Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 1 Gnomonica Storia, Arte, Cultura e Tecniche degli Orologi Solari Bollettino della Sezione Quadranti Solari dell’+U.A.I. – Supplemento al N° N° 8 SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI BELLUNO Di AstronomiA UAI Gennaio 2001 TAXE PERCUE – TASSA RISCOSSA – BELLUNO CENTRO In questo numero: R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario – A. Cintio, Calcoli per un orologio solare – N. Severino, Cristoforo Clavio, la vita, le opere – A. Gunella, Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio – N. Severino, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani – A. Gunella-M.Valdes, Sul disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia – Giorgio Mesturini, Due meridiane del 1754 a Casale Monferrato – Paolo Auber, La grande meridiana a camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste – E. Del Favero, Le ore di un quadrante che non c’è più - M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere capitali del Rinascimento Redazione - Nicola Severino, Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) Italy Phone 0776 - 56.62.09 [email protected] 1 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 2 Sommario Editoriale pag. R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario A. Cintio, Calcoli per un orologio solare N. Severino, Cristoforo Clavio, la vita, le opere A. Gunella, Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio N. Severino, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani A.Gunella-M.Valdes, Sul disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia G. Mesturini, Due meridiane del 1754 a Casale Monferrato P. Auber, La grande meridiana a camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste E. Del Favero, Le ore di un quadrante che non c’è più. Dalla Redazione M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere capitali del Rinascimento 3 4 6 10 15 16 19 21 26 46 51 55 Gnomonica, organo della Sezione Quadranti Solari dell’U.A.I. fondato da Nicola Severino nel settembre 1998. Progetto editoriale, grafica di copertina, impaginazione Nicola Severino Supervisione tecnica a cura di Alberto Cintio. Hanno collaborato: Riccardo Anselmi, Mario Arnaldi, Paolo Auber, Alberto Cintio, Enrico Del Favero, Roberto Facchini, Alessandro Gunella, Giorgio Mesturini, Nicola Severino, Manuel Valdes Redazione presso cui inviare il materiale: Nicola Severino - Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca Staz. (FR) -Tel. 0776 - 56.62.09 e-mail [email protected] Redazione tecnica: Prof. Alberto Cintio, Largo S. Maria, 1 – 63010 Altidona (AP) Supplemento al n. , rivista dell’Unione Astrofili Italiani Vic. Osservatorio, 5 – 35122 PADOVA Registrata al Tribunale di Roma al n. 413/97 Spedizione in abbonamento postale art. 2 Legge 662/96. Autorizzazione PT filiale di Belluno. Stampa: Tipografia Editoria DBS, via E. Fermi, 5 – 32030 Rasai di Seren del Grappa (BL) Direttore responsabile: Franco Foresta Martin In copertina: Orologio solare murale verticale con un tracciato orario non convenzionale, risale al XVII secolo ed è stato restaurato nel 1995. La foto e le informazioni sono tratte dal libro Slunecni Hodiny, pubblicato da J. Jirasko, L. Pok, T. Starecky, nel 1998 a Praga. 2 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 3 Editoriale ? La notizia delle mie presunte dimissioni da redattore di questa rivista, ha certamente spiazzato molti dei frequentatori della mailing list Gnomonicaitalia, mentre ne sono rimasti all’oscuro tutti coloro che non hanno accesso ad Internet ed alla suddetta lista per cui non si è avuto modo di conoscere anche il pensiero di questi ultimi. Ma francamente penso sia bastato il coro di voci incoraggianti, giunte da tantissime parti, sempre sulla suddetta lista, a farmi retrocedere in un baleno dal mio intento. Tuttavia, mi restano diverse perplessità relativamente alla troppo scarsa collaborazione in confronto al numero degli appassionati e comunque resta di fatto che il mio tempo libero si è di molto accorciato nell’ultimo anno. Resto nella speranza che il mio compito sia facilitato dal contributo di tutti voi e su questo punto vorrei dire due parole. Come è stato messo bene in evidenza nei messaggi che mi sono stati rivolti sulla lista Gnomonicaitalia, gli articoli devono esprimere liberamente il pensiero, le idee, le ricerche e le attività di tutti gli appassionati, a qualsiasi livello. Quindi, si faccia avanti il neofita che ha scoperto questa o quella meridiana in conventi, contrade, castelli, ecc., dalla semplice descrizione, allo studio complesso delle stesse; si faccia avanti l’appassionato che ha realizzato la sua meridiana sul muro della sua casa descrivendo procedure, dubbi ed esperienze pratiche a cui potrà eventualmente rispondere e commentare qualcuno tra gli esperti in materia; si faccia avanti colui che, visitando per caso una biblioteca, ha scoperto un libro antico sugli orologi solari. Per lo studioso è prezioso anche solo sapere la collocazione di un qualsiasi libro su questo argomento. Il bello nella gnomonica è proprio il fatto che tutto fa brodo, ma un brodo saporito. Raccontare l’emozione dell’incontro con la prima meridiana, o delle attività gnomoniche rustiche di borgata, è linfa essenziale per alimentare la passione per questa particolare disciplina. E’ come fare astronomia teorica, ma nello stesso tempo godere del semplice e sublime spettacolo offerto dal cielo ad occhio nudo o con un binocolo. Non c’è divario tra articoli tecnici ed articoli in cui si raccontano le prime esperienze, o almeno non è nell’intento di questa rivista stabilire qualche differenza. Ognuno racconti la sua, senza altri problemi, il lettore ne trarrà comunque un certo interesse. Non puo’ essere un problema quello della scarsità di materiale per fare una rivista come Gnomonica, nonostante abbia personalmente stabilito un numero piuttosto elevato di pagine fin dall’inizio perché ero convinto che i collaboratori non mancavano e che il numero degli appassionati cresceva ogni giorno sempre di più. Ora che nessuno deve porsi il problema di presentare articoli non all’altezza di quelli scritti dalle grandi firme, mi aspetto davvero di poter comporre una rivista che spazi dalla gnomonica tecnica, alla scoperta di meridiane, al racconto di una visita in biblioteca, alle curiosità e via dicendo. Mentre scrivo questo editoriale, mi sono giunti per posta elettronica diversi articoli da “nuove firme” che mi confermano la volontà di tutti a collaborare serenamente e rendono un redattore come Nicola felice di poter finalmente comporre una rivista che sia veramente di tutti. Nicola Severino 3 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 4 GLI OROLOGI CONICI AD ANGOLO ORARIO Riccardo Anselmi, Saint Vincent, Aosta La maggiore difficoltà che si incontra nel progettare un orologio conico è rappresentata dalla posizione del cono. Se l’asse del cono è puntato sulla polare, come avveniva negli orologi romani, le linee solstiziali e equinoziali coincidono con altrettante circonferenze i cui centri giacciono sull’asse del cono. Se, invece, il cono è disposto verticalmente le linee diurne non sono né cerchi né coniche. Le linee orarie astronomiche, italiche, babiloniche e gli equinozi si ottengono come intersezione di piani con il cono. Il problema delle linee diurne, sebbene più complesso, è riducibile all’intersezione di una retta (generatrice del cono di luce) con il cono supporto dell’orologio. Quest’ultima considerazione è valida anche per la lemniscata perché rientra nella stessa tipologia. Altri posizionamenti del cono sono solo interessanti dal punto di vista teorico e tutt’altro che facili da affrontare. Prima di trattare succintamente l’argomento del titolo, devo fare, comunque, un breve accenno alle meridiane cilindriche perché la superficie del cilindro, come quella del cono, è sviluppabile su piano e, quindi, consente di progettare l’orologio su piano, ottenendo uno spolvero che può essere comodamente adagiato sul solido per la trasposizione delle linee. È interessante osservare l’aspetto delle linee orarie astronomiche di un quadrante cilindrico e di uno conico, non declinanti, ottenute sviluppando i due solidi. In figura 1 sono rappresentate le linee orarie delle ore 6 e delle ore 8, per l’orologio cilindrico convesso e quelle delle ore 4 e delle 6 per quello concavo. Si dimostra facilmente che le linee orarie di un quadrante cilindrico sono cosinusoidi. In figura 2 si può notare, a sinistra, la parte bassa di un cono sezionato da due piani inclinati. Un piano, visto di taglio, appare come un segmento di estremi C e C’, inclinato di ϕ°(latitudine). L’intersezione Γ è una ellisse di eccentricità pari a sin ϕ / cos ω . La curva, corrispondente a Γ sul cono, rappresenta la linea oraria delle 6. Il secondo piano, coassiale al primo e ruotato in senso 4 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 5 antiorario di 30°, determina un’ellisse (o anche altra conica) la cui intersezione rappresenta la linea oraria delle 8. L’inclinazione del secondo piano è funzione di ϕ e di α, angolo di rotazione. La nuova inclinazione ϕ’, si ricava dalla formula seguente, tan ϕ' = sin 2 ϕ + tan 2 α . cos ϕ La seconda ellisse, proiettata sul piano di base risulta sfasata, rispetto all’altra, di τ°, valore che si ricava dalla seguente formula: tan τ = tan α . La parte destra sin ϕ della figura 2 rappresenta lo spolvero dell’orologio conico convesso. Come si può notare le due linee orarie si rivelano all’analisi curve trascendenti. “C” è il centro dell’orologio dal quale fuoriesce lo stilo polare, passante anche per C’, la cui lunghezza non incide sulla dislocazione delle varie linee orarie. La figura n°3 mostra ancora l’orologio conico ma nella parte concava ricavata prendendo come centro il punto C’ sul cono. Le due linee orarie così rappresentate sono quella delle ore 6 e quella delle ore 4. I quadri 4 e 5 raffigurano due orologi conici il cui sviluppo inizia da una generatrice non allineata con il segmento CC’ (a 90°da quella che passa da C’). Si possono osservare chiaramente sia la parte concava, a sinistra, che la convessa, a destra. Non mi soffermo oltre su questo interessante argomento che fa parte della memoria presentata al X° Seminario di Gnomonica. La configurazione delle linee orarie può essere eseguita con l’apposito software disponibile, in futuro, sul sito web http://digilander.iol.it/sundials . 5 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 6 CALCOLI PER UN OROLOGIO SOLARE Alberto Cintio, Altidona, AP L’argomento non è affatto nuovo e tanti sono i procedimenti matematici che dal ‘700 ad oggi sono stati proposti. La Gnomonica o Scioterica in questi ultimi 15 anni è rifiorita dalle sue ceneri e già ha fatto passi da gigante divenendo un argomento attraente e coinvolgente per cui molti hanno prodotto studi e metodi matematici pubblicati sia negli Atti dei Seminari (giunti alla decima edizione), sia sulla neonata rivista “Gnomonica” che già passa al settimo numero. Si tratta in genere di lavori molto profondi, specialistici, esaurienti e proprio per questo accessibili a pochi. Da qui è nata l’esigenza di cogliere fior da fiore e di presentare un metodo matematico per quanto possibile più semplice e quindi accessibile a un pubblico molto più vasto: richiede infatti solo alcune fondamentali nozioni di trigonometria. 1 - Altezza e azimut del Sole L’altezza (AL) è la distanza angolare del Sole dal piano dell’orizzonte e l’azimut (AZ) è la distanza angolare della direzione Sole dalla linea meridiana , misurata sul piano dell’orizzonte. Sono i primi due valori da calcolare, necessari sia per trovare la declinazione di una parete (DP) sia per calcolare poi i punti nodali di un orologio e calendario solare. Metodo empirico. Osservando la fig. 1 (piano orizzontale) si intuisce come dalle misure dello gnomone (GN) e della sua ombra (OP) si possano ricavare l’altezza e l’azimut: AL = arctg GN / OP AZ = arctg PX / PY Occorre ricordare che l’azimut in astronomia si misura in base alla posizione del Sole rispetto al Sud con valori positivi verso Ovest e negativi verso Est, per cui quando il Sole è a Est AZ = -90°, quando è a Sud AZ = 0° e quando è a Ovest AZ = +90°. Metodo matematico. Permette di calcolare le coordinate altazimutali del Sole per ogni giorno dell’anno e per ogni ora del giorno e si riduce a due sole formule prese dalla trigonometria sferica che qui non dimostriamo: sen AL = sen DS * sen LA + cos DS * cos LA * cos AN cos AZ = (sen DS * cos LA - cos DS * sen LA * cos AN) / cos AL ove le variabili da immettere sono soltanto tre: LA = latitudine del luogo, che si può prendere da una cartina geografica o meglio ancora dalle tavolette al 25.000 dell’I.G.M. DS = declinazione del Sole, ossia la distanza angolare del Sole dall’equatore celeste. Si può prendere dal grafico, a forma di otto, della equazione del tempo (EqT), detto analemma o lemniscata che si trova ormai in tutti i testi di geografia astronomica in uso nelle scuole superiori. AN = angolo orario del Sole, che si definisce come la distanza angolare del Sole dal meridiano del luogo con senso negativo verso Est e positivo verso Ovest. Ad ogni ora corrispondono 15° per cui: se il Sole culmina sul meridiano del luogo alle ore 12, si avrà che alle ore 11 l’AN = -15 e alle ore 14 l’AN = +30° Il problema è quello di stabilire l’ora della culminazione del Sole perché varia da luogo a luogo per effetto della longitudine e da un giorno all’altro per effetto dell’EqT. LG = longitudine: ad ogni grado di LG corrispondono 4 minuti di tempo. Se il Sole culmina alle ore 12:00 sul 15° meridiano, detto di Catania o dell’Etna, è già culminato alle 11:56 sulle località poste lungo il 16° meridiano, mentre culminerà alle 12:04 sulle località poste lungo il 14° meridiano e alle ore 12:08 su quelle poste lungo il 13° e così via. Convenzionalmente si prende con segno positivo per le località a Ovest di Greenwich e con segno negativo per le località a Est, come l’Italia. EqT = equazione del tempo: il Sole culmina sul 15° meridiano alle ore 12:00 solo in quattro giorni dell’anno: 14 Aprile, 15 Giugno, 1 Settembre e 24 Dicembre. Negli altri giorni anticipa o ritarda fino a un massimo di 16 minuti e questi si possono desumere dall’analemma. Ad esempio: ai primi di Novembre il Sole anticipa il passaggio sul meridiano del luogo di 16 minuti, ossia culmina alle 11:44 e l’EqT = -16. A metà Febbraio il Sole ritarda di 14 minuti, ossia culmina alle 12:14 e l’EqT = +14. Ecco le formule che permettono di calcolare sia l’istante (in ore e frazioni decimali) della culminazione del Sole, sia l’angolo orario per ogni ora del giorno, intendendo per ora quella dell’orario civile, ossia quella del segnale Rai. La LG e l’EqT vanno prese, ovviamente, col proprio segno, come indicato sopra: 6 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 7 culminazione = 13 + LG / 15 + EqT / 60 AN = 15 * (ORA - 13 - EqT / 60) - LG 2 - Declinazione di una parete verticale E’ la misura da prendere con maggiore accuratezza perché da essa dipende la precisione di una meridiana. La declinazione della parete (DP) si definisce come l’angolo compreso tra la linea meridiana Nord-Sud e la linea rappresentata da uno gnomone ortostilo perpendicolare alla parete. Anche qui si assumono, per convenzione, valori negativi verso Est e positivi verso Ovest, per cui se la parete guarda esattamente a Est la DP = -90°, se guarda a Sud la DP = 0° e se guarda a Ovest la DP = +90°. Metodo empirico: consiste nell’aspettare il momento esatto della culminazione del Sole, che è anche il momento in cui il Sole si trova esattamente a Sud e misurare l’angolo tra la direzione della parete e la direzione del Sole, materializzata nell’ombra di un filo a piombo o di uno gnomone verticale su un piano orizzontale. Metodo matematico: permette, con una sola formula, di calcolare la DP in qualsiasi ora di qualsiasi giorno: basta misurare la lunghezza dello gnomone ortostilo (GN) e la lunghezza della sua ombra (OP) proiettata su una parete verticale. Si osservi la fig. 2: con GN (gnomone) e OP si calcola la diagonale del parallelepipedo; con questa e l’angolo d’altezza (AL) si calcola la misura della sua proiezione sul piano orizzontale; con questa e GN si calcola l’angolo compreso, che sottratto all’azimut (AZ) porta alla DP. Ecco la formula conclusiva: DP = AZ +/- arcos (GN / cos AL / sqr (GN2 + OP2)) Si utilizza il segno positivo quando l’ombra va verso sinistra dell’osservatore che guarda alla parete ed ha il Sole alle spalle, mentre si utilizza il segno negativo in caso contrario, che è quello della figura. Mettendo in sequenza le formule riportate sopra, si ottiene un piccolo programma utile per calcolare la declinazione di una parete verticale: 10 LA = 43.17 latitudine in frazioni decimali 20 LG = -13.71 longitudine Est 30 DS = -21 declinazione del Sole 40 GN = 25 gnomone in cm 50 HH = 10.5 ora civile in frazioni decimali 60 EQ = -12.75 equazione del tempo in minuti 70 OP = 12.6 ombra in cm 80 PG = 3.1416: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DS = DS * RA: radianti 90 AN = 15 * (HH - 13 - EQ / 60) - LG: AN = AN * RA angolo orario 100 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN) 110 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2)) altezza 120 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL) 130 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN) azimut 140 AA = GN / COS(AL) / SQR(GN ^ 2 + OP ^ 2) 150 AA = ATN(1 / AA * SQR(1 - AA ^ 2)) 160 DP = AZ / RA - AA / RA * SGN(OP) 170 PRINT USING "AL = ####.##”; AL / RA; PRINT USING “AZ = ####.##”; AZ / RA; PRINT USING “DP = ####.##"; DP I risultati sono: AL = 23.09 AZ = -20.92 DP = 34.82 3 - Punti nodali di un orologio verticale Per punti nodali si intendono le intersezioni tra le linee orarie e le curve di declinazione, dalla cui unione nasce la griglia tipica di un orologio-calendario solare. Con riferimento alla fig. 2 si tratta di calcolare l’ascissa (PX) e l’ordinata (PY) del punto P, relative a un piano cartesiano avente per origine degli assi il piede dello gnomone ortostilo (GN). Con GN e l’angolo differenza tra AZ e DP si trova sia PX che la misura della proiezione; con questa e AL si trova PY: PX = GN * tan (AZ - DP) PY = -GN * tan AL / cos (AZ - DP) 7 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 8 Ecco il programma che fornisce le coordinate di tutti i punti nodali necessari per costruire un orologio calendario su pareti verticali comunque declinanti: 10 LA = 43 20 DP = 28 30 GN = 30 40 PG = 3.14: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DP = DP * RA 50 FOR HH = 10 TO 16 60 AN = 15 * (HH - 12) * RA 70 FOR D = -1 TO 1: DS = 23.5 * D * RA 80 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN) 90 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2)) 100 IF AN = 0 THEN AZ = -DP: GOTO 130 110 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL) 120 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN) 130 PX = GN * TAN(AZ - DP) 140 PY = -GN * TAN(AL) / COS(AZ - DP) 150 PRINT USING "########.