E
ISSN 0394-9303
VOL. 12, N. 4
APRILE 1999
Notiziario
dell'Istituto Superiore di Sanità
Epidemiologia ecologica dei tumori
Romualdo Benigni e Alessandro Giuliani
Aspetti metodologici
Gli studi epidemiologici rappresentano lo strumento principe con
cui la scienza biomedica confronta la
rispondenza nel "reale" di ipotesi e
modelli generati in laboratorio, così
come la relativa efficacia di trattamenti terapeutici e scelte di politica
sanitaria. Lo schema di base degli
studi epidemiologici è quello della
metodologia inferenziale classica, definito agli inizi del secolo dai padri
della statistica moderna (Neyman,
Pearson, Fisher, ecc.).
All'interno di questo schema, la
procedura di prova statistica di una
determinata ipotesi avviene attraverso la dimostrazione di una variabilità
di un osservabile (mortalità, pressione arteriosa, incidenza di una particolare patologia tumorale), ascrivibile
al parametro di interesse (esposizione
lavorativa, somministrazione di farmaci, intervento chirurgico, genotipo) di entità notevolmente maggiore
della variabilità dovuta a tutte le altre
cause non specificamente prese in
considerazione e quindi uniformabile
a "rumore di fondo".
Questo è ovviamente uno schema
ultra-semplificato e dietro alla parola
notevolmente si celano circa cento anni di ricerca metodologica e applicativa, scuole di pensiero e così via,
ma in fin dei conti possiamo ritenere
Notiziario Istituto Superiore di Sanità
sostanzialmente corretta l'assegnazione degli studi epidemiologici a quella
classe di problemi che i fisici e gli ingegneri chiamano studio dei rapporti
segnale-rumore. In questo senso il successo di un'indagine epidemiologica
deriva dalla massimizzazione del rapporto tra segnale (porzione della variabilità di un fenomeno ascrivibile ad
una "causa" nota) e rumore (variabilità naturale del fenomeno), a quella
grandezza cioè che gli studiosi di analisi del segnale chiamano SNR (Signalto-Noise Ratio).
Le strategie per massimizzare
l'SNR degli studi epidemiologici, che
hanno portato agli spettacolari successi dell'epidemiologia del ventesimo secolo, si sono fondate per la maggior parte dei casi sull'intuito del medico "detective" che riusciva ad isola-
re, tra la miriade di classificazioni
possibili suggerite dalla storia naturale di un evento patologico, quella
rilevante per la "spiegazione" del fenomeno e che di conseguenza portava a valori statisticamente significativi di SNR. Questa strategia, per funzionare, presuppone l'esistenza di una
"causa primaria" dell'evento in questione (e.g. il germe patogeno delle
malattie infettive), dotata di un SNR
di ordine di grandezza maggiore di
tutte le altre possibili concause. Nel
caso dell'epidemiologia dei tumori, il
fumo di sigaretta, l'amianto, le ammine aromatiche, le radiazioni ionizzanti sono esempi di successo di questo tipo di approccio.
Quando però questa "causa predominante" non esiste, l'SNR crolla
e il segnale, ancorché presente e rile-
SOMMARIO
Epidemiologia ecologica dei tumori
Romualdo Benigni e Alessandro Giuliani
1
Progetto per la valutazione del ruolo
della comunicazione nella lotta
contro l'infezione da HIV e l'AIDS
A cura dell'équipe del progetto
6
ISTISAN Congressi
7
Rapporti ISTISAN
8
1
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vante per la salute pubblica, diventa
non più rilevabile in quanto non più
discernibile dal rumore di fondo con
gli usuali metodi statistici. L'odierna
epidemiologia dei tumori1 è un'epidemiologia di "segnali deboli": una
miriade di effettori singolarmente di
scarsa entità, ma cumulativamente di
enorme rilievo sanitario, provocano
una porzione rilevante della patologia tumorale e sfuggono ai metodi
classici dell'epidemiologia. Questo limite metodologico ha provocato un
grande dibattito nella comunità scientifica (Taubes, G. 1995. Epidemiology faces its limits. Science, 269: 164169) e molti ricercatori lavorano per
trovare una soluzione a questo problema.
Le soluzioni fin qui proposte sono
essenzialmente di due tipi, entrambe
aventi come scopo la riduzione del
denominatore dell'indice SNR (diminuzione del rumore), ma attraverso strategie opposte. La prima soluzione, quella che ha avuto fin qui la
maggiore risonanza in termini di risorse impegnate e letteratura scientifica, è la cosiddetta epidemiologia
molecolare.
La strategia adottata dall'epidemiologia molecolare è quella di sostituire agli osservabili classici dell'epidemiologia (numero di tumori nella
popolazione, mortalità, ecc.), che sono
rappresentativi dell'esito ultimo del
processo tumorale, degli indicatori precoci legati a stadi iniziali dell'oncogenesi (mutazioni genetiche, aberrazioni cromosomiche, ecc.) o addirittura
alla semplice esposizione ad un potenziale cancerogeno (addotti al DNA,
metaboliti nelle urine, ecc.). L'idea è
quella di barattare l'immediata
rilevanza clinica della patologia manifesta con un evento di più difficile
interpretazione clinica ma meno affetto da eventuali fattori confondenti
(e quindi meno "rumoroso").
