* 021 DOSSIER // [PUNTO DI VISTA // ELISA ARMARI / 3B ISTITUTO STATALE D’ARTE DI MONZA] OLTRE LA SIEPE... Liliana Curcio * 022 [PER VEDERE AL DI LA’ DELLA SIEPE... LA PROSPETTIVA] “Quelli che s’innamorano della pratica senza la scienza, sono come quei nocchieri che entrano in naviglio senza timone e senza bussola, che mai hanno certezza di dove si vadano. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teorica, della quale la prospettiva è guida e porta, e senza questa nulla si fa bene” Leonardo da Vinci “Trattato della Pittura” Quando si parla di prospettiva si pensa – quasi automaticamente – al Rinascimento Italiano e alla città di [URBINO]. In questa città, infatti, era presente il duca Federico da Montefeltro, un mecenate che amava avere alla sua corte artisti e scienziati tra i migliori esistenti all’epoca e questo costituiva un terreno di notevole fecondità per ogni forma di conoscenza e di scambio culturale. Che cosa si intende per prospettiva? Per dirla in termini semplici ma efficaci (il termine deriva dal latino perspicĕre ovvero guardare innanzi): è una proiezione allo scopo di rappresentare su un piano forme e oggetti della realtà, che è ovviamente tridimensionale, in modo che la rappresentazione sia simile alla visione che di loro si ha effettivamente nel mondo reale. Il risultato non è la copia della cosa vista e basta, perché il piano è piano mentre l’occhio è curvo e le linee, se si disegnano perfettamente rette, non riproducono un effetto reale. In alcune opere, infatti, si può osservare una leggera curvatura delle linee rette per avere una simulazione più attinente alla realtà. La ricerca di tecniche geometriche e matematiche, per introdurre la spaziali- tà nella rappresentazione della realtà nei disegni e nei quadri, è l’oggetto di studio di tutti gli artisti del Quattrocento. Ci sono, però, evidenti riferimenti a una rappresentazione tridimensionale anche in periodi precedenti. In alcune opere di Giotto, ad esempio, è ovvia l’attenzione dell’artista alla spazialità della scena. Dal punto di vista teorico, la visione veniva descritta con caratteri geometrici già da molti secoli. Basti pensare agli scritti di Euclide, in particolare all’Ottica. Ma anche i giochi d’ombra, dei quali parla Platone nel mito della caverna sembrano evocare un linguaggio per gli occhi che tutti quelli che osservano devono imparare a leggere, se vogliono comprendere il mondo che li circonda. Il salto qualitativo, che permette il passaggio dalla scienza della visione alla scienza della rappresentazione, avviene solo durante il Rinascimento italiano, con lo sforzo di collegare la razionalità con l’intuizione. Non è un caso che la prospettiva e la sua storia parlino, al tempo stesso, il linguaggio della storia delle scienze esatte ed applicate e della storia delle belle arti. In questa pagina: Palazzo [URBINO] Un paio di anni fa è nato il Centro Internazionale di Studi “Urbino e la Prospettiva” le cui attività possono essere seguite sul sito http://urbinoelaprospettiva.uniurb.it/ Ducale / Studiolo del Duca Federico / particolare (a sinistra); Piero della Francesca / Annunciazione / particolare (a destra). * 023 [ARTISTI E MATEMATICI] Nel XV secolo si riconosce che lo strumento matematico è essenziale per l’arte, la tecnica e l’elaborazione di un’immagine scientifica del mondo. È impossibile concepire queste attività come totalmente separate e la Matematica è elemento essenziale di una simile nuova visione del mondo. Una testimonianza di questa unità della cultura è fornita da [LEON BATTISTA ALBERTI]. Il suo interesse per la Geometria, strettamente combinata con la progettazione, gli permette di realizzare armoniose costruzioni architettoniche. Una testimonianza, invece, della collaborazione tra l’artista e il matematico è presente nella figura di [PIERO DELLA FRANCESCA]: il monarca della pittura, come lo definisce lo stesso Luca Pacioli! La sua opera più nota, Flagellazione, conservata nel Palazzo Ducale di Urbino, è un connubio misterioso di Matematica e pittura e – ancora oggi – continuo oggetto di studi e ricerche. Leon Battista Alberti e Piero della Francesca rappresentano, insieme a Leonardo da Vinci, la poliedricità e l’eclettismo dello studioso, del ricercatore e dell’artista di quel periodo. Tutti e tre sono considerati i pionieri della prospettiva, anche se il primo a utilizzarla fu Filippo Brunelleschi. Il campo di indagine – come è già stato detto – non è uno solo. La passione verso l’arte è immensa tanto quanto quella per la Matematica e le scienze. È per questo che la produzione letteraria di questi personaggi