PERIODICO INDIPENDENTE CULTURALE - ECONOMICO DI FORMAZIONE ED INFORMAZIONE REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD Sito Web: www.corrieredelsud.it - E-Mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] ASSOCIATO ALL’USPI 1,00 Anno XVIII N° 5/2009 - 1 aprile UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA C REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 Be r l usconi, incoronato presi d e n t e d e l P d l , dichiara: «Questa Sinistra fa opposizione al Paese» Segnata la nascita di un “triumvirato” «La nostra missione di governo è quella di portare l’Italia fuori da questa grave crisi causata da “un virus’’ proveniente dagli Stati Uniti», ha rimarcato il presidente del Consiglio Giorgio Lambrinopulos S ulle note di ‘Meno male che Silvio c’è’ il Cavaliere ha fatto il suo ingresso al congresso del Pdl che lo ha incoronato presidente del Popolo della libertà ed ha segnato la nascita del cosiddetto ‘triumvirato’, con la nomina dei coordinatori Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi. Berlusconi è arrivato al padiglione della Fiera di Roma nel momento esatto in cui veniva proclamata la sua elezione. Ad accoglierlo una standing ovation e cori da stadio. Assenti Gianfranco Fini e Renato Schifani che hanno seguito l’evento da casa. “Non esagerate, perché l’emozione e la commozione a una certa età può far male...” ha detto il premier salendo sul palco. Quindi ha preso il via il suo intervento conclusivo al primo congresso fondativo del Popolo della libertà, scandito dagli applausi della platea a ogni passaggio. Innanzitutto una dichiarazione di intenti. ‘’Cercherò di non deludervi mai - ha assicurato il Cavaliere - Mi avete affidato una grande ed entusia- Silvio Berlusconi, presidente del Popolo della Libertà smante responsabilità, quella di guidarvi, di guidare il Popolo della libertà. Mi auguro di essere all’altezza’’. Poi dal palco subito un affondo all’opposizione: “Questa sinistra è arretrata e faziosa. Ha ragione Tremonti: questa sinistra fa op- posizione al Paese”. E il riferimento a una vecchia promessa ancora attuale: “Dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli un nuovo miracolo italiano”. ‘’La nostra missione di governo è quella di portare l’Italia fuori da questa gra- ve crisi’’ causata da ‘’un virus’’ proveniente dagli Stati Uniti, ha rimarcato il presidente del Consiglio. Una crisi che comunque ‘’non ci impedirà di portare avanti quello che avevamo intenzione di fare per i giovani, per la scuola, per l’universi- «Economia 2010 prevalentemente piatta» È l’Ocse ad averlo annunciato C alo record nel mese di marzo 2009 per gli indici della Commissione Ue (Esi e Bci) che misurano la fiducia e il clima i imprenditoriale europei, precipitati al livello più basso dal gennaio 1985. Lo ha reso noto la Commissione Ue in una nota. I Paesi dell’area Ocse potrebbero perdere nel 2009 il 4,3% del pil. Lo ha annunciato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, intervenendo al G8 del lavoro in corso a Roma. Il dato sarà pubblicato sull’outlook di domani. Gurria ha sottolineato che l’economia nel 2010 sarà “prevalentemente piatta” e che le previsioni sono “un po’ più pessimistiche di quelle di qualche settimana fa”. A proposito dell’occupazione, Gurria ha ribadito i dati diffusi ieri secondo i quali nell’area Ocse la disoccupazione dovrebbe avvicinarsi al 10% nel 2010 per la maggior parte dei Paesi “praticamente senza eccezioni”. “Questo significa - ha concluso - circa 25 milioni di disoccupati in più solo nell’area”. Le politiche sociali possono essere il motore della ripresa economica. Ne è convinto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che intervenendo al G8 del lavoro in corso a Roma ha sottolineato come queste politiche che proteggono la persona possano contribuire “alla ricostru- zione della fiducia nel futuro”. La fiducia può essere ricostruita sia attraverso il sostegno diretto a reddito per coloro che hanno perso il lavoro sia indirettamente con le risposte dei governi sulla salute, l’istruzione e le altre questioni che riguardano direttamente la persona. “Le politiche sociali sono essenziali - ha spiegato Sacconi - il nostro compito è ridare alle persone fiducia nel futuro. L’obiettivo prioritario è garantire il reddito a chi perde il lavoro”. Sacconi ha ribadito la necessità di occuparsi soprattutto delle fasce più deboli, i lavoratori anziani che rischiano di essere estromessi dal lavoro, le donne e i giovani che rischiano invece di restare ai margini del mercato. La sostenibilità sociale, ha spiegato il ministro, è il parametro fondamentale per la stabilità economica. Le “preoccupazioni sulla crisi crescono di giorno in giorno”, ma è bene che le organizzazioni internazionali che dovrebbero indicare le prospettive sull’economia e sul lavoro non alimentino il clima di sfiducia. Lo sottolinea il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, secondo il quale sarebbe meglio “indicare le forbici” sui possibili scenari futuri dando conto della possibile involuzione del circolo Continua a pag 2 tà, per le donne e per l’ambiente’’. E proprio in merito all’università ha annunciato che ‘’ci saranno 135.000 borse di studio’’ per studenti meritevoli nell’ambito di un nuovo sistema universitario che dice basta alla ‘’moltiplicazione dei corsi e delle sedi distaccate’’. Quanto all’ambiente, Berlusconi accoglie la richiesta del presidente americano Barack Obama di avviare una riunione parallela in occasione del G8 della Maddalena. “Abbiamo dato il via libera, la nostra attenzione per l’ambiente è nei fatti” rimarca il premier. Che torna anche sul piano casa. ‘’Una parte importante - garantisce - sarà dedicata proprio alle giovani coppie per cui la ricerca di un’abitazione non dovrà rappresentare più un freno all’uscita dal guscio rappresentato dalla famiglia’’. Nel suo intervento il Cavaliere parla anche dell’’’altra metà del cielo’’, rivendicando per il suo esecutivo il merito di essersi adoperato con leggi a favore delle donne, a partire da quella sullo stalking. ‘’Noi abbiamo fatto sette leggi. I governi della sinistra - attacca - non ne hanno fatta nemmeno una’’. Prendendo poi spunto dalle parole di Gianfranco Fini sulla necessità di riformare la Carta, il presidente del Pdl ha sottolineato che ‘’la Costituzione va rivitalizzata e arricchita’’. ‘’Una delle missioni della nostra maggioranza è ammodernare l’architettura istituzionale dello Stato - rileva - Ha ragione Fini quando usa la metafora del calabrone e della farfalla. Ora è il tempo di passare dal calabrone alla crisalide ed è tempo che la crisalide diventi finalmente farfalla. Noi faremo di tutto perché la farfalla, che rappresenta la nuova Italia, spicchi il suo volo’’. E su questa materia auspica ‘’il confronto e il concorso dell’opposizione’’. Berlusconi ribadisce quindi la sua convinzione che i poteri del premier vanno rafforzati. “Si è molto ironizzato su di me e sul ruolo di presidente del Consiglio, ma la verità è che io posso solo redigere l’ordine del giorno Continua a pag 2 Marcello Veneziani Sud Mondadori pp. 200 €. 17,50 Il Sud si sta svuotando di anime, culture e popolazione, tra emigrati e denatalità. Marcello Veneziani non parte dal Nord e si ferma a Eboli, come Levi col suo Cristo, ma parte dal Sud più estremo e profondo e arriva a Eboli. Risultato del suo viaggio è un rapporto letterario e civile sul Meridione presente e passato. Politica 2 Segue dalla prima del Consiglio dei ministri ed esercitare la mia moral suasion”, dice il Cavaliere ricordando che “i poteri che la Costituzione assegna al presidente del Consiglio sono praticamente inesistenti” e senza paragone rispetto “ai governi delle altre grandi democrazie”. Vanno quindi “rafforzati”, perché la “governabilità” è ciò di cui il Paese ha bisogno. Il tema delle riforme è stato anche motivo per un nuovo attacco all’opposizione (‘’C’è da dubitare sulla serietà della nostra controparte’’ ha scandito il Cavaliere) e per ‘’sfatare un luogo comune’’ sul federalismo: “Non è né un tributo pagato alla Lega di Bossi né una mera redistribuzione su base territoriale delle risorse fiscali e delle spese. E’ qualcosa di più in cui io e Bossi abbiamo creduto fin dall’inizio della nostra carriera comune”. Immancabile inoltre il riferimento alle prossime elezioni europee, alla luce dell’ultimo sondaggio relativo alla fine della prima giornata del congresso secondo il quale ‘’il Pdl ha superato il consenso del 44 per cento degli italiani’’. ‘’Ma un grande partito non si accontenta e si candida a ottenere il 51 per cento dei consensi - torna a ribadire il leader del Pdl - Puntiamo a diventare il primo gruppo nel Ppe’’. E conferma che sarà capolista alle prossime europee, replicando alle critiche di Franceschini con una sfida: ‘’Sarebbe bene che anche un leader dell’opposizione, se esistesse un leader, facesse altrettanto’’. Da parte sua, Berlusconi rivendica che la sua candidatura e il forte consenso elettorale conferirà un ulteriore prestigio al nostro paese sullo scenario internazionale. Il presidente Berlusconi ha spiegato la sua candidatura perche’ dice che ottenendo un grande successo elettorale conferirebbe a lui e al paese un ulteriore prestigio nei consessi internazionali ed europei”. Dopo un’ora di discorso il Cavaliere, che ha voluto accanto a sé sul palco tutti i ‘suoi’, si è congedato tra gli applausi della platea con una promessa “assoluta”: “Sapremo uscire da questa crisi e ne usciremo bene senza lasciare indietro nessuno”. Non solo: “Cambieremo l’Italia, difenderemo la nostra democrazia e la nostra libertà”. E poi tutti insieme in coro a cantare l’Inno di Mameli. Sotto l’occhio vigile di un notaio e con una marea di ‘cartellini gialli’, il congresso del Pdl approva il suo statuto. Una votazione rapida e dall’esito scontato: su 5.820 delegati, 4 hanno votato contro e 5 si sono astenuti. Poi tocca al presidente del partito. Anche Silvio Berlusconi è eletto per alzata di mano, anche “potrebbe essere accalmato”, dice Giorgia Meloni dalla presidenza. Nessuna sorpresa: unanimità. La procedura di ratifica delle nuove regole e di elezione del leader avviene nel giro di pochi minuti. Approvato lo statuto, tocca a Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, proclamare formalmente eletto il nuovo leader. Poco prima, tra i sorrisi generali, ha letto il verbale in cui si dice che la commissione elettorale ha approvato l’unica candidatura pervenuta per la leadership del partito, quella di Berlusconi, appunto. Dalla platea parte un lungo applauso in piedi che in realtà sostituisce l’alzata di delega. Eletto il presidente, lo statuto fresco di approvazione, prevede che il leader nomini i tre coordinatori. E’ lo stesso Cavaliere però ad infrangere per primo le regole. Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi, coordinatori in pectore, attendono sotto il palco la ‘chiamata’, ma il premier invece invita a salire sul palco tutto l’ufficio di presidenza. Una squadra di 34 persone. La nomina dei tre avviene quindi di fatto, per ‘chiamata sul palco’. Sviste a parte, lo statuto definitivo del nuovo partito - 51 articoli più le norme transitorie prevede ‘superpoteri’ per il presidente e una serie di compiti per gli organismi dirigenti. Il presidente ha il compito di convocare il congresso in via ordinaria ogni 3 anni o quando ne fa richiesta l’ufficio di presidenza o il 40% dei componenti del consiglio nazionale, inoltre rappresenta il Pdl in tutte le sedi, definisce le linee politiche e programmatiche. Presiede l’ufficio di presidenza, la direzione e il consiglio nazionale. Procede inoltre, d’intesa con l’ufficio di presidenza, alle nomine del partito come ad esempio quelle dei coordinatori regionali. A vigilare sull’organizzazione nazionale e periferica del Pdl saranno invece i tre coordinatori che hanno in via esclusiva la possibilità di utilizzare il logo del partito e di presentare le liste e le candidature elettorali. Inoltre, spetta ai tre la gestione dei fondi destinate alla campagna elettorale. A collaborare con La Russa, Verdini e Bondi saranno i responsabili di settore: 12 persone più un portavoce del coordinamento. I ministri faranno invece parte dell’ufficio di presidenza. Un organismo di 34 persone composto anche da: i presidenti di Regione del Pdl, un parlamentare europeo, due esponenti dei partiti minori che hanno aderito al Pdl, e poi due sottosegretari (Alfredo Mantovano e Adolfo Urso) e un deputato (Marco Martinelli) per bilanciare i posti per An. Spetta poi all’ufficio di presidenza decidere entro il mese di settembre di ogni anno la quota associativa per aderire al partito. A rappresentare legalmente il Popolo della Libertà sarà invece il segretario amministrativo ed il suo vice, entrambi eletti che dalla direzione nazionale. Definito infine il destino dei circoli che, secondo le nuove norme, diventeranno associazioni tematiche. Acclamato presidente del Pdl, come primo atto Silvio Berlusconi proclama che si battera’, con o senza il consenso dell’opposizione, per ammodernare la Costituzione, dando al premier (quindi, oggi, a se’ stesso) ‘’poteri veri’’ e non ‘’finti’’, come quelli che attualmente ha. Subito dopo il Cavaliere getta il guanto della sfida al segretario del Pd Dario Franceschini, che gli contesta la candidatura alle Europee: ‘’Io mi candido, come deve avere il coraggio di fare un vero leader che chiama a raccolta dietro alla sua bandiera la sua gente. Sarebbe bene, se anche a sinistra ne esistesse uno, che facesse altrettanto’’. Ecco dunque il Cavaliere sventolare il vessillo bianco del Pdl, investire con il suo spadone del titolo di ‘’missionari di liberta’’ i 6000 delegati, porsi a capo del suo popolo per la battaglia delle battaglie: cambiare l’Italia e la Costituzione. ‘’Se sulle riforme ci sara’ un atteggiamento di confronto, di concorso delle opposizioni - dice Berlusconi - saro’ il primo a rallegrarmene e a darne atto ai leader della minoranza. Ma nel frattempo la nostra maggioranza e il Popolo della Liberta’ non possono sottrarsi al dovere di fare la loro parte, sciogliere questo nodo, nelle forme costituzionalmente previste, e offrire agli italiani la soluzione per un governo che governi e un Parlamento che controlli’’. Del resto, per il premier, l’opposizione ha ben poco da applaudire, oggi, a chi chiede riforme. Fu proprio una ‘’sinistra irresponsabile’’ a dire prima si’ e poi ad ‘’impedire’’ le riforme, con il suo ‘no’ al referendum del maggio 2006 e con ‘’ridicole accuse di regime e di attentato alla democrazia’’. Fini’ nel cestino cosi’ la riforma costituzionale del centrodestra ed i poteri piu’ forti per il premier in essa previsti. Percio’, dopo l’esperienza negativa del passato, per Berlusconi ‘’c’e’ molto da dubitare sulla serieta’ della nostra controparte’’. Tra le riforme da fare subito quella ‘’non piu’ rinviabile’’ dei regolamenti parlamentari. Una riforma che ‘’non mortifichera’ il Parlamento, ma gli restituira’ la sua piena dignita’ e la possibilita’ di votare provvedimenti con una urgenza imposta non dai decreti del governo, ma dalle circostanze’’. Poi, c’e’ il federalismo che ‘’non e’ un tributo a Bossi’’. Berlusconi promette che le risorse risparmiate verranno usate per ‘’ridurre le tasse’’. Nel compito di ammodernamento delle istituzioni, comunque ‘’Parlamento e governo dovranno fare ognuno la propria parte, rispettare ciascuno il proprio ruolo’’. Berlusconi ha quindi ben chiaro che ‘’naturalmente non spetta al governo cambiare i poteri del premier’’. L’esecutivo ha altre ‘mission’. ‘’Porteremo l’Italia fuori dalla crisi senza lasciare indietro nessuno, e difenderemo democrazia e liberta’’’, promette ad esempio il premier, riepilogando lo ‘’straordinario complesso delle cose fatte dal governo’’ ma ben sapendo che ‘’cambiare l’Italia va oltre questo’’. Solo sulle riforme il Cavaliere risponde agli urgenti quesiti posti ieri da Gianfranco Fini, che oggi non e’ venuto ad ascoltarlo. Quando Berlusconi dice che ‘’Fini ha ragione’’ non e’ per rispondergli su referendum, biotestamento, laicita’, stato etico, immigrazione. Su tutto cio’ il premier glissa. Ma al ‘’caro Gianfranco’’ riconosce di aver colto nel segno parlando della sua ‘’lucida follia’’, che oggi porta al Pdl. Un partito ‘’oggi al 44%, che si candida a raggiungere il 51%, e punta ad essere il primo gruppo del Ppe’’, una forza ‘’moderata, liberale, nazionale, riformista, intorno alla quale ruotera’ la politica italiana dei prossimi decenni’’. Un partito dove, assicura Berlusconi, ‘’in spirito unitario e senza mai essere correntismo’’ avranno pieno titolo dibattito politico, confronto di idee e pluralismo ‘’vero lievito della democrazia’’. E per smentire che il Pdl sia stato concepito solo per celebrare il culto del Capo, Berlusconi garantisce: ‘’Durera’ nel tempo, sopravvivera’ ai suoi fondatori’’. Perche’ oggi si scrive ‘’una pagina di storia’’. Giorgio Lambrinopulos N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile Segue dalla prima vizioso della sfiducia, ma anche la possibile evoluzione positiva dello scenario. Nel suo intervento alla riunione del G8 Lavoro in corso a Roma, Sacconi ha sottolineato la necessità di ricostruire il clima di fiducia partendo dalla stabilità dei mercati ma anche attraverso la protezione delle persone colpite dalla crisi. “Alcuni indicatori” sull’andamento della disoccupazione e del mercato del lavoro, “preoccupano”, ma è necessaria la “massima cautela” per quanto riguarda le stime e le “cifre che spesso appaiono non coordinate, dando messaggi non coincidenti”. E’ quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel corso del suo intervento di apertura alla seconda giornata del G8 Lavoro, in corso a Roma. Stime che - ha proseguito Frattini - “spesso impongono delle correzioni dopo la pubblicazione”. L’importante è la “sostanza: ricercare cioé la stabilità sociale nell’economia avanzate e quelle in via di sviluppo, attraverso azioni coordinate e rapide”. Mettere le persone al centro. E’ questo il senso del G8 del Lavoro, il Social Summit, che fino a martedi’ 31 marzo discutera’ a Roma delle politiche sociali, di tutela e di sostegno, necessarie per tutelare i lavoratori colpiti in tutto il mondo dalle conseguenze della crisi economica internazionale. Conseguenze che, secondo un allarme lanciato dall’Ocse, potrebbero portare dall’anno prossimo tassi di disoccupazione ‘’a due cifre’’. Dopo i mercati finanziari e le banche e’ quindi ora la volta del mondo del lavoro e della sostenibilita’ sociale, componente fondamentale, secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, della stabilita’ economica. ‘’Occorre ricostruire il circolo della fiducia, partendo dalla protezione sociale, dalle persone. Siamo qui per affrontare insieme la dimensione umana della crisi - ha sottolineato il ministro inaugurando la tre giorni del vertice - contro la quale servono misure tempestive e mirate, anche temporanee per proteggere il reddito. Misure che salvaguardino la base produttiva e l’occupazione consentendo cosi’ di affrontare anche la formazione dei lavoratori’’. Le conseguenze della crisi sono del resto gia’ evidenti nelle stime degli istituti internazionali. Secondo l’Ilo il numero di disoccupati potrebbe aumentare di 50 milioni di persone nel 2009, dopo gli 11 milioni in piu’ registrati nel 2008, e la recessione del mercato del lavoro potrebbe essere ‘’prolungata’’ per 4-5 anni dopo la ripresa economica. E secondo l’Ocse le prospettive non sono rosee: la ripresa arrivera’ nel 2010, dopo un ulteriore rallentamento quest’anno, e sara’ ‘’sottotono’’, comunque sotto il potenziale dell’area. In piu’ il tasso di disoccupazione entro l’anno prossimo si avvicinera’ - in tutti i Paesi del G8 e anche in quelli membri dell’organizzazione - a tassi ‘’a due cifre’’, cioe’ almeno al 10%. I sindacati mondiali temono inoltre 200 milioni di lavoratori a rischio poverta’. Come gia’ di fronte alle previsioni di Confindustria, che ‘’realisticamente’’ secondo il vicepresidente Alberto Bombassei indicavano una perdita di 500.000 posti in Italia in 2 anni, Sacconi invita pero’ ad andarci piano con le stime: ‘’Andrei cauto con le diverse previsioni che continuano ad essere prodotte, - ha detto - perche’ spesso le stesse organizzazioni che le fanno sono costrette a correggerle. Non aiuta il continuo prodursi di previsioni in sequenza l’una con l’altra’’. Di fronte ai ‘’deficit della politica’’ sulle tutele sociali, i sindacati mondiali, anche loro seduti al tavolo del summit, invocano un cambiamento di rotta gia’ al G20 di Londra e poi al G8 della Maddalena, chiedendo, per bocca del segretario generale della Uil Luigi Angeletti, di parteciparvi con un proprio rappresentante. Risposta immediatamente positiva da parte del governo: ‘’il governo incontrera’ i sindacati alla vigilia del G8 alla Maddalena, cosi’ come fece a Genova. - ha assicurato Sacconi - Questa e’ una testimonianza dell’importanza attribuita dal premier Silvio Berlusconi al dialogo sociale’’. Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 1920413 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] G.L. Politica N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile 3 La nascita del Pdl, molto più della “grande destra” N ella lunga serie di rievocazioni (apparse nei giorni scorsi sulla stampa) delle esperienze vissute dalla destra nel dopoguerra, dalla fondazione del Msi alla nascita del Pdl, numerosi si sono sbizzarriti a cercare precedenti. Sovente, in particolare da alcuni esponenti di An, è stato fatto il nome di Giorgio Almirante, quale preconizzatore del nuovo partito. Sarebbe stato meglio cercare altri personaggi e dimenticare, invece, Almirante. Torniamo, per un attimo, ai mesi fra l’autunno del ’46 e l’inverno del ’47. A destra della Dc pullulava una serie infinita di sigle, conventicole, partitini, gruppi, la cui base potenziale era vasta e che, anzi, poteva addirittura umiliare la stessa Dc, come si vide nelle elezioni comunali nel Centro Sud, cominciando da Roma. Insomma: se allora vi fosse stato un politico capace di essere il capo di questa congerie di uomini rissosi e divisi (un uomo equivalente a quello che allora fu De Gasperi nella Dc e che è stato nel ’94 Berlusconi), il grande partito dei moderati sarebbe potuto sorgere in quei frangenti. Non erano pochi coloro che ambivano a costituirlo, a partire da Guglielmo Giannini, forse il più popolare fra tutti, ma anche il meno scafato politicamente. Vinsero gli egoismi, i personalismi, la ricerca del predominio nel proprio orticello. Si affermarono perfino le rancorose divisioni – legate agli anni fra la grande guerra e il fascismo, cioè a un quarto di secolo prima – che rendevano l’un l’altro ostili Nitti, Bonomi, Orlando, Croce. Si riuscì soltanto, non bene invero, a costituire alcuni partiti che raggruppavano ciascuno infinite etichette (come il Pnm e il Msi) o a formare sfortunati cartelli meramente elettorali (come il Blocco nazionale). Negli anni Cinquanta l’idea di una vasta alleanza degli anticomunisti prese piede. Anche se pochi parvero rendersene conto, elettori e dirigenti liberali, missini, monarchici erano divisi non appena ci si volgeva indietro di pochi anni, ma in concreto abbastanza uniti nella politica presente. Chiusa poi l’esperienza centrista, l’avvento deleterio del centro-sinistra, negli anni Sessanta, segnò di fatto uniformità parlamentare e politica di Pli, Msi e Pdium: si pensi soltanto all’asperrima lotta condotta contro il regionalismo (oggi, gli eredi di quegli uomini sono divenuti, incresciosamente, altrettanti fede- C ralisti!). La “grande destra”, come (forse poco felicemente) venne chiamata, non nacque, anche per egoismi di singoli o cattive previsioni. Malagodi, ad esempio, riteneva di poter assorbire gli elettori monarchici senza doversi fondere: ma ciò avvenne solo in parte, posto che una fascia di monarchici meridionali passò addirittura a sinistra, ed altri nella Dc, altri ancora nel Msi, il cui elettorato, a sua volta, rimase sempre ampiamente superiore al milione di voti. Almirante, negli anni Cinquanta, osteggiava finanche il semplice apparentamento elettorale amministrativo fra missini e monarchici. Erano, invece, uomini come Arturo Michelini, come Augusto de Marsanich, come Alfredo Covelli, come Achille Lauro, come il maresciallo Giovanni Messe, che, pur fra mille difficoltà, lanciavano ponti reciproci, pensando alla costruzione di un organismo più ampio della rispettiva formazione politica. Si vedano i testi poche settimane addietro presentati da Francesco Perfetti alla Camera, provenienti dall’archivio di Covelli, per capire come per decenni il segretario monarchico sapesse traguardare l’azione immediata del proprio partito. Certo, c’era la Dc, che da sola fungeva da collettore del vastissimo elettorato anticomunista. Era la “diga”, costruita con accortezza da politici e uomini di Chiesa nel ’48, e da allora sopravvissuta grazie appunto alla funzione di antemurale contro il comunismo, come si vide ottimamente nel 1976, col timore del “sorpasso” comunista e l’appello montanelliano del “turatevi il naso”. La Dc esibiva nei momenti elettorali i Pella, i Togni, gli Scelba, mettendo a tacere la sinistra interna; poi, ottenuti i voti, agiva seguendo i neodossettiani imperversanti nel partito. Ma la Dc esercitava di fatto la funzione di grande collettore dei moderati. La riprova si ebbe, e contrario, quando nelle amministrative del ’93, dissolta da due anni l’Unione Sovietica, milioni di elettori lasciarono il partito nel quale erano per anni, o per decenni, confluiti, e votarono in libertà: Lega o Msi, essenzialmente. Almirante creò la Destra nazionale e poi la Costituente di destra, si dice. Ebbene: egli ebbe il gravissimo torto di non voler mai lasciar sorgere alcun movimento alla destra del proprio partito. Anzi, subito dopo il suo ritorno alla segreteria del Msi, nel ’69, promosse il rientro di Ordine Nuovo. Gianfranco Fini, ben diversamente, non soltanto ha tollerato, ma verosimilmente ha gradito che gruppuscoli vari occupassero lo spazio dell’estrema. La politica di Destra nazionale inizialmente condotta da Almirante era quella predicata da Michelini, del quale prima era stato avversario interno; e fu condotta con estrema cautela, come dimostra l’abbandono, da parte dell’ammiraglio Gino Birindelli, della presidenza del partito (anzi, del partito medesimo). Di fatto, il comportamento di non pochi esponenti del Msi cozzava con la politica a parole predicata da Almirante: sintomi evidenti, fra i tanti, gl’incidenti di Milano nella primavera del ’73 (con la morte dell’agente Marino) e l’infausto comizio di Sandro Saccucci a Sezze nel ‘76. Quanto alla Costituente di Destra, venne lanciata da Almirante con l’esclusivo intento di superare un grave momento di difficoltà interna. In essa, egli mai credette: tant’è che non ne tradusse in atto i postulati, che avrebbero dovuto recare alla sparizione medesima del Msi come partito (questa, sì, che sarebbe stata un’anticipazione della politica perseguita dopo l’avvento di Berlusconi). La scis- sione di Democrazia Nazionale fu una conferma dell’ambiguità di Almirante e del suo perseguire il potere personale a qualsiasi costo. Si ritorni a vedere quanto sostennero allora Ernesto de Marzio, Mario Tedeschi, Raffaele Delfino, Gianni Roberti, Gastone Nencioni, e ci si renderà conto quali fossero i reali antesignani di svolte politiche avvenute con successo decenni dopo. Dove Almirante collocasse il Msi-Dn, del resto, è evidente dalla posizione internazionale assunta con la fallimentare esperienza dell’Eurodestra: unici reali alleati, Le Pen in Francia e una formazione nostalgica franchista in Ispagna (quan- Giorgio Almirante Marco Bertoncini È nato il partito degli italiani S e il buongiorno si vede dal mattino è chiaro che il PDL è nato veramente bene. Nel DNA di qualsiasi cosa, anche di un nuovo partito c’è scritto come sarà questa nuova cosa: se avrà un carattere somatico piuttosto che un altro, una malattia genetica strutturata piuttosto che un elemento biologico positivo, tutto è iscritto nel DNA. Ecco perché sono importanti gli aspetti originari. Perché cambiare in corsa, o rifondare, o modificare è sempre operazione complicata, se non impossibile. Ecco perché penso che il Popolo delle Libertà sia nato veramente bene, perché ieri, 27 Marzo 2009, ho visto qualcosa assolutamente unico nel panorama politico nazionale ed internazionale; un qualcosa che è anni luce avanti rispetto a tutti gli altri partiti di oggi e di ieri. Proverò ad elencarne qualcuno: A) Alla presentazione del nuovo partito, è stata definitivamente archiviata tutta la vecchia liturgia della politica. Non Italia. Oggi quei valori che gli Italiani, dal ‘48 sino ai giorni nostri, non hanno mai perso di vista hanno una nuova casa, il PDL, è questo grazie alla tenacia e alla lungimiranza di Silvio Berlusconi, l’uomo che la storia annovererà tra i grandi che hanno avuto il coraggio di mettere in discussione tutto di sé pur di salvare l’Italia dall’infame morsa comunista. Per questi motivi e non per altri Silvio Berlusconi è stato riconosciuto leader, mentre gli autorevoli interventi che si sono succeduti nella tre giorni congressuale hanno incontrovertibilmente evidenziato un altro importante dato: il PDL non è un partito per Fini. te sono stati quattro giovani. Senza piercing, senza tatuaggi, senza fronzoli per la testa, consci delle difficoltà ma anche fiduciosi in un cambiamento sociale. Orgogliosi di essere le generazioni future di un popolo che conta le sue forze su pochi ma essenziali valori: libertà, famiglia, centralità della Persona, unità sociale, solidarietà, iniziativa privata, tradizione cristiana. “Più società civile e meno burocrazia; più asili nido e meno pensionati baby; più donne al lavoro e meno femministe; più prestiti d’onore e meno ammortizzatori; amiamo l’inno d’Italia anche quando non c’è la nazionale in TV ”, hanno chiosato in un magistrale passaggio le belle e giovani Giada Presente e Alessia Amore. Messaggi semplici quanto profondi che rafforzano quelli che sono i cardini della nostra tradizione occidentale e cristiana che una certa dittatura relativistica voleva, senza riuscirci, distruggere. La verità che bisogna affermare ad ogni piè sospinto, come ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, è che: “Silvio ha smontato l’egemonia culturale della sinistra che tanto danno aveva prodotto nel nostro Paese ”. Dopo questa fase che è durata ben 15 anni, Berlusconi adesso si appresta a ricostruire il Paese Italia, basandosi su una certezza che ha ripetuto, parola più parola meno, ieri alla 1^ Assemblea Costituente e che ha entusiasmato le migliaia di persone presenti: “le idee giuste non si possono uccidere, le idee giuste si impongono da sole!”. Nicola Currò Alessandro Pagano ha parlato nessuno dei big, nessun discorso verboso e ripetitivo è stato fatto da parte di chi conta, ma non perché il capo dovesse essere l’unico (che sia unico ci pensa il popolo a decretarlo tutti i giorni), ma perché doveva essere chiaro che le nomenclature non appartengono a questo mondo. E’ un nuovo stile politico che Berlusconi ha lanciato come messaggio chiaro e forte: i rappresentanti ufficiali del PDL sono al servizio. Solo il popolo è sovrano. Non esistono caste e non ci sono privilegi. Tanto è coerente questo ragionamento che giustamente, tutti i dirigenti e i quadri eravamo nelle file dietro. Davanti c’era la gente comune, quella che spera tutti i giorni e che sorregge questa straordinaria Italia. Un messaggio profondo ed intelligente che se ancora non ha cambiato la mentalità di tanti politici, certamente la cambierà sia nel modo di pensare che di agire. B) Sul palco gli unici che hanno parlato, oltre al Presiden- Il Pdl non è un partito per Fini alato il sipario sul 1° Congresso nazionale del PDL valgono le considerazioni fatte subito dopo le elezioni del 2006, le famose elezioni che Prodi e la sinistra vinsero perdendo e che Berlusconi perse vincendo. Allora l’Udc e Gianfranco Fini, conducendo una campagna elettorale scialba, fiacca e strafottente, caratterizzata più dalla voglia di annientare il Cavaliere che dall’aspirazione a sconfiggere la comica armata Brancaleone capitanata da Prodi, dimostrarono di non avere ben chiaro che in gioco c’era la sussistenza stessa del Berlusconismo. L’Udc e Fini tutto questo dimostrarono di non averlo ben presente, accecati com’erano dalla voglia di un ricambio di leadership, l’ebbe chiaro invece do altri, invece, si alleavano con Fraga e la sua Alleanza Popolare, donde derivò poi l’odierno Partito Popolare). Era una condizione di mera nostalgia del passato e di destra arroccata e chiusa: altro che il Partito Popolare Europeo nel quale entreranno gli “ex” di An. Del resto, pure la concreta politica di An, dopo il ’96, fu sovente lontana dalle aperture predicate praticate fra il ’94 e il ’96. Molti uomini di altra provenienza vennero emarginati, come ha ricordato l’ex repubblicano Pietro Armani in questi giorni, per lasciare progressivamente spazio e potere a quanti provenivano dal Msi. Alla fine, però, l’intero partito, dopo aver subìto l’opportuna scissione di Storace e Buontempo, ha deciso di compiere un passo decisivo verso quella che non è la “grande destra” sognata mezzo secolo addietro, ma addirittura molto di più. Il Pdl non è l’hortus conclusus nel quale amava vivere Almirante (soprattutto per esserne il primo). Almirante era tetragono nella supposta ortodossia di rispetto per l’ “idea”, allorquando reggeva la corrente di Rinnovamento. Fu aperto verso gruppi di giovani che meglio sarebbe stato avesse lasciato fuori del partito. Mai compì un’autentica revisione critica del passato. Mai seppe indicare nuovi rapporti con gli altri partiti, nemmeno negli anni della Destra nazionale. L’operazione Pdl non può avere riferimento alcuno con Giorgio Almirante. Berlusconi il quale, battendosi come un leone, riuscì nell’impresa di rimontare agli avversari quasi 9 punti percentuali di svantaggio, facendo sì che il Berlusconismo uscisse indenne dal tritacarne giustizialista e forcaiolo che la sinistra, ancora una volta, gli stava riservando. Oggi Berlusconi è stato eletto all’unanimità leader indiscusso del PDL e questo non per un atto dovuto, come la solita sinistra radical-chic vorrebbe far credere, ma perché Silvio ha dimostrato sul campo di meritare tale riconoscimento. Oggi quei valori che da sempre hanno caratterizzato e caratterizzano il nostro Paese, valori di libertà, di democrazia, di difesa della sacralità e della dignità della vita e della famiglia, hanno nuovamente trovato cittadinanza in Politica 4 N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile I politici fantasma dell’Europarlamento L Italia nord orientale e tabelle che pubblichiamo parlano da sole. Nel 2004 gli elettori, con le loro preferenze, destinarono 78 candidati a rappresentarli al Parlamento Europeo. Di questi, alcuni nemmeno vennero proclamati eletti, essendo incompatibili. Altri rinunciarono. Altri si dimisero. Al punto che di quei 78 scelti dai cittadini solo 28 rimangono oggi in carica. Il fenomeno ha molteplici cause. Le candidature plurime, intanto, tali che vi sono stati candidati eletti in due, tre, quattro o perfino cinque circoscrizioni. Il fenomeno era già noto per la Camera (fino a tre circoscrizioni) e per il Senato (fino a tre collegi nella stessa regione), nel sistema in uso fino al ’92; dal ’94 al 2001 ci furono frequenti casi di plurieletti nella quota proporzionale (quasi sempre anche con un collegio uninominale); nel 2006 e ancor più nel 2008 la possibilità è stata sfruttata all’inverosimile per la Camera. Non la si può giustificare asserendo che alla fin fine gli elettori di una circoscrizione sono in ogni caso rappresentati dal loro candidato preferito, anche se questo ha optato per un’altra circoscrizione. Questo non è assolutamente vero, perché il candidato è legato alla circoscrizione a favore della quale opta. La rappresentanza è sempre territoriale. Altre cause: ineleggibilità e incompatibilità. Ministri, presidenti di regione o di provincia, presidente del Consiglio, deputati, senatori, consiglieri regionali, sindaci dei Comuni con oltre 15mila abitanti e simili si guardano bene dall’occupare la poltrona europea, preferendo quella nazionale. Ai subentri immediati, all’inizio della legislatura, fanno seguito quelli in corso di mandato: un colpo notevole venne inferto, ad esempio, dalle politiche del 2006 e del 2008, con dimissioni e successioni. Eppoi ci sono casi specifici, come la nomina ad un più elevato incarico europeo. Conclusione. Gli elettori mandano in Europa politici che, in due casi su tre, lasciano immediatamente o presto o più tardi l’incarico. Succede così (si vedano le tabelle) che subentrino candidati, non eletti, i quali avevano riportato un numero di preferenze molto, ma molto più limitato di quelle necessarie per l’elezione. Si è arrivati a promuovere i terzi, i quarti, i quinti dei non eletti, aventi un patrimonio di suffragi personali pari a un settimo, un ottavo, un decimo di quanti sarebbero occorsi per l’elezione piena. Qualche esempio: l’eurodeputato Basile (An, sud) è settimo dei non eletti, con 25mila preferenze, laddove per l’elezione ne sarebbero state necessarie oltre 200mila. Cappato (Lista Bonino, nord est) era secondo dei non eletti, con poco più di 4.000 preferenze, mentre per l’elezione gli sarebbe occorso superare quota 50mila. Aita (Rifondazione, sud) siede a Bruxelles da quarto dei non eletti, con poco