Il programma di ricerca dell'epidemiologia molecolare si fonda quindi
1
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da una parte sulla fiducia nella ricostruibilità dei processi causativi del
cancro da parte della biologia moderna e dall'altra sull'esistenza di catene causali lineari con addizione
successiva di rumore ai differenti stadi e conseguente migliore "isolabilità"
dei passaggi iniziali rispetto a quelli
finali.
E' prematuro dare un giudizio
definitivo sul successo del programma di ricerca dell'epidemiologia
molecolare: si possono però già enucleare principali pregi e difetti. Un
sicuro pregio è la ricaduta che questi
studi hanno avuto in termini di conoscenza del meccanismo patogenetico
dei tumori. Un'aspettativa delusa è
stata invece quella di una netta riduzione del rumore di fondo.
L'altro approccio alla riduzione
del rumore è quello dell'epidemiologia
ecologica.
La riduzione del denominatore
dell'indice SNR è qui attuata, a differenza dell'approccio molecolare che
presuppone la fiducia in un determinato schema interpretativo del fenomeno in studio, attraverso la "forza
bruta". Semplicemente, l'"atomo"
delle indagini epidemiologiche cessa
di essere l'individuo (come nell'epidemiologia classica e in quella molecolare) per diventare un'area geografica composta da centinaia di migliaia
se non milioni di individui con la
conseguente meccanica riduzione del
rumore dovuta alla legge dei grandi
numeri. Proprio perché brutale l'approccio ecologico "funziona", ma il
prezzo da pagare è a tutta prima altissimo e, secondo molti studiosi, insostenibile: la rinuncia a qualsiasi spiegazione dei risultati ottenuti che vada al di là della mera registrazione
dell'esistente. Per questo finora i successi dell'approccio ecologico sono
stati esclusivamente di "principio",
come la dimostrazione del carattere
essenzialmente ambientale della
cancerogenesi ottenuta attraverso gli
studi sui migranti o la correlazione tra
urbanizzazione e cancro (Vineis, P.
1990. Modelli di rischio, Einaudi;
Howe, H. et al. (1993). Relation
between population density and
cancer incidence, Illinois 1986-1990.
Am. J. Epidemiol., 138: 29-36).
La sostanziale "inconcludenza"
degli studi ecologici, a nostro avviso,
può essere superata da un lato accentuandone il carattere ecologico (e
quindi, similmente a quanto avviene
nel caso dell'ecologia di piante ed
animali, correlando i dati di popolazione ad adeguati "clini ambientali"), dall'altro agendo sul versante
metodologico, mutuando dalla scienza dell'analisi dei segnali gli strumenti matematici (ormai arrivati ad un
elevato grado di sofisticazione) per
esaltare e rendere visibili i segnali
deboli.
Quali sono i clini ambientali più
rilevanti per l'epidemiologia dei tumori ? Che cos'è insomma che nell'ecologia dei tumori gioca il ruolo
che fattori fisici come l'altitudine e la
temperatura giocano nei modelli ecologici standard? L'ambiente dell'uomo moderno è essenzialmente un ambiente socio-economico, modellato
dalle vicende storiche e parametrizzabile con gli strumenti della demografia e delle scienze economiche.
Ed è a queste scienze che probabilmente occorre guardare per intraprendere la difficile ricerca del senso
(e quindi efficaci suggerimenti operativi) delle regolarità dell'epidemiologia ecologica.
Sul versante metodologico l'analisi in componenti principali, utilizzata in campi che vanno dalla fisica
teorica alla sociologia per separare
informazione e rumore e così esaltare
i segnali deboli (Giuliani, A. et al.
1998. On the constructive role of
noise in spatial systems. Physics Lett.
A, 247: 47-52), ha delle enormi
potenzialità nell'epidemiologia ecologica.
Anche altri settori dell'epidemiologia come l'epidemiologia genetica e i trials clinici di molecole ad attività "preventiva" vanno incontro allo stesso problema.
2
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Nella sezione successiva si farà un
grande uso di questa tecnica così come
di descrizioni socio-economiche dell'ambiente umano. Questa non è la
sede per una spiegazione della tecnica
dell'analisi delle componenti principali (PCA), basterà accennare al fatto
che PCA, quando applicata ad un
campo di dati composto da un numero (n) molto elevato di variabili, consente di generare nuovi indici sintetici (componenti) in numero molto
inferiore ad n, che racchiudono la
parte rilevante dell'informazione iniziale depurata dal rumore.
Ecologia dei tumori: applicazione
all' Italia e all' Europa
Come illustrato nella precedente
sezione, la ricerca epidemiologica in
cancerogenesi vede attualmente sforzi considerevoli rivolti ad aumentare
la sensibilità dei propri strumenti.
