MERCOLEDÌ 10 GIUGNO 2009 ANNO 134 - N. 136 In Italia Milano, Via Solferino 28 Tel. 02 6339 Fondato nel 1876 Parigi Rubati al museo 33 disegni di Picasso di Fasano e Quintavalle a pag. 31 Roma, Piazza Venezia 5 Tel. 06 688281 www.corriere.it Nigeria In edicola L’Europeo La Shell paga per l’ecologista Il numero di giugno: «Il muro di sangue» a 7,90 euro Saro-Wiwa fu impiccato dal regime di Michele Farina a pagina 21 più il prezzo del quotidiano Asse con Bossi sulla consultazione. Il Cavaliere: consenso dagli elettori nonostante le calunnie Berlusconi: non sosterrò il referendum Il presidente della Camera: io voterò. Fiducia sulle intercettazioni PD, TEMPO SCADUTO Giannelli Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano I l partito democratico non può spendere i prossimi quattro anni congratulandosi per lo scampato pericolo dell’autodissoluzione. I sondaggi più funesti pronosticavano un crollo rovinoso, ma con il 26,1 la sconfitta ha assunto dimensioni sopportabili. Non si è materializzato l’incubo della marcia trionfale di Berlusconi. La sinistra nel suo complesso, malgrado la massiccia dispersione di voti, ha conservato un cospicuo patrimonio elettorale. Ma le note confortanti per Franceschini e il gruppo dirigente democratico finiscono drammaticamente qui: per il Pd è scaduto il tempo dei rinvii. La distanza con il suo avversario è di 9 punti percentuali: un’enormità, visto che il Pdl non è nemmeno nella sua forma più smagliante. L’ondata leghista ha invaso il cuore delle regioni rosse. Il partito di Berlusconi gode di un primato nella totalità delle circoscrizioni. Nel Mezzogiorno il Pd rischia la sparizione. Lo scomodo Di Pietro non solo conquista voti, ma appare la personificazione di un messaggio forte, capace di attirare un’opinione pubblica di sinistra sconcertata dall’immagine sbiadita dei Democratici. L’elettorato è disorientato e scoraggiato, e stenta a capire dove il Pd voglia andare, con chi, in quali forme, con quale leader. A febbraio, con le traumatiche dimissioni di Veltroni, il Pd affidò a Franceschini il compito di traghettare un partito stordito da una dolorosa sequenza di sconfitte. E se il nuovo (provvisorio?) segretario non ha nulla da rimproverarsi avendo recitato il suo ruolo con coraggio e dignità, le oligarchie del partito danno l’impressione di aver sotterrato l’ascia di guerra solo momentaneamente. Il plebiscito che ha incoronato la giovane Debora Serracchiani denuncia l’attesa inappagata di un segnale di una svolta, se non di un nuovo inizio. Ma non viene indicata la data di un congresso. Le diverse linee politiche (che ci sono, ma mimetizzate in una sfibrante guerra tra correnti) non vengono allo scoperto. I maggiorenti del partito, imprigionati nel loro ruolo di eterni padri nobili, si consumano nel tatticismo e nel gioco incrociato delle candidature. Sulla prospettiva delle alleanze il buio è totale, nella lacerante incertezza se guardare al centro, alla sinistra, oppure restare immobili. Ora, ufficialmente, si attende il giorno dei ballottaggi per riprendere il discorso interrotto con le dimissioni di Veltroni. Ma comincia a circolare autorevolmente la voce che la resa dei conti possa aspettare le elezioni regionali del 2010: sarebbe la scelta peggiore. Perché forse l’elettorato democratico non aspetta un’avvelenata resa dei conti, ma una competizione aperta, democratica e leale tra i diversi filoni che compongono, non «amalgamati», il Pd. Una lotta politica chiara da cui possa scaturire una leadership destinata a segnare il percorso democratico e a costruire un’alternativa credibile all’attuale maggioranza. Dovrebbe essere questa, se non si è capito male, l’ispirazione fondante di un partito a «vocazione maggioritaria». La cui missione non può essere solo l’eroica resistenza per continuare a sopravvivere. F ini conosce «le regole della realpolitik» e comprende le ragioni del patto tra Berlusconi e Bossi, «lo scambio» tra il leader del Pdl e il capo della Lega, che prevede il sostegno del Carroccio ai ballottaggi e il contemporaneo disimpegno del Cavaliere sui referendum. CONTINUA ALLE PAGINE 2 e 3 Zurich Connect ect CONVIENE. E. O risparmi, o ti regaliamo 50€ * Tariffe RC Auto** Zurich onnect Connect 245 € Chiedi un preventivo su .zurich-connect.it www o chiama 848.58.50.15 Al solo costo di una chiamata urbana. Zurich Connect è un marchio di Zuritel S.p.A. *Iniziativa soggetta alla presenza di garanzia Furto/Incendio, non