E ISSN 0394-9303 VOL. 12, N. 4 APRILE 1999 Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità Epidemiologia ecologica dei tumori Romualdo Benigni e Alessandro Giuliani Aspetti metodologici Gli studi epidemiologici rappresentano lo strumento principe con cui la scienza biomedica confronta la rispondenza nel "reale" di ipotesi e modelli generati in laboratorio, così come la relativa efficacia di trattamenti terapeutici e scelte di politica sanitaria. Lo schema di base degli studi epidemiologici è quello della metodologia inferenziale classica, definito agli inizi del secolo dai padri della statistica moderna (Neyman, Pearson, Fisher, ecc.). All'interno di questo schema, la procedura di prova statistica di una determinata ipotesi avviene attraverso la dimostrazione di una variabilità di un osservabile (mortalità, pressione arteriosa, incidenza di una particolare patologia tumorale), ascrivibile al parametro di interesse (esposizione lavorativa, somministrazione di farmaci, intervento chirurgico, genotipo) di entità notevolmente maggiore della variabilità dovuta a tutte le altre cause non specificamente prese in considerazione e quindi uniformabile a "rumore di fondo". Questo è ovviamente uno schema ultra-semplificato e dietro alla parola notevolmente si celano circa cento anni di ricerca metodologica e applicativa, scuole di pensiero e così via, ma in fin dei conti possiamo ritenere Notiziario Istituto Superiore di Sanità sostanzialmente corretta l'assegnazione degli studi epidemiologici a quella classe di problemi che i fisici e gli ingegneri chiamano studio dei rapporti segnale-rumore. In questo senso il successo di un'indagine epidemiologica deriva dalla massimizzazione del rapporto tra segnale (porzione della variabilità di un fenomeno ascrivibile ad una "causa" nota) e rumore (variabilità naturale del fenomeno), a quella grandezza cioè che gli studiosi di analisi del segnale chiamano SNR (Signalto-Noise Ratio). Le strategie per massimizzare l'SNR degli studi epidemiologici, che hanno portato agli spettacolari successi dell'epidemiologia del ventesimo secolo, si sono fondate per la maggior parte dei casi sull'intuito del medico "detective" che riusciva ad isola- re, tra la miriade di classificazioni possibili suggerite dalla storia naturale di un evento patologico, quella rilevante per la "spiegazione" del fenomeno e che di conseguenza portava a valori statisticamente significativi di SNR. Questa strategia, per funzionare, presuppone l'esistenza di una "causa primaria" dell'evento in questione (e.g. il germe patogeno delle malattie infettive), dotata di un SNR di ordine di grandezza maggiore di tutte le altre possibili concause. Nel caso dell'epidemiologia dei tumori, il fumo di sigaretta, l'amianto, le ammine aromatiche, le radiazioni ionizzanti sono esempi di successo di questo tipo di approccio. Quando però questa "causa predominante" non esiste, l'SNR crolla e il segnale, ancorché presente e rile- SOMMARIO Epidemiologia ecologica dei tumori Romualdo Benigni e Alessandro Giuliani 1 Progetto per la valutazione del ruolo della comunicazione nella lotta contro l'infezione da HIV e l'AIDS A cura dell'équipe del progetto 6 ISTISAN Congressi 7 Rapporti ISTISAN 8 1 E VOL. 12, N. 4 vante per la salute pubblica, diventa non più rilevabile in quanto non più discernibile dal rumore di fondo con gli usuali metodi statistici. L'odierna epidemiologia dei tumori1 è un'epidemiologia di "segnali deboli": una miriade di effettori singolarmente di scarsa entità, ma cumulativamente di enorme rilievo sanitario, provocano una porzione rilevante della patologia tumorale e sfuggono ai metodi classici dell'epidemiologia. Questo limite metodologico ha provocato un grande dibattito nella comunità scientifica (Taubes, G. 1995. Epidemiology faces its limits. Science, 269: 164169) e molti ricercatori lavorano per trovare una soluzione a questo problema. Le soluzioni fin qui proposte sono essenzialmente di due tipi, entrambe aventi come scopo la riduzione del denominatore dell'indice SNR (diminuzione del rumore), ma attraverso strategie opposte. La prima soluzione, quella che ha avuto fin qui la maggiore risonanza in termini di risorse impegnate e letteratura scientifica, è la cosiddetta epidemiologia molecolare. La strategia adottata dall'epidemiologia molecolare è quella di sostituire agli osservabili classici dell'epidemiologia (numero di tumori nella popolazione, mortalità, ecc.), che sono rappresentativi dell'esito ultimo del processo tumorale, degli indicatori precoci legati a stadi iniziali dell'oncogenesi (mutazioni genetiche, aberrazioni cromosomiche, ecc.) o addirittura alla semplice esposizione ad un potenziale cancerogeno (addotti al DNA, metaboliti nelle urine, ecc.). L'idea