CDS 272/1-2 (DDD) DIGITAL RECORDING GEORG FRIEDRICH HAENDEL (Halle, 1685 - London, 1759) ACI, GALATHEA E POLIFEMO Three-part Serenade 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 Sinfonia (Largo - Allegro) Duetto: Sorge il dì (Aci e Galathea) Recitativo: Vedi o Cara (Aci e Galathea) Aria: Sforzano a piangere (Galatea) Recitativo: E qual nuova sventura (Aci e Galathea) Aria: Che non può la gelosia (Aci) Recitativo: Ma qual horrido (Aci e Galathea) Recitativo: Ahi! Che da l’ombre eterne (Galathea) Aria: Sibillar l’angui d’Aletto (Polifemo) Recitativo: Deh lascia, o Polifemo (Galathea e Polifemo) Aria: Benché tuoni (Galathea) Recitativo: Cadrai depressa e vinta (Galathea e Polimemo) Aria: Non sempre, no, crudele (Polifemo) Recitativo: Folle quanto mi rido (Aci, Galathea e Polifemo) Aria: Dell’aquila gl’artigli (Aci) Recitativo: Meglio spiega i tuoi sensi (Aci e Polifemo) Aria: Precipitoso nel mar che freme (Polifemo) Recitativo: Se t’intendo inhumano (Galathea) 2 07’13” 03’23” 01’26” 04’04” 01’11” 04’05” 00’28” 01’05” 04’42” 01’36” 03’26” 00’56” 02’32” 01’19” 03’30” 00’56” 03’11” 01’06” 19 20 21 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Aria: S’agita in mezzo all’onde (Galathea) Recitativo: So che le cinosure (Aci, Polifemo) Terzetto: Proverà lo sdegno mio (Aci, Galathea e Polifemo) CD 1: 04’20” 01’46” 01’41” 54’03” CD 2: 01’53” 04’55” 01’31” 05’46” 01’21” 04’22” 01’52” 02’29” 01’25” 03’50” 02’01” 03’57” 01’44” 02’02” 03’19” 01’12” 42’46” Recitativo: Ingrata se mi nieghi (Aci, Galathea e Polifemo) Aria: Fra l’ombre e gl’orrori (Polifemo) Recitativo: Ma che non andrà inulta (Aci, Polifemo) Aria: Qui l’augel (Aci) Recitativo: Giunsi al fin (Aci, Galathea) Aria: Se m’ami o caro (Galathea) Recitativo: Qui sull’alto del monte (Aci, Galathea e Polifemo) Terzetto: Dolce, caro (Aci, Galathea e Polifemo) Recitativo: Or poichè sordi sono (Polifemo) Aria: Verso già l’alma col sangue (Aci) Recitativo: Misera, e dove sono? (Galathea) Aria: Impara ingrata (Polifemo) Recitativo: Ah! Tiranno inhumano (Galathea) Aria: Nel mar fra l’onde (Galathea) Recitativo: Ferma! (Polifemo) Terzetto: Chi ben ama (Aci, Galathea e Polifemo) 3 N ell’autunno del 1706, l’allora ventunenne Georg Friedrich Haendel abbandonò la natia Germania e, varcate le Alpi, scese in Italia, presentandosi dapprima alla corte del Granduca Cosimo III di Toscana. A sollecitarne la venuta nella Penisola era stato il figlio del granduca, Gian Gastone, che però, sempre lontano dalla corte, non aveva forse ben chiara la situazione musicale a palazzo. Alla corte granducale si rappresentavano abitualmente opere di autori del calibro di Giacomo Perti e Alessandro Scarlatti: Haendel non trovò un posto stabile, ma solo la commissione per un’opera Vincer se stesso è la maggior vittoria, ossia Il Rodrigo (Firenze, 1707), e in conseguenza di ciò preferì lasciare Firenze per trasferirsi a Roma. A differenza di Firenze, Roma era allora una delle capitali indiscusse della musica italiana. La musica sacra vi era coltivata in tutte le sue forme, l’opera nonostante l’atteggiamento non sempre favorevole dei papi - vi godeva di larghissima fortuna, mentre in campo strumentale era attivo e faceva scuola il più celebre compositore del tempo, il grande Arcangelo Corelli. A Roma, Haendel seppe giocare le sue carte con abilità e spregiudicatezza. Appena arrivato, si fece ascoltare all’organo della basilica di San Giovanni in Laterano, suscitando universale ammirazione; analoghi consensi riscossero anche alcune sue composizioni sacre, che gli aprirono le porte dei cenacoli musicali e culturali più importanti. In breve tempo, Haendel si fece apprezzare dappertutto; nel giugno del 1707 egli poté così far eseguire il suo primo grande oratorio romano, Il trionfo del tempo e del disinganno, il cui libretto gli era stato fornito dal cardinale Benedetto Pamphilj. Un altro degli esponenti di maggior rilievo della nobiltà “nera” locale, il mar- chese Ruspoli, gli commissionò qualche mese dopo una delle opere