~'EUYOP mensile dell'Aiccre, associazione unitaria di comuni province e regioni d a l Q u a r t i e r e ai!-a R e g i o n e p e r p u n a U p n ~ i o n e E u r o p e a F e d e r a l e rubrica di Umberto Serafini Europa, moralità editoriale, servitù dei recensori D Le immagini che illustrano questo numero di "Comuni d'Europa" sono dedicate alla grande mostra di Dosso Cossi (1486-1542) a Ferrara. Sempre a Ferrara, dal 12 al 14 novembre, il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa ha tenuto il suo VI1 Congresso europeo dei Comuni gemellati: i resoconti e i commenti più avanti in queste stesse pagine. in copertina: Sibillo (1524-25), olio su tela, State Hermitoge Museum, San Pietroburgo sopra: San Michele sconfigge Satana (1540), olio su tela, Staatliche Kunstsammlungen, Dresdo Chiaroscuro di Umberto Serafini Immaginiarrio il m o n d o di domani 3 di Nicolo Zingorett~ U n millennio senza debiti di Siluann Paruolo 4 - 1 paesi del futuro che n o i l arriva inai o curo di Renata Londotti Per la completa cancellazione del debito 6 o cura di Victor Mogior 7 U n grande progetto oltre il 2000 9 Porte aperte ... 10 a ciira dLCluxeppe DAndrea Confronto tra cittadini etl eletti 11 d~M.M. La giovane poesia cilropea di Tulho De Maura -- p Il confine p i ù aperto d'Europa dL Walter~mrraro -- P - p - 12 73 opo tre anni di lavoro intenso, a fine ' 9 6 il volume, consegnato all'editore ("Il Mulino"), era stampato e agli inizi del '97 entrava i n circolazione: "Altiero Spinelli - dalla lotta antifascista alla battaglia per la Federazione europea - 19201948: documenti e testimonianze" di Edmondo Paolini (623 pagine). L'ho avuto brevi manu dall'autore, appena uscito. M i son detto allora: questo è i l libro dell'anno. Spinelli è probabilmente l'unico genio politico dell'ltalia di questo dopog u e r r a , a c c a n t o a u n a assai r i s t r e t t a c o m p a g i n e d i s t a t i s t i d i v a l o r e : ma è anche un eccezionale prosatore, n o n esclusivamente politico: sarebbe ora che si proponessero tesi d i laurea su di lui, accanto a quelle abituali su Machiavelli e Guicciardini. M a è anche u n personaggio complesso e attendevo, per così dire, al varco Paolini, i n questa elaborata opera d'insieme, dopo q u a n t o aveva finora anticipato biograficamente su Altiero e curato amorevolmente i suoi testi: debbo dire che il risultato ha superato l'attesa, perché si t r a t t a di un piccolo capolavoro, c o n f e r m a n d o s o p r a t t u t t o i n Paolini la stoffa dello storico autentico, oggi raro. I n f a t t i tecnicamente il libro si presenta come una organizzazione cronologica di carte (soprattutto poliziesche) su Spinelli, indagate nell'Archivio centrale dello Stato, e di documenti dell'archivio privat o di Spinelli, depositati presso g l i Archivi storici delle Comunità europee d i Firenze, i l t u t t o i n t e g r a t o e coordinato da Paolini, sia con testi dello stesso Spinelli (un mare i n cui l'autore naviga da sperimentato nocchiero) sia con proprie parafrasi e commenti appropriati: ma a questo Paolini aggiunge, con una conoscenza a m b i e n t a l e straordinaria, t e s t i monianze, anche critiche, che collocano via via la riflessione di Spinelli, obiettivamente, nel c o n t e s t o storico, sociale, f a m i l i a r e i n c u i è n a t a e cresciuta. La sapienza dello storico - cioè Paolini - sta nell'evitare scrupolosamente ogni caduta agiografica, e nel sottolineare non solo le incertezze, che A l t i e r o verificava i n se stesso, ma altresì le riserve degli amici e di t u t t o i l suo entourage. Anche la fonte delle sue idee si individua costantemente (delle sue, di Ernesto Rossi e di Colorni, per esempio, nella nascita del Manifesto di Ventotene, che cosi largamente si confronta con l o straordinario federalismo inglese), p e r m e t t e n d o nel contempo d i valutare il contributo creativo di Altiero (tornando al Manifesto, non t a n t o i l tess u t o ideologico - cosi largamente, appunto, inglese, oltre che dovuto, a g g i u n g o i o , ad a l c u n e r i f l e s s i o n i d i Corni d'Empa Colorni, visibili per esempio nella introduzione non firmata - quanto il cogente programma d'azione, t u t t o spinelliano). Soprattutto, insisto, il libro non è mai un "santino": è l'analisi di un vulcano, con il fuoco e la lava; e I'ideologo rimane sempre un uomo, perfino - questo "bifolco", come era talvolta considerato Altiero - con le sue tenerezze. Al pari dei più valorosi fisici teorici, Spinelli non è visto nel libro solo da un punto di vista "sperimentale", ma con u n rischio che coire ogni storico di razza - da una speculazione intuitiva, si direbbe a priori, non turbata ma suffragata d a l l a selezione i n t e l l i g e n t e , a n c h e se vastissima, dei documenti. Del resto - lasciatemelo dire - l'unghiata Paolini l'ha data davvero a priori (e questo libro, a ben vedere, ne è la conferma), col suo primo libro su Spinelli ("Altiero Spin e l l i . A p p u n t i per u n a b i o g r a f i a " , d e l 1988): il personaggio "storico" Spinelli è m o r t o portando con sé una sua tragica incertezza, che va ben al di là della congiuntura politica e lo colloca per questo nella sua epoca e nei suoi irrisolti problem i "metafisici': Altiero è morto sentendosi portato a una filosofia nichilista (peggio di un Giordano Bruno, con un "Dio che è morto"), ma pervicacemente immerso anche moribondo - in un irresistibile agire kantiano. Ne ero convinto anch'io, ma in quel primo, prezioso l i b r e t t o Paolini lo aveva rilevato irrefutabilmente. Ciò premesso, questo volume - già nel gennaio '97 - m i è parso un assai opport u n o e tempestivo testo pedagogico. La formazione stessa d i Altiero è una cura violenta contro il trasformismo nostrano: ideali e realtà sono sempre compresenti e si sorvegliano a vicenda. E inflessibile tra le astrazioni mondiali di Campagnolo e il ripiegamento nazionale di Ernesto Rossi: ma soprattutto si mostra a nudo, quando si presenta nelle istituzioni europee come indipendente, appoggiato da quel Partito comunista italiano, che lo aveva cacciato. " P e r c h é q u a l c u n o si m e r a v i g l i a ? h o abbandonato i l Pci quando seguiva una linea politica sbagliata: ora il Pci ha aderito alle mie idee e io gli permetto quindi di presentarmi (naturalmente sono io che lo strumentalizzo a buon fine)". Insomma è un'opera, questa storia di Spinelli, eccezionale per riallacciare i giovani migliori g l i "aventiniani" dell'impegno politico alla vera politica. Bene: detto quasi t u t t o quel che dovevo del libro di Paolini, ora debbo parlare brevemente - non merita un lungo discorso della casa editrice "Il Mulino': Finora aveva pubblicato t u t t i i lavori spinelliani di Paosegiie o pagina 15 dicembre 1998 Immaginiamo il mondo di domani di IYicola Zingaretti Ninfa e Satiro (1508-91, olio su tela, Palazzo Pitti, Firenze n noto giornalista alcuni giorni fà, riferendosi al problema del debito estero dei Paesi poveri scriveva ''...per ogni dollaro che viene inviato in aiuti nel Terzo Mondo, i paesi del G7 intascano 3 dollari in interessi sul debito". Questa semplice frase rende a mio giudizio bene l'idea di quanto complesso e centrale sia diventato oggi nel mondo il tema del debito estero. E' ormai evidente infatti, che di fronte ad economie deboli che avrebbero bisogno di dinamicià, ingenti risorse, tecnologie per rimettersi in moto, anche il flusso degli aiuti umanitari e non, che proviene dai Paesi ricchi, può diventare una cinica partita di giro, rispetto al peso schiacciante che comporta per queste economie il debito accumulato nel passato. Non è una questione di facile soluzione. Soprattutto tra i Governi dei Paesi creditori il fronte e abbastanza compatto, nessuno vuole essere il primo a rompere e a introdurre novità o cedimenti, che metterebbero a rischio la riscossione di cifre da capogiro. Eppure qualcosa si muove. Dopo che l'uragano Mitch ha devastato gran parte del Centramerica, provocando danni incalcolabili alle popolazioni ed alle economie di molti Paesi, la Francia di Lionel Jospin ha dato un segnale forte, concreto e coerente; non si è limitata ad organizzare aiuti e sostegni, ma è andata dritta al cuore del problema, proponendo la cancellazion e totale del debito estero che il Nicaragua e I'Honduras hanno con la Francia, per un totale di circa 170 miliardi. Questo gesto ha avuto il merito innanzitutto di rilanciare questo tema in maniera forte e ha costretto molti Governi europei a porsi il problema. Se Spagna e Germania sembrano orientati a seguire l'esempio francese, il governo di Londra ha lanciato l'idea di una moratoria sui pagamenti. L'Italia sta studiando forme simili di sostegno, che puntano o ad una cancellazione o ad un annullamento degli interessi per un lungo periodo di anni. In realtà il caso del Centramerica ha reso evidente un altro elemento che e un po.' il nocciolo del problema. Se non si vuole che centinaia di milioni di uomini e donne siano costretti per un lungo futuro ad uno stato di povertà, con tutto ciò che ne deriva, fame, immensi processi U dicembre 1998 migratori, sottosviluppo, allargamento in negativo del gap tecnologico ecc., non si può più non affrontare questo tema dello strangolamento delle economie e del peso schiacciante del debito e degli oneri. 