è quella di barattare l'immediata rilevanza clinica della patologia manifesta con un evento di più difficile interpretazione clinica ma meno affetto da eventuali fattori confondenti (e quindi meno "rumoroso"). Il programma di ricerca dell'epidemiologia molecolare si fonda quindi 1 APRILE 1999 da una parte sulla fiducia nella ricostruibilità dei processi causativi del cancro da parte della biologia moderna e dall'altra sull'esistenza di catene causali lineari con addizione successiva di rumore ai differenti stadi e conseguente migliore "isolabilità" dei passaggi iniziali rispetto a quelli finali. E' prematuro dare un giudizio definitivo sul successo del programma di ricerca dell'epidemiologia molecolare: si possono però già enucleare principali pregi e difetti. Un sicuro pregio è la ricaduta che questi studi hanno avuto in termini di conoscenza del meccanismo patogenetico dei tumori. Un'aspettativa delusa è stata invece quella di una netta riduzione del rumore di fondo. L'altro approccio alla riduzione del rumore è quello dell'epidemiologia ecologica. La riduzione del denominatore dell'indice SNR è qui attuata, a differenza dell'approccio molecolare che presuppone la fiducia in un determinato schema interpretativo del fenomeno in studio, attraverso la "forza bruta". Semplicemente, l'"atomo" delle indagini epidemiologiche cessa di essere l'individuo (come nell'epidemiologia classica e in quella molecolare) per diventare un'area geografica composta da centinaia di migliaia se non milioni di individui con la conseguente meccanica riduzione del rumore dovuta alla legge dei grandi numeri. Proprio perché brutale l'approccio ecologico "funziona", ma il prezzo da pagare è a tutta prima altissimo e, secondo molti studiosi, insostenibile: la rinuncia a qualsiasi spiegazione dei risultati ottenuti che vada al di là della mera registrazione dell'esistente. Per questo finora i successi dell'approccio ecologico sono stati esclusivamente di "principio", come la dimostrazione del carattere essenzialmente ambientale della cancerogenesi ottenuta attraverso gli studi sui migranti o la correlazione tra urbanizzazione e cancro (Vineis, P. 1990. Modelli di rischio, Einaudi; Howe, H. et al. (1993). Relation between population density and cancer incidence, Illinois 1986-1990. Am. J. Epidemiol., 138: 29-36). La sostanziale "inconcludenza" degli studi ecologici, a nostro avviso, può essere superata da un lato accentuandone il carattere ecologico (e quindi, similmente a quanto avviene nel caso dell'ecologia di piante ed animali, correlando i dati di popolazione ad adeguati "clini ambientali"), dall'altro agendo sul versante metodologico, mutuando dalla scienza dell'analisi dei segnali gli strumenti matematici (ormai arrivati ad un elevato grado di sofisticazione) per esaltare e rendere visibili i segnali deboli. Quali sono i clini ambientali più rilevanti per l'epidemiologia dei tumori ? Che cos'è insomma che nell'ecologia dei tumori gioca il ruolo che fattori fisici come l'altitudine e la temperatura giocano nei modelli ecologici standard? L'ambiente dell'uomo moderno è essenzialmente un ambiente socio-economico, modellato dalle vicende storiche e parametrizzabile con gli strumenti della demografia e delle scienze economiche. Ed è a queste scienze che probabilmente occorre guardare per intraprendere la difficile ricerca del senso (e quindi efficaci suggerimenti operativi) delle regolarità dell'epidemiologia ecologica. Sul versante metodologico l'analisi in componenti principali, utilizzata in campi che vanno dalla fisica teorica alla sociologia per separare informazione e rumore e così esaltare i segnali deboli (Giuliani, A. et al. 1998. On the constructive role of noise in spatial systems. Physics Lett. A, 247: 47-52), ha delle enormi potenzialità nell'epidemiologia ecologica. Anche altri settori dell'epidemiologia come l'epidemiologia genetica e i trials clinici di molecole ad attività "preventiva" vanno incontro allo stesso problema. 2 Notiziario Istituto Superiore di Sanità E VOL. 12, N. 4 Nella sezione successiva si farà un grande uso di questa tecnica così come di descrizioni socio-economiche dell'ambiente umano. Questa non è la sede per una spiegazione della tecnica dell'analisi delle componenti principali (PCA), basterà accennare al fatto che PCA, quando applicata ad un campo di dati composto da un numero (n) molto elevato di variabili, consente di generare nuovi indici sintetici (componenti) in numero molto inferiore ad n, che racchiudono la parte rilevante dell'informazione iniziale depurata dal rumore. Ecologia dei tumori: applicazione all' Italia e all' Europa Come illustrato nella precedente sezione, la ricerca epidemiologica in cancerogenesi vede attualmente sforzi considerevoli