più importanti dei suoi anni italiani, forse il suo primo autentico capolavoro, l’oratorio La Resurrezione. L’esecuzione in forma scenica di questo oratorio, allestito con straordinaria magnificenza nel 1708 in un teatro costruito per l’occasione in casa del marchese Ruspoli, fu uno degli avvenimenti più importanti e discussi della vita musicale romana di quegli anni. A dirigere l’orchestra fu chiamato Arcangelo Corelli, furono assoldati i migliori cantanti, e il libretto del “dramma sacro” fu stampato, eccezionalmente in 1500 copie. Da quel momento in poi, pur facendo frequentemente tappa a Roma, Haendel attraversò l’Italia per farsi conoscere e per affinare, al tempo stesso, il suo mestiere. A Napoli, nell’estate del 1708, fece eseguire la serenata Aci, Galathea e Polifemo. Un anno dopo, nell’autunno del 1709, si recò a Venezia, dove il dodici dicembre fu rappresentata la sua seconda opera teatrale scritta in terra italiana, L’Agrippina. L’accoglienza della città lagunare alla musica del giovane compositore sassone fu entusiastica; l’opera ottenne ventisette repliche, e Haendel fu più volte acclamato dal pubblico. Il suo futuro di operista era ormai segnato; di lì a poco Haendel avrebbe abbandonato l’Italia per trasferirsi definitivamente in Inghilterra. Secondo Winton Dean, Haendel si trattenne a Napoli per una decina di settimane, tra il maggio e il luglio del 1708, per seguire l’allestimento di Aci, Galathea e Polifemo. Non è dato sapere se egli realizzasse la composizione di questa serenata a tre voci a Napoli, o se vi avesse atteso in precedenza, mentre si trovava ancora a Roma. L’opera gli era stata commissionata per le nozze del duca di Alvito, e fu dun- 4 que eseguita in quella circostanza. Nel titolo autografo (Aci, Galathea e Polifemo 16 giugno 1708) non è chiarito se si tratta di una cantata o di una serenata, anche se, come sosteneva Chrysander più di cent’anni fa, è ben possibile che Haendel abbia successivamente fissato il titolo in Serenata a tre per la presenza di tre soli personaggi. Quest’opera “napoletana” è del resto molto importante nella produzione haendeliana, perché il compositore vi fece più volte riferimento riadattandola in diverse circostanze. Il manoscritto di Aci, Galathea e Polifemo ci è pervenuto senza ouverture; in questa incisione è stata utilizzata una breve Sinfonia (Largo – Allegro) dello stesso Haendel. Per il resto, la partitura sembra adeguarsi allo stile imposto da Scarlatti: linguaggio musicale nobile; assenza del coro; tutte le arie con il da capo, ad eccezione dei concertati Proverà lo sdegno mio e Dolce, caro; i recitativi sono tutti per voce e basso continuo, tranne tre, che sono accompagnati e che sottolineano i momenti drammatici più importanti della composizione: Ma qual orrido suono, per l’entrata in scena di Polifemo, Or poiché sordi sono del cielo, per l’uccisione di Aci e Ferma!, vero finale dell’opera. Gli affetti che nascono dalla recitazione drammatica trovano naturale conseguenza nelle arie dalla strumentazione ricca e articolata, basata sul principio del concerto grosso in cui agli archi si aggiungono flauti, oboi e trombe, o si contrappone il cembalo solo come nell’aria di Aci De l’aquila l’artigli. Segnaliamo anche la virtuosistica aria di Galatea Benché tuoni, la struggente aria di Aci Verso già l’alma col sangue e il finale morale Chi ben ama. Di particolare difficoltà è quasi tutta la parte del basso, in quanto richiede timbro grave, estensione ed agilità ad un tempo, ponendo quasi come condizione normale salti di due ottave (e nella stupefacente e splendida aria Fra l’ombre e gli orrori un salto di due ottave e una quinta…). Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta e Sebastiano Romano 5 I n autumn 1706, the 21-year-old Georg Friedrich Haendel left his native Germany, crossed the Alps and went south to Italy where he first presented himself at the court of the Grand Duke Cosimo III of Tuscany. He had come to Italy at the bidding of the Grand Duke’s son, Gian Gastone, who however was always away from court and may not have had a very clear picture of the music situation at his father’s palace. The Grand Duke’s court generally staged operas by composers of the calibre of Giacomo Perti and Alessandro Scarlatti: Haendel did not find a permanent position, merely a commission for an opera which was duly staged in October 1707 (Vincer se stesso è la maggior vittoria, or Il Rodrigo) and thus chose to leave Florence for Rome. Rome, unlike Florence, was then one of the unchallenged capitals of Italian music. Sacred music was cultivated in all its forms; opera – despite the not always approving attitude of the popes – was much favoured, and in the field of instrumental music the great Arcangelo Corelli was an active and leading figure. Haendel played his cards in Rome with skill and cunning. On his arrival he played the organ in the basilica of St John Lateran and won universal admiration; similar success greeted a number of his sacred compositions and these won him access to the most important musical and cultural circles. Haendel soon achieved widespread esteem; in June 1707 he was thus able to stage his first great Roman oratorio, Il trionfo del tempo e del disinganno, the libretto for which had been written for him by Cardinal Benedetto Pamphilj. Another leading figure in the local “clerical” nobility, Marquis Ruspoli, commis- sioned him to write what was to be one of the most important works of his Italian years, perhaps his first real masterpiece, the oratorio La Resurrezione. The scenic performance of this oratorio, staged with extraordinary lavishness in 1708 in a theatre built especially for the occasion in Marquis Ruspoli’s residence, was one of the most important and talked-about events in the musical life of Rome in those years. Arcangelo Corelli was called to conduct the orchestra, the finest singers were engaged, and the libretto of the “dramma sacro” was printed, exceptionally in 1500 copies. From that moment on Haendel travelled the length and breadth of Italy, though with frequent visits to Rome, presenting himself and at the same time refining his craft. In Naples, in summer 1708, he had the serenade Aci, Galathea e Polifemo performed. One year later, in autumn 1709, he went to Venice where on 12th December he staged his second Italian opera, Agrippina. The city on the lagoon was enthusiastic about the music of the young Saxon composer: the opera ran to twenty-seven performances and Haendel was frequently and warmly applauded by his audiences. His future as an operatic composer was now confirmed; soon after Haendel was to abandon Italy and settle definitively in England. According to Winston Dean, Haendel spent some ten weeks in Naples, between May and July 1708, to supervise the staging of Aci, Galathea e Polifemo. We do not know whether he composed this three-part serenade in Naples or whether he had already written it whilst he was still in Rome. The opera had been commissioned for the wedding of the Duke of Alvito and was consequently per- 6 formed on that occasion. The autograph title (Aci, Galathea e Polifemo 16 giugno 1708) does not indicate whether it was a cantata or a serenade, though it is quite possible, as Chrysander stated over a hundred years ago, that Haendel later applied the title of Serenata a tre given the presence of only three characters. This “Neapolitan” opera proved indeed to be of great importance in Haendel’s work, for the composer made frequent reference to it, revising it in various different circumstances. The manuscript of Aci, Galathea e Polifemo has come down to us without an overture; in this recording we have used a brief Sinfonia (Largo – Allegro) by Haendel himself. In general terms, the score seems to respect the style imposed by Scarlatti: noble musical language; no chorus; all arias with “da capo” with the exceptions of the two concertato pieces Proverà lo sdegno mio and Dolce, caro; the recitatives are all for voice and basso continuo, except