003: 2). La mesogenesi si riferisce agli oggetti del sapere scolastico siccome al suo interno risiede l’idea di mesos, elemento di mediazione tra l’insegnante e l’allievo (Giuliano e Schubauer-Leoni, 2004: 2 e Schubauer-Leoni, 2003: 2). Tuttavia non solo si riferisce al sapere da trasmettere all’allievo, ma rinvia anche all’ambiente (materiale, culturale, simbolico, linguistico,…), a tutto ciò che si trova tra l’insegnante e l’allievo (Schubauer-Leoni, 2004-2005) e che serve per comunicare in modo più comprensibile il sapere agli allievi (ad esempio la lavagna nera o quella luminosa, un libro di testo, ma anche l’esempio scritto alla lavagna dal docente per fare capire un punto preciso della lezione; elemento di mediazione è pure il discorso orale, con le sue intonazioni e i suoi silenzi.). Secondo il contratto didattico l’esplicitazione della mesogenesi non può mai essere esaustiva poiché, come è stato detto nel capitolo precedente, Brousseau ritiene che gli allievi debbano apprendere non solo attraverso le soluzioni fornite dal professore, ma anche mediante le loro azioni (Sensevy e Quilio, 2002: 49-50). Da parte del docente e dei discenti avviene quindi una costruzione negoziata o una cocostruzione del sapere che diventa un elemento di riferimento supposto comune e condiviso dalla classe. Un ultimo aspetto da citare, ma non per questo meno importante, è il fatto che la mesogenesi sia in costante evoluzione e ciò implica la formazione di elementi di memoria didattica (di sapere “vecchio”) su cui il professore può ritornare quando, per esempio, vuole introdurre un nuovo argomento o un nuovo sapere. (Schubauer-Leoni, 2004-2005) La cronogenesi si riferisce a processi di temporalità didattica (chronos), o più precisamente a un tempo d’insegnamento, e a un tempo d’apprendimento. Il tempo d’insegnamento è organizzato dall’insegnante in modo cumulativo e lineare e genera il passaggio tra sapere vecchio e sapere nuovo (Schubauer-Leoni, 2003: 2), o meglio corrisponde all’avanzamento dei saperi della classe e implica una storia didattica di saperi. È proprio sulla base di questo aspetto che si può individuare un legame tra mesogenesi e cronogenesi. Il tempo d’apprendimento, invece, è organizzato sottoforma di costruzioni da parte del discente a proposito del sapere e corrisponde alle riorganizzazioni del pensiero di ogni allievo in funzione delle occasioni d’apprendimento che incontra. Quando l’insegnante organizza il tempo d’insegnamento deve rendersi conto che spende il tempo d’apprendimento (Schubauer-Leoni, 20042005). 19 La topogenesi si riferisce all’idea di topos che significa luogo o posizione. Più precisamente corrisponde al luogo simbolico che distingue la posizione d’insegnamento e d’apprendimento (Schubauer-Leoni, 2004-2005). Per spiegare questi due concetti verranno fatti gli esempi seguenti: nel luogo d’insegnamento, una persona (istituzionalmente legittimata) assume il ruolo di professore e quindi ha il compito di organizzare, presentare e trasmettere esplicitamente una materia, oppure di devolvere una parte della costruzione del sapere agli allievi, attraverso la risoluzione di esercizi. Nel luogo d’insegnamento spesso si prevede anche che l’insegnante assuma comportamenti di reticenza didattica, intraprenda discorsi di valenza perlocutoria o istituzionalizzi i saperi prodotti autonomamente dagli studenti. Nel luogo d’apprendimento, invece, viene definito il passaggio dal ruolo di semplici ragazzi a quello di studenti e apprendenti. Gli allievi devono impegnarsi durante la presentazione del sapere da parte del docente e hanno il compito di contribuire alla costruzione del sapere quando viene loro assegnata la risoluzione di un esercizio. Lo studente e l’allievo si situano in queste determinate posizioni solo al momento della presentazione dell’oggetto del sapere o all’inizio della costruzione del sapere. All’interno della classe il topos degli studenti non è mai omogeneo. I discenti possono differire l’uno dall’altro. Alcuni sono più esperti e altri meno. In molti casi è l’insegnante, attraverso le parole e la comunicazione non verbale (gesti, ammiccamenti,…) che fa percepire agli allievi queste distinzioni e prima o poi ogni allievo entra nell’idea di trovarsi in un topos di “bravo” allievo/apprendente o di quello in “difficoltà”. Tuttavia i topos dell’allievo possono evolvere (Schubauer-Leoni, 2004-2005). È il caso di un allievo che riesca a capire con facilità un determinato argomento di una materia nella quale ha sempre avuto difficoltà. Perciò egli passa dal topos di allievo “in difficoltà” a quello di buon apprendente. In questa situazione si vede un legame tra topogenesi e mesogenesi: non può evolvere il riferimento senza far evolvere o coinvolgere il topos. Un secondo esempio si riferisce al caso in cui un allievo comincia ad assumere un comportamento disciplinato e tranquillo dopo un periodo in cui si mostrava piuttosto indisciplinato. Tuttavia si potrebbe dire che quest’ultimo esempio non sia veramente utile per sostenere la teoria di evoluzione del topos. Ciò verrà spiegato nel modo seguente: secondo il concetto di luogo o topos d’apprendimento, gli studenti hanno il solo compito di apprendere, di lavorare sulla risoluzione di esercizi che vengano loro affidati e di essere attenti a quello che viene spiegato in classe dal professore. Perciò un allievo che non si impegni in tal senso e disturbi la lezione, si trova al di fuori di questo topos. Di conseguenza il momento in cui egli cambiasse il suo atteggiamento e assumesse un comportamento disciplinato e tranquillo non rappresenterebbe un evoluzione della sua posizione, ma un pieno inserimento nel topos di apprendente. 20 Non solo il topos dell’allievo può evolvere, ma anche quello dell’insegnante (SchubauerLeoni, 2004-2005). Egli cambia la sua posizione nei confronti della classe quando riesce a trattenere e non comunicare le sue preferenze riguardo agli allievi e quando riesce a far percepire ad alcuni di loro che li considera importanti come quelli più capaci. Più profondamente, il topos del docente evolve man mano che evolve il topos della classe (saperi supposti condivisi dalla maggioranza). Questo vuol dire che man mano che la classe costruisce forme di sapere condiviso, il rapporto docente-allievi si trasforma, una storia didattica della classe prende forma e le identità degli uni e degli altri si precisa. È importante dire che la topogenesi comprende due posizioni differenti (due modi di pensare diversi), poiché il professore, non solo dispone di un ventaglio di conoscenze più esteso ma soprattutto, è colui che anticipa sul processo mesogenetico. Gli allievi invece scoprono cammin facendo la natura del mondo (sistema di oggetti) al quale sono confrontati. Il loro pensiero è quindi elaborato essenzialmente sulla base del passato e del presente (hic et nunc situazionale e interattivo). Pensare il presente in funzione non solo di quanto la classe “sa già” e di quel che “sta facendo” ma anche di quel che “farà” nelle settimane e mesi che seguiranno, pone il docente in una posizione distinta (e cognitivamente unica) rispetto alla posizione dei discenti. Osservando la comunicazione in classe, queste due posizioni distinte sono evidenti. A differenza della comunicazione abituale, infatti, nel contesto scolastico i turni di parola non sono gestiti liberamente dai partecipanti, bensì è l’insegnante a stabilire se e quando gli alunni potranno intervenire, quale tema affronteranno insieme e la durata della discussione. È come se l’insegnante “conservasse la palla” (Fele e Paoletti, 2003: 73) e “detenesse il potere”. Spesso, in classe, è individuabile un preciso e caratteristico ordine conversazionale, secondo cui “l’insegnante fa una domanda ad un alunno, questi risponde, e l’insegnante riprende il turno per fare una valutazione di quanto detto dall’alunno” (Fele e Paoletti, 2003: 74). La valutazione dell’insegnante è sempre presente, anche se egli tace, perchè dietro il silenzio c’è sempre un motivo. Il silenzio indica qualcosa agli allievi, il fatto che la loro risposta possa essere incompleta o scorretta. (Fele e Paoletti, 2003: 71-76) In base a quello che è stato detto su mesogenesi, cronogenesi e topogenesi, e secondo Sensevy e Quilio, nel processo didattico il sapere corrisponde quindi a un saper-tempo: il sapere è disposto su un asse del tempo e insegnare significa “percorrere con gli allievi una sequenza orientata di oggetti del sapere, che stabilisce quello che i professori chiamano progressione” (Sensevy e Quilio, 2002: 50) 6 . Inoltre “a ogni istante della cronogenesi il professore e gli allievi occupano un luogo preciso, un topos, ovvero adempiono a un insieme di compiti, di cui certi sono specificamente legati alla posizione del professore e altri alla posizione dell’allievo.” (Sensevy e 6 Traduzione personale. 21 Quilio, 2002: 50) 7 . Mesogenesi, cronogenesi e topogenesi sono in relazione l’una con l’altra e il loro cambiamento o evoluzione implica una modificazione delle regole del contratto didattico, perché si modificano le aspettative del professore e degli allievi. La topogenesi fa ripensare anche che “il contratto didattico non riunisce l’insegnante e la classe bensì l’insegnante e gruppi di allievi classificati a seconda della loro adeguazione alle aspettative del docente nei loro confronti (contratto didattico differenziale): il docente si aspetta “tanto” da certuni e “meno” o “diversamente” da altri” (Schubauer-Leoni, 2004-2005). Occorre comunque precisare che questi fenomeni non sono coscenti e che, anzi, i docenti sono a volte sorpresi e persino scioccati di sapere (grazie alle ricerche didattiche e psico-sociali) che l’attribuzione di certi topos a determinati discenti può produrre effetti non auspicapibili. Infatti un allievo considerato “in difficoltà” e dal quale l’insegnante si aspetta sistematicamente risposte sbagliate o poco elaborate, finirà per adagiarsi in questo topos e addirittura per costruirsi un’identità di allievo “debole” che non riesce a seguire. In base ai concetti elaborati fino a questo punto e al fine di riassumere le dinamiche che intercorrono nella relazione insegnante-allievi, si può costruire il seguente schema di contratto didattico: Contratto didattico 1) Tre poli: docente-discente-sapere. 2) Fondato su regole perenni. 3) Fondato su regole e aspettative in costante mutazione 4) Concetti di mesogenesi, cronogenesi e topogenesi 5) Evoluzione del contratto Il contratto didattico “regola una situazione tra un docente e un allievo i quali interagiscono a proposito di un sapere” (Schubauer-Leoni e Grossen, 1993: 454) 8 . I due agenti hanno determinate aspettative reciproche, ma queste aspettative evolvono in funzione dell’oggetto d’insegnamento trattato, o meglio in funzione dell’evoluzione della mesogenesi. Il contratto didattico comporta 7 Traduzione personale. 8 Traduzione personale. Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 22 anche regole perenni, regole evolutive e permette che in una classe si crei temporalità e attribuzione di posizionamenti diversi degli allievi. La modificazione delle aspettative reciproche e di determinate regole, ma anche della mesogenesi, cronogenesi e topogenesi stabilisce che il contratto didattico sia in continua evoluzione. Per l’analisi delle discussioni presenti nei forum, degli aspetti presentati nel capitolo verrano presi in considerazione principalmente i concetti di mesogenesi e topogensi. Durante il lavoro di analisi si tratterà, precisamente, di scoprire in che modo insegnanti e allievi costruiscono l’oggetto del sapere e come caratterizzano/definiscono i propri topos. Si vedrà, ad esempio, se, come prevede il contratto didattico, sono gli allievi a costruire la mesos e a rendersi attivi. 23 3.2) La gestione della comunicazione e dell’apprendimento che si producono all’interno dei forum di discussione 3.2.1) Il forum Il forum di discussione onLine esiste da quando esiste Internet: una rete che definisce una nuova realtà, un nuovo modo di comunicare e funge da veicolo per la comunicazione formativa a distanza per mezzo di strumenti quali, appunto, i forum, o sistemi di webconference, chat, ecc. Di conseguenza è opportuno, prima di approfondire il concetto di forum, spiegare meglio in che cosa consiste la comunicazione di tale sistema, o meglio, rispondere brevemente alle seguenti domande: come comunica Internet? Come si comunica attraverso Internet? La comunicazione dei contenuti della rete Internet è una comunicazione dove l’utente si trova confrontato con testi scritti in formato elettronico e digitale i quali, come dichiarano Lorenzo Cantoni e Nicoletta Di Blas, non solo sono inaccessibili ai sensi, ma anche nella loro totalità ovvero, a differenza di un libro o di un articolo di giornale, è difficile determinarne le dimensioni e la consistenza perché si presentano solo per parti mediante l’interfaccia dello schermo del computer. Sono testi riproducibili, replicabili, modificabili, immateriali, facilmente trasportabili e, grazie a Internet, accessibili senza vincoli spaziali e temporali. Infine sono testi multimediali che, per mezzo della loro natura digitale, integrano codici semiotici diversi: immagini, animazioni, suoni, video e testo (Cantoni e Di Blas, 2002: 137-138; Cantoni e Di Blas, 2006: 163-165; Cantoni, Botturi, Succi e New MinE Lab, 2007: 62-67). Volendo essere ancora più precisi questi testi elettronici rappresentano una componente dei siti Internet, un insieme di pagine web, caratterizzate da una struttura ipertestuale di documenti, accessibili con un browser tramite World Wide Web su rete Internet. 9 Navigare tra contenuti presentati sottoforma di ipertesto, significa essere confrontati con “un reticolo testuale, aperto a percorsi di lettura differenti, dipendenti dalle scelte del fruitore” (Cantoni e Di Blas, 2002: 139; Cantoni e Di Blas, 2006: 166). In sintesi si può dire che Internet comunica informazioni e notizie all’utente attraverso siti Internet multimediali costituiti da una struttura reticolare. Quando si parla di comunicazione attraverso la rete Internet, come sostiene Antonio Calvani, bisogna considerarla come fosse una comunicazione mediata dal computer. Significa che tra i due soggetti comunicanti si interpone un’interfaccia tecnologica (lo schermo del computer) e, nonostante ci sia la possibilità di interazione visiva-acustica, vengono persi alcuni elementi della comunicazione non verbale (Calvani, 2001:40-41). Rispetto alle forme tradizionali si tratta di una 9 http://it.wikipedia.org/wiki/Sito_internet 24 comunicazione liberata da limiti spazio-temporali (ubiquità), avente anche la caratteristica della reticolarità (scambio di messaggi molti-molti) dell’editabilità (si possono scrivere e modificare messaggi), dell’interattività (interazione tra mittente e destinatario) e della personalizzazione (il messaggio, ad esempio, viene delineato in modo da coincidere ai bisogni del destinatario). (Calvani e Rotta, 1999: 26; Calvani, 2001: 41; Cantoni e Di Blas, 2002: 139; Cantoni e Di Blas, 2006: 165; Cantoni, Botturi, Succi e New MinE Lab, 2007: 65-67) Esistono diversi strumenti attraverso i quali gli utenti possono interagire tra loro via Internet e si distinguono in strumenti di comunicazione sincrona, dove l’atto comunicativo viene prodotto e fruito nello stesso istante (telefonate online, chat testuali o vocali, instant messaging, webconference), e strumenti di comunicazione asincrona, in cui la produzione la fruizione della comunicazione avviene in tempi differenti, tra i quali i forum di discussione, spazi in cui gli interventi dei postings compaiono uno sotto l’altro divisi per threads. (Calvani e Rotta, 1999: 124134; Dal Fiore e Martinotti, 2006: 126 e 130-131; Cantoni, 2004-2005; Ferrari, 2006: 57; Pantò e Petruccio, 1998: 230 e 232). Rappresentando una comunicazione tendenzialmente molti-molti (non a caso in latino la parola forum rimanda al concetto, come afferma Simona Ferrari, di piazza, piazza del mercato, centro della vita pubblica e luogo dedicato alle pubbliche adunanze), la bacheca elettronica vuole imitare la comunicazione e la lezione in presenza e rafforzare il senso di comunità. In secondo luogo, come dichiarano Eleonora Pantò e Riccardo Petruccio, Calvani e Rotta, Dal Fiore e Martinotti, permette una collaborazione tra gli studenti, una condivisione delle conoscenze e quindi lo sviluppo di un apprendimento ispirato alla teoria costruttivista (per la chiarificazione di questa teoria si veda la pagina 14). Come sostiene Cantoni, quando si apre il forum si dichiara qual è l’obiettivo della discussione (che implica l’allineamento cognitivo del gruppo) e quali sono le modalità di valutazione, ossia come e che cosa verrà valutato (ad esempio i post o le esercitazioni). Secondo l’autore, fortemente collegate alla manifestazione dell’obiettivo, sono le indicazioni precise dei tempi di apertura e di chiusura del forum (deadline), dichiarati allo scopo di ridurre e ottimizzare il numero di post affinché si possa arrivare ad una discussione che abbia senso, ovvero sia focalizzata e pertinente. Oltre a Cantoni, anche Dal Fiore e Martinotti ritengono che all’interno del forum sia necessaria la presenza di un tutor o di un moderatore, il quale deve impegnarsi nel promuovere una discussione che segua l’obiettivo prefissato, e una certa netiquette. A proposito del ruolo, delle funzioni e dei compiti di questa figura si parlerà in modo più approfondito nel sottocapitolo successivo. Cantoni prosegue dicendo che, altri fattori fondamentali da tenere in considerazione, quando ci si trova ad interagire in un forum, sono il numero dei partecipanti, che deve essere sostenibile, e la loro reale disponibilità di tempo per aderire alla discussione. Il forum ha pure un obiettivo di economicità: infatti, costa meno informare più persone 25 contemporaneamente. Infine Calvani e Rotta sostengono che problemi e i limiti di questo strumento di comunicazione invece sono i post irrilevanti e un numero di messaggi illimitato, che implicano la loro illeggibilità e il loro sprofondare nell’intera massa di informazioni contenute all’interno del forum. (Calvani e Rotta, 1999: 124-126; Cantoni, 2004-2005; Dal Fiore e Martinotti, 2006: 130133; Pantò e Petruccio, 1998: 227-236; Ferrari, 2006: 56). 3.2.2) L’eTutor La persona incaricata di gestire le discussioni e il processo d’apprendimento dei corsisti nei forum di rete, frequentemente viene indicata, dagli autori, mediante differenti termini quali tutor, eTutor, moderatore, ecc. Come verrà mostrato nelle prossime righe, l’uso disparato di queste espressioni è dovuto al fatto che ogni ricercatore, alla luce dei saperi acquisiti e delle proprie indagini ed esperienze effettuate nel campo della formazione onLine, attribuisce a tale figura ruoli, funzioni e compiti specifici che si espandono oltre la conduzione degli scambi comunicativi a distanza tra gli studenti e oltre l’accompagnamento del loro apprendimento. Una tendenza comune sembra distinguerla dalla figura tradizionale di docente e accomunarla a quella di guida, consigliere ed accompagnatore. Prima di delineare i principali orientamenti sull’argomento, è giusto sottolineare la scelta di prediligere, nel titolo del sottocapitolo, nei suoi commenti e nelle sue affermazioni, distinte dai contenuti degli autori, i termini di eTutor, tutor onLine o tutor di rete poiché, considerando lo sviluppo storico del ruolo e dei compiti della figura del tutor, oggigiorno si arriva frequentemente a nominarla in tal modo quando il contesto in cui opera è inteso come rete Internet. Siccome sono diversi gli autori che trattano il profilo e il ruolo del tutor di rete e, dal momento che, come accennato nel terzo capitolo, non è necessario svolgere un’analisi approfondita sul tema, qui di seguito verranno messe a confronto solo le definizioni maggiormente conosciute. Dopo aver tracciato la suddetta panoramica, alla fine del capitolo verrà illustrato un riassunto delle direzioni prese da ogni ricercatore. Robin Mason, richiamando autori quali Elaine B. Kerr, Andrew Feenberg, Starr Roxanne Hiltz e Lynn Davie, definisce l’eTutor come un moderatore, il quale all’interno del forum ricopre tre differenti ruoli (Mason, 1991: 1-2): 1) Ruolo organizzativo: il moderatore ha il compito di istituire l’agenda del corso onLine e delle interazioni, ovvero, decidere quali siano gli obiettivi della discussione e controllare che il gruppo di lavoro li persegua. Deve: stabilire la durata dei dibattiti e le scadenze per la consegna dei compiti o dei lavori di gruppo, informare sui tempi di apertura e di chiusura della formazione e 26 degli scambi comunicativi, infine, fissare le regole procedurali su cui questi si basano e le norme per la presa di decisioni. È importante che il moderatore lasci spazio e tempo sufficiente ai corsisti per la formulazione di riflessioni o commenti a proposito dello svolgimento delle discussioni affinché, se presenti, vengano risolti problemi quali la mancanza di chiarezza, irrilevanza, eccessiva informazione o condizioni di insuccesso della comunicazione. Infine è necessario comunicare agli allievi che cosa ci si aspetta da loro, quali siano i requisiti richiesti dal corso, il programma e le attività previste. (Mason, 1991: 2-3) 2) Ruolo Sociale: in questo caso il moderatore deve creare, all’interno della bacheca elettronica, un ambiente d’apprendimento sociale e amichevole, che favorisca la conoscenza degli studenti, mediante le seguenti tecniche: invio di messaggi di benvenuto all’inizio del corso incoraggiamento nella partecipazione alle discussioni e alle attività del corso dall’inizio alla fine del periodo di formazione trasmissione di molti feedback come, ad esempio, rinforzi positivi a proposito degli interventi e dell’impegno dei corsisti, come pure riguardo ai messaggi e ai commenti del gruppo utilizzo di un tono personale e amichevole durante la comunicazione dimostrazione di un atteggiamento sensibile e premuroso nei confronti dei bisogni dei partecipanti creazione di un contesto favorevole al processo di riflessione e di immaginazione esternazione del valore dei contributi degli studenti (Mason, 1991: 3) 3) Ruolo intellettuale: per il moderatore rappresenta il compito più importante perché assume la funzione di facilitatore dell’apprendimento. Egli, per adempiere a questa funzione, o meglio, allo scopo di incoraggiare gli studenti nel costruire, ampliare e approfondire i propri commenti, le proprie riflessioni e il dibattito in corso, deve orientare e focalizzare le discussioni sui punti cruciali, porre domande ed esaminare le risposte successive. Inoltre deve: occuparsi di fare una sintesi dei differenti aspetti prodotti dalle interazioni, identificare i punti di accordo e quelli di disaccordo, far sviluppare i temi che emergono e collegarli alla letteratura, quindi istituzionalizzare 10 i concetti costruiti dagli studenti. Detto altrimenti, a questo livello, il moderatore deve essere in grado di sostenere, incoraggiare, modellare e dirigere la discussione. (Mason, 1991: 3-4) 10 Questo termine è stato approfondito nel capitolo 3.1. Relazioni e dinamiche che intercorrono tra insegnanti e allievi: contratto didattico, mesogenesi, cronogenesi, topogenesi. 27 Dal contributo di Mason emerge la sua visione di una formazione di taglio sociocostruttivista, filone della teoria d’apprendimento costruttivista, secondo cui la costruzione del sapere da parte degli allievi è “negoziata socialmente” (Cattaneo, 2003-2004: 72), o meglio, si produce attraverso le interazioni e la collaborazione instaurate gli uni con gli altri, come pure tra studenti e docente, il quale assume la posizione di accompagnatore e facilitatore. (Cattaneo, 20032004: 72). Tale teoria all’interno dello strumento comunicativo del forum è esprimibile attraverso il comportamento attivo dell’allievo (il quale deve instaurare alcune discussioni e condividere determinate riflessioni con i compagni) e l’abbandono da parte del tutor di rete di una funzione direttiva tipica dell’insegnante tradizionale (per la chiarificazione di questo termine si veda la pagina 5). A lui, al fine di favorire l’apprendimento (collaborativo secondo la teoria sociocostruttivista), spetta il compito di “servire” e guidare gli studenti in un processo dinamico di costruzione delle conoscenze mediante tecniche quali, ad esempio, la formulazione di un problema da risolvere, l’incoraggiamento nello sviluppo di risposte e riflessioni sul quesito o la creazione di un clima positivo del gruppo in formazione che favorisca l’intesa tra i partecipanti, la tranquilla convivenza, l’assenza di contrasti e, soprattutto, la collaborazione all’elaborazione dell’oggetto del sapere. A differenza di Mason, Zane Berge e Mauri Collins, i cui autori di riferimento sono Andrew Feenberg, Halbert E. Gulley, Elaine B. Kerr, Elaine K. McCreary, G. W. McMann e Morten Flate Paulsen, oltre a riconoscere il tutor onLine come un moderatore, viene descritto come una figura che riveste il ruolo di instructor e di facilitator e che esegue i seguenti compiti, quasi tutti corrispondenti a quelli proposti da Mason: pedagogico, che Mason definisce come “intellettuale” sociale manageriale, che Mason riconosce come “organizzativo” tecnico: il moderator/instructor/facilitator è esperto e abile nell’uso di strumenti tecnologici e ha il compito di assicurarsi che gli allievi si trovino a loro agio nei confronti delle tecnologie e dei software utilizzati durante il corso e le discussioni. 11 (Collins e Berge,1996: 8) I due autori condividono con Mason l’importanza data a un processo d’apprendimento collaborativo dei discenti e l’idea che il forum possa rappresentare un veicolo per l’espressione di 11 L’assunzione o meno di questo ruolo da parte di formatori o docenti, è materia di dibattito anche presso lo IUFFP. Infatti, a questo proposito, si può citare una discussione che riguarda due figure centrali all’interno di alcuni progetti dell’IUFFP (Bausch e Cattaneo, 2005: 193-231; Bausch e Cattaneo, 2001: 196): APFD (assistente pratico in formazione a distanza) e APCMC (assistente pratico in comunicazione mediata da computer). Ci si chiede se questi attori ricoprano in prevalenza il ruolo di tecnico o di docente. 28 una formazione sociocostruttivista. Tuttavia, assegnano all’eTutor un nuovo compito: quello di seguire e di aiutare gli studenti in difficoltà nell’uso degli strumenti tecnologici adottati durante il corso onLine. Secondo Antonio Calvani e Mario Rotta, Berge e Collins associano l’instructor al compito di assistenza agli studenti confrontati con problemi di comprensione dei contenuti del corso, mentre al moderator la mansione di gestire i gruppi di lavoro e le discussioni in atto nel forum. Al facilitator assegnano la funzione di occuparsi del processo di scaffolding (Calvani e Rotta, 2000: 226), termine che letteralmente significa “impalcatura di sostegno di una costruzione” (Pontecorvo, 1999: 20) e rappresenta il tipo di sostegno che l'adulto offre al bambino nell'apprendimento di una determinata abilità o competenza. È un processo che permette al bambino di superare la cosiddetta zona di sviluppo prossimale, teorizzata da Vygotskij (Liverta Sempio, 1998: 61-66), rendendolo autonomo nell’applicazione di quell’abilità o competenza. Detto altrimenti, nell’esecuzione di un’attività, l'adulto assiste attivamente il bambino allo scopo di consentirgli di apprendere e di risolvere da solo un problema che non sapeva eseguire in precedenza. Man mano che si giunge alla conclusione dell’attività l’adulto riduce gradualmente il suo sostegno fino ad esaurirlo quando il bambino sarà capace di compiere da solo l’attività. In secondo luogo Calvani e Rotta, alludendo all’esperienza compiuta nell’ambito di un corso di perfezionamento di cui si sono occupati, denominato Metodi della comunicazione e apprendimento in rete tenutosi a Firenze (http://www.corsolte.net), riprendono e rielaborano gli schemi di Mason e di Berge e Collins, individuando tre figure distinte le quali operano ed interagiscono a distanza con i corsisti (Calvani e Rotta, 2000: 228 e Rotta e Ranieri, 2005: 91-92): 1. E-tutor istruttore: Studente Studente e-tutor istruttore Studente Pagine Web Materiali strutturati Contenuti Studente Figura 1. L’azione del e-tutor istruttore nel contesto didattico secondo Calvani e Rotta (2000), p. 230 29 Osservando lo schema si nota come il ruolo dell’e-tutor istruttore sia piuttosto simile a quello del docente tradizionale, poiché effettua una lezione, a distanza, e adotta la rete Internet come un mezzo per fornire contenuti e materiali, sotto forma di pagine Web, che riguardano (Calvani e Rotta, 2000: 230): “informazioni generali sugli obiettivi del corso e le metodologie didattiche che saranno adottate. contenuti in senso stretto, sotto forma di lucidi, schemi, documenti suggerimenti per sviluppare percorsi di ricerca in Internet schede o strumenti per l’autovalutazione da parte degli studenti” Egli si relaziona alla comunità degli studenti mediante questo tipo di materiali/contenuti ma anche attraverso l’uso di strumenti di comunicazione sincrona e asincrona. L’interazione è prevalentemente caratterizzata dal rapporto uno-molti, quindi un modello di comunicazione che si avvicina a quello tipico della formazione a distanza di seconda generazione (Trentin, 2001: 16-17), la quale si diffonde a partire dagli anni ’60 e integra il materiale di stampa, le trasmissioni televisive, le registrazioni sonore e, a volte, i software didattici. È una situazione in cui l’interazione tra docente e corsisti è bidirezionale, marginale e avviene per corrispondenza, per via telefonica o mediante alcuni incontri in presenza. La comunicazione tra studenti è praticamente inesistente e quindi l’apprendimento è inteso come un processo individuale, piuttosto che sociale dove le conoscenze vengono costruite dai corsisti in maniera attiva e collaborativa attraverso le interazioni. L’ e-tutor istruttore, in aggiunta a determinate competenze comunicative, deve detenerne di tecnologiche, quali il saper concepire e sviluppare pagine Web mediante il codice HTML, essere in grado di aggiornare le risorse sul server di rete utilizzando anche le procedure FTP, poter garantire l’usabilità e il sistema di distribuzione dei contenuti elaborati e fornire materiali in formato audio o video. Infine egli, oltre a possedere competenze tecnologiche e comunicative, deve dimostrarsi esperto e competente nella disciplina affrontata dal corso. Complessivamente Calvani e Rotta, citando Shepherd e considerando queste tre differenti competenze, sostengono che il profilo dell’e-tutor istruttore preveda: saper presentare e affrontare approfonditamente i contenuti oggetto del corso, servendosi, come accennato in precedenza, di strumenti di comunicazione sincrona e asincrona. essere in grado di fare alcune dimostrazioni o di produrre materiali a funzione integrativa e di supporto ai contenuti principali del corso. essere abile nella progettazione di materiali formativi ipertestuali e multimediali. 30 essere idoneo nel fronteggiare e risolvere problemi tecnici riscontrati nella distribuzione dei contenuti, in particolare quando si ha a che fare con gli strumenti di comunicazione sincrona. essere abile nel suggerire agli studenti determinate risorse o fonti bibliografiche relative ad alcune problematiche emerse dai contenuti del corso. essere capace di mantenere costantemente aggiornate le risorse preparate per i corsisti e contribuire alla costruzione dei saperi che il corso mira a far raggiungere. Possedere contemporaneamente le competenze tecnico-comunicative e quelle di contenuto è piuttosto raro. Spesso è necessaria la presenza di due tutor, uno che ricopra le competenze di subject expert e l’altro che assuma quelle relative alla comunicazione e al funzionamento delle tecnologie. (Calvani e Rotta, 2000: 229-233). 2. E-tutor facilitatore o e-tutor in senso stretto: Mailing-list o Forum Studente Studente e-tutor facilitatore Pagine Web Materiali strutturati Contenuti Studente Studente E-mail Figura 2. L’azione del e-tutor facilitatore nel contesto didattico secondo Calvani e Rotta (2000), p. 235 Per delineare questo ruolo, Calvani e Rotta si sono ispirati ad alcuni autori, quali Terry Nelson, Elspeth S. McFadzean, Eric Sandelands e Shepherd riadattando i loro spunti. Come si vede dallo schema, in questo caso l’e-tutor facilitatore non interagisce con i corsisti solo mediante l’elaborazione e la distribuzione di pagine Web (comunicazione uno-molti), ma anche attraverso altre due modalità: utilizzando lo strumento di comunicazione dell’e-mail, dove si riflette il rapporto uno-uno tra e-tutor facilitatore e studente e dove il primo ha la possibilità di chiarire i dubbi o risolve i problemi presentati dal secondo, di aiutarlo e sostenerlo. 31 facendo ricorso agli strumenti di comunicazione del forum e della mailing-list nei quali l’ interazione rispecchia una relazione uno-molti. In secondo luogo, rispetto all’e-tutor istruttore, il facilitatore dispone di un ventaglio di competenze più esteso, che si riferisce a: saper porre ai corsisti le domande giuste al momento giusto saper osservare ciò che essi fanno e ascoltare le loro richieste saper fornire velocemente dei feedback appropriati rispetto alle istanze degli studenti saper sostenere le loro attività sul piano operativo saperli incoraggiare dal punto di vista motivazionale saper monitorare la situazione per capire se, in quale momento e in che modo intervenire Concludendo Calvani e Rotta, riprendendo Woodall, affermano che l’e-tutor facilitatore deve mostrarsi fortemente presente nella bacheca elettronica o via e-mail fornendo, ad esempio, continui feedback personalizzati e attenti ai differenti stili di apprendimento, al fine di non far sentire soli ed isolati i corsisti. (Calvani e Rotta, 2000: 233-236). 3. E-tutor moderatore/animatore: esaminando attentamente lo schema seguente, l’azione dell’etutor moderatore/animatore, oltre ad assomigliare a quella dell’e-tutor facilitatore, racchiude alcune delle caratteristiche dell’e-tutor istruttore: ML o Forum Studente Studente e-tutor moderatore /animatore Studente Pagine Web Materiali strutturati Contenuti Studente E-mail Figura 3. L’azione del e-tutor moderatore/animatore nel contesto didattico secondo Calvani e Rotta (2000), p. 236 Una differenza sostanziale invece sta nel fatto che l’e-tutor moderatore-animatore è coinvolto nelle interazioni scambiate dagli studenti (comunicazione molti-molti) all’interno del 32 forum e non rappresenta più l’ “elemento centrale o punto di riferimento dell’azione formativa” ma tende “a diventare uno tra i molti attori” (Calvani e Rotta, 2000: 237). Il gruppo degli allievi si delinea in una comunità vera e propria e il ruolo del e-tutor moderatore/animatore si avvicinerà più a quello di un osservatore, di un sostenitore informativo ed emotivo. Varierà a seconda delle impostazioni date alle differenti attività, dell’importanza assegnata ai processi collaborativi e all’interazione tra gli allievi, o ai contenuti piuttosto che alle riflessioni metodologico-didattiche. Se, ad esempio, si pensa ad una situazione in cui il gruppo di studenti, oltre a comunicare, discutere e produrre determinate riflessioni e commenti su un argomento di discussione, si trovi a collaborare ed interagire attivamente al fine di realizzare una ricerca o un progetto, l’e-tutor moderatore/animatore interverrà in maniera piuttosto marginale per quanto riguarda lo sviluppo dei contenuti del prodotto comune. Egli si occuperà invece di rendere ragionevole il dibattito della comunità, interponendosi per “risvegliare” i dialoghi poco animati o l’interesse dei corsisti, o per calmare i toni di un confronto poco “civile”. Egli dovrà trovare l’equilibrio giusto, facendo lavorare gli studenti poco attivi e frenando l’eccessivo zelo da parte di quelli troppo collaborativi. Inoltre Calvani e Rotta, riprendendo Woodall, sottolineano l’importanza di rendere l’atmosfera delle interazioni in rete più umana possibile, date le sue caratteristiche di impersonalità ed astrattezza. L’e-tutor moderatore/animatore, infine, dovrà sfoderare tutte le sue abilità nella gestione delle dinamiche comunicative e relazionali in rete e le sue conoscenze della netiquette, in modo da guidare le relazioni interpersonali tra gli studenti. (Calvani e Rotta, 2000: 236-241) Per inquadrare i concetti chiave sulle caratteristiche dei ruoli assunti dall’e-tutor, esposte da Calvani e Rotta, si può fare riferimento allo schema seguente: PESO e-tutor istruttore Area critica Gruppo che collabora E e-tutor facilitatore RUOLO e-tutor moderatore/animatore DEL ETUTOR BASSO INTERMEDIO ALTO LIVELLO DI COLLABORAZIONE ALL’INTERNO DEL GRUPPO DEGLI STUDENTI Figura 4. Rapporto tra peso dell’e-tutor e livello di collaborazione tra gli studenti secondo Calvani e Rotta (2000), p. 243 Dalla tabella riassuntiva si può dire che “più cresce il livello di collaborazione all’interno del gruppo che opera in rete, più il peso del tutor tende a diminuire” (Calvani e Rotta, 2000: 243). In altre parole, il ruolo e l’influenza dell’e-tutor cambierà a dipendenza di quale sarà il modello 33 d’apprendimento prediletto nell’esperienza formativa onLine: privilegiare un taglio formativo instructor-centered, implica una presenza forte del e-tutor istruttore, il quale preferirà rinunciare all’uso dello strumento comunicativo del forum, alle interazioni collaborative e prediligerà relazionarsi ai corsisti mediante la trasmissione di contenuti multimediali. Scegliere una formazione learning team-centered, invece, significa usufruire della bacheca elettronica coinvolgendo l’esperienza di un e-tutor moderatore/animatore, non per insegnare bensì per coordinare le molteplici discussioni e il sapere prodotti dagli allievi. Un buon moderator, infatti, “non riuscirà a gestire adeguatamente attività destinate a gruppi di studenti i quali non collaborano, così come un instructor potrà trovarsi a disagio nella conduzione di gruppi collaborativi” (Calvani e Rotta, 2000: 244). Calvani e Rotta, a differenza di Mason, Berge e Collins, invece di visualizzare l’apprendimento solo come un processo collaborativo, si soffermano a considerare tutte le modalità di acquisizione dei saperi, a ognuna delle quali corrisponde l’assunzione di determinati incarichi, doveri e comportamenti sia da parte dell’eTutor che dei corsisti. Alcuni anni più tardi, Rotta, al fine di rappresentare il ruolo, le funzioni e la figura professionale dell’e-tutor in modo più analitico, concepisce un modello riprendendo lo schema proposto da Brigitte Denis, Philip Watland, Sébastien Pirotte e Nathalie Verday e arricchendolo di ulteriori elementi. Secondo Denis, Watland, Pirotte e Verday l’e-tutor assume i seguenti ruoli (in Rotta e Ranieri, 2005: 97-99): Content Facilitator: l’e-tutor partecipa come esperto dei contenuti disciplinari del corso e fa da guida agli studenti per la comprensione dei concetti che essi dovranno conoscere Metacognition Facilitator: l’e-tutor interviene per far riflettere gli allievi sul loro percorso di studio, sulla maniera in cui evolvono le loro conoscenze e sulla crescita delle loro competenze mettendola a confronto con gli obiettivi prefissati all’inizio della formazione. Process Facilitator: l’e-tutor supporta i corsisti da un punto di vista metodologico e organizzativo, fornendo indicazioni e suggerimenti in modo da gestire al meglio il tempo d’apprendimento a loro disposizione e consiglia sulle strategie migliori da praticare per studiare e raggiungere gli obiettivi prestabiliti Advisor/Counselor: in questo caso l’e-tutor deve essere in grado di intuire i bisogni dei discenti rispetto all’istituzione che gestisce il percorso formativo Assessor: l’e-tutor deve occuparsi sia della valutazione formativa (valutazione definita in itinere, dove non si osservano e analizzano solamente i risultati ottenuti alla fine del percorso formativo ma, ad intervalli regolari, si esamina l’andamento dell’esperienza.) che di quella sommativa (valutazione che viene svolta alla fine del processo formativo e si concentra sull’analisi dei risultati raggiunti). 34 Technologist: l’e-tutor deve dimostrarsi competente nell’uso degli strumenti tecnologici (es. piattaforma), mediante i quali il corso viene erogato e gestito, e saper dare dei consigli ai partecipanti in merito al loro utilizzo Resource Provider: l’e-tutor deve essere in grado di fornire agli studenti (just in case e just in time) risorse integrative ai contenuti principali del corso Manager/Administrator: ci si riferisce sempre ad un ruolo organizzativo del e-tutor e, in questo caso, egli si occupa di raccogliere la documentazione, di sostenere ed incoraggiare le iscrizioni alle classi virtuali Designer: è il caso in cui l’e-tutor, richiamando la propria esperienza, contribuisce strutturando e producendo i contenuti del corso Co-learner: man mano che progredisce il percorso di apprendimento degli studenti, egli si mostrerà nella veste di “compagno di studi”, in grado di affiancare i corsisti. Researcher: l’e-tutor diventa un ricercatore nel momento in cui inizia una riflessione sulla sua esperienza attuale e ne ricava indicazioni, buone pratiche, linee guida e procedimenti da seguire e da condividere. A questo schema, Rotta, riferendosi a Nickols e riallacciandosi ad alcune esperienze condotte presso l’Università di Firenze sul ruolo e sull’azione dell’e-tutor (ci si riferisce sempre al corso denominato Metodi della comunicazione e apprendimento in rete), aggiunge tre ulteriori funzioni (Rotta e Ranieri, 2005: 100-103): Animatore (o facilitatore) di comunità: si tratta di situazioni in cui l’e-tutor sostiene i gruppi di lavoro collaborativo attraverso compiti di stimolo. Egli assume le funzioni di quella figura che in letteratura è chiamata “community facilitator” o semplicemente “facilitator” Allenatore/master: l’e-tutor assume, indirettamente, il compito di supportare i gruppi di lavoro collaborativo, allenando i coordinatori di ogni gruppo, al fine di migliorare la loro performance complessiva Sostenitore/mentore (supporter o trainer): verso la fine del periodo di formazione, l’e-tutor diventa un mentore/sostenitore che accompagna progressivamente i corsisti verso la conquista della loro autonomia e li incoraggia affinché si mantengano in contatto e creino una loro comunità di pratica/professionale al fine di consolidare la loro esperienza formativa. Nel recente modello proposto da Rotta risulta evidente come il tutor di rete, oltre a ricoprire talvolta la posizione di docente o di accompagnatore o di moderatore, rivesta nuovi ruoli, tra i quali quello di esperto delle tecnologie, di progettista e di valutatore del percorso formativo. Egli sarà il “compagno di studi” degli allievi, ossia qualcuno che si posizionerà allo stesso livello dei corsisti. 35 L’eTutor assume pure la posizione di ricercatore, con il compito di riflettere sulle proprie azioni ricavandone pratiche e procedure riapplicabili e condivisibili con i propri colleghi. Come Calvani e Rotta, Chiara Rizzi ed Elena Tassalini (in Rivoltella, 2006: 42-46) sono dell’opinione che le funzioni assunte dall’eTutor dipendano dal modello d’apprendimento adottato all’interno del percorso formativo. Precisamente esse, considerando la situazione in cui la conoscenza viene fornita direttamente dal docente (modello di apprendimento instructor centered), sostengono che l’eTutor attiverà le funzioni tecnologiche e organizzative. In un modello orientato alla costruzione attiva della conoscenza da parte dei discenti (modello d’apprendimento learning team centered), invece, l’eTutor mobiliterà principalmente le funzioni sociali, pedagogicoconcettuali e valutative. Le funzioni sopra menzionate somigliano in parte a quelle proposte da Mason, Berge e Collins e sono descritte dalle due autrici richiamando alcuni interventi fatti da Pier Cesare Rivoltella, a proposito della figura dell’eTutor, e contemplando un modello d’apprendimento che si situa a livello intermedio, tra una conoscenza fornita dal docente e una costruita dai corsisti o dal gruppo. A ognuna delle 5 funzioni di tutorship corrispondono caratteristiche e ruoli particolari: a) funzione tecnologica: considerando la tecnologia come uno strumento che permetta di fruire la formazione, l’eTutor assume i ruoli di course designer, help desk e facilitatore. Nel primo caso allestisce e gestisce l’ambiente onLine, occupandosi di aprire e chiudere spazi di discussione o dedicandosi alla strutturazione globale del corso. Nel secondo caso si incarica di introdurre lo studente all’uso degli strumenti tecnologici che verranno impiegati nel corso mettendosi a disposizione per risolvere i problemi di utilizzo che essi potranno riscontrare. Nel terzo caso, oltre a facilitare la pratica d’utilizzo della tecnologia, educa gli studenti al quadro d’uso degli strumenti tecnologici offerti (modello instructor centered e modello learning team centered) e li informa sui motivi delle diverse scelte e attività proposte. (Rizzi e Tassalini in Rivoltella, 2006: 34-35) b) funzione sociale: reputando invece la tecnologia come un ambiente in cui si realizza l’apprendimento, l’eTutor ricopre una funzione sociale, accettando il ruolo di facilitatore delle relazioni, secondo cui è necessario favorire la conoscenza e lo scambio di informazioni tra i corsisti creando spazi e attività di socializzazione e di discussione liberi e informali all’interno, ad esempio, della bacheca elettronica. Per quanto riguarda la sua relazione con i corsisti, egli non deve mostrarsi direttivo, ma dovrà accompagnare gli studenti, sostenere e facilitare il loro processo di acquisizione e sviluppo di nuove conoscenze. Assumere una funzione sociale significa anche rivestire il ruolo di animatore del gruppo, secondo il quale è indispensabile agevolare lo sviluppo del senso di comunità, di sostegno vicendevole all’interno della classe e di spirito collaborativo. In qualità di osservatore, si occupa di monitorare il contesto formativo e le dinamiche relazionali in atto in 36 questo ambiente. Perciò se, ad esempio, si producessero dei conflitti, egli avrebbe il compito di appianarli. (Rizzi e Tassalini; De Luca e Friedenthal in Rivoltella, 2006: 36-37 e 76-80). A livello della funzione sociale, inoltre, l’eTutor, durante il corso, si occupa di produrre messaggi adeguati ai destinatari, di verificare eventuali disfunzioni comunicative nel processo di decodifica del destinatario, di relazionarsi in modo empatico, di ascoltare ed entrare in sintonia con l’interlocutore, di promuovere conversazioni multiple e di stimolare la produzione di opinioni personali. Inoltre, si dedica alla gestione e al controllo dell’emotività dei discenti, alle attività di incoraggiamento, motivazione, rassicurazione, supporto o valorizzazione dei differenti punti di vista e dei risultati positivi. (Rizzi in Rivoltella, 2006: 54-58) c) funzione concettuale/pedagogica: avvicinandosi ad un approccio learning team centered a questo livello, l’eTutor assume innanzitutto il ruolo di maestro del cuore, ovvero, di qualcuno che si dimostri empatico, capace di raggiungere il mondo emotivo dei discenti guadagnandosi la loro riconoscenza, la stima, il rispetto, il desiderio di corrispondenza, l’impegno e la collaborazione. Il maestro del cuore rappresenta una persona che non impone il proprio pensiero o il proprio punto di vista, ma promuove l’interscambio di idee e di opinioni. L’eTutor ricopre anche la posizione di moderatore, stimolando le discussioni degli studenti all’interno del forum, rendendoli attenti ai punti chiave emersi dai dibattiti, sollecitandoli alla riflessione, fornendo feedback sui loro interventi e sulle problematizzazioni in merito a determinati concetti, riassumendo i loro interventi e i punti di vista differenti. (Rizzi e Tassalini in Rivoltella, 2006: 37-39 e 62) d) funzione organizzativo/strutturale: a questo livello l’eTutor assume il ruolo di organizzatore, progettando l’architettura onLine del corso, definendo gli eventi, i tempi e le scadenze delle attività proposte agli utenti. (Rizzi e Tassalini, in Rivoltella, 2006: 39-40). All’inizio del percorso formativo negozia il contratto formativo, chiarisce gli obiettivi del corso, definisce e regola le scadenze e le consegne con gli studenti, gestisce con loro determinate proposte e coordina i gruppi di lavoro in rete. (Rizzi in Rivoltella, 2006: 58) e) funzione valutativa: l’eTutor ricopre il ruolo di valutatore, sia prima che durante l’attività formativa. In fase preliminare, al fine di stabilire le scadenze, le consegne e l’organizzazione dei gruppi di lavoro, egli focalizzerà la sua attenzione per stabilire il livello, le conoscenze pregresse dei corsisti e il loro background. Successivamente, durante il percorso formativo, egli verificherà se tutti gli studenti avranno svolto o meno le attività e avranno partecipato alle esercitazioni, correggerà i loro errori e fornirà dei feedback, per coloro che vorranno sviluppare le proprie capacità, senza soffermarsi nel fornire dei giudizi o dei voti finali sulle conoscenze trasferite. Infine verificherà che nelle comunicazioni onLine tra studenti vengano rispettate le norme comunicative di Paul Grice(da Rizzi e Tassalini, in Rivoltella, 2006:188) il quale sostiene che la comunicazione sia 37 basata sui principi di quantità, qualità, pertinenza e maniera. Secondo il primo principio il contributo dell’interlocutore alla conversazione deve essere tanto informativo quanto necessario. In base al secondo principio si tratta di non dire ciò che si pensa possa essere falso o per cui mancano prove adeguate. Conformemente al terzo principio si tratta di esternare aspetti pertinenti al tema della conversazione. Infine, riferendosi all’ultimo principio, è necessario evitare l’oscurità e l’ambiguità, mostrarsi brevi ed ordinati. (Rizzi e Tassalini, in Rivoltella, 2006: 40-42) Dopo aver delineato queste funzioni, risulta indubbio come tra Calvani-Rotta e RizziTassalini si presenti un orientamento comune: entrambi, per delineare i ruoli, le funzioni e le mansioni del tutor di rete, prendono spunto dai modelli esposti da Mason, Berge e Collins, proponendo successivamente nuove funzioni (es. valutativa); inoltre, sottolineano il fatto che gli interventi dell’eTutor dipendano dal modello d’apprendimento adottato all’interno del percorso formativo. Tuttavia, oltre alla variabile modello d’apprendimento, ciò che secondo le due autrici influisce sulla definizione del ruolo e delle funzioni dell’e-tutor è il contesto di riferimento in cui è inserito il processo formativo. Se si considera che il corso è promosso da un’istituzione, non bisogna trascurare il fatto che questa persegua determinati obiettivi e logiche che possono influire sulla configurazione del percorso formativo e quindi causarne vincoli o aperture. Ad esempio, l’urgenza di fornire una certificazione al discente, in termini di crediti e ore di formazione effettivamente svolte, ha delle conseguenze sul processo di progettazione delle attività formative, sulla scansione temporale del percorso, sul processo di valutazione e sulle funzioni dell’eTutor, il quale deve calibrare e adattare il percorso formativo alle esigenze dello studente. Anche la configurazione dell’ambiente onLine, come ad esempio la scelta di una piattaforma particolarmente strutturata o di una piuttosto semplice, influisce sulla progettazione del corso formativo e delle attività proposte e, di conseguenza, sul ruolo e sulle funzioni dell’eTutor. (Rizzi e Tassalini in Rivoltella, 2006: 46-47) Come Calvani, Rotta, Rizzi e Tassalini anche Derek Rowntree, suddividendo le mansioni del tutor onLine in quattro principali aree, rivede il modello proposto da Mason e quello esposto da Berge e Collins. In questo caso, però, l’autore usa il termine di tutor al quale associa i seguenti compiti (Rowntree, 1996: 32-34): compiti organizzativi: in questa categoria rientrano le decisioni “sul reperimento dei fondi, sulla composizione dello staff, sull’assegnazione dei ruoli, sull’ammissione degli studenti, sulle iscrizioni, sulle autorizzazioni” (Rowntree, 1996: 32). Si tratta di verificare che i corsisti dispongano dell’attrezzatura e dei software necessari per partecipare al corso, come pure della 38 possibilità di comunicare con il computer centrale. A questo proposito il tutor dovrà ingaggiare il personale di supporto tecnico. compiti strutturali: è la circostanza nella quale il tutor deve preoccuparsi di preparare i contenuti e la struttura generale del corso, pianificare i tempi e le metafore che verranno proposti nelle discussioni onLine, stabilire quali siano gli obiettivi d’apprendimento, gli argomenti da trattare, le risorse a cui attingere per trattare tali argomenti e i compiti da assegnare, fissare le scadenze, gli incarichi, i progetti da svolgere e i criteri di valutazione finali. compiti sociali: facendo riferimento ad Andrew Feenberg, Rowntree dichiara che in questa situazione il tutor deve invitare i discenti a partecipare al dibattito, inviando messaggi di incoraggiamento, elogio o commento riguardo ai loro interventi. In secondo luogo egli deve riassumere e fornire chiarimenti sui differenti temi affrontati nel dialogo, far emergere convergenze e divergenze e annunciare il momento di inizio di un nuovo argomento di discussione. Infine, per evitare i conflitti, egli si deve preoccupare di fissare alcune regole di comportamento, come ad esempio la promozione del rispetto reciproco o il diniego della costituzione di gruppi chiusi. compiti concettuali: è il caso in cui il tutor si occupa di aspetti didattici e, in particolare, si preoccupa che tutti i partecipanti, durante le discussioni, approfondiscano i concetti affrontati nel corso e “arricchiscano la loro competenza nell’applicarli” (Rowntree, 1996: 33). Rowntree, sostenendo le affermazioni di Feenberg, spiega che il tutor assume un ruolo di facilitatore e di conseguenza, per aiutare i partecipanti nel seguire e comprendere il fluire del dibattito, deve inviare messaggi in cui viene messo in relazione quello che sta succedendo con i messaggi precedenti. Infine, citando Morten Soby, Rowntree elenca un’ulteriore serie di compiti che il tutor assume, classificabili non solo nei compiti concettuali, ma anche in quelli sociali (Rowntree, 1996: 33-34) : “ridurre la tensione e far sentire gli studenti a proprio agio avere costantemente una visione d’insieme della situazione tener conto di ciascun contributo al dibattito stimolare la partecipazione al dibattito, anche in modo provocatorio se occorre rivestire il ruolo di catalizzatore indirizzare l’attenzione verso dinamiche interne al gruppo rilevare errori e correggerli distinguere tra situazioni in cui esiste un problema che ha una soluzione corretta e situazioni in cui si deve prendere una decisione, anche se non esiste la soluzione corretta in assoluto fornire riferimenti bibliografici” 39 A questi incarichi Rowntree aggiunge l’abilità di “stimolare la partecipazione attiva degli studenti poco intraprendenti, (…) decidere quando chiudere un argomento di discussione, stabilire limiti o rilevanza, lunghezza e stile dei messaggi” e la capacità di fornire “una valutazione formale delle prestazioni e dei risultati prodotti dagli studenti” (Rowntree, 1996: 34) L’autore, come Mason, Berge e Collins attribuisce all’eTutor l’incarico di accompagnare i discenti nel processo di apprendimento collaborativo, il ruolo organizzativo, sociale ed intellettuale all’interno del forum e, come Calvani e Rotta, gli assegna il ruolo di progettista del percorso formativo. Dovendosi occupare di trovare i finanziamenti e il personale necessario per produrre ed erogare il corso, di assegnare loro i differenti ruoli e di acquisire i diritti necessari per sviluppare il corso (es.adattare i materiali originali o i pezzi di software), Rowntree gli ascrive il ruolo di manager-coordinatore. Il modello di Mason viene ripreso anche da Guglielmo Trentin il quale, parlando della formazione a distanza di terza generazione, detta anche formazione in rete o sistema onLine education dove la maggior parte del processo di apprendimento si svolge attraverso Internet e mediante l’interazione dei partecipanti della comunità d’apprendimento, menzionando la figura di tutor di rete, spiega che nell’area funzionale organizzativa questa persona, occupandosi di illustrare le modalità di partecipazione al corso e di presentare i materiali, assume il ruolo di coordinatore. Nell’area sociale egli può essere considerato come un moderatore, facilitatore e consigliere, in quanto gli spetta il dovere di gestire la comunicazione e i processi di socializzazione tra gli studenti. Nell’area funzionale didattica diventa l’esperto d’area degli argomenti trattati (Trentin, 2001: 17 e 67- 68). L’autore presenta anche il cosiddetto vademecum del facilitatore di rete, consistente in un insieme di suggerimenti proposti da Spitzer (in Trentin, 2004: 259), combinati con “quanto è emerso dall’esperienza diretta” di Trentin, “maturata nel corso del coordinamento di diverse attività sperimentali basate sull’attivazione sia di comunità di apprendimento in rete sia di comunità di pratica professionali” (Trentin, 2004: 259). Il vademecum prevede che il facilitatore di rete (Trentin, 2004: 259-267): sia consapevole dell’impegno preso e quindi sia disposto ad acquisire le conoscenze riguardo un nuovo modo di interagire e comunicare, di coordinare e gestire i gruppi e il comportamento da tenere nell’interazione mediata dalla rete. si assicuri dell’esistenza dei requisiti tecnici per favorire il successo dell’attività onLine accertandosi, all’inizio della formazione, che i corsisti possiedano e si trovino a loro agio con le tecnologie che dovranno usare e, occupandosi delle persone senza esperienza nel campo 40 dell’interazione in rete, di fornirne loro le competenze di base sull’utilizzo di tali tecnologie allestendo un tutorial. anticipi e prevenga problemi tecnici legati all’uso della rete, istituendo, ad esempio, un help desk tecnologico che, telefonicamente, garantisca un aiuto, fornisca dei consigli o una soluzione e permetta di ridurre l’ansia dei partecipanti, nuovi alle pratiche onLine. faccia in modo che i partecipanti si sentano i benvenuti all’interno di uno spazio virtuale che non comprenda necessariamente segnali visivi o sonori e, per questo, possa apparire un ambiente freddo dove sia difficile “rompere il ghiaccio”. Perciò, quando un corsista entra per la prima volta nel forum”, è necessario che il facilitatore lo faccia sentire a proprio agio e lo stimoli nell’interazione, offrendo risorse supplementari o riferimenti a materiali propedeutici, inviando una serie di messaggi di benvenuto, invitando gli altri partecipanti a fare altrettanto e presentarsi. curi adeguatamente il processo di orientamento, spiegando cosa succederà durante il loro percorso formativo. È necessario, dunque, informare gli studenti sul tipo di attività che verranno proposte o sulle metodologie didattiche che saranno adottate, sulle modalità di interazione in rete, sulle regole di partecipazione alle interazioni e sulla netiquette del gruppo. Successivamente, il facilitatore, chiedendo di esternare le aspettative di ogni allievo riguardo l’attività onLine, si occuperà di negoziare con i partecipanti le linee guida del corso. presti attenzione alla circolazione dell’informazione, quando si propongono attività che prevedano la ricerca di informazioni in Internet, perché lo scopo che i membri di una comunità basata sul Web devono raggiungere è quello di interagire collaborativamente tra di loro a proposito dei contenuti piuttosto che recepire, contenere e fornire una grande quantità di informazioni. sviluppi il senso della comunità allo scopo di evitare la percezione di isolamento che può crearsi tra i partecipanti i quali, frequentemente, tendono ad abbandonare la formazione. Per raggiungere questo obiettivo (senso comunità) il facilitatore può fornire agli allievi una lista contenente i loro indirizzi e-mail, proporre attività basate sul lavoro “a rete”, dove l’uno apprende dall’altro, o prevedere un forum di socializzazione, all’interno del quale non si affrontino necessariamente i temi del corso, ma aspetti più informali. crei un ambiente congeniale e privo di severità, mostrandosi tollerante nei confronti dei corsisti per gli errori fatti, o incoraggiando una comunicazione informale centrata maggiormente sui contenuti da trasmettere piuttosto che sulla forma con cui si trasmettono. 