spazia dalla pittura alla Matematica, con la più innata disinvoltura. È un connubio che troviamo ancora in Federico Commandino (1509 - 1575) e nel suo allievo Guidobaldo del Monte (1545 - 1607). Dopo gli apporti di questi due studiosi avviene però una progressiva e definitiva separazione definitiva tra la cosiddetta “prospettiva degli artisti” e quella dei matematici. Per questi due studiosi, la formalizzazione matematica risulterà troppo complicata. Nel momento in cui i matematici prendono coscienza della natura matematica della prospettiva, cominciano a interessarsene e a approfondire le ricerche sganciandola completamente dall’ambito artistico nel quale aveva visto la luce. I matematici si occuperanno della pura teoria, arricchendo di dimostrazioni le regole “evidenti” per gli artisti. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> continua a pag. 26 [LEON BATTISTA ALBERTI ] Leon Battista Alberti (1404-1472) rappresenta una multiforme figura di matematico, architetto, pittore e scultore, filosofo, pedagogista e perfino commediografo. Impossibile non menzionare le sue architetture a Firenze (la facciata di Santa Maria Novella e il palazzo Rucellai) e a Mantova (la tribuna dell’Annunziata). Scrive su diversi argomenti: sulla famiglia, sul matrimonio, e ancora altre riflessioni sulla virtù e la fortuna, sulla libertà, sulla ricchezza e sulla povertà. Tra le tanti produzioni ne ricordiamo alcune che ci riguardano più da vicino. Ludi rerum mathematicarum un libretto che tratta problemi matematici senza la presunzione di essere un trattato. L’intento dell’autore era di far vedere ad un vasto pubblico quali risultati era possibile ottenere con la Matematica, come spiega lo stesso autore: “cose iocundissime” nelle quali “voi prenderete diletto sì in considerare sì ancora in praticarle e adoperarle”. È interessante nel De re aedificatoria il suo uso del termine numerus, parola che traduceva i due termini greci rythmos e arythmos, l’uno legato all’aspetto quantitativo l’altro a quello qualitativo. Ma è nel De pictura che Alberti presenta i metodi per applicare la teoria della prospettiva alla pittura, descrivendo la cosiddetta piramide visiva. La prospettiva è divisa in scienza della visione (perspectiva naturalis) e scienza della rappresentazione (perspectiva artificialis) in un opera che non è un trattato di Matematica – come si affretta a chiarire lo stesso Leon Battista Alberti – ma una teoria della rappresentazione fedele, destinata al pittore. In questa pagina: Beato Angelico / Annunciazione / particolare. * 024 [LA PROSPETTIVA LINEARE... QUALCHE IMMAGINE CON CABRI!] di Roberto Di Martino Nell’immagine qui sotto osserviamo, schematizzato, il meccanismo fondamentale della prospettiva lineare. Abbiamo una struttura architettonica formata da due parallelepipedi poggianti su di un piano che si presuppone infinito. Di fronte alla struttura sta un osservatore e tra loro si erge uno schermo trasparente, il “quadro”, su cui si forma l’immagine di tutto ciò che sta al di là del quadro così come lo percepisce l’osservatore dalla sua posizione. Definiremo immagine di un punto A, che si trovi oltre il quadro, il punto A’ di intersezione tra il quadro e una retta che, come un raggio di luce, unisce A con l’occhio O dell’osservatore. Notiamo che l’immagine sul quadro non riguarda solo la struttura che l’osservatore ha di fronte ma l’intero spazio vuoto letteralmente fino all’infinito. Il piano su cui poggiano le figure, si estende all’infinito; tale limite è rappresentato dalla linea tratteggiata, luogo dei punti all’infinito del piano denominato dai pittori orizzonte e dai matematici (qualche secolo più tardi) retta limite. L’altezza da terra della linea d’orizzonte equivale a quella dell’osservatore. Il meccanismo descritto è fondamentalmente quello illustrato da L.B. Alberti nel suo De pictura, metodo elaborato e usato precedentemente da Filippo Brunelleschi, denominato costruzione legittima o metodo del taglio della piramide visiva. La piramide visiva ha come vertice l’occhio dell’osservatore e come direttrice ogni oggetto osservato, potenzialmente ogni punto dello spazio infinito che si estende oltre il quadro; le generatrici sono le linee rette che uniscono l’occhio dell’osservatore con ciascun punto della direttrice. Questo è un punto essenziale del mutamento concettuale introdotto dall’invenzione della prospettiva lineare. La rappresentazione, anche se finalizzata ad una rappresentazione realistica di una situazione locale, riguarda sempre tutto lo spazio oltre il quadro, fino all’infinito. Lo spazio vuoto