##"; HH; D * 23.5; PX; PY 160 NEXT: PRINT : NEXT: END ora 10.00 10.00 10.00 13.00 13.00 13.00 16.00 16.00 16.00 declinazione -23.50 0 +23.50 -23.50 0 +23.50 -23.50 0 +23.50 Facsimile di alcuni risultati ascissa ordinata -45.77 -17.81 -74.95 -66.13 -2584.10 -4221.73 -7.03 -12.52 -3.46 -30.17 4.85 -71.27 13.79 -2.12 25.59 -15.51 52.88 -46.50 4 - Altre applicazioni Orologio orizzontale: osservando la fig. 1 si intuisce subito che con le misure dello gnomone (GN) e dell’altezza del Sole (AL) si può calcolare la lunghezza dell’ombra sul piano; con questa e l’azimut si calcolano PX e PY relative a un piano cartesiano avente l’origine degli assi nel piede dello gnomone verticale. Le righe da sostituire sono: 130 PX = GN / tan AL * sin AZ 140 PY = GN / tan AL * cos AZ Curve di declinazione: alla riga 70 compare il valore di 23.5°, che è il valore della declinazione del Sole ai due solstizi di Giugno e di Dicembre. Volendo avere le altre curve occorre mettere il valore di 20° per i mesi di Maggio, Luglio, Novembre, Gennaio e il valore di 11.5° per i mesi di Aprile, Agosto, Ottobre, Febbraio. Longitudine: calcolando l’angolo orario senza tener conto della longitudine (LG) l’orologio solare fornisce il Tempo Solare Vero (TSV) che differisce dal Tempo Medio Civile (TMC = quello del segnale RAI) sia per la LG che per l’EqT. Per inserire la longitudine occorre sostituire: 60 AN = (15 * (HH - 13) - LG) * RA Ora babiloniche e ore italiche: le ore babiloniche sono quelle contate a partire dal sorgere del Sole (horae ab ortu), mentre quelle italiche partono dal tramonto (horae ab occasu), ma per comodità di calcolo prendiamo in considerazione le ore mancanti al tramonto (horae ad occasum: è solo la differenza a 24) in modo da avere una situazione simmetrica con le ore babiloniche. Quando il centro del disco solare si trova sull’orizzonte, AL = 0° per cui basta azzerare la formula dell’altezza per ricavare l’angolo orario dell’istante del sorgere e del tramonto: AN = arcos (-tan DS * tan LA) 8 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 9 Si assume con segno negativo per il sorgere e positivo per il tramonto. Per le ore successive al sorgere basta aggiungere progressivamente 15° e per le ore mancanti al tramonto basta togliere 15° ogni ora, per cui la formula definitiva è: italiche AN = arcos(-tan DS * tan LA) - HH * 15 babiloniche AN = - arcos(-tan DS * tan LA) + HH * 15 Quando HH = 0 si ha l’AN dell’istante del sorgere o del tramonto; quando HH = 1 si ha l’AN del Sole a un’ora dopo il sorgere o a un’ora prima del tramonto e così via. Nord AL P AZ GN PY E W Sud PX O Fig. 1 O gnomone ombra N raggio PY AL P DP proiezione PX Fig. 2 AZ S 9 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 10 Cristoforo Clavio: la vita, le opere. Nicola Severino, Roccasecca Schlusse Christophorus, meglio conosciuto come Cristoforo Clavio di Bamberga, dove nacque nel 1537, entrò giovanissimo (1555) nella Compagnia dei Gesuiti a Roma ed effettuò i suoi studi a Coimbra, nel Portogallo. Ebbe la cattedra di matematiche al Collegio Romano, che durò dal 1565 fino alla sua scomparsa. Prese parte attiva alla preparazione della Ratio studiorum della Compagnia di Gesù ed ebbe un ruolo molto importante nello sviluppo delle scienze matematiche nell’Ordine. Si racconta che nel periodo in cui cominciò, per la prima volta, a mettere in discussione le teorie fisiche di Aristotele, soprattutto quelle riguardanti il moto, Cristoforo Clavio chiese che le quaestiones, poco utili a comprendere le cose della natura, fossero sostituite nei programmi delle scuole gesuitiche dalla matematica; l’ignoranza della quale, egli sosteneva, aveva portato molti filosofi, nel corso della storia, a commettere troppi errori nelle teorie fisiche, il cui studio razionale era ritenuto indispensabile per una corretta formazione culturale dei Padri della Chiesa (1 ). Tra le sue opere principali si annota una traduzione latina degli Elementi di Euclide, Euclidis elementorum libri XV (1574), arricchita di note originali, la quale fu divulgata anche fuori dell’Europa, come testimoniato dalla traduzione in cinese del Padre Matteo Ricci, che fu un suo scolaro. E’ noto che Clavio ricevette l’appellativo di Euclide del XVI secolo, e certamente lo meritò, non tanto per originalità di scoperte o di teorie, ma per il meraviglioso dono di sintesi con il quale chiarificò ed unificò tutto il sapere delle scienze matematiche fino al suo tempo. Ebbe anche una intensa corrispondenza scientifica con i suoi allievi e con uomini illustri. A lui soprattutto si rivolse Galileo nel viaggio a Roma del 1611 per superare le prime diffidenze contro le sue scoperte astronomiche. Ma qualcuno sostiene che Clavio non si pronunciò nettamente in proposito, altri invece che lo incoraggiò e sostenne le sue prime scoperte. Ebbe, inoltre, corrispondenza anche con Tycho Brahe e con il matematico e astronomo Gio. Antonio Magini. Grande fu il suo contributo alla definitiva redazione della riforma gregoriana del calendario e del computo ecclesiastico per la quale fu incaricato dal Papa Gregorio XIII. Cristoforo Clavio è uno dei primi autori a scrivere una sommaria ricapitolazione sulla storia degli orologi solari. Solo poche righe che mettono in evidenza, tra l’altro, la carenza informativa in proposito e lo scarso zelo degli scrittori precedenti che hanno trattato l’argomento. Quel breve sommario è stato riscritto (senza che nessuno ne avesse mai citato la fonte!), da quasi tutti gli autori e fino ai nostri giorni. Ma Clavio, rispettosamente, ricorda almeno gli uomini che hanno scritto prima di lui e che hanno posto le basi, le fondamenta su cui poter erigere questo monumento gnomonico letterario. Egli ricorda Apollonio, Teodosio, Euclide, Aristarco, Tolomeo ed altri per l’Antichità. Ma non trascura di menzionare i suoi colleghi quali Federico Commandino, Pietro Nonio, Daniel Barbaro che scrisse sugli orologi solari nel Commentario al libro IX dell’Architettura di Vitruvio. Ricorda anche Albategno (del sec. IX), che nella proposizione 56 del Libro de scientia stellarum trattò della descrizione delle ore ineguali in orologi solari costruiti per qualsiasi latitudine. E ancora Oronzio Fineo, Giovanni Corrado Ulmero Germano, Gio. Battista Vimercato, Andrea Schonero di Norimberga, Giovanni Padovano da Verona, Francesco Maurolico Abate siculo, Giovanni Battista Benedetto, e un certo Petrus Rodericus Hispanus, certamente un padre spagnolo appartenente al suo stesso ordine religioso. La sua autorità, nel campo delle matematiche, lo spinse anche ad amendare gli errori commessi da alcuni di detti gnomonisti. Così egli parla di un clamoroso errore di Oronzio Fineo sull’orologio astronomico orizzontale e verticale; di Federico Commandino al quale attribuisce un’errata distribuzione delle linee orarie nell’orologio italico; infine, della errata esposizione di J. Battista Benedetto sull’orologio verticale declinante. 1 E. Cochrane, L’Italia del Cinquecento, Laterza, Bari, 1989, pag. 236. 10 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 11 Scritti Gnomonices Libri Octo, Romae, 1581. Questo volume è formato da 654 pagine di grande formato, con caratteri a stampa che variano da 1,5 a 2 millimetri di grandezza; circa 600 figure geometriche esplicano le metodologie esposte dall’autore, e moltissime tavole rendono possibili i calcoli per le trasformazioni dei vari sistemi orari. Oserei dire che visto in versione moderna, sarebbe un libro di circa 2000 (o più) pagine di pura gnomonica! Una vera enciclopedia. Nell’atto di sfogliarlo si avverte subito come una sensazione di completo smarrimento davanti ad un così vasto ed erudito lavoro. D’altra parte, l’autorità di Clavio e la sua nota erudizione viene più volte ribadita anche dai suoi colleghi, come ad esempio Valentino Pini che di lui scrive: Huomo acutissimo nelle suddette scienze, e miracoloso ne’ lineamenti dell’opere sue. Elencare gli argomenti trattati in quest’opera sarebbe possibile solo attraverso un indice di almeno 40 pagine. Ma Clavio non si preoccupava di scrivere trattati di divulgazione intelligibili, intesi come divulgazione per tutti. Per questo risulta difficile trovare qualcuno che abbia letto ed analizzato per intero il suo lavoro, come egli stesso forse avrebbe sperato. E di questo ne abbiamo una straordinaria prova dalla viva voce di studiosi che ebbero a lamentarsi più di due secoli fa. Nella Ciclopedia inglese, del 1751, tradotta in italiano da M.G. Secondo (2 ), è scritto: Il primo che per professione scrisse sulla Gnomonica è il Clavio, che dimostrò tutto, teoria ed operazioni, nella rigida maniera degli antichi Matematici; ma così intricatamente, che noi possiamo accertare, di non averlo neppure letto alcuno. Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem...Romae, 1586. L’amicizia con i padri spagnoli che Clavio coltivava gelosamente attraverso una intensa corrispondenza, si rivelò molto preziosa, soprattutto quando ebbe modo di comunicare con un suo collega il quale gli mandò dei fogli manoscritti di gnomonica che contenevano interessanti relazioni su nuovi strumenti per facilitare la costruzione di orologi solari murali, orizzontali e verticali declinanti. Clavio si mise subito al lavoro per escogitare le metodologie più appropriate all’uso dello strumento e ai vari metodi di disegnare, con questo, i diversi orologi solari. I suoi studi furono raccolti in un libro pubblicato a Roma cinque anni dopo la Gnomonices, dal titolo Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem... L’importanza di quest’opera, e dello strumento che in essa viene descritto, è facilmente intuibile se si tiene conto che a quei tempi era molto sentito il problema di come tracciare facilmente e con sufficiente esattezza i diversi orologi solari su superfici murali. E’ noto che il problema fu definitivamente risolto con la pubblicazione dei libri dei due scienziati Picard e M. De la Hire, in cui venivano esposti i metodi per tracciare le linee orarie per punti, ricavati analiticamente, come in uso ancora oggi. Mentre dal XVI secolo, più precisamente dal 1586, si andarono perfezionando vari strumenti, sulla base di quello descritto dal Clavio che, attraverso tutte le possibili varianti e miglioramenti apportati in più di un secolo, portò alla realizzazione dello Sciatére e del Trigono 3 . La teoria e l’uso di questa macchina per costruire orologi solari, denominata semplicemente strumento, viene quindi divulgata per la prima volta da Clavio, il quale ne attribuisce l’invenzione all’autore spagnolo che gli aveva mandato i fogli manoscritti: ...Il primo inventore di questo metodo così chiaro e facile da applicare è di uno spagnolo, il cui nome è Joannes Ferrerius, uomo acutissimo... Clavio si lamentò di aver potuto esaminare solo alcuni fogli e non tutta l’opera di questo spagnolo che, probabilmente, è andata perduta. Ciclopedia inglese tradotta da Giuseppe Maria Secondo, Napoli, 1751, Tomo V, pag. 106 N. Severino, Gli strumenti per costruire gli orologi solari nel XVI secolo, ATTI del IV seminario Nazionale di Gnomonica, Crespano del Grappa, 1992. 2 3 11 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 12 Sempre in questo suo secondo libro dedicato alla Gnomonica, Clavio tratta per tutto il capitolo ventesimo dei vari modi di trovare la declinazione dei muri misurandola rispetto al punto cardinale Est, cioè rispetto al Circolo primario verticale, chiamato in Astronomia Primo Verticale. Tutt’oggi, tradizionalmente, la declinazione gnomonica viene misurata in questo modo. Tutto il capitolo ventunesimo (8 pagine), invece, è dedicato al fenomeno della retrogradazione dell’ombra, spiegato con metodologie geometriche, soffermandosi (particolare trascurato dagli autori moderni) anche sul famoso miracolo del profeta Isaia che operò la retrocessione dell’ombra sull’orologio del Re di Giudea Achaz , attorno al VII secolo a. C. Egli ci fa sapere che di questo fenomeno ne diede una prima dimostrazione Pietro Nonio al cap. II del Libro 2 De Navigatione e si pronuncia, in seguito, rimanendo in equilibrio tra scienza e fede, sostenendo che la retrogradazione dell’ombra nell’orologio di Achaz, avvenuta per virtù di un fatto divino (miracolo di Isaia), non contrasta con la retrogradazione dell’ombra studiata e dimostrata da lui (Retrocessione umbrae, quà exposuimus, non adversari retrocessione umbrae in horologio Achaz virtute divina facta) 4 . Un nuovo metodo Nel 1599 Cristoforo Clavio pubblica, sempre a Roma, un nuovo libro di Gnomonica: Horologiorum nova descriptio. Un’altra pietra miliare. Un altro capolavoro che segna la fine della gnomonica geometrica e l’inizio di quella analitica. Dopo pochi anni, gli orologi solari si sarebbero progettati col calcolo trigonometrico. E’ questo, probabilmente, il primo libro di gnomonica in cui vengono esposti i primi metodi per disegnare gli orologi solari per punti, con il concorso delle tangenti. Metodo che si perfezionò nello spazio di oltre un secolo, come abbiamo detto, fino a Picard. Nella parte finale del libro, oltre a una cinquantina di tavole con gli archi semidiurni, seminotturni, altitudini, orizzonti, verticali, e via dicendo, Clavio anticipa i tempi inserendo una sequenza di problemi (17 in tutto) di astronomia sferica risolti per seni, tangenti e secanti, inerenti ai metodi analitici per la costruzione degli orologi solari. In particolare egli enuncia quelle regole per ritrovare i segmenti orari mediante il procedimento analitico, che saranno esposte nelle opere di Ozanam, circa cento anni dopo, e chiamate analogie. Vorrei, a questo proposito, ricordare un altro gesuita, forse discepolo di Clavio, di nome Gio. Girolamo Chinig, che scrisse un libricino rimasto inedito, in cui si insegnavano metodi per costruire orologi solari all’italiana (cioè per le ore italiche), per via di numeri. Questo lo sappiamo per merito di Gio. Francesco Palmieri che, appassionato di gnomonica, nel 1620 diede alle stampe, a Siena, un libretto in cui descriveva i metodi del padre Chinig, altrimenti rimasti sconosciuti. Nel 1598, ovvero sette anni prima della sua scomparsa, scrisse le Tabulae astronomicae nonnullae ad horologiorum constructionem..., della massima utilità per una corretta applicazione dei nuovi metodi da lui descritti. L’ultimo lavoro specifico sulla Gnomonica che si conosce, di Clavio, fu pubblicato a Roma nel 1603, e si intitola Compendium brevissimum describendorum horologiorum Horizontalium ac Declinantium. E’ un libretto di 24 pagine che si presenta come una integrazione del libro precedente, in cui insegna a descrivere anche gli orologi solari italici e babilonici, declinanti e non, col metodo delle tangenti. Inoltre, al cap. VII descrive un metodo per traslare un progetto di orologio solare dalla carta sul muro, in qualsiasi grandezza. Tra le altre opere di qualche attinenza con la gnomonica, è da ricordare una sull’astrolabio, edita a Roma nel 1593, nonchè un’altra, di cui non si è mai sentito parlare, intitolata De re gnomonica, in folio, pubblicata a Roma nel 1587. Questa è riportata nel catalogo della Biblioteca Slusiana (parte 4 Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem..., cap. XXI, pag. 109. 12 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 13 III, pag. 379), redatto da Giovanni Gualtero nel 1690, in cui però stranamente non viene citata la Gnomonices... In conclusione, Cristoforo Clavio non fu solo l’Euclide, ma anche lo Gnomonista del secolo XVI. Un successo meritato in fin dei conti. Con la sua capacità di sintesi e una sconfinata erudizione, fondendo elementi astronomici, matematici e artistici, riuscì a fare della Gnomonica una vera scienza. La sua passione rivive, ancora oggi, nei suoi trattati. E non smettono di destare meraviglia a noi posteri che, come gli uomini della Ciclopedia inglese, possiamo dire di non poter neppure leggerli alcuno, ora che il latino è dominio di pochi. Bibliografia gnomonica: Gnomonices libri octo, in quibus non solum Horologiorum solarium, sed aliarum quoque rerum quae ex Gnomonis Umbra cognosci possunt, descriptiones geometrice demonstrantur, Romae, apud Franciscum Zannettum, 1581, altre edizioni nel 1602, 1612 ; Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum descriptionem horarum a meridie et media nocte exquisitissima, et nunquam ante hac in lucem edita, Romae, 1586, altre edizioni nel 1593 e 1599 ;. De re gnomonica, Roma, 1587; Astrolabium, Romae, impensis Bartholomei Grassi, ex typ. Gabiana, 1593 ; Horologiorum nova descriptio, Romae, apud Aloysium Zanettum,1599 ; Compendium brevissimum describendorum horologiorum horizontalium ac declinantium, A. Zanettum, Romae, 1603 ; Tabulae astronomicae nonnullae ad horologiorum constructionem maxim utiles et notae on novae horologiorum descriptionem quae ad horologia extruenda plurimum etiam conducunt, P. Jo. Hays, 1603 e Romae, 1605; Tabula altiudinum solis pro horis astronomicis in signorum initijs, ad omnes gradiis altitudinis poli borealis, ex typographia Aloysij Zannetti, Romae, 1603 ; Operum mathematicorum , in 4 libri, di cui il libro 4 dedicato alla gnomonic, Mainz 1612 ; Sfera di Gio Sacro Bosco, tradotta e dichiarata ...Con nuove aggiunte di molte cose notabili e varie dimostrazioni utile, e dilettevoli, in cui alle pagine 374-382 tratta degli orologi solari. Da “Boeotia” di Plauto (riscoperta e traduzione di Roberto Facchini da Trieste) Che gli Dei facciano confondere chi inventò il telefonino e chi per primo pose qui un Personal C.!Perché a me poveraccio hanno ridotto la giornata a brandelli da nulla. Quand’ero ragazzo l’unico mio e-mail era il porta-lettere,un internet assai migliore e preciso di tutti questi.Quando lui dava l’avviso so godeva del leggere, salvo il caso che non ce ne fosse.Ora invece,che ce n’è troppo,si va a riposare solo se manca la corrente. E così da quando la città è piena di computer e cellulari,la maggior parte della gente va in giro tutta scombussolata per lo stress. Gnomonica è la rivista degli gnomonisti italiani. E’ la tua rivista. Collabora inviando articoli sulla realizzazione di meridiane, censimenti, studi tecnici, ricerche storiche, curiosità, recensioni. Non facciamo spegnere il fuoco della creativita’ gnomonica italiana. 