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mensile dell'Aiccre, associazione unitaria di comuni province e regioni
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Q u a r t i e r e
ai!-a
R e g i o n e
p e r p u n a U p n ~ i o n e E u r o p e a
F e d e r a l e
rubrica di Umberto Serafini
Europa, moralità editoriale,
servitù dei recensori
D
Le immagini che illustrano questo numero di
"Comuni d'Europa" sono dedicate alla grande
mostra di Dosso Cossi (1486-1542) a Ferrara.
Sempre a Ferrara, dal 12 al 14 novembre, il
Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa
ha tenuto il suo VI1 Congresso europeo dei
Comuni gemellati: i resoconti e i commenti
più avanti in queste stesse pagine.
in copertina: Sibillo (1524-25), olio su tela,
State Hermitoge Museum, San Pietroburgo
sopra: San Michele sconfigge Satana (1540),
olio su tela, Staatliche Kunstsammlungen, Dresdo
Chiaroscuro
di Umberto Serafini
Immaginiarrio il m o n d o di domani
3
di Nicolo Zingorett~
U n millennio senza debiti
di Siluann Paruolo
4
-
1 paesi del futuro che n o i l arriva inai
o curo di Renata Londotti
Per la completa cancellazione
del debito
6
o cura di Victor Mogior
7
U n grande progetto oltre il 2000
9
Porte aperte ...
10
a ciira dLCluxeppe DAndrea
Confronto tra cittadini etl eletti
11
d~M.M.
La giovane poesia cilropea
di Tulho De Maura
--
p
Il confine p i ù aperto d'Europa
dL Walter~mrraro
--
P
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12
73
opo tre anni di lavoro intenso, a fine
' 9 6 il volume, consegnato all'editore
("Il Mulino"), era stampato e agli inizi del
'97 entrava i n circolazione: "Altiero Spinelli - dalla lotta antifascista alla battaglia per la Federazione europea - 19201948: documenti e testimonianze" di
Edmondo Paolini (623 pagine). L'ho avuto
brevi manu dall'autore, appena uscito.
M i son detto allora: questo è i l libro dell'anno. Spinelli è probabilmente l'unico
genio politico dell'ltalia di questo dopog u e r r a , a c c a n t o a u n a assai r i s t r e t t a
c o m p a g i n e d i s t a t i s t i d i v a l o r e : ma è
anche un eccezionale prosatore, n o n
esclusivamente politico: sarebbe ora che
si proponessero tesi d i laurea su di lui,
accanto a quelle abituali su Machiavelli
e Guicciardini. M a è anche u n personaggio complesso e attendevo, per così dire,
al varco Paolini, i n questa elaborata opera d'insieme, dopo q u a n t o aveva finora
anticipato biograficamente su Altiero e
curato amorevolmente i suoi testi: debbo
dire che il risultato ha superato l'attesa,
perché si t r a t t a di un piccolo capolavoro,
c o n f e r m a n d o s o p r a t t u t t o i n Paolini la
stoffa dello storico autentico, oggi raro.
I n f a t t i tecnicamente il libro si presenta
come una organizzazione cronologica di
carte (soprattutto poliziesche) su Spinelli, indagate nell'Archivio centrale dello
Stato, e di documenti dell'archivio privat o di Spinelli, depositati presso g l i Archivi storici delle Comunità europee d i
Firenze, i l t u t t o i n t e g r a t o e coordinato
da Paolini, sia con testi dello stesso Spinelli (un mare i n cui l'autore naviga da
sperimentato nocchiero) sia con proprie
parafrasi e commenti appropriati: ma a
questo Paolini aggiunge, con una conoscenza a m b i e n t a l e straordinaria, t e s t i monianze, anche critiche, che collocano
via via la riflessione di Spinelli, obiettivamente, nel c o n t e s t o storico, sociale,
f a m i l i a r e i n c u i è n a t a e cresciuta. La
sapienza dello storico - cioè Paolini - sta
nell'evitare scrupolosamente ogni caduta
agiografica, e nel sottolineare non solo le
incertezze, che A l t i e r o verificava i n se
stesso, ma altresì le riserve degli amici e
di t u t t o i l suo entourage. Anche la fonte
delle sue idee si individua costantemente
(delle sue, di Ernesto Rossi e di Colorni,
per esempio, nella nascita del Manifesto
di Ventotene, che cosi largamente si confronta con l o straordinario federalismo
inglese), p e r m e t t e n d o nel contempo d i
valutare il contributo creativo di Altiero
(tornando al Manifesto, non t a n t o i l tess u t o ideologico - cosi largamente,
appunto, inglese, oltre che dovuto,
a g g i u n g o i o , ad a l c u n e r i f l e s s i o n i d i
Corni
d'Empa
Colorni, visibili per esempio nella introduzione non firmata - quanto il cogente
programma d'azione, t u t t o spinelliano).
Soprattutto, insisto, il libro non è mai un
"santino": è l'analisi di un vulcano, con il
fuoco e la lava; e I'ideologo rimane sempre
un uomo, perfino - questo "bifolco", come
era talvolta considerato Altiero - con le
sue tenerezze. Al pari dei più valorosi fisici
teorici, Spinelli non è visto nel libro solo
da un punto di vista "sperimentale", ma con u n rischio che coire ogni storico di
razza - da una speculazione intuitiva, si
direbbe a priori, non turbata ma suffragata
d a l l a selezione i n t e l l i g e n t e , a n c h e se
vastissima, dei documenti.
Del resto - lasciatemelo dire - l'unghiata
Paolini l'ha data davvero a priori (e questo
libro, a ben vedere, ne è la conferma), col
suo primo libro su Spinelli ("Altiero Spin e l l i . A p p u n t i per u n a b i o g r a f i a " , d e l
1988): il personaggio "storico" Spinelli è
m o r t o portando con sé una sua tragica
incertezza, che va ben al di là della congiuntura politica e lo colloca per questo
nella sua epoca e nei suoi irrisolti problem i "metafisici': Altiero è morto sentendosi
portato a una filosofia nichilista (peggio
di un Giordano Bruno, con un "Dio che è
morto"), ma pervicacemente immerso anche moribondo - in un irresistibile agire
kantiano. Ne ero convinto anch'io, ma in
quel primo, prezioso l i b r e t t o Paolini lo
aveva rilevato irrefutabilmente.
Ciò premesso, questo volume - già nel
gennaio '97 - m i è parso un assai opport u n o e tempestivo testo pedagogico. La
formazione stessa d i Altiero è una cura
violenta contro il trasformismo nostrano:
ideali e realtà sono sempre compresenti e
si sorvegliano a vicenda. E inflessibile tra
le astrazioni mondiali di Campagnolo e il
ripiegamento nazionale di Ernesto Rossi:
ma soprattutto si mostra a nudo, quando
si presenta nelle istituzioni europee come
indipendente, appoggiato da quel Partito
comunista italiano, che lo aveva cacciato.
" P e r c h é q u a l c u n o si m e r a v i g l i a ? h o
abbandonato i l Pci quando seguiva una
linea politica sbagliata: ora il Pci ha aderito alle mie idee e io gli permetto quindi
di presentarmi (naturalmente sono io che
lo strumentalizzo a buon fine)". Insomma
è un'opera, questa storia di Spinelli, eccezionale per riallacciare i giovani migliori g l i "aventiniani" dell'impegno politico alla vera politica.
Bene: detto quasi t u t t o quel che dovevo
del libro di Paolini, ora debbo parlare brevemente - non merita un lungo discorso della casa editrice "Il Mulino': Finora aveva
pubblicato t u t t i i lavori spinelliani di Paosegiie o pagina 15
dicembre 1998
Immaginiamo il mondo di domani
di IYicola Zingaretti
Ninfa e Satiro (1508-91, olio su tela, Palazzo Pitti, Firenze
n noto giornalista alcuni giorni fà, riferendosi al problema del
debito estero dei Paesi poveri scriveva ''...per ogni dollaro che
viene inviato in aiuti nel Terzo Mondo, i paesi del G7 intascano 3
dollari in interessi sul debito".
Questa semplice frase rende a mio giudizio bene l'idea di quanto
complesso e centrale sia diventato oggi nel mondo il tema del debito
estero. E' ormai evidente infatti, che di fronte ad economie deboli
che avrebbero bisogno di dinamicià, ingenti risorse, tecnologie per
rimettersi in moto, anche il flusso degli aiuti umanitari e non, che
proviene dai Paesi ricchi, può diventare una cinica partita di giro,
rispetto al peso schiacciante che comporta per queste economie il
debito accumulato nel passato.
Non è una questione di facile soluzione. Soprattutto tra i Governi dei
Paesi creditori il fronte e abbastanza compatto, nessuno vuole essere il
primo a rompere e a introdurre novità o cedimenti, che metterebbero a
rischio la riscossione di cifre da capogiro. Eppure qualcosa si muove.
Dopo che l'uragano Mitch ha devastato gran parte del Centramerica,
provocando danni incalcolabili alle popolazioni ed alle economie di
molti Paesi, la Francia di Lionel Jospin ha dato un segnale forte,
concreto e coerente; non si è limitata ad organizzare aiuti e sostegni,
ma è andata dritta al cuore del problema, proponendo la cancellazion e totale del debito estero che il Nicaragua e I'Honduras hanno con
la Francia, per un totale di circa 170 miliardi.
Questo gesto ha avuto il merito innanzitutto di rilanciare questo tema in
maniera forte e ha costretto molti Governi europei a porsi il problema. Se
Spagna e Germania sembrano orientati a seguire l'esempio francese, il
governo di Londra ha lanciato l'idea di una moratoria sui pagamenti.
L'Italia sta studiando forme simili di sostegno, che puntano o ad una
cancellazione o ad un annullamento degli interessi per un lungo periodo
di anni. In realtà il caso del Centramerica ha reso evidente un altro elemento che e un po.' il nocciolo del problema. Se non si vuole che centinaia di milioni di uomini e donne siano costretti per un lungo futuro ad
uno stato di povertà, con tutto ciò che ne deriva, fame, immensi processi
U
dicembre 1998
migratori, sottosviluppo, allargamento in negativo del gap tecnologico
ecc., non si può più non affrontare questo tema dello strangolamento
delle economie e del peso schiacciante del debito e degli oneri.
1 Paesi ricchi hanno un interesse ad affrontare questi problemi, non possono rassegnarsi ad intervenire sempre dopo: dopo un drammatico evento naturale che accentua il problema, o dopo l'esplosione di una guerra,
o dopo l'avvio di grandi fughe verso i paesi ricchi, o dopo lo scoppio di
carestie. Non possono per un problema di c ~ l t à e, non possono perche
non e più possibile curare solo i sintomi di una malattia, o m a i è evidente che occorre aggredirne la causa o una delle cause maggiori.
Se tra i governi eccetto alcune eccezioni si parla molto ma si fa poco,
è diverso per il mondo delle Organizzazioni non Governative. Spesso
sostenute da autorevolissimi aiuti, non ultimo quello del Santo Padre,
negli ultimi tempi si sono moltiplicati appelli e campagne internazionali che chiedono la cancellazione del debito. Campagne come
"Jubilee 2000" o "Sdebitarsi", che puntano chiaramente all'annullamento del debito estero per il 2000.
o n o campagne importanti. Coraggiose voci che si alzano per
protestare e spingere la ruota della storia verso valori che nel
nuovo secolo non solo non devono scomparire, ma anzi dovrebbero
imporsi con maggiore forza.