three, which are accompanied and which underline the most important dramatic moments of the compostion: Ma qual orrido suono, for Polifemo’s entrance, Or poiché sordi sono del cielo, for the murder of Aci and Ferma!, the real finale of the opera. The affetti which arise from the dramatic recitation find their natural consequence in arias by the rich, complex instrumentation, based on the principles of the concerto grosso in which flutes, oboes and trumpets join the strings, or are set against the solo harpsichord as in Aci’s aria De l’aquila l’artigli. Noteworthy are also Galathea’s virtuosic aria Benché tuoni, Aci’s heartrending aria Verso già l’alma col sangue and the moral finale Chi ben ama. The bass part is almost consistently difficult, for at one and the same time it requires a deep timbre, extension and agility, setting leaps of two octaves as an almost normal condition (and a leap of two octaves and a fifth in the astonishing, splendid aria Fra l’ombre e gli orrori...). Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta and Sebastiano Romano (Translated by Timothy Alan Shaw) 7 I m Herbst 1706 verließ der damals einundzwanzigjährige Georg Friedrich Händel seine deutsche Heimat und kam über die Alpen nach Italien, wo er sich zunächst am Hofe des Großherzogs Cosimo III. von Toscana vorstellte. Es war Gian Gastone, der Sohn des Großherzogs, gewesen, der den Komponisten eingeladen hatte. Da er aber nie bei Hof war, war ihm die musikalische Situation im Palast vielleicht nicht ganz klar. Am großherzoglichen Hof wurden gewöhnlich Werke von Komponisten vom Kaliber eines Giacomo Perti und Alessandro Scarlatti aufgeführt. Händel fand keine feste Stelle, sondern nur den Auftrag für ein Werk (Vincer se stesso è la maggior vittoria oder Il Rodrigo, Florenz 1707). Infolgedessen zog er es vor, Florenz zu verlassen und nach Rom zu gehen. Im Gegensatz zu Florenz war Rom damals eine der unbestrittenen Hauptstädte der italienischen Musik. Kirchenmusik wurde in all ihen Formen gepflegt, die Oper hatte - trotz einer nicht immer positiven Haltung der Päpste ihr gegenüber - reichen Erfolg, während auf instrumentalem Gebiet der berühmteste Komponist seiner Zeit, der große Arcangelo Corelli, tätig war und zum Vorbild wurde. Händel verstand es, in Rom seine Karten geschickt und unbefangen auszupielen. Kaum angekommen, ließ er sich an der Orgel der Basilika San Giovanni in Laterano vernehmen und rief damit allgemeine Bewunderung hervor. Ähnliche Zustimmung fanden auch einige seiner Sakralkompositionen, die ihm die Tore zu den wichtigsten musikalischen und kulturellen Kreisen öffneten. Händel wurde innerhalb kurzer Zeit überall geschätzt. Somit konnte er im Juni 1707 sein erstes großes römisches Oratorium zur Aufführung bringen, Il trionfo del tempo e del disin- ganno, dessen Libretto ihm von Kardinal Benedetto Pamphilj geschrieben worden war. Ein weiterer hochbedeutender Vertreter des lokalen “schwarzen” Adels, der Marquis Ruspoli, gab Händel das Oratorium La Resurrezione in Auftrag, vielleicht sein erstes echtes Meisterwerk. Die Aufführung in szenischer Form in einem für diese Gelegenheit im Palast des Marquis errichteten Theater wurde 1708 mit außerordentlichem Prunk begangen und zu einem der wichtigsten und meistbesprochenen Ereignisse des römischen Musiklebens jener Jahre. Zum Dirigenten wurde Arcangelo Corelli bestellt, die besten Sänger wurden engagiert, und das Libretto des dramma sacro wurde ausnahmsweise in 1500 Exemplaren gedruckt. Ab diesem Moment war Händel zwar häufig in Rom, durchquerte aber Italien, damit er im Lande bekannt würde und um gleichzeitig sein Handwerk zu verfeinern. Im Sommer 1708 brachte er in Neapel die Serenade Aci, Galathea e Polifemo zur Aufführung. Ein Jahr später begab er sich im Herbst 1709 nach Venedig, wo am zwölften Dezember sein zweites in Italien geschriebenes Bühnenwerk, L’Agrippina, gegeben wurde. Die Lagunenstadt bereitete der Musik des jungen sächsischen Komponisten eine enthusiastische Aufnahme, und die