più di 11mila suffragi, laddove avrebbe dovuto ottenerne quasi nove volte tanto. Certo: milioni di elettori elargiscono preferenze ai grandi nomi (Berlusconi, Fini, Bosso, Bersani) o ai nomi sostenuti ad hoc dal partito (Gruber, Santoro), disinteressandosi, di fatto, della loro possibile o inesistente attività europarlamentare. In concreto, trasformano le elezioni europee in una sorta di duplice conta, quella politica (a mero uso interno italiano, senza alcun aggancio continentale) e quella preferenziale (come attestato personale di stima). Resta, in ogni caso, la constatazione che, sulla carta, la volontà degli elettori è disattesa. In ogni partito. Ecco, infatti, la situazione, lista per lista, degli eurodeputati eletti dagli elettori e degli eurodeputati oggi in carica: Ulivo 24 eletti, 11 rimasti; Fi 16 eletti, 7 rimasti; An 10 eletti, 3 rimasti. Nessun rimasto a Bruxelles dei 3 scelti dagli elettori della Lega, dei 5 di Rifondazione, dei 5 dell’Udc, dei due radicali, dei due dipietristi. In questo quadro l’unica eccezione di una formazione politica (a parte i casi di alcuni singoli eletti, poi rimasti: Volkspartei, Fiamma, pensionati) è data dai due socialisti. Sono oggi gli stessi inviati cinque anni fa dai loro elettori all’Europarlamento. In tal modo gli europarlamentari italiani si possono dividere in due categorie fondamentali: una minoranza di professionisti dell’Europa, che s’impegnano a livello continentale; una maggioranza di professionisti della politica italiana, che usano la poltrona europea per esclusivi fini interni e sono del tutto disinteressati all’Europarlamento. Ulivo 5 Gruber 327.181 Letta 178.707 Berlinguer 149.431 V. Prodi 124.453 Zani 94.280 Costa 92.822 Gottardi 62.434 FI 3 Berlusconi 434.043 Brunetta 91.711 Carollo 56.710 Sartori 42.881 Gardini 33.336 AN 1 Fini 166.194 LEGA 1 Bossi 95.227 Berlato 41.705 Gobbo 37.392 Boso 10.810 RC 1 Bertinotti 47.411 UDC 1 De Poli 27.473 Musacchio 7.699 Giovanardi 20.788 Braghetto 8.204 Verdi Bonino 1 1 Kusstatscher 29.256 Bonino 50.281 Pannella 10.107 Cappato 4.350 SVP 1 Ebner 93.302 Marco Bertoncini Italia centrale Ulivo 6 Gruber 803.539 Zingaretti 218.130 Italia nord occidentale Napoletano 156.223 Sbarbati 114.064 Ulivo 6 Bersani 342.683 Pistelli 80.900 Santoro 203.591 Sacconi 73.042 Ciani 60.715 Vincenzi 149.429 Marini 57.771 Toia 113.357 Giovanelli 42.685 Bresso 112.630 Antinucci 35.289 Panzeri 105.194 Giuntini 25.514 FI Locatelli 50.204 3 Berlusconi 436.861 Tajani 123.201 Rivera 45.392 Antoniozzi 61.533 Susta 32.496 Zappalà 47.347 Ferrari 29.553 FI 5 Bartolozzi 46.296 AN Berlusconi 719.210 2 Fini 390.925 Angelilli 87.635 Albertini 140.383 Matteoli 77.648 Mauro 86.769 Foglietta 71.122 Podestà 52.378 RC 1 Bertinotti 104.780 UDC 1 Dionisi 70.971 Comunisti 1 Diliberto 25.018 Socialisti Alternat.soc. 1 1 Battilocchio 9.625 Mantovani 47.550 Morgantini 30.063 Gawronski 34.533 C. Casini 54.546 Zanicchi 34.387 LEGA 3 Bossi 182.323 Guidoni 7.101 Borghezio 36.139 Speroni 32.045 Mussolini 39.823 Fiore 5.252 Salvini 14.707 Robusti 12.048 AN 2 La Russa 66.521 RC 1 Italia meridionale Fini 231.285 Ulivo 5 Santoro 528.332 Tremaglia 14.473 Andria 176.148 Mussa 14.403 Del Turco 174.598 Bertinotti 80.418 Pittella 132.798 Agnoletto 31.352 UDC 1 D'Alema 836.707 Muscardini 20.738 Lavarra 111.251 Follini 47.696 Procacci 95.148 Bonsignore 21.161 Bonino 1 Losco 82.314 Bonino 71.849 Veraldi 78.897 Pannella 13.456 Verdi 1 Pagano 65.218 Frassoni 8.549 Comunisti Di Pietro 1 1 Bova 67.485 Pecoraro 13.650 FI 3 Rizzo 10.336 Berlusconi 454.088 Gargani 80.321 Di Pietro 40.426 Ventre 86.622 Occhetto 13.857 Chiesa 13.664 Pensionati 1 Vernola 61.186 AN 3 Fatuzzo 10.761 Fini 397.194 Alemanno 280.681 Gasparri 203.644 Italia insulare Poli Bortone 92.222 Tatarella 52.961 Ulivo 2 Legenda Per ciascuna circoscrizione elettorale del Parlamento Europeo sono riportati: le liste che ottennero seggi (prima colonna); il numero di seggi riportato (seconda colonna); i candidati che ottennero più preferenze e che sarebbero stati eletti (in grassetto quelli attualmente in carica; terza colonna); i candidati subentranti (in grassetto quelli attualmente in carica; quarta colonna). Elaborazione su dati Ministero dell’interno e Parlamento Europeo FI 2 Fava 222.516 Pirilli 46.876 Cocilovo 158.285 Cirielli 41.617 Berlusconi 295.420 Nespoli 39.801 Taglialatela 34.930 Castiglione 95.224 Basile 25.466 Musotto 84.610 Leontini 50.998 UDC 1 Cesa 104.238 RC 1 Bertinotti 94.651 Patriciello 68.065 Lo Curto 49.575 Cimino 41.912 Vendola 38.746 Calia 33.781 AN 1 Agnoletto 26.798 Fini 153.065 Gabriele 14.049 Musumeci 116.732 UDC 1 Aita 11.284 Cuffaro 162.054 Lombardo 124.390 UDEur 1 Mastella 102.923 Cirino Pomicino 41.709 Lo Monte 74.353 Drago 56.400 Sanzarello 32.332 RC 1 Veneto 17.206 Socialisti 1 Di Pietro 1 De Michelis 33.908 Di Pietro 64.029 Bertinotti 53.517 Occhetto 21.089 Morgantini 12.237 Catania 12.181 Donnici 12.089 Fiamma 1 Romagnoli 2.603 Politica N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile 5 Mobilità e lavoro autonomo non sono incompatibili Proposta di revisione alla luce della dottrina sociale della Chiesa Antonio Savo Ultima Parte Il lavoro, un diritto – dovere inalienabile1 La dottrina sociale insegna che il lavoro è da considerarsi un diritto-dovere di natura, che appartiene all’uomo, creato come persona; nessun ente, quindi, nemmeno lo Stato può alienarlo. Attraverso il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione, dando un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia; a misura delle proprie possibilità in un certo senso continua a svilupparla, a completarla, avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens (LE), n. 25; Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2460). La consapevolezza che mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione, costituisce il più profondo movente per intraprenderlo in vari settori (Lumen Gentium (LG), n. 36). Il sudore e la fatica che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell’umanità, offrono ad ogni uomo la possibilità di partecipare nell’amore all’opera che Cristo è venuto a compiere. Quest’opera di salvezza è avvenuta per mezzo della sofferenza e della morte di croce. Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo, crocifisso per noi, l’uomo collabora in qualche modo con il Figlio di Dio alla redenzione dell’umanità. Egli si dimostra vero discepolo di Gesù, portando a sua volta la croce ogni giorno nell’attività che è chiamato a compiere. Nel lavoro il cristiano ritrova una piccola parte della croce di Cristo e l’accetta nello stesso spirito di redenzione, nel quale il Cristo ha accettato per noi la sua croce (LE, nn. 26–27; Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2427). L’uomo che lavora non soltanto modifica le cose e la società, ma perfeziona anche se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà è portato ad uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo se ben compreso vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. Pertanto questa è la norma dell’attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell’umanità e permetta all’uomo singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione (Gaudium et Spes, n.35). L’uomo deve lavorare sia perché il Creatore glielo ha ordinato, sia per la sua stessa umanità, il cui mantenimento e sviluppo esigono il lavoro. L’uomo deve lavorare per riguardo al prossimo, specialmente per riguardo alla propria famiglia, ma anche alla società alla quale appartiene, alla nazione di cui è membro, essendo erede del lavoro di generazioni e insieme coartefice del futuro di coloro che verranno dopo di lui nel succedersi della storia. Tutto ciò costituisce l’obbligo morale del lavoro, inteso nella sua ampia accezione (LE n. 16). “Chi non vuole lavorare neppure mangi”, attraverso il lavoro l’uomo è chiamato alla santificazione e all’animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo (Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2427). Se il lavoro è un obbligo, cioè un dovere, al tempo stesso esso è anche una sorgente di diritti da parte del lavoratore. I diritti umani che scaturiscono dal lavoro rientrano nel più vasto contesto di quei fondamentali diritti della persona (LE, n. 16). L’obbligo di guadagnare il pane con il sudore della propria fronte suppone al tempo stesso un diritto (Giovanni Paolo II, Centesimus Annus (CA), n. 43). Attraverso la remunerazione del lavoro gli uomini accedono a quei beni che sono destinati all’uso comune: sia beni della natura, sia quelli che sono frutto della produzione. Gli uni e gli altri diventano accessibili grazie al salario, che egli riceve in cambio del suo lavoro. Una giusta remunerazione è quella sufficiente per fondare e mantenere degnamente una famiglia e per garantirne il futuro. Deve corrispondere alle effettive necessità, cioè al numero delle persone a carico per tutto il tempo che esse non siano in grado di assumersi degnamente la responsabilità della propria vita (LE, n. 19). Il salario deve essere dunque sufficiente a mantenere l’operaio e la sua famiglia. Se il lavoratore costretto dalle necessità o per timore del peggio accetta patti più duri perché imposti dal datore di lavoro, è chiaro che subisce una violenza contro la quale la giustizia protesta. (CA, n. 8-n. 15; Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2428). Il lavoro è la condizione per rendere possibile la fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza che in via normale l’uomo acquista mediante il lavoro. Qui entrano in gioco due aspetti del lavoro: quello che consente la vita e il mantenimento della famiglia e quello mediante il quale si realizzano gli scopi della famiglia stessa, sopratutto l’educazione. La famiglia è al tempo stesso una comunità resa possibile dal lavoro e la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo (LE, n. 10). Sostegno alla disoccupazione e responsabilità di chi lo riceve La dottrina sociale insegna che tra i diritti connessi al lavoro c’è il sostegno da parte dello Stato nel caso di perdita del lavoro; indica altresì che il sussidio ricevuto deve essere ricambiato operando a favore della società. Ai fini del lavoro lo Stato deve concorrere indi- rettamente, secondo il principio di sussidiarietà, creando le condizioni favorevoli ad una abbondante opportunità di lavoro; deve concorrere direttamente secondo il principio di solidarietà ponendo a difesa del più debole alcuni limiti all’autonomia delle parti che decidono le condizioni di lavoro e assicurando in ogni caso un minimo vitale al lavoratore disoccupato (CA, n. 15). L’obbligo delle prestazioni in favore dei disoccupati, il dovere di corrispondere le convenienti sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie è un dovere che scaturisce dal principio fondamentale dell’ordine morale in questo campo cioè dal principio dell’uso comune dei beni o parlando in un altro modo ancora più semplice dal diritto alla vita ed alla sussistenza. (LE, n. 18) Coloro che contano di più, disponendo di una porzione più grande dei beni e di servizi comuni, si sentano responsabili dei più deboli. Costoro, nella stessa linea di solidarietà, non adottino un atteggiamento puramente passivo o distruttivo del tessuto sociale ma, pur rivendicando i loro legittimi diritti, facciano quanto loro spetta per il bene di tutti (Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis, n. 39). Il monito a fare quanto spetta per il bene di tutti indica l’atteggiamento da assumere se si riceve il sussidio di disoccupazione: la disponibilità a fare qualcosa a vantaggio della società costituisce una via per contraccambiare quello che si è ricevuto. Al contrario dell’atteggiamento statalista che vieta il lavoro a chi recepisce il sussidio, il Magistero della Chiesa indica che l’assunzione di responsabilità si deve manifestare nel contraccambiare facendo qualcosa per la società. Proposta di revisione dell’incompatibilità tra lavori saltuari e sussidi di mobilità Chi riceve un sussidio deve dunque fare quanto può a vantaggio della società; sulla base di questo monito si formula una proposta di superamento del divieto di svolgere attività lavorativa. È noto che i tentativi di imporre a chi riceve i sussidi un’assunzione di responsabilità sono finora sostanzialmente falliti2: la proposta di lavori cosiddetti socialmente utili è spesso percepita come soluzione umiliante specie se viene rivolta alla disoccupazione intellettuale. Affinché l’indicazione alla responsabilità sia perseguita con successo, la proposta di lavoro va stimolata e resa vantaggiosa, piuttosto che imposta. Allora, per stimolare la responsabilizzazione, si può concedere di esercitare l’attività autonoma, pretendendo in cambio che si offra parte della attività lavorativa a istituzioni locali o a corpi intermedi, gratuitamente, a titolo compensativo del sussidio ricevuto. Chi rifiuta è soggetto a controlli più accurati e, nel caso di infrazioni, a pene più severe. L’attività prestata in forma gratuita sarà consona a quella esercitata in forma autonoma, cosicché non verranno proposte attività dequalificanti e le Amministrazioni pubbliche si avvantaggeranno di professionalità consolidate. Ne beneficiano i servizi di manutenzione per i quali, nella P.A, le risorse sono precarie; ne beneficiano i Call Center, sempre in carenza di organico, i servizi di progettazione per via della grande quantità di tecnici in cassa integrazione, ne beneficiano le scuole, che possono avviare servizi di tutor, doposcuola gratuito ecc. sia con professionalità provenienti dal mondo delle aziende, sia con insegnanti precari a cui non viene rinnovato il lavoro. L’Amministrazione Centrale dovrà definire una nuova normativa, stabilendo il volume d’affari entro cui il lavoro esercitato in forma autonoma non rappresenta un arricchimento incompatibile con il trattamento di disoccupazione; dovrà definire un regime fiscale agevolato, che favorisca l’emersione; dovrà stabilire le condizioni e le modalità attraverso cui le Amministrazioni locali potranno usufruire delle professionalità che si dichiarano disponibili. La soluzione non prevede costi aggiuntivi per lo Stato, anzi il fisco ne beneficia poiché l’emersione del lavoro nero consente la parziale copertura dei sussidi erogati. Ad esempio se la compatibilità fosse estesa al “regime fiscale dei minimi”, con volume d’affari di 25.000 euro ed un reddito di circa 18.000 euro, lo Stato otterrebbe un versamento di imposta di 3.600 euro quasi la metà del sussidio erogato dall’INPS3. La proposta può essere sintetizzata nei seguenti cinque punti: 1 ) La percezione dei sussidi di mobilità è incompatibile con qualsiasi attività autonoma che produca arricchimento inappropriato, è compatibile con attività finalizzate alla integrazione del sussidio ricevuto; 2) l’attività autonoma è autorizzata fino ad un volume d’affari massimo che non può superare una soglia (da stabilirsi in funzione dei carichi familiari); 3) se l’iscritto alle liste di mobilità dichiara la disponibilità a prestare gratuitamente la propria opera per una PA (o per un ente di Stato, un’azienda di servizi pubblici, un corpo intermedio), il tetto massimo del volume d’affari può essere innalzato in proporzione alla quantità (o al valore) della attività resa alla PA, fino ad un tetto da stabilirsi. In tal caso l’opera svolta in qualità di lavoro autonomo è soggetta al regime fiscale dei minimi; 4) se l’iscritto alle liste di mobilità si dichiara disponibile a prestare attività in forma gratuita, ma non viene impegnato da alcuna Amministrazione, è comunque soggetto al regime fiscale dei minimi con l’impegno ad espletare l’attività, non appena venga fatta richiesta da una PA; se l’attività non viene espletata entro 5 anni, l’iscritto sarà tenuto al rimborso della differenza tra il normale regime fiscale ed il regime dei minimi; 5) ogni forma di attività autonoma che non risponda ai criteri così definiti è da considerarsi fonte di arricchimento inappropriato, è punita con la cancellazione dalla lista di mobilità, con la restituzione dei sussidi ricevuti, la perdita dei benefici previdenziali e con una ammenda (da definirsi in misura rilevante). Il successo di questa operazione si misurerà con l’entità dell’ emersione del lavoro nero, con l’entità di nuove entrate fiscali, con l’entità dei risparmi conseguiti dalle Amministrazioni Pubbliche. Dipenderà quindi dall’equilibrio con cui l’amministrazione centrale definirà i limiti entro i quali il lavoro effettuato potrà ancora essere definito saltuario, dall’entità del prelievo fiscale, dall’entità del lavoro da offrirsi gratuitamente alla Pubblica Amministrazione, e dipenderà anche dai necessari inasprimenti costrittivi indirizzati verso coloro che strumentalizzeranno la direttiva. Il limite di fatturato e l’entità della tassazione dovranno necessariamente tenere conto dei carichi familiari, per rispondere innanzitutto ad un corretto criterio di equità e così facendo adempiendo ai criteri di centralità della famiglia cui si richiama la dottrina sociale. È una proposta che risponde appieno al modello di governance proposto dall’attuale ministro del Lavoro, on. Sacconi: garantisce la sostenibilità finanziaria, attribuisce al livello centrale i compiti di regia, affida alle istituzioni locali ed ai corpi intermedi, secondo i principi di sussidiarietà, l’erogazione dei servizi in funzione di standard qualitativi e livelli essenziali delle prestazioni. L’Amministrazione Centrale è dunque chiamata ad esercitare con grande equilibrio, il proprio ruolo normativo avendo come obiettivo il contemporaneo perseguimento dell’efficienza, della giustizia sociale e del bene comune. Note 1 Le considerazioni riportate costituiscono una rielaborazione sintetica dei testi cui si fa riferimento 2 La Vita Buona nella Società attiva. Libro Verde sul futuro del modello sociale, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Welfare to Work, quesito n. 4, pag. 9, “Cosa impedisce l’operatività della basilare regola di responsabilità, prevista dalla Riforma Biagi che vuole sanzionato con la decadenza dal beneficio o dalla indennità il percettore del trattamento che rifiuti una occasione congrua di lavoro?”. 