Qua r to tr i mestre 2015 N°04 Speciale Reti SP EC E IAL RE TI Salvo VITALE Managing Director E D I TO R I A L E Il futuro della distribuzione finanziaria In questo numero di Inside ci occupiamo di distribuzione finanziaria, la cui attualità nell’agenda dei CEO è quanto mai pressante. Rivedere i modelli distributivi, interrogarsi sull’ampiezza dei canali utilizzati, ricercare salti di produttività delle reti, ridisegnare i processi commerciali, introdurre le complessità (o le semplificazioni?) del digital e dello smart working sono i temi che quotidianamente ci vengono sollecitati nei nostri incontri, da entrambe le parti delle Alpi. In effetti, Banche e Assicurazioni debbono oggi confrontarsi con un cambiamento radicale e penalizzante della struttura dei ricavi: • Le Banche, sotto la spinta del regolatore oltre che della competizione, hanno ormai preso atto che il margine di interesse è sempre più depresso e che intervenire sui ricavi commissionali è fondamentalmente legato all’incremento della capacità produttiva; • Le Assicurazioni Danni hanno problematiche simili ma è soprattutto la costante riduzione del premio RCA, che possiamo ritenere non si arresterà prima di allinearsi alla media europea, a mettere in crisi il modello distributivo che oggi è sostanzialmente retto da questo prodotto. In questo contesto, i Clienti hanno cambiato comportamento, si informano, fanno ricerche, sono più selettivi, meno fedeli ma, soprattutto, più esigenti. Non è vero che si sono trasformati in Clienti Digital, il fatto è che sono anche Digital ma continuano ad attribuire alla relazione personale un ruolo fondamentale per le scelte importanti. Così si torna a parlare di consulenza, di specializzazione, arriva anche Mifid2, e l’attenzione si sposta dai modelli distributivi (hub & spoke, agenzie leggere, ecc.) ai comportamenti e alle competenze che guidano la relazione con i Clienti. Su questo terreno si giocherà la vera competizione: sulla qualità della relazione e sulla capacità di sfruttare le tecnologie digital per aiutare e indirizzare il cambiamento. Marco Bragadin e Maurizio Cappiello, che ringraziamo per la disponibilità, hanno condiviso con noi il proprio punto di vista nelle interviste che arricchiscono il panorama. Buona lettura Salvo Vitale Managing Director SOMMARIO 02 03 - 06 07 08 - 10 11 12 - 15 Editoriale Sviluppare la rete di sportelli bancari: una coperta molto corta Intervista a Marco Bragadin, Responsabile Direzione Retail e Rete di Banca MPS La rete delle agenzie assicurative: le opportunità della trasformazione Intervista a Maurizio Cappiello, Direttore Generale AXA Assicurazioni Un metodo per il successo commerciale in rete: dal sogno alla realtà Per maggiori informazioni: [email protected] 02 SP Federico BELLANI Consultant EC IAL ER Andrea GNETTI Partner SVILUPPARE LA RETE DI SPORTELLI BANCARI: UNA COPERTA MOLTO CORTA La lunga stagione dei tagli dei costi non accenna a placarsi. Le maggiori esigenze di capitale e un mercato in lenta ripresa non possono permettere alle banche di allentare la presa. Gli ultimi piani industriali, compreso l’ultimo di Unicredit, presentato il novembre scorso, che ha previsto oltre 18.200 esuberi e un’ulteriore riduzione di sportelli che li porterà a 198 per milione di clienti rispetto agli attuali 2981, hanno ancora evidenziato nella riduzione dei costi una componente fondamentale nel miglioramento del cost income. La necessaria riduzione di sportelli che vedremo nel prossimo futuro si scontra, però, con una clientela sempre più eterogenea, che vede uno zoccolo duro ancora ancorato ad un vecchio modo di interagire con il proprio istituto finanziario, con una porzione sempre più importante che, invece, ricerca un’esperienza multicanale, personalizzata e conveniente. Nel momento in cui la banca dovrebbe, quindi, esprimere tutte le sue potenzialità, dalla prossimità, alla multicanalità, alla specializzazione, i soldi non bastano e delle scelte importanti devono essere fatte, guardando sì al breve termine, ma con un’impostazione di più lungo periodo, per rimanere sempre al passo con lo sviluppo delle tecnologie e dei comportamenti della clientela. Il non facile dilemma che, quindi, i CEO di tutte le banche si stanno ponendo in questo periodo è come “Costruire un modello di servizio che riduca significativamente i costi favorendo la crescita della banca in termini di clienti, masse e cross selling”. GLI IMPORTANTI INVESTIMENTI IN CANALI DIGITALI DEVONO ESSERE ACCOMPAGNATI DA UN FOCUS ALTRETTANTO RILEVANTE SULLA FILIALE La principale risposta che le banche stanno dando, seguendo il progressivo trend di crescita nell’adozione di internet e mobile banking, è un crescente investimento nei canali digitali che ricopre un ruolo rilevante nel budget IT delle banche. La limitata adozione dell’internet banking, ancora al 28% in Italia contro un 48% dell’Area Euro (Fonte Eurostat, 2015 popolazione fra i 16 e i 74 anni), seppure in crescita, non può lasciare a questi canali il monopolio sulla strategia di crescita della banca. La filiale rimarrà ancora per lungo tempo il centro della relazione dei clienti con la propria banca. Le strategie di riduzione dei costi della rete, che vede quale prima voce quella del personale, devono tenerne conto coniugando la necessità di riduzione del numero di sportelli con il mantenimento (miglioramento) del servizio alla clientela. Indipendentemente dall’architettura di rete, l’obiettivo fondamentale da perseguire è quello di avere una rete di vendita focalizzata sulla gestione commerciale. Per farlo è necessario darle: • Competenze, sia tecniche che di gestione della relazione commerciale, sviluppando anche gli aspetti attitudinali. Il metodo di vendita negli ultimi anni è cambiato, con una forte influenza della tecnologia della Banca e dei cambiamenti di comportamento della clientela. È importante far riconsiderare ai gestori il proprio modo di interagire con la clientela e l’utilizzo dei diversi strumenti di comunicazione che ad oggi gli vengono messi a disposizione (si veda a tal proposito l’articolo “Un metodo per il successo commerciale in Rete: dal sogno alla realtà” in questa edizione di Inside Financial Services) 1 Fonte: Piano Industriale Unicredit. 