(Allegato 1) SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: ASSOCIAZIONE COMUNITA’PAPA GIOVANNI XXIII 2) Codice di accreditamento: NZ00394 3) Albo e classe di iscrizione: NAZIONALE 1 CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: Protagonisti di una civiltà di pace 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): A 12 Disagio Adulto – A02 Minori 6) Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili: Il progetto di Servizio Civile Nazionale “Protagonisti di una civiltà di pace” è pensato in continuità ciclica con i due precedenti progetti di SCN attivati dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in Sardegna negli anni 2004/6 e 2006/7, “Giovani per la Solidarietà e la Pace” (triennale) e “Libertà e legalità”, dei quali vorrebbe raccogliere l’eredità e continuarne il lavoro. Il monitoraggio dei due precedenti progetti ha permesso di valutarne gli aspetti positivi, che in questo progetto si cerca di consolidare, e di ritarare e ripensare alcuni obiettivi specifici e, conseguentemente, alcune attività. L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII nel territorio della Sardegna opera in contesti sociali disagiati sviluppando diverse modalità di intervento, attraverso famiglie aperte all’accoglienza di minori, case-famiglia, centri di pronta accoglienza per minori e per adulti, un Centro Diurno gestito dalla Cooperativa San Damiano della stessa Associazione. L’Associazione è presente in Sardegna nelle province di Sassari (Sorso), Oristano (Ghilarza, Abbasanta e Terralba) e Cagliari. Queste strutture operano a favore delle diverse forme di povertà e emarginazione, scegliendo uno stile che va oltre l a mera assistenza, dando un notevole spazio alle relazioni e scegliendo la condivisione diretta come stile di vita, per cui i soggetti in difficoltà da utenti diventano persone accolte nella loro globalità. Il progetto si sviluppa in due territori nelle province di Sassari ed Oristano. Per contiguità territoriale, azione dell’ente e assimilabilità delle problematiche la descrizione territoriale e settoriale è unica. SORSO è una cittadina a 8 km da Sassari; ha quasi 15.000 abitanti (0-17 anni: 2.323; 18-34: 3.561; 35-64: 6.091; 65 e oltre: 2.330) ha un’economia prevalentemente di tipo agricolo e terziario, con un tasso di disoccupazione del 13,9%. GHILARZA è un paese a circa 25 km dal capoluogo di provincia Oristano. Ha una popolazione di 4.604 abitanti (0-17 anni: 721; 18-34: 1.001; 35-64: 1.920; 65 e oltre: 962). Presenta un’economia basata principalmente sull’agricoltura e il terziario. Pubblichiamo qui uno stralcio di un’indagine sul disagio sociale nel territorio condotta nel 2005 dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, indagine finalizzata a meglio indirizzare l’azione dell’Ente: “Le principali problematiche che emergono sono: - La tossicodipendenza: circa il 39% dei giovani è consumatore abituale di droghe pesanti; non sono considerati i consumatori occasionali e i consumatori di droghe cosiddette leggere e nuove droghe, dei quali non si conosce il numero: ricerche recenti ipotizzano che tra i giovani di Sorso tra i 15 e 35 anni il 55% ne faccia un uso saltuario, il 15% un uso fisso e il 30% non ne fa uso; è in crescita il consumo di alcolici e di sostanze dopanti che vedono coinvolti sempre più giovani. - La disabilità fisica o psichica: sono circa 50 le persone seguite dalle strutture dell’Ente sul territorio con progetti specifici; per pregiudizi culturali, non tutti i disabili sono messi dalle famiglie in condizione di partecipare ad attività esterne alla famiglia stessa, rendendo difficile quantificare in termini precisi il loro numero. Nella maggior parte dei casi sono persone escluse dal contesto sociale e lavorativo. - I minori: sono percentualmente numerose le famiglie che presentano situazioni di disagio socio-economico e nelle quali i minori rappresentano la parte più debole e indifesa; oltre alla difficoltà di conoscere tutte le situazioni di disagio che spesso si nascondono all’interno delle mura domestiche e si manifestano magari dopo anni in maniera clamorosa e irreversibile, si evidenzia anche una difficoltà dei servizi territoriali (scuola, servizi sociali, servizi sanitari) ad intervenire in maniera tempestiva ed efficace. Sono numerosi gli adolescenti che, a causa di problemi familiari (povertà, emarginazione, basso livello culturale, incapacità educativa dei genitori, ecc.) presentano precoci atteggiamenti a rischio di devianza, che possono sfociare nell’uso di droghe e alcool, in comportamenti illegali e antisociali. La Sardegna è la terza regione in Italia per dispersione scolastica. - Il carcere: l’Associazione dal 1999 ha iniziato ad operare nel carcere “San Sebastiano” di Sassari; l’occasione è stata data dalla presenza nell’istituto penitenziario di persone provenienti da Sorso, con i quali si sono sviluppati incontri che hanno portato all’elaborazione di progetti alternativi alla detenzione. “Le condizioni dell’istituzione penitenziaria sono quanto mai difficili, perché sul carcere vengono scaricati una serie di compiti che dovrebbero essere affrontati con altri strumenti e trovando altre risposte. Il - carcere funziona come ultimo livello istituzionale, come tragica discarica finale dove vengono fatti precipitare problemi che nessun altro vuole o può risolvere: dai problemi della salute a quelli della tossicodipendenza o dei fallimenti familiari e scolastici; dai problemi di disordine amministrativo a quelli della miseria, dell’immigrazione, della disoccupazione, dell’emarginazione e dell’abbandono.” (da una relazione dell’Associazione Antigone). Dall’incontro con la realtà carceraria è emerso il bisogno di strutture di accoglienza per la possibilità di percorsi alternativi al carcere in modo particolare per gli extracomunitari, i malati di mente, i senza dimora e tutte quelle persone che non hanno famiglie che li possano sostenere; questi, pur quando ne hanno diritto, non possono accedere neppure ad un permesso di qualche ora. Il territorio ha risposte efficaci soltanto per i tossicodipendenti, di conseguenza molti detenuti si dichiarano tossicodipendenti anche se non lo sono, per poter accedere ad una qualche possibilità di uscita La prostituzione: nel territorio di Sorso e Sassari è presente il fenomeno della prostituzione schiavizzata di strada; le ragazze coinvolte nel racket sono mediamente una trentina, di cui una parte minorenni: sono costrette a prostituirsi per pagare un debito che si aggira intorno ai 50.000 euro. Quasi tutte sono di nazionalità nigeriana. La altre provengono dalla Cina e dall’Est europa. Arrivano in Italia con l’inganno e la falsa promessa di un lavoro normale e redditizio e si ritrovano private dei documenti e costrette a vendersi con la minaccia di ritorsioni (mortali) verso loro stesse e le famiglie. La prostituzione è stimata come la terza voce di guadagno per il crimine internazionale, dopo le armi e la droga, e si calcola che ognuna delle donne schiavizzate renda al racket circa 5.000 euro al mese. DISABILITA’ E’ difficile presentare un quadro generale delle stime relative ai disabili. Una prima difficoltà riguarda la definizione stessa di disabilità, che non è universale in quanto cambia a seconda della rilevazione statistica e di chi la effettua. In secondo luogo si riscontra molta più difficoltà nel rilevare le disabilità mentali rispetto a quelle fisiche per la presenza di resistenze e pregiudizi culturali che spingono gli interessati o i loro familiari a non entrare in contatto con i servizi pubblici competenti e a non rispondere in modo adeguato alle domande presenti in ricerche ed indagini. L’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1981 definisce la disabilità come “riduzione delle capacità di svolgere un’attività nei tempi e nei modi considerati normali, transitoria o permanente, reversibile o irreversibile; conseguenza diretta di una menomazione o una reazione psicologica ad una menomazione fisica, sensoriale o di altro tipo”. Per inquadrare ulteriormente questa problematica è utile aggiungere e tenere presente anche la nozione di handicap inteso come fenomeno sociale, concetto cioè che definisce le conseguenze sociali ed ambientali derivate da menomazioni e disabilità. In Sardegna oltre il 7% della popolazione presenta almeno una disabilità grave nelle funzioni della vita quotidiana, delle capacità motorie e nelle funzioni della parola, della vista e/o udito. Si stima che quasi il 30% di queste persone sia colpito dalla situazione più grave della disabilità, ossia la perdita totale di autonomia (determinato dall’isolamento della persona derivato da livelli di autonomia pressoché nulli e dalla permanenza in casa per impedimento fisico o psichico, dalla incapacità di assumere farmaci autonomamente, di gestire moneta e servizi quali il telefono, i mezzi di trasporto). Il trend complessivo della disabilità è in aumento (questo è un dato a livello italiano) in quanto i progressi della medicina e l’erogazione di una tutela sanitaria e sociosanitaria più qualificata hanno determinato una minore mortalità (specialmente in età perinatale e neonatale), migliori condizioni di vita e quindi un aumento della vita media. Disabili di 6 anni e più per regione. Anno 2004. Tassi grezzi e tassi standardizzati per 1000 persone. Fonte Istat Regioni Piemonte Valle D'Aosta L'ombardia Trento Bolzano Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazia Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Tassi grezzi 48,1 39,4 40,2 38,2 31,7 39,8 Tassi standardizzati 44,5 38,6 41,8 38,0 35,5 40,6 Totale popol. (in migliaia) 4028 112 8487 422 437 4206 42,3 35,5 118 47,3 35,5 1543 50,8 42,1 3754 55,0 