facciata_TJ 25/05/2011 9.50 Pagina 2 .02 TÜV Italia Journal In questo numero: L’aerospaziale E.M.A.: tecnologia inglese, professionalità italiana 10 FIMAC, un secolo nei cieli 13 SELEX Galileo, prove estreme per satelliti 21 Umbra Group tra Foligno e Seattle www.tuv.it 23 Indice_TJ 25/05/2011 9.48 Pagina 2 Caro lettore, per chi annovera tra i ricordi dell’infanzia o della gioventù lo sbarco dell’uomo sulla luna, il settore aerospaziale conserva un fascino incomparabile rispetto a quello di un qualsiasi altro comparto industriale. Forse mai come nel momento del fatidico “piccolo passo” di Neil Armstrong un’avventura tecnologica, scientifica e umana ha unito le coscienze dell’intera popolazione mondiale, ha dato corpo all’idea di un destino comune dell’umanità nel segno del progresso. In attesa di un rilancio della suggestione planetaria rappresentata dai viaggi spaziali, è bene non dimenticare che l’industria del settore aerospazialeaeronautica-difesa ha contribuito negli ultimi decenni ad alcuni dei progressi tecnologici più strabilianti e soprattutto ha cambiato enormemente la nostra vita di tutti i giorni. Basti pensare alla tv satellitare, che ha creato un mercato globale della comunicazione e dell’informazione, avvicinando le conoscenze dei diversi popoli, oppure all’impatto dei navigatori satellitari sulla mobilità, su strada come in mare. Oppure ancora allo sviluppo eccezionale del volume del trasporto aereo civile che ha reso il mondo più “piccolo”, contribuendo in modo significativo alla globalizzazione delle imprese. Il trasporto aereo oggi è infinitamente più economico, efficiente e sicuro (a patto di rispettare le regole internazionali di gestione e manutenzione dei mezzi) proprio grazie all’incessante innovazione tecnologica che è nel DNA di questo settore produttivo. La durissima competizione sui mercati dell’aerospaziale e della difesa, come è facile intuire, pone alle aziende interessate problemi, sia per quanto riguarda la sicurezza, la riservatezza delle informazioni, sia per quanto riguarda l’assoluta garanzia di affidabilità dei prodotti. Le aziende aeronautiche, le agenzie spaziali, gli Stati sovrani, che per una fetta rilevante del mercato internazionale sono il committente ultimo di questo genere di produzioni industriali, pretendono dalle imprese aerospaziali il rispetto di standard molto elevati. Ma in realtà sono le stesse aziende a essere costantemente impegnate sul terreno della verifica dei processi e del miglioramento continuo dell’organizzazione, ben consapevoli del fatto che restare indietro su questo terreno significherebbe perdere il treno della competitività. Come spiega molto bene l’articolo di approfondimento dedicato a questo tema, l’ultima frontiera dell’eccellenza in questo campo è rappresentata dall’opportunità di un approccio integrato in materia di certificazioni; certificazioni e norme, peraltro, in costante evoluzione sulla spinta di una domanda sempre più esigente che viene da soggetti iperqualificati: come il Pentagono, cioè il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, solo per citarne uno. Ma noi di TÜV Italia siamo impegnati anche su un altro fronte: ai nostri laboratori di Scarmagno si rivolgono le aziende del settore per realizzare test sui prodotti destinati a viaggiare nello spazio, che devono essere in grado di resistere alle sollecitazioni termiche e dinamiche estreme delle missioni al di fuori dell’atmosfera terrestre. In questo numero del nostro magazine, come sempre, abbiamo cercato di offrire una panoramica ai nostri lettori, dialogando con alcuni dei nostri interlocutori più interessanti in questo settore. Imprese piccole e grandi, con storie e composizione azionaria assai diverse tra loro, dimostrano una volta di più che quello che conta per vincere la sfida dei mercati è la forza delle idee, la fiducia nella ricerca sui prodotti e nell’innovazione organizzativa. Andrea Vivi Amministratore Delegato TÜV Italia [email protected] 4 Una nuova stella in orbita 10 E. in a Indice_TJ 25/05/2011 9.48 Pagina 3 3 www.tuv.it 10 E.M.A.: hi-tech italo-inglese in Irpinia 14 FIMAC, un secolo nei cieli da Italo Balbo agli Eurofighter 21 SELEX Galileo, prove estreme per satelliti 23 Umbra Group, tra Foligno e Seattle In questo numero News Le attività di TÜV SÜD 4 10 13 18 21 8 8 9 27 28 29 29 30 Deviare i fulmini Una nuova stella in orbita E.M.A., hi-tech italo-inglese Fimac, un secolo nei cieli Certificazioni, chiave del successo SELEX Galileo, prove estreme per satelliti 23 Umbra Group tra Foligno e Seattle Sostenibilità certificata per gli immobili TÜV SÜD contro la contraffazione Sistemi di alimentazione alternativa Monaco-Rovereto in quattro giorni La certificazione HALAL Le settimane della sicurezza TÜV Italia certifica il Conservatorio di Torino info EDITORE: TÜV Italia Srl - Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) PROPRIETARIO: TÜV Italia Srl - Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) DIRETTORE RESPONSABILE: Emilia Pistone - TÜV Italia Srl Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) REDAZIONE: TÜV Italia Srl - Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) Supervisione generale: Paolo Barbieri Copie, inclusi gli estratti, solo su concessione dell’editore. FOTO DI COPERTINA: Fotosearch IMMAGINI: Desertec (27), Corbis (4, 27, 30-31), Sonja Gagel (illustrazione pag.27), IFEN GmbH (5, 6), ESA (7), Mike Krüger (6). IMPAGINAZIONE: TÜV Italia Srl - Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) TIPOGRAFIA: Gam Edit Srl - Via Aldo Moro, 8 24035 Curno (BG) art tedesco_story 25/05/2011 9.49 Pagina 4 Storie I La navigazione satellitare 4 Una nuova stella in orbita Fin dall’antichità, gli esseri umani hanno rivolto lo sguardo al cielo per trovare la loro strada sulla terra. Con il sistema di navigazione satellitare Galileo, la risposta europea all’americano GPS, una nuova stella sta sorgendo nel cielo della navigazione. Le simulazioni e le prove sono già in corso al banco di prova GATE a Berchtesgaden, in Germania. ucche pascolano su prati verdeggianti, alberi sempreverdi si ergono nel cielo dal versante della montagna, l’acqua scroscia nella fontana del villaggio: Berchtesgaden, città bavarese situata non lontano dal confine austriaco, è un luogo circondato da vette alpine come lo Jenner, il Grünstein e il Kneifelspitze, che si alternano a distese di prati. Ma questa città non è soltanto un paesaggio da cartolina: qui si trova un team di esperti che lavora con impegno sull’alta tecnologia. Le cime delle montagne che circondano la città sono punteggiate da trasmettitori che riproducono con precisione i segnali emessi dal sistema di navigazione satellitare Galileo e li trasmettono fino a valle. Il risultato è un gigantesco banco di prova per la navigazione M Nella foto in basso: uno dei due satelliti di prova Galileo nello spazio. Entro il 2014, dovrà essere sostituito da altri 18 esemplari. Gli impianti di trasmissione di GATE, come quelli sul monte Grünstein a Berchtesgaden (a destra), hanno trasmesso i segnali verso la valle per la simulazione. satellitare, fatto da un gioco di segnali che danzano tra le vette delle montagne e il centro di calcolo nella valle, la base di test e sviluppo di Galileo GATE (Galileo Test and Development Environment). «Grazie alla posizione di Berchtesgaden, ubicata in una conca circondata da montagne, ci sono condizioni ottimali per le prove. Come risultato, siamo in grado di coprire una superficie di 65 metri quadrati», dice Georg Kern, della società Ifen. Un piccolo Galileo nelle Alpi, un grande Galileo nello spazio GATE è specializzata nella navigazione pedonale e veicolare. «GATE è un vero e proprio piccolo Galileo. Potete art tedesco_story 25/05/2011 9.49 Pagina 5 5 usarlo per sapere dove vi trovate esattamente», dice Alexander Witzel di NavCert, joint venture di TÜV SÜD e OECON GmbH, che ha certificato GATE nel 2010. Gli specialisti delle tecnologie satellitari di localizzazione e navigazione hanno fatto sì che ogni produttore abbia sempre identiche condizioni di prova e che il segnale trasmesso corrisponda esattamente a quello reale. Con questa joint-venture, Witzel si è avventurato in acque inesplorate. «La sfida era mettere insieme per la prima volta i criteri di certificazione», dice l’esperto, che crede nelle potenzialità di Galileo – la risposta europea all’americano GPS, il sistema globale di navigazione satellitare. «Questo sistema satellitare sarà lo stato dell’arte.» Possiamo solo immaginare dove i satelliti Galileo orbiteranno: a circa 23.000 km nello spazio. A partire dal 2014, saranno 18 i satelliti in orbita sopra la terra, sistema che successivamente ne comprenderà 30. Ma prima che Galileo diventi veramente operativo, le tecnologie come gli itinerari, i dispositivi di navigazione in auto o in elicottero, le apparecchiature per rilievi o ricetrasmettitori per gli escursionisti, devono essere sottoposti a dei test. «Un banco di prova come GATE è unico in tutto il mondo», dice Kern. «Due dei nostri ingegneri sono riusciti a far atterrare un elicottero in un punto preciso semplicemente utilizzando i segnali Galileo». Inoltre, durante delle prove di soccorso in caso di valanga, il Storie I La navigazione satellitare servizio di soccorso di Gadenberchtes ha localizzato con successo dei dispersi. «Gli esseri umani stanno consumando lo spazio» Il Dr. Hubert Reile, direttore del programma spaziale presso il Centro Aerospaziale Tedesco, e il suo team sono molto impegnati: infatti, al momento due satelliti test sono nello spazio, GIOVE-A e GIOVE-B. Galileo è controllato da due centri di controllo a terra, uno a Oberpfaffenhofen e uno al Fucino, a circa 100 chilometri a est di Roma. «La complessità non è rappresentata dai satelliti in sé per sé, ma dalla loro interazione», spiega Reile. Ci sono anche 40 stazioni che captano i segnali di Galileo in tutto il mondo. «Questo richiede un coordinamento incredibile», dice. Ma la tecnologia è ben lungi dall’essere l’unica questione che richiede un coordinamento: «Il vero problema ora è il sistema installato, che funziona coinvolgendo 27 paesi in Europa e ognuno vuole avere la fetta più grande della torta». Dopo tutto, ci sono molti quattrini in gioco: la Commissione Europea prevede che il mercato mondiale dei prodotti di navigazione satellitare salirà a 400 miliardi di euro entro il 2025. Circa 3 miliardi di ricevitori satellitari di navigazione saranno in funzione entro il 2020. «E ci saranno delle applicazioni che al momento non possiamo immaginare», dice à contatto Martin Grzebellus Managing Director NavCert +49-89-5008-4545 +49-89-4008-4233 [email protected] www.tuev-sued.de/magazine art tedesco_story 25/05/2011 9.49 Pagina 6 Storie I La navigazione satellitare Una delle sei stazioni di trasmissione di Galileo si trova sulla parte più alta del monte Grünstein. Alexander Witzel (a sinistra) di NavCert e Georg Kern della società Ifen garantiscono che la simulazione dei segnali funzioni perfettamente. 