Con l'occhio rivolto a questa problematica, nel Laboratorio di Tossicologia comparata ed ecotossicologia è
iniziata una ricerca che studia la distribuzione dei tumori (incidenza e
tipi di tumori) in Europa con tecniche multivariate di analisi dei dati,
tecniche che hanno già mostrato grande sensibilità in moltissimi campi di
applicazione, ma sono state poco utilizzate finora in epidemiologia dei
tumori. L'intera ricerca ha una impostazione geografico-ecologica. I risultati (preliminari) ottenuti finora vengono presentati perché sin da oggi
possono essere utili per dare un giudizio sulla bontà ed i limiti dell'approccio seguito.
La fonte dei dati di cancerogenesi
è stata la compilazione della International Agency for Research on Cancer
(IARC) dei registri tumori europei. I
dati si riferiscono al periodo più recente: 1988-1992. Per ora, sono stati
considerati solo i registri tumori esistenti anche nella compilazione precedente (anni 1982-1988), per poter
effettuare un controllo di coerenza tra
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le due raccolte. I dati utilizzati sono
stati: a) l'incidenza (per 10 000 persone) di tumori nella popolazione maschile (PM); b) l'incidenza nella popolazione femminile (PF); c) l'incidenza
(normalizzata al totale dei tumori) dei
vari tipi istologici di tumori. Il totale
delle aree geografiche europee interessate era 44. I tipi istologici erano 43
per i maschi e 44 per le femmine, per
un totale di 87 variabili. Queste variabili sono state condensate mediante la
PCA, che ha riassunto l'informazione
relativa agli spettri di tumori (87 variabili) in un numero limitato di nuove
variabili composite (componenti principali), permettendo di svolgere in un
modo più agevole le analisi successive
ed indicando, contemporaneamente,
le associazioni tra tipi di tumori. E' da
notare che queste associazioni sono da
intendersi su base di popolazione. Ogni
individuo è diagnosticato di un solo
tumore: la correlazione tra due tipi di
tumore nasce quindi dalla correlazione delle loro incidenze relative nell'ambito delle aree geografiche interessate. Queste correlazioni (e le componenti principali che da queste derivano) sono perciò indice di "macrocause"
comuni ai diversi tipi di tumore.
Le componenti principali scelte per
le analisi successive sono state 5 per i
tumori maschili e 5 per quelli femminili (63% di variabilità spiegata ). A questo punto abbiamo correlato le variabili
PM, PF e le 10 componenti che riassumevano gli spettri di tumori con variabili socio-economiche relative alle stesse aree geografiche. Ai descrittori della
patologia è stato aggiunto il differenziale di incidenza tra uomo e donna (∆N).
La rilevanza di questo descrittore deriva
dalla considerazione che le differenze
biologiche tra i sessi sono le stesse in
tutto il mondo. Ciò implica che la
variabilità del parametro ∆N (∆N=(PMPF)/PM) è esclusivamente legata a fattori ambientali. L'osservazione di una
considerevole varianza di ∆N è quindi
prova della grande importanza dell'ambiente nel processo di cancerogenesi.
Una prima parte del lavoro ha riguardato i registri tumori relativi a 13
provincie italiane, le uniche di cui esisteva un registro di incidenza di tumori
approvato dalla IARC. Tutte le 103
provincie italiane sono state caratterizzate dal punto di vista socio-economico (descrizione ecologica) in due modi
diversi. Da una parte sono state utilizzate 36 variabili derivanti da uno studio recentemente patrocinato dal
"Sole24Ore" sul "benessere" nelle provincie italiane. Le 36 variabili riguardavano sia aspetti direttamente economici che di stile di vita. La PCA di queste
36 variabili ha mostrato che il 44% di
tutta l'informazione era riassumibile
con 2 sole componenti che rappresentavano l'informazione di tipo generale,
mentre le componenti successive riflettevano soprattutto peculiarità locali.
La prima componente (ITDEM1) era
espressione, in generale, di disponibilità finanziaria e di tutti i suoi correlati
(entità del risparmio, delle pensioni,
come pure della frequentazione di teatri, cinema, palestre, ecc.). La seconda
componente (ITDEM2) era legata alla
densità di popolazione (grandi città) ed
ai suoi aspetti problematici o di degrado (reati, disfunzioni nei servizi pubblici, ecc.). Una mappa delle provincie
italiane sulla base di ITDEM1 e
ITDEM2 mostra con grande chiarezza
la separazione netta tra centro-nord e
sud d'Italia a livello di "benessere" e
modo di vita, ed inoltre come all'interno di ciascuna macroarea esistano ulteriori differenziazioni misurate da
ITDEM2 (apetti prevalentemente negativi dell'urbanizzazione).