rivolti ad aumentare la sensibilità dei propri strumenti. Con l'occhio rivolto a questa problematica, nel Laboratorio di Tossicologia comparata ed ecotossicologia è iniziata una ricerca che studia la distribuzione dei tumori (incidenza e tipi di tumori) in Europa con tecniche multivariate di analisi dei dati, tecniche che hanno già mostrato grande sensibilità in moltissimi campi di applicazione, ma sono state poco utilizzate finora in epidemiologia dei tumori. L'intera ricerca ha una impostazione geografico-ecologica. I risultati (preliminari) ottenuti finora vengono presentati perché sin da oggi possono essere utili per dare un giudizio sulla bontà ed i limiti dell'approccio seguito. La fonte dei dati di cancerogenesi è stata la compilazione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dei registri tumori europei. I dati si riferiscono al periodo più recente: 1988-1992. Per ora, sono stati considerati solo i registri tumori esistenti anche nella compilazione precedente (anni 1982-1988), per poter effettuare un controllo di coerenza tra Notiziario Istituto Superiore di Sanità APRILE 1999 le due raccolte. I dati utilizzati sono stati: a) l'incidenza (per 10 000 persone) di tumori nella popolazione maschile (PM); b) l'incidenza nella popolazione femminile (PF); c) l'incidenza (normalizzata al totale dei tumori) dei vari tipi istologici di tumori. Il totale delle aree geografiche europee interessate era 44. I tipi istologici erano 43 per i maschi e 44 per le femmine, per un totale di 87 variabili. Queste variabili sono state condensate mediante la PCA, che ha riassunto l'informazione relativa agli spettri di tumori (87 variabili) in un numero limitato di nuove variabili composite (componenti principali), permettendo di svolgere in un modo più agevole le analisi successive ed indicando, contemporaneamente, le associazioni tra tipi di tumori. E' da notare che queste associazioni sono da intendersi su base di popolazione. Ogni individuo è diagnosticato di un solo tumore: la correlazione tra due tipi di tumore nasce quindi dalla correlazione delle loro incidenze relative nell'ambito delle aree geografiche interessate. Queste correlazioni (e le componenti principali che da queste derivano) sono perciò indice di "macrocause" comuni ai diversi tipi di tumore. Le componenti principali scelte per le analisi successive sono state 5 per i tumori maschili e 5 per quelli femminili (63% di variabilità spiegata ). A questo punto abbiamo correlato le variabili PM, PF e le 10 componenti che riassumevano gli spettri di tumori con variabili socio-economiche relative alle stesse aree geografiche. Ai descrittori della patologia è stato aggiunto il differenziale di incidenza tra uomo e donna (∆N). La rilevanza di questo descrittore deriva dalla considerazione che le differenze biologiche tra i sessi sono le stesse in tutto il mondo. Ciò implica che la variabilità del parametro ∆N (∆N=(PMPF)/PM) è esclusivamente legata a fattori ambientali. L'osservazione di una considerevole varianza di ∆N è quindi prova della grande importanza dell'ambiente nel processo di cancerogenesi. Una prima parte del lavoro ha riguardato i registri tumori relativi a 13 provincie italiane, le uniche di cui esisteva un registro di incidenza di tumori approvato dalla IARC. Tutte le 103 provincie italiane sono state caratterizzate dal punto di vista socio-economico (descrizione ecologica) in due modi diversi. Da una parte sono state utilizzate 36 variabili derivanti da uno studio recentemente patrocinato dal "Sole24Ore" sul "benessere" nelle provincie italiane. Le 36 variabili riguardavano sia aspetti direttamente economici che di stile di vita. La PCA di queste 36 variabili ha mostrato che il 44% di tutta l'informazione era riassumibile con 2 sole componenti che rappresentavano l'informazione di tipo generale, mentre le componenti successive riflettevano soprattutto peculiarità locali. La prima componente (ITDEM1) era espressione, in generale, di disponibilità finanziaria e di tutti i suoi correlati (entità del risparmio, delle pensioni, come pure della frequentazione di teatri, cinema, palestre, ecc.). La seconda componente (ITDEM2) era legata alla densità di popolazione (grandi città) ed ai suoi aspetti problematici o di degrado (reati, disfunzioni nei servizi pubblici, ecc.). Una mappa delle provincie italiane sulla base di ITDEM1 e ITDEM2 mostra con grande chiarezza la separazione netta tra centro-nord e sud d'Italia a livello di "benessere" e modo di vita, ed inoltre come all'interno di ciascuna macroarea esistano ulteriori differenziazioni misurate da ITDEM2 (apetti prevalentemente negativi dell'urbanizzazione). Un altro gruppo di variabili ecologiche considerate per descrivere le provincie italiane è stato