41 faccia in modo che ciascuno si senta immediatamente coinvolto, proponendo ai partecipanti di esprimere, ad esempio, la propria opinione o il proprio punto di vista a proposito di un caso di studio. attenui progressivamente il proprio coinvolgimento e la propria “presenza” nella bacheca elettronica, rinunciando ad un ruolo direttivo, ma mostrandosi sempre pronto ad intervenire nel caso in cui sia necessario riportare la discussione verso l’obiettivo o riassumerne i punti fondamentali. sia vigile per quanto riguarda la partecipazione dei corsisti alle discussioni. Se i contributi personali fossero superficiali occorrerà inviare messaggi di stimolo; se gli interventi fossero apprezzabili sarà opportuno inviare messaggi positivi e di rinforzo. Il facilitatore, inoltre, dovrà preoccuparsi di riassumere e far emergere, dalle differenti discussioni, i punti rilevanti, che possano rilanciare la discussione e cercare di prevenire potenziali conflitti, perché una volta scoppiati saranno molto difficili da sedare. non si mostri indifferente, bensì pronto, sensibile, comprensivo e fornisca osservazioni e commenti sui contributi dei partecipanti. alimenti l’interazione in rete fra i membri delle comunità che si trovassero a disagio nei confronti della comunicazione scritta, instaurando dibattiti o tavole rotonde, proponendo lo studio di casi o attività di problem solving, o mostrando le convergenze e le divergenze presenti all’interno di una discussione in modo da rilanciare un confronto tra i corsisti. mantenga interessante l’interazione tra i partecipanti, fornendo loro differenti stimoli ed opportunità che favoriscano l’apprendimento reciproco, come, ad esempio, l’uso di diversi media (usare cd, libri, ecc...) oppure comunicando in rete in maniera sincrona e asincrona. definisca la policy (politica) di utilizzo degli spazi virtuali a disposizione della comunità fornendo informazioni a proposito dell’area di interazione, dello scopo per cui viene attivata una determinata discussione, dei ruoli che ognuno assume e dei contributi che ci si aspetta da ogni singolo individuo durante le interazioni. Benché il vademecum del facilitatore di rete contenga un’innumerevole quantità di consigli per gestire efficacemente la formazione e la comunicazione onLine, questi sono tutti catalogabili nelle funzioni proposte da Mason, Berge e Collins. Oltre ad aver proposto il vademecum del facilitatore, Trentin, ha individuato ulteriori ruoli che il tutor di rete deve praticare all’interno della bacheca elettronica a seguito dell’esperienza effettuata con il progetto Polaris, risultato di una collaborazione biennale avviata nel 1996 tra l’Istituto Tecnologie Didattiche (ITD) del CNR di Genova e la Direzione Generale per l’Istruzione Tecnica (Div. II) del Ministero di Pubblica Istruzione (MPI). Il progetto aveva, “da un lato, 42 l’obiettivo di educare un gruppo di tutor alle metodologie di progettazione e conduzione di corsi di formazione in rete e dall’altro quello di impiegare successivamente gli stessi tutor in interventi formativi indirizzati a gruppi di docenti distribuiti sul territorio nazionale” (Trentin, 1999: 33). I ruoli identificati sono: coordinatore: si tratta di fornire le indicazioni riguardo le fasi di sviluppo della discussione e le informazioni necessarie a proposito degli “spazi” e dei tempi di lavoro. organizzatore: è necessario occuparsi di organizzare e assegnare i diversi compiti, dividendo la classe dei corsisti in sottogruppi, affinché nelle singole aree di discussione non interagiscano troppe persone, e stabilire quale allievo assumerà i compiti di raccolta, sintesi e revisione testuale. moderatore delle discussioni: consiste nel controllare che la discussione segua l’obiettivo prefissato senza uscire dai binari, evidenziare i punti salienti emersi dalle discussioni e formulare ipotesi per rilanciare la discussione. facilitatore dei dibattiti: significa che il tutor di rete fornisce delle indicazioni in modo preciso, sottolineando determinate parole o utilizzando il carattere grassetto o stampatello maiuscolo. Inoltre, mostrando di apprezzare i loro contributi, deve preoccuparsi di rassicurare i partecipanti. consigliere: è opportuno consigliare e favorire la collaborazione tra i corsisti, tra sé stesso e gli studenti e fronteggiare i loro dubbi e le loro perplessità. esercitatore: si tratta di seguire le esercitazioni assistendo gli allievi nell’esecuzione degli esercizi, mostrandosi pronto nel rispondere alle loro domande, incoraggiando coloro che incontrano difficoltà e verificando l’esecuzione del compito di ogni corsista. “stimolatore” di discussioni: significa che il tutor di rete deve proporre sempre nuovi contributi e messaggi, volti a valorizzare gli interventi dei corsiti. (Trentin, 1999: 33 e 73-86) Trentin, infine, riprende molte delle affermazioni fatte da Rena. M. Palloff e Keith Pratt a proposito dei compiti, del ruolo e delle funzioni dell’eTutor. Quest’ultime, riferendosi alla figura di moderatore/animatore, insistono sull’importanza di promuovere la collaborazione tra i partecipanti di una formazione onLine, rappresentando questa un fattore che facilita lo sviluppo delle comunità d’apprendimento e il raggiungimento degli obiettivi d’apprendimento prefissati. Al fine di incoraggiare l’apprendimento collaborativo, le due autrici sottolineano la necessità di definire un obiettivo di apprendimento che i partecipanti del corso condivideranno durante tutto l’arco della formazione in rete. Per formularlo, il moderatore/animatore, introducendo il contratto formativo, coinvolge il gruppo in una discussione e negoziazione degli obiettivi e delle linee guida da seguire cercando, per quanto possibile, di allinearli con le aspettative del corso espresse dai partecipanti durante la loro stessa presentazione. L’esternazione, la condivisione delle proprie 43 aspettative e la presentazione di sé, ha lo scopo di favorire la socializzazione, la conoscenza reciproca e la familiarità con la comunicazione di gruppo mediata dalla rete. Per facilitare l’acquisizione profonda dei concetti principali del corso e l’apprendimento collaborativo, le due autrici sottolineano la necessità di correlare i contenuti del corso o i lavori dei singoli gruppi, quali la risoluzione di un problema o la lettura e sintesi di un testo, alle esperienze quotidiane, agli interessi e alle preconoscenze dei partecipanti. Le produzioni dei differenti gruppi verranno poi discussi con gli altri colleghi. Per accrescere le possibilità di una collaborazione, il moderatore/animatore deve favorire e facilitare il dialogo e lo scambio dei differenti punti di vista tra i partecipanti piuttosto che tra lui e quest’ultimi, ponendo domande che promuovano l’esplorazione profonda di un argomento e attivino l’abilità nel pensare con senso critico. Il moderatore/animatore non deve dimenticare che, più che mostrarsi il punto di riferimento della discussione, deve far condividere la responsabilità dell’animazione ai partecipanti, facendo loro ricoprire a turno il proprio ruolo, facendo loro assumere la carica di gestore e osservatore di un gruppo intento nel proprio lavoro e di conduttore e facilitatore di una discussione. Il moderatore/animatore deve preoccuparsi che gli studenti, durante il corso, continuino lo scambio reciproco di feedback costruttivi, in modo da sviluppare liberamente una riflessione critica sul lavoro che stanno facendo, rassicurandoli sul fatto che non verranno mai giudicati. Un altro metodo per favorire l’apprendimento collaborativo consiste nel permettere agli studenti di collegarsi a Internet, di interagire e condividere le proprie risorse con gruppi che si trovano in altre parti del mondo. (Palloff e Pratt, 1999: 110- 128) Come Mason, Berge e Collins, Palloff e Pratt promuovono l’idea di una formazione sociocostruttivista, perché vedono nel processo di collaborazione l’unico mezzo per favorire l’apprendimento degli studenti. Questo, nel forum di rete e nei corsi onLine, può essere favorito, ad esempio, dai lavori di gruppo e dalle riflessioni su determinati argomenti, effettuati dai partecipanti. Come i tre autori, inoltre, Palloff e Pratt, indirettamente, mostrano come l’eTutor, allo scopo di facilitare l’apprendimento collaborativo, metta in atto forme di assistenza organizzativa, sociale ed intellettuale. Anche Stefano Cacciamani, pensando ad un corso svolto in modalità blended e alla formazione come a un processo in cui l’apprendimento collaborativo assume una posizione rilevante, ritiene che si debba collaborare con una figura coinvolta attivamente nel processo di costruzione della conoscenza della comunità. Egli cita il termine di tutor definendolo come una persona esperta nella costruzione del sapere comune, nella comunicazione di gruppo negli ambienti onLine, sui contenuti trattati nel corso e come qualcuno, il quale si distanzia dal ruolo del docente del corso blended e assume i seguenti compiti: 44 presentare le modalità organizzative del corso, comunicando gli obiettivi generali del percorso formativo e quelli specifici di ogni modulo, indicando le consegne, i tempi di lavoro, le scadenze, le regole che strutturano ogni attività e richiamando il rispetto di tali tempi e regole. facilitare la comunicazione onLine, facendo comprendere ai corsisti la specificità della comunicazione a distanza, favorendo un clima costruttivo, facendo confrontare o riflettere i partecipanti sulle opinioni differenti o conflittuali e mettendo in comunicazione i diversi sottogruppi di lavoro. sostenere l’attività di costruzione della conoscenza, supportando la definizione dei problemi di indagine, contribuendo alla formulazione di ipotesi interpretative riguardo a un problema posto in precedenza, indicando una bibliografia di riferimento e alcune strategie di ricerca, valutando le idee e le opinioni proposte e riassumendo i contributi dei partecipanti, o meglio le conoscenze costruite fino a quel punto. (Ligorio e Cacciamani, 2006:55-56) Si fa riferimento, quindi, a una figura la quale, per guidare la costruzione delle conoscenze, deve favorire il lavoro di gruppo, la collaborazione e gli scambi interattivi all’interno del forum e durante il corso onLine. Nuovamente, come Palloff e Pratt, Cacciamani, indirettamente, mostra come l’eTutor, allo scopo di facilitare l’apprendimento, metta in atto le forme di assistenza organizzativa, sociale ed intellettuale menzionate da Mason, Berge e Collins. Volendo riassumere gli orientamenti presentati a proposito del profilo, dei ruoli e dei compiti assunti dall’eTutor, si può fare riferimento alla tabella seguente: Autore Mason (1991) Collins e Berge (1996) Calvani e Rotta (2000) Rotta (in Rotta e Ranieri, 2005) Rizzi e Tassalini (in Rivoltella, 2006) Rowntree (1996) Trentin (1999, 2001, 2004) Palloff e Pratt (1999) Cacciamani (2006) Ruoli dell eTutor moderatore che assume i seguenti ruoli: organizzativo, sociale e intellettuale. moderator, instructor e facilitator. + ruolo tecnico. e-tutor istruttore, e-tutor facilitatore, e-tutor moderatore/animatore: e-tutor che riveste nuovi ruoli quali esperto delle tecnologie, progettista e valutatore del percorso formativo. eTutor, il quale assolve a 5 funzioni: tecnologica, sociale, concettuale-pedagogica, organizzativo-strutturale, valutativa. tutor, che esegue i compiti organizzativi, strutturali, sociali e concettuali tutor di rete, il quale assume svariati ruoli: coordinatore, moderatore delle discussioni, consigliere, esperto d’area, facilitatore di rete, organizzatore, esercitatore, “stimolatore” moderatore/animatore tutor E menzionare alcuni aspetti: 45 Innanzitutto Mason, Berge e Collins identificano il tutor di rete come una figura che opera all’interno dello strumento comunicativo del forum ricoprendo la posizione di moderatore, il cui compito è, fondamentalmente, la gestione delle interazioni e le relazioni tra i corsisti da un punto di vista organizzativo, sociale ed intellettuale, allo scopo di favorire il processo di costruzione delle conoscenze del gruppo dei partecipanti. Tuttavia, Berge e Collins, sostengono che il tutor onLine possa agire anche a livello più generale, ossia all’interno del corso in rete, rivestendo, ad esempio, i panni di instructor, il quale assiste gli studenti aventi dubbi sui contenuti del corso. Potrà essere un tecnico, abile nell’uso degli strumenti tecnologici, incaricato di assicurarsi che i partecipanti si trovino a loro agio nei confronti delle tecnologie e dei software utilizzati durante il corso e deputato a risolvere problemi tecnici in cui essi potrebbero imbatterersi. Come Berge e Collins, anche Calvani e Rotta, attribuendole ruoli simili a quelli appena esposti, rappresentano la figura dell’eTutor come quella che può assumere diverse sfaccettature. Tuttavia nella loro descrizione si riscontrano alcune differenze. Ad esempio, parlando di e-tutor istruttore, non solo, come detto in precedenza, confermano la sua conoscenza della materia, ma lo avvicinano molto anche alla figura del docente tradizionale. È visto come una persona implicata maggiormente nel corso la quale insegna e usa raramente gli strumenti comunicativi del forum o dell’email. A differenza dell’instructor citato da Berge e Collins, questi, oltre a possedere competenze comunicative e disciplinari, ne detiene di tecnologiche. Berge e Collins invece hanno separato il ruolo di tecnico dalla figura di instructor. Come Berge e Collins l’e-tutor moderatore-animatore di Calvani e Rotta, non insegna e, essendo maggiormente coinvolto nel forum, ha il compito di coordinare le discussioni e il sapere prodotti al suo interno. Infine l’e-tutor facilitatore, sia per Calvani e Rotta che per Berge e Collins si occupa del processo di scaffolding e si rivela un accompagnatore, il quale sostiene i corsisti durante il processo di costruzione di conoscenze teoriche e pratiche. Rizzi, Tassalini e Rowentree, a differenza degli autori precedenti non parlano più di instructor, facilitator o moderator, ma, semplicemente, associano all’immagine dell’eTutor un nome e alcune funzioni che vedono operante il tutor onLine sia all’interno del forum che del corso. Precisamente secondo Rowentree, egli agisce all’interno del forum gestendo i dibattiti e lo sviluppo dell’apprendimento; per quanto riguarda il suo rapporto verso il corso si tratta di agire nella fase della sua progettazione. Trentin riprende nuovamente le funzioni citate da Mason Berge e Collins affermando che il tutor di rete rivesta, tra i tanti ruoli, quello di moderatore, il quale agisce solamente all’interno del forum, in questo caso inteso come corso siccome Trentin fa riferimento a una formazione di terza generazione, allo scopo di assolvere solo alla funzione sociale. Allo stesso modo Palloff e Pratt parlano di moderatore-animatore a cui, al fine di promuovere l’apprendimento e la costruzione delle conoscenze, associano le medesime funzioni proposte da Mason. Infine, anche Cacciamani, 46 indirettamente, tira in scena le tre funzioni ma associa al tutor anche il compito di assistenza ai corsisti, in merito ai contenuti. Nonostante ogni autore nomini il tutor onLine in modo differente (moderator, instructor, facilitator, e-tutor istruttore/facilitatore/moderatore-animatore, eTutor, tutor, tutor di rete, moderatore/animatore), lo considerano come un figura la quale nella formazione in rete, e all’interno del forum, abbandona il ruolo di protagonista del percorso formativo e si mette in secondo piano per favorire il comportamento attivo dei corsisti nella costruzione delle conoscenze e, di conseguenza, asseconda lo sviluppo di un apprendimento collaborativo dei partecipanti. Egli, invece di assumere il ruolo tradizionale dell’insegnante, riveste la carica di guida e di accompagnatore il quale, più che trasmettere direttamente i contenuti ai discenti, si occupa di allenare maggiormente il loro pensiero critico, il loro processo di riflessione e di elaborazione dei saperi, proponendo diversi argomenti di discussione e lo svolgimento di alcuni lavori di gruppo, ecc. Tuttavia autori quali Calvani, Rotta, Rizzi e Tassalini sottolineano il fatto che in rete oltre ad esistere un figura di questo tipo, ne sussistano altre, le quali recitano la parte di personaggio principale o ricoprono funzioni alternative. Perché? Poiché gli autori sostengono che il ruolo, il peso e gli incarichi del tutor onLine si modificheranno a dipendenza del modello di apprendimento scelto durante l’esperienza formativa. In altre parole l’azione, i doveri e la posizione di un tutor di rete cambieranno a seconda che il corso miri principalmente a un’erogazione di contenuti, o si focalizzi nell’incoraggiare l’acquisizione di abilità operative da parte dei corsisti. Inoltre Calvani, Rotta, Rowntree, Trentin, Rizzi e Tassalini, Palloff e Pratt e Cacciamani, riprendono e rielaborano i modelli, proposti da Mason, da Berge e Collins, a proposito dei ruoli e dei compiti ricoperti dall’eTutor sia nella bacheca elettronica che durante il corso in generale. Sebbene l’esempio di ogni ricercatore si presenti in modo diverso, si nota come l’eTutor sia incline sempre a garantire un’assistenza: - organizzativo-pedagogica: il cui scopo è organizzare e stabilire gli obiettivi delle discussioni e delle attività e del corso. Esplicitare il contratto formativo, o meglio informare i corsisti a proposito di questi obiettivi, delle aspettative e dei requisiti richiesti. Decidere e comunicare la durata dei dibattiti e le scadenze per la consegna dei compiti. Infine definire la netiquette e lasciar spazio ai discenti per commentare tutti questi aspetti,… - sociale: il cui intento è facilitare la conoscenza, le relazioni, la comunicazione, lo spirito collaborativo e il sostegno reciproco tra i partecipanti; risolvere i conflitti tra studenti e sviluppare il senso della comunità,… 47 - didattica/intellettuale: il cui obiettivo è favorire l’apprendimento dei corsisti. Si tratta di incoraggiare, sostenere, modellare e dirigere le discussioni all’interno del forum. Precisamente spronare i corsisti nella costruzione, nello sviluppo e nell’approfondimento di concetti trattati nel corso stimolando le proprie riflessioni e i propri commenti e ponendo delle domande. Oppure identificare i punti di accordo e quelli di disaccordo, istituzionalizzare i concetti costruiti dagli allievi, riassumere e portare alla luce i punti cruciali/principali della discussione. Inoltre, riaccendere i dialoghi spenti, risolvere i conflitti tra studenti, frenare l’eccessivo zelo degli allievi troppo collaborativi e spronare al lavoro quelli poco attivi. Oppure proporre problematizzazioni, senza imporre il proprio pensiero ma promuovendo l’interscambio di idee e opinioni,... - contenutistica: il cui fine è rispondere alle domande di contenuto degli studenti, i quali incontrano, ad esempio, difficoltà di comprensione, oppure di fornire materiali di approfondimento,… - tecnica: il cui scopo è assicurarsi che gli allievi si trovino a loro agio e dispongano delle tecnologie e dei software utilizzati durante il corso e le discussioni. Oppure nel caso in cui si trovassero confrontati con problemi tecnici, risolverli. Allestire l’ambiente onLine scegliendo quali tecnologie e software usare, introducendo lo studente all’uso degli strumenti tecnologici, … Queste forme di assistenza hanno lo scopo di gestire le interazioni e facilitare il processo di apprendimento dei corsisti. Secondo Calvani, Rotta, Rowntree, Rizzi e Tassalini al tutor di rete sono ascrivibili nuovi ruoli: egli si configura come un progettista e un realizzatore dei contenuti della formazione, un valutatore dell’esperienza formativa o delle conoscenze e delle prestazioni dei partecipanti, un ricercatore e, talvolta, un compagno di studi oppure come un manager-coordinatore della progettazione e dello sviluppo del corso. Quasi tutte queste ultime funzioni, come pure quella tecnica, vengono assunte dall’eTutor non nel forum, ma indirettamente possono avere un’influenza sulla condizione delle discussioni e sul progredire dell’apprendimento degli studenti: infatti se i corsisti riscontrano difficoltà di accesso alla formazione onLine non potranno interagire con i colleghi nella bacheca elettronica. Infine, nonostante questo capitolo sia dedicato alla descrizione e all’approfondimento del profilo, dei ruoli e dei compiti assunti dall’eTutor, emergono alcune caratteristiche associabili agli allievi. Nella maggior parte del tempo si nota come gli autori descrivano il loro comportamento in conseguenza al tipo di incarichi messi in atto dal tutor di rete. Sarà un comportamento attivo quando saranno i discenti ad avere il compito di costruire e sviluppare i saperi. Il tutor onLine, invece, ha semplicemente il dovere di accompagnarli. Solo alcuni autori, considerando la possibilità che in rete 48 vengano adottati modelli d’apprendimento diversi, sostengono che l’eTutor possa trasmettere loro direttamente le conoscenze. Perciò i corsisti si riveleranno maggiormente passivi ed “uditori”. Come dichiarato nell’introduzione ai capitoli teorici, questi contributi servono per tentare, dopo aver trovato elementi di risposta alla domanda operazionale, di trovarne al quesito di ricerca formulato dal team ICT-IUFFP (“a quali condizioni o criteri un forum diventa efficace nella didattica?”). Perciò non verranno utlizzati per analizzare le discussioni dei forum che, invece, verranno studiate, come spiegato nel sottocapitolo 3.3, osservando sfumature di contenuto e di identità, le quali permetterano di delineare i ruoli e i topos di allievo e di insegnante come pure altri personaggi che si sviluppino a livello del gruppo di discussione. Tuttavia nel momento in cui verranno sintetizzati i risultati ottenuti dall’esame delle conversazioni, si riprenderanno alcuni aspetti. 49 3.3) Comunicazione, identità e ruoli 3.3.1) Identità Edmond Marc Lipiansky, Isabelle Taboada-Leonetti e Ana Vasquez affermano che l’identità è un concetto comparso in psicologia sociale con Erik K. Erikson (antropologo, ma psicanalista di formazione) e deriva da differenti campi e correnti di pensiero: antropologia, psicologia genetica, psicologia sociale, psicanalisi, pensiero sartriano e sociologia. Oggigiorno si delinea come un qualcosa che rappresenta la sintesi di questi punti di vista, e necessita di una definizione consensuale e operativa da usare in ognuna di tali discipline. A questo poposito attualmente sembra si tenda verso un approccio maggiormente dinamico, interazionista e sociale del concetto. (Camilleri, Kastersztein, Lipiansky, Malewska-Peyre, Taboada-Leonetti, Vasquez, 1990: 7-8; 143). Partendo da Erikson (in Camilleri et al., 1990: 7-8 e in Lipiansky, 1992: 9-10), primo durante gli anni sessanta a definire la nozione di identità, si può dire che egli associ il termine di identità alla “percezione soggettiva e tonica della coscienza di sè (sameness=somiglianza,) e di una continuità temporale (continuity=continuità)” 12 (Lipiansky, 1992: 9). Questa percezione è il risultato di un processo di riflessione e osservazione che opera, allo stesso tempo, sia a livello dell’individuo che a quello della cultura della comunità a cui egli appartiene. È un processo nel quale egli si paragona agli altri, giudica sé stesso alla luce di quello che scopre essere il modo in cui loro lo giudicano e, a dipendenza di come egli percepisce sé stesso, accetta o meno il loro giudizio. Come commenta Lipiansky, l’identità non si costruisce solo a partire dal soggetto stesso, ma anche per mezzo degli altri esseri umani e mediante i modelli culturali (Lipiansky, 1992: 10). Di conseguenza attraverso processi di comunicazione e di interazione. Approfondendo la nozione di identità, si può dire che il suo legame con la comunicazione sia sempre presente. Secondo Lipiansky, infatti, molte ricerche conferiscono al concetto due significati: identità personale e identità sociale, entrambe presenti nell’individuo. Il primo termine, rinvia “alla percezione soggettiva che un soggetto ha della sua individualità” 13 (Camilleri et al., 1990: 173), alla coscienza e alla definizione di sé. Hanna Malewska-Peyre parla di un “insieme organizzato (strutturato) dei sentimenti, delle rappresentazioni, delle esperienze e dei progetti in avvenire che si riferiscono a sé” (Camilleri et al., 1990: 112). Detto altrimenti l’identità personale corrisponde a ciò che l’individuo ha di unico in quanto essere umano e “si distingue e si differenzia 12 Traduzione personale. 13 Traduzione personale. 50 irriducibilmente dagli altri” 14 (Lipiansky, 1992: 7). Si fa riferimento ad aggettivi applicati a qualità e difetti come, ad esempio, ambizioso, idealista, svogliato, pigro, come pure ad aggettivi relativi a caratteristiche fisiche quali capelli lunghi o corti, magro o grasso, e al fatto che ognuno ha un nome diverso, ecc... L’identità sociale, invece, “indica l’insieme delle caratteristiche pertinenti che definiscono un soggetto e permettono di identificarlo dall’esterno” 15 (Camilleri et al., 1990: 173). In questo senso, deriva dalla posizione del soggetto nella cultura e nella società e, come afferma Taboada-Leonetti, corrisponde alle categorie sociali che un individuo condivide con gli altri membri del gruppo sociale (nazionalità, sesso, professione, religione, razza,...) (Camilleri et al., 1990: 44-45). Si tratta “del carattere di ciò che è identico, ovvero di esseri o di oggetti perfettamente simili, pur rimanendo differenti; in questo caso l’identità è dunque il fatto di essere simile agli altri” 16 (Lipiansky, 1992: 7). Nessuno dei due concetti esclude l’altro, ma concorrono insieme per delineare il significato di identità, la quale, dunque, è il risultato delle relazioni e delle interazioni instaurate tra la definizione esteriore di sé e la percezione interiore, tra sociale e personale, tra sé e gli altri (Camilleri et al., 1990: 173-174 e 143; Lipiansky, 1992: 8). TaboadaLeonetti conclude dicendo che i confini tra identità personale e sociale sono difficili da stabilire. La prima infatti, è in parte forgiata dai tratti della personalità, dalle qualità e dai difetti attribuitigli dagli altri individui, tutte caratteristiche corrispondenti frequentemente ai prodotti culturali della società nella quale il soggetto nasce e cresce. (Camilleri et al., 1990: 44-45). Ciò detto, è importante non dimenticare che l’identità personale permette all’individuo di sentirsi unico ed esclusivo. Quando si parla di definizione di sé in relazione a “esteriore”, “sociale”, “altri” e “attribuito da altri individui”, risulta ovvio come, nella costruzione dell’identità, vengano messi continuamente in scena scambi comunicativi. Questa idea si ritrova anche tra i lavori di Lipiansky, Taboada-Leonetti, Ana Vasquez, Carmel Camilleri, Joseph Kastersztein e Hanna Malewska-Peyre i quali, nonostante provengano da campi disciplinari differenti, concordano sui seguenti aspetti (Camilleri et al., 1990: 21-24; 111 e 144): a. L’identità presenta un carattere dinamico, ovvero evolve, in quanto è il “prodotto di un processo che integra le differenti esperienze dell’individuo durante tutto l’arco della sua vita” 17 (Camilleri et al., 1990: 22) 14 Traduzione personale. Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 15 Traduzione personale. 16 Traduzione personale. Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 17 Traduzione personale. 51 b. L’interazione tra la persona e l’ambiente circostante, formato da altri esseri umani, gruppi o strutture sociali, assume un ruolo importante nell’origine, nello sviluppo e nell’evoluzione, dell’identità. “Fin dall’inizio della propria vita, lo sguardo dell’altro rimanda a un’immagine, una personalità, a modelli culturali e ruoli sociali che il soggetto può rifiutare o accettare, ma in relazione ai quali non può evitare di definirsi” (Camilleri et al., 1990: 22). Questa prospettiva proviene dalla fenomenologia esistenziale (da Hegel a Jean-Paul Sartre) e si avvicina anche all’interazionismo simbolico (da Georges H. Mead, Ronald D. Laing a Erving Goffmann), orientamenti che insistono sull’importanza dell’altro, dell’esperienza e delle interazioni sociali nella costituzione della coscienza di sé. Tuttavia, invece di concentrarsi solo sulle relazioni interpersonali, Camilleri e gli altri autori si riferiscono anche alle interazioni a livello strutturale o superstrutturale (la cultura, le istituzioni, la storia, le ideologie, i mass media,...) c. L’identità è caratterizzata da un aspetto multidimensionale e strutturato. I momenti di comunicazione, in cui i soggetti si trovano implicati, infatti, sono diversi, molteplici e producono altrettante molteplici e differenti risposte identitarie, le quali, definite da alcuni autori come ruoli (es. Goffman) e da altri come identités, determinano l’identità vera e propria dell’individuo. In altre parole egli non dispone di una sola identità, ma di un insieme di identità possibili, da cui “sceglie” una o l’altra in base alla situazione in cui si trova, ai suoi desideri e ai suoi interessi. d. Malgrado il carattere dinamico dell’identità (a seconda delle situazioni relazionali e del tempo che passa), la persona conserva la coscienza della sua unità e continuità. In sintesi, l’identità si delinea come un elemento in continua evoluzione, grazie alle esperienze e alle interazioni sociali. L’accento posto in questo sottocapitolo (3.3.1) sulla relazione tra identità e comunicazione non è casuale. Il lavoro di ricerca in questione, infatti, riferendosi all’osservazione e all’analisi di scambi interattivi, non può tralasciare tale legame. Per lo più ci si trova confrontati con degli scambi prodotti a distanza, nei quali, a differenza del solito, le persone che interagiscono non si vedono e non si sentono. Questo nuovo scenario comunicativo è piuttosto significativo, poiché spesso porta le persone a proporre nuovi caratteri, atteggiamenti, caratteristiche e, quindi, nuove identità. Come afferma Giuseppe Mantovani le persone spesso nell’interazione in rete si rivelano più disinibite, più aperte, più libere, meno timide, impulsive, a volte irresponsabili,... (Mantovani, 1995: 160-161) siccome, come dichiarano Sproull e Kiesler, esse “sono isolate dalle regole sociali e si sentono al sicuro dal controllo e dalle critiche” (Sproull e Kiesler in Mantovani, 1995: 161). Perciò in questa sede è necessario analizzare i messaggi individuandone gli elementi identitari, al fine di verificare se gli allievi e i docenti assumano nuovi comportamenti e nuovi ruoli, inusuali nella situazione di classe. 52 Nel prossimo sottocapitolo, delineando i contribuiti teorici e pratici che non descrivono più le modalità di origine, di costruzione ed evoluzione dell’identità dell’individuo ma illustrano le caratteristiche e il funzionamento di un processo comunicativo secondo l’approccio relazionalesistemico e la scuola di Palo Alto, oltre a confermare l’esistenza di un legame tra comunicazione ed identità, o meglio, come l’identità di un soggetto possa formarsi a partire dagli scambi comunicativi tra gli individui, verranno presentati alcuni elementi che permetterano di capire come identificare e descrivere le varie sfaccettature identitarie e i ruoli veicolati nei messaggi presenti nei forum usati dalla scuola SOLE. 3.3.2) Pragmatica della comunicazione: approccio relazionale-sistemico e il modello di Palo Alto Per effettuare l’analisi delle comunicazioni e delle interazioni che intercorrono tra gli allievi e gli insegnanti all’interno dei forum onLine, è stato ritenuto utile fare riferimento anche alla teoria della pragmatica della comunicazione che viene spesso usata per studiare la comunicazione e i conflitti relazionali tra individui: il cosiddetto approccio relazionale-sistemico. Benché, al fine di capire i differenti eventi comunicativi, come afferma Vittoria Cesari Lusso, sia “fondamentale poter accedere a una molteplicità di spiegazioni (...), applicare a ogni situazione una pluralità di prospettive teoriche, allargare il numero delle ipotesi esplicative, prendere coscienza della possibilità e dell’utilità di osservare uno stesso fenomeno da punti di vista diversi” (Cesari Lusso, 2005: 34), in questa sede, si considererà solo tale paradigma dal momento che lo si ritiene una fonte interessante di informazioni a proposito di alcuni elementi che vengono veicolati attraverso la comunicazione: contenuto e relazione. La teoria relazionale-sistemica, allo scopo di osservare ed esaminare i conflitti relazionali, a differenza del cosiddetto approccio individuale e di quello psicofenomenologico-culturale, “si pone da un punto di vista esterno alle singole persone per focalizzarsi sulle modalità relazionali.” (Cesari Lusso, 2005: 35). L’approccio individuale come spiega Cesari Lusso, invece “fa appello ad argomenti centrati sulla singola persona, sulle sue caratteristiche e sul suo funzionamento. Detto altrimenti, le cause di eventuali difficoltà di comunicazione vengono attribuite alle peculiarità intellettive e/o affettive dei soggetti” (Cesari Lusso, 2005: 37). Quello psicofenomenologicoculturale, “mette al centro dell’analisi la nozione di significato e il lavoro implicito che gli individui compiono costantemente per negoziare i significati diversi attribuiti soggettivamente alle varie situazioni” (Cesari Lusso, 2005: 35). Le tensioni relazionali, quindi, derivano dalla non condivisione dei significati attribuiti ad una stessa situazione. (Cesari Lusso, 2007a). Con l’approccio relazionale-sistemico si tratta di osservare la comunicazione senza considerare che essa 53 possa riprodurre determinati stati d’animo interni all’individuo o negoziazioni di significati differenti, ma tenendo presente che rappresenti “un insieme di «giochi» e regole che organizza l’interazione all’interno del sistema di scambi, e che tendono a conservarsi impedendo al sistema di evolvere.”(Cesari Lusso, 2005: 35-36) Detto altrimenti le cause delle tensioni comunicative tra individui più che a livello del carattere e della personalità dei soggetti sono da ricercare a livello degli scambi comunicativi “tentando di cogliere dall’esterno le modalità interattive che alimentano il problema. «Il disturbo» non viene pertanto attributo al singolo soggetto ma alla «relazione»” (Cesari Lusso, 2005: 36). Più precisamente è necessario analizzare la comunicazione problematica tra due persone, individuando, all’interno dei differenti scambi comunicativi, un tipo di « gioco relazionale » ripetitivo e prevedibile e, nelle interazioni che si ripropongono, cercare di capire le regole su cui queste interazioni sono basate; regole che possono essere funzionali o disfunzionali alla qualità della relazione. (Cesari Lusso, 2007a) Si può aggiungere che non si tratta di andare a ricercare la causa del problema conflittuale, ma è fondamentale “il reperimento della strutturazione dei comportamenti volti a gestire il problema” (Wittezaele 2004: 89). Al fine di far comprendere quanto appena detto si può fare riferimento a una situazione di comunicazione problematica, tra una coppia sposata da trent’anni, analizzata qualche tempo fa. Nel conflitto relazionale in questione, gli interlocutori erano una moglie e un marito, che spesso si confrontavano e litigavano a proposito del fatto che il marito, molto disordinato, occupava tutta la casa, compreso il tavolo da pranzo, con i suoi materiali, i libri e le carte. I giochi relazionali, ripetitivi e prevedibili o le modalità interattive messe in atto dalla coppia che causavano ed alimentavano il conflitto relazionale si riferivano a una “ridondanza pragmatica” (Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson, 1971: 29 e Cesari, 2005: 132) secondo cui “uno stesso problema si ripete con impressionante regolarità” (Cesari Lusso, 2005: 133) e si crea una spirale perversa (Cesari Lusso, 2005: 132-138) da cui è difficile uscire: dopo che si presentava la situazione di disordine sul tavolo da pranzo, la moglie si rivolgeva al consorte mediante le cosiddette tentate soluzioni, che Jean-Jacques Wittezaele definisce come “gli sforzi deliberati per tentare maldestramente e inefficacemente di risolvere le difficoltà” (Wittezaele, 2004: 159) quali, nel caso specifico, richiedere continuamente, con insistenza e mediante degli ordini, al marito di liberare il tavolo. Il marito non reagiva positivamente e non riordinava subito, se non dopo diverse ulterori insistenze della moglie. Tuttavia, dopo qualche tempo, si ripresentava la situazione iniziale di disordine e così via, alimentando, appunto, una spirale perversa e una relazione simmetrica 18 dove l’uno rispecchiava il comportamento dell’altro, imponendosi e facendosi valere 18 In questo caso si fa riferimento anche al quinto assioma proposto da Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson, secondo i quali “tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza” (Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson, 1971: 60). 54 sull’altro e adottando un tono sostenuto, provocando una vera e propria “escalation” dell’interazione simmetrica.(Wittezaele, 2004: 90-91; Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson, 1971: 96-97) . A disturbare la relazione tra soggetti possono non essere solo questi elementi, bensì la confusione degli individui tra due aspetti, quello di contenuto e quello di relazione, che vengono contemporaneamente veicolati attraverso la comunicazione (Cesari Lusso, 2005: 114). Questa, infatti, è la parte osservabile della relazione tra gli individui in interazione e, come sostiene la scuola di Palo Alto (in Cesari Lusso, 2005: 111) veicola elementi di: di contenuto (indice): contenuto informativo del messaggio, ossia, di che cosa parlano le persone di relazione (ordine): sono meno espliciti del contenuto e rappresentano quelle informazioni che le persone vogliono far passare a livello della relazione (Cesari Lusso, 2007a; Cesari Lusso, 2005: 111; Watzlawick, Helmick Beavin e Jackson, 1971:43-46 e Wittezaele, 2004: 37-38). Detto altrimenti, durante gli scambi comunicativi, le persone non diffondono solo dei contenuti, ma anche dei significati i quali definiscono il loro rapporto (ad esempio come positivo o negativo). Le tracce di descrizione della relazione, spesso, vengono trascurate dagli studi sulla comunicazione, in quanto sono aspetti che sfuggono alla consapevolezza degli individui. Cesari Lusso, precisa che a livello degli indizi di relazione vengono designati, dai soggetti in interazione, determinati aspetti identitari, o meglio, essi vogliono far passare indirettamente uno o più dei seguenti messaggi impliciti (Cesari Lusso, 2005:111): “Ecco come mi considero e come desidero essere considerato Ecco come tu mi consideri Ecco come tu ti consideri Ecco come io ti considero” In altre parole durante la comunicazione, gli individui, definendo sé stessi e gli altri, esternano parte della propria identità. Attribuiscono a sé stessi e agli altri determinate caratteristiche, forniscono su di sé e sugli altri particolari giudizi e, mostrando come si considerano, come desiderano essere considerati e come vedono gli altri, oltre a manifestare propri elementi identitari, assumono e assegnano agli altri ruoli specifici. In questo capitolo, come è stato spiegato nell’introduzione ai capitoli teorici, c’era l’interesse di approfondire ogni reale sfaccettatura del fenomeno della comunicazione e, dato che questa non veicolava solo dei contenuti ma anche elementi identitari, è stato approfondito il termine di identità e le risorse concettuali che descrivono e confermano il suo legame con la comunicazione. In sintesi si è visto come due persone, quando comunicano, non si scambiano solamente delle 55 informazioni, ma, inconsapevolmente, anche alcuni messaggi impliciti che rappresentano le informazioni che le persone vogliono far passare a livello della relazione e della propria identità. In particolare, saranno questi messaggi che verranno ricercati nelle differenti discussioni dei forum, perchè permetteranno di individuare il genere di ruoli e di identità assunti dagli allievi e dagli insegnanti in questo nuovo contesto formativo, le conseguenti pratiche e i processi formativi e comunicativi implicati. 56 3.4) Relazioni e dinamiche che intercorrono tra i membri di un gruppo Silvana Quadrino, per definire cos’è un gruppo, richiama il punto di vista sistemico e spiega che all’interno di questa categoria si creano “connessioni che rendono i membri interdipendenti e che tendono a consolidarsi in regole (esplicite ed implicite), ruoli, gerarchie” (Quadrino, 2005: 3). Si tratta di pensare al gruppo come a un sistema, dove i legami tra i partecipanti sono tali che “una modificazione che interessa uno dei membri produce modificazioni in tutti gli altri membri e nel funzionamento dell’intero sistema” (Quadrino, 2005: 3). In altre parole il gruppo è un insieme di persone caratterizzato da interdipendenza, organizzazione, mobilità e non sommatività, ovvero corrisponde a una totalità dinamica e non alla pura somma delle sue parti. (Quadrino, 2005: 3-7) Analogamente, Vittoria Cesari Lusso, riferendosi al gruppo come ad un insieme di persone che partecipa ad un’attività comune, in campo scolastico, formativo o lavorativo, lo visualizza “in un’ottica insiemistica di organizzazione di elementi in interazione, i cui meccanismi e le cui dinamiche sono ben diverse dalla semplice somma dei comportamenti individuali” (Cesari Lusso, 2005: 151). Quadrino aggiunge che un gruppo ha una sua storia, costruisce dei legami significativi tra i suoi diversi membri, e implica delle modificazioni dei differenti ruoli, delle scelte e degli obiettivi. Condivide un obiettivo basato sul fare e l’agire piuttosto che sullo stare semplicemente insieme. Prevede una casualità delle entrate e delle uscite dei partecipanti dal gruppo, il loro minore investimento emotivo possibile e i loro tempi di permanenza all’interno dello stesso non coincidenti con l’intero tempo di vita. (Quadrino, 2005: 3-4) L’autrice prosegue dicendo che il gruppo “è composto di persone nella loro interezza” (Quadrino, 2005: 12), ovvero, ognuno porta con sè specifiche caratteristiche personali come la propria storia (ciò che fa diventare le persone quello che sono, come, ad esempio, i ricordi, le abitudini e le esperienze), la propria vita di relazione (famiglia, amicizie,....), il proprio stato fisico (salute, affaticamento, malesseri momentanei), le proprie attitudini (quello che le persone sanno fare con il proprio corpo, con i sensi o con la propria intelligenza) e i propri bisogni (fisici, emotivi, mentali). C’è chi, all’interno del gruppo, soffre dei propri limiti intellettuali, culturali, di preparazione o relazionali o chi ha la necessità di soddisfare alcuni dei bisogni sociali primari quali sentirsi apprezzato, riconosciuto e accettato, avere relazioni significative con gli altri e ricevere gratificazioni (Quadrino, 2005: 8-12). Tali aspetti si ricollegano a ciò che afferma Cesari Lusso quando parla di dialettica tra due bisogni, spesso discordanti, che caratterizzano la relazione individuo-gruppo: l’esigenza di affermazione personale e quella di affiliazione che “è legata all’esigenza vitale di appartenenza e di essere accettati come parte integrante di determinati gruppi” (Cesari Lusso, 2005: 153). Ciò implica che 57 l’individuo si debba adeguare e debba aderire a particolari valori, norme, idee, regole e pratiche comuni di tutti gli altri membri. Inoltre che non esprima un punto di vista personale diverso perché ciò causerebbe una sua possibile esclusione dal gruppo. Quindi, il comportamento di un individuo all’interno del gruppo è il risultato di una combinazione di caratteristiche personali e di richieste del gruppo. (Quadrino, 2005: 3-12 e Cesari Lusso, 2005: 153). Ma quali sono le condizioni per cui un gruppo può funzionare, quindi lavorare positivamente e raggiungere il suo obiettivo? Innanzitutto, come afferma Quadrino, esso può operare solo se tutti i suoi componenti sono interessati all’obiettivo, autorizzati ad intervenire e motivati a farlo, ovvero abbiano la volontà di cambiare qualcosa. La funzionalità di un gruppo trae origine pure dalla funzionalità dei flussi informativi, ossia quando tutti hanno accesso alle informazioni sugli obiettivi del lavoro, sulla loro modificazione, sui risultati parziali e sulle risorse utilizzabili. In altre parole quando è possibile parlare realmente di condivisione, se non totale almeno sostenibile, di obiettivi e di chiarezza di compiti. Si parla di condivisione sostenibile quando il gruppo è capace di sopportare quella parziale. Una condivisione assoluta non è necessaria, anche perché può non durare per sempre, può interessare solo alcune parti dell’obiettivo e può non persuadere tutti. (Quadrino, 2005: 14-23). A sua volta Cesari Lusso spiega che, al fine di favorire la realizzazione del compito, nei gruppi di classe in situazione di formazione, esiste un leader formale, il quale ha, più precisamente, la funzione di assecondare l’apprendimento o la condivisione delle informazioni, incoraggiare la raccolta di diversi punti di vista o la presa di decisioni. I suoi incarichi si distribuiscono all’interno delle diverse fasi lavorative del gruppo: decollo, svolgimento, conclusione. Durante la prima fase egli dovrà fornire delle precisazioni sull’oggetto e sul compito del lavoro di gruppo, sul proprio ruolo e sul metodo di svolgimento dell’attività, stabilire un contratto di comunicazione e preoccuparsi che tutti i partecipanti facciano conoscenza. Durante la seconda fase egli dovrà osservare i comportamenti verbali e non verbali dei partecipanti, allo scopo di dare un giudizio sul tipo di interazione, inoltre, dovrà saper usare adeguatamente anche la propria comunicazione verbale e non verbale. Nella fase conclusiva dell’attività di gruppo egli dovrà far emergere i risultati raggiunti, lasciando esprimere i partecipanti a proposito del loro apprendimento, o, se si tratta di una riunione di lavoro, sarà il leader stesso a evidenziare la meta raggiunta. (Cesari Lusso, 2005: 154 e 156-157). Un ultimo aspetto da citare a proposito dei meccanismi in opera, messi in evidenza da Cesari Lusso, si riferisce ai personaggi e ai ruoli nei gruppi, le cui caratteristiche possono essere messe in relazione ai fattori potenzialmente utili e potenzialmente disturbanti elencati nell’articolo di Quadrino: 58 il regista: il leader formale, il quale ha la responsabilità del lavoro di gruppo e deve far sì che le interazioni dei membri del gruppo siano funzionali rispetto all’obiettivo. il leader informale: l’allievo preso come punto di riferimento per le sue competenze e perchè appare il più adatto a trovare le risposte. il sindacalista: colui che svolge il ruolo di controparte per quanto riguarda questioni concernenti le prestazioni richieste ai partecipanti (es: può mettere in discussione il carico di lavoro). il contestatore dell’autorità (del leader formale): egli contesta attraverso battute di attacco velate o invade il territorio del leader formale. l’assente: colui che è presente fisicamente, ma che non è attento alla lezione e pensa ad altre cose. il pacificatore: la persona che cerca di mettere sempre tutti d’accordo. l’iperzelante: il personaggio che mostra di essere molto ligio al dovere e di saper fare sempre tutto nel migliore dei modi. la porta chiusa: colui che è stato obbligato a partecipare a un’attività e di conseguenza vuole dimostrare che non aveva alcuna esigenza di farlo. il simpaticone: la persona che scherza e fa battute favorendo un clima lavorativo piacevole. (Cesari Lusso, 2005: 157-160) Per completare il quadro teorico sul concetto di gruppo è utile fare riferimento anche ad un’altra autrice: Cristina Zucchermaglio (in Mantovani, 2003: 147-171), la quale dà una definizione di gruppo dal punto di vista della psicologia culturale e discorsiva dei gruppi focalizzando il proprio sguardo “sulle interazioni sociali e discorsive che hanno luogo tra i membri dei gruppi sociali specifici, piuttosto che sulla relazione tra i diversi gruppi” (in Mantovani, 2003: 153). Secondo l’autrice, infatti, sono difficili da immaginare “situazioni, anche di vita quotidiana, che possano essere descritte senza il riferimento ad una pluralità di altri attori sociali e alle interazioni, principalmente discorsive, che hanno luogo tra loro” (in Mantovani, 2003: 147). In quest’ottica si considera allora il gruppo costituito da poche persone e “caratterizzato da frequenti o regolari interazioni tra i membri e dal fatto che tali interazioni siano organizzate attorno a un progetto unificante (la cosiddetta “azione integrata”) e finalizzate a raggiungere uno scopo condiviso dai partecipanti” (in Mantovani, 2003: 154). L’autrice, citando Solomon Asch, parla di Campo Reciprocamente Condiviso, spazio comune che permetta la formazione, lo sviluppo delle interazioni e delle azioni comuni di gruppi sociali specifici. All’interno di un gruppo, infine, il proprio spazio di azione individuale è sempre connesso anche agli spazi d’azione di tutti gli altri membri del gruppo. (in Mantovani, 2003: 147-157) 59 In sintesi, per quanto riguarda le caratteristiche di un gruppo presentate in questo capitolo, si può dire che gli aspetti comuni che si ritrovano, sia nell’ottica sistemica che in quella della psicologia culturale e discorsiva dei gruppi, siano la presenza di legami e di interdipendenza tra i partecipanti, i quali, collaborano ed interagiscono per raggiungere un obiettivo e, contemporaneamente, gestiscono i propri spazi d’azione individuale cercando di soddisfare i propri bisogni sociali. Oltre a ricercare questi aspetti, nell’analisi dei forum di discussione, si cercherà di individuare i personaggi (regista, leader informale, sindacalista, contestatore dell’autorità, assente, pacificatore, iperzelante, porta chiusa , simpaticone) emergenti all’interno dei gruppi di discussione in modo da poter arricchire ulteriormente l’analisi. Infine si andrà a verificare se il forum possa essere paragonato a un Campo Reciprocamente Condiviso. 60 4) Metodologia di ricerca Diversi sono i modelli esistenti per l’analisi del forum (un esempio che si può citare è il lavoro di dottorato svolto da Simona Ferrari, intitolato Giochi di rete, metodi e strumenti per l’analisi psicopedagogica del forum e pubblicato nel 2006) La metodologia di ricerca adottata, in questo caso, al fine di conseguire elementi di risposta alla domanda operazionale si articola in tre fasi, dipendenti l’una dall’altra, le quali saranno spiegate qui di seguito. 4.1) Ricerca degli elementi quantitativi del contesto Nel prima parte dello studio si è trattato di raccogliere, sull’arco di due anni scolastici di interazioni a distanza (2005-2006 e 2006-2007), in che misura i docenti e gli studenti del primo e del secondo anno avessero utilizzato lo strumento comunicativo del forum. Più precisamente, al fine di adempiere a tale compito, è stato indispensabile calcolare, per ogni materia presente in rete, il numero totale dei threads, degli argomenti e dei messaggi correnti. In secondo luogo, controllando i log files, è stato necessario suddividere il numero di volte che i professori e gli allievi hanno visitato singolarmente il forum per leggere (numero di ACCESSI) e rispondere a un messaggio (numero di POST), o per promuovere un nuovo argomento di discussione (numero di TOPIC). Questo procedimento ha permesso di capire se una bacheca elettronica fosse utilizzata in prevalenza dall’insegnante o dai suoi alunni e di ricavare indizi di ruolo di entrambe le figure. Se, ad esempio, si fosse assistito all’avvio di nuovi dibattiti e riflessioni solo da parte dei discenti e all’assenza frequente del docente all’interno del forum, sarebbe stato plausibile supporre che gli studenti ricoprissero o si avvicinassero alla figura di insegnante. 4.2) Raccolta ed analisi qualitativa di indizi di ruolo degli insegnanti e degli allievi nel contesto dei forum La fase di analisi precedente ha permesso di eseguire una selezione (secondo determinati criteri che verranno spiegati nel sottocapitolo 5.1) delle conversazioni da analizzare. Precisamente, considerando la notevole quantità di materiali comunicativi, allo scopo di approfondire il profilo dei docenti e dei discenti, si è scelto di esaminare nell’arco dei due anni scolastici: • il forum utilizzato maggiormente dall’insegnante e dagli allievi • il forum utilizzato mediamente dall’insegnante e dagli allievi • il forum utilizzato scarsamente dall’insegnante e dagli allievi 61 Ne consegue che, sull’arco di due anni scolastici (2005-2006 e 2006-2007), sono stati descritti i ruoli e le pratiche di tre professori e di 94 studenti. 1000 è il numero totale di messaggi analizzati. Per effettuare l’osservazione e l’analisi delle discussioni presenti all’interno del forum, si è dovuto ricorrere a determinate risorse concettuali esposte nel terzo capitolo. 4.3) Raccolta delle testimonianze soggettive degli insegnanti sul ruolo svolto nell’utilizzo del forum Dopo aver identificato alcuni indizi di ruolo, delle pratiche, dei processi formativi e comunicativi che si sono sviluppati all’interno dei forum, sono stati intervistati alcuni docenti della scuola SOLE allo scopo di raccogliere elementi a favore dell’insieme dei risultati ottenuti dall’analisi delle discussioni e di ricercare nuove informazioni da coniugare a tali esiti. Lo strumento a cui ha fatto ricorso si riferisce a una particolare tecnica di colloquio, denominata intervista d’esplicitazione (IdE) e conosciuta in letteratura grazie a Pierre Vermersch (psicologo, psicoterapeuta e ricercatore al Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, in particolare nel campo della formazione, dell’ergonomia cognitiva e della psicologia del lavoro). L’intervista d’esplicitazione può essere definita esattamente come “un insieme di comportamenti di interazione verbale e di ascolto, basati su alcune griglie di riferimento applicabili a quanto viene detto, e di determinate tecniche di formulazione dei rilanci (domande, riformulazioni, silenzi) destinate a facilitare e ad accompagnare la verbalizzazione di un particolare campo dell’esperienza, in relazione a diversi obiettivi personali e istituzionali” (Vermersch, 2005: 17) 19 . In altre parole è un metodo che mira a verbalizzare, a posteriori, un’azione specifica, particolare, reale, né astratta né immaginaria svolta dall’individuo in un determinato momento della sua attività lavorativa o della sua vita, perché questa può fornire differenti indicazioni su, ad esempio, i “procedimenti razionali posti in essere dal soggetto nel realizzare un compito” (Vermersch, 2005: 27). Spesso, infatti, si può verificare l’insuccesso in un incarico, ma la sola conoscenza del risultato finale non basta a spiegarne i motivi. È necessario, invece, mettere in luce le modalità d’esecuzione del compito da cui affiorano le possibili difficoltà, le eventuali cause di errore e di disfunzione. Più precisamente, descrivere la situazione permette di individuare i ragionamenti e le procedure effettuate dall’individuo durante quel preciso momento, gli scopi perseguiti, i saperi teorici applicati nella pratica, le false rappresentazioni e i preconcetti prodotti, che rappresentano la fonte delle difficoltà incontrate. (Vermersch, 2005: 13, 18, 34 e 53). Per gli individui pare che questi fattori siano frequentemente inconsapevoli. Detto altrimenti gli esseri umani, quando agiscono, spesso non sono consapevoli dei propri gesti, dei principi, dei concetti, dei saperi, delle 19 Nella citazione il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice. 62 idee, delle intenzioni e degli stessi iter procedurali che ispirano le loro azioni e hanno difficoltà ad operare e contemporaneamente riflettere su quello che fanno. Per lo più riscontrano problemi nel ricordare. È proprio il processo di portare alla luce queste entità inconsapevoli ed implicite che fornisce il nome a questa particolare tecnica di colloquio. (Vermersch, 2005: 12-13 e 18 e Cesari Lusso, 2004-2005:1). Si tratta di esplicitare, infatti, “ciò che resta implicito nell’azione” (Vermersch, 2005:18). Nel caso del lavoro di ricerca in questione, è stato scelto di prediligere questa tecnica di intervista perché la verbalizzazione dell’azione spesso funge da complemento ad altre informazioni ricavate, per esempio, da tracce o da documenti osservabili relativi sempre alla realizzazione di un compito. (Vermersch, 2005: 19) La ricercatrice, infatti, si è trovata ad osservare ed analizzare una serie di scambi comunicativi prodotti nei forum onLine tra insegnanti e allievi che si riferiscono da una parte ad azioni dirette degli studenti come, ad esempio, risolvere gli esercizi, i problemi posti dal docente o aiutare i compagni di classe in difficoltà; e dall’altra ad azioni del professore come, ad esempio, attivarsi per favorire il processo di costruzione dell’apprendimento dei discenti o intervenire allo scopo di gestire e risolvere un conflitto tra due allievi. Risulta evidente come tali documenti non forniscano informazioni complete, in quanto non permettono di venire a conoscenza dei pensieri, dei ragionamenti, delle impressioni, delle emozioni, delle sensazioni, delle intenzioni dei partecipanti. È solo attraverso questa particolare tecnica di colloquio che potrebbero emergere tali aspetti non visibili. Potrebbero affiorare alcuni aspetti del bagaglio di saperi ed esperienze acquisito dagli insegnanti nel corso della propria carriera lavorativa, a cui essi attingono per gestire la relazione a distanza con gli allievi e per guidarli nell’assimilazione delle conoscenze, ma soprattutto saranno più evidenti le procedure che sono state veramente applicate nei forum. In altre parole, siccome il colloquio d’esplicitazione mira a verbalizzare un’azione specifica si è rivelato lo strumento ideale per ottenere dai professori informazioni riguardo le proprie pratiche attivate nella bacheca elettronica. Si è trattato di intervistare alcuni dei professori in merito ad un momento specifico, ritenuto da loro particolarmente interessante, a proposito della loro pratica professionale relativa all’insegnamento all’interno del forum. Far descrivere loro queste circostanze, cercare di scoprire i principi, i saperi, le norme che li guidano nelle loro azioni, ma specialmente le procedure e le microazioni costituenti una singola azione, ha permesso di approfondire l’analisi delle discussioni e, di conseguenza, di fornire elementi per proporre alcune risposte alla domanda operazionale. La ricercatrice ha infatti avuto l’opportunità di verificare quali dei risultati conseguiti precedentemente, corrispondessero o meno ai racconti dei docenti e che cosa, dei loro comportamenti, le fosse sfuggito o fosse impossibile vedere. È necessario specificare che, durante l’intervista, 63 focalizzandosi solo su un momento specifico non è stato possibile verificare tutti i risultati ottenuti dall’analisi delle interazioni, ma solamente una parte. Per esempio se l’insegnante avesse voluto parlare di un momento in cui ha assegnato un esercizio da risolvere o si è attivato per favorire il raggiungimento della soluzione di un esercizio da parte degli allievi, avrebbe evidenziato solo alcune delle funzioni riportate nell’analisi. È molto probabile, ad esempio, che non avrebbe risolto problemi tecnici, se i discenti non ne avessero mostrato la necessità. Essendo inoltre la prima volta che la ricercatrice si trovava ad impiegare questa tecnica non è stato semplice far scaturire le informazioni sul sapere procedurale. È stato fatto un colloquio con i tre insegnanti di cui sono state osservate ed esaminate le conversazioni onLine e altri tre con i docenti, i cui messaggi della bacheca elettronica non sono stati analizzati. La scelta di intervistare quest’ultimi, era dovuta alla convinzione di ottenere, a livello generale, un numero maggiore di informazioni riguardo le pratiche messe in atto dai docenti nei forum. Sentire i loro racconti senza essere influenzata da un’analisi fatta in precedenza e quindi non indurre determinate risposte appariva interessante, come pure vedere se emergevano pratiche simili o differenti rispetto a quelle attivate dagli insegnanti le cui conversazioni erano state esaminate. Il paragone e la somma dei dati emersi dallo studio delle discussioni e dall’analisi delle interviste ha permesso di trovare elementi di risposta alla domanda operazionale (Quali sono i ruoli, le pratiche e i processi formativi e comunicativi messi in gioco dagli insegnanti e dagli allievi nei contesti di forum onLine?). Successivamente, a partire dai risultati empirici acquisiti, dovrebbe essere possibile, confrontandoli con la letteratura riferita al profilo, al ruolo e ai compiti dell’eTutor, trovare indizi per cercare di rispondere alla domanda di ricerca posta dal Team ICT-IUFFP, o meglio, giungere all’identificazione di un ventaglio di competenze che un insegnante deve acquisire al fine di gestire e favorire, in rete, l’apprendimento e la riflessione degli studenti. 64 5) Ricerca degli elementi quantitativi del contesto 5.1) Quantità di messaggi Questo sottocapitolo fa riferimento all’allegato n. 1, prodotto calcolando, sull’arco di due anni scolastici (2005-2006 e 2006-2007) e per ogni materia presente in rete, il numero totale dei messaggi correnti. Attraverso la tabella è stato possibile selezionare quali forum di discussione esaminare. Dal momento che è stato deciso di analizzare le conversazioni del forum utilizzato maggiormente dall’insegnante e dagli allievi è stata considerata la bacheca elettronica della materia gestita da D1 in quanto, come si vede dalla tabella, vi si trovano il maggior numero di messaggi (1441). Successivamente sono stati scelti i forum di D4 e D5 secondo i seguenti i criteri: presa in considerazione solo dei docenti che hanno partecipato al progetto della scuola SOLE, ossia di coloro i quali oltre ad utilizzare il forum di rete hanno insegnato la loro materia a distanza (nella tabella vedi caselle gialle). Alcuni, infatti, nonostante avessero accettato di usare questo strumento di comunicazione hanno dedicato le loro ore di formazione solo nel contesto della presenza (nella tabella vedi caselle blu). attenzione solo ai professori che hanno insegnato sia in presenza che a distanza in entrambi i due anni scolastici. Alcuni, infatti, hanno preso parte al progetto solo durante uno dei due anni. A questo punto la scelta si restringeva ai seguenti insegnanti: D8, D4, D15, D5, D6. Perciò i criteri di selezione finali sono stati: presa in considerazione dell’incremento e del decremento percentuale del numero di messaggi da un anno scolastico all’altro. Poiché nella fascia media (da D7 a D15 come è scritto nell’allegato) solo D4, tra gli insegnanti partecipanti al progetto, presenta un decremento è stato scelto come oggetto di ricerca. calcolo del numero di messaggi medio all’interno della fascia media. Il risultato ha portato verso D4 con 122 messaggi . Infine, per quanto riguarda la scelta di analizzare le conversazioni del forum utilizzato scarsamente dal docente e dagli studenti, tra D5 e D6 è stato deciso di studiare le discussioni delle materie del primo poiché sono quantitativamente maggiori e presentano maggiori interazioni tra i partecipanti. Questi aspetti sono molto utili per ricavare indizi di ruolo e delle pratiche dei docenti e degli allievi. Infine D5, rispetto a D6, non interviene mai nel forum. Di conseguenza appariva interessante capirne i motivi. 65 5.2) Log files Questo sottocapitolo fa riferimento agli allegati del punto 2., dove sono stati trascritti solamente i materiali a cui è stato possibile accedere. Per quanto riguarda, ad esempio, D5, nonostante insegnasse diverse materie in presenza e a distanza, è stato possibile avere unicamente i files di accesso al forum della materia Economia aziendale 1. In secondo luogo è necessario far notare come era fattibile effettuare il calcolo dei log files soltanto per l’anno scolastico 2006-2007. Prima di mostrare i risultati ottenuti, si deve ricordare, inoltre, che sull’arco di due anni scolastici, sono stati descritti ruoli e pratiche di tre professori e di 94 studenti. Per quanto riguarda i docenti è stato deciso di concentrarsi sugli insegnanti il cui forum è stato utilizzato maggiormente, mediamente e scarsamente sia da loro che dagli allievi. 5.2.1) Docenti D1 ha tenuto l’insegnamento blended della materia Introduzione all’informatica solo durante il primo semestre e per tre classi: SGT1A, SGT1B e SGT1C (la sigla SGT indica le classi a tempo pieno e non en emploi). Durante il periodo in cui si è tenuto il corso egli partecipa assiduamente alle conversazioni presenti nel forum non solo leggendole, ma intervenendo con nuovi argomenti di discussione e rispondendo ai messaggi. Come si nota dalla tabella A, il docente ha visitato il forum anche nel secondo semestre, ma solo per leggere i messaggi. D4 ha tenuto sia in classe che in rete l’insegnamento della materia Italiano e Comunicazione durante tutto l’anno scolastico. In particolare nel primo semestre per la classe SGT1A e nel secondo semestre per le classi SGT1B e SGT1C. Come D1, D4 prende parte alle interazioni costantemente, leggendo e rispondendo ai messaggi degli alunni e promuovendo nuovi argomenti di discussione. D5 ha tenuto l’insegnamento, sia in presenza che a distanza, della materia Economia aziendale 1, durante tutto l’anno scolastico per le classi SGT2A e SGT2B e solo durante il secondo semestre per le classi SGT1A e SGT1B. Dai risultati ottenuti, emerge come l’insegnante sia entrato nella bacheca elettronica solo per leggere i messaggi dei suoi studenti. 5.2.2) Allievi Per quanto riguarda la materia di D1 (Introduzione all’informatica), gli alunni (35) delle tre classi (SGT1A, SGT1B, SGT1C) entrano nel forum per leggere i messaggi. Di questi, 21 rispondono ai loro compagni di classe e promuovono nuovi argomenti di discussione, 5 rispondono 66 solamente ai messaggi e 9 non entrano né per rispondere, né per promuovere nuovi argomenti. Ciò è avvenuto durante il primo semestre scolastico, periodo in cui veniva insegnata la materia. Nel semestre successivo, nonostante si sia concluso il corso, sulle tre classi 6 alunni entrano nuovamente nella bacheca elettronica solo per leggere i messaggi. Di questi, 4 sono coloro che precedentemente hanno assolto a tutte e tre le funzioni, 2, invece, solo a quella di leggere. Per quanto riguarda la materia di D4 (Italiano e Comunicazione) per la classe SGT1A non si è potuto ricavare i files di accesso. Gli allievi (21) delle altre due classi (SGT1B, SGT1C) partecipano al forum per leggere i messaggi. Di questi, 3 rispondono ai loro compagni di classe e promuovono nuovi argomenti di discussione, 20 rispondono solamente ai messaggi e 1 non partecipa né per rispondere, né per promuovere nuovi argomenti. Ciò è avvenuto durante il secondo semestre scolastico, periodo in cui veniva insegnata la materia. Per quanto riguarda la materia di D5 (Economia aziendale 1) per la classe SGT2B non si è riusciti a ricavare i files di accesso. Della classe SGT2A tutti i suoi allievi (16) entrano nella bacheca elettronica per leggere i messaggi. Di questi, 11 non rispondono né promuovono nuovi argomenti di discussione, solo 3 assolvono alle tre funzioni e 1 risponde solamente. I discenti di questa classe, benché il corso di D5 sia tenuto durante tutto l’anno scolastico, entrano nel forum solo nel secondo semestre. Nelle prossime righe (sottocapitolo 6.1) verranno commentati tali esiti azzardando alcune ipotesi di ruolo che verranno successivamente confrontate con i dati emersi dall’analisi qualitativa delle conversazioni. 67 6) Raccolta ed analisi qualitativa di indizi di ruolo degli insegnanti e degli allievi 6.1) Ipotesi di ruolo in riferimento ai risultati emersi calcolando i log files 6.1.1) Docenti Dai risultati emersi dall’analisi di tipo quantitativo è possibile trarre alcune riflessioni. Si può dire che D1 svolga la funzione di insegnante. Rispondendo ai messaggi dei suoi discenti e promuovendo nuovi argomenti di discussione, infatti, si assicura che essi interroghino le problematiche, ne facciano oggetto di dibattito collettivo e si rendano attivi. Avendo visitato il forum nel secondo semestre solo per leggere i messaggi, si può tranquillamente affermare che non abbia risposto agli allievi, né promosso un nuovo argomento di discussione in quanto il suo corso si era già concluso. Si può invece ipotizzare che possa aver voluto controllare se qualcuno avesse nuove domande o volesse comunicare con lui a proposito di altri aspetti (informazioni, curiosità,...). Come D1, D4 si situa nella posizione di docente assolvendo alle medesime funzioni (leggere e rispondere ai messaggi, promuovere nuovi argomenti di discussione e quindi rendendo attivi i suoi alunni). A proposito del fatto che D5 è entrato nella bacheca elettronica solo per leggere i messaggi dei suoi allievi, si possono azzardare le seguenti ipotesi: egli vedeva il forum come uno strumento rivolto solo agli allievi e utile al fine di svolgere i lavori pratici. Un luogo in cui potersi “allenare” più volte su determinate problematiche, nel quale gli allievi potessero interagire e aiutarsi l’un l’altro e dove la sua presenza non fosse né importante né necessaria. vedeva la bacheca elettronica come uno mezzo rivolto sia al docente che ai discenti, ma in quel caso ha preferito lasciarli liberi di interagire, o meglio, di sfruttare la possibilità di trovarsi insieme regolarmente per studiare ed allenarsi solo sugli esercizi dati in presenza. Non considerava tale strumento di comunicazione come uno spazio per aggiungere nuove problematizzazioni o domande. voleva mettere alla prova i suoi alunni e vedere, quindi, come se la cavassero da soli senza il suo aiuto. Era interessato a una verifica sulla loro capacità di risolvere i problemi degli altri compagni e voleva raggiungere lo scopo di farli ragionare e agire. vedeva il forum come uno spazio di raccolta di tematiche, dubbi o problemi da discutere successivamente in presenza. 68 6.1.2) Allievi Dai risultati esposti nel paragrafo 5.2.2 si può dedurre come molti studenti che frequentano il corso di D1 denominato Introduzione all’informatica, in particolare coloro i quali oltre a leggere rispondono o promuovono nuovi argomenti di discussione, si collochino veramente nel ruolo di allievo. Essi, infatti, si dimostrano attivi, mostrano interesse per la materia, si impegnano e contribuiscono alla costruzione dei saperi del gruppo. Per quanto riguarda i 6 alunni che visitano nel secondo semestre la bacheca elettronica solo per leggere i messaggi, si può supporre che vogliano vedere se il docente o i compagni vi abbiamo scritto qualcosa e mostrano, quindi, interesse per loro e per la materia. Per quanto riguarda la materia di D4, avendo i risultati solo di due classi (SGT1B SGT1C) che hanno frequentato il corso solo durante il secondo semestre, non si può fare un confronto tra primo e secondo semestre come nel caso precedente. Tuttavia anche in questo caso si può dedurre come molti studenti, si situino realmente nella posizione di allievo. Essi, come nel caso precedente, leggendo, rispondendo ai messaggi o promuovendo nuovi argomenti di discussione, si dimostrano attivi, mostrano interesse per la materia, si impegnano e contribuiscono alla costruzione dei saperi del gruppo. Confrontando i log files degli allievi che hanno frequentato i corsi di D1 e D4 con quelli dei due insegnanti si può dire che quest’ultimi risultino posizionati nel topos tipico della figura di docente e gli studenti in quella caratteristica di allievo. Tuttavia si può ipotizzare come alcuni alunni, rispondendo, promuovendo nuovi argomenti di discussione e quindi rendendo attivo il resto del gruppo di discussione, si avvicinino al ruolo di insegnante. Essi, infatti compiono le funzioni solitamente assunte dal professore. Riferendosi ai discenti della classe SGT2A che hanno frequentato il corso di D5 denominato Economia aziendale 1 e sono entrati nel forum solo durante il secondo semestre, sebbene il corso fosse tenuto durante tutto l’anno scolastico, si può ipotizzare che il professore, inizialmente, abbia prediletto l’insegnamento in presenza e solo successivamente abbia favorito gli incontri a distanza. Dai risultati si può dedurre come solo 4 studenti, leggendo e rispondendo o promuovendo nuovi argomenti di discussione, si situino veramente nel ruolo di allievo. Essi, come nei casi precedenti, si dimostrano attivi, mostrano interesse per la materia, si impegnano e contribuiscono alla costruzione dei saperi del gruppo. Confrontando i log files di D5 con quelli dei suoi discenti sembra si siano invertiti i ruoli. Sono solo gli allievi, infatti, a rispondere ai messaggi, a promuovere nuovi argomenti di discussione e quindi a far sì che i propri compagni di classe si rendano attivi, si interroghino su determinate 69 problematiche e ne facciano oggetto di dibattito collettivo. Queste solitamente sono funzioni ricoperte dal professore. L’assenza del docente potrebbe dipendere dalla volontà di rendere gli alunni attivi nel processo di costruzione delle consocenze. Le ipotesi appena avanzate potranno trovare elementi a proprio favore, dopo aver svolto l’analisi delle discussioni riportata nei prossimi sottocapitoli (6.2, 6.3 e 6.4). 6.2) D1: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato maggiormente sia da egli stesso che dagli allievi Durante l’anno scolastico 2005-2006, il docente D1 ha tenuto l’insegnamento, sia in presenza che a distanza, della materia denominata Introduzione all’informatica, il cui forum è strutturato in quattro aree principali: 1) Lezioni in presenza contenente tre filoni di discussione (Le aree dell’informatica, La storia dell’informatica e Il software categorie+sw libero e proprietario) definiti dal professore come spazi per dibattere di possibili incertezze o di aspetti emergenti. 2) Area generale comprendente due threads (problemi tecnici e Idee, suggerimenti) all’interno dei quali è possibile inviare messaggi concernenti i problemi tecnici rilevati nell’uso della piattaforma e comunicare a proposito di argomenti che non riguardano solo i saperi scolastici. 3) Pausa caffè contenente un thread, denominato Tanto per ... chiacchierare, per parlare di ciò che si vuole. 4) Lezioni a distanza che racchiude dieci filoni di discussione, dove è possibile discutere di possibili dubbi o aspetti riguardanti i capitoli del libro di testo, recuperare alcune informazioni e sollevare questioni o dubbi in vista dell'esame finale. Durante l’anno scolastico 2006-2007, D1 ha tenuto l’insegnamento della medesima materia, la cui bacheca elettronica è strutturata in maniera leggermente differente, in quanto presenta una sola area di interazione designata come Forum principale. Questa comprende 15 threads, definiti dal docente come spazi per dibattere di possibili problemi attinenti ai capitoli del libro di testo o alla materia scolastica, discutere degli eventi che hanno influenzato particolarmente l'evoluzione della storia dell'informatica, trattare alcuni aspetti concernenti le attività svolte in classe, introdurre le proprie osservazioni sui lavori di gruppo emersi in presenza ed esporre le proprie questioni ed i propri dubbi in merito alla preparazione dell'esame finale. Dall’osservazione dei forum si può constatare come nei momenti di lavoro a distanza l’insegnante faccia leggere alcuni capitoli del testo del corso ai suoi studenti e dia loro la possibilità 70 di discutere, di riflettere insieme e di porre domande relative a queste letture. Si nota come egli dia spazio allo sviluppo sia di un apprendimento individuale che di uno collaborativo. Oltre a discutere a proposito dei saperi scolastici, affrontati nelle lezioni in presenza o riferiti ai capitoli da leggere a distanza, il docente, fornendo nell’anno scolastico 2005-2006 il thread denominato Tanto per ... chiacchierare, permette lo sviluppo di discussioni in cui si crea un rilassato clima di gruppo tra amici i quali fanno battute, scherzano e si divertono. In altre parole si può dire che la bacheca elettronica di D1 non rappresenti solo un luogo (virtuale) in cui studiare e condividere saperi scolastici, ma sia anche un contesto in cui creare situazioni informali di amicizia, di socializzazione e di condivisione di altri argomenti. Anche nella sezione del forum Idee, suggerimenti vi è la possibilità, per gli studenti, di parlare non solo di aspetti che riguardano i saperi scolastici ma, ad esempio, di proporre nuove attività (es. culturali) da svolgere. Sono questi spazi che sicuramente hanno lo scopo di supplire alla mancanza di momenti informali in cui gli alunni si incontrano, come ad esempio durante le pause tra una lezione e l’altra, e fanno in modo che essi non si sentano isolati ma, al contrario, coinvolti nel lavoro in rete. Infine, in entrambi i due anni scolastici, il docente garantisce assistenza ai discenti che incontrassero problemi tecnici nell’uso della piattaforma. Spesso, quindi, si fa riferimento alla mesogenesi non come sapere scolastico, ma a ciò che rinvia all’ambiente, che si trova tra l’insegnante e l’allievo e che serve per comunicare in modo comprensibile il sapere agli allievi. Per quanto riguarda i risultati emersi dall’analisi, quasi sempre, nelle conversazioni prodotte all’interno dei forum D1, assolvendo a determinate funzioni che verranno elencate qui di seguito, assume una posizione “alta” e ribadisce o ridefinisce la sua posizione elevata, tipica della figura di insegnante, rispetto a quella dei suoi studenti. Consuetudinalmente, infatti, è proprio la sua carica che gli permette di eseguire questi compiti: - assegna un compito come, ad esempio, risolvere un problema, svolgere un esercizio e i lavori di gruppo, rispondere a una domanda o a quella fatta da altri studenti: “Qualcuno mi spiega come scrivo il numero 31 con i simboli esadecimali ? Mostrate anche il procedimento e/o il ragionamento utilizzato. Aspetto reazioni ...” “Cari ragazzi, dopo il "grande successo" della discussione sull'esadecimale vi propongo una domanda comparsa nell'esame di ININ 2006: hai un modem che trasferisce/riceve dati a 64'000 bps. Trovi su un sito internet un documento di 3.4 MB. Quanto tempo ci metti per scaricarlo e salvarlo sul tuo disco fisso (approssimativamente) ? Mostrate i calcoli (...).” “ (...) Le domande di O sono pertinenti, quindi a voi provare a rispondere” - fa delle domande: “Qual'è quello giusto ?” “Qualcuno mi spiega come scrivo il numero 31 con i simboli esadecimali ?” “allora ?!?! nessuno prova a rispondere a F ?Daiiiii ...” 