L’origine di questo ensemble orchestrale - che ha esordito a Trento
il 9 luglio scorso nell’ambito di Itinerari folk - risiede in un
importante ritrovamento di manoscritti di danze popolari. Una
recente ricerca sul campo, svolta nella zona del Cadore in provincia
di Belluno, nell’ambito dei corsi di etno-musicologia curati da
Roberto Tombesi presso il Conservatorio di Padova.
Inizialmente è tornato in vita un vissuto libretto contenente oltre
centro melodie, recuperato dalla studentessa Manuela De Luca
Valente nel Comune di S. Vito di Cadore. Ma successivamente dal
contatto con il signor Marino De Lotto sono emersi altri tre
documenti, meno interessanti del primo dal punto di vista musicale,
ma molti significativi anche da altri punti di vista in quanto
provenienti da famiglie cadorine emigrate in America del Nord tra
otto e novecento.
Si tratta di quaderni scritti in bella calligrafia dai musicisti delle
tante orchestrine che nella prima metà del novecento, popolavano la
vita dei paesi delle valli dolomitiche tra Veneto, Trentino e
Sudtirolo, ma più in generale dell’area alpina e prealpina del nord
Italia.
Il primo di questi documenti rappresenta, in particolare, un corposo
repertorio inedito (115 melodie), con denominazioni in alcuni casi
curiose (concierditesta, berlingozza, pia, bettina, etc.), dove regna
sovrano il principe delle danze, l’amato valzer, accanto a balli di
origine molto più antica come le monferrine, la quadriglia, il galop,
la villotta, il varsovien, la sottis, la gavotta. In alcuni brani è facile
riconoscere la parentela con noti repertori alpini o dell’Appennino
emiliano.
Una prima riflessione su questi manoscritti è contenuta nel volume
“Ballabili antichi per violino o mandolino, un repertorio dalle
Dolomiti del primo ‘900”, uscito nel giugno 2012 per i tipi
dell’editore friulano Nota (si veda la copertina).
Un lavoro realizzato da Roberto Tombesi, Francesco Ganassin e
Tommaso Luison che presenta una serie di saggi, le trascrizioni di
tutti i brani e in allegato anche un CD con la riesecuzione di 34
melodie tratte dal manoscritto principale e che si presenta come il
primo capitolo di un progetto più ampio sulle Dolomiti pensato
dall’associazione Atelier Calicanto.
Significativi alcuni passaggi della prefazione al volume del prof.
Sergio Durante, ordinario di filologia musicale all’Università degli
studi di Padova: “In questo libro si racconta del ritrovamento di un
tesoro (…). C’è qualcosa di mitico nella vicenda di quel quaderno e
dei pochi altri rari documenti simili che, attentamente indagati, ci
parlano di un mondo scomparso appena ieri ma che è ancora in
qualche modo con noi (…). La cultura del passato è qualcosa di più
di un glorioso cimelio e può riservare, se intelligentemente
attualizzata, un futuro più vivace e affascinante rispetto alla
desolante piattezza di troppi prodotti pseudo-culturali.”
L’idea di far rivivere questi documenti attraverso la costituzione di
una piccola orchestra composta da musicisti, appartenenti a gruppi
attivi nell’ambito della musica tradizionale, ma anche di formazione
classica, nell’area territoriale delle Dolomiti è stato il naturale
complemento alla ricerca. Si realizza in questo modo una rete
informale di musicisti, ricercatori, didatti, liutai che da anni
operano nel locale e
che possono sviluppare una maggiore
interazione tra varie realtà e iniziative riguardanti la
musica
tradizionale.
E’ nata
così l’Orchestra popolare delle Dolomiti, alla quale
aderiscono circa 25 musicisti dei seguenti gruppi:
Abies alba (Trentino)
Al Tei (Belluno)
Alessandro Tombesi ensemble (Veneto)
Bandabrian (Veneto)
Calicanto (Veneto)
Compagnia del fil de fer (Trentino)
Mideando string quintet (Veneto)
Pasui (Alto Adige/Südtirol)
Quartetto Neuma (Trentino).