Oper erzielte siebenundzwanzig Reprisen, wobei Händel vom Publikum vielfach bejubelt wurde. Seine Zukunft als Opernkomponist war damit bestimmt, und Händel sollte bald darauf Italien verlassen und endgültig nach England gehen. Laut Winton Dean hielt sich Händel von Mai bis Juli 1708 etwa zehn Wochen in Neapel auf, um die Vorbereitung von Aci, Galathea e Polifemo zu verfolgen. Wir wissen nicht, ob er die Komposition dieser 8 Serenade für drei Stimmen in Neapel schrieb oder ob er sich ihr bereits zuvor in Rom gewidmet hatte. Das Werk war bei ihm für die Vermählung des Herzogs von Alvito in Auftrag gegeben worden und wurde bei dieser Gelegenheit aufgeführt. Der autographe Titel (Aci, Galathea e Polifemo 16 giugno 1708) klärt nicht, ob es sich um eine Kantate oder eine Serenade handelt, obwohl es gut möglich ist, daß Händel - wie Chrysander vor über hundert Jahren behauptete - später wegen der Präsenz von nur drei Figuren den Titel mit Serenata a tre festlegte. Dieses “neapolitanische” Werk ist im übrigen für Händels Produktion sehr wichtig, weil der Komponist öfters darauf Bezug nahm und es bei verschiedenen Gelegenheiten umarbeitete. Das Manuskript von Aci, Galathea e Polifemo ist ohne Ouverture auf uns gekommen. Auf dieser Einspielung wurde eine kurze Sinfonia (Largo Allegro) Händels verwendet. Im übrigen scheint sich die Partitur dem von Scarlatti vorgegebenen Stil anzupassen: edle musikalische Ausdrucksweise; kein Chor; alle Arien mit Dakapo mit Ausnahme der Ensembles Proverà lo sdegno mio und Dolce, caro; die Rezitative sind alle für eine Stimme und Generalbaß, mit Ausnahme von drei Accompagnati, welche die wichtigsten dramatischen Momente der Komposition unterstreichen (Ma qual orrido suono für den Auftritt des Polifemo, Or poiché sordi sono del cielo für die Ermordung des Aci und Ferma!, das eigentliche Finale des Werks). Die aus dem dramatischen Vortrag entstehenden Affekte finden ihre natürliche Fortsetzung in den Arien, die eine reiche, gegliederte Instrumentierung besitzen. Diese basiert auf dem Prinzip des Concerto grosso, wo sich zu den Streichern Flöten, Oboen und Trompeten gesellen bzw. das Solocembalo dagegenhält, wie in der Arie des Aci De l’aquila l’artigli. Wir verweisen auch auf die virtuose Arie der Galathea Benché tuoni, die herzzerreißende Arie Verso già l’alma col sangue des Aci und die finale Moral Chi ben ama. Besonders schwierig ist fast die gesamte Rolle des Basses, da sie ein volles Timbre und gleichzeitig Stimmumfamg und Beweglichkeit verlangt, wobei Sprünge über zwei Oktaven fast als Normalzustand gesehen werden (und in der erstaunlichen, prachtvollen Arie Fra l’ombre e gli orrori ein Sprung über zwei Oktaven und eine Quint...). Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta und Sebastiano Romano (Übersetzung: Eva Pleus) 9 E n automne 1706 le jeune Georg Friedrich Haendel, alors âgé de vingt et un ans, quitta l’Allemagne natale et traversa les Alpes pour se rendre à la cour du grand-duc Côme III de Toscane où il avait été appelé par son fils Gian Gastone qui, ne vivant pas lui-même à la cour, n’avait pas une idée bien claire de la situation musicale au palais ducal. A la cour du grand-duc, l’on représentait habituellement des œuvres d’auteurs tels que Giacomo Perti et Alessandro Scarlatti : l’on n’offrit pas à Haendel une place stable mais une simple commande d’un opéra qui fut donné en octobre 1707 (Vincer se stesso è la maggior vittoria, ou Rodrigo), en conséquence de quoi il préféra quitter Florence pour Rome. Contrairement à Florence, Rome était alors l’une des capitales incontestées de la musique italienne. La musique sacrée y était cultivée sous toutes ses formes ; l’opéra - malgré l’attitude souvent peu favorable des papes - jouissait d’une très grande popularité tandis que le domaine instrumental était largement dominé par le plus célèbre compositeur de l’époque, le grand Arcangelo Corelli. A Rome, Haendel sut manœuvrer avec adresse et sans préjugés. Dès son arrivée, il alla jouer sur l’orgue