disponibile in tutte le aree territoriali. Per le condizioni complete visita il sito o chiama. **Premio per profilo 3 Milano pubblicato su Libretto Assicurazioni 11/2008. Il granaio azzurro di GIAN ANTONIO STELLA di DARIO DI VICO «A N ALLE PAGINE 2 E 3 Foschi, M. Franco, Galluzzo CONTINUA A PAGINA 15 Polemiche sul discorso nell’aula del Senato Neolaburismo I VOTI FABBRICHE E GAZEBO: SMARRITI TRA I VELENI LA LEGA DI SICILIA MODELLO PCI mmmia!» Se non fosse un milanese fiero della sua milanesità al punto di dire che «bisogna avere la scighera (nebbia) nei polmoni» e che a palazzo Chigi «l'è un laura' de la madona» e che i politici di professione sono dei «faniguttùn», Silvio Berlusconi potrebbe sintetizzare la sua collera contro i siciliani in due parole: «A mmmia!». Più ci pensa, dicono, più gli monta dentro la rabbia. L'aveva detto chiaro e tondo: voleva fare un figurone, alle elezioni. arrano le cronache leghiste della campagna elettorale che il Senatur Umberto Bossi, davanti ai picchetti degli operai della Saint Gobain Sekurit di Savigliano (Cuneo), schierati notte e giorno in difesa del posto di lavoro, si sia commosso. Non si è spinto a promettere — come fece Enrico Berlinguer nel 1980 davanti alla Fiat — di occupare la fabbrica assieme alle tute blu, ma ha pronunciato un altrettanto fatidico: «Non chiuderà». CONTINUA A PAGINA 11 Il Capo dello Stato alla riunione del Csm Napolitano: no ai pm troppo protagonisti Riforme, evitare strappi Nella seduta convocata per discutere, sulla scia del caso Napoli, dei rapporti tra procuratore capo e pubblici ministeri, il presidente della Repubblica non risparmia critiche alle toghe. Protagonismo. Napolitano ha invitato i magistrati all’autocritica e all’«autocorrezione» di certi comportamenti (come il tentativo di condizionare il ruolo che spetta al capo della procura), l’antidoto migliore alle tentazioni di ridurre dall’esterno l’indipendenza del potere giudiziario. Gheddafi in tenda nel parco di Roma Il Colonnello Muammar Gheddafi arriva a Roma e, come è sua abitudine, alloggia in una tenda, eretta per l’occasione nel parco di Villa Pamphili (foto Ansa). Ma è polemica per la decisione di far parlare domani il leader libico nell’aula del Senato. La conferenza dei capigruppo ha dato il A PAGINA 18 M. Caprara via libera, ma i radicali chiedono la verifica del voto. Riforme. Il capo dello Stato ha parlato anche di riforme che devono essere fatte cercando il consenso e ha sottolineato il «grave» pericolo di «operare strappi negli equilibri costituzionali senza definirne altri convincenti e accettabili». di GILLO DORFLES F initi i tumulti e i contrasti, le esaltazioni e le deprecazioni, che accompagnano ogni vernice biennalesca, è forse opportuno tentare un cauto bilancio di questa 53esima edizione che ha visto mutare in meglio tutta l’organizzazione espositiva con il ripristino del padiglione Italia al Giardino delle Vergini, e il palazzo delle Esposizioni ai Giardini. Ma quello che soprattutto merita un’immediata considerazione è l’indirizzo che appare più legato alla cultura e alle altre arti della precedente edizione e che costituisce un indubbio passo avanti. CONTINUA ALLE PAGINE 38 e 39 La sentenza Sanità Chrysler-Fiat: la Corte Usa dà il via libera alla cessione La Lombardia blocca gli ispettori del governo di MASSIMO GAGGI di SIMONA RAVIZZA A PAGINA 32 Il Libano di Hariri «Le mie condizioni a Hezbollah» di LORENZO CREMONESI ❜❜ «Sarò il premier del Libano e per unificarlo discuterò anche con Hezbollah», dice Saad Hariri, vincitore delle elezioni A PAGINA 5 Bianconi, Martirano Venezia esaltante. Ma la pittura dov’è? Per la tua a POLIZZA AUTO UTO Generali Allianz S. Fon-SAI 449 € 371 € 435 € 9 771120 498008 di FRANCESCO VERDERAMI Berlusconi ringrazia gli elettori per il consenso nonostante «una campagna tesa a colpirmi con tante calunnie» e pensa al referendum. Con una dichiarazione congiunta con Bossi chiarisce che «non appare opportuno sostenerlo in modo diretto». Fini: «Io andrò a votare e in modo convinto». Il Pd accusa: il premier «ostaggio della Lega». Dopo la pausa elettorale è subito polemica perché il governo ha deciso di porre la fiducia sul ddl che limita l’uso delle intercettazioni telefoniche. Guida alla Biennale (e non solo). Un itinerario d’autore cercando «la tela dipinta» in buoni benzina. 90 6 1 0> Il retroscena La linea di Fini: fermare le gabbie salariali di PIERLUIGI BATTISTA EURO 1,00 A PAGINA 25 A PAGINA 21