1 Paesi ricchi hanno un interesse ad affrontare questi problemi, non possono rassegnarsi ad intervenire sempre dopo: dopo un drammatico evento naturale che accentua il problema, o dopo l'esplosione di una guerra, o dopo l'avvio di grandi fughe verso i paesi ricchi, o dopo lo scoppio di carestie. Non possono per un problema di c ~ l t à e, non possono perche non e più possibile curare solo i sintomi di una malattia, o m a i è evidente che occorre aggredirne la causa o una delle cause maggiori. Se tra i governi eccetto alcune eccezioni si parla molto ma si fa poco, è diverso per il mondo delle Organizzazioni non Governative. Spesso sostenute da autorevolissimi aiuti, non ultimo quello del Santo Padre, negli ultimi tempi si sono moltiplicati appelli e campagne internazionali che chiedono la cancellazione del debito. Campagne come "Jubilee 2000" o "Sdebitarsi", che puntano chiaramente all'annullamento del debito estero per il 2000. o n o campagne importanti. Coraggiose voci che si alzano per protestare e spingere la ruota della storia verso valori che nel nuovo secolo non solo non devono scomparire, ma anzi dovrebbero imporsi con maggiore forza. E qui c'è l'ultimo aspetto. Non solo economia, non solo sviluppo, non solo concretezza, ma anche scontro etico e di valori. Ho detto della "convenienza", che comunque avrebbero a mio giudizio i Paesi ricchi ad affrontare questo tema, ma è chiaro che su un piatto della bilancia ci sono interessi economici enomi, soldi, risorse, e dall'altra beni che possono essere considerati da alcuni di non "pari valore", come la vita degli altri, la dignità, il diritto all'autodeteminazione. Non bisogna illudersi, e così, ma allora di scdntro tra valori diversi si tratta e la battaglia può assumere significato ancora più forte, e si capisce perchè tutto ciò rappresenta un discrimine per immaginare il mondo nel nuovo millennio. S Comuni d'Empa P A E S I I N V I A D I S V I L U P P O E D E B I T O E S T E R O Un millennio senza debiti? di Silvana Paruolo 1 divario fra sviluppo e crescita eco. . nomica si a!jgrava e si allarga. Lo ribadisce a riche l'ultimo rapporto Onu sulla povertà -svili~ p p o E. la crisi del debit o estero nei Pvs (2.177 miliardi di dollari alla fine del '96) è una delle cause certe del crescente impoverimento di una parte consistente dell'umanità. Gli investirnenti direttamente produttivi vengono frenati dall'insufficiente risparmio, dalle incerte prospettive, dalle politiche economiche (rnonetarie) restrittive, dagli effetti del debito estero. Anche senza voler tener conto dei costi sociali indotti dalla crisi debitoria, argomenti finanziari (insostenibilità dell'attuale peso del debito) e effetti boomer a n g (inquinamento; forte pressione migratoria; esportazione di terrorismo; e s p o r t a z i o n e di d r o g a per disporre di valuta con cui pagare i servizi del debito, ecc.) richiedono oggi, più c h e mai, un nuovo approccio del debito. Che fare? Cogliere nel Giubileo la grande occasione storica per una cancellazione totale dei debiti? 11 capitale prestato è stato restituito più volte, sono gli interessi a creare il problema. Correlare cancellazione e10 riduzioni con interventi a favore dello sviluppo (anche sociale) e dell'ambiente? Cancellarli o continuare a rinegoziarli, ristrutturarli e10 convertirli in investimenti? Rifinanziare i debiti n o n saldati mediante aiuti non rirnborsabili? 11 dibattito resta aperto. c o o r d i n a t a ) e u n :oord i n a m e n t o delle istituzioni internazi onali per un gcwern o (sia pure imperfett~ o) da Ila realtà internazionale; e contiriua a essere di!sponibile ad e s a m i n a r e posi t i v a m e n t e ogni nuova iniziativa. 1 Una cosa è certa, parlamenti, società civile e parti sociali rivendicano un potere di indirizzo e controllo. A fronte della gravità della situazione, sono state a w i a t e varie azioni: un'iniziativa della Chiesa anglicana inglese, e l'appello del Papa nella cainpagna Giubileo 2000, a favore della cancellazione dei debiti; una raccolta di firme promossa dalla Conferenza degli Istituti missionari italiani (che attualmente hanno raggiunto la soglia di 300 mila firme); la campagna Sdebitarsi (1Jn rnillennio senza debiti) il cui coordinamento (in Italia) è situato presso Movimondo. L'Italia ha sempre sostenuto, sia a livello politico c h e finanziario, le iniziative a favore dei paesi poveri ed indebitati. È u n o dei paesi i n d u s t r i a l i z z a t i c h e in questi anni ha attivato maggiori procedure di riduzione, parziale o totale, del debito: negli ultimi anni, la "remissione debitoria" italiana coinplessiva ha superato ampiamente i tre miliardi di dollari. 11 nostro paese ha d a t o u n contributo all'avvio dell'operazione Hipc (Highly Indebited Poor Country), richiede iniziative comunitarie e multilaterali sul debit o ; auspica una riforma (organica e Comuni d'Empa D a parte sua, il parlamento rivendica un potere di indirizzo e di controllo anche sulle grandi scelte sovranazionali. Nella legislatura in corso sono stati, tra l'altro, approvati: 4 provvedimenti concernenti finanziamenti e contributi italiani a banche e fondi internazionali di sviluppo, Associazione internazionale per lo sviluppo (lda), Fondo monetario internazionale, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), Fondo african o di sviluppo (Fad) e Fondo asiatico di sviluppo (Adf); la mozione Cherchi, che impegna il governo italiano a inserire, nell'ordine del giorno dell'assemblea delle Nazioni Unite, la richiesta di un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sulla regolazione del debito internazionale (si p u ò parlare di usura?); la risoluzione De Benetti che impegna il governo ad appoggiare le iniziative assunte dalla Commissione dell'Ue e in sede Onu, e a sostenere la cancellazione del debito internazionale in modo controllato e progressivo, s o t t o la vigilanza di adeguati organi internazionali, stabilendo una correlazione tra ammortamento del debito e politiche di risanadicembre 1998 P A E S I I N V I A m e n t o dell'ambiente e della ristrutturazione dell'ecosistema d a n n e g g i a t o o eccessivamente sfruttato; la risoluzione Saonara, che impegna il governo a impegnarsi con gli strumenti della cooperazione bilaterale e comunitaria; l'iniziativa Pezzoni, con cui il parlamento chiede al governo concertazione, e relazioni sulle posizioni assunte dai rappresentanti italiani negli organismi multilaterali di sviluppo, e sui progetti approvati nelle stesse sedi; la correlazione con la campagna di riforma della Banca mondiale, ecc. .Continua anche l'impegno del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), c h e nel 1997 ha prodotto l'ottimo rapporto di Susan George su "11 debito estero dei Paesi del bacino Mediterraneo': M a procediamo con ordine: come si è arrivati a questa crisi debitoria? Chi riguarda? In che cosa consiste? Fonti serie di informazione sul debito dei Pvs sono la Banca mondiale e I'Ocse. La prima si basa su un sistema di rapporto dei debitori; le cifre dell'ocse si basano invece su dati relativi ai creditori. Tuttavia, tra le cifre riportate dalla d u e istituzioni s o n o riscontrabili differenze sostanziali. Da anni le d u e istituzioni promettono di armonizzare i loro sistemi ma, ad oggi, tale promessa è rimasta incompiuta. Ad esempio, mentre la stima della Banca relativa al debito totale per il 1994 è di 1.945 miliardi di dollari, la stima del1'0cse è di 1.687 miliardi di dollari. Alla fine del 1 9 9 7 - secondo una stima del Fmi - il debito estero totale dei Pvs dovrebbe attestarsi sui 2.066 miliardi di dollari, di cui 1.244 miliardi con creditori privati. 11 debito dei paesi "in transizione" dell'Europa centro orientale e dell'Asia centrale ex sovietica ammonta a 294 miliardi di dollari circa. LA CRISI DEBITORIA E I SUOI PERCHE 11 debito dei Pvs nei confronti dei paesi industrializzati è riconducibile a tre grandi categorie: il debito commerciale (derivant e dallo squilibrio della bilancia dei pagamenti); il debito bancario; il debito d'aiut o (prestiti a tasso agevolato finalizzati ad aiutare lo sviluppo di un paese, che possono essere bilaterali o tnultilaterali). La crisi debitoria è una crisi composita; che viene soprattutto dal nord: dall'aumento dei tassi di interesse e dagli squilibri dell'economia mondiale seguiti ai due shock petroliferi degli anni '70; ma anche dall'imposizione - da parte dei creditori pubblici (governi del nord e banche multilaterali) - a questi paesi di modelli di sviluppo che si sono mostrati errati. Né v a n n o dimenticati altri fattori, quali ad esempio la scelta dei paesi dell'opep di mettere i loro petrodollari a disposizione delle banche occidentali aprendo cosi le porte ad una vera colonizzazione (presta- dicembre 1998 D I S V I L U P P O E re a usura è severamente vietato dalla legge islamica!). Quando le quote d'interesse dovute e non p a g a t e v e n g o n o p o r t a t e a capitale, si verifica quella che Keynes chiai~iava "la magia dell'interesse composto". Grazie a questa magia, si è registrata una dilatazione enorme del debito. Ad esempio, I'America Latina dedica al p a g a m e n t o del costo del servizio e del debito il 50% del valore delle proprie esportazioni a n n u e ; l'Algeria il 70%; il Marocco il 32%. L'effetto positivo delle rimesse degli emigrati v i e n e a n n u l l a t o dal servizio del d e b i t o : il India, c o m e in Pakistan, in Egitto, in Marocco ecc. Per la maggior parte dei paesi poveri, un dollaro su tre della valuta guadagnata vendendo prodotti sul mercato mondiale serve semplic e m e n t e a p a g a r e il "servizio", c h e le banche private internazionali h a n n o fatto loro facendo credito negli anni passati ai vari Mobutu e Pinochet. Agli oneri debitori - emerge da un dossier della rivista Nigrizia - i paesi asiatici devono destinare il 7.7% delle loro entrat e da esportazioni (era il 10% all'itiizio del decennio); gli africani, i l 28,7010; l'America latina, il 34,2010 [nel 1996 oltre i 40% e talvolta il 50%); i paesi ex comunisti, oltre il 20% delle esportazioni nel 1991, e poco sotto il 10% nel 1997. Ma il debito si e consolidato - non solo per la magia degli interessi - anche per l'esaltazione di modelli di sviluppo a n c h e agricolo - inadatti, e indirizzati verso le esportazioni. Ad esempio, I'Egitto, il Marocco e la Tunisia devono import a r e o l t r e 113 del l o r o f a b b i s o g n o di cereali. L'Algeria importa 213 del suo fabbisogno. Tunisia e Marocco sono diventat e importatrici di leguminose. Tutto ciò ha contribuito a formare, a u m e n t a r e e perpetuare il debito. 1 creditori accettano solo valuta pesante per il pagamento dei servizi di debito e tale valuta deve essere ottenuta attraverso le esportazioni [o attraverso il turismo e le rimesse dei lavoratori emigrati). 