diventa il vero protagonista della rappresentazione; l’infinito potenziale di Aristotele diventa in qualche modo attuale, riproponendo anche all’attenzione dei matematici un’insidiosa fonte di contraddizioni. Questa tensione tra locale e globale si riscontra anche nei metodi pratici per costruire una prospettiva lineare (che fondamentalmente non si discostano mai dallo schema tracciato inizialmente)//1. Osserviamo l’immagine successiva. Qui abbiamo una situazione analoga a quella della figura precedente, ma con tre osservatori che guardano attraverso un unico quadro. Per tracciare questa immagine, è sufficiente costruire localmente l’immagine di ogni punto indipendentemente dal contesto in cui si trova. L’Alberti partiva da una pianta e da un alzato della figura da rappresentare, comprendenti la posizione dell’osservatore, e da questi ricavava l’immagine di ogni punto sul quadro. * 025 Dall’osservazione di una prospettiva così ottenuta si nota che i lati paralleli di una stessa figura tendono - come è noto - a dirigersi verso un unico punto in cui convergono. Questa osservazione conduce ad elaborare un nuovo metodo di costruzione che, considerando questa volta lo spazio nella sua estensione infinita, conduce ad individuare la posizione di questi punti di convergenza che vengono definiti punti di fuga e si trovano, in genere, sull’orizzonte. Vediamo adesso un caso molto particolare di prospettiva prodotta scegliendo con cura i punti di vista. L’osservatore è posto esattamente sulla verticale del centro di un pavimento circolare a raggiera. Indipendentemente dalla scelta della posizione del quadro, i raggi della pavimentazione si trasformano in un fascio di rette parallele e le circonferenze vengono – a loro volta – trasformate in iperboli. Questo effetto visivo, benché non riscontrabile a occhio nudo, dovrebbe (anzi deve!) essere verificabile con una fotografia scattata esattamente in queste condizioni. Pavimento circolare a raggiera 1. //1 Nei secoli successivi sono stati introdotte numerose varianti alla costruzione prospettica classica ma le innovazioni sono sempre state finalizzate ad alleggerire, in situazioni particolari, l’oneroso bagaglio di costruzioni geometriche necessario a condurre una prospettiva corretta, o ad ovviare a inconvenienti pratici dovuti ad esempio a punti di fuga inaccessibili sul piano di lavoro. Nella pagina a fianco: prospettiva lineare semplice e prospettiva con tre osservatori. Pavimento circolare a raggiera 2. * 026 [UNA SCIENZA... FIGLIA DELL’ARTE] Dalla prospettiva nasce la Geometria proiettiva: insomma, una scienza figlia dell’arte! È evidente che esiste una distinzione tra il mondo accessibile al senso del tatto e il mondo che si vede. Dovrebbero allora esistere due geometrie, corrispondenti una al tatto e una alla visione! La Geometria del tatto è quella euclidea, che non è certo della visione (noi non vediamo mai linee parallele; anche i binari del treno che sappiamo – per nostra fortuna – non congiungersi mai, noi li vediamo congiunti in lontananza). Allora qual è la Geometria che risolve i problemi della visione? Il primo grande matematico che studia i risultati dei lavori sulla prospettiva è Girard Desar- In questa pagina: Tavola tratta da “Manière universelle de S. Desargues par pratiquer la perspective” (sopra); prospettiva di Francesco Borromini (a lato). Nella pagina a fianco: Palazzo Ducale / Flagellazione / Piero della Francesca. gues (1591-1661) con l’intento di aiutare gli ingegneri, i pittori e gli architetti nel loro lavoro “Confesso liberamente – scrive – di non aver mai provato piacere in studi o ricerche nel campo della Fisica o della Geometria, se non quando potevano servire come mezzi per arrivare a una qualche sorta di conoscenza delle cause vicine [...] per il bene e comodità della vita, nel conservare la salute, nella pratica di qualche arte [...], una buona parte delle arti è fondata sulla geometria, fra le altre quelle del taglio delle pietre in architettura, quella delle meridiane solari, e quella della prospettiva in particolare”. La sua opera Brouillon projet d’une atteinte aux evenemens des rencontres d’une cone avec un plan, con i fondamenti della Geometria proiettiva fu ripubblicata nell’opera del suo discepolo A. Bosse Manière universelle de S. Desargues par pratiquer la perspective. La nuova Geometria non contiene più linee parallele: tutte le linee parallele nello spazio (così come accade sulla tela) si incontrano in un punto che può essere infinitamente lontano ma del quale si suppone l’esistenza: il punto all’infinito (corrisponde al punto nel quale