51,0 56,0 41,6 54,1 55,1 45,8 53,9 54,8 62,8 62,8 52,0 48,5 46,0 40,9 47,9 43,8 49,6 48,9 56,3 61,5 56,4 68,1 68,9 59,5 48,5 3337 788 1374 4919 1203 309 5345 3804 568 1918 4723 1555 53950 Queste condizioni richiedono un potenziamento degli interventi sanitari e misure di inclusione sociale mirate e continuative nel tempo. In particolare, esaminando le condizioni culturali e sociali dell’area che stiamo analizzando, si può trarre la conclusione che lo stato di isolamento di molte comunità, dovuto anche a fattori geografici, la scarsa propensione del territorio a creare reti di sostegno, solidarietà partecipativa e una certa arretratezza (la Sardegna, con il 9,1% è una delle regioni italiane con il più alto tasso di analfabetismo), contribuiscono a creare per i soggetti affetti da disabilità un ambiente sociale del tutto sfavorevole, che li spinge sempre più verso l’esclusione e la solitudine. Soprattutto la risposta del territorio, in termini di associazioni di volontariato, associazioni di tutela dei diritti come il diritto al lavoro, a vivere in un ambiente non discriminatorio è davvero scarsa. In tal senso pubblichiamo qui di seguito i dati elaborati dall’Istat: Organizzazioni di volontariato iscritte ai registri per tipologia di utenza e regione. Quozienti per 100 organizzazioni di volontariato pro-disabili nella stessa regione. Anno 2001. Sardegna: Solo-disabili 12,7 Anche-disabili 87,3 Percentuale organizzazioni Pro-disabili sul totale organizzazioni 23,3 Cooperative sociali con utenza solo-disabili per tipologia di cooperativa e regione. Quozienti per 100 cooperative sociali della stessa tipologia e nella stessa regione. Anno 2001. Sardegna: Tipo A 9,2 Tipo B 55,3 Totale 15,3 (In Italia la media nazionale è del 28% circa e la Sardegna è seconda solo alla Val d’Aosta) Anche per quanto riguarda gli interventi dei Servizi sociali il dato sardo è alquanto basso: Numero di interventi di assistenza e di servizi sociali erogati dalle Province alle persone disabili per ripartizione geografica e sesso del beneficiario. Quozienti per 100 persone dello stesso sesso. Anno 2003 (fonte Istat) Italia Nord Occidentale Maschi 15,8 Femmine 16,9 Maschi e Femmine 16,3 Italia Nord Orientale Maschi 42,1 Femmine 42,1 Maschi e Femmine 42,1 Italia Centrale e meridionale Maschi Italia Insulare Maschi 20,4 Femmine 16,2 Maschi e Femmine 18,5 Italia Maschi 100,0 Femmine 100 Maschi e Femmine 100,0 21,6 Femmine 24,8 Maschi e Femmine 46,4 Al di là dell’analisi dei dati, ciò che ci preme rilevare è che la realtà mostra una situazione davvero deprimente. Non ci sono segni evidenti dell’eliminazione delle barriere architettoniche, non ci sono luoghi aggregativi e di svago dove le persone con disabilità possano trascorrere il proprio tempo. Se poi in una certa misura alcuni servizi vengono garantiti ai disabili minorenni, al compimento del diciottesimo anno di età il soggetto rientra a pieno carico nel circuito familiare, con tutta una serie di conseguenze in termini di isolamento della famiglia, incapacità di gestirne il carico, difficoltà di disposizione del tempo. Attualmente possiamo affermare con certezza che il Centro Diurno della Comunità Papa Giovanni XXIII a Sorso è l’unico in tutto il territorio, e riceve richieste di inserimenti da paesi distanti anche fino a 50 km. MINORI Da una ricerca realizzata nell’aprile-maggio 2006 dell’Assessorato Regionale dell’Igiene, Sanità e assistenza Sociale della Regione Autonoma Sardegna (che si allega), possiamo trarre i seguenti dati di contesto che emergono rispetto alla problematica del disagio minorile e della necessità di strutture preposte all’accoglienza dei minori stessi quando, per varie cause, è necessario (consensuale) o obbligato (giudiziale) l’allontanamento dalla famiglia d’origine e l’inserimento per un periodo di tempo determinato in un’altra famiglia o in una comunità di tipo famigliare. • Per la maggioranza dei minori in questione si rende necessario l’affidamento per difficoltà educative dei genitori (nel 70,2% dei casi si tratta di abbandoni o di grave trascuratezza dei familiari, nel 27,2% dei casi i genitori hanno problemi di tossicodipendenza, nel 25,2% problemi psichiatrici. Il 43,3% dei nuclei d’origine presenta vari problemi economici. • Più della metà viene affidato a famiglie con le quali non sussiste legame di parentela. • Mediamente i minori entrano in comunità all’età di 11 anni, nella maggior parte dei casi attraverso un provvedimento dei servizi sociali del comune (45,4%), oppure un procedimento civile (33,2%). Nell’11,6% dei casi sono presenti entrambi i provvedimenti • Solo il 43% delle dimissioni raggiunge i pre-requisiti minimi di successo (rientro nella famiglia d’origine o adozione) • La maggioranza dei minori lascia la comunità perché ha raggiunto la maggiore età Anche in questo caso, al di là di una fredda lettura dei dati su carta, la realtà mostra quanto sia urgente riuscire a trovare per questi minori un contesto di vita che sia in grado di ricreare un clima affettivo idoneo ad un’equilibrata crescita psicofisica, un ambiente sereno che gli garantisca l’effettività di tutti i suoi diritti, compreso quello di mantenere i rapporti con la famiglia d’origine e di ricongiungersi ad essa nel momento in cui cessi la situazione di disagio. Rispetto a questo, la casa famiglia, come risposta creativa anche alla problematica, è così descritta in un recente documento dell’Associazione: “Con questo termine si intende una struttura educativa residenziale che si caratterizza per la convivenza continuativa e stabile di due adulti (di norma coppia sposata con o senza figli) che risiede presso la struttura, che accolgono minori e adulti con età e caratteristiche diverse, prive di ambiente familiare idoneo, allo scopo di garantire un contesto di vita caratterizzato da un clima di disponibilità affettiva con rapporti individualizzati per assicurare sviluppo e maturazione affettiva, educazione, mantenimento, assistenza, partecipazione alla vita sociale. Ospitalità in una organizzazione della vita quotidiana di tipo familiare. L’accoglienza è “complementare” secondo il metodo attuato da oltre 30 anni nella Comunità Papa Giovanni XXIII in Italia e all’Estero”. Dove per complementare si intende completa che non distingue tra patologia e patologia. Che nel diffuso linguaggio socio-sanitario è detta “multiutenza”. Quindi non solo nelle Casa famiglia in oggetto non si accoglie per fascia di utenza, ma, al contrario, persone diverse per età, genere, bisogno, figli naturali e non, costituiscono una proprietà distintiva delle Case famiglia e una peculiare forza terapeutica., in opposizione radicale alle risposte tradizionali per cui: "alle persone che soffrono di carenze relazionali e quindi cercano sicurezza, identificazione, identità, originalità, spesso proponiamo una vita con altre sei o sette persone che soffrono della stessa cosa e presentano gravi disturbi psicopatologici, il che accentua il sovrapporsi di problemi all'interno del gruppo, moltiplica le interazioni patologiche, i mimetismi, i livellamenti che non hanno nulla a che vedere con i bisogni di relazione di queste persone La costituzione della Casa famiglia fornisce uno schema famigliare che somiglia alla famiglia allargata. La presenza di figure genitoriali e parentali di età e vissuti diversi, possono rappresentare i differenti componenti di una famiglia allargata (padre madre fratelli, nonni,zii, cugini) e funzionare da veri collettori relazionali, lì dove la perdita dei legami famigliari di origine ha causato o potrebbe causare conseguenze disastrose che possono andare dai comportamenti antisociali alla perdita di una identità spaziale e temporale con conseguente disgregazione dell’Io fino a disturbi psicotici gravi (sono in aumento i casi di persone con disturbi psichici, segnalati dai servizi sociali, che si trovano a non avere più una famiglia perché rifiutati dalla loro famiglia di origine o perché una famiglia non l'hanno mai avuta). 7) Obiettivi del progetto: L’obiettivo generale proprio a tutte le modalità operative dell’ ente e delle forme associative ad esso collegate, nei diversi contesti dov’è presente, è la realizzazione di un intervento integrato a più livelli in grado di agire sulla rimozione delle cause del disagio e della marginalità sociale con una metodologia nonviolenta. Tale modello è fondato sulla sperimentazione di esperienze personali di condivisione piena e diretta con le persone svantaggiate e socialmente escluse. A partire da queste relazioni concrete vengono intraprese azioni di educazione, sensibilizzazione, informazione, finalizzate alla promozione di una cultura di solidarietà, pace e cooperazione tra i popoli. Gli obiettivi generali che caratterizzano la gestione di tutti i progetti di servizio civile si sviluppano su tre livelli: Rispetto all’Ente: • qualificare l’azione sociale ed educativa dell’ente attraverso il coinvolgimento sempre crescente di una società civile giovanile motivata all’incontro con l’altro, il diverso, l’escluso con il quale cerca di costruire relazioni significative. • Integrare l’intervento globale dell’ente con l’istituto del servizio civile nazionale, quale esperienza di cittadinanza attiva volta a “concorrere in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari”, così come recita l’Art. 1 della L. 64/2001. Rispetto al volontario: • offrire un’occasione istituzionalmente riconosciuta di formazione civica attraverso un’esperienza di cittadinanza attiva, volta da una parte alla crescita personale, dall’altra all’accrescimento di competenze di base trasversali e specificoprofessionali. • offrire uno spazio di coinvolgimento nelle attività dell’ente, attraverso la