03 ET I SP EC E IAL RE TI • Tempo, liberando il gestore da tutte le attività trasferibili centralmente o su canali digitali e con un’operazione di automazione dei processi di vendita e post vendita. Si pensi, ad esempio, allo sforzo che molte banche hanno fatto nell’ultimo periodo per liberare i gestori imprese da molte delle posizioni ad incaglio e sofferenza, per poterli concentrare sullo sviluppo della clientela in bonis; • Supporto specialistico per le esigenze più complesse, creando reti di specialisti, sia remoti sia distribuiti sul territorio, che possano affiancare il gestore nella fase di preparazione degli incontri commerciali e in quella di gestione e seguimento; • Motivazione, ottenuta sia attraverso lo spirito di appartenenza che la definizione di obiettivi coerenti con la strategia commerciale della banca, che devono essere considerati e rispettati in tutte le pratiche commerciali messe in atto. Questi obiettivi, già molto sfidanti, da soli non possono soddisfare la necessità di ottimizzazione dei costi delle banche. L’allocazione delle risorse all’interno della rete diventa, quindi, l’altro aspetto chiave per il completamento della definizione del nuovo modello di rete. IL MODELLO IDEALE, MA TEORICO, DI BANCA In un sistema complesso come quello delle banche retail, caratterizzato da centinaia di prodotti di diversa natura e da segmenti di clientela in continua evoluzione che potrebbero essere raggruppati in infiniti sottoinsiemi, sarebbe ideale non avere sportelli sul territorio, sfruttando la tecnologia per gestire la relazione a distanza con la clientela. In tal modo si potrebbero creare dei gruppi di gestori e specialisti abbastanza numerosi per garantire un’ottimizzazione dell’utilizzo per singolo cluster di clientela e categoria di prodotto (“per ogni possibile esigenza del cliente ho sempre a disposizione una risorsa in grado di fornire la risposta con la dovuta competenza”). In un mondo nel quale tutta la clientela è connessa e accetta di gestire la propria relazione con la banca da remoto, la costruzione ideale della rete dovrebbe, quindi, essere basata solo su due componenti: • Un quartier generale dove è presente la totalità dei gestori e specialisti della banca 04 SP EC IAL ER che interagiscono sia in modo reattivo che proattivo con la clientela, rispondendo al meglio alle loro domande; • Una rete di sportelli automatici sul territorio, fondamentalmente dedicata alla gestione dei contanti e titoli al portatore. Abbiamo già spiegato come la cultura digitale del cliente bancario medio non è ancora compatibile con questa impostazione. La difficoltà di crescita dei modelli bancari online “puri”, cioè senza rete sul territorio, lo ha ampiamente dimostrato, portando a modelli integrati con reti di promotori, si pensi a Fineco e Widiba, o con la rete fisica di sportelli, con esempi quali Hello Bank!, You Banking, CheBanca!, WeBank. Rinunciare alla presenza fisica significa, inoltre, rinunciare ad importanti leve nella gestione della relazione con la clientela, fondamentali per il consolidamento di un rapporto fiduciario necessario per lo sviluppo di una relazione professionale caratterizzata da una forte asimmetria informativa che favorisce la Banca, data dalla complessità degli strumenti finanziari e dalle regole e processi sottostanti alla loro gestione. Maggiore è la necessità di relazione con la Banca, maggiore il bisogno di fisicità. Maggiore è il bisogno di incontrare il proprio gestore e maggiore è il valore del cliente per la Banca. La presenza fisica è, quindi, l’elemento chiave per lo sviluppo della clientela a più alto valore. La filiale in futuro continuerà ad esistere fondamentalmente per i clienti pregiati delle banche, Affluent e Imprese. Bisogna, quindi, trovare un equilibrio nello sviluppo della rete di sportelli che da una parte preservi le economie di scala necessarie a contenere il cost income della banca, generando la redditività attesa, dall’altra garantisca il giusto livello di interazione. TROVARE IL GIUSTO COMPROMESSO PER GESTIRE AL MEGLIO LA CLIENTELA Il teorico ideale unico quartier generale della banca deve essere necessariamente suddiviso in un sottoinsieme di “sotto quartieri generali” sparsi sul territorio, i Financial Center, continuando ad ospitare unicamente quelle componenti della banca dove non c’è alcuna necessità di contatto fisico con il cliente o le economie di scala non giustificano la loro presenza sul territorio. Ci riferiamo, ad esempio, alle strutture di call center inbound e outbound, queste ultime dedicate principalmente alla clientela meno abbiente che, nella maggioranza dei casi, non trova nella propria filiale un gestore di riferimento. L’altra categoria è quella degli specialisti di prodotto che devono supportare i gestori per le esigenze più complesse. Questi, grazie ai sistemi di collaboration attualmente disponibili in commercio, possono comodamente interagire da remoto sia con i singoli gestori che in meeting a 3 con cliente e gestore, anche attraverso la condivisione della documentazione. In questo caso al gestore viene lasciata la componente di gestione della relazione per gli aspetti più critici dei quali è sempre meglio trattare vis-à-vis. Il