6 Reile. Galileo è stato progettato anche rendere l’Europa indipendente dal sistema americano GPS: infatti, se il segnale GPS venisse meno, il sistema di distribuzione dell’energia elettrica si bloccherebbe in tutto il continente, perché tutti i punti di commutazione sono sincronizzati tramite GPS. Il sistema satellitare europeo invece è stato pensato per essere più preciso, più affidabile e meno facile da manomettere. I principali beneficiari di Galileo saranno quindi le applicazioni di sicurezza che richiedono i massimi livelli di affidabilità, ad esempio gli aerei in fase d’atterraggio, le navi in manovra e i segnali di pericolo. La distanza tra i satelliti, la loro quota e le loro orbite sono calcolati in modo tale che i segnali possano essere ricevuti da almeno quattro satelliti in ogni momento e da ogni posizione sulla terra. Usando questi segnali, i ricevitori di navigazione sono in grado di determinare la posizione esatta: viene fatta una rilevazione del tempo che i segnali elettromagnetici impiegano nel passaggio dal satellite alla terra. Per questo motivo, in ciascun satellite sono installati degli orologi atomici, estremamente precisi. I ricevitori, non importa se si trovano in auto, nave o aereo, captano i segnali e li trasformano, determinando la posizione entro pochi metri. La maggior parte delle persone non conosce praticamente nulla della tecnologia impiegata in questo sistema. «Gli esseri umani utilizzano costantemente applicazioni spaziali estremamente complesse, ma la maggior parte di loro lo ignora» dice Reile. Banco di prova per le navi nel Golfo di Kiel Anche le navi hanno abbandonato la navigazione astronomica a favore di quella satellitare. Il Seagate è un’infrastruttura particolare ubicata nel porto di Rostock, che consente di testare le applicazioni marittime grazie ai segnali di Galileo. E così dal maggio 2008, il traghetto MecklenburgVorpommern percorre la rotta tra Rostock e Trelleborg, in Svezia, grazie ai due ricevitori di segnali Galileo di cui è dotato. La parte settentrionale del porto - il Warnowmündung - vede un forte traffico di navi da crociera e traghetti che arrivano, caricano, scaricano e ripartono. Le tabelle di marcia e le manovre richiedono indicazioni di posizione molto precise. Galileo non avrà solo un ruolo nei porti, però: aiuterà anche le navi che solcano i mari a mantenere la rotta. «Non vedremo più navi che si incagliano o che vanno fuori rotta», dice Martin Grzebellus, amministratore delegato di NavCert, che ha certificato anche Seagate nel 2010. «Finchè Galileo trasmetterà i suoi segnali, il mondo verrà a Berchtesgaden o Rostock ad effettuare i test». art tedesco_story 25/05/2011 9.49 Pagina 7 Storie I La navigazione satellitarea Procedere con calma per un buon risultato René Oosterlinck, Direttore ESA (Agenzia Spaziale Europea) per il programma Galileo, parla delle potenzialità e del futuro della navigazione satellitare. Signor Oosterlinck, cosa fa Galileo di più rispetto al sistema americano GPS o al russo GLONASS? GPS e GLONASS sono sistemi militari, sviluppati per usi militari: non era stato previsto il loro uso anche nell’ambito civile. Per questo motivo, il segnale GPS che riceviamo è molto debole, con frequenti interferenze; quindi, non si può fare completo affidamento su questo segnale per usi cruciali come sulle navi o gli aerei, perché non si può essere sicuri dell’esatezza della posizione indicata. E Galileo? Galileo, al contrario, è un sistema civile ottimizzato per l’uso in questo ambito. Segnerà una nuova era nella navigazione, proprio per la sua precisione ed affidabilità. sistema estremamente complesso come Galileo, bisogna procedere con calma per avere un buon risultato finale. Non possiamo mettere in produzione 14 satelliti e poi scoprire che non funzionano. È meglio prendersi il giusto tempo. Galileo è finanziato dalla Commissione Europea: quali i finanziamenti a lungo termine? Dal mio punto di vista Galileo è un bene comune e quindi dovrebbe essere finanziato dalle istituzioni pubbliche. È un sistema mondiale che darà molto all’economia: le risorse non andranno solo a chi lavora all’interno di questo sistema, ma anche a tutto l’indotto, come i produttori di mappe o di ricevitori. Qual è lo stato attuale del sistema satellitare? Cina ed Europa rivendicano l’uso delle stesse frequenze per i propri sistemi satellitari: Galileo è a rischio? Oggi abbiamo in orbita due satelliti, GIOVE-A e GIOVE-B, con cui stiamo testando tutta la nostra tecnologia in condizioni reali: infatti, questi due satelliti sono in orbita a circa 23.000 km dalla terra, dove ci sono molte radiazioni pericolose. Al momento è quasi conclusa la costruzione di altri quattro satelliti, due dei quali stanno per essere lanciati, mentre gli altri lo saranno successivamente. La Cina vuole sovrapporre il suo segnale al nostro, e questo è un problema perchè se aumentassero la potenza del loro segnale, il nostro scomparirebbe. Ma se anche noi aumentassimo il livello del nostro segnale, né il nostro né il loro sistema funzionerebbero più, e anche il GPS smetterebbe di funzionare. Questa pertanto non può essere una soluzione, ma fortunatamente ne troveremo una al più presto. È emozionato per questo avvenimento? Qual è il futuro della navigazione? Certo! Per la prima volta effettueremo il lancio dalla base spaziale di Kourou, nella Guiana francese. E a gennaio abbiamo firmato un contratto con la OHB di Brema per la costruzione di 14 satelliti. La produzione sta partendo adesso, il primo sarà pronto entro la fine del 2012. Non domani, ma probabilmente tra dieci anni, ci saranno nuove applicazioni in questo settore che sfrutteranno il segnale non solo in termini di tempo e posizione. Col GPS, GLONASS e Galileo, avremo 100 satelliti nello spazio ogni giorno e ora per 20 o 30 anni, che forniranno agli scienziati una grossa massa di informazioni. I movimenti sulla terra si riflettono anche nello spazio: dopo il terremoto in Cile siamo stati in grado di ricostruire cosa è accaduto esattamente. Inoltre, può contribuire a migliorare le previsioni meteo, a determinare campi di gravità terrestri, a monitorare il clima ed il livello dei mari... e tutto ciò è incredibile. Inizialmente era stato pianificato che Galileo venisse lanciato nel 2010, adesso invece si parla di 2014: a cosa è dovuto questo ritardo? Difatto metteremo in orbita 30 satelliti: questo richiede tempo. Il ritardo è dovuto a diverse motivazioni, ma quando si ha un info René Oosterlinck, 66 enne di origine belga, è stato nominato Direttore ESA per il Programma Galileo e per le attività correlate alla navigazione (D/NAV) nell’aprile 2008. Il suo compito è gestire tutto il progetto Galileo. Laureato in ingegneria, ha iniziato la sua carriera nel 1969 come insegnante di fisica e matematica in Congo. Oosterlinck è poi entrato in ESA nel 1979, ricoprendo diversi incarichi. Nel 2000 è stato nominato capo del Dipartimento della Navigazione, dove è stato responsabile dei Programmi Galileo e EGNOS. Dal 2004 è anche docente di Giurisprudenza Spaziale presso l’Università di Ghent, in Belgio. La sua passione personale, e di interesse scientifico, sono gli orologi atomici posti all’interno dei satelliti. News_tedesche_TJ 25/05/2011 9.51 Pagina 8 News TÜV SÜD PSB qualificato dall’OMS per le prove farmaceutiche TÜV SÜD PSB, con sede a Singapore, è uno degli undici laboratori che hanno ricevuto il riconoscimento di “laboratori prequalificati per il controllo della qualità” da parte dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa qualifica riconosce che i laboratori TÜV SÜD PSB sono conformi agli standard raccomandati dall’OMS che disciplinano le buone pratiche per i Laboratori Farmaceutici di Controllo Nazionale (GPCL) e le Buone Pratiche di Fabbricazione (GMP). I test farmaceutici possono quindi essere effettuati secondo il programma dell’OMS, inclusa la prequalifica dei medicinali, garantendo così che organizzazioni umanitarie come l’UNICEF possano ricevere farmaci e prodotti farmaceutici selezionati, analizzati e testati secondo gli standard forniti dall’OMS. Contatto: [email protected] TÜV SÜD combatte la contraffazione dei prodotti TÜV SÜD è membro fondatore di CIAC, Certification Industry Against Counterfeiting – l’associazione coordinata dalla Interpol che riunisce i più importanti enti certificatori internazionali. La missione di CIAC è combattere attivamente in tutto il mondo la contraffazione di prodotti e le frodi sui marchi di certificazione. «La battaglia contro i prodotti contraffatti non solo protegge i nostri marchi di certificazione e le nostre marche, ma tutela anche i consumatori», dice Joachim Birnthaler, CEO di TÜV SÜD Product Service GmbH. Nella primavera di quest’anno la polizia di Francoforte ha collaborato con TÜV SÜD, la dogana tedesca e altri membri del CIAC, nel sequestro di oltre 20.000 prodotti, in particolare strumenti e piccoli dispositivi elettrici, recanti marchi di certificazione contraffatti. «Il raid a Francoforte è stato un vero successo e mostra come siano efficaci le alleanze con CIAC», dice Birnthaler. In un altro caso, una partita di cric contraffatti e pericolosi è stata fermata alla frontiera europea e distrutta con la collaborazione della dogana finlandese. Per il blocco alle frontiere esterne all’Unione Europea di prodotti con marchio di certificazione GED, i membri del CIAC lavorano a stretto contatto con i funzionari della dogana nell’ambito delle cosiddette operazioni di confisca di frontiera. «Sollecitazioni sui controlli arrivano anche da organi nazionali di sorveglianza del mercato e dalla polizia stessa», sottolinea Birnthaler. L’uso improprio di marchi protetti a livello comunitario può comportare multe e il carcere con condanne fino a cinque anni. Contatto: [email protected] 8 Sostenibilità certificata per gli immobili «La domanda di edifici “sostenibili”, cioè progettati per salvaguardare le risorse ambientali e allo stesso tempo risparmiare denaro, crescerà in futuro», afferma Holger Busch, Sector Manager del settore Real Estate di TÜV SÜD Industrie Service e CEO di TÜV SÜD Immo Wert GmbH. L’azienda ha sviluppato una certificazione che valuta la sostenibilità degli edifici esistenti e le eventuali azioni migliorative da attuare. TÜV SÜD SCoRE – la certificazione di sostenibilità in ambito Real Estate – è un nuovo standard di valutazione e offre al settore immobiliare uno strumento efficace per valutare ed incrementare la sostenibilità degli edifici. Il marchio viene rilasciato nella versione color argento o in quella oro ed è valido per tre anni. Il processo di certificazione controlla la condizione energetica attuale di un immobile e verifica il tipo di costruzione e i materiali con cui è stato costruito. Altre aree oggetto di valutazione sono l’acqua, i rifiuti, l’eventuale inquinamento del suolo e la posizione dell’edificio. La peculiarità di TÜV SÜD SCoRE, a differenza di altri sistemi di valutazione, sta nel dare evidenza del potenziale di sostenibilità di un edificio: il certificato infatti indica dove si possono mettere in atto dei miglioramenti e quanto essi siano attuabili dal punto di vista economico. La società KGAL, specializzata in servizi finanziari nel settore immobiliare, assiste TÜV SÜD Industrie Service nella ricerca di nuove applicazioni per TÜV SÜD SCoRE e ha ricevuto i primi due certificati, uno argento e l’altro oro, per le sue attività amministrative a Monaco, in Germania. Contatto: [email protected] News_tedesche_TJ 25/05/2011 9.51 Pagina 9 9 News TÜV SÜD Product Service, segnali stradali testati e certificati Nel Regno Unito TÜV SÜD Product Service ha esteso i propri servizi anche ai test e alla certificazione per la segnaletica stradale, che attesta che i segnali stradali soddisfano i requisiti sia della Highways Agency – l’agenzia del Ministero dei Trasporti che si occupa della rete autostradale inglese – che dell’Unione Europea. La gamma dei test in questo ambito, svolti presso la sede di Fareham, include quelli di compatibilità elettromagnetica (EMC) e di simulazione ambientale, così come la revisione delle norme di sicurezza. I produttori di segnali stradali, inoltre, migliorano la loro immagine aziendali scegliendo di far certificare i propri prodotti da parte di un ente terzo come TÜV SÜD Product Service. Contatto: [email protected] Automobili, meglio elettriche o a idrogeno? Soluzioni alternative per usi differenti Elettricità o idrogeno? Mentre una di queste fonti di energia (l’elettricità) è diventata la protagonista nelle discussioni sui sistemi di propulsione alternativi, l’altra (l’idrogeno) sembra non aver alcun ruolo. In un nuovo studio dal titolo «Confronto tra l’elettricità e l’idrogeno come risorse energetiche prive di CO2», il Fraunhofer ISI (Institute for Systems and Innovation Research) insieme alla società di consulenza per l’energia e l’ambiente Ludwig-Bölkow-Systemtechnik, socia di TÜV SÜD, ha preso parte a un progetto avviato da RWE AG, il secondo maggior produttore di elettricità tedesco, per il controllo e la valutazione dei vari campi di applicazione per l’energia elettrica e l’idrogeno. La domanda fondamentale sollevata dallo studio è stata: quale delle due fonti di energia è più opportuno utilizzare rispetto alle soluzioni convenzionali? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno esaminato il rapporto costibenefici, le emissioni di gas serra e l’efficienza energetica nell’uso dei veicoli. Le previsioni riguardavano gli anni tra il 2015 e il 2030. La conclusione è stata che l’aspetto critico è l’uso finale: «Poiché le due fonti di energia, così come i relativi sistemi di alimentazione, hanno caratteristiche diverse, comprese la durata e la frequenza di rifornimento, è più probabile che prevarrà l’utilizzo di veicoli dotati di diversi sistemi di alimentazione in base alla situazione, piuttosto che un’unica soluzione energetica per qualunque tipo d’uso». Lo studio ha rilevato che le auto alimentate solo a batteria, tra cui le auto utilizzate dai pendolari, presentano maggiori vantaggi rispetto ad altri sistemi di alimentazione. Nella gamma dei veicoli di classe media dotati di sistemi di propulsione alternativi, quelli ibridi “plug-in” sono quelli che più si avvicinano alle auto alimentate da celle a combustibile. Infatti, rispetto alle auto con alimentazione esclusivamente a batteria, in questi veicoli non c’è il problema dei tempi di rifornimento e la durata è maggiore. Per gli autobus, invece, in futuro quelli alimentati a idrogeno potrebbero sostituire del tutto quelli utilizzati attualmente. TÜV SÜD è partner associato di Desertec Initiative TÜV SÜD ha aderito a Desertec Industrial Initiative (DII) in qualità di partner associato, rafforzando il suo impegno sul fronte delle energie rinnovabili. DII entro il 2015 vuole dimostrare che, nel giro di 40 anni, circa il 15% del fabbisogno energetico europeo potrà essere soddisfatto con energia solare ed eolica. Nell’ottica di raggiungere questo obiettivo, in Africa settentrionale e in Medio Oriente verrà realizzato un network di parchi eolici e di centrali termiche solari. L’elettricità verrà trasferita da questi impianti al sistema di alimentazione di energia europeo tramite linee di alimentazione a lunga distanza, soddisfando anche una significativa quota del fabbisogno dei paesi produttori. In qualità di partner associato, TÜV SÜD contribuisce a questo progetto con la propria expertise, che gli deriva dal suo essere già protagonista nel settore della pianificazione, costruzione e funzionamento, sia di centrali termiche solari, sia di parchi eolici. “Il nostro know-how e la nostra esperienza possono essere un importante contributo per il lavoro del DII e per il successo del progetto Desertec”, dice Boris Gehring, Direttore della Divisione Industrie Service di TÜV SUD. Contatto: [email protected] art 1_TJ 25/05/2011 9.51 Pagina 10 Storie I L’aerospaziale 10 Il caso E.M.A.: tecnologia inglese, professionalità italiana Un’industria aerospaziale nel cuore dell’Irpinia. Formazione, certificazione integrata qualità - ambiente - sicurezza, attenzione al territorio, sono le chiavi di una sfida vinta. Intervista a Pasquale De Luca. M.A. S.p.A., Europea Microfusioni Aerospaziali, nasce dodici anni fa come joint venture tra Finmeccanica e Rolls-Royce. Nel 2010 l’acquisizione da parte dell’azienda inglese: ci racconta questo decennio di attività della società e le sinergie di questi due grandi gruppi industriali? E. La nascita formale della società risale al 1990 nell’Alta Irpinia, una zona gravemente colpita dal sisma del 1980. È proprio sfruttando i finanziamenti destinati all’industrializzazione di queste zone che nasce la Europea Microfusioni Aerospaziali S.p.A., un’azienda ad alta tecnologia ed innovazione, unica per tipologia produttiva nel Sud Italia e con pochi esempi analoghi nel resto sia d’Italia che d’Europa. A causa di varie vicissitudini di natura burocratica ci sono poi voluti nove anni per l’apertura dei cancelli e per l’inizio vero e proprio della produzione, che grazie all’apporto dei tecnici di Rolls-Royce - detentori del know-how - ed alla competenza del nostro personale, si è sviluppata considerevolmente negli anni a seguire. Essa nasce dunque come joint venture tra il gruppo Rolls-Royce, società leader mondiale nella produzione di sistemi di propulsione per aerei civili e militari, navi, sottomarini e turbine per la produzione industriale di energia, e Finmeccanica S.p.A., con una minoritaria ma rilevante quota detenuta dal gruppo italiano, fino alla totale acquisizione del gruppo inglese avvenuta circa un anno fa. E.M.A. ha iniziato la sua attività con la produzione di un solo componente aeronautico, per poi crescere nel numero e nella art 1_TJ 25/05/2011 9.51 Pagina 11 11 tipologia di componenti fino alla crisi del settore, dovuta agli attentati del 11 settembre 2001. L’introduzione nel portafoglio prodotti di componenti destinati al settore delle grandi turbine a gas per il settore di produzione elettrica ha consentito di superare la crisi e di continuare a crescere con profitto, sia nel mercato aeronautico che nel mercato industriale. Oggi, quindi, esercita la propria attività nel settore della costruzione di componentistica per turbine di motori aeronautici e di cogenerazione elettrica, con particolare riferimento alla produzione in serie di palette statoriche e rotoriche degli stadi ad alta, intermedia e bassa pressione, di turbine aeronautiche per applicazioni civili e militari, oltre a pale per turbine industriali a gas per la produzione di energia elettrica adottando un particolare processo di produzione denominato “microfusione a cera persa”. Attualmente l’azienda produce una tipologia di circa 70 prodotti, di cui circa il 70% per il settore aeronautico. Da sottolineare anche la partecipazione allo sviluppo del programma EFE (Environmentally Friendly Engine), che ha come obiettivo la produzione di componenti che comportano la riduzione delle emissioni di CO2 e NOx e la riduzione dell’impatto acustico. È proprio l’acquisizione da parte della Rolls-Royce il segno più evidente del buon lavoro svolto in questi anni. Un grande gruppo industriale pubblico italiano orientato comunque al mercato e al business e una grande azienda privata inglese. E.M.A. ha sperimentato entrambe le situazioni: quali, a suo giudizio, le affinità di approccio manageriale/organizzativo e le differenze? Non è semplice rispondere a questa domanda, poiché si tratta di due aziende di alto profilo internazionale e quindi fortemente strutturate: entrambe hanno lavorato per la crescita di questa realtà in un territorio a scarsa vocazione industriale, che ha visto spesso attorno a sè il fallimento della miope politica di alcuni gruppi e imprenditori che hanno dapprima investito, aiutati dalle agevolazioni post terremoto, ma che poi non hanno creduto nelle potenzialità del territorio e del capitale umano. Va dato atto a queste due grandi aziende di aver creduto invece in questa sfida, ed è questo il comune denominatore che è in fondo alla base della crescita di E.M.A. nel corso di questi anni. È ancora troppo presto per delineare uno scenario “squisitamente inglese”, poiché E.M.A. ha sempre goduto di una certa autonomia a livello organizzativo. Evidentemente le competenze tecniche specifiche di Rolls-Royce sono molto forti e questo determina una forte e costante attenzione a 360° non soltanto sui numeri del bilancio, ma anche sulle singole attività tecniche, siano esse orientate al processo o al prodotto, insomma una vera e propria pressione in cui il personale E.M.A. adesso, dopo circa dodici anni, gioca tecnicamente alla pari con i colleghi inglesi. E.M.A. ha un processo produttivo complesso per essere una media azienda nel panorama italiano, ma una piccola azienda se consideriamo quello internazionale. Quali sono le eccellenze che vi permettono di essere competitivi in un mercato fortemente concorrenziale e improntato all’innovazione? Evidentemente, come precedentemente accennato, la presenza del gruppo Rolls-Royce sin dall’inizio delle attività ha senz’altro contribuito in modo sostanziale al radicamento di competenze tecniche autoctone. La specificità del processo produttivo e dei materiali in esso utilizzati non lasciavano spazio a generici percorsi formativi, pertanto, soprattutto all’inizio delle attività produttive, le prime maestranze hanno svolto un intenso ma proficuo percorso di formazione in Inghilterra presso la fonderia Rolls-Royce e successivamente questa esperienza è stata trasmessa con un processo a cascata al nuovo personale che intanto veniva assunto per far fronte alla crescita delle attività. Questo risulterebbe ancora poco sufficiente se nel corso degli anni non ci fosse stata un’attenzione maniacale alle dinamiche di formazione continua, formazione on the job, training mirati alla conoscenza dei vari processi produttivi, di cui ha beneficiato tanto il personale laureato quanto il personale tecnico. Nel corso degli anni si è dunque creata la giusta massa critica per à contatto Roberto Passariello +39-081-3721068 +39-081-3721075 [email protected] www.tuv.it art 1_TJ 25/05/2011 9.51 Pagina 12 Storie I L’aerospaziale 12 partecipare con profitto a programmi di ricerca a fronte di bandi nazionali del Ministero della Ricerca Scientifica, vincendo prima e realizzando poi due programmi finanziati a durata triennale (acronimi RITAM e MITGEA) di circa 7,5 milioni di euro, di cui l’ultimo si è chiuso a giugno 2010 e mirati il primo ad un miglioramento dei processi produttivi e il secondo allo studio dei materiali. Questi programmi di ricerca, uniti alle competenze tecniche acquisite e alla formazione continua, costituiscono l’arma vincente e l’eccellenza che ci consente di essere a pieno titolo tra i maggiori player sulla scienza mondiale in questo settore, anche se risulta chiaro che non ci è permesso abbassare la guardia. Cinque certificazioni di sistema aziendale conseguite con TÜV Italia: un en plein che evidenzia una forte convinzione nell’efficacia concreta di questi strumenti gestionali e della loro possibile integrazione. Come vi hanno supportato nella vostra crescita? La realizzazione di un Sistema di Gestione Integrato Qualità - Ambiente - Sicurezza è stato il frutto dell’attenzione posta da E.M.A. nei confronti della Qualità e Qualità Aerospaziale prima, dell’Ambiente, della Salute e Sicurezza dei lavoratori poi, nella crescente consapevolezza che solo in un ambiente pulito, salubre e non pericoloso si possa lavorare e produrre bene. L’integrazione dei sistemi ha permesso a E.M.A. di pianificare, attuare, controllare e migliorare le proprie attività, sorvegliando contemporaneamente le variabili qualità, ambiente e sicurezza. L’integrazione ha, quindi, costituito un punto di forza dell’azienda sia verso l’interno (maggiore efficacia, ottimizzazione delle risorse, riduzione degli incidenti, degli infortuni e degli impatti ambientali) che verso l’esterno (garanzia del rispetto delle leggi, controllo dei costi, miglioramento dell’immagine aziendale). E.M.A. ha sede nell’Avellinese (Alta Irpinia), un territorio a vocazione non industriale. La presenza di un’azienda con una produzione sofisticata come la vostra, in che modo ha influenzato l’ambiente e il panorama socio/economico circostante e come avete utilizzato la validazione EMAS per migliorare le vostre relazioni con gli stakeholder locali? E.M.A., consapevole dell’alto valore naturale e paesaggistico del territorio e dell’importanza della sua salvaguardia, ha deciso di tenere sotto controllo le sue attività che direttamente o indirettamente possono avere un impatto sull’ambiente aderendo anche al Regolamento Europeo EMAS. L’azienda quindi, per continuare ad impegnarsi nelle questioni ambientali, persegue obiettivi di massima tutela di salvaguardia dell’ambiente sia con la scelta di impianti, apparecchiature e materiali che nella gestione degli stessi. L’adesione al Regolamento ha permesso di intensificare il rapporto di chiarezza e trasparenza con la comunità ed elevare il livello della comunicazione ambientale verso l’esterno. La scelta di E.M.A. mira ad assumere un ruolo di indirizzo per tutte le imprese ed organizzazioni presenti sul territorio. PASQUALE DE LUCA Dopo il diploma e la specializzazione in informatica industriale inizia la sua carriera professionale all’interno di uno Studio di Ingegneria, dove rimane quasi un decennio, specializzato nella consulenza, progettazione, prevenzione incendi e sicurezza sul lavoro, focalizzando le competenze sull’analisi dei rischi, la prevenzione incendi e i piani di emergenza ed evacuazione per grandi società italiane. Nel gennaio 