13 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 14 Il regalo di Natale ? L’Orologio di Giulio Cesare ! su : www.averoma.com . www.AVEROMA.com Vrbs , 24.10.2000 MMDCCLIII Ab Vrbe Condita AVEROMA e la misurazione del Tempo Tutti sappiamo che al tempo dell’antica Roma il tempo era misurato con meridiane e clessidre . Ma soprattutto sappiamo che le ore della giornata erano diverse rispetto a quelle dell’ora moderna . Per es. mentre per noi è Mezzogiorno , per i Romani era l’Hora VI . Come avere su un orologio moderno anche l’Hora della antica Roma ? Ci ha pensato AVEROMA, sito web dedicato alla vita quotidiana degli antichi Romani, che l’ha ricostruita su un orologio attuale. Oggi si misurano le 24 ore del giorno considerando la 1° ora all’una di notte . Invece gli antichi Romani misuravano solo le XII Hore indicate dal sole sulla meridiana . La I era all’alba (circa le 6 di oggi) e la XII al tramonto (circa le 18) . Le 12 ore della notte, dal tramonto all’alba, erano misurate in 4 Vigiliae , cioè come turni di guardia delle sentinelle (ciascuno di 3 ore) . L’ Horologivm di Caio Givlio Cesare ( così è stato chiamato) è dunque un orologio solare (quindi antistress) , che non mancherà di soddisfare quanti hanno il desiderio di avere o regalare un oggetto particolare . Questo è l’unico orologio al mondo che indica l’ora dell’antica Roma . Siamo certi che a Natale l’Orologio di Caio Giulio Cesare sarà il regalo più nuovo e più ricercato . Per gli appassionati di orologi e di storia , per i curiosi , gli studenti, i turisti , i collezionisti , e le aziende , l’Orologio di Caio Giulio Cesare è visibile sul sito www.averoma.com e nei seguenti AveRomapoints : § P.za San Pietro – Terminal Gianicolo quinto piano § P.za San Pietro – Canova V. della Conciliazione 4 F Roma § Castel Santangelo – The Museum Shop V. di Porta Angelica Roma § P.za Fontana di Trevi – Libreria Godel V. Poli 46 Roma § P.za di Spagna – Libreria Godel V. Poli 46 Roma § P.za Navona – Roma Souvenir P.za Tor Sanguigna 10 Roma § EUR – SHOP AUTOMATION – V. del Serafico Roma Il sito e_commmerce www.averoma.com partecipa al concorso internazionale Global Junior Challenge , indetto dal Comune di Roma sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana che promuove progetti che leghino Internet alla cultura . AVEROMA di Emanuela Mastria - e-mail: [email protected] – 14 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 15 Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio Alessandro Gunella, Biella Herrn Dr. A.G. e Herrn Dr. G.P. noti studiosi di psicologia comparata dell’Università d'An Dorn (Skt. Johann Collegium) e gnomonisti a loro volta, hanno compiuto un accurato studio, comparando soprattutto i dati raccolti negli ultimi 10 Seminari di Gnomonica tenuti in Italia, e sono giunti a definire la figura dello gnomonista medio, elaborando le conclusioni che vengono qui riassunte nei punti essenziali. Riteniamo utile pubblicare quanto ci viene comunicato da costoro, nella traduzione del collega MAGUN, al fine di aprire una piccola inchiesta fra i lettori. Chi non è d’accordo, ma soprattutto chi si ritrova in esse, è pregato di fare pervenire le sue considerazioni a questa Rivista; vedremo di raccoglierle e pubblicarle nel prossimo numero. Se non altro per confermare o meno le conclusioni dei suddetti ricercatori Lo gnomonista medio non ha dubbi, ma solo certezze. Lo gnomonista medio è forte delle sue conoscenze, per cui sente le argomentazioni altrui, ma non le ascolta; tuttavia è disposto a parlare dell’argomento con continuità, per ore. Lo gnomonista medio è geloso delle proprie scoperte, o presunte tali, e le custodisce in sé, come segreti cui solo lui può accedere; tuttavia vorrebbe che i “non gnomonisti” lo stessero ad ascoltare. E sarebbe al colmo della felicità se lo stesse ad ascoltare almeno uno degli altri gnomonisti. Lo gnomonista medio è soggetto agli stimoli esterni al suo Io, ma non se ne cura, e procede come se non ci fossero, salvo sopportare con stoicismo eventuali cocenti delusioni. Lo gnomonista, medio o non, teme le domande del principiante gnomonista, perché potrebbero riguardare proprio quel caso particolare per cui è impreparato. Lo gnomonista medio è disposto a scannarsi per accedere ad un orologio solare, o per impedire che altri acceda prima di lui Lo gnomonista medio ha illusioni didattiche; ritiene che nessuno, o quasi nessuno degli allievi delle Scuole Medie (chissà perché, suo obiettivo preferito) provi disinteresse per argomenti che riguardano sole, stelle, pianeti eccetera. Ma poi, in cuor suo, preferisce la disillusione; così ha la sensazione di aver fatto tutto il possibile per trovare proseliti, e che l'insuccesso sia dovuto a cause non dipendenti da lui; la coscienza è a posto, e la concorrenza pure. Lo gnomonista medio ha una moglie e dei figli, che sopportano con ironia il suo chiodo fisso, perché pensano che se ne avesse di altro genere sarebbe peggio; accettano il male minore con un sorriso stanco. Lo gnomonista medio non si crede mai tale, ma sempre al di sopra della media. Il guaio è che così la media si alza, e lui rientra. Lo gnomonista medio ha sempre un manoscritto che attende di essere pubblicato, ma gli Editori non lo capiscono, in quanto ne fanno solo un fatto commerciale. Lo gnomonista medio invidia in cuor suo gli astrologi, perché essi, pur trattando la meccanica celeste guardandosi bene dall'esibire dimostrazioni matematiche, riescono ad avere più clienti di lui. Lo gnomonista medio vende ombre, non fumo. Ma la sua serietà generalmente non è capita. Lo gnomonista medio, pur lavorando “alla luce del Sole”, amerebbe farsi pagare “in nero”. Lo gnomonista medio non esiste. 15 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 16 Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani, gnomonista Vigezzino (1914-1995) Giacomo Gim Bonzani, Villette Vb – Adattamento testo di N. severino Un amico scrisse “c’è un paese dove, quando manca il sole il tempo si ferma”. Si tratta del paese di Villette, il più piccolo comune della Val Vigezzo, noto ai pellegrini religiosi di Re, per aver dato i natali a Giovanni Zuccone che scagliò la sacrilega pietra all’immagine della Madonna, originando il miracolo del sangue di Re. Ma oltre a questo ed all’amenità della posizione aprica, Villette è ormai noto come “il paese delle meridiane”. Infatti da più di trent’ anni a oggi, sono apparsi sulle pareti delle case, numerosi ed ornamentali orologi solari, meglio (ed erroneamente) noti come meridiane. La moda di questi antichi misuratori del tempo, oggi in epoca di orologi atomici, è diventata più uno sfizio che una necessità. E’ un costume in crescita, non solo a Villette, ma pure in Val Vigezzo e nell’Ossola intera, anche grazie al diffuso utilizzo del Computer per i calcoli ed il disegno. Pioniere in valle della diffusione della scienza gnomonica (l’antica sciaterica) è stato l’ing. Giacomo Brindicci Bonzani di Villette. Prerogativa sua, oltre alla citata primogenitura locale, è stata quella di aver esteso i suoi quadranti solari a tempo medio civile (ora dei comuni orologi) anche su pareti fortemente declinanti (Est-Ovest), così che le curve orarie ad “otto”, dette lemniscate, producessero effetti estetici di indubbia efficacia (oltre che, naturalmente, offrire ai lettori l’ora esatta). I suoi primi orologi solari furono però tradizionali, del tipo francese, a tempo solare vero locale. Altra caratteristica dei suoi quadranti, fu l’uso quasi costante dello stilo con disco gnomonico dorato. 16 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 17 Giacomo Brindicci Bonzani eseguì numerosi calcoli e progetti di quadranti solari dai primi anni ’60 al 1995, quando scomparve improvvisamente. Aveva lasciato due meridiane incompiute, che furono concluse da un altro villettese, suo allievo di gnomonica e figlioccio: l’arch. Giacomo “Gim” Bonzani. Per molte di queste realizzazioni, si avvalse della collaborazione preziosa del prof. Giovanni Simonis, architetto e di pittori locali quali Antenori, Materni, Mattei, Pirinoli, Poletti, Rinolfi ed altri. Giacomo Brindicci Bonzani era nato a Milano nel 1914 da Nicola ed Emma Bonzani di Villette. Studiò a Milano diventando ingegnere nel 1938. Fu ufficiale degli alpini sul fronte occidentale (col fratello dr. Luigi) ed internato in Svizzera dal 1943 al 1945. Esercitò poi la professione a Milano ed in Lombardia. Non abbandonò mai il paese di sua madre. Con Greppi e Gallione collaborò al costruendo santuario Re, progettandone la cupola. Fu promotore dell’autonomia di Villette da Re e divenne sindaco del ricostruito comune di Villette dal 1957 al 1990. Fu pure in quegli anni presidente del Consorzio di Bonifica Montanara dell’Ossola, poi del Consiglio di Valle (oggi Comunità Montana). La passione per la gnomonica e l’astronomia, lo spinse a contattare i maggiori esperti nazionali in materia per approfondimenti e scambi di pareri tecnici. A Villette, nella sua casa materna costruì un piccolo, ma funzionale osservatorio astronomico per fotografare gli astri. Si spense a Milano nel Luglio del 1995. Apprezzare Il tempo E valutare la preziosità Di ogni minuto, È sempre stato Nelle caratteristiche Dei villettesi In ogni secolo… E scandirne il tempo Sul ritmo solare, Antica ambizione; Donde le numerose Meridiane Antiche e moderne Davide Ramoni Le meridiane (Note:NR=Non realizzate – Il n° indica quanti quadranti in parete) VILLETTE - Casa propria,1 17 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 18 - Casa propria, curvadelle12 sul terrazzo,1 NR - Chiesa parrocchiale,1 - Municipio,2-(premiata a Brescia al concorso di gnomonica) - Casa Bocci,2 - Casa Amodei,1, NR - Casa Pidò,3 - Tomba di famiglia 1,NR - Asilo infantile,1 - Casa propria Alpe Blitz,1 CARAVEGGIA - Casa alla Pila,2 Casa Greppi,1 Casa Selva Bonino,1 Casa Frangi,1 Casa Garbani,1 Casa Romano,1 ( 1,NR) TOCENO -Baita Carimali alla colma ,1 S.MARIA MAGGIORE MALESCO DRUOGNO Inoltre: - - Casa Meregalli,1 Casa Barbieri J., 1 Casa Barbieri, 1 Casa Mattei ,1 Casa Simonis,1 Vecchio Municipio,1 ( restauro ) Rifugio CAI al Cado,1 (col prof. Castelnuovo ) Casa Passarin, 1 Casa Moneta, 1 Casa Prinoli, 1 (orizzontale su pietra) Casa Minoggio, 1 - Casa Meroni, 1 - Casa Piantanida, 1, NR - Restauro meridiane: - Casa Poscio (su marmo) a Domodossola - Studio Bonacci, 1 a Villadossola - Rifugio Mores, 1 alta Val Formazza - Casa Ambrosoli. NR, 1 a Ghiffa - Proprio Studio, NR, 1 a Milano - Ritaratura di 2 orologi solari nella Certosa di Pavia 18 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 19 IN MERITO AL DISEGNO DELL’OROLOGIO ORIZZONTALE DI AQUILEIA A. Gunella – M. Valdes Madrid, dicembre 2000 L’articolo di Paolo Auber, documentato e interessante “La meridiana orizzontale di Aquileia - Il plinto di Euporus” (Gnomonica nº 7) mi ha suggerito tre idee che spero siano gradite agli gnomonisti interessati agli orologi greco/romani. • • • Quali erano i valori delle Latitudini noti al principio della nostra era? Quanta importanza attribuire agli errori commessi nel misurare e mediare le distanze? Esiste un altro metodo per calcolare la latitudine per cui sono stati disegnati gli orologi orizzontali? Per tentare una risposta alla prima domanda, copio le latitudini contenute nel trattato di Vitruvio. Le latitudini di Atene, Rodi e Taranto sono inferiori, dell’ordine di un grado, a quelle determinate con i metodi di oggi. Possiamo supporre che la loro valutazione sia stata fatta osservando l’ombra di uno gnomone all’equinozio. Nel caso di Aquileia (w = 45,7°) Vitruvio potrebbe aver determinato una latitudine di 44,7°. L’esprimerla nella forma abituale dell’epoca porta a: gnomone = ombra = 1, e quindi al valore w = 45,0°. Roma Atene Rodi Taranto Alessandria gnomone 9 4 7 11 5 ombra 8 3 5 9 3 Vitruvio (º) 41,63 36,87 35,54 39,29 30,96 attuale differenza (º) (º) 41,90 0,27 37,98 1,11 36,45 0,91 40,48 1,19 31,20 0,24 Partendo da tale latitudine, lo gnomonista romano dovette calcolare le distanze es ed ew per uno gnomone alto 50,4 mm, trasferirle sulla pietra già spianata, e incidere le linee. Quasi 2000 anni dopo, noi, gnomonisti di oggi, misuriamo queste distanze e le introduciamo nelle nostre formule per trovare l’angolo Tutte le operazioni elencate implicano la possibilità di commettere errori. Come si vede nel quadro a lato, Auber (per la declinazione solare ε = 24°) supporre un errore di 1 mm in ciascuno Murphy, nella forma più sfavorevole), una variazione fra 42,21° e 44,81° . errore (mm) ew es r -1,0 +1,0 74,0 73,0 75,0 30,0 31,0 29,0 0,41 0,42 0,39 per i valori di es = 30 ed ew = 74, Paolo ottiene la latitudine di 43,54°. Però basta dei due dati (accumulati, secondo le leggi di perché l’espressione della latitudine subisca Questo modo di esaminare gli errori è un piuttosto approssimativo. Il 43,54 42,21 44,81 ϕ trattamento degli errori possibili dovrebbe essere affrontato in modo più rigoroso; però il dargli una veste scientifica riempirebbe di formule e di quadri questa pagina. Credo di potermi permettere la leggerezza di affermare che queste considerazioni portano a ritenere (vista la grandezza dei valori ew ed es) che l’orologio fu disegnato per una latitudine prossima a quella che all’epoca era stimata per Aquileia, Commento Tutti sanno che la latitudine stimata, secondo i dati di molti orologi greco - romani, non coincidono con la latitudine misurata oggi per il luogo di rinvenimento. Molti fattori influenzano questa irregolarità: - orologi trasferiti, con il cambiare della residenza dei possessori - difetti di esecuzione - orologi fabbricati in serie, venduti per località non note al momento della fabbricazione ….. Nel caso dell'orologio del circo di Aquileia c'è una differenza fra la sua latitudine attuale (w = 45,7°) e quella calcolata attraverso vari metodi. L'Autore stima la latitudini secondo i tre metodi più conosciuti. Esistono altri metodi per calcolare la latitudine di disegno di un orologio, premesso che in molti orologi greco - romani conservati uno può trovare delle sorprese, nell’analizzare i dati incisi su di essi. 19 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 20 Uno dei procedimenti consiste nel misurare l’angolo ( ) dei tratti delle iperboli solstiziali tra le ore IV e V. La relazione fra tale angolo, i valori della latitudine, la 4 5 (tan.ϕ * cas.d − tan .δ) * (cos. .d − cos. .d ) declinazione (± 24°) e la lunghezza semidiurna si esprime per 6 6 tan.α = cos .ϕ * 1 4 5 mezzo della relazione a lato. Se conosciamo e possiamo cos. .d + cos.d * (sen. .d − sen . .d ) 6 6 6 calcolare per mezzo di approssimazioni successive. α angolo di un ramo della iperbole ϕ latitudine δ declinazione (semidíurno) Un’altra via consiste nel misurare gli angoli delle d = a cos(− tan.ϕ * tan.δ ) le linee orarie con la meridiana ( n) e in accordo con la relazione a lato trovare il valore di Se intendiamo operare con precisione dobbiamo ricordare che le linee orarie non sono delle rette, e tuttavia n π sen .(ϕ + γ ) possono essere sostituite da segmenti di retta per latitudini modeste. tan .α n = tan . . * 6 2 sen .γ n π sen .( . ) 6 2 tan .γ = * tan 24° n π sen.( * (d 24° − )) 6 2 α n angolo della línea oraria n Nelle figure dell’articolo di Paolo Auber si possono misurare gli angoli - segmento IV-V dell’iperbole del solstizio invernale - segmento IV-V dell’iperbole del solstizio estivo - ora V Latitudine di calcolo 29,5° 29,0° 20,47° 37,49° 39,11 impossibile (troppo grande) Riassumendo • • • • La latitudine di Aquileia è di 45,7º, ed in epoca romana probabilmente era stimata in 44,7º D’accordo con i dati dell’ombra dell’ora sesta la latitudine di calcolo sarebbe appross. 43,5º Le pendenze delle iperboli solstiziali portano a stimare una latitudine di appross. 38,6º L’inclinazione dell’ora I non è ammissibile per nessun orologio ad ore temporarie (la maggior pendenza corrisponde alla latitudine di 53º e raggiunge il valore 19,55º) Questa disparità nei risultati deve corrispondere a circostanze particolari, o a un determinato sistema di calcolo e di tracciamento. Però immaginare quali possano essere stati tali fattori è una ulteriore domanda, che eccede l’ambito di questa breve nota. Manuel M. Valdés Asociación de Amigos de los Relojes de Sol de Madrid Traduzione ed adattamento a cura di Alessandro Gunella, Biella. 20 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 21 DUE MERIDIANE DEL 1754 A CASALE MONFERRATO Giorgio Mesturini, Casale Monferrato (AL) [email protected] Casale Monferrato, cittadina piemontese di una certa rilevanza storica, di lontane origini gallo/romane, è situata sulla riva destra del Po, tra il fiume ed i primi contrafforti delle colline che segnano il confine meridionale della pianura padana e possiede un discreto patrimonio di monumenti tardomedievali, rinascimentali e barocchi; anche la dotazione di opere gnomoniche in città è particolarmente ricca, potendo sfoggiare sui propri palazzi sia quadranti solari antichi sia di recente costruzione. Una tradizione, quella gnomonica, che riserva all’appassionato “cacciatore di meridiane”, che voglia addentrarsi tra le vie ed i vicoli del centro storico, non pochi spunti di studio e curiosità interessanti. Oggetto della breve descrizione che segue sono due tra i quadranti solari più antichi non solo della città, ma di tutta la provincia di Alessandria, la storia dei quali presenta per certi versi aspetti oscuri o, per lo meno, poco conosciuti. Si tratta di due quadranti datati 1754, visibili all’interno del Chiostro di S. Croce, sede da alcuni anni del Museo Civico, che annovera importanti raccolte di dipinti del Guala, Musso, Morbelli ed altri, di reperti archeologici (della tarda età del bronzo) provenienti dalla vicina necropoli di Pobietto, ed infine dotato di una sezione interamente dedicata alla raccolta ed alla conservazione dei gessi modellati dallo scultore simbolista locale Leonardo Bistolfi, seconda in Europa per importanza. Figura 1- Il grande quadrante ad ore italiche declinante a est (foto G. Mesturini). Il più grande dei due quadranti (vedi figura 1) si trova nel cosiddetto “Chiostro Grande di S. Croce” costruito nella seconda metà del XV° secolo a ridosso delle mura medievali della città, oggi scomparse, precisamente sull’ala ovest, proprio sotto le finestre del Museo Civico appena citato. E’ 21 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 22 un quadrante ad ora italica, di grandi dimensioni (cm 235 x 205) recentemente oggetto di un restauro conservativo forse un po’ sommario e frettoloso ancorché non ancora del tutto terminato, che non pare essere stato sufficiente a restituire all’opera la brillantezza dei colori e la visibilità delle linee che doveva avere in origine, prima del forte deterioramento dovuto alle intemperie. Fortemente declinante a levante, con falso stilo perpendicolare alla parete, il quadrante presenta le linee orarie numerate con numeri arabi da 8 a 18. E’ pure presente in rosso la linea equinoziale, vale a dire la traccia che percorre l’ombra della punta dello stilo nei giorni di equinozio, con i simboli dei segni zodiacali entranti di Ariete e Bilancia; sono pure presenti i segni zodiacali del Capricorno e del Cancro. In alto firma dell’autore e data: I.A.G.A.F. 1754, mentre sul lato sinistro si intravedono tracce del motto, probabilmente aggiunto nel XIX° secolo: TEMPORA TEMPORE TEMPERA. Come è ben noto agli amici gnomonisti appassionati che segue con affetto la nostra rivista, gli orologi solari ad “ora italica”, usati fino ai primi del 1800, dividevano il giorno in 24 ore, coincidendo la prima ora del giorno con il momento del tramonto. Questo tipo di quadrante segnava le ore dall’alba alle 24 (tramonto) ed aveva l’inconveniente di doversi adeguare alla variazione del tramonto nell’arco dell’anno; lo stesso momento della giornata era individuato, al variare delle stagioni, con ore diverse. Infatti il mezzodì coincideva all’incirca con l’ora 19a in inverno, e con l’ora 16a in estate. Il sistema italico aveva tuttavia il vantaggio di indicare quante ore mancavano al tramonto, dato questo di primaria importanza nella civiltà contadina monferrina dell’epoca, poiché solo il sopraggiungere del buio segnava nel contado la fine della lunga giornata lavorativa. Alle spalle dell’edificio adibito a Museo è presente un altro chiostro detto “Chiostro Piccolo di S. Croce”, oggetto anch’esso di recentissimo restauro, con recupero di rimarchevoli lunette ad affresco, attribuite alla scuola del Caccia. Il Chiostro Piccolo, che fa parte dell’importantissimo complesso architettonico dell’ex Convento Agostiniano, è l’anello di collegamento architettonico di unione tra Chiostro Grande e Museo Civico da un lato, e Chiesa di S. Croce dall’altro. Del chiostro piccolo non si sa molto, se non che dovrebbe essere di epoca quattrocentesca, chiamato da alcuni studiosi “chiostro dei morti”, ricavato in quel periodo dalla chiusura di un piccolo slargo antistante il palazzo Gaspardone, mettendo così in comunicazione diretta la chiesa di S. Croce con il chiostro principale del convento. Sulla parete del chiostro piccolo esposta ad ovest, tra le finestre del Museo Civico, fa bella mostra di sé una “strana meridiana”, che nasconde, secondo la mia modesta opinione, una storia singolare e, per certi versi, non ancora chiarita. Si tratta di un quadrante solare molto piccolo, di dimensioni cm 60 x 55, datato 1754 e siglato da I.A.G.A.F (vedi figura 2); data e sigla sono gli stessi del quadrante descritto in figura 1. Questo secondo quadrante è posto molto in alto (oltre 7 metri) rispetto alla posizione di osservazione di chi si trovi nel cortile del piano terreno, nell’unica zona del chiostro raggiunta dai raggi del sole nelle ultime ore della giornata. Le ore segnate sono quelle “italiche” , e sono indicate con numeri arabi dal 18 al 24. Sovrapposte a quelle italiche sono altresì presenti le ore “francesi”, subentrate in uso alla fine del secolo XVIII, e già utilizzate oltralpe fin dal seicento, indicate con numeri romani dal II al VII. E’ probabile che l’uso dell’ora francese, ancorché non in uso in Piemonte nel 1754, sia stata espressamente richiesta dalla guarnigione militare franco-spagnola che, fin dal 1745, aveva occupato l’adiacente chiesa di S. Croce destinandola, con l’arrogante prepotenza tipica di quel periodo storico, ad ospedale e ricovero per le truppe. 