3 In media nel 2008 l’assegno annuo ammontava a 9.049 euro, quindi inferiore ai 1.000 euro al mese. Il dato è tratto da un’anticipazione del “Rapporto annuale dell’Inps”, presentato il 18 marzo 2009. http://www. tgcom.mediaset.it/tgfin/articoli/articolo443433.shtml Attualità 6 Si tirano le somme per il dopo Africa N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile Dalla parte del Santo Padre C Benedetto XVI in Africa S i sono spenti i riflettori sul viaggio del Papa in Africa, adesso si tirano le somme, lo ha fatto il cardinale Bagnasco lamentandosi per le critiche tanto astiose e pesanti come raramente se ne erano ascoltate, rivolte al romano Pontefice. Il sospetto di una regìa, o quanto meno di un tacito ordine d’attacco ha sfiorato più d’uno. Tanto che Avvenire ha parlato di “attacchi concentrici” in cui “la volgarità non è più un tabù, è anzi un must”. Più esplicito è stato Pier Ferdinando Casini, che dietro quelle bordate a palle incatenate ci aveva visto “la manina della massoneria internazionale”. Anche il direttore di Avvenire Dino Boffo, in un’intervista al Foglio, accennava al complotto, a proposito del caso Englaro: “una cupola di indole massonica, che ha messo in campo una solidarietà formidabile, cementata in modo trasversale, capace di superare qualsiasi appartenenza politica, di categoria, di professione”. Il caso Engla- I ro, quello che per qualcuno rappresenta una “Porta Pia” bioetica. Un piccolo segnale che ultimamente nelle gerarchie cattoliche, se non una sindrome da complotto, si sta facendo strada la consapevolezza di essere nel mirino di molti e potenti nemici. Sulla questione del preservativo e dell’Aids, Benedetto XVI non ha fatto altro che essere fedele al pensiero e al magistero dei suoi predecessori, lo ha fatto con rigore morale. In Africa Benedetto XVI ha parlato di tanti e gravi problemi. Ma tutto è stato ridotto ad una battuta, usata per attaccarlo personalmente, in modo volgare, insistito. Impedendo, di fatto, al Papa di far sentire le sue parole. Per il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, si è voluto togliere l’attenzione da quelle cento pagine pesantissime dell’‘Istrumentum laboris’ per il Sinodo dell’Africa, un documento chiave, frutto di vent’anni di lavoro della chiesa, che dà giudizi duri su fatti e istituzioni. I giornali africani ne Le lobby dei preservativi politici che nei giorni scorsi hanno criticato il papa per le parole pronunciate in Africa sul preservativo, sono degli emeriti somari, o sono al soldo di interessi occulti? Perché nonostante molteplici istituti scientifici, ultimo in ordine di tempo il centro Harvard per gli Studi su Popolazione Sviluppo, abbiano accertato che il virus dell’Hiv può trasmettersi anche se il preservativo è usato correttamente, i governi non divulgano tali dati? Forse per non mettere in pericolo il business di certe lobby a cui sono legati a doppio filo? La verità è che una propaganda interessata a cui non mancano ingenti mezzi economici, è riuscita, non solo a spacciare una menzogna per verità, ma pure a screditare l’unica voce controcorrente: la Chiesa Cattolica. Le accuse mosse sono sempre le stes- se: Chiesa oscurantista, retrograda, senz’anima e crudele. Insomma, un refrain già sentito fin dell’era dei lumi. Il dato sconosciuto che la Chiesa e gli ambienti scientifici seri cercano di divulgare, è che il virus dell’Aids è infinitamente più piccolo degli spermatozoi (0,1 micron), e che perciò non presenta difficoltà alcuna a passare attraverso il profilattico che appare al microscopio come un insieme di crateri e di pori del diametro medio di 5 micron. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus. Perché continuare a negare che la peste del secolo si può fermare soltanto con la fedeltà, e non un colabrodo al silicone? Siamo uomini o animali? Gianni Toffali hanno parlato come di un testo fondamentale. Invece in occidente si parla solo del condom…”. Ma chi avrebbe interesse ad una manovra simile? “Non certo la massoneria, o una Spectre, non sono un complottista. Sono invece realista - afferma Introvigne - il Papa è andato in Africa, un continente che la chiesa ritiene centrale, con un documento in cui finiscono sotto accusa per le loro scelte politiche e per i loro affari l’Onu, la Ue, molte istituzioni internazionali nonché molti governi e anche parecchie multinazionali. C’è molta gente che preferisce che non si parli di questo - insiste Introvigne - E il modo migliore è attaccare il Papa spostando il discorso”. E’ una battaglia inedita “Le lobby gay, omosessuali, abortiste ci sono sempre state e attaccheranno sempre: Wojtyla non fu trattato meglio di Ratzinger. E neppure Montini. La novità di oggi è che la chiesa, su molti fronti, dice cose importanti e che danno fastidio a molti. Se fosse irrilevante, nessuno se ne occuperebbe. Il Papa sotto attacco non è un segno di debolezza, è il contrario”. L’Istrumentum Laboris, col sottotitolo: La Chiesa in Africa al servizio della Riconciliazione della Giustizia e della Accoglienza, sono 100 pagine intense che ho letto, dedicate ai problemi dell’Africa e sono tanti, dalla fame, alla mancanza d’acqua, alle guerre tribali, le forme di schiavitù e tanto altro. Ma di chi è la colpa di questa crisi endemica del continente africano? Nel 1962 l’agronomo francese René Dumont, in un libro destinato a far discutere, L’Afrique noire est mal partie(“L’Africa nera è partita male”) criticava l’indipendenza dal dominio coloniale europeo, accolta con entusiasmo, come una nuova era per l’Africa. Invece alle vecchie amministrazioni an- on una mossa a sorpresa, Benedetto XVI con tanta umiltà e allo stesso tempo con molta determinazione, è stato costretto a scrivere una decina di giorni fa una lunga, inusuale e durissima lettera, quasi come un normale giornalista, per spiegare personalmente all’episcopato cattolico la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani che ha suscitato non poche polemiche. Un intervento, che ha come obiettivo dichiarato quello di “contribuire alla pace nella chiesa”. Infatti la lettera è rivolta soprattutto ai cattolici e Benedetto XVI si lamenta del comportamento dei “suoi”, non degli altri. “I nemici hanno studiato gli stessi suoi libri, agitano il vangelo. Attaccano il Papa, non il teologo Joseph Ratzinger: se fosse così, lui sorriderebbe, perchè ci ha fatto il callo, in cinquant’anni le ha date e le ha prese”. (Renato Farina, Il Papa è solo. Mettiamoci al suo fianco! Libero del 13/03/2009). Ma Benedetto XVI, è profondamente amareggiato: “Oggi tra i cattolici ci si morde e ci si divora come ai tempi di Paolo”. Con la scusa delle deliranti dichiarazioni del Vescovo Lefevriano Williamson sugli ebrei, si è orchestrata una campagna mediatica, rivolta a incrinare l’immagine del Papa. Una campagna che vede protagonisti i soliti laicisti “mangiapreti”, ma soprattutto i cattolici progressisti che non gli perdo- nano di aver accolto nella chiesa gli ex seguaci di Mons. Lefèvre. Infatti in questi mesi si è diffusa nell’opinione pubblica e nel mondo cattolico l’immagine falsata e artefatta di un Papa che ha lo sguardo tutto rivolto al passato e mosso unicamente da una ferrea volontà conservatrice. Nella Chiesa esiste un fronte culturale anti Benedetto XVI “una sorta di pensiero dominante che si nutre di luoghi comuni ormai in voga da decenni e che venera anch’esso i suoi totem ideologici” (Gianteo Bordero, 12.3.09 Ragionpolitica.it). Il Papa usa parole ancora più precise: “A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo”. Con queste lettere è sembrato quasi che Benedetto XVI abbia chiesto il sostegno e l’aiuto del popolo, affermano in tanti e fra questi lo storico Marco Invernizzi da Radio Maria. Ma a giudicare dal successo travolgente che il Pontefice continua a mietere da tutte le parti del mondo non dovrebbero esserci dubbi: la gente è con lui! davano sostituendosi le dittature deliranti. Nel 1986, Jacques Giri, consulente francese della cooperazione internazionale allo sviluppo, illustrava in un saggio, venti anni di fallimenti sotto le apparenze di uno sviluppo economico in realtà mancato. Infine nel 1991una giovane studiosa camerunense, Axelle Kabou, nel suo “E se l’Africa rifiutasse lo sviluppo”, spiegava i fattori culturali che impediscono agli africani di sconfiggere la povertà. Per aver detto queste cose Kabou è stata accusata di tradire le proprie origini e di essersi venduta all’imperialismo occidentale. A 40 anni dalle indipendenze, l’Africa conferma le previsioni più negative. “Quasi tutte gli Stati africani si collocano al fondo dell’indice dello Sviluppo Umano pubblicato ogni anno dallo United Nations Development Program. Oltre ai conflitti, alle carestie, alla pessima situazione sanitaria, e all’aids, a creare una situazione così disperata, ha contribuito il fallimento economico. La colpa ricade, esclusivamente sulle leadership che si sono avvicendate alla guida degli Stati africani dopo le indipendenze. Questi ne hanno approfittato per appropriarsi delle risorse nazionali e poi disporne, come fossero proprietà personali, per conservare il po- tere e soddisfare ambizioni di status sfrenate. Risultato: un saccheggio di ricchezze di portata quasi inimmaginabile. Quello politico é l’altro fallimento: gli eroi delle guerre d’indipendenza avevano la fiducia dei loro popoli e la solidarietà internazionale promettendo democrazia e rispetto dei diritti umani. Conquistato il potere, si può dire che nessuno abbia veramente mantenuto fede agli impegni presi e la maggior parte dei loro successori hanno fatto altrettanto. Il risultato è che in Africa le istituzioni politiche spesso non sono altro che simulacri di democrazia, spesso dittature feroci e quasi sempre incapaci e irresponsabili. Inoltre si affiancano le istituzioni tribali che limitano la libertà personale, infliggendo violenze fisiche e morali, generando discriminazioni: matrimoni imposti e precoci, prezzo della sposa, mutilazioni genitali femminili, classi d’età. Oggi in Africa la semplice applicazione della frase di San Paolo: “ogni creatura è bene”, può costare la vita, come è successo alla missionaria laica Annalena Tonelli, uno dei tanti martiri cristiani, assassinata cinque anni fa, il 5 ottobre 2003. “E’ stata uccisa perché curava tutti”, aveva commentato il vescovo di Gibuti. Alessandro Pagano Domenico Bonvegna Domenico Bonvegna INSERTO Corriere Letterario N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile A cura di Antonio D’Ettoris Fascisti in democrazia Voci della destra italiana nel dopoguerra Marco Bertoncini D opo decenni di ostracismo politico, personale e culturale, la storia della destra politica nel dopoguerra viene finalmente studiata alla luce non dei pregiudizi, bensì dei documenti. Ecco quindi emergere l’affresco di una molteplicità di personaggi e di gruppi, di libri e di riviste, animati sovente da visioni diverse, perfino contrapposte. Si comprende così come una vivacità politica, e anche culturale, animasse quel mondo, con dimensioni e profondità che a molti oggi giungono inattese Fascisti in democrazia è un bell’esempio di voci presenti nella destra italiana subito dopo la guerra, fino agli anni Cinquanta avanzati. Ne è autore Giuseppe Pardini, contemporaneista dell’ateneo molisano, al quale si debbono apprezzate ricerche su singoli personaggi (Farinacci, Malaparte), su peculiari aspetti del fascismo (l’Ovra, la censura), su territori specifici (la Rsi a Lucca). Il volume esce nella “Biblioteca di Nuova Storia Contemporanea”, diretta da Francesco Perfetti per Le Lettere (pp. 194, € 18). Il libro studia le strade percorse da alcuni gruppi post fascisti in continuità o in distacco ideale col sistema politico fascista. Intorno ad alcuni settimanali – l’autore ne esamina tre: La Rivolta Ideale, Asso di bastoni e Brancaleone – si enuclearono modi diversi d’intendere il passato e di affrontare il presente. Si scontrarono così posizioni che volevano rimanere rigorosamente neofasciste, e anzi rivendicavano una sorta di purezza ideale da continuare senza curarsi delle contingenze politiche (Asso di bastoni), e altre che intendevano stemperare il passato fascista, guardando all’edificazione del presente e dell’avvenire e quindi cercando alleati (La Rivolta Ideale). Su un piano diverso stava chi (Brancaleone) si proponeva di rompere col nostalgismo, considerando chiuso il passato, anche se lo rivendicava per molteplici aspetti, rievocandone in particolare i momenti militari. Pardini, alla luce anche di documenti inediti, approfondisce l’attività svolta da organizzazioni ancora poco conosciute, come il Fronte dell’italiano e l’Alleanza tricolore italiana, che svolsero un ruolo in alcuni rilevanti momenti nell’Italia del dopoguerra. A lui abbiamo posto alcune domande. A volte sembra di poter leggere in chiave contemporanea episodi del passato. Potremmo, ad esempio, asserire che le proposte politiche sostenute dal gruppo de La Rivolta Ideale anticipassero la linea di An o addirittura del Pdl? Bruno Brigo, Giuseppe Capano Prevenire il cancro a tavola Tecniche Nuove pp. 118 €. 8,90 Indubbiamente, è proprio così. Nel rileggere certi articoli e nel ripercorrere certe vicende di anni ormai così distanti (si tratta del 1948…), si rimane colpiti dalla lucida visione, soprattutto in ottica futura, che alcuni uomini di questa componente “ex-nostalgica” avevano e della situazione politica italiana e della destra nazionale nel suo complesso. Occorreva superare lo stesso post-fascismo: questi uomini, insomma, non si consideravano neo-fascisti, né avrebbero voluto parlare di Msi come partito neofascista, ma volevano superare gli stretti confini di un mondo ritenuto irreversibilmente crollato, e tutto questo pur senza mai sganciarsi dal loro bagaglio culturale, ideologico e affettivo, tipico – senza alcun dubbio – di un movimento propriamente di destra, finalizzato a vivificare quel che di attuale poteva essere salvato e impiantato in un nuovo sistema liberal-democratico, quale quello italiano del secondo dopoguerra. Gli uomini dell’Asso di bastoni, invece, rimasero agganciati ad una visione scarsamente pragmatica, mirando all’ortodossia e quindi collocandosi contro quelli che erano visti come scismatici, eretici o perfino apostati. Sempre in una lettura odierna, possiamo vederli come i gruppuscoli a destra di An? Dieci regole per ridurre il tumore: meno calorie; consumo di verdura e frutta; preferenza per i cibi a basso indice glicemico; riduzione dei grassi di origine animale; assunzione degli omega 3; moderato consumo di bevande alcoliche; niente fumo; praticare un’attività fisica moderata; mantenimento del peso forma; controllo medico periodico. Il pitagorismo ha svolto una funzione fondamenKitty Ferguson tale nel Cinquecento e nel Seicento, fornendo La musica di Pitagora strumenti e stimoli a Copernico, Galileo e soLonganesi prattutto Keplero, imbevuto di idee pitagoriche, pp. 416 €. 19,60 come attestano il suo uso cosmologico dei poliedri pitagorici e il costante studio della musica delle sfere. In questo libro Kitty Ferguson restituisce ora nuova vita a uno dei più misteriosi sapienti dell’antichità, che i suoi discepoli chiamavano “il divino”. Edward Said Post-orientalismo Meltemi pp. 297 €. 25,00 Questa raccolta propone, da un lato, alcuni dei saggi più significativi del percorso intellettuale di Edward Said: “Teoria in viaggio”, “Altre considerazioni sull’orientalismo”, “Teoria in viaggio: una rilettura”;dall’altro, alcuni fra gli studi più importanti e incisivi firmati da Gyan Prakash, Aijaz Ahmad, Lata Mani e Ruth Frankenberg - sulle grandi questioni teoriche, politiche ed epistemologiche aperte dal suo lavoro più noto: “Orientalismo”. Richard Templar “Le regole per i genitori” sono una serie di principi Le regole per i genitori e comportamenti preziosi per muoversi tra le sfide tipiche del rapporto genitori-figli con tenacia, buonVallardi senso e rispetto. Perché l’amore non basta. pp. 253 €. 13,00 Il prof. Giuseppe Pardini Beh, direi di no, perché gli “Amici di Asso”, e tanti altri come loro, erano comunque pienamente nel solco del retaggio politico del neofascismo della Rsi, di cui avrebbero continuato per lunghi anni ancora a considerarsi cittadini e combattenti nel vero senso della parola, rifiutando la contaminazione col sistema repubblicano e liberal-democratico. Loro erano nemici di quel sistema ed erano fuori dal sistema. Brancaleone aiutò non poco la Dc, recandole un apporto di decine e decine di migliaia di voti, sottratti al Msi. Con molta fatica, i democristiani ricambiarono l’aiuto approvando, a metà degli anni Cinquanta, leggi in favore dei mutilati della Rsi o degli ex della Milizia; ma dal Suo libro risulta che pubblicamente non si compromisero mai, nemmeno con semplici presenze fisiche. E’ vero; la Dc, almeno nei primi anni, dovette molto a quei gruppi fiancheggiatori dello Scudocrociato raccolti attorno a Brancaleone, e che volevano spostare i nostalgici e gli ex fascisti verso De Gasperi: Michelini sosteneva che quei gruppi avessero sottratto al Msi almeno 200 mila voti. Certo, la Dc si adoperò molto per alcune delle ragioni Marco Marzano Cattolicesimo magico Bompiani pp. 187 €. 9,50 7 sociali e civili di alcune categorie di ex fascisti, ma non si spinse mai a “riconoscere” il ruolo, nel sistema politico, degli scrittori e degli uomini raccolti intorno al settimanale diretto da Attilio Crepas. E ciò, al contrario di quanto fece il Pci nei confronti di altri uomini, i cosiddetti “fascisti rossi”, che erano gruppetti estremamente minuscoli e privi di peso specifico paragonabile a quello dei “fascisti bianchi”. Negli anni Quaranta e Cinquanta più volte apparvero momenti in cui poteva sembrare possibile l’unificazione delle sparse membra costituenti il vasto mondo di anticomunisti non diccì. Pur essendo i partiti che li rappresentavano quasi sempre d’accordo sul presente, si scannavano ogni volta che guardavano il passato. Ci sono voluti decenni, fino al crollo della Dc, per unire questi elettori. La questione istituzionale pesava ancora, e a lungo avrebbe pesato. Il Msi è sempre stato un partito di attivisti, e gli attivisti guardavano quasi sempre più al passato, che al futuro. Di qui la sconfitta di un gruppo dirigente, più illuminato e realista dei puri e dei “nostalgici”, impossibilitato a realizzare una politica di ampio respiro e finalizzata a rompere l’isolamento. I veri nemici degli uomini che sostenevano la necessità e l’opportunità della “grande destra” stavano, invero, troppo spesso proprio all’interno del Msi. C’era un equivoco di fondo nella Fiamma tricolore, che se da un lato ha consentito di salvare la “memoria”, dall’altro ha altresì causato la nascita del “ghetto”. E le contorsioni ideologiche e i repentini cambiamenti, se non sono maturati con un’elaborazione profonda e critica del passato, non hanno e non possono mai avere la gamba lunga. Il libro è il racconto autobiografico del viaggio all’interno di un cattolicesimo spesso invisibile al resto della pubblica opinione. Per compiere l’indagine, l’autore si è per lungo tempo mescolato ai fedeli, osservandoli durante i loro riti, entrando nelle loro case, intervistandoli per ore, accompagnandoli nei lunghi pellegrinaggi verso i “luoghi santi” di Medjugorje o in singolari “ritiri spirituali” carismatici. Nell’Italia di oggi, presa nella morsa di una Franco Marcoaldi crisi globale, il libro di Marcoaldi trasporta il Viaggio al centro della lettore in quel tessuto di nervature sotterranee provincia in cui si stringono assieme uomini e terriEinaudi torio, tempo e spazio, opere e credenze: le pp. XIII-182 €. 