E qui c'è l'ultimo aspetto. Non solo economia, non solo sviluppo, non
solo concretezza, ma anche scontro etico e di valori. Ho detto della
"convenienza", che comunque avrebbero a mio giudizio i Paesi ricchi ad
affrontare questo tema, ma è chiaro che su un piatto della bilancia ci
sono interessi economici enomi, soldi, risorse, e dall'altra beni che possono essere considerati da alcuni di non "pari valore", come la vita degli
altri, la dignità, il diritto all'autodeteminazione.
Non bisogna illudersi, e così, ma allora di scdntro tra valori diversi si
tratta e la battaglia può assumere significato ancora più forte, e si
capisce perchè tutto ciò rappresenta un discrimine per immaginare il
mondo nel nuovo millennio.
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Comuni
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Un millennio senza debiti?
di Silvana Paruolo
1 divario fra sviluppo
e crescita eco. .
nomica si a!jgrava e si allarga. Lo
ribadisce a riche l'ultimo rapporto Onu
sulla povertà -svili~ p p o E. la crisi del debit o estero nei Pvs (2.177 miliardi di dollari
alla fine del '96) è una delle cause certe
del crescente impoverimento di una parte
consistente dell'umanità. Gli investirnenti
direttamente produttivi vengono frenati
dall'insufficiente risparmio, dalle incerte
prospettive, dalle politiche economiche
(rnonetarie) restrittive, dagli effetti del
debito estero.
Anche senza voler tener conto dei costi
sociali indotti dalla crisi debitoria, argomenti finanziari (insostenibilità dell'attuale peso del debito) e effetti boomer a n g (inquinamento; forte pressione
migratoria; esportazione di terrorismo;
e s p o r t a z i o n e di d r o g a per disporre di
valuta con cui pagare i servizi del debito,
ecc.) richiedono oggi, più c h e mai, un
nuovo approccio del debito.
Che fare? Cogliere nel Giubileo la grande
occasione storica per una cancellazione
totale dei debiti? 11 capitale prestato è
stato restituito più volte, sono gli interessi a creare il problema. Correlare cancellazione e10 riduzioni con interventi a favore dello sviluppo (anche sociale) e dell'ambiente? Cancellarli o continuare a
rinegoziarli, ristrutturarli e10 convertirli in
investimenti? Rifinanziare i debiti n o n
saldati mediante aiuti non rirnborsabili? 11
dibattito resta aperto.
c o o r d i n a t a ) e u n :oord i n a m e n t o delle
istituzioni internazi onali per un gcwern o
(sia pure imperfett~
o) da Ila realtà internazionale; e contiriua a essere di!sponibile ad e s a m i n a r e posi t i v a m e n t e ogni
nuova iniziativa.
1
Una cosa è certa, parlamenti, società civile
e parti sociali rivendicano un potere di
indirizzo e controllo. A fronte della gravità
della situazione, sono state a w i a t e varie
azioni: un'iniziativa della Chiesa anglicana
inglese, e l'appello del Papa nella cainpagna Giubileo 2000, a favore della cancellazione dei debiti; una raccolta di firme
promossa dalla Conferenza degli Istituti
missionari italiani (che attualmente hanno
raggiunto la soglia di 300 mila firme); la
campagna Sdebitarsi (1Jn rnillennio senza
debiti) il cui coordinamento (in Italia) è
situato presso Movimondo.
L'Italia ha sempre sostenuto, sia a livello
politico c h e finanziario, le iniziative a
favore dei paesi poveri ed indebitati. È
u n o dei paesi i n d u s t r i a l i z z a t i c h e in
questi anni ha attivato maggiori procedure di riduzione, parziale o totale, del
debito: negli ultimi anni, la "remissione
debitoria" italiana coinplessiva ha superato ampiamente i tre miliardi di dollari.
11 nostro paese ha d a t o u n contributo
all'avvio dell'operazione Hipc (Highly
Indebited Poor Country), richiede iniziative comunitarie e multilaterali sul debit o ; auspica una riforma (organica e
Comuni
d'Empa
D
a parte sua, il parlamento rivendica
un potere di indirizzo e di controllo anche sulle grandi scelte sovranazionali. Nella legislatura in corso sono stati,
tra l'altro, approvati: 4 provvedimenti
concernenti finanziamenti e contributi
italiani a banche e fondi internazionali di
sviluppo, Associazione internazionale per
lo sviluppo (lda), Fondo monetario internazionale, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), Fondo african o di sviluppo (Fad) e Fondo asiatico di
sviluppo (Adf); la mozione Cherchi, che
impegna il governo italiano a inserire,
nell'ordine del giorno dell'assemblea delle Nazioni Unite, la richiesta di un parere
consultivo della Corte internazionale di
giustizia dell'Aja sulla regolazione del
debito internazionale (si p u ò parlare di
usura?); la risoluzione De Benetti che
impegna il governo ad appoggiare le iniziative assunte dalla Commissione dell'Ue
e in sede Onu, e a sostenere la cancellazione del debito internazionale in modo
controllato e progressivo, s o t t o la vigilanza di adeguati organi internazionali,
stabilendo una correlazione tra ammortamento del debito e politiche di risanadicembre 1998
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V I A
m e n t o dell'ambiente e della ristrutturazione dell'ecosistema d a n n e g g i a t o o
eccessivamente sfruttato; la risoluzione
Saonara, che impegna il governo a impegnarsi con gli strumenti della cooperazione bilaterale e comunitaria; l'iniziativa
Pezzoni, con cui il parlamento chiede al
governo concertazione, e relazioni sulle
posizioni assunte dai rappresentanti italiani negli organismi multilaterali di sviluppo, e sui progetti approvati nelle stesse sedi; la correlazione con la campagna
di riforma della Banca mondiale, ecc.
.Continua anche l'impegno del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), c h e nel 1997 ha prodotto l'ottimo
rapporto di Susan George su "11 debito
estero dei Paesi del bacino Mediterraneo':
M
a procediamo con ordine: come si
è arrivati a questa crisi debitoria?
Chi riguarda? In che cosa consiste?
Fonti serie di informazione sul debito dei
Pvs sono la Banca mondiale e I'Ocse. La
prima si basa su un sistema di rapporto
dei debitori; le cifre dell'ocse si basano
invece su dati relativi ai creditori.
Tuttavia, tra le cifre riportate dalla d u e
istituzioni s o n o riscontrabili differenze
sostanziali. Da anni le d u e istituzioni promettono di armonizzare i loro sistemi ma,
ad oggi, tale promessa è rimasta incompiuta. Ad esempio, mentre la stima della
Banca relativa al debito totale per il 1994
è di 1.945 miliardi di dollari, la stima del1'0cse è di 1.687 miliardi di dollari.
Alla fine del 1 9 9 7 - secondo una stima
del Fmi - il debito estero totale dei Pvs
dovrebbe attestarsi sui 2.066 miliardi di
dollari, di cui 1.244 miliardi con creditori privati.
11 debito dei paesi "in transizione" dell'Europa centro orientale e dell'Asia centrale ex sovietica ammonta a 294 miliardi
di dollari circa.
LA CRISI DEBITORIA E I SUOI PERCHE
11 debito dei Pvs nei confronti dei paesi
industrializzati è riconducibile a tre grandi
categorie: il debito commerciale (derivant e dallo squilibrio della bilancia dei pagamenti); il debito bancario; il debito d'aiut o (prestiti a tasso agevolato finalizzati ad
aiutare lo sviluppo di un paese, che possono essere bilaterali o tnultilaterali).
La crisi debitoria è una crisi composita;
che viene soprattutto dal nord: dall'aumento dei tassi di interesse e dagli squilibri dell'economia mondiale seguiti ai due
shock petroliferi degli anni '70; ma anche
dall'imposizione - da parte dei creditori
pubblici (governi del nord e banche multilaterali) - a questi paesi di modelli di
sviluppo che si sono mostrati errati. Né
v a n n o dimenticati altri fattori, quali ad
esempio la scelta dei paesi dell'opep di
mettere i loro petrodollari a disposizione
delle banche occidentali aprendo cosi le
porte ad una vera colonizzazione (presta-
dicembre 1998
D I
S V I L U P P O
E
re a usura è severamente vietato dalla
legge islamica!).
Quando le quote d'interesse dovute e non
p a g a t e v e n g o n o p o r t a t e a capitale, si
verifica quella che Keynes chiai~iava "la
magia dell'interesse composto". Grazie a
questa magia, si è registrata una dilatazione enorme del debito. Ad esempio, I'America Latina dedica al p a g a m e n t o del
costo del servizio e del debito il 50% del
valore delle proprie esportazioni a n n u e ;
l'Algeria il 70%; il Marocco il 32%.
L'effetto positivo delle rimesse degli emigrati v i e n e a n n u l l a t o dal servizio del
d e b i t o : il India, c o m e in Pakistan, in
Egitto, in Marocco ecc. Per la maggior
parte dei paesi poveri, un dollaro su tre
della valuta guadagnata vendendo prodotti sul mercato mondiale serve semplic e m e n t e a p a g a r e il "servizio", c h e le
banche private internazionali h a n n o fatto
loro facendo credito negli anni passati ai
vari Mobutu e Pinochet.
Agli oneri debitori - emerge da un dossier
della rivista Nigrizia - i paesi asiatici
devono destinare il 7.7% delle loro entrat e da esportazioni (era il 10% all'itiizio del
decennio); gli africani, i l 28,7010; l'America
latina, il 34,2010 [nel 1996 oltre i 40% e
talvolta il 50%); i paesi ex comunisti,
oltre il 20% delle esportazioni nel 1991,
e poco sotto il 10% nel 1997.
Ma il debito si e consolidato - non solo
per la magia degli interessi - anche per
l'esaltazione di modelli di sviluppo a n c h e agricolo - inadatti, e indirizzati
verso le esportazioni. Ad esempio, I'Egitto, il Marocco e la Tunisia devono import a r e o l t r e 113 del l o r o f a b b i s o g n o di
cereali. L'Algeria importa 213 del suo fabbisogno. Tunisia e Marocco sono diventat e importatrici di leguminose. Tutto ciò
ha contribuito a formare, a u m e n t a r e e
perpetuare il debito.
1 creditori accettano solo valuta pesante
per il pagamento dei servizi di debito e
tale valuta deve essere ottenuta attraverso
le esportazioni [o attraverso il turismo e le
rimesse dei lavoratori emigrati). 11 sovrappiù di merci - derivante dall'esportazione
di prodotti simili o identici da parte di un
certo numero di produttori - fa nascere il
cosiddetto adding up problem. Non è
necessaria una laurea per capire che un
eccesso di offerta di merci sul mercato
mondiale riduce i prezzi per tutti i produttori di un singolo paese.