Un altro gruppo di variabili ecologiche considerate per descrivere le provincie italiane è stato rappresentato da
descrittori della condizione femminile,
per verificare se esistesse una incidenza
differenziale di fattori sulla patologia
femminile e maschile. Come per la
descrizione socio-economica delle provincie italiane, la strategia adottata è
stata quella di raccogliere una gamma
ampia di descrittori, e di condensarli
attraverso la PCA. Da 11 variabili
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sono state ottenute 3 componenti, di cui
la prima era chiaramente interpretabile
come misura della "emancipazione femminile" (ITFEM1), la seconda descriveva aspetti di assistenza medico/sociale
nel territorio, e la terza era ricollegabile
ad aspetti relazionali. La raccolta dei dati
e la costruzione delle componenti principali relative alla condizione femminile
è stata curata da Rosa Giaimo e Domenica Matranga (rispettivamente, Università di Palermo, ed ISTAT di Palermo).
2
Il confronto tra dati di patologia e
descrittori ecologici è ripotato in Tabella 1. Alcune evidenze spiccano tra le
altre. L'emancipazione femminile è
correlata fortemente con ∆N, che è il
differenziale dell'incidenza di tumori tra
maschi e femmine, ma poco con le incidenze nei maschi e nelle femmine (PM
e PF). PM e PF sono molto correlati tra
loro: provincie con alte incidenze nei
maschi hanno anche alte incidenze nelle
femmine, e viceversa. Inoltre, l'emancipazione femminile è correlata solo parzialmente allo sviluppo economico
(ITDEM1), quindi ITFEM1 è un misuratore molto specifico della condizione femminile in Italia. E' interessante
notare che ∆N ha una correlazione limitata, ma significativa, con ITDEM2 che
copre sempre aspetti ambientali non
coperti dal fattore sviluppo economico
(ITDEM1).
Nell'analisi è stata inserita - come
prova di robustezza - anche l'incidenza
di AIDS. Questa è una malattia infettiva, quindi con meccanismo diverso da
quello prevalentemente ambientale del
cancro. E, come atteso, l'incidenza di
AIDS non è correlata con le variabili del
cancro, ed è minimamente correlata con
i descrittori ambientali (solo parzialmente con ITDEM1).
Una seconda parte del lavoro ha
riguardato dati relativi all'Europa. Non
avendo ancora disponibili dati socioeconomici particolareggiati per le singole provincie europee, ma solo valori glo2
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bali per le nazioni europe, abbiamo eseguito una analisi preliminare per appurare la legittimità di lavorare a tali livelli
di aggregazione. Abbiamo eseguito una
analisi della varianza su ognuna delle
variabili relative alla patologia (PM, PF,
∆N, e le componenti che riassumono i
profili di tumori): questa analisi ha dimostrato che esiste un forte "effetto
nazione" per PF, ∆N e gli spettri di
tumori, mentre l'effetto è più limitato
per PM. Questa analisi conferma il notevole carattere ambientale del cancro
(le nazioni, omogeneizzando i modi di
vita, rendono omogenea al patologia) e
l'esistenza di una forte variabilità tra
nazioni ci consente di considerare i confronti tra le stesse, quindi l'uso dei valori
medi dei vari stati per le variabili socioeconomiche, come una base ragionevole
per gli studi di epidemiologia ecologica.
Gli indicatori socio-economici europei sono stati ricavati con procedimento analogo a quello seguito per l'Italia. Da compilazioni statistiche sono state estratte 58 variabili (relative a economia, istruzione, alimentazione, salute,
trasporti, ecc.). Il campo di dati, analiz-
zato con PCA, ha generato 2 componenti (EUDEM1 ed EUDEM2), di
circa pari peso, che spiegavano il 44%
della varianza e descrivevano gli aspetti
socio-economici più generali. La terza
componente (EUDEM3) spiegava il
15% della varianza, e descriveva le società molto urbanizzate; le altre componenti erano relative a particolarità locali.
Inoltre, Giaimo e Matranga hanno raccolto 15 variabili relative alla condizione
femminile europea, e le hanno sottoposte a PCA. Come per l'Italia, la prima
componente (EUFEM1) era un descrittore composito specifico della emancipazione femminile.
La Tabella 2 mostra le correlazioni
tra descrittori ecologici dell'Europa e
descrittori di patologia. Anche qui abbiamo inserito una variabile riferentesi
ad una patologia di origine non ambientale (mortalità per malattie infettive
(INF) che in molti paesi è in gran parte
dovuta all'AIDS). Dalla tabella si nota
come l'emancipazione femminile
(EUFEM1) sia correlata col differenziale di incidenza ∆N, e molto meno
con le incidenze PM e PF. EUFEM1
Tabella 1 - Coefficienti di correlazione (PEARSONr) tra i descrittori italiani
ITFEM1
ITFEM1
ITDEM1
ITDEM2
AIDS
∆N
PM
PF
1,00
∆N
ITDEM2
ITDEM1
0,47
1,00
AIDS
-0,14
0,00
1,00
0,25
0,58
0,30
1,00
PF
PM
0,73
0,45
0,59
0,39
1,00
0,40
0,78
0,43
0,34
0,82
1,00
0,16
0,86
0,24
0,29
0,58
0,94
1,00
Tabella 2 - Coefficienti di correlazione (PEARSONr) tra i descrittori europei
EUFEM1
EUDEM1
EUFEM1
EUDEM1
EUDEM2
EUDEM3
INF
∆N
PM
PF
1,00
0,66
1,00
EUDEM2
EUDEM3
0,65
0,00
1,00
-0,17
0,00
0,00
1,00
INF
PM
∆N
0,28
-0,03
0,28
0,28
1,00
-0,74 -0,49
-0,80 -0,37
-0,24 -0,06
0,01 0,33
0,01 -0,10
1,00
0,61
1,00
PF
0,59
0,74
0,25
0,23
-0,09
-0,84
-0,10
1,00
Da notare che le correlazioni demografia/tumori si riferiscono alle 13 provincie di cui si disponeva del dato di patologia, le correlazioni demografia/ AIDS invece
si riferiscono a tutte le provincie italiane.