22 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 23 Figura 2 – Il piccolo quadrante declinante ad ovest (foto G. Mesturini) Sono presenti sul quadrante i segni zodiacali del Capricorno e del Cancro, e quelli dell’Ariete e della Bilancia posizionati sulla linea degli equinozi. Lo stilo in ferro, purtroppo mancante, era perpendicolare alla parete e di piccole dimensioni. Si vede ancora il foro nel muro che lo conteneva. Le stranezze che rendono questo quadrante particolarmente singolare sono due, il motto e l’indicazione d’uso. Il motto è tracciato in dialetto casalese e recita: Son Posà Chi Per Apagà I Curius. (Sono stato messo qui per appagare i curiosi). Si tratta di una frase inusuale, quasi offensiva, probabilmente di dileggio verso coloro i quali hanno voluto la costruzione del quadrante, in una posizione così poco felice, tale da ricevere i raggi del sole soltanto nel tardo pomeriggio, con dimensioni insufficenti, così da rendere difficoltosa la lettura dell’ombra dello stilo. L’indicazione d’uso dice così: Hore Gallicae Et Italicae Ad Abusum Campanae. Era l’indicazione che le ore segnate erano quelle francesi (galliche) oltre a quelle italiche da campanile, cioè sfasate di mezzora ad uso dei rintocchi dell’Ave Maria, da suonarsi mezzora dopo il tramonto. La frase che veniva normalmente scritta però era: …Ad Usum Campanae; non sappiamo evidentemente il motivo di questo “Abusum”. La figura 3 mostra un disegno del quadrante leggermente ritoccato che evidenzia le scritte citate. L’ipotesi che viene azzardata, assolutamente non confortata da documentazioni e studi specifici, potrebbe essere la seguente: gli gnomonisti I.A. e G.A. (probabilmente due fratelli, attivi nel basso piemonte attorno alla metà del XVIII secolo e autori anche di una coppia di meridiane sulla parete volta a Est del cortile di Palazzo S Giorgio, attuale Palazzo Municipale), sono stati commissionati dai Padri Agostiniani del Convento di S. Croce, a dipingere una grande meridiana ad ore italiche nella parete volta ad Est del chiostro grande del convento. Non sappiamo quali potessero essere i termini contrattuali con il committente dell’opera, tuttavia la meridiana viene tracciata e messa in funzione, adornata dei tradizionali segni zodiacali, della data 1754 e della sigla I.A.G.A.F, iniziali dei nomi dei nostri ipotetici fratelli i cui nomi iniziavano appunto con I.A. e G.A, mentre la F finale sta per FECIT, come d’uso corrente all’epoca. 23 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 24 L’abate del convento, uomo pio e spirituale, poco avvezzo alla forzata convivenza territoriale con i militari d’oltralpe, e spinto forse dal capo della guarnigione francese occupante l’attigua ex chiesa, e che non capiva le strane ore italiche poiché abituato ad un sistema differente di suddivisione del giorno, quello detto appunto ad ore francesi, ordinò ai due pittori di eseguire un’altra meridiana nel chiostro piccolo, che potesse essere vista direttamente dai locali della guarnigione le cui finestre si affacciavano sul chiostro piccolo, e che servisse pure a determinare i rintocchi dell’Ave Maria mezzora dopo il tramonto. Il quadrante avrebbe quindi dovuto avere insieme entrambi i sistemi di scansione del tempo, sia ad ore italiche “ad usum campanae” che ad ore francesi. I fratelli pittori e gnomonisti opposero un certo rifiuto, perché si resero immediatamente conto che non esistevano pareti adatte alla bisogna, se si escludeva una piccola porzione di muro posto in posizione purtroppo molto alta e quindi di difficile lettura. Inoltre nel periodo passato al convento per l’esecuzione dell’opera precedente erano stati piuttosto infastiditi dal continuo ad acutissimo suono della campana del convento, che oltre ai richiami per le correnti funzioni religiose, per il mezzodì e per l’Ave Maria, suonava pure tutte le ore, da mattina a sera. Con l’uso delle ore italiche i rintocchi di ogni ora erano in estate 9 all’alba, crescenti fino a 24 al tramonto. Un bel concerto di campane! Ma l’abate, cocciuto, deciso e desideroso di accondiscendere all’imposizione militare, ordinò ai due fratelli di dipingere al più presto la seconda meridiana, pena il non pagamento del lavoro appena finito per la meridiana principale. I fratelli pittori, che vivevano esclusivamente dei pochi introiti del loro lavoro di artigiani e che probabilmente avevano pure famiglie numerose da mantenere, dovettero fare buon viso a cattivo gioco, apprestandosi, non senza mugugnare, a soddisfare “ob torto collo” i desideri ed i dettami ricevuti. Decisero quindi di comunicare ai posteri il segno di questo loro stato d’animo, scrivendo il motto del quale possiamo ancora rilevare l’inequivocabile tono ironico, e l’indicazione d’uso del quadrante con quell’evidente ed inconsueto errore di scrittura. Non sono a conoscenza delle ripercussioni di tale azione, ma sono convinto che la presenza delle scritte non siano state rilevate da nessuno per almeno due secoli, in quanto le scritte stesse sono alte non più di un paio di centimetri, come se fossero state fatte appositamente per non essere viste da una certa distanza. Quella appena descritta è la ricostruzione “romanzata” di quanto deve essere avvenuto in quei chiostri nel lontano 1754, ma sono convinto che la verità non deve essere troppo distante e diversa da quella che vi ho proposto. Sarebbe interessante riuscire a trovare negli archivi qualcosa di più preciso, specialmente per quanto riguarda la vita e le opere degli oscuri autori di così importanti e precisi strumenti scientifici, che fanno rivivere, nell’era tecnologica dei computers, i fasti l’antica arte gnomonica. Il quadranti descritti sono censiti nell’Archivio Quadranti Solari U.A.I. con le sigle: TON-0052 (quello illustrato in figura 1) e TON-0056 (quello illustrato in figura 2), relative alla provincia di Alessandria, per il censimento del quale sono coordinatore provinciale. 24 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 25 Figura 3 – Il quadrante di figura 2 ritoccato per evidenziare le scritte (by G. Mesturini) Bibliografia di riferimento: “Casale Monferrato” “Casale: immagini di una città” “Il Monferrato” bisettimanale, “La Guida del Monferrato” di I. Grignoglio, di A Castelli – D. Roggero di G. Mesturini, pag. 19 di AA. VV. Editrice Media, 1983 Editr. Piemme, 1986 30 luglio 1999, Editrice Il Monferrato, 2000. Come ricevere Gnomonica. Iscriviti all’Unione Astrofili Italiani, non solo riceverai Gnomonica, la prima ed unica rivista italiana sugli orologi solari, ma potrai avvantaggiarti del pacchetto gnomonico, ossia, potrai ricevere tutte le pubblicazioni periodiche dell’UAI, le iscrizioni gratuite ai futuri Seminari Nazionali di Gnomonica organizzati dalla Sezione Quadranti Solari dell’UAI, nonché la relativa pubblicazione degli Atti, ed infine usufruire di particolari sconti sulle pubblicazioni dell’UAI. Iscriviti effettuando il versamento della quota sociale annuale di £. 60.000 sul c/c postale n° 11531357 intestato ad Unione Astrofili Italiani, c/o Università di Padova Astronomia, Vic. Osservatorio 5, 35122 Padova, specificando nella causale la dicitura pacchetto gnomonico. 25 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 26 La grande Linea Meridiana a camera oscura dell’ “Edifizio di Borsa” a Trieste Paolo Auber Premessa Il presente articolo, quasi per intero, e’ gia’ comparso sull’ ”Archeografo Triestino” nella sua edizione piu’ recente, quella del 2000; questa pubblicazione ha luogo, sotto forma di un ponderoso libro, annualmente, quasi senza interruzioni dal 1829, e rappresenta, in un certo senso, la coscienza storica della mia citta’. Sembra che sia fra le piu’ antiche edite in Italia tutt’ora. Vi vengono pubblicati articoli di archeologia, storia locale, e storia della scienza. Il libro viene pubblicato dalla Societa’ di Minerva, Sodalizio culturale fondato nel 1810 da Domenico Rossetti. L’attuale presidente della Societa’ di Minerva e’ l’arch.Gino Pavan, noto studioso di architettura, di storia dell’architettura, e di archeologia. L’arch.Pavan e’ stato per moltissimi anni Sovrintendente ai Beni Culturali a Trieste con competenza su tutto il Friuli-Venezia Giulia: a suo tempo ha voluto mettere a disposizione dei lettori di questo foglio una interessantissima meridiana cinese, recensita da Nicola Severino e da me su Gnomonica 6. Chiedo scusa in anticipo ai lettori di Gnomonica per le parti che non sono prettamente gnomoniche o storicognomoniche ma che, al contrario, sono di esclusivo stampo “locale”. Chi non ha radici nelle nostre provincie portera’ pazienza (lo spero). Anche alcuni passi di storia della gnomonica potranno avere il sapore di banalita’ per i lettori di Gnomonica; mi auguro che qualche osservazione originale mi permetta di meritare il loro perdono. Un ultima precisazione: chi ha gia’ letto la ristampa dell’ Archeografo Triestino da me distribuita si puo’ tranquillamente limitare a leggere questa premessa e il successivo paragrafo “In dettaglio gli inconvenienti” . In dettaglio gli inconvenienti Per un pubblico di gnomonisti sara’ bene precisare puntualmente quali sono gli inconvenienti che affliggono l’importante monumento gnomonico. Tutte le lastre e i relativi intarsi di bronzo sono stati sollevati di 30 cm circa nel corso dei (necessari) lavori del quadriennio 1976-79, conservando, peraltro, perfettamente l’allineamento della Linea M. con la direzione del Meridiano Terrestre (da me verificato: il passaggio al meridiano e’ puntualissimo). Il foro gnomonico e’ stato, invece, lasciato in situ e quindi tutte le letture di data, altezza, declinazione, equazione del tempo sono inevitabilmente andate a pallino. Ancora: un capitello che sostiene un’architrave al di sopra di una delle monumentali colonne doriche del grande atrio d’ingresso, sicuramente monco all’origine per consentire il passaggio del pennello di luce solare, e’ stato restaurato con troppo zelo per cui, dalla fine di novembre alla meta’ di gennaio, l’immagine solare viene impedita e non si puo’ formare sul pavimento. I lavori di riadattamento non sono enormi e quindi e’ lecito coltivare la speranza che questi inconvenienti vengano eliminati; nel caso del monumento gnomonico di Abu Simbel in Egitto il dislivello era di 65 m....la spesa fu di 40 milioni di dollari ...del 1964(!). In quel caso si mosse addirittura l’UNESCO! Per la Linea Meridiana dell’Edifizio di Borsa di Trieste, penso, non sara’ necessario. Naturalmente, nella beneaugurata ipotesi di un recupero dell’altezza del foro gnomonico nella sua posizione corretta rispetto al tracciato, occorre sapere di “quanto” esso dev’essere sollevato. Il calcolo da me effettuato tiene conto anche della rifrazione atmosferica: sono pochi centimetri al solstizio d’inverno ma a suo tempo il progettista non puo’ non averne tenuto conto. Un arrotondamento sulle unita’ di misura in uso all’epoca (i Klafter Viennesi) puo’ aiutare a rifare in modo piu’ corretto il persorso progettuale dell’epoca. 26 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 27 L’oggetto Cenni storici La prima pietra dell’ “Edifizio di Borsa” (ora noto come “Borsa Vecchia” ), attualmente sede della Camera di Commercio, venne posata nel 1802; i lavori proseguirono, su progetto di Antonio Mollari, non senza inconvenienti, fino al 1806, anno in cui l’edificio venne inaugurato. Vari lavori di completamento si susseguirono fino al 1820, anno in cui venne realizzata anche la Linea Meridiana. Descrizione Le illustrazioni permettono di individuare l’ubicazione dell’oggetto : il pianterreno dell’edificio (Fig.1) , il grande atrio d’ingresso con l’indicazione della Linea Meridiana e del foro gnomonico praticato nel muro perimetrale (Fig.2) , la vista frontale dell’edificio con l’indicazione dell’apertura gnomonica (Fig.3). La pavimentazione dell’atrio e’ decorata (ma, come vedremo, non di semplice decorazione si tratta) da un particolare disegno, disposto sulla diagonale dell’ambiente: si tratta della grande Linea Meridiana, opera di Antonio Sebastianutti che firmò l’opera nel 1820, in pieno periodo neo-classico. E’ un grande rettangolo di circa m 13 x 1, disposto esattamente nella direzione nord-sud, che comprende -diverse tracce gnomoniche -indicazioni numeriche -la rappresentazione dei segni zodiacali, in parte in pietra e in parte in bronzo: essa venne tracciata per raccogliere nei vari periodi dell’anno, in diverse posizioni astronomicamente predeterminate, l’immagine ribaltata del Sole, come accade appunto in una camera oscura. Il foro gnomonico sarebbe l’obiettivo, ancorche’ privo di ottica, ricavato all’interno del grosso muro frontale, all’incirca in corrispondenza dell’angolo destro per chi guarda l’uscita. Un’ ampia fessura verticale, strombata, permette ai raggi solari di raggiungere l’interno dell’ambiente con i diversi angoli d’incidenza propri dei vari periodi dell’anno. L’immagine fotografica del sole si forma sul pavimento: basti pensare che la recente eclisse, quasi totale a Trieste, dell’11 agosto 1999 e’ stata seguita in alcune sue fasi, dagli appassionati, sul pavimento della Borsa Vecchia; in altre Linee Meridiane (piu’ grandi di questa, come ad esempio a Palermo) si possono normalmente osservare persino le macchie solari. Piu’ nel dettaglio, all’interno di una cornice (non originale) che separa opportunamente la Linea Meridiana dal resto della pavimentazione, si trovano diversi tracciati ed indicazioni numeriche il cui complesso consente la funzionalita’ globale dello strumento gnomonico e contribuisce a migliorare la parte estetica: -la Linea Meridiana vera e propria (Fig.4) e’ costituita da una serie di tasselli rettangolari di colore nero, intarsiati nella pietra d’Aurisina, di larghezze diverse (cm 12 - cm 4,7) e di altezze diverse le quali scandiscono il diverso gradiente della lunghezza d’ombra nel corso dell’anno; essa raccoglie l’immagine del sole alle ore 12:00 ,Tempo Vero Locale (Fig.5). 27 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 28 -la Linea Meridiana e’ accompagnata, a destra e a sinistra (sarebbe ad ovest e ad est) da due serie di tasselli romboidali disposti su due linee ideali, che, nonostante l’apparenza immediata, non sono parallele alla Linea Meridiana ma, al contrario, vanno a convergere, per precisi motivi gnomonici, sulla sua continuazione ideale in un punto all’esterno dell’edificio, il cosiddetto punto polare (detto anche centro) da cui scaturiscono tutte le linee orarie. Esse rappresentano: la linea oraria delle 11:55 ad ovest e delle 12:05 ad est. Questi particolari “segnali orari” hanno, come vedremo, un significato specifico. I romboidi sono stati sagomati dal progettista in questo modo particolare perche’ cosi’ si ottiene quella specificita’ grafica che ogni gnomonista cerca nel disegno di un quadrante solare: l’andamento iperbolico delle linee diurne. Partendo, con lo sguardo, dal solstizio d’inverno (a nord) e proseguendo verso sud si colgono, infatti, le terne di tasselli, quelli esterni inclinati in versi opposti, che alludono ad un tratto d’iperbole diurna, concava, per chi guarda. In effetti si riscontra una piccola inesattezza che non inficia, peraltro, la funzionalità dello strumento gnomonico: proseguendo, difatti, sempre dallo stesso punto di vista, verso il foro gnomonico (sud) le iperboli dovrebbero diminuire la loro curvatura fino a diventare, attraversato l’equinozio, convesse anziche’ concave. Ma il posizionamento capovolto di alcuni tasselli impedisce non solo la corretta impressione della concavita’ dal 28 febbraio fino all’equinozio ma anche della successiva convessita’ fino al solstizio d’estate (fig.6), lasciando intendere, tramite questo dettaglio, che la progettazione, o quanto meno l’esecuzione dell’opera, non era di mano prettamente “gnomonica”: infatti il progettista era un orologiaio. Cio’ e’ peraltro congruo con l’ipotesi di un progetto “multidisciplinare” che viene presentata nel presente lavoro: -nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 11:55 si trovano il valore della declinazione del sole, cioe’ la sua distanza sferica dall’equatore celeste, variabile durante l’anno a intervalli temporali non regolari; -nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 12:05 si trovano i valori dell’ altezza del sole, cioe’ la sua distanza sferica dall’orizzonte celeste, anch’essa variabile durante l’anno, a intervalli non regolari; 28 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 29 -all’esterno delle due linee orarie anzidette, si trovano ancora, ad esse adiacenti, le indicazioni dei giorni nei vari mesi, salvo nei periodi dell’anno in cui il gradiente giornaliero non lo consente perche’ troppo limitato (nelle vicinanze dei solstizi); -piu’ esternamente ancora si trovano i nomi dei mesi ed anche il valore dell’ equazione del tempo espressa in secondi, ad intervalli di dieci giorni circa; questo dato e’ indispensabile per trasformare il tempo vero (fornito dalla meridiana) in tempo medio (fornito dai cronometri meccanici). Esso rappresenta quindi un cardine nella funzionalita’ dello strumento, ancorche’, in un sistema cosi’ sofisticato come quello realizzato dall’orologiaio Sebastianutti, il valore non andasse rilevato sullo strumento, bensì su un tabulato molto piu’ dettagliato che sicuramente doveva essere a disposizione degli operatori; -incolonnate con i nomi dei mesi e con i valori dell’equazione del tempo sono incastonati nelle lastre di marmo dei bellissimi bassorilievi in bronzo, disegnati e fusi con grande maestria, che rappresentano i segni zodiacali. Purtroppo il calpestio del pubblico in questi 180 anni ha livellato queste bellissime opere d’arte d’epoca neoclassica togliendo loro quasi completamente ogni rilievo. D’altra parte ,magra consolazione, il medesimo calpestio, evitando il deposito di ossido, le ha mantenute lucenti nel loro contorno originario; -a nord, oltre la traccia estrema del solstizio invernale, si trovano le indicazioni dei dati piu’ sopra descritti, da est verso ovest, nel dettaglio: -EQUAZIONE -GIORNI -ALTEZZA -in corrispondenza della Linea Meridiana è riprodotto il segno zodiacale del capricorno (solstizio invernale) e, inoltre, la direzione del punto cardinale nord, tradizionalmente a forma di giglio stilizzato -DECLINA (zione) -GIORNI -(A)EQUAZIONE e ancora la firma dell’autore: ANT.o SEBASTIANUTTI FECE PER DISPOSIZIONE DELLA DEPUTAZIONE DI BORSA IN TRIESTE LI 23 SETT.e 1820 Venuta meno la sua utilizzazione pratica la Meridiana cadde in disuso e subi’ le conseguenze del disinteresse generale fino verso la meta’ degli anni ’70 di questo secolo, quando riguadagno’ l’attenzione dei dirigenti e dei vari responsabili della Camera di Commercio: dobbiamo essenzialmente a loro se l’opera e’ stata liberata 29 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 30 ultimi decenni del ‘700 e nei primi dell’800. Qualche dato gnomonico si ricava dallo schizzo ( fig.7). da mobili metallici che vi si appoggiavano (rilasciando ruggine) ed e’ stato ricuperata dal degrado in cui era caduto tutto l’edificio dopo 170 anni di cedimenti fondazionali. I lavori, che interessavano tutto l’edificio, furono importanti ed impegnativi, e si conclusero nel 1980: un volume (vedi bibliografia) raccolse le varie relazioni sui lavori svolti sotto il profilo storico, tecnico, edilizio. Un capitolo di questo volume venne lodevolmente dedicato alla Linea Meridiana, un importante monumento della storia tecnologica nella nostra città’, che ora ama giustamente definirsi Città’ della Scienza. Pur apprezzando l’egregio lavoro fatto, occorre tuttavia sottolineare che la sensibilità corrente, anche a livello divulgativo, nei riguardi della scienza gnomonica e’ sorprendentemente cambiata in questi ultimi 20 anni e quindi alcune incompletezze del tutto tollerabili allora richiederebbero oggi qualche rifinitura in più. Come vedremo, la cura con cui venne presa in carico la Linea Meridiana da parte dei responsabili della Camera di Commercio di Trieste alla fine del restauro non trova, purtroppo, l’eguale nei riguardi di altri oggetti coevi, di altre città’ italiane, pur coinvolte nello stesso processo di aggiornamento tecnico, sia pure sotto la spinta di motivazioni anche diverse, negli -Gnomonica e usi civili Tradizionalmente si è sempre ritenuto che il compito della traccia luminosa sulla nostra Linea Meridiana fosse quello di scandire la cessazione delle operazioni di Borsa; che questa potesse essere stata, in qualche periodo successivo, la sua funzione precipua, non si puo’ escludere proprio del tutto ma... quasi, ecco perche’: innanzitutto sembra che delle vere e proprie contrattazioni di titoli finanziari, come le intendiamo noi oggi, non sono mai avvenute in quell’ambiente, ed infine, quand’anche ci fossero state, ci sarebbe stata la necessita’, con la stessa precisione, di un’ora d’inizio (oltre che della cessazione) che lo strumento ovviamente non e’ in grado di dare, dato che segna solo il mezzodi’ + o - 5 minuti. Un motivo ben piu’ importante emerge invece quando si consideri la Linea Meridiana nel contesto dei progressi scientifici dell’epoca e della volontà di aggiornamento del ceto mercantile triestino. Ma, a questo punto, occorre illustrare brevemente l’evoluzione delle tecniche di misura del tempo, che trova le sue radici migliaia di anni fa nel mondo egizio. 