Inoltre, finora, è mancata la ricerca di un
rapporto equilibrato tra crescita del mercato interno (non solo dei singoli paesi,
ma anche di aree corrispondenti a processi d'integrazione sub-regionale) e apertura alla c o m p e t i t i v i t à i n t e r n a z i o n a l e .
Esportazioni e importazioni di questi paesi modellano il sistema produttivo in funzione degli scambi con l'unione europea
e paesi terzi, e n o n in f u n z i o n e degli
scambi fra loro.
Occorre riconoscere la realtà politica della
crisi del d e b i t o : le istituzioni ufficiali,
Comuni
d'Empa
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incaricate di gestire la crisi del debito e se possibile - alleviarne gli effetti nei Pvs
più poveri, si sono dimostrate incapaci di
fare previsioni e analisi, e men che meno
di migliorare o porre rimedio alla situazione. La Banca mondiale. ad esempio,
opera attraverso u n a logica c h e taglia
fuori il sistema Onu, i governi, l'Europa, e
i parlamenti. Facendo riferimento a questioni ambientali, al debito estero e allo
sviluppo sociale, si rileva che le politiche
del Fondo monetario e della Banca mondiale si scontrano con le priorità delineate
dalle stesse agenzie Onu.
1 piani di aggiustamento strutturale e le
cosiddette Country assistence strategies
s o n o documenti negoziati fra la Banca
mondiale e i governi, finora senza la partecipazione dei parlamentari dei paesi donatori, n é della società civile. Per anni la
Banca mondiale è stata al centro di numerose e violente critiche da parte di governi
e associazioni non governative, per I'enorme impatto ambientale e sociale dei suoi
progetti e delle sue politiche di sviluppo.
Nel 1993 tuttavia si è verificato un fatto
nuovo, nel senso che alle critiche esterne si
sono aggiunte una serie di considerazioni
interne. Inoltre, a n c h e nel g o t h a della
finanza internazionale si sta insinuando il
dubbio che le politiche di aggiustamento
economico e strutturale, così come sono,
facciano più guai che altro.
11 problema del debito ha a v u t o inizio
negli a n n i ' 6 0 - ' 7 0 . Nella prima m e t à
degli anni '80 è divenuto chiaro che molti paesi debitori non erano in grado di
ripagare i prestiti ricevuti, s o p r a t t u t t o
dalle banche commerciali.
S o n o allora s u b e n t r a t e l e i s t i t u z i o n i
finanziarie multilaterali - Fondo monetario internazionale e Banca mondiale - che
hanno offerto nuovi prestiti per aiutare a
pagare gli interessi dei debiti precedenti e
per ristrutturare il debito.
D u e i p r i n c i p a l i t i p i di m i s u r e : u n a
ristrutturazione del debito fra istituzioni
finanziarie internazionali e ciascun paese
(che allunga il periodo di ammortamento
per il pagamento del debito e n e riduce il
tasso di interesse); e l'annullamento parziale del debito (sia in conto capitale, sia
in conto interessi).
Per fornire q u e s t o a i u t o , le istituzioni
finanziarie sono andate elaborando condizioni, e in particolare stringenti programmi
economici, noti come Programmi di aggiustamento strutturale, che mirano ad aiutare
il paese a ripagare il debito attraverso I'accumulo di valute pesanti: essenzialmente
aumentando le esportazioni, diminuendo le
importazioni, e a t t u a n d o programmi di
risanamento e riduzione della spesa pubblica. Ciò comporta, tra l'altro, l'apertura delle
strutture economiche-produttive ai capitali
stranieri, attraverso privatizzaziotii e altri
programmi di incentivazione.
pagina accanto: Ira (o La Zuffa) (1575-16),
olio su tavola, Fondazione Cini, Venezia
N O S T R A
I N ' ~ E R V I S ' ~ AA L L ' O N O R E V O L E
M O R S E L L I
1 paesi del futuro che non amva mai
a cura di Renata Landotti
Di un futuro inteso in termini occidentali
di miglioramento del tenore di vita, della
disponibilità di beni e di servizi che solo
situazioni economico-finanziarie consolidate e tradizioni democratiche comprovate possono fornire in modo duraturo e
continuativo. Un futuro che continua a
rimanere una promessa per la maggioranza delle popolazioni di Paesi le cui economie sono frenate proprio dagli strumenti
che paradossalmente e artificiosamente
dovrebbero aiutarle a decollare: prestiti
internazionali, aggiustamenti strutturali,
cooperazione allo sviluppo.
Ne parlo con I'on. Stefano Morselli, componente della 111 Commissione permanente esteri e dell'ocse, deputato nella X11 e
nell'attuale X111 legislatura, iscritto al
gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale nel cui ambito e il responsabile della
cooperazione internazionale e firmatario,
Algeria
Angola
Argentina
Brasile
Camerun
Cile
Colombia
C0ng0 (ex Zaire)
Costa d'Avorio
Costa Rica
Ecuador
Egitto
EI Salvador
Guatemala
Honduras
Marocco
Messico
Nigeria
Panama
Paraguay
Perù
R.Dominicana
Sudan
Tanzania
Tunisia
Uruguay
Venezuela
fra le altre, di una proposta di legge sulla
riforma della politica di cooperazione allo
sviluppo (Proposta di legge d'iniziativa
dei deputati Morselli, Tremaglia, Trantino,
Zacchera, Amoruso, Rallo, "Riforma della
politica di cooperazione allo sviluppo",
presentata il 24 giugno 1997, N. 3908
Camera dei Deputati).
Facciamo riferimento all'attualita. Alla
f i n e di o t t o b r e i l F o n d o M o n e t a r i o
Internazionale ha deciso di accordare
al Brasile u n prestito storico di 3 0
miliardi di dollari, allo scopo di f a r
fronte al deterioramento della situazione economica interna e debitoria
esterna del Paese, che rischia di ripercuotersi pesantemente sulle economie
dell'America latina.
La situazione non è così semplice. 11
Brasile paga a sua volta per i problemi di
altre economie. Ad esempio la grave crisi
della Russia ha prodotto pesanti scompensi sull'acquisto della canna da zucchero, di cui il Brasile è uno dei principali
esportatori. D'altra parte è di questi giorni
la notizia di un rinnovato interesse degli
investitori per i Paesi dell'America latina,
e per il Brasile in particolare, cioè per
queste economie ad alto rischio ma con
grandi potenzialità per gli investimenti e
quindi di guadagno.
Non Le sembra che la comunità internazionale critica l'etica ma di fatto supporta la pratica economica di molti
regimi discutibili?
Certo. Quanti di questi fondi non vengono utilizzati per le finalità previste, ma
per comperare armi, per consolidare posizioni di conculcamento di diritti umani?
L'affare degli affamati e un grosso problema di etica economica. Di fatto molti Pvs
utilizzano le loro risorse interne per armare eserciti e procurarsi armi nucleari: affidano poi alla carità internazionale la cura
dei bisogni primari della popolazione.
Non si può rimanere indifferenti davanti
ad un bambino che soffre o muore di
fame; ma si deve mettere in mora il Paese
che non lo nutre.
Basta pensare all'lraq, un Paese ricco
dove oggi la popolazione soffre per i
perversi meccanismi della volontà di
potenza delle parti.
Sono sempre stato contro gli embarghi,
perchè sono convinto che dove non passa
il cibo oggi, domani possono passare gli
eserciti. E anche vero che bisogna rispettare le regole imposte dal gioco internazionale, ma è altrettanto vero che se alcuni Paesi dell'occidente adottano I'embargo, altri si buttano a capofitto in queste
Comuni
d'Empa
situazioni ottenendo guadagni molto
maggiori grazie a posizioni di monopolio.
Quanto d'ovra concedere l'occidente, al
non-Occidente, per rimanere tale?
1 problemi dell'occidente nascono dal
problema demografico, cioè I'invecchiamento della popolazione: c'è un rapporto esattamente inverso tra l'età della popolazione
della Svezia e quella del Kenya. Per uno stato, infatti, un conto è pensare alla terza età,
un conto è pensare alla forza lavoro.
Credo che l'occidente debba cominciare a
pensare a politiche, anche di intervento
demografico, che ne tutelino la soprawivenza nel tempo. La globalizzazione non
deve essere caos, non deve essere perdita
di identità. Tutti noi dobbiamo cercare di
mantenere le nostre particolarità, le
nostre culture, e le multinazionali sono le
prime colpevoli della perdita di identità
delle popolazioni dei Pvs: hanno cercato
di creare un nuovo mercato e non una
indipendenza economica, quindi culturale. Ora il meccanismo innescato dall'occidente rischia come un boomerang di
ritorcerglisi contro.
Sono sempre più frequ ti gli appelli
provenienti da più parti p< una cancellazione del debito delle Very Highly lndebted Countries e, in occasione di emergenze particolarmente gravi, dei Pvs.
Concordo per ragioni di principio e
anche filosofiche. È assurdo cercare di
rientrare di crediti di fatto inesigibili o
continuare ad erogare fondi per ripagare
gli interessi di un debito maturato. Bisogna
però agire con cautela, per non perpetrare
una grossa discriminazione nei confronti di
quei Pvs che si sono adeguati alle richieste
di ristrutturazione economica anche con
pesanti sacrifici delle popolazioni.
La politica della cooperazione va ripensata totalmente in termini di qualità degli
interventi. 1 Paesi cosiddetti ricchi sono
intervenuti finora sui Paesi cosiddetti
poveri, sradicandoli dalla loro cultura
anche sulla base di falsi pietismi e di aiuti
cosiddetti disinteressati, che spesso sono i
più interessati di tutti.
Queste sono alcune delle convinzioni che
mi hanno spinto a presentare una proposta per una legge trasparente sulla cooperazione, una legge che consenta di effettuare seri controlli, di ridare ordine al settore e, grazie ad una apposita banca dati,
di sapere chi fa cosa e quanto spende, per
fare della cooperazione anche un volano
per le Pmi nazionali e non più solo terreno di beghe di palazzo, lotte tra ministeri,
monopolio di pochi. La gente che lavora
seriamente deve essere sostenuta, i truffatori devono essere mandati a casa.
dicembre 1998
N O S T R A
I N T E R V I S T A
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Per la completa
cancellazione del debito
a cura di Victor Magiar
I Forum sul debito estero dei paesi più poveri, tenutosi in Campidoglio a Rotna nell'ottobre 1997, è stata la prima occasione
cui organizzazioni religiose e laiche italiane si sono incontrate su
questo tema con esperti italiani ed esteri.
La petizione avviata dalle 16 congregazioni missionarie aderenti alla
Cimi, la consegna di oltre 300.000 firme al Presidente del Consiglio
Prodi lo scorso 1 " tnarzo e un seminario di lavoro con Ann Pettifor,
coordinatrice della campagna internazionale "Jubilee 200OW,sono
state le tappe successive che hanno portato alla definizione dell'Appello per un inillennio senza debiti e alla costituzione della campagna "Sdebitarsi", sostenuta da numerose associazioni, organizzazioni non governative ed enti locali.