11 sovrappiù di merci - derivante dall'esportazione di prodotti simili o identici da parte di un certo numero di produttori - fa nascere il cosiddetto adding up problem. Non è necessaria una laurea per capire che un eccesso di offerta di merci sul mercato mondiale riduce i prezzi per tutti i produttori di un singolo paese. Inoltre, finora, è mancata la ricerca di un rapporto equilibrato tra crescita del mercato interno (non solo dei singoli paesi, ma anche di aree corrispondenti a processi d'integrazione sub-regionale) e apertura alla c o m p e t i t i v i t à i n t e r n a z i o n a l e . Esportazioni e importazioni di questi paesi modellano il sistema produttivo in funzione degli scambi con l'unione europea e paesi terzi, e n o n in f u n z i o n e degli scambi fra loro. Occorre riconoscere la realtà politica della crisi del d e b i t o : le istituzioni ufficiali, Comuni d'Empa D E B I T O E S T E R O incaricate di gestire la crisi del debito e se possibile - alleviarne gli effetti nei Pvs più poveri, si sono dimostrate incapaci di fare previsioni e analisi, e men che meno di migliorare o porre rimedio alla situazione. La Banca mondiale. ad esempio, opera attraverso u n a logica c h e taglia fuori il sistema Onu, i governi, l'Europa, e i parlamenti. Facendo riferimento a questioni ambientali, al debito estero e allo sviluppo sociale, si rileva che le politiche del Fondo monetario e della Banca mondiale si scontrano con le priorità delineate dalle stesse agenzie Onu. 1 piani di aggiustamento strutturale e le cosiddette Country assistence strategies s o n o documenti negoziati fra la Banca mondiale e i governi, finora senza la partecipazione dei parlamentari dei paesi donatori, n é della società civile. Per anni la Banca mondiale è stata al centro di numerose e violente critiche da parte di governi e associazioni non governative, per I'enorme impatto ambientale e sociale dei suoi progetti e delle sue politiche di sviluppo. Nel 1993 tuttavia si è verificato un fatto nuovo, nel senso che alle critiche esterne si sono aggiunte una serie di considerazioni interne. Inoltre, a n c h e nel g o t h a della finanza internazionale si sta insinuando il dubbio che le politiche di aggiustamento economico e strutturale, così come sono, facciano più guai che altro. 11 problema del debito ha a v u t o inizio negli a n n i ' 6 0 - ' 7 0 . Nella prima m e t à degli anni '80 è divenuto chiaro che molti paesi debitori non erano in grado di ripagare i prestiti ricevuti, s o p r a t t u t t o dalle banche commerciali. S o n o allora s u b e n t r a t e l e i s t i t u z i o n i finanziarie multilaterali - Fondo monetario internazionale e Banca mondiale - che hanno offerto nuovi prestiti per aiutare a pagare gli interessi dei debiti precedenti e per ristrutturare il debito. D u e i p r i n c i p a l i t i p i di m i s u r e : u n a ristrutturazione del debito fra istituzioni finanziarie internazionali e ciascun paese (che allunga il periodo di ammortamento per il pagamento del debito e n e riduce il tasso di interesse); e l'annullamento parziale del debito (sia in conto capitale, sia in conto interessi). Per fornire q u e s t o a i u t o , le istituzioni finanziarie sono andate elaborando condizioni, e in particolare stringenti programmi economici, noti come Programmi di aggiustamento strutturale, che mirano ad aiutare il paese a ripagare il debito attraverso I'accumulo di valute pesanti: essenzialmente aumentando le esportazioni, diminuendo le importazioni, e a t t u a n d o programmi di risanamento e riduzione della spesa pubblica. Ciò comporta, tra l'altro, l'apertura delle strutture economiche-produttive ai capitali stranieri, attraverso privatizzaziotii e altri programmi di incentivazione. pagina accanto: Ira (o La Zuffa) (1575-16), olio su tavola, Fondazione Cini, Venezia N O S T R A I N ' ~ E R V I S ' ~ AA L L ' O N O R E V O L E M O R S E L L I 1 paesi del futuro che non amva mai a cura di Renata Landotti Di un futuro inteso in termini occidentali di miglioramento del tenore di vita, della disponibilità di beni e di servizi che solo situazioni economico-finanziarie consolidate e tradizioni democratiche comprovate possono fornire in modo duraturo e continuativo. Un futuro che continua a rimanere una promessa per la maggioranza delle popolazioni di Paesi le cui economie sono frenate proprio dagli strumenti che paradossalmente e artificiosamente dovrebbero aiutarle a decollare: prestiti internazionali, aggiustamenti strutturali, cooperazione allo sviluppo. Ne parlo con I'on. Stefano Morselli, componente della 111 Commissione permanente esteri e dell'ocse, deputato nella X11 e nell'attuale X111 legislatura, iscritto al gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale nel cui ambito e il responsabile della cooperazione internazionale e firmatario, Algeria Angola Argentina Brasile Camerun Cile Colombia C0ng0 (ex Zaire) Costa d'Avorio Costa Rica Ecuador Egitto EI Salvador Guatemala Honduras Marocco Messico Nigeria Panama Paraguay Perù R.Dominicana Sudan Tanzania Tunisia Uruguay Venezuela fra le altre, di una proposta di legge sulla riforma della politica di cooperazione allo sviluppo (Proposta di legge d'iniziativa dei deputati Morselli, Tremaglia, Trantino, Zacchera, Amoruso, Rallo, "Riforma della politica di cooperazione allo sviluppo", presentata il 24 giugno 1997, N. 3908 Camera dei Deputati). Facciamo riferimento all'attualita. Alla f i n e di o t t o b r e i l F o n d o M o n e t a r i o Internazionale ha deciso di accordare al Brasile u n prestito storico di 3 0 miliardi di dollari, allo scopo di f a r fronte al deterioramento della situazione economica interna e debitoria esterna del Paese, che rischia di ripercuotersi pesantemente sulle economie dell'America latina. La situazione non è così semplice. 11 Brasile paga a sua volta per i problemi di altre economie. Ad esempio la grave crisi della Russia ha prodotto pesanti scompensi sull'acquisto della canna da zucchero, di cui il Brasile è uno dei principali esportatori. D'altra parte è di questi giorni la notizia di un rinnovato interesse degli investitori per i Paesi dell'America latina, e per il Brasile in particolare, cioè per queste economie ad alto rischio ma con grandi potenzialità per gli investimenti e quindi di guadagno. Non Le sembra che la comunità internazionale critica l'etica ma di fatto supporta la pratica economica di molti regimi discutibili? Certo. Quanti di questi fondi non vengono utilizzati per le finalità previste, ma per comperare armi, per consolidare posizioni di conculcamento di diritti umani? L'affare degli affamati e un grosso problema di etica economica. Di fatto molti Pvs utilizzano le loro risorse interne per armare eserciti e procurarsi armi nucleari: affidano poi alla carità internazionale la cura dei bisogni primari della popolazione. Non si può rimanere indifferenti davanti ad un bambino che soffre o muore di fame; ma si deve mettere in mora il Paese che non lo nutre. Basta pensare all'lraq, un Paese ricco dove oggi la popolazione soffre per i perversi meccanismi della volontà di potenza delle parti. Sono sempre stato contro gli embarghi, perchè sono convinto che dove non passa il cibo oggi, domani possono passare gli eserciti. E anche vero che bisogna rispettare le regole imposte dal gioco internazionale, ma è altrettanto vero che se alcuni Paesi dell'occidente adottano I'embargo, altri si buttano a capofitto in queste Comuni d'Empa situazioni ottenendo guadagni molto maggiori grazie a posizioni di monopolio. Quanto d'ovra concedere l'occidente, al non-Occidente, per rimanere tale? 1 problemi dell'occidente nascono dal problema demografico, cioè I'invecchiamento della popolazione: c'è un rapporto esattamente inverso tra l'età della popolazione della Svezia e quella del Kenya. Per uno stato, infatti, un conto è pensare alla terza età, un conto è pensare alla forza lavoro. Credo che l'occidente debba cominciare a pensare a politiche, anche di intervento demografico, che ne tutelino la soprawivenza nel tempo. La globalizzazione non deve essere caos, non deve essere perdita di identità. Tutti noi dobbiamo cercare di mantenere le nostre particolarità, le nostre culture, e le multinazionali sono le prime colpevoli della perdita di identità delle popolazioni dei Pvs: hanno cercato di creare un nuovo mercato e non una indipendenza economica, quindi culturale. Ora il meccanismo innescato dall'occidente rischia come un boomerang di ritorcerglisi contro. Sono sempre più frequ ti gli appelli provenienti da più parti p< una cancellazione del debito delle Very Highly lndebted Countries e, in occasione di emergenze particolarmente gravi, dei Pvs. Concordo per ragioni di principio e anche filosofiche. È assurdo cercare di rientrare di crediti di fatto inesigibili o continuare ad erogare fondi per ripagare gli interessi di un debito maturato. Bisogna però agire con cautela, per non perpetrare una grossa discriminazione nei confronti di quei Pvs che si sono adeguati alle richieste di ristrutturazione economica anche con pesanti sacrifici delle popolazioni. La politica della cooperazione va ripensata totalmente in termini di qualità degli interventi. 1 Paesi cosiddetti ricchi sono intervenuti finora sui Paesi cosiddetti poveri, sradicandoli dalla loro cultura anche sulla base di falsi pietismi e di aiuti cosiddetti disinteressati, che spesso sono i più interessati di tutti. Queste sono alcune delle convinzioni che mi hanno spinto a presentare una proposta per una legge trasparente sulla cooperazione, una legge che consenta di effettuare seri controlli, di ridare ordine al settore e, grazie ad una apposita banca dati, di sapere chi fa cosa e quanto spende, per fare della cooperazione anche un volano per le Pmi nazionali e non più solo terreno di beghe di palazzo, lotte tra ministeri, monopolio di pochi. La gente che lavora seriamente deve essere sostenuta, i truffatori devono essere mandati a casa. dicembre 1998 N O S T R A I N T E R V I S T A A D U N A R A P P R E S E N T A N T E D E L L E O N G Per la completa cancellazione del debito a cura di Victor Magiar I Forum sul debito estero dei paesi più poveri, tenutosi in Campidoglio a Rotna nell'ottobre 1997, è stata la prima occasione cui organizzazioni religiose e laiche italiane si sono incontrate su questo tema con esperti italiani ed esteri. La petizione avviata dalle 16 congregazioni missionarie aderenti alla Cimi, la consegna di oltre 300.000 firme al Presidente del Consiglio Prodi lo scorso 1 " tnarzo e un seminario di lavoro con Ann Pettifor, coordinatrice della campagna internazionale "Jubilee 200OW,sono state le tappe successive che hanno portato alla definizione dell'Appello per un inillennio senza debiti e alla costituzione della campagna "Sdebitarsi", sostenuta da numerose associazioni, organizzazioni non governative ed enti locali. 