Financial Center è la soluzione individuata dalle banche per la gestione a 360° della clientela. In Italia le principali banche hanno iniziato a lanciarli e sperimentarli. Si vedano, ad esempio, a Milano le filiali di Intesa Sanpaolo in Piazza Cordusio, di Unicredit in Piazza Gae Aulenti e di MPS in Largo Cairoli, a Roma quella di BNL in Piazza Fiume. Questa soluzione, particolarmente adatta ai centri urbani, coniuga i vantaggi di economie di scala propri di un quartier generale con la possibilità di incontrare fisicamente la propria clientela, obbligandola a fare a volte tragitti più lunghi che nel passato ma a fronte di una migliore esperienza cliente, a partire dalla qualità della consulenza finanziaria. Questi centri diventano anche veicoli di marketing grazie alla loro presenza visibile in punti nevralgici della città e alla possibilità di utilizzarli per organizzare manifestazioni ed eventi. Al loro interno possono, inoltre, ospitare offerte di partner terzi appartenenti o meno allo stesso gruppo bancario, incrementando la possibilità di aumentare il livello di cross selling sulla clientela. Ne possono essere esempi l’offerta di intermediazione immobiliare, il leasing, la cessione del quinto dello stipendio, etc. Approcci di questo tipo sono già stati implementati in modo diffuso in mercati dove il grado di adozione dei canali digitali è molto diffuso. Ne è un esempio l’Olanda, dove la principale banca nazionale, ABN Amro, ha adottato questo modello come quello di riferimento. Ci aspettiamo che nel futuro buona parte della clientela italiana venga servita con questo modello. La riduzione del numero elevato di filiali ancora presenti in Italia richiede forti investimenti nel breve termine; inoltre, la distribuzione della popolazione, concentrata solo per il 33% nei grandi centri più densamente popolati, richiede il mantenimento di una presenza anche nelle zone con una densità di popolazione media ed in quelle rurali2. 2 Fonte: Istat. 05 ET I SP EC E IAL RE TI DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE IN ITALIA PER GRADO DI URBANIZZAZIONE2 (2013, %) 42,4 33,3 3 24,3 Basso Medio Alto Subentra, quindi, la necessità di trovare situazioni di compromesso fra servizio alla clientela e presenza di personale sul territorio. Queste non possono essere trovate guardando unicamente ai costi ma devono contemplare un adeguato livello di servizio alla clientela. Con questa finalità possono essere messe in atto differenti strategie, eventualmente attuate congiuntamente, quali: • Implementazione di sportelli leggeri, con l’utilizzo al minimo di organico e eliminazione dei servizi di cassa; • Sportelli di dimensioni medie, caratterizzati dalla presenza di servizio solo ad alcuni segmenti di clientela e servizi di cassa ridotti per lasciare più spazio alla consulenza; • Utilizzo di reti di promotori finanziari e agenti dislocati sul territorio con, eventualmente, degli uffici di appoggio; Mentre gli sportelli leggeri sono da ritenersi più una tattica di breve termine, nell’attesa di chiuderli o trasformarli in sportelli unattended, gli sportelli di dimensioni medie potranno continuare nel futuro ad essere un’alternativa per coprire quelle fasce di territorio non sufficientemente popolose per essere servite da un Financial Center ma troppo distanti da grandi centri per poterli utilizzare, supportate da Financial Center di zona o dal quartier generale per quei segmenti/ competenze non presenti in loco. Le reti di promotori e di agenti, che meriterebbero un articolo a sè stante, rappresentano, infine, un’opzione che, seppur economicamente dispendiosa, permette di aggiungere flessibilità alla copertura territoriale in abbinamento o meno a sportelli tradizionali. CONCLUSIONI L’individuazione del punto di equilibrio fra riduzione dei costi della rete e livello di servizio alla clientela è l’aspetto essenziale per garantire la competitività futura alla banca. Questo va cercato in ogni fase di avvicinamento alla soluzione target e rappresenta uno degli aspetti chiave nel garantire la competitività presente e futura della banca. 06 SP EC IAL ER Intervista a Marco Bragadin, Responsabile Direzione Retail e Rete di Banca Monte dei Paschi di Siena specializzazione e come è strutturata? Nella rete che stiamo costruendo valorizziamo la specializzazione dei colleghi attraverso lo sviluppo di nuove competenze che meglio rispondono alle esigenze di efficacia e meglio supportano lo sviluppo della relazione con i diversi segmenti di clientela. Abbiamo ridefinito, infatti, la clientela Small Business e Premium/Affluent per garantire la massima coerenza interna dei bisogni specialistici che le caratterizzano e che richiedono una relazione tra singolo cliente e gestore dedicato. Una struttura organizzata in team, poi, segue i clienti con necessità più generaliste, garantendo un presidio adeguato e specializzazione per esigenza (eg protezione, carte e pagamenti). Tale struttura non può prescindere dalla disponibilità di servizi e tecnologie - dalle aree self evolute al nuovo internet banking - per permettere ai clienti di svolgere in autonomia i servizi di transazionalità. Colleghi e clienti, poi, saranno supportati da specialisti di prodotto in remoto e sul posto che li aiuteranno nell’identificazione della soluzione migliore. Come accompagnare la rete nel percorso di adeguamento dei comportamenti di vendita al nuovo contesto? È importante che i colleghi di rete siano parte attiva dell’evoluzione del contesto e vi accompagnino i clienti: per noi significa agire sul metodo commerciale, sui sistemi di incentivazione e motivazione, sulle competenze e sulle capacità di sfruttare le tecnologie oggi disponibili. A questo fine lavoriamo