71 “(...) molti di voi nella descrizione della loro CPU mi segnalavano un dato: L1 code. Cosa sarà ?” - rilancia la discussione: “Bene, ottime le definizioni! Molto chiare! Ma secondo voi peché si è passati dalla ROM alle EPROM (o EEPROM) ? In fondo non andava pure bene una semplice ROM ? Qual'era quindi il problema (o i problemi) della ROM ? Quale impiego potrebbe avere, secondo voi, in futuro una EEPROM migliorata ? Vaiiiii” - intraprende discorsi di valenza perlocutoria e assume un atteggiamento di reticenza didattica ponendo delle domande, assegnando dei compiti o rispondendo alla domanda di un allievo: “Ciao A,guarda bene che c'è ...” - propone l’approfondimento di un concetto: “p.s.: l'intervento di D va comunque bene ... ma ... una definizione più personalizzata alla domanda di N è bene accetta ...” - corregge alcuni interventi dei suoi discenti: “Bene, non ho nulla da aggiungere, se non nel rendervi attenti che: se la b è minuscola, allora significa sempre bit, se la B è maiuscola, allora significa sempre Byte” - puntualizza, precisa e fornisce alcune informazioni aggiuntive rispetto agli interventi dei propri allievi: “Ottime le indicazioni di O! Pure il BIOS (che impareremo a gestire) ha molte informazioni in merito al vostro sistema HW. Di norma per accedervi dovete premere un tasto (F1, F10, space bar, ...) che vi segnala il vostro pc al momento della partenza. L'aggiornamento di memoria RAM è comunque sempre un passo abbastanza particolare. Le indicazioni che vi ha dato O sono importanti (capire se la RAM è DDR o SDRAM), spesso però serve avere informazioni più precise sulla vostra scheda madre (capitolo successivo), quindi, come già detto, vi può essere utile accedere alle info del BIOS o segurie i passi indicati da O. Ne riparleremo...” “l'intervento di O è indubbiamente corretto sotto molti punti di vista. La memoria RAM ricopre però un ruolo ancora molto importante, ragione per cui aumentandola vedrai sicuramente un incremento di prestazioni del tuo elaboratore. Ora però ... dipende da quanta ne hai già montata, ossia se mi dici che hai già 1024 MB e vuoi aggiungerne ancora, molto probabilmente l'incremento di prestazioni che vedrai sarà minimo. Se invece, ad esempio, ne hai 128 MB, qualsiasi incremento ti darà notevoli miglioramenti di prestazioni.” “Il post di M è estremamente corretto. Infatti oggi, in genere, si arriva al massimo a 2 livelli di cache (L1 e L2). Questi 2 livelli si trovano direttemante sulla CPU (o molto vicini ad essa, in ogni caso non sulla scheda madre). Esistevano alcuni modelli (proprio il K6 di AMD) che utilizzava anche una cache L3 che stava sulla scheda madre raggiunta da un bus riservato (quindi non il FSB).” - avvalora o meno gli interventi, le risoluzioni di alcuni esercizi e le risposte alle sue domande (“Bene”, “Beh ... complimenti ragazzi! Avete scovato un altro errore”, “Perfetto .... nulla da aggiungere!” “in effetti non è corretto dire non si calcolano i bit "spenti"”) da parte degli allievi. Inoltre, avvalora le loro spiegazioni o le loro proposte risolutive in relazione ai quesiti e alle incertezze di altri compagni di classe, come nel caso seguente: “Bene! Molto complete ed incisive le risposte di A2 e A1”, “Il post di A3 è estremamente corretto”,“Le soluzioni che ti hanno proposto i tuoi compagni vanno benissimo” - valuta positivamente il lavoro, le risoluzioni di alcuni esercizi, le risposte alle sue domande (“Bene”, “(...) ottime le definizioni! Molto chiare!”), le iniziative di studio e i materiali di consultazione 72 proposti per approfondire alcuni concetti della materia, le considerazioni e gli interventi (“la vostra curiosità è lecita e molto positiva!”), le domande degli allievi in difficoltà (“interessante domanda”) che utilizza per rilanciare la discussione (“La domanda è buona (formulata con un oggetto appropriato). Attendo una risposta (breve ma esaustiva”) da parte di qualche ... buona anima”), i risultati raggiunti nelle differenti discussioni (“complimenti a tutti!!!! Ciao ragazzi, non uso frasi fatte ... ma sono proprio soddisfatto di come è andata la discussione. Spero vi siate resi conto di quanto sia servita questa discussione su forum”) e le spiegazioni e le proposte risolutive ai quesiti e alle incertezze di altri compagni di classe (“Bene! Molto complete ed incisive le risposte di A2 e A1”) - risponde alle loro domande: “Buona la domanda di D, innanzitutto aver (o no) la possibilità di modificare il codice sorgente di un programma è questione prettamente legale. Per alcuni sw lo si può fare (es. linux) per altri no (es. windows). Questo non esclude l'ipotesi che pure per un sw proprietario non si riesca, in qualche modo, ad accedere al codice sorgente” “Sono praticamente la stessa cosa. Dual Core è il termine generico che indica appunto 2 core nel medesimo processore.Intel Core Duo è il nome della CPU Intel che adotta questa tecnologia” - soddisfa le curiosità di alcuni discenti: “Ciao D, per quanto riguarda le tue domande: USB: il controller USB è in grado di gestire fino a 127 periferiche in cascata. Vuol dire quindi che avendo anche una sola porta USB, collegandole appunto un hub (es. foto A-M) posso interfacciare altre periferiche (teoricamente, appunto, fino a 127). SATA: nella sezione "history" di questo favoloso riassunto trovi la risposta: http://en.wikipedia.org/wiki/Advanced_Technology_Attachment” - dà la definizione di alcuni termini appartenenti alla propria materia: “La definizione più corretta per il dual core è la seguente: Una CPU dual core unisce due processori indipendenti, le rispettive cache e i cache controller in una singola porzione di silicio o circuito integrato. Questo tipo di architettura consente di aumentare la potenza di calcolo senza aumentare la frequenza di lavoro, a tutto vantaggio del calore dissipato. Nel caso della CPU di A, si tratta però probabilmente di un dual core "simulato".” - spiega i concetti o le consegne degli esercizi non chiari agli studenti: “non esiste un metodo di traduzione dal sistema binario alla codifica ASCII per il semplice motivo che la codifica ASCII è una tabella definita a tavolino da una associazione (ANSI). Quindi non esiste nessun calcolo da effettuare ma bisogna semplicente consultare la tabella e guardare l'associazione tra codice binario e codice alfanumerico ASCII (...)” “(...) In effetti se vogliamo sapere il tempo ... questo è fatto da minuti e secondi. Quindi la notazione corretta è 7 min e 25 sec..” “(...) pensa al sistema decimale. Abbiamo 10 cifre che vanno da 0 a 9, con queste rappresentiamo numeri all'infinito. Il numero 10 lo rappresentiamo con due simboli 1 e 0 poiché un simbolo univoco per il 10 non esiste. La stessa cosa per l'esadecimale ... 15 simboli, da 0 a F. Il numero 16, non è rappresentato da nessun simbolo univoco quindi anche qui combinazione ... fa 10. Capito ?(...)” “(...) In ogni caso posso anticiparti che il chipset è l'elemento che coordina l'intera scheda madre. In pratica è un piccolo chip, nel quale è per esempio contenuto il "famoso" controller, oppure gestisce il FSB. Come già dicevo ... il chipset è il "processore" della scheda madre” 73 - fa notare una regola di calcolo universale: “sempre calcolare con la medesima unità di misura...legge universale...” - riassume ed esterna i punti salienti emersi dagli interventi: “Uhmmmmm, nella discussione vedo fondamentalmente due risultati diversi ...:7.42 min oppure 7.25 min (...)” “Riassumo: SuSE, Redhat, Debian, Gentoo, ecc. ... sono delle distribuzioni, quindi aziende che distribuiscono Linux (ev. aggiungono alcuni loro sw, ma il kernel è sempre lo stesso).Unix invece non distribuisce Linux, ma è un sistema operativo a sé stante.” “(...) Sintetizzando risponderò un po' a tutti: - non bisogna assolutamente confondere il codice ASCII (o qualsiasi altro codice come Unicode, EBCDIC, ...) che è unicamente un codice di rappresentazione dati per file di testo. In pratica è una convenzione utilizzata per per la trasposizione dei file di testo. Non è da confondere con i sistemi di numerazione puri (o la trasformazione degli stessi) che invece vengono utilizzati negli "strati bassi" della macchina (questo concetto lo riprenderemo nella prossima lezione in presenza). - E' assolutamente corretto, per risolvere il problema, passare prima dalla notazione binaria per poi arrivare a quella esadecimale. Nella trasformazione in binario bisogna utilizzare il metodo dei "pesi" (1*2alla0+1*2alla1+...) che dà come risultato 00011111 (...) è scorretto invece prendere le cifre 3 e 1 e trasformarle singolarmente in bianario (quindi la cifra 00110001 è assolutamente sbagliata) (...)” - riprende e approfondisce alcune questioni menzionate dagli allievi: “(...) Avete citato ambedue il film Matrix, che io ho visto e che ho apprezzato particolarmente. Credo che quel film possa essere visto sotto diverse chiavi di lettura, a in fondo il messaggio che include è la possibile non-libertà che questo sistema di vita può indurci a subire. Questa non-liberta, è legata, a mio parere ad una serie di dipendenze o legami che spesso ci creiamo (legami prevalentemente psicologici). Credo che la partita più importante, in questa nostra vita, sia di andare oltre a quei legami o dipendenze e di renderci liberi ... (Matrix lo faceva vedere molto bene). Da questo punto di vista la filosofia, anche la psicologia e la ... spiritualità ci possono aiutare. In ogni caso è utile avere sempre ... SENSO CRITICO! Potremmo tornare pure sul senso del film Matrix ... mi avete dato un'idea ... . A presto.” - riprende dei saperi vecchi: “Inoltre, come abbiamo già visto, la conversione tra esadecimale e binario (e viceversa) è operazione che qualsiasi sw fa molto facilmente (per ovvi motivi di numerica).” - dà la soluzione corretta alla fine di una discussione in cui gli allievi risolvono il problema da lui posto: “(...) In effetti se vogliamo sapere il tempo ... questo è fatto da minuti e secondi. Quindi la notazione corretta è 7 min e 25 sec” “(...) Stiamo andando molto bene e vi faccio i miei complimenti. Infatti la risposta alla domanda 14 è proprio 7” - sancisce (a volte indirettamente) o favorisce l’avanzamento dei saperi del gruppo di discussione: “Mi pare che ci siamo. In effetti se vogliamo sapere il tempo ... questo è fatto da minuti e secondi. Quindi la notazione corretta è 7 min e 25 sec.A presto.” - istituzionalizza il sapere costruito dal gruppo: “io tenterò di riassumere la questione con parole "semplici (…)In pratica la frequenza del FSB è determinata da un chip che coordina le attività della scheda madre, questo si chiama chipset. Il FSB in pratica è quindi come un "autostrada" che mette in collegamento molti componenti collegati sulla scheda madre.” 74 - fornisce le indicazioni dei tempi di consegna dei compiti, assumendo quindi un ruolo organizzativo: “(...) Vi ricordo comunque che le attività per la materia saranno sempre da terminare entro martedì sera, questa sarà una regola fissa” - si incarica di portare materiali d’approfondimento alla classe: “p.s.: in seguito vi porterò io una tabella esempio di comandi LM” - annuncia che alcuni saperi verranno ripresi in classe: “Ricordo a tutti che ripeteremo ancora questi concetti in classe” “Questa settimana, in classe, riprenderemo il discorso.” - ribadisce e fa rispettare una regola stabilita in precedenza: “Ciao ragazzi, purtroppo, come già detto in classe, non possiamo rilasciare i vecchi esami. Per questo motivo vi ho pubblicato vecchi lavori scritti, che in ogni caso ricalcano (insieme a quelli di quest'anno) quello che in genere si trova negli esami. A presto.” - risolve problemi tecnici con i quali gli allievi si trovano confrontati: “re: Problemi tecnici di collegamento a http://www.ispfp.ch/marratech? Fammi sapere” marratech. Ciao S ma...hai digitato l'indirizzo “re:Errore nella correzione automatica dell'esercizio. Ragazzi ... confermo. C'è un errore che metterò a posto al più presto.(...) Ma provvederò al più presto” “ne prendiamo atto, conosciamo il problema, tenteremo di risolvere il problema al più presto”. “vedremo di risolvere il problema (...) Il problema è ora stato risolto! Provare per credere!” - commenta gli interventi e le proposte risolutive di alcuni allievi: “le risposte di F e M, sono perfette!” - appiana un diverbio o delle tensioni: “Evitiamo le polemiche ... concentriamoci sulle interessanti questioni che lanciate ...” “(...) Vorrei però replicare a quanto afferma O sulle presunte lamentele di qualche suo compagno: - il forum è effettivamente un strumento di libera espressione e deve rimanere tale - decisamente meglio è colui/colei che interviene sul forum, anche assiduamente, rispetto a chi proprio non si esprime - la mia moderazione nei forum ha (mi pare) sempre permesso di mantenere un certo "equilibrio" tra i vari interventi - quindi: Consiglio ad O di: - continuare ad intervenire nei forum quando lo ritiene opportuno - non badare a presunte critiche, o in ogni caso, sdrammatizzarle - In ogni caso, a mio parere, non credo siano molti i compagni che non sopportanto i tuoi interventi ... (se ce ne sono ...)” - incoraggia e fornisce un rinforzo positivo sul lavoro, sull’adempimento delle esercitazioni e dei compiti assegnati, sull’impegno e sugli interventi dei suoi alunni: “sono entusiasta per come siamo partiti ... i vostri post nei forum stanno facendo vivere in modo ottimale la piattaforma. Andiamo avanti così ...” “sono molto felice. Il vostro lavoro di squadra sta funzionando perfettamente ! Stiamo andando molto bene e vi faccio i miei complimenti” 75 “complimenti per il vostro entusiasmo ! Va molto bene rilanciare nel forum questioni di approfondimento come le vostre.(...) Comunque ... avanti così !” - tranquillizza o rassicura gli alunni quando si imbattono in problemi tecnici, riscontrano difficoltà di comprensione del sapere scolastico o delle consegne degli esercizi: “re: Errore nella correzione automatica dell'esercizio Ragazzi ... confermo. C'è un errore che metterò a posto al più presto. (...) provvederò al più presto.” “(...) Vorrei però tranquillizzare tutti dicendo che somma e/o moltiplicazione non sono richiesti nel mio corso, saranno questioni affrontate in matematica” “(...) Capito? Non preoccuparti a dirmi no ...” “Ciao E,innanzitutto nella mia materia gli ignoranti sono ben accetti, anzi dovrebbero essere la norma (su molti aspetti pure io mi definisco tale ;-)). Inoltre è auspicabile, che come te, si inseriscano nei forum domande che possono servire a tutto il gruppo per crescere.” - si mette a disposizione per risolvere qualsiasi difficoltà che gli allievi potrebbero riscontrare: “comunque ... sempre a disposizione per ulteriori difficoltà.” - esprime gentilezze e cordialità: “A presto”, “Grazie”, “Buon divertimento” Per lo più il docente pretende che nel loro ruolo i discenti svolgano i compiti assegnati, riflettano ed esercitino un apprendimento attivo e collaborativo. Frequentemente definisce e fa delle distinzioni sulle loro posizioni, considerando alcuni come allievi apprendenti, intrapprendenti e zelanti (coloro i quali hanno un buon rendimento scolastico, capiscono i concetti e gli argomenti della materia senza difficoltà, si impegnano, svolgono bene e senza ostacoli i compiti assegnati, usano diligentemente il forum, collaborano l’uno con l’altro e si aiutano a vicenda), altri come studenti “in difficoltà” (coloro i quali hanno un atteggiamento e un rendimento contrario rispetto agli alunni apprendenti): “Complimenti ... si vede chi fa gli esercizi ...” “Bene! Ottimo il primo intervento di M. Riassume perfettamente il concetto”, “Bene, ottime le definizioni! Molto chiare! ”, “Ottima la risposta di D. In effetti non ho proprio nulla da aggiungere”, “Complimenti a D! Ottimo intervento! Ottima foto!”, “C ... super star! Complimenti per la tua risposta (...) Nulla da aggiungere”, “Le soluzioni che ti hanno proposto i tuoi compagni vanno benissimo” “In parole povere, i processori RISC si basano su poche istruzioni di base per fare tutto (nell'esempio del linguaggio macchina la CPU in questione ne aveva 12). I CISC prevedono più istruzioni rispetto ai RISC divenendo, in genere, più lenti (detto in modo grossolano ... si complicano la vita...)”, “Caro D, di questo paragrafo, cosa non capisci in particolar modo?”,... Nel forum dell’anno scolastico 2005-2006 egli esprime alcune sue opinioni e vuole essere considerato come qualcuno che ama scambiare e condividere informazioni con i propri discenti e collaborare insieme nella costruizione delle conoscenze/riflessioni. Sempre nello stesso anno, in una discussione assume una posizione bassa perché, diversamente dal solito, è egli stesso a proporre ai suoi alunni una domanda (“questa volta sorge a me un dubbio ... La velocità che vi ho indicato sulle dispense per il bus PCIX, è corretta ?Aiutatemi”), a cui non sapeva rispondere, avvicinandosi alla posizione di allievo, ovvero di quella figura che non detiene tutte le conoscenze a proposito della 76 materia in questione. Poichè gli allievi gli hanno fornito delle soluzioni, avviene un’inversione dei ruoli tra docente e allievo (diversamente dal contesto della presenza), fenomeno che si verifica anche nell’anno scolastico successivo, come si vede dalla seguente interazione: A8: “Ciao D1, in seguito alla rapida evoluzione del campo informatico ed in seguito all'esercizio fatto ad ITACOM; mi chiedo se non sia auspicabile segnalare anche l'anno di pubblicazione nelle bibliografie. Introduzione ai sistemi informatici,Sciuto-Buonanno-Fornaciari-Mari, McGraw-Hill Italia, Milano, 1997 Informatica arte e mestiere”-Ceri/Mandrioli/Sbattella-cGraw Hill 1999 Informatica: una panoramica generale", di J. Glenn Brookshear, Addison Wesley, 2004. Ciao A8” D1: “Ciao A8, accolgo con piacere la critica e mi scuso per questa mancanza. Provvederò al più presto” Poichè il discente segnala la necessità di sistemare le indicazioni bibliografiche sembra assumere il ruolo di insegnante. Generalmente infatti sono i docenti ad assolvere a tale funzione. Il professore, ammettendo l’errore e correggendolo, si avvicina alla posizione/al ruolo di allievo. Spesso, infatti, sono gli allievi a dover correggere errori di questo tipo. Nelle conversazioni in rete di entrambi i due anni scolastici si viene a conoscenza del fatto che il professore è responsabile del sistema di comunicazione sincrona favorita dalla piattaforma e, spesso, della risoluzione di problemi tecnici con i quali i discenti si trovano confrontati. Il fatto di proporre queste soluzioni, implica un’evoluzione, uno sviluppo o un allargamento del topos dell’insegnante, ovvero, egli, nel caso della comunicazione a distanza, non si occupa solo di gestire e rispondere a domande riferite alla materia scolastica, ma si occupa anche di altro, assumendo quindi un altro ruolo, quello del tecnico informatico. A livello degli studenti sono individuabili diversi aspetti: - si definiscono/considerano, o meglio, confermano di situarsi nella posizione di allievo. Essi, infatti, studiano, riflettono, realizzano i compiti richiesti dal docente (lavori singoli e di gruppo), pongono delle domande e rispondono a quelle dell’insegnante e di altri compagni di classe, rendendosi attivi e ragionando sul problema in questione. Si informano e si interessano ad aspetti che riguardano la materia, ricercando materiali, articoli, link da leggere, e si allenano in vista dell’esame finale: “Mi sono messo a studiare questa sera: ho letto la teoria, ho guardato i filmati e ho fatto gli esercizi. Ora capisco tutto alla perfezione!” “Ciao S, provo a spiegarti brevemente e chiaramente come si fa! Se non riesci a capirlo fammelo sapere che ti porto delle fotocopie sul tema! Allora tu hai un numero binario esempio: 1100 1010 0101 0111 e lo devi trasformare. Dividi a gruppi di 4 bit il numero binario. Poi trasformi il numero in decimale, ricordati che dal 9 in avanti si usano le lettere. Quindi risolvendo il numero binario che ho scritto come esempio uscirebbe cosi: 1100 (binario) = 12 (decimale) =C 1010 = 10 =A 0101 =5 =5 0111 =7 =7 77 Di seguito trovi la tabella esadecimale: (...) Decimale 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Binario 0000 0001 0010 0011 0100 0101 0110 0111 1000 1001 1010 1011 1100 1101 1110 1111 Esadecimale 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 A B C D E F Spero Ora sia un po' più chiaro.Saluti C” “Guardando il vecchio esame ho trovato alcune domande: Su quale memorie posso istallare un S.O. Differenza tra software libero e open source, sinceramente nn so trovare la vera differenza. Spero di trovare presto la soluzione del vecchio esame sulla piattaforma” “Giorno a tutti... Nell'esame dell'anno scorso la domanda 15 é vera o falsa??? Io ho cercato alcune informazioni.. e dei produttori elencanti e certi ci sono.. e altri no..” “Ti fornisco il sito per vedere la tabella: http://www.csiaf.unifi.it/online/principi/asciistd.html” “Vi fornisco un esempio di SLOT A - AMD (AMD Athlon), cioè la fabbrica (ente di produzione uPC) che non a tardato a farsi strada con questo tipo di slot dopo che Intel ci aveva già sguazzato... + immagine Vi dico solo che il FSB della scheda dovrebbe essere 166 MHz, il processore da 600 MHz, ho messo SDRam fino a 512 MB (Se non sbaglio) e la scheda madre è un ASUS. Non so cosa dire ma con Win XP gira che è una meraviglia, in più mi sembra molto più veloce all'accesso della macchina che ho a cotè P4 3GHz (FSB 800MHz) ! Anche se poi per fare un rendering si muore lo stesso! A questo punto preferisco la Workstation a 2 processori Xeon (3 GHz)(800 MHz)(L1 128KB, L2 2048KB)(64Bit) in Raid 0, Striped Mode con 2 HD da 250GB.” “Leggete questi due articoli, c'è da disperare vedendo le prospettive future??? http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102 http://jack.logicalsystems.it/homepage/techinfo/Palladium.asp Quando avrete letto questi articoli....... fermatevi un istante...... ragionate...... e...... tirate le vostre conclusioni........ pare di ritornare all'oscurantismo...... ma solo verso ciò che non sarà approvato da Mr. Cancelli....... c'è da aver paura..... di questa egemonia informatica.......LIBERTA: concetto che dal punto di vista informatico perderà il suo significato con il passare del tempo????” - alcuni si definiscono/considerano come allievi apprendenti: coloro i quali si mostrano diligenti, vogliono prepararsi per svolgere bene l’esame finale, hanno un buon rendimento scolastico e grandi 78 capacità d’apprendimento, riescono a capire e ad apprendere con facilità i differenti argomenti di una materia, a svolgere senza fatica e senza impedimenti i compiti richiesti e a rispondere facilmente alle domande del docente e dei compagni di classe: “Dal punto di vista pratico non vi è nessuna differenza tra SW libero e Open Source. Infatti entrambi offrono la possibilità di: - Eseguire il programma - Studiare come funziona e adattarlo alle proprie necessità - Ridistribuirne copie - Migliorare il programma e distribuire gli upgrade La differenza sta nel fatto che la comunità del SW libero ritiene che sia giusto creare dei programmi liberi di essere eseguiti, copiati e personalizzati poichè questo dovrebbe essere un diritto di ogni singolo utente. Mentre quelli che seguono la comunità Open Source, producono software con le caratteristiche sopracitate solo per una semplice scelta strategica di lavoro.” “Vi invio un'immagine di una scheda AMD per server che utilizza processori Opteron a quanto si diceva... + l’immagine” “re: quanto tempo ci metto ... ? Trasformo i 3.4MB del documento in bit, siccome la velocità, questa volta, è espressa in bit: da MB in KB 3.4MB . 1024 = 3481.6KB da KB in B (Byte) 3481.6KB . 1024 = 3565158.4B da B (Byte) in bit 3565158.4B . 8 = 28521267.2bit Calcolo quindi il tempo in secondi necessario: 28521267.2bit / 64000 bit/s = 445.6448s da cui 445.6448s / 60 ≈ 7.4274min 0.4274min . 60 = 25.638s quindi in 7 min 25 s Saluti :)” - altri come allievi “in difficoltà” (coloro i quali hanno un atteggiamento e un rendimento contrario rispetto agli alunni apprendenti): “vorrei sapere come fare a calcolare con esattezza da esadecimale a decimale. Ho capito infatti che ogni posizione corrisponde alla scaletta da 1 a F ma poi dopo aver tratto il valore in decimale come arrivare alla cifra finale? mi sfugge.” “non riusciamo a capire il calcolo che bisogna fare per arrivare da un codice binario a un numero decimale es:(100010= nr.decimale??)” “come cavolo si fanno le trasformazioni ascii??? ci piacerebbe sapere il concetto...” “Ma alla fine cosa è lo scopo principale del clock? Si trova nella CPU o è esterno?” - alcuni dimostrano di essere evoluti nel proprio topos: da allievi “in difficoltà” sono passati alla posizione di allievi apprendenti. - alcuni durante la comunicazione assumono una posizione “alta” e si avvicinano, o addirittura assumono il ruolo di insegnante. In particolare, forniscono alla classe delle informazioni, delle spiegazioni, delle riflessioni e delle risposte complete, precise e puntuali alle domande dei compagni, dimostrando di detenere maggiori conoscenze sull’argomento in questione e maggiore padronanza del linguaggio della materia. Altri studenti puntualizzano, correggono, criticano, valutano positivamente e avvalorano gli interventi, le risposte o le proposte risolutive in relazione 79 alle domande e alle incertezze di altri compagni di classe, come pure le spiegazioni o le risoluzioni dei compiti dell’insegnante. Qui di seguito alcuni esempi: “Attenzione A1 alla trasformazione da minuti a secondi. 7.427413333 min = 7.42 min (approssimato)ma è diverso da 7' 42'' invece è 7' 25'' Per trasformare 7.42 min 0.42 . 60 = 25.2 '' quindi 7.42 min = 7' 25'' (approssimato) Ciaooo :)” “(...)Dire 7.25 minuti è sbagliato in quanto si tratta di 7 minuti e 25 secondi; invece dire 7.42 minuti e corretto in quanto l'intera cifra è in minuti (...)” “Bravo A2! Il suo commento è ricco di particolari interessanti e precisi. Praticamente ti ha dato tutte le risposte” “Sono d'accordo con le operazioni che hanno proposto i miei compagni. Sono tutte valide, basta scegliere quella che si trova più comoda (...)” “Esatto si scrive 1F :)” “Credo sia improprio in questo caso parlare di unità, decine, centinaia,...: questi termini si usano solo nel calcolo in base dieci” In questo ultimo caso un allievo corregge e puntualizza l’uso di alcuni termini da parte di un compagno. Il ragazzo, come un insegnante, usa i vocaboli tipici della materia in modo corretto e, come un docente, assume il compito di correggere il linguaggio sbagliato di un discente. Anche successivamente, lo studente, dicendo “Ciao A10, è possibile (ed anche meno complicato, secondo me) passare direttamente da base 16 a base 10, senza passare per il binario (come già indicato da A9):Nel tuo esempio: A7C (con A=10 e C=12) A7C = 10 x 256 + 7 x 16 + 12 x 1= 2560 + 112 + 12 = 2684 Ciao a tutti” interviene per correggere una compagna (A10) precisando l’esistenza di una soluzione ancora più semplice e veloce rispetto alla sua, e quindi migliore. Nuovamente, quindi, assume il ruolo di insegnante. Come se non bastasse, egli si riferisce a una soluzione che lui stesso afferma proposta da un altro compagno di classe (A9) e quindi in questo caso avvalora la soluzione di A9, altra funzione abitudinaria di un docente. Come un insegnante mostra ancora una volta di avere maggiori conoscenze (rispetto a A10). È da notare come l’intervento dell’alunno sia rivolto a tutti (“Ciao a tutti”): egli perciò, intervenendo pubblicamente e correggendo A10, fornisce informazioni anche agli altri e dimostra di considerarli come coloro che, dopo aver letto gli interventi di Carolina, necessitano di alcuni chiarimenti. Tale atteggiamento è ancora tipico del ruolo di insegnante. Altri allievi assumono una posizione “alta”, il ruolo di docente, permettendosi di dare dei consigli, stabilendo l’avanzamento dei saperi del gruppo o istituzionalizzando alcuni concetti prodotti dalla classe: “(...) farlo con moltiplicazione della cifra per il “peso” esadecimale (...)” L’allieva definisce in parole chiare e concrete il calcolo proposto precedentemente da altri due compagni. Infine alcuni discenti pongono delle domande al gruppo di discussione o, indicando e invitando a leggere un’articolo, assegnano un compito da svolgere. Definiscono/considerano alcuni 80 studenti come allievi apprendenti (“Le risposte sopra sono molto chiare”, “secondo me sono state belle e precise le risposte nette e chiare”) o indicano dei testi o delle dispense di approfondimento dei concetti del corso e fanno una riflessione sul testo. Sembra che vogliano fornire un insegnamento: “Testo tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Dual_core<BR< a> /> Trovo la spiegazione molto dettagliata e accurata. Noi studenti iscritti alla SOLE non dobbiamo solo limitarci alla gestione del software ma siamo anche obbligati a tenere il passo con l'evoluzione tecnologica che negli ultimi anni ha subito una notevole accelerazione. In futuro i PC saranno equipaggiati con core eterogenei dove ogni singolo core avrà una funzione specifica (decodifica audio, video,...) di conseguenza non si limiteranno al duo core odierno, offrendo molti vantaggi che attualmente non possiamo immaginare.” - alcuni sembrano avvicinanarsi al ruolo di docente, ma senza assumere una posizione “alta”, per esempio nel caso in cui danno spiegazioni e comunicano in modo molto preciso, puntuale, chiaro e completo (insomma mostrano di detenere tutte le conoscenze sull’argomento), oppure nelle situazioni in cui propongono di procurare ai compagni in difficoltà dei materiali supplementari in modo da facilitare la loro comprensione e nei momenti in cui sanno giustificare le proprie risoluzioni di un problema/esercizio/compito: “(…) Se non riesci a capirlo fammelo sapere che ti porto delle fotocopie sul tema! (…)” “Move: muove dei dati da un indirizzo di memoria ad un altro, diciamo che fa un trasferimento generico..... Load: muove i dati dalla memoria pricipare ad un registro designato Store: è l'esatto opposto di load” “Ergo o quanto da te scritto corrisponderebbe a MOV 4,B2 Codice Mnemonico MOV = MOVE Sorgente 4 Destinazione B2 Questa operazione copia l’operando sorgente inalterato nella destinazione, dunque l’operando di destinazione viene perso. Vi ho trovato un buon tutorial se vi interessa (è quello al quale mi rifersco anche io solitamente) ;-) http://www.giobe2000.it/Tutorial/Cap01/Pag/Home.asp magari vi sarà utile.......” - altri, durante la comunicazione, assumono una posizione “bassa”, mostrandosi insicuri nella padronanza delle conoscenze o rifiutando di assumersi le responsabilità sulla propria soluzione data a un compagno di classe in maggiore difficoltà: “Io ci provo, anche se non ho ben afferato il concetto :)(...)Io spero di avere fatto giusto, anche se ho i miei dubbi... Correggetemi che imparo almeno :) (...)” “(...) Non so se mi sono spiegato o c'è un metodo diverso e più facile per calcolare! :-)” “(...) però non ne sono certo.” - alcuni alunni si considerano migliori o superiori ad altri per quanto riguarda il possesso delle conoscenze. Addirittura, in una discussione dell’anno scolastico 2005-2006, si assiste ad un dibattito tra esperti/insegnanti dove ognuno vuole emergere fornendo delle correzioni, delle precisazioni e degli insegnamenti all’altro, ma anche giustificando quanto detto in interventi precedenti e “smontando” le critiche ricevute/mosse dall’altro. Entrambi vogliono dimostrare all’altro la propria superiorità nel possesso e nella padronanza delle conoscenze. Si assiste ad un 81 vero e proprio conflitto relazionale e ad una escalation simmetrica. A1, ponendo un quesito a A2, lancia una sfida che l’altro raccoglie, rispondendo, rilanciando la palla e specificando la mancata comprensione di determinati concetti espressi da A1. Il conflitto può essere letto all’allegato n. 3. - altri discenti mostrano di sentirsi pari agli altri - nell’anno scolastico 2006-2007 gli studenti sembrano assumere il ruolo di critici e valutatori dei materiali formativi inseriti nella piattaforma, come pure il ruolo di progettisti o esperti nella comunicazione formativa cercando di trovare il modo migliore per organizzare, studiare e ricordare i saperi scolastici, per comunicare al meglio e in modo fruttifero la mesogensi, ovvero che serva e sia utile per il proprio apprendimento: “Le domande degli esercizi dovrebbero inglobare i temi teorici trattati precedentemente in classe o a distanza. Per le seguenti domande non ho potuto trovare nessun tipo di allacciamento, avrei dovuto cercare la risposta in internet: -Windows 2000 è il diretto successore di Windows 98, -Le caratteristiche del primo PC/IBM, -Il linguaggio Visual Basic è considerato molto vicino al linguaggio macchina. La ricerca della soluzione in internet é prevista dagli esercizi?? Spero soltanto che non venga utilizzata la stessa tecnica anche durante gli esperimenti!!” “(...) ma non sarebbe anche carino passo passo che andiamo avanti con i capitoli, di inserirli nella sezione wiki? Così ci creiamo un wiki per determinate parole ed argomenti. Con magari qualche immagine che illustri un processore nei dettagli con magari uno schema del percorso e procedimento esatto (...)” “ciao a tutti, non sarebbe male avere un "mappa" con tutti i componenti all'interno di un computer disegnati, e con la loro relativa scritta, una descrizione del tipo quella sul HD a pagina 4 della documentazione sulle memorie di massa, pero grande un foglio A4, ho visto diversi schemi, che sono però sopratutto fotografie, "sarebbe utile avere un cartina geografica del PC", cosa ne pensate ? saluti” Un altro studente, assumendo i medesimi ruoli, in una discussione propone la realizzazione di uno spazio dedicato allo studio, ma anche alle chiacchiere informali. Egli cerca di trovare il modo migliore per organizzare il forum al fine di permettere agli studenti di studiare e di prepararsi al meglio per gli esami e anche allo scopo di creare un luogo in cui poter socializzare e comunicare maggiormente in modo informale, probabilmente perchè ci sono poche occasioni di incontro in presenza: “Richiesta spazio dedicato alla classe SGT1C sulla piattaforma: Seguito conversazione avvenuta con alcuni compagni di classe, ci chiedevamo se era possiblie utlizzare uno spazio sulla piattaforma dedicato a coloro che vogliono fare conversazioni generiche sulla scuola,sulle materie dedicato a coloro che vogliono mostrare ad esempio il proprio riassunto di una tesi come preparazione all' esperimento, oppure dedicato a coloro che vogliono proporre, organizzare appuntamenti per gite, uscite e serali, e via discorrendo. Lo ritengo utile, soprattuto per coloro che sono interessati a scambiarsi riassunti, o presentazioni o dati creati personalmente ad esempio con freemind da condividere con gli altri.Ci siamo comunque messi d'accordo sull'utilizzo di messanger, ma tuttavia abbiamo notato che non sempre sono tutti in linea. Ci farebbe veramente comodo uno spazio, che ci permetti di conversare a livello generale (così come avviene nel forum) ed allegare file. É possibile realizzare questa idea? P.S. Questa idea potrebbe essere realizzata anche per le altri classi, perché no??” - nelle conversazioni del forum di entrambi i due anni scolastici si osserva come alcuni allievi assumano la posizione di studenti “in difficoltà”, ma non dal punto di vista dell’apprendimento 82 scolastico, poiché in questo caso ci si riferisce a problemi tecnici (“Non riesco più a visualizzare gli esercizi di ININ, mi appare sempre questa schermata,”, “Ciao, non riesco ad entrare nella meeting room di marratech perchè al login non vanno i nostri user e le relative password.. Qualcuno sa gli account?”). Altri, dimostrando di conoscere la soluzione a tali problemi, assumono una posizione “alta”, ma in questo caso più che avvicinarsi al ruolo di insegnante si avvicinano a quello di tecnico informatico (“Ciao, anche io ho questo problema. Ho fatto login/logoff ed é andato tutto a posto!”,). Come nel caso dell’insegnante anche gli allievi non si occupano solo di imparare e riflettere sul sapere scolastico, ma si occupano anche d’altro, assumendo un altro ruolo, ossia quello del tecnico informatico. Tra l’altro, questo potrebbe essere un ruolo per una loro futura realtà lavorativa. Per quanto riguarda gli aspetti mesogenetici è interessante notare come ci si trovi confrontati con un vero e proprio gruppo all’interno del quale l’apprendimento e la costruzione del sapere (in questo caso risolvere un compito/esercizio/problema o trovare la risposta alle domande dell’insegnante) si delineano come processi collaborativi, attivi e condivisi. Ciò avviene nei modi seguenti: - il docente non trasmette direttamente i contenuti agli allievi, i quali li ricevono in modo passivo, ma chiede loro un comportamento attivo facendo svolgere degli esercizi, dei compiti, delle domande, dei problemi che dovranno risolvere. In seguito il professore interviene per avvalorare o meno le soluzioni e contribuire con i suoi allievi all’avanzamento dei saperi del gruppo. - attraverso le interazioni, gli scambi, le conoscenze, le opinioni e le riflessioni tra studenti e tra alunni e insegnante. - spesso alcuni discenti fanno delle domande, espongono un dubbio/problema o propongono la soluzione di un esercizio per verificarne la fondatezza. In loro aiuto accorrono altri compagni di classe i quali espongono la soluzione giusta all’esercizio o confermano quella proposta, risolvono i loro dubbi o rispondono alle loro domande. Successivamente il docente interviene per avvalorare o meno le soluzioni/interventi di quest’ultimi, fornire una spiegazione/soluzione, contribuire all’avanzamento dei saperi del gruppo di discussione, facilitare la comprensione agli allievi in difficoltà o per rilanciare ulteriormente la discussione. Interviene anche per incoraggiare le interazioni o per valutare positivamente gli interventi. - a volte alcuni allievi, assumendo il ruolo di insegnante, forniscono dei feedback sugli interventi o sulle soluzioni degli esercizi dei compagni di classe, valutandoli come giusti o sbagliati, avvalorandoli, puntualizzandone, correggendone o istituzionalizzandone il contenuto. Ciò implica lo sviluppo e l’ampliamento delle conoscenze comuni del gruppo. - alcuni alunni, assumendo il ruolo di docente, pongono delle domande alla classe. Dopo aver ricevuto le risposte dai loro compagni le avvalorano o le smentiscono, a dipendenza della loro 83 correttezza, forniscono delle spiegazioni aggiuntive e in tal modo favoriscono l’avanzamento dei saperi del gruppo. Di tanto in tanto interviene il docente per favorire la discussione. - alcuni studenti intervengono spontaneamente per sviluppare o approfondire un argomento della materia, per fornire materiali di lettura o link, per dare nuove informazioni. - attraverso lo svolgimento di lavori/esercizi di gruppo che prevedano momenti di ricerca su Internet (come ricostruire insieme la storia di UNIX). - un discente in un’altra occasione esterna una curiosità, soddisfatta prima dai compagni di classe e in seguito dal docente. In questo caso si costruisce un sapere “non previsto”, ovvero che non fa riferimento in modo specifico agli esercizi o ai testi proposti dall’insegnante, ma deriva dalla curiosità dello studente. - l’insegnante stesso definisce i contributi degli alunni come il risultato di un apprendimento collaborativo: “questo si che è apprendimento collaborativo” - uno studente sostiene il lavoro collaborativo e la solidarietà tra compagni di classe dopo aver presentato una piccola raccolta di software di diagnostica, analisi e test. Egli infatti alla fine dice: “Spero siano d'aiuto, ce ne sarebbero altri ma andiamo troppo nel "dettaglio", penso che per ora bastino ;)bye! P.S. se qualcuno ha ulteriori suggerimenti possiamo inserirli in questo primo post per permettere una piu rapida consultazione.” - in entrambi i due anni scolastici, in alcuni casi la mesogenesi non fa riferimento al sapere scolastico, ma rinvia all’ambiente, a ciò che si trova tra l’insegnante e l’allievo e che serve per comunicare in modo comprensibile il sapere agli allievi. Quindi la mesogenesi corrisponde alla struttura, agli strumenti e al funzionamento del forum e delle tecnologie. In particolare, in alcune discussioni ci si riferisce a un problema tecnico che non permette di visualizzare gli esercizi oppure ci si riferisce al fatto che è impossibile entrare nella meeting room del sistema di videoconferenza di Marratech (vedi esempi p.78). Spesso, in queste circostanze, i problemi riscontrati vengono risolti dal tecnico informatico, che si dimostra piuttosto collaborativo nei confronti degli studenti, oppure dall’insegnante o dagli studenti stessi. - è interessante, sempre per quel che riguarda la mesogenesi, notare come nell’anno scolastico 2006-2007 gli allievi, assumendo il ruolo di comunicazionista/progettista della formazione si occupino di riorganizzare al meglio la mesogenesi e favorire l’apprendimento (vedi esempi p. 7778). All’interno delle discussioni della bacheca elettronica di D1 si nota come questa rappresenti un luogo di cortesia, dove si esprimono gentilezze e cordialità (“grazie per l'aiuto” “Grazie”, “Ciao”, “saluti”, “grazie mille. Saluti”), ma anche un luogo (2005-2006) di litigi o tensioni tra i compagni (vedi, ad esempio, l’allegato n. 3). In diverse discussioni si percepisce un clima di squadra/gruppo (collaborativo) e di interdipendenza dei partecipanti: infatti, all’interno della classe, ognuno ha 84 bisogno e dipende dagli altri per quanto riguarda l’avanzamento nel suo percorso d’apprendimento. Si nota, ad esempio, come lo sviluppo del sapere di un allievo “in difficoltà” dipenda dalle risposte e dalla partecipazione alle discussioni dei compagni e dai feedback dell’insegnante. Gli alunni rispondono alle domande o alle difficoltà dei loro compagni proponendo le soluzioni corrette degli esercizi, spiegando i concetti poco chiari oppure mostrando i loro errori. Anche l’insegnante, a volte, subentra per fornire alcune spiegazioni o per avvalorare gli interventi di quest’ultimi e sancire l’avanzamento dei saperi della classe. Il clima di interdipendenza, di squadra e di gruppo viene percepito anche in altre occasioni quando, ad esempio, ci si riferisce al fatto che un allievo ha un problema tecnico (es. nell’accedere al sistema di videoconferenza Marratech) e l’insegnante interviene per aiutarlo ad individuare e risolvere il problema. Oppure sono i compagni di classe stessi a fornire una spiegazione/soluzione al problema tecnico. Gli stessi allievi in difficoltà, ponendo delle domande/supposizioni/riflessioni sul sapere scolastico o sui problemi tecnici ai propri compagni di classe, li valutano come coloro che potrebbero aiutarli e sostenerli nel risolvere i loro problemi, colmare i loro dubbi, appianare le loro insicurezze e collaborare con loro. In altre parole, tutti si considerano come un gruppo dove ognuno collabora e aiuta l’altro. Si osserva perciò la volontà di creare un clima di squadra/gruppo e di interdipendenza dei partecipanti, anche quando qualcuno dà la soluzione di un esercizio o incita il lavoro collaborativo e la solidarietà tra compagni di classe. Il clima di squadra e di gruppo si percepisce anche dai contributi apportati da ognuno nel lavoro del proprio gruppo. La fondatezza delle osservazioni fatte viene confermata dal seguente messaggio dell’insegnante: “Beh ... complimenti ragazzi ! Avete scovato un altro errore. Sono molto felice. Il vostro lavoro di squadra sta funzionando perfettamente ! Stiamo andando molto bene e vi faccio i miei complimenti” In alcune discussioni più che percepire un clima di interdipendenza e quindi di solidarietà si percepisce un clima di competizione: due allievi vogliono essere considerati migliori e superiori agli altri (vedi l’allegato n. 3). Si può dire che alcuni allievi assumano il ruolo del cosiddetto simpaticone (“sborone ^^ ”, “No I, non sborone ma SBORONE tutto in maiuscolo ;)”, “Wella....Questo tipo però non lo battete! ehehe... + immagine”), altri di leader informale (“Vi fornisco un esempio di (...)”) e un allievo di iperzelante poichè vuole mostrare di sapere i concetti nel migliore dei modi (“Credo sia improprio in questo caso parlare di unità, decine, centinaia,...: questi termini si usano solo nel calcolo in base dieci” e “Ciao C, è possibile (ed anche meno complicato, secondo me) passare direttamente da base 16 a base 10, senza passare per il binario (come già indicato da M). Nel tuo esempio: A7C (con A=10 e C=12) A7C = 10 x 256 + 7 x 16 + 12 x 1= 2560 + 112 + 12 = 2684”). Sia lui che la compagna di classe, inoltre, assumono la figura di leader formale, visto che, attraverso le loro puntualizzazioni e correzioni, è come se assecondassero l’apprendimento del gruppo. Il docente, a sua volta, assumendo anche lui il ruolo di 85 regista o leader formale dei gruppi di discussione oltre ad assecondare l’apprendimento, la condivisione delle informazioni e incoraggiare la raccolta dei differenti punti di vista, avvalorando le soluzioni proposti da alcuni allievi, soddisfa i bisogni sociali quali l’affermazione personale, la realizzazione, la gratificazione e il riconoscimento. Si nota come il forum di discussione corrisponda al Campo Reciprocamente Condiviso, all’interno del quale gli allievi e il docente sono in interazione l’uno con l’altro al fine di raggiungere uno scopo condiviso, come quello di aiutare un compagno in difficoltà o di costruire un sapere scolastico. Infine si intuisce come il forum diventi un luogo in cui poter soddisfare alcuni bisogni sociali come apparire simpatici (facendo delle battute e scherzando) essere apprezzati, riconosciuti, considerati, valorizzati, rispettati: “Per cercare di risolvere il problema ho postato alcune domande a chi ha questo problema ma nessuno ha mai risposto!” Emerge la necessità e la volontà di sentirsi gratificato, acquisire sicurezza, non essere sminuito, dimostrarsi non peggiore ai propri compagni di classe e di non essere giudicato male ma accettato dai suoi compagni e rassicurato: “Correggetemi se sbaglio: ho l'istruzione 35A7 (come nell'esempio), vuol dire che: il 3 sta per cosa deve fare la macchina il 5: in quali registri devo mettere le info A7: da quali registri devo prendere i dati Per il codice operativo c'è una lista dove elenca tutte le operazioni che la macchina può fare, sia per i CISC e RISC? scusate la mia ingoranza e abbiate pazienza! ciao” 6.3) D4: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato mediamente sia da egli stesso che dagli allievi Durante l’anno scolastico 2005-2006, il docente D4 ha tenuto l’insegnamento, sia in presenza che a distanza, della materia denominata Italiano e Comunicazione, il cui forum è strutturato in cinque aree principali: 1) Esporre e argomentare: vuoi proporre un’argomentazione nel forum? che racchiude quattro filoni di discussione (Il futuro dell'informatico e dell'informatica, Tecnologia del passato, Il rapporto tra l'uomo e la macchina , Gli uomini nella rete: realtà e virtuale), definiti dal professore come spazi per sviluppare alcuni ragionamenti 2) Osservazioni, domande sulle ricerche usata dall’insegnante per seguire le ricerche degli studenti e dagli allievi per introdurre le proprie considerazioni 86 3) Forum di gruppo contenente un filone di discussione, denominato lezioni di italiano: osservazioni, dove gli studenti possono inserire le proprie osservazioni in merito alle lezioni di italiano 4) Libri e Internet: riflessioni dove il docente dà le seguenti indicazioni: “Dopo aver letto l’articolo di MASSIMO SCHIRA, Libri e internet, pubblicato sul settimanale Il caffè, domenica 20 novembre 2005, ti invito a scrivere una riflessione nel forum della materia “italiano e comunicazione”, entro venerdì prossimo (venerdì 2 dicembre). Nel tuo contributo devi riflettere sul tema “libri e internet”, cercando di evitare luoghi comuni del tipo “al giorno d’oggi con internet possiamo accedere a tutte le informazioni, eccetera, eccetera”. Sarà forse necessario citare alcuni passi dell’articolo, magari per controbattere o per sostenere le proprie opinioni. Questo testo offre molti spunti. Sono stati intervistati alcuni personaggi (esperti di internet, editori…). Una ipotetica ricerca su questo argomento potrebbe partire proprio da un’intervista ai diversi attori coinvolti in questa rivoluzione nel rapporto tra libro cartaceo e libro virtuale.” 5) Esame orale: domande? che l’insegnante definisce come una sezione per rispondere alle seguenti domande: “Come sarà strutturato l'esame orale? Come mi devo preparare?”: Durante l’anno scolastico 2006-2007, D4 ha tenuto l’insegnamento della medesima materia la cui bacheca elettronica è strutturata in maniera leggermente differente, in quanto presenta solo due aree (una per la classe 1C e l’altra per la 1B), definite dal docente come spazi per lanciare un argomento relativo a ogni libro da portare all’esame. Dall’osservazione dei forum si può vedere come nei momenti di lavoro a distanza l’insegnante proponga agli allievi, nell’anno 2005-2006, di sviluppare nuove argomentazioni, temi di discussione, riflessioni e ricerche e in entrambi i due anni scolatici di scegliere, leggere e approfondire un libro (delineare i caratteri dei personaggi, il tema/messaggio di fondo del libro, il momento storico in cui si situa la storia, saper osservare il linguaggio dell’autore, saper confrontare il libro con un altro, distinguere tra un romanzo, un racconto e una fiaba, citare alcuni brani ritenuti significativi) per effettuare al meglio l’esame di fine anno. Gli studenti devono dimostrare di conoscere un libro e saper rispondere alle domande degli esaminatori. Di conseguenza in questa circostanza si dà spazio sia ad un apprendimento individuale che ad uno collaborativo. Il professore, nel forum, lascia spazio inoltre per le osservazioni in merito alle lezioni di italiano. Per quanto riguarda i risultati emersi dall’analisi delle conversazioni prodotte all’interno del forum, D4, come D1, assolvendo a determinate funzioni che verranno elencate qui di seguito, assume una posizione “alta” e ribadisce o ridefinisce la sua posizione elevata, tipica della figura di insegnante, rispetto a quella dei suoi studenti. Consuetudinalmente, infatti, è proprio la sua carica che gli permette di eseguire questi compiti: 87 - assegna un compito come, ad esempio, la trascrizione del finale di un racconto, la preparazione e l’esecuzione di una presentazione, la lettura, la riflessione, il commento di un articolo/tema di discussione, la consultazione di alcuni documenti dai quali estrarre e ricercare le origini di alcune parole legate a una disciplina particolare (es. robotica), la risoluzione di problematizzazioni o la ricerca, la scelta, la proposta e la riflessione di un libro da portare all’esame: “Aspetto le proposte per un finale...” “Lascia il tuo commento: sostieni o controbatti l'opinione di PAUL VIRILIO?” “Consultate i documenti relativi alle lezioni 1,2,3. Provate a ricercare le origini delle parole legate al mondo della robotica. Utilizzate internet, la biblioteca cantonale [www.sbt.ti.ch]. Se qualcuno prova a scrivere il finale del racconto di Asimov può portare l'idea nel forum.Vi aspetto nel forum.” “Rilancio l'invito, come scritto in una recente email, per discutere dei brani scelti: come preparazione all'esame orale ti propongo, una volta terminata la lettura, di scegliere tre pagine tratte dal libro che trovi significative. Prova a spiegare perché quei tre brani sono importanti. Ne discutiamo nel forum. Sarò a disposizione nel forum a partire da marcoledì 6 giugno, per seguire la preparazione agli esami orali.” - intraprende discorsi di valenza perlocutoria, fornendo alcuni spunti di riflessione, assegnando i compiti o ponendo delle domande - riflette e fornisce alcuni spunti di riflessione sul libro: “C sta leggendo "Novecento" e "Seta" di Alessandro Baricco. I protagonisti hanno qualche elemento in comune che può farci riflettere? Innanzitutto viaggiano. Il viaggio è la loro vita. Novecento è perennemente "sospeso" tra Europa e America, non tocca mai terra, non ha un paese d'origine: è una specie di Olandese volante, oppure un Odisseo senza Itaca. Il protagonista di Seta percorre terre lontane, giunge in Giappone. Lontano dalla Francia, dalla moglie, consuma un tradimento con gli occhi, leggero come la seta. I due testi sono però diversi nella forma: "Novecento" non è un romanzo, nemmeno un racconto, ma... (Che tipo di testo è?)"Seta" invece è un testo narrativo.Per "Novecento": nota bene il tema del jazz - alcuni personaggi sono realmente esistiti, sono storici (...)” -corregge gli errori di lingua italiana degli allievi: “p.s."in cui", non "in qui” - precisa e puntualizza alcune riflessioni degli studenti “ (...) Ciao M, sono d'acccordo, ma indubbiamente l'hacker contempla, anche etimologicamente, un aspetto di "gioco", di "sfida" e soprattutto è nato nel contesto di una grande competizione tra studenti. Il concetto di competizione è forse insito in un hacker, no? Allora forse antivirus da una parte (protezione, immagine del muro della città di Troia, infallibile e impenetrabile da parte dei greci) hacker dall'altra (immagine del guerriero astuto come Odisseo e artigiano come Epeio che sfidano il muro e ti inventano il cavallo di Troia, penetrano e ti fregano) si annullano e hanno bisogno uno dell'altro per far progredire la techné, coiè la conoscenza tecnica che aiuta l'uomo a comunicare, dialogare, dibattere.(...)” - avvalora gli interventi e i contributi dei discenti: “Sono d'accordo con voi” , “il tipo di lavoro va bene” - valuta positivamente gli interventi, i contributi apportati nella discussione e il lavoro di ricerca, di scelta e di approfondimento del libro da portare all’esame da parte dei discenti: “Il saggio che citi va molto bene!”, “Molto bene” - suggerisce/consiglia a proposito di quale libro scegliere o di quali aspetti significativi del libro approfondire,...: “Ciao S, individua, prima di tutto, il passo in cui la protagonista entra in casa del pittore per la prima volta. Lei è protestante, il pittore cattolico. I cattolici rappresentano, raffigurano la Madonna. Per la ragazzina 88 questa situazione "nuova" è scioccante. Questo brano tienilo presente, nell'esame puoi partire da quel testo. (In fondo la rappresentazione, o la proibizione nel rappresentare simboli sacri, è di attualità, anche se nel libro siamo lontani dalla maleducazione da parte di giornalisti di estrema destra danesi che giocano con Maometto e con il concetto di libertà d'espressione... Lo scontro tra protestanti e cattolici non è "olandese", ma europeo. Devi pensare a Zwingli, vissuto tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500, che abolì proprio le immagini considerate sacre. Ci sono poi le 95 tesi di LUTERO, del 1517. Infine, se vuoi, puoi dare uno sguardo a Giovanni Calvino, elgato a Ginevra, capitale del protestantesimo) Potresti riflettere aiutandoti con Eric Fromm. Ti consiglio di leggere il capitolo 3 (La libertà all'epoca della Riforma) contenuto in ERIC FROMM, Fuga dalla libertà, Mondadori, Milano 2005, pp. 41-89. Questo testo ti fa riflettere sull'uomo moderno, a partire dal calvinismo (...)” “ (...) Un suggerimento: volume di Sibilla Aleramo, curato da Alba Morino, dal titolo "Diario di una donna; inediti 1945-1960", Feltrinelli, Milano 1978. Guarda se lo trovi. È interessante. Potresti confrontare alcune pagine del romanzo con il diario (...)” “ti consiglio di” “Altro suggerimento: è senz'altro interessante il rapporto uomo-natura presente nel romanzo” - fa delle osservazioni/commenti/considerazioni sui contenuti dei libri scelti,...: “Ci sono studenti che stanno preparandosi sul libro di Montalcini, Tempo di mutamenti ecco alcune considerazioni sul libro: Rita Levi Montalicini parla dello sviluppo dell’uomo, di ciò che è innato (evoluzione genetica) e di ciò che è culturale (...) Il libro passa poi ad altri mutamenti in atto nella civiltà, che devono essere incoraggiati. Si parla di donne. Donne. Siamo nella parte centrale del libro. La scienziata Levi-Montalcini traccia una storia del ruolo della donna nelle società, nel nome di questi tempi che cambiano (...) Ecco, questi sono i punti che ho individuato nel libro. Confrontateli con le vostre impressioni, poi scegliete anche voi dei passi importanti contenuti nel libro. A partire da quei brani discuteremo di Montalcini, delle sue idee.” “(...) Tutte queste osservazioni (...).” - riassume ed esterna i punti salienti/principali emersi dagli interventi: “Sono d'accordo con voi. Virilio riproduce lo schema del dottor Frankenstein, creatore terrorizzato di fronte alla sua creatura che vaga soffrendo in piena solitudine, senza essere amato. Il "mostro" si ritorce contro lo scienziato; suo creatore (...)” - insegna: “Notate le espressioni seguenti. È una lingua particolare, no? "disgroppare il suo magone" "andar giù borloni per le piodate" "si avviava una carovana" (inteso come carico di fatiche) "fare economia di zolfanelli" (come dire che "l'economia, il risparmio inizia dal 5 centesimi...") "e già ti trovi una brancata di ricci nel sedere" "del gran tirarla che avevamo fatto qui" Le ho tratte dalle stesso articolo (STELLA,op.cit); si rappresenta il mondo contadino rispettandone la figura linguistica. L'italiano diventa più espressivo, grazie alle spie dialettali.” - spiega agli studenti gli aspetti non chiari a proposito dei libri o dello svolgimento dell’esame: “(...)Tutte queste osservazioni, durante l'esame, andrebbero fatte aiutandosi con il testo, partendo dal testo. Vi ricordo che potete portare solo il libro.” “probabilmente lo scrittore cerca in ogni modo di trasmettere l'idea che questa storia presenta una struttura a puzzle. Pezzo dopo pezzo il gioco viene "inquadrato" e i pezzi combaciano” - risponde alle domande e alle richieste di consiglio degli studenti (come, ad esempio, quale tema approfondire tra quelli affrontati in un libro, oppure su come strutturare il documento di approfondimento di questo tema da portare all’esame orale): 89 “Ciao. Hai capito male. La continuazione del racconto siete invitati a scriverla, ipotizzarla (anche nel forum). L'esercizio di scrittura non è obbligatorio. Se tu volessi leggere l'originale... Cerca tra le opere di Isaac Asimov ["I robot"]. Vedrò se pubblicare la conclusione nella piattaforma o se consegnarla in classe. Saluti.” “Rispondo al mail di M e pubblico la risposta. Magari può servire anche alle vostre ricerche.(...) È questa la riflessione che ti chiedo di sviluppare. Le fonti possono andare bene, ma poi bisogna ragionarci. Ti ho fatto l'esempio del cavallo di Troia, perché dei Trojan avrai già sentito parlare.” “Ciao M, sì, c'è l'edizione del "Requiem": non ti chiedo di leggere anche quel libro; tuttavia le osservazioni del curatore, formulate per il "Requiem", potrebbero venirti utili per comprendere meglio il "Fondo del sacco". Il saggio che citi va molto bene! Scegli anche un solo tema, oppure scegli due temi che possono essere messi in relazione (povertà nelle valli - emigrazione): è necessario partire dal testo, quindi se parli di emigrazione è importante aver presente un brano nel quale il tema emerge in modo significativo. Naturalmente avrai il libro (e anche il saggio, se vuoi) sotto mano.Tieni presente qualche aspetto linguistico. Parlando della sua Valle, Plinio Martini ha utilizzato termini, espressioni vicine al dialetto...Altro suggerimento: è senz'altro interessante il rapporto uomo-natura presente nel romanzo.Saluti” “No, non leggere l'intero canto, avresti bisogno di più tempo.” - pone delle domande sui temi principali/significativi di un libro o sul giudizio delle sue lezioni tenute in classe: “ (...) L'episodio di Polifemo mette in risalto una qualità importantissima di Odisseo: l'astuzia. L'astuto Odisseo riesce, con la sua dialettica, ad ingannare. Come è trattato questo tema, nel libro che hai letto?(...)” “Caro S, è interessante il fatto che I.L. scrive: "personalmente mi piacerebbe che le lezioni si focalizzassero sugli aspetti della comunicazione interpersonale, o sugli aspetti della letteratura classica (cultura generale)." Cosa ne dici? Oggi, per esempio, presento il tema del carnevale e del suo legame con il cibo. In pratica, lezione dopo lezione potete assistere ad una presentazione da parte del docente, che rivia alle fonti, introduce, sviluppa e conclude. Sulla scelta dei testi: ho parlato del Golem, delle macchine futuriste (Marinetti), di Pinocchio, Frankenstein e robotica. C'è una relazione tra questi elementi culturali? Hanno a che fare con il rapporto che l'uomo intrattiene con la tecnologia?” “Caro I, S. L. scrive: "preferirei avere una piccola "guida" su come fare una presentazione (su cosa stare attenti, etc) e poi analizzare qualche presentazione per trovare i difetti. Il resto del tempo impiegarlo per discussioni su temi vari legati all'informatica. In ogni caso lasciare vai analisi grammaticale dei testi, poesie, etc". Che ne dici? (...)” - fornisce alcune informazioni riguardo a un tema di riflessione, al corso o all’esame e dove trovare i materiali di supporto per approfondire il libro da portare all’esame,...: “(...) Nel Venditore di storie c'è un continuo riprendere storie: ci sono molte "storie nella storia". Guardati la trama di "Edipo Re" di Sofocle e poi confronta quel mito con quando accade nel "Venditore di storie". La relazione con il mito edipico è importante.(...)” “(...) durante l'esame è possibile che le domande siano poste da entrambi gli esaminatori. Allo studente è data la possibilità di scegliere un brano tratto dal libro dal quale partire. Così le osservazioni potranno far riferimento al testo. La partenza è un tema significativo. Senz'altro. (...)” “Vi ricordo che nell'esame orale solitamente chiediamo di leggere un piccolo brano tratto dal libro. Si parte da quel brano per parlare del testo, dell'opera. Diamo molta importanza al fatto di "partire dal testo". Poniamo domande dapprima più generiche, poi andiamo a sondare la preparazione più da vicino. Il tipo di domanda dipende molto dal libro letto: lo studente che ha letto Margherita dolcevita avrà vissuto un'esperienza di lettura molto diversa dallo studente che, coraggiosamente (e ne teniamo conto) si butta su Delitto e castigo di Dostoevskij, oppure sul Processo di Kafka. Anche il tipo di consulenza a distanza cambia. Molto spesso per ogni libro preparo un piccolo contributo, una presentazione, un articolo che vi aiuta a riflettere.(...)” 90 “Cari studenti, per evitare inutili equivoci, contattatemi prima di presentarvi all'esame. In questo modo posso seguire la preparazione. Leggere il libro e saperlo riassumere non è sufficiente. Da parte mia posso guidarvi nella riflessione, a dipendenza del libro che state leggendo.Vi ricordo che si parte dal testo. Vi chiederemo di leggere uno o più brani tratti dal libro, che voi ritenete particolarmente significativi. Questi testi saranno la base da cui partire, per discutere dell'autore, dell'opera. Non ci interessano le biografie degli autori scaricate da Wikipedia. Ci interessa che sappiate parlare del testo. Se vi capita di leggere una recensione di un'opera, ricordate di citare chi ha scritto la recensione: se non è roba vostra e non citate non rispettate una regola che un informatico dovrebbe conoscere bene; la proprietà intellettuale, che vale nel copyright, nel copyleft nell'attività professionale di tutti i giorni (...)” “(...)Lo trovi nel catalogo della biblioteca cantonale.www.sbt.ti.ch” - fornisce alcune indicazioni come, ad esempio, le date in cui si svolgeranno le presentazioni, i libri da portare all’esame, le letture di supporto e i siti Internet utili per prepararsi all’esame: “Cari studenti, ecco le date delle vostre presentazioni Classe 1C Esposizione ORALE DELLE RICERCHE DI ITALIANO 28 aprile 2006: vengono indicati i nomi di alcuni allievi 5 maggio 2006: vengono indicati i nomi di altri allievi 12 maggio 2006: vengono indicati i nomi di alcuni allievi 19 maggio: vengono indicati i nomi di alcuni allievi Classe 1B 28 aprile: vengono indicati i nomi di alcuni allievi 5 maggio: vengono indicati i nomi di altri allievi 12 maggio: vengono indicati i nomi di altri allievi 19 maggio: vengono indicati i nomi di altri allievi NEL CASO IN CUI LA RICERCA NON È CONSEGNATA, O NON È PRESENTATA, IL LAVORO SARÀ EVIDENTEMENTE VALUTATO INSUFFICIENTE (3). È DATA LA POSSIBILITÀ DI RECUPERARE LA PRESENTAZIONE ORALE IL MERCOLEDÌ POMERIGGIO (3 MAGGIO E 24 MAGGIO)” “(...) ti consiglio di iniziare il libro, ma di lasciare aperta un'altra opzione. L'opera di Aleramo è particolare, spero tu riesca a leggere il testo con paicere. Al limite c'è un altro libro, molto interessante: Cecilia Marcionetti, Graffiando il novencento, a cura di Michela Persico, Edizioni Ulivo, Balerna 2005. Marcionetti aveva contatti con Aleramo. Era una maestra e scrittrice ticinese.” “CALVINO:per un piccolo "sguardo", un invito alla lettura, ti rinvio al blog http://daniteatro.wordpress.com Tra gli articoli pubblicati, ce n'è uno sul Cavaliere (...)” “Dovresti poter trovare il libro qui: www.sbt.ti.ch” “Qui http://newscontrol.repubblica.it/item/221824/odifreddi-matematico-impertinente-noi-scienziati-piunormali-dei-preti” “ (...) Se hai letto il libro e hai seguito queste indicazioni, sei pronto” - fornisce dei materiali di lettura: “Vi riporto, come aiuto, il brano seguente, tratto da Angelo Stella, Il Ticino scende a sud, in Lingua e letteratura italiana in Svizzera, Ed. Casagrande, Bellinzona 1989: Martini si è limitato a raccontare, senza una piega di una commozione narrativa, l'umile epica del quotidiano, delal fatica e della fame, giorno dopo giorno [...] Dove la miseria non cancella la diginità dell'uomo, la scrittura deve evitare l'enfasi del pietosismo e della protesta; la lingua della scrittura può essere grezza, e monotona, dialettale, ma non dialetto [...] La fonetica, la morfologia e anche la sintassi dell'italiano ticinese danno forma e armonia alla parola contadina [...] Alle potenzialità espressionistiche o intimistiche del dialetto, alla sua violenza o alla sua debolezza, il Martini sostituisce una valenza di sottovoci e mezze voci, che levigano asprezze, detergono il dolore, suonano rassegnazione. "mostrava le cicatrici che si era fatta alle mani nel tentativo di spegnere la sua bambina" (Fondo del sacco, CAsagrande, Bellinzona 1995, p.14)” 91 - si interessa e controlla l’andamento di una ricerca di due studenti (vedere a che punto sono con la raccolta dati dei questionari o con lo svolgimento di un’intervista): “Ciao C, come è andata la raccolta dei dati? Fammi sapere a che punto sei con la tua ricerca. Magari è possibile pubblicare i dati nel forum e discuterne.(...)” “Ciao S, com'è andata l'intervista con A?” - si occupa di questioni di tipo tecnico: “Ho salvato i files nel formato pdf. Ne ho lasciati alcuni in html, perché non sarà necessario scaricarli.” - incoraggia gli allievi a proposito del lavoro di preparazione all’esame: “coraggio, buon lavoro” - tranquillizza, spiegando come si svolgerà l’esame,...: “Non ci sono problemi. Buon lavoro e a presto.” “Sarà fatto in settimana. Grazie per l'osservazione.” - esprime gentilezze e cordialità: “Saluti”, “Grazie per l’osservazione” Per lo più il docente pretende che, nel loro ruolo, i discenti svolgano i compiti assegnati, riflettano ed esercitino un apprendimento attivo e collaborativo. Frequentemente definisce le loro posizioni, considerandoli come allievi apprendenti, intrapprendenti e zelanti (vedi significato in D1): “il saggio che citi va molto bene”, “il tipo di lavoro va bene” In una discussione dell’anno scolastico 2005-2006, invece, decidendo egli stesso di effettuare il compito richiesto agli allievi (creare il finale di una storia) sembra scendere dalla sua posizione “alta” e assumere il ruolo di allievo: “È possibile che la donna si sia rifiutata di mettersi con il protagonista? La comunicazione non è biunivoca. Insomma, il ragazzo è troppo sicuro del suo successo, non considera che le candidate potrebbero rifuitarlo! Maledetto maschilista.La storia non si merita un finale! Crepi di fatica e si trovi una donna come tutti...” Come per D1 il fatto di occuparsi di questioni di tipo tecnico (es. organizzare files o documenti in formato pdf), implica un’evoluzione, uno sviluppo e un allargamento del topos dell’insegnante, ovvero, egli, nel caso della comunicazione a distanza, non si occupa solo di gestire e rispondere a domande riferite alla materia scolastica, ma si occupa anche di altro, assumendo quindi un altro ruolo, quello del tecnico informatico. In entrambi i due anni scolastici il fatto di fornire spiegazioni, informazioni, indicazioni suggerimenti/consigli sullo svolgimento dell’esame significa assumere un ruolo organizzativo. A livello degli studenti sono individuabili diversi aspetti: - si definiscono/considerano, o meglio, confermano di situarsi nella posizione di allievo, realizzando i compiti richiesti, rispondendo alle domande del docente, ma anche ponendo delle domande: 92 “Per il finale di questo racconto, penso a due scenari: 1- Milton e Joe ricominciano da capo cercando di identificare meglio i parametri di selezione (facendo anche dei quiz casuali sulle caratteristiche fisiche ed emotive dei soggetti), variando anche i parametri di ricerca, la soluzione sembra un ottimo mix tra eleganza, intelligenza e affinità, il suo nome è JOE! 2- Come sopra ma il suo nome è UGO !” “Paul Virilio alla fine dell’articolo vede un futuro invaso e controllato dalle macchine, una visione negativa per non dire catastrofica. Mi viene da pensare al film Terminator, dove le macchine si ribellano all’uomo e lo vogliono distruggere. Ma l’intelligenza artificiale non arriverà mai a essere paragonabile a quella umana, viene detto anche nell’articolo che la complessità della riflessione non è automatizzabile, e la macchina non è in grado (e non lo sarà) di valutare la complessità della realtà. L’affermazione “progresso e catastrofe sono sempre legati in maniera indissolubile”, in realtà è vera, però senza il progresso saremmo ancora nelle grotte. “Con la nave abbiamo inventato il naufragio” ma senza nave Colombo non avremmo scoperto l’America (forse non sarebbe stato un danno). Il progresso è una realtà e fa parte della nostra evoluzione, può fare bene o male ma bisogna conviverci. Io la vedo così …. e spero che la visione catastrofica di Virilio non si avveri mai. Saluti” “All'esame come già detto mi piacerebbe portare questi due libri. L'alchimista parla principalmente di un ragazzo che intraprende un viaggio (nel libro reale, ma che va interpretato sibolicamente) dove impara a riconoscere i segni che la vita gli manda. In fine egli riesce a trovare se stesso guardando il mondo con un altra ottica. Il secondo libro parla invece di una donna che lascia il suo uomo , uno scrittore (il libro è molto autobiografico) e se ne va senza lasciare nessun messaggio e nessuna traccia. Questa donna diventa per lui lo Zahir (ovvero un pensiero costante di cui non riesce a liberarsi. Sulla base di questi due libri mi piacerebbe intavolare prima di tutto un discorso sullo stile dello scrittore, che personalmente apprezzo parecchio.Inoltre vorrei parlare del fatto che spesso le persone tendono a vivere secondo i canoni sociali imposti dalla società odierna, che da valore a concetti materiali più che a quelli spirituali. Potrebbe essere un'idea? Che consigli mi può dare? Come dovrei agire per beccarmi un bel voto? ;)Le sarei pure grato se mi rendesse noti i voti del semestre (presentazione orale e scritta).” “Hai qualche suggerimento?” - alcuni studenti si definiscono/considerano come allievi apprendenti (vedi significato in D1): “ (…) Le comunico che per me non c'è problema a presentare domani,(…) io il tema l'avevo scelto già da tempo, e glie l'avevo già comunicato (…) sono pronto a presentare la mia ricerca(…)” “(...) ho letto il libro e mi sono documentato un po sull'autore e il famoso pittore di qui si parla nel libro. Volevo portare come tema da discutere all'esame questa differenza enorme che c'era tra cattolici e protestanti nel 1600 in olanda(...)” “Ecco la mia riflessione sull'argomento: credo che il libro come lo conosciamo noi non scomparirà mai. Il libro stampato, con le proprie sottolineature e le note a margine é una cosa che una persona si porta sempre dietro con sé. È un luogo comune dire che la pagine elettronica o stampata sia senza vita ed emozioni, ma questo rispecchia pienamente la verità. Personalmente se quando voglio leggere una storia che mi interessa tendo a comprare il libro che piuttiosto scaricarlo da Internet. D'altro canto, se le librerie prosperano e sono sempre piene di libri é indice che le persone apprezzano il caro e vecchio libro. Ritengo però, anche da mie esperienze personali, che in alcuni campi come per esempio l'informatica, l'ebook é risultato molto utile. Facile da trovare, scaricare e sopratutto trovare l'informazione di cui si ha bisogno é essenziale per la buona riuscita del lavoro che si sta svolgendo, questo senza perdere troppo inutile tempo. Bisogna osservare che su Internet sono stati spacciati più corsi tratti dallo stesso libro. Per questo molte volte sono utili e di facile consultazione. Concludo la mia osservazione dicendo che molto spesso sta ai gusti personali della persona stessa a determinare se comprerà un libro o lo scaricherà, questo indipendentemente dai costi degli stessi.” “Salve, ho letto la trama del mito di "Edipo Re" di Sofocle. La relazione è chiara. Anche nel mito come nel "Venditore di storie" c'è un figlio che viene abbandonato da piccolo e quindi separato dai genitori (da un genitore). I rispettivi figli, da grandi, ritrovano i enitori, innamorandosi di loro, la figlia Beate e il padre Peter in Venditore di storie" e il figlio Edipo e la madre Giocasta in "Edipo Re" di Sofocle.” 