Un ensemble unico che presenta un organico cosi composto:
- una sezione di plettri e corde: mandolini, mandole, chitarre, arpa
e zither;
- una sezione di archi: violini, violoncelli e contrabbasso;
- una sezione di fiati: traverso, ottavino, schwegelpfeife,
cornamuse, flauti dritti, ocarine, clarinetto e tromba;
- organetto diatonico e armonium;
- percussioni tradizionali e domestiche;
- voci.
La direzione dell’orchestra è affidata a Francesco Ganassin che ha
curato tra l’altro tutti gli arrangiamenti dei brani.
Lo spettacolo presenta un repertorio accattivante basato su una
ricca e variegata selezione di melodie inedite tratte dai manoscritti
cadorini, arrangiante per l’occasione in forma di suite da
Francesco Ganassin, ma arricchito anche da altri motivi sia
strumentali che cantati, legati ai diversi territori e a diverse
tematiche. Ed infine non mancano i brani classici del repertorio
montanaro, come la Pastora, o d’autore come l’intenso Stelutis
Alpinis in lingua friulana.
In questo modo emerge uno degli obiettivi dell’ensemble che è
proprio l’idea di ridare dignità culturale ed estetica, nonché una
maggiore visibilità ai repertori di musica e danze dell'area alpina,
stimolando l’interesse del pubblico in generale, delle agenzie
educative (scuole, mezzi di comunicazione) e degli ambiti di ricerca
storica e musicale.
L’Orchestra si è esibita a:
Trento – Festival Itinerari folk 2012 evento speciale Suoni dalle
Dolomiti (9.07.2012)
Borgo Valsugana (TN) – Comune di Borgo V./Amici della
Musica/Palio della Brenta (30.07.2012)
Baone (PD) – Festival Freak (5.08.2012)
Vallarsa (TN) – Tra le rocce e il cielo, festival della montagna
all’ombra delle piccole Dolomiti (2.09.2012)
Rovigo – Festival Ande Bali e Cante (8.09.2012)
LE DOLOMITI IN COMPAGNIA di Alessio Surian
Per i venticinque anni di Itinerari Folk il debutto dell'Orchestra Popolare delle Dolomiti. Non nasconde la soddisfazione il direttore Mauro
Odorizzi presentando al Giardino S. Chiara di Trento il CD Book Nota Ballabili antichi per violino o mandolino, un repertorio dalle
Dolomiti del primo ‘900, appena realizzato da Roberto Tombesi, Francesco Ganassin e Tommaso Luison: un cd con 34 melodie fra le oltre
100 rinvenute da Manuela De Luca Valente in un libretto ritrovato a S. Vito di Cadore, oltre a preziosi saggi e le trascrizioni di tutti i brani.
Un tesoro che l'Atelier Calicanto ha voluto condividere con venticinque musicisti da alcuni dei gruppi più rappresentativi del territorio
dolomitico, dando vita ad un inedito ensemble, l'Orchestra Popolare delle Dolomiti, forte di una nutrita sezione di plettri (mandolini,
mandole, chitarre), una sezione di archi (violini, violoncelli e contrabbasso), una sezione di fiati (traverso, ottavino, schwegelpfeife,
cornamuse, flauti dritti, ocarine), arpa, zither, organetto diatonico, armonium, percussioni tradizionali e domestiche. E le voci, quella
solista e sempre ispirata di Claudia Ferronato, in bell'evidenza in brani come "Guarda la luna" (dell'arpista Alessandro Tombesi), ma
anche nel dialogo con il contrabbasso di Giancarlo Tombesi sulle note amare di "Ponte de Priula" o con la splendida voce di Alessandra
Bertazzo. In equilibrio con gli episodi narrativi sono i numerosi ballabili che animano i ballerini dall'inizio alla fine del concerto: dalle
gavotte, ai valzer, alle manfrine, alle monferrine, alle quadriglie, arrangiati e diretti, attingendo con sapienza dall'ampia paletta di colori
acustici, da un timido, ma impeccabile Francesco Ganassin, una bic rossa al posto della bacchetta e piena sintonia con un'orchestra
sempre concentrata, divertente e poetica: «Le Dolomiti si suonano insieme: in compagnia si va più lontano».
(Il Giornale della Musica on line – 10 luglio 2012)
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dossier OPD_prova - Orchestra Popolare delle Dolomiti