rappresentato da descrittori della condizione femminile, per verificare se esistesse una incidenza differenziale di fattori sulla patologia femminile e maschile. Come per la descrizione socio-economica delle provincie italiane, la strategia adottata è stata quella di raccogliere una gamma ampia di descrittori, e di condensarli attraverso la PCA. Da 11 variabili 3 E VOL. 12, N. 4 sono state ottenute 3 componenti, di cui la prima era chiaramente interpretabile come misura della "emancipazione femminile" (ITFEM1), la seconda descriveva aspetti di assistenza medico/sociale nel territorio, e la terza era ricollegabile ad aspetti relazionali. La raccolta dei dati e la costruzione delle componenti principali relative alla condizione femminile è stata curata da Rosa Giaimo e Domenica Matranga (rispettivamente, Università di Palermo, ed ISTAT di Palermo). 2 Il confronto tra dati di patologia e descrittori ecologici è ripotato in Tabella 1. Alcune evidenze spiccano tra le altre. L'emancipazione femminile è correlata fortemente con ∆N, che è il differenziale dell'incidenza di tumori tra maschi e femmine, ma poco con le incidenze nei maschi e nelle femmine (PM e PF). PM e PF sono molto correlati tra loro: provincie con alte incidenze nei maschi hanno anche alte incidenze nelle femmine, e viceversa. Inoltre, l'emancipazione femminile è correlata solo parzialmente allo sviluppo economico (ITDEM1), quindi ITFEM1 è un misuratore molto specifico della condizione femminile in Italia. E' interessante notare che ∆N ha una correlazione limitata, ma significativa, con ITDEM2 che copre sempre aspetti ambientali non coperti dal fattore sviluppo economico (ITDEM1). Nell'analisi è stata inserita - come prova di robustezza - anche l'incidenza di AIDS. Questa è una malattia infettiva, quindi con meccanismo diverso da quello prevalentemente ambientale del cancro. E, come atteso, l'incidenza di AIDS non è correlata con le variabili del cancro, ed è minimamente correlata con i descrittori ambientali (solo parzialmente con ITDEM1). Una seconda parte del lavoro ha riguardato dati relativi all'Europa. Non avendo ancora disponibili dati socioeconomici particolareggiati per le singole provincie europee, ma solo valori glo2 APRILE 1999 bali per le nazioni europe, abbiamo eseguito una analisi preliminare per appurare la legittimità di lavorare a tali livelli di aggregazione. Abbiamo eseguito una analisi della varianza su ognuna delle variabili relative alla patologia (PM, PF, ∆N, e le componenti che riassumono i profili di tumori): questa analisi ha dimostrato che esiste un forte "effetto nazione" per PF, ∆N e gli spettri di tumori, mentre l'effetto è più limitato per PM. Questa analisi conferma il notevole carattere ambientale del cancro (le nazioni, omogeneizzando i modi di vita, rendono omogenea al patologia) e l'esistenza di una forte variabilità tra nazioni ci consente di considerare i confronti tra le stesse, quindi l'uso dei valori medi dei vari stati per le variabili socioeconomiche, come una base ragionevole per gli studi di epidemiologia ecologica. Gli indicatori socio-economici europei sono stati ricavati con procedimento analogo a quello seguito per l'Italia. Da compilazioni statistiche sono state estratte 58 variabili (relative a economia, istruzione, alimentazione, salute, trasporti, ecc.). Il campo di dati, analiz- zato con PCA, ha generato 2 componenti (EUDEM1 ed EUDEM2), di circa pari peso, che spiegavano il 44% della varianza e descrivevano gli aspetti socio-economici più generali. La terza componente (EUDEM3) spiegava il 15% della varianza, e descriveva le società molto urbanizzate; le altre componenti erano relative a particolarità locali. Inoltre, Giaimo e Matranga hanno raccolto 15 variabili relative alla condizione femminile europea, e le hanno sottoposte a PCA. Come per l'Italia, la prima componente (EUFEM1) era un descrittore composito specifico della emancipazione femminile. La Tabella 2 mostra le correlazioni tra descrittori ecologici dell'Europa e descrittori di patologia. Anche qui abbiamo inserito una variabile riferentesi ad una patologia di origine non ambientale (mortalità per malattie infettive (INF) che in molti paesi è in gran parte dovuta all'AIDS). Dalla tabella si nota come l'emancipazione femminile (EUFEM1) sia correlata col differenziale di incidenza ∆N, e molto meno con le incidenze PM e PF. EUFEM1 Tabella 1 - Coefficienti di correlazione (PEARSONr) tra i descrittori italiani ITFEM1 ITFEM1 ITDEM1 ITDEM2 AIDS ∆N PM PF 1,00 ∆N ITDEM2 ITDEM1 0,47 1,00 AIDS -0,14 0,00 1,00 0,25 0,58 0,30 1,00 PF PM 0,73 0,45 0,59 0,39 1,00 0,40 0,78 0,43 0,34 0,82 1,00 0,16 0,86 0,24 0,29 0,58 0,94 1,00 Tabella 2 - Coefficienti di correlazione (PEARSONr) tra i descrittori europei EUFEM1 EUDEM1 EUFEM1 EUDEM1 EUDEM2 EUDEM3 INF ∆N PM PF 1,00 0,66 1,00 EUDEM2 EUDEM3 0,65 0,00 1,00 -0,17 0,00 0,00 1,00 INF PM ∆N 0,28 -0,03 0,28 0,28 1,00 -0,74 -0,49 -0,80 -0,37 -0,24 -0,06 0,01 0,33 0,01 -0,10 1,00 0,61 1,00 PF 0,59 0,74 0,25 0,23 -0,09 -0,84 -0,10 1,00 Da notare che le correlazioni demografia/tumori si riferiscono alle 13 provincie di cui si disponeva del dato di patologia, le correlazioni demografia/ AIDS invece si riferiscono a tutte le provincie italiane. 