1 Abbiamo incontrato Liliana Cori, u n a delle più attive protagonis t e delle Ong italiane e di questa campagna la cui azione è rivolta verso gli organismi internazionali, c o m e il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, ed i governi dei paesi del nord del pianeta considerati i maggiori responsabili del fenomen o , e ci spiega: Occorre uscire dalla spirale del debito in tnodo definitivo: le politiche di aggiustamento strutturale imposte dai paesi creditori e dagli organismi internazionali, senza risolvere i problemi finanziari, hanno aggravato la povertà e, in molti casi, anche le tensioni sociali, etniche e religiose. Non è più il debito originario a pesare, quanto il valore totale degli interessi sul debito, basti pensare che nei 1990 gli interessi sul debit o ammontavano a 92 tniliardi di dollari, nel i 9 9 6 la cifra ha superato i 240 miliardi di dollari. Oggi, per ogni dollaro ricevuto in aiuto (dai 24 paesi membri delI'Ocse) i paesi poveri ne rendono tre per la restituzione del debito e per il servizio (leggi interessi). Il debito estero accumulato dai paesi in via di sviluppo è raddoppiat o in u n decennio, nel 1986 era di 1,100 miliardi di dollari, nel 1996 ha raggiunto quasi i 2.200 miliardi di dollari. 1 g o v e r n i d e b i t o r i v e n g o n o s p e s s o accusati di a v e r u s a t o l e ingenti s o m m e di crediti internazionali in m o d o improprio o improduttivo ... Effettivamente in tanti casi i crediti hanno finanziato l'acquisto di armi, o inutili progetti di prestigio per i governanti, oppure hanno soddisfatto solo i bisogni di una piccola elite dei paesi riceventi, ma è anche vero che la conclusione dei contratti di prestito richiede l'assenso anche dei creditori, e che le banche commerciali del nord hanno praticato una politica della "mano facile" nel consentire prestiti, ma c o m u n q u e le cause del f e n o m e n o v a n n o ricercate nei profondi squilibri macroeconotnici dell'economia mondiale. Rimane il f a t t o c h e p e r u n a lunga fase il d e b i t o è s t a t o u n o s t r u m e n t o di crescita, q u a n d o diventa u n fattore di dipendenza? Occorre risalire a q u a n d o gli Stati Uniti, n o n riuscendo più a pagare i costi della guerra del Vietnam, cominciarono a statnpare dollari per finanziarla. La conseguente svalutazione del dollaro spinse i produttori di petrolio del Medio oriente ad alzare i prezzi per mantenere alte le entrate. Fu allora che le banche occidentali si trovarono a disporre di enormi quantità di denaro, e cominciarono a prestarlo a tassi molto bassi ai Paesi del sud del mondo; all'inizio degli anni '70 gli interessi erano addirittura negativi, poiché l'inflazione era spesso più alta degli interessi del debito. L ' i n d e b i t a m e n t o divenne irreversibile, d o p o i l s e c o n d o shock petrolifero del '79, in seguito al vertiginoso a u m e n t o del prezzo del petrolio ed alla conseguente moltiplicazione della massa di denaro in circolazione e delle possibilità di prestito. Fu allora che cambiarono d u e variabili economiche fondamentali: in primo luogo aumento il tasso di interesse (perché i paesi industrializzati attuarono nuove politiche monetarie niolto restrittive tese ad evitare tendenze inflazionistiche), e in secondo luogo (per la contrazione dell'economia dei paesi industrializzati) diminuì la richiesta di beni di base prodotti dai paesi in via di sviluppo. Di conseguenza i debiti, contratti a tassi di interesse variabile, crebbero in tnodo vertiginoso e diminuirono le esportazioni nonché i prezzi dei beni esportati, delle materie prime e in particolare dei prodotti agricoli, sui quali si erano basate le promesse della "rivoluzione verde': Si creava allora nella maggior parte dei paesi debitori una situazione in cui non era più possibile lo sviluppo economico e il riniborso del debito estero. Da q u a n d o è esplosa la crisi, negli anni '80, abbiamo pero assistito al proliferare di diversi piani di rinegoziazione del debito (come il P i a n o Baker del 1 9 8 6 o il Piano Brady del 1989) o anche di strategie mirate a ridurre il fardello del debito, nonché la costituzione del Club di Parigi che raccoglie i governi maggiormente coinvolti come creditori. Negli anni '80 numerose organizzazioni non governative (Ong) hanno cominciato a denunciare il folle sistema di finanziamento internazionale per lo sviluppo, chiedendo una politica mirata alla cancellazione dei debiti non restituibili. Solo nel 1996 la Banca Mondiale e il Fondo Monetario hanno lanciato un'iniziativa che riteniamo la più interessante: si tratta della cosiddetta Hipc (Higly lndebited Poor Countries), che prospetta la cancellazione fino al 90 per cento del debito multilaterale dei 41 paesi più poveri del mondo. Tuttavia 1'Hipc si trova nel 1998 in una fase di stallo, grazie all'intransigenza di alcuni creditori, rappresentati dai Ministri delle Finanze dei paesi Ocse: I'ltalia si è dimostrata tra i paesi più rigidi. Inoltre, la Hipc è subordinata a piani estremamente gravosi di risanamento finanziario, con pesanti conseguenze sulle spese sociali e sullo sviluppo umano dei paesi debitori e, anche grazie ad un percorso di attuazione troppo lungo (6 anni], solo 6 dei 41 paesi debitori sono stati finora ammessi a beneficiare dell'iniziativa. Potrebbe a questo punto spiegare le ipotesi di soluzione che diverse Ong hanno proposto in coincidenza con il Giubileo dell'anno 2000? "Vista la coniplessità del problema e la resistenza dei governi creditori, le Ong h a n n o specificato le loro proposte che si possono riassumere in tre filoni: 1. La canipagna "Sdebitarsi. Per uti millennio senza debiti", collegata alla canipagna internazionale "Jubilee 2000 Coalition" i cui obiettivi sono: la cancellazione per l'anno 2000 dei debiti dei paesi in via di sviluppo perché contratti da precedenti regimi repressivi, o perché già pagati in termini reali, o perché comporterebbero un carico insostenibile per le popolazioni particolarmente povere, un arbitrato internazionale: la gestione del debito si caratterizza oggi per il fatto che i creditori sono allo stesso tempo giudici e parte in causa. Nulla manifesta che la responsabilità è condivisa tra debitori e creditori, una procedura equa e trasparente, che definisca un quadro di relazioni legali ed egualitarie tra creditori e debitori. La proposta consiste nell'introduzione di una procedura internazionale di insolvibilità, nella quale la legge protegga le collettività nazionali Comuni d1Empa N O S T R A I N T E R V I S T A A D U N A divenute insolvibili. Bisognerebbe istituire degli arbitraggi neutrali per cui tutte le parti coinvolte possano esprimersi. L . S u b o r d i n a ~ i o i l edell'annullamento del debito ad u n investimento nello sviluppo umano: questa richiesta si traduce soprattutt o in un rafforzaniento dei fondi bilaterali di contropartita. Anche se si tratta spesso di somme piccole, questi fondi danno un esempio concreto e significante di un nuovo modello di finanziamento nord-sud per lo sviluppo. La Svezia dal 1993 ha istituito 11 fondi di contropartita che consentono al governo del paese debitore di utilizzare una parte del debito annullato per costituire un fondo in valuta locale che serve per finanziare attività di sviluppo interno. 1 fondi sono amministrati congiuntamente da rappresentanti del paese debitore, del paese creditore e delle Ong di a m b e d u e i paesi. R A P P R E S E N T A N T E D E L L E O N G 3 . I1 miglioramento dell'iniziativa Hipc attraverso l'amrnissiune veloce di tutti i 41 paesi povet-i ed altamente indebitati nel processo di negoziazione; un periodo più breve di attuazione dei piani di ristrutturazione economica e la cancellazione (non del 90 ma) del 100 per cento dei debiti ufficiali. 1 negoziati devono coinvolgere le Ong dei paesi interessati per garantire la trasparenza e la sostenibilità sociale dei piani di risanamento finanziario e per impedire che il debito si accumuli di nuovo. A tale scopo devono essere stabiliti criteri per la concessione dei crediti insieme .con le Ong attive nel campo sociale ed ambientale, dei diritti umani e dell'aiuto allo sviluppo. Questa è attualmente l'unica iniziativa che prevede la possibilità di una cancellazione del debito negoziato al livello internazionale e perciò richiede un'attenzione speciale. Sapiente con composso, righe110 e tobello (1520-221, olio su telo, collezione privoto comuni d'Empa dicembre 1998 CONGRESSO D E I C O M U N I G E M E L L A T I A F E R R A R A : L A D I C H I A R A Z I O N E Un grande progetto oltre il 2000 1 militanti del movimento europeo dei gemellaggi che, da quasi cinq u a n t ' a n n i , operano instancabilmente a favore di un'Europa a dimensione umana, riaffermano la necessità e l'urgenza di rafforzare la dimensione democratica e sociale dell'unione europea, che rimane il grande progetto del prossimo millennio. CONSIDERANDO che le società europee si trovano oggi di fronte a sfide maggiori nei settori economico, sociale, culturale, politico e istituzionale, che esigono siano utilizzati tutti i mezzi disponibili per raggiungere un livello di sviluppo più equilibrato e più solidale; CONSIDERANDO che, soprattutto nella prospettiva clel. l'allargamento dell'unione, diventa imperativa I'esigenza di strutture istituzionali dell'unione più efficaci e più democratiche, che si fondano sul rispetto della Carta Europea dell'Autonomia Locale, permettendo di affermare, anche a livello mondiale, u n ' u n i o n e europea più forte nel rispetto della diversità; CONSIDERANDO che, all'interno di tali processi, è essenziale la partecipazione attiva dei cittadini, n o n potendo essere I'Europa identificata esclusivamente con un'unione puramente economica e monetaria; Gli eletti locali e regionali e i rappresent a n t i dei comitati di gemellaggi, riuniti a Ferrara in occasione del 7" Congresso europeo dei comuni gemellati, RICORDANO la loro fedeltà agli obiettivi fondatori del CCRE e alle Dichiarazioni di Strasburgo (1993) e di Salonicco (1 996) su "L'Europa che vogliamo"; SONO ORGOGLIOSI di constatare che con oltre 13000 gemellaggi in Europa, questi obiettivi che vogliono riawicinare i cittadini per costruire l'unione degli Europei sono pienamente awiati; RIAFFERMANO il contributo essenziale che i gemellaggi