1
Abbiamo incontrato Liliana Cori, u n a delle più attive protagonis t e delle Ong italiane e di questa campagna la cui azione è rivolta verso gli organismi internazionali, c o m e il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale, ed i governi dei paesi del
nord del pianeta considerati i maggiori responsabili del fenomen o , e ci spiega:
Occorre uscire dalla spirale del debito in tnodo definitivo: le politiche di aggiustamento strutturale imposte dai paesi creditori e
dagli organismi internazionali, senza risolvere i problemi finanziari,
hanno aggravato la povertà e, in molti casi, anche le tensioni sociali, etniche e religiose.
Non è più il debito originario a pesare, quanto il valore totale degli
interessi sul debito, basti pensare che nei 1990 gli interessi sul debit o ammontavano a 92 tniliardi di dollari, nel i 9 9 6 la cifra ha superato i 240 miliardi di dollari.
Oggi, per ogni dollaro ricevuto in aiuto (dai 24 paesi membri delI'Ocse) i paesi poveri ne rendono tre per la restituzione del debito e
per il servizio (leggi interessi).
Il debito estero accumulato dai paesi in via di sviluppo è raddoppiat o in u n decennio, nel 1986 era di 1,100 miliardi di dollari, nel
1996 ha raggiunto quasi i 2.200 miliardi di dollari.
1 g o v e r n i d e b i t o r i v e n g o n o s p e s s o accusati di a v e r u s a t o l e
ingenti s o m m e di crediti internazionali in m o d o improprio o
improduttivo ...
Effettivamente in tanti casi i crediti hanno finanziato l'acquisto di
armi, o inutili progetti di prestigio per i governanti, oppure hanno
soddisfatto solo i bisogni di una piccola elite dei paesi riceventi, ma
è anche vero che la conclusione dei contratti di prestito richiede
l'assenso anche dei creditori, e che le banche commerciali del nord
hanno praticato una politica della "mano facile" nel consentire prestiti, ma c o m u n q u e le cause del f e n o m e n o v a n n o ricercate nei
profondi squilibri macroeconotnici dell'economia mondiale.
Rimane il f a t t o c h e p e r u n a lunga fase il d e b i t o è s t a t o u n o
s t r u m e n t o di crescita, q u a n d o diventa u n fattore di dipendenza?
Occorre risalire a q u a n d o gli Stati Uniti, n o n riuscendo più a
pagare i costi della guerra del Vietnam, cominciarono a statnpare
dollari per finanziarla. La conseguente svalutazione del dollaro
spinse i produttori di petrolio del Medio oriente ad alzare i prezzi
per mantenere alte le entrate.
Fu allora che le banche occidentali si trovarono a disporre di enormi quantità di denaro, e cominciarono a prestarlo a tassi molto
bassi ai Paesi del sud del mondo; all'inizio degli anni '70 gli interessi erano addirittura negativi, poiché l'inflazione era spesso più alta
degli interessi del debito.
L ' i n d e b i t a m e n t o divenne irreversibile, d o p o i l s e c o n d o shock
petrolifero del '79, in seguito al vertiginoso a u m e n t o del prezzo
del petrolio ed alla conseguente moltiplicazione della massa di
denaro in circolazione e delle possibilità di prestito.
Fu allora che cambiarono d u e variabili economiche fondamentali: in
primo luogo aumento il tasso di interesse (perché i paesi industrializzati attuarono nuove politiche monetarie niolto restrittive tese ad
evitare tendenze inflazionistiche), e in secondo luogo (per la contrazione dell'economia dei paesi industrializzati) diminuì la richiesta
di beni di base prodotti dai paesi in via di sviluppo.
Di conseguenza i debiti, contratti a tassi di interesse variabile,
crebbero in tnodo vertiginoso e diminuirono le esportazioni nonché i prezzi dei beni esportati, delle materie prime e in particolare
dei prodotti agricoli, sui quali si erano basate le promesse della
"rivoluzione verde':
Si creava allora nella maggior parte dei paesi debitori una situazione in cui non era più possibile lo sviluppo economico e il riniborso
del debito estero.
Da q u a n d o è esplosa la crisi, negli anni '80, abbiamo pero assistito al proliferare di diversi piani di rinegoziazione del debito
(come il P i a n o Baker del 1 9 8 6 o il Piano Brady del 1989) o
anche di strategie mirate a ridurre il fardello del debito, nonché
la costituzione del Club di Parigi che raccoglie i governi maggiormente coinvolti come creditori.
Negli anni '80 numerose organizzazioni non governative (Ong)
hanno cominciato a denunciare il folle sistema di finanziamento
internazionale per lo sviluppo, chiedendo una politica mirata alla
cancellazione dei debiti non restituibili.
Solo nel 1996 la Banca Mondiale e il Fondo Monetario hanno lanciato un'iniziativa che riteniamo la più interessante: si tratta della
cosiddetta Hipc (Higly lndebited Poor Countries), che prospetta la
cancellazione fino al 90 per cento del debito multilaterale dei 41
paesi più poveri del mondo.
Tuttavia 1'Hipc si trova nel 1998 in una fase di stallo, grazie all'intransigenza di alcuni creditori, rappresentati dai Ministri delle
Finanze dei paesi Ocse: I'ltalia si è dimostrata tra i paesi più rigidi.
Inoltre, la Hipc è subordinata a piani estremamente gravosi di risanamento finanziario, con pesanti conseguenze sulle spese sociali e
sullo sviluppo umano dei paesi debitori e, anche grazie ad un percorso di attuazione troppo lungo (6 anni], solo 6 dei 41 paesi debitori sono stati finora ammessi a beneficiare dell'iniziativa.
Potrebbe a questo punto spiegare le ipotesi di soluzione che diverse
Ong hanno proposto in coincidenza con il Giubileo dell'anno 2000?
"Vista la coniplessità del problema e la resistenza dei governi creditori, le Ong h a n n o specificato le loro proposte che si possono
riassumere in tre filoni:
1. La canipagna "Sdebitarsi. Per uti millennio senza debiti", collegata alla canipagna internazionale "Jubilee 2000 Coalition" i cui
obiettivi sono:
la cancellazione per l'anno 2000 dei debiti dei paesi in via di sviluppo perché contratti da precedenti regimi repressivi, o perché
già pagati in termini reali, o perché comporterebbero un carico
insostenibile per le popolazioni particolarmente povere,
un arbitrato internazionale: la gestione del debito si caratterizza
oggi per il fatto che i creditori sono allo stesso tempo giudici e
parte in causa. Nulla manifesta che la responsabilità è condivisa
tra debitori e creditori,
una procedura equa e trasparente, che definisca un quadro di
relazioni legali ed egualitarie tra creditori e debitori. La proposta
consiste nell'introduzione di una procedura internazionale di
insolvibilità, nella quale la legge protegga le collettività nazionali
Comuni
d1Empa
N O S T R A
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divenute insolvibili. Bisognerebbe istituire degli arbitraggi neutrali per cui tutte le parti coinvolte possano esprimersi.
L . S u b o r d i n a ~ i o i l edell'annullamento del debito ad u n investimento nello sviluppo umano: questa richiesta si traduce soprattutt o in un rafforzaniento dei fondi bilaterali di contropartita. Anche
se si tratta spesso di somme piccole, questi fondi danno un esempio concreto e significante di un nuovo modello di finanziamento
nord-sud per lo sviluppo. La Svezia dal 1993 ha istituito 11 fondi di
contropartita che consentono al governo del paese debitore di utilizzare una parte del debito annullato per costituire un fondo in
valuta locale che serve per finanziare attività di sviluppo interno. 1
fondi sono amministrati congiuntamente da rappresentanti del paese debitore, del paese creditore e delle Ong di a m b e d u e i paesi.
R A P P R E S E N T A N T E
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3 . I1 miglioramento dell'iniziativa Hipc attraverso l'amrnissiune
veloce di tutti i 41 paesi povet-i ed altamente indebitati nel processo di negoziazione; un periodo più breve di attuazione dei piani
di ristrutturazione economica e la cancellazione (non del 90 ma)
del 100 per cento dei debiti ufficiali.
1 negoziati devono coinvolgere le Ong dei paesi interessati per
garantire la trasparenza e la sostenibilità sociale dei piani di risanamento finanziario e per impedire che il debito si accumuli di
nuovo. A tale scopo devono essere stabiliti criteri per la concessione dei crediti insieme .con le Ong attive nel campo sociale ed
ambientale, dei diritti umani e dell'aiuto allo sviluppo.
Questa è attualmente l'unica iniziativa che prevede la possibilità
di una cancellazione del debito negoziato al livello internazionale
e perciò richiede un'attenzione speciale.
Sapiente con composso, righe110 e tobello (1520-221, olio su telo, collezione privoto
comuni
d'Empa
dicembre 1998
CONGRESSO
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G E M E L L A T I
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F E R R A R A :
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Un grande progetto oltre il 2000
1 militanti del movimento europeo dei gemellaggi che, da quasi cinq u a n t ' a n n i , operano instancabilmente a favore di un'Europa a
dimensione umana, riaffermano la necessità e l'urgenza di rafforzare la dimensione democratica e sociale dell'unione europea, che
rimane il grande progetto del prossimo millennio.
CONSIDERANDO che le società europee si trovano oggi di fronte a
sfide maggiori nei settori economico, sociale, culturale, politico e
istituzionale, che esigono siano utilizzati tutti i mezzi disponibili per raggiungere un livello di sviluppo più equilibrato e
più solidale;
CONSIDERANDO che, soprattutto nella prospettiva clel.
l'allargamento dell'unione, diventa imperativa I'esigenza di strutture istituzionali dell'unione più
efficaci e più democratiche, che si fondano sul
rispetto della Carta Europea dell'Autonomia
Locale, permettendo di affermare, anche a
livello mondiale, u n ' u n i o n e europea
più forte nel rispetto della diversità;
CONSIDERANDO che, all'interno
di tali processi, è essenziale la
partecipazione attiva dei cittadini, n o n potendo essere I'Europa identificata esclusivamente
con un'unione puramente economica
e monetaria;
Gli eletti locali e regionali e i rappresent a n t i dei comitati di gemellaggi, riuniti a
Ferrara in occasione del 7" Congresso europeo
dei comuni gemellati,
RICORDANO la loro fedeltà agli obiettivi fondatori del
CCRE e alle Dichiarazioni di Strasburgo (1993) e di Salonicco (1 996) su "L'Europa che vogliamo";
SONO ORGOGLIOSI di constatare che con oltre 13000 gemellaggi in Europa, questi obiettivi che vogliono riawicinare i cittadini per costruire l'unione degli Europei sono pienamente awiati;
RIAFFERMANO il contributo essenziale che i gemellaggi possono
apportare alla realizzazione di un'Europa politicamente compiuta e
vicina ai cittadini, permettendo soprattutto:
di meglio comprendere la posta in gioco e di sentirsi solidali con i
cittadini degli altri paesi membri e dei paesi candidati,
di condividere gli sforzi tra diversi comuni e città per risolvere
meglio i problemi delle rispettive comunità, anche nell'ambito economico, sociale e culturale, dell'educazione e ambientale;
di includere nel quadro solidale del gemellaggio l'attuazione dei
programmi comunitari per aumentarne l'efficacia,
* di tessere una rete di relazioni basate sulla conoscenza diretta,
sull'amicizia e sulla comprensione reciproca, escludendo ogni manifestaziorie di intolleranza o di xenofobia,
di sentirsi dei veri cittadini europei, senza dimenticare tuttavia le
proprie radici, impegnati a costruire la loro "casa comune", che
motivi i giovani, chiamati ad agire attivamente nell'ambito dei
gemellaggi fra le loro città;
SOTTOLINEANO che grazie al prezioso aiuto del Parlamento europeo e della Commissione europea, il movimento
dei gemellaggi si estende ormai su tutto il continente,
RICORDANO che la riuscita dell'allargamento dell'Unione europea esige l'impegno di tutti i cittadini
e IlVVITANO, in questa prospettiva, la Commissione Europea ad adattare gli strumenti, in
particolare finanziari, che permettano di
sviluppare i gemellaggi con le città dei
paesi candidati.