4 Notiziario Istituto Superiore di Sanità E VOL. 12, N. 4 APRILE 1999 è anche legata ai due descrittori socioeconomici EUDEM1 ed EUDEM2. Sul versante patologico EUDEM1 ed EUFEM1 hanno relazione con ∆N, PF, e con le prime tre componenti dello spettro dei tumori femminili (coefficienti tra 0,6 e 0,8, dati non mostrati in tabella), mentre non sono correlate con PM. Al contrario, la mortalità per malattie infettive non ha relazione né con il cancro, né con i descrittori socio-economici, confermando così la bontà ed affidabilità di tale analisi. Quindi, l'analisi a livello europeo conferma i risultati principali ottenuti a livello italiano. Nel passaggio da aggregati piccoli (provincie italiane) ad aggregati maggiori (nazioni europee) si conferma da una parte l'origine non ambientale della patologia infettivale, e dall'altra la stretta relazione tra indici di patologia ipotizzata ambientale (come ∆N) e gli indicatori socio-economici. Tutto ciò è un controllo di coerenza molto importante. Esistono poi differenze tra le due analisi. Una delle differenze maggiori è che, nel caso italiano, il primo descrittore socio-economico ITDEM1 era correlato sia con le incidenze maschili che femminili (PM e PF), che a loro volta erano correlate tra loro. Nel caso europeo non è così: tra nazioni europee, PM e PF non sono correlate, ed i descrittori socio-economici usati spiegano solo l'incidenza femminile. Ciò indica che, mentre l'incidenza nella popolazione femminile può essere spiegata in modo relativamente facile da descrittori "generali" dello stile di vita, l'incidenza maschile è molto più legata a situazioni locali ed è più difficile da spiegare. Questo è anche in accordo con l'omogeneità di patologie - all'interno della stessa nazione - riscontrata per la popolazione femminile con l'analisi della varianza, cui non corrisponde un analogo effetto nazione per le patologie maschili. Dal punto di vista metodologico, questo risultato insegna che differenti relazioni possono esistere a differenti livelli di misura (qui livelli di aggregazione del dato). Ciò è confermato dalla relazione tra emancipazione femminile e ∆N. Sia nel caso italiano che europeo, il valore del coefficiente di correlazione è circa 0,74, ma il segno è opposto. Nel confronto tra nazioni europee, ad una maggiore emancipazione femminile corrisponde un minore differenziale delle incidenze tra i sessi (segno negativo della correlazione), come ci si può attendere in base all'idea che l'emancipazione femminile porti a maggiore uguaglianza tra i modi di vita dei sessi. Confrontando tra loro le provincie italiane, si osserva (inaspettatamente) il risultato oppo- sto: a maggiore emancipazione corrisponde maggiore differenziale. Si può tentare di spiegare questo risultato in termini di storia economica recente dell'Italia. Poiché il cancro ha tempi di latenza alquanto lunghi (tra i 10 ed i 30 anni), si può ipotizzare che le provincie di maggiore emancipazione femminile odierna siano anche quelle di più incipiente industrializzazione, dove, fino a 20-30 anni fa, normalmente le donne non svolgevano lavoro extradomestico e quindi erano soggette a tipi di esposizione molto diverse dagli uomini. Fermo restando che tale ipotesi richiede ulteriori analisi per essere provata, rimane l'insegnamento generale (ed il caveat) per il ricercatore sulla esistenza, a diversi livelli di misura, di tipi di relazioni e di modelli diversi. La conclusione generale è che l'epidemiologia ecologica è, almeno in linea di principio, attraente e promettente. D'altra parte, la chiarificazione di problemi specifici - ad una dimensione tale da poter essere utilizzata per politiche sanitarie (come, ad esempio, l'origine delle diverse associazioni tra tipi di tumori esemplificate dalle componenti principali) - comporta la necessità di una scelta accurata dei descrittori socio-economici da usare, come pure del livello corretto di aggregazione dei dati su cui studiare. La letteratura grigia: politica e pratica Terzo Convegno nazionale organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità Roma, 25-26 novembre 1999 Il Convegno è organizzato con l'obiettivo di effettuare una valutazione dei sistemi nazionali attualmente in uso per l'accesso alla letteratura grigia e discuterne le