possono apportare alla realizzazione di un'Europa politicamente compiuta e vicina ai cittadini, permettendo soprattutto: di meglio comprendere la posta in gioco e di sentirsi solidali con i cittadini degli altri paesi membri e dei paesi candidati, di condividere gli sforzi tra diversi comuni e città per risolvere meglio i problemi delle rispettive comunità, anche nell'ambito economico, sociale e culturale, dell'educazione e ambientale; di includere nel quadro solidale del gemellaggio l'attuazione dei programmi comunitari per aumentarne l'efficacia, * di tessere una rete di relazioni basate sulla conoscenza diretta, sull'amicizia e sulla comprensione reciproca, escludendo ogni manifestaziorie di intolleranza o di xenofobia, di sentirsi dei veri cittadini europei, senza dimenticare tuttavia le proprie radici, impegnati a costruire la loro "casa comune", che motivi i giovani, chiamati ad agire attivamente nell'ambito dei gemellaggi fra le loro città; SOTTOLINEANO che grazie al prezioso aiuto del Parlamento europeo e della Commissione europea, il movimento dei gemellaggi si estende ormai su tutto il continente, RICORDANO che la riuscita dell'allargamento dell'Unione europea esige l'impegno di tutti i cittadini e IlVVITANO, in questa prospettiva, la Commissione Europea ad adattare gli strumenti, in particolare finanziari, che permettano di sviluppare i gemellaggi con le città dei paesi candidati. INVITANO la Commissione Europea ad una stessa strategia di apertura nei confronti delle città dei paesi del bacino mediterraneo, in particolarmodo ampliando, in consultazione con il CCRE, la lista dei paesi eleggibili all'aiuto comunitario dei gemellaggi che implica un rafforzamento del programma. RIBADISCOlVO, alla vigilia delle prossime elezioni europee, la loro convinzione che, nell'arnbito del rinnovamento intrapreso dal movimento dei gemellaggi, i legami stabiliti da quasi c i n q u a n t ' a n n i fra i comuni europei costituiscono u n elemento essenziale e dinamico sul quale possono appoggiarsi tutti coloro che oggi vogliono impegnarsi a favore di nuovi progressi per la costruzione di un'Europa vicina ai suoi cittadini. SI CONGRATULAIVO per il successo sia per q u a n t o riguarda la partecipazione che per la riflessione ed i progetti innovativi del Congresso di Ferrara che prova la forza ed il dinamismo del moviment o dei gemellaggi e, per assicurarne la continuità, ACCOLGONO con interesse l'invito dell'unione belga delle Città e Comuni, di tenere nel 2002 il prossimo Congresso europeo delle città gemellate in Belgio, dovendo gli organi statutari del CCRE pronunciarsi rapidamente su questa candidatura. sopra: Ebbrezza (1521-221, olio su tavola, Galleria Estense, Modena Nate sotto una buona stella Nell'ambito del VZZ Congresso europeo dei getnellaggi, si e s~loltcr il 13 ~~overnbre lci V edizione del preulio "Les Etoiles d'Or du Jumelage", destinate alle iniziarive più meritorie realizzate nel 1997 dai Comuni europei gemellati. dicembre 1998 Dei 12 progetti premiati elal Direttore generale della DGX della Coinm issione europea Spyros Pappas, di u n o era responsnbile lri citth romcignolci eli Forli: "Educazione alla yacc", destincito agli studenti fra i 6 e i 19 anni. Della giurici che hci esaminato più di 30 progetti, hcrnno fatto porte, olive u rapyresentc~ntidella Con7m i s s i o n e europea, del Pcirlamento europeo e del Cornitaio delle Regioni e degli Enti locali dell'llnione e u r o p e a , a n c h e i resyonscibili del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa. Comuni d'Empa N O S T R A I N T E R V I S T A A M A N U E L M A C H A D O , S I N D A C O D I C O I M B R A Porte aperte ... a cura di Giuseppe D'Andrea resce il ruolo politico degli enti locali e p a r a l l e l a m e n t e la loro consapevolezza di essere strumenti indispensabili di s v i l u p p o in u n q u a d r o mondiale di interdipendenza. Gli enti locali divengono "porte aperte" a nuovi contatti che travalicano i confini europei e si estendono sull'intero pianeta. Uno degli argomenti più interessanti trattati dal V11 Congresso europeo dei comuni gemellati è stato il binomio tra gemellaggi e potenzialità dell'Agenda Locale 21, nel quadro della cooperazione con gli enti locali di altri continenti. L'Agenda locale 21 è stata menzionata per la prima volta nel capitolo 28 dell'Agenda 21, i l d o c u m e n t o delle Nazioni Unite approvato nel 1992 a Rio de Janeiro, per promuovere i l principio dello sviluppo sostenibile ambientale. Un punto importante dell'Agenda è quello che riconosce al governo locale, democraticamente eletto, un ruolo cardine sia politico che ideale: è nell'ente locale, infatti, che i valori e le aspirazioni della comunità possono essere tradotti in progetti, politiche, piani e programmi, e p e r t a n t o assumere un effetto pratico. A livello i~iternazionale sono più di 2000 gli enti locali (1000 in Europa) di 6 4 paesi diversi che hanno iniziato a cooperare nell'ambito di Agenda 21. Abbiamo awiciriato a Ferrara Manuel Machado, Sindaco della città portoghese di Coimbra e vicepresidente delllAssociazione Nazionale dei Comuni Portoghesi (ANMP) per approfondire il tema del rapporto tra gemellaggi e Agenda Locale 21, trattato durante il VI1 Congresso europeo. C Seduzione (1525-28), olio su tavolo, Galleria Estense, Modena Signor Sindaco, su quale presupposto individua nell'Agenda Locale 21 u n o strumento rilevante di cooperazione? Dall'idea forte che soltanto l'approccio globale ai problemi può portare al benessere di tutti popoli della terra. È per questo che abbiatno proposto il tema dei rap- porti tra i gemellaggi e l'Agenda 21. 1 punti fondamentali dell' Agenda locale 21 riguardano la soluzione ai problemi degli enti locali: quest'ultimi possono mettere in moto un dibattito più allargato per appianare le differenze tra il nord ed il s u d del m o n d o . Ci s o n o da superare, infatti, le differenze tecnologiche, ma anche le differenze culturali e politiche. ...Ma soprattutto le differenze economiche Già: stiamo arrivando al nuovo millennlo, la riduzione del divario economico e strutturale tra il nord ed il sud del m o n d o è s i c u r a m e n t e u n o degli obiettivi più importanti dell'umanità. D o b b i a m o risolvere q u e s t o problema per garantire la pace mondiale. Lo sviluppo sostenibile, concetto chiave dell'Agenda Locale 21, e u n a necessità globale comune a tutti i paesi e che si riflette a tutti i livelli. Ma il vero svilupp o , è b e n e n o n dimenticarlo, ci sarà soltanto quando la povertà sarà estirpata dal mondo intero. Bisogna ripensare i modelli di sviluppo: non è possibile un a u m e n t o del divario e c o n o m i c o tra i paesi del nord e del sud. In q u e s t o quadro, qual è l'importanza politica e strategica dell'Agenda Locale 21 ? L'Agenda 21 non si preoccupa soltanto dell'ambiente, ma anche della cooperaz i o n e internazionale, del commercio, della povertà, dell'evoluzione demografica, della sanità. Un parte dell' Agenda 21 è i m p o r t a n t e per l ' a m b i e n t e u r b a n o : infatti si parla del suolo e del trasporto, ma lo è anche e soprattutto da un punto di vista politico, in quanto essa affida ai poteri locali uri ruolo fondamentale. In un capitolo dell'Agenda (il 28, n.d.r.1 si stabiliva un calendario che fissava entro il 1994 la data in cui i rappresentanti delle città e degli enti locali avrebbero dovuto aumentare il livello di cooperazione e coordinamento per intensificare e rafforzare lo scambio di informazioni e di esperienze fra gli enti locali. 11 capitolo inoltre prevedeva che tutti gli enti locali realizzassero entro il 1996 u11 processo completo di aggregazione politica intorno ai punti fondameritali dell' Agenda 21. Fino ad oggi è stato fatto un buon lavoro ... Gli enti locali europei sembrano aver preso coscienza del proprio ruolo nel processo di interdipendenza niondiale ... Infatti: n o n o s t a n t e la globalità dei problemi, la soluzione di essi può essere trovata soltanto a livello locale. L'ente locale, vicino alla necessita dei cittadini, Comuni d'Empa e uno dei luoghi politici più adatti a trasformare le realtà: tutti gli strumenti in mano agli enti locali possono essere usati per u n o sviluppo più accelerato del partenariato tra i paesi del nord e del sud del mondo. ...E arriviamo all'iniportanza dei gemellaggi La dimensione umana che deriva dal gemellaggio tra comuni non è una forma paternalistica che permette soltanto uno scambio di modelli e pratiche di svil u p p o , ma altresì m e t t e in m o t o u n a comunicazione orizzontale, una circolaz i o n e di idee efficaci, la fiducia e la conoscenza reciproca: questi s o n o gli elementi necessari che p e r m e t t o n o la realizzazione di un buon progetto. La c o o p e r a z i o n e c o n gli e n t i locali extraeuropei può essere una soluzione al problema dell'immigrazione? La grande preoccupazione degli europei, e in particolar modo degli italiani, è legata proprio all'immigrazione massiccia. E necessario un rispetto profondo per quei cittadini extracomunitari che arrivano nei nostri paesi in cerca di lavoro e dignità. Ma la solidarietà non può essere episodica o strutturata secondo un assistenzialismo fine a sé stesso. Dobbiamo dare a quei cittadini la possibilità di integrarsi o di ritornare ai loro paesi d'origine. È bene che gli enti locali europei estendano sempre più i progetti culturali ed economici con enti analoghi dei paesi Terzi i11 modo, tra l'altro, di disinriescare in alcurii di questi il fanatismo religioso, vero e proprio ostacolo all'integrazione tra culture. In senso più ampio, gli enti locali potranno ricoprire un ruolo sempre maggiore, a i u t a n d o quei paesi a n c h e attraverso progetti mirati alla formazione tecnica e professionale. Venianio al s u o paese, i l Portogallo, paese di frontiera dell'unione europea ... Le città portoghesi, a n c h e alla luce delle proprie tradizioni storico-culturali, hanno assunto un particolare impegno di rapporti con enti locali asiatici, africani, dell'America Latina e del Mediooriente. Più della metà dei gemellaggi portoghesi sono realizzati con enti locali che appartengono a quelle aree geografiche. Tutto ciò e i l frutto anche di una a n t i c a v o l o n t à di c o m u n i c a r e c o n i l m o n d o e che oggi fa parte del nostro