INVITANO la Commissione Europea ad una stessa strategia di
apertura nei confronti delle città
dei paesi del bacino mediterraneo, in
particolarmodo ampliando, in consultazione con il CCRE, la lista dei paesi eleggibili all'aiuto comunitario dei gemellaggi
che implica un rafforzamento del programma.
RIBADISCOlVO, alla vigilia delle prossime elezioni europee, la loro convinzione che, nell'arnbito del
rinnovamento intrapreso dal movimento dei gemellaggi, i legami stabiliti da quasi c i n q u a n t ' a n n i fra i
comuni europei costituiscono u n elemento essenziale e
dinamico sul quale possono appoggiarsi tutti coloro che oggi
vogliono impegnarsi a favore di nuovi progressi per la costruzione di un'Europa vicina ai suoi cittadini.
SI CONGRATULAIVO per il successo sia per q u a n t o riguarda la partecipazione che per la riflessione ed i progetti innovativi del Congresso di Ferrara che prova la forza ed il dinamismo del moviment o dei gemellaggi e, per assicurarne la continuità, ACCOLGONO
con interesse l'invito dell'unione belga delle Città e Comuni, di
tenere nel 2002 il prossimo Congresso europeo delle città gemellate in Belgio, dovendo gli organi statutari del CCRE pronunciarsi
rapidamente su questa candidatura.
sopra: Ebbrezza (1521-221,
olio su tavola, Galleria Estense, Modena
Nate sotto
una buona stella
Nell'ambito del VZZ Congresso europeo dei getnellaggi,
si e s~loltcr il 13 ~~overnbre
lci V edizione del preulio
"Les Etoiles d'Or du Jumelage", destinate alle iniziarive più meritorie realizzate nel 1997 dai Comuni
europei gemellati.
dicembre 1998
Dei 12 progetti premiati elal Direttore generale della
DGX della Coinm issione europea Spyros Pappas, di
u n o era responsnbile lri citth romcignolci eli Forli:
"Educazione alla yacc", destincito agli studenti fra i
6 e i 19 anni.
Della giurici che hci esaminato più di 30 progetti,
hcrnno fatto porte, olive u rapyresentc~ntidella Con7m i s s i o n e europea, del Pcirlamento europeo e del
Cornitaio delle Regioni e degli Enti locali dell'llnione
e u r o p e a , a n c h e i resyonscibili del Consiglio dei
Comuni e delle Regioni d'Europa.
Comuni
d'Empa
N O S T R A
I N T E R V I S T A
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M A N U E L
M A C H A D O ,
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C O I M B R A
Porte aperte ...
a cura di Giuseppe D'Andrea
resce il ruolo politico degli enti
locali e p a r a l l e l a m e n t e la loro
consapevolezza di essere strumenti indispensabili di s v i l u p p o in u n q u a d r o
mondiale di interdipendenza. Gli enti
locali divengono "porte aperte" a nuovi
contatti che travalicano i confini europei e si estendono sull'intero pianeta.
Uno degli argomenti più interessanti
trattati dal V11 Congresso europeo dei
comuni gemellati è stato il binomio tra
gemellaggi e potenzialità dell'Agenda
Locale 21, nel quadro della cooperazione con gli enti locali di altri continenti.
L'Agenda locale 21 è stata menzionata per
la prima volta nel capitolo 28 dell'Agenda
21, i l d o c u m e n t o delle Nazioni Unite
approvato nel 1992 a Rio de Janeiro, per
promuovere i l principio dello sviluppo
sostenibile ambientale. Un punto importante dell'Agenda è quello che riconosce
al governo locale, democraticamente eletto, un ruolo cardine sia politico che ideale: è nell'ente locale, infatti, che i valori e
le aspirazioni della comunità possono
essere tradotti in progetti, politiche, piani
e programmi, e p e r t a n t o assumere un
effetto pratico. A livello i~iternazionale
sono più di 2000 gli enti locali (1000 in
Europa) di 6 4 paesi diversi che hanno iniziato a cooperare nell'ambito di Agenda
21. Abbiamo awiciriato a Ferrara Manuel
Machado, Sindaco della città portoghese
di Coimbra e vicepresidente delllAssociazione Nazionale dei Comuni Portoghesi
(ANMP) per approfondire il tema del rapporto tra gemellaggi e Agenda Locale 21,
trattato durante il VI1 Congresso europeo.
C
Seduzione (1525-28), olio su tavolo,
Galleria Estense, Modena
Signor Sindaco, su quale presupposto
individua nell'Agenda Locale 21 u n o
strumento rilevante di cooperazione?
Dall'idea forte che soltanto l'approccio
globale ai problemi può portare al benessere di tutti popoli della terra. È per questo che abbiatno proposto il tema dei rap-
porti tra i gemellaggi e l'Agenda 21. 1
punti fondamentali dell' Agenda locale 21
riguardano la soluzione ai problemi degli
enti locali: quest'ultimi possono mettere
in moto un dibattito più allargato per
appianare le differenze tra il nord ed il
s u d del m o n d o . Ci s o n o da superare,
infatti, le differenze tecnologiche, ma
anche le differenze culturali e politiche.
...Ma soprattutto le differenze economiche
Già: stiamo arrivando al nuovo millennlo, la riduzione del divario economico e strutturale tra il nord ed il sud
del m o n d o è s i c u r a m e n t e u n o degli
obiettivi più importanti dell'umanità.
D o b b i a m o risolvere q u e s t o problema
per garantire la pace mondiale. Lo sviluppo sostenibile, concetto chiave dell'Agenda Locale 21, e u n a necessità
globale comune a tutti i paesi e che si
riflette a tutti i livelli. Ma il vero svilupp o , è b e n e n o n dimenticarlo, ci sarà
soltanto quando la povertà sarà estirpata dal mondo intero. Bisogna ripensare i
modelli di sviluppo: non è possibile un
a u m e n t o del divario e c o n o m i c o tra i
paesi del nord e del sud.
In q u e s t o quadro, qual è l'importanza
politica e strategica dell'Agenda
Locale 21 ?
L'Agenda 21 non si preoccupa soltanto
dell'ambiente, ma anche della cooperaz i o n e internazionale, del commercio,
della povertà, dell'evoluzione demografica, della sanità. Un parte dell' Agenda 21
è i m p o r t a n t e per l ' a m b i e n t e u r b a n o :
infatti si parla del suolo e del trasporto,
ma lo è anche e soprattutto da un punto
di vista politico, in quanto essa affida ai
poteri locali uri ruolo fondamentale.
In un capitolo dell'Agenda (il 28, n.d.r.1 si
stabiliva un calendario che fissava entro il
1994 la data in cui i rappresentanti delle
città e degli enti locali avrebbero dovuto
aumentare il livello di cooperazione e
coordinamento per intensificare e rafforzare lo scambio di informazioni e di esperienze fra gli enti locali. 11 capitolo inoltre
prevedeva che tutti gli enti locali realizzassero entro il 1996 u11 processo completo di aggregazione politica intorno ai
punti fondameritali dell' Agenda 21. Fino
ad oggi è stato fatto un buon lavoro ...
Gli enti locali europei sembrano aver
preso coscienza del proprio ruolo nel
processo di interdipendenza niondiale ...
Infatti: n o n o s t a n t e la globalità dei
problemi, la soluzione di essi può essere
trovata soltanto a livello locale. L'ente
locale, vicino alla necessita dei cittadini,
Comuni
d'Empa
e uno dei luoghi politici più adatti a trasformare le realtà: tutti gli strumenti in
mano agli enti locali possono essere usati per u n o sviluppo più accelerato del
partenariato tra i paesi del nord e del
sud del mondo.
...E
arriviamo all'iniportanza dei
gemellaggi
La dimensione umana che deriva dal
gemellaggio tra comuni non è una forma paternalistica che permette soltanto
uno scambio di modelli e pratiche di svil u p p o , ma altresì m e t t e in m o t o u n a
comunicazione orizzontale, una circolaz i o n e di idee efficaci, la fiducia e la
conoscenza reciproca: questi s o n o gli
elementi necessari che p e r m e t t o n o la
realizzazione di un buon progetto.
La c o o p e r a z i o n e c o n gli e n t i locali
extraeuropei può essere una soluzione
al problema dell'immigrazione?
La grande preoccupazione degli europei, e in particolar modo degli italiani, è
legata proprio all'immigrazione massiccia.
E necessario un rispetto profondo per
quei cittadini extracomunitari che arrivano nei nostri paesi in cerca di lavoro e
dignità. Ma la solidarietà non può essere
episodica o strutturata secondo un assistenzialismo fine a sé stesso. Dobbiamo
dare a quei cittadini la possibilità di integrarsi o di ritornare ai loro paesi d'origine.
È bene che gli enti locali europei estendano sempre più i progetti culturali ed economici con enti analoghi dei paesi Terzi
i11 modo, tra l'altro, di disinriescare in
alcurii di questi il fanatismo religioso,
vero e proprio ostacolo all'integrazione
tra culture. In senso più ampio, gli enti
locali potranno ricoprire un ruolo sempre
maggiore, a i u t a n d o quei paesi a n c h e
attraverso progetti mirati alla formazione
tecnica e professionale.
Venianio al s u o paese, i l Portogallo,
paese di frontiera dell'unione europea ...
Le città portoghesi, a n c h e alla luce
delle proprie tradizioni storico-culturali,
hanno assunto un particolare impegno
di rapporti con enti locali asiatici, africani, dell'America Latina e del Mediooriente. Più della metà dei gemellaggi
portoghesi sono realizzati con enti locali
che appartengono a quelle aree geografiche. Tutto ciò e i l frutto anche di una
a n t i c a v o l o n t à di c o m u n i c a r e c o n i l
m o n d o e che oggi fa parte del nostro
patrimonio genetico. È anche questo,
per noi portoghesi, un grande contributo
ad una Europa unita, solidale ed aperta.
Ed è il nostro impegno per il futuro.