2000 entra in E.M.A. come Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, carica che ricopre ancora oggi, aggiungendo negli anni altri ruoli: Responsabile Salute e Sicurezza sul lavoro, Sicurezza Industriale ed Ambiente, Responsabile Procedimenti Legge 185/90 “Materiali di Armamento” e Responsabile Affari Generali (Governance D.Lgs 231/01). Dal 2004 è Lead Auditor Sistemi Qualità (ISO 9001 e EN 9100 Aeronautica) e Ambiente e dal giugno 2010 anche per i Sistemi di Gestione dell’Energia. Ha affiancato all’attività professionale la docenza a corsi di formazione mirati sui Servizi di Prevenzione e Protezione. art 2_TJ 25/05/2011 9.52 Pagina 13 13 Fimac: un secolo nei cieli, da Italo Balbo agli Eurofighter Fin dagli anni Venti la sua produzione componentistica ha attraversato la storia dell’aeronautica italiana. Investendo nella ricerca e nel miglioramento organizzativo, l’azienda ha spiccato il volo verso il mercato globale: la parola all’Amministratore Delegato Renata Callerio. F IMAC lavora nel settore aeronautico da quasi novant’anni e il suo sviluppo ha coinciso con quello del settore. Racconta ai nostri lettori le tappe cruciali nella storia della sua azienda, che probabilmente coincidono con quelli dell’industria aeronautica? La FIMAC è stata fondata nel 1921 dal Cavaliere del Lavoro Vincenzo Callerio e dall’Ingegnere Alessandro Tebaldi con il nome di F.I.T.A.C. (Fabbrica Italiana Trapani ad Aria Compressa). Lo scopo della società era la produzione e la vendita di trapani azionati da un nuovo tipo di motore ad aria, caratterizzato dall’assenza di masse alternate, inventato e brevettato dallo stesso Tebaldi. Nel 1925 la produzione viene estesa ad altre macchine ad aria compressa ed il nome modificato in Fabbrica Italiana Macchine Aria Compressa, da cui l’attuale nome FIMAC. In questo periodo la società inizia la produzione del suo primo equipaggiamento aeronautico, un sincronizzatore per mitragliatrici che sparano i proiettili attraverso le pale dell’elica. Nel 1930 viene avviata la produzione di una nuova serie di prodotti aeronautici: candele di accensione con regolazione automatica del grado termico, sviluppate e brevettate da FIMAC, completi sistemi di navigazione aerea comprendenti pompe a vuoto, valvole e manifold per sistemi giroscopici, pompe carburante. Questi prodotti furono montati sulla flotta di idrovolanti comandata dal generale Italo Balbo che con essi effettuò la trasvolata atlantica nel 1933. La tecnologia di questi prodotti era talmente all’avanguardia che per molti decenni, sicuramente fino agli anni ’70, il Manuale dell’Ingegnere à art 2_TJ 25/05/2011 9.52 Pagina 14 Storie I L’aerospaziale 14 “Colombo” chiamava per antonomasia le pompe a vuoto per giroscopi “le FIMAC”. Dal 1932 l’azienda fornisce ad Alfa Romeo pompe per olio e carburante, prima per il motore Alfa Romeo 126 RC.34 ed in seguito per Bristol Pegasus, destinati al velivolo Savoia-Marchetti S.M.95. Negli anni ‘40 costruisce pompe per acqua ed olio destinate ai motori DB 605 costruiti da FIAT su licenza Daimler-Benz ed impiegati su numerosi velivoli italiani: Caproni Ca.331, Fiat G.55, Macchi M.C.205V e 205N, Reggiane Re.2005, SavoiaMarchetti S.M.91, S.M.92 e S.M.93. Agli anni ’50 risalgono i primi rapporti diretti col Ministero della Difesa, cui FIMAC fornisce pompe a olio per pilota automatico; dello stesso periodo è l’inizio della produzione, durata oltre 20 anni, di regolatori passo elica per Piaggio, di alberi torsionali per generatori di bordo e di sedi di cuscinetti per motori a getto per numerosi clienti. Negli ultimi anni ’60 FIMAC inizia ad occuparsi anche di applicazioni aerodinamiche, in particolare della tecnologia delle turbine ad aria RAM e costruisce un laboratorio per prove completo di tunnel a vento. Successivamente l’azienda prende parte al progetto per la “nazionalizzazione” del F104, per cui fornisce le “RAT” (Ram Air Turbine) ed interruttori a pressione, costruiti su licenza U.S.A. Allo stesso periodo risale il coinvolgimento nel programma del motore Viper, per cui FIMAC produce il B.F.C.U. (Barometric Fuel Control Unit). La svolta internazionale risale ai primi anni ’70, con i programma Tornado, co-produzione italiana, inglese e tedesca, per cui FIMAC progetta e costruisce tre importanti equipaggiamenti idraulici, dopo essersi aggiudicata le relative gare internazionali. Le attività di manutenzione e fornitura di parti di ricambio per il Tornado sono tuttora in corso. Nella seconda metà degli anni ’70 FIMAC sviluppa e produce vari nuovi equipaggiamenti, quali pompe idrauliche ad alta pressione, comandi per carrelli di atterraggio ed una nuova generazione di interruttori a pressione. Negli anni ’80 FIMAC allarga il suo campo d’azione ai sistemi di condizionamento ambientale; infatti la ricerca degli anni precedenti ha portato l’azienda a sviluppare notevoli competenze in termodinamica e dinamica dei gas, fino all’invenzione di una nuova tecnologia, denominata MVX che applica la teoria dei flussi multivortice. L’applicazione più importante è costituita da un sistema che integra la fornitura di potenza elettrica ed il sistema di condizionamento ed ha trovato applicazione su diversi pod ventrali e sub-alari che contengono avionica per sistemi ECM, IRW ed elettro-ottici. Nel 1984 viene avviato il programma AMX, in co-produziona tra Italia e Brasile. FIMAC partecipa con molteplici equipaggiamenti, sia di propria progettazione sia su licenza di ditte inglesi, tra cui Rolls Royce, detentrici del know-how del motore Spey e dei suoi accessori. Gli anni novanta segnano un’altra importante svolta nella storia di FIMAC, prima con il programma EFA, per cui l’azienda si aggiudica le gare internazionali per due importanti accessori idraulici e per il sistema di condizionamento del pod ECM. Come è noto lo sviluppo dell’EFA si è prolungato per oltre un decennio e la produzione è iniziata solo nel 2002. Dal 1995 FIMAC cambia art 2_TJ 25/05/2011 9.52 Pagina 15 15 Storie I L’aerospaziale strategia ed inizia ad agire come player indipendente sul mercato mondiale ed si aggiudica i primi contratti in programmi civili, nel segmento “business jet”, con la società israeliana Israel Aerospace Industries Ltd., che costruisce per Gulfstream i G150 e G200 per la fornitura di attuatori per gli aerofreni e per il rudder.Nell’ultimo decennio FIMAC ha consolidato la propria posizione sul mercato internzionale sia in campo militare, acquisendo varie commesse per sistemi ECS per pod da ricognizione applicabili ai velivoli Saab JAS 39 quelli più complessi) per un’azienda aeronautica è importante iniziare nuove ricerche appena concluse quelle in corso, in modo da potersi proporre sul mercato sempre con prodotti d’avanguardia. FIMAC svolge le sue attività di ricerca prevalentemente all’interno; mantenere una capacità interna di sviluppo di prodotti innovativi ci ha dato un notevole vantaggio sui concorrenti europei e nord americani, che nell’ultimo decennio hanno fatto la scelta di ricorrere all’outsourcing anche per queste attività. Abbiamo comunque consolidato rapporti Gripen, F16 e Sukoi SU 30, sia nel settore civile, vincendo alcune gare di sistemi idraulici per nuovi veicoli sviluppati da IAI/Gulfstream e Bombardier/Learjet. con una serie di laboratori di prova presso i quali eseguiamo i test per cui non siamo attrezzati internamente; ci avvaliamo anche della collaborazione di professionisti di grande esperienza per consulenze in campi specifici, quali metallurgia e compatibilità elettromagnetica. Inoltre da anni collaboriamo con il Politecnico di Milano, per studi su impianti di condizionamento per elicotteri e piccoli velivoli civili. Abbiamo anche in corso una ricerca congiunta con una società statunitense. L’azienda ricerca, progetta e produce componenti e sistemi di controllo installati sui velivoli, dove la ricerca è un fattore indispensabile per essere competitivi. FIMAC svolge attività di R&D al suo interno o negli anni ha instaurato rapporti di partnership con istituiti di ricerca e prova esterni? La ricerca è un fattore importante per la crescita di qualunque azienda, ma in campo aeronautico è fondamentale. Dato che i tempi per finalizzare una ricerca sono molto lunghi (due o tre anni per i prodotti più semplici, oltre cinque per La committenza, sia civile che militare, è internazionale e più aziende di paesi diversi partecipano alla realizzazione delle varie parti del progetto. Quali sono le chiavi giuste per una collaborazione di successo e le eventuali difficoltà à art 2_TJ 25/05/2011 9.52 Pagina 16 Storie I L’aerospaziale 16 con partner internazionali? RENATA CALLERIO Milanese, conseguita la maturità classica, frequenta il corso di laurea in ingegneria meccanica presso il Politecnico di Milano, ma interrompe gli studi alle soglie della laurea per ragioni familiari. Alla fine degli anni ’70 entra nell’azienda di famiglia iniziando dal reparto collaudo, proseguendo la gavetta prima all’ufficio tecnico e successivamente all’ufficio acquisti. Succede al padre nel 1999 assumendo la carica di Amministratore Delegato dell’azienda, ruolo che ricopre ancora oggi. Le collaborazioni internazionali sono una scelta obbligata nella realizzazione di un nuovo aereo, specialmente nel settore militare e per i liner, dato che, ad eccezione degli U.S.A., non vi sono nazioni in grado di sopportare da sole gli alti costi di sviluppo e garantire un mercato sufficiente ad ammortizzarli. Io credo che le chiavi giuste per avere successo in campo internazionale siano principalmente avere il prodotto ed una buona reputazione. Inoltre è molto importante il livello del personale, dei tecnici e dei Program Manager che seguono il programma: non solo devono avere adeguata preparazione tecnica ed un‘ottima conoscenza dell’inglese (lingua ufficiale nel mondo dell’aeronautica, che ancora troppo pochi in Italia parlano ad un livello adeguato), ma devono anche avere delle conoscenze, almeno a livello di base, di diritto commerciale e dei regolamenti europei ed americani in materia di controllo all’esportazione di materiale d’armamento o duale (cioè prodotti sviluppati per impieghi civili, ma che per l’alta tecnologia coinvolta potrebbero avere anche applicazioni militari). Inoltre, dalla lettura delle specifiche iniziali, devono essere in grado di capire quali sono le reali esigenze del cliente per proporre soluzioni adeguate e “cost effective”. Presentarsi alla gara con una o due offerte, la prima totalmente rispondente alla specifica e la seconda conforme solo alle parti essenziali, ma più economica e di rapida realizzazione, dà al cliente la sensazione dell’attenzione rivolta alle sue esigenze e può essere il modo di aggiudicarsi la gara. Durante lo svolgimento della commessa è fondamentale essere trasparenti e segnalare al committente qualunque ostacolo possa causare ritardi; ancora molto importanti sono i tempi di reazione a nuove impreviste esigenze del cliente che dovessero presentarsi durante lo sviluppo: risolvere i problemi in modo rapido ed efficiente aiuta la fidelizzazione. Le principali difficoltà sono invece quelle dovute alla burocrazia italiana: soprattutto in campo militare non è facile far comprendere ai partner internazionali la quantità e le tempistiche degli adempimenti di legge. Nel settore aerospaziale la parte tecnica è preponderante e deve rispettare limiti economici, spesso stabiliti da un contratto. Come si riesce a conciliare alta performance tecnica dei prodotti, competitività e redditività? La redditività di un prodotto è in gran parte definita fin dalle fasi iniziali della progettazione (il cosiddetto “design to cost”); determinante è il confronto tra ingegneria di progettazione ed ingegneria di produzione, che durante le design review interne rivedono il progetto anche nell’ottica del contenimento dei costi, che non deve comunque influire sulla qualità del prodotto né sulla sua affidabilità. È anche molto importante mantenersi aggiornati sulle tecnologie di produzione; FIMAC è in grado di costruire internamente tutti i componenti meccanici dei suoi prodotti ed ha completamente rinnovato il suo parco macchine negli ultimi cinque anni. Avere un elevato know-how produttivo interno aiuta a valutare l’adeguatezza