4
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è anche legata ai due descrittori socioeconomici EUDEM1 ed EUDEM2.
Sul versante patologico EUDEM1 ed
EUFEM1 hanno relazione con ∆N,
PF, e con le prime tre componenti
dello spettro dei tumori femminili
(coefficienti tra 0,6 e 0,8, dati non
mostrati in tabella), mentre non sono
correlate con PM. Al contrario, la
mortalità per malattie infettive non ha
relazione né con il cancro, né con i
descrittori socio-economici, confermando così la bontà ed affidabilità di
tale analisi. Quindi, l'analisi a livello
europeo conferma i risultati principali
ottenuti a livello italiano. Nel passaggio da aggregati piccoli (provincie italiane) ad aggregati maggiori (nazioni
europee) si conferma da una parte
l'origine non ambientale della patologia infettivale, e dall'altra la stretta
relazione tra indici di patologia
ipotizzata ambientale (come ∆N) e gli
indicatori socio-economici. Tutto ciò
è un controllo di coerenza molto importante. Esistono poi differenze tra le
due analisi. Una delle differenze maggiori è che, nel caso italiano, il primo
descrittore socio-economico ITDEM1
era correlato sia con le incidenze maschili che femminili (PM e PF), che a
loro volta erano correlate tra loro. Nel
caso europeo non è così: tra nazioni
europee, PM e PF non sono correlate,
ed i descrittori socio-economici usati
spiegano solo l'incidenza femminile.
Ciò indica che, mentre l'incidenza nella
popolazione femminile può essere spiegata in modo relativamente facile da
descrittori "generali" dello stile di vita,
l'incidenza maschile è molto più legata
a situazioni locali ed è più difficile da
spiegare. Questo è anche in accordo
con l'omogeneità di patologie - all'interno della stessa nazione - riscontrata
per la popolazione femminile con l'analisi della varianza, cui non corrisponde
un analogo effetto nazione per le patologie maschili. Dal punto di vista metodologico, questo risultato insegna che
differenti relazioni possono esistere a
differenti livelli di misura (qui livelli di
aggregazione del dato). Ciò è confermato dalla relazione tra emancipazione femminile e ∆N. Sia nel caso italiano che europeo, il valore del coefficiente
di correlazione è circa 0,74, ma il segno
è opposto. Nel confronto tra nazioni
europee, ad una maggiore emancipazione femminile corrisponde un minore differenziale delle incidenze tra i
sessi (segno negativo della correlazione), come ci si può attendere in base
all'idea che l'emancipazione femminile porti a maggiore uguaglianza tra i
modi di vita dei sessi. Confrontando
tra loro le provincie italiane, si osserva
(inaspettatamente) il risultato oppo-
sto: a maggiore emancipazione corrisponde maggiore differenziale. Si può
tentare di spiegare questo risultato in
termini di storia economica recente
dell'Italia. Poiché il cancro ha tempi di
latenza alquanto lunghi (tra i 10 ed i 30
anni), si può ipotizzare che le provincie di maggiore emancipazione femminile odierna siano anche quelle di
più incipiente industrializzazione, dove, fino a 20-30 anni fa, normalmente
le donne non svolgevano lavoro extradomestico e quindi erano soggette a
tipi di esposizione molto diverse dagli
uomini. Fermo restando che tale ipotesi richiede ulteriori analisi per essere
provata, rimane l'insegnamento generale (ed il caveat) per il ricercatore sulla
esistenza, a diversi livelli di misura, di
tipi di relazioni e di modelli diversi.
La conclusione generale è che
l'epidemiologia ecologica è, almeno in
linea di principio, attraente e promettente. D'altra parte, la chiarificazione
di problemi specifici - ad una dimensione tale da poter essere utilizzata per
politiche sanitarie (come, ad esempio,
l'origine delle diverse associazioni tra
tipi di tumori esemplificate dalle componenti principali) - comporta la necessità di una scelta accurata dei descrittori
socio-economici da usare, come pure
del livello corretto di aggregazione dei
dati su cui studiare.