con percorsi di formazione sempre più specialistici e mirati, per uniformare le conoscenze sull’offerta, il metodo commerciale e la cultura della vendita consulenziale. In questo dialogo i colleghi sono sempre più partecipanti attivi, a sottolineare il loro ruolo centrale per il successo commerciale della Banca. In che modo pensa che la rete fisica agenziale andrà evolvendo? Come state sostenendo l’evoluzione in corso? Per coniugare l’obiettivo di incrementare la qualità del servizio alla clientela con quello di rendere sempre più efficiente la macchina operativa, tutte le banche devono affrontare una profonda revisione delle reti fisiche verso una struttura con meno filiali, ma meglio qualificate, e una revisione del modello di servizio della clientela. Consci di questo, in MPS abbiamo progettato una nuova rete fatta di filiali trasformate nel concept, arricchite dalla tecnologia e ridefinite negli spazi per offrire alla clientela una nuova esperienza in banca, in ambienti più accoglienti e protetti dove incontrare i gestori per servizi consulenziali di valore. La customer experience sarà fatta di spazi in cui fruire in autonomia di servizi transazionali (aree self evolute disponibili 24x7) e altri in cui interagire con i colleghi di rete che potranno dedicare al cliente tempo di qualità. Tutto ciò concretamente significa ristrutturare 700 filiali in 3 anni, dopo aver già realizzato in via prototipale le filiali di Piazza Tolomei a Siena e Largo Cairoli a Milano, da cui si coglieranno gli spunti di miglioramento del servizio e di maggiore efficacia. La trasformazione è inoltre supportata anche da iniziative di innovazione interna che ricodificano i processi, secondo linee guida di semplificazione e digitalizzazione, esaltando i momenti commerciali e riducendo le attività a minor valore aggiunto. Come investire nell’acquisizione della clientela pur rispettando i vincoli di efficienza? Come la tecnologia supporta questo percorso? Puntiamo all’obiettivo di crescita attraverso l’acquisizione di nuova clientela secondo due direttrici di azione principali: da un lato, il miglioramento dell’esperienza offerta ai nostri clienti e, dunque, l’incremento della loro soddisfazione anche attraverso la gamma prodotti, come ad esempio con MPS ONE, un pacchetto modulare e personalizzabile sviluppato per la clientela Premium. Dall’altro, la liberazione di tempo di valore delle nostre persone in rete che, non più occupate su processi complessi e operazioni a minor valore, si dedicano allo sviluppo sul territorio e all’offerta di servizi consulenziali. In aggiunta agli investimenti nel rinnovamento della rete di cui ho già parlato, sono inoltre necessari investimenti in tecnologia per supportare la crescita: nuovi ATM/Casse evolute e l’internet banking in rinnovamento, con la dematerializzazione e digitalizzazione dei processi contribuiscono a focalizzare i colleghi di rete sull’offrire un accompagnamento di valore al cliente, realmente corrispondente ai suoi bisogni. Nel disegno futuro della rete, quanto è importante la Marco Bragadin, Responsabile Direzione Retail e Rete di Banca Monte dei Paschi di Siena. 07 ET I SP EC E IAL RE TI Carlo GASPARINI Principal Salvo VITALE Managing Director LA RETE DELLE AGENZIE ASSICURATIVE: LE OPPORTUNITÀ DELLA TRASFORMAZIONE Negli ultimi 7 anni, ogni anno dal registro unico degli intermediari sono scomparsi circa 700 agenti persone fisiche; la contrazione c’è stata anche per le agenzie in forma societaria, anche se minore. Sia chiaro che non stiamo parlando di chiusura di punti di vendita o imprenditori che cambiano mestiere ma di un travaso in altre categorie (broker e subagenti) alla ricerca di uno snellimento dei costi fissi di struttura, anche a costo di qualche punto di commissioni, per poter evidentemente conseguire una redditività pur in presenza di portafogli inferiori ad 1 mln € di premi. Evoluzione del numero di Intermediari Assicurativi per sezione di appartenenza (#, 2008-2015) Variazione per sezione del Registro (%, 2008-2015) 243.705 +3,7% 234.916 3.933 5.578 7.362 14.054 34.975 39.526 Sez. B: Broker +42% Sez. C: Produttori diretti -48% Sez. A: Agenti -12% Sez. E: Addetti all’attività di intermediazione (no sez. A, B, D*) +10% 195.790 177.403 Settembre 2008 Gennaio 2015 Fonte: Registro RUI- IVASS *Sez. D: Banche, Intermediari Finanziari, SIM, Poste Italiane 08 SP IAL ER • Evoluzione del focus di clientela • Evoluzione dei ruoli e specializzazione delle competenze all’interno dell’agenzia La progettazione e gestione dei modelli di vendita commerciali (la cosiddetta “ingegneria commerciale”) è ancora in via di sviluppo e soffre il limite storico della difficoltà o ritrosia di coordinare l’azione dell’agente-imprenditore come miglior soggetto in grado di decidere al meglio la strategia commerciale locale. Invece, sistematicamente processi di acquisizione di nuova clientela, analisi dei bisogni e cross-sell su clientela attuale, gestione dei rinnovi e difesa parco clienti, gestione evento sinistro con finalità commerciale sono ancora ben poco diffusi presso le reti e dovrebbero essere oggetto di massicci interventi di formazione verso gli agenti, oltre che di applicativi a supporto dei venditori. Nonostante l’apparente calo, il numero di soli agenti (35.000 circa tra persone fisiche e in forma societaria) sommato agli oltre 5.000 broker e 195.000 collaboratori dà un totale di oltre 235.000 intermediari assicurativi1 (come confronto, i medici sono circa 350.000), con un ratio di ben 1 intermediario autorizzato a vendere prodotti assicurativi ogni 300 italiani! Una simile capillarità di contatto non si concilia con una delle penetrazioni più basse d’Europa di prodotti Danni e lascia intravedere