de la basilique de Saint Jean de Latran, suscitant une admiration universelle. De même, certaines de ses compositions sacrées furent très appréciées et lui ouvrirent les portes des principaux cénacles musicaux et culturels. En peu de temps Haendel parvint à se faire apprécier de tous : en juin 1707 il put faire représenter son premier grand oratorio romain, Il trionfo del tempo e del disinganno, dont le livret lui avait été fourni par le cardinal Benedetto Pamphilj. Le marquis Ruspoli, autre exposant majeur de la noblesse “noire ” romaine, lui commanda quelques mois plus tard l’une de ses principales œuvres des années italiennes et sans doute son premier véritable chef-d’œuvre, l’oratorio La Resurrezione. La splendide représentation de cet oratorio en 1708, dans un théâtre construit pour l’occasion chez le marquis Ruspoli, fut l’un des événements majeurs de la vie musicale romaine de ces années-là. L’on fit appel aux meilleurs chanteurs ainsi qu’à Arcangelo Corelli pour diriger cet oratorio, et le livret du “drame sacré ” fut exceptionnellement imprimé à 1500 exemplaires. A dater de ce moment, et bien que séjournant fréquemment à Rome, Haendel voyagea à travers l’Italie à la fois pour se faire connaître et pour parfaire son art. A Naples, durant l’été 1708, il fit exécuter la sérénade Aci, Galatea e Polifemo. Un an plus tard, en automne 1709, il se rendit à Venise où fut représentée au mois de décembre sa seconde œuvre théâtrale écrite en Italie, Agrippina. Les Vénitiens réservèrent un accueil enthousiaste à la musique du jeune compositeur saxon : l’œuvre fut représentée vingt-sept fois et Haendel fut acclamé en public à maintes reprises. Son avenir de compositeur d’opéras était désormais tracé : Haendel allait bientôt quitter l’Italie pour s’établir définitivement en Angleterre. Selon Winton Dean, Haendel séjourna à Naples pendant une dizaine de semaines entre mai et juillet 1708, pour suivre la préparation de Aci, Galatea e Polifemo. L’on ne sait pas s’il composa cette sérénade à trois voix à Naples ou s’il l’avait déjà écrite durant son séjour à Rome. L’œuvre lui avait été commandée pour les noces du duc d’Alvito et fut donc donnée à cette occasion. Le titre autographe (Aci, Galatea e 10 Polifemo, 16 juin 1708) ne précise pas s’il s’agit d’une cantate ou d’une sérénade même si, comme l’affirmait Chrysander au siècle dernier, il est bien possible que Haendel ait successivement choisi le titre de Sérénade à trois en raison de la présence de trois personnages seulement. Du reste, cette composition “napolitaine ” revêt une grande importance dans l’œuvre de Haendel car le compositeur y fit maintes fois référence et la remania à plusieurs reprises. Le manuscrit de Aci, Galatea e Polifemo nous est parvenu sans ouverture : nous avons inclus dans cet enregistrement une courte symphonie (Largo, Allegro) écrite par le compositeur. Pour le reste, la partition semble s’adapter au style imposé par Scarlatti : langage musical noble ; absence de chœur ; tous les airs avec le da capo, excepté ceux d’ensemble Proverà lo sdegno mio et Dolce, caro ; les récitatifs sont tous pour voix et basse continue, sauf trois qui sont accompagnés et qui soulignent les moments dramatiques saillants de la composition : Ma qual orrido suono, qui marque l’entrée en scène de Polifemo, Or poiché sordi sono del cielo, pour le meurtre de Aci, et Ferma !, partie finale de l’œuvre. Les affects qui naissent de la récitation dramatique trouvent leur conséquence naturelle dans les airs caractérisés par une instrumentation riche et articulée, basée sur le principe du concerto grosso où les flûtes, hautbois et trompettes s’ajoutent aux instruments à cordes, ou auxquels s’oppose le clavecin seul, comme dans l’air d’Aci De l’aquila l’artigli. Signalons également l’extrême virtuosité de l’air de Galatea Benché tuoni, l’aria poignante d’Aci Verso già l’alma col sangue et le finale moral Chi ben ama. La partie confiée à la basse est particulièrement difficile car elle requiert un timbre grave, une extension et une agilité à un temps, des sauts de deux octaves qui paraissent presque normaux (et même un saut de deux octaves et une quinte dans l’air à la fois stupéfiant et splendide Fra l’ombra e gli orrori). Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta et Sebastiano Romano (Traduit par Cécile Viars) 11 poranea. Ha inciso per Foné, Akademia, Bongiovanni, Ricordi e Quadrivium. È titolare della classe di musica vocale da camera al conservatorio “G. Verdi” di Milano. ITALIANO Daniela Uccello, soprano, è nata a Messina e si è formata alla scuola di canto della madre diplomandosi col massimo dei voti e la lode. Si è perfezionata successivamente al Mozarteum di Salisburgo con Rita Streich e al Centro di Avviamento Lirico del Teatro alla Scala. Vanta un vastissimo repertorio operistico e da concerto. Vincitrice di vari concorsi, ha cantato in importanti teatri a Milano, Napoli, Firenze, Bari, Palermo, Praga, Budapest, e inoltre all’Accademia di Santa Cecilia, al Ravenna Festival, al Maggio Musicale Fiorentino, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra Reina Sofia di Madrid, l’Orchestra da Camera di Padova, la Filarmonica delle Fiandre, sotto la direzione di G. Gavazzeni, M. Boder, E. Muller, D. Gatti, W. Nelsson, G. Taverna, A. Litton, C.F. Cillario, G. Sebastian, G. Ferro e A. Tamayo. Il suo repertorio comprende personaggi di grande tradizione (Violetta, Manon, Lucia, Susanna) ed opere riscoperte come L’italiana in Londra di Cimarosa, L’arcadia in Brenta di Galuppi, Torquato Tasso di Donizetti; inoltre Lesbina e Adolfo di A. Scarlatti e Il fanatico burlato di Cimarosa incise su CD. Ha al suo attivo numerose prime esecuzioni di musica contem- Sonia Turchetta, contralto, è nata a Napoli. Si è brillantemente diplomata in canto e pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, studiando anche composizione. Ha un vasto ed eclettico repertorio in nove lingue, dal Medioevo alla musica contemporanea, attraverso il repertorio barocco, classico e romantico. Particolare interesse dedica alla vocalità russa. Ospite dei principali teatri ed enti concertistici in Italia e all’estero, ha cantato al Teatro alla Scala di Milano, alle Berliner Festwochen, al Maggio Musicale Fiorentino, al Teatro La Fenice e alla Biennale di Venezia, al Regio di Parma, al Carlo Felice di Genova, la RAI di Roma e Torino, ai Pomeriggi Musicali e alle Serate Musicali di Milano, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo, l’O.R.T. di Firenze, l’Orchestra Haydn di Bolzano, per l’Accademia Chigiana di Siena, il Festival di Witten, al Teatro di Wiesbaden, alla Konzerthaus di Freiburg, alla W.D.R., sempre con grande successo di pubblico e critica. Ha collaborato, tra gli altri, con direttori quali J.I. Hirokami, D. Salomon, D. 12 Augusto Ciavatta, nato a San Marino, ha studiato composizione ai Conservatori di Pesaro e Milano, dove ha conseguito i diplomi di “Musica corale e direzione di Coro” e “Composizione polifonica vocale”. Perfezionatosi per la composizione con G. Manzoni e allievo di G. Taverna per la direzione d’orchestra, è fondatore e direttore della Camerata del Titano, con la quale ha effettuato numerosi concerti in importanti sedi e festival in tutt’Italia. Ha inciso per Bongiovanni, Quadrivium e Dynamic ed ha al proprio attivo alcune collaborazioni con la Radiotelevisione di San Marino. Svolge regolare attivià sia come compositore che come direttore d’orchestra. È docente di Armonia ed Esercitazioni Orchestrali presso l’Istituto Musicale Sammarinese. Renzetti, A. Curtis, R. Clemencic, C. Carneci, A. Pestalozza., e con solisti come R. Filippini, R. Fabbriciani, B. Belkin. Ha al suo attivo registrazioni radiofoniche, discografiche e televisive. Dal 1997 è docente di canto al Conservatorio di Milano. Giancarlo Tosi, basso, ha studiato canto presso il Conservatorio G. Verdi di Milano. Vincitore di numerosi concorsi tra cui l’ASLICO, il “Toti dal Monte” di Treviso e il “Laboratorio lirico” di Alessandria, ha finora