La letteratura grigia:
politica e pratica
Terzo Convegno nazionale organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità
Roma, 25-26 novembre 1999
Il Convegno è organizzato con l'obiettivo di effettuare una valutazione dei sistemi nazionali attualmente in uso per l'accesso
alla letteratura grigia e discuterne le problematiche anche in funzione della disponibilità dei documenti in Internet.
Le relazioni sono in corso di valutazione da parte del Comitato organizzatore, mentre è aperta la partecipazione
al Convegno tramite presentazione di brevi comunicazioni. Le proposte di contributo devono essere inviate, sotto forma
di abstract (non più di 300 parole), alla Segreteria del Convegno entro il mese di giugno 1999.
Comitato organizzatore:
Per maggiori informazioni riolgersi a:
Vilma Alberani
Paola De Castro
Giovanni Lazzari
Giovanna Merola
Segreteria del Convegno
"La letteratura grigia"
Servizio per le attività editoriali
Istituto Superiore di Sanità
Viale Regina Elena, 299
00161 ROMA
Alessandro Sardelli
Istituto Superiore di Sanità
Istituto Superiore di Sanità
Camera dei Deputati
Istituto Centrale per il Catalogo Unico
e per le informazioni bibliografiche
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Tel.: 064990 2944; Fax: 064990 2253; E-mail: [email protected]
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Progetto per la valutazione del ruolo della comunicazioine
nella lotta contro l'infezione da HIV e l'AIDS
A cura dell'équipe del progetto*
L
esperienza sociologica dimo' stra
che una corretta informa-
zione è fondamentale in presenza di fenomeni che interessino la
collettività e risulta determinante per
combattere la diffusione di patologie
epidemiche.
L'infezione da HIV e l'AIDS hanno evidenziato quanto una malattia
possa diventare terribile a causa della
sua incomprensibilità e incontrollabilità. Anche se l'interesse rispetto a questa infezione appare oggi minore, la
rappresentazione sociale prevalente è,
tuttavia, ancora legata alla sfera dei
comportamenti sessuali, dell'aggressività e della paura della morte.
In circa 10 anni di lavoro l'équipe
del Telefono Verde AIDS (TVA), servizio nazionale di counselling telefonico sull'infezione da HIV e sull'AIDS
del Centro Operativo AIDS (COA),
(Laboratorio di Epidemiologia e
biostatistica) dell'Istituto Superiore di
Sanità, ha constatato una larga diffusione, tra la popolazione generale, di notizie disomogenee e inesatte, talvolta causate sia da interpretazioni distorte del
messaggio sia da riferimenti culturali,
non sempre rigorosamente scientifici e
attendibili, delle fonti informative.
I ricercatori del TVA, nello svolgere la loro attività, si sono trovati spesso
a dover "ridefinire" la domanda degli
utenti per poter fornire risposte corrette, aggiornate e personalizzate. L'empiricità e la causalità dei dati acquisiti
dai ricercatori ha indotto alcuni di loro
a svolgere una ricerca conoscitiva dal
titolo: "Valutazione del ruolo della comunicazione nella lotta contro l'infezione da HIV e l'AIDS". Tale indagine
ha lo scopo di valutare il livello di
conoscenza sull'infezione da HIV e
sull'AIDS degli utenti del TVA e di
due delle fonti più significative di in6
formazione: medici di medicina generale e giornalisti.
La scelta di tali fonti è dovuta alla
capacità e alla possibilità di entrambe di
raggiungere un campione vasto ed eterogeneo della popolazione. Infatti, i
medici di medicina generale, per il particolare rapporto che hanno con i loro
pazienti, possono dare un grande contributo per orientare le iniziative informativo-educative sull'AIDS. I giornalisti (cronaca e stampa specializzata) rappresentano un elemento di fondamentale importanza per la diffusione dell'informazione nel nostro paese e per la
possibilità di influenzare negativamente l'immaginario collettivo. Tuttavia,
queste due categorie possono erogare, a
volte, messaggi generalizzati, spesso
contrastanti e ambigui, che creano confusione, ansia e allarmismo.
Il presente lavoro, nato dalla collaborazione tra alcuni ricercatori del TVA
e alcuni colleghi del Laboratorio di
Epidemiologia e biostatistica e del Dipartimento prevenzione (Ufficio VI) del
Ministero della Sanità, ha i seguenti
obiettivi:
- valutazione del livello di informazione di un campione randomizzato
dell'utenza del TVA e individuazione
delle fonti informative;
- valutazione del livello di conoscenza sull'infezione da HIV e sull'AIDS, delle modalità di acquisizione
e dei sistemi di verifica dei dati di tutti
i giornalisti che in Italia si occupano di
tematiche sanitarie;
- valutazione del livello di conoscenza sull'infezione da HIV e sull'AIDS
e delle modalità di relazione con l'utenza
di un campione randomizzato di medici di medicina generale.
La ricerca si è svolta in varie fasi:
inizialmente si è proceduto a valutare
la numerosità di tre campioni: uno fra
gli utenti del TVA (434 persone); uno
fra i medici di medicina generale (500
medici) presenti su tutto il territorio
nazionale; uno comprendente tutti i
giornalisti (172 professionisti) delle
reti televisive e delle testate giornalistiche locali e nazionali.