sperimentazione di una dimensione di vita comunitaria basata sull’accoglienza, la condivisione e la nonviolenza: in questo modo il giovane qualifica e porta un plus valore alle attività stesse. Rispetto agli utenti: • Utenza in senso stretto (beneficiari diretti delle attività rispetto alle quali i volontari in servizio civile portano un valore aggiunto): favorire l’integrazione fra soggetti svantaggiati e giovani, nel tentativo di costruire relazioni fondate su un rapporto di gratuità, sostanzialmente differente dal rapporto operatore professionale/utente. • Utenza in senso ampio (beneficiari indiretti: società civile, istituzioni pubbliche e private, realtà associative, territorio): difendere la Patria partendo dal proprio territorio attraverso l’esperienza del servizio civile,quale occasione di partecipazione ad iniziative motrici di cambiamento sociale. L’esperienza di cittadinanza attiva e responsabile in cui Il volontario è protagonista, rende il giovane testimone di una cultura di solidarietà e portavoce delle situazioni di povertà, disagio ed esclusione sociale che durante l’esperienza incontra. In questo contesto, assume un’importanza fondamentale il percorso formativo di volontari, e viene “ridefinito” il concetto di difesa della Patria: una difesa del patrimonio umano del nostro paese, dei suoi valori educativi, solidali, di cooperazione e tutela dei diritti fondamentali. OBIETTIVO GENERALE 1 DEL PROGETTO Le strutture di Casa Famiglia dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII sono nate con l’obiettivo generale di permettere a chiunque sia stato privato, per vicissitudini varie, del calore di una famiglia e l’amore necessario per un corretto equilibrio psico-affettivo, di poter ritrovare nella dimensione della Casa Famiglia un luogo dove abitare, intendendo come abitazione uno spazio che possiede una connotazione psicologica e affettiva e non solo l’aspetto materiale, fisico di un tetto sotto il quale prendere alloggio. Rispetto ai minori, l’obiettivo si inserisce a pieno titolo nelle finalità stabilite dalla legge n.149 del 28 marzo 2001, Diritto del minore ad una famiglia, che: a) Promuove l'istituto dell'affidamento familiare e la necessità di rendere tale strumento più flessibile e idoneo alle effettive esigenze di tutela del minore. b) Riconosce particolari requisiti per le realtà comunitarie preposte all'accoglimento di bambini vittime di esperienze traumatiche. c) Incentiva comunità in cui è prevista la presenza di famiglie d) Favorisce la sperimentazione di forme innovative di accoglienza e) Rende effettivo il divieto di collocare minori sotto i 6 anni negli istituti, e prevede la chiusura degli stessi entro il 31 dicembre 2006. Obiettivi specifici: • Favorire l’inserimento di minori, delle persone con disagio psichico e disabili gravi e medio gravi nell’ambito delle Case Famiglia • Incentivare l'istituto dell'affidamento familiare, come forma di tutela per il minore. • Rispondere ai bisogni reali delle persone accolte, con programmi individualizzati e valorizzando le abilità di ognuno • Favorire la disponibilità delle famiglie ad accogliere minori soggetti a misure alternative alla pena. Indicatori rilevanti: - Aumento degli utenti disabili inseriti nelle strutture dell’Associazione sul territorio sardo - Aumento dei provvedimenti di affidamento, sia giudiziario che consensuale, alle famiglie della Comunità - Verifica positiva degli operatori dei servizi sociali rispetto al percorso dei minori affidati - Incremento del numero di famiglie che si dichiarano disponibili ad accogliere minori in pena alternativa OBIETTIVO GENERALE 2 DEL PROGETTO Rispondere, attraverso la partecipazione alla struttura di Centro Diurno, alle esigenze di soggetti disabili per favorirne, attraverso percorsi di formazione, ludici e lavorativi, le possibilità di aggregazione e partecipazione alla vita sociale. Obiettivi specifici: • Sostenere l’inserimento di disabili nella comunità, attraverso la valorizzazione di percorsi già sperimentati di riabilitazione (attività lavorative, ricreative, culturali e • • ludiche) e la sperimentazione di attività innovative. Creare legami tra il Centro diurno ed il territorio, in modo da coinvolgere nella - e far conoscere la – quotidianità dei disabili alla comunità locale Supportare le famiglie con soggetti disabili, per rispondere alla sensazione di inadeguatezza ed all’isolamento sociale in cui si trovano. Indicatori rilevanti: - Aumento degli inserimenti nel centro diurno - Effettivo incremento del numero di attività sviluppate, sia all’interno, sia sul territorio - Efficacia ed effettività dell’azione delle centro, rilevabile attraverso apposite indagini - Incremento del numero di famiglie che entrano in relazione con la struttura - Rilevazione dei servizi nuovi offerti attraverso apposite indagini OBIETTIVO GENERALE 3 DEL PROGETTO Partendo dalla “condivisione diretta con gli ultimi” e dalla modalità della nonviolenza attiva, creare azioni per la sensibilizzazione del contesto territoriale alle problematiche del disagio e dell’esclusione sociale, per l’affermazione di una cultura di solidarietà, legalità e la rimozione delle cause che determinano l’ingiustizia. Obiettivi specifici: • Produrre e incentivare un’informazione qualificata e fruibile che agevoli la conoscenza delle realtà di disagio di minori e disabili. • Promuovere reti di collaborazione e scambi di esperienze, favorire momenti di riflessione e dibattito, sui temi della disabilità, delle problematiche minorili, della prostituzione schiavizzata e della realtà carceraria. • Rafforzare la presenza dell’Associazione nelle case circondariali di Sassari, Alghero, e Oristano sviluppando percorsi di conoscenza con i detenuti e di collaborazione con le autorità giudiziarie e gli operatori sociali, per elaborare dei programmi alternativi al carcere. • Creare occasioni di incontro concrete con i soggetti del disagio e dell’esclusione come le ragazze di strada vittime della prostituzione schiavizzata, Indicatori rilevanti: - Quantità e fruibilità dell’informazione effettivamente prodotta - Numero di collaborazioni, stabili e a progetto, create - Numero di eventi organizzati - Partecipazione popolare agli eventi stessi (quantificabile in numero di persone, contatti, richieste di informazioni) - Numero di partecipazioni alle Unità di Strada operanti a Sassari e Sorso, sui luoghi della prostituzione schiavizzata; - Numero di incontri all’interno del carcere di San Sebastiano Obiettivi specifici rispetto ai volontari in servizio civile: • • • • Attraverso la condivisione diretta con gli accolti, favorire l’acquisizione di un bagaglio esperienziale utile per un percorso di crescita umana che contempli gli ultimi, gli esclusi, come parte integrante della società e portatori di valori che arricchiscono la società stessa Acquisizione di abilità specifiche all’interno delle modalità di relazione con minori a rischio e disabili Partecipazione dei volontari a percorsi di sistematizzazione e riprogettazione dell’esperienza di Scn, con una particolare attenzione all’elaborazione di strumenti comunicativi che consentano la restituzione dell’esperienza stessa al territorio della comunità locale Nell’interazione dei volontari con la Comunità Papa Giovanni XXIII, tendere ad una contaminazione reciproca culturale e valoriale. Indicatori rilevanti: - numero di volontari che, al termine del periodo di servizio civile, continuano a frequentare ed a collaborare con le strutture della Comunità - aumento delle competenze del volontario rilevabile dai questionari agli Olp, ai tutor e ai volontari, inseriti nel sistema di monitoraggio regolarmente accreditato presso L’Unsc, sulla valutazione competenze - Coinvolgimento del volontario nelle attività di riprogettazione dell’esperienza, rilevabile dai questionari (agli Olp e al volontario) di monitoraggio sugli obiettivi del progetto, inseriti nel sistema di monitoraggio regolarmente accreditato presso l’Unsc. - soddisfazione degli utenti, rilevabile dal questionario “Valutazione degli obiettivi del progetto” a cura del destinatario regolarmente accreditato nel sistema di monitoraggio presso l’Unsc. 8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile: 8.1 Piani di attuazione previsti per il raggiungimento degli obiettivi Come prima illustrato, la modalità d'intervento scelta dall’Associazione non è settoriale, diretta ad una singola "categoria" d'utenza, e ciò comporta anche la necessità di diversificazione degli strumenti e delle competenze degli operatori e una certa flessibilità di approccio. Proprio perché sono strutturate come “case” e “famiglie”, i centri dell’Associazione non sviluppano fasi tipiche di altre modalità d’intervento progettuale, bensì sono caratterizzati dalla dimensione della circolarità temporale, della ciclicità delle azioni, scandendo così nell’impegno quotidiano, settimanale, mensile, il cambiamento personale e gruppale, e quindi conseguendo gli obiettivi. Per questo motivo ha un senso scandire i piani di attuazione rispetto al percorso specifico dei volontari stessi, e rispetto agli obiettivi specifici indicati. • FASE 1 (mesi 1-3) Formazione, conoscenza e inserimento nella struttura (mesi 1-3) In questa fase è compresa anche la formazione specifica all’attività e mansioni che il volontario andrà a svolgere nella struttura • FASE 2 (mesi 3-12) Operatività del lavoro del volontario, affiancato dagli operatori locali di progetto (mesi 3-12) • FASE 3 (mesi 6-12) Autonomizzazione: il volontario oltre a portare avanti le attività stabili e di routine, entrerà a far parte dell’equipe di struttura a pieno titolo, con la possibilità di proporre attività innovative e diventare referente per alcuni percorsi specifici degli utenti • FASI PERIODICHE (ogni fine trimestre, mesi 3-6-9-12) Incontri con il responsabile della struttura, gli operatori e i volontari per l’analisi del lavoro svolto, la verifica ed eventuale riprogrammazione 8.2 Complesso delle attività previste per la realizzazione dei piani di attuazione. 