problematiche anche in funzione della disponibilità dei documenti in Internet. Le relazioni sono in corso di valutazione da parte del Comitato organizzatore, mentre è aperta la partecipazione al Convegno tramite presentazione di brevi comunicazioni. Le proposte di contributo devono essere inviate, sotto forma di abstract (non più di 300 parole), alla Segreteria del Convegno entro il mese di giugno 1999. Comitato organizzatore: Per maggiori informazioni riolgersi a: Vilma Alberani Paola De Castro Giovanni Lazzari Giovanna Merola Segreteria del Convegno "La letteratura grigia" Servizio per le attività editoriali Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena, 299 00161 ROMA Alessandro Sardelli Istituto Superiore di Sanità Istituto Superiore di Sanità Camera dei Deputati Istituto Centrale per il Catalogo Unico e per le informazioni bibliografiche Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Tel.: 064990 2944; Fax: 064990 2253; E-mail: [email protected] Notiziario Istituto Superiore di Sanità 5 E VOL. 12, N. 4 APRILE 1999 Progetto per la valutazione del ruolo della comunicazioine nella lotta contro l'infezione da HIV e l'AIDS A cura dell'équipe del progetto* L esperienza sociologica dimo' stra che una corretta informa- zione è fondamentale in presenza di fenomeni che interessino la collettività e risulta determinante per combattere la diffusione di patologie epidemiche. L'infezione da HIV e l'AIDS hanno evidenziato quanto una malattia possa diventare terribile a causa della sua incomprensibilità e incontrollabilità. Anche se l'interesse rispetto a questa infezione appare oggi minore, la rappresentazione sociale prevalente è, tuttavia, ancora legata alla sfera dei comportamenti sessuali, dell'aggressività e della paura della morte. In circa 10 anni di lavoro l'équipe del Telefono Verde AIDS (TVA), servizio nazionale di counselling telefonico sull'infezione da HIV e sull'AIDS del Centro Operativo AIDS (COA), (Laboratorio di Epidemiologia e biostatistica) dell'Istituto Superiore di Sanità, ha constatato una larga diffusione, tra la popolazione generale, di notizie disomogenee e inesatte, talvolta causate sia da interpretazioni distorte del messaggio sia da riferimenti culturali, non sempre rigorosamente scientifici e attendibili, delle fonti informative. I ricercatori del TVA, nello svolgere la loro attività, si sono trovati spesso a dover "ridefinire" la domanda degli utenti per poter fornire risposte corrette, aggiornate e personalizzate. L'empiricità e la causalità dei dati acquisiti dai ricercatori ha indotto alcuni di loro a svolgere una ricerca conoscitiva dal titolo: "Valutazione del ruolo della comunicazione nella lotta contro l'infezione da HIV e l'AIDS". Tale indagine ha lo scopo di valutare il livello di conoscenza sull'infezione da HIV e sull'AIDS degli utenti del TVA e di due delle fonti più significative di in6 formazione: medici di medicina generale e giornalisti. La scelta di tali fonti è dovuta alla capacità e alla possibilità di entrambe di raggiungere un campione vasto ed eterogeneo della popolazione. Infatti, i medici di medicina generale, per il particolare rapporto che hanno con i loro pazienti, possono dare un grande contributo per orientare le iniziative informativo-educative sull'AIDS. I giornalisti (cronaca e stampa specializzata) rappresentano un elemento di fondamentale importanza per la diffusione dell'informazione nel nostro paese e per la possibilità di influenzare negativamente l'immaginario collettivo. Tuttavia, queste due categorie possono erogare, a volte, messaggi generalizzati, spesso contrastanti e ambigui, che creano confusione, ansia e allarmismo. Il presente lavoro, nato dalla collaborazione tra alcuni ricercatori del TVA e alcuni colleghi del Laboratorio di Epidemiologia e biostatistica e del Dipartimento prevenzione (Ufficio VI) del Ministero della Sanità, ha i seguenti obiettivi: - valutazione del livello di informazione di un campione randomizzato dell'utenza del TVA e individuazione delle fonti informative; - valutazione del livello di conoscenza sull'infezione da HIV e sull'AIDS, delle modalità di acquisizione e dei sistemi di verifica dei dati di tutti i giornalisti che in Italia si occupano di tematiche sanitarie; - valutazione del livello di conoscenza sull'infezione da HIV e sull'AIDS e delle modalità di relazione con l'utenza di un campione randomizzato di medici di medicina generale. La ricerca si è svolta in varie fasi: inizialmente si è proceduto a valutare la numerosità di tre campioni: uno fra gli utenti del TVA (434 persone); uno fra i medici di medicina generale (500 medici) presenti su tutto il territorio nazionale; uno comprendente tutti i giornalisti (172 professionisti) delle reti televisive e delle