dei macchinari e dei prezzi dei subfornitori cui ci rivolgiamo per sopperire a picchi di produzione. Da non sottovalutare anche l’aspetto organizzativo: la corretta determinazione dei lotti economici di produzione e la definizione dei flussi di lavoro danno un apporto sensibile al contenimento dei costi. FIMAC, da quasi un secolo in questo mercato di nicchia, è riuscita a costruire e mantenere un’ottima reputazione grazie alle sue capacità nel gestire il passaggio generazionale e delle conoscenze, nel mantenere relazioni con case produttrici di aerei e istituzioni governative, italiane e non, valorizzando e fidelizzando il personale. Come questo mix di fattori ha permesso ad una media azienda italiana di essere una protagonista? art 2_TJ 25/05/2011 9.52 Pagina 17 17 Da sempre FIMAC dedica estrema attenzione ai rapporti col personale, sia sul piano della formazione sia su quello dei rapporti umani; la maggior parte dei dipendenti trascorre almeno vent’anni di lavoro nella nostra azienda; ciò porta due conseguenze positive. La prima è che lo stesso team di progetto segue tutte le fasi della vita dell’aereo, dalla progettazione e sviluppo fino all’assistenza post vendita, raggiungendo così un livello di conoscenza di tutte le problematiche coinvolte nettamente superiore a quello dei partner che sono coinvolti nello stesso progetto: per questo motivo accade che FIMAC sia chiamata in sede internazionale a collaborare alla risoluzione di problemi anche a livello di integrazione sul velivolo. La seconda conseguenza è che a tutti i livelli, dal semplice operaio all’ingegnere, è possibile un lungo periodo di affiancamento tra il personale più esperto e quello più giovane, col risultato che i dipendenti di medio/alto livello dal caporeparto al program manager - hanno un’elevata esperienza nel settore in cui operiamo. Oggi la gestione di FIMAC, che è un’azienda familiare, è affidata a lei, donna ed imprenditrice con spiccata cultura aeronautica. Come conoscenze tecniche, unite a sensibilità, responsabilità e dedizione, caratteristiche dell’approccio femminile al lavoro, la supportano nel suo quotidiano ruolo manageriale? Avere delle conoscenze di base nel campo della meccanica è sicuramente un aiuto, ma giustamente la domanda individua alcune caratteristiche femminili che a mio avviso, forse rischiando di passare per femminista, danno una marcia in più alle donne. Ad esempio la sensibilità femminile permette, durante le trattative con i clienti ed i fornitori principali, di valutare lo stato d’animo dell’interlocutore e di capire quanto spazio di manovra ci sia per ottenere condizioni più vantaggiose. La donna imprenditrice trasporta in azienda lo spirito combattivo e la risolutezza che contraddistinguono ogni madre nella difesa della propria famiglia; non lasciarsi mai scoraggiare dalle difficoltà ma lottare strenuamente per superarle è spesso determinante sia nelle dinamiche interne all’azienda sia nei rapporti con banche, istituzioni e clienti. L’azienda ha ottenuto con TÜV Italia, prima la certificazione qualità ISO 9001 e successivamente le certificazioni EN 9100 e EN 9110, standard di Storie I L’aerospaziale qualità specifici per il settore aeronautico. Questa evoluzione normativa ha effettivamente portato cambiamenti e benefici alla vostra organizzazione rispetto alle abitudini lavorative acquisite negli anni? FIMAC ha ottenuto la prima certificazione come fornitore del Ministero della Difesa alla fine degli anni sessanta; in seguito ha ottenuto le certificazione secondo le norme militari AERQ. Nel passaggio alle ISO/EN non è cambiato molto per quanto riguarda la qualità del prodotto, tanto che le procedure interne più orientate alla produzione non sono molto diverse da quelle di vent’anni fa. Il cambiamento fondamentale apportato dalle ISO riguarda soprattutto gli aspetti organizzativi. Le certificazioni ISO 9001, EN 9100 e EN 9110 hanno invece apportato significativi cambiamenti a livello organizzativo e gestionale. L’approccio per processi integrati fra loro ha permesso di migliorare l’organizzazione interna ed ottenere un più efficace monitoraggio dell’andamento aziendale. A livello pratico, la diffusione degli obiettivi aziendali e la responsabilizzazione del personale hanno migliorato le relazioni tra i dipendenti dei vari reparti che interagiscono fra loro al fine di raggiungere un obiettivo comune. L’aumento della produttività, la riduzione degli scarti ed il miglioramento delle performance aziendali sono tangibili. Oltre ad aver conseguito le certificazioni di sistema con il nostro ente, FIMAC ha affidato a TÜV Italia anche le verifiche sui prodotti secondo la Direttiva Macchine. Quali sono i vantaggi per la sua azienda nell’affidare ad un unico ente lo svolgimento di queste attività così sinergiche fra loro? Aggiungo che FIMAC si è rivolta a TÜV Italia anche per l’organizzazione interna di corsi di formazione specifici per il settore aerospaziale (“Gestione dei Rischi” e “Gestione della Configurazione”). I vantaggi per un’azienda nell’affidare ad un unico ente varie attività sono molteplici. Il più banale è quello di ridurre il numero dei fornitori, con conseguente semplificazione amministrativa. Più importante è avere un unico interlocutore che ha un’approfondita conoscenza della realtà aziendale e del settore in cui opera e che può quindi comprendere le necessità, proponendo soluzioni efficaci e “su misura”. contatto Francesco Scarlata +39 - 02-241301 +39-02-24130399 [email protected] www.tuv.it articolo_TJ 25/05/2011 9.53 Pagina 18 18 Certificazione integrata, decollo verso il successo Il mercato pretende molto dalle aziende aerospaziali: sfide e opportunità per eccellere nella competizione planetaria. M ateriali in grado di sviluppare performance estreme, prodotti frutto di uno sviluppo tecnologico che anticipa e non di rado guida quello degli altri settori industriali, la committenza più esigente in materia di sicurezza e affidabilità: le aziende del settore dell’Aerospazio e della Difesa hanno nel loro Dna la ricerca continua del miglioramento, pena l’estinzione della loro presenza sul mercato. In questo senso, sono un interlocutore naturale e privilegiato del mondo della qualità e delle certificazioni. E nell’ambito di una sempre più elevata competizione tra le aziende strategiche a livello mondiale, uno strumento di eccellenza per le organizzazioni del settore aeronautico è arrivare alla certificazione integrata secondo gli schemi ISO 9001 + EN 9100 + AQAP 2110 (Allied Quality Assurance Publications ) + CMMI (Capability Maturity Model Integration). Un percorso coerente e completo di analisi e al tempo stesso di upgrade organizzativo che propone, soprattutto con il quarto di questi standard, una vera e propria sfida per le aziende. Organizzazione di raggiungere obiettivi prefissati con le risorse assegnate, risorse valutate dal punto di vista numerico, ma soprattutto in termini di competenza professionale. Si tratta di un tema già presente nella ISO 9001, maggiormente sviluppato nello schema EN 9100 attraverso lo strumento della 9101 Quality Management Systems Audit Requirements for Aviation, Space, and Defense Organizations, che richiede all’auditor di rispondere in modo chiaro ed ineludibile alle seguenti domande: “I processi esaminati raggiungono i risultati pianificati? Se i risultati pianificati non vengono raggiunti, sono intraprese appropriate azioni ? Le azioni intraprese raggiungono gli obbiettivi prefissati?”. Questi quesiti rappresentano un cambio sostanziale nell’approccio metodologico della verifica da parte dell’auditor, chiamato ora ad esprimere e giustificare un giudizio di efficacia dei processi esaminati, attraverso lo strumento del Process Effectiveness Assessment Report (PEAR). Focus sull’efficacia dei processi La sfida dei mercati globali, tipica del settore trasporti, sta conoscendo un’ulteriore accelerazione verso una maggiore selezione della catena della fornitura. Nel mondo dei trasporti i seguenti settori hanno specifici schemi proprietari: l’Automotive con la Norma ISO TS e relativo schema; l’Aerospaziale con la Norme AS/EN 9100 (Costruttori) AS/EN 9110 (Manutentori) ed AS/EN 9120 (Distributori) ed i relativi schemi; il Ferroviario con lo schema IRIS. Il mercato mondiale, con fornitori che oggi sono distribuiti in tutte le aree geografiche, ha portato allo sviluppo di schemi che guardano sempre di più alla capacità dei processi: basti Ognuno degli standard citati ha degli elementi di peculiarità: del primo oramai sappiamo tutto; dell’ISO 9100, in attesa di verificare l’applicazione dell’edizione aggiornata della norma e delle sue modalità operative, il primo elemento che colpisce è la richiesta rivolta agli auditors di non limitarsi alla mera verifica di conformità dell’organizzazione presa in esame rispetto ai requisiti della norma. Si chiede loro di affrontare, in modo concreto, la tematica del raggiungimento dell’efficacia dei processi. Per efficacia si intende la capacità di una Lo scenario globale del sistema trasporti articolo_TJ 25/05/2011 9.53 Pagina 19 19 pensare al valore di ON TIME DELIVERY (consegna nei tempi previsti) che viene normalmente richiesto non inferiore al 97%; valore forse eccessivo se il mio fornitore è sito nell’edificio accanto al mio, ma pensiamo al caso di fornitori mediamente distanti cinquemila chilometri, quindi con diversi fusi orari di differenza. I fornitori ovunque siano, qualunque lingua parlino, devono essere in grado di fornire il prodotto giusto al momento giusto ed al prezzo minore, mantenendo comunque il presidio sui requisiti di sicurezza del prodotto ai fini della tutela del passeggero trasportato e del terzo sorvolato nel caso dell’Aerospazio, ovvero del povero pedone nel caso dell’Automotive. L’introduzione del requisito di Prezzo Minore rispetto alla concorrenza richiede strumenti che misurino non solamente l’efficacia dei processi: diventa necessario misurare anche l’efficienza dei processi aziendali. Normalmente durante un audit viene posta la domanda: “Cosa fai nell’ambito del tuo processo?”. Per rispondere alle nuove esigenze di riduzione dei costi richiesta dai mercati mondiali va posta una seconda domanda: “Quanto bene lo fai?”. Quindi dalla cultura del processo, visto in modo statico, si deve passare alla cultura del processo in modo dinamico, ovvero alla cultura del “Process improvement”, che deve aiutare il business e non deve essere considerato fine a se stesso in quanto non dobbiamo dimenticare che il costo orario di un operaio cinese o indiano è oggi pari a 6$ all’ora, mentre in occidente siamo a 60$ l’ora. Un cambiamento culturale Affrontare questa nuova sfida presuppone un cambiamento culturale dei vari attori del processo di Certificazione Aziendale. Per questo è stato sviluppato, tra i tanti, un metodo che parte dal presupposto che sia necessario un “modello di riferimento che elenchi attività e presupposti di una disciplina specifica, utilizzati per verificare il grado di adeguatezza di un gruppo di professionisti all’esercizio della disciplina stessa all’interno di un’Organizzazione”. È necessario ricordare che un modello non è un processo: il modello elenca cosa fare, non come farlo o chi lo fa. Una descrizione del processo in termini di modello deve prevedere: ▪quali sono le attività del processo; ▪chi le svolge; ▪perché; ▪quando; ▪come; ▪quali sono gli input e le condizioni di attivazione; ▪quali sono gli output e le condizioni di completamento; ▪come si misurano le performance. Sulla base di questi presupposti nasce il Capability Maturity Model (CMM) i modelli CMM differiscono per: Disciplina (software, systems, acquisition, etc.); Struttura (Staged o Continuous); Come viene definita la Maturità (percorso di process improvement); Come viene definita la Capability (“istituzionalizzazione”). Ovviamente dei vari modelli è stata fatta nel tempo una necessaria integrazione per arrivare oggi al Capability Maturity Model integration (CMMI). Il CMMI (Capability Maturity Model Integration) nasce con l’obiettivo di stimolare un programma di miglioramento dell’industria americana fornitrice del DoD, il Ministero della Difesa USA. Per questo scopo venne fondato un istituto, il “Software