8.3 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, specificando se volontari o dipendenti a qualunque titolo dell’ente. 8.4 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto. L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII è attiva in Sardegna da 10 anni. Le attività del progetto si sviluppano in 1 struttura di Casa famiglia, 1 Centro diurno e presso la Segreteria di zona Casa famiglia Santa Maria degli Angeli – Ghilarza n. volontari richiesti: 2 Risorse Attività umane 2 figure di riferimento, volontari full time Accoglienza minori Le strutture sono a carattere residenziale. La modalità di intervento è caratterizzata dal tentativo di garantire un contesto di vita basato su rapporti personalizzati tendenti ad assicurare sviluppo e maturazione affettiva, educazione, assistenza e partecipazione alla vita sociale. L'organizzazione della vita quotidiana è su base familiare. L’utente non viene considerato destinatario di una prestazione, ma si cerca di integrarlo, a seconda delle potenzialità che riesce ad esprimere, in una normale quotidianità operativa ed affettivo/relazionale. Attraverso la condivisione di vita si vuole dare una risposta concreta alle situazioni di disagio e marginalità, e favorire proposte di cambiamento nel contesto in cui si opera, valorizzando le potenzialità delle persone in difficoltà, trasformandole da limite in risorsa. L’accoglienza è rivolta perlopiù a minori ed adolescenti con diverse tipologie di problematiche, minori istituzionalizzati, minori in affido giudiziario. È importante tenere presente il contesto familiare e relazionale d’origine del soggetto accolto, eventualmente anche al fine di un reinserimento nel proprio ambiente di appartenenza. Per far questo sono tenuti attivi i contatti, su vasta scala, tra la Casa Famiglia e la famiglia d’origine (lì dove è possibile, in dialogo con i servizi sociali di appartenenza del soggetto). Ai fini dell’attuazione e espletamento delle attività previste non sono contemplate figure di dipendenti ma solamente la figura di volontari in sostegno alle figure genitoriali responsabili della casa famiglia. Ogni struttura di accoglienza conta con uno o due operatori presenti 24 ore su 24, dedicati interamente all’accoglienza, quindi alle attività quotidiane di routine e alle esigenze delle persone accolte. Molti operatori hanno anni di esperienza in questo ambito, spesso hanno vissuto a lungo nella stessa struttura. I responsabili hanno conoscenza e competenze sia in riferimento all’attività che alle persone accolte. Riguardo alla divisione del lavoro, la Casa-famiglia è così articolata: - rispetto ai ruoli (figure di riferimento, operatori, volontari, persone accolte, volontari in servizio civile); - rispetto alle attitudini e capacità di ogni componente; - rispetto agli obiettivi individuati (es. sviluppo delle autonomie/responsabilità o collaborazione/sostegno); - globalmente si cerca una partecipazione attiva e responsabile di tutti coloro che vivono nella struttura. Attività del volontario: Aiutare e stimolare gli utenti nelle normali attività di gestione della casa quali: pulizie, preparazione dei pasti e igiene personale, con l’attenzione a mantenere o far sviluppare delle autonomie indispensabili per permettere una maggiore indipendenza. Accompagnamento dei minori nei centri sportivi e Parrocchiali, alle visite con i famigliari o presso i Centri di riabilitazione socio/educativi. Seguire i minori nel percorso del recupero scolastico, aiutandoli nello svolgere i compiti.. Oltre alle mansioni elencate, il volontario ha il compito di contribuire a creare una “normalità di vita famigliare” e affettiva, realizzando relazioni importanti e stimolando gli utenti ad esprimere le proprie capacità, attraverso il coinvolgimento degli stessi in relazioni amicali esterne alle strutture e portando altri giovani a conoscere l’esperienza del volontariato e del Servizio Civile. E’ da evidenziare che il volontario va ad operare in una specifica struttura, ma ognuna, è inserita in una “rete” comunitaria, quindi compito del giovane in Servizio Civile è anche quello di collaborare e sostenere le attività pubbliche che l’Associazione propone nel territorio d’appartenenza quali incontri, dibattiti, seminari e convegni. Una particolare attenzione verrà attribuita alla presenza e partecipazione del volontario sia nella fase di progettazione delle attività che nella fase dell’attuazione. I volontari sono seguiti nel loro percorso da un OLP che è a loro disposizione per eventuali problematiche e per indirizzarlo, per aiutarlo nello svolgimento della parte burocratica inerente al servizio. All’inizio, a metà e alla fine percorso viene verificato il percorso del servizio civile insieme al volontario tramite l’ausilio di appositi questionari. Centro diurno il Girasole (Sorso) 2 volontari SCN richiesti Risorse Attività umane 1 responsabile, Nel Centro Diurno, di tipo educativo e socio-riabilitativo, sono inseriti dipendente disabili fisici e psichici gravi che svolgono attività educative che hanno il fine di valorizzare e sviluppare le capacità basiche per raggiungere il 3 educatori, massimo livello possibile di autonomia. dipendenti • Attività ergoterapiche: Sono ambiti lavorativi protetti, inseriti in percorsi terapeutici o 3 volontari part riabilitativi, rivolti a persone con disabilità lieve. Si ritiene fondamentale time fornire questa opportunità lavorativa come momento formativo del processo di reinserimento. Le attività ergoterapiche (falegnameria, corniceria, serigrafia, giardinaggio e orticoltura, apicoltura) sono gestite da artigiani, operatori e educatori. • Attività musicali e teatrali La musica ed il teatro offrono a tutti gli utenti spazi adeguati per poter esprimere le loro capacità artistiche e comunicative. Tali attività artistiche creano un contesto espressivo ampio del quale usufruisce il bambino, il disabile, il tossicodipendente e l’anziano, valorizzando di ognuno le capacità creative. Questo ambito di intervento si può considerare una risorsa culturale alternativa alle forme classiche proprio per l’originalità dei soggetti coinvolti. E’ una esperienza che fa da ponte tra il sommerso degli esclusi e la società. • Gestione di laboratori di integrazione sociale, Avvalendosi delle competenze teoriche e pratiche di “esperti” locali (soprattutto anziani), in piccoli gruppi e con particolare attenzione alle persone più in difficoltà. I laboratori verranno realizzati nel Comune di Ghilarza, all’interno e in collaborazione con la casa famiglia “Santa Maria degli Angeli”. • Altre attività Accompagnamento delle persone disabili in tutte le occasioni sociali, culturali, ricreative, sportive, ecc. del territorio, allo scopo di favorire le relazioni e superare i pregiudizi; organizzazione di eventi pubblici (manifestazioni, convegni, incontri, ecc.) che permettano alle persone disabili di essere realmente protagoniste. Ai volontari in SCN viene chiesto di affiancare gli operatori e sostenere i progetti educativi individualizzati partecipando attivamente alla loro realizzazione non solo nella fase attuativa ma anche nelle fasi di ideazione e verifica, attraverso un confronto costante con gli operatori. Ruolo del volontario è anche costruire una relazione costruttiva con la persona accolta in modo da facilitarle il cammino di crescita e di inserimento sociale. Nello specifico rispetto alle attività del centro i volontari interverranno nelle Attività musicali e teatrali, nella gestione di laboratori di integrazione sociale, nell’accompagnamento delle persone disabili, nell’organizzazione di eventi pubblici (manifestazioni, convegni, incontri, ecc.). All’inizio del periodo di SCN, in equipe con l’OLP e con il tutor verranno stilati dei programmi di impiego individualizzati, anche a seconda delle attitudini e delle capacità del volontario. Segreteria di zona – Sorso 2 volontari SCN richiesti Risorse Attività umane 1 referente, volontario full time 5 volontari part time - Attività amministrative, di animazione, organizzazione - Banca dati: La Banca dati è la memoria storica dell’ente, è disponibile al pubblico e tratta tutte le tematiche sociali archiviando articoli di quotidiani e riviste, ricerche e pubblicazioni che servono come materiale informativo e formativo interno ed esterno all’ente. Gestisce una piccola biblioteca a tematica sociale e raccoglie materiale audio e video. - Organizzazione di percorsi di Educazione alla pace e all’interculturalità: L’associazione è impegnata fattivamente e politicamente nella promozione di una cultura di pace, della nonviolenza e dell’interculturalità. Ritiene fondamentale proporre ai giovani, nei luoghi di aggregazione e nelle scuole, queste tematiche affinché si crei una coscienza e un terreno favorevole alla creazione di iniziative e comportamenti di pace. - Attività di informazione sulla prevenzione del disagio giovanile, elaborare percorsi di avvicinamento da parte dell’Associazione nei confronti dei giovani lì dove sono: nei quartieri e nei luoghi da loro frequentati (bar, discoteche, pubs) nelle scuole, nelle parrocchie, ecc. con lo scopo di creare relazioni di fiducia e di valorizzazione delle risorse reciproche. - Pianificazione e organizzazione di azioni per rafforzare la presenza dell’Associazione nelle case circondariali di Sassari, Alghero, e Oristano sviluppando percorsi