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C R O N A C A
D E L
C O N G R E S S O
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C O M U N I
G E M E L L A T I
Confronto tra cittadini ed eletti
o n o passati sette anni dall'ultimo
Congresso europeo dei Comuni
gemellati, nel 1991 a Losanna, ma per
molti convegnisti sembra appena ieri: lo
s t e s s o e n t u s i a s m o , la stessa voglia di
fare, di costruire. Oggi siamo a Ferrara,
per la V11 edizione dal 12 al 14 novembre, e l'Europa unita non p u ò prescindere dall'immensa rete costituita dalle
migliaia e migliaia di g e m e l l a g g i tra
citta ed e n t i di o g n i livello. Questo è
q u a n t o ha rivendicato Valéry Giscard
d'Estaing, Presidente del Ccre e Presid e n t e del Consiglio della Regione
Auvergne, già Presidente della Repubblica francese, durante la seduta plenaria d'apertura.
S
11 Congresso si era aperto con i l saluto
del Sindaco di Ferrara, Roberto Soffritti,
c h e aveva i n v i t a t o i convegnisti a
costruire una casa c o m u n e contro I'intolleranza, nel n o m e della cultura europ e a , vero c o l l a n t e o l t r e le i d e o l o g i e .
Erano seguiti i saluti del Presidente delI'Aiccre e P r e s i d e n t e d e l l a R e g i o n e
Lazio, Piero Badaloni, che aveva auspic a t o i l moltiplicarsi dei legami con la
s p o n d a s u d del Mediterraneo e con i l
Medioriente, e del Presidente della
Regione Emilia R o m a g n a , A n t o n i o La
Forgia, che ha portato la sua esperienza
di membro del Comitato delle Regioni e
degli Enti locali dell'unione europea.
Dopo l'intervento di Giscard dlEstaing,
che ha anche ricordato le imminenti scadenze europee della moneta, con I'introduzione dell'Euro nel 1999, e istituzionali, c o n l ' a l l a r g a m e n t o nel 2 0 0 0 , la
Vicepresidente del Parlamento europeo,
Nicole Fontaine, ha ampiamente trattato
il tema della cittadinanza europea, che
insieme ai gemellaggi p u ò aiutare 1'Europa a n o n diluire i suoi significati portanti nel processo di allargamento.
11 Presidente Giscard d'Estaing ha poi
t e n u t o , insieme al S i n d a c o di Ferrara
Soffritti, u n a conferenza stampa, in cui
ha chiarito c o m e il g e m e l l a g g i o deve
essere soprattutto veicolo di confronto
e di c o n t a t t o tra cittadini e amministratori locali, a n c h e se la sua efficacia si
misura dagli effetti in campo economico e produttivo.
L'Assemblea, s o t t o la presidenza di Piero Badaloni, ha quindi assistito e partec i p a t o a d u n m o m e n t o di a l t o valore
morale, con l'omaggio che Umberto
Serafini, Presidente fondatore dell'Aiccre e fondatore dello stesso Ccre, ha trib u t a t o all'ideatore dei gemellaggi Jean
Bareth. Dopo q u e s t o intervento, è stato
il t u r n o dei primi relatori, Michel Bar-
nier, Presidente della Sezione francese
del Ccre e Senatore della Savoia, su "Il
c o n t r i b u t o dei gemellaggi alla costruzione europea", e Margot Wikstrom,
Presidente dell'Associazione degli enti
locali svedesi, vicesindaco di U m e i e
vicepresidente del Ccre, su "11 contribut o dei g e m e l l a g g i allo s v i l u p p o delle
strategie di promozione locale".
Nel pomeriggio, sotto la presidenza del
Sindaco di Coimbra Manuel Machado, si
sono t e n u t e le d u e relazioni, di Antoni
Siurana 1 Zaragoza, Sindaco di Lerida,
su "Valutazione del programma d'aiuto
comunitario dal p u n t o di vista dei paesi
m e m b r i d e l l ' u n i o n e e u r o p e a " , e di
Andrzej Porawski, Direttore dell'Associazione delle citta polacche e consigliere
regionale della Regione Wielkopolska,
su "Valutazione del programma d'aiuto
comunitario dal p u n t o di vista dei paesi
dell'Europa centrale ed orientale".
Venerdì 13 i lavori s o n o proseguiti con
lo svolgimento dei vari gruppi di lavoro,
o g n u n o dei quali ha analizzato un tema
specifico in connessione con i gemellaggi. Dall'impatto dei gemellaggi estovest o dal gemellaggio come strument o di promozione dell'economia locale,
al contributo dei gemellaggi nella formazione di un'opinione pubblica europea e ai rapporti con altri c o n t i n e n t i
nell'ambito di Agenda 21.
Diversi e di rilievo le r e l a z i o n i e gli
interventi, c h e h a n n o visto alternarsi
m o l t i a m m i n i s t r a t o r i e f u n z i o n a r i di
enti territoriali: Fernando Rossi, assessore al Comune di Ferrara, Marijke Vanbiervliet, responsabile del Servizio
gemellaggi dell'Aiccre, Risto Parjanne,
Sindaco di Oulu, dove nel 2000 si terranno i prossimi Stati generali del Ccre,
Eeva Rautiainen, responsabile delle relazioni i n t e r n a z i o n a l i dell'Associazione
degli e n t i locali f i n l a n d e s i , Siegfried
Nasko, consigliere comunale di St. POIten, J a m e s Baedle, responsabile dell'Ufficio internazionale degli enti locali del
Regno Unito, Manuel Machado, Sindaco
di Coimbra, Landri Pinto, Direttore delle
relazioni internazionali dell'Associazion e dei Comuni portoghesi.
ncora, si è discusso delle azioni
m u l t i l a t e r a l i dei g e m e l l a g g i t r a
nord e sud ed est e ovest, sui gemellaggi e,i giovani, sui programmi comunitari
e s u i g e m e l l a g g i al s e r v i z i o d e l l a
costruzione europea e della pace. S o n o
intervenuti su questi temi Lucien Majerus, Sindaco di Troisvierges, Alphonse
A
C r u c h t e n , D i r e t t o r e dell'Associazione
degli enti locali lussemburghesi, MarieThérèse Pilet-Duchateau, consigliere
comunale d'orléans, Philippe Tarrisson,
responsabile del Servizio "Europa dei
c i t t a d i n i " della S e z i o n e f r a n c e s e del
Ccre, W.A. Letschert, Sindaco di Geertruidenberg, Josephine Simens, responsabile dei p r o g e t t i internazionali dell'Associazione degli enti locali olandesi,
Gerhard Gebauer, vicepresidente della
Sezione tedesca del Ccre, Andrea Vontz,
responsabile dei gemellaggi della Sezion e tedesca del Ccre.
S a b a t o 14 novembre 1998, giornata
conclusiva dei lavori, i l Congresso ha
visto la presentazione di una dichiarazione finale, che è stata approvata
all'unanimità dai convegnisti.
L
a mattinata si era aperta s o t t o la
presidenza di Gianfranco Martini,
responsabile del Ccre per i gemellaggi.
che ha t e n u t o a ricordare che l'Europa
unita non si costruisce solo attraverso i
governi, ma specialmente con l'apporto
della società civile.
S o n o q u i n d i intervenuti Ken Bodfish,
c o n s i g l i e r e del D i s t r e t t o di B r i g h t o n
a n d Hove, vicepresidente del Comitato
delle Regioni e degli Enti locali dell'Un i o n e e u r o p e a e vicepresidente del
Ccre, Norbert Burger, Sindaco di Colonia e Presidente dell'unione Internazion a l e d e g l i E n t i Locali (IULA), Alain
Chenard, Presidente del Congresso dei
Poteri Locali e Regionali (CPLRE) del
Consiglio d'Europa.
E' stato quindi il t u r n o della Segretaria
generale del Ccre, Elisabeth Gateau, che
ha presentato il d o c u m e n t o finale, poi
messo in votazione ed approvato all'un a n i m i t à così c o m e u n a m o z i o n e sul
rafforzamento della democrazia e dell ' a u t o n o m i a a livello locale in Russia
con il c o n t r i b u t o specifico dei gemellaggi. I l saluto della Commissione europea e la sua fiducia nel lavoro del Ccre
è stato portato da Spyros Pappas, Direttore generale della DGX della Commissione europea.
I lavori s o n o p r o p r i o f i n i t i , t o c c a a
F a b i o Pellegrini, S e g r e t a r i o g e n e r a l e
dell'Aiccre, a Roberto Di Giovan Paolo,
Segretario generale a g g i u n t o dell'Aiccre. a Paolo Siconolfi, Presidente della
Provincia di Ferrara, e al S i n d a c o di
Ferrara R o b e r t o S o f f r i t t i c h i u d e r e i l
Congresso con l ' a p p u n t a m e n t o al prossimo incontro.
I L
P R E M I O
I N T E R N A Z I O N A L E
D I
P O E S I A
" T I V O L I
E U R O P A
G I O V A N I "
La giovane poesia europea
di Tullio De Mauro
I l corrispettii~oeconomico del premio " T i i ~ o l iEuropa
Gioi)orii", c h e per quest'aritio assomrnu a L. 3 0 . 0 0 0 . 0 0 0 , s a r i
di i ~ o l t uiri iiolta destinato, per m e t u , al risanar?lento di
edjrici. berli o oper' culrirrali in urlo dci paesi europei
t r t t u o l ~ t i e t ~ colpiti
te
dallo guerra: q u e s t ' a i ~ t i otale s o m m o e
stafri destinato alla ricostituziolie della biblioteca
d e l l ' U ~ ~ i i ~ c r sdi
i t àE1basa)i iii Albaniri.
Strade diverse ci hanno portato infine a confluire e andare su questa strada, su questo "cammino di Santiago": la strada, il cammino
di un premio per la giovane poesia europea.
Una prima strada è stata quella della stanchezza di sentirci ripetere
e, anche, di ripetere agli altri e a noi stessi che l'Europa non può,
non deve essere solo un fatto monetario. E nemmeno esaurirsi nelle attività di uffici europei remoti dalle vie e dalle piazze delle
nostre città e dei nostri paesi, Bruxelles e Strasburgo incluse, o
nelle per ora rituali elezioni di un parlamento
povero di poteri decisionali. Sappiamo
che altri avvertono questa stanchezza e il
pericolo del vuoto. Noi, per parte nostra,
abbiamo voluto e vorremmo contribuire a
creare un luogo, u n o spazio che cominci a
cercare di chiamare al confronto linguaggi
diversi, e ciò che sta dentro i linguaggi: differenti Lebensformen, tradizioni di cultura
intellettuale e antropologica, ways of life,
paesaggi diversi di cose, memorie, immaginazioni. Quattordici lingue ufficiali, dal portoghese al finlandese, trenta e più lingue "regionali", come h a n n o a m a t o dire in Francia, o
"lesser-used", come hanno detto al Parlamento
e al Consiglio d'Europa, dal gallego e catalano
allo scots e al ladino, più, forse, domani l'esperanto: non è stato facile nemmeno censirle ed
enumerarle c o n c o r d e m e n t e - nel Parlamento
europeo. Una sfida chiamarle a confronto. Ma è
una sfida vitale per il crescere di una comune cultura europea. Noi abbiamo fatto nostra questa sfida. A tante voci diverse, cariche di storie diverse,
abbiamo voluto offrire l'occasione di u n unico
ascolto.