Engineering Institute” presso la Carnegie Mellon University a Pittsburg, cui venne dato articolo_TJ 25/05/2011 9.53 Pagina 20 20 contatto Vincenzo De Blasi +39 - 06-3269091 +39-06-32690999 [email protected] www.tuv.it l’incarico di definire un insieme di requisiti “minimi” per poter garantire l’acquisizione di contratti con il Ministero. Il CMMI classifica i singoli processi aziendali in 6 livelli incrementali di “Capability”, che permettono di collocare le aziende sulla base del profilo risultante, per un set predefinito di processi, su una scala a 5 livelli di “Maturity”: il Ministero della Difesa USA richiede il riconoscimento del Maturity Level 3 (ML 3) come pre-requisito per poter accedere ai bandi di gara. Con queste premesse vari sono gli elementi di criticità, ma il cuore della questione è contenuto nella battuta di W. Edwards Deming: “In God we trust, all others bring data” (“in Dio abbiamo fede, tutti gli altri forniscano dati”). Dobbiamo passare da una cultura con la “fantasia”, oggi al potere, ad una cultura dove sia imperativo dotarsi di elementi standard di processo e di linee guida per comporli assieme e per coprire quindi le esigenze, sia dei clienti sia delle funzioni organizzative. Ciò per assicurare la riduzione della varianti incontrollate nello svolgimento delle attività dei processi e la condivisione del patrimonio aziendale in termini di modi di fare di successo. Avere la volontà e la forza di raccogliere sistematicamente esperienze, misure e informazioni dal vissuto dei processi è cosa utile per supportare il miglioramento continuo dei processi aziendali. A questo si aggiunge la necessità di avere auditors con reali competenze sul vissuto dei processi al fine di saperne verificare l’efficacia. L’esperienza delle aziende italiane Queste condizioni sono raggiungibili: alcune aziende anche italiane, sono riuscite ad ottenere il prestigioso risultato delle tre certificazioni ed un livello di CMMI 3, il tutto attraverso un forte sforzo interno, valutabile in duecento persone intervistate, tremila documenti rivisti e più di 350 “best practices” analizzate prima dell’assessment. Ma è questa la direzione verso cui le aziende del settore aerospaziale dovranno muoversi? Accanto agli schemi consolidati quali ISO 9001, ISO 14001 ed in parte la EN 9100, è ineludibile la necessità di pensare in termini di CMMI. Non ovviamente in termini di raggiungimento del livello 5 di CMMI, ma sempre di più, nell’ambito dei settori ad alta tecnologia, questi sono i modelli richiesti. Basti pensare che a livello di documento AQAP (Allied Quality Assurance Publications) voluto dalla NATO, esiste un chiaro riferimento alla ISO/IEC 15504 e quindi il CMMI è diventato uno standard “de facto” per l’avvio e il mantenimento di un programma aziendale in grado di assicurare ai clienti l’esistenza di un sistema di gestione dei processi di sviluppo, management e supporto per la realizzazione di prodotti e/o servizi in un’ottica di miglioramento continuo. Esso è coerente con le norme ISO/IEC 15504 che governano le attività di valutazione sui processi. In conclusione possiamo dire che la risposta alla domanda banale su cosa deve essere inteso come “miglioramento aziendale” è contenuto nelle seguenti questioni: Quali sono gli obiettivi del vostro business? Come misurate se li state perseguendo? Qual è l’impatto atteso sui conti economici? In che modo verrà misurato tale impatto? In che modo garantite che i requisiti di sicurezza siano salvaguardati? Una sequenza di domande che sintetizza gli elementi fondamentali della sfida che i mercati globali pongono alle aziende: un approccio integrato alla qualità dei processi rappresenta l’occasione per fornire una risposta di sistema a quella sequenza di domande. Tra gli strumenti per vincere la sfida, quindi, ISO 9001 + EN 9100 + AQAP 2110 + CMMI rappresenta una possibile addizione di successo nelle certificazioni per il settore dell’Aerospazio e della Difesa. VINCENZO DE BLASI Terminati gli studi superiori entra in Accademia e al termine dei corsi consegue la laurea in Ingegneria aeronautica. Sottotenente, è nominato responsabile Nucleo controllo qualità manutenzione presso il 5° Stormo Rimini e poi è in Aeritalia come capo sezione controllo qualità presso l’Ufficio Sorveglianza Tecnica dell’Aeronautica Militare. Successivamente è nominato Capo Ufficio Approvvigionamenti della Direzione Costruzioni Aeronautiche di Napoli; qualche anno dopo si trasferisce a Roma presso il Ministero, a seguito della nomina a Capo sezione del 3° Ufficio Coordinamento Tecnico della Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici e Spaziali (DGAAAS). Si congeda dall’Aeronautica Militare con il grado di Generale come Capo della 2° Divisione della DGAAAS. Lasciata la divisa diventa Responsabile Qualità di Unavia, per assumerne qualche anno dopo la presidenza. Oggi è Sector Manager di TÜV Italia per il settore Aerospazio e Difesa. art 3_TJ 25/05/2011 9.53 Pagina 21 21 Storie I L’aerospaziale Prove estreme per satelliti I pyroshock realizzati nei laboratori TÜV Italia di Scarmagno sono indispensabili per i componenti spaziali. Ce ne parla Marco Stanghini, Vice President Marketing and Sales Spazio di SELEX Galileo. D ietro alla vostra azienda ci sono 100 anni di storia, fatta anche di fusioni e accorpamenti di aziende italiane e straniere, pubbliche e private. Oggi SELEX Galileo orbita nell’ampio universo Finmeccanica e la sua storia ha progredito parallelamente al progresso tecnologico: ce la vuole raccontare nei passaggi più importanti? L’Officina Galileo, così era il suo nome quando è stata fondata nel 1864, con le sue attività nell’elettrottica per la Difesa e lo Spazio, è tuttora un sito importante nella galassia di stabilimenti SELEX Galileo, presenti in Italia, UK, USA e Arabia Saudita. Il segreto del successo di questa società è l’aver saputo coniugare importanti investimenti nelle tecnologie con l’evoluzione dei mercati e le richieste sempre più sofisticate dei clienti nazionali ed internazionali. SELEX Galileo opera nell’ambito dei dispositivi per la sicurezza e la difesa per usi militari e civili: può spiegare ai lettori della nostra rivista come nascono e si sviluppano le sinergie produttive che vi permettono di essere su più mercati molto settoriali, con soluzioni modulari e integrate? Alla base di tutto questo c’è una forte componente tecnologica che è trasversale a tutte le attività e tiene conto dei diversi requisiti ambientali imposti da missioni spaziali, aeronautiche, terrestri e marittime. Le sinergie sono principalmente nell’elettronica ed elettroottica; occorre però tener conto che la strumentazione spaziale, a causa degli speciali requisiti operativi, necessita di componentistica hi-rel e di processi produttivi specifici. La formazione del personale tecnico e produttivo è un esigenza particolarmente sentita in SELEX Galileo e molto apprezzata dai nostri clienti. Producete sistemi ottici di difesa: può illustrare esempi di sistemi di protezione, inizialmente destinati ad un impiego in campo militare che hanno visto un proficuo utilizzo anche in ambito civile? L’esempio forse più interessante è lo sviluppo dello strumento iperspettrale per il monitoraggio ambientale che trova applicazioni “dual use” o utilizzo duale in ambito avionico ed ha permesso di sviluppare conoscenze tecniche tali da permettere di progettare e realizzare uno strumento iperspettrale spaziale che volerà nell’ambito della missione PRISMA finanziata dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). contatto Emanuele Ferrari +39-0125-636911 +39-0125-636999 [email protected] www.tuv.it art 3_TJ 25/05/2011 9.53 Pagina 22 Storie I L’aerospaziale 22 vi avvalete dei laboratori TÜV Italia di Scarmagno. Quale l’obiettivo di queste prove e come avvengono? Il settore della difesa richiede prodotti tecnologicamente sofisticati che necessitano, per essere appetibili sui mercati, investimenti nella ricerca. SELEX Galileo come affronta questa necessità? Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono alla base del successo dei prodotti di SELEX Galileo che, oltre agli autofinanziamenti, si avvale di collaborazioni con Enti di Ricerca, Università, e Piccole e Medie Imprese (PMI). Oltre a significativi investimenti aziendali in attività di Ricerca e Sviluppo, SELEX Galileo pone attenzione verso tutti i programmi di finanziamento previsti nell’ambito della Comunità Europea, EDA (European Defence Agency) e varie fonti di finanziamento nazionale e regionale. In ambito spaziale SELEX Galileo lavora con grandi clienti come l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), l’ASI, (Agenzia Spaziale Italiana) ed anche con la NASA, fornendo strumenti per l’osservazione della terra, degli oggetti spaziali e di analisi del planetario. Questi dispositivi sono sottoposti a test all’interno dei vostri laboratori, mentre per quelli di pyroshock Le prove di pyroshock, che costituiscono una parte dei test ai quali sono sottoposti i nostri dispositivi, sono volte ad accertare la funzionalità degli apparati nel rispetto dei requisiti ed in particolare per quanto riguarda le condizioni ambientali estreme rappresentate dalle applicazioni spaziali. Queste prove rivestono particolare importanza, data l’impossibilità di ricorrere ad interventi di manutenzione una volta raggiunta l’operatività in orbita (per ovvi motivi). L’obiettivo delle prove di pyroshock, in particolare, è fornire l’evidenza della capacità dei nostri apparati di sottostare alle accelerazioni impulsive specificate senza subire danno. Queste accelerazioni impulsive costituiscono la simulazione delle sollecitazioni alle quali i nostri dispositivi verranno sottoposti in fase di messa in orbita, per effetto dei meccanismi di separazione dei vari stadi che compongono il lanciatore. I meccanismi di separazione del vettore di lancio sono infatti di natura pirotecnica e danno origine ad accelerazioni piuttosto elevate che avvengono in un lasso di tempo molto ristretto. La simulazione è piuttosto complicata e viene ottenuta attraverso un sistema a percussione controllata, grazie al quale è possibile ricostruire lo “shock” richiesto attraverso una serie di prove di calibrazione. Ci avvaliamo dei laboratori TÜV Italia di Scarmagno da molti anni ormai con piena soddisfazione. MARCO STANGHINI Ha iniziato ad occuparsi di spazio nel 1982, dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Elettronica. Sempre nell'ambito di società di Finmeccanica ha ricoperto posizioni relative alla Gestione Programmi, Commerciale, Contratti e Business Development. Attualmente è Vice President Marketing and Sales della Linea di Business Spazio di SELEX Galileo. art 4_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 23 23 Parola d’ordine diversificare: Umbra Group tra Foligno e Seattle Aerospaziale, biomedicale, energie alternative. Paolo Trasciatti, Quality Manager del gruppo, ci guida alla scoperta di Umbra cuscinetti, un’impresa italiana che ha conquistato posizioni importanti su mercati apparentemente lontani fra loro. Puntando su valori condivisi e un ingrediente molto particolare: la fiducia. Circa 40 anni fa, a Foligno, tre soci, due italiani ed uno tedesco fondano Umbra Cuscinetti. Negli anni la produzione si è allargata e diversificata: quali sono state le basi su cui avete costruito la vostra crescita, che vi ha portato ad essere oggi un gruppo da oltre 800 dipendenti, con filiali all’estero e che guarda al business e ai risultati economici senza dimenticare altri valori? La crescita, in termini di fatturato e collaboratori, che ha avuto negli anni Umbra Cuscinetti è stata sia di tipo esterno che interno. Durante gli anni ‘90, dopo l’operazione di management buyout, sono state acquisite due società, posizionate in modo strategico a livello geografico rispetto al nostro business. La prima in Germania, la Kuhn, vicino a Stoccarda, che è il centro tecnologico d’eccellenza per quanto riguarda il settore delle macchine utensili, mercato che Umbra serve con il proprio prodotto core: le viti a ricircolo di sfera. Poco dopo è stata acquisita Umbra Cuscinetti Inc., nei pressi di Seattle, vicino al più grande stabilimento Boeing dove vengono assemblati gli