un modello di vendita più basato sulla relazione (l’amico, il parente, il secondo lavoro…) che sulle competenze. Spiega anche un paio di cose: da un lato, nonostante da decenni si parli del tramonto del modello di agenzia nei prodotti Danni, esso continua saldamente ad essere il canale prioritario e più critico, dall’altro quest’esercito di venditori ha portafogli troppo piccoli per avviare una specializzazione, troppo incentrati sul Danni ed, in particolare, l’Auto, il che - considerate le prospettive dell’RCA - li rende sempre più fragili. Al contempo l’atteggiamento del cliente verso l’agente va cambiando: si reca sempre meno in agenzia, apprezza informarsi via internet e confrontare le offerte prima di rinnovare, previo sconto, anche con il proprio agente, perché una delle principali aspettative del cliente è che in caso di sinistro l’agente possa offrire attenzione dedicata ed attivarsi per la soddisfacente liquidazione del sinistro. Il cliente inizia, però, a chiedersi perché non gli possa essere offerta anche su altri prodotti Danni e Vita la possibilità di capire in autonomia e nel dettaglio i prodotti, valutarne il prezzo ed anche sottoscriverli. Le Compagnie sono ben consce di questa sfida al rinnovamento verso l’agente e verso il cliente e su alcuni fronti il lavoro è ben avviato; si veda, ad esempio, il processo di assunzione Auto che va lentamente digitalizzandosi, anche dietro lo stimolo dell’evoluzione normativa . Rimanendo nell’esempio Auto, dalle tradizionali 18/ 20 firme da apporre per il cliente, distribuite su tre copie accompagnate da copie di libretto, attestato, patente… da archiviare e spedire in Compagnia, si è arrivati a sole due firme apposte su un tablet, offerte da alcune Compagnie. Le implicazioni in tema di riduzione di costi di processo e di liberazione di tempo commerciale sono chiare, un’altra implicazione sull’aspetto fisico delle agenzie è ancora latente. In prospettiva si riduce il lavoro amministrativo e scompaiono gli archivi fisici, il lavoro assuntivo potrà essere in mobilità e, quindi, la funzione d’uso privilegiata dell’agenzia diventa quella di punto d’attrazione dei prospect, d’incontro e consulenza con la clientela, in modo simile alle sperimentazioni in corso con i nuovi format di agenzie bancarie. In prospettiva gli agenti avranno personale amministrativo progressivamente più libero (varrebbe la pena lanciare un serio diagnostico d’accertamento della situazione attuale) da riconvertire in ruoli commerciali e, quindi, sono e diventeranno critici interventi formativi guidati dalla Compagnia per raccogliere e diffondere le buone pratiche commerciali. Un’altra area dove le Compagnie sono ancora timorose delle reazioni di gelosia degli agenti è l’acquisizione della clientela su canali online anche se, invece, i benefici possono essere reciproci. Ad esempio, in Francia un modello ben diffuso prevede che il contatto o il cliente generato online dalla Compagnia sia trasferito all’agente dietro compenso, potendo in questo modo far leva su investimenti unici ed economie di scala. Nello stesso modo, azioni commerciali sul portafoglio potrebbero essere date “in outsourcing” alla Compagnia per migliorare l’efficacia commerciale dell’agente. Ad esempio, campagne di generazione contatti per il cross-sell oppure contatti per il rinnovo delle polizze precedentemente lavorate da un Nonostante ciò vi è ancora lavoro da fare e, sempre avendo come punto comune l’esperienza cliente, le dimensioni su cui la Compagnia dovrà supportare o integrare la propria azione con l’agente sono tre: • Evoluzione dei processi commerciali 1 EC Fonte: Registro RUI - IVASS 09 ET I SP EC E IAL RE TI agenti, facendo leva sulla ricchezza di informazioni disponibili centralmente. Questo passaggio introduce la terza dimensione, ovvero la trasformazione dei ruoli e la necessità di specialisti in agenzia. La sfida è ambiziosa: passare da un modello “geografico” dove ogni agente o produttore di agenzia ha il suo portafoglio e guadagna su quello, ad un modello a matrice dove alla relazione di fiducia con il cliente si affiancano più ruoli in funzione delle competenze, adeguatamente remunerati. contact center per conto dell’agente. La seconda dimensione per le Compagnie di supporto all’agente è il cambiamento di focus di clientela e di prodotti. Come si è detto, oggi buona parte del focus agenziale è sull’Auto per le famiglie quando, invece, ad esempio il boom della raccolta Vita è stato intercettato specialmente da altri canali. Le agenzie più performanti sono quelle che da sempre sono focalizzate su più segmenti di clientela, specie quelli come le PMI, più difficili da servire attraverso altri canali: sono pochissime, ad esempio, le banche italiane che abbiano messo a punto un’offerta assicurativa di successo per questo segmento. In sintesi, il dilemma per l’agente è, nel caso vi sia un’opportunità di discutere di pensione integrativa: preferisco coinvolgere lo specialista di agenzia e condividere le commissioni o correre il rischio che il mio cliente soddisfi la necessità altrove? Le Compagnie possono spingere molto questa strada, intervenendo per rendere più trasparente la gestione di agenzia (il primo passo di passare dalla visione finanziaria per cassa ad una per competenza economica è già fatto) e, specialmente, aiutando nella formazione delle professionalità. Ma anche lavorando sul segmento tradizionale delle famiglie, le opportunità per gli agenti di ritornare ad essere interlocutori delle necessità e prospettare soluzioni coerenti non mancano. Basti pensare ai temi della Salute e della Previdenza. Essere interlocutori in questi ambiti presuppone, senza dubbio, il prodotto giusto ma specialmente la sua