16,00 fondamenta stesse in cui crescono le comunità. E ci offre un personale contributo a quel “racconto nazionale” di cui l’Italia ha bisogno per ricomporre lo specchio rotto della sua identità. Raffaello Uboldi La presa del potere di Benito Mussolini Mondadori pp. 302 €. 19,00 Narrando in forma di diario, giorno per giorno, ora per ora, i fatti più importanti dell’ottobre del 1922, Raffaello Uboldi illustra le ragioni note e segrete, le paure e le speranze, il coraggio e le viltà dei protagonisti della marcia su Roma. Un libro che mostra come un colpo di stato, destinato al più clamoroso fallimento, abbia invece avuto successo e come si siano mossi i principali artefici degli eventi che aprirono le porte del potere all’uomo avrebbe imposto all’Italia venti anni di dittatura. Con stile ironico e avvincente, il dottor Trout offre un campionario di piacevoli e divertenti aneddoti che tratteggiano un ritratto della commedia e della tragedia, delle difficoltà e delle ricompense che caratterizzano la vita di chi ama e guarisce gli animali. Nick Trout Qua la zampa dottore! De Agostini pp. 332 €. 16,00 LIBRI DA LEGGERE 8 Neil Levy Neuroetica Apogeo pp. VI-345 €. 18,00 L’autore, mettendo in luce le implicazioni degli studi empirici sulle basi neurologiche del senso morale e dell’utilizzo delle neurotecnologie sulle teorie etiche esistenti ci conduce nell’esplorazione di noi stessi e della nostra mente. LIBRI INSERTO è LEGGERE Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris Ultimo banchetto a Trezza E ’ stato presentato Domenica 1 marzo , nel salone grande dell’Oratorio parrocchiale di Acitrezza, il nuovo libro di don Salvatore Coco “Ultimo banchetto a Trezza”. A presentare l’ultima fatica letteraria di don Salvatore, edita dalla casa Bonanno di Acireale, è stato Umberto D’Arrò, già apprezzato giornalista e vice direttore dell’Ansa, autore, scrittore e componente della Consulta nazionale filatelica, originario di Calatabiano e da molti anni trezzoto d’adozione. Ad intervenire, davanti ad una platea numerosa e calorosa, sono stati il Vescovo di Acireale monsignor Pio Vittorio Vigo, il Vice presidente della Provincia regionale di Catania ed assessore alle Politiche culturali Nello Catalano, ed il parroco don Giovanni Mammino. Presenti in sala anche il Vice Sindaco del Comune di Acicastello Marisa Ferlito con l’Assessore comunale Salvatore Mirabella, il Consigliere provinciale Enzo D’Agata, il Vicario episcopale monsignor Salvatore Di Bella, ed il canonico Salvatore Pappalardo che ha curato la prefazione del volume. Nel suo intervento il dottor D’Arrò ha voluto soffermarsi sulle peculiarità del borgo marinaro di Trezza, e sulla veridicità dei passaggi storici che sono documentati all’interno del libro ed intrecciati con le vicende di vita, gli usi ed i costumi della comunità trezzota tra la metà del ‘600 ed il 1960. Don Salvatore Coco, invece, ha voluto porre l’accento sul filo conduttore che lega i racconti del libro, ovvero il banchetto, che allude al godimento dei frutti al termine di una stagione, che sono vari ed abbondanti sono se le sfide di ogni epoca sono state affrontate con serietà. Il termine “ultimo” indica proprio il risultato conclusivo di una stagione, però già riesce a richiamare la preparazione per il periodo che segue. “Ultimo banchetto a Trezza”, come ha dichiarato don Salvatore, diventa dunque la metafora di un percorso che conduce ad una autentica solidarietà e ad una riscoperta del nostro vivere in questo paese e della propria identità, con tanti compagni di viaggio. Infine, il Vice presidente della Provincia Nello Catalano ha C annunciato che in questi giorni darà disposizioni, agli uffici dell’assessorato alle Politiche culturali, di provvedere all’acquisto di N Secondo la filosofia ambientalista ci sono troppe persone sulla Terra; queste persone utilizzano un modello di sviluppo che consuma troppe risorse; e il frutto di questo consumo è un sempre maggiore inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo. In realtà il XX secolo è stato il secolo della salute e della longevità. Mai il genere umano è vissuto così a lungo e meglio di oggi. Benjamin Stora La guerra d’Algeria Il Mulino pp. 164 €. 11,50 Primo novembre 1954: ad Algeri scoppia un’insurrezione contro il dominio francese. Prende avvio una delle maggiori guerre di decolonizzazione, otto anni di conflitto sanguinoso che termineranno nel 1962 con l’indipendenza dell’Algeria. Questa informata sintesi riesce a dire l’essenziale di ciò che occorre sapere sulla guerra d’Algeria. cento volumi da destinare alle biblioteche di proprietà dell’ente. La serata si è poi conclusa con la vendita del libro, il cui ricavato è stato destinato al completamento per le opere di ristrutturazione dell’Oratorio parrocchiale. Fiabe da ascoltare onostante la crisi economica che segna il mercato editoriale con una importante flessione, il fenomeno degli audiolibri è in costante crescita. Il mercato europeo in questo settore indica nel 2008 un saldo positivo del 20% (BBC Audiobooks). “Il successo degli audiolibri – dichiara Roberto Besana, Direttore generale di Istituto Geografico De Agostini – è dovuto al fatto che il supporto digitale non è proposto mai come fruizione alternativa dell’opera letteraria, e in sostituzione della lettura, ma come momento complementare ad essa. Questo è vero soprattutto per audiolibri pensati per i bambini tra i 4 e i 7 anni. Recenti studi di pediatri americani confermano che l’ascolto di audiolibri, affiancato alla lettura, rafforza e incrementa le capacità di apprendimento del bambino. Infatti, dare voce a un autore oppure utilizzare narratori brillanti, arricchisce l’esperienza emotiva e cognitiva, onservali nella tua Riccardo Cascioli, Antonio Gaspari I padroni del pianeta Piemme pp. 205 €. 13,50 CULTURA mentre l’uso di effetti sonori e musiche di accompagnamento stimola l’immaginazione”. Per questo la Casa editrice novarese, che ha sempre mostrato molta attenzione al valore educativo delle proprie produzioni editoriali soprattutto rivolte ai più piccoli, dal 2008 ha deciso di lanciare sul mercato la nuova collana per bambini “Audiolibri – Leggi e ascolta”, che a oggi ha già raggiunto 5 titoli a catalogo e ha venduto più di 20.000 di copie. Fiabe da ridere, Fiabe del mare, Fiabe del bosco sono i titoli già in libreria e in questi giorni sono in uscita Fate Principi e Principesse e Favole e rime della fattoria. Ogni audiolibro raccoglie tante storie originali, divertenti e coinvolgenti interpretate da narratori esperti e dalle voci più note del doppiaggio italiano. Il packaging è colorato e accattivante: ogni confezione contiene il cd audio in ecolbox (un materiale in cartone, privo di elementi in plastica, quindi interamente riciclabile) e un libretto illustrato. B Giulio Ercolessi L’Europa verso il suicidio? Dedalo pp. 240 €. 16,00 La dimensione europea determina ormai la nostra vita civile non meno di quella nazionale. Solo attraverso una vera unione federale noi europei potremo ancora contare qualcosa nel mondo globale e non essere interamente oggetto di decisioni altrui. Solo così anche l’Italia, per quanto pessimamente governata, potrà forse sfuggire alla bancarotta civile ed economica. Dennis Mercury I maestri dell’inganno Vallardi pp. 253 € 16,50 “I maestri dell’inganno” è un viaggio nel mondo degli impostori, dove il crimine s’intreccia con l’arte e la menzogna è più forte della verità. Questo libro si addentra nella realtà della falsificazione attraverso le storie dei suoi protagonisti - cioè i principali creatori di copie, imitazioni e invenzioni fasulle - che sono riusciti a ingannare specialisti, critici, collezionisti, musei, mondo scientifico, università, e anche ingenui acquirenti. N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile R. Sala, G. Massariello Marzagora Radio Colonia Utet pp. 256 €. 21,00 Il libro racconta l’esperienza degli italiani in Germania tramite la voce degli stessi protagonisti: presenta, infatti, una selezione delle lettere inviate negli anni Sessanta e Settanta a Radio Colonia, una trasmissione in lingua italiana diffusa dagli enti radiofonici tedeschi, nell’ambito dei programmi per gli immigrati stranieri. La vita nelle baracche, la separazione dalle famiglie, le continue discriminazioni, il rapporto difficile con la politica e le istituzioni sono soltanto alcuni degli aspetti che emergono dalla raccolta. Le lettere rappresentano una preziosa testimonianza oltre che del vivere quotidiano nell’emigrazione, anche del rapporto con la scrittura da parte di persone per le quali la lingua madre era rappresentata dal dialetto e che non avevano ancora instaurato un rapporto di confidenza e di consuetudine con la lingua nazionale. Nei saggi che accompagnano le lettere, si affronta una doppia riflessione, storico-sociale da un lato, socio-linguistica dall’altro, attraverso una panoramica storica che tratteggia la storia dell’emigrazione italiana in Germania e delle trasmissioni radio in lingua straniera. Silvia Salvatici Senza casa e senza paese Il Mulino pp. 349 €. 25,00 La fine del secondo conflitto mondiale lascia sullo scenario europeo, segnato dai lutti e dalle distruzioni, una moltitudine di persone che nel corso della guerra sono state deportate o hanno dovuto abbandonare il proprio paese. Nella sola Germania occidentale sono circa sette milioni. Frutto di un’approfondita ricerca, il volume riporta alla luce questa storia largamente dimenticata. L’autrice espone in primo luogo le politiche adottate dagli Alleati per risolvere la questione delle “displaced persons”, dai primi piani di rimpatrio ai successivi programmi di emigrazione nei paesi occidentali. Ricostruisce poi la quotidianità dei campi di raccolta, attraverso le storie di uomini, donne e bambini che hanno alle spalle l’esperienza della deportazione o della fuga, vivono la precarietà del presente e devono confrontarsi con le incertezze del futuro. iblioteca Jean Andreau, Raymond Descat Gli schiavi nel mondo greco e romano Il Mulino pp. 243 €. 19,00 Gli autori illustrano che cosa significava essere schiavi, come lo si diventava, e sulla base delle testimonianze antiche stimano la consistenza del fenomeno nel corso delle varie epoche e nelle diverse regioni. Raccontano poi la funzione e il peso degli schiavi nei diversi settori della vita economica, la loro presenza nell’organizzazione della vita familiare e nelle città, analizzando anche come si potesse uscire dallo stato di schiavitù. Virgilio Bernardoni Verso Bohème Olschki pp. X-276 €. 32,00 La bohème di Giacomo Puccini nacque da un processo assai eleborato di gestazione del libretto, che comportò redazioni plurime dei testi e varie fasi di selezione e assemblaggio delle parti che lo compongono. Gli archivi di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica conservano una parte cospicua degli abbozzi e dei materiali prodotti allo scopo. Di essi si compie per la prima volta un’edizione integrale e si considera la storia alla luce della librettistica coeva. A cura di Marco Ariani La metafora in Dante Olschki pp. VI-286 €. 25,00 Le varie epifanie della luce e dei fenomeni naturali, l’uso di immagini domestiche per ardue ascensioni visionarie, le metafore belliche come stazioni della drammaturgia oltremondana, sono dettate nella Commedia da uno stupefacente esercizio di invenzione metaforica che non ha eguali nella tradizione letteraria italiana. Questo volume illustra quindi le meraviglie della metafora in Dante. Ong Thong Hoeung Ho creduto nei Khmer rossi Guerini e Associati pp. 235 € 20,00 Nell’aprile del 1975 i Khmer rossi presero il potere a Phnom Penh. Per Ong Thong Hoeueng, studente cambogiano emigrato in Francia, si trattò di una svolta attesa a lungo, nella convinzione che il cambiamento politico avrebbe aperto un’era di pace e prosperità in una nazione a lungo sotto il dominio coloniale. Il ritorno in patria e la speranza di trovare un paese liberato, si trasformarono presto in un incubo. INSERTO N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile 9 Romanzando Successi x Ernest Miller Hemingway (1899-1961) Pupi Avati Gli amici del bar margherita Garzanti pp. 143 €. 12,60 Bologna, 1954. Il Bar Margherita, sotto i portici di via Saragozza, è frequentato dai campioni della città: campioni nel biliardo, nel poker, nella briscola, nella conquista delle donne, nelle gare di boogie, nelle bevute, nel guidare spericolatamente ma, soprattutto, nell’investire gran parte del tempo negli scherzi da riservare agli amici. Tutto sembra andare per il meglio finché non accade l’irreparabile: il fidanzamento dell’ingenuo Bep con la navigata Beatrice… Elle Newmark L’apprendista di Venezia Longanesi pp. 380 €. 18,60 Venezia, Anno Domini 1498: un giovane ladruncolo ruba una melagrana al mercato di Rialto. Amato Ferrero, lo chef del doge, lo coglie in fallo ed è conquistato dall’eleganza del gesto: il furto di una melagrana, non di “pane muffito con cui riempirsi la bocca senza pensare”. Per questo, invece di denunciarlo, decide di prenderlo con sé come apprendista…. August Strindberg Le sale gotiche Utet pp. 367 €. 15,00 “Le Sale Gotiche” è il nome di un locale di Stoccolma, quello stesso, radicalmente ristrutturato, che in precedenza era denominato La Sala Rossa e nel quale era ambientato l’omonimo romanzo sociale e satirico scritto da Strindberg 25 anni prima. La stessa ambientazione (rimodernata) fa da palcoscenico agli stessi personaggi, quantomeno a quelli sopravvissuti. E inizia una sorta di “come eravamo” che coinvolge in uno spietato raffronto persone e situazioni sociali e politiche… Jack London John Barleycorn Utet pp. 320 €. 21,00 Allegrissima, tragica e disperatamente vitale autobiografia alcolica di Jack London. La riscrittura in chiave etilistica di “Martin Eden”. A bordo della sua Razzle Dazzle il giovane re dei razziatori di ostriche attracca nei saloon dell’angiporto di Oakland per bere e offrire da bere dimostrando la propria resistenza e generosità per essere accettato in quella consorteria di “veri uomini”… Clive Staples Lewis (1898-1963) Romanzi d’Amore Chiara Gamberale Una passione sinistra Bompiani pp. 106 €. 9,50 La vita di Nina e Bernardo è ispirata da grandi ideali di sinistra, quella di Giulio e Simonetta da principi concreti di destra. Due coppie, insomma, con aspirazioni diverse ed esistenze fra loro apparentemente inconciliabili: ma uno scherzo del destino le fa incontrare e rivela loro una sotterranea possibilità di contatto... Complice la Grande Storia, quella delle vicende politiche e sociali di un’Italia in piena fase di transizione… Carolly Erickson L’ultima moglie di Enrico VIII Mondadori pp. 358 €. 19,00 Catherine Parr ha soltanto sette anni quando il suo destino incrocia per la prima volta quello di Enrico VIII, il re d’Inghilterra divenuto celebre per aver incarnato lo spirito dell’assolutismo e aver rotto con la Chiesa di Roma. Bionda e con gli occhi azzurri, Cat - come tutti la chiamano - proviene da una famiglia della piccola nobiltà al seguito della regina Caterina d’Aragona. I due si incontrano durante un torneo che vede in gara il re d’Inghilterra e quello di Francia, al quale Cat viene portata dalla famiglia con lo scopo di trovarle un marito… Leonardo Vittorio Arena Il lago incantato Piemme pp. 143 €. 12,00 È attraverso l’amore che si impara ad apprezzare la vita e a dare il meglio di se stessi. In un mondo dominato dall’ossessione dell’efficienza e della prestazione, la strada per raggiungere l’amore autentico coincide con il “coraggio dei sentimenti”. Il coraggio di abbandonarsi a essi per riuscire a esprimerli senza paura e a viverli in pienezza. Da questo - secondo le antiche tradizioni orientali - dipende la vera felicità… Patrizia Varetto Cuori imperfetti Mondadori pp. 307 €. 18,00 Carla ha quarant’anni e occhi profondi che sanno scrutare nell’intimo chi ha di fronte, ma si fermano smarriti sui lineamenti acerbi di Alessandro, suo figlio, alle prese con una difficile adolescenza. Carla ha anche un lavoro che ama - fa il medico omeopata -, un compagno che forse ama un po’ meno, un ex marito scostante, e infine una madre... che non è sua madre. Sì, perché quando Carla aveva quattro anni la sua mamma “vera” si è innamorata di un altro e ha abbandonato per sempre lei e suo padre… Utet Narrativa Heinrich Mann Il suddito Utet pp. 530 €. 18,00 Un romanzo profetico (il nazismo è lì, in trasparenza) che delinea con crudo e grottesco sarcasmo il ritratto del perfetto suddito tedesco. Il protagonista, Diederich Essling, viene seguito a partire dall’infanzia segnata dalle prussiane frustate del padre fino al trionfo politico e sociale. Tutte le tappe della sua “maturazione” sono delineate e scandite con ritmica ferocia… Karel Capek La guerra delle salamandre Utet pp. XII-354 €. 15,00 Un geniale apologo pieno di spirito e amara ironia significativamente scritto nel 1936: in una baia dei mari del Sud viene scoperta una strana e mite “salamandra” antropomorfa. I primi esemplari vengono usati nella pesca delle perle o portati in giro nei circhi. Poi si scopre che le salamandre imparano a parlare facilmente e si comincia a usarle come manodopera (alquanto schiavizzata) per complesse lavorazioni subacquee e iniziano agevoli tentativi di “civilizzarle”… Jan Neruda I racconti di mala strana Utet pp. 400 €. 19,00 Malá Strana è il più fascinoso, e oggi anche il più turistico… e il più magico quartiere della magica Praga. Chiese barocche, viuzze selciate, palazzi nobiliari e casette sghembe. Un conglomerato animato da artigiani e burocrati, bottegai e artisti, zitelle e mendicanti, ragazzacci e musicisti che si incontrano e si scontrano inanellando vorticosi giri di valzer… José Eustasio Rivera La voragine Utet pp. 380 €. 20,50 È la confessione che apre magnificamente La voragine. Chi la enuncia è Arturo Cova, il protagonista e la voce narrante. Il romanzo inizia con la sua fuga da Bogotà assieme ad Alicia che ha sedotto. Fuori dallo spazio urbano lo attende la foresta amazzonica, popolata di avventurieri e caucheros e di straordinarie e carnali figure femminili… Shoko Tendo Il drago nel cuore Garzanti pp. 199 €. 17,60 Shoko Tendo lo rivendica fin dall’inizio: è la figlia di un boss della yakuza, la potentissima organizzazione mafiosa giapponese. Ma è prima di tutto una ragazza orgogliosa e ribelle, assetata di libertà, che rifiuta ogni forma di costrizione. Non può naturalmente restare estranea ai modelli di vita che la circondano e reagisce d’istinto alle discriminazioni e alle violenze che lei stessa subisce: a casa, a scuola, nelle risse tra gang giovanili, in riformatorio... Jean-Luc Nancy M’ama non m’ama Utet pp. 92 €. 