aerei. Quest’ultima scelta è stata guidata dalla volontà di rappresentare per il colosso americano un’estensione del proprio team. Negli anni compresi tra il 2000 ed oggi, invece, gli sforzi si sono concentrati su una crescita interna, verticalizzata: la casa madre, a Foligno, guida le politiche generali di business a livello corporate ed è attenta affinché, in tutti i luoghi del mondo dove Umbra Group è presente con i propri prodotti, le persone rimangano al centro dell’attività produttiva. Umbra Cuscinetti ha un assetto proprietario legato ad un azionariato diffuso tra i dipendenti, una formula poco frequente nel nostro paese. Come, partendo dalla sua esperienza personale, questa opportunità data ai dipendenti ha contribuito al successo dell'azienda e quali ritiene siano i presupposti culturali e sociali che hanno permesso questa larga partecipazione? Il fatto che nel nostro paese Umbra Cuscinetti sia un esempio raro di azionariato diffuso non può che gratificarci. à art 4_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 24 Storie I L’aerospaziale 24 Nella foto: Valter Baldaccini, Amministratore Delegato di Umbra Group L’azionariato di Umbra Group vede oggi i nomi di 37 collaboratori che, a partire dal 2007, hanno accettato di investire nella loro società e quindi condividere il rischio di impresa. A loro fa capo il 4,41% del capitale. Una decisione che indica inevitabilmente fiducia nei risultati aziendali presenti, ma soprattutto negli sviluppi futuri, in una fase in cui a far notizia è la contrazione della crescita economica e l’incertezza a livello mondiale. Valter Baldaccini, Amministratore Delegato del Gruppo, è molto chiaro quando parla di questo modo di fare impresa: per lui l’azionariato diffuso non è una formula magica, alla base ci deve essere un rapporto di fiducia reciproca tra i collaboratori, gli azionisti di maggioranza e il management. Senza questi presupposti, si sfocia solo in un tecnicismo economico-finanziario che non porta molto lontano. L’azionariato diffuso è stato possibile in Umbra soltanto grazie al rapporto di massima fiducia e stima consolidatosi nel tempo a tutti i livelli aziendali. Il senso di appartenenza che lega i dipendenti alla realtà in cui lavorano è la prima fonte di successo di ogni azienda. scienza e della tecnica, ed instaurare rapporti duraturi basati sul rispetto dei relativi ruoli. Le strade pratiche di collaborazione possono passare attraverso semplici tesi di laurea fino ad arrivare a rapporti strutturati di ricerca. Spesso in azienda si viene a contatto con giovani ricercatori che non hanno ancora un’esperienza specifica nel settore ma sono “freschi di studi”, con un enorme entusiasmo nel venire a contatto con i problemi reali del mondo del lavoro. Se si è in grado di lasciarli liberi di pensare ed inventare si può arrivare insieme a soluzioni ed idee che, all’inizio di un percorso di studio, potevano essere lontanissime anche dall’essere immaginate. Umbra Cuscinetti ha saputo capitalizzare l’esperienza maturata nei prodotti di alta tecnologia destinati al settore aerospaziale producendo anche per il settore industriale e per quello biomedicale, un esempio di diversificazione che avantaggia nel caso insorgano difficoltà in un mercato. Nella vostra storia aziendale si sono presentate queste condizioni e, in caso di risposta affermativa, attraverso quali interventi avete spinto verso una maggiore diversificazione in tempi ragionevolmente brevi? Oggi Umbra Cuscinetti è leader sui mercati internazionali nella produzione di viti a ricircolo di sfere, frutto di un forte impegno nella R&S e attività svolte all’interno con un successivo confronto con Università ed altri centri specializzati. Quali sono, a suo giudizio, gli approcci corretti affinché questo scambio di expertise, tra mondo produttivo da una parte e quello accademico e della consulenza La storia di Umbra Cuscinetti è scandita da processi di dall’altra, possa dare il miglior vantaggio ad entrambi? diversificazione del prodotto. Diversificare la produzione è Occorre essere aperti da entrambe le parti, mondo della infatti un modo per gestire fasi critiche: è molto difficile che prodotti diversi subiscano contemporaneamente grandi flessioni. Diversificare i prodotti significa anche aprirsi a mercati diversi e quindi ridurre i rischi di perdite eccessive. Umbra ha iniziato la sua attività nel 1972 con la produzione di cuscinetti ad alta precisione per il mercato industriale. Nel 1978 è iniziata la produzione di viti a ricircolo di sfere per applicazioni aeronautiche e nel 1982 di viti a sfere industriali. La gamma di prodotti si è ampliata, nel 2005, con il lancio sul mercato degli attuatori elettromeccanici (EMA), che integrano in un unico assieme viti a ricircolo di sfere, motore e cuscinetti. Il prodotto si presta ad impieghi in settori nuovi per Umbra, quali l’energetico, le energie alternative e l’alimentare, permettendo la ricerca di nuove nicchie di mercato ad alta tecnologia. In Umbra viene stimolato il passaggio di esperienze e conoscenze fra il mondo aeronautico e quello industriale. art 4_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 25 25 Storie I L’aerospaziale Fin dalla concezione del prodotto, il Servizio Tecnico tiene insieme i propri progettisti. Oggi, ad esempio, è comune trovare nelle macchine utensili le sfere in ceramica, inizialmente introdotte nell’aeronautica. Nello stesso modo sistemi a ricircolo delle sfere, inizialmente utilizzati nel settore movimentazione merci, sono oggi di uso corrente per freni elettromeccanici nel settore aeronautico. Rimangono le peculiarità di un settore rispetto all’altro, ma le esperienze maturate nell’ambito inizialmente più pronto a recepire l’innovazione possono poi essere trasferite in settori attigui. Gli interventi che Umbra ha compiuto in questa direzione sono stati investimenti in capitale umano, potenziando quindi l’area R&S e puntando molto sulla formazione di personale qualificato e professionale, e in macchinari, quindi acquistando macchine tecnologicamente avanzate che consentono di realizzare i prodotti in modo più economico. Umbra” di fare business. Viti sofisticate soggette a trattamenti chimici e fisici per esaltarne le caratteristiche, e cuscinetti, prodotti di piccole dimensioni che per lo stress a cui sono sottoposti si usurano e necessitano di manutenzione e magari di rapida sostituzione, in qualsiasi parte del mondo. Quali sono le leve sulle quali Umbra Cuscinetti si concentra per non far mancare ai clienti il suo supporto, in ogni parte del mondo? La scelta strategica di Umbra Cuscinetti d’instaurare un rapporto di collaborazione con un organismo come TÜV Italia è risultata fondamentale non solo per una questione di visibilità e di valenza internazionale, ma anche e soprattutto per un progetto di potenziale completamento nella certificazione aziendale integrata (ambiente-sicurezza). Inoltre, la possibilità di avere un interlocutore di certificazione in grado di fornire supporti anche ad altre attività di carattere tecnico (formazione, training, prove di laboratorio e certificazioni di prodotto, etc.) risulterà fondamentale nelle strategie commerciali di un’azienda come Umbra, che interagisce e compete costantemente in un mercato à La strategia Umbra per una copertura totale del mercato aftermarket è basata su un’organizzazione eterogenea studiata appositamente per ogni area geografica (America, Europa, Estremo Oriente, Medio Oriente, CSI). Questo network si avvale di due basi logistiche: Foligno e Seattle. Le sedi sono in grado di rispondere 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno a tutte le esigenze del mercato, riparando e revisionando il prodotto in tempi record oppure fornendo parti in sostituzione. La disponibilità di parti di ricambio on the shelf RTG (Ready To Go) è un requisito contrattuale e una necessità per soddisfare il fabbisogno di clienti sempre più esigenti. La definizione del livello adeguato di scorta è il frutto di un modello complesso di analisi e di esperienze ultra ventennale, che tiene conto del ciclo di vita dei prodotti e dell’utilizzo della flotta. La professionalità di tutto l’organico resta senza dubbio il punto di forza della nostra organizzazione in termini di competenze e velocità nel fornire le risposte, oltre alla cortesia. Il tutto accompagnato come sempre dallo “stile Umbra Cuscinetti ha sbocchi commerciali rappresentati dalla maggiori aziende internazionali del settore aeronautico ed è certificata con TÜV Italia per il sistema qualità e per la qualità nell'aerospaziale e può quindi fregiarsi del marchio ottagonale TÜV SÜD. Quali vantaggi avete rilevato nel presentarvi ai tavoli delle trattative con i vostri interlocutori internazionali supportati da un marchio noto in tutto il mondo? contatto Sabrina Bruschi +39 - 055 9065-046 +39-055 9065-048 [email protected] www.tuv.it PAOLO TRASCIATTI Conseguita la laurea in Ingegneria Elettronica all’Università di Perugia, prima del servizio militare nell’esercito, si dedica per un anno all’insegnamento. Terminato il biennio sotto le armi, entra in un’azienda di progettazione e costruzione di laboratori fotografici come Responsabile progettista elettronico, dove rimane per tre anni. Nel 1997 entra in Umbra Cuscinetti, prima come Responsabile Qualifica Prodotto nell’ambito dell’Ufficio Tecnico per diventare successivamente Responsabile Assicurazione Qualità. Oggi è Quality Manager di tutte le aziende del gruppo. art 4_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 26 Storie I L’aerospaziale 26 azioni di Umbra. Questa loro esperienza ha fatto sì che Umbra oggi si configuri come una realtà operante in un mercato internazionale, gestita con logiche manageriali, mantenendo però i valori di una famiglia. L’A.D. Valter Baldaccini ci ricorda sempre che la crisi che ha colpito l’economia mondiale trova le sue cause più profonde in comportamenti non etici, tesi a massimizzare i profitti di alcuni Nella parte iniziale dell’intervista sono emersi alcuni valori fondanti di Umbra Cuscinetti nel suo fare impresa: soggetti economici, a scapito del lavoro serio e soprattutto “reale” di molti. È questo il comportamento inaccettabile che la centralità delle persone, il legame con il territorio, la soddisfazione dei clienti e del personale. Valori autentici deve essere combattuto. In Umbra il profitto viene considerato dal Top Management come strumento e non come un fine in di una cultura antica, aperta e generosa che non sé stesso. Creare ricchezza significa non solo permettere trascura il business, ma è capace anche di proporre internazionale con prodotti sempre più complessi e tecnologicamente avanzati. Sicuramente la certificazione ed il marchio TÜV rappresentano un elemento di grande prestigio, che dà valore aggiunto ad Umbra in un percorso di esclusività e di eccellenza internazionale. progetti di solidarietà, alla cui realizzazione anche il personale dell’azienda dà il suo contributo. Un aspetto meno noto di Umbra Cuscinetti che lasciamo a lei descrivere. I valori che sono alla base della cultura e quindi del fare business di un’impresa, quindi anche di Umbra, derivano dalla personalità dei suoi fondatori. Valter Baldaccini, A.D. del Gruppo e Reno Ortolani, Direttore di stabilimento della casa madre, sono stati due manager all’interno di una multinazionale tedesca prima di compiere l’operazione di management buyout e acquisire il 100% delle all’azienda di continuare ad investire e ad acquisire nuove quote di mercato, ma anche portare avanti progetti di responsabilità sociale sul territorio nazionale ed internazionale. Umbra vive questa responsabilità in modo sentito e condiviso da tutti i collaboratori; insieme abbiamo realizzato ambiziosi progetti, non solo nella comunità locale e in Italia, ma anche e soprattutto in Africa e in altri Paesi in via di sviluppo, aiutando chi è meno fortunato di noi. La nostra politica di solidarietà è una filosofia del fare, che ci impegna in progetti che diano un aiuto concreto. Una missione importante che, perfettamente in linea con lo stile Umbra, mette l’uomo al primo posto. News_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 27 27 Storie I e-mobility Monaco di Baviera - Rovereto