30 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 31 Il contesto storico -Gnomonica e calendario Fu l’incontro della cultura egizia con la scienza e la tecnica greca, nel periodo ellenistico, che diede un grandissimo impulso alla ricerca matematica, astronomica, geometrica e gnomonica. Si pensi solo alla rivalutazione, avvenuta in tempi molto recenti, del ruolo di Aristarco di Samo nella visione eliocentrica del cosmo. Per restare nell’ambito della misurazione del tempo, nonchè in quello, ad essa strettamente connesso, del rilevamento della periodicità annuale delle stagioni, va rilevato che il punto di massima espressione di questa ricerca fu la modifica del calendario da parte di Giulio Cesare il quale si servì di un astronomo e studioso greco, Sosigene. Tale modifica si baso’ essenzialmente sulle osservazioni gnomoniche che si tramandavano da generazioni in un contesto grecoalessandrino, che evidenziavano la periodicita’ quadriennale degli equinozi come cardine per la misura del tempo su una base “stagionale-annua”. In questo caso, cosi’ come nella successiva riforma gregoriana sarebbe interessante approfondire il significato ecumenico, globalizzante di un provvedimento il cui senso politico non puo’ sfuggire: la riforma del calendario, concepita su una base stagionale-astronomica con grande influenza sul ritmo delle attivita’ umane, comportava l’affermazione di una superiorita’ tecnico-scientifica sia da parte della elite al potere nei riguardi della politica “interna” sia, più in generale, da parte del mondo culturale greco-romano nei confronti degli altri popoli che facevano parte dell’impero. Probabilmente la grande meridiana di Augusto costruita nel Campo Marzio, aveva come scopo, oltre ad altri piu’ noti, anche quello di verificare la validità del calendario giuliano, il quale aveva incontrato qualche difficolta’ nelle fasi iniziali della sua introduzione: cio’ doveva avvenire, comprensibilmente, per mezzo di uno strumento eretto e ubicato a Roma e non altrove. Anche la riforma del calendario varata quindici secoli piu’ tardi dal Papa Gregorio XIII (1582), aveva come base scientifica le osservazioni gnomoniche: queste non avvenivano all’aperto come facevano gli antichi egizi che usavano come gnomoni gli obelischi, bensì all’interno di grandi edifici religiosi che si prestavano molto meglio allo scopo, dato che nella loro penombra l’immagine del sole risultava perfettamente delineata e a fuoco e quindi adatta alla precisione richiesta. Prima della riforma del calendario le Meridiane fiorentine di Paolo Toascanelli (S.Maria del Fiore) e di Egnazio Danti (S.Maria Novella) erano disponibili per questo tipo di ricerca. Il ruolo della Chiesa cattolica in questo grandioso progetto di ricerca scientifica e’ stato giustamente rivalutato di recente da un grande studioso della Storia della Scienza, J.Heilbron, non cattolico e quindi non sospettabile di pregiudizi di parte. Ovviamente la Chiesa non finanziava questi studi, non incoraggiava i suoi religiosi ne’ tantomeno consentiva l’uso delle sue cattedrali per uno scopo di “ricerca pura”, come si direbbe oggi: un concetto che, se era mai esistito, era scomparso completamente dai tempi dei matematici greci e alessandrini. Lo scopo che animava la Chiesa cattolica nella ricerca astronomica era, al contrario, quello della determinazione univoca della data della Pasqua, come stabilita dal Concilio di Nicea, dato che questa ricorrenza, basilare nel calendario liturgico, doveva avvenire nella domenica successiva al plenilunio immediatamente seguente all’equinozio di primavera. Nel 325 dC , al tempo del Concilio di Nicea, l’equinozio cadde il 21 marzo: e’ comprensibile quindi il disagio dei massimi vertici della Chiesa, coscienti che, dopo tanti secoli, l’imprecisione del calendario giuliano portava 31 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 32 a uno slittamento inaccettabile dell’equinozio di primavera rispetto il 21 marzo e, di conseguenza, una notevole incertezza nella determinazione della data della Pasqua. Un altro aspetto andrebbe, forse, approfondito e cioè se, per caso, da parte del papato, più ancora che un puro e semplice rigore nel rispetto delle delibere di un concilio, non ci fosse l’aspirazione al recupero di un primato civile nel mondo cristiano, ancorche’ su di un piano non strettamente religioso, primato che era divenuto precario dopo la riforma protestante. Qualcosa di simile e’ avvenuto negli anni ’60 di questo secolo fra i due colossi mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica, ognuno dei quali intendeva imporre la propria supremazia nel campo spaziale, punta di diamante del progresso scientifico-tecnologico. Il fatto che il calendario riformato, un modo di scandire il tempo che e’ ovvio e scontato per noi, sia stato accettato da qualche nazione non cattolica nel XX secolo, ben quattro secoli dopo che il papa l’aveva fatta entrare in vigore, lungi dal suggerirci la pretesa di paragonare il papato del ‘500 agli Stati Uniti di oggi, ci fa capire quanto fosse accurata e progredita la scienza “cattolica” dell’epoca. Papa Gregorio si fece appositamente costruire in Vaticano una meridana a camera oscura, e cosi’ potè osservare personalmente ciò che i religiosi-studiosi da molto tempo andavano affermando e cioè che il 21 marzo la traccia luminosa del sole non percorreva una linea retta, come si sarebbe dovuto verificare all’equinozio di primavera, ma una bella iperbole di declinazione. Si tratta della famosa Torre dei Venti, che 32 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 33 ospita, tuttora funzionante, la famosa Linea Meridiana orizzontale; casualmente, essa ha, più o meno, le stesse dimensioni della Linea Meridiana del Sebastianutti, ma per il resto e’ molto diversa, non fosse che per la piu’ bassa latitudine. In questo contesto vale la pena di sottolineare che la grande scienza gnomonica del ‘600 era essenzialmente una scienza italiana, prima ancora che ecclesiastica. Tornando a Trieste a titolo di curiosita’ si noti la data dell’inaugurazione dell’opera (o consegna ai Deputati di Borsa) : il 23 settembre, il giorno dell’equinozio d’autunno. Questa data, diciamo “laica”, era stata forse scelta in contrapposizione all’equinozio di primavera, ricorrenza cardinale per il calendario liturgico cattolico. 33 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 34 Gnomonica e longitudine Prima della scoperta della retta d’altezza, si determinava il punto nave a coordinate separate. Ai crepuscoli si rilevava l’altezza della stella Polare, angolo che corrisponde alla latitudine. Di giorno si misurava l’altezza di 34 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 35 culminazione del sole: il complemento a 90° di questo valore, dedotta la declinazione dell’astro, rappresenta sempre la latitudine.1 Per la determinazione della longitudine invece la situazione era in alto mare, e lo sarebbe stata ancora per moltissimo tempo.Basti ricordare quanto riportano le cronache delle traversate di Colombo: c’era un addetto che lanciava in acqua un oggetto galleggiante, legato da una sagola annodata ad intervalli regolari . Contemporaneamente, tramite una clessidra, si valutava il tempo necessario a sfilarsi di un certo numero di “nodi” : cosi’ si effettuava una valutazione della velocita’ del naviglio .Da questo dato, nel presupposto che la nave seguisse la rotta “a latitudine costante”, si calcolava la distanza percorsa sul globo terrestre da cui, con un ulteriore calcolo, la longitudine. E’ noto che nell’ occasione dell’eclisse di luna Colombo effettuo’ anche una valutazione della longitudine, su di una base astronomica, ma con risultati molto scadenti. Ai tempi di Galileo la situazione non era migliorata per niente per cui grandi speranze si aprirono per la soluzione di questo problema non appena, dopo averne fatto la scoperta (1610), egli percepì l’estrema regolarità del moto dei satelliti di Giove, un paradigma del sistema solare. Egli escogito’ addirittura un apparecchio, il celatone, che, almeno in teoria, permetteva di stabilire osservando Giove e i suoi satelliti attraverso di esso, quale fosse la differenza di longitudine del natante rispetto il porto di partenza. L’apparecchio, teoricamente corretto, non consentiva pero’ un uso pratico causa diverse difficoltà legate al rollio della nave, imperizia dell’addetto ecc. Le conoscenze di astronomia erano avanzatissime anche ai tempi di Colombo, basti pensare che proprio egli stesso riusci’ a impressionare dei nativi, guadagnandone in prestigio e considerazione, dato che pote’ prevedere un’eclisse di luna; questo e’ noto. Meno noto e’ che il ciclo metonico della luna,conosciuto sin dall’antichita’, che consentiva tra l’altro di prevedere le sue eclissi, era stato perfezionato con grandissima precisione da “scienziati” provenienti tutti dall’ambiente ecclesiastico cattolico, sempre per il problema della determinazione della data della Pasqua. 1 35 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 36 Un altro metodo, molto sofisticato, venne escogitato dagli astronomi, che si servirono della distanza, in azimut, fra sole e luna per determinare la longitudine. Gli astronomi lo sostennero allo stremo, anche quando, dopo la meta’ del ‘700, non era più difendibile. Un quarto metodo, ed e’ quello che alla fine prevalse, venne messo a punto: esso si serviva di orologi meccanici i quali venivano regolati sul mezzogiorno del porto di partenza, di cui si conosceva molto bene la longitudine. Gli orologi meccanici precedenti, in uso sin dal medio evo, venivano regolati sul mezzodì ogni giorno(Sole Vero): i nuovi cronometri a Tempo Medio tenevano il passo, teoricamente in modo perfetto, abbastanza bene in pratica, per sei mesi dal verificarsi del perigeo all’apogeo, giorni nei quali, per definizione, il “Sole Vero “ coincide con il “Sole Medio”. A bordo delle navi bastava rilevare il mezzodì locale e sincronizzare l’orologio di bordo: la differenza con l’orologio regolato sul mezzodì del porto di partenza dava ,dopo una piccola correzione, la longitudine, misurata in ore, minuti e secondi; una semplice moltiplicazione per 15 avrebbe dato l’angolo in gradi. La correzione da effettuare era dovuta, sempre, allo sfasamento del tempo vero rispetto il tempo medio, ed e’ per questo che sulle casse dei primi cronometri veniva indicata l’Equazione del Tempo per tutti i giorni dell’anno. A questo punto, più o meno consapevolmente, e’ venuta estremamente utile alla tecnologia ,la riforma del calendario di papa Gregorio, un gesto squisitamente “politico” al momento della sua emanazione. Infatti l’equazione del tempo e’ legata a ben precisi fatti astronomici e quindi un’ottimale “messa in fase” dell’anno civile rispetto l’anno astronomico (anno tropico), cosi’ come previsto proprio dalla riforma gregoriana, garantisce che la differenza fra l’Equazione del Tempo “vera” e quella “media” rilevata sulla cassa di un cronometro, e quindi ritenuta valida indipendentemente dall’anno in corso, sia minimale! Chiunque fa, oggigiorno, un volo transoceanico si accorgerà che, all’arrivo, l’ora del proprio orologio non e’ più sincronizzata con quella locale e, se vuole adeguarsi ai ritmi del posto dovrà spostarla. Se invece, vuole fare altri balzi con l’aereo intorno al mondo, lasci l’orologio andare avanti con l’ora di casa, potrà in qualsiasi momento disporre della differenza di longitudine (sara’ una longitudine un po’ grossolana, calcolata in multipli di 15 gradi) con il sito di casa propria semplicemente confrontando questo orologio con gli orologi dei residenti. La tecnologia era validissima, senonchè in alto mare perdeva in affidabilità perché gli orologi erano sensibilissimi alle variazioni di temperatura, alla salsedine, all’umidità, alle scosse provocate dalle vibrazioni dello scafo. A distanza di 200 anni dalle prime traversate oceaniche la situazione non era affatto migliorata, dal punto di vista “terra terra” ( sarebbe meglio dire “mare mare ”)di chi doveva valutare la propria posizione trovandosi in mezzo all’oceano, per settimane privo di riferimenti visivi con la terra ferma. Fatto sta che chi stava in mare aperto non era in condizioni di percepire di quanto si fosse avvicinato alla costa opposta dell’oceano con un metodo univoco, certo , in una parola, affidabile...Tutte le nazioni più impegnate, nel commercio, con i paesi oltreoceano, erano maggiormente interessate al problema, la Spagna, la Francia, l’Inghilterra...I naufragi 36 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 37 erano frequentissimi, e buona parte di essi era dovuta alla indeterminatezza della longitudine; il loro costo, in termini economici e sociali (come si direbbe oggi) era enorme. Essenzialmente a causa di questa carenza tecnologica, nel 1707 avvenne una gravissima sciagura : tutta la flotta comandata dall’ammiraglio Shovell naufrago’ (2000 persone perirono) in avvicinamento alle coste britanniche a causa dell’imprecisione nella longitudine. Fu questo fatto di estrema gravita’ che indusse la Corona britannica ad emanare il “Longitude Act”: un premio di 20000 sterline (qualcosa come 3/4 miliardi di lire oggi ) venne garantito a chi, orologiaio o astronomo che fosse, consentisse al capitano in navigazione oceanica di valutare la longitudine con un errore, sulla sua misura in ore/minuti/secondi inferiore a 4 secondi per ogni giorno di lontananza dal porto di partenza. Grazie a questo atto, di grande portata per tutta l’umanita’, se vogliamo, l’orologiaio John Harrison, aiutato in seguito dal figlio William, si diede da fare e alla fine riusci’ a creare un cronometro dotato di bilancere a lamina bimetallica sistemandolo in un alloggiamento adatto alla navigazione: esso corrispondeva alla specifica dell’atto della Corona britannica, essendo meno sensibile alle variazioni di temperatura e dotato di un sistema di lubrificazione estremamente sofisticato. Le peripezie cui J.Harrison e suo figlio William dovettero sottostare per far accettare la propria tecnologia e farsi liquidare, solo in parte, il sostanzioso premio sono ora note: appena 200 anni dopo e’ stata loro resa giustizia (vedi bibliografia). Fatto sta che nel 1775(due anni prima il premio di 20000 sterline era stato liquidato a J.Harrison solo in parte) il Re d’inghilterra teneva personalmente sotto controllo, in locali ben sorvegliati, un cronometro costruito da J.Harrison e andava giornalmente ad osservarne il comportamento; contemporaneamente il cap.Cook, in navigazione intorno al mondo, aveva imbarcato diversi esemplari di questi cronometri permettendo cosi’ di collaudarne la validita’ in modo definitivo. Occorre pero’ sottolineare che gli oggetti predisposti dall’ orologiaio Harrison portavano tutti dei numeri sulla cassa che facevano parte, a modo loro, della tecnologia: era l’equazione del tempo ossia la differenza, teoricamente calcolata e tecnicamente verificata, fra il cronometro meccanico, perfettamente regolare, paradigma di un “sole medio” e il “sole vero” che invece, causa l’orbita kepleriana della Terra ( e la sua inclinazione sul piano equatoriale), determina, nel corso dell’anno, un certo sfasamento l’equazione del tempo, appunto. Per sincronizzare i cronometri di J.Harrison sul mezzogiorno del porto di partenza si doveva fare riferimento a questi numeri(uno diverso per ogni giorno), a meno di non dover attendere uno dei quattro giorni all’anno in cui l’equazione del tempo e’ nulla, ma non solo, occorreva anche una linea meridiana, molto precisa che determinasse l’istante del mezzogiorno solare locale. Non e’ un caso che la meridiana del Sebastianutti riporti, a intervalli regolari durante l’anno, il valore dell’equazione del tempo, in secondi. Nella cattedrale di S.Petronio a Bologna,che era una legazione pontificia, dopo un primo tentativo, non perfettamente riuscito, da parte del padre domenicano Egnazio Danti (1536-1586), era stato costruito il più importante monumento gnomonico mai realizzato dall’uomo, da parte dell’astronomo Gian Domenico Cassini(1625-1712), che aveva ricevuto la sua educazione scientifica di base dai Padri Gesuiti. Grazie a questo strumento (altezza del foro gnomonico di 27 m) erano state effettuate, per lunghi anni, delle misure di estrema precisione, importantissime per la storia della astronomia, della scienza e dell’umanità; accanto ad essa vennero posizionati, in seguito (1758), da parte dei fabbricieri (erano i componenti di una commissione che aveva la responsabilità della parte edilizia riguardante la cattedrale di S.Petronio) ben 3 orologi meccanici: n 1 cronometro a ora vera locale n 1 cronometro a ora media locale n 1 cronometro a ora italica (un’antico sistema che faceva partire l’inizio della giornata mezz’ora dopo il tramonto) In seguito ne venne aggiunto un quarto 1 cronometro a ora media del fuso (Europa centrale) Sembra che questi cronometri siano tuttora visibili (Heilbron). Aggiungo solo che la figura di G.D.Cassini e’ stata finalmente rivalutata, e non solo nell’ambiente degli addetti ai lavori:persino una sonda spaziale e’ stata denominata “Cassini”. 