di conoscenza con i detenuti e di collaborazione con le autorità giudiziarie e gli operatori sociali, al fine di elaborare dei programmi alternativi al carcere. - Elaborazione di programmi di sostegno verso donne costrette alla prostituzione schiavizzata e schiave del racket. - Organizzazione delle Unità di strada per incontrare le ragazze schiave del racket Ai volontari in SCN viene chiesto di affiancare i responsabili nell’organizzazione e gestione della Banca dati, nell’attività di informazione sulla prevenzione del disagio giovanile, nel percorsi di educazione alla pace, negli incontri all’interno del carcere, nella elaborazione di programmi di sostegno alla prostituzione schiavizzata, nell’organizzazione delle Unità di strada. All’inizio del periodo di SCN, in equipe con l’OLP e con il tutor verranno stilati dei programmi di impiego individualizzati, anche a seconda delle attitudini e delle capacità del volontario. Un’attività comune richiesta e tutti e 5 i volontari impiegati nel progetto è la partecipazione ad incontri ed eventi pubblici, i cui tempi e modalità saranno di volta in volta stabiliti in equipe con gli operatori locali ed il tutor. L’ente ritiene fondamentale questa attività di testimonianza come restituzione al territorio dell’esperienza di SCN. 9) Numero dei volontari da impiegare nel progetto: 6 10)Numero posti con vitto e alloggio: 4 11)Numero posti senza vitto e alloggio: 0 12)Numero posti con solo vitto: 2 13)Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: 30 14)Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : 5 15)Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: I volontari durante lo svolgimento del servizio civile sono tenuti a: - rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro - rispettare le regole delle strutture, orari, linguaggio e abitudini consolidate - mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene a dati, informazioni o conoscenze acquisite durante lo svolgimento del servizio civile - disponibilità a trasferimenti in italia per incontri di formazione, sensibilizzazione e promozione del scv - flessibilità oraria dovuta alla particolarità delle persone a cui si presta servizio Si ricorda, inoltre, che la formazione è obbligatoria e quindi, nelle giornate di formazione non è possibile prendere giornate di permesso. CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE 16)Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto: N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Sede di attuazione del progetto Centro diurno Il Girasole Casa Famiglia Santa Maria degli Angeli Segreteria di zona Comune Indirizzo Cod. N. vol. ident. per sede sede Sorso (SS) Via Sennori n°72 4561 Ghilarza (OR) Via Avv. Piero Sanna 34468 Sorso (SS) Via Tiepolo 4672 2 Nominativi degli Operatori Locali di Progetto Cognome e nome Fara Ilaria Data di nascita C.F. 13/ 11/ 1979 FRALRI79S53F979G 28/08/1965 SROGNN65M68G113A 24/07/1972 SPNNLS72L64I452R Soru Giovanna 2 2 Spanu Annalisa vedi allegati 1 17)Altre figure impiegate nel Progetto: TUTOR N. 1 2 3 Sede di attuazione del progetto Centro Diurno il Girasole Casa Famiglia Santa Maria degli Angeli Segreteria di zona Comune Sorso (SS) Ghilarza (OR) Sorso (SS) Indirizzo Cod. N. vol. ident. per sede sede Cognome e nome 4672 2 Antonello Spanu Via Avv. Piero Sanna 34468 9 2 Antonello Spanu 2 Antonello Spanu Via Sennori 72 Via Tiepolo 14 4672 RESP. LOCALI ENTE ACC. Data C.F. Cognome di e nome nascit a 30/04/ SPNNNL72D30I Sanna 1972 452S Maria Zaira 30/04/ SPNNNL72D30I Sanna 1972 452S Maria Zaira 30/04/ SPNNNL72D30I Sanna 1972 452S Maria Zaira Data di nascit a 14/ 06/ 1979 14/ 06/ 1979 14/ 06/ 1979 C.F. SNNMZR79H54I452Z SNNMZR79H54I452Z SNNMZR79H54I452Z 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 vedi allegati 2 18)Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale: L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII da più di 30 anni investe le proprie risorse nella promozione e gestione di progetti di servizio civile, prima come obiezione di coscienza sostitutiva al servizio militare, poi come servizio civile nazionale, sia in Italia che all’estero. Per questa ragione, credendo profondamente nello strumento del Servizio Civile e nei valori che trasmette a livello sociale, riteniamo che la promozione e la sensibilizzazione non debbano essere limitate al singolo progetto o strettamente all’arco temporale di emanazione e scadenza del bando, ma siano permanenti e attraversino trasversalmente le altre attività dell’Ente. L’Associazione ha implementato da dieci anni un ufficio centrale finalizzato alla gestione dei progetti di servizio civile, con una sede locale per le varie aree, italiane ed estere, dove opera. Nel corso di tutto l’anno solare riceviamo richieste di partecipazione ai progetti da parte dei giovani, cosi come durante tutto l’anno portiamo avanti azioni di sensibilizzazione, discussione, elaborazione riguardanti i vari aspetti del SCN. Programma di promozione del progetto: • Incontro pubblico (all’atto dell’eventuale approvazione del progetto a bando) che illustri e chiarifichi ai giovani interessati a presentare domanda il percorso progettuale. Ci si avvarrà di testimonianze dei giovani che hanno concluso il periodo di SCN in progetti analoghi dell’Ente, con preferenza di quelli attivati nello stesso territorio, se presenti. Tempo: 3 ore • Interventi nelle scuole: almeno 3 moduli da 2 ore ciascuno per incontri formativi nelle scuole superiori della provincia/e interessata/e al progetto Tempo: 6 ore • “Volontariamente party – il Servizio Civile in festa”: occasione promozionale che coinvolge i volontari impegnati in tutti i progetti dell’Ente, sia in Italia che all’estero, e gli ex volontari. Si tiene ogni anno a Rimini nel mese di luglio e prevede al suo interno una manifestazione pubblica (con un convegno) in cui i giovani incontrano il territorio. Tempo: 10 ore • Banchetto in occasione della “Tre Giorni Generale” dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che si svolge a cadenza annuale (nel mese di maggio) alla Fiera di Rimini, e a cui partecipano persone provenienti da tutta Italia e da diverse zone estere. Tempo: 24 ore • Incontro pubblico nei locali del Comune di Ghilarza : Tempo: 3 ore • Collaborazione fissa con il mensile “Sempre” attraverso la rubrica “Frontiere di pace”, redatta a cura del Servizio Obiezione di Coscienza e pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che presenta testimonianze (e illustra i relativi contesti e progetti dove operano) di volontari in servizio civile nazionale sia in Italia che all’estero. Tempo: 36 ore • Attività diverse per cui non è possibile quantificare, per loro natura, un tempo di realizzazione, come: promozione su siti web, interventi in qualità di relatori o testimonianze di volontari ed ex volontari in incontri pubblici e seminari, banchetti in numerose manifestazioni nazionali, sportello informativo telefonico, etc. • All’atto dell’eventuale approvazione del progetto a bando, l’Ente si impegna a compilare una scheda sintetica dello stesso, da pubblicare sul sito web, sui depliant e volantini promozionali, al fine di rendere chiara ed immediata agli aspiranti volontari la comprensione del progetto. TOTALE 82 ore 19)Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari: Si prevede di utilizzare il sistema di selezione approvato dal direttore generale del servizio civile con determinazione del 30 maggio 2002 20)Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): NO 21)Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto: Si utilizzerà il sistema di monitoraggio verificato dall’UNSC in sede di accreditamento 22)Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): SI ASSOCIAZIONE COMUNITA’PAPA GIOVANNI XXIII 23)Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: Nessuno 24)Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto: Il progetto prevede l’impiego di risorse finanziarie aggiuntive destinate alle attività del progetto e alle risorse tecniche previste alla voce 26. Si ricorda che a tutti i volontari in servizio civile, per la partecipazione della formazione generale che si realizza presso la sede centrale di gestione nelle vicinanze di Rimini e di quella specifica, in località diverse da quella di residenza vengono rimborsate le spese di trasporto effettuate con mezzi pubblici. : RISORSE FINANZIARIE FORMAZIONE SPECIFICA Voci di spesa formazione specifica Rimborso volontari Materiale didattico Organizzazione logistica Formatori Totale spesa Risorse finanziarie 200 euro 200 euro 100 euro 800 euro 1300 euro RISORSE FINANZIARIE – SEDE CASA FAMIGLIA Voci di spesa risorse tecniche e strumentali Rimborso Volontari Ammortamento automezzi Personale specifico Materiale didattico e manuale Totale spesa Risorse finanziarie 60 euro 1000 euro 1000 euro 200 euro 2260 euro RISORSE FINANZIARIE – SEDE: SEGRETERIA Voci di spesa risorse tecniche e strumentali Spese di Segreteria Spese del mezzo fornito dall’ente Spese di combustibile automezzi per recarsi al Carcere di San San Sebastiano e per Unità di Strada Risorse finanziarie 500 euro 1500 euro 400 euro Spese per libri e abbonamenti a riviste Totale spesa 500 euro 2900 euro RISORSE FINANZIARIE SEDE: CENTRO DIURNO Voci di spesa risorse tecniche e strumentali Materiale didattico manuale Ammortamento Computer Banca Dati Ammortamento Automezzo Personale, con indicazione del tempo destinato esclusivamente al progetto di servizio civile: Totale spesa Risorse finanziarie 200 euro 200 euro 200 euro 1000 euro 1600 euro Totale spese finanziarie aggiuntive: 8060 euro 25)Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto: Comune di Ghilarza Promozione Partecipazione a percorsi formativi