93 Inoltre nell’anno scolastico 2005-2006: - altri assumono la posizione di allievi “in difficoltà”, ma non dal punto di vista dell’apprendimento scolastico, poiché in questo caso ci si riferisce a problemi tecnici: “Noo cavolo, dopo che avevo scritto mezza pagina di riflessione in risposta a I e F... automaticamente il tutto se ne andato via... ma perchè??” - durante la comunicazione un alunno definisce/completa/precisa la sua identità, indicando all’insegnante un errore fatto nello scrivere il suo nome (ha considerato solo un cognome e non due): “Salve sore, scusi se sono pedante, ma il mio nome è B-M (sul registro solamente B, ma ne ho ben 2 di cognomi) e non un ibrido dei due hehe :D. Saluti, E” - alcuni, durante la comunicazione, assumono una posizione “alta” mostrandosi più furbi dei compagni di classe o facendo notare al professore di aver sbagliato nel considerare determinati allievi nella lista delle presentazioni. Questi, più che ricoprire il ruolo di professore, si posizionano semplicemente a un livello superiore all’insegnante: una posizione inusuale per un allievo: “Per questo ho scritto tutto su file, prima di postare!!! Oggi fa bizze il forum !!!” “Salve Sore,allora E M è passato nella classe serale e non è piu in 1sgtB mentre D S ha lasciato la scuola” “Salve sore, le faccio presente che I, A e D non frequentano più la SOLE già dal primo semestre” - un allievo assume una posizione bassa: “scusi se sono pedante” - alcuni sembrano avvicinanarsi al ruolo di docente, proponendo la lettura di un articolo, un tema su cui riflettere o utilizzando una comunicazione precisa e puntuale e riassumendo i punti chiave di un articolo: “UNA LUNGA MA EFFICACE BATTAGLIA IN DIFESA DELLA CULTURA DEL CIBO CONTRO LA NON CULTURA DEL «FAST FOOD» Sedersi a tavola, ma con onesta voluttà. A colloquio con Carlo Petrini, l’ideatore del movimento «Slow Food» http://www.dantech.ch/down/CUL1252208.pdf” “La cosa importante che spesso si dimentica quando si parla di telecomunicazioni, è che l'interazione importante non è quella tra l'uomo e la macchina, ma quella tra l'uomo e l'uomo mediata dalla macchina” “(...) Questo passaggio citato nell'articolo da Antonio Spadafora evidenzia il fatto che la gente si sia abbituata ad utilizzare maggiormente la forma cartacea anziche quella elettronica per la lettura. In relazione viene anche evidenziato il fenomeno dell'informazione rapida, che è strettamente legato al principio di internet, infatti esso è stato realizzato proprio sotto la base di questi concetti, per lo scambio di informazioni definite rapide, che riprende anche il fatto che per la maggior parte degli utenti che utilizzano un computer, usano questo per la gestione di piccole informazioni, che ne costituiscono poi una massa di dati considerevole nel tempo (es.: e-mail, sms, forum, chat, conti finanziari, bilanci, fatture, ecc...). (...) Il problema più grande sta nel fatto che (...) Sulla base di questi principi si può capire che (...)” - la maggior parte mostra di sentirsi pari agli altri - gli allievi assumono anche un nuovo ruolo: quello di valutatori del corso (lezioni di italiano, individuano aspetti positivi e negativi su che cosa sarebbe meglio focalizzare l’attenzione,...): “Trovo le lezioni un po "lente". Preferirei avere una piccola "guida" su come fare una presentazione (su cosa stare attenti, etc) e poi analizzare qualche presentazione per trovare i difetti. Il resto del tempo impiegarlo per discussioni su temi vari legati all'informatica. In ogni caso lasciare vai analisi grammaticale dei testi, poesie, etc. S L” 94 “Concordo con quanto detto dal mio carissimo collega L.. Tuttavia suggerisco in più...di vedere testi un po più interessanti rispetto all'ultima lezione... in generale la mia valutazione sulla lezione è piu che discreta” “Ciao, personalmente mi piacerebbe che le lezioni si focalizzassero sugli aspetti della comunicazione interpersonale, o sugli aspetti della letteratura classica (cultura generale). I” Per quanto riguarda gli aspetti mesogenetici è interessante notare come ci si trovi confrontati con un vero e proprio gruppo all’interno del quale l’apprendimento e la costruzione del sapere (come, ad esempio, risolvere un compito o trovare una risposta alle domande dell’insegnante) si delineano come processi collaborativi, attivi e condivisi. Ciò avviene nei modi seguenti: - attraverso le interazioni e gli scambi tra studenti e insegnante. -gli allievi stessi attraverso le proprie opinioni e le riflessioni o la proposta di una lettura interessante da consultare favoriscono l’apprendimento. - gli studenti si preparano per un esame e, leggendo un’opera, individuano e approfondiscono le caratteristiche significative . - il professore non trasmette direttamente i contenuti agli alunni, i quali li ricevono passivamente, ma chiede loro un comportamento attivo facendo svolgere e risolvere degli esercizi/compiti/problematizzazioni che dovranno effettuare. - un allievo pone una domanda/problema e il docente risponde. - l’insegnante pone delle domande ai suoi discenti sui libri che porteranno all’esame e fornisce loro spunti di riflessione per far capire come ci si deve preparare. - due allievi costruiscono le informazioni e le conoscenze anche a partire da un sondaggio/intervista, quindi fanno un lavoro di raccolta e di analisi di dati. - il professore interviene fornendo alcune indicazioni (siti Internet/link che parlano del libro scelto, indica altri libri/materiali di approfondimento) per far capire meglio come prepararsi per l’esame. - nell’anno scolastico 2005-2006, in alcuni casi, la mesogenesi non fa riferimento al sapere scolastico, ma rinvia all’ambiente, a ciò che si trova tra l’insegnante e l’allievo e che serve per comunicare in modo comprensibile il sapere agli allievi. Quindi la mesogenesi corrisponde alla struttura, agli strumenti e al funzionamento del forum. In altri casi la mesogenesi fa riferimento a qualcosa che è comunque inerente alla materia: la valutazione delle lezioni di italiano. All’interno delle discussioni della bacheca elettronica di D4 si nota, in entrambi i due anni scolastici, come questa rappresenti un luogo di cortesia, dove si esprimono gentilezze e cordialità (“Grazie”, “Saluti”, “Salve”, “Prego”, “scusa per il ritardo”, “Vi ringrazio un saluto a tutti e buon week”...). In alcune discussioni si percepisce un clima di squadra/gruppo (collaborativo) e di interdipendenza dei partecipanti, perché il docente risponde alle domande/difficoltà degli allievi, e li aiuta a capire meglio come prepararsi per l’esame. In particolare nell’anno 2006-2007 egli dedica appositamente, 95 nel forum, uno spazio per la discussione dei libri e dei rispettivi temi da portare all’esame orale (“durante il semestre presenterò nuovi libri in classe e pubblicherò nuove proposte tra i documenti (Cartella formazione a distanza / capitolo 2). Per ora possiamo discutere le scelte e le proposte in questo forum, così tutti gli studenti possono leggere e sfruttare i consigli del docente (...)”). Interviene fornendo alcune indicazioni di approfondimento delle opere e fornisce dei suggerimenti per preparare al meglio l’esame. Ovvero, di un libro in particolare, segnala qual’è il tema interessante che sarebbe da approfondire. Si può percepire come gli allievi stessi vogliano creare un clima di squadra/gruppo e di interdipendenza tra i partecipanti: infatti qualcuno, proponendo un articolo da leggere, si considera come una persona che ama scambiare e condividere informazioni/riflessioni/opinioni con i propri compagni di classe. Si suppone che egli consideri i suoi compagni come persone con cui si possa interagire, chiacchierare, collaborare, scambiarsi informazioni riflessioni/opinioni e quindi identifica se stesso e gli altri come un gruppo che costruisce delle conoscenze. Si può dire che alcuni allievi assumano il ruolo di simpaticone (“Oggi fa bizze il forum !!!”), dell’ iperzelante (intervenendo di propria spontanea volontà per proporre alla classe un articolo da leggere e quindi per fornire nuove informazioni/conoscenze: “UNA LUNGA MA EFFICACE BATTAGLIA IN DIFESA DELLA CULTURA DEL CIBO CONTRO LA NON CULTURA DEL «FAST FOOD» Sedersi a tavola, ma con onesta voluttà. A colloquio con Carlo Petrini, l’ideatore del movimento «Slow Food» http://www.dantech.ch/down/CUL1252208.pdf”) e del leader informale (“La cosa importante che spesso si dimentica quando si parla di telecomunicazioni, è che l'interazione importante non è quella tra l'uomo e la macchina, ma quella tra l'uomo e l'uomo mediata dalla macchina”). Si nota come il forum di discussione corrisponda al Campo Reciprocamente Condiviso, all’interno del quale gli allievi e il docente sono in interazione l’uno con l’altro al fine di raggiungere uno scopo condiviso, come quello di costruire un sapere scolastico. Si intuisce come il forum diventi un luogo in cui poter soddisfare alcuni bisogni sociali: c’è chi non vuole essere escluso o chi vuole essere considerato maggiormente dal docente: “Buon giorno professore. Non mi ha ancora mandato la scheda del libro che ho scelto per l'esame, aveva detto che me la mandava. Spero che lo faccia prima di partire.” Infine c’è colui il quale assume il ruolo di simpaticone per essere apprezzato e riconosciuto. 6.4) D5: l’insegnante il cui forum è stato utilizzato scarsamente sia da egli stesso che dagli allievi Durante l’anno scolastico 2005-2006, D5 ha tenuto l’insegnamento delle seguenti materie sia in presenza che a distanza: Economia Politica, Materia di Test ed Economia aziendale 1, i cui forum non presentano una struttura particolare. Solo all’interno della bacheca elettronica di 96 Economia aziendale 1 si individua un messaggio (“Riguardo questi esercizi, vorrei sapere se fosse possibile avere le soluzioni. Grazie! Saluti M”), che riguarda solo un allievo il quale non riceve risposte né dai compagni di classe, né dall’insegnante. Per quanto riguarda i risultati emersi dall’analisi delle conversazioni, si può dire che l’insegnante, nell’anno scolastico 2005-2006, non sia mai intervenuto all’interno delle discussioni, né per rispondere alle domande o ai dubbi dei suoi allievi, né per introdurre temi di discussione. A livello dello studente, facendo riferimento al messaggio soprammenzionato, sono individuabili i seguenti aspetti: - egli si definisce/considera, o meglio, conferma di situarsi nella posizione di allievo: infatti, studia, svolge, o tenta di svolgere, gli esercizi assegnati in classe e pone delle domande: “Riguardo questi esercizi, vorrei sapere se fosse possibile avere le soluzioni. Grazie! Saluti M” - da questo messaggio si può ipotizzare che l’alunno si definisca/consideri un allievo in difficoltà. Si suppone, infatti, che la richiesta di poter consultare le soluzioni degli esercizi rappresenti la necessità di conoscere i differenti passaggi per giungere alla soluzione finale e se egli fosse riuscito a risolvere da solo il compito non avrebbe espresso il bisogno di esaminare le soluzioni. - il discente si definisce una persona educata e cortese: “ (...) Grazie! Saluti M” Di conseguenza si intuisce come il forum rappresenti un luogo di cortesia ma, a differenza della bacheca elettronica di D1 e D4, in questa non si percepisce un clima di squadra/gruppo e di interdipendenza dei partecipanti. Lo sviluppo del sapere di un allievo “in difficoltà”, per esempio, non è favorito dalle risposte e dalla partecipazione alle discussioni dei compagni di classe e del docente e la costruzione della mesogenesi (sapere scolastico) non avviene in modo attivo e collaborativo, anzi non avviene affatto. Durante l’anno scolastico 2006-2007, D5 ha tenuto l’insegnamento, sia in presenza che a distanza, di diverse materie, alcune delle quali non contengono lo strumento comunicativo del forum. Le materie che lo integrano sono: • Economia aziendale 1 SGT2A (qui si integra i forum di gruppo di SGT2A e SGT2B) • Economia Politica 1A • Test La bacheca elettronica delle ultime due materie non presenta una struttura particolare. Solo un allievo ha partecipato, o meglio, ha iniziato una discussione, senza ricevere risposte né dai compagni di classe, né dall’insegnante. Il forum di Economia aziendale 1 SGT2A , invece, contiene un’area di discussione denominata Forum di Gruppo, all’interno della quale l’insegnante non ha mai partecipato né per rispondere alle domande o ai dubbi dei suoi allievi, né per introdurre temi di 97 discussione. Si nota nuovamente come nel secondo anno scolastico, a differenza del forum gestito da D1 e D4, in questo le discussioni e le interazioni tra allievi non siano molte e quelle tra allieviinsegnante siano assenti. Tuttavia il docente, a differenza dell’anno scolastico precedente, inserendo una sezione dedicata ai lavori di gruppo, sembra voglia fornire ai suoi studenti la possibilità di discutere, di riflettere insieme e di porre delle domande. Perciò nei momenti di studio a distanza si dà spazio sia ad un apprendimento individuale che ad uno collaborativo. Per quanto riguarda i risultati emersi dall’analisi delle conversazioni, a livello degli allievi sono individuabili i seguenti aspetti: - si definiscono/considerano, o meglio, confermano di situarsi nella posizione di allievi. Essi, infatti, pongono delle domande, svolgono (la maggior parte tenta di svolgere) gli esercizi e studiano: “ (...) Qualcuno ha capito quali mirabolanti e ingegnose operazioni ha fatto D5 nell'esercizio 2 dell'ultimo test (non di recupero)? BAAAAAAAAAAAAH!” “LA CRISI DEL 29 ciao ragazzi...per il prossimo esperimento forse e' importante capire meglio la crisi del 29 ..ho provato a fare con freemind ;) una mappa mentale che serve a dare i punti essenziali di questa crisi ho provato a metterla in un sito (e' uscita un po' male ma non potevo fare di meglio) quindi se avete voglia: http://crisi29.max.io bibliografia: Aurelio Lepre, La storia del novecento, Zanichelli” - da questo messaggio ma anche da quelli presentati nelle prossime righe, dove alcuni allievi rispondono alle difficoltà dei propri compagni di classe, si nota come essi si definiscano/considerino come allievi apprendenti e zelanti: “Ciao S...il CA necessaria a valore = CF+CV+Utile netto (...)” “(...) CAq = CV + CF + Utile (Di questo son convinto...) Che è:Utile = PVu * Q - (CVu * Q + CF). Andate a vedere a pagina 50-52, ci sono le formule (...).” - altri come allievi “in difficoltà”: “Qualcuno sa dirmi come si risolve il punto B dell'esercizio 8.4... thx salute...” “Bungiorno, mi servirebbe una dritta per trovare la CA necessaria a quantità e a valore, per l'esecizio 3, parte terza! Saluti” “(...) Spero di nn sbagliarmi...Aspetto eventuali conferme:-)Anche a me serve il CAquantità” “Ma non si trova dalla formula: Utile = Ricavi - Costi -> Utile = CAq - Costi -> Utile = CAq - CV - CF > CAv = CAq - Utile ???????? cioè: CAv = (CVu * Q + CF) (...) Ma quello che non sono sicuro è il CAv!!! Non so se è: CAv = CVu * Q opp. CAv = (CVu * Q + CF) !!!!!!!!!! HELP !!!!!!!!!!!!!Ciao...” “ (...) Qualcuno ha capito quali mirabolanti e ingegnose operazioni ha fatto D5 nell'esercizio 2 dell'ultimo test (non di recupero)?BAAAAAAAAAAAAH!” “Esercizio 9-8 Scusate, qualcuno può delucidarmi per quanto riguarda il paragrafo E del suddetto esercizo: Risultato in caso d'accettazione CA 40'000 4.00 160'000 CV 40'000 2.80 112'000 Margine di Contribuzione 48'000 Nuovo Risultato da conto econimico 270'000 MC 48'000 Risultato 318'000. Innanzitutto perchè 40'000 invece dei 50'000 proposti nella domanda? Il nuovo risultato da conto economico da dove salta fuori?Se qualcuno puo spiegarmi perchè non ho proprio capito... grazie in anticipo e ciao a tutti!!!” 98 - alcuni allievi assumono una posizione “alta” e si avvicinano al ruolo di docente: “(...) ciao ragazzi...per il prossimo esperimento forse e' importante capire meglio la crisi del 29 (...) se avete voglia: http://crisi29.max.io bibliografia: Aurelio Lepre, La storia del novecento, Zanichelli” “(...) CAq = CV + CF + Utile (Di questo son convinto...) Che è: Utile = PVu * Q - (CVu * Q + CF) Andate a vedere a pagina 50-52, ci sono le formule (...)” Si nota come gli allievi forniscano materiali ed indicazioni, ovvero assolvano ad alcune funzioni tipiche della figura di insegnante. - altri allievi, a volte, assumono una posizione “bassa”. Spesso si mostrano insicuri nella padronanza delle conoscenze, a proposito di una soluzione/spiegazione di un esercizio proposta ad un compagno in difficoltà, o non vogliono assumersi troppe responsabilità sulle risposte date, nel caso in cui fossero sbagliate: “(...) Spero di nn sbagliarmi...Aspetto eventuali conferme (...)” “(...) ho provato a fare con freemind ;) una mappa mentale (...) e' uscita un po' male ma non potevo fare di meglio (...)” - uno studente si considera superiore ad altri per quanto riguarda il possesso delle conoscenze: “Apro io un nuovo argomento va.. senno qua restate tutti a statistica!” C’è chi, mostrandosi come un punto di riferimento e un portavoce del gruppo di discussione, assume il ruolo del cosiddetto leader informale: “es eco il link per scaricare i nuovi esercizzi di eco é: http://www.mediafire.com/?dunzqy21tm1” Per quanto riguarda gli aspetti mesogenetici è interessante notare come, in alcuni casi, ci si trovi confrontati con un vero e proprio gruppo all’interno del quale l’apprendimento e la costruzione del sapere (come, ad esempio, risolvere un esercizio) si delineano come processi collaborativi, attivi e condivisi attraverso le interazioni e gli scambi tra studenti. Si percepisce un clima di squadra/gruppo (collaborativo) e di interdipendenza dei partecipanti perché lo sviluppo del sapere di un allievo “in difficoltà” dipende e avviene mediante le risposte e la partecipazione alle discussioni dei compagni. Il clima collaborativo si percepisce anche dal messaggio (p.94) in cui uno studente, assumendo il ruolo di leader informale, fornisce le indicazioni/informazioni per trovare gli esercizi, e da quello (p. 93) dove un allievo, crea una mappa concettuale da condividere con i suoi compagni di classe per studiare il fenomeno della crisi del ‘29. All’interno delle discussioni della bacheca elettronica di D5, si nota come questa rappresenti un luogo di cortesia dove si esprimono gentilezze e cordialità: “thx salute...”, “Bungiorno (...) Saluti”, “Ciao”, “grazie in anticipo e ciao a tutti!!!” Si nota come il forum di discussione corrisponda al Campo Reciprocamente Condiviso, all’interno del quale gli studenti interagiscono l’uno con l’altro al fine di raggiungere uno scopo condiviso, come quello di costruire un sapere scolastico. 99 Infine si può ipotizzare come il forum diventi un luogo in cui poter soddisfare alcuni bisogni sociali come voler essere apprezzati e riconosciuti. Ciò può essere confermato da alcune parti, evidenziate qui sotto in grassetto, del messaggio dell’allievo che crea una mappa concettule per studiare il fenomento della crisi del ‘29: “(...) ho provato a fare con freemind ;) una mappa mentale (...) e' uscita un po' male ma non potevo fare di meglio) (...)” In questo caso il discente sembra vantarsi di aver usato freemind (software per creare delle mappe concettuali) e, volendo trovare una giustificazione per non essere riuscito nella creazione di una mappa perfetta, pare che “ci tenga” a non essere sminuito o criticato. 6.5) In sintesi e in conclusione... Considerando globalmente i risultati emersi dall’analisi delle discussioni prodotte all’interno dei forum e riferendosi alla figura di docente, si può dire che D1 e D4 (D5 non interviene nelle conversazioni) assumendo il compito di devolvere una parte della costruzione del sapere agli allievi attraverso, ad esempio, la risoluzione di esercizi o di problematizzazioni, operano come se si trovassero in aula. Si verificano i processi auspicati da Brousseau (in Sensevy e Quilio, 2002: 50), secondo cui l’interazione tra professore e alunno, prevista dal contratto didattico, presuppone che gli studenti “si approprino di quello che apprendono non solo attraverso l’ascolto, ma anche attraverso lo studio e il confronto reale all’interno della situazione d’apprendimento” (Sensevy e Quilio, 2002: 50). Come nella situazione di classe, D1 e D4, esercitando ulteriori funzioni quali l’assunzione di comportamenti di reticenza didattica, la produzione di discorsi di valenza perlocutoria, la correzione di alcuni interventi, l’avvio di processi di istituzionalizzazione dei saperi prodotti autonomamente dai propri discenti, l’accertamento dell’avanzamento dei saperi della classe ecc..., favoriscono l’atteggiamento attivo degli studenti, agiscono in qualità di insegnante e rendono visibile la scala gerarchica tipica del contesto d’aula, dove il professore si trova sempre ad un gradino più alto rispetto ai suoi alunni, perché, oltre a disporre di un ventaglio di conoscenze più esteso e anticipare il processo mesogenetico controllando le interazioni, è l’unica figura che può mettere in atto questi procedimenti. Tuttavia, i risultati emersi dall’analisi mostrano come in alcuni momenti D1 e D4 abbandonino il ruolo di docente e assumino quello di allievo. Infine, diversamente dal contesto d’aula, si viene a conoscenza del fatto che essi ricoprano un nuovo ruolo: tecnico informatico. In relazione al gruppo di discussione, invece, rivestono la posizione di regista o leader formale. 100 Riguardo la figura di studente, come nella lezione in presenza, si individuano allievi apprendenti e alunni “in difficoltà”. Tali posizioni sono percepite, non solo attraverso la comunicazione dell’insegnante, bensì da loro stessi, in quanto, frequentemente riscontrano difficoltà nella risoluzione degli esercizi. Una differenza, rispetto al contesto d’aula, sta nel fatto che, oltre a situarsi nel topos di allievo, diversi assumono una posizione “alta” e si avvicinano, o, addirittura, assumono il ruolo di insegnante. Durante i processi comunicativi alcuni discenti, mostrandosi insicuri nella padronanza delle conoscenze, assumono una posizione “bassa” e indirettamente informano il gruppo di rifiutare di assumersi la responsabilità in merito alla propria soluzione proposta a un compagno di classe in maggiore difficoltà. Altri allievi mostrano di considerarsi migliori o superiori ad altri per quanto riguarda il possesso delle conoscenze. Addirittura, in una discussione, si assiste ad un dibattito tra esperti/insegnanti dove ognuno vuole emergere fornendo delle precisazioni e degli insegnamenti all’altro, ma anche giustificando quanto detto in interventi precedenti e “smontando” le critiche ricevute/mosse dall’altro. Si assiste ad un conflitto cognitivo che successivamente diventa un vero e proprio conflitto relazionale in cui si sviluppa un’escalation simmetrica: A1, ponendo un quesito ad A2, lancia una sfida che l’altro raccoglie, rispondendo, rilanciando la palla e specificando la mancata comprensione di determinati concetti espressi da A1. Infine, rispetto alla situazione di classe, si viene a conoscenza del fatto che gli allievi occupano nuovi ruoli: tecnico informatico, critico e valutatore dei materiali formativi (inseriti nella piattaforma), progettista e esperto nella comunicazione formativa. Rispetto al gruppo di discussione ricoprono il ruolo di simpaticone, iperzelante, leader formale (nei casi in cui gli allievi assumono la posizione di docente) o informale. Per quanto riguarda la mesogenesi, l’apprendimento e la costruzione del sapere scolastico si delineano come processi collaborativi, attivi e condivisi da tutti i partecipanti del forum e l’esplicitazione della mesogenesi da parte del docente, come prevede il contratto didattico, non è mai esaustiva. In alcuni casi la mesogenesi non fa riferimento al sapere scolastico, ma rinvia all’ambiente, a ciò che si trova tra l’insegnante e l’allievo e che serve per comunicare in modo comprensibile il sapere agli alunni. Detto altrimenti corrisponde alla struttura, agli strumenti e al funzionamento del forum e delle tecnologie. A volte non si parla di aspetti che riguardano i saperi scolastici ma, ad esempio, vi è la possibilità di proporre nuove attività da svolgere (es. culturali) oppure si tratta semplicemente di fare quattro chiacchiere. Per quanto concerne i processi comunicativi, risaltano non solo gli aspetti relazionaliidentitari menzionati nelle righe precedenti, ma emerge come i professori, a volte, allo scopo di far agire gli allievi, intraprendano discorsi di valenza perlocutoria o assumano atteggiamenti di reticenza didattica. Il fatto che essi pongano ai discenti delle domande e ne valutino le risposte, 101 rappresenta uno degli schemi tipici che si riproduce nella lezione in classe. Secondo Fele e Paoletti, infatti, il docente è colui che fa le domande, gli allievi coloro i quali rispondono e l’insegnante colui che riprende il turno di parola per valutare gli interventi degli studenti. Tuttavia a volte si può vedere come siano gli studenti ad interrogare e valutare i propri compagni di classe. Per lo più, a differenza della comunicazione in aula, nella bacheca elettronica i turni di parola sono gestiti liberamente dai partecipanti e l’insegnante non è più la figura che decide se e quando gli alunni potranno intervenire o quale sarà l’argomento da affrontare. Dall’analisi delle conversazioni risulta come gli allievi e i docenti, agendo e interagendo gli uni con gli altri, formino gruppi di discussione attivi, cooperativi e collaborativi all’interno dei quali si sviluppano delle gerarchie: infatti sia i docenti che i discenti assumono la posizione di regista/leader formale e si incaricano di controllare che gli allievi raggiungano gli obiettivi prefissati come, ad esempio, la risoluzione di un esercizio. Essi rappresentano un insieme di persone interdipendenti dove lo sviluppo e l’avanzamento del proprio percorso d’apprendimento dipende dagli altri partecipanti al forum. Infine si intuisce come la bacheca elettronica diventi un luogo in cui poter soddisfare alcuni bisogni sociali come apparire simpatici, essere apprezzati, riconosciuti, considerati, valorizzati, rispettati. Emerge la necessità e la volontà di sentirsi gratificati, acquisire sicurezza, non essere sminuito, dimostrarsi non peggiore ai propri compagni di classe e non essere giudicato male ma accettato e rassicurato dagli altri. Il forum di discussione può essere paragonato a un Campo Reciprocamente Condiviso, nel quale gli allievi e il docente interagiscono al fine di raggiungere uno scopo condiviso come, ad esempio, quello di aiutare un compagno in difficoltà o costruire un sapere condiviso. Queste considerazioni finali, insieme all’analisi effettuata sulle conversazioni presenti nei forum, confermano le ipotesi avanzate nei paragrafi precedenti (6.1.1 e 6.1.2) e permettono di rispondere, in parte, alla domanda operazionale. Tali risultati dovranno essere messi in relazione alle dichiarazioni dei docenti che verranno analizzate nel prossimo capitolo. Infine, considerando i contributi sviluppati nel capitolo 3.2.2 a proposito del profilo, dei ruoli e dei compiti assunti dall’eTutor e riferendosi ai comportamenti che i corsisti manifestano all’interno dei forum, si osserva come, in questo caso, gli atteggiamenti degli insegnanti e degli allievi confermino quanto detto: sono i discenti ad avere il compito di costruire e approfondire i saperi e i docenti a doverli accompagnare in questi processi. Per lo più, i professori, attivando alcune funzioni, mettono in atto le forme di assistenza applicate dal tutor di rete. In particolare prevale l’assistenza didattica-intellettuale, perché essi mettono in scena operazioni spesso atte a facilitare l’apprendimento degli alunni. Incoraggiando la collaborazione, il sostegno reciproco, l’autostima e risolvendo i conflitti, ne deriva un’assistenza sociale. Rispondendo alle domande, fornendo materiali d’approfondimento e risolvendo problemi tecnici in cui si imbattono gli studenti, 102 mettono in pratica le forme di assitenza contenutistica e tecnica. L’assitenza organizzativopedagogica sembra piuttosto carente, infatti, solo alcune volte gli insegnanti dichiarano gli obiettivi della discussione (prepararsi per l’esame scegliendo un libro e discutendo riguardo i brani significativi), indicando le date per l’esecuzione di presentazioni, i tempi di consegna dei compiti e spiegando come si svolgerà l’esame finale del corso. Detto altrimenti i docenti, all’interno dei forum, presentano differenti sfaccettature appartenenti all’instructor, al facilitator e al moderator descritti da Mason, Berge, Collins, Calvani e Rotta. Infine si può notare come gli insegnanti, valutando positivamente, avvalorando e, correggendo gli interventi dei propri alunni, assumano il ruolo del eTutor di “valutatore” proposto da Rizzi e Tassalini. Ricoprendo talvolta una posizione bassa e rivestendo il topos di allievo assumono il ruolo di compagno di studi menzionato da Rotta. 103 7) Raccolta delle testimonianze soggettive degli insegnanti sul ruolo svolto nell’utilizzo del forum 7.1) Criteri d’analisi delle interviste Siccome lo scopo delle interviste, ad eccezione di quella fatta a D5, era di ricavare le informazioni a proposito delle pratiche, delle azioni materiali, elementari e mentali e delle procedure, attivate e applicate dai docenti nel forum, sono state esaminate facendo riferimento allo schema seguente: CONTESTI CIRCOSTANZE AMBIENTE DICHIARATIVO Saperi teorici Saperi procedurali formalizzati: consegne Saperi regolamentari PROCEDURALE Saperi pratici Svolgimento delle azioni elementari Azioni mentali, materiali, materializzate INTENZIONALE Obiettivi e sotto-obiettivi Finalità Intenzioni Motivi GIUDIZI Valutazioni soggettive Opinioni e commenti Credenze Figura 5. Il sistema delle informazioni satelliti dell’azione vissuta, secondo Pierre Vermersch (2005), p. 46 Questa figura mostra ciò che è stato accennato nel quarto capitolo, in particolare il sottocapitolo 4.3: come sostiene Vermersch, verbalizzare il vissuto di un’azione è piuttosto difficile per qualunque individuo, poiché l’intervistato, oltre ad essere inconsapevole dei propri gesti, dello svolgimento dettagliato delle proprie azioni e ad avere difficoltà nel ricordare tutto quello che ha fatto in un determinato momento, non è abituato a parlare e riflettere spontaneamente sulle proprie pratiche quotidiane. Egli, preferendo evitare di parlare di sé e sfuggendo allo sguardo e al giudizio altrui, più che raccontare quello che fa, solitamente trova più naturale esprimere giudizi, commenti o valutazioni positive e negative sulle procedure applicate, descrivere le intenzioni che spingono a intraprendere una determinata azione, i saperi teorici con cui si legittima quello che si fa, o l’ambiente in cui si situa l’evento. (Vermersch, 2005: 14 e 18-19 44-52) A questo schema può essere aggiunto anche un’altra componente espressa dal soggetto durante il colloquio: l’emozione. (Cesari Lusso, 2007b) Perciò, osservando ed analizzando le interviste, sono state identificate queste informazioni satelliti, ma, siccome lo scopo era quello di ricavare le pratiche eseguite dagli insegnanti, è stata prediletta, innanzitutto, l’individuazione di tutto ciò che riguarda il sapere procedurale (categoria al 104 centro dello schema), distinguendola dalle informazioni satelliti. Queste sono state prese in considerazione quando si è rivelato utile al fine di completare la descrizione di determinate procedure attuate (ad esempio gli elementi di contesto indicano quando si è svolta un’attività), e di capire e chiarire la realizzazione di un’azione per tutti coloro in quali non hanno avuto l’occasione di assistere al suo svolgimento. (Vermersch, 2005: 45-50) Nel prossimo sotto-capitolo (7.2) per ogni docente intervistato (eccetto D5) verrà ripercorso e riassunto cronologicamente il momento particolare da lui descritto, a proposito dell’insegnamento e dell’interazione con gli allievi all’interno del forum, evidenziandone le pratiche, le azioni e le procedure applicate sia da sé stesso che dagli allievi. È volontà della ricercatrice, infatti, oltre a far risaltare gli elementi procedurali, rendere maggiormente comprensibile, sia per il lettore che per sé stessa, il racconto degli insegnanti, che frequentemente è apparso frammentario. Ciò potrebbe apparire come un aspetto negativo, ma, nel contesto dell’intervista d’esplicitazione, è esattamente il contrario poiché l’individuo, fornendo delle parti, progressivamente e insieme all’intervistatore, restituisce la descrizione di una sua azione. Per quanto riguarda D5, verranno indicate le motivazioni della sua assenza nella bacheca elettronica. Nel sotto-capitolo successivo (7.3), la ricercatrice ha fatto una riflessione e ha commentato l’andamento dell’intervista alla luce di come voleva che si svolgesse. Precisamente, da un lato si è trattato di osservare se, durante il colloquio, sia riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, o meglio se abbia avuto “successo” o abbia riscontrato difficoltà, nel far emergere, dai discorsi degli insegnanti, le procedure applicate nella bacheca elettronica; dall’altro si è trattato di vedere se gli intervistati siano “entrati nel ruolo” per descrivere le loro pratiche professionali o se, a causa, forse, di una particolare situazione comunicativa-relazionale, non si siano aperti verso l’intervistatrice. Detto altrimenti si è trattato di analizzare la relazione instaurata tra A (intervistato) e B (intervistatrice). Infine nell’ultimo sotto-capitolo (7.4) sono stati confrontati i risultati ottenuti dall’analisi delle interviste (salvo quella fatta a D5 che verrà ripresa nella conclusione) con quelli ricavati dallo studio delle discussioni dei forum e, riprendendo pratiche e procedure emerse dai colloqui, sono stati delineati i ruoli, i processi formativi e comunicativi che si sono manifestati in quei momenti particolari. 105 7.2) Analisi delle testimonianze soggettive dei docenti 7.2.1) D1 Il momento particolare (che può essere letto all’allegato n. 4) descritto da D1, riguardo la sua pratica professionale all’interno del forum, è legato ad un’attività proposta in classe, dove egli ha presentato alcune scene tratte dal film, I pirati della Silicon Valley, allo scopo di far conoscere ai suoi studenti gli eventi più significativi della storia dell’informatica. Dopo aver visto il film, l’insegnante ha esplicitato agli allievi che una parte della discussione in merito agli spezzoni visti sarebbe avvenuta nel forum (turno di parola 56): “bene ne discuteremo in forum, vi proporrò un qualche, un qualche aspetto, un qualche tema”. Inoltre li ha informati che avrebbero avuto a disposizione il cd contenente il film in versione integrale da visionare a casa. Solo metà della classe l’ha preso. Per quanto riguarda il momento specifico relativo alla bacheca elettronica, D1 afferma di aver diviso il forum aprendo due sezioni, la prima delle quali prevedeva alcuni dibattiti a proposito delle questioni principali emerse dal film. La seconda affrontava determinati aspetti sulla storia dell’informatica che nel film venivano trattati in maniera marginale o non venivano nemmeno toccati. Detto altrimenti D1 ha fissato gli obiettivi da raggiungere mediante la discussione. Il docente, dopo aver aspettato invano che i discenti partecipassero spontaneamente nel forum, ha moderato fortemente la discussione, imponendo e avviando alcuni argomenti. Precisamente ha fatto delle domande riguardanti alcuni passaggi della storia dell’informatica menzionate nel film affinché reagissero. Dall’intervista emerge un’azione mentale dell’insegnante. Per porre la domanda ai suoi alunni, infatti (turno di parola 54 e 58): “(…) mi chiedo, cos’è utile che i ragazzi ricordino di quel film, quali sono, eeeeh, gli aspettiii, che davvero vale la pena di fissare no, e che vale la pena poi portarsi dietro.” “(…) ho dovuto individuare gli elementi che davvero volevo fissare che volevo, volevo, volevo passassero. Quindi ho fatto io una selezioneee, mmmmh, diciamooo, di quelli che erano gli aspetti importanti. (…)” In altre parole ha pensato e selezionato i momenti principali che gli studenti avrebbero dovuto conoscere. Dopodiché “non ha calato dall’alto” (turno di parola 54) questi passaggi, ossia non li ha comunicati direttamente, ma, volendo farli agire e ragionare, ha posto loro delle domande aperte che racchiudessero tali aspetti significativi (turno di parola 58): “(…) E poi gli ho proposti sottoforma di, di domanda aperta, insomma, in forum dicendo, ok, eeeeh, secondo voi perché è successo questo, oppure, eeeeh, perché, mi pare di aver fatto anche una domanda sui sistemi, sui sistemi operativi, cioè perché è stato sceltoooo un certo tipo di sistema o, ecco. Comunque in, in tutti i co, in tutti i casi ho fatto, ho selezionato io, un certo tipo di, di questioni importanti, ecco.” In seguito alcuni studenti hanno risposto alle domande, altri, hanno solo letto gli interventi. Nel frattempo D1, per capire se c’era o meno un interesse verso il tema di discussione, ha tenuto 106 sotto controllo quello che succedeva nella bacheca elettronica, o meglio entrava nel forum e verificava quanti allievi stessero leggendo e quanti di questi avessero risposto. Detto altrimenti si è assicurato che coloro i quali non riuscissero a rispondere avessero almeno letto la discussione e ha delegato la questione al successivo incontro in presenza, dove ha ripreso gli argomenti trattati nel forum. Inoltre, nonostante molti non rispondessero alle domande del docente “non ha dato troppi assist” (turno di parola 116), o meglio, allo scopo di renderli attivi, farli agire e riflettere, non ha detto loro che le risposte si trovavano sulle dispense pubblicate precedentemente in piattaforma. Egli ha affermato, infatti(turno di parola 118) : “(…) la mia intenzione era davvero che loro, in quel caso, andassero a ricontattare le cose che avevano visto nel film, ecco(…)” Egli, quindi, ha assunto un atteggiamento di reticenza didattica e ha deciso di riprendere e riorganizzare la discussione in presenza (turno di parola 122, 125 e 128): B: “E sei d’accordo quandooo io ti dicoooo, dimmi però se sei d’accordo, se ti ritrovi in quello che dico, che tu hai trattenuto apposta delle cose per non dirle, per far si che loro agissero?” A: “Pro, proprio così. Si perché comunque sulle dispense avrebbero trovato una risposta troppo semplice. Quindi non, cioè avrebbero fatto un copia incolla o avrebbero riformulato. Mentre il fatto comunque nelle due ipotesi, o di ricordare cos’è successo nel film, o ho il film, ma devo fare una ricerca attiva e molto più attiva la ricerca del film, e poi c’è un dialogo, devono anche interpretare cosa stanno dicendo, eccetera, è qualcosa di diverso, insomma, rispetto al fatto di andare a pigliarsi, cioè se io dicevo loro, “ok guardate che la risposta la trovate sulle dispense o andate a rileggere le dispense” perché, in qualche modo, avrei appunto, avrei, li avrei passivizzati un po’. Quindi, si, mmmh, c’era assolutamente questa strategia di, di lasciare spazio insomma.” “(...) insomma, devo tornare in presenza, devo ri, ri, riorganizzare la cosa in presenza.” Nel seguente azioni messe in pratica da D1discorsi all’interno del perlocutoria forum: - divide il forum inriquadro due sezionisono o, in riassunte altre parole,leapre dei filoni di discussione di valenza - fissa gli obiettivi da raggiungere mediante la discussione - aspetta che gli studenti intervengano spontaneamente nel forum, assumendo quindi un atteggiamento di reticenza didattica - modera la discussione del forum imponendo e aprendo gli argomenti di discussione. Precisamente non “cala direttamente dall’alto” determinate questioni, ma fa delle domande intraprendendo, quindi, discorsi di valenza perlocutoria e assumendo un atteggiamento di reticenza didattica - per fare le domande pensa agli elementi significativi relativi ad alcuni passaggi della storia dell’informatica, che vuole fissare (un’azione mentale) - monitora la partecipazione all’attività didattica del forum (entrando nel forum e andando a vedere quanti allievi rispondono ai messaggi e quanti leggono la discussione) - non “dà troppi assist” assumendo quindi un atteggiamento di reticenza didattica Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi. Per quanto riguarda gli allievi, essi non partecipano spontaneamente nella bacheca elettronica. Successivamente alcuni rispondono alle domande, altri leggono solamente gli interventi. 7.2.2) D4 Durante l’intervista D4 ha descritto un momento particolare (che può essere letto all’allegato n. 5) riguardo la sua pratica professionale all’interno del forum, in cui gli allievi si stavano 107 preparando per l’esame orale di fine semestre. L’esame consiste nel far leggere, approfondire, riflettere e discutere, gli studenti a proposito di alcuni brani tratti da un libro. L’insegnante fornisce loro un aiuto durante la fase di preparazione, presentando e parlando in classe dei libri scelti, pubblicando in piattaforma delle schede d’analisi del libro e, nel forum, anticipando alcuni suggerimenti e dando la possibilità di formulare domande sulle schede di lettura o sul libro. Il momento specifico si riferisce a questi aspetti. In particolare concerne una discussione avvenuta nel periodo di gennaio di quest’anno, iniziata da D4 in riferimento al libro di Paola Mastrocola, La barca nel bosco, scelto da alcuni alunni per l’esame orale. Il docente, dopo aver ricevuto un email da un’allieva, la quale gli pone una domanda a proposito del libro, nel forum, ha rilanciato la domanda stessa e le ha risposto mediante una sollecitazione, ossia ha invitato lei e tutti gli allievi che hanno letto La barca nel bosco, a riflettere su 4 punti/temi significativi del libro (ai turni di parola 68, 70 e 78 si possono conoscere alcuni di questi temi: “tema del passaggio dall’isola alla città”, “legame con l’Odissea”, “isola=patria, legami famigliari, infanzia, sicurezza”, “riflettere sul tema dei gerghi giovanili”,…). Dopodiché, come è spiegato ai turni di parola 122-128, una studentessa, ha risposto via email a D4 mostrando un certo disappunto e sostenendo di aver ricevuto del nuovo lavoro da svolgere. Nasce un conflitto tra lei e l’insegnante, il quale risolve la situazione nel forum rispondendole (turno di parola 122 e 124): “No tu devi, devi lavorare in questo modo, devi considerare questi contenuti, e, e devi riflettere su questi contenuti” “(…) devi fare quel lavoro” D4, spiegando all’allieva il fatto che, per prepararsi all’esame, debba lavorare in un certo modo, ha fissato e imposto delle regole. A seguito di questo episodio alcuni discenti hanno posto nuove domande a proposito dei 4 punti di riflessione (turno di parola 54): “(…) l’interazione è continuata, eeeeh, nel forum. Anche perché, eeeeh, non si capiva bene cosa volevo, cioè gli studenti non riuscivano bene a capire, quindi, qui, leggo, per esempio: “Salve sore, non ho capito molto bene, cosa dobbiamo fare? Lei ha citato dei punti”, eeeeh, “che sono trattati nel libro. Noi dobbiamo avere un brano per ogni punti indicato, all’esame? (…)” Il docente ha risposto alle domande, ribadendo e spiegando meglio gli stessi concetti ma con altre parole. A questo punto si viene a conoscenza del fatto che l’insegnante, nei suoi messaggi, ha evidenziato anche alcune frasi in grassetto (turno di parola 60): “(…)magari evidenziando con il grassettooo alcune frasi, (…) E alloraaaa, magari ribadisco cosa, cerco di spiegarlo meglio, evidenzio magari delle, delle frasiiiii, ecco, in questoooo, in questo senso. (…)” Per lo più, ai turni di parola 83-94, si capisce che, nel forum, D4, dopo aver scritto un messaggio, agisce mentalmente rileggendolo e evidenziando in grassetto le parti ritenute da lui più importanti, in modo che i discenti possano capire gli aspetti maggiormente significativi del suo messaggio. 108 Continuando il racconto il docente precisa che, rispondendo alle domande, ha rassicurato una studentessa sul fatto che la sua domanda fosse lecita e ha spiegato il metodo di lavoro da seguire per studiare il libro e prepararsi all’esame (turno di parola 70): “ (…) Allora qui quando mi dice “non ho capito” io rispondo: “se spieghi qualche riferimento, cioè, per esempio il riferimento all’isola” ooooh, “o al nostro patrimonio culturale, può essere..., dei racconti omerici, puoi eeeeh citare un brano tratto dal libro che ti aiuta a dimostrare ciò che stai dicendo”. Cioè il metodo di lavoro. Cioè parti dal testo, ecco, qua Paola Mastro Cola dice questo, e si riferisce a, po, potrebbe riferirsi anche ai racconti omerici, eccetera. Per esempio...” Dopo due giorni nella discussione è intervenuta un’allieva la quale ha posto nuovamente una domanda riferita sempre a uno dei 4 punti su cui riflettere (turno di parola 78): “(…) è giusto se io scelgo di parlare, di, di un brano, di leggere un brano dove l’aspetto linguistico diventa importante anche per la storia? (…) ” D4 ha risposto a questa domanda dicendo “Perfetto”. Perciò ha avvalorato e valutato positivamente l’intervento della studentessa. Sono giunte nuove domande da parte dei discenti a cui l’insegnante ha risposto, fornendo alcune spiegazioni ed approfondimenti. Si comprende, inoltre, come abbia risposto a proposito di questioni di cui essi dovrebbero già essere al corrente (turno di parola 94): “(…) nel senso che: “dura 15 minuti l’esame giusto?”. Eh, si, dura 15 minuti. Questo dovrebbero già saperlo, però, se me lo chiede rispondo, insomma, no, eh.(…)” Infine, dopo che una studentessa ha fatto nuovamente una domanda, il docente le ha risposto attraverso una riflessione e un rinforzo su ciò che era già stato detto durante la discussione nei giorni precedenti. In altre parole fa una sintesi. Aggiunge anche nuove informazioni e curiosità (turno di parola 110): “(…) E allora ioooo ho dato una mia, una mia versione raffinandoooo cosa si, più o meno ho scritto, anche l’Iliade probabilmenteeee, ecco, ehm, cosa significa Ilio, cosa significa Ade, così, curiosità(…)” Infine D4 si è congedato fornendo un incoraggiamento (turno di parola 114): “spero di esserti stato utile, soprattutto di averi fatto riflettere che (...) spero che l’esame possa andare bene” Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D4 all’interno del forum: a) - rilancia nel forum la domanda di una studentessa ricevuta via email - risponde alla domanda, mediante una sollecitazione, ossia invita a riflettere su 4 punti/temi significativi del libro discorsi di valenza perlocutoria Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi. b) - gestisce e risolve un conflitto, fissando e imponendo delle regole - risponde alle domande, ribadendo e spiegando i concetti ma con altre parole - evidenzia alcune frasi in grassetto - rilegge i messaggi (azione mentale) e ne evidenzia le parti più importanti - rassicura - rinforza, fa una riflessione e una sintesi -aggiunge informazioni/curiosità -spiega il metodo di lavoro - risponde nuovamente alle domande - incoraggia - avvalora - valuta positivamente - risponde ad altre domande fornendo spiegazioni ed approfondimenti 109 Per quanto riguarda gli allievi, alcuni pongono delle domande. Ad un certo punto una studentessa mostra il suo disappunto e sembra ribellarsi nei confronti di alcune consegne fornite da D4. 7.2.3) D5 Come già detto in precedenza, con D5, non è stata fatta un’intervista di esplicitazione poiché l’insegnante non è mai intervenuto nella bacheca elettronica. Dal colloquio (che può essere letto all’allegato n. 6) sono emersi diversi motivi per cui l’insegnante non ha utilizzato questo strumento comunicativo asincrono. All’inizio dell’anno scolastico, ad esempio, egli ha incontrato difficoltà nell’uso della piattaforma (turno di parola 27, 89): “(…) cioè a un certo momento con la piattaforma ci sono state alcune difficoltà no, e poi ovviamente anche un’esperie, un’inesperienza mia, cioè questo è. ” “(…) Bom all’inizio c’è stati problemi con lo, con lo strumento (…) ” In secondo luogo il docente ha affermato di non concepire il computer come uno strumento/interfaccia di comunicazione (turno di parola 27): “(…) Cioè io, nel Ticinooo, uso il computer da una lunghissima data addirittura mi son, mi sono abilitato per l’insegnamento diciamo nell’informatica uhm molti, molti anni fa. Però, una concezioneee del computer come strumento di supporto, di simulazione, di riflessione, non tanto come strumento di comunicazione, questo glielo posso dire. (…) ” Per lo più D5 sostiene come sia difficile preparare materiali multimediali per insegnare economia a distanza o nella bacheca elettronica perché è una materia che contiene concetti astratti (turno di parola 39): “(…) l’Istituto lì di Pedagogia di, diiii, Massagno, che segue e sviluppa il tutto, ci ha fatto vedere le mille possibilità che si possono fare, (…) Gli esempi che mi hanno portato loro, insomma, io posso capire che quelli si possono fare, diciamo a distanza. Quando io faccio vedere le professioni artigianali, e faccio vedere un cuoco come prepara una cosa, è ovvio, lo si fa anche alla televisione. Se io un domani, invece, voglio sviluppare un concetto astratto, la cosa non è così evidente. (…) ” L’insegnante inoltre, per quanto riguarda la sua assenza all’interno della bacheca elettronica, “accusa” la sua età (turno di parola 107-113): “(…)Quindi io avverto di essere una persona anziana, che, ovviamente sono nato in un epoca in cui la nostra forma mentis non aveva questi supporti. Quindi io ho a, ho avuto un approccio all’ordinatore...io l’ho visto arrivare, perché io mi ricordo il primo pc che l’ho visto esposto in via nassa a Lugano. (…) Cioè bisognava essere ingengeri per far funzionare un pc a quei tempi lì (…) “Poi io ho lottato molto anche con i miei colleghi perché mi rifiutavo di usa...utilizzare i programmi di contabilità, dico “io voglio simulazione perché simulazione vuol dire con il pensiero, eeeeh, pensare certe cose, dico bom lì il computer è una pacchia.(…) Lì si può discutere. (…)” Infine durante l’intervista insiste molto sul fatto che non sia lo strumento del forum a possedere dei limiti, bensì gli allievi che frequentano la scuola SOLE a tempo pieno (turno di parola 193): “più che limiti dello strumento sono i limiti delle persone”. 110 Precisamente D5 sostiene come essi non posseggano alcuni prerequisiti, da non confondere con le capacità/competenze tecniche (turno di parola 27 e 45): “(…) ma io sono convinto che l’uso di una piattaforma malgrado tutto, eeeeh, ha senso ad, con certe precondizioni. (…) ” “(…)E, e lo strumento, sicuramente, le darà dei potenziali enormi quando certe cose sono a posto. (…) ” Queste precondizioni sono: - saper pensare, scrivere, comunicare e leggere i testi. Detto altrimenti non essere analfabeti. Inoltre possedere un determinato livello di formazione nella materia di D5 - coscienza e capacità di interazione: essere coscienti, ad esempio, degli scopi di utilizzo del forum. Perciò quando si invia un messaggio, o ci si relaziona agli altri, lo si deve fare in modo appropriato, per sviluppare un valore aggiunto di conoscenza, competenza e chiarimento. In altre parole nel forum è opportuno affrontare temi inerenti la materia e il lavoro più che i piaceri personali. Non si tratta di assumere “un atteggiamento di gioco”, bensì di “implementazione e di sviluppo” (turno di parola 27) - atteggiamento e carattere diversi da quelli degli allievi a tempo pieno. Si tratta di avere, ad esempio, orgoglio, fierezza, equilibrio, maturità, capacità di dialogo, motivazione, entusiasmo, dignità, determinazione. Avere senso di responsabilità e consapevolezza dei propri limiti e del proprio ruolo/posizione di allievo, che implica, quindi, assumere determinati compiti/doveri. Di conseguenza dovrebbero rendersi conto, ad esempio, che studiare una materia difficile come statistica non è un gioco, ma capire che è uno strumento utile ed effiace. Oppure dovrebbero lavorare a fondo e non superficialmente, mostrare interesse e fare domande. Manifestare subito difficoltà/dubbi. Sapere a chi rivolgersi per avere delle risposte e soprattutto sapere come e cosa chiedere. Non disturbare i propri compagni concentrati sul lavoro con domande banali, ad esempio per una mancanza di comprensione dei testi o chiedendo il significato di parole che possono invece cercare sul vocabolario da soli. Saper porsi con le persone in modo giusto e controllato, ad esempio evitando di inviare sciocchezze via email. Dovrebbero avere una gestione corretta della propria persona, del proprio approccio con la disciplina, inoltre, dovrebbero saper proporre idee (come gli allievi a tempo parziale). 7.2.4) D2 D2 ha scelto di descrivere un momento particolare (che può essere letto all’allegato n. 7) molto rilevante a livello emotivo (turno di parola 68): “(…)Si c’è una cosa cheeee, che, diciamo, cheeee mi, eeeeh, mi ricordo con, con un po’ di simpatia, diciamo.” 111 Egli racconta che durante le vacanze di Natale dell’anno scorso, dopo aver concluso un’attività pratica sull’argomento della comunicazione crittografica, ha aperto, nel forum, un nuovo filone di discussione e ha lanciato una sfida ai suoi allievi (turno di parola 100, 80 e102): “io ho lanciato un forum” “ho lanciato una sfida” “C’era il titolo: “guardate che io sto pubblicando a puntate (…) la storia di Barbanera, (…) dovete scoprire le chiavi per poter rendere in chiaro.” (…)” In altre parole il docente, annunciando agli studenti che avrebbe pubblicato nella bacheca elettronica la storia del pirata Barbanera, criptata in quattro episodi, e che essi, assumendo il ruolo di pirati informatici, avrebbero dovuto scoprire le sue chiavi segrete, decifrare il racconto e pubblicarlo in chiaro (decriptato), ha assegnato un compito/un problema da risolvere. Dopo che l’insegnante ha criptato e pubblicato nel forum il primo episodio, questo è stato decifrato da un allievo. In seguito D2 ha pubblicato la seconda puntata, cambiando le sue chiavi private, e l’episodio è stato messo in chiaro, nuovamente, da un altro studente. La terza puntata, pubblicata successivamente, è stata letta ed intepretata dal discente che aveva già decifrato uno dei due episodi precedenti. Nel frattempo, alcuni compagni di classe leggevano il racconto che si stava delineando e il docente andava a vedere nel forum quanti leggevano la discussione (turno di parola 80, 94, 102): “E lì si sono scatenati diversi ragazzi” “Si sono scatenati, si sono scatenati (…) cioè, in realtà tu te ne accorgi cheeee si scatenano, perché anche se uno non interviene tu vieni a sapere quanti leggono (…)” “ (…) lei ve, vede, qui se lei, se entra poi lei vede quanti leggono.(…) ” Pubblicato l’ultimo episodio l’insegnante rimaneva in attesa che finisse rapidamente l’attività. In particolare aspettava una risposta da parte dello studente che era riuscito a decriptare due dei messaggi precedenti. Quest’ultimo, però, ha comunicato ad un’altra compagna di classe, la quale stava tentando di risolvere l’esercizio, che le dava la possibilità e il piacere di riuscire a risolverlo. A questo punto D2 ha mandato un messaggio all’alunno dicendogli di decifrare l’ultima puntata perché voleva chiudere l’attività (turno di parola 184): “senta se è capace di decriptare, decripti e facciamola finita, che io sono stufo” L’allievo ha concluso l’esercizio, il docente ha deciso di smettere l’attività e non ha più guardato il forum. Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D2 all’interno del forum: 112 a) - apre un nuovo filone di discussione discorsi di valenza perlocutoria - lancia una sfida discorsi di valenza perlocutoria - assegna un compito/problema da risolvere discorsi di valenza perlocutoria Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi. b) - pubblica gli episodi criptati del racconto fornisce materiali per far svolgere l’esercizio - monitora la partecipazione all’attività didattica del forum (andando a vedere quanti allievi rispondono ai messaggi e quanti leggono la discussione) - rimane in attesa che finisca rapidamente l’attività didattica - aspetta la risoluzione dell’ultima parte dell’esercizio da parte di uno studente in particolare - incita l’allievo a concludere l’esercizio discorsi di valenza perlocutoria Per quanto rigurada gli allievi alcuni risolvono il compito assegnato, altri leggono quello che sta accadendo nel forum, seguendo le risoluzioni dei compagni di classe e il racconto che si sta delineando. L’allievo che ha decriptato due messaggi, allo scopo di lasciare lo spazio ad un'altra compagna di classe, non decifra subito l’ultimo, se non dopo essere stato sollecitato dal docente. 7.2.5) D8 D8 ha scelto di descrivere un momento particolare (che può essere letto all’allegato n. 8) della sua esperienza di insegnamento all’interno del forum, in cui ha assegnato un compito/progetto, da svolgere durante l’intero semestre, agli studenti che frequentano la scuola a tempo pieno: programmare e sviluppare un gioco (l’impiccato) sul computer. Siccome lo sviluppo del gioco coinvolgeva diversi momenti a livello di programmazione, egli ha preparato e pubblicato nella bacheca elettronica una scaletta, dove ha suddiviso il progetto in diverse parti/argomenti, ognuna delle quali comprendeva un problema particolare da risolvere, riguardo al piano della programmazione. Detto altrimenti gli allievi dovevano svolgere il lavoro sia singolarmente (scegliendo, affrontando, sviluppando e risolvendo l’argomento-problema) che in gruppo (nel forum interagendo con i propri compagni di classe, aiutandosi e scambiandosi i programmi e i materiali per realizzare il progetto). Nella bacheca elettronica sono comparsi alcuni interventi solo durante la prima settimana di lavoro; successivamente i discenti si sono mostrati assenti. Nel frattempo, il docente vi è entrato regolarmente per vedere se gli studenti partecipassero o se avessero posto delle domande. Benché l’insegnante abbia discusso in classe a proposito dell’assenza degli allievi nel forum e della loro estraneità nei confronti del progetto, la situazione è rimasta invariata ed è risultato che un solo allievo ha fatto e consegnato il compito intervenendo nel forum e facendo anche delle domande. A questo punto il docente ha presentato in classe lo stesso progetto cercando di non comportarsi da “poliziotto”, o meglio, senza punire il loro comportamento e senza obbligarli a lavorare allo stesso modo del compagno di classe, bensì ha mostrato i risultati che si potevano 113 ottenere da un lavoro del genere e la piacevolezza e la gratificazione che si potevano raggiungere facendolo (turno di parola 66): “(…) Intendo che non era un, l’ho mostrato, eeeeh, non dicendo “dovete fare così” e, eeeeh “non avete fatto così e quindi vi punisco” ma nel senso “guardate cosa si può fare e come è bello farlo, in questo senso. (…).” Tuttavia l’atteggiamento passivo degli studenti verso il compito e la bacheca elettronica non è cambiato. Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D8 all’interno del forum: a) - assegna un compito/progetto discorsi di valenza perlocutoria - prepara e fornisce una scaletta contenente un insieme di problemi da risolvere a livello di programmazione fornisce materiali per far svolgere l’esercizio Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi. b) - non partecipa/interviene all’interno del forum - monitora la situazione interattiva (controllare se ci fossero domande, se gli allievi partecipavano) e l’andamento dell’attività didattica nel forum Per quanto riguarda gli allievi, invece, si viene a conoscenza del fatto che tutti, salvo uno, non intervengono nel forum e non svolgono il compito assegnato. Durante l’intervista, è stato possibile ricavare dal docente i motivi per cui non si è verificata un’alta partecipazione all’interno del forum da parte dei discenti (oltre al fatto che essi trovavano il compito difficile). Secondo l’insegnante, gli allievi che frequentano la scuola a tempo pieno partecipano scarsamente nel forum a causa della natura della materia stessa: “(…) la programmazione, il linguaggio di programmazione, gli algoritmi non sono forse l’ideale per un giovane di 18-20 anni (…)” (turno di parola 14) In secondo luogo li considera allievi immaturi, la maggior parte dei quali sembra trovarsi presso la scuola SOLE perché “non c’era altro da fare. O perché li hanno messi qua, addirittura.” (turno di parola 14). Perciò non mostrano alcun interesse verso l’apprendimento. Il docente, però, imputa alcune colpe a sé stesso, spiegando di non possedere le capacità di far passare gli argomenti e le conoscenze della sua materia in modo intelligente, interessante, coinvolgente ed accattivante. Si considera esperto nel programmare, nell’affrontare e risolvere problemi ma non nel comunicare e nel dialogare. Parla della sua mancanza di conoscenze appartenenti a un grafico, persona in grado di fare e presentare, ad esempio, dei disegni o degli schizzi in modo interessante, attraente e coinvolgente. Per gestire il forum in modo proficuo, egli ritiene necessaria la presenza, non solo del docente, ma di un team multidisciplinare dove le persone siano specializzate anche nel campo della comunicazione. Precisamente il team dovrebbe essere composto dall’esperto della materia (insegnante), da un grafico, da un fotografo e da un comunicazionista. 114 7.2.6) D3 D3, durante l’intervista, ha descritto 4 momenti particolari (che possono essere letti all’allegato n. 9), il primo dei quali è esposto tra i turni di parola A36-A50. In classe, dopo aver affrontato un particolare argomento della materia, il docente ha assegnato ai suoi allievi un compito da svolgere a casa (a distanza) chiedendo di informarsi e documentarsi su tale tema e di riportare la propria ricerca nel forum. Successivamente, conclusa la lezione e recatosi in ufficio, si è occupato di aprire un nuovo threads nella bacheca elettronica, formulando la medesima richiesta. Dopodiché sono giunte le risposte da parte degli studenti mentre il docente entrava nel forum per controllare se essi avessero pubblicato la loro indagine. Ogni volta che si imbatteva in un nuovo contributo, lo leggeva per verificare che non contenesse errori significativi, dovuti a informazioni sbagliate ritrovate su Internet. Durante l’intervista il docente ha detto che sarebbe intervenuto solo nel caso in cui avesse colto degli errori. Poiché nella situazione specifica i discenti hanno riportato le informazioni in maniera corretta, D3 non ha partecipato alla discussione. Infine, durante la lezione successiva, insieme alla classe, ha commentato alcune di queste ricerche. Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D3 all’interno del forum: a) - apre un nuovo filone di discussione - assegna un compito (fare una ricerca) discorsi di valenza perlocutoria - pone una domanda discorsi di valenza perlocutoria Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi b) - monitora lo sviluppo dell’attività didattica nel forum, controllando che gli allievi pubblichino i loro contributi - legge gli interventi per verificare che non contengano errori - non partecipa alla discussione Per quanto riguarda gli allievi essi, informandosi e documentandosi, fanno la ricerca e svolgono il compito loro assegnato. Il secondo momento viene descritto tra i turni di parola B51-B87. Durante una lezione in presenza, poiché ogni allievo utilizzava un sistema operativo diverso sul proprio computer, è nato un problema tecnico nell’installazione di un software. Dopo questo avvenimento, nel forum, uno studente ha aperto un nuovo filone di discussione nel quale, fornendo un nuovo programma, ha proposto una parte della soluzione a questo problema. A questo punto il docente, accortosi che altri allievi siano intervenuti per completare la soluzione e abbiano riportato le proprie impressioni, ha preso la parola chiedendo a tutta la classe, di continuare nell’attività di ricerca della soluzione. Precisamente li ha sollecitati nel provare ad installare il nuovo programma/ambiente, individuato dal discente, sui computer per vedere se fosse compatibile con tutti i sistemi operativi. Dopodiché due alunni, verificando l’incompatibilità del software, hanno chiesto al docente di poter provare ad 115 installare una versione diversa del medesimo programma. L’insegnante ha risposto alle loro domande in modo affermativo. Sono seguiti nuovi interventi nei quali gli allievi hanno fornito dettagli sulla soluzione del problema facendo nuovi passi avanti. Nel frattempo il docente, determinato nel far proseguire questa attività pratica, ne ha sorvegliato l’andamento e ha seguito i discorsi leggendoli. Di nuovo, durante l’intervista, D3 ha detto che sarebbe intervenuto solo se ne avesse notato la necessità. Infine ha concluso l’attività del forum in aula, prendendo la decisione di continuare con il programma compatibile su tutti i sistemi operativi. Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D3all’interno del forum: a) - monitora il forum: si accorge che uno studente ha aperto un nuovo filone di discussione, che altri allievi intervengono, segue e legge i discorsi, sorveglia l’andamento dell’attività. - pone una domanda discorsi di valenza perlocutoria - assegna un compito: provare ad installare il nuovo programma discorsi di valenza perlocutoria - coinvolge tutta la classe alla partecipazione dell’attività Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi b) - risponde alla domanda di alcuni studenti in modo affermativo Ne consegue che avvalora la loro idea proposta (turno di parola 68:“Che andava bene” turno di parola 70: “Si va bene anche quella”) c) partecipa poche volte alla discussione Per quanto riguarda gli allievi, uno di loro apre un nuovo filone di discussione proponendo una parte della soluzione al problema tecnico riscontrato in classe, altri cercano di risolvere il medesimo problema o svolgono il compito assegnato. Detto altrimenti assumono un ruolo attivo. Inoltre, fanno delle domande. Il terzo momento è esposto tra i turni di parola A96-B109. Durante una lezione, l’insegnante ha spiegato una formula matematica che permetteva di combinare alcuni numeri per trovarne di più bassi. Ognuno, anche il docente, esercitandosi, ne ha trovati di sempre più bassi rispetto agli altri. Successivamente, nel forum, un allievo, dopo aver trovato un numero ancora più basso di quelli individuati a lezione, ha lanciato una sfida invitando gli altri a fare di meglio. Sono seguite alcune risposte nelle quali alcuni alunni, raccolta la sfida, hanno mostrato i numeri più bassi trovati. Nel frattempo D3 non è mai intervenuto nella discussione ma ha semplicemente sorvegliato le conversazioni degli studenti e li ha “lasciati andare” (turno di parola 98). In sintesi, dal racconto del docente, è emerso che all’interno del forum monitora la bacheca elettronica, o meglio, sorveglia le conversazioni, e non partecipa alle discussioni. Per quanto riguarda gli allievi, invece, essi assumono un ruolo attivo: un allievo apre un nuovo filone di discussione e lancia una sfida che altri raccolgono (gli rispondono ed eseguono il compito). 116 Il quarto momento è descritto tra i turni di parola A110-A138. In classe, l’insegnante ha spiegato un algoritmo e ha mostrato un esempio per il suo uso. Notata una certa perplessità da parte degli studenti a proposito dell’esercizio, D3 ha chiesto loro, a casa (a distanza), di studiare l’algoritmo, di provarlo su altri esempi e di riportare la propria soluzione all’interno del forum, nel caso in cui la ritenessero interessante. Alcuni, svolto il compito, hanno pubblicato lo svolgimento dell’esercizio nella bacheca elettronica. Dopodiché sono nate delle domande da parte di alcuni alunni. Il docente, dopo aver letto i differenti messaggi postati fino a quel momento e aspettato che qualcun’altro rispondesse a queste domande, ha risposto fornendo delle puntualizzazioni, e facendo i complimenti (“buona la descrizione su come scegliere la sabriat” (turno di parola 124), o meglio, avvalorando e valutando positivamente il lavoro svolto. Durante l’intervista l’insegnante ha affermato che, quando ha risposto, non l’ha fatto in maniera completa, ma ha fornito un’introduzione e ha chiesto di proseguire nell’esercizio. In seguito la discussione è proseguita da parte dei discenti i quali hanno fatto nuove domande e un altro studente ha loro risposto fornendo il metodo per la soluzione dell’algoritmo. Gli allievi l’hanno ringraziato. Un altro ha riportato la soluzione, chiedendo però al docente se fosse giusta. D3 ha risposto in modo affermativo, quindi ha avvalorato la soluzione. Nel seguente riquadro sono riassunte le azioni messe in pratica da D3, all’interno del forum, dopo aver chiesto in classe di studiare, di esercitarsi sull’algoritmo e di riportare la propria soluzione nel forum: - monitora il forum (sorveglia, legge gli interventi) - assume un atteggiamento di reticenza didattica ed intraprende discorsi di valenza perlocutoria: “E ho atteso che qualcun altroooo rispondesse. Il mio obiettivo in questi, in questo tipo di forum è quello diiii, di farlo usare, non deve essere un ambiente in cui io dico e loro ascoltano, ma un ambiente in cui si dialoga, e io li lascio lo spazio per dialogare, se, se nasce una domanda non rispondo io subito, ma aspetto mi tengo la risposta, aspetto per vedere se qualcuno, di moto proprio, inserisce la risposta, e se poi vedo che non arriva, allora, per smuovere il forum la metto io.” (turno di parola 120) “E se riesco non la metto completa, do, do un, do un’introduzione, poi chiedo a loro di continuare.” - risponde alle domande - fornisce delle puntualizzazioni - valuta positivamente - avvalora Ne consegue che fa lavorare in modo attivo i suoi allievi Per quanto riguarda gli allievi, alcuni svolgono il compito e pongono delle domande, altri rispondono alle domande dei compagni di classe, assumendo quindi il ruolo docente (fornendo una soluzione), altri si mostrano educati e cortesi (ringraziano). 