Per la raccolta delle informazioni sono
stati costruiti tre questionari differenziati, validati da uno studio pilota; tali
questionari sono stati somministrati con
la garanzia del più assoluto anonimato.
E' stato, inoltre, effettuato l'inserimento dei dati mediante un software
di data-entry e un'analisi descrittiva e
multivariata.
I risultati sono in fase di elaborazione. Al termine dell'indagine si potranno formulare ipotesi per progettare ricerche più esaustive, al fine di
consentire progetti-obiettivo e linee
guida adeguatamente mirati.
* L'équipe del progetto è composta da:
Patrizio Pezzotti, Responsabile scientifico
Rossella Di Pietro ✝, Presentatrice del
progetto
Anna D'Agostini, Responsabile segreteria scientifica del progetto
Barbara De Mei, Ricercatrice Reparto
malattie infettive
Anna Rosa Frati, Funzionario ISS Dipartimento Prevenzione, Ufficio VI,
Ministero Sanità
Pietro Gallo, Ricercatore Telefono
Verde AIDS
Anna Maria Luzi, Coordinatrice Telefono Verde AIDS
Enrica Rosa, Dipartimento Prevenzione, Ufficio VI, Ministero Sanità
Angela Santoro, Ricercatrice Telefono
Verde AIDS
Luigi Toma, Ricercatore COA
Rudi Valli, Ricercatore Telefono Verde AIDS.
Notiziario Istituto Superiore di Sanità
E
VOL. 12, N. 4
APRILE 1999
Programma europeo di formazione
in epidemiologia applicata: EPIET
(European Programme for Intervention Epidemiology Training)
Il programma EPIET fornisce addestramento guidato ed esperienza sul campo in epidemiologia applicata presso gli Istituti
nazionali dei paesi dell'Unione europea. Il programma ha come obiettivo la formazione di epidemiologi europei nel settore
della sorveglianza epidemiologica, nella sanità pubblica e nel controllo delle malattie infettive. Nell'ambito del programma
viene organizzato il seguente corso intensivo di tre settimanE.
Three-week intensive course in communicable disease
intervention epidemiology
Veyrier-du-Lac, France
September 26 - October 16, 1999
Il corso è indirizzato ad operatori di sanità pubblica (medici, veterinari, microbiologi, biostatistici, ecc.), ed è orientato
all'applicazione dei metodi epidemiologici e al controllo delle malattie infettive. Il corso è in lingua inglese.
Il costo dell'iscrizione è di 1.200 EURO, la partecipazione è limitata a 20 persone.
Le domande di iscrizione dovranno pervenire entro il 30 giungo 1999 a:
EPIET Programme office
Institute de Veille Sanitaire
12, rue du Val d'Osne
94415, Saint-Maurice cedx - France
Tel.: +33 1 41796714; Fax: +33 1 41796790; E-mail: [email protected]
Per informazioni dettagliate:
Stefania Salmaso, Direttore del Reparto di Malattie infettive
Laboratorio di Epidemiologia e biostatistica
Tel.: +39-064938 7215/7212; Fax: +39-064938 7292; E-mail: [email protected]
Il bando di selezione e il programma del corso sono consultabili su Internet al seguente indirizzo:
ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI - SEMINARI -ISS
www.iss.it/corsi/epiet/epiet.htm
ISTISAN Congressi
Giornata Mondiale della Sanità 1999
Invecchiare attivamente
organizzata da
Istituto Superiore di Sanità
Ministero della Sanità
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 7 aprile 1999
A cura del Servizio per le attività editoriali
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International Conference on:
In vitro cytotoxicity mechanisms.
Istituto Superiore di Sanità.
Rome, January 25-27, 1999.
Abstract Book
1998, xvii, 138 p.
Corso di base
Metodi statistici
in epidemiologia
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 19-23 aprile 1999
Per informazioni su convegni, congressi,
corsi e seminari rivolgersi
alla Segreteria per le attività culturali
Notiziario Istituto Superiore di Sanità
Questa conferenza internazionale è stata organizzata allo scopo di diffondere e discutere i recenti
sviluppi dell’uso delle colture cellulari e di altri sistemi in vitro nello studio dei meccanismi di
citotossicità. Le seguenti quattro sessioni sono dedicate agli aspetti generali relativi all’allestimento delle colture cellulari ed ai meccanismi di citotossicità: 1) Progressi metodologici nell’allestimento delle colture cellulari; 2) Prospettive future nella valutazione della citotossicità; 3)
Meccanismi di danno e morte cellulare; 4) Meccanismi di attivazione e detossificazione. Le
rimanenti quattro sessioni hanno lo scopo di sottolineare i risultati scientifici ottenuti in
altrettante importanti aree applicative: 5) Nuovi approcci nella terapia antitumorale; 6)
Farmacotossicità e farmacoresistenza; 7) Biocompatibilità di materiali per dispositivi medici; 8)
Valutazione della sicurezza dei cosmetici. Si auspica che questa conferenza, offrendo l’opportunità di scambi di informazioni tra studiosi operanti in settori diversi, possa favorire ed accelerare
i necessari progressi relativi all’impiego dei sistemi in vitro nelle ricerche sui meccanismi di
citotossicità in campo biomedico.