Possibilità di un contributo spese Cooperativa Porta Aperta - Valledoria Promozione, formazione, fornitura di strumenti informatici Istituto Cortivo – Centro di Formazione Professionale Di questo partner si allega lettera di copromozione della sede legale di Padova. Ha sedi sparse in tutta Italia, tra cui una ad Oristano. Attività di promozione e sensibilizzazione. Realizzazione di un modulo del percorso di formazione per volontari Collaborazione alla costruzione di un percorso formativo per tutor Vedi allegati 3 26)Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto: CENTRO DIURNO - Aula ludico-ricreativa, multimediale ed audiovisivi - Laboratori attrezzati - Il volontario potrà disporre di materiale didattico specifico per disabili (giochi in scatola e testi, fogli colorati, cartelloni, tempere, registratore musicale, videoregistratore) - sede di riunioni di equipe - 2 pulmini attrezzato con sollevatore per il trasporto di disabili in carrozzina; SEGRETERIA - Segreteria dell’Associazione a Sorso Automezzo messo a disposizione dall’Associazione Strumentazione informatica, tutti i mezzi di comunicazione (telefono, fax, internet, fotocopiatrice, scanner) Computer per la Banca Dati Libri e riviste per la biblioteca Aula per lo svolgimento della Formazione Specifica e per eventuali incontri di tutoraggio. CASE FAMIGLIA - Auto e pulmini attrezzati con sollevatore per il trasporto di disabili in carrozzina Testi didattici specialistici materiale per le attività creative e di cancelleria di vario genere materiale di facile consumo per l’igiene (guanti monouso, spugnette, detergenti per igiene personale) Il volontario potrà disporre di materiale didattico specifico per svolgere le attività previste dal progetto (giochi in scatola e testi per disabili e minori, fogli colorati, cartelloni, tempere, registratore musicale, videoregistratore) CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI 27)Eventuali crediti formativi riconosciuti: Si allega convenzione con l’Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, che riconosce allo studente un massimo di n.6 crediti formativi. Vedi allegati 4 28)Eventuali tirocini riconosciuti : Si allega copia della convenzione di tirocinio con la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Sassari, che riconosce fino ad un massimo di n.6 crediti formativi di tirocinio. Si allega copia della convenzione tra la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bologna e l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che riconosce l’attribuzione ai periodi di servizio civile volontario svolto dagli studenti/esse iscritti ai propri corsi di laurea un valore di tirocinio formativo per un massimo di 400 ore per il Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, II indirizzo e 300 ore per il Corso di studio per Educatore Professionale, pari a 12 crediti formativi (art.1). Tali attività di tirocinio formativo saranno effettuate presso le strutture e all’interno dei progetti gestiti dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (art.3) Si evidenzia che l’Università degli Studi di Bologna accoglie studenti provenienti da tutte le regioni di Italia, per cui si allega la presente convenzione al progetto con sede in Sardegna al fine di non penalizzare molti degli studenti sardi fuori sede. Si allega copia della convenzione tra la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Catania e l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che riconosce l’attribuzione fino a un massimo del 70% delle ore di tirocinio previste per le attività esterne pari a n. 8 crediti. Tale convenzione viene stipulata in considerazione del fatto che alcuni giovani siciliani presentano domanda di SCN per progetti attivati dall’ente in Sardegna. Vedi allegati 5 29)Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae: Il progetto Protagonisti di una civiltà di pace consente l’acquisizione delle seguenti competenze rinvenibili nel “PRONTUARIO PROVVISORIO ED IN PROGRESSIONE DELLE COMPETENZE EVENTUALMENTE ATTRIBUIBILICON “DICHIARAZIONE” FORMALE DELLA REGIONE IN CAPO AI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE”, predisposto dalla Regione Emilia-Romagna, allegati n.6 1 – COMPETENZE DI BASE E’ in grado di: - Riconoscere il ruolo e le funzioni delle Autonomie Locali e dei loro organi di governo 2 COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI 2d – 2f) MINORI, SCUOLA E PROGETTI ESTIVI E’ in grado di: - Applicare tecniche di animazione, socializzazione e di gioco per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi; - Di accompagnare e supportare il minore nell’attività di studio e ricreativa; - Collaborare alla progettazione, organizzazione e conduzione di attività di socializzazione, di ricostruzione della rete relazionale. - Utilizzare le tecniche specifiche di animazione, attività di intrattenimento (giochi, musica, film), attività culturali (drammatizzazione), supporto alle attività scolastiche (compiti). 2c) PERSONE CON HANDICAP ( O DISABILI) - E’ in grado di: - Assistere la persona handicappata, in condizione di medio o grave insufficienza mentale e/o alterazioni psichiche / compromessa attività motoria / incapacità della cura di se stesso. - Applicare tecniche di animazione, socializzazione (attività di intrattenimento, occupazionali, culturali, sportive, di gioco ecc...) per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi. - Mantenere condizioni di igiene ambientale, nonché pulizia e cura della persona. - Aiutare nell’assunzione dei pasti, nella deambulazione e nell’uso corretto degli ausili - Utilizzare gli automezzi per disabili - Applicare le principali norme igieniche, di sicurezza e di primo soccorso. - Calibrare la propria relazione d’aiuto in ragione dei bisogni del disabile e della sua famiglia - Distinguere le figure professionali operanti nel settore cura/recupero delle persone disabili, riconoscendone ruoli e competenze specifiche - Individuare le principali caratteristiche di un servizio residenziale, semiresidenziale e domiciliare per disabili 2e ) Utenza adulta con problemi: E’ in grado di : - collaborare alla progettazione, organizzazione e conduzione di attività di socializzazione e di ricostruzione della rete relazionale; - riconoscere le problematiche specifiche legate alla tipologia di utenza (immigrazione, problemi legali, problemi sanitari) - collaborare alla identificazione delle metodologie di intervento e alla costruzione della necessaria rete relazionale con servizi ed istituzioni competenti per territorio. 3 - COMPETENZE TRASVERSALI E’ in grado di: - costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni corrette ai giovani interessati alle attività organizzate dall’associazione. Adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia Integrarsi con altre figure/ruoli professionali e non Adeguarsi al contesto: linguaggio e atteggiamenti, rispetto delle regole e orari Gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità Lavorare in team per produrre risultati collettivi Relazionarsi e collaborare con il Personale dell’Ente e con i colleghi in rapporto ai propri compiti ed ai risultati da raggiungere. Trasferire/mediare agli operatori professionali le specifiche richieste degli utenti Fronteggiare situazioni di emergenza/imprevisti, controllando la propria emotività rispetto a situazioni di difficoltà. Le suddette competenze verranno certificate mediante il rilascio della “Dichiarazione delle competenze, a valere come credito formativo” (allegati 6), e riconosciute dalla Regione 1 Emilia- Romagna in attuazione dell’articolo 10, primo comma, della L.R. 20 del 2003 . INOLTRE: Il progetto “Protagonisti di una civiltà di pace” rende possibile l'acquisizione delle seguenti 1 si richiama il testo dell’articolo 10, comma 1, della L.R. 20 del 2003 («la Regione EmiliaRomagna stabilisce, a favore dei giovani che abbiano effettuato le prestazioni di servizio civile volontario di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c) per l'intero periodo individuato nei progetti d'impiego, un'adeguata valutazione dei relativi titoli indicati dall'interessato nell'ambito della documentazione richiesta per le selezioni pubbliche finalizzate all'assunzione nei ruoli regionali, sia a tempo determinato che indeterminato.«), che costituisce riconoscimento regionale delle competenze maturate dai volontari durante il servizio civile, in coerenza le figure messe a concorso. In proposito potrebbero esserci analoghi riconoscimenti di competenze da parte degli enti locali che hanno attivato la facoltà prevista dall’articolo 11, comma 2, della stessa L.R. («Gli Enti locali possono, altresì, nei limiti delle proprie competenze, prevedere benefici e riconoscimenti a favore dei volontari in servizio civile per le stesse finalità ed entro i limiti previsti dalla presente legge, nonché dal documento di programmazione triennale di cui all'articolo 7.») o da parte di altri enti, associazioni, cooperative; Questo sistema, peraltro, si colloca in coerenza con le previsioni della L.R. 12 del 2003 "NORME PER L'UGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITA' DI ACCESSO AL SAPERE, PER OGNUNO E PER TUTTO L'ARCO DELLA VITA, ATTRAVERSO IL RAFFORZAMENTO DELL'ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE, ANCHE IN INTEGRAZIONE TRA LORO" in particolare con l'art. 5, primo comma ("Ogni persona ha diritto ad ottenere il riconoscimento formale e la certificazione delle competenze acquisite. Il riconoscimento può essere utilizzato, anche in ottemperanza alle disposizioni comunitarie, per conseguire un diploma, una qualifica professionale o altro titolo riconosciuto. A tal fine la Regione promuove accordi con le componenti del sistema formativo e con le parti sociali per la definizione di procedure per il riconoscimento, la certificazione e l'individuazione degli ambiti di utilizzazione delle diverse competenze, nonchè per il riconoscimento delle competenze acquisite nel mondo del lavoro, utilizzabili come crediti per i percorsi formativi.") e con il successivo art. 6 ("1. Gli studenti, all'atto della prima iscrizione ad attività di istruzione o di formazione professionale successiva all'assolvimento dell'obbligo scolastico, possono richiedere il rilascio del libretto formativo personale, nel quale sono iscritti i titoli, le qualifiche e le certificazioni conseguite. 