117 7.3) Osservazioni sull’andamento delle interviste e sul rapporto instaurato con l’intervistato. Dopo le interviste si è avuto l’impressione che alcune di esse si siano svolte meglio di altre. Ad, esempio, D1, D4 e D3, a differenza di D2 e D8, hanno scelto di parlare di momenti particolari in cui si è verificata una grande partecipazione sia da parte del docente che degli allievi, all’interno del forum. Questo aspetto ha permesso di ricavare più informazioni a livello del sapere procedurale. Alcuni, rispetto ad altri, sono entrati maggiormente nel ruolo descrivendo le azioni e gli avvenimenti relativi al momento specifico. Ad esempio, nonostante D4, accennando alla storia del libro intitolato La barca nel bosco, abbia fornito diversi elementi di contesto, questi servivano per spiegare ed arricchire il racconto delle pratiche applicate. Al contrario, D1, soffermandosi frequentemente a dare giudizi e valutazioni sull’attività didattica che aveva proposto nella bacheca elettronica, si allontanava dalla descrizione del sapere procedurale. Allo stesso modo D2, il quale, inizialmente si dimostrava molto sintetico nella sua esposizione, si apriva maggiormente con i rilanci dell’intervistatrice. Solo successivamente, col progredire dell’intervista, ha cominciato ad essere più loquace. D8 ha avuto difficoltà nell’individuare un momento particolare, si è mostrato poco “chiacchierone” ed è apparso timido, chiuso e preoccupato di essere giudicato. Benché B lo avesse rassicurato che, durante il colloquio, non sarebbe mai stato valutato o giudicato, non si è comportato di conseguenza. Sentendosi frustrata dal fatto che D8 non le fornisse informazioni riguardo le proprie azioni, ha assunto un atteggiamento leggermente contrariato e, a livello non verbale, ha avuto atteggiamenti giudicatori. A quel punto D8 si è chiuso maggiormente. Ciò che inizialmente poteva sembrare un ostacolo all’esplicitazione di pratiche e procedure attivate nel forum, si è rivelato una “bolla di sapone”. D1, D4, D2 e D3, infatti, facevano fatica a rievocare un momento specifico, ma il problema si è risolto quando sono andati al computer e sono entrati nella bacheca elettronica per ripercorrere una discussione particolare. L’intervistratice, partendo dall’idea che solo a loro agio sarebbero riusciti ad esprimersi, li ha lasciati fare, supponendo che essi fossero persone le quali, attraverso le immagini, sarebbero riuscite a ricordare. Ha pensato che, se non avesse seguito i loro desideri, la descrizione del sapere procedurale forse non sarebbe avvenuta o si sarebbe rivelata più povera. Durante i colloqui, allo scopo di condurre o far ritornare gli intervistati a parlare delle loro azioni, l’intervistatrice, ha cercato di mettere in atto determinate tecniche, indicate da Pierre Vermersch e Vittoria Cesari Lusso (Vermersch, 2005: 57-59, 117, 128-133 e Cesari Lusso, 20042005). Ad esempio ha provato ad eseguire una reiterazione a specchio riformulando ciò che l’intervistato aveva detto: B: “Allora, se ho capito bene, quindi tu hai ricevuto un email da un allievo, e quindi hai rilanciato la sua domanda nel forum.” 118 Ha tentato di far descrivere la sequenza temporale del momento specifico, usando espressioni quali “...e dopodiché cos’è successo?”, “E dopo che gli hai risposto, cos’è successo?”, “Come si è conclusa la discussione?”,… Ha sperimentato dei rilanci di riformulazione ad eco, dove si trattava di ripetere una parola o la fine di una frase dell’intervistato: A: “(…)Quindi ho diviso le due cose. Ecco diciamo....” B: “Cosa hai fatto quando hai diviso le due cose?” A: “(…) Quel, eeeeh non, non mi pare fosse decollato un granché. (leggera pausa) Mmmh...” B: “E quando non è decollato un granché, cosa hai fatto?” Come si vede dagli esempi, ha cercato anche di evitare l’uso della parola perché e ha prediletto espressioni come cosa e quando Ha rilanciato a partire da un diniego: A:“Niente, appunto io lì mi sono assicurato per lo meno che stessero leggendo, l, la discussione, e poi ho delegato comunque la, la, la, la questione l’ho delegata in presenza, quindi, ho ripreso, diciamo quello che è successo nel forum, l’ho ripreso in, in presenza.” B: “Mmmh prima tu hai detto niente, ma quando di, dici niente cosa intendi? Cosa fai?” Ha riformulato il contratto di comunicazione: B:“Se sei d’accordo io ti proporrei di tornare un attimo indietro quando hai detto, eeeeh, che tu proponi degli argomenti, eeeehm, a fare una domanda, definire delle questioni. Eeeeh sei d’accordo con quello che dico?” A:“Si, si, si.” B:“Che ho riformulato?” A:“Si, si.” B:“Ehm, ti propongo allora di parlare di un particolare momento, di un’ interazione in cui tu hai fatto una domanda.” A:“Si.” Ha provato a frammentare alcune azioni semplici: B: “Eeeeh, e ti chiedo cosa intendi quando fai una domanda, quando definisci delle questioni.” A:“Si.” B:“Che cosa fai?” Ha tentato di tranquilizzare e mettere a proprio agio la persona usando espressioni quali “allora le propongo, se lei è d’accordo”, “di prendersi il tempo per pensare”, “ mi faccia un cenno quando è pronto”. Tuttavia D1, D4, D2, D8 e D3 non si sono mai presi il tempo per ricordare un momento specifico riferito al forum ed alcuni di loro hanno cominciato a parlare di aspetti più generali. Ha cercato di portare l’intervistato in posizione di parola implicata/incarnata, posizione che permette di accedere a posteriori al vissuto dell’azione e di rievocare e rivivere l’esperienza allo stesso modo in cui è stata vissuta, dicendo, ad esempio, all’intervistato: “ (…) Allora, se lei è d’accordo, le propongo, di lasciar riaffiorare nella sua mente questo momento, di prendersi il tempo per lasciar riaffiorare, eeee, quando è pronto mi faccia un cenno.” Nuovamente D8, D2, D1 e D4 non hanno accettato di seguire la richiesta dell’intervistatrice. 119 Quello che è stato descritto in questo sottocapitolo riguarda, in parte, le impressioni percepite subito dopo i colloqui con i docenti, istante nel quale, la ricercatrice, nonostante avesse provato ad attuare determinate tecniche, non era convinta di aver acquisito molte informazioni a proposito delle pratiche, delle azioni e delle procedure applicate nei forum sia da essi stessi che dagli allievi. In seguito, analizzando le interviste ha notato, invece, di averle ottenute. In particolare, nel caso degli incontri con D2 e D8, malgrado avessero esposto un momento dove si erano verificate poche interazioni, ha scoperto che essi sono intervenuti saltuariamente nelle discussioni e, per quanto riguarda D8, si sono evidenziati i motivi per cui non ha partecipato nel forum. Inoltre sebbene D3 abbia raccontato diversi momenti, questi sono stati approfonditi e hanno permesso di ricavare informazioni a livello del sapere procedurale. 120 7.4) Confronto tra i risultati ottenuti dall’analisi delle interviste e quelli ricavati dallo studio delle discussioni dei forum Intervistare i docenti della scuola SOLE, a proposito della loro esperienza di insegnamento e di interazione all’interno del forum, aveva lo scopo di raccogliere elementi a favore dell’insieme dei risultati ottenuti dall’analisi delle discussioni e di ricercare nuove informazioni. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti. Esaminando i colloqui, è stato possibile osservare, ad esempio, l’applicazione, da parte dei professori, di alcune pratiche rilevate anche nello studio delle conversazioni: - assegnare un compito/problema da risolvere - porre loro delle domande - assumere un atteggiamento di reticenza didattica - rispondere alle domande dei discenti - intraprendere discorsi di valenza perlocutoria - fornire spunti di riflessione - fornire delle spiegazioni - fare delle riflessioni - fornire delle puntualizzazioni rispetto agli interventi degli alunni - gestire e risolvere un conflitto - fornire materiali (per svolgere gli esercizi) - rassicurare e incoraggiare - avvalorare, valutare positivamene, sintetizzare ciò che emerge dagli interventi degli alunni - aggiungere nuove informazioni/curiosità e approfondire le questioni da loro menzionate - definire la posizione degli allievi (attiva: essi devono svolgere i compiti/problemi assegnati, riflettere e esercitare un apprendimento attivo e collaborativo) e fare delle distinzioni (allievi apprendenti o in difficoltà) Adempiendo a suddette funzioni, i docenti, indirettamente, hanno confermato di situarsi nella posizione tipica del contesto di classe, di insegnante, poiché, come già detto precedentemente, è tale carica a prevedere il compimento di queste mansioni. Dall’esame delle interviste, però, è stato possibile ricavare nuove informazioni riguardo le pratiche conformi alla figura di docente: - coinvolgere tutta la classe alla partecipazione delle attività didattiche - fissare ed imporre delle regole - ribadire i concetti utilizzando altre parole - rinforzare ciò che è stato discusso nelle conversazioni precedenti - moderare le discussioni imponendo e aprendo gli argomenti di dibattito - evidenziare alcune frasi in grassetto per far notare agli allievi gli aspetti importanti del proprio messaggio (in classe lo si fa alla lavagna con i gessi colorati o calcando la mano) In secondo luogo, sono state identificate nuove pratiche quasi tutte legate al nuovo contesto comunicativo, e non replicabili in classe: - entrare nel forum - non partecipare sempre alle discussioni - fissare gli obiettivi da raggiungere mediante la discussione - aprire filoni di discussione - monitorare/sorvegliare la partecipazione alle discussioni e all’attività didattica da parte degli allievi, ma anche l’andamento dell’attività didattica stessa: - controllando la presenza o l’assenza degli studenti e delle loro domande - verificando quanti discenti intervengono (pubblicando il proprio contributo o rispondendo alle domande del docente) e quanti, di quelli che non interagiscono, leggono i messaggi - seguendo e leggendo gli interventi per appurare la presenza o meno di errori - rilanciare nella bacheca elettronica una domanda posta da una studentessa via email - aspettare la pubblicazione delle proposte risolutive da parte degli allievi o la conclusione dell’attività 121 Nel prossimo capitolo (8) si tratta di accertare se queste azioni siano ascrivibili al ruolo dell’eTutor. Nel frattempo si può osservare, come alcuni insegnanti, a livello del gruppo di discussione, rivestano un ruolo individuato anche nell’analisi delle interazioni: regista/leader formale. Si mostrano, infatti, responsabili del lavoro del gruppo, osservano le interazioni e verificano che siano funzionali rispetto all’obiettivo d’apprendimento e, alla fine dell’attività didattica, avvalorando, valutando positivamente e sintetizzando gli interventi, mettono in evidenza la meta raggiunta. Studiare le interviste ha permesso anche di ottenere alcune informazioni relative alle pratiche attivate dai discenti: - rendersi attivi - risolvere i compiti/problemi assegnati dai docenti - informarsi, documentarsi e svolgere ricerche - porre delle domande - rispondere alle domande dei docenti e dei compagni - leggere le interazioni: ciò che accade nel forum e le risoluzioni dei compagni (si comportano quindi come se “stessero attenti in classe”) Com’era avvenuto durante l’analisi delle discussioni, anche in questo caso è stato possibile riscontrare il fatto che gli allievi indirettamente confermano di situarsi nella posizione, caratteristica del contesto di classe, di allievo. Tuttavia dall’esame delle interviste si è rilevato come, nel forum, alcuni alunni, non abbiano svolto i compiti. Si può dire, quindi, che siano usciti dal loro topos di allievo e che abbiano ricoperto il ruolo di assenti dal gruppo. Inoltre, dal racconto di un professore, emerge come un’allieva, lamentandosi del sovraccarico di lavoro, rivesta la posizione di sindacalista. Infine com’era successo durante l’analisi delle discussioni, si comprende che i discenti, assolvendo a determinate funzioni, assumono talvolta anche la posizione di docente: - assumendo un atteggiamento di reticenza didattica: -non fornendo subito la soluzione di un problema posto dall’insegnante per dare la possibilità a una compagna di classe di farlo - intraprendendo discorsi di valenza perlocutoria: - dicendo alla compagna di classe che le dava la precedenza per la risoluzione di un problema - lanciando una sfida e aprendo un filone di discussione - rispondendo alle domande dei compagni fornendo soluzioni - assegnando un compito (quando lanciano una sfida e aprono un filone di discussione) Le informazioni acquisite dalle interviste, riguardo le pratiche applicate da docenti e allievi, all’interno del forum, permettono di delineare i processi formativi e comunicativi implicati nei momenti particolari descritti. I primi si rivelano uguali a quelli identificati nell’analisi delle discussioni: 122 PROCESSI FORMATIVI: a. mesogenesi non trasmessa direttamente dal docente b. la costruzione del sapere si presenta come un processo attivo, collaborativo e condiviso mediante la risoluzione di esercizi, la risposta alle domande,ecc...da parte dei discenti e attraverso l’accompagnamento degli insegnanti (ad esempio mediante una atteggiamento di reticenza didattica e discorsi a valenza perlocutoria: problematizzazioni, spunti di riflessione, domande, assegnazione di compiti/problemi da risolvere, ecc…) In sintesi si nota nuovamente come, nella bacheca elettronica, l’esplicitazione della mesogenesi non sia esaustiva e, di conseguenza, si riproduca uno schema tipico della situazione di classe. Per quanto riguarda i processi comunicativi, si identificano sia similitudini che novità rispetto ai risultati conseguiti nell’analisi delle discussioni: PROCESSI COMUNICATIVI: a. tripletta dell’interazione in classe (Fele e Paoletti, 2003: 93-97) MA: in un caso è un allievo che, lanciando una sfida e aprendo un filone di discussione, fa la domanda e ribalta questo schema b. ripetizione dello schema comunicativo tipico della classe dove gli insegnanti, aprendo e imponendo nuovi argomenti/filoni di discussione, decidono se e quando gli alunni potranno intervenire o quale sarà l’argomento da trattare/affrontare (Fele e Paoletti, 2003: 73) MA: in due casi sono gli allievi che, lanciando una sfida e aprendo un filone di discussione, impongono l’argomento c. sviluppo di uno schema comunicativo diverso da quello che si riproduce in classe: infatti gli allievi intervengono liberamente nella discussione (ponendo/rispondendo alle domande, fornendo soluzioni agli esercizi/compiti/problemi assegnati o al problema tecnico riscontrato in classe, aprendo nuovi filone di discussione, lanciando una sfida, parlando con i propri compagni di classe) d. gli insegnanti intrappredono discorsi di valenza perlocutoria o assumono atteggiamenti di reticenza didattica, o meglio parlano o trattengono alcune cose per far ragionare, riflettere e rendere attivi i propri allievi, nella costruzione delle consocenze MA: in due casi sono gli allievi che, aprendo nuovi filoni di discussione, lanciando una sfida e trattenendo la soluzione di un problema, ecc… assolvono queste funzioni e. assenza dei docenti nei processi comunicativi del forum f. le azioni e le interazioni tra allievi e allievi-docenti contribuiscono allo sviluppo di un gruppo interdipendente: alcuni docenti e allievi, ad esempio, rispondono alle domande oppure cercano di risolvere un problema tecnico che implica l’arresto, in classe, dell’avanzamento dei saperi. Gli insegnanti forniscono puntualizzazioni, avvalorano, valutano positivamente, rinforzano o sintetizzano i loro interventi contribuendo, di conseguenza, all’avanzamento dei saperi. Infine gli allievi possono svolgere i compiti assegnati solo se i docenti forniscono loro i relativi materiali. g. comunicazione educata e cortese da parte degli allievi In sintesi si nota come, nel forum, si riproducano processi comunicativi caratteristici e differenti rispetto alla situazione di classe. Concluso il confronto, è giunto il momento di fornire alcune possibili risposte alle domande di ricerca formulate all’inizio di questo lavoro. Precisamente nel prossimo capitolo verranno presentati, in 5 riquadri, tutti i dati emersi dal paragone e dalla somma delle due analisi. In seguito, al fine di ricavare alcuni elementi di risposta alla domanda posta dal Team ICT-IUFFP, verranno evidenziate corrispondenze e discordanze rispetto alle azioni, ai compiti e ai ruoli, indicati in letteratura ed esposti nel capitolo 3 (paragrafo 3.2.2), messi in atto nel forum dall’eTutor quando si 123 trova a dover gestire le interazioni tra i corsisti e favorire il loro apprendimento. Si tratterà da un lato di appurare se gli insegnanti della scuola abbiano tralasciato o meno l’attivazione di funzioni adottate consuetudinalmente dal tutor di rete, dall’altro di verificare se abbiano messo in atto pratiche non ritrovabili in letteratura provenienti dalla loro esperienza professionale. 124 8) Risultati raggiunti e confronto tra dati empirici e riferimenti teorici utilizzati/scelti Quali sono i ruoli, le pratiche e i processi formativi e comunicativi messi in gioco dagli insegnanti e dagli allievi nei contesti di forum onLine? Puntualizzando che l’oggetto di studio, a cui si è fatto riferimento, sono le discussioni prodotte all’interno dei forum della scuola SOLE, si possono fornire alcune possibili risposte a questa domanda osservando i contenuti racchiusi nei 5 riquadri: RUOLI assunti dal DOCENTE - insegnante - discente - tecnico informatico - regista o leader formale - eTutor? RUOLI ricoperti dagli ALLIEVI - discente (“apprendente” o “in difficoltà”) - insegnante - tecnico informatico - critico/valutatore/progettista dei materiali formativi - esperto nella comunicazione formativa - regista o leader formale - leader informale - sindacalista - simpaticone - iperzelante - assente 125 PRATICHE DEI DOCENTI - avvalorare o meno/valutare positivamente/correggere/puntualizzare/precisare gli interventi degli allievi - incoraggiare - aggiungere nuove informazioni rispetto ai loro interventi - insegnare (es.definire alcuni termini appartenenti alla propria materia) - spiegare - rispondere alle domande - fare delle domande - sancire o favorire l’avanzamento dei saperi prodotti dal gruppo di discussione - riassumere/esternare i punti salienti emersi dagli interventi - istituzionalizzare i saperi costruiti dal gruppo - riprendere dei saperi vecchi - intraprendere discorsi di valenza perlocutoria e assumere un atteggiamento di reticenza didattica - ne consegue l’accompagnare i discenti nel loro percorso di costruzione delle conoscenze - appianare un diverbio o delle tensioni - soddisfare le curiosità - tranquillizzare o rassicurare - proporre l’approfondimento di alcuni concetti - riprendere e approfondire alcune questioni menzionate dagli allievi - assegnare un compito (far risolvere un problema, svolgere un esercizio, i lavori di gruppo, far rispondere a una sua domanda o a quella fatta da altri studenti, proporre di fare una presentazione, far riflettere su un articolo,…) - incaricarsi di portare/fornire materiali - fornire indicazioni - fornire informazioni - mettersi a disposizione per risolvere difficoltà che gli allievi potrebbero riscontrare - rilanciare la discussione - annunciare che alcuni saperi verranno ripresi in classe - commentare gli interventi dei discenti - fare notare una regola di calcolo universale - ribadire e fare rispettare una regola stabilita in precedenza, ma anche fissare ed imporre nuove regole - fornire le soluzioni (dei problemi posti) alla fine delle discussioni - fornire alcuni spunti di riflessione - fare riflessioni - suggerire/consigliare - fare delle osservazioni/commenti/considerazioni - interessarsi e controllare l’andamento di una ricerca di due studenti - definire e fare delle distinzioni sulle posizioni degli allievi (apprendenti o in difficoltà) - occuparsi/ risolvere questioni/problemi tecnici - comportarsi da allievo - non partecipare alle discussioni - entrare nel forum - aprire dei filoni di discussione e fissare gli obiettivi da raggiungere - rilanciare le domande poste via email nel forum - ribadire i concetti utilizzando altre parole - coinvolgere la classe alla partecipazione delle attività didattiche - rinforzare ciò che è stato discusso nelle conversazioni precedenti - evidenziare alcune frasi in grassetto per far notare agli allievi gli aspetti più importanti - moderare la discussione, imponendo ed aprendo gli argomenti di dibattito - monitorare il forum e le interazioni: sorvegliare la partecipazione o l’assenza degli allievi alle discussioni/all’attività didattica. Controllare la presenza di domande e l’andamento dell’attività didattica. Verificare quanti intervengono nella discussione e quanti la leggono solamente. Leggere gli interventi e verificare la presenza o meno di errori - aspettare la pubblicazione delle proposte risolutive degli allievi o la conclusione dell’attività - mostrare dei dubbi, sistemare le indicazioni bibliografiche e svolgere un compito assegnato anche agli allievi 126 PRATICHE DEGLI ALLIEVI a. Comportarsi da allievi: - rendersi attivi - studiare - riflettere - realizzare i compiti/problemi/ricerche richiesti dal docente - lavorare singolarmente - lavorare in gruppo - porre delle domande - rispondere alle domande del docente o di altri compagni di classe - ragionare su problemi - informarsi e interessarsi ad aspetti che riguardano la materia - ricercare materiali, articoli, link da leggere - allenarsi in vista dell’esame finale - definirsi allievi apprendenti/in difficoltà - dimostrare di essere evoluti nel proprio topos: da allievi “in difficoltà” ad allievi apprendenti. - aiutarsi a vicenda nel risolvere gli esercizi e nel capire le conoscenze - leggere le interazioni all’interno del forum - informarsi - documentarsi b. Comportarsi da insegnante: - fornire delle informazioni - fornire delle indicazioni - fornire delle spiegazioni/spiegare - riflettere su/riassumere i punti chiave di un testo, e fornire temi/spunti di riflessione - rispondere alle domande dei compagni - criticare/ valutare positivamente/ avvalorare/ correggere/ puntualizzare gli interventi/ le soluzioni - usare i vocaboli tipici della materia in modo corretto - dare dei consigli - stabilire l’avanzamento dei saperi del gruppo - istituzionalizzare alcuni concetti prodotti dalla classe - porre delle domande dove interrogano i compagni di classe - assegnare un compito da svolgere - indicare e invitare a leggere articoli/testi/dispense/libri/link - definire e caratterizzare le posizioni degli altri compagni (allievi apprendenti) - insegnare - rispondere, spiegare o comunicare in modo molto preciso, puntuale, chiaro e completo - dimostrare di detenere maggiori conoscenze sugli argomenti - padroneggiare il linguaggio della materia - giustificare le risoluzioni di un problema/esercizio/compito - incaricarsi di portare materiali d’approfondimento - proporre la lettura di un articolo - assumere una atteggiamento di reticenza didattica (non fornendo subito la soluzione a un problema per lasciare spazio ad una compagna - intraprendere discorsi di valenza perlocutoria (aprendo un filone di discussione, lanciando una sfida) c. altro: - litigare tra di loro - criticare e valutatare il corso e i materiali formativi - progettare idee per comunicare e studiare in modo fruttuoso la mesogensi e per creare un luogo in cui poter socializzare - risolvere problemi tecnici - uscire per un momento dal proprio topos di allievo non svolgendo i compiti assegnati - aprire filoni di discussione 127 PROCESSI FORMATIVI a. la mesogenesi non viene trasmessa direttamente dal docente b. l’ esplicitazione della mesogenesi non è mai esaustiva c.l’apprendimento e costruzione del sapere scolastico si delineano come processi collaborativi, attivi e condivisi da tutti i partecipanti del forum. Precisamente: - attraverso le interazioni allievi-docente e allievi-allievi - i discenti risolvono gli esercizi, rispondono alle domande del professore o dei compagni,… - i discenti assumono la posizione di insegnante e, di conseguenza, favoriscono lo sviluppo dell’apprendimento dei compagni di classe - i discenti assumono la posizione di critico/progettista dei materiali formativi e, di conseguenza, si occupano di “sistemare” la mesogenesi e favorire l’apprendimento - i docenti accompagnano i discenti nel loro percorso di costruzione delle conoscenze assumendo, ad esempio, un atteggiamento di reticenza didattica e discorsi di valenza perlocutoria (probematizzazioni, spunti di riflessione, domande, assegnazione di compiti/problemi da risolvere,…) - sia allievi che insegnanti assumono la posizione di tecnico informatico la quale permette di risolvere problemi che implicano l’arresto della mesogenesi PROCESSI COMUNICATIVI: a. ripetizione dello schema comunicativo tipico della classe: - tripletta dell’interazione in classe - gli insegnanti, aprendo e imponendo nuovi argomenti/filoni di discussione, decidono se e quando gli alunni potranno intervenire o quale sarà l’argomento da trattare/affrontare b. sviluppo di uno schema comunicativo diverso da quello che si riproduce in classe: - ribaltamento della tripletta: gli allievi, assumendo la posizione di docente, pongono domande/interrogano (lanciando una sfida, aprendo un filone di discussione,…) e valutano le proposte risolutive (dei compiti/problemi posti dal docente) dei compagni di classe. - gli allievi intervengono liberamente nella discussione - in due casi sono gli allievi, lanciando una sfida e aprendo il filone di discussione, ad imporre l’argomento c. gli insegnanti intrapredono discorsi di valenza perlocutoria o assumono atteggiamenti di reticenza didattica, o meglio parlano o trattengono alcune cose per far ragionare, riflettere e agire gli alunni MA: in due casi sono gli allievi a comunicare come l’insegnante (aprendo nuovi filoni di discussione, lanciando una sfida, trattenendo la soluzione di un problema, ecc…) d. assenza dei docenti nei processi comunicativi del forum e. le azioni e le interazioni tra allievi-allievi e allievi-docenti contribuiscono allo sviluppo di un gruppo collaborativo ed interdipendente che spesso riesce a raggiungere il proprio obiettivo: progredire nel percorso di apprendimento f. le interazioni del gruppo permettono di risolvere problemi tecnici g. attraverso la comunicazione gli allievi soddisfano i propri bisogni sociali h. comunicazione educata e cortese da parte degli allievi e dei docenti i. aspetti relazionali/identitari: - assunzione di una posizione alta da parte di docenti e allievi - assunzione di una posizione bassa da parte di docenti e allievi - definizione/attribuzione di caratteristiche e ruoli verso sé stessi e verso gli altri: i docenti e gli allievi riconfermano la propria posizione e assumono nuovi ruoli (si definiscono tecnico informatico,…). I docenti, definendo la posizione di allievi, attribuiscono determinate caratteristiche (ruolo attivo, apprendenti, in difficoltà…). La stessa cosa vale per gli allievi verso i propri compangi di classe. C’è chi si considera migliore/superiore/pari agli altri per quanto riguarda il possesso delle conoscenze - conflitto relazionale ed escalation simmetrica tra due allievi - piccolo conflitto relazionale tra un allieva e il docente 128 A questo punto è possibile fornire alcuni elementi di risposta anche alla domanda formulata dal Team ICT-IUFFP: “A quali condizioni o criteri un forum diventa efficace nella didattica? O meglio: Quale ventaglio di competenze e conoscenze, i professori della scuola SOLE devono acquisire per gestire efficacemente la formazione a distanza e favorire l’apprendimento degli studenti, attraverso il forum di discussione?” Nel riquadro “pratiche e ruoli dei docenti” e “processi formativi”, sono indicate, a colori, le azioni e i ruoli che vengono messi in gioco all’interno della bacheca elettronica, anche dalla figura dell’eTutor, al fine di gestire le interazioni e facilitare l’apprendimento dei corsisti. I cinque colori rimandano a cinque forme di assistenza, solitamente garantite dal tutor di rete e descritti in maniera più approfondita alle pp. 47-48: assistenza organizzativo-pedagogica, assistenza sociale, assistenza didattica-intellettuale, assistenza contenutistica e assistenza tecnica. Ognuna di queste forme di appoggio prevede l’applicazione di differenti atti, riportati nel terzo capitolo (3.2.2) della tesi, molti dei quali non vengono messi in pratica dai docenti della scuola SOLE. Tuttavia, più che elencare le azioni mancanti, è maggiormente costruttivo evidenziare come la maggior parte delle pratiche attivate dagli insegnanti siano collegate a quel tipo di sostegno volto a favorire l’apprendimento degli allievi (tale aspetto era stato sottolineato già nel momento in cui, sintetizzati i risultati ottenuti dall’analisi delle discussioni, sono stati messi in relazione ai contributi sviluppati nel capitolo 3.2.2). Ciò permette di rispondere, in parte, alla domanda posta dal Team ICT-IUFFP: si potrà favorire l’apprendimento degli studenti, all’interno del forum, facendo si che i professori abbiano una chiara presa di coscienza (in modo che si rafforzi la consapevolezza di come essi procedono) restituendo loro, a specchio, il genere di procedure che hanno messo in opera durante la loro pratica professionale all’interno della bacheca elettronica e la loro efficacia. Per quanto concerne le altre forme di assistenza, si nota come appaiano quasi del tutto inesistenti all’interno del forum. Perché? Si possono azzardare diverse ipotesi: siccome i forum sono legati a un contesto formativo più ampio, dove la formazione viene erogata sia in presenza che a distanza, è possibile che l’appoggio organizzativo venga concretizzato in classe. In secondo luogo, siccome gli allievi si conoscono già tra di loro, alla maggioranza dei docenti, probabilmente, non è sembrato necessario promuoverne le relazioni, all’interno della bacheca elettronica (uno solo ha attivato una sezione “Tanto per chiacchierare”). Essi non hanno fornito l’assistenza contenutistica poiché, come detto precedentemente, l’attività del forum si affianca a quella delle lezioni in presenza. Secondariamente, considerando i processi formativi identificati durante il lavoro di analisi, nel forum si nota come i professori più che trasmettere, trattare e fornire direttamente i 129 contenuti, i saperi e i materiali d’approfondimento (quindi avvicinarsi al ruolo di e-tutor istruttore menzionato da Calvani e Rotta), prediligano assumere la posizione di consigliere e di guida (quindi accostarsi al ruolo di e-tutor facilitator/moderator citato dai medesimi autori), la quale delega la responsabilità dello sviluppo delle conoscenze ai discenti, li accompagna, li sostiene, li rende attivi in questo processo di costruzione e favorisce lo sviluppo di un apprendimento collaborativo (nei riquadri “pratiche dei docenti” e “processi formativi” tali ruoli e compiti sono identificabili dal colore rosa). Nonostante si possa supporre che alcune delle assistenze organizzativo-pedagogica, sociale, contenutistica e tecnica vengano realizzate in aula, non dovrebbero comunque essere trascurate all’interno dei forum siccome anch’esse possono, indirettamente, facilitare il raggiungimento, da parte dei dicenti, dell’apprendimento. Ad esempio, se si riuscisse a creare un clima positivo, collaborativo e di sostegno tra i corsisti sarebbe facilitata la cooperazione tra di loro e l’aiuto vicendevole al fine della comprensione e della costruzione dei saperi. Oppure, esplicitare più volte gli obiettivi e le scadenze delle discussioni e dei compiti, significherebbe sollecitare e spingere gli allievi a lavorare e studiare, quindi, ad avvicinarsi all’acquisizione delle conoscenze. A questo punto si può aggiungere una risposta alla domanda formulata dal Team ICT-IUFFP dicendo come sia auspicabile che i docenti della scuola mettano maggiormente in gioco, nel forum, tutte le risorse che rispecchino queste funzioni. Dal confronto tra dati empirici e teorici, si può notare come i docenti, valutando positivamente, avvalorando e correggendo gli interventi dei propri alunni, assumano il ruolo del eTutor di “valutatore” proposti da Rizzi e Tassalini e contribuiscano nuovamente all’avanzamento dei saperi degli allievi. Come affermato nella sintesi dell’analisi delle discussioni (capitolo 6.5), inoltre, assumono il ruolo di compagno di studi menzionato da Rotta. Infine nella tabella “pratiche dei docenti”, risultano azioni che non si trovano nei riferimenti bibliografici, a cui è stato fatto riferimento, perché sono state generate dall’ esperienza e dalla pratica professionale degli insegnanti in quel contesto comunicativo specifico, ossia nei forum della scuola SOLE. Esempi di queste azioni sono insegnare, sancire o favorire l’avanzamento dei saperi prodotti dal gruppo di discussione, far notare una regola di calcolo universale, fornire le soluzioni dei problemi posti alla fine delle discussioni, fare riflessioni, aprire dei filoni di discussione, rilanciare le domande poste via email nel forum, ribadire i concetti utilizzando altre parole, coinvolgere la classe alla partecipazione delle attività didattiche, rinforzare ciò che è stato discusso nelle conversazioni precedenti, aspettare la pubblicazione delle proposte risolutive degli allievi o la conclusione dell’attività,... Poiché uno degli scopi di questo lavoro di ricerca era individuare alcune pratiche che favorissero l’apprendimento e non, necessariamente, ne 130 assicurassero il raggiungimento, osservando alcune di queste nuove competenze si può tranquillamente affermare come possano essere ricollegate alla forma di assistenza didatticaintellettuale e quindi, per aggiungere una risposta alla domanda posta dal Team ICT-IUFFP, come si debba concretizzare, nei docenti, una presa di coscienza a proposito di questo tipo di azioni. 131 Conclusione Questo lavoro di ricerca, si interrogava su come potessero delinearsi ruoli, pratiche, comportamenti, forme di relazione, di comunicazione e processi formativi, attivati da insegnanti e allievi quando si trovano ad interagire non più fisicamente (in classe) ma virtualmente, in particolare all'interno dello strumento comunicativo del forum usato, insieme ad altri mezzi comunicativi e tecnologici, dalla scuola SOLE al fine di erogare parte della propria formazione a distanza. Secondariamente si domandava quale potesse essere il ventaglio di competenze e conoscenze che i professori della scuola dovessero acquisire per gestire efficacemente la formazione a distanza e favorire l’apprendimento degli studenti, attraverso la bacheca elettronica. Al fine di trovare elementi di risposta ai due quesiti, è stato avviato un determinato percorso di ricerca fondato sull’acquisizione di peculiari conoscenze teoriche, sull’adozione e sull’applicazione di una metodologia di ricerca, sia qualitativa che quantitativa, e caratterizzato dal riferimento a un particolare oggetto di studio: il contesto blended della scuola SOLE, ma, più precisamente, le differenti discussioni che si sono prodotte nei forum, utilizzati per supportare alcune attività a distanza previste dagli insegnanti della scuola. Tenendo presente la notevole quantità di materiali comunicativi contenuti all’interno dei forum, al fine di studiare più a fondo il profilo dei docenti e dei discenti, si è stabilito di esaminare, nell’arco di 2 anni scolastici (2005-2006 e 2006-2007), il forum utilizzato maggiormente, quello adoperato mediamente e un terzo usato scarsamente da insegnanti e allievi, quindi, di descrivere ruoli e pratiche di tre professori e di 94 studenti ed esaminare circa 1000 messaggi. Per quanto concerne la metodologia di ricerca, inizialmente è stata messa in atto una fase di analisi quantitativa del contesto, la quale aveva lo scopo, calcolando per ogni materia presente in rete il numero totale dei threads, degli argomenti e dei messaggi correnti, di ottenere dei risultati che permettessero di selezionare i 3 tipi di forum da analizzare. In un secondo momento, si trattava di controllare i log files, o meglio, individuare quante volte i docenti e gli allievi fossero entrati nel forum per leggere, rispondere ai messaggi o per promuovere nuovi argomenti di discussione. Tale lavoro si riallacciava alla fase di analisi qualitativa, poiché i dati emersi permettevano di ricavare alcune ipotesi di ruolo, assunti nella bacheca elettronica, sia dai docenti che dagli allievi. La fase di ricerca qualitativa, era volta anche ad esaminare le conversazioni presenti nei forum allo scopo di fornire ulteriori indizi sui ruoli, le pratiche, i processi formativi e comunicativi implicati e al fine di raccogliere elementi a favore delle ipotesi avanzate in precedenza, dopo aver interpretato i risultati quantitativi. Per effettuare l’osservazione e l’analisi delle discussioni si è fatto appello ad alcune conoscenze teoriche quali “le relazioni e le dinamiche che intercorrono tra insegnanti ed allievi nel contesto della classe”, “le relazioni e le dinamiche che 132 intercorrono tra i membri di un gruppo”, “le modalità di origine, di costruzione ed evoluzione dell’identità dell’individuo e del suo legame con la comunicazione”, “l’approccio relazionalesistemico della teoria della pragmatica della comunicazione e il modello comunicativo proposto dalla scuola di Palo Alto”. Dopo aver esaminato le discussioni, come previsto dalla metodologia di ricerca qualitativa, sono stati intervistati alcuni docenti della scuola, utilizzando la tecnica dell’intervista d’esplicitazione, la quale, mira a far verbalizzare un’azione specifica attuata dall’individuo, con l’intento di raccogliere elementi a favore dei risultati ottenuti in precedenza, e di ricercare nuove informazioni. Conseguite queste ulteriori conoscenze, esse sono state paragonate e sommate alla fase di analisi precedente, al fine di fornire alcuni elementi di risposta alla prima domanda di ricerca. Infine, allo scopo di trovare anche indizi per cercare di rispondere al quesito del team ICT-IUFFP i risultati empirici emersi sono stati confrontati con la letteratura riferita al profilo, al ruolo e ai compiti dell’eTutor descritta nel sottocapitolo 3.2.2. Dal percorso compiuto sono stati raggiunti alcuni risultati che mostrano come docenti e studenti, una volta che si sono trovati ad interagire e relazionarsi gli uni con gli altri all’interno di un nuovo contesto formativo (bacheca elettronica), diverso da quello tradizionale dell’aula, oltre a continuare a riconoscersi nel topos di insegnante e di discente hanno messo in gioco nuovi ruoli, pratiche e processi comunicativi. Secondariamente dal confronto tra i risultati empirici e teorici è stato possibile trovare alcune risposte al secondo quesito di ricerca (del Team ICT-IUFFP) e fornire ai docenti alcune indicazioni operative. Per quanto concerne i professori, si è visto come, non solo hanno indossato il solito “abito” di insegnante ma, assumendo una posizione bassa e mettendo in atto pratiche quali lo svolgimento di compiti che loro stessi avevano assegnato agli alunni o sistemando alcune indicazioni bibliografiche hanno vestito i panni di discente (“È possibile che la donna si sia rifiutata di mettersi con il protagonista? La comunicazione non è biunivoca. Insomma, il ragazzo è troppo sicuro del suo successo, non considera che le candidate potrebbero rifuitarlo! Maledetto maschilista.La storia non si merita un finale! Crepi di fatica e si trovi una donna come tutti...” ; “Ciao A8, accolgo con piacere la critica e mi scuso per questa mancanza. Provvederò al più presto”; “questa volta sorge a me un dubbio ... La velocità che vi ho indicato sulle dispense per il bus PCIX, è corretta ?Aiutatemi”). Secondariamente, risolvendo problemi tecnici, con i quali gli alunni si trovavano confrontati, si sono presentati nella veste di tecnico informatico (“Ho salvato i files nel formato pdf. Ne ho lasciati alcuni in html, perché non sarà necessario scaricarli.”; “(…) complimenti per aver "stanato" un errore. In effetti le correzioni invertivano 2 risposte. Ora ho messo a posto l'esercizio. Grazie mille per la segnalazione.”; “(…) io non uso outlook da molto tempo. In ogni caso devi impostare nelle opzioni, il server SMTP e POP3, in questi due campi devi mettere: mailhost.icec.tiedu.ch (è appunto il nostro mail server). Successivamente devi inserire il tuo username (nome.cognome) e la tua password. Da quel punto in avanti dovresti riuscire a scaricare la tua posta pure su outlook.(…)”). 133 Inoltre, incaricandosi di controllare che gli allievi raggiungessero gli obiettivi prefissati, si sono situati nella posizione di regista o leader formale. Infine, mettendo in pratica le forme di assistenza organizzativo-pedagogica, sociale, didattica-intellettuale, contenutistica e tecnica (“Cari studenti, ecco le date delle vostre presentazioni (…)” ; “Evitiamo in ogni caso battaglie di sapere ...”;“che cos'è L1 code?Ciao ragazzi,molti di voi nella descrizione della loro CPU mi segnalavano un dato: L1 code Cosa sarà ?”; “Sono praticamente la stessa cosa. Dual Core è il termine generico che indica appunto 2 core nel medesimo processore.Intel Core Duo è il nome della CPU Intel che adotta questa tecnologia”), solitamente garantite dalla figura dell’eTutor nei forum, hanno ricoperto anche quella posizione. I risultati ottenuti attraverso questo lavoro di ricerca, hanno permesso anche di raccogliere elementi a favore di alcune delle ipotesi di ruolo, citate durante la presentazione della problematica, che i docenti assumerebbero quando si trovino ad insegnare e ad interagire con gli allievi all’interno di un percorso formativo in rete. Inoltre ha permesso di raccogliere elementi a favore del fatto che i docenti possano mettere in atto forme di assistenza tecnologica atti a garantire il funzionamento dei processi comunicativi onLine. Precisamente, gli insegnanti della scuola SOLE, hanno assunto la posizione di facilitatore dell’apprendimento ipotizzata da Calvani e Rotta, Bracewell, Collins, Berge, Gunawardena, Rosenberg, Dal Fiore e Martinotti (“(…) I protagonisti hanno qualche elemento in comune che può farci riflettere? (…)”; “Vi riporto, come aiuto, il brano seguente, tratto da Angelo Stella, Il Ticino scende a sud, in Lingua e letteratura italiana in Svizzera, Ed. Casagrande, Bellinzona 1989: (…)”; “io tenterò di riassumere la questione con parole “semplici” (…) In pratica la frequenza del FSB è determinata da un chip che coordina le attività della scheda madre, questo si chiama chipset.(…)”) . Secondariamente hanno ricoperto il ruolo di consigliere, di guida e di accompagnatore dei discenti, alle prese con la costruzione autonoma dei saperi, immaginato da Calvani e Rotta (“Altro suggerimento: è senz'altro interessante il rapporto uomo-natura presente nel romanzo”). Benché, come affermato nel capitolo 8, i professori della scuola SOLE non abbiano applicato frequentemente le forme di assistenza sociale e di assistenza organizzativo-pedagogica, essi, all’interno dei forum, hanno messo in gioco i ruoli di moderatore delle discussioni (in quanto, risolvendo i conflitti, hanno favorito l’amicizia. Ad esempio:“Evitiamo le polemiche ... concentriamoci sulle interessanti questioni che lanciate ...”. Inoltre un docente ha creato una sezione denominata “Tanto per chiacchierare”, spazio in cui si possono creare situazioni informali di amicizia e di socializzazione) e di gestore-organizzatore supposti sempre da Calvani e Rotta (“(...) Vi ricordo comunque che le attività per la materia saranno sempre da terminare entro martedì sera, questa sarà una regola fissa”). All’interno dei forum, abbandonando per la maggior parte del tempo il ruolo e i compiti tradizionali di insegnante (come indicato nel capitolo 1, per tradizionale si intende che l’insegnante viene considerato il centro del processo formativo, il depositario della conoscenza e, abitudinariamente, tiene la cosiddetta lezione ex cathedra dove le conoscenze vengono esposte a senso unico da egli 134 stesso verso i discenti), essi avvalorano le ipotesi avanzate da Berge e Collins. Infine, come afferma Rosenberg, si sono potuti raccogliere elementi a favore del fatto che i docenti abbiano avuto il compito di facilitare il rapporto dei corsisti verso le tecnologie. In riferimento alla possibilità di individuare e comunicare ai docenti un ventaglio di competenze e conoscenze atte ad agire efficacemente nel contesto della comunicazione a distanza, sono stati conseguiti i seguenti risultati: la maggior parte delle pratiche attivate dagli insegnanti, sia che esse si ritrovino o meno nei riferimenti bibliografici a cui è stato fatto riferimento, sono collegabili alla forma di assistenza didattica-intellettuale messo in atto dall eTutor per favorire l’apprendimento degli allievi. L’applicazione delle altre forme di assistenza (organizzativopedagogica, sociale, contenutistica e tecnica), invece, risulta minore. Di conseguenza, nel capitolo 8, è stato suggerito di restituire loro, a specchio, tali pratiche in modo che prendano coscienza delle loro azioni e della loro efficacia. Secondariamente è stato proposto agli insegnanti di mettere in scena, tutte le risorse che riflettessero gli altri tipi di assistenza. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: benché tali suggerimenti siano stati fatti considerando le azioni messe in atto dall’eTutor per favorire i processi di apprendimento, indicate da alcuni autori, a livello della pratica quotidiana nei forum, tali consigli e indicazioni, potrebbero rivelarsi, almeno in parte, efficaci? Si ritiene pertinente questa domanda poiché è stato fatto un confronto tra dati empirici e teorici. Sarebbe perciò interessante poter proseguire il lavoro di ricerca studiando i comportamenti successivi in relazione ai suggerimenti ricevuti dalla ricercatrice per vedere se sia possibile raccogliere elementi a favore di queste ipotesi. Sempre a proposito dei risultati ottenuti tra il confronto tra dati empirici e teorici, è interessante l’aggiunta di nuove riflessioni che si ricolleghino ad alcuni aspetti emersi dalle interviste fatte a D5 e D8. D8, esponendo le motivazioni per cui si è mostrato assente all’interno della bacheca elettronica, ha dichiarato che la partecipazione degli allievi alle attività didattiche del forum aumenterebbe se queste fossero preparate e realizzate da un team, dove ogni membro è specializzato in qualcosa: nella materia da trasmettere (insegnante), nel modo di trasmetterla (comunicazionista) e nel concretizzare le idee del comunicazionista (grafico). Detto altrimenti D8 sembra non concepire l’idea che un professore possa “inserirsi” in un nuovo contesto comunicativo e formativo e “trasformarsi”, acquisendo nuovi ruoli e compiti, ma sembra essere convinto di dover rimanere legato alla situazione di classe, alla propria posizione e alle proprie mansioni. D5, a sua volta, sembra avvicinarsi a questo discorso sostenendo come sia difficile preparare materiali multimediali per insegnare a distanza, o nella bacheca elettronica, la materia di economia perché contiene concetti astratti. Per lo più, ascoltando le motivazioni di D5 a proposito della sua assenza nel forum, è emerso come egli non consideri il computer come un mezzo per comunicare. Queste 135 argomentazioni fanno riflettere innanzitutto sul fatto che, nonostante sia utile individuare e mostrare agli insegnanti della scuola SOLE determinate competenze atte a facilitare il raggiungimento dell’apprendimento da parte degli studenti nel forum, non sembra sempre sufficiente. È altrettanto importante avere la convinzione e la motivazione per trasformare il proprio mestiere (da insegnante a “tutor”) e possedere un’apertura verso l’uso delle nuove tecnologie. Queste caratteristiche non appartenengono più alla categoria del saper fare, ma a quella degli atteggiamenti e delle attitudini, la quale racconta come siamo, le nostre disposizioni naturali, i nostri modi di comportarci, come fronteggiamo le sfide e le difficoltà, come ci relazioniamo con gli altri,… Ciò viene detto senza l’intenzione di giudicare i docenti della scuola. In questa sede, infatti, si è consapevoli del fatto che, per chiunque, possa essere difficile modificare il proprio ruolo lavorativo e possano nascere delle resistenze verso le innovazioni tecnologiche. In riferimento agli atteggiamenti di resistenza dei docenti, nuovamente sorge spontanea una domanda: come si potrebbero facilitare la propensione e l’atteggiamento positivo che mancano ad alcuni insegnanti della scuola SOLE, come pure, probabilmente, ad altri insegnanti provenienti da contesti scolastici diversi, con le medesime diffidenze verso le nuove tecnologie, le quali propongono nuove forme di insegnamento/apprendimento? Avere la possibilità di effettuare dei colloqui con gli insegnanti, chiedendo loro come coniugherebbero dei presunti processi formativi con le tecnologie, potrebbe essere una possibile ipotesi. In altre parole, la ricercatrice è dell’opinione che sarebbe maggiormente fruttuoso, non solo inserire nella scuola un nuovo sistema formativo che aiuti i professori nell’acquisizione di ulteriori competenze riguardanti le nuove tecnologie e la formazione in rete, ma coinvolgerli, raccogliendo i loro suggerimenti sulle modalità di strutturazione e di realizzazione di un percorso di insegnamento-apprendimento veicolato dalle nuove tecnologie. Non è un’idea infondata poiché, dall’intervista di D8 ad esempio, emergono dei suggerimenti in tal senso. Per quanto riguarda i comportamenti, le azioni e le posizioni assunte dagli alunni, essi, non solo attivano un numero maggiormente variato di “facce” rispetto ai professori, ma tendono a collocarsi nel loro topos fornendo, ad esempio, spiegazioni, correzioni, valutazioni positive o avvalorando gli interventi dei propri compagni di classe (“Il link spiega molto bene, in pratica quindi il clock genera impulsi di frequenza che servono per le operazioni del calcolatore. Con un giro di clock (impulso positivo-negativo) la CPU riesce a fare un'operazione. Più giri di clock fa al secondo e più operazioni compie, quindi, più performante.”;“Domanda pertinente, risposta interessate (…)”;“Fantastica domanda!”; “Credo sia improprio in questo caso parlare di unità, decine, centinaia,...: questi termini si usano solo nel calcolo in base dieci”). Ciò non può accadere in aula perché vigono particolari scenari e regole da seguire: il docente è la figura dotata di “autorità”, in quanto dispone di un ventaglio di conoscenze più esteso, anticipa il processo mesogenetico, controlla le interazioni che gli allievi 136 devono rispettare intervenendo, ad esempio, solo con il suo permesso. Il forum, invece, si prospetta come un luogo dove sussitono maggiori libertà d’azione. Non a caso, il nome di questo dispositivo proviene dalla parola latina forum, traducibile attraverso il termine di piazza, piazza del mercato, centro della vita pubblica e luogo dedicato alle pubbliche adunanze. Metafora, come afferma Ferrari, che “recupera la dimensione pubblica dello scambio, richiama il suo essere un luogo di incontro, la necessità di esprimere il proprio pensiero per alimentare la discussione e la possibilità di attivare sia scambi uno-a-molti che molti-a-molti” 20 (Ferrari, 2006: 56). Non solo, quando si sceglie di integrare il forum in una formazione veicolata dalle tecnologie, lo si fa perché si mira ad applicare un modello d’apprendimento collaborativo, dove chiunque può partecipare ed esprimere il proprio pensiero a piacimento, al fine di cooperare nello sviluppo del sapere comune al gruppo in formazione. Anche a livello del gruppo di discussione si nota come essi, situandosi nella posizione di regista (correggendo e puntualizzando gli interventi dei propri compagni di classe contribuiscono nel favorire l’apprendimento del gruppo di discussione), sembrino sostituirsi all’insegnante, figura che, in questa situazione, potrebbe apparire come la più adatta e competente a ricoprire tale posizione. Un aspetto ancora più affascinante è il fatto che essi, assumendo il topos di docente, eseguano alcune funzioni (ad esempio istituzionalizzare i saperi prodotti dalla classe: “(…) farlo con moltiplicazione della cifra per il “peso” esadecimale (…)”) corrispondenti a quelle messe in atto dalla figura dall’eTutor e descritte in letteratura. Di conseguenza, inconsapevolmente, rivestono la posizione di tutor di rete. In sintesi, molte sono le facce che i discenti della scuola SOLE propongono all’interno della bacheca elettronica, alcune delle quali (eTutor, tecnico informatico, critico, valutatore, progettista dei materiali formativi ed esperto nella comunicazione formativa) si allontanano dalla situazione di classe e si avvicinano maggiormente a un contesto professionale. Proprio per questa vicinanza al mondo professionale, per questa ricchezza e varietà di ruoli messi in gioco e per il fatto che, frequentemente, gli allievi si situino in una posizione elevata che, a volte, implica l’assunzione di determinate responsabilità (es. assumersi la responsabilità della propria soluzione ad un esercizio fornita ad un compagno di classe, quindi saperla giustificare), sorgono spontanee altre domande. È possibile “sfruttare” tali risultati? Se si, come? E a che scopo? Gli allievi che hanno manifestato particolari comportamenti, che cosa potrebbero apportare al percorso formativo, ai compagni, al docente? Potrebbero, ad esempio, rivelarsi degli “assistenti” degli insegnanti? La ricercatrice ipotizza che, come in classe vi sia uno studente responsabile del registro di classe o, quando vengono fatti lavori di gruppo, a volte, venga designato un capogruppo o un portavoce che presenti 20 Il grassetto è stato inserito dalla ricercatrice 137 il lavoro svolto dal gruppo stesso, nei forum possano essere replicati questi ruoli. Ad esempio rendendo qualcuno responsabile della parte più organizzativa del corso, con l’incarico di comunicare i tempi di consegna dei compiti, delle esercitazioni, le date di presentazioni, o diventare il portavoce delle richieste degli allievi verso i docenti…Oppure, agli studenti dal rendimento scolastico alto, a volte, si potrebbe attribuire, a turno, un ruolo di “assistente” del professore, in modo tale che, secondo necessità, lo sostituisca mettendosi a disposizione dei compagni di classe per domande relative ai contenuti del corso o agli esercizi. Ciò per creare un clima maggiormente collaborativo, attivo nel processo di costruzione delle consocenze, lavorando tra pari e non solo tra gli allievi stessi, ma anche tra essi e il docente, dove ognuno, a modo suo, può sempre insegnare qualcosa all’altro. Ruoli che, comunque, non dovranno mai predominare rispetto al ruolo del docente stesso. Sempre riguardo agli allievi, i risultati ottenuti attraverso questo lavoro di ricerca, hanno permesso di raccogliere anche elementi a favore di alcune delle supposizioni di ruolo citate durante la presentazione della problematica, che gli allievi assumerebbero quando si trovino ad interagire e ad apprendere gli uni con gli altri e con il docente all’interno di un percorso formativo in rete. In particolare, in riferimento alle ipotesi avanzate da Berge e Collins, Dal fiore e Martinotti, Calvani, Rotta e Rowntree, gli allievi si rivelano delle figure attive e non passive, nel processo di elaborazione delle consocenze, perché riflettono, ricercano le risposte a determinate domande, lavorano in modo collaborativo e si rivelano piuttosto autonomi, indipendenti e motivati nello sviluppo del proprio apprendimento (“Proviamo a fare atlri esercizi: 1000+1111= 8+15 = 23 1010*1100= 10*12 = 120”; “LA CRISI DEL 29, ciao ragazzi...per il prossimo esperimento forse e' importante capire meglio la crisi del 29 ..ho provato a fare con freemind ;) una mappa mentale che serve a dare i punti essenziali di questa crisi ho provato a metterla in un sito (e' uscita un po' male ma non potevo fare di meglio) quindi se avete voglia: http://crisi29.max.io. bibliografia: Aurelio Lepre, La storia del novecento, Zanichelli”; “Mi sono messo a studiare questa sera: ho letto la teoria, ho guardato i filmati e ho fatto gli esercizi. Ora capisco tutto alla perfezione!”). Riflettendo sui risultati ottenuti dalla prima domanda di ricerca, è stato anche interessante acquisire informazioni riguardo il tipo di processi comunicativi prodotti. Oltre a riprodurre schemi peculiari dell’interazione in classe si sono delineati nuovi andamenti, dove gli allievi stessi hanno interrogato i compagni, ne hanno valutato le risposte, hanno stabilito gli argomenti da trattare intervenendo spontaneamente senza il permesso del professore (“Vi siete mai chiesti perchè le informazioni relative alle impostazioni del BIOS non vengono memorizzate direttamente nel chip BIOS ?? (Vi sono 2 risposte !!) Come fa perciò il CMOS ad imagazzinare i dati senza perderli dopo lo spegnimento del computer ??(La risposta si ricollega ad una risposta che dovevate dare prima... He Heee...) Dopo che sarete riusciti a rispondere a queste due domande potrete aiutare a mettere a posto i macelli gravi che fanno 138 i vostri amici quando si mettono a giocare col BIOS!! §;)”;“Sono d’accordo con le operazioni che hanno proposto i miei compagni. Sono tutte valide (…)”; “Apro io un nuovo argomento va…sennò qua restate tutti a statistica!”). Queste novità sono sicuramente legate a quanto detto nelle righe precedenti a proposito delle caratteristiche del forum. Avvincente è stato pure rilevare il tipo di relazioni che si sono instaurate tra docente e studenti e tra allievi stessi. Come in aula, anche nel forum, si creano delle competizioni: c’è chi, ad esempio, assume una posizione alta, si considera migliore e “più bravo” degli altri, si sente l’unico possessore di determinate conoscenze e appassionato nell’affermarlo, a tal punto, da entrare in conflitto con altri compagni di classe (si veda l’esempio indicato nell’allegato n.3). Per contro, invece, c’è chi si mostra insicuro e assume una posizione bassa, ma nonostante ciò, non lo nasconde (“scusi se sono pedante”). Sebbene sia stata individuata l’assunzione da parte degli insegnanti e dei discenti di ruoli differenti, il modo di relazionarsi tra le persone, rispetto alla situazione di classe, è il medesimo. I professori, quasi sempre, mantengono una posizione elevata e considerano sempre gli alunni come tali, il cui compito, quindi, è quello di imparare ed impegnarsi nel farlo (studiando, svolgendo gli esercizi,...). Infine si nota come gli allievi, a volte, comunichino per soddisfare i propri bisogni sociali (come, ad esempio, essere riconosciuto e considerato: “Per cercare di risolvere il problema ho postato lacune domande a chi ha questo problema, ma nessuno mi ha risposto!”). A livello dei processi formativi, invece, non si notano particolari mutamenti rispetto al contesto d’aula, se non per il fatto che si assiste, a volte, a una “scalata” da parte di alcuni allievi, a un ribaltamento di ruoli tra professore e studente e a un cambiamento dell’oggetto di mediazione delle conoscenze, le quali non vengono più trasmesse attraverso la lavagna nera o quella luminosa, bensì mediante le tecnologie quali il computer e la bacheca elettronica. In essa, inoltre, tende a rafforzarsi la logica tenuta in classe, secondo cui la mesogenesi non deve mai essere trasmessa né direttamente né completamente, bensì deve essere ricostruita dai discenti attraverso le loro azioni e riflessioni, quindi in maniera attiva e collaborativa. In alcuni casi le conoscenze non fanno riferimento al sapere scolastico, ma rinviano all’ambiente, a ciò che si trova tra l’insegnante e l’allievo e che serve per comunicare in modo comprensibile il sapere agli alunni: struttura, strumenti, funzionamento del forum e delle tecnologie. Infine si è visto come, a volte, non si parli di aspetti che riguardano i saperi scolastici ma, si facciano quattro chiacchiere. Questi sono stati i risultati raggiunti attraverso questo lavoro di ricerca, percorso lungo e complesso nel quale si sono anche incontrate alcune difficoltà. In particolare quelle di chi, trovandosi alle prime armi nella veste di ricercatrice, ha difficoltà nel rimanere ancorata all’idea che non si troveranno mai tutte le risposte a una domanda, ma solo alcuni elementi di risposta e non si troveranno mai delle verità assolute, ma alcune indicazioni. L’applicazione dell’intervista d’esplicitazione, si è rivelata anch’essa una difficoltà da superare. Il problema risiedeva nel far 139 descrivere un’azione specifica ai docenti, perché alcuni di loro si mostravano silenziosi o non riuscivano a focalizzare la questione principale. Per concludere è interessante fare alcune osservazioni a proposito della metodologia di ricerca seguita in questa tesi, confrontandola con un’altra seguita da Simona Ferrari nel proprio lavoro di dottorato intitolato Giochi di rete, metodi e strumenti per l’analisi psicopedagogica del forum (Ferrari, 2006). A differenza del suo lavoro, in questo caso si nota come non sia stato creato un modello contenente determinati indicatori (come le funzioni applicate dall’eTutor nei forum) da individuare nelle discussioni. La ricercatrice, quando ha osservato le conversazioni, è “partita da zero”: ha voluto esaminare alcuni elementi appartenenti alla letteratura sull’eTutor e, successivamente, esaminando le conversazioni, non ha voluto identificare i ruoli emersi dalla letteratura, ma fare un’analisi libera da qualunque riferimento, identificando quali ruoli e quali pratiche si producevano nel forum. In seguito, ricorrendo a riferimenti bibliografici ha cercato di verificare se queste funzioni potessero corrispondere o meno ai compiti assunti dall’eTutor. In secondo luogo, a differenza di Ferrari, non si è creato un modello capace di affermare, dopo aver analizzato le interazioni nei forum, se ci si fosse avvicinati al raggiungimento dell’apprendimento. Questo, perché non era lo scopo che si voleva raggiungere, viceversa si trattava di scoprire le componenti menzionate in precedenza e, partendo dai risultati empirici ottenuti, capire se le pratiche favorissero l’apprendimento confrontandole con quelle assunte dal eTutor descritte in letteratura. Infine è interessante notare come in entrambe le ricerche si possano ricavare aspetti didattici e comunicativi-relazionali. Questa tesi, rispetto, ad esempio, al lavoro di Ferrari, è più gradita alla ricercatrice perché è stato affascinante trovarsi di fronte a determinati risultati raggiunti, o meglio, alla varietà e alla “creatività” di ruoli che gli individui (in questo caso insegnanti e alunni) possono mettere in scena quando si relazionano e comunicano con gli altri. 140 Glossario Account (p.83) “Insieme di funzionalità, strumenti e contenuti attribuiti ad un utente in determinati contesti operativi. In informatica, attraverso il meccanismo dell'account, il sistema mette a disposizione dell'utente un ambiente con contenuti e funzionalità personalizzabili, oltre ad un conveniente grado di isolamento dalle altre utenze parallele.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Account) AGP 8x (allegato n.3) Scheda video da inserire nel computer per gestire il monitor del computer AMD (p.72 e allegato n.3) Advanced Micro Devices, multinazionale statunitense leader mondiale “nella produzione di microprocessori per il mercato consumer, per workstation e server, di chip grafici integrati e discreti dopo la sua fusione con ATI e di chipset.” (http://it.wikipedia.org/wiki/AMD) AMD Opteron (p.79) È “stato il primo processore della serie K8 (Athlon 64, Athlon X2, Athlon FX) prodotto da AMD” (http://it.wikipedia.org/wiki/Opteron) ed è in competizione con gli Intel Xeon ed Itanium. ANSI (p. 73) American National Standards Institute, o meglio, Istituto Americano di Normalizzazione, fondato il 19 ottobre 1918, “ è un'organizzazione privata non a fini di lucro che produce standard industriali per gli Stati Uniti. È un membro dell'ISO (Organizzazione internazionale per le standardizzazioni) e dell' IEC (Commissione Elettrotecnica Internazionale). (http://it.wikipedia.org/wiki/ANSI) Antivirus (p.88) Software con lo scopo di individuare e rimuovere virus informatici o altri programmi deleteri/nocivi. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Antivirus Apacer (allegato n.3) Apacer Technology Inc, multinazionale cinese che, come Infineon, realizza memorie di computer, quindi rappresenta una marca di Ram. (http://en.wikipedia.org/wiki/Apacer) Apple (allegato n.3) Apple Computer Inc, società californiana che dagli anni ottanta ha occupato un posto fondamentale nella storia dell'informatica. Produce i computer Macintosh, i lettori di musica digitale iPod e il 141 telefono multimediale iPhone, che unisce un iPod, un cellulare e un palmare. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Apple. ASCII (p.73) Acronimo di American Standard Code for Information Interchange, traducibile in italiano con l’espressione Codice Standard Americano per lo Scambio di Informazioni, “è un sistema di codifica dei caratteri a 7 bit comunemente utilizzato nei calcolatori, proposto dall'ingegnere dell'IBM Bob Bemer nel 1961, e successivamente accettato come standard dall'ISO (ISO 646)” (http://it.wikipedia.org/wiki/ASCII) ASUS (p.78 e allegato n.3) ASUSTeK Computer Inc, compagnia cinese che realizza schede madri e video, lettori ottici, palmari, portatili, telefonini, computer e sistemi di raffreddamento per computer. Nel 2003 esordisce nel mercato della telefonia mobile e nel 2005 in quello dei televisori a cristalli liquidi. Nel 2006 crea il suo primo UMPC (Ultra Mobile Pc, un computer portatile di grandezza simile a quella di un palmare o di un subnotebook, altro computer ad estensione contenuta). Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/ASUS. Athlon (p. 78 e allegato n.3) “Nome della marca applicata alla serie di processori x86 progettati e fabbricati da AMD”. (traduzione personale da http://en.wikipedia.org/wiki/Athlon) B/Byte (p. 79/p.72) Unità di misura di memoria del computer, vale a dire “una sequenza di bit, il cui numero dipende dall'implementazione fisica della macchina sottostante.” http://it.wikipedia.org/wiki/Byte Bacheca elettronica (p. 4) Altrimenti detta electronic board, è un termine utilizzato come sinonimo del concetto di forum BIOS (p. 72) Acronimo di Basic Input-Output System è “il primo programma che viene eseguito da un personal computer IBM compatibile dopo l'accensione” (http://it.wikipedia.org/wiki/Bios) e le cui funzioni sono: - compiere una sequenza di test diagnostici allo scopo di verificare lo stato di funzionamento dell'hardware e avvisare a proposito di possibili guasti rilevati mediante un codice sonoro (beep code) - identificare il sistema operativo e caricarlo nella RAM 142 - procurare una interfaccia software a basso livello per permettere l'accesso alle periferiche e all'hardware del PC. (http://it.wikipedia.org/wiki/Bios) Bit (p. 72 e allegato n.3) Unità di misura di memoria del computer Blended/blended learning (p.5/10) Amalgamato/mescolato, è un termine che viene usato per descrivere quella formazione erogata sia in presenza (in classe) che a distanza (attraverso la rete Internet). Blog (p.91) Il termine blog deriva dalla contrazione del termine Web Logging (accesso al Web) ed è un sito Internet che rappresenta un diario personale, in cui si esprimono le proprie opinioni a proposito di argomenti professionali o personali, visibile a tutti gli altri utenti e quindi aperto a ricevere dei feedback o delle considerazioni da parte degli altri lettori. Quando il blog viene usato a scopo didattico prende il nome di edublog e può essere integrato in un corso eLearning. (Dal Fiore e Martinotti, 2006: 143-144) bps (p.71) “bps-bit per secondo, unità di misura della velocità di trasmissione”(http://it.wikipedia.org/wiki/Bps) Browser (p.24) Tradotto con il termine di navigatore è un programma utilizzato sul personal computer che permette di “visualizzare e interagire con testi, immagini e altre informazioni, tipicamente contenute in una pagina web di un sito (o all'interno di una rete locale)” (http://it.wikipedia.org/wiki/Browser). Essendo capace di interpretare il codice HTML il browser consente la navigazione nel web. Burst (allegato n.3) Burst speed, una “velocità massima di impulsi trasferiti da e verso una periferica (traffico di dati) e si misura in MB” (http://www.dizionarioinformatico.com/cgi-lib/diz.cgi?frame&key=burst) Bus (p.72) “canale attraverso cui le componenti di un computer dialogano fra loro” http://it.wikipedia.org/wiki/Bus 143 Cache (p. 72) Derivante dalla parola francese caché (nascosto) “è un insieme di dati che viene memorizzato in una posizione temporanea, dalla quale può essere recuperato velocemente su richiesta” (http://it.wikipedia.org/wiki/Cache) Celeron (allegato n.3) Marchio che indica numerosi modelli di microprocessori x86 prodotti da Intel, accostati ai processori più cari della categoria "Pentium" fra cui Pentium 2, Pentium 3 e Pentium 4. (http://it.wikipedia.org/wiki/Celeron) Centrino (allegato n.3) Combina i termini centre e neutrino, è soprannominata anche Centrino Mobile Technology e rappresenta una tecnologia progettata e realizzata da Intel impiegata nella cerchia dei computer portatili. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Centrino Chat (p.24) Chiacchierata/conversazione, viene usata per indicare uno strumento di comunicazione sincrona mediante il quale gli utenti possono comunicare tra di loro attraverso la rete Internet. Possono essere sia testuali che vocali e garantiscono la comunicazione uno-a-uno, molti-molti e sono vocali o testuali Chip (p.73) Acronimo di Consolidated Highly Integrated Processor, traducibile in italiano con l’espressione processore consolidato altamente integrato, corrisponde a un circuito integrato o a un microprocessore. (http://it.wikipedia.org/wiki/Chip) Chipset (p.73) Complesso di circuiti integrati detti chip. A livello del computer designa “l'insieme di chip di una scheda madre che si occupano di smistare e dirigere il traffico di informazioni passante attraverso il Bus di sistema, fra CPU, RAM e controller delle periferiche di input/output (come Floppy disk, Hard disk ecc.).” (http://it.wikipedia.org/wiki/Chipset) CISC (p.76) Acronimo di Complex Instruction Set Computer, specifica un'architettura per microprocessori costituita da una serie di istruzioni capaci di compiere operazioni complesse tra le quali la lettura, la modifica e il salvataggio di un dato in memoria. (http://it.wikipedia.org/wiki/CISC) 144 Clock (p.79) Specifica un segnale periodico usato allo scopo di “sincronizzare il funzionamento dei dispositivi elettronici digitali” (http://it.wikipedia.org/wiki/Clock) Code (p.72) Codice Copyright (p.91) Diritto di copia o meglio “è l'insieme delle normative sul diritto d’autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense” http://it.wikipedia.org/wiki/Copyright. Protegge i lavori prodotti dal proprio talento artistico sia esso letterario o musicale, come ad esempio le composizioni musicali, le registrazioni audiovisive, le coreografie, ecc. Anche i software del pc e le trasmissioni radio/televisive sono protetti dai copyright. Copyleft (p.91) Gestione alternativa dei diritti d'autore secondo cui l’autore specifica agli utenti dell'opera che essa può essere utilizzata, diffusa e modificata liberamente, rispettando, però, alcune condizioni necessarie. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft. Core (p.73) “Cuore elaborativo di un microprocessore” (http://it.wikipedia.org/wiki/Core_%28hardware%29) o meglio “motore di calcolo di una CPU” (http://it.wikipedia.org/wiki/Core) CPU (p.72 e allegato n.3) Acronimo di Central Processing Unit, traducibile in italiano con l’espressione unità di processo centrale, altrimenti detta processore. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Processore. Dothan (allegato n.3) È un progetto che “riprende ed amplia significativamente le idee alla base del successo del processore Banias, ovvero il capostipite della famiglia di processori Pentium M sviluppata da Intel specificatamente per il settore mobile e parte integrante della piattaforma Centrino.” http://it.wikipedia.org/wiki/Dothan Driver (allegato n.3) È un“insieme di procedure, spesso scritte in assembly, che permette ad un sistema operativo di pilotare un dispositivo hardware.” http://it.wikipedia.org/wiki/Driver 145 DSP (allegato n.3) Acronimo di Digital Signal Processor, traducibile in italiano con l’espressione processore di segnale digitale, è un microprocessore atto a compiere efficientemente “sequenze di istruzioni ricorrenti (come ad esempio somme, moltiplicazioni e traslazioni) nel condizionamento di segnali digitali.” http://it.wikipedia.org/wiki/DSP Dual Core (p. 73 e allegato n.3) Meglio detto CPU dual core, esprimibile in italiano con il termine “doppio nucleo”, “unisce due processori indipendenti, le rispettive Cache e i cache controller in un singolo package. Questo tipo di architettura consente di aumentare la potenza di calcolo senza aumentare la frequenza di lavoro, a tutto vantaggio del calore dissipato.” http://it.wikipedia.org/wiki/Dual_core EBCDIC(p.74) Acronimo di Extended Binary Coded Decimal Interchange Code “indica un sistema di codifica dell'informazione a 8 bit usato in numerosi sistemi operativi di produzione IBM, sia per elaboratori di classe mainframe (ad es. z/OS, OS/390, VM e VSE) che per minicomputer (ad es. OS/400 e i5/OS).” (http://it.wikipedia.org/wiki/EBCDIC). È anche usato da piattaforme di altri produttori: BS2000/OSD di Fujitsu-Siemens, MPE/iX di Hewlett Packard e Master Control Program (MCP) di Unisys. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/EBCDIC. Ebook (p.93) Electronic book, libro digitale consultabile su Internet. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Ebook eLearning (p.5) Altrimenti detto electronic learning e in italiano tradotto con la parola apprendimento elettronico è un concetto lontano dall’avere un singolo significato e ha bisogno di una specificazione in qualsiasi momento. Secondo l’Unione Europea è “l’uso delle nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento, facilitando l’accesso alle risorse e ai servizi così come agli scambi e alla collaborazione remoti” (Lepori, Cantoni e Rezzonico, 2005: 11). A dipendenza di come questi aspetti e Internet siano interpretati, è possibile o impossibile includere in tale definizione “le attività d’insegnamento e d’apprendimento, arricchite da multimedia, ma fatte in presenza” (Lepori, Cantoni e Rezzonico, 2005: 11). Esistono, però, una serie di parametri pertinenti, che permettono di interpretare, progettare e valutare, un’esperienza di eLearning (Lepori, Cantoni e Rezzonico, 2005: 5 e 11-14, Cantoni, 2005-2006): - Spazio: l’eLearning può essere usato per arricchire le attività d’insegnamento e d’apprendimento in presenza, o come assistenza per l’apprendimento a distanza. 146 - Tempo: si distinguono le attività formative sincrone da quelle asincrone, attività entrambe che implicano l’esistenza di eLearning - Integrazione/sostituzione: l’eLearning può essere aggiunto per valorizzare o migliorare le esperienze d’apprendimento esistenti (allargare la loro esperienza attraverso multimedia o simulazioni) o per sostituire completamente le attività in presenza. - Gruppo e setting di comunicazione: i corsi eLearning riservano diversi scenari di comunicazione, dove individui o gruppi di differenti organizzazioni possono interagire, condividere il sapere e lavorare insieme in diversi modi. - Assistenza: le attività eLearning possono contare sull’assistenza di esperti o tutors. Da quanto dichiarato fin’ora si può dedurre che l’eLearning non si riferisce solamente ai corsi a distanza e in modalità blended veicolati dalla rete Internet, ma anche alle attività in presenza supportate e arricchite dalle ICT. E-mail (p.31) Electronic mail tradotto in posta elettronica. È uno strumento di comunicazione asincrona mediante il quale gli utenti possono comunicare tra di loro attraverso la rete Internet. Gli utenti vi si avvicinano con molta facilità poiché è lo strumento che ricorda di più la forma tradizionale di comunicazione epistolare veicolata attraverso la posta ordinaria. EPROM (p. 72) Acronimo di Erasable Programmable Read Only Memory, è una “memoria di sola lettura” (http://it.wikipedia.org/wiki/EPROM) la quale rappresenta un'evoluzione della PROM e, a differenza di essa, può essere modificata, cancellata mediante raggi ultravioletti e riprogrammata. EEPROM(p. 72) Acronimo di Electrically Erasable and Programmable Read Only Memory “è una memoria ROM programmabile da parte dell'utente. Le operazioni di scrittura, cancellazione e riscrittura hanno luogo elettricamente.” (http://it.wikipedia.org/wiki/EEPROM) Feedback (p.27) Commento o opinione File (p.74) Archivio. In ambito informatico “è un insieme di informazioni codificate organizzate come una sequenza (di byte), immagazzinate come un singolo elemento su una memoria di massa, all'interno del File System esistente su quella particolare memoria di massa.” (http://it.wikipedia.org/wiki/File) 147 Forum (p.4) Strumento di comunicazione asincrona mediante il quale gli utenti possono comunicare tra loro attraverso la rete Internet. Per una spiegazione completa si vedano le pp.20-22, sottocapitolo 3.2.1. Freemind (p.82) Software libero, scaricabile da Internet,che permette di creare mappe concettuali FSB (p.72, e allegato n.3) Acronimo di Front Side Bus, è un “canale attraverso cui diversi componenti elettronici (quali ad esempio le varie parti di un computer) dialogano fra loro” (http://it.wikipedia.org/wiki/FSB) FTP (p.30) Acronimo di File Transfer Protocol (protocollo di trasferimento file), è un protocollo (insieme di regole fisse e comuni su come deve essere organizzato lo scambio di informazioni tra due entità remote) che permette la trasmissione di dati tra host (terminali collegati ad internet come computer o palmari) ed è fondato su TCP (Transmission Control Protocol, protocollo di livello di trasporto facente parte della Suite di protocolli Internet su cui essa funziona). Per approfondimenti si vedano i seguenti siti: - http://it.wikipedia.org/wiki/File_Transfer_Protocol - http://it.wikipedia.org/wiki/Transmission_Control_Protocol GB (P. 78e allegato n.3) Gigabyte, unità di misura di memoria del computer e multiplo del byte. (http://it.wikipedia.org/wiki/Gigabyte) GHz/ MHz (p.78 e allegato n.3) GigaHertz /MegaHertz hertz, unità di misura della frequenza del processore HD (p. 78 e allegato n.3) Hard disk, o meglio, disco fisso/duro/rigido di un computer che rappresenta un “dispositivo utilizzato per la memorizzazione a lungo termine dei dati in un computer” (http://it.wikipedia.org/wiki/Hard_disk) G5 (allegato n.3) Meglio detto PowerPc G5, è un processore. (http://it.wikipedia.org/wiki/G5) Hacker (p.88) Pirata informatico, individuo il quale “si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti 148 d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita”. (http://it.wikipedia.org/wiki/Hacker) Help desk (p.41) È un servizio che fornisce assistenza agli utenti aventi problemi nella gestione del computer o di software. Vi si accede mediante Call center, posta elettronica, chat, ecc. (http://it.wikipedia.org/wiki/Help_desk) HTML (p.30) Acronimo di Hyper Text Mark-Up Language, è un codice/linguaggio di markup, o meglio non di programmazione ma di descrizione/costituzione del contenuto testuale e non di una pagina web. Il seguente è un esempio di codice HTML “con sintassi evidenziata” (http://it.wikipedia.org/wiki/HTML): Hub (p.73) “dispositivo di rete che funge da nodo di smistamento di una rete informatica organizzata a stella” (http://it.wikipedia.org/wiki/Hub) HW (p.72) Hardware, termine che unisce le parole inglesi hard (duro) e ware (manufatto, oggetto) e si riferisce a tutte le componenti fisiche di un computer. (http://it.wikipedia.org/wiki/Hardware) IBM (p. 82 e allegato n.3) International Business Machines Corporation, l’azienda informatica mondiale più grande ed antica. http://it.wikipedia.org/wiki/IBM 149 Infineon (allegato n.3) Infineon Technologies “fu fondata nell’aprile del 1999 quando la filiale dei semiconduttori della casa madre Siemens AG è stata staccata per formare una entità legale separata.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Infineon). È una marca di Ram. Instant messaging (p.25) È un tipo di chat che permette la comunicazione uno-a-uno, molti-molti ed è sia vocale che testuale (esempi di applicazioni sono ICQ o MSN Messenger) Intel (p. 73 e allegato n.3) Intel Corporation, concorrente di AMD, è una multinazionale americana, che produce anch’essa microprocessori, come pure “dispositivi di memoria, circuiti di supporto alle telecomunicazioni e alle applicazioni informatiche” (http://it.wikipedia.org/wiki/Intel) Instructor-centered (p. 34) Percorso formativo, dove il docente/formatore è messo al centro, quindi, si apprende non mediante la collaborazione tra i corsisti, bensì attraverso le conoscenze fornite direttamente dal docente e i corsisti si rivelano piuttosto passivi. Just in case (p.35) “solo in caso di necessità” Just in time (p.35) “sul momento” KB (p.78 e allegato n. 3) Kilobyte, unità di misura di memoria del computer e multiplo del byte. (http://it.wikipedia.org/wiki/Kilobyte) Kernel (p.74) Costituente il nucleo di un sistema operativo, è un software con la funzione di “fornire ai processi in esecuzione sull'elaboratore un accesso sicuro e controllato all'hardware.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Kernel) K6 (p.72) Meglio detto AMD K6 è un microprocessore di AMD (http://it.wikipedia.org/wiki/K6) L1 (p.72 e allegato n.3) “Cache di livello 1 nelle CPU cache multilivello” (http://it.wikipedia.org/wiki/L1) 150 L2 (p72 e allegato n.3) “ Cache di livello 2 nelle CPU cache multilivello” (http://it.wikipedia.org/wiki/L2) L3(p.72) “Cache di livello 3 nelle CPU cache multilivello” (http://it.wikipedia.org/wiki/L3) Learning team-centered (p. 34) Percorso formativo, dove il gruppo di apprendimento è messo al centro, quindi, apprende in modo attivo mediante le interazioni instaurate gli uni con gli altri nel gruppo. Link (p.77) Collegamento Linux (p.73) “sistema operativo libero” (http://it.wikipedia.org/wiki/Linux) Log file (p.61) File di registro. Precisamente, in inglese, log significa tronco di legno ed è stato introdotto nel 1963 nel settore dell’informatica con il significato di giornale di bordo “per indicare la registrazione cronologica delle operazioni man mano che vengono eseguite” e “il file su cui tali registrazioni sono memorizzate”( http://it.wikipedia.org/wiki/Log) Login (p.83) Contrazione di log in corrisponde alla “procedura di accesso ad un sistema o un'applicazione informatica.” http://it.wikipedia.org/wiki/Login Logoff (p.83) Nominato anche logout (contrazione di log out) è “la procedura di uscita da un’applicazione informatica.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Logout) Mac Gx (allegato n.3) Modello di Macintosh Mailing-list (p.31) Lista di discussione di un gruppo collaborativo costituito da utenti che si scambiano messaggi via email, nessuno dei quali è più importante degli altri. Si tratta di una lista orizzontale e ascendente dove non si può distinguere tra chi eroga e chi riceve l’informazione. (Calvani e Rotta, 1999: 117123) 151 Marratech (p.75) È un sistema di videoconferenza peer-to-peer nel quale gli utenti hanno tutti lo stesso ruolo. Permette l’incontro tra pari, riunioni (Emmetings-rooms) e integra una whiteboard e una chat. Messenger (p.82) Meglio detta MSN Messenger è un instant messaging (sistema di messaggistica istantanea) o web chat. Meeting room (p.83) Luogo di incontro virtuale all’interno delle webconference. MB (p.71) Megabyte, unità di misura di memoria del computer e multiplo singolo circuito del byte. (http://it.wikipedia.org/wiki/Megabyte) Microprocessore (allegato n.3) È “un'implementazione fisica della CPU in un integrato.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Microprocessore) utilizzata non solo nei computer, ma anche nei telefonini, nelle stampanti e negli scanner. Per approfondimenti si veda il sito Internet appena citato Modem (p.71) “dispositivo elettronico che rende possibile la comunicazione di più sistemi informatici (ad esempio dei computer) utilizzando un canale di comunicazione composto tipicamente da un doppino telefonico.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Modem) Netiquette (p.25) È un termine che deriva dalla contrazione della parola inglese net (rete) e quella francese étiquette (buona educazione) e indica un insieme di regole comunicative e di condotta per la partecipazione alle attività in rete, che devono essere condivise dagli utenti. onLine (p. 6) “In linea” (http://it.wikipedia.org/wiki/Online), termine che può indicare l'essere collegato ad una rete informatica o riferirsi ai contenuti che sono fruibili su Internet. Il primo significato considera la fisicità di un collegamento, il secondo la disponibilità dei contenuti su Internet. Open source (p. 7) “Sorgente aperta” (http://it.wikipedia.org/wiki/Open_source), si usa per indicare quei programmi/software in cui il codice sorgente è accessibile, visibile e modificabile a piacimento (e quindi non è proprietà di nessuno) . 152 Palladium (p.78) Nota oggigiorno come NGSCB (Next-Generation Secure Computing Base), “è un'architettura software proposta dalla Microsoft che avrebbe inserito un Trusted Software Stack nelle versioni di Microsoft Windows successive a Windows XP, in particolar modo in Windows Vista. L'unica funzionalità effettivamente implementata in tale sistema operativo che sfrutta le funzionalità offerte dal Trusted Computing è BitLocker Drive Encryption, un programma per la crittazione del disco rigido.”( http://it.wikipedia.org/wiki/Palladium) Password (p.83) parola chiave/d'ordine/d'accesso “è una sequenza di caratteri alfanumerici utilizzata per accedere in modo esclusivo ad una risorsa informatica (sportello bancomat, computer, connessione internet, casella e-mail, reti, programmi, basi dati, ecc.) o per effettuare operazioni di cifratura.” http://it.wikipedia.org/wiki/Password PC (p.72) Personal Computer PCI (allegato n.3) Acronimo di Peripheral Component Interconnect è una entità hardware di un pc e “un’interfaccia sviluppata da Intel intorno agli anni Novanta per collegare al computer le più svariate periferiche. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Peripheral_Component_Interconnect) PCI X (p.76) Successore di PCI, fronteggia alcune mancanze di quest’ultimo, preservando il lavoro e le conoscenze sviluppati su di esso. (http://it.wikipedia.org/wiki/PCI_X) Pdf (p.92) Portable Document Format è un “formato di file” usato “per rappresentare documenti in modo indipendente dall'hardware e dal software” (http://it.wikipedia.org/wiki/Pdf) P4 (allegato n.3) Pentium 4, “è un microprocessore x86 di settima generazione prodotto da Intel” (http://it.wikipedia.org/wiki/Pentium_4) Post (p.25) Messaggi inviati nei forum Postings (p.25) Partecipanti alle discussioni dei forum 153 PowerPC/PPC (allegato n.3) “è un'architettura di microprocessori RISC creata nel 1991 dall'alleanza Apple-IBM-Motorola, conosciuta come AIM.” http://it.wikipedia.org/wiki/PowerPC. In parole semplici è un processore. Problem solving (p. 42) Attività di risoluzione di problemi PSP Sony (allegato n.3) Play Station Portable e console portatile Sony Raid (p.78 e allegato n.3) Acronimo di Redundant Array of Independent/Inexpensive Disks, è “un sistema di molteplici hard disk (dischi duri) per condividere e replicare i dati del pc” (traduzione personale da http://en.wikipedia.org/wiki/Raid). Detto altrimenti è un modo di montare dei dischi duri per far si che, se uno di questi si rompe, sia possibile ritrovare i dati perduti sui dischi rimanenti. Ram (p.72 e allegato n.3) Acronimo di random access memory, è la memoria viva del computer (http://it.wikipedia.org/wiki/Ram) SD-Ram (p.72 e allegato n.3) Acronimo di synchronous dynamic random access memory, viene tradotto come “memoria viva SD”. Per approfondimenti si veda il sito http://en.wikipedia.org/wiki/SDRAM DDR- Ram (p.72 e allegato n.3) Acronimo di double data rate synchronous dynamic random access memory, è la memoria viva del pc usata dopo la Ram normale. Per approfondimenti si veda il sito (http://en.wikipedia.org/wiki/DDR_RAM) Rendering (p.78 e allegato n.3) Procedimento mediante il quale, partendo da un programma, si produce un’immagine. Gli effetti speciali nei film, ad esempio, sono “renderizzati”. RISC (p.76 e allegato n.3) Acronimo di Reduced Instruction Set Computer, specifica un’architettura per microprocessori costituita da una serie di istruzioni capaci di compiere operazioni semplici. (http://it.wikipedia.org/wiki/Risc) 154 ROM (p. 72) Acronimo di Read Only Memory “è un tipo di memoria che consente solamente l'operazione di lettura dei dati (da cui il nome, memoria di sola lettura), poiché il suo contenuto viene permanentemente definito in fase di costruzione della memoria stessa” http://it.wikipedia.org/wiki/Read_only_memory RSA (intervista D2, turno di parola 128) ”In crittografia l'acronimo RSA indica un algoritmo di crittografia asimmetrica, utilizzabile per cifrare o firmare informazioni.” (http://it.wikipedia.org/wiki/RSA) S-ATA (p.73 e allegato n.3) Acronimo di Serial Advanced Technology Attachment è un tipo di connessione ideato per il trasferimento dati tra il computer e, ad esempio, l’hard disk. (http://it.wikipedia.org/wiki/Sata) Scheda madre (p. 72 e allegato n.3) Motherboard, è una componente del computer che racchiude l’insieme dei circuiti elettronici di connessione tra le differenti parti e tra questi e i bus di espansione e i collegamenti verso l'esterno. (http://it.wikipedia.org/wiki/Scheda_madre) Server (allegato n.3) È un’entità informatica che svolge dei servizi verso altre entità, dette client, mediante una rete. Può identificarsi in un computer o in un processo (software) il quale fornisce servizi ad altri processi. (http://it.wikipedia.org/wiki/Server) Slot (p. 78 e allegato n.3) “Luogo” dove è prevista la possibilità di connettere un qualcosa. Ad esempio, in una slot viene inserita la Ram Slot 1/Slot 2 (allegato n.3) “specifica fisica ed elettrica per il connettore usato da alcuni dei microprocessori di Intel.” (traduzione personale da http://en.wikipedia.org/wiki/Slot) Slot A (p. 78 e allegato n.3) “specifica fisica ed elettrica per il bordo del connettore (“the edge-connector”) usato dalle prime versioni dei processori Athlon-AMD (traduzione personale da http://en.wikipedia.org/wiki/Slot) Sms (p.94) Short Message Service, “comune servizio di brevi messaggi di testo inviati da un telefono cellulare” (http://it.wikipedia.org/wiki/Sms) 155 Socket (allegato n.3) È portatore di due significati. In riferimento alla scheda madre corrisponde a una sorta di slot, ed è “l'alloggiamento in cui inserire un processore che contiene i contatti elettrici per lo scambio di dati tra la CPU e la motherboard stessa.”(http://it.wikipedia.org/wiki/Socket) In rapporto ai sistemi operativi “è un punto di contatto tra un processo e una risorsa gestita dal sistema operativo.”( http://it.wikipedia.org/wiki/Socket) SO (p.78) Sistema Operativo SW/Software (p.73/40) Contrazione dei termini inglesi soft (morbido) e ware (manufatto, oggetto), in italiano designa generalmente un programma utilizzato nel computer. Steg (allegato n.3) Negozio dove si acquistano computer e accessori per il pc Subject expert (p.31) Esperto della materia Thread (p.25) Trama o filo, indica il filone di discussione sviluppato dai singoli utenti all’interno dei forum, delle chat o dei newsgroups. Precisamente un partecipante fissa un argomento (topic) di cui parlare, da cui si sviluppa la discussione. Tutor/eTutor (p. 8/13) In genere è quella figura di sostegno e di guida che si prende cura di qualcun altro. In ambito formativo si distingue dal docente ed è responsabile di un gruppo, di un’aula, di un percorso formativo. È una figura professionale che ha assunto un ruolo centrale nel settore dell’ eLearning e dell’apprendimento in rete, perché nella formazione a distanza, rispetto a quella in presenza, il discente e le comunità di apprendimento hanno bisogno di maggiore attenzione, cura e animazione. (http://it.wikipedia.org/wiki/Tutor_di_formazione) Per una spiegazione completa si vedano le pp.26-49, sottocapitolo 3.2.2. Tutorial (p.41) Spiegazione guidata per l’uso di un determinato software 156 Transistor (allegato n.3) Transistore, componente elettronica che si usa nei circuiti elettronici “come amplificatore di segnali elettrici o come interruttore elettronico comandato da segnali elettrici” http://it.wikipedia.org/wiki/Transistor Hanno rimpiazzato quasi completamente i tubi termoionici. Unicode (p.74) “è un sistema di codifica che assegna un numero univoco ad ogni carattere usato per la scrittura di testi, in maniera indipendente dalla lingua, dalla piattaforma informatica e dal programma utilizzati.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Unicode) uPC (p. 78 e allegato n.3) microprocessore User (p.83) Username o nome utente è il “nome con il quale l'utente viene riconosciuto da un computer, da un programma o da un server. In altre parole, esso è un identificativo che, insieme alla password, rappresenta le credenziali o account per entrare nelle risorse o in un sistema.” (http://it.wikipedia.org/wiki/User) USB (p.73) Universal Serial Bus. È “uno standard di comunicazione seriale che consente di collegare diverse periferiche ad un computer.”( http://it.wikipedia.org/wiki/USB) Visual Basic (VB) (p.82) È “un linguaggio di programmazione event driven, la cui sintassi deriva dal BASIC” (http://it.wikipedia.org/wiki/Visual_Basic) creato da Microsoft. Wafer (allegato n.3) “fetta di materiale semiconduttore utilizzato in elettronica.” (http://it.wikipedia.org/wiki/Wafer), che si usa, ad esempio, per creare processori. Web (p.24) Abbreviazione di World Wide Web Webconference (p.24) È una conferenza trasmessa via Internet che garantisce la comunicazione sincrona uno-a-uno e molti-molti ed è multimediale (integra canale audio, video e testuale) 157 Wiki (p.82) È un sito web i cui contenuti sono modificabili dai fruitori in modo collaborativo. Per approfondimenti si veda il sito http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki Win XP (p.78 e allegato n.3) Windows XP, o meglio, sistema operativo del computer Windows (p. 73) sistema operativo del computer Windows 2000 (p.82) sistema operativo del computer Windows 98 (p.82) sistema operativo del computer Workstation (p.78 e allegato n.3) Altra maniera per dire “computer” World Wide Web (p.24) "Grande ragnatela mondiale", è l’estensione della sigla www o dell’abbreviazione web. È un servizio della rete Internet, “che mette a disposizione uno spazio elettronico per la pubblicazione di contenuti elettronici e multimediali collegati tra loro in modo non sequenziale, pubblicabili da chiunque disponga del relativo spazio web, degli opportuni programmi e di un accesso ad Internet, e fruibili da chiunque disponga di un browser web e di un accesso ad Internet.” (http://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web) Xeon (p. 78 e allegato n.3) Un tipo di processore riservato ai “server di fascia media sviluppati dall’azienda Intel” (http://it.wikipedia.org/wiki/Xeon) x86 (allegato n.3) Designa “un'architettura di microprocessori inizialmente sviluppata e prodotta dall'Intel. È al momento l'architettura più diffusa nel mercato dei PC desktop, portatili, e nei server economici” http://it.wikipedia.org/wiki/X86. In parole semplici sono dei processori AMD Athlon. 158 Allegati 1) Quantità di messaggi Docenti Tot. messaggi anno scolastico 2005-2006 Tot. messaggi anno scolastico 2006-2007 +(incremento)/ - (decremento) D1 571 870 + D2 145 1091 + D3 95 432 + D7 1 149 + D8 50 100 + D4 93 29 _ D9 2 116 + D10 4 102 + D11 66 39 _ D12 90 - - D13 1 84 + D14 - 67 - D15 1 45 + D5 4 16 + D16 16 1 _ D17 2 15 + D18 D6 4 8 2 _ D19 3 0 _ D20 3 0 _ D21 1 0 D22 1 0 _ D23 1 - - D24 0 - - D25 D26 - 0 0 - D27 - 0 - _ Incremento/ decremento percentuale Tot. messaggi per insegnante sui due anni 52.36427 652.4138 354.7368 14800 100 -68.8172 5700 2450 -40.9091 -99,9999... 8300 6700 4400 300 -93.75 650 800 -50 -100 -100 -100 -100 -100 0 0 0 0 1441 1236 527 150 150 122 118 106 105 90 85 67 46 20 17 17 8 6 3 3 1 1 1 0 0 0 0 Legenda: : docenti che hanno ore di insegnamento a distanza : docenti che hanno ore di insegnamento solo in presenza 159 Nota Bene: da D1 a D3 sono compresi i docenti i cui forum sono stati utilizzati maggiormente sia da loro stessi che dagli allievi. Da D7 a D15 sono compresi i professori i cui forum sono stati utilizzati mediamente sia da loro stessi che dagli studenti. Da D5 a D27 sono compresi gli insegnanti i cui forum sono stati utilizzati scarsamente sia da loro stessi che dagli alunni. 2) Log files A. Docenti Docenti Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts D1 214 12 58 13 0 0 227 12 58 D4 216 14 42 192 24 70 408 38 112 D5 26 0 0 0 0 0 26 0 0 B. Allievi Introduzione all’informatica (D1): SGT1A Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi A1 103 3 27 0 0 0 A2 10 1 1 0 0 0 A3 26 0 0 4 0 0 A4 34 1 4 0 0 0 A5 30 0 0 0 0 0 A6 106 3 6 0 0 0 A7 19 0 0 0 0 0 A8 34 0 7 0 0 0 A9 34 1 2 0 0 0 A10 42 3 6 0 0 0 A11 25 1 10 0 0 0 Topics Posts 103 3 27 10 1 1 30 0 0 34 1 4 30 0 0 106 3 6 19 0 0 34 0 7 34 1 2 43 3 6 25 1 10 160 A12 85 1 5 9 0 0 A13 132 0 10 0 0 0 A14 100 1 2 2 0 0 94 1 5 132 0 10 102 1 2 Introduzione all’informatica (D1): SGT1B Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi A15 179 3 9 1 0 0 A16 50 0 3 0 0 0 A17 10 1 3 0 0 A18 107 2 12 0 A19 10 0 0 A20 158 5 A21 50 A22 Topics Posts 3 9 50 0 3 0 10 1 3 0 0 107 2 12 0 0 0 10 0 0 19 0 0 0 158 5 19 0 3 0 0 0 50 0 3 157 3 15 0 0 0 157 3 15 A23 25 0 1 0 0 0 25 0 1 A24 32 1 3 0 0 0 32 1 3 180 Introduzione all’informatica (D1): SGT1C Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts A25 240 2 12 0 0 0 240 2 12 A26 2 1 1 0 0 0 2 1 1 A27 26 1 10 0 0 0 26 1 10 A28 222 6 15 6 0 0 228 6 15 A29 55 1 8 0 0 0 55 1 8 A30 23 0 0 0 0 0 23 0 0 A31 118 0 0 0 0 0 118 0 0 A32 17 0 0 4 0 0 21 0 0 A33 10 2 3 0 0 0 10 2 3 A34 4 0 0 0 0 0 4 0 0 A35 11 0 0 0 0 0 11 0 0 161 Italiano e Comunicazione(D4), SGT1A: non si è riusciti a ricavare i file di accesso Italiano e Comunicazione (D4): SGT1B Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts A15 - - - 206 2 12 206 2 12 A16 - - - 12 0 1 12 0 1 A17 - - - 5 0 2 5 0 2 A18 - - - 35 0 4 35 0 4 A19 - - - 8 0 1 8 0 1 A20 - - - 23 0 1 23 0 1 A21 - - - 13 0 2 13 0 2 A22 - - - 41 0 8 41 0 8 A23 - - - 22 0 2 22 0 2 A24 - - - 16 0 1 16 0 1 Italiano e Comunicazione (D4): SGT1C Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts A25 - - - 41 0 4 41 0 4 A26 - - - 19 0 2 19 0 2 A27 - - - 16 0 3 16 0 3 A28 - - - 46 0 5 46 0 5 A29 - - - 32 0 8 32 0 8 A30 - - - 22 1 2 22 1 2 A31 - - - 54 0 0 54 0 0 A32 - - - 11 0 1 11 0 1 A33 - - - 17 0 1 17 0 1 A34 - - - 8 0 3 8 0 3 A35 - - - 7 1 1 7 1 1 162 Economia aziendale 1 (D5): SGT2A Allievi Primo semestre 2006-2007 Secondo semestre 2006- Totale sui due semestri 2007 Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts Accessi Topics Posts A36 0 0 0 5 0 0 5 0 0 A37 0 0 0 3 1 1 3 1 1 A38 0 0 0 12 0 0 12 0 0 A39 0 0 0 8 3 3 8 3 3 A40 0 0 0 2 0 0 2 0 0 A41 0 0 0 17 1 1 17 1 1 A42 0 0 0 17 0 0 17 0 0 A43 0 0 0 2 0 0 2 0 0 A44 0 0 0 2 0 0 2 0 0 A45 0 0 0 0 0 0 0 0 0 A46 0 0 0 2 0 0 2 0 0 A47 0 0 0 6 0 0 6 0 0 A48 0 0 0 9 0 0 9 0 0 A49 0 0 0 17 0 0 17 0 0 A50 0 0 0 7 0 1 7 0 1 A51 0 0 0 3 0 0 3 0 0 - Economia aziendale 1(D5), SGT2B: non si è riusciti a ricavare i file di accesso. Il forum di questa classe, in realtà, dovrebbe essere compreso in quello della classe SGT2A, ma, calcolando le statistiche, non è risultato così. - Economia aziendale 1(D5): per la classe SGT1A non esiste il forum di questa materia e quindi non esistono nemmeno i log files - Economia aziendale 1(D5): per la classe SGT1B non esiste il forum di questa materia e quindi non esistono nemmeno i log files 163 3) Conflitto relazionale A1: “Vi fornisco un esempio di SLOT A - AMD (AMD Athlon), cioè la fabbrica (ente di produzione uPC) che non a tardato a farsi strada con questo tipo di slot dopo che Intel ci aveva già sguazzato... + immagine Vi dico solo che il FSB della scheda dovrebbe essere 166 MHz, il processore da 600 MHz, ho messo SD-Ram fino a 512 MB (Se non sbaglio) e la scheda madre è un ASUS. Non so cosa dire ma con Win XP gira che è una meraviglia, in più mi sembra molto più veloce all'accesso della macchina che ho a cotè P4 3GHz (FSB 800MHz) ! Anche se poi per fare un rendering si muore lo stesso! A questo punto preferisco la Workstation a 2 processori Xeon (3 GHz)(800 MHz)(L1 128KB, L2 2048KB)(64Bit) in Raid 0, Striped Mode con 2 HD da 250GB.” (...) A2: “1. AMD NON è una fabbrica, bensì una multinazionale specializzata nella costruzione di microprocessori. 2. Lo Slot A non è una tecnica, ma una soluzione di connessione tra processore e scheda madre. Inoltre quello di Intel era lo Slot 1 Per il resto lasciamo perdere che è meglio...” A1: “A dire il vero lo slot 1 della Intel era il suo primo fallimento e prima che uscisse l'ente AMD con la sua soluzione, Intel aveva già prodotto lo slot 2..Non siamo così polemici.. In fondo per il resto ho eseguito prove pratiche... e spesso i test con il software hanno fornito qualche perplessità in più!” A2: “Ma, prima di tutto lo Slot1 non era mica così fallimentare, è stato cambiato semplicemente per esigenze del evoluzione. Perche continui a dire che è stato un fallimento? Cosa vuol dire fallimento scusa? Lo slot2 era il corrispondente dello Slot1 sul lato server (per CPU Xeon), non è stato un successore ma una controparte su un altra piattaforma. In seguito allo Slot1 intel ha adottato il socket 370, che è morto insieme alla famiglia di processori Pentium III e celeron derivati, per via del adozione del nuovo Pentium 4. Per il resto non riesco a capire dove vuoi arrivare ^_^ vabbhe, buon week...” A1: “A dire la verità, come dici tu gli slot sono morti, ma non i processori... Infatti con l'uscita del P4, "Intel" ha cercato di arrivare ad ottenere processori RISC, anche se non c'è ancora riuscita, però ha capito che a furia di aumentare le frequenze e il numero di transistor su una base così piccola di silicio prima o poi sarebbero insorti dei problemi!! Quello che ha tentato di fare AMD (parlo chiaramente dell'ente "sinteticamente" per non ripetere ogni volta..) con i processori Athlon XP era quello di aumentare la base di silicio e specialmente di creare un guscio che lo sormontasse di dimensioni più ampie, favorendo il raffreddamento (trasmigrazione di calore) con una velocità un po' più elevata...Infatti queste multinazionali, AMD e Intel, pensavano che il limite derivato dalla produzione dei uPC era costituito dal limite di quantità di cellule drogate di silicio per favorire una sufficiente conduzione (per un transistor), ma si sono accorti invece che il limite principale era il calore !! Infatti un Pentium 4 odierno scalda come un forno ! Consuma più del doppio del suo effettivo consumo nominale per l'elaborazione dei dati...Così "Intel", con il nuovo Centrino, ha voluto solamente fare un passo indietro e riconfigurare al meglio la struttura del processore Celeron, con degli accorgimenti verso il P4, e poi cosa anno fatto di bello ?? Hanno ridotto di molto la frequenza e utilizzano la CPU a tratti, come se avesse la prostata quando fa pipi ! Nel senso che il processore non va mai al 100%, ma quando comincia ad arrivare ad una soglia 164 eccessiva di calore, abbassa l'utilizzo della CPU al 40% o addirittura anche a piccoli momenti con il 10% ! Aspetteremo un nuovo sviluppo ! Forse prima o poi riusciranno a seguire la strade del PowerPC di Apple... Ciauu..” A2: “hehe A1 però devi decidere di cosa parlare perché in ogni post fai un discorso diverso, non si capisce mai alla fine cosa vuoi dire ^^. Lasciando perdere il resto, già che tiri in ballo Apple, saprai che ha troncato il contratto di fornitura dei processori PPC con IBM in quanto quest'ultima non era in grado di realizzare un processore adatto al impiego in sistemi mobile (a causa del eccessivo calore) ne tantomeno nuovi G5 con frequenze competitive. Ha stipulato un contratto con Intel, da giugno 2006 pian piano la gamma di prodotti Apple si sposterà quindi su piattaforma x86. I processori che verranno utilizzato sono evoluzioni degli odierni Pentium M (Dothan), ed in seguito evoluzioni degli stessi ma dual core. bye” A1: “Si ho già sentito questa notizia.. Ma pensi che Apple voglia maggior compatibilità? È un peccato pensare a ciò che sono arrivati a fare con il G5, per il FSB e così via, per poi avere comunque una compatibilità a livello di Ram e schede grafiche e connettori video.. Ora vogliono puntare su x86, dove finiremo con i portatili ?? Allo stesso livello dei Sony ?? E i Mac Gx PowerPC ? Saranno macchinette un po' più evolute ma comunque a prezzi ridotti rispetto ad una piattaforma Server? Infondo penso che Apple abbia capito i problemi odierni dei processori, sarebbe comunque un peccato per i G5 ! Anche il sistema che hanno fatto per ventilare a stadi separati non è male! Ormai dobbiamo aspettare che intel cominci a creare processori con più superficie di silicio.. Ma tu pensi che in questo mondo di Business, un azienda riesca a far fronte a queste problematiche in modo coerente e non sempre legata ai costi?Cosa pensi ?” A2: “Apple non vuole maggior compatibilità, vuole processori adeguati...è da tempo che aspettava IBM ma questa non ha saputo far fronte ai problemi incontrati nel produrre, come detto sopra G5 sopra i 3Ghz e G5 "mobile". Non capisco cosa intendi con: "È un peccato pensare a ciò che sono arrivati a fare con il G5, per il FSB e così via, per poi avere comunque una compatibilità a livello di Ram e schede grafiche e connettori video.." Cosa avrebbero fatto? ...Il quadro dei prodotti non cambia, cambiano i processori che saranno competitivi, forse avremo prezzi leggermente inferiori. Intel non deve creare nulla, ha già i pentium m...tra 6 mesi ci saranno evoluzioni di questo porcessore, dual core, 64 bit ecc un po' per tutti i segmenti e finalmente l'addio definitivo al pentium4 ed alla sua infelice architettura net burst (che cmq ha fruttato un bel po’ a intel, con la storia dei Mhz). La storia della "piu superficie di silicio" non c'enra nulla, è questione di architettura... Io penso che le aziende sono li per fare soldi, come prima cosa.... ;) Bye” A1: “Non capisco perché ti ostini così tanto... L'architettura di un microprocessore non centra niente con le problematiche del suo calore, quello che volevo farti capire è più un problema fisico che di struttura! Quello che intendevo per espansione del silicio è il semplice principio per cui all'interno di un pezzettino di silicio, sempre di circa egual dimensione, hanno cercato di disegnare milioni di transistor, facendo crescere sempre di più il loro numero.. Il problema che si è scaturito è dovuto al calore, che è legato alla corrente sempre più alta che serve per garantire a tutti i transistor la conduzione.. Così quello che intendo dire come processo fisico è che se il waffer di silicio viene gestito per avere una superficie più grande, il quantitativo di calore emesso, distribuito sulla superficie si riduce notevolmente! Il problema sta nel fatto che per gestire un pezzo di silicio di dimensioni più grandi, si avranno costi di produzioni esorbitanti, pensando al fatto che i gusci in carbonio devono essere ridimensionati, che il prezzo del silicio aumenta per processore, e tanti altri fattori legati al socket e ad altre piccole problematiche. Cosa credi che abbiano fatto con Centrino, anche se lavora a scatti..., hanno affiancato l'idea di AMD con i loro Athlon XP (non struttura, ma tecnica di migrazione).Comunque sappi che i PowerPc non sono di fabbricazione IBM, ma i veri creatori del microprocessore è la Motorola! Ente che produce più della metà dei 165 circuiti integrati al mondo! Cosa credi, nel tuo PSP Sony ci sono dei microprocessori e degli integrati dove il fabbricante è Motorola, compresi tutti i telefoni cellulari possiedono un processore al loro interno che è costruito dalla Motorola.Ti rispondo anche a quello che dicevo riguardo alle compatibilità G5: Con il PC G5 intendevo dire che offre compatibilità a livello di Ram, Schede Video e schede PCI, infatti io posso mettere dentro una DDR - Ram da 400MHz Infineon o Apacer che compro da Steg (per es.), posso inserire delle schede PCI di acquisizione video che trovo sul mercato (il problema può verificarsi nei driver, ma ci sono schede audio tipo la Luna II con 6 processori DSP che sono compatibili con Mac a liv.di Driver) oppure posso installare schede video AGP 8x.., non parliamo poi degli harddisc, perché con S-ATA abbiamo capito tutto... Bye” (...) 166 4) Intervista fatta a D1 B1) “Ti ringrazio di aver accettato questo incontro. E come ti ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti per il colloquio, ma se ritieni utile o hai bisogno di più, di più tempo per esprimere quello che vuoi esprimere ci prenderemo questo tempo. Ti voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale, reso anonimo, quindi il tuo nome non apparirà da nessuna parte, e sarà usato per vedere quali sono i processi in gioco e per il mio lavoro di tesi di Master. Se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuoi che venga registrato dimmelo pure. Durante il colloquio non verrai giudicato e non verrai valutato in alcun modo. Adesso veniamo all’argomento, al contenuto dell’intervista: con questa intervista ho bisogno del tuo aiuto, per conoscere cosa concretamente pratichi quando ti trovi ad insegnare ed interagire nel forum con i tuoi allievi e come sei riuscito ad ott, ad ottenere un certo risultato. Ti propongo, se sei d’accordo, di descrivermi la tua esperienza, la tua pratica e il tuo punto di vista riguardo ad un particolare momento dell’interazione onLine, che hai considerato interessante. Se durante l’intervista ho bisogno di più dettagli, mi permetterò di farti più domande. E non preoccuparti di ricordarti tutto, semmai ti farò io le domande. Va bene?” A2) “Perfetto.” B3) “Hai bisogno di altre precisazioni?” A4) “No, non mi ricordavoooo, mmh, qualche passaggioooo..., bello però, su, su, mmmh, quando diciii non, non, non, non ti, non, non ti giudicheròooo non, non, non, non, non esprimerò giudizi non, bello. Non, non me la ricordavo anche questa, cioè sono, sono stato un disastro io come studente. (ride) Va bene.” B5) “Allora ti propongo, se sei d’accordo, di prenderti il tempo per pensare ad un momento per te particolarmente interessante della tua pratica professionale, di insegnante, che interviene nel forum. Fammi un cenno quando sei pronto.” A6) “Un momento particolare. (lunga pausa) Su, col forum, proprio eh? Non con la formazione a distanza proprio...” B7) “No, il forum.” A8) (accavallamento con “il forum”) “Col forum. (lunga pausa) Un momento particolare. (lunga pausa) Eh tu hai dettoooo, successo avuto col forum. Io non sono ancora convinto di aver avuto successo.” B9) “Eh no, mmmh, non un momento di successo o insuccesso...” A10) “Ah.” B11) “...proprio uno che tu...” 167 A12) (accavallamento con “che tu”) “No, no, si.” B13) “...ritieni particolarmente interessante...” A14) “Ok.” B15) “...per te.” A16) “Dunque, ho un momento di, di nebbia.” B17) “Momento di insegnamento, diii interazione.” A18) “(lunga pausa) Ma diciamo, mi vengono in mente, alc, adesso, in questo momento mi vengono in mente un po’ di episodi, più che uno momento particolare no, eeeeh, magari l’attività, proprio a un, una determinata scelta didatticaaa. Il problema mio è che, ricordo sempre le cose generali, i dettagli..., devo ricontattareee, ci, ci vuole un po’ per, per ricordare...” B19) (accavallamento con “per, per ricordare”) “Si, si prenditi tutto il tempo necessario.” A20) “Eeeeh non so, va bè, partiamo connnn, si, ecco, mmmh, ok, sono pronto.” B21) “Se sei d’accordo, mmmmh, puoi descrivermi questo momento.” A22) “Si allora, eeeeh, diciamo, era un momentoooo legato aaaa, all’attività che avevo proposto in presenza e, e poi diciamo sviluppata anche a distanza, quindi la, la, la, diciamo il tema, il macrotema eraaa la storia dell’informatica, che è un, diciamo, un argomento che compete a me eh, che è un argomento anche abbastanza ostico all’iniziooo, perchéeee, in genere quando a un allievo parli di storia uno dice “accidenti la storia è pesante oh”. Allora, quell’anno lì insommaaaa, cercai di immaginare una, una strategiaaa, diversa. Innanzitutto mischiata, con presenza e distanza, quindi quest’anno già magari era una novità, e integra, cercando di integrarla, insomma. Eeee, e poi introducendo anche un filmato, insomma, no. Quindi un filmato in presenza e poi una discussione, una discussioneee sviluppata a distanza, insomma, attraverso, attraverso il forum. Questa era un po’ il, era un po’ la strategia. E quindi, niente, abbiamooo proposto, selezionato un film, in realtà più di un film, ma soprattutto un film, eeeeh, ho selezionato delle scene che ho proposto, ho proposto in aula. Ed è vero che di, di spaziii, di spazi per, per, per discuterne in presenza non sono stati tantissimi. Sono arrivati dopo. Poi bè, in prima battuta la discussione ho tentato di avvivarla soprattutto in, soprattutto a distanza e soprattutto attraverso un forum. Eeeeh, e quindi, ecco, questo è un po’ il, contesto, insomma, quindi la, la vera rivoluzione, no, rispetto agli anni passati dove magari la storia si faceva in modooo, in modo un poooo, un po’ tradizionale, quindi in modooo anche frontale, insomma, no, anche se magari facevamo delle cose. Eeeeh, non propriamente frontali così, però insomma era un approccio abbastanza tradizionale. Sta volta l’idea era di proporre dei, degli spezzoni, eeeeh, interrompere, diciamo, quel, quella lezione per continuare poi una discussione a distanza attraverso il forum, poi c’era ancora una lezione con qualche spezzone e avere una qualche discussione in presenza e poi si ritornava a distanza. Cioè 168 quindi questo è un po’ il, la logica che si è tenuta. (pausa) E più o meno ecco, una logica anche, eeeeh, abbastanzaaaa, coerente, ecco, cioè, cer, ho cercato di, di costruir la cosa non, non di farla diventare una cosa un po’, eeeeh, propriamenteeee, così improvvisata, ma, ecco, anche la discussione ho cercato di, cioè, immaginavo già, sapevo già più o meno dove volevo portarli, quindi la discussione in quel, in quel senso era stataaaa, era stata abbastanzaaaa veicolata, ecco, quindi. (pausa) Questooo, si, quindi era un po’il, mmmh, il contesto. Presumo che debba raccontarti un po’ sul forum adesso, tornandoooo sul, sul discorso specificooo...” B23) “Si cioè se tu sei d’accordo potremmooo, eeeeh, ti propongo di parlare di un momento in cui hai, di una particolare discussione del forum.” A24) “Si.” B25) “A proposito del film.” A26) “Si.” B27) “Eeee, e se, se ti pro, propongo di prenderti il tempo per pensare a quel momento per farlo affiorare nella tua mente.” A28) “Si.” B29) “Seee...” A30) “Si, si.” B31) “Sei pronto...?” A32) “No va bene. Si, allora, innanzitutto è vero cheeee..., (leggera pausa) adesso sto cercando di..., purtroppo non ricordo più però se... (ride), quale anno era, eeeeh, va bè, comunque eeeeh... Ricordo il momento, non, adesso non riesco ancora a collocarlo benissimo, perché son, eeeeh, tre anni cheeee, che andiamo in questo modo ma...” B33) “Prenditi pure il tempo per ricordare questo momento.” A34) (accavallamento con “questo momento”) “Si, no al limite potrei anche andare a guardare. (ride) Perché dopo mi ricordo esattamenteee...” B35) “Ma se...” A36) “...ri, ricostruisco meglio. Si.” B37) “Se hai bisogno.” A38) “Provo, così vado a vedere, perché ho un momento di confusione sulla... No ecco ho sbagliato. (pausa di ricerca, sul forum, del momento particolare) È ancora tutto..., tu ci hai lavorato un po’ su questo?” B39) “Si.” A40) “(pausa di ricerca, sul forum, del momento particolare) Ecco... (pausa di ricerca, sul forum, del momento particolare) Ecco infatti va bè eh...perché ho fatto, ho, ho diviso qua, giusto, ho fatto i 169 film e poi, giusto, ok va bene, va bene. Ci sono. Allora, eeeeh, si ecco, quindi, in realtà ho fattooo una divisione, eeeeh quindi ho diviso il forum, eeeeh aprendo, diciamo, due argomenti: uno sul f, sul, sul, eeeeh sul film, quindiii, andando a ripescare alcune questioni discusseee, eeeeh, viste, viste nel film, e poi un’altra parte proprio solo di storia quindi, lo, eeeeh, dipende da alcuni passaggi strategici, eeeeh, che proprio non mai, non venivano citati nel film. Quindi ho diviso le due cose. Ecco diciamo....” B41) “Cosa hai fatto quando hai diviso le due cose?” A42) “Ecco, eeeeh, si, li ho divisi perchéeee, fondamentalmente, eeeeh, i, io, il mio obiettivo era di dare una, una, un’infarinatura, una cultura generale suuuu, quelli che erano i passi più importanti, no, nell’evoluzione delle scienze informatiche. Il film toccava alcune cose, non ne toccava altri, no. Allora piuttosto di fare un, un grande risotto “storia dell’informatica”, ho, ho deciso di concentrarmi su quello che avevamo visto nei, nei, nel film quindi con del, proprioooo, delle, delle discussioni specifiche, eeeeh, e poi invece andare ad aprire altre discussioni proprio sulla storia, su argomenti che magari sono stati toccati dal film ma non, non erano, diciamo non erano l’elemento centrale. Ecco rispetto ad altre, ad altre esperienze che ho avuto nel forum, questa è stata un’esperienza dove diciamo è stata forse moderata in modo abbastanza forte da me. Quindi anche proprio con l’apertura degli argomenti. Ecco rispetto ad altre, ad altreee, ad altre cose che invece, eeeeh, magari erano nate in modo più spontaneo tra i, eeeeh, tra i ragazzi, qui, eeeeh, ero stato proprio io qua, lì, a imporre, a imporre l’argomento. Come sempre io aspetto, aspetto un po’, nel forum, non, non, vado, non, non mi propongo subito io come, come, come moderatore, o come, ecco, in quel caso, ripeto, ho aspettato un pochino, eeeeh, però poiii ero andato abbastanza deciso, anche perché avevo degli obiettivi precisi insomma, no, volevo che certe cose, ehmmm, volevo fissarle certe cose, insomma, quindi, sono andatooo, chiedendo delle cose specifiche su, su, su alcuni passaggi della storia dell’informatica insomma, relativi proprio al film.” B43) “Ma cosaaa fai quandooo dici, eeeeh, che fai il moderatore o che ti, o che imponi l’argomento?” A44) “Forse, infatti, il moderatore è, eeeeh, mmmh, inizialmente sbagliato perché non è, non è proprio, soltanto un, un, una, un ruolo di moderatore, piuttosto probabilmente da, di docente, cioè che fa la domanda ma che sta usando un canale che è, ecco, che è il forum, no, quindi lì, eeeeh, non ho fatto, in realtà ecco, si, non, non ho fatto tanto il moderatore, ho fatto proprio il, il docente onLine, insomma, no. Ho proposto una, una domanda specifica. Si l’obiettivo era, fondamentalmente definire anche un perimetro, un perimetro, eeeeh, di discussione, un perimetro di questioni che per me erano importa, era importante fissare, ecco. Lì il forum, eeeeh, andava abbastanza bene, insomma, come, come strumento. Diciamo, ecco, ripensando sicuramente avrei 170 fatto forse qualcos’altro, eeeeh, ma potevo anche in base alla struttura, perché avevamo poco tempo in presenza. La mia è una materia, una materia più sbilanciata a distanza. Quindi abbiamo 1 ora in presenza e 2 ore a distanza. Il film, era, diciamo, quegli spezzoni che avevo proposto, avevano preso molto tempo in presenza e avevo tanto a distanza, insomma no, quindi lì se vogliamo ho utilizzato come approccio quasi se vogliamo frontale utilizzando gli strumenti, gli strumenti che avevo a disposizione. Allora, da una parte, ero soddisfatto perché avevo proposto un, un, un, un, eeeeh, un, eeeeh, un metodooo diverso rispetto agli anni precedenti, che mi pareee così, eeeeh, abbia portato anche un, un certooo, un certo beneficio insomma nooo, in termini di apprendimento quindi poi anche con la misurazione che è brutta, è brutto parlar di misurazione, però è, è da fare, e mi sembrava insomma, mi sembrava ci fossero dei risultati migliori, eh. Eeeeh, ma non, non è solo su quello, la misurazione per me era anche una misurazione di, diii, di, anzi, soprattutto di entusiasmo e di, di, di approccio, no, con la storia dell’informatica. Sicuramente quell’aspetto eraaaa, l’avevo misurato completamente in un altro modo rispetto agli altri anni, dove magari le cose era, erano un po’ diverse. Però ecco, dicendoooo, avrei rifatto qualcosa. Perché sto dicendo questo? Avrei, mi è mancato in quel momento, mi è mancata la, la flessibilità mentre, mentre pensavo a questo, mi è mancata la flessibilità di poter gestire il tempo diversamente, cioè di poter dire no adesso non faccio 1 ora a distanza e 2 ore in, eeeeh, 1 ora, 1 ora in presenza e 2 ore a distanza, ma magari faccio 1 ora e mezza a distanza e 1 ora e mezzaaaa, 1 ora e mezza in presenza e 1 ora e mezza a distanza. Mi è mancato un po’ questo, no, perché, a un certo punto ho dovuto proprio troncare no, anche se avevo gestito bene i tempi, cosa rara per me, ma avevo gestito bene i tempi degli spezzoni e della discussione, avevo previsto, esplicitando molto chiaramente, che poi la discussione, una parte della discussione si sarebbe fatta a distanza, però, ecco, lì, eeeeh, mi sentivo comunque un po’ incastrato no da questo schema, quindi...” B45) “Se sei d’accordo io ti proporrei di tornare un attimo indietro quando hai detto, eeeeh, che tu proponi degli argomenti, eeeehm, a fare una domanda, definire delle questioni. Eeeeh sei d’accordo con quello che dico?” A46) “Si, si, si.” B47) “Che ho riformulato?” A48) “Si, si.” B49) “Ehm, ti propongo allora di parlare di un particolare momento, di un’ interazione in cui tu hai fatto una domanda.” A50) “Si.” B51) “Eeeeh, e ti chiedo cosa intendi quando fai una domanda, quando definisci delle questioni.” A52) “Si.” 171 B53) “Che cosa fai?” A54) “Ma, allora è chiaro che il, il primooo, la prima cosa che mi chiedo, mi chiedo, cos’è utile che i ragazzi ricordino di quel film, quali sono, eeeeh, gli aspettiii, che davvero vale la pena di fissare no, e che vale la pena poi portarsi dietro. Allora nell’informaticaaa è vero che ci sono stati almeno due o tre passaggi davverooo importanti, fondamentali che poi hanno fatto sì che oggi la massa utilizza un certo tipo di computer, un certo tipo di sistema eccetera, eccetera. È per quello che io ho scelto quel film, quel film fa capire bene cos’è successo, in un certo, in una certa fase storica, eeeeh, quindi, eeeeh, il perché si è presa una strada piuttosto che un altra, no. E allora, diciamo, l’esigenza miaa era quella, cioè fissare quei, quei momenti, no. È evidente che, ho tentato, diii, di non calarglieli dall’alto quei, quei, quindi, no, ho cercato di non, di non far passare prima quei, ecco i momenti importanti sono questi. Innanzitutto con la scelta degli spezzoni, anche perché comunque in 45 minuti ho dovuto fare una selezione, in realtà non erano nemmeno 45 minuti, ma erano, forseee, 30-35, perché poi c’erano tutte le, le altre, l’inizio, la fine della, della, della, della lezione, la discussione, una breve discussione. Quindi, già quella selezione, evidentemente dei, dei, dei, dei, degli spezzoni io volevo proporre, ho tentato di proporre un certo filone coerente no. Ecco. Poi però è vero che in forum, ecco si, all’iniziooo mi pare che non era decollato da subito, que, ecco quel tema lì non era decollato. Altri temi partivano subito. Quel, eeeeh non, non mi pare fosse decollato un granché. (leggera pausa) Mmmh...” B55) “E quando non è decollato un granché, cosa hai fatto?” A56) “Ecco difatti stavooo cercando di ricordarmi un po’ quello. Mi stavo chiedendo se non era decollato anche perché forse un errore l’avevo fatto. Io ricordo che il, proprio all’ultimo, gli ultimiii 2 o 3 minuti ai ragazzi stavo dicendo, avevo detto “bene ne discuteremo in forum, vi proporrò un qualche, un qualche aspetto, un qualche tema”, ecco, lì, ho il timore di aver passi, passivizzato un po’ gli allievi, si son sentiti dire “ah tanto è lui che ci propone”, eeeeh, “non siamo noi”, mentre di solito il forum forse eraaa, era un po’, era un po’ diverso no. Quindi il fatto, credo eh, di aver detto quello, tra l’altro, che magari ho ricontattato quel momento mi ha aiutato a ricordare quella, quella, quella, quella frase. Credo ecco che sia stato un elementooo importante che abbia fatto poi, ha fatto si che, insomma, il, le, ecco, la discussione in forum ha preso una certa piega, cioè che sia stato io, poi, a comunque, ad andare, e alla fine, se pur contro voglia ho dovuto calare dall’alto, di dire certe, certe, certe questioni no.” B57) “E quando hai calato queste questioni cosa hai fatto? Cosa intendi?” A58) “Bè innanzitutto ho, appunto, ho dovuto individuare gli elementi che davvero volevo fissare, che volevo, volevo, volevo passassero. Quindi ho fatto io una selezioneee, mmmmh, diciamooo, di quelli che erano gli aspetti importanti. E poi gli ho proposti sottoforma di, di domanda aperta, 172 insomma, in forum dicendo, ok, eeeeh, secondo voi perché è successo questo, oppure, eeeeh, perché, mi pare di aver fatto anche una domanda sui sistemi, sui sistemi operativi, cioè perché è stato sceltoooo un certo tipo di sistema o, ecco. Comunque in, in tutti i co, in tutti i casi ho fatto, ho selezionato io, un certo tipo di, di questioni importanti, ecco.” B59) “E dopo cos’è successo?” A60) “Ecco, è successo, è successo quello che, che, che mi aspettavo nel senso che, iiii, hanno risposto i ragazzi nel senso che, ecco, il forum ehmm, il mio forum, da, da quello che ho capito è andato, è andato bene in termini, eeeeh, quantitativi, non so qualitativi, e quantitativi però molto spesso circoscritti aaaa un certo numero di utenti, eeeee, a scapito di altri che, che leggevano, insomma, no. Quindi c’è s, ci sono state delle risposte, delle risposte anche molto interessanti, delle risposte, eeeeh, davvero, ecco, anche molto pertinenti. C’è stata una, una lettura, una grande lettura, quindi ho visto che la maggior parte comunque ha letto la discussione che è avvenuta, se, anche se però forse chi è intervenuto nel forum non, non, non, non era, cioè non erano tanti, insomma, soprattutto lì. In altre circostanze, diciamo la macchia era più larga, in quella circostanza era più ristretta. È chiaro che, ecco, come dicevo prima probabilmente il fatto di aver veicolato insomma, la fine della lezione dicendo, “sarò io in fondo a proporvi certe cose”, credo che abbia ristretto ulteriormente, insomma, la, la, la...” B61) “Dopo, dopo che ci sono state queste risposte che cos’è successo?” A62) “Allora...” B63) “Che cosa hai fatto?” A64) “Diciamo io l, questo, e, era, era, era pensata, no, nel senso che... Perché il passaggio, io avevo previsto che per questooo, per questa unità didattica, avevo previsto un, un passaggio distanz, eh scusa, eeh, presenza-distanza-presenza, cioè, quindi eraaaa, avevo previsto di fare questa forma no. Quindi non, in, in quel contesto comunque non mi preoccupavo se il forum non, non decollava, perché nella pre, nella lezione del, della presenza successiva, dopo aver comunque mostrato ancora qualche spezzone per me importante, ho ripreso in aula gli argomenti che avevamo trattatoooo nel forum. E quindi, diciamo, una buona parte della discussione, diciamo, è continuata proprioooo in presenza, questa volta utilizzando le cose che erano, che erano uscite in forum. E quindi lì la cosaaaa mi ha, mi ha messo un po’ più diii tranquillità. (ride) Perchéeee abbiamo chiuso bene, insomma, ecco, no. Alla fine io ero, soddisfatto in generale della cosa, perché ho comunque misurato anche un certoooo, una certaaaa, un certo entusiasmo dei ragazzi. In forum però ecco la cosa era andata un po’, forse, anche rispetto ad altre, altre discussioni che avevo fatto, eeeeh, le altre, quindi, è vero che non era andata proprioooo, cioè non si era allargata come volevo io, anche perché arrivava in un momentoooo strano, il forum ne, nella mia materia 173 partiva molto bene, poi, ma questo è tipico, insomma, dopo, calava un po’, e quello era forse il momento dove, dove, eraaaa, si, novembre, insomma, siii, mi pare che era quello, dove il mese un po’ più, più duro, più, più buio, piùuu, più, tante cose, insomma, no, quindi, tanti fattori coincidevano, insomma, finchéee... Però alla fine ti dicevo ero abbastanza contento perché col, con questa forma insomma presenza-distanza-presenza, la presenza aveva ott, lanciato diverse cose, la distanza aveva comunque delimitato un certo, un certo perimetro con delle questioni mi, con delle, delle domande mirate, lette comunque da, quasi tutte per lo meno, di interventi ce ne erano stati, e poi in presenza erano più, più, abbastanza bene, insomma, la questione, quindi... Di fatto contento anche se iii, miii, mi chiedo se, il forum in quella circostanza non potevo gestirlo forse diversamente, lasciando forse appunto più libertàaaa, e magari non, non, non, non andando aaaad incanalare con quella, con quella, con quell’osservazione, con quella, con quella battuta, forse, eeeeh, incanalare ancora di più, mmmmh, delle attività che magari potevano essere lasciate più aperte.” B65) “Quindi se posso riformulare, hai detto che tu in classe hai proposto un filmato e poi hai fatto continuare l’attività di discussione di questo filmato nel forum, dove hai proposto delle questioni, delle domande, eeeehm, in particolare in una discussione hai visto che c’era, eeeeh un calo di partecipazione, la partecipazione c’è stata, ma non come in altriii, in altre sezioni del forum.” A66) “Si, esatto.” B67) “Ma, eeeeh, quando gli allievi hanno risposto alla tua domanda, cos, cos’hannn, cos’è successo?” A68) “Bah, diciamo, (pausa) allora, devo, devo...” B69) (accavallamento con “devo, devo”) “Prenditi pure il tempo per ricontattare il momento.” A70) “Esatto. (ride) Devo rico...” B71) (accavallamento con “devo rico...”) “Quando sei pronto fammi un cenno.” A72) “Devo ricontattareee. Ma allora, eeeeh, ancora un rischio di fare una confus, un po’ di confusione tra i vari anni, però, l’impressione che ho in questo momento è che, diciamo, inizialmente le prime risposte non mi, non mi piacevano un granché, nel senso che mi davanoooo, mi davano l’impressione che, che, che, stesse sfuggendo un poooo’ l’aspetto core, quello che io volevoooo, davvero che passasse no. Quindi, inizialmente ero un po’, insomma non ero soddisfatto molto, soddisfatto della, delle risposte anche se poi mi pare che, ecco, da parte di qualcuno invece era arrivato proprio in modo quasi, quasi perfetto, insomma, quasi perfetta la risposta. Con, la descrizione, bella insomma, un quadro preciso. Che chiaramente, ecco, il vantaggio del forum, chiaramente, che poi quello rimanga nero su bianco, che tutti possano leggere e rileggere quante 174 volte vogliono, e poi appunto si possa ri, riprendere anche in classe, partire da lì, per poi, ancora una volta, aprire una discussione più ampia eh.” B73) “Mh, mh. Quindi se ho capito bene alcuni hanno risposto...” A74) “Si.” B75) “Però, eeeeh, parlando di cose lontane...” A76) “Si, si, si.” B77) “...dalla questione centrale. Altri, eeeeh, si sono più, avvicinati di più.” A78) “Si, esatto.” B79) “Eeee, in seguito, cos’è successo?” A80) “Ma i, appunto, sempre per il forum, dici, cos’è successo?” B81) “Si.” A82) “Chiaramente io tenevo sotto controlloooo, abbastanza, questo è, frequentemente cosa stava succedendo in forum.” B83) “Cosa intendi quando “tengo sotto controllo”?” A84) “Che, che, spesso faccio login e verifico, entro in piattaforma e verifico cosa succede, quindi quan, quante persone stanno leggendo e in proporzione quanteeee, di quelle che stanno leggendo, quante stanno rispondendo. Quindi, vedo se la cosa è, èeee, è lasciata un po’ così oppure, oppure invece, a seguito mi re, mi rendevo conto della gente che stava per lo meno leggendo, però non tutti avevano quasi il coraggio di, di rispondere. Forse un altro elemento, che adesso mi viene in mente, un elementooo, che poi in parte ho cercato di mettere a posto l’anno successivo, eeeeh, è che, io avevo proposto ai ragazzi di vedere il film, certo, avevo fatto vedere il film e poi avevo detto “ok chi vuole c’è il cd e”, eeeeh,” se lo può guardare a casa”, insomma, il filmato, no, tutto per intero il film completamente, anche se è una questione di copyright.” B85) “Ma quando, gli hai detto questo?” A86) “La cosa gliel’ho detta subito all’inizio, all’inizio della lezione, gli facevo vedere gli spezzoni, di un film, chiaramente...” B87) “Ah.” A88) “...citazione eccetera, eccetera, per chi vuole poi non, “non obbligo nessuno però questo è il film”, insomma ecco. Eeeeh l’anno successivo invece, eeeeh...” B89) “In quel momento specifico adesso intendevi? Riferito all’anno in cui intendevi?” A90) “Si, quell’an, intendevoooo ho fatto una cosa del genere.” B91) “Si.” A92) “In realtà, mmmmh, c’è statoooo, sarà un 50% di persone che mi haaaa, che mi ha chiesto il, il cd. Mentre ecco una strategia che mi è venuta dopo è di dare a tutti il cd, indipendentemente. 175 Magari non, non, non, non, comunque non obbligandoli lo stesso a vedere tutto il film, però, eeeeh, ecco, ho dato a tutti il cd, così, eeeeh il cd è lì, violando sicuramente una discussione di copyright che ti prego di... (ride) visto che mi stai registrando, è una battuta. (ride) Non mi preoccupo. E, eeeeh, ecco però, mmmmh, quindi questo forse è il fatto che, perché devo dire, appunto c’è stata una certa passione, questo è un film anche carino, eeeeh, con, con ironia, insomma, i pirati della silicon valley, non so se l’hai mai visto, eeeeh, e quindiii, aveva comunque suscitato un certo interesse. C’era una parte, eeeeh, ecco che però non, non, non, non osava rispondere e a un certo puntoooo, cioè non osa, non ha rispo, non rispondeva su, su forum. E a un certo punto mi è venuto il dubbio anche che magari non, non, non, non, non rispondevano perché giustamente hann visto degli spezzoni così e, non avendo visto il film completamente non, non, non, come dire non riuscivano magari...” B93) “Scusa se ti interrompo, quando dici una parte, era in quel momento specifico? Di quell’anno, in quella discussione specifica che una parte non rispondeva?” A94) “Si, si, si.” B95) “Ok.” A96) “Si, si, quell’anno lì.” B97) “E dopo cos’è successo, dopo che quella parte non rispondeva?” A98) “Niente, appunto io lì mi sono assicurato per lo meno che stessero leggendo, l, la discussione, e poi ho delegato comunque la, la, la, la questione l’ho delegata in presenza, quindi, ho ripreso, diciamo quello che è successo nel forum, l’ho ripreso in, in presenza.” B99) “Mmmh prima tu hai detto niente, ma quando di, dici niente cosa intendi? Cosa fai?” A100) “Cosa vuol di... In che senso?” B101) “Prima tu quando ha, hai detto niente,ehm, ti ho chiesto ma cosa hai fatto in quel momento? E tu hai detto niente.” A102) “Niente ho detto.” B103) “Quando nie, dici niente cosa fai?” A104) “Bella domanda, (ride) allora, no non so perché ho detto niente. In genereee, almeno un pensiero mi parte, nel senso che non è che rimango proprio, così passivo. Se tu mi, mi, mi chiedi quando io ho visto che il forum rimaneva un poooo’...” B105) “Si, allora...” A106)”Fermo insomma.” B107) “Ti posso riformulare? Tu prima hai detto che una parte non era intervenuta nella discussione.” A108) (accavallamento con “nella discussione”) “Si.” 176 B109) “Allora io ti ho chiesto, ma, eeeeh, “quando quella parte non è intervenuta tu cos’hai fatto?”” A110) “Ok.” B111) “E tu come...” A112) (accavallamento con “come”) “Ah ok.” B113) “...prima cosa hai detto niente.” A114) “Si, si, si.” B115) “E dopodiché hai detto, ehm, ho, èeee ripreso la questione in presenza.” A116) “Si, ok, ho capito. Si no forse allora un niente aveva senso, perché a un certo punto eh, così, mi son sentitooo, mmmh, un po’ impotente nel senso che, eeeeh, mi sono accorto che non tutti avevano visto il filmato, quindi non tutti potevano eventualmente andare a rivedersi il filmato. Avevano le mie dispense però non volevo nemmeno dare troppi asssist, nel senso, davvero, volevo attivarli in, in qualche modo.” B117) “Cosa intendi per dare troppi assist?” A118) “In realtà, eeeeh, io, avevano delle dispense che avevo già pubblicato in piattaforma. Su certi, in certi capitoli era già chiaramente, c’era, c, c’era già la risposta insomma alle mie, ai miei quesiti, no. Però non volevo nemmeno dire “bè adesso andate a leggervi quel capitolo e troverete la risposta”, davvero volevo, anche perché alcune cose, mmmh, la mia intenzione era davvero che loro, in quel caso, andassero a ricontattare le cose che avevano visto nel film, ecco. Però mi sono detto, “accidenti, forse non hanno elementi a sufficienza, alcuni per...”, perché chi è magari già dentro, chi arriva già da un curriculum informatico, chi si appassiona, chi legge, eccetera, ecco, una risposta me la può dare. Chi si è trovato così, a vedere, non so, 10 spezzoni, mezz’ora, eeeeh magari è frastornato. Si, si legge, magari vorrebbe, però poi in forum non siii...” B119) “Mh, mh.” A120) “Non si smollano. Il, il documento che avevo pubblicato in piattaforma, era un documento comunque, cioè eraaanooo 12 o 13 pagine, insomma, quindi, da leggere, ma lì, ha anche tempi diversi per poterlo leggere è per questo che, il niente è che forse a un ce, a un certo punto ho detto “mmmm, questa cosa devo davvero riprenderla in presenza, perché a distanza sta riuscendo a metà”. Non è che non sia riuscita, perché poi ho utilizzato bene e secondo me come sempre loro si sono pre, hanno pre, hanno preparato, perché, per me il forum io insisto e ci tengo molto, lo dico anche spesso ai colleghi, il forum, é si un luogo di interazione, ma può essere davvero anche un luogo di lettura, appunto, non deve essere per forza un luogo di, di, di, di interazione, è auspicabile che lo sia in certi momenti ma non sempre. Per me lì era importante sapere che quasi tutti avevano 177 letto quelle cose, e quasi tutti le avevano lette, si erano preparati, quindi, almeno la questione se la sono, se l’erano posta e quindi poi in presenza ho potuto...” B121) “Mh, mh.” A122) “Riprendere, secondo me più facilmente, quel discorso. Però è vero che lì, in quel momento, niente, eeeeh, probabilmente stava a significare “forse ho, le cartucce da sparare a distanza le ho esaurite”, insomma, devo tornare in presenza, devo ri, ri, riorganizzare la cosa in presenza.” B123) “Prima hai detto, eeehm, che non volevi dare troppi assist.” A124) “Si.” B125) “E sei d’accordo quandooo io ti dicoooo, dimmi però se sei d’accordo, se ti ritrovi in quello che dico, che tu hai trattenuto apposta delle cose per non dirle, per far si che loro agissero?” A126) “Si, si, certo.” B127) “Ti ritrovi?” A128) “Pro, proprio così. Si perché comunque sulle dispense avrebbero trovato una risposta troppo semplice. Quindi non, cioè avrebbero fatto un copia incolla o avrebbero riformulato. Mentre il fatto comunque nelle due ipotesi, o di ricordare cos’è successo nel film, o ho il film, ma devo fare una ricerca attiva e molto più attiva la ricerca del film, e poi c’è un dialogo, devono anche interpretare cosa stanno dicendo, eccetera, è qualcosa di diverso, insomma, rispetto al fatto di andare a pigliarsi, cioè se io dicevo loro, “ok guardate che la risposta la trovate sulle dispense o andate a rileggere le dispense” perché, in qualche modo, avrei appunto, avrei, li avrei passivizzati un po’. Quindi, si, mmmh, c’era assolutamente questa strategia di, di lasciare spazio insomma.” B129) “Bene la mezz’ora è finita. Se tu vuoi ancoraaaa dir qualcosa puoi farlo.” A130) “No, no, va bene.” B131) (accavallamento con “va bene”) “Se hai bisogno.” A132) “No, no, no, mi va bene, perché, non lo dico per frasi, come frase di circostanza, invece è, è stato molto utile anche per me perché sono andato, davvero anch’io a ricordare, a ricontattare due o tre cosine che, probabilmente mi serviranno, mi serviranno insomma, no. Soprattutto la prima parteee sul, eeeeh, su, sul via del forum, eeeeh, anche in termini, lo so che sto parlando con una specialista in comunicazione però appunto, il modo di porre, di porre la questione ha sicuramente influito un po’ sulla cosa, questoooo, e poi, e poi un’altra questione su, sugli spezzoni, sul, sul filmato e quindi, no, no, va, va bene. Non...a posto.” B133) “Bene. Grazie.” A134) “Figurati grazie a te.” 178 5) Intervista fatta a D4 B1) “Bene. Allora ti ringrazio di aver accettato questo incontro.” A2) “Dovere.” B3) “Eeee, come ti ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti...” A4) “Mh, mh.” B5)”...per il colloquio.” A6) “Mh, mh.” B7) “Ma se ritieni utile o hai bisogno diiii più tempo per esprimere quello che vuoi dire ce lo prenderemo. Eeeeh, ti voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale, quindi reso anonimoooo, il tuo nome non verrà indicato da nessuna parte e sarà usato solo per vedere quali sono i processi in gioco e per il mio lavoro della tesi di Master.” A8) (accavallamento con “tesi di Master”) “Si.” B9) “Se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuoi che venga registrato, eeeeh, dimmelo pure.” A10) “Si, va bene.” B11) “Poi durante l’intervista non verrai mai valutato, mai giudicato in alcun modo. E adesso veniamo all’argomento dell’intervista: con questa intervista ho bisogno del tuo aiuto, per conoscere cosa concretamente pratichi quando ti trovi ad insegnare ed interagire nel forum con i tuoi allievi e come sei riuscito ad ottenere un certo risultato.” A12) “Mh, mh.” B13) “Ti propongo, se sei d’accordo, di descrivermi la tua esperienza, eeeeh la tua pratica e il tuo punto di vista riguardo ad un particolare momento dell’interazione onLine che hai considerato interessante. Se durante l’intervista, ehm, ho bisogno di più dettagli mi permetterò di farti più domande.” A14) “Mh.” B15) “E tu non devi preoccuparti di ricordarti tutto, semmai ti farò altre domande.” A16) “Mh.” B17) “Va bene?” A18) “Si va bene, va bene, certo.” B19) “Hai bisogno di altre precisazioni?” A20) “No, no. Funziona.” B21) “Ok. Allora ti propongo, se sei d’accordo, di prenderti del tempo...” A22) “Mh.” 179 B23) “...per pensare ad un particolare momento che tu ritieni interessante della tua pratica professionale, di insegnante, che interviene nel forum.” A24) “Mh, mh.” B25) “Quando sei pronto fammi, pure un cenno.” A26) “Mh, mh. Ma perché quando mi hai scritto la mail, mmmmh, c’ho pensato un attimo. Eeeeh si, do, dovrei fare un paio di premesse però, anche per, per, eeeeh, contestualizzare un po’ l’insegnamento nel forum. Perché effettivamente ho un momentoooo particolare di cui potrei parlarti. Eeeeh, però appunto io il forum l’ho usatoooo all’inizio non, non molto volentieri. Ho usato magari più volentieri la, la videoconferenza, per l’insegnamento. Ho usatoooo in modo più, magari efficaceeee, i documenti con lo spazio della piattaforma nel quale io posso pubblicare i documenti, a distanza, che loro possono, così, in modo asincronoooo scaricare, no. La videoconferenza invece è sincrona come, come insegnamento, io ho tre allievi, fai, insomma, tre allieviiii onLine e quindi, c’è la lavagna... Il forum l’ho usatoooo all’inizio un po’ così. Non, non riuscivo a trovare un modo efficace per usare il forum. Eeeeh, quest’anno, quest’anno l’ho utilizzato, ehm, nel mese di dicembre, quindi alla fine del semestre, in vista dell’esame orale ed è proprio in, in quel, mmmmh, periodo lì, soprattuttoooo nelle, nelle, nelle vacanzeeee, nelle feste, durante i giorni festivi, quindi prima dopo Natale, eeeeh, prima della fine dell’anno, a capodanno, insomma ho, nei primi giorni dell’anno, in vista della preparazione dell’esame orale, di Italiano e Comunicazione, ecco lì, ho interagito attraverso il forum. E quindi questo...” B27) (accavallamento con “E quindi questo...”) “Ma cosa intendi che l’hai usato in vista dell’esame orale?” A28) “Eh. Allora eh. Appunto il contesto è questo di Italiano... Non so se, se ti serve sapereeee il contestoooo.” B29) “Mh, mh. Può servire si.” A30) “Eh. Perché è un corso che ha la durata di un semestre. Ehm, in questo corso, diciamo gli obiettivi, sono esercitare l’espressione orale e scritta, attraverso dei lavori di documentazione, sono delle ricerche e io lancio 7 temi. Ehm, per esempio un tema è il rapporto uomo-macchina, allora partiamo da testi di Italo Calvino, di Erik Fromm o, non so, di Dürrenmatt eeee andiamo a riflettere sul rapporto tra l’uomo e la macchina, eeeeh, non so, la visione di un sociologo come Fromm, la visione di, che ne so, Primo Levi, che nell’84 utilizzava per la prima volta un Macintosh, ecco che...e quindi chiedo loro di riflettere su questi testi e di consegnarmi una riflessione, un lavoro di documentazione, ecco. Quindi l’obiettivo è di esercitare il lavorooo di espressione scritta e orale. Ehm, e poi, ecco, e poi c’è un’altra, un altro lavoro cheeee...Questo è il lavoro di semestre no, quindi io incontro i ragazzi anche a distanza, appunto ti dicevo Marratech, poi c’è una 180 distanza-presenza, quindi insegnamento misto, blended learning, ehm, e poi c’è un’altra, un’altraaaa, diciamo, un altro percorso, eeeeh, che èeee, che è legato proprio in modo specifico all’esame orale, eh. Quindi ogni tanto al corso loro presentano il lavoro scritto di documenta, una ricerca, presentano lo scritto e l’orale, poi c’è l’esame che, che è qualcosa di completamente diverso. Io chiedo loro di leggere un libro, eeeeh, hanno una lista di 40 titoli, più o meno 30 libri, 40 titoli, suddivisi per aree quindi, non soooo, libri che parlano anche di, di, di tecnologia magari, o riflessioni sul mondo della matematica e poi anche lì diiii testi letterari ecco. Sono, quest’anno qualcuno ha letto il nome della rosa, altri magari son coraggiosi, mi leggono, non so, l’Odissea, c’è anche qualcuno che magari si butta su quelle strade. Ecco, e allora lì, eeeeh, io parlo di questi libri durante il corso, però poi quando leggono il libro, ecco lì siamo a dicembre, e si, cominciano a prepararsi per l’esame orale di gennaio, oppure adesso a, a maggio si prepareranno per l’esame che è il 18 di giugno, quindi alla fine del semestre. Questo è l’esame orale che dura un, un quarto d’ora. Eeeeh, io e l’esperta, insomma la, l’assessora all’esameeee, chiediamo ai ragazzi, a, al candidato di, di scegliere un brano tratto dal libro, di leggerlo e poi dal, dal testo si parte per una riflessione. Ecco questo è il contesto proprio.” B31) “Si.” A32) “Allora ehm è chiaro che quando io, eeeeh, faccio le lezioni, propongo i libri, li presento ma poi non so, chi sceglie cosa. Allora già nel forum, loro mi dicono il libro che hanno scelto, eeeeh, e poi lascio a loro l’autonomia, di decidere, se vogliono il mio aiuto oppure no. Io comunque do un aiuto minimo per ogni testo che loro leggono, o faccio delle lezioni in classe su alcuni testi magari che ritengo importanti, o pubblico nella piattaforma, nei documenti, delle schede di lettura per ogni libro, no, soprattutto quelli che hanno scelto loro, no, quindi non su tutti e 40 ma quelli che hanno scelto loro, quelliii, diciamo preparo delle schede. Poi è chiaro che, per ese, faccio l’esempio concreto, adesso entro nel, il libroooo, il libretto, che ho inserito nella lista, un libro di Paola Mastrocola, La barca nel bosco, è un libroooo di qualche anno fa, che ha vinto anche il premio campiello. E allora io ho pubblicato una, una scheda di lettura per, per spiegare, ehm, per dare una traccia di analisi di questo libro. Poi però non è sufficiente, perché lo studente leggeeee il documento dice “va bè queste, queste cose non, non sono veramente chiare, perché il docente qua mi parla di Omero, in fondo è la storia di un ragazzino La barca nel bosco quindi...” (leggera pausa) Allora lì subentra il forum. Se io apro il forum, la possibilità, di formulare domande, io rispondo alle loro richieste. Cioè “non ho capito”, oppure do io già il suggerimento, magari gioco d’anticipo oppure lascio che loro mi chiedano, però lascio anche una certa autonomia, cioè, alla fineeee, la formazione a distanza chiede anche una certa autonomia da parte degli studenti. Quindi devono anche sapersi organizzare, cioè, è come lo studente qui in classe, non mi chiede mai niente, 181 ecco, anche il forum, eeeeh... (leggera pausa) Cioè uno strumento peròooo deve esserci, anche una comunicazione deve partire da, anche da tutte e due le parti, insomma.” B33) “Ho capito. Ma se sei d’accordo ti propongo di parlare di un, un particolare momento di un’interazione che hai avuto con un allievo...” A34) “Mh, mh.” B35) “...in cui avete interagito, in cui ha fatto lui delle domande, tu l’hai aiutato, l’hai consigliato.” A36) “Mh, mh.” B37) “E, eeeeh, ti propongo di prenderti il tempo pro, proprio per pensarci...” A38) “Mh, mh.” B39) “...e, e di ricordartelo nella mente.” A40) “Posso ancheeee consultare...? Perché è registratoooo...” B41) “Si.” A42) “Posso andare a vedere...? Perché...” B43) “Ok.” A44) “Magari c, c’è più di una possibilità eeee... (pausa di ricerca, sul forum, del momento particolare) Allora... (lunga pausa di ricerca, sul forum, del momento particolare) Si, si questo, è abbastanza esteso, questo è, è stata una, una discussione che è partita proprio basandomi su, sul libro di Paola Mastrocola, La barca nel bosco, ehm, qui sono io che ho già lanciato, ho già lanciato, una, ho sol, eeeeh, ho sollecitato gli studenti che avevano scelto questo libro, a riflettere su 4 punti, no. Ehm, e la discussione si è protratta fino al, eeeeh, al 10 di gennaio, quindi 10-13 gennaio. Diciamo la mia, l’ultima risposta è stata il 13 di gennaio. Ehm...” B45) “E quando hai detto che li hai sollecitati a riflettere, cosa intendi?” A46) “Intendo... Allora devo dire che, mmmmh, prima di questo messa, di questo messaggio c’è stato anche un con, un breve contatto via mail. Ecco questo accadeeee molto spesso con gli studenti, eeeeh, qualcuno miii, mi scrive via mail, formula le domande via mail, io invito lo studente, la studentessa, aaaahm, a riprendere la domanda o chiedo di leggere la risposta nel forum. Anche perché un libro come, eeeeh, per esempio La barca nel bosco, è stato letto daaaa, da tre studenti, eeeeh, di quella classe, quindiiii immagino che le risposte siano utiliiii, il forum penso serva anche a questo, quindi la mail, insomma l’inoltraaaa tutti si, posso farlo però, il forum è visibile anche per gli altri, ma anche per coloro...Quindi alla fine io ho lanciato questa sollecitazione dopo una domanda che mi è stata posta via mail. Eeeeh, ho detto, adesso io lancio questa cosa nel, nel, nel forum, così è visibile anche per gli altri due, insomma. In più, questoooo, questaaaa, questa riflessione che chiedo di, chiedo di, di, di fare basandosi sul libro, quindi questi 4 puntiiii su cui riflettere, adesso serve a capire un attimo il secondo semestre che possano entrare 182 in questi documenti e rileggere la discussione che c’è stata tra me e, in questo caso, eeeeh, T, eeeeh, o A, ecco, e possono riprendere un po’ il, il discorso, insomma, le domande che avevo formulato e le mie risposte, quindi poi...” B47) “Allora, se ho capito bene, quindi tu hai ricevuto un email da un allievo, e quindi hai rilanciato la sua domanda nel forum.” A48) “Si.” B49) “Come riflessione.” A50) “In questo casoooo ho risposto nel forum, si.” B51) “E dopodiché?” A52) “Dopo di...” B53) “Cos’è successo?” A54) “Dopodiché la, l’interazione è continuata, eeeeh, nel forum. Anche perché, eeeeh, non si capiva bene cosa volevo, cioè gli studenti non riuscivano bene a capire, quindi, qui, leggo, per esempio: “Salve sore, non ho capito molto bene, cosa dobbiamo fare? Lei ha citato dei punti”, eeeeh, “che sono trattati nel libro. Noi dobbiamo avere un brano per ogni punto indicato, all’esame?” Quindi, io gli, chiedo di riflettere su questi quattro punti, ma loro dicono “adesso all’esame entro e cosa faccio?” Io, eeeeh, “lei ci farà le domande su questi quattro punti? Cioè è già sicuro che...?” Quindi, vogliono avere, vo, vo, vogliono essere rassicurati chiaramente. Però vogliono ancheeee capire cosa esattamente intendo, quindi... Questa è la prima volta, “salve, non ho capito”, eeee, e siamo a, aaaaa, tre, tre giorni dopo, ecco.” B55) “Cioè quindi tu gli hai proposto questa riflessione loro, eeeeh, ti hanno risposto sottoforma di domanda...” A56) “Si.” B57) “...per capire cosa intendevi...” A58) “Si.” B59) “...e dopodiché cos’è successo?” A60) “E dopodiché diciamo che le mie risposte sonoooo, uf, tendono a ribadire con altre paroleeee, ooooo, magari evidenziando con il grassettooo alcune frasi, tendono un po’ a ribadire quanto già detto nel, nel, nella, nel messaggio uno, insomma, no. E alloraaaa, magari ribadisco cosa, cerco di spiegarlo meglio, evidenzio magari delle, delle frasiiii, ecco, in questoooo, in questo senso. Mh, come vedi ho, ho, ho scritto il, il messaggio ma poi (ride) ne ho scritti tre, allora, eeeeh, prima ho scritto questo, poi ne ho aggiunto un altro, un altro ancora. È che è intervenutaaaa...” B61) “Ma quando hai scritto questi tre messaggi, cos’hai scritto?” A62) “Intendevoooo, ma ti devo spiegare…?” 