si * 027 incontrano le linee parallele sulla tela). Particolari approfondimenti ed estensioni dei concetti introdotti da Desargues si devono, successivamente a Pascal, Monge, Poncelet, ecc. Con la Geometria proiettiva vengono descritte le coniche – fino ad ora ottenute come sezioni di un cono con un piano – come trasformate proiettive di una cerchio: è quello che notiamo in forma intuitiva e molto semplice quando osserviamo le ombre di una lampada circolare su una parete; a seconda di come il cono di luce viene “tagliato” dalla parete, si vedono disegnate su questa le ombre a forma di ellissi, parabole, iperboli ottenute appunto come proiezioni della forma circolare del bordo della lampada. L’evoluzione di questi studi consentì, tra le altre cose, approfondimenti nella rappresentazione cartografica ma anche lo sviluppo di illusioni ottiche, di anamorfosi usate sia per comporre opere d’arte sia per correggere anomalie di edifici già realizzati sia per offrire illusioni intense e spettacolari (si osservi, ad esempio, la “falsa prospettiva” realizzata da Borromini all’interno di Palazzo Spada a Roma). [PIERO... AD AREZZO] A Piero Della Francesca è dedicata la mostra Piero della Francesca e le corti italiane che può essere ammirato fino al 22 luglio ad Arezzo, Sansepolcro e Monterchi. Per informazioni: Museo statale d’arte medievale e moderna, via S. Lorentino, Arezzo; tel. 05751840000; http://www.mostrapierodellafrancesca.it; [email protected]. * 028 [OGGI... MODELLI CON IL COMPUTER] È grazie alla prospettiva che noi siamo in grado oggi di rappresentare gli ambienti e lo spazio in cui viviamo e soprattutto in grado di “leggere” le rispettive rappresentazioni (pensiamo pure – per semplicità – alla “pianta” della casa in cui viviamo!). Siamo talmente abituati – pur vivendo in uno spazio diverso – a rappresentare nel piano, che qualsiasi altra cosa ci crea difficoltà. Mentalmente, siamo come piccoli abitanti di un mondo piatto con la piccola/ grandissima differenza che viviamo e vediamo uno spazio diverso. La rappresentazione della realtà costituisce un significativo esempio di costruzione di un modello matematico. Oggi, la sua realizzazione può essere grandemente aiutata – rispetto alle manuali tecniche precedenti – dal ricorso a pacchetti precostituiti e a software approntati all’uso come ad esempio il CAD (Computer Aided Design). ////////////////////////////// : ) Sopra: Disegno di Gian Maria Cassina - Prospettiva fatta con programma CAD di un edificio su due livelli con struttura in profili di metallo e chiusura con lastre di vetro, disegnato in scala reale (1:1). [PIERO DELLA FRANCESCA ] Piero della Francesca nasce nel 1412 circa a Borgo San Sepolcro (oggi Sansepolcro) e muore – cieco – il 12 ottobre del 1492, il giorno in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America. Fu chiamato il monarca della pittura che dominava colore e prospettiva. Nelle corti dell’Italia centro-settentrionale, Piero venne a contatto con artisti quali Angelico, Luca della Robbia e Donatello ma anche con umanisti e scienziati della portata di Leon Battista Alberti e Luca Pacioli. Piero fu un grande studioso di Geometria, Ottica e Prospettiva. Sono saperi scientifici che si ritrovano indiscussi e inscindibili nelle sue opere, dove il risultato artistico è sicuramente frutto della conoscenza delle regole della Geometria, della scienza prospettica e delle leggi di Ottica. Ricordiamo soprattutto il De Prospectiva Pingendi del 1475, il primo trattato organico sulla prospettiva rinascimentale. In quest’opera, Piero volle codificare le regole della prospettiva e della Matematica, a uso degli artisti, e teorizza le tre parti della pittura: “disegno, commensuratio et colorare”. La commensuratio era la misurazione geometrica, proporzionale e prospettica. Un modo di identificare la pittura con la prospettiva, i cui piani sono il luogo di incontro tra disegno e colore. Piero non parla di raggi visivi ma di linee, cioè della sola costruzione geometrica, senza dire se i raggi partano dall’occhio o dalle cose illuminate. Ci piace, infine, ricordare due opere di contenuto matematico: la prima è il Libellus de quinque corporibus regolaribus (pubblicato da Luca Pacioli nel suo De divina proportione unitamente alle rappresentazioni del poliedri di Leonardo da Vinci e recentemente recuperato all’interno del codice urbinate 263 della Biblioteca Vaticana) in cui affronta la rappresentazione dei poliedri regolari, i cosiddetti solidi platonici; il secondo è Trattato De Abaco che conferma ancora una volta la sua conoscenza e preparazione matematica.