patrimonio genetico. È anche questo, per noi portoghesi, un grande contributo ad una Europa unita, solidale ed aperta. Ed è il nostro impegno per il futuro. dicembre 1998 L A C R O N A C A D E L C O N G R E S S O D E I C O M U N I G E M E L L A T I Confronto tra cittadini ed eletti o n o passati sette anni dall'ultimo Congresso europeo dei Comuni gemellati, nel 1991 a Losanna, ma per molti convegnisti sembra appena ieri: lo s t e s s o e n t u s i a s m o , la stessa voglia di fare, di costruire. Oggi siamo a Ferrara, per la V11 edizione dal 12 al 14 novembre, e l'Europa unita non p u ò prescindere dall'immensa rete costituita dalle migliaia e migliaia di g e m e l l a g g i tra citta ed e n t i di o g n i livello. Questo è q u a n t o ha rivendicato Valéry Giscard d'Estaing, Presidente del Ccre e Presid e n t e del Consiglio della Regione Auvergne, già Presidente della Repubblica francese, durante la seduta plenaria d'apertura. S 11 Congresso si era aperto con i l saluto del Sindaco di Ferrara, Roberto Soffritti, c h e aveva i n v i t a t o i convegnisti a costruire una casa c o m u n e contro I'intolleranza, nel n o m e della cultura europ e a , vero c o l l a n t e o l t r e le i d e o l o g i e . Erano seguiti i saluti del Presidente delI'Aiccre e P r e s i d e n t e d e l l a R e g i o n e Lazio, Piero Badaloni, che aveva auspic a t o i l moltiplicarsi dei legami con la s p o n d a s u d del Mediterraneo e con i l Medioriente, e del Presidente della Regione Emilia R o m a g n a , A n t o n i o La Forgia, che ha portato la sua esperienza di membro del Comitato delle Regioni e degli Enti locali dell'unione europea. Dopo l'intervento di Giscard dlEstaing, che ha anche ricordato le imminenti scadenze europee della moneta, con I'introduzione dell'Euro nel 1999, e istituzionali, c o n l ' a l l a r g a m e n t o nel 2 0 0 0 , la Vicepresidente del Parlamento europeo, Nicole Fontaine, ha ampiamente trattato il tema della cittadinanza europea, che insieme ai gemellaggi p u ò aiutare 1'Europa a n o n diluire i suoi significati portanti nel processo di allargamento. 11 Presidente Giscard d'Estaing ha poi t e n u t o , insieme al S i n d a c o di Ferrara Soffritti, u n a conferenza stampa, in cui ha chiarito c o m e il g e m e l l a g g i o deve essere soprattutto veicolo di confronto e di c o n t a t t o tra cittadini e amministratori locali, a n c h e se la sua efficacia si misura dagli effetti in campo economico e produttivo. L'Assemblea, s o t t o la presidenza di Piero Badaloni, ha quindi assistito e partec i p a t o a d u n m o m e n t o di a l t o valore morale, con l'omaggio che Umberto Serafini, Presidente fondatore dell'Aiccre e fondatore dello stesso Ccre, ha trib u t a t o all'ideatore dei gemellaggi Jean Bareth. Dopo q u e s t o intervento, è stato il t u r n o dei primi relatori, Michel Bar- nier, Presidente della Sezione francese del Ccre e Senatore della Savoia, su "Il c o n t r i b u t o dei gemellaggi alla costruzione europea", e Margot Wikstrom, Presidente dell'Associazione degli enti locali svedesi, vicesindaco di U m e i e vicepresidente del Ccre, su "11 contribut o dei g e m e l l a g g i allo s v i l u p p o delle strategie di promozione locale". Nel pomeriggio, sotto la presidenza del Sindaco di Coimbra Manuel Machado, si sono t e n u t e le d u e relazioni, di Antoni Siurana 1 Zaragoza, Sindaco di Lerida, su "Valutazione del programma d'aiuto comunitario dal p u n t o di vista dei paesi m e m b r i d e l l ' u n i o n e e u r o p e a " , e di Andrzej Porawski, Direttore dell'Associazione delle citta polacche e consigliere regionale della Regione Wielkopolska, su "Valutazione del programma d'aiuto comunitario dal p u n t o di vista dei paesi dell'Europa centrale ed orientale". Venerdì 13 i lavori s o n o proseguiti con lo svolgimento dei vari gruppi di lavoro, o g n u n o dei quali ha analizzato un tema specifico in connessione con i gemellaggi. Dall'impatto dei gemellaggi estovest o dal gemellaggio come strument o di promozione dell'economia locale, al contributo dei gemellaggi nella formazione di un'opinione pubblica europea e ai rapporti con altri c o n t i n e n t i nell'ambito di Agenda 21. Diversi e di rilievo le r e l a z i o n i e gli interventi, c h e h a n n o visto alternarsi m o l t i a m m i n i s t r a t o r i e f u n z i o n a r i di enti territoriali: Fernando Rossi, assessore al Comune di Ferrara, Marijke Vanbiervliet, responsabile del Servizio gemellaggi dell'Aiccre, Risto Parjanne, Sindaco di Oulu, dove nel 2000 si terranno i prossimi Stati generali del Ccre, Eeva Rautiainen, responsabile delle relazioni i n t e r n a z i o n a l i dell'Associazione degli e n t i locali f i n l a n d e s i , Siegfried Nasko, consigliere comunale di St. POIten, J a m e s Baedle, responsabile dell'Ufficio internazionale degli enti locali del Regno Unito, Manuel Machado, Sindaco di Coimbra, Landri Pinto, Direttore delle relazioni internazionali dell'Associazion e dei Comuni portoghesi. ncora, si è discusso delle azioni m u l t i l a t e r a l i dei g e m e l l a g g i t r a nord e sud ed est e ovest, sui gemellaggi e,i giovani, sui programmi comunitari e s u i g e m e l l a g g i al s e r v i z i o d e l l a costruzione europea e della pace. S o n o intervenuti su questi temi Lucien Majerus, Sindaco di Troisvierges, Alphonse A C r u c h t e n , D i r e t t o r e dell'Associazione degli enti locali lussemburghesi, MarieThérèse Pilet-Duchateau, consigliere comunale d'orléans, Philippe Tarrisson, responsabile del Servizio "Europa dei c i t t a d i n i " della S e z i o n e f r a n c e s e del Ccre, W.A. Letschert, Sindaco di Geertruidenberg, Josephine Simens, responsabile dei p r o g e t t i internazionali dell'Associazione degli enti locali olandesi, Gerhard Gebauer, vicepresidente della Sezione tedesca del Ccre, Andrea Vontz, responsabile dei gemellaggi della Sezion e tedesca del Ccre. S a b a t o 14 novembre 1998, giornata conclusiva dei lavori, i l Congresso ha visto la presentazione di una dichiarazione finale, che è stata approvata all'unanimità dai convegnisti. L a mattinata si era aperta s o t t o la presidenza di Gianfranco Martini, responsabile del Ccre per i gemellaggi. che ha t e n u t o a ricordare che l'Europa unita non si costruisce solo attraverso i governi, ma specialmente con l'apporto della società civile. S o n o q u i n d i intervenuti Ken Bodfish, c o n s i g l i e r e del D i s t r e t t o di B r i g h t o n a n d Hove, vicepresidente del Comitato delle Regioni e degli Enti locali dell'Un i o n e e u r o p e a e vicepresidente del Ccre, Norbert Burger, Sindaco di Colonia e Presidente dell'unione Internazion a l e d e g l i E n t i Locali (IULA), Alain Chenard, Presidente del Congresso dei Poteri Locali e Regionali (CPLRE) del Consiglio d'Europa. E' stato quindi il t u r n o della Segretaria generale del Ccre, Elisabeth Gateau, che ha presentato il d o c u m e n t o finale, poi messo in votazione ed approvato all'un a n i m i t à così c o m e u n a m o z i o n e sul rafforzamento della democrazia e dell ' a u t o n o m i a a livello locale in Russia con il c o n t r i b u t o specifico dei gemellaggi. I l saluto della Commissione europea e la sua fiducia nel lavoro del Ccre è stato portato da Spyros Pappas, Direttore generale della DGX della Commissione europea. I lavori s o n o p r o p r i o f i n i t i , t o c c a a F a b i o Pellegrini, S e g r e t a r i o g e n e r a l e dell'Aiccre, a Roberto Di Giovan Paolo, Segretario generale a g g i u n t o dell'Aiccre. a Paolo Siconolfi, Presidente della Provincia di Ferrara, e al S i n d a c o di Ferrara R o b e r t o S o f f r i t t i c h i u d e r e i l Congresso con l ' a p p u n t a m e n t o al prossimo incontro. I L P R E M I O I N T E R N A Z I O N A L E D I P O E S I A " T I V O L I E U R O P A G I O V A N I " La giovane poesia europea di Tullio De Mauro I l corrispettii~oeconomico del premio " T i i ~ o l iEuropa Gioi)orii", c h e per quest'aritio assomrnu a L. 3 0 . 0 0 0 . 0 0 0 , s a r i di i ~ o l t uiri iiolta destinato, per m e t u , al risanar?lento di edjrici. berli o oper' culrirrali in urlo dci paesi europei t r t t u o l ~ t i e t ~ colpiti te dallo guerra: q u e s t ' a i ~ t i otale s o m m o e stafri destinato alla ricostituziolie della biblioteca d e l l ' U ~ ~ i i ~ c r sdi i t àE1basa)i iii Albaniri. Strade diverse ci hanno portato infine a confluire e andare su questa strada, su questo "cammino di Santiago": la strada, il cammino di un premio per la giovane poesia europea. Una prima strada è stata quella della stanchezza di sentirci ripetere e, anche, di ripetere agli altri e a noi stessi che l'Europa non può, non deve essere solo un fatto monetario. E nemmeno esaurirsi nelle attività di uffici europei remoti dalle vie e dalle piazze delle nostre città e dei nostri paesi, Bruxelles e Strasburgo incluse, o nelle per ora rituali elezioni di un parlamento povero di poteri decisionali. Sappiamo che altri avvertono questa stanchezza e il pericolo del vuoto. Noi, per parte nostra, abbiamo voluto e vorremmo contribuire a creare un luogo, u n o spazio che cominci a cercare di chiamare al confronto linguaggi diversi, e ciò che sta dentro i linguaggi: differenti Lebensformen, tradizioni di cultura intellettuale e antropologica, ways of life, paesaggi diversi di cose, memorie, immaginazioni. Quattordici lingue ufficiali, dal portoghese al finlandese, trenta e più lingue "regionali", come h a n n o a m a t o dire in Francia, o "lesser-used", come hanno detto al Parlamento e al Consiglio d'Europa, dal gallego e catalano allo scots e al ladino, più, forse, domani l'esperanto: non è stato facile nemmeno censirle ed enumerarle c o n c o r d e m e n t e - nel Parlamento europeo. Una sfida chiamarle a confronto. Ma è una sfida vitale per il crescere di una comune cultura europea. Noi abbiamo fatto nostra questa sfida. A tante voci diverse, cariche di storie diverse, abbiamo voluto offrire l'occasione di u n unico ascolto. Una seconda strada è fatta di una convinzione: che del molto che con una lingua si possa fare, dalle chiacchiere al commercio, dall'istruire al divertire, al costruire filosofie, al dar corpo alla ricerca e alle ipotesi e teorizzazioni delle scienze, in nessuno spazio l'uso di una lingua deve essere