183 B63) “Si anche...” A64) “Proprio, i contenuti proprio?” B65) “Si.” A66) “Entro nel merito quindi, eeeeh...” B67) “Perché tu mi hai detto che, appunto, gli hai risposto, ma in che modo gli hai risposto?” A68) “Allora... (pausa di ricerca della risposta) Allora, leggo il messaggio, non avevano capito bene cosa dovevan fare: “noi dobbiamo scegliere un brano tratto dal libro per ogni, ognuno di quei quattro punti su quali lei a chiesto di riflettere? Cosa intende con un brano? Una frase? Mi scusi per la domanda ma non ho capito. Buon anno. Grazie”. Ecco. Allora la mia risposta è stata: “ Vabbè, non devi scu, scusarti, le domande sono lecite, infatti, le sue domande sono lecite”, eeeeh, e poi, vado in avanti, eeeeh, allora “se spieghi qualche riferimento” e in questo caso il riferimento era, eeeeh, ehm, era il tema dell’isola, cioè il libro di Paola Mastrocola parla di questoooo ragazzino Gaspare che, non so se tu, l’hai, hai lettoooo qualcosa...” B 69) “No.” A70) “Allora è la storia di un ragazzino di 16 anni che è nato e cresciuto su un’isola con il papà. Eeeeh, ha ricevuto una s, una scolarizzazioneeee diiii, di livello abbastanza alto, aveva una docenteeee molto in gamba che gli ha insegnato, insomma, a tradurre dal latino, gli ha insegnatoooo, gli ha spiegato chi era Baudelaire, chi era, eeeeh, gli autori francesiiii, eeeeh, insomma, è arrivato alla fine della scuola media preparato. Un ragazzo degno di frequentare una scuola superiore o un liceo. Da quell’isola che eraaaa, bè, era, rappresenta la sua infanzia, eeeeh, lui è partito, ha lasciato il papà sull’isola, è partito con la mamma, si sono trasferiti a Torino, dalla zia. In questa Torino, città caotica, si iscrive ad un liceo, eeeehm, e quest’iscrizione è abbastanza traumatica per lui perché, eeeehm, piomba in un, in un, in un ambienteeee, caotico dove trova dei compagni poco preparati, eppure sono iscritti al liceo, quindi Paola Mastrocola è un po’ polemica insomma, ehm, coglie l’occasione, è docente tra l’altro lei insegna in un liceo, in un liceo di Torino, e, eeeeh, va bè, è un po’ polemica nei confronti della scuola che proponeeee 3000 attivitàaaa collaterali e poi non insiste sui contenuti. Alla fine abbiamo degli studenti che sono iscritti al liceo, ma infondo non sanno le cose, insomma... La crisi dei contenuti, no, la scuola che è, è un po’ in crisi. Allora Paola Mastrocola scrive questa storia. Io ho chiesto a loro di riflettere su il, sul tema del passaggio dall’isola alla città, che significa leggere il libro su un piano un po’diverso. Quindi non è, va bè la storia di un ragazzino che dall’isola va, si iscrive al liceo e bom, incontra i suoi compagni che non sanno le cose ecco. Allora l’isola rappresenta qualcosa anche simbolicamente, cioèeee l’infanzia, la famiglia. Difatti sull’isola lascia l’immagine del papà. Torino rappresenta la perdizione, il caos, eeeeh, il cercare una direzione, ecco. Cercare la propria 184 identità. Tutto, tutti questi temi sui quali riflettere. Inoltre il passaggio dall’isola, al mare aperto, se vogliamo, nasconde, mi, mica tanto, non è che lo nasconde, fa trasparire il tema, eeeeh, comunque dell’isolaaaa legata un po’ a Omero, no, a, eeeeh, Ulisse che parte e quindi lascia, lascia la patria per, per andare verso, verso l’avventura se vogliamo, no, adesso semplificando un po’ la cosa. Allora, ho chiesto a loro anche di pensare a questo. È chiaro che è un lavoro..., tra l’altro..., e ho dato quindi dei riferimenti no, dei riferimenti anche allaaaa nostra culturaaaa, al nostro patrimonio culturale. E di questo, ehm, diciamo ho avuto conferma, non so, per esempio, Paola Mastrocola era anche ospite recentemente a controluce, una trasmissioneeee della tsi e infondo lì ha parlato di Omero, cioè non è un caso allora, no che, a questi temi. È chiaro che loro..., e poi ho precisato, isola, “isola uguale patria, uguale legami famigliari, uguale infanzia, sicurezza, legame del padre con il figlio”. “Il mare, il naufragare, la perdizione, l’avventuraaaa”. “Torino città caotica”, ecco. E lui che sta diventando un adolescente quindi... Allora, loro quindi, adesso, chiaro hanno letto il libro e, e, normale, lo sente, ti chiede: “ma adesso, cosa devo fare allora? Devo andare a leggermi anche l’Odissea?” No, però almeno sapere che c’è un testo, c’è un opera, che si chiama Odissea, che racconta questo, ecco, allora gliel’ho spiegato. Allora qui quando mi dice “non ho capito” io rispondo: “se spieghi qualche riferimento, cioè, per esempio il riferimento all’isola” ooooh, “o al nostro patrimonio culturale, può essere..., dei racconti omerici, puoi eeeeh citare un brano tratto dal libro che ti aiuta a dimostrare ciò che stai dicendo”. Cioè il metodo di lavoro. Cioè parti dal testo, ecco, qua Paola Mastrocola dice questo, e si riferisce a, po, potrebbe riferirsi anche ai racconti omerici, eccetera. Per esempio...” B71) “Quindi se ho capito bene tu non è che gli hai rispostoooo, gli hai dato la soluzione, ma gli hai proposto più che altro come strutturare il loro lavoro.” A72) “Si, si esattamente, si.” B73) “Cioè se loro citavano un brano dovevano mettere la fonte.” A74) “Si.” B75) “Per esempio...” A76) “Eh si, ehm, si io insisto parecchio anche sul metodo proprio, si, questoooo... Quando..., anche dei contenuti, no, perché, la storia, di solito gliela do io, perché uno non se la può immaginare, insomma. Mmmmh però...” B77) “E dopo che gli hai risposto, cos’è successo?” A78) “Allora, poi, eeeeh, va bè, adesso allora devo passare al, a due giorni dopo. Ecco. Allora, è, interagisce una nuovaaaa studentessa, che, appunto, perché prima io ho risposto a T, adesso subentra A, che ha letto tutto, ehm, lo scambio di messaggi nostro, ha letto il testo, adesso, eeeeh, interviene e diceeee: “salve, come riferimento agli aspetti linguistici dei gerghi giovanili del libro 185 io penso che un pezzo perfetto da poter citare è quando il compagno di Gaspare, Torrente, comincia a insegnare” , eeeeh, “a Gaspare ad essere comeeee, come loro. Quindi spiega tutte le cose da dire e in quali momenti bisogna dire queste cose”. Quindi, allora, spiegato... (ride) Perché poi scrivono,,, (ride) Eh quello non, non, è un aspetto un po’ diverso da, eeeeh, c’è un’altra storia, un’altra storia quella, come si esprimonoooo nella forma scritta. Però... Eeeeh, il compagno di Gaspare è uno cheeee, che sa come si fa a inserirsi bene nel mareeee, in questa, in questa Torino caotica, dove ci sono i giovani che s, si ehm, si esprimono con un gergo, no, il gergo giovanile, tipico dei giovani. Gaspare non lo conosce questo gergo e quindi, eeeeh, deve farsi consigliare dai suoi compagni sul come ci si esprime? Come ci si comporta per essere in? Per essere alla moda? Per essere inseriti nel gruppo? Ecco, eeeehm, questa è una sollecitazione della, ecco, era uno dei 4 punti, no, l’aspetto linguistico perché Paola Mastrocola essendo docente ruba molto dei suoi allievi quando scrive i romanzi. È chiaro che, eeeeh, ha scelto una, un registro linguisticoooo, eeeeh, adatto alla situazione, no. E quindi A mi pro, mi dice, “è giusto se io scelgo di parlare, di, di un brano, di leggere un brano dove l’aspetto linguistico diventa importante anche per la storia?”. Risposta è: “perfetto”, perché ha ca, ha capito che quello era un pezzo importante da scegliere, no. Ciò non significa che poi nell’esame io abbia chiesto esattamente questa cosa, però lei intanto era pronta, no, a, a parlare del libro, a parlare del testo. Che è un obiettivoooo, un, un obiettivo, insomma, del corso.” B79) “E in seguito che cos’è successo?” A80) “E poi... Ah nuova domanda: “non capisco bene in che anni è ambientato il libro. Perché è stato scritto nel 2003, e la moda che descrive l’autrice mi è sembrata più o meno di quegli anni, quindi inizio anni 2000.” Eeeeh, “solo che poi la storia va avanti di dieci anni e quindi” perché poi il protagonistaaaa va all’universitàaaa, insomma diventa grande, adulto, eh, cerca il lavoro, non lo trova, dopo la laurea a piedi... Eeeeh, e lei dice: “è ambientata in un nostro futuro oppure la storia comincia molti anni prima?” Cioè, c’è qualcosa che non va a livello temporale, anche qui, insomma, è una studentessa che, insomma, èeee sa anche riflettere sul testo, no. E questo già lo dimostra nel forum. Tra l’altro, parentesi, studentessa abbastanzaaaa aggressiva, anche nel senso positivo, no. Però, eeeeh, è una ragazza che si fa rispettare, però intelligente.” B81) “Tu cosa le hai risposto?” A82) “Eh, poi mi, mi ha scritto anche un altro messaggioooo, eeeeh, “dobbiamo informarci sull’autrice?”, eeeeh, altre domande insomma, no? Allora, ebbè, gli rispondo che “il libro è ambientato sino al 2000, ma in realtà quando il ragazzo cresce potremo immaginarci di essere in un futuro”, questo è vero, cioè, ehm, logicamente ha ragione lei. Però “in realtà il, il ragazzo cresce”, ho scritto, “ma la società è ancora quella di oggi, con i neolaureati che non trovano un 186 lavoro, oppure fanno i portaborse dei professori universitari che li illudono in una carrie, in una carriera accademica”, (...) racconta “Mastrocola parla della nostra società, dei nostri giovani, dei nostri docenti e de, eeeeh, quindi delle nostre cose che non vanno. Quindi anche se, è vero, c’è questo aspetto logico diciamo a livello temporale, adesso se le mode sono quelle del 2003, il ragazzo del 2003 aveva 16 anni, alla fine del libro ne ha 26 oooo, anche di più, e quindi siamo nel 2013 alla fine del libro? Boh. Quindi è una società del futuro quella? In realtà no, è una società ancora del presente.” B83) “Eeeeh, se sei d’accordo, ti propongo un attimo, eeeeh, di parlare di momento in cui tu hai risposto...” A84) “Mh, mh.” B85) “...che, lo vedevi anche nello schermo, ma che tu mi dicevi che alcune parole le metti in grassetto.” A86) “Mh, mh.” B87) “E co, cioè, io volevo chiederti, quando tu fai una riflessione...” A88) “Mh, mh.” B89) “...eeeeh, cosa fai? Quandooo dai uno spunto di riflessione ai tuoi allievi, cosa succede?” A90) “Cioè cosa penso oppure qual è la, la, quali sonoooo i gesti concretamente?” B91) “Ma ti propongo proprio di pensare a un momento in cui tu hai risposto o proponevi una riflessione, che cos’hai fatto?” A92) “Eeeehm, bom, a livello di scrittura, eeeeh, sicuramente prima scrivo e poi torno ed evidenzio, questo sicuramente.” B93) “Cosa intendi per evidenzio?” A94) “Evidenzio, nel senso che evidenzio magari, eeeeeh, come si dice, eeeeh, il, eeeeh, cioè me, ci seleziono delle parti di testo, semplicemente le metto in grassetto, ecco. Per, per evidenziare, però prima scrivo il testoooo normale. Poi do, evidenzio dopo le parti, cioè rileggo quello che ho scritto eeee cerco di evidenziare le parti più importanti secondo me, no. E poi lo, lo studente riesce a capire che da un testo di 7 righe, ecco, ci sono le cose più importanti, a parte che qua...poi ho evidenziato anche l’altra metà, ehm, però, era una parte importante questa, si, ehm, mh. Poi ci sono domande anche più concrete, nel senso che: “dura 15 minuti l’esame giusto?”, eh, si, dura 15 minuti. Questo dovrebbero già saperlo, però, se me lo chiede rispondo, insomma, no, eh. Eeeeh...” B95) “Come si è conclusa la discussione?” A96) “La discussione si è conclusa con una proposta concretaaaa ancora 2 giorni dopo, da parte di una delle due studentesse che ha detto: “ecco io tra i brani che ritengo importanti, ce ne sono questi 2, ci sono questi 2, eeeeh, mi dica se ho capito”, ecco, eeeeh. Poi ho preso l’influenzaaa, tra 187 l’altro, per cui... Ho dovuto ri, posticipareeee l’esame e pe, però A hoooo...Niente si è conclusa ancora con, con una riflessioneee mia suuuu, sul, sui contenuti. Cioè ho rinforzato ancoraaaa tutto quello che ci siam detti in, in quei giorni.” B97) “Cosa intendi per rinforzato?” A98) “Eeeeh, rinforzato, intendo, bè qua per esempio ribadisco il concetto di sicurezza-famiglia legato all’isola, e poiiii, una città, il mare che sono legati alla crescita del ragazzo, ecco.” B99) “Quindi, se ho capito bene, alla fine tu hai, eeeeh, riassunto...” A100) “Mh, mh.” B101) “...tutti gli spunti di riflessione che avevi posto te e anche quelli degli allievi?” A102) “Si.” B103) “Sei d’accordo?” A104) “Penso di si, non so magari, poi rileggendo uno potrebbe dirmi, ma, forse questa non è proprio la sintesi di tutto, però...” B105) “Cosa intendi per non la sintesi di tutto?” A106) “E nel senso che anche qua c’è una scelta. No non è una sintesi, qua ci sono de, degli aspetti in più che ho inserito.” B107) “Quali sono questi aspetti?” A108) “E per esempioooo, perché lei mi chiedeva, un attimo eh, che guardo, mmmmh, ah, lei mi dice: “bè io so che Ulisse ha lasciato Itaca per combattere la guerra di Troia, poi ha provato a tornare nella sua isola ma varie insidie gliel’hanno impedito. E ci è riuscito so, solo dopo 20 anni. È abbastanza sapere questo?” Eeeeh, niente, allora io ho aggiunto anche qual cosina d’altro, insomma eh, cioè, ma senza, però, eh, senzaaaa...” B109) “Cosa intendi peri aggiunto qualcosa d’altro?” A110) “Ho aggiuntoooo, eeeeh, che, ehm, che vincono la guerra per esempio, insomma, magari, immaginavo che lei avesse comunque scaricato da wikipedia le informazioni, o magari le ha cercate anche in un enciclopedia, ma insomma wikipediaaaa è sicuramente, lo strumento più utilizzato e magari, ehm, ha letto in modo abbastanza superficialeeee la scheda di wikipedia, possibile. E allora ioooo ho dato una mia, una mia versione raffinandoooo cosa si, più o meno ho scritto, anche l’Iliade probabilmenteeee, ecco, ehm, cosa significa Ilio, cosa significa Ade, così, curiosità che magari non servono per l’esame perché poi adesso, mmmmh, lì mi ero detto magari adesso vado già un po’oltre. Perché l’esame è sul libro di Paola Mastrocola eh.” B111) “Ma quali sono i criteri che ti han fatto dire “io li do qualche informazione in più, eeeeh, come curiosità”?” 188 A112) “Si ma, magari anche per incuriosire lo studente, ehm, qualche volta è anche possibile, no che qualcuno rima, rimanga incuriosito dai, dai classici. Eeeehm, e però appunto è la domanda, è abbastanza sapere questo? Mmmh, ecco è una domanda che mi fa rispondere ma, boh, forse non è mai abbastanza sapere, quindi, do anche una, una via d’uscita in più. Poi...” B113) “Cosa intendi per via d’uscita in più?” A114) “Via d’uscita appunto no, via d’uscita, una via di riflessione in più o comunque dei, eeeeh, delle nozioni in più che magari ti possono incuriosire. Cioè lascia aperta una strada, ecco, apri una finestra in più diiii, mmmmh, di lettura possibile, magari, per il futuro, eh, così, insomma quindi... Poi il congedo èeee: “spero di esserti stato utile, soprattutto di averi fatto riflettere che (...) spero che l’esame possa andare bene”, un incoraggiamento. Anche perché comunque mi ha mostrato di aver, aver letto e di aver ancheeee sviluppato anche una riflessione sul, sul testo, no. Questo dal forum riesci un po’ anche a capirlo. Ci sono studenti che nel forum non ho, non ho assolutamente incontrato. Eeeehm, ecco.” B115) “Quindi se ho capito bene alla fine, eeeeh, gli hai mandato un incoraggiamento.” A116) “Si quello si. Si.” B117) “Per...” A118) “Si, si.” B119) “Ho capito. (pausa) Vuoi aggiungere qualcosa?” A120) “Ma no, pensoooo...” B121) “Perché mezz’ora è passata. Se vuoi che ci fermiamo va bene. Se volevi dire qualcos’altro...” A122) “Ma una di queste studentesse, eeeeh, mi aveva risposto con una mail, a un certo punto e ha detto: “eh ma lei adesso ci fa lavorare anche suuuu, su Omero? Cioè non poteva dircelo prima?” E io via mail ho risposto: “ma guarda che questo è un aiuto, poi vedi tu se sfruttarlo o no.” Allora si è arrabbiata, la studentessa perché dice: “Ma come? Eeeeh, vedi tu. Cioè io le ho fatto una domanda e tu risp?”, quindi. È partito un po’ un, un eeeeh, un eeeeh, una specie di, di, si posso chiamarlo di, di piccolo conflitto, no, che poi si è, si è risolto anche un po’ grazie al forum, no. Perché poi, eeeehm, diciamo che nel forum ho rispostoooo, ho risposto molto concretamente, no, ecco. “No tu devi, devi lavorare in questo modo, devi considerare questi contenuti, e, e devi riflettere su questi contenuti”. Lei poi ha cominciato a lavorare appunto, quindiiii, ha lavorato, ecco. Quindi, ecco, c’è quel, quell’aspetto lì del, del conflitto iniziale, tra l’altro nato via mail e poi, adesso non vorrei esagerare ma, però una risoluzione naturale del conflittoooo attraverso il forum.” B123) “E in che modo si è risolto?” 189 A124) “Eh parlando del testo e di come si lavora sul testo. Quindiiii, andando al di là del, cioè lì, devi fare quel lavoro. Poi l’esame, tra l’altro, è andato anche bene. Insomma ha fatto un po’ di, eeeeh...” B125) “Ma quando avete parlato del testo, cosa avete detto?” A126) “Eh quello che ho detto adesso. Insomma, mmmmh, da Omero a...” B127) “Ah, ok.” A128) “Ecco. Non avevano capito beneeee...poi appunto è subentrata l’altra, l’altra studentessa che ha detto: “Mi scusi la domanda...” Ecco. Che? No, le domande son lecite o “mi scusi per la domanda” eh. Poi chiaro il forum è pubblicoooo, il pubblico interno aaaa, agli studenti ma comunqueeee è un luogoooo... ognuno legge la risposta quando vuole. E c’è anche quel fatto lì. Via mail magari, eeeeh, ci si sente piùuuu, mah, più di intimità, nel forum c’è qualcosa di pubblico, c’è proprio l’aspetto pubblico. Pubblicare su, nel forum...Eh più o meno penso sia tutto.” B129) “Va bene.” A130) “Se tu hai altre domande, ma...” B131) “No, no. Va bene così grazie.” A132) “Prego, prego.” 190 6) Intervista fatta a D5 A1) “Mi dica allora…” B2) “Allora io la ringrazio di aver accettato questo incontro. Come le ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti per il colloquio…” A3) (accavallamento con “colloquio”) “Si, si.” B4) “…ma se lei ritiene utile o ha bisogno di più tempo…” A5) (accavallamento con “tempo”) “Si.” B6) “…per esprimere quello che vuole esprimere, ci prenderemo questo tempo.” A7) “Si, si.” B8) “Le voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale, reso anonimo, non verrà mai indicato il suo nome (leggera pausa) e sarà usato solo per vedere quali sono i processi in gioco e per il mio lavoro di tesi.” A9) “Si.” B10) “Se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuole che venga registrato me lo dica pure.” A11) “Si.” B12) “Lei non verrà valutato o giudicato in alcun modo. Adesso veniamo all’argomento, al contenuto dell’intervista: io con questa intervista ho bisogno del suo aiuto. Avrei bisogno di intervistarla in merito alla sua esperienza, riguardo all’uso dello strumento comunicativo del forum. E sono al corrente che lei non ha utilizzato il forum…” A13) (accavallamento con “ha utilizzato il forum” ) “Non ho utilizzato il forum.” B14) “…almeno mi sembra se non per leggere i messaggi.” A15) “Si, io, cioè io ho utilizzato unicamente la posta proprio addirittura ad un certo momento.” B16) “Eeeeh, tu, tuttavia mi rivolgo a lei, come le ho detto…” A17) (accavallamento con “come le ho detto”) Si (leggera pausa) si, si, si” B18) “...non per chiederle giustificazioni, suuu…” A19) (accavallamento con “su”) “No ma io gliele posso dare, non c’è problema” B20) “...no ma in quanto ricercatrice miii, interessa tanto chi non ha utilizzato il forum, quanto chi l’ha utilizzato. E se durante l’intervista ho bisogno di più dettagli mi pe, permetterò di farle più domande.” A21) (accavallamento con “farle più domande”) “Si non c’è problema.” B22) “E lei non si preoccupi di ricordarsi tutto, semmai le farò io le domande. Va bene?” A23) “Va benissimo.” B24) “Ha bisogno di altre precisazioni?” 191 A25) (accavallamento con “precisazioni”) “No. (leggera pausa) No, no, no, po, poi, per l’amor del cielo. Se si fa un lavoro con uno scopo del genere si gioca il gioco e basta. Nonnn, non stiamo qui a complicarci la vita che non serve. (pausa) Quindi lei, eeeh, proceda senzaaa, senza paura” B26) “Cosa l’ha portato a non utilizzare, a non servirsi del forum?” A27) “Dunque, eeeeh, ci sono state all’inizio dell’anno, anche l’altr’anno, ci sono stati dei problemi di carattere tecnico, cioè a un certo momento con la piattaforma ci sono state alcune difficoltà no, e poi ovviamente anche un’esperie, un’inesperienza mia, cioè questo è…. perché in effetti, eeeh, può essere da una parte un fatto culturale, ma dall’altra parte unnnn rapporto particolare che io ho col aaaah, col computer… Cioè io, nel Ticinooo, uso il computer da una lunghissima data addirittura mi son, mi sono abilitato per l’insegnamento diciamo nell’informatica uhm molti, molti anni fa. Però, una concezioneee del computer come strumento di supporto, di simulazione, di riflessione, non tanto come strumento di comunicazione, questo glielo posso dire. Ed è, probabilmente anche legato, ad una mia visione del fatto culturale e del fatto, dopo conoscitivo di acquisizione di competenze, che lo vedo diversamente. Cioè, in altri termini, sicuramente una piattaforma, eeeeh, un sistema di comunicazione può servire a formare. Però io sono convinto, e di questo probabilmente, mmmh, eeeh, qualcuno mi darà torto, ma io sono convinto che l’uso di una piattaforma malgrado tutto, eeeeh, ha senso ad, con certe precondizioni. Allora si, perché è vero la piattaforma in questo momento, eeeeh, risolve il problema di spazio, o addirittura di, di simultaneità di interazione. Però simultaneità di interazione, di spazi, o possibilità di accesso, presuppongono almeno condizioni minime diii, di coscienza, di capacità di, di interazione da parte dei partecipanti, e quindi diciamo un minimo livello di, di formazione, per cui si può lavorare, allora, si. Difatti, eeeeh, iooo a casa, perché faccio altre attività, è chiaro quando è il momentooo, in contatto con personeeee, lo faccio con tutti i mezzi, anzi, adesso fra poco voglio vedere anche di, di, di risolvere, diciamo, il problema comunicativo col computer diversamente. Però è ovvio, so che dall’altra parte ho delle persone intellettualmente, eeeeh, con un atteggiamento diverso, quindi allora, lo scambio viene velocizzato, viene allargato, vie, rende de, dei potenziali, ma perché giochiamo tutti col medesimo stile. Quello che mi preoccupa qui, e questa è un po’ la critica che io faccio, io tra l’altro ho fatto rapporto alla, alla scuola, eeeh, è semplicemente questo: purtroppo, anche per motivi indipendenti dalla scuola, perché non è una critica che faccio alla direzione, eeeeh, sono cambiate tante cose, anche istituzionali, che hanno portato ad aprire la scuola aaah, a qualunque tipo di studente, che per mio conto non ha dei prereq, prerequisiti sufficienti diciamo per, gli obiettivi che sono stati, son stati posti. Allora, è ovvio, e non è una cattiveria, ma è semplicemente un fatto umano, un fatto di equilibrio, un fatto di sensibilità culturale, quando certe persone diciamo anche d’altronde sono veramente fragili, ma a 192 livello di comprensione di testi elementari, (leggera pausa) diciamo che a, questo momento il, il, lo, lo strumento informatico, mmmh, non può generare un grosso valore aggiunto fintanto che uno non ha risolto il suo problema, che non è il computer, non è la piattaforma, non è il forum, perché, eeeeh, ci sono degli studenti che veramente fanno fatica in classe facendoli lavorare in gruppo. Cioè io faccio il consulente ma de, decisamente delle volte veramente, eeeeh, è più facile per me lavorare coi quindicenni qui alla C che non con i ventidue – ventitreenni della, della SOLE. Cioè è veramente la, la fragilità, eeeeh, della persona comeee, come struttura, eeeeh, formativa, per cui a questo momento nutro dei seri dubbi, eeeeh, diciamo sul potenziale. Anche perché poi dopo cosa succede? Loro, veramente, ci prendono e ci si buttano sopra, spesso non volentieri, diciamo che d’altronde è un atte, un atteggiamento di gioco, non è un atteggiamento di implementazione e di sviluppo. Ed è questo che a me fa paura.” B28) (accavallamento con “ed è questo che a me fa paura”) “Ma se ho capito, cioè se ho capito bene, lei, eeeeh, non entrava, non usava il forum, perché innanzitutto qua, eeeeh, quando usa il computer non usa, già per comunicare...” A29) (accavallamento con “già per comunicare”) “No, no, io lo uso veramente con una, diciamo, con una direzione scientifica diversa.” B30) “Ok.” A31) (accavallamento con “Ok”) “Quindiii, eeeeh, sono più portato all’astrazione, alla speculazione per cui quand’è il momento dico “va bene adesso però il mio strumento qui mi può servire” e lo uso.” B32) “Ma poi anche per il fatto che gli allievi, eeeeh, non li vedeva molto pa, che partecipavano…” A33) “Si.” (accavallamento con “hanno”) B34) “…hanno comunque difficoltà di apprendimento?” A35) (accavallamento con “difficoltà di apprendimento”) “Diff, si, difficoltà di apprendimento proprio. Quindi lei capisce che, eeeeh, il problema è questo: (leggera pausa) insegnare a guidare l’automobile è sicuramente utile, ma se uno non si rende conto che l’automobile serve per spostarsi, eeeeh, si, eeeeh, è capace di avviarla, è capace di girare il volante, è capace di posteggiarla, ma poi non, non, non eeeeh, intellettualmente, eeeh, se non capisce che serve per spostarsi non serve a niente. E quindi il forum, eeeeh, guardi che il forum sarebbe un, sarebbe un, unnnn sito di, di discussione, è come se noi ci trovassimo in aula. Semplicemente ci troviamo in una situazione un po’ diversa, ma, l’idea dovrebbe essere questa. Quindi il, i, il forum dovrebbe essere, eeeeh, effettivamente qualcosa dove, tra l’altro, il linguaggio sarà diverso proprio perché lo deve scrivere, non può essere più lungo di un certo tot, deve essere più fluido, ma allora uno diciamo che d’altronde deve avere altri prerequisiti per cui più o meno tutti ci si intende, con certe frasi si va. 193 Io ho delle persone che diciamo, anche d’altronde, frasi elementari, fan fatica a capire. Insomma a me è capitato, di dire “ma senti prenditi un dizionario allora”. Io non uso un linguaggio letterario. Il mio lessico è molto lineare. Quindi, qui c’è un problema che non è dello strumento. (pausa) È il problema di, delle precondizioni che devono avere delle persone per poter lavorare, eeeehm, diciamo con, eeeeh, con un simile stru, eeeeh, con un simile strumento. E io, son convinto, pa, paradossalmente, che forse, si potrebbe fare un forum con i bambini delle scuole elementari, perché hanno un certo atteggiamento, hanno un certo orgoglio, una certa fierezza, al di là delle loro, eeeeh, fragilità di persona ipergiovane, probabilmente il loro atteggiamento sul forum sarebbe diverso. Qui ci sono delle persone che, quello, io penso al forum a tempo pieno, non il f, il forum a, a scuola, a tempo parziale, perché è qui il grosso problema. Guardi io quest’anno ho portato in parallelo due corsi: uno con quelli a tempo pieno e uno con quelli a, ammmh…” B36) “ tempo parziale” (accavallamento con “ a tempo parziale”) A37) “… aaah tempo parziale. Senta, settembre-dicembre, ho avuto un mese e mezzo di differenza di resa. È pazzesco!!! Su un intervallo così breve. Con quelli della sera, io ero sottopressione per ogni lezione perché, erano persone che sapevo che..., e, ero stimolato, su un mucchio di cose. Con gli altri un disastro, tipi che mi dormivano in classe, tipi che copiavano dalla lavagna, niente, cioè…” B38) “Con quelli a tempo pieno? ” A39) “A tempo pieno. Ed è il grosso problema della scuola a tempo pieno. (pausa) Questo, è per quello che dico, io son stato molto critico, eeeeh, perché, tra l’altro, el, l’Istituto lì di Pedagogia di, diiii, Massagno, (leggera pausa) che segue e sviluppa il tutto, ci ha fatto vedere le mille possibilità che si possono fare, poi dice “una volta faremo una gio, eeeeh, un tre giorni, vi fare, vi faremo vedere come si può fare”, e li mi sono reso conto del fatto, non gliel’ho mandato a dire, ma abbiamo discusso, abbiamo discusso, fatto, fatto un rapporto e tutto, e capisco per l’amor del cielo, non, eeeeh, siamo in una fase esplorativa, una fase di crescita, una fase di, di approfondimento, quindi posso capire che, cheeee non è sempre evidenteeee, certe cose. Gli esempi che mi hanno portato loro, insomma, io posso capire che quelli si possono fare, diciamo a distanza. Quando io faccio vedere le professioni artigianali, e faccio vedere un cuoco come prepara una cosa, (leggera pausa) è ovvio, lo si fa anche alla televisione. Se io un domani, invece, voglio sviluppare un concetto astratto, (leggera pausa) la cosa non è così evidente. È quello che dice anche un altro didatta che io conosco, che è uno, continua a dire sempre “si”, quando fanno vedere l’uso del computer, la matematica, sempre il teorema di Pitagora, dice “ se una volta mi facessero vedere qualche cosa d’altro sarei contento”. E questo io lo dico perché? Perché ci vogliono molte condizioni assieme. Per cui è vero che guardi che se, è chiaro, se io per esempio lavorassi con lei, 194 (leggera pausa) la cosa è diversa, cioè lei sa come scrivermi e io leggo, capisco al volo dal senso della frase cosa, cosa vuole lei, la mi, mi, leee, la mia reazione è immediata, cioè, ha effetto amplificante, cioè, eeeeh, il, il, il forum da quel punto di vista lì, ma ci vogliono delle condizioni minime. Le condizioni minime…” B40) “Quali sono per lei?” A41) “Guardi con una frase molto brutale: saper gestire un foglio di carta. (leggera pausa) Non tutti sono capaci di farlo. Guardi che, saper gestire un foglio di carta io credo che nel 3024 sarà ancora, sicuramente un obiettivo fondamentale, perché chi sa gestire un foglio di carta, allora sa muoversi con un, eeeeh, con eeeeh, col mondo virtuale. Perché diciamo, sa pensare. (leggera pausa) Mi van bene i mezzi elettronici, quindiii, io sono convinto cheee, cheee, che si può fare molto con la, con la cosa lì. Di fatti non soooo eeeh, a livello accademicoooo si lavora, si gira,e eeeh, vedo mia figlia, mia figlia a Zurigoooo, girano le cose, non c’è problema, eeeehm, si può fare to, tante cose. Però, ci vuole equilibrio e ci vuole consapevolezza. Con quelli della sera, che sono probabilmente forse meno formati, ma io sono sicuro che ci arriverei, con quegli altri no. Quindi, il problema sono certi precondizioni, anche di ordine psicologico, cioè una certa maturità che non è competenza tecnica. Quindi io non miro all’allievo brillante, all’allievo del 6. Diciamo anche d’altronde a quello gli si dà una scatola con dentro i libri, gli si dice “vieni agli esami”, tanto è, eeeeh, è bravo di far, eeeeh, può far da solo Cioè la, la, la mia presenza… Io penso a chi invece ha bisogno del docente. Quindi aver bisogno del docente ce n’è bisogno in classe ma puoi averne bisogno, aaaah, a distanza, mi va benissimo. Io ho avuto degli allievi che, che quando era il momento mi scrivevano. E allora quello, caspita, aaaah, fa piacere, se ce una cosa bom, se ha bisogno gli risp, tra l’altro gli si risponde a distanza, cioè leggo…no, un momento, no guarda che qui hai fatto un errore, glielo si evidenzia e via. Addirittura ci sono degli strumenti ho scoperto, non sapevo che esistessero, perché sotto, sotto, eeeeh, il mondo virtuale non fa nient’altro che duplicare, eeeeh, quello che si fa normalmenteeee in, in, in tridimensione. Lei può utilizzare dei, degli evidenziatori virtuali, quando riceve i messaggi, per aiutare l’altro a muoversi. Però è chiaro, io devo ricevere delle cose che stiano in piedi. Ma quando una persona veramente è a livello di semianalfabetismo, allora la cosa diventa piuttosto problematica. Cioè questo per me è il vero discorso. Quindi, condizioni minime, diciamo, di, diiii, di possibilità di dialogo con, eeeeh senso di responsabilità. Lei prende quelli della sera, lavorano benissimo. Lei prende quelli di giorno, è un disastro. (pausa) Dopo magari, eeeeh, anche senza magari, sicuramente io ho le, le mie pecche, forse anche la mia rigidità, visto che vado in pensione, quindi normalmente l’anziano è rigido, ma, non lo so, eeeeh, difatti vedo che, tra l’altro a me piace lavorare con gli allievi deboli, mi piace lavorare con gli allievi de…, è una vita che io ho, ho, lavoro, eeeeh, normalmente, in realtà, dove 195 mi vengono, eeeeh, persone che non hanno la via classica non soooo, lo studente dell’uni viene dal liceo, quello del liceo viene dalla scuola media. Io ormai son trent’anni che sono qui, faccio corsi con adulti di tutti i generi per cui, mi sono trovato che molte volte delle situazioni dove veramente ho dovuto fare molte, molte più indagini per trovare delle astuzie, dei trucchi per far passare certe cose. Insegnar statistica o, non so, i conti consolidati per esempio, eeeeh, in, in contabilitàaaa, aspetti finanziari, non è sempre evidente quando mancano anche certe premesse. E, ho sempre accettato, mi è sempre piaciuto fare, eeeeh…perché quando si lavora con una via classica è facile. Quando invece ti capita una persona che non ha certe premesse, ne ha certe altre, però la voglia ce l’ha, è motivata, allora ci si diverte. Cioè a me piace. Quindi, eeeehm, per fortuna non ho difficoltà di contatto, perché avessi problemi di contatto insommaaaa, io vado in pensione quest’anno, e sicuramente ho della nostalgia. Cioè non vado con la frustrazione di dire “finalmente me ne vado”. Difatti ho già chiesto alla direzione della scuola di mantenere certe cose se posso, cioè non posso come docente della scuola, come docente cantonale non posso, però probabilmente con i corsi serali vado avanti.” B42) “Mh.” A43) “Cioè ho voglia di, di, di fare. Quindi questa osservazione gliel, gliela faccio perché, eeeeh quello che mi preoccupa nella, nella, in una scuola, praticamente è il difetto un po’ delle scuole professionali, è che, tra l’altro molti docenti vengono dall’esterno, ovviamente sono professionisti, competenze naturalmente non, sicuramente validissime. A loro manca probabilmente un po’ l’esperienza a scuola. L’esperienza a scuola, eeeeh, psicologia, eeeeh, pedagogia e didattica, e anche, al limite, sensibilità sociologica. Cioè rendersi conto chi si ha in faccia. Loro pro…, loro procedono molte volte in modo moltooo, spedito, eeehm, nel sensoooo, “ah beh gli obiettivi son questi procedo così, faccio…” va beh, ma adesso la domanda è questa “io uno lo butto fuori, qual è il risultato? Cioè qual è il senso di, eliminarne uno? Quali sono i motivi? Questi qui sono i grossi problemi. Poi certe scelte, eeeeh, son, sono veramente, eeeeh, felici in un contesto di questa natura. (pausa) Capisce?” B44) “Si.” A45) “Quindi io le pongo il problema sul piano proprio sociologico-culturale. E, e lo strumento, sicuramente, le darà dei potenziali enormi quando certe cose sono a posto. (leggera pausa) Io son sicuro che in Africa, l’uso del computer funziona perché c’è l’ entusiasmo, ma l’entusiasmo è dettato da certe condizioni sociali, da certe condizioni economiche. Qui invece ci sono delle persone che sono più imp… talvolta per disperazione perché, butta quelli da una parte e quelli dall’altra, e dei soggetti, lei quando ha, ha l, ha la persona che dorme in classe, (leggera pausa) passa due ore buttato giù a dormire.” 196 B46) “Certo.” A47) “Qual è il senso? Cioè, eeeeh, il problema non è avere la persona forte, intelligente, brillante, ma è avere la persona equilibrata, consapevole de, della propria posizione, consapevole magari dei propri limiti…” B48) “Responsabile.” (accavallamento con che c’ha una dignità) A49) “…che c’ha una dignità, un orgoglio, magari fa fatica, ma fa niente. Io mi ricordo ancora le soddisfazioni di anni e anni, una signorina di Biasca, poi è restata disoccupata. Era l’apprendista di venditrice. (leggera pausa) Non so se lei ha fatto un po’ di statisticaaaa...” B50) “Un po’.” A51) “ Eh, eh, io alla, alla SOLE ho fatto per anni, poi ho lasciato perché un collega non aveva ore, io posso fare economia, lui no, eh, io ho, ho, i primi anni dico, di statistica, quindi li portavo quasi all’analisi della varianza eh, quindi, si va avanti mica male, dico, io questa signorina sono riuscito a fargliela digerire. Però aveva una speciale determinazione. Io me la ricordo quando è venuta al corso introduttivo, perché vengono a fare il corso intro…, aveva paura però... “signorina, ma come la vedo, la conosco da poco, se lei tiene duro... ce la fa”. Ho fatto dopo i due anni, eeeeh, con lei. Ma all’inizio impanicata e tutto, ma la determinazione, vera, veramente… Difatti, siccome era in una classe di maschilisti era, era capace di tenere testa ai compagni a… messo il suo luogo, un buldog, cioè, a me era simpaticissima, perché era proprio il tipo... È chiaro, quando lei ha una persona determinata che ha voglia, ha provato la disoccupazione, mancano certe premesse, però, eeeeh, eeeeh, lancia il segnale ci si dice… “ué lì è diverso”, cioè io medesimo sono stimolato perché se non lo facessi sarei ve, veramente un vigliacco.” B52) “E questo fa parte di quei prerequisiti che parlava prima.” A53) “Si, che per me sono fondamentali, perché? Perché io posso dire “esco dall’aula non ho bisogno né di controllare né di niente, so che fanno, si dan da fare, se si bloccano sono capaci di annotare, me, me lo chiedono, e quindi mi fido di loro, cioè è un atteggiamento di responsabilità che è fondamentale. In un certo senso è proprio il meccanismo di quando il docente esce dall’aula, che dentro non, non succede niente di anormale, cioè lavorano senza il bisogno del docente. Allora il forum, io non, non controllo quello che fanno a casa. Mi, mi interpelli, ma ben volentieri. Ma interpellami per…perché tu stai lavorando, io me ne accorgo, perché, se uno mi interpella, se lavora il livello, eeeeh, dopo, delle domande sale perché aumenta la sua, eeeeh, competenza, la sua conoscenza, il suo approfondimento, i suoi dubbi diventano più maturi, più, ooooh, più, ooooh, più pieni insomma, e allora, si, mi accorgo che l’altro lavora. Tra l’altro lei risolve il problema della valutazione.” B54) “Mh.” 197 A55) “Perché quando c’è un interscambio, non c’è più bisogno di, sempli, semplicemente, di fare l’esperimento, cioè da quel momento lì...i segnali sono personali oh, dico, “mi mandi un documento che è il tuo”. D’accordo che puoi averlo ricevuto dal compagno ma, eeeeh, la prima domanda l’ azzecchi, ma se fai la seconda può esattamente, può dire che è, che è comprensibile che non è il tuo. Quindi da quel lato lì io posso valutarlo. (leggera pausa) Mmmmh si può valutare anche a distanza, se, anche se uno c’ha l’amico che l’aiuta, ma, a un certo momento avrà, anche lui dovrà prendere delle decisioni, e lì lo si sente.” B56) “Mh, mh.” A57) “Quindi io sono convinto che quei pre, prerequisiti, i prerequisiti non sono da confondere con la capacità tecnica, ma semplicemente che, eeeeh, senso di responsabilità e poi, diciamolo chiaro e tondo, non essere analfabeti perché qui ci sono delle…” B58) (accavallamento con “ci sono delle”) “Saper scrivere.” A59) “…eh questo, questo è il minimo. Dopo le garantisco che si può far tutto. E allora dopo è chiaro anche, bom, va, va benissimo la posta elettronica va bè, anzi s , si fluidifica. Domani c’è un dubbio, c’è qualche cosa..., si lancia subito un segnaaale, non si, non si butta via le settimaneee, non si lascia in ansia qualcunooo, o addirittura a uno gli viene il dubbio, eeeeh, fa girare la vooceee, il docente ci va, sente che c’è quello, lui medesimo ci peeensa. Cioè, per l’amor del cielo, i potenziali ci sono.” B60) “Ma che significato ha il forum per lei?” A61) “Senta io parlerò con, con unnnn accezione molto comune, ma di quello che è il forum. Cioè è un luogo di incontro punto, punto e basta, non, non direi di, di, di complicarlo più di quel tanto. Dopo si può benissimo magari averlo anche più elaborato, capisce? Ma io credo, che, eeeeh, sia molto importante che, eeeeh, lo strumento sia sempre per natura il suo strumento. Cosa vuol dire? Vuol dire con o senza strumento la persona ha un, un ruolo consapevole, se uno ha un ruolo consapevole, dopo tutto è possibile. Quindi tecnologie no, non è che, ehm, è un problema secondario. Nel senso che, lei capisce che se il, eeeeh, uno ha consapevolezza di un ruolo, di una posizione, a questo momento qui, eeeeh si entra..., è molto importante…, anzi le direi di più, che probabilmente forse, col, col, probabilmente col forum, potrebbe risolvere certi problemi che in classe non si riescono a risolvere, per esempio legati alla timidezza. No?” B62) “Si.” A63) “La persona che è timida in classe, eeeeh, ha paura sia del docente, sia dei compagni.” B64) “Mh.” A65) “La persona che, invece, è a casa, che dice “qui non mi possono picchiare in testa semplicemente mando fuori la, la cosa, qualcuno reagirà” (pausa) e comincia a prendere, eeeeh, 198 la, l’abitudine, anche perché la, una cosa, perché se c’è il lavativo, che sul forum fa il vigliacco, il docente lo vede e allora gli si spara a zero e si fa in maniera che lo sentano tutti, e allora sta, sta quieto lui” B66) “Mh.” A67) “Mentre in classe ci sono quelli, chiaro lì, son quelli che disturbano. Mentre probabilmente il forum da quel lato lì addirittura è davvero un vantaggio.” B68) “Mh, eeeeh, tra i punti deboli e forti quale…ritiene che abbia il forum?” A69) “Io quello che ritengo, se io possiedo il forum come una possibilità di interazione che, eeeeh, risolve il problema dello spazio, del, del calendario e del tempo, distinguo il calendario dal tempo. Calendario perché, ci si incontra in determinati momenti puntuali, del tempo nel senso che uno lavora, secondo i suoi ritmi, eeeeh, eeeeh, e al momento delle difficoltà parte il segnale, eeeeh, il docente responsabile ovviamente lo segue, stabilisce delle regole di, di comportamento, in maniera che, eeeeh, se io mando fuori un messaggio oggi come studente, però so che il docente magari, la tal ora, roba del genere, comunque lui lì osserva, mi dà la risposta e quindi, mi posso organizzare meglio, so di avere un appoggio, so di avere un riferimento, ma non da aspettare una settimana, o addirittura ho la possibilità di interpellare altri, cioè, diciamolo chiaro e tondo, eeeeh, eeeeh, eeeehm permette alle persone di, di, di, di cose..., e poi addirittura di, di proporre, (leggera pausa) di, di segnalare, (leggera pausa) cioè non lo faccio in classe. Io lavoro, trovo qualcosa, dico “questo potrebbe essere oltretutto...” e lo faccio. Lo metto sulla piattaforma e lo faccio conoscere.” B70) “Mh, mh.” A71) “Capisce?” B72) “Si.” A73) “E quindi lo faccio, eeeeh, lei può far di tutto. Può far di tutto, cioè, eeeeh, è proprio il caso di dire, eeeeh, creatività per creatività nei riguardi dello strumento.” B74) “E i punti deboli?” A75) “Senta i punti deboliiii, io non so se ha senso parlare di punti deboli perché in genere lei, eeeeh, trova un punto debole in un foglio di carta e in una matita?” B76) “No.” A77) (accavallamento con “no”) “Capisce?” B78) “Si, si, si.” (accavallamento con “Cioè”) A79) “Cioè, per dirle, per la... mantengo l’analogia” B80) “Si, ho capito…” A81) “Cioè, se lei, ha veramente la struttura mentale formata, che non vuol dire essere brillanti.” B82) (accavallamento con “ma cioè funziona”) “Mh, mh.” 199 A83) “Ma cioè funziona, quindi per lei il pezzo di carta è vivo, il pezzo di carta non può avere punti deboli. Al massimo lei si pone il problema di dire “lo metto in bella copia”, a parte che io è una frase che odio, eeeeh perché per me una bella copia non esiste, appunto perché se io ho, ho una consapevolezza del pezzo di carta” B84) “Cioè se ho capito bene l’uso che ne fa, lei intende.” A85) “Si èeee...” B86) (accavallamento con “Si èeee...”) “Può essere…” A87) “È chiaro, la medesima cosa, eeeeh, usa il computer, poi può attaccarlo alla rete…” B88) (accavallamento con “poi può attaccarlo alla rete”) “Si, si, si.” A89) “…ma perché vuole. Capisce? Io sono, come le dico io sono nato, io sono un briccone, io, e eeeh, di fronte, di fronte a uno strumento, io normalmente sono stuzzicato, mmmh, io guardo fin, finché non, non gli metto le mani addosso non sono contento. E dopo, è chiaro, magari sono lento nel reagire, perché bisogna imparare, bisogna conoscerlo. Però se adagio, adagio comincio a vedere le cose, dopo lentamente, lentamente la mano va, e non son contento finché non l’ho dominato. Qui quello che mi ha impressionato non è tanto… Bom all’inizio c’è stati problemi con lo, con lo strumento ma quello non, non… son cose, che per me non sono di principio, no ma, il problema qui è veramente quello che potrebbe un domani dire di contratto didattico con, coi giovani, di atteggiamento come tale che poi lo possiamo vedere indirettamente sul fatto che certe..., eeeeh, delle persone che totalizzano centinaia di ore di assenza. Delle persone che delle volte ci sono, non ci sono. Cioè lei capisce che, i, il grosso problema è questo, nella misura in cui uno ci...” B90) (accavallamento con “uno ci”) “Quello che diceva prima...” A91) “Si. Perché difatti è vero che io, io ho avuto però dei giovani che invece mi mandavano dei messaggi, a loro rispondevo. E difatti per molto tempo li ho tenuti. Li ho tenuti. E, e mi mandavano, cioè diciamo c’erano di quelle volte, rispondevo, addirittura mi è capitato di, di, di, di, eeeeh, ero in difficoltà, bom diciamo la soluzione gliela facevo io, gliela mando immediatamente.” B92) “Ma in quali casi consiglierebbe di, ad un insegnante di usare il forum e in quali casi no?” A93) “Dunque allora premetto una cosa, che eeeeh, io sono sempre stato un partigiano perché, perché non son capace di far diversamente, sarà il mio punto debole. Per il momento dimentichiamo il supporto elettronico, generico, no, (leggera pausa) immaginiamo la lezione classica, eeeeh: classe, allievi, docente, foglio di carta, esercitazione e libro di testo, oppure dispense del docente. Allora, io in classe normalmente, quando sviluppo la materia la faccio su, con due modalità. O la faccio, la, la, la, la propongo io, la, la sviscero io, là dove la cosa è abbastanzaaa semplice o cosa, oppure in certi casi, eeeeh, comincio a pro, a proporre una 200 situazione problema, farli lavorare in gruppi, li, li butto nel bagno come dicono i francesi. Per cui non, non uso in classe diciamo la dispensa in modo diretto, cioè ecco lì, to ce l’avete... Perché a casa non avete il docente, quindi qualcosa dovete avere, o è un libro o è una dispensa. Il libro non lo prendo mai, almeno per non, non un aspetto di rispetto dell’allievo. I libri costano, tante famiglie hanno delle difficoltà, oggi gli strumenti ci sono, quindi di fronte, eeeeh, in un certo senso a me non costa niente, fa parte della mia attività fare le dispense. Ne ho fatte un centinaio, ne ho fatte pacchi e roba del genere e preparo del materiale che a loro manca. Dopo è, è chiaro, io ho degli allievi, che loro le dispense le prendono, me le lavorano, e quando è il momento fanno delle domande, ce ne sono degli altri, che mi hanno chiesto perché io non da, non, non, ho dato le dispense, me l’hanno chiesto la vigilia dell’esame. Ci sono stati dei compagni che si sono messi a ridere, mi sembra naturale, le ho mandate in piattaforma, è lì che c’era su. E questo mi...è successo l’anno scorso la vigilia dell’esame. E io non...non mi sono né offeso, né niente. Ecco allora quando si è di fronte a situazioni del genere è chiaro che la, il problema diventa piuttosto delicato. Tra l’altro non era un ragazzooo debole quello che m’ha fatto sto scherzo. Quindi lei capisce, è chiaro, adesso veniamo al forum, veniamo alla piattaforma, veniamo al computer, da questo momento il problema che si pone qual è? Dico, lo studente è capace di assumersi...?, il che vuol dire che io posso benissimo dire un giorno a scuola “non ha fatto niente perché non ho potuto, non sono arrivato e questo qua...,” lo fatto anche io quando ero studente, insomma, non bisogna mai dimenticare, siamo stati tutti studenti, non si può pretendere degli studenti alla perfezione eh. Ma il problema è quando c’è atteggiamento di disordine proprio perché tra l’altro non sanno neanche che cosa si sta trattando, ma questo atteggiamento nel forum è impensabile. Cioè il forum da questo punto di vista presuppone, anzi può diventare pesante per lo studente, perché allora può presupporre una continuità di lavoro eh?” B94) “Mh.” A95) “’Tenzione, che al limite allora fosse per loro può essere comodo non farlo, che gli potrebbe anche diventare stressante.” B96) “Si.” A97) “Capisce? Quindi, eeeeh, è per quello che dico, eeeehm, a un certo momento, il, qual è il dosaggio di uno strumento? Non esiste un dosaggio di uno strumento. Esige una gestione corretta della propria persona, del proprio approccio con la disciplina, che alcuni usano lo strumento, bisogna o non bisogna, ma soprattutto uso le persone che stanno con lo strumento. Cioè, in altre parole, eeeeh, mi metto in relazione, in rapporto con una persona. Che può essere in classe o può essere via. È questo, è qui credo che ci sia un grosso lavoro di, di, di, didattica che...per quello che dico, i docenti professionisti probabilmente sono, eeeeh, fan fatica a lavorare, è vero, perché chi 201 lavora in azienda ovviamente lavora da autonomo, cioè riceve, il suo superiore gli dice “mi devi fare questo” però dopo lo fa lui, non lo fa mai... Si, si collabora con gli altri, ma ognuno si fa i propri compiti punto e basta. E poi, eeeeh, uno schema è quello. Il lavoro formazione, è un lavoro di creazione, è un lavoro direzionale, di logica. Non so lei sta facendo adesso una tesi.” B98) “Si.” A99) “Lei, eeeeh, userà un forum, eeeeh in un altro posto, magari per contatti e roba del genere, lei sa che posta c’ha, lei sa benissimo perché lo fa. Non penso che sia masochista, quindi... Qui invece abbiamo delle persone che per una volta c’è da chiedersi se sono masochiste. (leggera pausa) Io direi semplicemente incoscienza giovanile, non voglio infierire, ma c’è quel problema lì. (leggera pausa) Quindi questi qui sono aspetti di, diii, di psicologia e di didattica collegati che sono molto, importanti. Però io la spiegazione, per fortuna sono economista, tra l’altro ho una formazione anche di sociologia, io la vedo, in condizionamenti di modelli esterni, questo è anche la spiegazione di certe situazioni perché, eeeeh, sento da mia figlia all’università a Zurigo come certi studenti si comportano, durante i corsi, bè, dico allora mi consolo perché, dico lì poi siamo all’università.” B100) “Come si comportano?” A101) “Alcuni veramente malamente, gente che legge il giornale, in presenza del, del coso, parlano tra di loro, telefonano, cioè veramente de.... Tra l’altro anche meschino perché il, la persona che va al corso per leggersi il giornale è un idiota perché io il giornale me lo leggo a casa, non vado a star dentro, eeeeh, chi me lo fa fare? Io quando sono stato studente diversi corsi non li ho frequentati eh? Stavo a casa a leggere. No?” B102) “Certo.” A103) “Fosse anche per un mese. Non ci vado. Avevo qualche problema poi alla fine l’ho risolto. Cosa vai a fare? Lì invece no, a far rumore, addirittura, a imbestialire il docente. Eh dico, non siamo mica alle scuole elementari. Quindi io quello che miro molto è una co, precondizione di maturità, ma non maturità nel senso tecnico di pote...di, di, di capacità, dico no, il compito del docente è proprio quello di tirar fuori l’a, l’allievo e di aiutarlo e tutto, ma semplicemente ci guardiamo in faccia da, da, da responsabili. Come io ho qui dei, dei, dei giovani di 15 anni, ho insegnato una volta erano, ho iniziato addirittura alle medie, ma io avevo dei ragazzini di 13-14 anni che mi mettevano sotto pressione. Quindi si possono fare delle cose meravigliose. Ho fatto, ho fatto una, una sperimentazione di introduzione al calcolo delle probabilità alle scuole medie di, con ragazzini di 13 anni, bellissimo eh, insomma mi sono divertito, e ammazza gli incidenti, quelli sono meno condizionati mentalmente, cioè a volte avevo difficoltà io. Quindi si è stimolati, cioè, eeeeh, quindi, è chiaro che quando c’è lo stimolo è diverso, difatti quelli della sera è un altro conto. Cioè 202 io vado in classe veramente... E dire che è gente che viene dopo 8 ore di lavoro, 8 ore e mezzo, dall’azienda, alcuni sono stanchi eh?” B104) “Mh.” A105) “Poi ti beccano durante la pausa, propongono delle idee, “ma senta, a proposito io in ditta sto facendo questo cosa ne...”, no, addirittura io la pausa non la facevo.” B106) “Si.” A107) “Quindi addirittura dovevo... “senta mi mandi il mail”, cioè veramente, eeeeh, è questo il senso. Quindi io avverto di essere una persona anziana, che, ovviamente sono nato in un epoca in cui la nostra forma mentis non aveva questi supporti. Quindi io ho a, ho avuto un approccio all’ordinatore...io l’ho visto arrivare, perché io mi ricordo il primo pc che l’ho visto esposto in via nassa a Lugano. (pausa)” B108) “Si.” A109) “Cioè bisognava essere ingegneri per far funzionare un pc a quei tempi lì.” B110) “Mh.” A111) “Poi io ho lottato molto anche con i miei colleghi perché mi rifiutavo di usa...utilizzare i programmi di contabilità, dico “io voglio simulazione perché simulazione vuol dire con il pensiero, eeeeh, pensare certe cose, dico bom lì il computer è una pacchia.” B112) “Mh, mh.” A113) “Lì si può discutere. Si può...il forum è un’altra dimensione. È il problema della comunicazione, cioè della, della relazione fra le...non fra un, il docente e un allievo, ma si dà la possibilità di una comunità. Lei sa benissimo, la comunità funziona quando è responsabile.” B114) “Ho capito.” A115) “Questo...io non so se la deludo da questo punto di vista...” B116) (accavallamento con “punto di vista”) “No, no, no.” A117) “Non so, se si rende conto del problema.” B118) “Si, si, ho capito.” A119) “Non so cosa ne pensa, se lei non condivide può benissimo dirmi che sono fuori, che, non mi offendo, nel senso per dirle il...” B120) (accavallamento con “per dirle il”) “No, non sono qua per giudicare, valutare...” A121) (accavallamento con “giudicare, valutare”) “No, no, no ma non è che, non è questo, no ma... Può avere un su, una sua opinione nel senso chee...” B122) (accavallamento con “nel senso chee”) “Si, si.” A123) “...se mi dicesse ma lei è fuori, non si immagina che, non mi offendo. Ma è per dirle, che è legato al fatto, che ho fatto un’esperienza di, di, di insegnamento in, con, con uuuu, utenze 203 particolari. Ma è vero che quando c’è la motivazione si, delle volte si fanno delle cose che, a prima vista, non, non si pensa di poter riuscire. E poi riescono.” B124) “Si.” A125) “E quindi di sicuro lo strumento informatico aiuta. Guardi, adesso andrò su a fare un corso. Controllo di gestione, che è un corso abbastanza pesante e oggi, eeeeh, passo dalle serie cronologich, eeeeh, alle teorie della correlazione, ma quando ho cominciato con loro, ho cominciato con la simulazione. Non è evidente. B126) “Mh.” A127) “Ma ha funzionato. Dopo se... È chiaro non saranno interessati tutti, lo posso capire, però la gente interessata, fanno domande, si rendono conto. E poi, soprattutto, lei comincia a dire “va bè, se fosse una formazione classica, tò allora è vero so che uno c’ha delle basi di analisi, va tollerato, va bé gli metto certe cose e s’arrangia”. Quando io invece so benissimo che certe persone non han fatto, non devo fare il frustrato, perché allora, eeeeh, sono nel posto sbagliato a insegnare, cioè tocca a me trovare il trucco, no, quello lì tac, è felice che gli vada bene. Guardi che, le garantisco che lei può benissimo fare statistica inferenziale con delle persone che hanno certe premesse, almeno per raggiungere un obiettivo minimo, che uno si renda conto che la statistica non va fatta come si faceva una volta quando si giocava al piccolo elettricista. Cioè capire che la, la statistica, eeeeh, può aver dei potenziali, è uno strumento efficacissimo e tutto, ma allora se è un elemento solo per operare, ci vogliono certi requisiti. Allora a loro do che cosa? Prima di tutto la conoscenza. Gli do l’idea di do, dove si può arrivare, e gli do un linguaggio minimo per potersi rivolgere a una persona e chiedergli di inquadrare qualcosa che a loro serva.” B128) “Mh, mh.” A129) “Allora sono in condizioni di poter fare qualcosa, perchéee, bisogna essere giusti insomma. O uno la statistica la lavora a fondo eeee, e deve essere, eeeeh, diciamo, non, non può essere fatta così superficialmente. Però è vero che se io vengo a conos, sono a conoscenza di certe cose, dico, va bè ma adesso io io so a chi rivolgermi, so cosa gli devo chiedere, gli do quello che gli devo dare, non lo faccio io perché lui è in grado di capire. Se in certe fasi di sviluppo ci sono delle lacune, ci sono delle mancanze, ci sono delle incongruenze, ci sono dei valori critici, è lui che mi può dire “ma guardi che tu in queste condizioni, queste condizioni non le puoi ottenere” Ma lui sa perché.” B130) “Si. Allora, eeeh, visto che è finita la mezz’ora...” A131) “Si.” B132) “Allora se posso riassumere...” A133) “Si.” B134) “Che lei parlava di questi requisiti, eeeeh, intende..., mi corregga se sbaglio...” 204 A135) “Si.” B136) “...parlava di responsabilitàaa, di motivazione, di determinazione, di saper scrivere...” A137) “Cioè di pre, anche di pre, precondizioni minime culturali, ma qui cultura non con la C maiuscola per l’amor del cielo, ma di cultura corrente, cioè rendersi conto, perché ci sono persone che veramenteee, da sole a casa, un testooo, spesso e volentieri, non sono capaci di leggerlo. Quindi allora a questo momentooo cambia tutto. Difatti, non credo che sia casuale eeeeh, che sia dovuto al caso, al fatto che le materie dove, dove, dove hanno difficoltà, una è argomentazione, banche dati dove eh, ancora una volta dietro ci sta la logica, cioè quindi la capacità di leggere un testo. Eh questooo, questo è un grosso problema eh.” B138) “Mh.” A139) “Perché dopo lei capisce che relazionare con una persona, vuol dire poi anche essere coscienti, quando si manda un messaggio a qualcuno e mandato, eeee, deve essere inviato in modo appropriato eh. (leggera pausa) Perché altrimenti, altrimenti si va sulle banalità, si va sulle ovvietà, si possono scaricare 50000 messaggi poveri, perché...Do, noi dobbiamo avere, domandarci se si può sviluppare un valore aggiunto, allora un valore aggiunto che cos’è? Sarà un valore aggiunto di conoscenza, un valore aggiunto di competenza, un valore aggiunto di chiarimento. Ma, si è fermato? Cioè...” B140) “No adesso va.” A141) “Si. Dico un valore aggiunto di, di, di competenza, di, di conoscenza e an, anche di aiuto al chiarimento. (leggera pausa) Se uno non è consapevole di questo. Eeeh di, di, diventa un po’ come telefonarsi. Io le telefono, so che lei oggi ha il suo compleanno, le faccio gli auguri, poi possiamo parlare un pochettino, ma, veramente ci diamo un valore aggiunto. Se lei mi dice abbiamo rotto la monotonia del lavoro, abbiamo avuto piacere di sentirci, è un altro discorso, ma se lei mi dice abbia, abbiamooo, abbiamo realizzato qualcosa, dico no, un momento, probabilmente non intendiamo tutte e due il mede, il medesimo concetto, è questo il problema.” B142) “Si.” A143) “Io non so se lei ha mai provato una volta a lavorare con questi giovani perché attenzione...” B144) (accavallamento con “perché attenzione”) “No.” A145) “...al meccanismo del tipo, se faccio la domande allora si, allora sono tutti motivati, ci vorrebbe questo, ci vorrebbe quest’altro. Ma quando poi si tratta di essere coerenti, o quel che si dice e giocarci dentro, li casca tutto. È questo un po’ il, il problema. Dopo è chiaro che non è colpa della piattaforma se certe cose non funzionano, cioè lì sono legati ad altri aspetti. È risolvibile? 