7,00 “Io ti amo, noi ci amiamo, non ti amo più, amiamoci l’un l’altro”. L’infinita coniugazione del verbo amare racchiude in sé tutte le storie degli uomini. Che significa amare? Cosa ha da dirci la Filosofia, l’amica della saggezza? In un’epoca in cui si moltiplicano le “ricette” per farsi amare di più, che cosa può darci la riflessione di un filosofo? Uno dei più grandi filosofi viventi ci consegna una breve riflessione che vuole parlare a tutti dell’amore. Georges Courteline I mezzemaniche Utet pp. 176 €. 13,00 Una satira feroce ed esilarante, un capolavoro della letteratura comica. Forte di una sua giovanile esperienza sul campo, Courteline fa muovere i suoi mezzemaniche in uno scenario da teatro dell’assurdo. Impigliati dentro il ministero, si aggirano e parlano, con evidenza e assurdità d’ogni genere, tipi umani che vivono “oltre quel luogo e quel tempo”… Charles Robert Maturin Melmoth l’errante Utet pp. 750 €. 22,00 Il capolavoro del romanzo “nero”. Uno dei migliori “horror” inglesi dell’inizio dell’Ottocento. Melmoth ha fatto un patto col diavolo per ottenere il prolungamento della vita. E se riuscirà a trovare chi condivida la sua sorte eviterà la dannazione. Il patto risale al XVII secolo e generazione per generazione, Melmoth ottiene solo rifiuti: anche il prigioniero di un manicomio, anche una vittima dell’Inquisizione, nessuno accetta il suo patto… Religione 10 La gioia del perdono Inga Conti N el presente volume Annal i s a G i u l i a n i n i a ff r o n t a u n tema di scottante attualità, quello del perdono giacché spesso una fetta della società subisce violenze, abusi di ogni genere e ingiustizie. Per di più si tende a d i ff o n d e r e u n m a l e s s e r e g e n e r a l e perché viene a mancare una maggiore comprensione tra individui. Quando una persona non comprende l’altra, tra le due non c’è armonia e pace. Se una delle due non sopporta l’idea di trovarsi a vivere in simili circostanze, comincia ad accusare l’altro perché l o r i t i e n e r e s p o n s a b i l e d i a v e rg l i creato tale disagio. Accusa dunque non perdona. Saper perdonare n o n è u n ’ a b i l i t à i n n a t a . Ta l e c a pacità l’individuo comincia ad acquisirla nei primi anni di vita se non è affetto da particolari patologie. Tra quelle non si dimentichi il disturbo della personalità proprio dei soggetti borderlaine essi non sono in grado di percepire l’altro, la realtà che li circonda in modo obiettivo. Osservano l’ambiente mantenendo sempre una differenziazione tra l’immagine di sé e l’altro. Sono incapaci di perdonare giacché il perdono è un atto complesso, un processo che, si basa sull’integrazione di aspetti positivi con quelli negativi dell’offensore. A questo proposito Annalisa Giulianini invita i lettori a riflettere sul concetto di perdono inteso proprio come un processo che coinvolge la persona su un piano cognitivo, emotivo e comportamentale. Mette a confronto il concetto stesso del perdono con quelli del ricordo, della riconciliazione e della giusti- Alfredo Battisti Sulle tracce del Risorto Paoline pp. 120 €. 9,00 L’autore, con la sua esperienza e saggezza, risponde a domande quali: la risurrezione di Cristo è un fatto storico? Gesù ha parlato solo in passato o vuol parlare anche oggi? Come ascoltare lo Spirito Santo che vuol parlare nella nostra storia? Che cosa dice la risurrezione di Cristo rispetto al mistero della morte?Testo di meditazione semplice ed essenziale, ricco di citazioni bibliche, di autori famosi e del magistero. Via Crucis con Sant’Agostino Ancora pp. 32 €. 3,00 Uno degli aforismi più celebri di sant’Agostino esprime il senso della morte in Croce di Gesù come dono d’amore senza misura e, per questo, messaggio forte di speranza per i fedeli di oggi. In questa Via Crucis i commenti alle stazioni tradizionali sono attinti dagli scritti di sant’Agostino. La ricchezza spirituale e teologica delle lunghe meditazioni agostiniane riportate in ogni stazione ne fanno un sussidio particolarmente indicato per le comunità più preparate e per la preghiera personale. zia. Ricorda tutti gli studi che sono stati compiuti; per lo meno i più significativi: quelli che si basano su un approccio evolutivo-cognitivo, su uno di tipo processuale op pure su di uno che dà più rilievo ai fattore psico-sociali. Dopo aver analizzato nei dettagli il concetto di perdono nella seconda parte del volume l’autrice inizia a prendere in esame l’uomo religioso perché cerca di comprendere quale valore il perdono ha per lui. Oggett, quindi, di studio è il cristiano in riferimento a Dio, suo modello,suo unico creatore. Ogni buon cristia no sente sempre il bisogno di sta bilire un dialogo costruttivo con Dio. La Giulianini rileva come il tipo di relazione che si instaura tra credente-Dio possa influire sulla capaità di perdonare. Si presenta la figura di un Dio misericordioso, pieno di pietà che raramente si arrabbia. È sempre vicino all’uomo in qualsiasi momento della vita in quanto Dio è il padre di tutti gli uomini. Ama tutti senza fare alcuna discriminazione e in modo incondizionato. Perdona le loro colpe, le loro trasgressioni e i loro peccati. L’uomo cristiano dovrebbe imitarlo. Non sempre riesce. La Giulianini ricorda quali difficoltà incontra nel concedere il perdono a se stesso, gli altri e nel riceverlo. Il buon fedele è colui che non reagisce mai in modo vendicativo nei confronti del responsabile dell’offesa. È, quindi, sempre propenso a perdonare l’altro. Il libro La Capacità di perdonare Annalisa Giulianini Paoline pp. 160 €. 9,50 I L Per ogni enunciato del “Credo”, un racconto, tanti spunti per la meditazione e una preghiera. I fondamenti della fede vengono così “passati” ai bambini in modo chiaro e comprensibile, consentendo una catechesi coinvolgente e attiva. Il libretto è illustrato con simpatici disegni. Da una casa editrice specializzata in libri per bambini un volumetto denso di spiritualità. Disegni di Franca Vitali La mia piccola grande Bibbia Elledici pp. 112 €. 2,50 Questo piccolo grande libro raccoglie, con sapienza teologica e pedagogica, il cuore di tutta la Bibbia, i temi più importanti e le storie più belle. Lo stile è semplice ed essenziale, e presenta il messaggio biblico in modo comprensibile ai bambini. Sono pagine da leggere da soli o in gruppo, da raccontare e vivere, da portare con sé per illuminare il cammino della vita di tutti i giorni. Il libro è illustrato da vivaci disegni. Riflettiamo con i Libri Si sono seduti tutti su comode poltrone l’autrice, Giovannino, Don Camillo e… Peppone. Hanno gustato strozzapreti e spongata di Brescello e poi stracotti, stufatini… non è mancato il culatello. Fra i ricordi della Bassa e di Lambrusco un bicchierino hanno scritto un ricettario che è proprio un gioiellino. E per voi, lettori buongustai, qualcosa in più: abbinamenti con vini, ristoranti scelti e ottimi menu. Luisa Vassallo La cucina di don Camillo Ancora pp. 208 €. 16,00 In queste pagine si presentano brevi schede esplicative Giulio Meazzini per conoscere i nuovi media e non averne paura, ma La famiglia e i nuovi soprattutto si propone lo sviluppo di una cultura e di una media coscienza etica all’altezza delle sfide del futuro, perché Città Nuova la scienza aiuti la nascita e la cresita di un’umanità libera e solidale. pp. 178 €. 12,00 A. Ascione, G. Ruggiero Abbiamo vinto insieme Messaggero pp. 150 €. 8,00 Mai come in questo caso è vero che la guarigione è stata il frutto di un’alleanza medico-paziente. Giovanni Ruggiero, giornalista di Avvenire, e Antonio Ascione, epatologo, hanno raccontato insieme l’avventura della malattia, del trapianto di fegato e della “vittoria”. Lo hanno fatto in un libro intenso e commovente. Kris ha trentuno anni quando le viene diagnostiKris Carr cato un cancro. Ha imparato su di sé quanto sia Ho il cancro, vado a importante affrontare la malattia con il giusto comprarmi un rossetto spirito, fin dal primo momento. Alcuni dei suoi Piemme consigli sono “crazy”, cioè controcorrente, altri pp. 291 €. 16,50 ispirati al più sano buon senso, altri ancora perfino “sexy”, tutti servono per vivere nel modo migliore possibile un momento difficile, travolgente. Il testo La pedagogia del quotidiano è una bella risposta a questa ricerca, al tentativo di passare dall’emergenza alla progettualità educativa, ed è basato sulla vita concreta di un educatore, Gianfranco La Rosa, che ha tessuto la sua esistenza di trame educative, di pazienza, di dialoghi, di speranze, di compagnia quotidiana, di azioni e riflessioni, di concretezza e di orizzonti ampi. G. Monaco, M. Pappalardo La pedagogia del quotidiano Effatà pp. 80 €. 7,50 Cinquanta brevi argomenti su cui riflettere e sorridere, come ad esempio amore, tradimenti, ma anche, perdono, riconoscenza, attenzione al quotidiano, dolore, gioia... scritti con fluidità di pensiero e divertita auto-ironia. Sono presenti anche alcuni luoghi comuni. ibri dello Anna Peiretti, Bruno Ferrero Il credo raccontato ai bambini Elledici pp. 47 €. 4,00 N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile S pirito Raniero Cantalamessa Il potere della croce II Ancora pp. 128 €. 12,00 Per sapere chi siamo occorre tornare sempre alla croce di Cristo. La contemplazione del Crocifisso ha segnato la fede, la vita e la pietà del popolo cristiano. Le riflessioni proposte in questo secondo volume sono i commenti alla lettura della Passione, tenuti nella Basilica di San Pietro durante la liturgia del Venerdì Santo, dal 1999 al 2008, a cavallo dei due pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Stefano Trombatore Il tesoro nel campo Ignazio Spatola, contadino di Dio Città Nuova pp. 152 €. 12,00 Nato in una famiglia benestante, figlio di un ricco proprietario terriero, Ignazio eredita dal padre l’azienda agricola che dirige giovanissimo con autorità. Nel 1957 partecipa a Fiera di Primiero in Trentino ad una Mariapoli, un convegno di più giorni del Movimento dei Focolari. Qui incontra la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. È la scoperta di Dio Amore. Lucio Lanza Per stare bene insieme Paoline pp. 136 €. 8,00 Francesco Bianchini Lettera ai Galati Città Nuova pp. 168 €. 15,00 Quella ai Galati è, da sempre, una delle lettere paoline più rilevanti, ed ha provocato un vivo interesse nel corso dei secoli. Paolo, come in nessun’altra delle sue lettere, si esprime qui con toni forti e decisi, così da stupire ancora oggi l’ascoltatore moderno. È un documento pieno di vita, definito “la magna charta della libertà cristiana” oppure “la verità dell’evangelo”. Zaira Zuffetti Le mani di Maria Ancora pp. 176 €. 29,50 In questo prezioso volume, ricco di illustrazioni, le mani della Vergine ci “parlano” dai dipinti in cui compaiono, dal Beato Angelico a Caravaggio, da Giotto a Mantegna, da Raffaello a Tiziano. Più di venti capolavori della storia dell’arte, riletti con sensibilità e competenza, narrano la vita di Maria attraverso la storia delle sue mani. Cultura N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile ß 11 Il maestro della musica del papa Intervista con Monsignor Giuseppe Liberto, direttore della “Cappella Musicale Sistina” Mons. Giuseppe Liberto nella “cantoria” della celeberrima “Cappella Sistina” Renzo Allegri S ono milioni le persone nel mondo che, durante le principali solennità religiose, seguono, attraverso la televisione e la radio, le celebrazioni del Papa nella basilica di San Pietro. E sono milioni, quindi, le persone che ascoltano e apprezzano i canti che accompagnano quelle cerimonie, eseguiti dal coro più antico che si conosca, la “Cappella Sistina”. Il nome, mitico, richiama subito alla mente quella particolare chiesa all’interno del Vaticano, dove, da secoli, i Cardinali si radunano per nominare un nuovo Papa. E anche i capolavori pittorici che ne impreziosiscono le pareti, opere immortali di Botticelli, Signorelli, Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio e, soprattutto, gli affreschi di Michelangelo, in particolare il Giudizio Universale. Ma in quella cappella è anche cresciuta la “Schola Cantorum” del Papa, quel coro che da secoli esegue tutte le parti musicali nelle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Un complesso artistico unico e prestigiosissimo. E per conoscerlo da vicino abbiamo incontrato il direttore, monsignor Giuseppe Liberto, siciliano, maestro di musica di alto valore, che da 12 anni è alla guida della Schola cantorum del Papa. «Si chiama “Cappella Sistina” in onore di Papa Sisto IV della Rovere, che, subito dopo la sua elezione a Pontefice, nel 1471, se ne occupò personalmente organizzandola in modo sistematico», dice monsignor Giuseppe Liberto. «Il nome completo è “Cappella Musicale Pontificia Sistina”. Esisteva già molto prima di Sisto IV. Si hanno notizie che risalgono alla fine del sesto secolo, sotto Papa Gregorio Magno, il compilatore del canto gregoriano. Ma fu Sisto IV a darle organicità e una sede stabile. Subito dopo la sua elezione, Papa Della Rovere fece costruire, all’interno dei Palazzi Vaticani, una cappella, riservata alle celebrazioni liturgiche papali. E stabilì che le parti musicali delle celebrazioni fossero eseguite sempre e solo dalla stessa “Schola cantorum” che prese il nome dal fondatore: “Cappella Sistina”». Sessantacinque anni, laureato in filosofia e teologia, diplomato in composizione, Monsignor Giuseppe Liberto è nato con la musica nel sangue e fin da giovane ha offerto a Dio questo suo grande talento artistico usandolo come mezzo di evangelizzazione. Subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, fu nominato direttore della “Schola cantorum” della Cattedrale di Monreale in Sicilia, la sua diocesi, dove si affermò non solo come “direttore musicale”, ma anche come compositore e, nel 1997, Giovanni Paolo II lo volle in Vaticano, assegnandogli il compito di Maestro Direttore della “Cappella Musicale Pontificia Sistina”. Incarico eccezionale. Giuseppe Liberto saliva sul podio che per un secolo era stato occupato da due celeberrimi Maestri: Lorenzo Perosi, dal 1898 al 1956, e Domenico Bartolucci dal 1956 al 1997. Ognuno dei due, essendo anche straordinari compositori, ha lasciato un’eredità compositiva di prestigio e ora quel prestigio grava sulle spalle di monsignor Liberto. «L’incarico comporta realmente una grande responsabilità», dice il maestro. «Non solo perché la musica eseguita dalla “Cappella Sistina” raggiunge oggi, grazie alla radio, alla televisione, ai CD, ai DVD, ecc., un pubblico incalcolabile, ma soprattutto perché il suo compito nei confronti dei credenti è del tutto particolare. La musica della Cappella Sistina non deve mirare solo al risultato artistico, che è certamente doveroso, trattandosi della “Schola cantorum” del “centro” della cristianità, che vanta oltre quindici secoli di tradizione, ma deve soprattutto aiutare chi l’ascolta a vivere e seguire con spirito di fede le celebrazioni liturgiche del Papa, e deve quindi diventare essa stessa preghiera. Un compito che diventa “missione” ». Affabile, sorridente, gentilissimo, monsignor Liberto ci introduce nei Palazzi Vaticani. Passiamo per ampi corridoi, sale enormi piene di luce e affrescate da leggendari maestri della pittura. Incontriamo guardie svizzere, monsignori, vescovi, cardinali e tutti salutano calorosamente il maestro, che risponde con altrettanta cordialità. Conosce tutti. Le sue parole, i suoi gesti, tutto il suo portamento sono armoniosi, “musicali”. Dalla sua persona emana una contagiosa energia positiva e serena. Ci fa entrare nella Cappella Sistina. Ci indica la cantoria, a destra del grande affresco del “Giudizio” di Michelangelo, e dice: «Ecco, là è nato il coro che io ora dirigo. Sisto IV iniziò a celebrare le funzioni liturgiche in questa cappella intorno al 1473 e proprio da lì il coro eseguiva il suo repertorio. Sono quindi oltre cinquecento anni che, quando i Papi celebrano tra queste mura, la musica si sprigiona da quella cantoria». Fa aprire una porticina segreta e attraverso una scaletta ripida e stretta, saliamo nella cantoria. Da lassù si domina l’intera Cappella Sistina. Si vedono i capolavori dei grandi maestri da una prospettiva unica. Le pareti che delimitano la cantoria brulicano di firme lasciate lungo i secoli. «Sono quelle dei cantori», spiega monsignor Liberto. «Sapevano di far parte della storia e hanno voluto lasciare un loro segno. Decifrando quei nomi, si potrebbero trovare sorprese incredibili. Per esempio, uno dei cantori della “Cappella Sistina” nel 1500 si chiamava Pier Luigi da Palestrina: proprio lui, il più grande polifonista, autore di capolavori che ancora eseguiamo e stupiscono il mondo. Ma anche altri celebri musicisti di quel tempo furono cantori della “Cappella Sistina”. Per esempio, Luca Marenzio (1553-1599), madrigalista; Cristobal Morales, (1500-1553), il più importante compositore spagnolo di musica vocale della prima metà del Cinquecento; Costanzo Festa (1490-1545); Josquin de Prez (1455-1521), il più famoso compositore della scuola franco-fiamminga e Gregorio Allegri, un presbitero romano, buon musicista, vissuto a Roma dal 1582 al 1652, autore di un “Miserere” a nove voci, divenuto leggendario. Talmente famoso, quel “Miserere”, che il Papa aveva comminato la scomunica a chi ne avesse diffuso lo spartito fuori dal Vaticano. Veniva eseguito dalla Cappella Sistina in San Pietro durante i riti della Settimana Santa, e suscitava emozioni fortissime. Non solo per la musica, che è abbastanza semplice, ma anche per il luogo dell’esecuzione, il tipo di liturgia in cui era inserito, con il Papa e i cardinali prostrati a terra; le candele e le torce che venivano spente una ad una fino a lasciare la Basilica al buio totale, come quel buio che era calato su Gerusalemme alla morte di Gesù. Quel canto, eseguito con straordinaria maestria, alternando piani e forti, rallentati, accelerazioni improvvise e filati che sembrano lamenti, diventava indimenticabile. Del resto, provoca ancora grandi emozioni, e lo dimostrano le numerose incisioni che sono in commercio e che hanno un buon mercato. «Nel Cinquecento, nel Seicento, nel Settecento, molti personaggi illustri raggiungevano Roma per assistere in San Pietro alle cerimonie della Settimana Santa, celebrate dal papa, e per ascoltare il famoso “Miserere” dell’Allegri, che veniva eseguito il mercoledì e il venerdì santo. A questa consuetudine è legato un episodio molto significativo che riguarda il giovane Wolfgang Amadeus Mozart». «Nel 1770, anche Mozart arrivò a Roma, accompagnato da suo padre Leopold. Mozart aveva soltanto 14 anni, ma il suo genio musicale era già noto in tutta