Una seconda strada è fatta di una convinzione: che del molto
che con una lingua si possa fare, dalle chiacchiere al commercio,
dall'istruire al divertire, al costruire filosofie, al dar corpo alla
ricerca e alle ipotesi e teorizzazioni delle scienze, in nessuno spazio l'uso di una lingua deve essere accorto, awertito delle risonanze e dissonanze più sottili, come nello spazio della poesia.
Sfida su sfida: è alla poesia nelle lingue d'Europa che abbiamo
voluto prestare ascolto.
È una strada che non potevamo percorrere da soli, noi della giuria: chi scrive e Filippo Bettini, infaticabile promotore, ne sono
stati partecipi come presidente e vicepresidente insieme ad Alcibiade Boratto (ex sindaco di Tivoli), Vincenzo Cerami, scrittore e
sceneggiatore, Ludovico Gatto storico, Armando Gnisci, comparatista, Mario Lunetta, critico, Giuliano Manacorda, decano degli
studi letterari contemporaneistici, Alberto Scarponi, in rappresentanza di "Lettera internazionale", affiancati dalla redazione di
"Allegorein", che si è assunta l'onere di selezionare la poesia italiana. Ma, ripeto, il nostro collettivo multilinguismo sarebbe stato
ben povera cosa dinanzi alla numerosità e ricchezza delllEuropa
linguistica e poetica. La selezione dei testi poetici su cui la giuria
ha poi fatto le sue letture e valutazioni è stata svolta e portata a
termine da eminenti e fini specialisti che qui è un grato debito
ringraziare. Indicazioni preziose ci hanno dato per i l Portogallo e
la Galizia Giulia Lanciani (Roma Tre), per la Catalogna Giuseppe
Tavani (Roma "La Sapienza"), per la Spagna castigliana Francesco
Ardolino [Barcellona), per la Francia Jacqueline Risset (Roma Tre),
per l'Inghilterra Nigel S. Thompson (Oxford), per la Scozia Carmine Mezzacapa (Edimburgo), per l'Irlanda Aiden Feerick e Silvia
Bertoni (Dublino) per la Germania Nora Moll ("La Sapienza"), per
Belgio e Olanda Franco Musarra (Louvain-Leuven, Lovanio) e Ulla
Schroleder (Nimega), per la Svizzera Jean-Jacques Marchand e
Liliana Ghisletta (Losanna), per la Polonia Jan Slaski (Padova) e
Jaroslaw Mikolajewski (Varsavia), per la Russia Maria Carella
[Roma Tre), per la Slovacchia Pavol Koprda e Peter Minarik (Bratislava), per gran parte della Slavia del Sud (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia] Predrag Matvejevic' ("La Sapienza"), per
l'Albania Italo Fortino (Napoli-Roma) e Blerina Suta
(Elbasan), per la Grecia Febo Ghicopoulos (Salonicco), per Malta Arnold Cassola. Altri sono tornati per
quest'anno a mani v u o t e dall'esplorazione della
poesia e, dirò subito, della giovane poesia di altri
territori europei.
Perché (ed è questa la terza motivazione che ci ha
sospinto] il nostro ascolto ha voluto privilegiare le
voci giovani. Può darsi che l'orientarci così sia
dovuto al reagire al fatto di vivere (molti di noi)
nell'universita italiana, gerontocratica, dove ci si
laurea a trent'anni, ci si addottora sui trentacinque, si comincia il cursus a quarant'anni, si è
chiamati "giovani" ancora a cinquanta e, in
alcuni casi, dedalo di leggi permettendolo, si è
andati in pensione a settantasette anni (duce
un rettore, del resto non tra i peggiori, che, ad
multos annos, marcia verso i novanta]. Può
darsi che ci (re)spinga questo. E inoltre la
percezione d'una analoga vecchiocrazia che
vige anche nel giornalismo. E nella società
letteraria, dove qualche rarissimo riconoscimento a persone giovani provoca dimissioni, interviste sui grandi quotidiani, dietrologie dei settimanali maschili, crisi di nervi
e di giurie e conseguenti leggende su oscure trame. Può
darsi. Ma forse c'è anche un altro filtro di pensieri: quelli che qualcuno di noi ha condiviso con un fisico, Carlo Bernardini. E la riflessione su una certa similarità di movenze tra la costruzione di una
poesia e la costruzione di un'ipotesi nelle scienze più dure e pure,
la fisica teorica e le matematiche: nell'uno e nell'altro caso si tratta
di un lavoro "in levare", di una ricerca di essenzialità a livelli più
alti, nell'uno e nell'altro la opportunità maggiore, più felice, si
offre a chi sa e può guardare alle cose con occhio nuovo e ricomporlo in una visione nuova. E questo pare fare sì che, mentre narrazione e filosofia diano frutti anche ad età tarde, nuove idee
matematiche e nuova poesia irrompano più naturalmente in e per
opera di menti giovani. Così, è alla poesia europea più giovane, di
non più che trentacinquenni che abbiamo voluto guardare.
Del resto, questo ci aiuta a dare ad altri e a noi stessi il senso del
carattere non assoluto del premio. Non la poesia europea, con la P e
magari con la E maiuscola, ma "solo" la poesia dei men che trentacinquenni. E, in più, nemmeno questa, intesa come complessiva
valutazione di cammini poetici, ma "solo" una selezione di ciò che si
è pubblicato soltanto in un anno. In questo primo caso: nel 1997.
Dalla oraziana Tivoli, ai piedi dei suoi pendii, consegniamo il nostro
piccolo pensum: un contributo sicuro, però, all'intrecciarsi delle voci
e del mutuo ascolto nell'Europa della giovane poesia.
Comuni
d'Empa
dicembre 1998
L A
C O O P E R A Z I O N E
T R A N S F R O N T A L I E R A
T R A
I T A L I A
E
S L O V E N I A
11 confine più aperto d'Europa
di Walter Ferrara
La Federazione regionale dell'Aiccre del
Friuli-Venezia Giulia ci ha iniliato la
tesi di laurea, di cui qui pirbblichiamo
un estratto, vincitrice del Premio
"Alessandro Leonarduzzi". organizzato
dalliiccademia euroyeistica del F.VG.
ed intitolato allo scrittore e docente
dell'universitù di Padova e di Udine ed
animatore, negli anni sessanta, del
Moijirnento federalista europeo.
La cooperazione transfrontaliera rappres e n t a p e r i l Friuli-Venezia Giulia u n a
vocazione e u n a necessità. Gli aspetti
geografici, oltre alle fondamentali motivazioni storiche, h a n n o indubbiamente
giocato un ruolo determinante nel definire l'ampiezza e l'intensità delle relazioni
transfrontaliere nella regione. La frontiera
terrestre con Austria e Slovenia, oltre al
confine marittimo con la Croazia, hanno
infatti reso necessaria la messa in opera di
u n a politica di cooperazione tra poteri
statali, regionali e locali in un'area che ha
sempre a v u t o una notevole importanza
politico-strategica, essendo contemporaneamente linea di collegamento tra spazi
geopolitici diversi e linea di frattura tra
sistemi politici ed economici spesso contrapposti durante i secoli.
Risultato di alterne e dolorose vicende
storiche, l'attuale confine italo-sloveno è
p a s s a t o da u n a situazione di chiusura
ermetica negli anni immediatamente successivi al s e c o n d o c o n f l i t t o m o n d i a l e
(1947-1955) ad un contesto di relazioni
m o l t o più armoniche e serene, tali da
poter parlare, non senza qualche forzatura
retorica, del "confine più aperto d'Europa':
La disintegrazione della Yugoslavia e la
prossima adesione della Slovenia all'unione Europea hanno dato un nuovo impuls o alle tradizionalmente intense relazioni
transconfinarie italo-slovene, ponendo in
primo piano la necessità di affrontare in
maniera più specifica le questioni legate
alle complementarietà dell'area e ai rapporti di convivenza e cooperazione tra
popolazioni di lingua e cultura diversa.
Fino a tempi più recenti, invero, le relazioni tra i d u e paesi si s o n o focalizzate
quasi esclusivamente su problematiche di
carattere politico riguardanti, principalmente, la questione dei beni abbandonati
dagli esuli italiani dell'lstria nel d o p o guerra e la situazione delle minoranze.
A parte l'alterna atmosfera nella politica
di confine, t u t t a v i a , la collaborazione
esperita quotidianamente dalle popolazioni di frontiera e motivata da ragioni
personali o economiche, è sempre stata
dicembre 1998
piuttosto intensa. Con l'entrata della Slovenia n e l l ' u n i o n e Europea, inoltre,
cadranno anche le ultime barriere fisiche
tra due comunità che hanno sempre cercato di coltivare dei rapporti di civile convivenza nel rispetto democratico dell'identità di ciascuno.
Per quanto riguarda le variabili geografiche ed economiche che condizionano le
attività di cooperazione nell'area, i principali punti di debolezza riguardano in particolar modo la marginalità e la disomogeneità del territorio confinario e i vincoli
morfologici che ostacolano le relazioni e
lo sviluppo unitario del territorio frontaliero. La marginalità tipica delle aree di
frontiera, la crisi economica, di vaste aree
ai d u e lati del confine, le difficoltà di
comunicazione, l'esistenza di u n processo
di trasformazione socio-economica ancora in corso di svolgimento in Slovenia e
l'appartenenza del territorio frontaliero
italiano a distinte realtà provinciali, caratterizzate da percorsi storici di sviluppo
a s s o l u t a m e n t e diverse tra loro, h a n n o
causato la mancata individuazione dell'area di confine come una zona unitaria,
penalizzando in particolare la definizione
di un programma di strategie unitarie che
puntasse ad integrare e a valorizzare le
risorse proprie di ciascuna z o n a in u n
disegno complessivo.
A fronte di queste difficoltà, bisogna tuttavia rilevare l'esistenza di molteplici elementi
che fanno dell'ara in questione uno spazio
favorevole ad iniziative di cooperazione.
Le migliori possibilità di u n aumento delle
relazioni transconfinarie tra Italia e Slovenia vengono tuttavia dal generale miglioramento dei rapporti tra i due paesi, il che
rende possibile orientare la cooperazione
verso più ampie forme di interscambio
quali, ad esempio, la realizzazione di reti di
informazioni e di servizio transfrontaliere.
In g e n e r a l e , si p u ò c o n s t a t a r e c h e il
governo sloveno attribuisce una grande
importanza al sostegno del processo di
cooperazione transfrontaliera tra le entità
decentralizzate della Slovenia e il FriuliVenezia Giulia. La c o o p e r a z i o n e t r a n sfrontaliera è infatti ritenuta u n o degli
strumenti fondamentali per superare gli
specifici problemi di sviluppo delle zone
frontaliere, grazie allo sfruttamento del
potenziale comune delle aree confinanti e
alla creazione di effetti sinergici tali da
portare ad un maggior benessere economico e alla creazione di posti di lavoro.
Inoltre, la cooperazione transfrontaliera
è vista c o m e u n importante strumento
per creare c o n t a t t i più stretti con 1'Unione Europea, e quindi per sostenere il
Comuni
d'Empa
p r o c e s s o di a d e s i o n e d e l l a S l o v e n i a
all'unione Europea.