conoscenza e la competenza per realizzare un corretto diagnostico della situazione del cliente. Laddove la dimensione dell’agenzia non sia coerente con un ruolo dello specialista, le Compagnie potrebbero sperimentare modelli di vendita già in uso nel settore bancario, quale quello della vendita a tre: l’agente è con il cliente, mentre lo specialista - adeguatamente preparato sulle necessità del cliente - agisce in remoto con una video via tablet o PC. Questa potrebbe essere considerata dalle Compagnie come una modalità di formazione o come un’autentica azione di vendita in condivisione con l’agente. Lo sviluppo di sistemi di diagnostica automatica o di intelligenza artificiale potrà senz’altro facilitare ma, infine, il cliente avrà bisogno di fidarsi di un interlocutore umano nel valutare come proteggere la salute dei propri cari o acquisire serenità sulla sua pensione. In sintesi, la Compagnia deve indirizzare la focalizzazione del portafoglio dell’agente: realizzare quest’obiettivo presuppone, però, che la Compagnia abbia un marketing di clientela e di canale che dimostri il suo valido supporto al fianco degli CONCLUSIONI Il mondo delle agenzie è destinato a cambiare per offrire un’azione di consulenza e supporto al cliente che nessun programma automatizzato potrà mai sostituire, ma deve far leva al massimo sulle opportunità di efficientamento dei tempi e di focus commerciale messe a disposizione dalle nuove tecnologie. Le Compagnie devono essere i motori di questo cambiamento di atteggiamento necessario e devono avere il coraggio di aprire nuove strade allo sviluppo delle reti. 10 SP EC IAL ER Intervista a Maurizio Cappiello. Direttore Generale di AXA Assicurazioni raccolta premi dell’agenzia compatibile con un minimo di redditività deve aumentare per essere una forte spinta al consolidamento. Come accompagnare la rete nel percorso di adeguamento dei comportamenti di vendita al nuovo contesto? La formazione tradizionale è lo strumento principale e deve essere mirata a più livelli del personale di agenzia: dai venditori all’agente. Nel nostro caso, al termine di ogni corso vi è sempre una verifica della qualità dell’apprendimento e colleghiamo i risultati del corso con riflessi sull’operatività della persona al suo rientro in agenzia; ad esempio, nel caso di prodotti delle commercial lines possiamo aumentare i limiti assuntivi se l’agente è in grado di meglio valutare il rischio. Un’altra priorità è il miglioramento della managerialità di alcuni agenti: ad esempio, non tutti gli agenti gestiscono ancora il conto economico di agenzia o differenziano le modalità di selezione e gestione della clientela per evitare la concorrenza sul prezzo dei rami elementari ed essere in grado di offrire prodotti non standardizzati. In che modo pensa che la rete fisica agenziale andrà evolvendo? Come state sostenendo l’evoluzione in corso? La struttura delle reti agenziali sul mercato è sempre stata caratterizzata da una dicotomia: da un lato, agenti con una elevata incidenza dei premi RCA sul loro portafoglio complessivo, concentrati su questo tipo di raccolta contraddistinta dall’obbligo assicurativo. Dall’altro, agenti da sempre più attenti a cogliere le necessità anche “non espresse” del cliente, dediti ad offrire loro prodotti adatti alle loro esigenze migliorando costantemente il livello di servizio al cliente. La tendenza alla contrazione di premi RCA e l’intensificarsi della concorrenza hanno progressivamente “ridotto” la raccolta premi del primo tipo di agenzie, mostrando margini di redditività sempre più contenuti, se non negativi, per le agenzie più piccole. Il nostro ruolo come Compagnia è quello di accompagnare il percorso di sviluppo delle agenzie aiutandole a crescere migliorando le competenze professionali, il servizio al cliente, la conoscenza dei prodotti ed ottimizzando la gestione all’interno delle agenzie stesse. Come investire nell’acquisizione della clientela pur rispettando i vincoli di efficienza? Come la tecnologia supporta questo percorso? Il ruolo del canale internet nell’acquisizione di clientela diviene sempre più importante, integrandosi e completando la modalità tradizionale basata sul ruolo dell’agente. Gli agenti non devono temere la presenza della Compagnia online e vedere nella stessa la possibilità per il cliente di sviluppare preventivi. Non è infatti una minaccia volta a disintermediare il loro ruolo, ma è un fondamentale supporto nell’acquisizione di nuovi clienti. Realizzare l’obiettivo presuppone per la Compagnia da un lato investire nella reputazione e fornire informazioni sempre più chiare e trasparenti al cliente, inclusa la possibilità di determinare il premio, dall’altro definire percorsi accurati per un tempestivo coinvolgimento dell’agente, la cui azione su linee sofisticate quali protection, salute e commercial lines è imprescindibile. Nel disegno futuro della rete, quanto è importante la specializzazione e come è strutturata? Il consumatore utilizza internet sempre di più per informarsi ed il comparto assicurativo non fa eccezione. Dal contatto con il personale di agenzia o dall’agente il cliente si aspetta, quindi, di trovare soluzioni concrete alle sue necessità ed una elevata conoscenza del prodotto. Tutto ciò è tanto più vero quanto più si sposta l’attenzione da prodotti standardizzati a coperture più complesse come, ad esempio, la casa o, in crescendo, la salute o le personal lines. La specializzazione di ruoli all’interno dell’agenzia rimane pur sempre una scelta organizzativa dell’agente, ma non dimentichiamoci che la dimensione minima di Maurizio Cappiello, Direttore Generale AXA Assicurazioni. 