testate giornalistiche locali e nazionali. Per la raccolta delle informazioni sono stati costruiti tre questionari differenziati, validati da uno studio pilota; tali questionari sono stati somministrati con la garanzia del più assoluto anonimato. E' stato, inoltre, effettuato l'inserimento dei dati mediante un software di data-entry e un'analisi descrittiva e multivariata. I risultati sono in fase di elaborazione. Al termine dell'indagine si potranno formulare ipotesi per progettare ricerche più esaustive, al fine di consentire progetti-obiettivo e linee guida adeguatamente mirati. * L'équipe del progetto è composta da: Patrizio Pezzotti, Responsabile scientifico Rossella Di Pietro ✝, Presentatrice del progetto Anna D'Agostini, Responsabile segreteria scientifica del progetto Barbara De Mei, Ricercatrice Reparto malattie infettive Anna Rosa Frati, Funzionario ISS Dipartimento Prevenzione, Ufficio VI, Ministero Sanità Pietro Gallo, Ricercatore Telefono Verde AIDS Anna Maria Luzi, Coordinatrice Telefono Verde AIDS Enrica Rosa, Dipartimento Prevenzione, Ufficio VI, Ministero Sanità Angela Santoro, Ricercatrice Telefono Verde AIDS Luigi Toma, Ricercatore COA Rudi Valli, Ricercatore Telefono Verde AIDS. Notiziario Istituto Superiore di Sanità E VOL. 12, N. 4 APRILE 1999 Programma europeo di formazione in epidemiologia applicata: EPIET (European Programme for Intervention Epidemiology Training) Il programma EPIET fornisce addestramento guidato ed esperienza sul campo in epidemiologia applicata presso gli Istituti nazionali dei paesi dell'Unione europea. Il programma ha come obiettivo la formazione di epidemiologi europei nel settore della sorveglianza epidemiologica, nella sanità pubblica e nel controllo delle malattie infettive. Nell'ambito del programma viene organizzato il seguente corso intensivo di tre settimanE. Three-week intensive course in communicable disease intervention epidemiology Veyrier-du-Lac, France September 26 - October 16, 1999 Il corso è indirizzato ad operatori di sanità pubblica (medici, veterinari, microbiologi, biostatistici, ecc.), ed è orientato all'applicazione dei metodi epidemiologici e al controllo delle malattie infettive. Il corso è in lingua inglese. Il costo dell'iscrizione è di 1.200 EURO, la partecipazione è limitata a 20 persone. Le domande di iscrizione dovranno pervenire entro il 30 giungo 1999 a: EPIET Programme office Institute de Veille Sanitaire 12, rue du Val d'Osne 94415, Saint-Maurice cedx - France Tel.: +33 1 41796714; Fax: +33 1 41796790; E-mail: [email protected] Per informazioni dettagliate: Stefania Salmaso, Direttore del Reparto di Malattie infettive Laboratorio di Epidemiologia e biostatistica Tel.: +39-064938 7215/7212; Fax: +39-064938 7292; E-mail: [email protected] Il bando di selezione e il programma del corso sono consultabili su Internet al seguente indirizzo: ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI - SEMINARI -ISS www.iss.it/corsi/epiet/epiet.htm ISTISAN Congressi Giornata Mondiale della Sanità 1999 Invecchiare attivamente organizzata da Istituto Superiore di Sanità Ministero della Sanità Istituto Superiore di Sanità Roma, 7 aprile 1999 A cura del Servizio per le attività editoriali 58 International Conference on: In vitro cytotoxicity mechanisms. Istituto Superiore di Sanità. Rome, January 25-27, 1999. Abstract Book 1998, xvii, 138 p. Corso di base Metodi statistici in epidemiologia Istituto Superiore di Sanità Roma, 19-23 aprile 1999 Per informazioni su convegni, congressi, corsi e seminari rivolgersi alla Segreteria per le attività culturali Notiziario Istituto Superiore di Sanità Questa conferenza internazionale è stata organizzata allo scopo di diffondere e discutere i recenti sviluppi dell’uso delle colture cellulari e di altri sistemi in vitro nello studio dei meccanismi di citotossicità. Le seguenti quattro sessioni sono dedicate agli aspetti generali relativi all’allestimento delle colture cellulari ed ai meccanismi di citotossicità: 1) Progressi metodologici nell’allestimento delle colture cellulari; 2) Prospettive future nella valutazione della citotossicità; 3) Meccanismi di danno e morte cellulare; 4) Meccanismi di attivazione e detossificazione. Le rimanenti quattro sessioni hanno lo scopo di sottolineare i risultati scientifici ottenuti in altrettante importanti aree applicative: 5) Nuovi approcci nella terapia antitumorale; 6) Farmacotossicità e farmacoresistenza; 7) Biocompatibilità di materiali per dispositivi medici; 8) Valutazione della sicurezza dei cosmetici. Si auspica che questa conferenza, offrendo l’opportunità di scambi di informazioni tra studiosi operanti in settori diversi, possa favorire ed accelerare i necessari progressi relativi all’impiego dei sistemi in vitro nelle ricerche sui meccanismi di citotossicità in campo biomedico. 