accorto, awertito delle risonanze e dissonanze più sottili, come nello spazio della poesia. Sfida su sfida: è alla poesia nelle lingue d'Europa che abbiamo voluto prestare ascolto. È una strada che non potevamo percorrere da soli, noi della giuria: chi scrive e Filippo Bettini, infaticabile promotore, ne sono stati partecipi come presidente e vicepresidente insieme ad Alcibiade Boratto (ex sindaco di Tivoli), Vincenzo Cerami, scrittore e sceneggiatore, Ludovico Gatto storico, Armando Gnisci, comparatista, Mario Lunetta, critico, Giuliano Manacorda, decano degli studi letterari contemporaneistici, Alberto Scarponi, in rappresentanza di "Lettera internazionale", affiancati dalla redazione di "Allegorein", che si è assunta l'onere di selezionare la poesia italiana. Ma, ripeto, il nostro collettivo multilinguismo sarebbe stato ben povera cosa dinanzi alla numerosità e ricchezza delllEuropa linguistica e poetica. La selezione dei testi poetici su cui la giuria ha poi fatto le sue letture e valutazioni è stata svolta e portata a termine da eminenti e fini specialisti che qui è un grato debito ringraziare. Indicazioni preziose ci hanno dato per i l Portogallo e la Galizia Giulia Lanciani (Roma Tre), per la Catalogna Giuseppe Tavani (Roma "La Sapienza"), per la Spagna castigliana Francesco Ardolino [Barcellona), per la Francia Jacqueline Risset (Roma Tre), per l'Inghilterra Nigel S. Thompson (Oxford), per la Scozia Carmine Mezzacapa (Edimburgo), per l'Irlanda Aiden Feerick e Silvia Bertoni (Dublino) per la Germania Nora Moll ("La Sapienza"), per Belgio e Olanda Franco Musarra (Louvain-Leuven, Lovanio) e Ulla Schroleder (Nimega), per la Svizzera Jean-Jacques Marchand e Liliana Ghisletta (Losanna), per la Polonia Jan Slaski (Padova) e Jaroslaw Mikolajewski (Varsavia), per la Russia Maria Carella [Roma Tre), per la Slovacchia Pavol Koprda e Peter Minarik (Bratislava), per gran parte della Slavia del Sud (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia] Predrag Matvejevic' ("La Sapienza"), per l'Albania Italo Fortino (Napoli-Roma) e Blerina Suta (Elbasan), per la Grecia Febo Ghicopoulos (Salonicco), per Malta Arnold Cassola. Altri sono tornati per quest'anno a mani v u o t e dall'esplorazione della poesia e, dirò subito, della giovane poesia di altri territori europei. Perché (ed è questa la terza motivazione che ci ha sospinto] il nostro ascolto ha voluto privilegiare le voci giovani. Può darsi che l'orientarci così sia dovuto al reagire al fatto di vivere (molti di noi) nell'universita italiana, gerontocratica, dove ci si laurea a trent'anni, ci si addottora sui trentacinque, si comincia il cursus a quarant'anni, si è chiamati "giovani" ancora a cinquanta e, in alcuni casi, dedalo di leggi permettendolo, si è andati in pensione a settantasette anni (duce un rettore, del resto non tra i peggiori, che, ad multos annos, marcia verso i novanta]. Può darsi che ci (re)spinga questo. E inoltre la percezione d'una analoga vecchiocrazia che vige anche nel giornalismo. E nella società letteraria, dove qualche rarissimo riconoscimento a persone giovani provoca dimissioni, interviste sui grandi quotidiani, dietrologie dei settimanali maschili, crisi di nervi e di giurie e conseguenti leggende su oscure trame. Può darsi. Ma forse c'è anche un altro filtro di pensieri: quelli che qualcuno di noi ha condiviso con un fisico, Carlo Bernardini. E la riflessione su una certa similarità di movenze tra la costruzione di una poesia e la costruzione di un'ipotesi nelle scienze più dure e pure, la fisica teorica e le matematiche: nell'uno e nell'altro caso si tratta di un lavoro "in levare", di una ricerca di essenzialità a livelli più alti, nell'uno e nell'altro la opportunità maggiore, più felice, si offre a chi sa e può guardare alle cose con occhio nuovo e ricomporlo in una visione nuova. E questo pare fare sì che, mentre narrazione e filosofia diano frutti anche ad età tarde, nuove idee matematiche e nuova poesia irrompano più naturalmente in e per opera di menti giovani. Così, è alla poesia europea più giovane, di non più che trentacinquenni che abbiamo voluto guardare. Del resto, questo ci aiuta a dare ad altri e a noi stessi il senso del carattere non assoluto del premio. Non la poesia europea, con la P e magari con la E maiuscola, ma "solo" la poesia dei men che trentacinquenni. E, in più, nemmeno questa, intesa come complessiva valutazione di cammini poetici, ma "solo" una selezione di ciò che si è pubblicato soltanto in un anno. In questo primo caso: nel 1997. Dalla oraziana Tivoli, ai piedi dei suoi pendii, consegniamo il nostro piccolo pensum: un contributo sicuro, però, all'intrecciarsi delle voci e del mutuo ascolto nell'Europa della giovane poesia. Comuni d'Empa dicembre 1998 L A C O O P E R A Z I O N E T R A N S F R O N T A L I E R A T R A I T A L I A E S L O V E N I A 11 confine più aperto d'Europa di Walter Ferrara La Federazione regionale dell'Aiccre del Friuli-Venezia Giulia ci ha iniliato la tesi di laurea, di cui qui pirbblichiamo un estratto, vincitrice del Premio "Alessandro Leonarduzzi". organizzato dalliiccademia euroyeistica del F.VG. ed intitolato allo scrittore e docente dell'universitù di Padova e di Udine ed animatore, negli anni sessanta, del Moijirnento federalista europeo. La cooperazione transfrontaliera rappres e n t a p e r i l Friuli-Venezia Giulia u n a vocazione e u n a necessità. Gli aspetti geografici, oltre alle fondamentali motivazioni storiche, h a n n o indubbiamente giocato un ruolo determinante nel definire l'ampiezza e l'intensità delle relazioni transfrontaliere nella regione. La frontiera terrestre con Austria e Slovenia, oltre al confine marittimo con la Croazia, hanno infatti reso necessaria la messa in opera di u n a politica di cooperazione tra poteri statali, regionali e locali in un'area che ha sempre a v u t o una notevole importanza politico-strategica, essendo contemporaneamente linea di collegamento tra spazi geopolitici diversi e linea di frattura tra sistemi politici ed economici spesso contrapposti durante i secoli. Risultato di alterne e dolorose vicende storiche, l'attuale confine italo-sloveno è p a s s a t o da u n a situazione di chiusura ermetica negli anni immediatamente successivi al s e c o n d o c o n f l i t t o m o n d i a l e (1947-1955) ad un contesto di relazioni m o l t o più armoniche e serene, tali da poter parlare, non senza qualche forzatura retorica, del "confine più aperto d'Europa': La disintegrazione della Yugoslavia e la prossima adesione della Slovenia all'unione Europea hanno dato un nuovo impuls o alle tradizionalmente intense relazioni transconfinarie italo-slovene, ponendo in primo piano la necessità di affrontare in maniera più specifica le questioni legate alle complementarietà dell'area e ai rapporti di convivenza e cooperazione tra popolazioni di lingua e cultura diversa. Fino a tempi più recenti, invero, le relazioni tra i d u e paesi si s o n o focalizzate quasi esclusivamente su problematiche di carattere politico riguardanti, principalmente, la questione dei beni abbandonati dagli esuli italiani dell'lstria nel d o p o guerra e la situazione delle minoranze. A parte l'alterna atmosfera nella politica di confine, t u t t a v i a , la collaborazione esperita quotidianamente dalle popolazioni di frontiera e motivata da ragioni personali o economiche, è sempre stata dicembre 1998 piuttosto intensa. Con l'entrata della Slovenia n e l l ' u n i o n e Europea, inoltre, cadranno anche le ultime barriere fisiche tra due comunità che hanno sempre cercato di coltivare dei rapporti di civile convivenza nel rispetto democratico dell'identità di ciascuno. Per quanto riguarda le variabili geografiche ed economiche che condizionano le attività di cooperazione nell'area, i principali punti di debolezza riguardano in particolar modo la marginalità e la disomogeneità del territorio confinario e i vincoli morfologici che ostacolano le relazioni e lo sviluppo unitario del territorio frontaliero. La marginalità tipica delle aree di frontiera, la crisi economica, di vaste aree ai d u e lati del confine, le difficoltà di comunicazione, l'esistenza di u n processo di trasformazione socio-economica ancora in corso di svolgimento in Slovenia e l'appartenenza del territorio frontaliero italiano a distinte realtà provinciali, caratterizzate da percorsi storici di sviluppo a s s o l u t a m e n t e diverse tra loro, h a n n o causato la mancata individuazione dell'area di confine come una zona unitaria, penalizzando in particolare la definizione di un programma di strategie unitarie che puntasse ad integrare e a valorizzare le risorse proprie di ciascuna z o n a in u n disegno complessivo. A fronte di queste difficoltà, bisogna tuttavia rilevare l'esistenza di molteplici elementi che fanno dell'ara in questione uno spazio favorevole ad iniziative di cooperazione. Le migliori possibilità di u n aumento delle relazioni transconfinarie tra Italia e Slovenia vengono tuttavia dal generale miglioramento dei rapporti tra i due paesi, il che rende possibile orientare la cooperazione verso più ampie forme di interscambio quali, ad esempio, la realizzazione di reti di informazioni e di servizio transfrontaliere. In g e n e r a l e , si p u ò c o n s t a t a r e c h e il governo sloveno attribuisce una grande importanza al sostegno del processo di cooperazione transfrontaliera tra le entità decentralizzate della Slovenia e il FriuliVenezia Giulia. La c o o p e r a z i o n e t r a n sfrontaliera è infatti ritenuta u n o degli strumenti fondamentali per superare gli specifici problemi di sviluppo delle zone frontaliere, grazie allo sfruttamento del potenziale comune delle aree confinanti e alla creazione di effetti sinergici tali da portare ad un maggior benessere economico e alla creazione di posti di lavoro. Inoltre, la cooperazione transfrontaliera è vista c o m e u n importante strumento per creare c o n t a t t i più stretti con 1'Unione Europea, e quindi per sostenere il Comuni d'Empa p r o c e s s o di a d e s i o n e d e l l a S l o v e n i a all'unione Europea. Un'analisi dettagliata delle attività di cooperazione italo-slovena si traduce in u n lungo ed articolato elenco di fatti di maggiore portata o di piccoli eventi quotidiani. La cooperazione basata su accordi intergovernativi