205 Magari si. Iooo, le direi cheeee, le ho fatto un, una visione negativa ma le potrei dire che ci sarebbero delle strategie, per me si. Ecco se io avessi il tempo così, magari....” B146) “Se vuole, eeeh, dirle...” A147) “Si per me è una possibilità...” B148) “Mi interessa.” A149) “Ci sarebbe, nel senso che, guardi se io incomincio a dire, va bene, io ne ho quattro soggetti che hanno queste caratteristiche. Se li faccio lavorare sul forum mi fanno domande sceme, oppure mi fanno domande banali perché non capiscono il testo. Per cui allora cos’è il forum? Chiedere a un compagno il significato di una parola, perché quello li a casa, eeeeh, eeeeh, il dizionario non se lo vuol prendere? No, perché non è che può... Così lui manda un messaggio, butta via del tempo, rompe le scatole a un altro che viene interrotto e quindi invece di avere un valore aggiunto, ho una perdita aggiunta.” B150) “Si.” A151) “Ci siamo?” B152) “Si, si.” A153) “Perché io le telefono, se la cosa, naturalmente non la disturbo insomma ne? Io c’ho degli orari, in certi posti insomma, eeeeh, non telefono a un collega che lavora per dirgli tuu, ti salutooo, pensavo a te, adesso ,oh dico, ma l’altro dice, te, mi fa piacere, ma guarda che sto lavorando.” B154) “Mh.” A155) “Quindi, allora, ho questi quattro, questi quattro so, chiedo ai miei colleghi, se, ho un minimo di visione comune sulla loro situazione... Ecco allora domani non è possibile? E qui peròoo, fare uno sforzo, si mette in discussione, sviluppare una strategia, di concezione di materiale, di concezione didattica, eeeeh, quindi vedere come impostare la conoscenza, impostare, eeeeh, il pensiero logico, impostare, non so, anche l’attività degli esercizi, perchéee, guardi che le tecnologie finché lei ce ne vuole, ma si gira ancora con, con la vecchia logica di 40 anni fa eh? Teoria, esercizio dimostrativo, fammi gli esercizi. Non so...” B156) “Si.” A157) “La pedagogia qui ha fatto, è più in avanti. Ci sono altre, eeeeh, ci sono, non dimentichiamo che lei potrebbe partire diversamente, cioèee, può, presentare un, un ambiente, poi a un certo momento mette una situazione problema, poi far scoprire allo studente, poi al limite domani li crea un’altra situazione problema per fargliela risolvere e non semplicemente gli e, l’esercizio. Non so, soluzioni aperte...” B158) “Mh, mh.” 206 A159) “Oppure più soluzioni.” B160) “Si.” A161) “E allora se ci si mettesse in un gruppo di persone per vedere un pochettino, per fare quel lavoro lì, probabilmente allora forse ci si può porre delle domande e porre delle condizioni per l’uso del forum.” B162) “Mh.” A163) “Il forum serve, ma non è permesso fare queste cose qui.” B164) “Si.” A165) “Per esempio. (pausa) Lì bisogna stare attenti. Eeeeh, ce, ce, io son convinto che, però è un lavoro che va fatto durante l’estate, cioè, è un lavoro lungo, cioè tre o quattro, sotto un piattone, diverse volte e poi vedereeee diverse materie, quindi va bè adesso come ci organizziamo? Come far girare certe cose? Cioèee il docente spesso e volentieri è semplicemente disciplinalista, cioè...” B166) (accavallamento con “cioè”) “Quindi si tratta sempre di stabilire un contratto.” A167) “Si però...” B168) (accavallamento con “Si, però...”) “Con gli allievi.” A169) “Ma anche fra, fra docenti per, riuscire a generare, eeeeh, un cambiamento nelle persone, nel proprio modo di lavorare, per avere poi l’altro obiettivo, che finalmente ci siano le precondizioni e allora dopo finalmente poter interagire col forum, finalmente con consapevolezza. Perché le dico una cosa, spesso e volentieri loro giocano con il computer, sono interessati all’ultima scheda che è venuta fuori, e far girare questo, far girare quest’altro. Quella però non è informatica eh?” B170) “Mh.” A171) “Né tecnica, né nel senso filosofico. Perché se ci mettiamo sul piano filosofico dico ma, cosa vuol dire? Questo qui per me è il problema di fondo. D’altronde lei ha fatto comunicazione, quindi, qual è il rapporto, fra la, eeeeh, la comunicazione e l’oggetto, la comunicazione e i soggetti? Poi, eeeeh, l’oggetto può essere complesso e quindi esige più, eeeeh, diciamo condizioni per, eeeeh cerner no, per utilizzare un’espressione francese, per poterlo, per poterlo prendere, come ci mettiamo? No, no, non sono cose, eeeeh, non so, comunicazione e travaille d’équipe. (pausa) No, son tutti aspetti che, io non ho fatto comunicazione semplicemente perché le cose le desumo per esperienza di lavoro. Difatti io è un pezzo che continuo a lamentarmi, dico sempre, ho detto, dico è ora di finirla, i docenti dovrebbero capire che fini, sono finiti i tempi, che il docente lavorava da solo. Non so, non è più possibile.” B172) “Si.” 207 A173) “Per me, il, il lavoro, il, il, l’insegnamento dovrebbe essere un lavoro, che deve essere di progetto. Dopodiché è chiaro, ooooh, vengono definite tante cose, dopo ognuno se ne va dalla propria parte. Però io dovrei poter lavorare sapendo gli altri, e viceversa. Dopo anche la comunicazione prende altri caratteri. Che in sé la cosa vuol dire comunicare, ci telefoniamo? Che lo faccia col forum, col telefono, col la lettera, lè stess, cioè, non cambia niente. Per quello che continuo sempre a dire, stiamo attenti, pensiamo un po’ meno allo strumento, ma pensiamo alle relazioni fra i soggetti. Dopodiché allora, eeeeh, chiarendo certe cose dopo lo strumento funziona eh.” B174) “Quando parla di relazione tra i soggetti, intende da una parte allievi e dall’altra insegnante?” A175) “Dunque, gli insegnanti fra di...” B176) (accavallamento con “Dunque, gli insegnanti fra di”) “O anche tra allievi?” A177) “Gli insegnanti fra di loro, docenti fra di loro, poi gruppo di insegnanti con gli allievi, ma anche poi, insegnante con gli allievi. Cioè, eeeeh, a più livelli.” B178) “Si.” A179) “Però lei capisce che sviluppare a più livelli questo, diciamolo chiaro e tondo, il gioco deve essere fatto in maniera che, adesso per usare un espressione poco elegante e poco civile, se un domani in un, in un gruppo c’è dentro un imbecille, che rovina, la logica dovrebbe essere tale che in un certo senso quello lì automaticamente si auto emargina, perché tutto un tratto gli altri in un certo senso lo lasciano perdere perché non genera valore aggiunto, disturba, fa perdere...” B180) “Mh, mh.” A181) “...e via di seguito. Ma perché ciò avvenga, vuol già dire che gli altri son maturi. Cioè, non è che siano bravi e capaci, ma che siano maturi. E allora da quel momento lì, cambia completamente. Se io le telefono e sono abituato a telefonarle perché ci sono problemi, lei oggi con il telefono digitale fa sempre squillare e vede qual è il numero, sa che sono io, se c’è qualcosa e subito, chissà cusa g’è amò scha da pensà a questo, niente di preoccupante. Se invece io le telefono, qualcosa di cretino, lei sta lavorando seriamente e vede il telefono, l’è mia bon,aaaah...” B182) “Si, si.” A183) ...non gli rispondo.” B184) “Si, si.” A185) “Cosa vuol dire? Lei non s’aspetta una comunicazione intelligente.” B186) “Si.” A187) “Ma la faccia sul forum, la faccia al telefono, ma la faccia per net, la faccia a vi, a viso aperto, che è lo stesso.” 208 B188) “Si.” A189) “Quindi lei, ha capito la battuta che le ho detto, se uno sa gestire il foglio, sempre che ha, eeeeh, pensiero, perché pensiero è forma, forma è pensiero, allora da quel momento lì, così, anche il forum diventa strumento e diventa foglio, diventa.” B190) “Si ho capito.” A191) “Cioè io non ho, non ho formazione, eeeeh, la formazione che ha lei, ed è chiaro, eeeeh, sicuramente dovrei studiarmi tutto un mucchio di cose. Però nel pormi con le persone, eh, dico, caspita, avrò da imparare, magari la competenza tecnica, cioè mi dicono guardi che abbiamo cambiato la piatt, te, eeeeh, te aiutami parchè su mia come movem, io non so niente, sono imbranato. Però una volta che vedo, comunque se mando una cosa non mando per mandare una cretinata. Ora io non sto dicendo che son cretino, che son, son cretini, sto dicendo semplicemente, guardi che io ho sperimentato due gruppi. Con quelli della sera non vedrei difficoltà, con quelli del giorno è impensabile.” B192) “Si.” A193) “Ecco io penso che questo possa permettere di capire quali sono i limiti del forum, che a questo momento più che limiti dello strumento sono i limiti delle persone.” B194) “Si ho capito. (leggera pausa) Bene.” A195) “Io adesso non sono neanche che tesi fa, cheeee, che lavoro sta, staaaa dominandoooo, ma io credo che qui il problema sia legato al fatto cheeee l’utenza di oggi è un’utenza diversa perché ci sono state delle decisioni prese in altra sede che non...” B196) “Mh.” A197) “Quindi non so lei cosa, cosa riuscirà a tirare assieme considerando questi aspetti. Per esempio il medesimo soggetto sarebbe interessante rivedere un altro tipo di realtà dove probabilmente forse le cose girano...” B198) “Mh. Bene.” A199) “Non so se l’ho delusa, non so se...” B200) (accavallamento con “non so se”) “No, no, no, no, grazie.” A201) (accavallamento con “grazie”) “No, non so se l’ho, se l’ho, se l’ho, mmmmh, magari anche mostrato un volto, eeeeh...” B202) (accavallamento con “eeeeh”) “No, no. No, grazie del suo contributo eh.” A203) “Si. No, no, ma... No è chiaro siamo stati studenti tutti.” 209 7) Intervista fatta a D2 B1) “Allora la ringrazio di aver accettato...” A2) (accavallamento con “accettato”) “Si.” B3) “...questo incontro. E come le ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti...” A4) “Si.” B5) “...per il colloquio, ma, ma se lei ritiene utile o ha bisogno di più tempo per esprimere quello che vuole esprimere, ce lo prenderemo. Le voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale e sarà usato solo per vedere quali sono i processi in gioco...” A6) (accavallamento con “in gioco”) “Certo.” B7) “...e per il mio lavoro di tesi.” A8) “Giusto.” B9) “E se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuole che venga registrato me lo dica pure.” A10) “V, v,va bene.” B11) “Lei non verrà mai valutato o giudicato in alcun modo.” A12) “Si.” B13) “Adesso veniamo all’argomento dell’intervista:...” A14) (accavallamento con “dell’intervista”) “Si.” B15) “...con questa intervista ho bisogno del suo aiuto per conoscere cosa concretamente lei pratica, quando si trova ad insegnare ed interagire nel forum con i suoi allievi...” A16) (accavallamento con “con i suoi allievi”) “Mh, mh.” B17) “...e come è riuscito ad ottenere un certo risultato.” A18) “Mh.” B19) “Le propongo, se lei è d’accordo, di descrivermi la sua esperienza, la sua pratica e il suo punto di vista riguardo ad un particolare momento...” A20) (accavallamento con “particolare momento”) “Si, si.” B21) “...dell’interazione onLine che lei ha considerato interessante.” A22) “Mh.” B23) “Se durante l’intervista ho bisogno di più dettagli mi permetterò di farle più domande.” A24) “Si.” B25) “Non si preoccupi di ricordarsi tutto, semmai io le farò le domande. Va bene?” A26) “Si.” B27) “Ha bisogno di altre precisazioni?” 210 A28) “Secondo me converrebbe, converrebbe forse che ci mettiamo alla macchina e che io magari punti, o no, questo posso anche..., converrebbe andare alla macchina perché così, perché io ho poca memoria e vedendo un pochettino...” B29) (accavallamento con “e vedendo un pochettino”) “Ma, infatti, io volevo proprio proporle, se lei è d’accordo, di prendersi il tempo, tutto quello...” A30) (accavallamento con “tutto quello”) “Esatto.” B31) “...proprio per pensare.” A32) “Si, va bene.” B33) “Però se lei ritiene...” A34) (accavallamento con “Però se lei ritiene”) “Va bene, allora facciamo così.” B35) (accavallamento con “Va bene, allora facciamo così”) “No, se lei ritiene che...” A36) “Semmai ci spostiamo dopo.” B37) “O, ok.” A38) “Perché, diciamo ci sono delle, delle cose, diciamo che ho ben presenti e cheeee sono quotidiane, eeeeh, posso parlarne così. Però ci sono dei fatti anche un po’, degli aspetti, diciamo, moltoooo, eeeeh, straordinari, cioè su…, che anche quelli andrebbero segnalati. Se eventualmente non mi ricordo qualcosa poi glielo faccio avere via email. Le invio via email magari.” B39) (accavallamento con “magari”) “No bè, non è necessario.” A40) (accavallamento con “necessario”) “Non è il caso. Va bene.” B41) “Io le propongo, allora,…” A42) (accavallamento con “le propongo allora”) “Allora, dica.” B43) “…se lei è d’accordo,...” A44) “Si.” B45) “...di prendersi il tempo, tutto il tempo...” A46) (accavallamento con “tutto il tempo”) “Si, si, si.” B47) “...di cui ha bisogno per pensare a un momento per lei particolarmente interessante della…” A48) (accavallamento con “della”) “Mh.” B49) “…sua pratica professionale, di insegnante, che interviene nel forum.” A50) “Mh.” B51) “Mi faccia un cenno quando è pronto.” A52) “Si, allora, eeeeh, diciamoooo… (pausa) Non il lavoro di rutine, il lavoro di rutine, eeeeh, che poi, il più importante, eeeeh, cioè interessante in che senso? Cioè cheeee, mi ha colpito?” B53) “Si.” 211 A54) “Eeeeh, (leggera pausa) che mi ha colpito. (leggera pausa) E ci sono diverse cose, diverse cose che mi hanno colpito. (leggera pausa) Di particolare… Questo qui non possie, eeeeh, questo qui sarebbe la sua domanda centrale?” B55) “È questa la domanda, cioè un momento...” A56) (accavallamento con “cioè un momento”) “Questa è la domanda...” B57) “...che non, che lei ritiene interessante…” A58) “Mh.” B59) “…di cui avrebbe piacere parlare.” A60) “Allora, di interessante, eeeeh, inteso secondo me in senso professionale, cioè, ciò che c’è di interessante nel lavoro di forum che faccio questo glielo posso dire, però di interessante non, cioè che magari mi ha stimolato a me, ma che lo ritengo interessante nell’ottica del mio lavoro.” B61) “Però un momento specifico.” A62) “Un momento specifico...” B63) “Non in generale.” A64) “Momento specifico…, eh dovrei andare a vedere, dovrei andare a vedere.” B65) “Se preferisce, possiamo spostarci lì.” A66) “Possiamo andare a vedere un po’ alla macchina?” B67) “Si, si, si.” A e B si spostano ai computer A68) “Si, eeeeh, (leggera pausa) possiamo, perchéeee le lezioni sono tante, le lezioni sono tante, poi qui possiamo solo riferirci a quest’anno. Le lezioni sono tante. Ehm, il lavoro complicato che mi ricordo di…, ben poco io, però adesso guardando un po’ le lezioni magari c’è qualcosa che... (pausa) Si c’è una cosa cheeee, che, diciamo, cheeee mi, eeeeh, mi ricordo con, con un po’ di simpatia, diciamo. (leggera pausa) Allora…Dell’anno scorso.” B69) “Si.” A70) “C’è un fatto veramente abbastanzaaaa, diciamo…” B71) (accavallamento con “diciamo”) “Se vuole possiamo parlare di quello.” A72) “Si io direi, parlar di quello, però è un fatto abbastanza marginale rispetto all’insegnamento, al lavoro di base, no. (leggera pausa) Devo dire che mi ha colpito perché me ne ricordo tutt’ora. Però non abbiamo l’occasione di andarlo a vedere perché si riferisce agli anni passati. All’anno passato. E qui non c’è. Noi non abbiamo l’accesso. Però lì si, avrei potuto farle vedere. Ancheeee proprio il dettaglio. E la cosa è questa, guardi, è molto semplice.” 212 B73) “Di quel momento?” A74) “Eeeeh, non ho capito.” B75) “Adesso vuole riferirsi a quel momento?” A76) “Si io parlerei di questo qui. Siccome lei cerca un aspetto particolare…” B77) (accavallamento con “particolare”) “Si, si, va benissimo.” A78) “…che mi ha colpito, quello mi ha colpito.” B79) “Si, si.” A80) “Eeeeh, dunque eravamo durante le vacanze di Natale. E io, a conclusione di un’atti, un’attività pratica di crittografia, di comunicazione crittografica degli studenti, che eraaaa terminata perché, io, io la faccio tutti gli anni. In pratica, in pratica io le spedisco un misc, un messaggio criptato con delle chiavi, lei lo decripta e me, me ne manda uno criptato a me e poi io do il voto. Questo tutti gli allievi hanno fatto questa roba. Al termine, al termine di questa attività, durante le vacanze di Natale ho lanciato una sfida, che è stata quella di mettere, criptate con le mie chiavi, quindi con la mia chiave segreta, un messaggio, per la verità il messaggio era, eeeeh, ehm, unnn, era il racconto, un racconto sul pirata Barbanera. Io ho criptato questo racconto in più episodi. E ho mandato il primoooo, il primo, ho pubblicato questo messaggio a puntate. Quindi i ragazzi dovevano tentare di scoprire le mie chiavi private, quindi fare da pirati e scoprire il…, cosa c’era, di pubblicare il racconto in chiaro. E lì si sono scatenati diversi ragazzi. Il primoooo, la prima paginata, qualcuno bè, è riuscita a decriptarla, la seconda anche. E questo durante le vacanze, cioè nel senso che ci sono anche dei ragazzi…, io avevo fretta che questa attività si concludesse prima dell’inizio della scuola, perché ne avevo abbastanza insomma, cioè. Era, eraaaa un mese che stavamo su questo argomento, volevo chiuderlo, in bellezza, In bellezza, perché si trattava proprio di evidenziare tra i ragazzi coloro che erano andati un po’ più in là degli altri, quindi i veri pirati, ecco. Scoprire chi erano i pirati, quelli che riuscivano a fare l’illecito, diciamo così. Anche se l’attività era di tipo scolastico. E ci sono stati, praticamente, ehm, i ragazzi sono riusciti, e in particolare uno, eeeeh, è riuscito a fare 2 decriptature. Nell’ultima decriptatura, io capivo che lui era in grado, però questo qui non rispondeva, cioè…, e poi ho capito dopo, perché lui, perché lui aveva decriptato il penultimoooo brano del racconto e non l’ultimo? Perché lui voleva dare la soddisfazione ad un altro studente di farlo lui, cioè lui era al corrente tramite il forum, era al corrente che c’era un altro ragazzo che stava tentando di fare il lavoro di decriptatura. Giusto? E quindi gli haaaa, mmmmh, li voleva cedere il posto, perché lui ormai aveva avuto l’onore già di fare, di riuscire in quest’opera, ehm, e stava aspettando che l’altro intervenisse. Non so se ho reso l’idea.” B81) “Si, eeeeh, no, io le propongo proprio…” 213 A82) (accavallamento con “proprio”) “Mh.” B83) “…di prendersi il tempo…” A84) “Mh.” B85) “...se lei è d’accordo per lasciar riaffiorare…” A86) “Mh, mh.” B87) “…nella sua mente questo momento.” A88) “Si, è un po’ così eh, cioè, eeeeh…” B89) “E poi di dirmi proprio come si è svolto, dal principio al,mmmmh, in maniera che io possa farmene un’immagine.” A90) “Mh, mh. Si allora il principio è questo. Scolasticamente l’attività era terminata, tutti i ragazzi hanno dato le risposte, io ero in grado di dar le note. A questo punto, io cerco di dare una dimensione ludica al discorso. Capito? Cioè lasciamo la scuola, i voti sono stati dati, adesso vediamo chi di voi veramente ha tratto, diciamo, da questa attività, un qualcosa in più. Giusto?” B91) “Mh, mh. E quando ha dato questa dimensione ludica cos’ha fatto?” A92) “Cos’ho fatto? Ho lanciato, purtroppo non possiamo vederli, come le ripeto, un forum, in cui, eeeeh, ho annunciato che io avrei pubblicato, con delle chiavi segrete, a puntate, il racconto sul pirata Barbarossa, eh Barbanera scusa. Che era un pirataaaa, mi sembra del 6 o del 700, imperversava nei Caraibi. Era unnn tipo molto losco. Comunque era uno che, si era creato un’immagine di personaggioooo terribile. Cioè e, eeee sovente le navi si arrendevano solo per paura di avere a che fare con lui, per non avere delle rappresaglie. Allora…” B93) “E subito dopo che lei ha, haaaa lanciato questi messaggi cos’è successo?” A94) “Si sono scatenati, si sono scatenati, soprattutto una piccola porzione di studenti cioè, in realtà tu te ne accorgi cheeee si scatenano, perché anche se uno non interviene tu vieni a sapere quanti leggono, cioè non so se lei ha visto i nostri forum…” B95) “Si.” A96) “Lei viene a sapere quanti leggono. Purtroppo non abbiamo questo…, si potrebbe forse…, chiedere di vedere perché lo” B97) “Quindi, se ho capito bene, lei nel frattempo andava a vedere quanti entravano nel forum A98) “No io ero lì in attesa perché io, a me premeva cheeee l’attività finisse rapidamente (ride), cioè, le dico francamente che così…” B99) “Si.” A100) “La, la cosa, così…, cioè, eh, io ho lanciato un forum, per esempio questo è un forum di, a, eeeeh, in cui, qui c’è, c’era il titolo, no.” B101) “Si.” 214 A102) “C’era il titolo: “guardate che io sto pubblicando a puntate, eeeeh, il, la, la storia di Barbanera”, eeeehm, “dovete scoprire le chiavi per poter rendere in chiaro”. E lì si sono scatenati, lei ve, vede, qui se lei, se entra poi lei vede quanti leggono. Per esempio questi l’han letto 319 .” B103) (accavallamento con “Per esempio questi l’han letto 319”) “Si, si.” A104) “Però in realtà gli interventi…” B105) (accavallamento con “in realtà gli interventi”) “Si, si.” A106) “…sono, sono pochi.” B107) “Si, si.” A108) “Capito? Non so se ho reso l’ide, questa è un’altra attività. Quindi nonostante che fossimo, eeeeh, che fossimo in piene vacanze c’era un, su questo gioco, c’era attenzione. Non erano pochi. Però era difficile riuscire. Cioè, eeeeh, soltan” B109) “Cosa intende per difficile riuscire?” A110) “Difficile scoprire le chiavi, matematicamente. Eeeeh, sono riusciti in, in due o tre, non so esattamente, due o tre.” B111) “E dopo, eeeeh, che si sono scatenati tutti questi allievi, cos’è successo?” A112) “No, è successo che a un certo punto, allora, pubblico il primo racco, eeeeh, il primo pezzo del racconto, dopo un po’ viene reso in chiaro. Pubblico il secondo, cambio le chiavi, e dopo un po’ un altro ragazzo, un po’, non so, non saprei, un giornoooo, cosìiii, un giorno due, non so, non mi ricordo bene. Diciamo non in giornata, ci vo, ci voleva tempo, un altro rende chiaro. Un terzo, e un ragazzo, rende chiaro, lo stesso che aveva già reso chiaro uno dei due, cioè, era già, eeeeh, come si può dire? Aveva già decriptato, una volta. Quindi vuol dire che era in possesso delle cognizioni matematiche per farlo. Il racconto si stava delineando. È un racconto abbastanza bello. È un racconto, eeeeh, di un libro, non so, che io ho preso da un libro che ho letto, in cui si parla di tutti i pirati dei caraibi, e tra i quali questo colpisce particolarmente per, proprio per l’aspetto scenico anche che lui aveva, no. E quindi il racconto era interessante, veniva letto, eccetera. E si era anche un pochettino, credo io, io sospetto, si era interessati a come andava a finire insomma la storia, perché poi il pirata in realtà viene catturato e ucciso. Non so se le ho reso l’idea. Quindi c’era anche la vicenda, in un certo senso, che attiravaaaa, suppongo, i ragazzi.” B113) “E dopo che questo ragazzo per la seconda volta ha decriptato il messaggio, cos’è successo?” A114) “Cos’è successo? Io ho pubblicato l’ultima puntata, mi sembra 4 puntate erano, sarebbe interessante per lei riuscire a chiedere se mi tirano giù questaaaa, questa sezione, così la può vedere, cioè, secondo me…” 215 B115) “Si ma penso di poter avere già accesso.” A116) “Allora lei può chiedere l’anno, l’anno vi, l’anno scorso…” B117) “Si.” A118) “…nel periodo di Natale, nella mate, poi le lascio i riferimenti, c’è questoooo, mh, c’è questo forum, allora lì, potrebbe anche darle un’idea concreta.” B119) “Quindi, se ho capito bene, questo ragazzo ha decriptato il messaggio per la seconda volta e lei ha pubblicato l’ultimo…” A120) (accavallamento con “l’ultimo”) “…l’ultimo…” B121) “Eeeeh, episodio.” A122) “A questo punto io, eeeeh, io hoooo, aspettavo perché io avevo fretta di finire, perché per me è lavoro, per loro magari sarà anche divertimento, ma io…” B123) “Si.” A124) “…a me costa fatica.” B125) “Si.” A126) “Sono anche stanco. Non so se…, proprio nei giorni di Natale no.” B127) “Si.” A128) “Allora, aspetto, aspetto dico “questo qui è in grado perché non chiudiamo la faccenda, no”. A un certo punto capisco perché, perché lui manda un messaggio, credo che si, ci sia ancora perché, eh, la memoria non credo che sbagli, versoooo una sua compagna di banco che si chiama, mi sembra, N. C., e gli dice “N, eeeeh, ti sto lasciando”, perché questa ragazza si capiva che lei sta, ci stava lavorando, “sto aspettando perchéeee”, eeeeh, gli stava lasciando praticamente, eeeeh, il piacere di riuscire anche lei no.” A129) “Si.” A130) “Mi ha colpito questa cosa qui, perché sono cose che tu vedi dei retroscena che non immagini no, cioè, vedi, tra ragazzi si sviluppano delle cose che noi non, in genere non veniamo a sapere, intravvediamo, però lì ho capito che, eeeeh, come si può dire, c’era un, un gesto di gentilezza nel dare, eeeeh, nel lasciar passare un’altra persona, ad evidenziarsi come, come pirata informatico, insomma.” B131) “Mh. In quel momento lei cos’ha fatto?” A132) “Eh cos’ho fatto? Quando mi sono accorto di questo io, diciamo, gli ho mandato immediatamente, sarebbe opportuno che lei lo trovi questo qui, gli ho mandato un messaggio di piantarla di, di (ride) di, per favore di, di, di decriptare sta cosa che io ero stufo, una cosa del genere. (ride) A questo punto lui haaaa, eeeeh, credo cheeee, se non ricordo male, lui stesso ha, ha, 216 ha, diciamo, chiuso l’argomento, no. Diciamo sono, questo qui, come le ripeto, lei mi ha chiesto un episodio un poooo particolare.” B133) (accavallamento con “poooo particolare”) “Si, si, si.” A134) “Questo è veramente unico. Perché in genere, se noi guardiamo qui i nostri forum, son tutte cose di carattere tecnico, cioè, ci sono delle cose…, non si esce, non si esce se non raramente dal, dal lavoro. Raramente ci sono delle, ci sono eh, come questo qui, di qualche cosa in cui ci sono degli elementi un po’ extra lavoro. Non so, gente che si pizzica, eeh ogni tanto c’è, per esempio, quest’anno ci sono due che si sono, si sono, in prima, si sono, hanno avuto un battibecco terrificante, su una lezione. (pausa) Se le interessa, diciamo, volevo dire, eeeeh, i momentiiii particolari, che non sono di rutine, sono abbastanza rari. Questo è uno di quelli.” B135) “Mh, mh.” A136) “Capito?” B137) “Ma quando lei, ehm, eeeeh, criptava questi messaggi, che cosa faceva?” A138) “Eh, io criptavo e pubblicavo e basta. E poi ero in attesaaaa spasmodica, cheeee, continuavo a guardare se c’era la risposta, per terminare, come le ripeto. Eeeeh, cioè so, so, è un lav, eeeeh, l’idea, la mia idea era un idea, diciamo, didatticamente geniale, secondo me. Io ho delle buone idee. Purtroppo non sempre le realizzo. L’idea, alla fine di un’attività sulla crittografia RSA, che è un, io ho insegnato per un semestre, crittografia RSA, sfidare gli studenti a scoprire le chiavi, quindi a fare un lavoro di matematica, era una cosa estremamente interessante per me. Mettere alla prova non scolasticamente ma se ve, vedere se loro avevano superato, non solo avevano imparato, ma erano in grado di fare di più di quello che strettamente era stato insegnato. Per me era interessante da vedere questo aspetto. E ho creato questo gioco, praticamente un gioco, una sfida, e poi, secondo me, eeeh, l’idea buona è quella, eeeeh, di scegliere il racconto di Barbanera, di un pirata proprio perché, per richiamare la pirateria, il concetto di pirateria informatica, nooo (ride). Cioè era un piccolo divertimento così, che mi ero creato. Poi la storia di per sé stessa era anche ri, è, è ricca di episodi, come si può dire, piuttosto forti. Capito? Cioè…” B139) “Mh.” A140) “Cioè, se lei legge la storia di Barbanera ci sono delle cose terribili, cioè che noi non immaginiamo neanche. E quindi, per me è un gioco, abbastanza interessante, un gioco, eeeeh, serio, per me perché è una cosa per vedere, fin che punto era arrivata la classe, e anche gioco perché avevo creato un contesto abbastanza, un po’ scherzoso diciamo, capito?” B141) “Cosa intende quando parla di didattica geniale?” A142) “Perché, nella matematica non è facile creare un contesto di studio che possa attirare. Cioè non è facile. Invece qui ho unito un racconto piacevole da leggere, che ti fà tornare indietro nella 217 storia, in cose che eeeeh, se, ormai, forse non esistono più, ti fa conoscere un’epoca, una mentalità, ti fa entrare, eeeeh, ti fa tornare indietro di 250 anni, non è male.” B143) “Mh.” A144) “E unisce, questo viene unito con la matematica, non so se ho reso l’idea, non è facile.” B145) “Si.” A146) “Sono quei, quei lampi che ti possono venire, ti possono non venire. Non è facile che, che, eeeh, succedano queste idee. Io avrei potuto prendere un libro di calcolo delle probabilità o un libro di logica, prendevo la frase e criptavo. No, mi è venuta l’idea di Barbanera, perché avevo letto il libro in quei giorni e mi è sembrato di, come si può dire, di creare un contesto... Lei mi trovi una lezione di matematica dove fanno questo.” B147) “Mh.” A148) “Cioè capisce per noi è difficile.” B149) (accavallamento con “capisce per noi è difficile”) “È vero. Si.” A150) “Per noi insegnanti di matematica è difficile creare una condizione così.” B151) “Si.” A152) “Invece lì per, per una circostanzaaaa particolare mi è venuto questa idea, che di per sé stessa non è la cosa geniale. È geniale nel, nel contesto delle lezioni di matematica. Io francamente non ricordo in tutta la mia carriera di studente che si siano, si sia mai verificato un, un gioco del genere. Ho partecipato anche a, a delle gare di matematica, si erano delle gare, cioè, dei problemi tutto sommato abbastanzaaaa tradizionali. È difficile nella matematica, ecco perché, diciamo me ne ricordo con piacere per l’idea che mi è venuta. Eeee me lo ricordo con piacere, perchéeee ho visto che ognuno aveva i suoi intenti, io volevo, eeeeh, ottenere una cosa, volevo farli in fretta perché volevo fa, c’erano le vacanze, io volevo smettere di, questo lavoro, per me era un lavoro, e poi ho visto questi asp, questo piccolo aspetto di gentilezza che francamente mi haaaa, eeeeh, non, non è una cosa tantoooo, che si ve, la (leggera pausa) la gentilezza, non esiste quasi più.” B153) “Quando ha detto il suo intento cosa intende?” A154) “Cioè quello che io volevo fare. Io intendevo saggiare la classe, durante le vacanze perché non avevo tempo, perché durante le lezioni poi si erano presentate cose. Qui avevo il tempo di dedicarmi a criptare, cioè per stare a guardare. Quindi volevo che si concludesse entro le va, le vacanze. Quindi la, la mia ide, il mio intendimento era di fare questa attività entro le vacanze di Natale e ho visto che i ragazzi anche a Natale, non so, se lei avrà modo di, di trovare queste cose, può guardare anche le date. E proprio durante il periodo caldo delle vacanze che si è sviluppato e ho cercato di chiuderlo.” B155) “Mh, mh.” 218 A156) “Capito? E ho notato, appunto, mi ha colpito da parte dello studente questa gentilezza. Ora io leggo abbastanza, non so lei, difficilmente lei avrà incontrato questa frase di Pascal, di Blaise Pascal. Eeeeh, lui sosteneva, disse una volta che due sono le doti rare che si incontrano negli individui: la memoria e la gentilezza. Mi ha colpito questa frase. Sulla memoria perché Blaise Pascal diceva che è raro persone che hanno buona memoria? Bah, non lo so. Però mi ha colpito la storia della gentilezza. Eeeeh, Pa, Pascal sostiene che la gentilezza tra gli esseri umani è una dote rara. (leggera pausa) Capito?” B157) “Si.” A158) “Ma questa cosa, eeeeh, se io sono rimasto colpito dall’atteggiamento di quel ragazzo, è anche perché avevo riflettuto su questa frase di Pascal e mi ero sensibilizzato al fatto che esiste la gentilezza, pur in forma rara. Cioè io ho un grande rispetto di quel filosofo perché era una persona molto acuta. Io non ho mai riflettuto se nell’umanità sia diffusa la gentilezza e la memoria, sinceramente non, (ride) non, non saprei come rispondere. Lui, ha analizzato nella sua epoca le persone con cui ha avuto a che fare e sostiene che la gentilezza è una forma rara, è una dote rara dell’individuo. Non so cosa ne pensi lei, non, non, non voglio... Non so cosa ne pensi. Però sta di fatto che ho potuto, diciamo, avere un’esperienza di gentilezza nel, nel forum, cioè, è una cosa che mi ha colpito.” B159) “Mh.” A160) “Non so se rendo l’idea.” B161) “Si. E alla fine quando questo ragazzo…” A162) (accavallamento con “ragazzo”) “Mh.” B163) “…poi haaaa risposto, cos’è successo?” A164) “Chiuso, basta, non ho più guardato. (ride) Forseeee, non so. Ormai quella si sarà arresa, la compagna, non ce l’ha fatta. È chiaro che non è che poteva passargli la soluzione, perché... Lui si aspet, voleva darle il, il piacere, di risolvere, quindi, eeeeh, credo che sia proprio terminato lì, eh. Ma ripeto, dovrebbe, se, se lei ha questo accesso vada, vada a vedere così, avrà un riscontro oggettivo di quello che dico io perché se è già passatoooo più di un anno, quindi io le dico cosa mi ricordo esattamente.” B165) “Mh, mh.” A166) “Là può ricostruire, eeeeh, le cose ed e, penso che sia interessante da vedere. È un buon forum, è stato un buon forum anche se con pochi allievi, che sono intervenuti. Ma d’altronde anche negli altri forum, c’è poca gente, sono sempre i soliti in genere. Tanti leggono, quindi serve lo stesso. Perché il solo fatto di leggere ciò che succede, è già una partecipazione. Però sono pochi in genere, in percentuale, coloro cheeee intervengono. Mh.” 219 B167) “Si.” A168) “Sono sempre, quasi sempre i soliti. No anche, a volte anche delle persone…, però in genere sono sempre gli stessi. Gente affezionata cheeee, cerca diiii… Ecco questo è l’episodio. Non so se è rimasta un po’ delusa, non so se...” B169) “No, no la mezz’ora è quasi finita.” A170) “Si.” B171) “Se lei vuole aggiungere qualcosa può farlo, se no possiamo terminare.” A172) “Si, noooo. Su, su questo episodio, direi, va bene così. Ecco, come ripeto mi farebbe piacere che lei l’andasse a vedere.” B173) “Si, sicuramente riuscirò ad andarlo a vedere.” A174) “Vada a vederlo.” B175) “Si, si.” A176) “Peccato che io non, eeeeh, non ho più accesso perché mi, mh, è una cosa che mi ricorderò per sempre di questo...” B177) “Si.” A178) “Di questo fatto, proprio per la sua… Fatto straordinario, cioè, che è uscito dall’ordinario, fuori dubbio, sia per i tempi, fuori dal, dal, dal periodo scolastico.” B179) “Per la partecipazione, si?” A180) “No per i tempi perché era Natale, quindi c’è gente che anche a Natale si lascia coinvolgere e questo è una cosa piacevole per me. Per il fatto che sono riusciti. Capito? Se falliva sarebbe stato un po’triste. Invece così anche il mio lavoro, aaaah, ha avuto un riconoscimento.” B181) “Si.” A182) “Quindi sono rimasto m, rimasto molto soddisfatto dal fatto che qualcuno non solo ha capito, ma ha capito in termini creativi di riuscire a fare qualcosa, che non è stato strettamente insegnato. Ha messo assieme l’apprendimento, in modo da affrontare una cosa mai proposta. Io non l’avevo mai proposta, di scoprire le chiavi, ho proposto solo di, di criptare e di decriptare.” B183) “Mh” A184) “La scolasticità era ferma lì. Invece qui, io ho avuto la prova che l’insegnamento è stato positivo e che qualcuno riesce a rielaborare in termini personali, per fare qualcosa di nuovo, che non era stato preventivato o adde, non sono stati addestrati. Questo, è una cosa per me di grande soddisfazione, diciamo, e poi l’altra cosa della gentilezza che mi ha colpito, francamente sono rimasto un po’ così. Eeeeh, io, diciamo come un burino ho chiuso lì, perché volevo chiudere, cioè, ho chiuso perché ero proprio stufo. Gli ho mandato una frase, mi sembra “senta se è capace di decriptare, decripti e facciamola finita, che io sono stufo”, una cosa del genere, (ride) gli ho 220 inviato questa frase, allora lui è partito e, eeeeh, ha buttato giù la maschera, e, c’aveva già probabilmente il file, già, già pronto in chiaro. Vada a vederlo.” B185) “Si, va bene. La ringrazio.” A186) “Prego. (ride) Perché sa matematica, eeeeh, come le ho detto non, non, guardi che non è facile.” 221 8) Intervista fatta a D8 B1) “Allora, la ringrazio di aver accettato questo incontro. E come le ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti per il colloquio, ma se lei ritiene utile o ha bisogno di più tempo per esprimere quello che vuole esprimere ci prenderemo questo tempo. Le voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale, reso anonimo e sarà usato solo per vedere quali sono i processi in gioco e per il mio lavoro di tesi di master. Se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuole che venga registrato me lo dica pure. Lei non verrà valutato o giudicato in alcun modo.” A2) “È già mica male.” B3) “Adesso veniamo all’argomento dell’intervista.” A4) “Si.” B5) “Con questa intervista ho bisogno del suo aiuto per conoscere cosa concretamente lei pratica quando si trova ad insegnare ed interagire nel forum con i suoi allievi e come è riuscito ad ottenere un certo risultato. Le propongo, se lei è d’accordo, di descrivermi la sua esperienza, la sua pratica e il suo punto di vista riguardo a un particolare momento dell’interazione onLine che lei ha considerato interessante. Se durante l’intervista ho bisogno, ho bisogno di più dettagli mi, mi permetterò di farle più domande. Non si preoccupi di rico, di ricordarsi tutto, semmai sono io che le faccio le domande. Va bene?” A6) “Perfetto.” B7) “Ha bisogno di altre precisazioni?” A8) “No.” B9) “Allora le propongo, se lei è d’accordo, di prendersi il tempo per pensare ad un momento per lei particolarmente interessante della sua pratica professionale, di insegnante, che interviene nel forum. Mi faccia un cenno quando è pronto.” A10) “Sono già pronto.” B11) “Allora se lei è d’accordo le propongo di descrivermi questo momento.” A12) “Si, ma inizierei però, dal, dal forum. Ehm, non è che, eeeeh, il forum sia stato, eeeeh, un successo, per quanto riguarda la mia esperienza. Nel senso che, eeeeh, gli argomenti che ho lanciato io e che hanno lanciato anche altri, altri studenti, alla fine sono caduti nel, nel nulla, nel dimenticatoio, senza, eeeeh, grossi successi. Non,…parlo sempre della mia esperienza quindi i risultati sono abbastanza, eeeeh, scoraggianti. Naturalmente senza dar la colpa a nessuno, eeeeh, mi prendo anche io le mie responsabilità chiaramente. Quindi magari, eeeeh, questa intervista è fatta ad una persona sbagliata.” B13) “Non penso.” 222 A14) “Mh, eeeeh, fa parte in ogni caso del, della realtà quindi è chiaro che anche questo contribuisce alla conoscenza. Eeeeh, perché, gli studenti, non seguono il, il forum? Eeeeh, o non partecipano alle discussioni, non rispondono, non…? È difficileeee dirlo, c’è comunque una grossa differenza, io insegno sia nelle classi a tempo pieno che nelle classi en emploi. Quelle en emploi lavorano, eeeeh, durante il giorno e frequentano la scuola serale o al sabato mattina. La partecipazione al forum nelle classi en emploi è, eeeeh, nettamente migliore e lì non…, faccio un po’ il, eeeeh, il ruolo diiii, di arbitro, oooo, quando vedo che, ehm, non riesconoooo a trovare la soluzione di un problema intervengo io dando dei consigli. Altrimenti se lo gestiscono, eeeeh, autonomamente, in modo eccellente. La partecipazione lì, eeeeh, è nettamente più alta, comunque non è, eeeeh, stratosferica no (ride), non c’è quel, quell’idea di, mmmmh, ideale del forum dove tutti, eeeeh, collaborano, tutti sviluppano, tutti partecipano. Comunque è già mica male. Invece nelle classi, eeeeh, a tempo pieno le cose sonoooo nettamente peggiori. Eeeeh, probabilmente, eeeeh, uno dei fattori è, eeeeh, l’argomento: la programmazione, il linguaggio di programmazione, gli algoritmi non sono forse l’ideale per un giovane di 18-20 anni. Dovrebbe avere per fortuna altre cose a cui pensare. Questo è uno dei motivi. Adesso penso, eeeeh, i motivi, eeeeh, degli studenti poi ho anche i miei. Eeeeh, l’altro fatto è la maturità. Eeeeh, è, è chiaro che, eeeeh, un ambiente lavorativo ti impone di maturare, eeeeh, anche abbastanza in fretta e quindi, il fatto di passare da una scuola ad un altra non ti matura. L’altro fatto, eeeeh, dunque la… (leggera pausa) È la, il coinvolgimento, piuttosto che coinvolgimento, eeeeh, gli studenti en emploi hanno scelto loro di seguire questa strada e si impegnano effettivamente molto. Si direbbe, eeeeh, che invece nelle classi a tempo pieno, eeeeh, la maggior parte sia qua perché non c’era altro da fare. O perché li hanno messi qua, addirittura. E quindi non c’è, eeeeh, questo interesse, questa voglia diiii, di apprendere che, eeeeh, dovrebbe caratterizzare, caratterizza lo studente ideale, oramai sono stato studente anch’io, so che, il fatto dell’ideale è sempre molto lontano da quello che è la, la realtà. Questi sono i motivi che io ho, eeeeh, pensato, non sono sicuro che siano quelli corretti. Da parte mia invevce, eeeeh, è, eeeeh, la mancanza, uhm, di, di quella, di quell’arte di far passare, eeeeh, degli argomenti, eeeeh, in modo interessante, in modo intelligente. Ma soprattutto interessante e, eeeeh, coinvolgente. E lì, eeeeh, bom io sono un fisico, sono molto legato alla materia, eeeeh, al materialismo, e certe cose non riesco, eeeeh, cioè, non ho laaaa, né le conoscenze, né, eeeeh, le possibilità di, di, di rendere questa cosa più accattivante. Questa è un po’ laaaa, la mia esperienza. Quindi non è proprio delle più, eeeeh, positive.” B15) “Ma se ho capito bene, lei ha detto che, per quanto riguarda l’esperienza nel forum, eeeeh, con le classi a tempo pieno non ha visto una grande partecipazione da parte degli allievi, mentre con le classi en emploi c’era più interesse, più partecipazione.” 223 A16) (accavallamento con “più partecipazione”) “C’è più interesse, si.” B17) “Allora, se lei è d’accordo, io le propongo di pensare ad un momento per lei particolarmente interessante dell’insegnamento, dell’interazione nel forum con gli allievi, eeeeh, che sono a scuola a tempo parziale.” A18) “(leggera pausa) Trovare degli argomenti o dei momenti interessanti, boh, eeeeh, per me è veramente difficile.” B19) “Si prenda, si prenda tutto, tutto il tempo necessario.” A20) “Si, si, è che… Dunque son 3 anni che, eeeeh, applichiamo questa, questo sistema, eeeeh, di cui 2 anni, eeeeh, con quelli en emploi. E non credo ci siano stati dei momenti particolarmente esaltanti o, eeeeh, di, interessanti.” B21) “Quando dico interessanti intendo comunque un momento che, che lei l’ha anche colpito, non per forza che ci sia stata un’interazione, una grande partecipazione.” A22) “Si, si. Eeeeh, l’avevo inteso così, eeeeh…” B23) (accavallamento con “eeeeh”) “Ah ok.” A24) “Eeee (ride) ho veramente difficoltà a trovare qualcosa di, di veramente interessante o che mi abbia colpito piùuuu particolarmente. (lunga pausa) Bé, se non appunto la, (ride) la mancanza di partecipazione, è un po’ quello che, che, che…” B25) (accavallamento con “che”) “Si.” A26) “Che, eeeeh, è il momento che mi ha colpito di più, questa…” B27) “Allora se lei è d’accordo potremmo parlare di una di queste interazioni dove c’era poca partecipazione. Quell, la prima che le viene in mente, se è d’accordo.” A28) “Eeeeh si, eeeehm, adesso trovare un momento particolarmente interessante, anche in questo caso, perché generalizzato, si, si estende, su tutti iiii tre anni eh, non è che, non è quest’anno che sia, eeeeh, cambiato. Eeeeh…” Interruzione: entrano gli addetti alle pulizie B29) “Possiamo riprendere.” A30) “Ecco quindi, ma la delusione maggiore, è stata quando, ho, ho dato, come argomento, lo sviluppo di un, di un gioco, sul computer. Programmare questo, questo gioco. E lì, eeeeh, pensando, era un gioco, l’impiccato tra l’altro, che coinvolge diversi momenti a livello di programmazione. E mi ero fatto tutta la scaletta, partiamo lì, da questo punto, e l’, eeeeh, la prima settimana, tre o quattro in, interventi sul forum, e poi, sparito tutto, uno solo l’ha fatto, questo progettino. Quindi lì, eeeeh, è stato il momento che mi ha colpitoooo maggiormente.” 224 B31) “Mh, mh. Allora, se lei è d’accordo, le propongo, di lasciar riaffiorare nella sua mente questo momento, di prendersi il tempo per lasciar riaffiorare, eeee, quando è pronto mi faccia un cenno.” A32) “Riaffiorare per…, in che senso?” B33) “Eeeeh, ricordarlo nella mente.” A34) “Ma a che scopo?” B35) “E così dopo mi può dire come si è svolto, passo dopo passo.” A36) “Così, semplicemente.” B37) “Mm, mh.” A38) “Mh.” B39) “Ma quando lei dice che ha fatto una scaletta, che cos’ha fatto?” A40) “Eeeeh, ho suddiviso il, il progettino in tante, eeeeh, piccole parti, ognuna delle quali conteneva un problemaaaa particolare della programmazione. Quindi, là, i compiti, settimana dopo settima, compiti, non erano compiti, erano piuttosto discussioni, era un lavoro che dovevano svolgere da soli. Quindi, eeeeh, la scaletta l’avevano. Eeee, come dicevo, dopo la prima, prima settimana, eeeeh, è sparito tutto. Quindi, dicevano che era troppo difficile, dicevano che... Però la partecipazione al forum nulla. Invece doveva essere appunto, eeeeh....” B41) “Allora se ho capito bene lei ha assegnato un compito ogni settimana, ma già la prima settimana non ha visto molta partecipazione.” A42) (accavallamento con “non ha visto molta partecipazione) “No, no, no, no, no, no, non, non ho assegnato un, un compitoooo alla settimana. Il progetto durava diversi mesi.” B43) “Si.” A44) “Praticamente tutto il secondo semestre, e, eeeeh, c’erano, era suddiviso in diversi argomenti.” B45) “Si.” A46) “Ognuno poteva sviluppare l’argomento che voleva.” B47) “Ah, ok.” A48) “E, eeeeh, potevano interagire tra di loro potevano anche scambiarsi, eeeeh, i programmi, o, o cose simili, eh. Quindi doveva essere un lavoro di gruppo.” B49) “Si.” A50) “In effetti uno solo, una persona, eh, non un gruppo, una persona che ha completato il tutto, e che ha partecipato, con anche delle domande e via dicendo.” B51) “Mh. Ma quando lei ha visto che non c’era molta partecipazione nel forum cos’ha fatto?” A52) “Più che parlarne in classe… (pausa) Parlarne in classe e, eeeeh, capire il motivo, motivo eeeeh, a loro detta, troppo difficile, eeeeh, invece non lo era, difficile. E lì che forse, quando dicevo, 225 far passare le cose in modo più..., senso della comunicazione, diciamo, eeeeh, questo è unnnn, è, è , è qualcosa che io non, non ho assolutamente, quindi non posso nemmeno dare la colpa a loro, quindi,...Come fare per far passare in modo attrattivo, un problema essenzialmente materiale se, m, eeeeh, questo mi sfugge ancora. Eeeeh, penso che il forum sia un disastro anche per questo motivo.” B53) “Si. Eeeeh, mi corregga se sbaglio, quindi lei per sapere comunque se partecipavano andava sempre a, a vedere, a controllare nel forum.” A54) “Certo.” B55) “Regolarmente…si.” A56) “Eh si questoooo…, anche perché dobbiamo farlo, ma anche perché, eeeehm, lo, lo si fa automaticamente, almeno, adesso lo si fa automaticamente.” B57) “Si.” A58) “Quindi, per forza di cose an, andiamo a vedere se ci sono domandeeee.” B59) “E dopo che lei ha parlato in classe di questo problema cos’è successo?” A60) “Non è successo nulla, e, (ride) e anche questo è uno dei motivi per il quale m’è rimasto impresso, non è successo assolutamente nulla.” B61) “Cosa intende con nulla?” A62) “Nessuna partecipazione al forum e, eeeeh, i, i, il progetto, eeeeh, completato da una sola persona, su una quindicina. Quindi un vero disastro.” B63) “Mh, mh. E dopoooo, alla fine di, quando questo allievo ha consegnato il progetto, che cos’è successo?” A64) “Eeeeh, bè, chiaramente, eeeeh, tra l’altro era, mmmmh, molto ben fatto, l’ho mostrato a tutti gli altri, eeeeh, discutendone su cosa, come aveva fatto, eeeeh, e l’impegno che c’era dietro, perché in effetti aveva fatto un lavoro abbastanza importante, quindi era sicuramente da esempio. Non per tutti chiaramente, ma, eeeeh, si sarebbe potuto fare qualcosina di più, (pausa) cercando appunto di nonnnn, essere, il poliziottoooo, cercando di…” B65) “Cosa intende con non essere poliziotto?” A66) “Intendo che non era un, l’ho mostrato, eeeeh, non dicendo “dovete fare così” e, eeeeh “non avete fatto così e quindi vi punisco” ma nel senso “guardate cosa si può fare e come è bello farlo, in questo senso. (pausa) Dica.” B67) “Dopodiché cos’è successo, quando ha mostrato il suo progetto?” A68) “Sempre la, la, la soli “eeee ma perché lui è bravo, perché noi non, non…” non so, le solite cosa da, mmmmh, da studenti qualsiasi, a scuola ci sono. Ma, eeeeh, non è cambiato... (ride) Il loro rapporto con il forum non è, non è cambiato. (lunga pausa) Dica.” 226 B69) “Se vuole aggiungere qualcosa, può farlo. Ancora 5 minuti...” A70) “No direi che comeeee, esperienzaaaa negativa, eeeeh, (ride) può aiutarla nel, (ride) nel suo lavoro, (ride) nella sua presentazione.” B71) “Ma quali sono i criteri secondo lei per cui questi allievi non intervenivano mai nel forum, in quel momento, oltre al fatto che loro dicessero che “il compito era difficile”?” A72) “Ma sono un, eeeeh, è tutto un po’ legato a quanto avevo detto all’inizio, quindi i motivi dalla parte degli studenti penso siano sempre gli stessi. E anche da parte mia, eeeeh, sempre la stessa cosa. Ritengo comunque che, eeeeh, per gestire un forum, per gestirlo in modo intelligente, o, forse non intelligente ma proficuo, che non è la stessa cosa chiaramente. Eeeeh, non, non ci deve essere una persona. Ma ci deve essere un team di persone, che sono specializzate nel campo, nella comunicazione. Eeee quindi io mi, non mi sento molto, eeeeh, come si potrebbe dire, mmmmh, sento che mi manca qualcosa e, eeeeh, so per, perfettamente che, da solo non, eeeeh non riuscirò, a trasformare, eeeeh, qualcosa di, di, la programmazione in qualcosa di accattivante. Però altri ce la fanno, ma, eeeeh, sono specialisti, nel comunicare, non nel programmare. E anche nel dialogo, eeeeh, io ho fatto il politecnico, eeeeh, politecnico, appunto, all’università si insegna ad insegnare, ma al politecnico si insegna, aaaah, ad affrontare i problemi e possibilmente risolverli, ma soprattutto affrontare i problemi. Eeee la parlantina, o il saper, infiorare un discorso, non, non è proprio il mio forte, forse ci vorrebbe anche quello. Lì ci posso far poco. Penso sia anche uno dei motivi, eeeeh, di questo, tra virgolette, fallimento, perché poi alla fine non è poi così tremendo. Penso.” B73) “No, no, no.” A74) “No. (ride) Credo di no.” B75) “Quando lei dice mi manca qualcosa, cosa intende?” A76) “Intendo leeee, le conoscenzeeee, non so, eeeeh, se dovessi ad esempio, fare uno schizzo, un disegnino di qualche cosa, eeeeh, per presentarlo meglio, io non lo so fare. Ma un grafico lo sa fare benissimo, e lo fa in modo che la persona che, eeeeh, riceve questo disegnino sia coinvolta, sia più coinvolta. Se invece vede uno schizzo, mmmmh, brutto, eeeeh, l’interesse non c’è. E questo, non è lo schizzo, ma potrebbe anche essere un filmato, unaaaa, un qualcosa. Eeeeh, secondo me, un insegnamento a distanza, eeeeh, compreso forum, gli esercizi e tutto quello che vogliamo, deve essere messo assieme da specialisti, multidisciplinare, non dal fisico che (ride), che non è capace di, di far passare certi discorsi, di farli passare bene, ma fa passare il discorso pur, eeeeh…” B77) “Si, quindi lei parlava prima di un team di gruppo.” A78) “Si.” 227 B79) “E come dovrebbe essere costituito questo team? Dall’insegnante, il fisico, se ho capito bene. È d’accordo?” A80) “Ci vorrebbe, si bè, il, chi conosce la materia.” B81) “Si.” A82) “Un grafico.” B83) “Si.” A84) “Un, eeeeh, non so, dicoooo, un fotografo, qualcosa di simile, e poi un comunicatore, uno che sappia, eeeeh, trasformare il linguaggio squallido, eeeeh, della scienza in qualcosa diiii fantasioso. Potrebbe aiutare, non nella conoscenza, ma nel far passare un certo discorso, magari l’interesse verrà dopo.” B85) “Si.” A86) “Penso. L’importante è coinvolgere su, coinvolgerli, sul momento. E questoooo, deve essere fatto da personeeee, specializzate, secondo me, da un team.” B87) “Si. Bene.” A88) “Altro?” B89) “No, se lei vuole aggiungere qualcosa.” A90) “Per me…, spero di esserle stato d’aiuto.” B91) “Si, si. Bene. A posto?” A92) “A posto.” B93) “Grazie mille.” A94) “Grazie a lei.” 228 9) Intervista fatta a D3 B1) “Allora, ti ringrazio di aver accettato questo incontro. Come ti ho già detto ci prendiamo circa 30 minuti per il colloquio, ma se ritieni utile o hai bisogno di più tempo per esprimere quello che vuoi esprimere ci, ci prenderemo questo tempo. Ti voglio ricordare che registriamo l’intervista, che il materiale è confidenziale, reso anonimo, non verrà mai indicato il tuo nome, e sarà usato solo per vedere quali sono i processi in gioco e per il mio lavoro di, di tesi di master. Se durante l’intervista c’è qualcosa che non vuoi che venga registrato dimmelo pure.” A2) “Mh, mh.” B3) “Durante l’intervista non verrai mai valutato o giudicato in alcun modo.” A4) “Bene.” B5) “Adesso veniamo all’argomento, al contenuto dell’intervista.” A6) “Si.” B7) “Con questa intervista ho bisogno del tuo aiuto per conoscere cosa concretamente pratichi quando ti trovi ad insegnare ed interagire nel forum con i tuoi allievi e come sei riuscito ad ottenere un certo risultato. Ti propongo, se sei d’accordo, di descri, di descrivermi la tua esperienza, la tua pratica e il tuo punto di vista, riguardo ad un particolare momento dell’interazione onLine che hai considerato interessante. Se durante l’intervista ho bisogno di più dettagli mi permetterò di farti più domande. Non preoccuparti di ricordarti tutto, semmai io ti farò le domande.” A8) “Va bene.” B9) “Va bene? Hai bisogno di altre precisazioni?” A10) “No magari arriveranno dopo.” B11) “Allora ti propongo, se sei d’accordo, di prenderti il tempo per pensare ad un momento per te particolarmente interessante della tua pratica professionale, di insegnante, che interviene nel forum. Fammi un cenno quando sei pronto.” A12) “Va bene, ti farò un cenno. Mmmmh tu non hai portato qualcosa? Tu, eeeeh…” B13) “Di interazioni?” A14) “Si.” B15) “No.” A16) “Qualche momento del forum? Tu sei entrata a visitare il forum? Si.” B17) “Si di quei tre docenti si.” A18) (accavallamento con “docenti si”) “Ecco.” B19) “Si, comunque si.” 229 A20) “Eh. Adesso così su due piedi devo pensare, effettivamente...” B21) (accavallamento con “effettivamente”) “Si ma prenditi tutto il tempo che serve.” A22) “Sarebbe interessante andarlo a vedere.” B23) “Eh, se hai bisogno possiamo spostarci.” A24) “(lunga pausa) No possiamo fare così, ti propongo di fare così. Proviamo in generale a descrivere quello che succede, perché un momentoooo particolare non me lo ricordo, ce ne sono tanti, e si confondono tra loro. Allora posso farti, in generale, capire cosa succede, poi se, seeee, lo riteniamo interessante andiamo a vedere.” B25) “Ma seeee, tu hai bisogno, per individuare un momento particolare andare a vedere, allora è meglio andare a vedere.” A26) “No, io sceglierei uno a caso.” B27) “Però hai bisogno di andare a vedere?” A28) “Eeeeh, fammi pensare.” B29) “Perché allora andiamo a vedere, perché a me interessa proprio un momento, mmmmh, specifico.” A30) “Eeeeh, allora forse è meglio metterci sulla macchina.” B31) “Ok.” A32) “Eh?” B33) “Ci spostiamo.” Spostamento a un computer A34) “Quello che ti interessa sono i forum eh? Le interazioni sul forum.” B35) “Si.” A36) “Andiamo a vedere. (lunga pausa di ricerca, sul forum, di un momento particolare) Ah po, posso descriverti questa esperienza.” B37) “Si.” A38) “Nella formazione, eeeeh, blended mista, ci sono dei lavori da fare a scuola, e dei lavori da fare a casa, no. E questo è stato un compito che io ho dato da fare a casa, ovvero, quando duranteeee, la lezione ci siamo trovati di fronte ad un argomento, questo argomento l’ho rimandato a distanza chiedendo loro di informarsi, di documentare insomma questo argomento e di riportare le loro, le loro ricerche sul forum. E come l’ho usato il forum? In questo modo. Ho lanciato io la proposta, la domanda.” B39) “Nel forum?” 230 A40) “Nel forum. E poi ho chiesto a loro di rispondere a questo thread, portando quel, il risultato delle loro ricerche. Era una cosa piuttosto semplice, non era una ricerca complessa. Si trattava di...” B41) (accavallamento con “si trattava di”) “Ma quando hai fatto...” A42) “Mh?” B43) “...quando hai fatto la domanda, cos’hai fatto?” A44) “Cosa ho fatto quando ho fatto la domanda? Gliel’ho anticipato a lezione, gli ho detto: “questo argomento lo tratteremo a distanza, apriremo un thread sul forum e voi ri, risponderete, inserirete sul vostro, su questo thread la vostra risposta”. Poi, un attimo dopo, finita la lezione, sono andato in ufficio, e ho inserito effettivamente il threads nel forum, ah, sottoforma di domanda. E dopoooo, dopo un po’ insomma, piano, piano, sono iniziate ad arrivare le riposte. Risposte che nel forum non, non sono state soloooo in formaaaa scritta, ma anche riportate con delle immagini. Questo è stato un esempio.” B45) “E quando sono arrivate queste risposte cos’è successo?” A46) “Cos’è successo quando sono arrivate queste risposte? Bè io nie, ah, ogni tanto andavo a vedere se c’erano, se c’erano delle novità e quando trovavo de, ogni studente avrebbe dovuto portare una, di queste sue ricerche, e ogni volta che ne incontravo una, eeeeh, il compito durava una settimana, se non era 7 giorni, e ogni volta che ne incontravo una, niente, la leggevo, vedevo se non aveva grossi errori, eventualmente daaaa, da ritoccare, cioè erroriiii, sbagli, se non c’erano sbagli le lasciavo così, come siiii, come veniva portata. Non ho trovato sbagli effettivamente. Cioè le ho solo lette eeee andavano bene. Alla fine, quando ci siamo incontrati di nuovo in presenza, abbiamo fatto il punto della situazione. Ne ho scelte un paio di queste risposte e le abbiamo commentate assieme. Ora non entro nel merito perché non penso che siaaaa interessante per te sapere qual’era l’argomento, quali sono state le risposte, non so.” B47) “Ma, mi interessa sa, eeeeh, tu hai detto che non ci sono stati errori, se ho capito bene.” A48) “Mh, mh, una ricercaaaa vuol direeee, dato una argomento, vuol dire andare su Internet eeee sco, scovare, scovare le fonti, il materiale, ana, analizzare e qui sintetizzare. Può succedere di tro, può succedere di trovare delle cose che sono sbagliate, anche su Internet, e io ho guardato semplicemente quello, ho guardato cheee non ci fossero grossi errori, insomma. Se no, siccome poi resterebbe documentato e gli chiedevo comunque questo di studiarlo, eeeeh, non è giusto fargli studiare del, del materialeeee errato, in questo senso ho verificato.” B49) (accavallamento con “in questo senso ho verificato”) “Si, si.” A50) “Però, ripeto, non, non ho, non, non interventi non ce ne sono stati da parte mia. Sono state ricerche ben fatte.” 231 B51) “Ma se sei d’accordo ti propongo di prendere un altro momento...” A52) “Mh, mh.” B53) “...dove sei intervenuto...” A54) (accavallamento con “sei intervenuto”) “Ok.” B55) “...anche te.” A56) “Si infatti questo era un po’ particolare, ho lanciato il compito.” B57) (accavallamento con “il compito”) “Si.” A58) “Vediamo un po’, scegliamone un altro, mmmmh, magari in un’altra materia. Ah forse qui, vediamo un po’. Ho cambiato materia eh? Sono entrato in un’altra materia che insegno. Ma, scegliamo per esempio questo, vediamo cosa c’è qui dentro. (pausa di ricerca, sul forum, di un momento particolare) Uno con tanteeee, con tante risposte almeno..., vediamo questo per esempio. Questo è stato un thread lanciato da uno studente. Ci sono dentro anche io. Ehmmmm si era, era nato un problema, un problema tecnico durante la lezione, era per l’installazione di un software, e uno studente ha lanciato questo thread.” B59) “Cos’ha fatto?” A60) “Ha spiega, ha dato una soluzione. Quindi si eraaaa, ci siamo trovati di fronte a un problema in aula. Quello che immagino io è che lui a casa ha provato, ha provato, ha trovato una soluzione a questo problema e l’ha inserita nel forum. In realtà non eraaaa, non l’aveva risolto completamente e quindi aveva portato questa sua prima parte di soluzione. E poi vedo che altri hanno, ora non ricordo esattamente il caso, adesso lo andiamo a leggere, ho visto che altri sono intervenuti, lui era andato avantiiii, ave, era riuscito nel suo cammino ad arrivare più o meno a metà strada, si era fermato, anche qualcun’ altro era arrivato a quel punto, ha riportato le sue impressioni, poi sono intervenuto.” B61) “Cosa hai fatto quando sei intervenuto?” A62) “Ho chiesto di continuare. Siccome il era, la, la soluzione che avrebbero portato era interessante per tutti ho chiesto, sia a loro e anche agli altri, coinvolgendo anche gli altri, di continuare, di provare effettivamente quindi..., di provare a vedere se si trova una soluzione. (pausa) Era una pratica anche piuttosto interessante, perché si trattava di installare l’ ambiente su cui noi poi dovevamo andare a lavorare, e c’erano stati dei problemi, quindi c’era anche un rischio, se non doveva, se non dovesse funzionare, ciò che stiamo facendo allora dovremo cambiare ambiente di sviluppo e questo l’ho riportato nel, l’ho riportato nel thread. Quindi, eravamo di fronte aaaa un problema diiii, mmmmh, un problema, di come portare avanti la materia eh, effettivamente. Questo è un thread interessante. Lo sto leggendo adesso, perché non me lo ricordavo più. Quando è successo? A gennaio, mica tanto tempo fa.” 232 B63) “Quali sono i criteri, eeeeh, secondo cui tu dici è interessante?” A64) “Perché c’è stata molta interazione. Allora provo a farti un riepilogo eh? Eeeeh, l’avevo iniziato, lo, lo rifaccio, cosìiii lo vediamo meglio. È iniziata la materia. Quindi questo è stato uno dei primi thread della materia. Abbia, ave, avevamo iniziato una settimana, anzi quella settimana stessa, o la settimana prima. Dovevamo installare, dovevamo usare questo prodotto però non era possibile usarlo su tutti gli ambienti, su tutti i computer che loro avevano, perché hanno sistemi operativi diversi, e siccome l’ambiente doveva essere uguale per tutti ecco cheeee, l’i, l’ideale sarebbe stato installarlo su tutte le macchine, su tutte le loro macchine. Però, ripeto, sotto c’erano delle piattaforme diverse e non su tutte le macchine funzionava, e quindi è stato, da uno studente, è stato aperto questo forum, proprio perché nella sua esperienza era riuscito a fare qualcosa, su uno di questi sistemi. Quando io sono intervenuto ho chiesto diiii, provare ad installarlo su tutti i sistemi. Se non fossimo riusciti, quindi seeee, alcuni studenti non fossero riusciti ad installare questo ambiente, allora avremmo dovuto cambiare ambiente.” B65) “Dopodiché cos’è successo?” A66) “Vediamo un po’ cos’è successo. Mmmmh, due sono stati, vedo all’inizio, i partecipanti a questo forum, che hanno partecipato in forma attiva, eh non funzionava, eh non funzionava effettivamente, all’inizio non funzionava, l’hanno, hanno provato una versione diversa, mi hanno chiesto se poteva andare, se potevamo cambiare, non tutto l’ambiente ma solo la versione, si poteva fare. Anche perché…” B67) (accavallamento con “Anche perché”) “Cos’hai risposto?” A68) “Che andava bene eh. Cioè, era proprio una, mi hanno proprio posto una domanda.” B69) “Si.” A70) “Ho trovato la nuova versione 2006, va bene anche quella?”. “Si va bene anche quella” ho risposto io. Poi sono arrivati anche altri interventi. Fin’ora avevamo dialogato in tre, in pratica...” B71) “Mh, mh.” A72) “Poi sono arrivati anche altri interventi. Con dettagli della soluzione, cioè, siccome la soluzione proponeva diversi step, diversi passi, ecco che, per esempio, questo signore qui ha portato un passo, ha fatto un passo avanti, ha fatto un passo avanti dove però poi è stato bloccato. Qualcun altro, ha risposto, quindi hanno fatto un ulteriore passetto avanti. Ma questo è durato parecchio eh?” B73) “E dopo che hanno, sono interven, mmmmh, intervenute nuove persone...” A74) “Si.” B75) “...cos’hai fatto?” 233 A76) “Io ho seguito i discorsi. Siccome era un’attività pratica, che avevo iniziato con loro, ho deciso di far continuare loro questa attività pratica. Tra l’altro questa non rientrava negli argomenti, nella materia di per sé, era un attività pratica che stava, che loro, che loro stavano svolgendo a coté” B77) “Cosa intendi con seguire i discorsi?” A78) “Leggevo, leggevo quello che succedeva e se me la, se trovavo qualcosa diiii, seeee notavo un punto in cui dovevo intervenire, intervenivo. Ma la mia idea era quella di lasciarli comunque proseguire da soli eh? Cioè non mi sono messo anche io in questa attività pratica, ma ho sorvegliato la loro attività pratica. L’obiettivo per me era comunque arrivare alla fine e decidere “si teniamo questo prodotto, oppure no, dobbiamo cambiare prodotto”. E diciamo che ci sono state anche molte interazioni. Iooo, l, quello che, quello che a me premeva era arrivare presto a un risultato. E al limite avrei spinto. Cioè se vedevo che rimaneva morto per un po’, allora avrei spinto.” B79) “È rimasto morto per un po’ la discussione? O No?” A80) (accavallamento con “O no?”) “Eeeeh, sto guardando adesso, vediamo, mi sembra di no, mi sembra che è andata, è andata, che è andata abbastanza bene. Quello che avrei fatto adesso, cioè quello che avrei fatto prima rivedendolo adesso, con il senno di poi, sarebbe stato concludere, non ho concluso.” B81) “Si.” A82) “Cioè, l’ho concluso in aula, Siccome era, l’, era, un’attività a coté, quando ci siamo visti in aula, l’ho conclusa lì. Adesso rivedendolo mi sarebbe piaciuto documentare, concluderla anche qui, manca, quindi secondo me manca anche questa chiusura.” B83) “Quando hai concluso in aula cos’hai fatto?” A84) “Abbiamo, mmmmh, bè ho preso il forum, ma in ogni caso lo conoscevano tutti eeee abbiamo preso la decisione se continuare o meno in base a quanto era stato stabilito qui.” B85) “Mh, mh.” A86) “Quindi, questo, il momento decisionale l’abbiamo avuto in aula in effetti.” B87) “Si.” A88) “Dunque abbiamo visto un primo esempio di, ehmmmm, lavoro a distanza. Io ho dato la domanda e ognuno ha messo la sua risposta. Questo era un esempio di, di thread nato spontaneamente da loro, su un’attività pratica.” B89) “Si.” A90) “Che poi è stato concluso in aula.” B91) “Si.” 234 A92) “Mmmmh qualcos’altro su questo di interessante? No. Su questo che abbiamo appena visto, no? O ne scelgo un altro?” B93) “Se a te viene in mente qualcos’altro...” A94) “Andiamo a vedere.” B95) “Sei libero di esprimerti.” A96) “Mh, mh, no su quello effettivamente, eeeeh, perché io tendo a dimenticare velocemente, ecco perché avevo bisogno della macchina. Perché non me lo ricordavo, per esempio questo. Si, sono anche tanti. Andiamo a vedere, andiamo a vedere, no questo c’è poco, andiamo a vederne un altro, andiamo a sceglierne un altro. Qui eravamo a programmazione, un esempio di questo l’abbiamo già preso, no, un altro... Questo è come quello che abbiamo visto. Cambiamo materia, andiamo a prendere questa, per esempio, vediamo un po’. Anzi no, proviamo a prendere, me ne è venuto in mente uno, carino, carino per me, poi vediamo se, se è anche interessante. Questo, in realtà..., si, si questo. Eeeeh, durante una lezione, si trattavano dei numeri, dei numeri legatiiii, insomma a delleeee, aaaa, a delleeee, a delle entitàaaa fisiche, qualcuno ha detto: “io ho trovato dei numeri piuttosto bassi”, insomma, piuttosto bassi. Calcola che come se ci fosse una formula matematica che tu puoi combinare per trovare dei numeri bassi, e io ero riuscito a trovare dei numeri piuttosto bassi, eeee, bèeee è nata la sfida, diciamo, “eh chissà se riusciamo a trovare dei numeri più bassi”, ed ecco che questa sfida è stata lanciata sul forum da uno studente.” B97) “Si.” A98) “Ha trovato un numero piuttosto basso, ah, e lui ha lanciato la sfida, ha detto “ecco io ho trovato questo numero, vediamo chi riesce a trovare un numero più basso di questo”. Anche questo quindi era a cotéee della materia. Ehm, lanciata questa sfida, qualcuno ha risposto subito con un numero un po’ più basso, anche in maniera piuttosto scherzosa, io li ho lasciati andare. Io avevo trovato qualcosa come 15, lei ha trovato 12, qualcuno ha trovato 8, un altro ha trovato 6. E alla fine qualcuno è riuscito a trovare forse quello che è il numero più basso, il 3.” B99) “Mh, mh.” A100) “Carino no come momento.” B101) “Si.” A102) “Però c’è poco da dire. Perché interventi miei non ce ne sono, niente.” B103) (accavallamento con “Perché interventi miei non ce ne sono, niente”) “Tu cos’hai fatto?” A104) “(ride) Non ho partecipato alla sfida.” B105) “Eh, correggimi se sbaglio.” A106) “Si.” B107) “Quindi eh, come nel caso, precedente sei andato solo a sorvegliare le conversazioni.” 235 A108) (accavallamento con “conversazioni”) “Ho sorvegliato, si. Questo era anche un gioco eh in realtà.” B109) “Si.” A110) “Vediamo se ce n’è, se ne trovo uno, invece, nel quale, effettivamente, vedere, non so...Probabilmente se uno l’ho lanciato io è più facile che... Mmmmh, vediamo un po’... Seguiamo questo. Sce, scelgo questo semplicemente perché vedo molte risposte, così vediamo l’interazione che c’è stata, eh? Ehm, attività di calcolo, spiegata, quindi io ho spiegato una sorta di algoritmo, in aula, abbiamo visto assieme un esempio, l’utilizzo di questo algoritmo, e poi qualcuno ha provato a casa a metterlo in pratica su un altro esempio e ha riportato qui la sua, il suo svolgimento. Svolgimento fattoooo, ad opera d’arte. Il suo obiettivo era quello diiii, siccome in aula moltiiii rimanevano perplessi io ho detto provate e, eeee, eeeehm e postate la vostra soluzione sul forum. Questo studente in effetti aveva una buona soluzione, l’ha fatto, ha postato questa soluzione, non ha posto nessuna domanda quindi, eh? Ha inserito qui l’esempio e la, la soluzione.” B111) “Se ho capito bene tu gli hai dato un compito?” A112) “Gli ho dato un compito. Bè, più che un compito gli ho chiesto di studiare.” B113) “Si.” A114) “Di studiare e di provare con altri esempi e se lo ritenevano interessante di postarlo di inserirli nel forum.” B115) “Si.” A116) “E questo studente in effetti ha inserito il suo. Anche un altro ha inse, no qualcun’altro poi ha seguito, insomma haaaa, continuato sull’esempio riportato. Sonoooo, qui, sono nate delle domande puntuali al quale non, probabilmente loro non riuscivano a dare risposta, e poi c’è, ed è lì che c’è stato il mio intervento.” B117) “Cos’hai fatto?” A118) “Ho letto, ho lettoooo il primo esercizio, i dettagli sull’esercizio chiesti da altri, ho aspettato, ho visto che non ci sono, che nessuno era intervenuto e quindi hoooo, ho puntualizzato io rispondendo alle loro domande, in pratica. Ho anche fatto i complimenti.” B119) “Cosa intendi quando hai detto ho aspettato?” A120) “E ho atteso che qualcun altroooo rispondesse. Il mio obiettivo in questi, in questo tipo di forum è quello diiii, di farlo usare, non deve essere un ambiente in cui io dico e loro ascoltano, ma un ambiente in cui si dialoga, e io li lascio lo spazio per dialogare, se, se nasce una domanda non rispondo io subito, ma aspetto mi tengo la risposta, aspetto per vedere se qualcuno, di moto proprio, inserisce la risposta, e se poi vedo che non arriva, allora, per smuovere il forum la metto io.” 236 B121) “Mh.” A122) “E se riesco non la metto completa, do, do un, do un’introduzione, poi chiedo a loro di continuare.” B123) “Quando hai fatto i complimenti, cos’hai fatto?” A124) “Hoooo, uhm, in un’attività culturale che era stataaaa da loro fatta, hoooo detto che era stata fatta bene: “buona la descrizione, su come scegliere la sabriat” eccetera.” B125) “Si.” A126) “Non è terminato lì poi il forum, è continuato eh?” B127) “Cos’è successo?” A128) “È continuato con altre puntualizzazioni chieste, tipo domande, hanno fatto delle domande. Non era l’unicoooo, Poi capita spesso cheeee, di fronte a una domanda, posta da uno studente, la stessa domanda ce l’abbiano in diversi, e in alcuni casi, si, si, rispondono pure. A fronte di questa domanda, il giorno dopo, anche un altro ha detto: “anche io, ho la stessa, avevo la stessa domanda, anch’io” (ride) in tre guarda, carino questo esempio. A questo punto uno di quelli che aveva capito bene l’algoritmo, diciamo, ha riproposto, con il suo metodo di risoluzione, è stato ringraziato.” B129) “Mh, mh. Dopodiché?” A130) “Anche un altro ha posto un suo esercizio di soluzione.” B131) “Si.” A132) “Ah chiedendo, chiedendo se, se era giusto, se lui ha portato la sua soluzione, e poi ha espressamente chiesto “è giusto quello che ho fatto? È corretto?”” B133) “Si.” A134) “A questo punto ho dato subito la risposta, perché bisognava solo rispondere si, no. Ho detto “Certo è giusto”, anche gli altri, così, se seguono questa, questo metodo di risoluzione, sanno che è un metodo giusto.” B135) “Si, si.” A136) “Quindi ho risposto puntualmente.” B137) “E dopodiché?” A138) “Dopodiché eeeehm, mmmmh, dopodiché è terminato eh? Credo, si, questa è un’altra pagina... È terminato anche questo thread. Abbiamo visto tre, tre momenti...” B139) “Si.” A140) “...tre-quattro momenti.” B141) “La mezz’ora è quasi finita…” 237 A142) (accavallamento con “la mezz’ora è quasi finita”) “Ti interessava qualcosa in particolare?” B143) “Eeeeh no, eeeeh, più o meno questo. Però se tu vuoi aggiungere qualcosa, sei libero, di farlo.” A144) “No mi sembra di aver scelto tre momenti interessanti.” B145) “Va bene.” A146) “Si, chiedo a te. Ti è servito?” B147) “Si, si mi è servito, si, si, si. Grazie mille.” A148) “Grazie mille a te.” 238 Bibliografia • Bausch, L., Cattaneo, A. et al. (2001). La formazione degli Assistenti di Pratica in Formazione a Distanza (APFD). 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