37 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 38 -Gnomonica e strategia Su questo non c’e’ dubbio: l’Inghilterra possedeva, nel 1775 e negli anni seguenti una tecnica d’avanguardia che permetteva ai naviganti di determinare in modo affidabile la propria posizione in mare, cosa negata a chi non ne disponeva. E’ evidente che, da un certo momento in poi, quando esattamente non e’ dato di sapere, tutti i commerci finanziati dalla Corona britannica e da società ad essa vicine, le circumnavigazioni, le esplorazioni, le operazioni militari, si servivano di navi che non sarebbero salpate dai porti inglesi se non dotate di un cronometro “a tempo medio” perfettamente lubrificato e sincronizzato con la meridiana più vicina. Anzi, fintanto che la tecnologia non fu del tutto accettata e riconosciuta, venivano imbarcati anche decine di esemplari, non e’ dato di sapere se per fare una media o piuttosto per poterli sottoporre a una specie di “collaudo”. Nazioni rivali, compagnie concorrenti si arrangiassero...e’ la legge dell’aggiornamento tecnico: chi investe nella ricerca, prima o dopo si gode il suo ritorno economico e ”strategico” . Molti altri orologiai imitarono, modificarono e migliorarono il lavoro di Harrison, ma la modalita’ costruttiva dei cronometri rimase, ancora per molto tempo, fra le nazioni marinare, una tecnica “britannica”...tant’è che alcuni avanzano l’ipotesi che principalmente grazie a questo nuovo strumento tecnico le navi britanniche divennero signore degli oceani ! Questa nostra ricerca e’ limitata alle Linee Meridiane esistenti in porti italiani e quindi esamineremo lo scacchiere del mediterraneo ove operava la flotta britannica, con il suo bagaglio di innovazione tecnologica. Il principale alleato della Corona britannica nel Mediterraneo era, all’epoca che ci interessa, il Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone (poi Ferdinando I come Re delle due Sicilie). Che l’Inghilterra considerasse questa alleanza “strategica”, come si direbbe oggi, lo si comprende dalla continua presenza a Napoli della flotta inglese, comandata dall’Ammiraglio H.Nelson, ma anche di una specie di plenipotenziario, piuttosto che un semplice ambasciatore, sir W.Hamilton; dopo la rivoluzione napoletana del 1799 l’appoggio inglese alla “restaurazione” del Borbone consentì ai reali la nota repressione. Ferdinando, che aveva sposato Maria Carolina, una delle figlie di Maria Teresa, amava la natura, si dilettava nelle partite di caccia. Le cronache triestine riportano la sua visita nella villa di Barcola della famiglia Prandi ( 29 agosto 1790) per assistere alla pesca del tonno. Sulla targa che ricordava l’avvenimento il re viene definito ”attento osservatore delle cose notevoli”. Nonostante l’amore per la natura da parte del Re, e’ difficile escludere che il progetto(1790-1793) di costruire a Napoli un grande osservatorio astronomico, compresa una grande Linea Meridiana, nel palazzo Farnese, fosse, in realta’, ispirato dal desiderio degli inglesi di poter disporre di una “stazione di servizio” a Napoli per regolare i cronometri a Tempo Medio a bordo delle loro navi militari. Di conseguenza anche la Marina Militare Napoletana si trovo’ ad essere all’avanguardia in Europa, almeno sotto questo profilo. Il progetto dell’astronomo Giuseppe Cascella non fu realizzato, principalmente per le cattive condizioni di visibilità del cielo dal sito prescelto; l’osservatorio venne realizzato piu’ tardi poco distante, nel parco di Capodimonte, in posizione dominante. Dalla vicenda si potrebbe dedurre la “centralita’ ”, come si direbbe oggi, della Linea Meridana nei confronti del resto del progetto, dato che un ambiente cosi’ grande come la sala della Biblioteca di Palazzo Farnese non era facile ne’ da reperire ne’ da costruire! Nel palazzo Farnese fu, infatti, realizzata solo la linea Meridiana (Pompeo Schiantarelli architetto- i disegni dello Zodiaco sono firmati dal Tischbein). La gran Sala della Biblioteca e’ diventata ora “il Salone della Meridiana” del Museo Nazionale di Napoli dove la meridiana e’ funzionante e visibile. L’astronomo Cascella e’ noto, peraltro, per la pubblicazione delle effemeridi dell’Osservatorio di Capodimonte. L’amore per la natura e per la scienza di Ferdinando non spiegherebbe però, da sole, la costruzione di una nuova Linea Meridiana a Palermo: essa venne inaugurata nel 1801,subito dopo la prima fuga del Re (1799) da Napoli, sempre protetto dalla flotta inglese. C’e da credere che avesse ben altro da pensare, in quei momenti. Anche la Linea Meridiana del Duomo di Palermo e’ tuttora perfettamente funzionante. Nel frattempo anche Catania e Messina si dotarono, rispettivamente nel Monastero dei frati Benedettini e nel Duomo, di due Linee Meridiane. Da notare che il costruttore della meridiana di Messina era l’astronomo A.M.Jaci, il quale si occupo’ approfonditamente proprio dei problemi legati alla determinazione della longitudine. 38 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 39 Il Duomo di Messina crollo’ durante il terremoto del 1908 ma venne ricostruito, compresa la Linea Meridiana, tutto fu poi distrutto dalle bombe nel 1943. -Gnomonica e navigazione commerciale Solo in seguito, trascorso un adeguato periodo di “sfruttamento” dell’invenzione da parte degli inglesi, prima strategico e poi economico, la tecnologia divenne di dominio corrente; i cronometri a “Tempo Medio” che sbagliavano meno di 4 secondi al giorno vennero prodotti pure da altri orologiai e le compagnie non legate alla corona, le marine militari di altre nazioni, le compagnie commerciali di altri paesi poterono usufruirne. E’ documentato che nel 1815 piu’ di 5000 cronometri “a Tempo Medio” navigavano a bordo di navi europee e non, guardati a vista, coccolati dal loro capitano, ticchettanti garanzie della possibilità di poter ottenere in modo semplice ed immediato la propria posizione purche’ a mezzogiorno fossero visibili sole ed orizzonte. Ed e’ a questo punto che le grandi Linee Meridiane a camera oscura, non più puri strumenti di ricerca scientifica, entrano, con una certa diffusione, nel contesto civile; con questo fatto, come vedremo, tutta la Scienza Gnomonica si appresta a vivere una stagione di estrema importanza nel processo di aggiornamento tecnologico del tempo. A Genova assistiamo alla costruzione di due linee meridiane (1814); purtroppo esse sono, oggigiorno, poco valorizzate in loco. A Trieste nel 1816 ci fu un finanziamento da parte della Deputazione di Borsa e del Comune a favore dell’ I.R.Accademia di Commercio e di Nautica. E’ lecito immaginare che i Deputati di Borsa, rappresentanti di tutto il ceto mercantile, fossero ben consapevoli del fatto che, se la formazione del personale navigante era importante, anche la disponibilità di attrezzature tecnologicamente avanzate non lo fossero da meno. Ed ecco l’incarico all’orologiaio Sebastianutti del 14 Marzo 1820. L’insegnante di Astronomia era allora presso l’I.R. Accademia di Commercio e Nautica Michele Andrea Stadler de Breitweg; fu proprio questo studioso ad approvare, su richiesta della Deputazione di Borsa, l’egregio lavoro dell’orologiaio Sebastianutti, prima della liquidazione delle competenze : 725 Fiorini pagati al costruttore il 13 febbraio 1821. Il Breitweg era stato, negli anni scolastici 1772-74, allievo di Padre F.S.Orlando, un P.Gesuita, il primo insegnante-astronomo residente a Trieste. Da una ricerca negli Archivi ho rintracciato le delibere della Deputazione di Borsa riguardanti i rapporti con l’orologiaio Sebastianutti: curiosa quella del 7 novembre 1820 in base alla quale il Sebastianutti otteneva di poter operare nell’atrio dell’edificio di Borsa senza essere disturbato da nessuno che non fossero gli stessi Deputati quando dovevano riunirsi. -Gnomonica e segnale orario La tecnologia della lamina bimetallica, impiegata in modo diffuso nella costruzione dei bilancieri dei cronometri, ebbe, ovviamente, ricadute anche nei campi più diversi, al di fuori di quello marittimo. Cito qui di seguito alcuni eventi ,legati alla costruzione di meridiane o di Linee Meridiane, molto indicativi di quanto in quel periodo fosse fortemente sentita l’esigenza di trasferire al contesto del vivere civile la nuova tecnologia dei precisissimi cronometri “aTempo Medio”. 2 Nel 1784 anche l’astronomo Lalande, gia’ sostenitore del metodo della differenza azimutale fra sole e luna per la determinazione della longitudine, raccomandava la diffusione delle Linee Meridiane di questo tipo. Nel 1780 venne realizzata una linea meridiana nella chiesa di Saint Pierre a Ginevra, dalla quale una campana avvisava prima dell’approssimarsi e poi dello scoccare del mezzodì; in quell’anno la stessa citta’, Per completezza, pur trattandosi di un oggetto di molto precedente, non si può non nominare il caso della Linea Meridiana realizzata nel 1730 dall’astronomo J.P.Grandjean de Fouchy per il Conte di Clermont, a Parigi nel palazzo del “Petit Luxembourg”, essendo il primo caso riportato di Linea Meridiana realizzata per la sincronizzazione di orologi meccanici. 2 39 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 40 Ginevra, la citta’ degli orologiai, attribuì al Tempo Medio valore legale accantonando, per sempre, il Tempo Solare Vero. Altre città seguirono l’esempio degli svizzeri, in un processo lento ma inarrestabile: Londra nel 1792, Berlino nel 1810, Parigi nel 1816. Per quanto riguarda il contesto austriaco, di cui Trieste faceva parte, nel 1786 il conte di Wilzek, Commissario Imperiale nel Lombardo-Veneto, emise un decreto per la riforma della misura del tempo. In Italia, come detto sopra, per motivi di “integralismo religioso” (come si direbbe oggi) la vita civile era regolata sulle ore “italiche” 24 ore uguali che si contavano a partire da mezz’ora dopo il tramonto, il momento della preghiera del Vespro; una situazione decisamente intollerabile per la sensibilità di oggi, ma anche per gli innovatori di allora, per cui il mezzogiorno, ossia il culminare dell’astro solare, cadeva alle ore 18 in corrispondenza degli equinozi, ossia il 21 di marzo e il 23 di settembre, intorno alle 16 d’estate e addirittura verso le ore 20 d’inverno! Ebbene, il conte di Wilzek, in un contesto di profonda e generale innovazione e unificazione di tutto l’Impero, ispirato dall’Imperatore Giuseppe II ,impose di abbandonare le ore “italiche” per quelle “francesi” dette anche “ultramontane”( che poi sarebbero le nostre ore “astronomiche”). Il decreto stabiliva inoltre che in ogni citta’ dovesse venir realizzata una meridiana (non necessariamente una Linea Meridiana a camera oscura) per regolare gli orologi meccanici al mezzogiorno... si trattava ancora del mezzogiorno vero ;per il tempo medio dovevano passare ancora degli anni! Trieste comunque con la sua Meridiana, nel 1820, era sicuramente all’avanguardia nei territori austriaci. Dopo piu’ di un secolo dall’emanazione del “Longitude Act” e sessant’ anni dopo il collaudo a bordo della nave del cap.Cook, probabilmente i cronometri “figli”,” nipoti” e ”pronipoti” dell’ “H1” di J.Harrison sbagliavano meno di un secondo al giorno in navigazione e, forse, presentavano lo stesso scarto in una settimana se posti a terra in ambiente protetto, eppure la necessita’ di sincronizzare questi cronometri con l’immagine del sole su una Linea Meridiana non era per niente scemata, tanto che l’astronomo Quetelet dell’osservatorio di Bruxelles ricevette l’incarico, tramite un decreto(1836) del re del Belgio (vedi bibliografia), di costruire cinque Grandi Linee Meridiane a camera oscura nelle città’ di Gand, Liegi, Anversa, Ostenda e Bruges (evidentemente Bruxelles era gia’ attrezzata). Vennero realizzate tra il 1836 e il 1839 (all’appello mancherebbe Liegi, forse si trovava in un edificio che non esiste piu’) e ci confermano che ancora a quel tempo,in Belgio, ben 17 anni dopo l’iniziativa della Deputazione di Borsa di Trieste, il sistema piu’ diffuso per la sincronizzazione dei cronometri a Tempo Medio era quello di utilizzare le Linee Meridiane. L’astronomo Quetelet suggeriva di realizzare Linee Meridiane nelle chiese ed edifici pubblici di altre 41 citta’: evidentemente intendeva fare del Belgio, la sua patria, il paese piu’ “puntuale” d’Europa. Di queste ultime ne risulterebbero realizzate solamente tre nelle citta’ di Termonde, Alost, Malines. Nel frattempo un’invenzione venuta dall’America, il telegrafo, rese obsoleto il suo programma ed anche ogni altro sforzo progettuale di gnomonizzazione forzata: esso consentiva la trasmissione del segnale orario alla velocita’ della luce, per cui era sufficiente una sola Linea Meridiana o, come vedremo, un attrezzo conosciuto come cannocchiale meridiano, per ogni nazione che disponesse di una rete telegrafica. Sulle navi il telegrafo non esisteva, per cui le cose continuarono ancora per un bel po’ con la sincronizzazione legata alla terra ferma ma non era piu’ necessaria una meridiana in ogni porto d’armamento; era sufficiente che questo fosse dotato di telegrafo per essere in grado di fornire un segnale orario perfettamente sincronizzato. Peraltro ci sono indizi che anche la nostra Linea Meridiana dell’ Edifizio di Borsa potesse far parte di un sistema del genere. Alcune date: 1849, viene aperto il primo ufficio telegrafico per dispacci statali nel palazzo del governatorato; 1850, vi possono accedere i privati; 1856, l’ufficio telegrafico viene trasferito al I piano dell’Edifizio di Borsa e vi rimane fino al 1860. 1856,1860 ,queste ultime due date suggeriscono un’ipotesi piuttosto suggestiva: per un certo periodo il segnale orario disponibile grazie alla Linea Meridiana e al suo cronometro “madre” avrebbe potuto essere trasmesso ad altre localita’ dell’entroterra ed anche, mi sembra logico, ad altri porti del Litorale, sempre per assistere la navigazione. Infine la precisione dei cronometri, prima che il sistema GPS soppiantasse il tutto, venne garantita, in navigazione, fino a tempi recentissimi, dal segnale orario trasmesso via radio. 40 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 41 -Conclusioni Il moderno sistema GPS (Geo Positioning System), il sistema che consente, oggidì, a chiunque di rilevare giorno e notte la propria posizione, sia che si trovi in mare aperto o in pieno deserto, potrebbe, volendo, essere paragonato, mutatis mutandis, al sistema in vigore nei primi decenni dell’800 per la determinazione della longitudine. Una linea meridiana di quei tempi, di dimensioni sufficientemente grandi, ben progettata e ben costruita in un porto, potrebbe venir paragonata ad uno dei satelliti che costituiscono l’ossatura del moderno sistema GPS. Nell’ottica di questo paragone sorge spontaneamente una domanda: varrebbe la pena di investire risorse scientifiche e tecnologiche non indifferenti per allestire e mandare in orbita un satellite integrato nel sistema GPS, per poi usarlo solamente per un banale segnale orario? Evidentemente no. E infatti l’ipotesi che noi avanziamo e’ che lo scopo per cui fu costruita la meridiana del Sebastianutti sia stato proprio quello della sincronizzazione di un cronometro “madre” col quale potevano essere tarati i cronometri di bordo delle navi che scalavano Trieste. Un oggetto simile, forse appartenente ad una “generazione” successiva, potrebbe essere giunto fino a noi: presso l’Istituto Nautico di Trieste si conserva tuttora un cronometro marino (Fig.8) che porta la firma “Guglielmo Sebastianutti” sul quadrante e “Guglielmo Sebastianutti- Trieste” sulla cassa . Si tratta di uno strumento che adotta accorgimenti tecnici tipici di un’epoca successiva: infatti Guglielmo era l’unico figlio (3) dell’autore della nostra Linea Meridiana, una tradizione di famiglia. 3Purtroppo non esiste più la sospensione cardanica che sosteneva il cronometro nella cassa ; esso appoggia attualmente su quattro aste fissate ad una basetta. Manca pure l’alloggiamento cilindrico che proteggeva i meccanismi. Un vero peccato. Avalla questa ipotes, sul tracciato a pavimento dell’Edifizio di Borsa, la linea oraria delle 11:55 (quella delle 12:05 e’ stata certamente tracciata per motivi di simmetria). Non bisogna dimenticare, infatti, le modalita’ con le quali veniva fornito, non solo a Greenwich ma anche a Trieste (esiste documentazione), il segnale orario delle ore 12:00 a beneficio di tutta la citta’ ma principalmente ad uso delle navi presenti in porto: un oggetto di colore e di forma facilmente riconoscibile veniva sollevato bene in vista, esattamente 5 minuti prima del mezzodì (appunto alle 11:55) in modo da allertare gli ufficiali di bordo. Dal 1833, anno di costruzione della Lanterna, la procedura era infine la seguente: allo scoccare del mezzodi’ l’oggetto veniva fatto cadere di colpo, un cannone sparava un colpo e contemporaneamente un fanale sistemato sull’edificio adiacente (ora caserma della Guardia di Finanza) si spegneva. La linea oraria delle 11:55 sul tracciato del nostro strumento sopperiva sicuramente ad una necessita’ molto simile, l’allerta prima dell’evento che nel nostro caso era la sincronizzazione col cronometro “madre”. Presso l’Istituto Nautico di Trieste, erede della gloriosa Accademia di Commercio e Nautica, si conserva anche un altro reperto interessantissimo che riguarda in qualche modo la nostra vicenda: un cannocchiale meridiano, detto “dei passaggi” (Fig.9), adatto ad individuare il passaggio al Meridiano del sole in modo molto piu’ comodo e preciso rispetto una Linea Meridiana, costruito dalla ditta Frodsham di Londra. Probabilmente si tratta dello stesso apparecchio che venne acquistato dalla Accademia di Commercio e Nautica nel 1833 per iniziativa del nuovo insegnante di Astronomia prof. Vincenzo Gallo. Lo scopo dell’acquisto poteva essere quello di abbandonare (o affiancare?) le osservazioni sulla Linea Meridiana dell’Edifizio di Borsa, in un processo di aggiornamento di cui il prof. Gallo si rese protagonista nei decenni successivi. Se questo fu l’atto per cui la nostra Linea Meridiana divenne obsoleta (o forse non piu’ protagonista ma comprimaria), possiamo addirittura individuare nei 13 anni trascorsi dal 1820 al 1833 il periodo in cui essa svolse il suo ruolo centrale di supporto tecnologico alla marineria triestina. Antonio Sebastianutti nacque a Pers, nei pressi di S.Daniele del Friuli nel 1777, ma visse e opero’ a Trieste dove infatti sono rimaste le sue opere e dove morì il 2/12/1869,alla bella età di 92 anni; il figlio Guglielmo nacque a Trieste il 29/11/1824 e cesso’ di vivere a Milano il 30/10/1881.L’ultimo indirizzo di Guglielmo a Trieste, nel 1870, fu in via della Annunziata N.6, a pochi passi dall’Accademia di Commercio e Nautica. Il nome Guglielmo non è frequente in Italia: viene da pensare che l’autore della nostra Linea Meridiana desiderasse emulare il grande orologiaio britannico inventore del bilancere a lamina bimetallica assegnando al figlio lo stesso nome che John Harrison aveva dato al suo, William. 3 41 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 42 Il ricalcolo dei dati gnomonici -Premessa Gli orologi meccanici in uso sin dal medioevo, e fino alla seconda meta’ del XVIII secolo, non erano in grado di tenere il passo per un lungo periodo e dovevano venir regolati ogni giorno sul Mezzogiorno Solare Vero e quindi “sbagliavano”(parlando con una sensibilita’ moderna) anche un quarto d’ora, in ritardo e in anticipo, in certi periodi dell’anno.Al contrario, i nuovi cronometri, che chiameremo anche cronometri a Tempo Medio, realizzati in Inghilterra dal 1715 in poi, ma adottati operativamente molto piu’ tardi, tenevano il passo durante una traversata oceanica...ossia per diverse settimane. Lo strumento gnomonico dell’Edifizio di Borsa di Trieste (Antonio Sebastianutti-1820) venne progettato e realizzato allo scopo di rendere ottimale la fruizione della nuova tecnologia. Esso era un sofisticato strumento di ingegneria “astronomica” destinato a tenere perfettamente sincronizzato un cronometro “madre”(l’ operazione veniva fatta tutti i giorni probabilmente,nuvole permettendo!) al quale potevano fare comodamente riferimento i capitani delle navi oceaniche che imbarcavano i cronometri “figli”, quando rientravano al porto d’armamento, Trieste. Nella auspicata eventualita’ di un complessivo recupero della funzionalita’ originaria della linea meridiana occorre ricalcolare i dati gnomonici, se non proprio quelli del progetto dell’autore, almeno quelli che, congruenti con il progetto storico, siano compatibili con la situazione attuale. -I dati disponibili Per mezzo di una corda metrica, sono stati determinati, due dati fondamentali per il ricalcolo gnomonico: -la distanza fra la posizione estiva “s” (solstizio estivo- “s” sta per “summer” in inglese) e quella dell’equinozio (“e”): es= 3350 mm -la distanza fra la posizione dell’equinozio (“e”) e quella del solstizio invernale “w” (“w” sta per “winter”): ew =8677 mm La lunghezza della L.M. : ew + es =12027 mm -L’inclinazione dell’asse terrestre Essendo trascorsi 180 anni dalla progettazione e costruzione della linea meridiana occorre calcolare l’inclinazione dell’asse terrestre; partendo dalla nota formula, con .8 secoli trascorsi prima del 1900 si ottiene: e=23.463 ° -La rifrazione atmosferica Il fenomeno della rifrazione atmosferica, che da’ luogo ad una “deviazione” dei raggi luminosi quando essi transitano attraverso l’atmosfera terrestre, era ben noto ai tempi della costruzione della linea meridiana e quindi non puo’ essere trascurato,almeno in via preliminare. 