11 ET I SP EC E IAL RE TI Azzurra GIORGIO Manager Marco BERNASCONI Principal UN METODO PER IL SUCCESSO COMMERCIALE IN RETE: DAL SOGNO ALLA REALTÀ DILBERT © 2010 Scott Adams. Used By permission of UNIVERSAL UCLICK. All rights reserved. Come sempre le vignette di Dilbert trasmettono il sorriso, seppure lasciando un po’ di amaro in bocca accanto a spunti di riflessione su temi applicabili a tutti i settori economici, nondimeno ai Servizi Finanziari. In questo caso, la vignetta ci fa riflettere sul complesso tema del successo commerciale e dei sistemi di incentivazione e premianti che possono supportarlo. In effetti nei Servizi Finanziari il tema è, se possibile, ancora più complesso: come in tutti i settori che hanno fatto sinora leva su un’organizzazione decentrata, a rete, banche e assicurazioni attraversano una fase complessa di ripensamento del loro modello commerciale, sotto la spinta di almeno tre fattori: • Il digital - l’esperienza digitale dei clienti, maturata in tanti altri settori: anche i competitor, sempre più spesso non bancari, portano con sé customer experience diverse che minano alla base i modelli tradizionali fondati sull’interazione in agenzia. • Le mutate abitudini di acquisto della clientela, sempre più informata, competente e, quindi, esigente. • Il contesto regolamentare che mira all’apertura dei mercati a nuove realtà, al raggiungimento di una maggiore efficienza attraverso una normativa più stringente sull’applicazione e la rappresentazione dei livelli commissionali, e alla riduzione delle barriere all’uscita per i clienti. I nuovi fattori di contesto fanno sì che i percorsi di acquisto tradizionali lascino il posto a customer journey evoluti e cross-channel, in cui i clienti sono autonomi e consapevoli delle scelte di selezione del fornitore a cui si rivolgono. I clienti che si recano in agenzia, pertanto, si aspettano un’esperienza esemplare, soddisfacente e senza intoppi, in grado di fornire una expertise su prodotti e servizi profonda e superiore a quella ottenibile in autonomia. 12 SP EC IAL ER Dall’altro lato, la forza vendita tradizionale deve offrire una customer experience che soddisfi le attese, cercando di cavalcare le opportunità date dalle nuove tecnologie e di domare processi e strumenti interni in costante evoluzione, sull’onda del digitale e della multicanalità. Il tradizionale mix di canale di Banche e Compagnie Assicurative, dunque, è messo in discussione: l’efficacia stessa delle agenzie e della relazione fisica tra clienti e consulenti è in pericolo, come dimostra il calo delle visite presso i punti fisici delle reti registrato negli ultimi anni. A questo punto, la domanda che bisogna porsi per comprendere come far sì che le relazioni commerciali abbiano successo è la seguente: perché un cliente dovrebbe scegliere ancora un incontro “vis-à-vis”? E, inoltre, cosa rende il fattore umano ancora “di valore”? A quali condizioni un cliente è disposto ad “investire” il proprio tempo incontrando una controparte? Dal momento che i contatti fisici tra cliente e persone di rete si sono rarefatti, e diventeranno sempre meno frequenti nel prossimo futuro, la chiave per non perdere efficacia, anzi, per incrementare produttività e successo commerciale, è quella di ampliare, irrobustire i contenuti e le competenze che, proprio nel corso di questi incontri, vengono scambiati. Se, dunque, il tempo della relazione in agenzia sarà minore, è fondamentale che sia di maggiore qualità, sentito come necessario, quasi irrinunciabile per il cliente: l’incontro di persona, seppure meno frequente, deve essere la sua prima scelta, alternativa prioritaria di valore rispetto alle tante e facili occasioni virtuali e self. IL SEGRETO È NEL “METODO” Affinchè il lavoro dei consulenti abbia un impatto sostanziale sui risultati commerciali nel nuovo contesto ambientale e di clientela, è necessario investire sullo sviluppo delle loro competenze e attitudini, fattori “soft” abilitanti delle performance e sinergici rispetto alle strutture esistenti di assetto organizzativo, processi e sistemi. Obiettivo di tale sviluppo deve essere il consolidamento di un metodo commerciale che sia adeguatamente diffuso in rete, attraverso un’attività coordinata di coinvolgimento e formazione, nonché efficacemente supportato, attraverso programmi di comunicazione e sistemi di incentivazione e monitoraggio. Il metodo da costruire deve rappresentare un sistema organico di pratiche dell’approccio commerciale, in grado di far evolvere il modo di lavorare in agenzia e che passa attraverso tecniche di approfondimento dei singoli aspetti del rapporto consulente-cliente. Il metodo si pone pochi e concreti obiettivi abilitanti: • Porre al centro dell’attività di gestori e agenti la relazione con il cliente, in un’ottica di vendita consulenziale di alto livello professionale • Incrementare la produttività e l’efficacia commerciale di gestori e agenti in rete • Uniformare l’approccio commerciale e la gestione delle interazioni con i clienti in rete • Uniformare le pratiche manageriali in rete, a partire dal responsabile d’agenzia e passando per eventuali figure intermedie • Diffondere una cultura di gestione multi-canale della relazione con i clienti Il metodo di successo deve, infine, raggiungere un equilibrio sottile: deve valorizzare le capacità e l’esperienza di ciascun venditore e, al tempo stesso, divenire un “marchio di fabbrica” del modo di lavorare della rete, riconoscibile, unico, difendibile. IL CUORE DEL METODO COMMERCIALE Il metodo commerciale è un set di comportamenti e abilità relazionali ottimizzate per il successo dell’attività di vendita, che può prendere forma in un manuale, così come in altre forme documentali e di comunicazione. È bene prevedere uno sviluppo personalizzato dei contenuti per