7
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ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI - SEMINARI -ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI
VOL. 12, N. 4
APRILE 1999
Rapporti ISTISAN
A cura del Servizio per le attività editoriali
Corso
L'informazione biomedica
distribuita gratuitamente
su Internet dalla National Library
of Medicine (USA)
98/32
Primo progetto di ricerca Sostituzioni funzionali,
organi artificiali e trapianti di organo. Secondo anno.
Stato di avanzamento delle ricerche
A cura di Aurelia Sargentini
1998, iii, 89 p.
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 4-5 maggio 1999
Convegno
Seguendo l'approccio tipico della bioingegneria, in questo progetto si vogliono affrontare
alcune problematiche relative al ripristino di funzioni di organi e tessuti attraverso la loro
sostituzione completa oppure attraverso ausili artificiali che affiancano l'organo naturale
coadiuvandolo e sostituendolo nello svolgimento delle proprie funzioni. Posto come requisito
base l'impatto dei risultati del progetto sul Servizio Sanitario Nazionale, sono state individuate
le seguenti aree di ricerca: 1) Ingegneria dei tessuti, 2) Endoprotesi cardiovascolari, 3) Protesi
e dispositivi esterni per la riabilitazione motoria e 4) Trapianti di organo. Il presente rapporto
raccoglie la sintesi delle attività svolta nei primi sei mesi del secondo anno del progetto.
La gestione sanitaria dei piccioni
in ambito urbano
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 13 maggio 1999
98/33
ICONA: indagine nazionale
sulla copertura vaccinale infantile
Gruppo di lavoro ICONA
1998, viii, 123 p.
La medicina dall'arte
alla scienza: in onore
di Domenico Cirilli a 200 anni
dalla nascita
della Repubblica Napoletana
organizzato da
Istituto Superiore di Sanità
Istituto Italiano degli Studi Filosofici
Napoli, 14 maggio 1999
Per informazioni su convegni, congressi,
corsi e seminari rivolgersi
alla Segreteria per le attività culturali
Lo studio ICONA è un'insieme di indagini campionarie di copertura vaccinale condotte
simultaneamente, nel periodo gennaio-marzo 1998 in 19 delle 20 regioni italiane. In 18 regioni
il campione è stato selezionato secondo la metodica EPI (Expanded Programme on Immunization)
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. In una regione e in due grandi zone urbane l'indagine
è stata condotta su un campione selezionato con metodo casuale semplice. In ogni indagine è stata
valutata la proporzione di bambini residenti, di età compresa tra i 12 e i 24 mesi di vita
(corrispondenti alla coorte di nascita del 1996), vaccinati contro poliomielite, difterite, tetano,
epatite virale B (vaccinazioni obbligatorie), pertosse, morbillo e Haemophilus influenzae tipo b
(Hib) (vaccinazioni raccomandate). Le vaccinazioni effettuate sono state accertate mediante visita
domiciliare e verifica del libretto o certificato vaccinale dei bambini campionati. Per i bambini non
vaccinati o vaccinati in ritardo è stato chiesto ai genitori di indicare l'ostacolo alla vaccinazione.
La copertura vaccinale è stata calcolata sul totale dei bambini partecipanti per tre dosi dei vaccini
polio, difto-tetanico, pertosse, epatite B. Per la vaccinazione anti-Hib, la copertura è stata calcolata
includendo sia i bambini vaccinati con tre dosi che i bambini che hanno effettuato una sola dose
dopo il primo anno di vita. La copertura per una dose di vaccino anti-morbillo è stata calcolata
solo per i bambini che avevano almeno 16 mesi di vita al momento dell'intervista. Hanno
partecipato alle indagini 4.310 bambini. La copertura per le vaccinazioni obbligatorie risulta
essere molto elevata (94%), ma sono stati osservati numerosi ritardi rispetto al completamento dei
cicli primari. La copertura per la vaccinazione anti-pertosse è risultata essere dell'88% mentre
risulta insoddisfacente la copertura vaccinale contro il morbillo (56%). Anche la copertura della
vaccinazione anti-Haemophilus influenzae tipo b è estremamente bassa (20%).
Notiziario
dell'Istituto Superiore di Sanità
Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità e Responsabile scientifico: Giuseppe Benagiano
Direttore responsabile: Vilma Alberani; Redazione: Paola De Castro, Carla Faralli
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Redazione, Amministrazione e Stampa: Istituto Superiore di Sanità, Servizio per le attività editoriali, Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma
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Iscritto al n. 475/88 del 16 settembre 1988. Registro Stampa Tribunale di Roma
© Istituto Superiore di Sanità 1999 - Numero chiuso in redazione il 21 aprile 1999
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