42 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 43 Applicando per l’altezza del foro gnomonico ,rispetto il piano della meridiana, un valore ipotetico H=5470 mm si ottengono i seguenti valori di “allungamento”,D, dell’ombra(in realta’ si tratta di luce, anziche’ di “ombra” trattandosi di una meridiana a camera oscura, ciononostante continueremo a chiamare “ombra” la distanza del punto “proiettato” dalla base dell’ortostilo) vera rispetto quella ,piu’ corta, provocata dalla rifrazione atmosferica al solstizio invernale: Dw=33 mm agli equinozi: De=3 mm al solstizio estivo: Ds=1 mm Eventuali variazioni del valore di riferimento per H non comportano sensibili differenze nel calcolo della rifrazione. I dati della rifrazione portano ai nuovi valori, corretti, per es,ew (valori “veri”, suffisso “v”) esv= 3352 mm ewv=8707 mm -Congruenza dei dati Il rapporto fra i dati rilevati fornisce il valore r=esv/ewv= .385 Questo rapporto,in linea teorica (rcalc) e’, pero’, legato strettamente alla latitudine f ed alla inclinazione e dell’asse terrestre dalla rcalc=(1-tan(f)*tan(e))/(1-tan(f)*tan(e)); questa formula esprime nulla piu’ che la seguente circostanza : i segmenti ewv ed esv risultano essere “visti” sotto lo stesso angolo ( e ), che si “allarga”, intorno alla latitudine f , in un senso d’estate, nell’altro d’inverno. Applicando il valore della latitudine f=45.65 ° e inoltre il valore della inclinazione terrestre dell’epoca e (vedi sopra) si ottiene un valore di r (rcalc) perfettamente uguale, un dato coerente con i dati astronomici. Si ottiene poi per H Hprogetto(coerente)=5450 mm Questo valore di H si “arrotonda” naturalmente sulle unita’ di misura in uso all’epoca, i Klafter Viennesi Hprogetto(coerente)= 2 Klafter / 5 piedi / 3 pollici 43 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 44 Ancora: la coordinata orizzontale del foro gnomonico rispetto la posizione degli equinozi, compresa la rettifica per la rifrazione atmosferica Leprogetto(coerente)= 5572 mm Quest’ultimo approccio assicura l’estrema precisione e cura con cui venne realizzata la Linea Meridiana, non solo riguardo la lettura dell’ora (il mezzogiorno solare) ma anche quanto attiene la posizione della traccia luminosa del sole nel corso delle stagioni. L’orologiaio Sebastianutti chiedeva, in effetti, alla meridiana solo di essere precisa riguardo il “segnale orario” ossia il passaggio al meridiano del sole; poi, dalla consultazione dei dati disponibili sui libri avrebbe potuto regolare esattamente i suoi cronometri. E’ peraltro legittimo formulare l’ipotesi di un qualche coinvolgimento, nel progetto, dell’astronomo de Breitweg, che sicuramente possedeva le competenze specifiche; se poi si pone l’attenzione sul personaggio, Richter di Binnethal, che affianco’ il de Breitweg nell’approvare i lavori, nientemeno che un generale (Tenente Maresciallo, sarebbe oggi un generale di Brigata) si puo’ persino aggiungere l’ipotesi di un qualche interesse strategico, un po’ tardivo per la verita’, per lo strumento da parte delle autorita’ militari autriache. Si conferma cosi’ la validita’ del progetto che prevede il recupero della posizione originaria del foro gnomonico (Fig.7) rispetto il tracciato così come oggi e’ posizionato. -I valori di es,ew nel tempo Partendo dall’altezza Hprogetto si calcolano le varie lunghezze d’ombra (inverno-w,equinozio-e,estate-s) alle date della nostra era 1820, 2000, tenendo in conto anche la rifrazione atmosferica e si ottiene la tabellina seguente anno e ombraW 1820 2000 2100 23.463 14249 23.439 14230 23.426 14221 ombraE 5572 5572 5572 ombraS 2222 2224 2226 es+ew ew es 3350 3347 3345 8677 8660 8649 sw 12027 12006 11995 valori rilevati..................................................................................3350.................8677..................12027 A titolo di curiosita’ viene, in piu’, proposto il calcolo per l’anno 2100 della nostra era per evidenziare come sia es, come ew diminuiscano nel tempo, a causa del diminuire dell’obliquita’ dell’eclittica, come gia’ evidenziato sopra. I nostri nipoti vedranno nei prossimi cent’anni restringersi la “forbice” fra la posizione estiva del sole e quella invernale (sarebbe la “lunghezza” della linea meridiana) di un centimetro circa ! A parte che i nostri nipoti avranno ben altri problemi se il livello dei mari sara’ piu’ alto di... metri e’ fin troppo facile per noi, oggidi’, fare questi conteggi, dopo che gli astronomi sono riusciti a sviscerare questo problema, ossia se l’obliquita’ diminuisca o meno nel tempo e di quanto...Per i grandi gnomonisti del ‘600 (G.D.Cassini ed altri) che operarono con la grande meridiana a camera oscura di Bologna (cattedrale di S.Petronio) con un foro gnomonico di ben 27 metri di altezza la cosa rivestì aspetti a volte problematici perche’, pur intuendo come stavano le cose, essi non erano in grado di raggiungere un risultato univoco non disponendo di dati omogenei in tempi abbastanza distanti fra di loro. Oggi la grande fisica sta dibattendo un problema, per certi aspetti, simile...e’ variabile nel tempo la costante di gravitazione universale? La vita umana e’ troppo breve e anche la vita della fisica moderna lo e’ per poter dare una risposta a questo quesito! Ma questo, ovviamente, non c’entra con la gnomonica... Piuttosto ce n’è quanto basta da lasciarsi impressionare da questa evidenza (ben percepibile nel nostro contesto civile: se la Linea Meridiana non avesse subito rimaneggiamenti basterebbe osservare la macchia 44 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 45 luminosa il giorno del solstizio d’inverno per accorgersi che non viene raggiunta la posizione estrema prevista dai progettisti nel 1820 ) di un noto fatto astronomico, il restringersi del cono di precessione, che alla lunga porterebbe il nostro pianeta ad avere un “anno” senza piu’ stagioni: uno scenario davvero inquietante. Per buona ventura ci sono altri calcoli a tranquillizzarci. NB: tutte le indicazioni orarie dell’epoca, relative alla Linea Meridiana, si intendono per Tempo Vero Locale. Ringraziamenti: L’autore ringrazia l’arch.Gino Pavan per il costante incoraggiamento e i preziosi consigli L’autore ringrazia il Cap. Sergio degli Ivanissevich per i preziosi suggerimenti e consigli in particolare riguardo le tecniche di navigazione dell’epoca Infine desidero ringraziare il collega Gianni Ferrari per la sua grande disponibilita’ Biobliografia: J.B.Garnier, Gnomonique, mise a la portée de tout le monde, Paris 1773 Journal Officiel, Moniteur belge , Bruxelles 1836 V.Gallo, Marcia dei cronometri , Trieste 1854 U.Piazzo, I monumenti italiani , Roma 1935 B.Cester, Gli orologi solari e la misura del tempo, Trieste 1952 S.L.Gibbs, Greek and roman sundials ,Yale (USA) 1976 R.Cantilena, La gran Sala della Meridiana in “Fasti farnesiani” , Napoli P.Zlobec, La meridiana, in “Il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste 1800-1980” , Trieste 1980 C.Zanini, Tecnica e criteri di esecuzione del restauro, in “Il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste 1800-1980” , Trieste 1980 L.Ruaro Loseri, Guida di Trieste ,Trieste 1985 G.Fantoni, Orologi solari, Roma 1988 A.Sambo, Problemi di Astronomia sferica e teorica,Padova 1990 M.Marzari L’Accademia di Commercio e Nautica in “Neoclassico,arte architettura e cultura a Trieste 1790-1840” Milano 1990 C.Boehm, L’astronomia di navigazione tra Settecento e Ottocento : genesi dell’iniziativa di ricerca astronomica, in “Neoclassico,arte architettura e cultura a Trieste 1790-1840” Milano 1990 N.Severino, Storia della Gnomonica , Roccasecca, 1994 D.Sobel, Longitude , New York, Milano 1996 N.Lanciano,A.Penzavalle, Linee Meridiane a Genova, in “Atti VII Seminario Nazionale di Gnomonica” Bocca di Magra(SP) 1996 L.Russo, La rivoluzione dimenticata,Milano1996 B.Volpi Lisjak, La spettacolare pesca del Tonno attraverso i secoli nel Golfo di Trieste , Trieste 1996 N.Lanciano, Viaggio in Europa attraverso alcune Linee Meridiane in “atti del VIII Seminario Nazionale di Gnomonica” - Porto S.Giorgio (AP)1997 G.Vanin, I primordi della navigazione astronomica,in “Astronomia 2/3 “, Roma 1997 L.Gambi,A.Pinelli, La galleria delle carte geografiche in Vaticano, Modena 1997 R.Lorenzini-P.Venturi, GPS Global Positioning System , Milano 1997 G.Paltrinieri, Meridiane e orologi solari d’Italia,Bologna 1997 F.Francescato, Le scoperte dell’astronomia: cronologia e protagonisti-Dall’eliocentrismo di Aristarco di Samo alla cattura dei neutrini solari di Raymond Davies, Padova 1998 C.Boehm, 250 anni di astronomia a Trieste, Trieste 1998 G.Ferrari, Relazioni e formule per lo studio delle meridiane piane, Modena 1998 A.Pantanali, C.Bressan,L.Comini Meridiane del Friuli -Venezia Giulia, Udine 1998 G.Ferrari, La rifrazione atmosferica e gli orologi solari, in “GNOMONICA N.4, sett.1999”, Belluno 1999 UAI- Almanacco di Astronomia 2001,2000, 1999 J.L.Heilbron, The sun in the church-Cathedrals as solar observatories, Cambridge MA (USA)-London 1999 V.Staccioli , Mare Scienza e Tecnica-L’industrializzazione delle attivita’ marittime nella Trieste dell’Ottocento, Trieste 1999 G.Vanin, Misurare la longitudine, in Astronomia, maggio -giugno 1999 P.Alberi -programma OrienSV00 applicazione VB -sottopr. trasforma TSVL in TMEC- Trieste 2000 P.Alberi, Piu’ veloce del computer...200 anni fa ” in Gnomonica N.6 maggio 2000, Belluno 2000 R.P.Feynman, Sei pezzi facili , Milano 2000 45 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 46 LE ORE DI UN QUADRANTE CHE NON C’E’ PIU’ Enrico Del Favero, Milano Sommario: Vengono illustrate le caratteristiche di un quadrante solare costruito nel 1889 e costituito da due distinte sezioni con diversi rami di lemniscate. Se ne segue la storia, riferita a documenti ufficiali sulle modalità di misura del tempo in Italia, fino alla sua demolizione avvenuta nel 1939. Nei primi mesi del 2000, durante una lezione del suo corso sui quadranti solari tenuta da Roberto Moia del Gruppo Milanese Quadranti Solari presso l’Università delle terza età dell’Umaniter di Milano, un allievo del corso portò ai presenti una vecchia fotografia scattata dal padre con l’immagine di una meridiana un po’ diversa dalle solite. Dato che la foto portava sul retro l’indirizzo del luogo in cui era stata scattata, da una prima rapida indagine venne subito fuori che il quadrante era da tempo scomparso per colpa, si ipotizzò allora, dei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. Nella figura 1 riportiamo l’immagine un po’ sbiadita (la foto non era delle migliori) del quadrante scomparso e nella 2 la ricostruzione “in chiaro” dei testi in essa contenuti. Si tratta, come è possibile vedere, di una delle meridiane a tempo medio costruite verso la fine del 1800 e costituite da due quadranti affiancati uno all’altro, uno valido in primavera ed estate e l’altro in autunno e inverno. I due gnomoni, identici, sono del tipo a disco con foro centrale sostenuto da uno stilo, con linee diurne, pure identiche, riferite ai giorni di ingresso del sole nei vari segni zodiacali. Le linee o meglio le “curve orarie”, intervallate di 30’ una dall’altra, sono invece diverse nei due quadranti e costituite dai rami di lemniscate relativi ai giorni di validità dei due strumenti. Come è noto, con tale particolare tipo di costruzione si rende la lettura dell’ora media indicata dalle lemniscate molto più chiara di quella in cui le curve ad otto delle stesse siano riportate nella loro completezza su di un unico quadrante. Tale ultima disposizione, in verità molto più frequente di quella del “nostro” quadrante, genera spesso dubbi, sopra tutto fra i non esperti della materia, sul ramo di lemniscata che deve essere utilizzato per la lettura dell’ora nelle varie stagioni. Nel rettangolo di base del quadrante si trova, oltre all’indicazione dei giorni dell’anno in cui è indifferente usare l’una o l’altra parte del quadrante (i punti di incrocio dei due rami di lemniscata e quelli delle loro congiunzioni nei solstizi di estate e di inverno), anche il nome del costruttore l’ing. Carlo Sacchi, di cui non è stato possibile ritrovare memoria storica, e la data di costruzione, il 1889, Quello che interessa qui far notare è che, sicuramente, nel 1889, la linea verticale che separa le due parti del quadrante proseguiva verso l’alto fino alla linea orizzontale, e non esisteva quindi il riquadro triangolare datato 1895. Si deve ritenere infatti che a quel tempo il quadrante, ubicato in Corso di Porta Vittoria in una zona abbastanza centrale della città, intendesse in qualche modo fungere da orologio campione, magari non troppo preciso, su cui regolare ogni tanto i vari orologi meccanici portatili in possesso dei cittadini, forse non ancora precisi e 46 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 47 affidabili come gli attuali, o servisse comunque come indicatore dell’ora per quelli che tali orologi magari non potevano ancora permetterseli. Il tutto magari in concorrenza, si fa per dire, con i vari orologi meccanici posti su torri e campanili (gli orologi elettrici pubblici, sistemati su appositi sostegni, erano ancora di là da venire), e con i suoni delle campane a mezzogiorno, queste ultime forse azionate su indicazioni dell’Osservatorio di Brera o della meridiana a camera oscura del Duomo. A proposito di “segnali orario” del passato, andando un po’ indietro con gli anni, le cronache ricordano che, verso la fine del 1700, il passaggio del sole sulla linea meridiana a camera oscura del Duomo veniva segnalato da un alfiere che stava sul posto ad un altro di vedetta sul Palazzo della Ragione a circa 300 metri dal Duomo. Questo, a sua volta, ripeteva il segnale ad un artigliere posto con il suo pezzo sulla Torre del Filarete del Castello Sforzesco, a circa 800 metri dal Palazzo della Ragione. Un colpo di cannone annunciava quindi il mezzogiorno con sufficiente precisione a tutta la cittadinanza. Comunque a fine ottocento, ai tempi dell’ing. Sacchi, il tempo era regolato “ufficialmente” dal Regio Decreto del 22/9/1866, emanato quindi negli stessi giorni in cui, al termine della terza guerra di indipendenza e con la pace di Vienna, anche il Veneto venne riunito al Regno d’Italia (vedi l’allegato A dell’Appendice). Anche la meridiana del Sacchi segnava quindi, come molte altre costruite allora in Italia, ma ne rimangono in giro pochissime, il tempo medio di Roma, dal 1871 proclamata, al posto di Firenze, capitale d’Italia. Essa tiene cioè già conto della così detta costante locale, differenza fra il tempo vero, o medio, di Milano e Roma, funzione a sua volta della differenza di longitudine fra le due città moltiplicata per 4 minuti e pari a circa 13 minuti [(12,454°-9,192°)x4’]. Per inciso, sarebbe interessante sapere se sono stati costruiti e/o esistono ancora quadranti solari regolati con il tempo medio “ufficiale” di Palermo o di Cagliari, città di riferimento per i “tempi” della Sicilia e Sardegna, stabilite dal Decreto come uniche eccezioni al generale uniformarsi di tutto il resto dell’Italia al tempo di Roma. 47 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 48 Ma nel 1893 le cose cambiarono radicalmente, rispettivamente con i Regi Decreti del 10/8/1893 e 10/10/1893, riportati ai punti B e C dell’Appendice. Il tempo “ufficiale” divenne, questa volta in tutta Italia, “il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’est di Greenwich che si denominerà dell’Europa Centrale”. Due anni dopo, nel 1895, probabilmente lo stesso Sacchi si preoccupò di adeguare alle nuove disposizioni il proprio quadrante, ormai superato, facendo fare ai passanti volonterosi un piccolo, ma per fortuna semplice calcolo. Aggiungendo cioè, come recita la scritta aggiuntiva del riquadro triangolare posto al centro del quadrante, 10 minuti, [(15°-12,454°)x4’], al tempo medio di Roma segnato dalla meridiana si poteva ottenere il più moderno e ufficiale tempo dell’Europa Centrale, o per noi dell’Etna dove passa il meridiano a 15 gradi all’est di Greenewich. Si tratta forse di uno dei pochissimi casi di un quadrante solare relativamente moderno che è passato indenne, o quasi, attraverso una riforma temporale dei nostri giorni, dopo i molti altri, in verità molto più lontani nel tempo, di riutilizzo, più o meno corretto, di uno stesso quadrante, e magari anche di qualche sua linea oraria, per sistemi orari diversi o in posizioni diverse da quella originaria. Rimane ancora una “curiosità”, segnalata qualche mese fa da Giovanni Paltrinieri che ha scovato una immagine del quadrante di cui abbiamo parlato sul Popolo d’Italia (giornale ufficiale del regime fascista, anche perché fondato dal “giovane” Benito Mussolini nel 1914) del 27/8/1939, anno XVII dell’era fascista, altro modo abbandonato di segnare il tempo. L’articolo, che riportiamo integralmente al punto D dell’Appendice, indica chiaramente data e motivi della scomparsa del quadrante con il clima, forse un po’ troppo rassegnato, che accompagnò la distruzione volontaria dello stesso. Abbiamo ritenuto di qualche interesse intrattenere i lettori con la storia di questo quadrante solare un po’ fuori dal normale, vissuto solo 50 anni, sopra tutto come ripasso “dal vivo” e con l’appoggio di documentazione ufficiale dell’epoca, non sempre di facile reperimento, degli avvenimenti che hanno portato al nostro attuale modo di misurare il tempo. APPENDICE DOCUMENTO A N. 3224 EUGENIO PRINCIPE DI SAVOIA-CARIGNANO LUOGOTENENTE GENERALE DI S. M. VITTORIO EMANUELE II PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA In virtù dell’autorità a Noi delegata; Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per i Lavori pubblici; Abbiamo decretato e decretiamo: Art. 1. Il servizio dei convogli nelle ferrovie, quello dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali nelle Provincie continentali del Regno d’Italia, verrà regolato col tempo medio di Roma a datare dal giorno in cui sarà attivo l’orario delle strade ferrate per la prossima stagione invernale 1866-67. Art. 2. Nelle isole di Sicilia e di Sardegna, i servizi predetti saranno regolati ad un meridiano preso sul luogo nelle rispettive città di Palermo e Cagliari. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Firenze addì 22 settembre 1866. 48 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 49 EUGENIO DI SAVOIA Registrato alla Corte dei conti addì 3 ottobre 1866. Reg. 37 Atti del Governo a C. 136. Ayres. Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli BORGATI. S.JACINI DOCUMENTO B N. 490 UMBERTO I PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA . Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224; Udito il consiglio dei ministri; Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato pei lavori pubblici, Abbiamo decretato e decretiamo: Art. 1. Il servizio delle strade ferrate in tutto il Regno d’Italia verrà regolato secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich, che si denominerà tempo dell’Europa centrale. Art. 2. Il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario verrà fatto di seguito da una mezzanotte all’altra. Art. 3. Le disposizioni precedenti entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo specificato all’art. 1 incomincerà il 1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione contraria. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Roma, addì 10 agosto 1893. UMBERTO Registrato alla Corte dei conti addì 23 agosto 1893. Reg. 192 Atti del Governo a f. 137. PETRECCA Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli F. SANTAMARIA-NICOLINI F. GENALA (Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 31 agosto1893. n. 205) DOCUMENTO C N. 590 UMBERTO I PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224; 49 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 50 Visto il regio decreto 10 agosto 1893, n. 490, con il quale si è disposto che il servizio delle strade ferrate in tutto il regno si regolato secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich, che si denominerà dell’Europa Centrale, e che il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario sia fatto di seguito da una mezzanotte all’altra; Ritenuta la necessità di prendere disposizioni consimili pei servizi dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali; Udito il consiglio dei ministri; Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato per le poste e pei telegrafi; Abbiamo decretato e decretiamo: Art. 1. Il servizio dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali in tutto il Regno sarà regolato da 1° novembre del corrente anno secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich. Art. 2. Tranne pei telegrafi internazionali, il computo delle ore di ciascun giorno sarà fatto, per tutti i servizi predetti, di seguito da una mezzanotte all’altra. Art. 3. Le disposizioni di cui sopra entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo precisato, incomincerà il 1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione contraria. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Monza, addì 19 0ttobre 1893. UMBERTO Registrato alla Corte dei conti addì 27 ottobre 1893. Reg. 192 Atti del Governo a f. 77. E. ANGELOTTI Luogo del sigillo. V. Il Guardasigilli G. ARMO’. C. FINOCCHIARO APRILE (Pubblicato nella Gazzetta ufficiale del Regno il 28 ottobre 1893, n. 255) DOCUMENTO D DAL “POPOLO D’ITALIA” 27 AGOSTO 1939, XVII “Pereunt et imputantur” (passano le ore e dovrai rispondere del modo come le hai impiegate); così si potrebbe tradurre liberamente la frase latina, che abbiamo visto una volta sul quadrante di una meridiana. Passano le ore… E sono passate anche per questo “cronometro solare a tempo medio di Roma”, che l’ingegnere Carlo Sacchi ha studiato e disegnato nel 1889 sul muro di cinta, prospiciente il Corso di Porta Vittoria, dell’antica casa dei Martinitt. Con le altre costruzioni della zona, la meridiana scomparirà fra qualche giorno per fare posto al cantiere che erigerà il nuovo palazzo della Questura. Se il vecchio orologio solare avesse ancora continuato a vivere avreste visto la proiezione dell’occhio luminoso salire gradualmente col passare dei giorni, e poi ancora, in generale, cominciare a discendere, tessendo così il diagramma della vita. Ha vissuto cinquant’anni giusti, ma ormai da alcuni lustri crediamo che la meridiana servisse soltanto ai papà, che la spiegavano ai bambini quando tornavano da scuola e dal maestro avevano sentito parlare degli orologi degli antichi. Chi pensava più di regolare il suo orologio sull’ora troppo approssimativa, indicata dall’asticciola di ferro, anche se sul quadrante figurasse quella parola pomposa e sicura di cronometro? Per questo abbiamo voluto farne la fotografia: per ricordarcene almeno al momento in cui sparisce. Guardate: segna le 10,15. Con tutti gli 50 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 51 orologi elettrici che sono disseminati per la città, ormai la vecchia meridiana era divenuta assolutamente inutile. Ma, come di tutti coloro che se ne vanno, abbiamo voluto darle l’estremo saluto anche perché fu onesta. “Pereunt et imputantur”. Il tempo è sempre galantuomo. Dalla redazione v L’amico Nando Roveda, ci ha segnalato che tra i banchetti dei libri usati in un mercatino che si tiene la prima domenica di ogni mese a Torino, ha trovato un libretto di argomento gnomonico dal titolo L’art de tracer les cadrans solaires, scritto da A. Mahistre, stampato a Parigi nel 1864 da Mallet-Bachelier, scritto ovviamente in francese e consta di una trentina di pagine. Ringraziamo Nando per la segnalazione che sicuramente giungerà gradita a quanti amano spulciare tra i polverosi banchi dei mercatini antiquari alla ricerca di “cose gnomoniche” particolari. v Giuseppe Maggioni ci scrive da Cernusco Lombardone (LC), chiedendo come si fa per ricevere la nostra rivista e ci manda alcune foto della sua giovanissima attivita’ gnomonica. Ringraziamo l’amico Giuseppe, sperando che diventi un nostro fedele lettore. v Le Gnomoniste della Commission des Cadrans solaires du Québec, Vol 7 n° 3 Septembre 2000. Questa rivista, nella sua semplicità, è molto carina con 8 fogli stampati da ambo i lati e con immagini in b/n e colori. In questo numero si parla soprattutto di “anelli equinoziali”, del Pantheon romano e degi quadranti solari cinesi. La stessa rivista si può vedere al sito http://cadrans_solaires.scg.ulaval.ca/ v Il Sagittario, n° 21 – 22/2000, Anno VII, periodico del Centro Studi e Ricerche Serafino Zani, sempre interessantissimo e colmo di iniziative scientifiche e gnomoniche didattiche. In questo numero ospita molte foto relative agli strumenti gnomonici realizzati da quanti hanno partecipato al concorso “Le ombre del tempo”. v Hidokei, 1, n° 2, la prima rivista della nuova Japan Sundial Society, sui cui contenuti e’ abbastanza difficile “esprimersi”, visto che è scritta totalmente nella lingua originale! Ma mi riprometto di scrivere un breve articolo per il prossimo numero sugli argomenti trattati. Ringrazio intanto Sumi Yoichi per averci fatto conoscere questa nuova rivista. v Herbert Rau (Wurstmacherweg 40a D – 13158 Berlin) ci ha inviato un prezioso libretto di 67 pagine con molte immagini in b/n che è una sorta di necrologio gnomonico di Maria Koubenec (1899-1995), pubblicato dalla Regionalbibliothek Neubrandenburg nel 2000. v Gianni Ferrai ci ha fatto dono del consueto ed originale foglietto gnomonico di auguri natalizi con una bella immagine di una meridiana artistica. v Renzo Nordio ha realizzato un'altra bellissima cartolina di auguri natalizi, impreziosendola con un dipinto a mano. v Renzo Righi, ci ha inviato l’indispensabile calenadrio gnomonico del 2001, ricchissimo di informazioni e foto. Si intitola “Segni sapienti, segni del tempo”. In evidenza le bellissime immagini degli orologi solari realizzati da Righi negli ultimi anni. Immagini di un’attività gnomonica tra le piu’ importanti in Italia, nata per passione nell’ambito dei primissimi seminari nazionali di gnomonica organizzati dalla SQS dell’UAI e portata ai 51 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 52 massimi livelli con impegno, determinazione. Renzo ha una vena artistica molto originale ed è sempre aperto alle innovazioni che provengono dalla vasta cultura storica della gnomonica e dagli approfondimenti scientifici. Grazie, Renzo, per le emozioni gnomoniche che sai regalarci. v Trovato un antico seguace di Kircher - Karl Scwarzinger, ha gentilmente fatto dono alla redazione di un bellissimo libro di gnomonica che raccoglie anche un censimento delle meridiane di Praga. E’ stato scritto da Josef Jiràsko (nato nel 1922), Lubor Pok (1931) e Tomàs Stàrecky (1962). Consta di 198 pagine con moltissimi disegni originali per la parte teorica generale e molte immagini a colori delle meridiane di Praga (le foto di questa rubrica sono tutte tratte da questo volume). Per sei capitoli gli autori trattano dell’argomento cominciando dalle nozioni di astronomia di posizione per poi descrivere le regole fondamentali della Gnomonika. Segue quindi l’ultima parte che comprende la descrizione di 57 orologi solari di Praga e dintorni. Le belle immagini lasciano capire subito che si tratta di orologi solari che raccontano di un’antica ed elevata tradizione gnomonica che si colloca senz’altro ai primi posti in Europa. Sembra immediato il confronto con le bellissime meridiane tirolesi e della tradizione armena. Si nota fortemente, oltre che la capacità di progettazione e realizzazione da parte degli antichi gnomonisti, la spiccata ed elevata vena artistica dei dipinti. Siamo davanti alla classica gnomonica in cui l’arte ha la stessa parte della scientificità dello strumento. Una nota curiosissima che mi ha colpito subito è l’aver visto una meridiana, descritta al n. 18 dell’elenco, probabilmente esistente in Prazsky Sion, che rispecchia fedelmente nel suo disegno artistico gli orologi solari che il gesuita Athanasius Kircher descrisse nel libro VI della sua Ars Magna Lucis et Umbrae, del 1936. Neanche a farlo apposta, questa meridiana fu realizzata verso la fine del 1600. Nessun dubbio, quindi, certamente l’autore era un seguace di Kircher. Penso di far cosa gradita agli appassionati, nel riportare qualche immagine di alcune di queste belle meridiane descritte in questo libro. Fig. 1 Simpatica meridiana sul tetto di un edificio che mostra solo l’ora 12. Fig. 2 Meridiana artistica ortiva Probabilmente realizzata su un convento di suore carmelitane. 52 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 53 Fig. 3 Un altro esempio antico di meridiana, risalente al 1631 in cui l’autore ha volutamente eseguito un orologio solare con due sistemi orari, babilonico ed italico, abbinati allo “zodiaco gnomonico”, cioè alle sette curve di declinazione. Nota particolare: la volontà dell’autore di isolare il tracciato orario babilonico da quello italico e dalle curve di declinazione. Voleva forse rendere più leggibile un orologio solare che sappiamo tutti essere molto intricato di linee quando ci sono questi due sistemi orari? Fig. 4 Ecco il seguace di Kircher. Un disegno praticamente identico alla Botanologia sciaterica di Kircher pubblicata nel 1636. Dato il periodo cui risale questo orologio, è facile pensare che l’autore abbia voluto imitare il grande gesuita. 53 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 54 Fig. 5 In quest’altra bella meridiana artistica, si vede un tracciato non normale sul quale qualcuno potrebbe esprimersi se riuscisse a capire cosa significa. Invito i lettori a scrivere in redazione eventualmente scoprissero di che cosa si tratta. v IL SAGITTARIO, n° 25/2001- CONCORSO GNOMONICO LE OMBRE DEL TEMPO. Sempre interessantissimo questo giornale del Centro Studi e Ricerche Serafino Zani. In particolare riporta diverse notizie gnomoniche. Innanzitutto l’ultima pubblicazione di gnomonica dell’Unione Astrofili Bresciani che si intitola l’ora di fratello sole, scritto da Piero Gaggioni, dedicata alle meridiane della Valtellina e della Valchiavenna. Peccato che non si abbia a disposizione una copia per poterne fare una recensione. Si apprende, inoltre, che è in corso una nuova iniziativa in seno alle attività “Casa della Natura” del Museo di scienze naturali, che prevede la realizzazione di una “Via delle meridiane” lungo la strada ben esposta a sud che collega l’abitato di Mompiano alla polveriera. Tali meridiane sarebbero da costruirsi sulle case e villette che costeggiano la strada su iniziativa dei proprietari. Infine, la notizia dell’indizione della VII edizione del Concorso internazionale per costruttori di quadranti solari, patrocinato dall’U.A.I. e dalla Società Astronomica Italiana. Per tutte le informazioni necessarie, ci si può rivolgere all’Osservatorio Astronomico Serafino Zani, c/o Centro studi e ricerche Serafino Zani, Via Bosca 24, C.P. 104 – 25066 Lumezzane (BS). v Sono disponibili gli arretrati di Gnomonica dal numero 1 al numero 6 su CD rom in formato PDF Acrobat file, impaginato e curato dalla North American Sundial Society. Una copia costa £. 30.000, da inviare in contanti all’indirizzo della redazione di Gnomonica in busta chiusa e per posta prioritaria v Si ricorda agli autori di articoli che intendono collaborare con questa rivista di scrivere pezzi non troppo lunghi (lunghezza media compresa tra 4-8 pagine ed un massimo di 4 figure o grafici), di impaginare il testo in formato Word.doc possibilmente includendo già le immagini in formato JPEG. Sono da evitare disegni e grafici prodotti con Autocad. 54 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 55 DIVERTISSEMENTS: LA GNOMONICA ILLUSTRATA NELLE LETTERE CAPITALI DEL RINASCIMENTO Mario Arnaldi: Lido di Adriano - Ravenna In questo breve articolo, mi sono voluto divertire (per questo l’ho voluto intitolare divertissements) a mettere insieme alcune delle numerose lettere capitali che ho incontrato sfogliando diversi libri antichi che mi sono capitati fra le mani. La maggior parte del materiale, però, proviene da due volumi moderni americani che raccolgono molto materiale iconografico antico, e che utilizzo di solito per il mio lavoro di decoratore. Ho scelto volutamente le lettere capitali, piuttosto che gli zibaldoni dei frontespizi, perché di per sé sono veri e propri quadretti, piccole chicche, e spesso illustrazioni sintetiche di un concetto gnomonico. Fra tutte queste immagini, ne spicca una che non rappresenta un oggetto gnomonico, ma ho voluto inserirla ugualmente perché, secondo me, si tratta di un piccolo gioiello sicuramente poco conosciuto: il ritratto di Oronzio Fineo. Due astronomi osservano il cielo con strumenti gnomonici. Uno dei due astronomi è abbigliato alla maniera orientale (forse Tolomeo) seduto alla cattedra sembra insegnare al secondo astronomo che, seduto su uno scranno davanti a lui e vestito con abiti occidentali, sembra confermare con interesse quanto gli viene insegnato. A terra, vicino la cattedra del primo vecchio, si vede una sfera armillare da mano. Dal banco pende fuori un altro strumento, forse un astrolabio, mentre il secondo vecchio osserva il cielo con un quadrante (usato al rovescio, però), sul cui dorso è visibile un probabile notturnale con la sua alidada, o un calendario lunare, come è possibile vedere in alcuni esemplari simili. Da: Almagestum Cl. Ptolemei, Petri Liechtenstein Coloniensis Germani, anno Virginei partus 1515, die 10 Ja., Venetiis. Quadrante Un bel quadrante (orologio solare portatile contenuto in una quarta di cerchio) con linee orarie rettilinee fa da sfondo alla lettera M raffigurata in questa stampa. Sono ben visibili il filo con il piombo, e sul lato destro il calendario su cui regolare la perlina mobile. Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525. 55 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 56 Ignudo riceve una squadra e un orologio portatile da una scimmia. Questa immagine è di difficile o certa spiegazione, perché plurimi possono essere i suoi significati. Il più immediato sembra quello dissacrante di un uomo di scarso intelletto che riceve due strumenti di conoscenza da un animale che per antonomasia si intende ignorante. Il secondo significato potrebbe essere che l’animale dopo aver cercato di scimmiottare l’uomo, restituisce a quest’ultimo gli strumenti del suo sapere. Una variante potrebbe essere che la scimmia li sta rubando all’uomo. Per ultimo, la scimmia raffigura Ermete Trismegisto (il dio Thot egizio) che passa all’uomo mortale alcuni strumenti di conoscenza. Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed., ISBN 0-486-21998-4 Ritratto di Oronzio Fineo. Oronzio Fineo noto per essere stato uno dei maggiori gnomonisti del rinascimento e per aver descritto la Navicula de Venetiis, è stato raffigurato qui in un medaglione all’interno della lettera iniziale del suo nome. Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed., ISBN 0-486-21998-4 Orologio solare cilindrico portatile. All’interno di questa bella Q è stato disegnato un bel esemplare di orologio solare portatile cilindrico, cosiddetto “orologio del pastore”. i Questo tipo di orologio portatile era molto in uso fin dall’antichità, ed è stato certamente uno dei più riprodotti fino ai nostri giorni.ii Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525. 56 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 57 Doppio orologio solare verticale, non declinante, con calendario. Sul campo di fondo a questa lettera capitale che assomiglia molto al mio monogramma è raffigurato un doppio orologio solare verticale. Il primo in alto, a ore oltramontane talvolta chiamate erroneamente astronomiche, mentre in basso l’orologio è ad ore temporali, con tanto di curve mensili e segni zodiacali. Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525. Orologio solare verticale non declinante. Un semplice orologio solare verticale ad ore oltramontane è racchiuso dentro a questa C. La forma di questo orologio è molto simile a quella incisa negli avori di Norimberga. Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525. 57 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 58 Astrologo. Astrologo impegnato in calcoli sul globo. Alle sue spalle uno strano strumento, si tratta di un cilindro cavo con i simboli dei sette pianeti ovvero giorni della settimana, disposti dal basso verso l’alto come era il loro antico ordine, cioè: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. In alto si vede un anello decentrato che sembra portare i simboli zodiacali. Probabilmente, ruotando lungo la circonferenza del cilindro, si poteva leggere il dominio di ogni pianeta sulle ore del giorno.iii Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed., ISBN 0-486-21998-4 Osservazione stereografica del cosmo. L’immagine sembra voler mostrare graficamente la teoria della proiezione stereografica della sfera celeste, usata soprattutto nella costruzione di astrolabi. Ai due fianchi della lettera H altri due astronomi, invece, osservano la volta celeste con l’uso di due particolari quadranti. Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed., ISBN 0-486-21998-4 Gnomonisti presso un gruppo di orologi solari monumentali. Due gnomonisti stanno probabilmente controllando i loro grafici e calcoli, per mezzo dell’osservazione diretta su un gruppo di orologi solari scolpiti in un monolite. Sono visibili, un orologio verticale declinante 90° Ovest (sulla faccia opposta è certamente collocato il suo gemello rivolto ad Est), un orologio solare verticale non declinante collegato con lo gnomone a vela ad un altro orizzontale e circolare, nel taglio diagonale dovrebbe esserci un orologio polare, mentre sulla sommità è visibile un orologio solare sferico a terminatore d’ombra (la posizione dei cerchi solstiziali è errata). Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed., ISBN 0-486-21998-4 58 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 59 Allegoria del tempo. Allegoria del tempo inserita nella lettera V, facente parte di una serie di lettere capitali del sec. XVI o XVII. L’autore ha voluto mostrare l’evoluzione del computo orario nei secoli. Nell’immagine si possono distinguere facilmente i vari simboli del tempo che passa inesorabile: una clessidra a sabbia, uno scappamento a foliot, e un orologio solare, rappresentano il modo degli antichi mentre la mostra di un orologio meccanico con le dodici ore e, al centro, i quattro quarti d’ora, rappresenta probabilmente il metodo moderno. È interessante notare come l’incisore non abbia saputo segnare correttamente le ore sulla fascia dell’orologio solare, probabilmente questa sua ignoranza in materia è anche la causa della presenza del foliot sopra la clessidra. Da: Bizarre & ornamental Alphabets, edited by Carol Belanger Grafton, Dover Publ. Inc., New York, ISBN 0-486-24105-X Mario Arnaldi [email protected] i Secondo alcuni autori questo orologio viene chiamato “del pastore” perché utilizzato grandemente dai pastori dei Pirenei. Secondo me, questo fatto è ancora da provare, prima di tutto perché, nel passato, ne è documentato un grande utilizzo da tutti gli strati sociali, e poi perché la sua origine non sembra affatto pirenaica. Credo, piuttosto, che l’attributo gli sia stato conferito, molto probabilmente, nel secolo XV, quando in un libro d’Ore stampato a Parigi da Philippe Pigochet in un’illustrazione della Natività appare un pastore con un orologio cilindrico in mano. Mai prima di allora, infatti, questo tipo di orologio portatile si era chiamato così, in tutti i manoscritti medievali che ne trattano l’uso e la costruzione si chiama “Horologium viatorum” cioè, orologio del viandante. ii Mario Arnaldi – Karlheinz Schaldach, iii Ringrazio Alessandro Gunella per avermi suggerito questa probabilissima ipotesi, tuttavia sarei curioso di sapere se qualcuno dei lettori ha un’idea diversa su questo strano oggetto. 59 Gnomonica, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – n° 8 Gennaio 2001 – pag. 60 Una pagina tratta da Gnomonices Libri Octo di C. Clavio del 1581 (collezione Severino) 60