Europa. Ascoltò il canto del “Miserere” il mercoledì santo e ne riportò una impressione enorme. Rientrato in albergo, trascrisse a memoria quanto aveva udito. Tornò in San Pietro il venerdì e, dopo questo secondo ascolto, perfezionò quanto aveva scritto. Aveva portato fuori dai Palazzi Vaticani lo spartito di quel “Miserere” e per questo avrebbe dovuto incorrere nella scomunica. Ma si racconta che il Papa, informato di quanto era accaduto, invece di scomunicare il giovane Mozart volle premiarlo con una prestigiosa onorificenza pontificia». Di quanti cantori è composta attualmente la “Cappella Musicale Pontificia Sistina”? «Circa 55: venti cantori adulti, che sono dei professionisti, dipendenti vaticani, e circa 35 ragazzi, i Mons. Giuseppe Liberto durante le prove con i “Pueri cantores” Mons. Giuseppe Liberto, mentre si reca al lavoro, attraversa la Sala Regia che precede la Cappella Sistina ß “Pueri cantores”, che costituiscono la sezione di voci bianche. L’origine dei “Pueri cantores” del Coro della Cappella Sistina risale al sesto secolo. Poi, soprattutto nel Rinascimento, erano stati sostituiti dai cantanti evirati, ma Lorenzo Perosi, all’inizio del Novecento, riprese la consuetudine antica. I “Pueri Cantores” non erano però membri a tutti gli effetti della Cappella, venivano utilizzati all’occorrenza. Solo nel 1956 Domenico Bartolucci, li inglobò come cantori fissi». L’attività della Cappella Musicale Sistina si esaurisce nel partecipare alle celebrazioni liturgiche del Papa? «No, abbiamo anche una intensa attività concertistica in Italia e all’estero. Negli ultimi dieci anni abbiamo effettuato tournée in Giappone, Ungheria, Malta, Spagna, Croazia, Albania, Germania, Montenegro, e moltissimi concerti a Roma e in varie città italiane». Lei è anche compositore. «Il direttore della Cappella Sistina ha anche il compito di comporre le musiche per le varie celebrazioni. Come era in passato. Si riprendono musiche del repertorio antico, ma spesso vengono scritte appositamente. È un lavoro delicatissimo. Come ho già detto, non si tratta di comporre musiche per un concerto o per uno spettacolo. Queste musiche nascono per la liturgia e, nell’esecuzione, vengono conglobate all’azione liturgica e diventano preghiera della Chiesa. In genere, per tradizione, questo genere di musica viene chiamato “musica sacra”. Io amo riservare quell’espressione alla musica che ha un contenuto “genericamente” religioso. Mentre, per la musica finalizzata alla liturgia, preferisco usare l’espressione “musica santa”. «Comporre “musica santa” richiede certamente professionalità, ma soprattutto consapevolezza di essere al servizio dell’azione orante della Chiesa che celebra il Mistero pasquale di Cristo. La musica deve aiutare a pregare le persone di oggi. Bisogna quindi trovare il linguaggio giusto, che sia vivo e non arcaico. «Un ottimo suggerimento per seguire questa strada, l’ho avuto anche dal Santo Padre Benedetto XVI, che è un grande intenditore di musica. Ogni anno offriamo al Papa, qui nella Cappella Sistina, un concerto natalizio. Si tratta di un incontro tra il Pontefice e i componenti della sua Cappella Musicale. Al termine del concerto, il Papa ci rivolge sempre un discorso molto affettuoso. Un anno fa ho inserito nel programma anche due canti natalizi tradizionali: Tu scendi dalle stelle e Astro del ciel, da me armonizzati in una forma un po’ moderna. Al termine del concerto, il Papa mi ha fatto i complimenti. Quasi scusandomi, gli ho detto che, nel complesso dei vari brani classici, avevo voluto inserire anche quei due canti popolari. “Bene, la musica viene da lì, dal popolo”, disse il Papa. “Però”, aggiunsi “li ho armonizzati in forma forse un po’ troppo moderna”. E lui: “No, no, va bene così. Bisogna guardare avanti, esprimersi con un linguaggio adatto al tempo in cui viviamo”, indicandomi, con queste sue parole, la giusta regola che deve osservare chi compone “musica santa” oggi”». 12 Cultura Alla riscoperta dei grandi d’ogni tempo che hanno I San Francesco in meditazione olio su tela cm 123x 92,5 Roma, chiesa di San Pietro a Carpineto in deposito presso la Galleria Nazionale d’Arte antica N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile saputo rendere visibile ciò che non si vedeva A CARAVAGGIO Caravaggio l’antiaccademico, Caravaggio che non mistifica, che non nasconde il suo essere concretamente uno del popolo, calato nella veracità del suo tempo, entusiasta della cristianità dei primordi ispirata ai dettami della povertà e della semplicità. nvito all’ Natività con i santi Lorenzo e Francesco olio su tela cm 268 x 197 rte Inaugurata la mostra Costanti del classico nell’arte del XX e XXI secolo Adriana Ginammi Crisafulli C atania - Palazzo Valle, capolavoro catanese del Vaccarini, rinato dopo uno splendido restauro durato quattro anni, è diventato per la volontà del proprietario Alfo Puglisi Cosentino la sede della Fondazione che porta il suo nome, destinata a diventare un punto di riferimento internazionale nella promozione dell’arte, in particolare dell’arte contemporanea. Per Catania una svolta importante che colma una lacuna e apre la città a molte iniziative culturali: mostre, seminari, convegni, attività di studi e di ricerca ed altri eventi che saranno, col Barocco, un polo di attrazione per i turisti che visiteranno la città. Una grande mostra “Costanti del classico nell’arte del XX e XXI secolo”, per l’importanza e il numero delle opere, più di settanta, ha inaugurato l’attività della Fondazione. La rassegna si avvale della direzione artistica di Bruno Corà e di un prestigioso comitato scientifico composto da Franca Falletti, Rudi Fuchs, Marie Laure Bernadac, Gillo Dorfles, Manolo BorjaVillel. Attraverso il maestoso portone che da R Villa Landolina Via Vittorio Emanuele immette nel cortile del Palazzo le istallazioni permanenti di due artisti contemporanei, Giovanni Anselmo e Jannins Kounellis, accolgono i visitatori. Da quel primo impatto cominciamo a riflettere su come riconoscere il classico in un’opera d’arte contemporanea? L’interessante percorso della mostra non segue un ordine cronologico pone a confronto opere di artisti di varie generalità e generazioni, tutte di alto livello, prestate da musei, collezionisti e gallerie d’arte. L’osservatore può esercitare uno sguardo critico sui capolavori esposti o ammirarne la forma e la bellezza. L’ida che ha ispirato la mostra è, per Bruno Corà ” quella di orientare l’attenzione di ciò che nel tempo si rivela “costante” e che, pure apparendo di volta in volta, diverso, partecipa di una medesima, irrinunciabile essenza”. A questa qualità essenziale va ricondotta la nozione di classico rispetto all’opera d’arte. Nozione che, quindi, secondo il curatore, va riqualificata, dove diventare dinamica, dialettica, in continua trasformazione, definendosi soprattutto per ciò che nel tempo si rivela appunto costante. La mostra è di largo respiro, tra il primo e il secondo piano del palazzo diciotto La collezione Caprai esposta al Museo Napoleonico oma - La mostra “In quelle trine morbide. Merletti dell’Ottocento dalla Collezione Arnaldo Caprai” presenta al Museo Napoleonico una selezione di merletti provenienti dalla collezione Arnaldo Caprai di Foligno, considerata una delle più importanti raccolte tessili europee private. La collezione è costituita da circa 4.500 merletti prodotti tra il XVI e il XIX secolo e racchiude la più ampia rassegna di questa tipologia di prodotto artistico presente in un’unica collezione. La ricchezza delle varietà delle tecniche esecutive e la presenza di manufatti per gli usi più diversi come bordure, colletti, fichu, cappe, mantiglie, ventagli, ombrellini, cuffie, fazzoletti, rendono questa collezione unica nel suo genere. L’esposizione offre una panoramica delle diverse manifatture europee di merletti e della loro diversificata ed elegante produzione in un arco di tempo che copre tutto l’800. Per l’occasione sarà presentata an- Parasole, merletto a fuselli Chantilly Francia, 1875-1900 1945 che la piccola ma preziosa collezione di merletti conservata al Museo Napoleonico, il stocratico, Napoleone rilancerà la manifattura dei cui nucleo più omogeneo è costituito da un gruppo merletti attraverso generosi finanziamenti statali, di venti dentelles appartenuti a Eugenia, moglie di rendendo obbligatorio l’uso di accessori trinati Napoleone III. Tra i pezzi più rilevanti la preziosa nell’abbigliamento di corte. Da questo momento mantiglia di pizzo nero donata all’ex imperatrice in poi regine, imperatrici, principesse orneranno nel 1876 in occasione di un suo viaggio in Spagna. i loro abiti e quelli dei loro figli con morbide triIl secolo d’oro del merletto fu senza dubbio il ne; soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento Seicento; nel secolo successivo Maria Antoniet- quando due sovrane, l’imperatrice Eugenia e la ta aveva determinato con la sua passione per le regina Vittoria, riporteranno all’antico, lussuoso trine, un cambiamento sostanziale nella moda del splendore il merletto. La mostra è promossa dal Comune di Roma, suo tempo, adottando stoffe leggere e di colore chiaro. Dopo la tempesta rivoluzionaria che vide Assessorato alle Politiche Culturali e della Coun “rifiuto” del merletto considerato troppo ari- municazione, Sovraintendenza ai Beni Culturali, sale espongono dipinti, sculture, istallazioni di artisti che vanno dall’inizio del XX secolo, con una bella scultura di Medardo Rosso (1906), ai capolavori dei grandi del Novecento e a molti artisti contemporanei. Anche se i curatori hanno raggruppato alcune opere per una qualità o caratteristiche che condividono in campi ben individuati, noi ci muoviamo trascinati dall’impatto emotivo che molte opere ci procurano. Gli artisti sono tanti, tutti presenti con una sola opera: Giacometti, Degas, Matisse, Mondrian, i fratelli De Chirico; c’è un’opera di Sironi di una forza straordinaria, poi Kandinsky, Malewich, Klee, un grande Fontana e una notevole scultura di Melotti e poi ancora Magritte, interessante e Carla Accardi. C’è una foto di Robert Mapplethorp e (1988) rappresenta un uomo accovacciato: nasconde la testa tirando a se le ginocchia che stringe con forza, in primo piano la rigorosa composizione della figura, la tensione dei muscoli delle gambe e delle mani, la lucidità della pelle non è molto dissimile da una scultura classica, ne ha la stessa forza e bellezza. Notevoli le opere dei contemporanei. “Vesuvio Circle” di Richard Long, uno dei maggiori rappresentanti della Lard Art nata nel 1960 (ricordiamo la grande mostra romana del 1994 a Palazzo delle Esposizioni), le sue sculture nate in luoghi lontani, eseguite con materiali del posto, per lo più in forme geometriche e poi fotografate, trasmettono una forte potenza evocativa, riusciamo a camminare e vedere con lui gli stessi luoghi. In “Microcosmo” opera di Eliseo Mattiacci la spazialità è sentita come tensione interiore che qui si esprime in forma circolare. “ Tel Aviv Man XVII- 2003” di Jaume Piensa è un corpo umano che si libra senza gambe è formato da lettere alfabetiche metalliche, la sua ombra si moltiplica sulle pareti e l’effetto è suggestivo. Fra installazioni “Luce e notte” 2006 di Colombo Mannelli coinvolge il visitatore e fa pensare: in una stanza buia un faro proietta a terra, su un cerchio, una frase desunta da uno scritto di Parmenide sulla ciclicità della vita, mentre si sente il suono della risacca del mare. Altrettanto intrigante l’installazione di Rebecca Horne “Watchyng the Sea” sempre in movimento. Molti ancora i contemporanei: Castellani, Uncini, Lo Savio. Dopo gli anni sessanta Pistoletto, Fabbro, Paolini, Calzolari, Dibb-ets, Parmigiani. Negli anni settanta Ranaldi, Messina, Bassiri, Nunzio, Tirelli. Questa grande rassegna della Fondazione Puglisi Cosentino è solo un inizio, il Presidente ha annunziato per settembre una mostra ad un artista noto per ora top-secret, è un’altra che lancerà un promettente artista siciliano, un’iniziativa che aiuterà i nuovi talenti in campo internazionale. con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura .Il Museo Napoleonico si trova in piazza di Ponte Umberto I, 1a mostra dura fino al 29 marzo 2009 con i seguenti orari: da martedì a domenica dalle 9 alle ore 19 (ingresso fino alle 18.30); 24 e 31 dicembre 9.00-14.00 (ingresso fino alle 13.30); chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio. Biglietto: intero € 5.50; ridotto € 4.00; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30), www.museonapoleonico.it Gianfranco Nitti Progettazione e Realizzazione di Porte, Infissi, Mobili e Arredi in Legno Laboratorio: Via I° Maggio n. 11 - 88060 Marina di Guardavalle (CZ) Info: Laboratorio: 0967-86057 / email: [email protected] Punto vendita ed esposizione: Viale Crotone - Catanzaro Lido / Via Nazionale - Montepaone Lido / Via Nazionale - Guardavalle Marina www.alcaro.it Economia 14 N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile A cura di Gianfranco D’Ettoris Piano casa, un’occasione Affitti e condominio Confedilizia risponde per rilanciare l’affitto Corrado Sforza Fogliani Presidente Confedilizia P ur nell’attesa di conoscere nel dettaglio le norme che saranno varate, le misure di liberalizzazione urbanistica annunciate dal Governo appaiono apprezzabili. Sono un segnale importante, che non potrà non esercitare benefici effetti, soprattutto sul piano psicologico. Una misura perlomeno altrettanto efficace, se non più efficace, sarebbe il rilancio dell’affitto attraverso la tassazione separata dei canoni. Se la locazione di immobili – oggi soffocata dalla fiscalità erariale e locale – tornasse alla redditività, il recupero di tanti immobili oggi inutilizzati perché bisognosi di lavori di ristrutturazione o di rimessa in pristino, sarebbe immediato. Al proposito, la Confedilizia calcola che in Italia vi siano fra i 700 e gli 800 mila immobili inabitabili perché da ristrutturare o da rimettere in pristino, in gran parte situati nei centri storici. Le annunciate disposizioni del Governo in materia di edilizia renderebbero più facile l’utilizzo di questi immobili per i casi in cui i proprietari siano intenzionati ad adibire gli stessi a loro abitazione. Molti di essi potrebbero peraltro anche essere destinati all’affitto a canoni agevolati, vale a dire stabiliti dagli accordi stipulati dalla Confedilizia in tutta Italia con i sindacati degli inquilini, come prevede la legge. Ma perché tali immobili vengano destinati alla locazione, occorre che l’affitto torni ad avere una redditività, ed è per questo che la Confedilizia chiede che la maggioranza – dando attuazione, fra l’altro, ad un preciso punto del suo programma – introduca per i contratti di locazione agevolati una cedolare secca del 18-20%. L’introduzione della cedolare secca per i contratti di locazione agevolati – che, secondo i calcoli dell’Ufficio Studi della Confedilizia, costerebbe all’Erario meno di 200 milioni di euro – contribuirebbe, da un lato, a rilanciare l’affitto e, dall’altro, ad agevolare tutte quelle famiglie che sono alla ricerca di immobili in affitto, magari quale via d’uscita da mutui già in essere ovvero quale alternativa all’accensione di nuovi mutui. Nelle bozze in circolazione del Piano casa, però, c’è una norma che ci preoccupa, quella che prevede l’introduzione del fascicolo del fabbricato, un vecchio arnese inventato dal Governo D’Alema. Il Piano dovrebbe servire a mettere in moto l’edilizia. Il fascicolo, al contrario, metterà in moto solo carte, gravando chi voglia eseguire una nuova costruzione o ricostruire un immobile a seguito di integrale demolizione, di nuove spese. Allo stato, per quanto se ne sa, la formazione del fascicolo sarebbe infatti demandata ai Comuni, ma è facile comprendere che questi scaricheranno allo scopo nuovi adempimenti, e quindi nuove spese, a carico di chi voglia costruire. Addirittura il testo concederebbe ai Comuni la facoltà di provvedere alla formazione del fascicolo e di una scheda tecnica descrittiva anche per i fabbricati esistenti. E si prevederebbe espressamente che in occasione di ogni successivo intervento edilizio eccedente la manutenzione ordinaria, il fascicolo dovrebbe essere aggiornato, “su richiesta del Comune e a cura dei proprietari”, entro sessanta giorni dall’ultimazione dei lavori. Se una norma di tale portata sarà confermata, ci si troverebbe davanti ad un provvedimento contraddittorio in piena regola. Da una parte, si dice di voler sburocratiz- Rob Humphreys Londra Vallardi pp. 347 €. 12,00 Una settimana piena: tutte le notizie pratiche sulle attività, la vita notturna, gli eventi nella zona centrale e in quelli che un tempo erano villaggi separati, da Chiswick a Highgate. Una guida tutta da leggere: dalle collezioni del British Museum ai progetti per le Olimpiadi, la storia, la cultura, l’arte e l’architettura della città. Una guida tutta da consultare: tante pagine e cartine a colori con alloggi, ristoranti, monumenti e musei più un glossario completo con termini ed espressioni utili. R. Blackmore, J. McConnachie Parigi Vallardi pp. 332 €. 12,00 Una guida tutta da leggere: dagli splendidi grattacieli della Défense agli eleganti palazzi storici, la storia, la cultura, l’arte e l’architettura della città. Una guida tutta da consultare: tante pagine e cartine a colori con alloggi, ristoranti, monumenti e musei più un glossario completo con termini ed espressioni utili. Una settimana piena: tutte le notizie pratiche sulle attività, la vita notturna, gli eventi della capitale e le gite fuori città, da Chartres a Versailles, da Giverny a Disneyland Paris. La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti innanzi all’Autorità Giudiziaria. I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200 Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.confedilizia.it www.confedilizia.eu oppure telefonare al numero 06.67.93.489. TRASFORMAZIONE DELLA FINESTRA IN PORTA DI ACCESSO AL CORTILE Un condomino ha trasformato la propria finestra in una porta di accesso al cortile condominiale. Si chiede se ciò sia legittimo. La risposta è affermativa. Secondo la Cassazione, infatti, un intervento del genere non costituisce abuso della cosa comune (sent. n. 1112 del 4.2.’88). zare ed aiutare la ripresa edilizia, e dall’altra si torna a porre, di fatto ed anche formalmente, nuovi obblighi e nuove spese a carico della proprietà. Nella sostanza si fa poi tutto il contrario di quanto hanno in più occasioni stabilito i giudici di ogni ordine e grado, fino al Consiglio di Stato, ripetutamente bocciando il fascicolo in questione. C’è da restare increduli e fino all’ultimo speriamo in un diretto intervento del Presidente del Consiglio che valga a scongiurare un provvedimento iniquo, di cui gli italiani – in un momento in cui si deve puntare sul lavoro produttivo e non sul lavoro buroindotto – non hanno proprio bisogno. U tilità Sian Berry 50 idee per risparmiare acqua ed energia De Agostini pp. 128 9,90 Il libro propone cinquanta idee per: prevenire i cambiamenti climatici e risparmiare denaro; muovere tutti i piccoli passi necessari a ottenere grandi cambiamenti; imparare a rispettare la natura in ogni aspetto della vita. Sian Berry è stata candidata a sindaco di Londra per il partito dei Verdi e fondatrice dell’Alliance Against Urban 4x4 contro i Suv in Città. C. Sforza Fogliani, S. Maglia Codice del condominio negli edifici La Tribuna pp. 1790 €. 