2. La Giunta regionale, sentita la commissione consiliare competente, definisce con proprio atto le caratteristiche del libretto formativo, nonché le modalità per il rilascio dello stesso a tutti coloro che lo richiedono. 3. Nel libretto possono essere iscritti anche gli attestati di frequenza in esito a percorsi dell'educazione non formale, le competenze ed i crediti formativi comunque acquisiti e documentati, nonché dichiarazioni di autoformazione.") competenze, rilevabili secondo il sistema di valutazione e monitoraggio accreditato presso l'Ufficio Nazionale Servizio Civile dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. 1. Conoscenza ed esperienza pratica rispetto all’applicazione delle principali strategie di relazione d’aiuto. 2. Capacità di integrarsi con altre figure professionali nella costruzione e gestione del lavoro di equipe. 3. Conoscenza delle tecniche educative (animazione, gioco e socializzazione) per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi. 4. Conoscenza delle strategie di reinserimento sociale. 5. Conoscenza ed esperienza pratica in merito alle principali metodologie del lavoro in rete con le istituzioni. 6. Capacità di mediazione nonviolenta dei conflitti 7. Conoscenza di base delle strategie di tutela dei diritti umani Le suddette competenze verranno certificate e riconosciute dal Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII quale Ente terzo, secondo il protocollo di intesa denominato “Protocollo di intesa fra il Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII e l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per il riconoscimento delle competenze acquisibili attraverso la partecipazione a progetti di servizio civile nazionale ai sensi della legge n 64/2001 e successive circolari e direttive”. (allegati 6) Vedi allegati 6 Formazione generale dei volontari 30) Sede di realizzazione: Presso le sedi adibite alla formazione dall' ente Ass.Com.Papa Giovanni XXIII 31)Modalità di attuazione: b) in proprio presso l’ente con formatori dell'Ente 32)Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio: SI ASSOCIAZIONE COMUNITA PAPA GIOVANNI XXIII 33)Tecniche e metodologie di realizzazione previste: L’intero percorso formativo si realizza privilegiando una metodologia attiva che favorisca il coinvolgimento dei volontari in lezioni frontali, lavori di gruppo, simulazioni, esercitazioni, testimonianze e momenti di dibattito. La formazione generale si effettua in modo residenziale, cercando ove possibile di unire volontari di progetti diversi, per favorire un ambiente pedagogico adeguato all’apprendimento e alla condivisione di contenuti utili a comprendere, rielaborare e contestualizzare l’esperienza di servizio civile. Elementi metodologici generali: - Training Lezioni frontali Teatro dell’Oppresso (TDO) Simulazioni Giochi di ruolo Materiali video Dibattiti Brainstorming Lavoro di gruppo Formazione di Gruppo Tutoring specifico rispetto ai bisogni formativi Momenti di servizio ed attività comuni al gruppo Materiali cartacei (dossier etc.) Libri e testi Cd-Rom tematici Testimonianze e lezioni di esperti in materia Lezioni preparate dai volontari stessi. Attribuzione di responsabilità nel processo formativo. Verifiche periodiche Utilizzo di risorse formative ed occasioni formative esterne all’ente, eventualmente offerte dal territorio Cineforum Laboratori tematici La formazione generale prevede momenti iniziali ed intermedi è suddivisa in due moduli per un totale di 42 ore che si realizzeranno entro il quinto mese di servizio. 34)Contenuti della formazione: Il percorso formativo proposto si compone di contenuti utili allo sviluppo delle mansioni richieste ma ancor prima punta ad offrire ai volontari un’occasione di educazione alla cittadinanza attiva ed alla coscienza di essere attuatori del sacro dovere di difesa della patria sancito dall’ art.52 della Costituzione italiana, con mezzi ed attività non militari e nonviolenti. La formazione risulta così utile a collocare l’esperienza dei volontari nei contesti, via via più ampi, che li coinvolgono: il gruppo formativo, l’ente ove si presta servizio, la realtà locale, la società italiana, europea e mondiale. Primo modulo: formazione generale iniziale 1) L’identità del gruppo in formazione Conoscenza fra i volontari Condivisione di motivazioni e aspettative Si tratta di un laboratorio nel quale il formatore lavorerà alla definizione di un’identità di gruppo dei volontari partendo dal background individuale e di gruppo. Il gruppo, nel corso del modulo, si collocherà rispetto al servizio civile condividendo idee, aspettative, motivazioni ed obiettivi individuali. 2) Presentazione dell’Ente L'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: Approfondimenti: la storia, i valori , la mission dell’ente struttura dell’ente: zone e servizi L’intervento sociale dell’ ente: modalità, tipologie d’intervento, beneficiari il progetto di servizio civile Durante la lezione, per fornire ai volontari gli elementi di conoscenza del contesto in cui si troveranno a svolgere il servizio civile, vengono presentate la storia, le caratteristiche specifiche e le modalità organizzative ed operative dell’ente. 3) Il servizio civile : origine, evoluzione, valori La storia del servizio civile la sua evoluzione Cenni storici su obiezione di coscienza La costituzione italiana Il dovere di difesa della patria Nuovo Modello di Difesa ed il possibile ruolo dei civili I valori le finalità della legge 64/2001 La carta di impegno etico La difesa civile non armata e nonviolenta Gli attori del servizio civile : UNSC Enti (figure coinvolte nel servizio civile ); I Volontari Ruolo del volontario Diritti e doveri del volontario in servizio civile Partendo dall’origine dell’obiezione di coscienza al servizio militare, alla luce della costituzione italiana, si approfondiranno il concetto di difesa civile e difesa popolare nonviolenta, riportando alcuni esempi storici, fino ad arrivare alla legge 64/2001, al sistema del servizio civile nazionale e alla carta di impegno etico. Verranno inoltre illustrate le normative vigenti che regolano il servizio civile ed in modo particolare i volontari, cercando di definirne il ruolo. 4) Il conflitto e la nonviolenza Elementi fondamentali del conflitto Dimensioni e livelli del conflitto Individuazione di strategie di gestione e di soluzione nonviolenta dei conflitti; Gli strumenti della nonviolenza. L’obiettivo principale sarà quello di analizzare il concetto di conflitto, approfondendone le caratteristiche principali e gli ambiti nei quali esso si può manifestare. Si evidenzierà la “dimensione creativa” del conflitto mettendo in luce le potenzialità che ne possono derivare. Si introdurrà infine il tema della gestione nonviolenta dei conflitti come modalità di prevenzione delle situazioni di guerra e di violenza, attraverso la descrizione di alcuni esempi storici. 5) Solidarietà sociale, cittadinanza attiva e volontariato Ruolo del volontario in servizio civile nella società; Concetto di cittadinanza attiva; Ruolo delle istituzioni e del Terzo Settore; Difesa della patria e difesa dell’ambiente: la Protezione Civile. L’obiettivo sarà quello di offrire ai volontari una visione ampia della società e delle possibili risposte di fronte a problematiche quali povertà, esclusione sociale e sviluppo. Definendo insieme il ruolo del volontario in servizio civile si analizzerà il concetto di cittadinanza attiva e solidarietà per poi estendere l’analisi sulle attività sociali e di volontariato delle istituzioni e del Terzo Settore. Infine si descriverà ’esperienza della Protezione Civile a titolo d’esempio di quanto trattato precedentemente. 6) Lavoro per progetti Metodologia della Progettazione: dalla definizione degli obiettivi alla valutazione dell’efficienza ed efficacia Si presenterà ai volontari il progetto di servizio civile nel quale sono inseriti illustrandone la struttura generale con particolare attenzione agli obiettivi, sia generali che specifici. Verranno introdotti i concetti di monitoraggio e valutazione e si presenteranno gli strumenti del sistema di monitoraggio che l’ente utilizza per seguire l’andamento dei progetti e per apportare eventuali modifiche. Inoltre si effettueranno una verifica e una valutazione del primo modulo formativo. Secondo modulo: formazione generale intermedia 1) L’identità del gruppo in formazione Durante questo laboratorio si recupereranno, tramite attività interattive e dinamiche, gli aspetti motivazionali, l’identità di gruppo e le aspettative iniziali che hanno portato i volontari alla scelta del servizio civile. Ridefinizione dell’identità di gruppo Recupero delle motivazioni iniziali 2) Il conflitto e la nonviolenza Si approfondirà il tema della nonviolenza, affrontato nel 1° modulo ed in più si analizzeranno alcune situazioni conflittuali che i volontari hanno vissuto o stanno vivendo nella loro esperienza di servizio civile. Modello M-m e modello E La pace positiva e pace negativa Il conflitto interpersonale e l’esperienza di servizio civile 3) Solidarietà sociale, cittadinanza attiva e volontariato Attraverso alcuni laboratori di educazione alla pace si affronteranno le seguenti tematiche: - Diritti Umani; Dichiarazione dei diritti umani Organismi di tutela Strumenti di osservazione e monitoraggio dei diritti umani Strumenti e tecniche di tutela e difesa dei diritti umani - Dinamiche internazionali legate alla globalizzazione e al sottosviluppo; - Il ruolo degli organismi internazionali. 