in quattro tappe E-Miglia 2010 è stato il primo raduno al mondo per veicoli elettrici, finalizzato a dimostrare le potenzialità della e-mobility. Vi hanno partecipato circa 30 veicoli a 2-3-4 ruote interamente alimentati ad energia elettrica, che si si sono messi in marcia percorrendo strade secondarie, partendo dalla Germania e raggiungendo l’Italia. Il percorso, che ha avuto inizio a Monaco di Baviera e si è concluso a Rovereto, prevedeva quattro tappe intermedie di 120-140 km ciascuna. Le destinazioni sono state Füssen, una città non lontano dal confine con l’Austria e poi Innsbruck e Bolzano. Ogni 80 km circa era stata prevista una sosta di quattro ore, per dare ai piloti la possibilità di ricaricare il proprio veicolo. I parametri di giudizio per premiare il vincitore della gara non si sono basati sulla velocità: affidabilità del veicolo, autonomia di viaggio e capacità competitiva del conducente sono stati i fattori più importanti. Per ciascuna tappa i piloti dovevano raggiungere il punto di sosta e rifornimento entro un determinato tempo. Inoltre, la gara prevedeva anche un test: alcune tappe, comprese quelle con strade di valico, dovevano essere percorse in un periodo di tempo definito. Dei punti di penalizzazione sono stati dati invece ai veicoli che hanno percorso le tappe troppo in fretta o troppo lentamente. News_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 28 News 28 TÜV Italia protagonista a SAIE 2010 La tradizionale manifestazione bolognese, appuntamento irrinunciabile per le aziende ed i professionisti che operano nella complessa ed articolata filiera delle costruzioni, nel 2010 ha visto per la prima volta la partecipazione di TÜV Italia. Durante i quattro giorni di fiera numerosi visitatori si sono dati appuntamento allo stand collocato nella Piazza della Sostenibilità, lo spazio destinato dalla fiera ai soci di GBC Italia, filiale italiana del Green Building Council, proprietario dello schema LEED®, secondo il quale il nostro ente rilascia la certificazione degli edifici. Questa attenzione da parte degli organizzatori alle richieste che provengono dal settore relativamente ad aspetti e requisiti in termini ambientali, di sostenibilità e di efficienza energetica, sono stati premiati da un importante interesse da parte del pubblico che ha animato la piazza ed i convegni in programma, compreso quello del 28 ottobre, da noi promosso insieme ad Habitech, il Distretto Tecnologico Trentino, dal titolo “Il contributo dei materiali da costruzione ai crediti LEED®”. In quella sede è stato presentato il Libretto prodotto LEED®, messo a punto dai tecnici del Distretto sulla base delle “Linee guida per l’interpretazione e l’applicazione dei crediti LEED® ai prodotti da costruzione” elaborate insieme a TÜV Italia, che attesta la conformità ai crediti LEED® di materiali o prodotti da costruzione. Il convegno è stato anche l’occasione per consegnare il libretto prodotto LEED® n°1 alla ditta Celenit di Padova. Contatto: [email protected] TÜV Italia e l’associazione Zayd Ibn Thabit per la certificazione HALAL La certificazione Halal si è sviluppata soprattutto in paesi come Inghilterra e Francia per la forte presenza di popolazione di religione musulmana proveniente dalle ex colonie, ma anche nel nostro paese l’interesse è in crescendo, pur non essendoci ancora dati certi. HALAL “Halal” in arabo vuol dire “lecito”, in questo caso vuol dire che il prodotto può essere consumato da musulmani osservanti. Il termine si contrappone ad “Haram”, “illecito”, questo perché nel Corano vengono esplicitamente citati alimenti, bevande, ma anche prodotti cosmetici, da non mangiare, bere o utilizzare in modo assoluto. I prodotti proibiti sono quelli con presenza di carne di maiale, animali macellati senza il rito islamico, bevande alcoliche. A questi si aggiungono altri prodotti “illeciti”, ma questi variano a seconda della scuola di diritto islamico di riferimento (hanafifa, malikita, shafiita, hanbalita). Relativamente alla certificazione Halal di prodotti agroalimentari, farmaceutici e cosmetici, esistono delle procedure per evitarne la contaminazione durante il loro ciclo produttivo (materie prime, lavorazione, imballaggio, spedizione), durante il quale tutto viene ripulito, compresi i macchinari, per evitare il contatto con prodotti considerati impuri dalla religione islamica. In aggiunta, per i prodotti farmaceutici e cosmetici, la certificazione Halal controlla anche l’origine delle sostanze utilizzate nella produzione come la gelatina, la glicerina, le vitamine, i coloranti, etc., che non devono venire in contatto con prodotti derivati dall’alcool o dal maiale. Ai prodotti Halal precedentemente citati se ne aggungono altri, come prodotti di abbigliamento, l’arredamento, ect. La certificazione Halal deve essere rilasciata da un Imam e quindi sorge una domanda: come è coinvolto in questo processo certificativo TÜV Italia? Il nostro ente ha elaborato uno schema di certificazione Halal che rispecchia sia i requisiti del Corano, sia la ISO 17025 relativa alle attività certificative. È stato quindi stipulato un accordo con l’Associazione Culturale Islamica Zayd Ibn Thabit, che ha validato questo schema di certificazione, rendendolo riconoscibile dal mondo islamico. Lo schema di certificazione prevede che l’audit venga condotto da un team costituito da un tecnico dell’ente e, per la parte religiosa, da un Imam. Il certificato viene emesso dall’Associazione Zayd Ibn Thabit a fronte di una verifica condotta secondo il disciplinare di proprietà di TÜV Italia, ma validato dall’Associazione stessa. TÜV Italia ha rilasciato la sua prima certificazione Halal a Palombini (Espressoaroma S.p.a.), azienda che produce e confeziona caffè. È un’importante realtà in questo settore e, proprio con l’obiettivo di aprirsi al mercato dei consumatori di religione musulmana, ha richiesto la certificazione Halal. Contatto: [email protected] News_TJ 25/05/2011 9.54 Pagina 29 29 News Tre settimane dedicate alla sicurezza Nello scorso novembre l’associazione Tavolo 81 Imola ha organizzato tre incontri per promuovere una concreta formazione e informazione relativamente alla sicurezza, in questo caso declinata per gli aspetti più specifici del settore delle costruzioni, per quei tipici luoghi che, per la presenza di macchine e attrezzature pesanti, risultano ad alto rischio per le macchine in sé e per la sicurezza dei prodotti in generale, considerando gli aspetti della sicurezza relativamente alla loro manutenzione ed al loro utilizzo quotidiano. Tavolo 81 Imola, promotore dell’iniziativa, è un’Associazione nata nel settembre 2010 come evoluzione ed estensione di una precedente esperienza maturata nel settore edile (Tavolo 494 Imola), promossa già dal 1999 da Associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali, tecnici del settore ai quali, in questa nuova esperienza, si sono aggiunti enti locali, l’Azienda Sanitaria locale e gli enti preposti alla vigilanza. Tra gli obiettivi dell’Associazione ci sono anche la definizione di iniziative e programmi di attività, percorsi formativi e informativi e l’offerta di concreti supporti e risposte a tutte le organizzazioni interessate a queste problematiche, temi che diventano ancora più importanti in un momento come l’attuale, dove la crisi economica ancora in evoluzione, tende ad accentuare una minore attenzione e l’utilizzo di scorciatoie nei riguardi della sicurezza sul lavoro. Partendo da questa situazione economico/sociale, da un territorio e da organizzazioni private e cooperativistiche attente a questi temi, Tavolo 81 Imola ha voluto declinare gli aspetti peculiari della sicurezza per tre diversi settori produttivi in altrettanti appuntamenti dedicati: il primo legato alla sicurezza nel settore costruzioni, il secondo per il settore meccanico delle grandi macchine, il terzo sulla sicurezza delle macchine e del prodotto. Il secondo di questi incontri si è svolto nella cornice inconsueta dell’Autodromo di Imola, dove è stato allestito il campo prove presso il paddock, un ambiente in linea con lo scopo addestrativo e pratico dell’incontro. Al terzo dei seminari in programma, TÜV Italia ha portato il suo contributo con un intervento su “Il ruolo delle norme tecniche nella sicurezza dei prodotti e nella loro valorizzazione” ed uno sulla nuova Direttiva Macchine. Ma il ruolo dell’Associazione non si esaurisce nella programmazione di questi incontri: continuerà con attività concrete sul territorio, compresa quella informativa/formativa presso gli Istituti Tecnici dell’area imolese, che preparano i professionisti che nella loro futura attività lavorativa dovranno fare i conti con questi aspetti cruciali e irrinunciabili. Contatto: [email protected] Il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino ha ottenuto la certificazione ISO 9001 Lo scorso 22 novembre, in occasione del Concerto di Santa Cecilia, che ha segnato l’inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011, è stato consegnato al Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino il certificato ISO 9001. Costituito nel 1936, il Conservatorio del capoluogo piemontese, che ha ereditato la tradizione ed il patrimonio dell’ottocentesco Regio Conservatorio, oggi ospita circa 700 studenti seguiti da un corpo docente composto da 130 professori. L’accesso al Conservatorio è subordinato a preventive prove attitudinali a cui i candidati sono sottoposti e la didattica affianca a lezioni pratiche, prevalentemente individuali, materie culturali collettive ed esercitazioni musicali d’assieme. Per la città di Torino è un’importante istituzione culturale grazie ad una ricca biblioteca con oltre 100.000 titoli, 600 pagine musicali, 3.500 manoscritti musicali, 25.000 volumi di storia della musica ed un’importante collezione di strumenti musicali, i cui pezzi forti sono una spinetta ottavina del 1698 ed uno “Stradivari Mond” del 1709. Questo certificato ISO 9001 è il secondo in Italia rilasciato a questo tipo di istituzione, che affianca alle attività didattiche anche corsi di perfezionamento, di ricerca nel settore artistico, musicale e di produzioni di attività correlate. Contatto: [email protected] attivitaTS_TJ 25/05/2011 9.55 Pagina 30 Le attività di TÜV SÜD Deviare i fulmini Proprio in questo istante, nei cieli di tutto il mondo si stanno scatenando fino a 3.000 temporali. Si stima che l’insieme di questi temporali generi circa 30.000 fulmini, ciò significa che nel mondo ogni secondo ci sono un centinaio di lampi. Questo fenomeno metereologico può essere di tipo diverso, come i fulmini a due punte, quelli “globulari” o il “Fuoco di Sant’Elmo”, un bagliore brillante simile al fuoco, che scaturisce da strutture alte e appuntite. Nella mitologia, tuoni e lampi sono spesso considerati una manfestazione dell’ira divina, mentre per gli antichi Germani, i lampi erano una chiaro segno che il dio Thor aveva scagliato il suo martello sulla terra. Nel seminario “Specialista nella protezione dai fulmini” promosso da TÜV SÜD Academy però non si parla di mitologia, ma delle cause dei temporali, della protezione dei sistemi IT e della pianificazione dei sistemi di protezione dai fulmini. L’obiettivo è fare in modo che, al termine del corso, gli studenti non solo abbiano familiarità con le normative attuali che regolano l’attuazione di sistemi di protezione dai fulmini, ma siano anche professionisti in grado di installarli, metterli in funzione e ripararli. 30 attivitaTS_TJ 25/05/2011 9.55 Pagina 31 31 facciata_TJ 25/05/2011 9.50 Pagina 1 TÜV Italia: partner d’impresa in certificazione, ispezione, formazione. Milano Torino Italia Vicenza Bologna Firenze TÜV Italia S.r.l. Via G. Carducci, 125 pal. 23 20099 Sesto San Giovanni (MI) + 39-02-24130-1 + 39-02-24130-399 Roma Napoli Bari Catania Sedi Internazionali Germania: TÜV SÜD AG Westenstraße 199 D-80686 Monaco + 49-89-5791-0 + 49-89-5791-1551 America - NAFTA: TÜV SÜD America Inc Cherry Hill Drive 5 01923 Danvers, USA + 1-978739-7000 + 1-978777-8441 UE e Svizzera: TÜV SÜD AG Westendstraße 199 D-80686 Monaco + 49-89-5791-0 + 49-89-5791-1551 Asia - Pacific: TÜV SÜD Asia Pacific 3 Science Park Drive, #04-01/05 The Franklin Singapore 118223 + 65 6773 9731 + 65 6872 4948