43,00 L’opera è aggiornata con: la L. 30 dicembre 2008, n. 210, di conversione, con modificazioni, del D.L 6 novembre 2008, n. 172, di modifica della normativa sugli scarichi in reti fognarie; la L. 18 dicembre 2008, n. 199, di conversione, con modificazioni, del D.L. 20 ottobre 2008, n. 158, recante il nuovo provvedimento “blocco sfratti”; il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di lavoro dei dipendenti da proprietari di fabbricati. COSTITUZIONE DEL SUPERCONDOMINIO Si domanda quali condizioni debbano ricorrere per la costituzione di un supercondominio. Ai fini della costituzione di un supercondominio, non è necessaria né la manifestazione di volontà dell’originario costruttore né quella di tutti i proprietari delle unità immobiliari di ciascun condominio. E’ sufficiente, invece, che “i singoli edifici abbiano, materialmente, in comune alcuni impianti o servizi, ricompresi nell’ambito di applicazione dell’art. 1117 cod. civ. (quali, ad esempio, il viale d’ingresso, l’impianto centrale per il riscaldamento, i locali per la portineria, l’alloggio del portiere) in quanto collegati da un vincolo di accessorietà necessaria a ciascuno degli stabili, spettando, di conseguenza, a ciascuno dei condòmini dei singoli fabbricati la titolarità pro quota su tali parti comuni e l’obbligo di corrispondere gli oneri condominiali relativi alla loro manutenzione” (Cass. sent. n. 2305 del 31.1.’08). RINUNCIA DEL CONDUTTORE AL RINNOVO ALLA PRIMA SCADENZA Si domanda se sia legittima la rinuncia, da parte del conduttore di un immobile ad uso commerciale, al diritto di rinnovazione alla prima scadenza, nel caso in cui tale rinuncia intervenga nel corso della locazione. La giurisprudenza ha precisato che la sanzione di nullità prevista dall’art. 79 della legge n. 392 del 1978 si riferisce alle pattuizioni che preventivamente tendono a limitare i diritti attribuiti al conduttore dalle disposizioni inderogabili di cui alla medesima legge 392/’78 e non esclude, quindi, la facoltà del conduttore di rinunziare a questi diritti dopo che essi sono sorti (in tal senso, Cass. sent. n. 4709 del 29.4.’91). La risposta al quesito è pertanto positiva. CASA DI CURA PER ANZIANI Si domanda se spetti l’indennità di avviamento ad un inquilino che abbia adibito l’immobile commerciale a lui locato a casa di cura per anziani. Al quesito ha risposto la Cassazione che sul punto si è così testualmente espressa: “In tema di indennità per la perdita dell’avviamento commerciale di cui all’art. 34 della legge 27 luglio 1978, n. 392, esclusa, a norma dell’art. 35 della stessa legge, in relazione ai contratti di locazione di immobili nei quali venga esercitata un’attività professionale (avente un contenuto fiduciario, che prescinde dalla ubicazione dei locali nei quali l’attività medesima si svolge), nel caso di gestione di una casa di cura per anziani la sussistenza del diritto alla predetta indennità postula la prevalenza di un’attività organizzativa di natura strettamente imprenditoriale commerciale. Qualora, invece, prevalga un’opera definibile come professionale per la qualità e la quantità del personale impiegato e per il tipo delle prestazioni eseguite, deve escludersi la configurabilità del diritto alla indennità in questione” (sent. n. 4505 del 28.3.’01). A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr C. Sforza Fogliani, S. Maglia Il nuovissimo codice delle locazioni La Tribuna pp. 1668 €. 41,00 L’opera è aggiornata con: la L. 18 dicembre 2008, n. 199, di conversione, con modificazioni, del D.L 20 ottobre 2008, n. 158, recante le nuove norme in materia di blocco degli sfratti; le norme nazionali e regionali in materia di risparmio energetico nei fabbricati, fra le quali segnaliamo: il D.L.vo 19 agosto 2005, n. 192; il D.M. 19 febbraio 2007, n. 1 e la L.R. Liguria 29 maggio 2007, n. 22; la giurisprudenza più recente e significativa Luca Germano Governo e grandi imprese Il Mulino pp. 251 €. 22,50 Prendendo le mosse dalla letteratura sui gruppi di pressione, l’analisi è stata condotta utilizzando un ampio e inedito repertorio di dati sulle politiche di intervento pubblico a favore del “campione nazionale” Fiat. È così delineato il quadro del sostegno governativo all’azienda torinese dagli anni ottanta ad oggi. I legami privilegiati tra la Fiat e lo stato hanno subito una profonda trasformazione con l’accresciuta integrazione dell’economia italiana nel sistema regolativo europeo. Antonio Cianci Eureka De Agostini pp. 223 €. 11,00 Chi ha inventato il lettore Mp3, il tappo della bottiglia, il post-it o il bancomat? Ci sono oggetti, nella nostra vita quotidiana, di cui non sappiamo più fare a meno, talmente indispensabili e comuni da apparire scontati. Sembra che siano sempre esistiti. Eppure anche la più semplice delle idee è balenata per la prima volta nella mente di qualcuno, da qualche parte nel mondo, per risolvere un problema strettamente pratico. Paul Krugman Il ritorno dell’economia della depressione e la crisi del 2008 Garzanti pp. 219 €. 16,00 In questa nuova edizione del Ritorno dell’economia della depressione, ampiamente rivista e aggiornata, Paul Krugman ci fa capire come la “deregulation” e le dinamiche di un sistema finanziario svincolato da ogni controllo abbiano prodotto la peggiore crisi dagli anni Trenta a oggi. E ci illustra le misure che bisogna prendere perché fenomeni del genere non si ripetano. N° 5/2009 - ANNO XVIII - 1 aprile A cura di Maria Grazia D’Ettoris Speciale scuola 15 Leggere che passione! La storia infinita, un libro che aiuta a credere nei sogni I ragazzi della Giovanni XXIII di Crotone entusiasti esprimono le loro opinioni I l giorno 12 marzo, con i miei compagni e la professoressa siamo andati alla biblioteca Pier Giorgio Frassati. Da scuola siamo partiti verso le 8,30 e lì siamo arrivati alle 9,00 appena siamo entrati, la bibliotecaria ci ha fatto sedere, poi ci ha detto il libro che avremmo letto che era “La storia infinita” di Michael Ende. La signora ci ha un po’ raccontato la storia di questo scrittore e poi ha parlato di come era il libro, praticamente si tratta di un libro dentro ad un altro libro. La storia parla di un bambino che si chiamava Bastian che, purtroppo, non ha più la madre e vive solo con il padre, e la sua è una vita molto triste. Bastian va a scuola ma i compagni lo prendono in giro perché sono dei bulli. Una mattina Bastian si ritrova in una libreria, dove c’è un uomo che odia i bambini perché non sanno apprendere le cose belle e i libri. Quest’uomo parla un po’ con Bastian poi a un certo punto, squilla il telefono e lui va a rispondere. Intanto Bastian vede un libro, che per lui era piuttosto interessante, e allora scappa via con il libro in mano, ma con l’intenzione poi di restituirlo. Da qui Bastian incomincia a leggere il libro, che appunto si intitola “La storia infinita”, ed immagina di essere lui nel libro. Questa storia è il racconto di tante avventure, che deve superare Atreyu, il protagonista, insieme a dei suoi piccoli amici come: draghi, tartarughe giganti e tanti altri personaggi fantastici. Dopo che la signora della biblioteca ha letto il testo, ci ha fatto vedere il film e, come sempre, ci ha detto di stare attenti alle differenze. Tra queste ho notato che nel film si parla di Bastian come di un bambino magro, mentre nel libro lui è piuttosto grassottello; un’altra differenza è che nel film lui ed il padre parlano quasi sempre, mentre il libro dice il contrario, poi ho notato altre differenze riguardanti i nomi, e dopo tante chiacchiere siamo usciti e ritornati a scuola. Io credo che questo libro che abbiamo letto in biblioteca, voglia far capire che bisogna credere di più nei sogni ed avere più immaginazione e fantasia. Sono molto contenta di questa bella esperienza vissuta quest’anno, mi è servita per trascorrere tre belle giornate sempre utili dal punto di vista didattico ma anche piacevoli, perché trascorse con i miei compagni di classe. Mi ha insegnato ad apprezzare di più la lettura e a guardare con meno superficialità e più attenzione le varie scene di un film esprimendo il mio giudizio e imparando anche a partecipare con “occhio critico”. Silvia Primerano Classe I D G. XXIII I l giorno 12 marzo sono andata con la mia classe a fare l’ultimo incontro alla biblioteca Pier Giorgio Frassati, dove abbiamo letto il libro “ La storia infinita” e lo abbiamo confrontato con il film. La storia infinita racconta di un ragazzo che, in un mondo tendenzialmente moderno in cui i giovani spesso amano l’elettronica, è invece appassionato di libri. Un ragazzo così è fatto oggetto di scherno da parte dei suoi coetanei. Pertanto si rifugia in una vecchia soffitta con un prezioso libro preso in “prestito” in una libreria. E’ così che il libro si rivela veramente appassionante e misterioso. Doveva trattarsi proprio di un libro magico perché il lettore viene trasportato all’interno della storia narrata dal libro. E’ una classica battaglia tra bene e male, fatta di personaggi strani e fiabeschi. Lo stesso ragazzo diventa protagonista in quanto gli viene chiesto, alla fine, da parte dell’imperatrice del regno di Fantasia, di liberare questo dal Nulla. Intanto nel libro, il protagonista Atreyu che è stato chiamato a sconfiggere il Nulla inizia il viaggio con un cavallo che lo conduce in una palude dove la bestia, presa dalla tristezza, perde la vita. Il ragazzo si incammina da solo e sarebbe stato vinto dal Nulla se non fosse venuto in suo soccorso il drago buono volante. Con le indicazioni della saggia tartaruga millenaria giunge alla dimora di due anziani elfi che con i loro preziosi consigli spingono il pro- La paura aiuta a crescere I bambini della Montessori disegnano le loro paure A nna e la paura più grande (San Paolo, 2002) è stato uno dei tanti libri letti presso la biblioteca Pier Giorgio Frassati ai bambini della scuola Giorgia Asteriti Classe III C Maria Montessori. Lo scopo è stato quello di far comprendere, che non sono soltanto i piccoli ad aver paura, ma anche gli adulti. La paura cambia in base all’età e ai momenti, ma può aiutare l’uomo a maturare nel corso della vita. Serve inoltre, a dirci quali sono le cose pericolose, “La gente – scrive l’autrice del libro – se non avesse paura, attraverserebbe la strada senza guardare, oppure infilerebbe le dita nelle prese della corrente”. Non bisogna dunque vergognarsi di avere paura, dal momento che questa ci aiuta ad essere più coraggiosi. Vincenzo Bassano Classe III C tagonista ad affrontare tre difficili prove per giungere all’Oracolo. Infine deve affrontare il terribile lupo nero con gli occhi di fuoco, Gmork che combatte per il nulla. Il bene rappresentato dal ragazzo trionferà ed il regno di Fantasia sarà salvo. Il lieto fine di questa storia sarà che il ragazzo riuscirà ad avere la meglio anche su quei ragazzi prepotenti ed arroganti che lo deridevano. Alla fine del film abbiamo notato delle differenze fra B questo e il libro e siamo ritornati in classe. Questo film mi è sembrato molto appassionante, perché ricco di personaggi fantastici e con un lieto fine. Di più mi ha colpito che il timido ragazzo, divenuto protagonista eroico nella storia incantata, nella realtà è riuscito a battere quei suoi sgarbati coetanei. Maria Rosaria Lumare Classe I D G. XXIII D astian è un ragazzino tormentato dai suoi compagni di scuola. Un giorno, nel tentativo di sfuggire al loro inseguimento, finisce in una libreria il cui proprietario gli mostra un antico libro. Incuriosito e approfittando di una breve distrazione del vecchio che risponde al telefono, Bastian “prende in prestito” il libro e si rifugia nella soffitta della scuola per leggerlo. Finisce così risucchiato nella storia e nel mondo incantato di Fantasia che è alla disperata ricerca di un eroe, che lo salvi dalla distruzione, dal Nulla. La storia comincia presentandoci tre fantastiche creature: un Mordiroccia, un Maghetto e un Omino che si recano alla Torre D’Avorio per discutere del Nulla che minaccia le loro terre e trovare una soluzione, un eroe che li salvi e viene convocato un giovane, di nome Atreyu, che subito accetta l’incarico e parte alla ricerca delle terre di Fantasia. Dopo aver superato due porte, si reca dall’oracolo il quale gli rivela, poi, che l’unico modo per salvare Fantasia è trovare un nuovo nome all’imperatrice afflitta da un grave male e che solo un essere umano può farlo. Successivamente, Atreyu incontra il Lupo Nero che gli rivela che Fantasia non ha confini perché è fatta dei sogni degli esseri umani e che il Nulla è la dimostrazione che essi non sognano più. Atreyu però, sconfigge il suo anemico, il Lupo Nero appunto, e decide di andare dall’imperatrice per ammettere di aver fallito la missione. Giunto là, lei sembra però contenta, perché il “Giovane Umano”, cioè Bastian ha seguito tutte le avventure del giovane Atreyu ed in realtà è stato sempre con loro. Bastian non vuole ammettere che l’imperatrice stia parlando proprio con lui e solo quando quest’ultima lo implora chiamandolo per nome, egli si convince di essere l’unico in grado di salvare Fantasia. Preso dal coraggio, urla il nome che era di sua madre e si ritrova nel buio totale di fronte all’imperatrice, nonostante i suoi sforzi l’unica fonte di luce che resta del vasto regno è un granello di sabbia. Successivamente l’imperatrice chiede a Bastian di ricreare quel mondo attraverso i suoi desideri…A me è piaciuto molto il ruolo di Bastian perché mi ha fatto capire il vero senso della lettura, perché con i libri si viaggia in un mondo fantastico, alla ricerca di avventure magnifiche e strabilianti. Un doveroso ringraziamento devo alla biblioteca Pier Giorgio Frassati della Fondazione D’Ettoris che mi ha regalato questa opportunità. el progetto “Leggifilm” che frequento con la scuola, oggi è stato il terzo e ultimo incontro per quest’anno; però devo dire che è stato il più divertente. Oggi abbiamo ascoltato il riassunto del libro e guardato il film “La storia infinita”, un romanzo scritto da Michael Ende che parla di Bastiano, il personaggio principale, che si appassiona di un libro che ha preso in “prestito” da uno strano libraio; il titolo del libro era, appunto, “La storia infinita” e sulla copertina c’erano raffigurati due serpenti che si mordevano la coda a vicenda. Tra libro e film ci sono parecchie differenze: quella che salta subito all’occhio è il finale, perché, mentre nel film Bastiano torna nel mondo reale sopra il drago della fortuna, nel libro il personaggio resta a Fantasia molto tempo nel quale sceglie un cammino sbagliato, perché cerca il potere, per fortuna i suoi amici lo aiutano e lo fanno ritornare nel mondo reale, dove lui sembra non essere mancato. Facendo un passo indietro, notiamo altre differenze: il Fuoco Fatuo nel film non viene citato ed è il Mordiroccia ad annunciare l’arrivo del Nulla; inoltre Cairone nel libro è un centauro mentre nel film no; un’altra differenza e che mentre nel libro Atreyu viene chiamato da Cairone in persona, nel film è stato mandato a chiamare. L’ennesima differenza è che mentre nella torre d’Avorio nel film c’erano creature di tutto il regno che chiedevano udienza con l’imperatrice, nel libro invece c’erano ben 499 medici che stavano cercando di capire la causa del male della regina; in più Atrax, il cavallo di Atreyu, mentre nel libro sa parlare nel film no; e un’altra differenza ancora è che nel film non c’è la scena in cui il ragno gigante e il drago combattono e naturalmente ce ne sono altre. Sono rimasta molto colpita da questa storia non soltanto per l’articolazione di questa ma anche perché questo libro ci insegna a credere nei sogni, a viaggiare con l’immaginazione e con la fantasia e a credere in noi stessi perché, se c’è la forza di volontà, tutti i nostri sogni si possono realizzare. In ogni caso consiglio di leggere questo libro perché è bello, fa viaggiare con l’immaginazione e perché sono sicura che anche a chi non piace leggere, questo libro può far appassionare alla lettura. Alessandro Pane Classe I D G. XXIII Giulia Ruperti Classe I D G. XXIII Nicoletta Hristodorescu L’apprendimento intelligente Volume primo, “Teoria dei luoghi” della mente e modello neuromimetico TDL, pp. 272, Euro 18,00 Volume secondo, La “Nuova didattica” Metodologia per favorire lo sviluppo delle capacità intellettive, pp. 214, Euro 12,00 L’apprendimento intelligente è una metodologia di gestione ottimale delle risorse intellettive che tutti possono acquisire per migliorare l’efficienza del proprio sistema cognitivo. In effetti, l’energia della mente è potenzialmente illimitata, ma non tutti sanno usarla in modo appropriato per il loro profitto e per il profitto degli altri. La “Teoria dei luoghi” (Tdl) formula alcune ipotesi sulla natura e la struttura della mente umana, partendo dal presupposto che il cervello non è un contenitore in cui vengono immagazzinate, alla rinfusa, le informazioni in entrata, ma una struttura di strutture citoarchitettoniche geneticamente predisposte ad essere organizzate. Il modello neuro mimetico descritto dalla “Teoria dei Luoghi” è il risultato di studi che riguardano non soltanto le Neuroscienze, ma anche la Cibernetica, la Psicologia, la Linguistica e le problematiche connesse all’insegnamento. Nessuna sperimentazione diretta sull’essere umano può accertare con mezzi non invasivi le modalità in cui i processi intellettivi di alto livello (creativo, scientifico, religioso) siano soddisfatti dal comportamento funzionale dei singoli neuroni, all’interno delle strutture alle quali essi appartengono. La Hristodorescu descrive in maniera approfondita questi processi nel preciso intento di porre le basi di una metodologia che possa favorire il processo di apprendimento e dotare l’insegnamento scolastico di presupposti scientifici più efficaci e consapevoli del funzionamento cerebrale. L’autrice completa il suo studio con una sua personale teoria da lei applicata ai suoi alunni che consente un graduale e sostanziale miglioramento del quoziente intellettivo. I-88900 Crotone, via Lucifero 40 tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413 ISBN 978-88-89341-12-4 ISBN 978-88-89341-14-8