4) Lavoro per progetti Dopo circa 4 mesi dall’avvio al servizio, il formatore condurrà i volontari ad analizzare e verificare l’andamento del loro servizio sotto diversi aspetti e cercherà di rispondere ai quesiti aperti che sono sorti in questa prima fase. Verifica e valutazione della fase di inserimento dei volontari Analisi dell’andamento del servizio: punti di debolezza e punti di forza Inoltre si effettuerà la verifica del secondo modulo formativo. 35) Durata: Moduli di Formazione Generale L’identità del gruppo in formazione: 8 h Presentazione dell’Ente: 4h Il servizio civile : origine, evoluzione, valori 8h Il conflitto e la nonvolenza: 8h Solidarietà sociale, cittadinanza attiva e volontariato: 8h Il lavoro per progetti: 6 h durata complessiva : 42h Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari 36) Sede di realizzazione: Presso le sedi individuate dall’ associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per l’adempimento della formazione. 37) Modalità di attuazione: In proprio presso l’ente, con formatori dell’ente 38) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i: Giungi Cristina Lapenta Nicola Luca Pieri Spanu Stefano Fara Ilaria Sanna Zaira 39) Competenze specifiche del/i formatore/i: Giungi Cristina Laureata in psicologia con esperienze circa le tematiche di relazione di aiuto, relazione educativa e sviluppo e recupero psicologico; Lapenta Nicola Responsabile del servizio civile, con esperienza di intervento in aree e situazioni di conflitto, formazione al servizio civile di obiettori di coscienza, volontari ed operatori, educazione alla pace; Luca Pieri Laureato in scienze politiche con esperienza circa le tematiche di relazione d’aiuto, devianza, disabilità, inserimento al lavoro, formazione di operatori sociali e pace ; Spanu Stefano laureato in pedagogia, formazione in terapia familiare, Competenze relazionali, organizzative e gestionali con gruppi minori, adulti coppie e famiglie Fara Ilaria Laureata in servizi sociali con esperienze educative con minori e adulti, Competenze specifiche di gestione riguardanti le copiative e le imprese sociali. Sanna Zaira Diploma di dirigente di comunità con esperienze educative riguardanti la gestione di progetti individualizzati per portatori di Handicap. Esperienze di formazione al servizio civile volontario ____ Vedi allegati 7 40) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: La formazione specifica dei progetti presentati dall' Associazione Comunità Papa Giovani XXIII, si struttura su due livelli: Un primo livello che prevede la partecipazione contemporanea di tutti i volontari in servizio Civile, all'occorrenza suddivisi in gruppi di max 25 persone, a carattere residenziale. Un secondo livello che prevede una serie di incontri periodici, fra i volontari che prestano servizio sul medesimo territorio. La metodologia adottata è classificabile come metodologia attiva in quanto favorisce il coinvolgimento dei volontari, non solo in lezioni frontali ma anche lavori di gruppo, simulazioni, esercitazioni, testimonianze e momenti di dibattito. Entrambi i livelli hanno come obiettivo la fornitura dei contenuti specifici necessari ai volontari per la realizzazione delle azioni previste dal progetto ma si differenziano per tempistica e periodicità degli eventi formativi. Elementi metodologici generali: - Training Lezioni frontali Teatro dell’Oppresso (TDO) Simulazioni Giochi di ruolo Materiali video Dibattiti Brainstorming Lavoro di gruppo - Momenti di servizio ed attività comuni al gruppo Materiali cartacei (dossier etc.) Libri e testi Cd-Rom tematici Testimonianze e lezioni di esperti in materia Verifiche periodiche Utilizzo di risorse formative ed occasioni formative esterne all’ente, eventualmente offerte dal territorio Cineforum Laboratori tematici 41) Contenuti della formazione: Come indicato al precedente punto 40 la formazione specifica si realizza su due livelli, entrambi volti a fornire le competenze utili a concorrere alla realizzazione degli obiettivi generali e specifici, attraverso le azioni previste dal progetto; Primo livello I contenuti caratterizzanti di questo primo livello, che coinvolge simultaneamente tutti i volontari in servizio civile presso l'ente sono: • La relazione d'aiuto: Elementi generali ed introduttivi Il rapporto “aiutante-aiutato” le principali fasi della relazione di aiuto la fiducia le difese all’interno della relazione di aiuto presa in carico della persona aiutata ascolto ed empatia gestione della rabbia e dell’aggressività il disagio psicologico dei minori l’handicap fisico e psichico la devianza Elementi di approfondimento suddivisi per aree 1.Area Minori Il mondo interno del bambino Il passaggio dalla dipendenza all’autonomia L’attaccamento Il vissuto psicologico del bambino in affido L’induzione di ruolo nelle relazioni educative La gestione dell’aggressività nella relazione con il minore 2.Area Handicap Fisico e Psichico Il vissuto psicologico della persona con handicap Le principali forme di handicap psichico Il Burn Out come rischio nelle relazioni educative 3.Area Devianza Le radici della devianza Principali manifestazioni comportamentali della devianza La conquista della fiducia e la gestione dell’aggressività nella relazione di aiuto con adolescenti devianti • Il lavoro per progetti Verifica, valutazione ed analisi di: - Obiettivi del progetto - Andamento del servizio - Competenze acquisite - Il sistema formativo L’obiettivo di questo ultimo modulo è quello di avere un quadro complessivo e una valutazione di esito, di efficacia ed efficienza del progetto. A tal fine il formatore guiderà il gruppo all’analisi e alla rielaborazione del servizio svolto, cercando di cogliere i punti critici e gli aspetti problematici incontrati. Farà emergere i punti di forza e, sulla base di questi, stimolerà il gruppo a migliorare e riprogettare l’esperienza di servizio civile. Si effettuerà un laboratorio di auto-valutazione delle competenze. In una prima fase di lavoro individuale, ogni volontario ricostruirà la storia del proprio servizio civile: analizzerà le azioni svolte e le conoscenze, le capacità e le caratteristiche personali necessarie all’espletamento di ognuna di esse. Il formatore, sulla base del lavoro precedente, inviterà ognuno dei volontari a costruire un proprio profilo dal punto di vista delle conoscenze e competenze acquisite ed un’ipotesi sul proprio percorso formativo e professionale futuro, che verrà esplicitato in modo assembleare. B. Secondo livello Questo secondo livello di formazione specifica si caratterizza per l'ulteriore specificità dell' esperienza di servizio civile nel contesto territoriale. I contenuti degli incontri periodici sono: - Il lavoro in equipe. L’obiettivo di questo modulo è lo sviluppo della capacità di collaborare con le altre persone coinvolte nel progetto, attraverso l’approfondimento delle caratteristiche del lavorare insieme: opportunità, difficoltà, le tecniche; il valore della relazione, il confronto, la progettazione. - Il Servizio Civile Volontario. L’obiettivo di questo modulo è l’approfondimento del SCV: radici, storia, sviluppo locale; motivazioni personali, risorse e limiti individuali, la disponibilità al cambiamento; dalla prestazione al servizio, dal servizio alla condivisione. - L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. L’obiettivo di questo modulo è la conoscenza dell’ente che propone il progetto: la sua storia; la sua diffusione nel mondo e in Italia; l’organizzazione; i progetti; lo stile specifico, la scelta della condivisione, la “Società del Gratuito”. - La realtà locale. L’obiettivo di questo modulo è la lettura dei bisogni del territorio in cui si svolge il progetto. In particolare: handicap, disagio mentale ed emarginazione; minori e disagio familiare; disagio giovanile; mondo carcerario; prostituzione schiavizzata. Le cause, gli ostacoli sociali, culturali ed economici. - Le risposte ai bisogni. L’obiettivo di questo modulo è l’analisi delle risorse individuali, collettive e istituzionali esistenti; le risposte da costruire; l’importanza dell’animazione del territorio; la progettazione di rete. 42) Durata: Primo livello: moduli di formazione specifica A. Modulo residenziale iniziale La relazione d'aiuto: Elementi generali ed introduttivi Elementi di approfondimento suddivisi per aree Durata 8h B. Modulo residenziale intermedio La relazione d'aiuto Elementi di approfondimento suddivisi per aree Durata 8 h C. Modulo finale Il lavoro per progetti Verifica, valutazione ed analisi di: - Obiettivi del progetto - Andamento del servizio - Competenze acquisite - Il sistema formativo Durata 8 h D: Secondo livello: Primo modulo Il lavoro in equipe Durata 8h Secondo modulo Il Servizio Civile in sardegna Durata 8h Terzo modulo L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in sardegna Durata 8h Quarto modulo La realtà locale Durata 16h Quinto modulo Le risposte ai bisogni Durata 16h Totale ore= A+B+C+D = 80 Altri elementi della formazione 43)Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto: Si utilizzerà il sistema di monitoraggio verificato dall’Unsc in sede di accreditamento Data 30 ottobre 2006 Il Progettista Francesca Ciarallo Il responsabile del Servizio Civile Nazionale Nicola Lapenta