7 E ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI - SEMINARI -ISS - CONVEGNI - CONGRESSI - CORSI VOL. 12, N. 4 APRILE 1999 Rapporti ISTISAN A cura del Servizio per le attività editoriali Corso L'informazione biomedica distribuita gratuitamente su Internet dalla National Library of Medicine (USA) 98/32 Primo progetto di ricerca Sostituzioni funzionali, organi artificiali e trapianti di organo. Secondo anno. Stato di avanzamento delle ricerche A cura di Aurelia Sargentini 1998, iii, 89 p. Istituto Superiore di Sanità Roma, 4-5 maggio 1999 Convegno Seguendo l'approccio tipico della bioingegneria, in questo progetto si vogliono affrontare alcune problematiche relative al ripristino di funzioni di organi e tessuti attraverso la loro sostituzione completa oppure attraverso ausili artificiali che affiancano l'organo naturale coadiuvandolo e sostituendolo nello svolgimento delle proprie funzioni. Posto come requisito base l'impatto dei risultati del progetto sul Servizio Sanitario Nazionale, sono state individuate le seguenti aree di ricerca: 1) Ingegneria dei tessuti, 2) Endoprotesi cardiovascolari, 3) Protesi e dispositivi esterni per la riabilitazione motoria e 4) Trapianti di organo. Il presente rapporto raccoglie la sintesi delle attività svolta nei primi sei mesi del secondo anno del progetto. La gestione sanitaria dei piccioni in ambito urbano Istituto Superiore di Sanità Roma, 13 maggio 1999 98/33 ICONA: indagine nazionale sulla copertura vaccinale infantile Gruppo di lavoro ICONA 1998, viii, 123 p. La medicina dall'arte alla scienza: in onore di Domenico Cirilli a 200 anni dalla nascita della Repubblica Napoletana organizzato da Istituto Superiore di Sanità Istituto Italiano degli Studi Filosofici Napoli, 14 maggio 1999 Per informazioni su convegni, congressi, corsi e seminari rivolgersi alla Segreteria per le attività culturali Lo studio ICONA è un'insieme di indagini campionarie di copertura vaccinale condotte simultaneamente, nel periodo gennaio-marzo 1998 in 19 delle 20 regioni italiane. In 18 regioni il campione è stato selezionato secondo la metodica EPI (Expanded Programme on Immunization) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. In una regione e in due grandi zone urbane l'indagine è stata condotta su un campione selezionato con metodo casuale semplice. In ogni indagine è stata valutata la proporzione di bambini residenti, di età compresa tra i 12 e i 24 mesi di vita (corrispondenti alla coorte di nascita del 1996), vaccinati contro poliomielite, difterite, tetano, epatite virale B (vaccinazioni obbligatorie), pertosse, morbillo e Haemophilus influenzae tipo b (Hib) (vaccinazioni raccomandate). Le vaccinazioni effettuate sono state accertate mediante visita domiciliare e verifica del libretto o certificato vaccinale dei bambini campionati. Per i bambini non vaccinati o vaccinati in ritardo è stato chiesto ai genitori di indicare l'ostacolo alla vaccinazione. La copertura vaccinale è stata calcolata sul totale dei bambini partecipanti per tre dosi dei vaccini polio, difto-tetanico, pertosse, epatite B. Per la vaccinazione anti-Hib, la copertura è stata calcolata includendo sia i bambini vaccinati con tre dosi che i bambini che hanno effettuato una sola dose dopo il primo anno di vita. La copertura per una dose di vaccino anti-morbillo è stata calcolata solo per i bambini che avevano almeno 16 mesi di vita al momento dell'intervista. Hanno partecipato alle indagini 4.310 bambini. La copertura per le vaccinazioni obbligatorie risulta essere molto elevata (94%), ma sono stati osservati numerosi ritardi rispetto al completamento dei cicli primari. La copertura per la vaccinazione anti-pertosse è risultata essere dell'88% mentre risulta insoddisfacente la copertura vaccinale contro il morbillo (56%). Anche la copertura della vaccinazione anti-Haemophilus influenzae tipo b è estremamente bassa (20%). Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità e Responsabile scientifico: Giuseppe Benagiano Direttore responsabile: Vilma Alberani; Redazione: Paola De Castro, Carla Faralli Composizione, Stampa e Distribuzione: Patrizia Mochi, Massimo Corbo Realizzazione in Internet (http://www.iss.it/pubblicazioni/notiziar.htm): Marco Ferrari Redazione, Amministrazione e Stampa: Istituto Superiore di Sanità, Servizio per le attività editoriali, Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma Tel. 0649901 - Telex 610071 ISTSAN I - Telegr. ISTISAN - 00161 Roma - Telefax 0649387118 Iscritto al n. 475/88 del 16 settembre 1988. Registro Stampa Tribunale di Roma © Istituto Superiore di Sanità 1999 - Numero chiuso in redazione il 21 aprile 1999 8 Notiziario Istituto Superiore di Sanità