si fonda essenzialmente sulle previsioni degli accordi di Udine del 1955 e di Osimo nel 1975. Benché la cooperazione si stia sviluppando oggi in misura maggiore sul piano municipale, rispond e n d o quest'ultimo livello più efficacemente alla risoluzione dei problemi confinari di natura locale, il ruolo svolto dalle Coininissioni miste create in base alle previsioni dei menzionati accordi interstatali, si è rivelato fondamentale nel creare, nel corso degli anni, una cultura del rapporto, a volte difficile, ma c o m u n q u e sempre dialettico, rivelatosi essenziale per affrontare le sfide poste nel tempo da problemi di varia natura e dai recenti cambiamenti geopolitici dell'area. A livello i n t e r r e g i o n a l e , u n n o t e v o l e i m p u l s o alla c o o p e r a z i o n e è g i u n t o a s e g u i t o della creazione nel 1 9 6 4 dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. Sin dalla sua fondazione, la Regione ha dato particolare rilievo all'intrattenimento di buoni rapporti con le istanze confinanti ed alla promozione di rapporti di cooperazione transfrontaliera. In questo senso, la Regione è stata tra i membri fondatori di Alpe-Adria e partecipa a t t i v a m e n t e ai lavori del Comitato delle Regioni, del Congresso dei Poteri Locali e Regionali d'Europa, della Comunità di Lavoro delle Regioni Europee di c o n f i n e ( A g e g ) , dell'Assemblea d e l l e Regioni d'Europa (Are) e di n u m e r o s e altre organizzazioni a carattere transfrontaliero (Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime, Assemblea delle Regioni Europee Viticole etc.). Per quanto concerne specificatamente la cooperazione con la Slovenia, notevoli sono stati gli effetti sulle attività di collaborazione determinati dal cambiamento della struttura amministrativa slovena, che è stato oggetto, dopo l'indipendenza di u n a riforma radicale. La revisione dei poteri e delle strutture delle entità infrastatali ha determinato infatti il passaggio di molte competenze da comuni molto estesi, composti anche da decine di altre municipalità, ad u n livello più locale. Non vi è quindi attualmente un sistema amministrativo regionale comparabile a quello dell'ltalia e degli altri paesi dell'unione Europea. In pratica, quindi, non vi è una s t r u t t u r a amministrativa regionale c h e L A C O O P E R A Z I O N E possa offrire appoggio ai potenziali partners interessati alla creazione e all'allargamento dei contratti di cooperazione. Questa considerazione 3i ricollega all'attuale dibattito interno sloveno circa i contatti tra entità decentralizzate confinanti. Dato il nutnero elevato di regioni periferiche il cui centro storico si trova ora al di fuori dei confini della Slovenia (Trieste. Gorizia, Klagenfurt, Baljak), la questione riguarda se il miglior approccio da adottare sia un regionalismo "chiuso", che eviti i rapporti con i tradizionali centri regionali di riferimento o, al contrario, un regionalisino "aperto", che incoraggi uno sviluppo regionale basato su sempre maggiori contatti transfrontalieri con le regioni confinanti. È tuttavia soprattutto a livello municipale che si può registrare il maggior numero di iniziative di cooperazione transfrontaliera. Presente soprattutto a livello di singole attività dirette a scopi specifici, il dispiegarsi di iniziative congiunte di sviluppo può vantare in ambito locale una buona tradizione. Benché le municipalità slovene e italiane si siano sinora occupate di coo- T R A N S F R O N T A L I E R A T R A perazione prevalentementr in campo economico, non favorendo in tal modo lo sviluppo unitario e globale della cooperazione transfrontaliera in tutti i suoi possibili ambiti di attività, i contatti transfrontalieri sono sempre stati molto dinamici anche a livello sociale. Molto variegate risultano le attività e le occasioni di incontro r confronto, da eventi di natura econoinica (partecipazione a fiere internazionali, visite di operatori economici, incontri tra esponenti delle locali Camere di Cominercio, creazione di "joint ventur e ~ "tra le industrie) a circostanze di natura sociale e culturale (manifestazioni sportive, gemellaggi, manifestazioni tnusicali e folkloristiche). A livello politico, si segnala in particolare l'incontro annuale dei 40 sindaci di confine, giunto quest'anno alla sua 4" edizione. Nel documento conclusivo dei lavori, i sindaci confermano la loro volontà di fare in inodo che l'integrazione fra i territori divisi da uii confine cominci in primo luogo dalla gente, su obiettivi specifici r per dare risposte concrete a bisogni reali, e quiiidi prosegua nell'interiorizzazione I T A L I A E S L O V E N I A delle rispettive identità e specificità e dei rispettivi bisogni a livello di istituzione locale, e nella conseguente proposizione di essi ai governi centrali. 11 tentativo di creare un sistema integrato di sviluppo armonico a cavallo della frontiera assume un particolare significato per la città di Gorizia, città dove le vicende belliche e post belliche hanno lasciato la pesante eredità di un confine, che taglia il tessuto urbano passando attraverso le strade e le case e dividendo artificialmente un contesto territoriale e sociale di palese unitarietà. In quest'area, due comunità condividono lo stesso bacino naturale del fiume lsonzo e, pur caratterizzate da culture e tradizioni diverse, "hanno saputo costruttivamente e progressivamente creare le premesse per il superatnento delle ferite provocate dalla Seconda Guerra Mondiale e per una pacifica convivenza e tolleranza, nonostante il confine abbia rappreseiitato, prr quarant'anni, la separazione tra due sistemi economicamente e socialmente tra di loro incompatibili, quello occidentale ad economia di tnercato e quello orientale ad economia pianificata': Ercole e i Pigmei (1535), olio su tela, Alte Galerie des Steiermarkischen Landesmuseum Joanneum, Graz Comuni d'Empa dicembre I998 ~'EUYOP mensile dell'AICCRE Direttore: Goffredo Bettini Direttore responsabile: Umberto Serafini In redazione: M a r i o Marsala (responsabile] Lucia Corrias, Giuseppe D'Andrea, Anna Pennestri Gestione editoriale: Europea srl unipersonale Piazza di Trevi 8 6 001 87 Roma Direzione e redazione: Piazza di Trevi 86 001 87 Roma Indirizzo telegrafico: Comuneuropa - Roma tel. (06) 69940461 fax (06) 6793275 http://www.nbn.it/aiccre e-mail: [email protected] Progetto grafico e impaginazione. Maria Teresa Zaccagnini - Roma Stampa: Saleini Pro. Edit. srl - Roma Questo numero è stato finito di stampare nel mese di dicembre 1998 ISSN 0010-4973 Abbonamento annuo per la Comunità europea, inclusa I'ltalia L. 30.000 Estero L. 40.000, per Enti L. 150.000 Sostenitore L. 500.000 Benemerito L. 1.000.000 Melissa (7515- 16) olio su tela, Galleria Borghese, Roma continua do pog. 2 lini: ora che è uscito i l capolavoro, I'editore (chi è? quali persone sono?) ha ricevuto una scossa elettrica, e - siamo sulla f i n e d e l 1998! - ha t e n u t o per d u e a n n i u n atteggiamento assolutamente unico d i autosabotaggio, ignorando la sua creatura, emarginandola dalla propria pubblicità, non provocando d i b a t t i t i locali e nazionali, eccetera eccetera. Verrebbe da domandarsi: che c'è sotto? Forse niente: magari è u n caso d i i m b e c i l l i t à pura e semplice, c o n l'aggiunta d i u n rancore (di che genere?) di qualche funzionario di modesto livello, m a con le mani sulla distribuzione. Comunque è una vergogna della intera casa editrice "Il M u l i n o " : questo è sicuro. Una vergogna c h e , m a g a r i c a s u a l m e n t e , si a g g i u n g e all'improvviso all'ostilità - d i centro, d i destra, di sinistra - a t u t t o c i ò che è autenticamente, polemicamente e "fastid i o s a m e n t e " federalista da p a r t e d i n o n poche case editrici: m a questo è u n ulteriore, amaro discorso. M a le r e c e n s i o n i c h e h a n n o i g n o r a t o il v o l u m e d i Paolini? p a r l o s o p r a t t u t t o dei grandi quotidiani, c o n le loro "sapute" dicembre 1998 pagine culturali, e delle riviste politiche d i successo. Persona che conosco assai bene ha p u b b l i c a t o t e m p o f a , c o n u n p i c c o l o e d i t o r e toscano (piccolo, m a di u n c e r t o prestigio), u n libro per cui l'autore ha ricev u t o calde, caldissime valutazioni da pensatori u f f i c i a l i della Repubblica (i Saggi, che ci insegnano a pensare e a comportarci bene), i quali distillano i loro "pareri" sui principali quotidiani italiani (dove godono di ampio spazio, come nobile e opportuna copertura della perdurante e universale t a n g e n t o p o l i e della corsa generale al potere per il potere): ebbene, dalle lettere private (vi assicuro, le ho lette: calde, entusiastiche) n o n si è mai passati alle recensioni. Il l i b r o " n o n faceva pena": t a n t o è vero che sono uscite alcune meticolose e "affascinate" recensioni su quotidiani, m a non i n quelli dei Saggi sullodati, e sopratt u t t o non ad opera di recensori stabili m a di collaboratori occasionali, amici personali dell'autore. I recensori (pare) sono soggetti alla servitù di u n p a t t o corporativo per cui c'è chi deve essere recensito e chi no, oltre alla riservata "preferenza editoriale". M i fermo qui: credo che basti. Comuni d'Eurupa 1 versamenti devono essere effettuati: 1) sul c/c bancario n. 40131 intestato a Europea srl unipersonale c/o Banca di Roma, dipendenza 88 (CAB 03379; ABI 3002), Piazza SS. Apostoli, 75 - 00187 Roma, specificando la causale del versamento; 2) sul ccp t i . 38276002 intestato a "Comuni d'Europaw, Piazza di Trevi, 8 6 001 87 Roma; 3) a mezzo assegno circolare - non trasferibile intestato a: Europea srl unipersonale, specificando la causale del versamento. Aut. Tnb. d i Roma n. 4696 de11'11-6- 1955 La vecchia centrale dà ancora luce. All'arte Da vecchio impianto di produzione di energia elettrica di inizio secolo a moderno Art Center: Acea, coniugando archeologia industriale e arte antica, ha aperto a Roma un nuovo spazio museale. ENERGIA PER LA Art Center Acea Centrale Montemartini via Ostiense, 106 Roma Orario: mar.-ven. 10- 18 sab.-dom. 10-19 lun. chiuso Segreteria, informazioni e prenotazioni: Associazione Civita te1.06/6991191 Le macchine e gli dei Scutture di Roma antica alla Centrale Montemartini a cura della Somintendenza ai Beni Cuhrali del Comune di Roma P