soddisfare in parallelo tre necessità: • Garantire la massima coerenza tra i contenuti e la realtà organizzativa, affinché l’applicazione del metodo sia capace di generare impatti sui risultati sin dal primo giorno • Assicurare la condivisione dei contenuti in modo diffuso sulla rete • Fare tesoro delle esperienze che ciascun venditore può portare all’intera rete Il metodo è scandito lungo i momenti dell’incontro commerciale con il cliente, attorno ai quali il gestore o l’agente devono imbastire i fili delle loro competenze di vendita consulenziale e far leva sugli strumenti e i processi multicanale a loro disposizione. La messa a terra del metodo passa per momenti in cui rendere concreto il già citato sviluppo personalizzato dei contenuti, ovvero in cui la rete deve essere coinvolta con i suoi rappresentanti. Ascolto, discussione, riflessione sono tecniche fondamentali di questo coinvolgimento, da affrontare con il supporto di professionisti ma anche con rappresentanti della Direzione, in particolare del Commerciale e del Marketing. 13 ET I SP EC E IAL RE TI I MOMENTI DELL’INCONTRO COMMERCIALE Preparazione dell’incontro Argomentazione / Proposta Presa di contatto Negoziazione e Gestione delle obiezioni Accoglienza cliente Conclusione Individuazione dei bisogni Follow up Il percorso di definizione del metodo commerciale, così disegnato, deve poi diffondersi attraverso programmi di formazione ricorrenti e adeguatamente innovativi; questi possono includere, ad esempio: • Una fase di confronto in aula in modalità interattiva, basata su casi reali; • Incontri di simulazione dei momenti di interazione con il cliente, non necessariamente limitati all’attività commerciale: questi possono essere gestiti anche attraverso tecniche di gamification che trasformino la formazione in un gioco competitivo stimolante e motivante tra colleghi: l’accento è qui sulla trasmissione da persona a persona; • Momenti di ripresa in aula, a distanza di mesi dalla fase di erogazione, con l’obiettivo di aggiornare o estendere i contenuti, condividere esperienze di cui le persone saranno arricchite, siano esse relative a successi o insuccessi avuti nel tempo trascorso. Questo percorso può essere reso ancora più interessante ed efficace se gestito da professionisti e formatori che coinvolgano i gestori o gli agenti con maggiore esperienza e successo commerciale, cosiddetti “champions”. Questi ultimi, nel periodo successivo alla formazione in aula, possono fare da punto di riferimento per le persone formate e attivare dall’interno un circolo virtuoso di “evangelizzazione” delle competenze, nonché di motivazione, in cui i nuovi colleghi ambiscono al ruolo di “champions” per i cicli di formazione successivi. COMUNICAZIONE, MONITORAGGIO E INCENTIVAZIONE Per il successo della diffusione del metodo commerciale, oltre ai costanti programmi di formazione la Direzione deve accompagnare la rete con un sistema di comunicazione e monitoraggio dell’apprendimento e, idealmente, integrare in modo coerente il sistema incentivante e i percorsi di crescita professionale. Queste iniziative abilitano la diffusione in rete dello sviluppo organizzativo con efficacia e impatto sui risultati commerciali: si tratta di politiche che devono entrare nella vita quotidiana dei consulenti e delle figure manageriali che li accompagnano in agenzia e in Direzione, instaurando un circolo virtuoso che, insieme all’applicazione del metodo, è in grado di sostenere i risultati nel tempo. In modo particolare, le iniziative devono essere mirate a sensibilizzare la catena di comando della rete a partire dai diretti superiori, al fine di rendere costante il presidio sul tema. A valle del processo formativo, le possibili iniziative di comunicazione possono includere: • Eventi per i consulenti di rete in cui diffondere gli obiettivi commerciali, dare visibilità ai successi e alle migliori pratiche, rinnovare o arricchire i contenuti di formazione; • Occasioni di scambio tra rete e direzione per comunicare criticità e condividere possibili soluzioni operative. 14 SP EC IAL ER IL PERCORSO DI GESTIONE DEL CAMBIAMENTO L’allineamento dei sistemi di incentivazione e monitoraggio è strategico per il rilancio delle competenze commerciali della rete: accanto all’indicatore fondamentale dei risultati di vendita, è opportuno prevederne altri che siano più direttamente collegabili alle varie fasi del metodo commerciale, ad esempio misure di customer satisfaction o dell’utilizzo degli strumenti messi a disposizione della rete per una corretta gestione della clientela. In particolare nelle Banche, le Risorse Umane dovranno riflettere sui percorsi di carriera in rete, sui sistemi di MBO e sui programmi formativi collegati, avendo cura che siano adeguati, coerenti e propulsivi rispetto agli obiettivi del percorso di cambiamento avviato. CONCLUSIONI È necessario ricordare che questo cambiamento deve essere affrontato attraverso un percorso organico, un’attività coordinata e, soprattutto, multidisciplinare: Commerciale, Marketing, Organizzazione, Formazione, Risorse umane e Comunicazione devono lavorare all’unisono per traghettare la rete nella nuova cultura, non evitando di coinvolgere portatori di competenze più tecniche come il Credito o il Risk. Banche e Compagnie che hanno compreso l’importanza di questo mutamento di contesto sono quelle a cui spetta oggi il compito di mettere a terra un cambiamento profondo nelle loro reti, del modo di lavorare, di pensare, di parlare ai collaboratori, agli agenti e ai clienti: sono queste le istituzioni che saranno in grado di dimostrare che la relazione umana ha ancora un valore da spendere nell’era digitale. 15 ET I www.extonconsulting.com Parigi • Casablanca • Milano