Un'analisi dettagliata delle attività di cooperazione italo-slovena si traduce in u n
lungo ed articolato elenco di fatti di maggiore portata o di piccoli eventi quotidiani.
La cooperazione basata su accordi intergovernativi si fonda essenzialmente sulle
previsioni degli accordi di Udine del 1955
e di Osimo nel 1975. Benché la cooperazione si stia sviluppando oggi in misura
maggiore sul piano municipale, rispond e n d o quest'ultimo livello più efficacemente alla risoluzione dei problemi confinari di natura locale, il ruolo svolto dalle
Coininissioni miste create in base alle previsioni dei menzionati accordi interstatali,
si è rivelato fondamentale nel creare, nel
corso degli anni, una cultura del rapporto,
a volte difficile, ma c o m u n q u e sempre
dialettico, rivelatosi essenziale per affrontare le sfide poste nel tempo da problemi
di varia natura e dai recenti cambiamenti
geopolitici dell'area.
A livello i n t e r r e g i o n a l e , u n n o t e v o l e
i m p u l s o alla c o o p e r a z i o n e è g i u n t o a
s e g u i t o della creazione nel 1 9 6 4 dalla
Regione Friuli-Venezia Giulia. Sin dalla
sua fondazione, la Regione ha dato particolare rilievo all'intrattenimento di buoni rapporti con le istanze confinanti ed
alla promozione di rapporti di cooperazione transfrontaliera.
In questo senso, la Regione è stata tra i
membri fondatori di Alpe-Adria e partecipa a t t i v a m e n t e ai lavori del Comitato
delle Regioni, del Congresso dei Poteri
Locali e Regionali d'Europa, della Comunità di Lavoro delle Regioni Europee di
c o n f i n e ( A g e g ) , dell'Assemblea d e l l e
Regioni d'Europa (Are) e di n u m e r o s e
altre organizzazioni a carattere transfrontaliero (Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime, Assemblea delle Regioni
Europee Viticole etc.).
Per quanto concerne specificatamente la
cooperazione con la Slovenia, notevoli
sono stati gli effetti sulle attività di collaborazione determinati dal cambiamento
della struttura amministrativa slovena, che
è stato oggetto, dopo l'indipendenza di
u n a riforma radicale. La revisione dei
poteri e delle strutture delle entità infrastatali ha determinato infatti il passaggio
di molte competenze da comuni molto
estesi, composti anche da decine di altre
municipalità, ad u n livello più locale. Non
vi è quindi attualmente un sistema amministrativo regionale comparabile a quello
dell'ltalia e degli altri paesi dell'unione
Europea. In pratica, quindi, non vi è una
s t r u t t u r a amministrativa regionale c h e
L A
C O O P E R A Z I O N E
possa offrire appoggio ai potenziali partners interessati alla creazione e all'allargamento dei contratti di cooperazione.
Questa considerazione 3i ricollega all'attuale dibattito interno sloveno circa i
contatti tra entità decentralizzate confinanti. Dato il nutnero elevato di regioni
periferiche il cui centro storico si trova ora
al di fuori dei confini della Slovenia (Trieste. Gorizia, Klagenfurt, Baljak), la questione riguarda se il miglior approccio da
adottare sia un regionalismo "chiuso", che
eviti i rapporti con i tradizionali centri
regionali di riferimento o, al contrario, un
regionalisino "aperto", che incoraggi uno
sviluppo regionale basato su sempre maggiori contatti transfrontalieri con le regioni confinanti.
È tuttavia soprattutto a livello municipale
che si può registrare il maggior numero di
iniziative di cooperazione transfrontaliera.
Presente soprattutto a livello di singole
attività dirette a scopi specifici, il dispiegarsi di iniziative congiunte di sviluppo
può vantare in ambito locale una buona
tradizione. Benché le municipalità slovene
e italiane si siano sinora occupate di coo-
T R A N S F R O N T A L I E R A
T R A
perazione prevalentementr in campo economico, non favorendo in tal modo lo
sviluppo unitario e globale della cooperazione transfrontaliera in tutti i suoi possibili ambiti di attività, i contatti transfrontalieri sono sempre stati molto dinamici
anche a livello sociale. Molto variegate
risultano le attività e le occasioni di
incontro r confronto, da eventi di natura
econoinica (partecipazione a fiere internazionali, visite di operatori economici,
incontri tra esponenti delle locali Camere
di Cominercio, creazione di "joint ventur e ~ "tra le industrie) a circostanze di natura sociale e culturale (manifestazioni
sportive, gemellaggi, manifestazioni tnusicali e folkloristiche).
A livello politico, si segnala in particolare
l'incontro annuale dei 40 sindaci di confine, giunto quest'anno alla sua 4" edizione. Nel documento conclusivo dei lavori, i
sindaci confermano la loro volontà di fare
in inodo che l'integrazione fra i territori
divisi da uii confine cominci in primo
luogo dalla gente, su obiettivi specifici r
per dare risposte concrete a bisogni reali,
e quiiidi prosegua nell'interiorizzazione
I T A L I A
E
S L O V E N I A
delle rispettive identità e specificità e dei
rispettivi bisogni a livello di istituzione
locale, e nella conseguente proposizione
di essi ai governi centrali.
11 tentativo di creare un sistema integrato
di sviluppo armonico a cavallo della frontiera assume un particolare significato per
la città di Gorizia, città dove le vicende
belliche e post belliche hanno lasciato la
pesante eredità di un confine, che taglia il
tessuto urbano passando attraverso le strade e le case e dividendo artificialmente un
contesto territoriale e sociale di palese unitarietà. In quest'area, due comunità condividono lo stesso bacino naturale del fiume
lsonzo e, pur caratterizzate da culture e
tradizioni diverse, "hanno saputo costruttivamente e progressivamente creare le premesse per il superatnento delle ferite provocate dalla Seconda Guerra Mondiale e
per una pacifica convivenza e tolleranza,
nonostante il confine abbia rappreseiitato,
prr quarant'anni, la separazione tra due
sistemi economicamente e socialmente tra
di loro incompatibili, quello occidentale ad
economia di tnercato e quello orientale ad
economia pianificata':
Ercole e i Pigmei (1535), olio su tela, Alte Galerie des Steiermarkischen Landesmuseum Joanneum, Graz
Comuni
d'Empa
dicembre
I998
~'EUYOP
mensile
dell'AICCRE
Direttore: Goffredo Bettini
Direttore responsabile: Umberto Serafini
In redazione: M a r i o Marsala (responsabile]
Lucia Corrias, Giuseppe D'Andrea,
Anna Pennestri
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Progetto grafico e impaginazione.
Maria Teresa Zaccagnini - Roma
Stampa: Saleini Pro. Edit. srl - Roma
Questo numero è stato finito di stampare nel
mese di dicembre 1998
ISSN 0010-4973
Abbonamento annuo per la Comunità
europea, inclusa I'ltalia L. 30.000
Estero L. 40.000, per Enti L. 150.000
Sostenitore L. 500.000
Benemerito L. 1.000.000
Melissa (7515- 16) olio su tela, Galleria Borghese, Roma
continua do pog. 2
lini: ora che è uscito i l capolavoro, I'editore (chi è? quali persone sono?) ha ricevuto
una scossa elettrica, e - siamo sulla f i n e
d e l 1998! - ha t e n u t o per d u e a n n i u n
atteggiamento assolutamente unico d i
autosabotaggio, ignorando la sua creatura,
emarginandola dalla propria pubblicità,
non provocando d i b a t t i t i locali e nazionali,
eccetera eccetera. Verrebbe da domandarsi: che c'è sotto? Forse niente: magari è u n
caso d i i m b e c i l l i t à pura e semplice, c o n
l'aggiunta d i u n rancore (di che genere?) di
qualche funzionario di modesto livello, m a
con le mani sulla distribuzione. Comunque
è una vergogna della intera casa editrice
"Il M u l i n o " : questo è sicuro. Una vergogna
c h e , m a g a r i c a s u a l m e n t e , si a g g i u n g e
all'improvviso all'ostilità - d i centro, d i
destra, di sinistra - a t u t t o c i ò che è
autenticamente, polemicamente e "fastid i o s a m e n t e " federalista da p a r t e d i n o n
poche case editrici: m a questo è u n ulteriore, amaro discorso.
M a le r e c e n s i o n i c h e h a n n o i g n o r a t o il
v o l u m e d i Paolini? p a r l o s o p r a t t u t t o dei
grandi quotidiani, c o n le loro "sapute"
dicembre 1998
pagine culturali, e delle riviste politiche d i
successo. Persona che conosco assai bene
ha p u b b l i c a t o t e m p o f a , c o n u n p i c c o l o
e d i t o r e toscano (piccolo, m a di u n c e r t o
prestigio), u n libro per cui l'autore ha ricev u t o calde, caldissime valutazioni da pensatori u f f i c i a l i della Repubblica (i Saggi,
che ci insegnano a pensare e a comportarci
bene), i quali distillano i loro "pareri" sui
principali quotidiani italiani (dove godono
di ampio spazio, come nobile e opportuna
copertura della perdurante e universale
t a n g e n t o p o l i e della corsa generale al
potere per il potere): ebbene, dalle lettere
private (vi assicuro, le ho lette: calde, entusiastiche) n o n si è mai passati alle recensioni. Il l i b r o " n o n faceva pena": t a n t o è
vero che sono uscite alcune meticolose e
"affascinate" recensioni su quotidiani, m a
non i n quelli dei Saggi sullodati, e sopratt u t t o non ad opera di recensori stabili m a
di collaboratori occasionali, amici personali
dell'autore. I recensori (pare) sono soggetti
alla servitù di u n p a t t o corporativo per cui
c'è chi deve essere recensito e chi no, oltre
alla riservata "preferenza editoriale".
M i fermo qui: credo che basti.
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d'Eurupa
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1) sul c/c bancario n. 40131 intestato a
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Piazza SS. Apostoli, 75 - 00187 Roma,
specificando la causale del versamento;
2) sul ccp t i . 38276002 intestato a
"Comuni d'Europaw, Piazza di Trevi, 8 6 001 87 Roma;
3) a mezzo assegno circolare - non trasferibile
intestato a: Europea srl unipersonale,
specificando la causale del versamento.
Aut. Tnb. d i Roma n. 4696 de11'11-6- 1955
La vecchia centrale
dà ancora luce.
All'arte
Da vecchio impianto di produzione di energia
elettrica di inizio secolo a moderno Art Center:
Acea, coniugando archeologia industriale e arte
antica, ha aperto a Roma un nuovo spazio museale.
ENERGIA
PER LA
Art Center Acea
Centrale Montemartini
via Ostiense, 106
Roma
Orario: mar.-ven. 10- 18
sab.-dom. 10-19
lun. chiuso
Segreteria, informazioni
e prenotazioni: Associazione
Civita te1.06/6991191
Le macchine e gli dei
Scutture di Roma antica
alla Centrale Montemartini
a cura della Somintendenza
ai Beni Cuhrali
del Comune
di Roma
P
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Anno XLVI Numero 12 - renatoserafini.org