interpretato oltre sessanta opere, spaziando in un vastissimo repertorio che va da ruoli di “basso buffo” quali Don Pasquale, Leporello, Dulcamara, a quelli seri di opere quali Trovatore, Aida, Forza del destino. Ospite dei principali teatri italiani ed esteri, ha cantato a Milano, Parma, Firenze, Palermo, Bari, Bologna, Trieste, Catania, Barcellona, Madrid, Seoul, al fianco di artisti quali Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli, Carreras. Ha effettuato numerose tournée in Giappone, Cina, Australia ed Europa. Fra le sue incisioni discografiche ricordiamo: Il Barbiere di Siviglia, Il Turco in Italia e lo Stabat Mater di Rossini, Il Barbiere di Siviglia e L’Osteria di Marechiaro di Paisiello e Il Tutore burlato di Solier. Fondata nei primi anni ’90, l’orchestra Camerata del Titano della Repubblica di San Marino è un complesso di solisti che cerca di coniugare la valorizzazione di composizioni inedite con le pagine più note del grande repertorio internazionale. L’elasticità di organico e la collaborazione con artisti di chiara fama consente al complesso di ricoprire un ampio arco della produzione musicale che va dal repertorio barocco, alla musica contemporanea. In aggiunta ai numerosi concerti nelle più importanti sedi e festival di tutt’Italia, tra i progetti più importanti realizzati dalla Camerata del Titano vi sono l’integrale dei Concerti Brandeburghesi di Bach e il Singspiel Bastiana e Bastiano di Mozart. L’orchestra ha registrato per Quadrivium, Dynamic e Foné. 13 The contralto Sonia Turchetta was born in Naples. She graduated in singing and piano with outstanding results at the “G.Verdi” Conservatory in Milan, where she also studied composition. She has a vast and varied repertoire in nine different languages, ranging from the Middle Ages to contemporary music, including the baroque, classical and romantic repertoires. She is particularly interested in Russian vocal art. She has performed in major opera houses and concert halls in Italy and abroad: at La Scala in Milan, at the Berliner Festwochen, at the Florence “Maggio Musicale” Festival, at the Fenice Theatre and the Biennale in Venice, at the Regio in Parma, the Carlo Felice in Genoa, with the RAI in Rome and Turin, at the musical matinées and soirées in Milan, with the Sicilian Symphony Orchestra of Palermo, the Tuscany Region Orchestra in Florence, the Haydn Orchestra of Bolzano, the Chigiana Academy in Siena, the Witten Festival, the Wiesbaden Opera House, the Freiburg Konzerthaus, the W.D.R., harvesting public and critical acclaim. She has worked with such conductors as J.I. Hirokami, D. Salomon, D. Renzetti, A. Curtis, R. Clemencic, C. Carneci, A. Pestalozza., and with soloists like R. Filippini, R. Fabbriciani, B. Belkin. She has made radio, gramophone and television recordings. She has held a post as singing teacher at the Milan Conservatory since 1997. ENGLISH The soprano Daniela Uccello was born in Messina where she studied at her mother’s school of singing and graduated with top marks and distinction. She furthered her studies at the Mozarteum in Salzburg with Rita Streich and at the Opera Training Centre of La Scala in Milan. She boasts an extensive opera and concert repertoire. A prize-winner at several competitions, she has sung in important opera houses in Milan, Naples, Florence, Bari, Palermo, Prague, Budapest and also at the Santa Cecilia Academy, the Ravenna Festival, the Florence “Maggio Musicale” Festival, with the Sicilian Symphonic Orchestra, the Tuscany Regional Orchestra, the Reina Sofia Orchestra of Madrid, the Padua Chamber Orchestra, the Philharmonic Orchestra of Flanders, under the batons of G. Gavazzeni, M. Boder, E. Muller, D. Gatti, W. Nelsson, G. Taverna, A. Litton, C.F. Cillario, G. Sebastian, G. Ferro and A. Tamayo. Her repertoire includes roles in the traditional operas (Violetta, Manon, Lucia, Susanna) and rediscovered operas like Cimarosa’s L’Italiana in Londra, Galuppi’s L’arcadia in Brenta, Torquato Tasso by Donizetti, as well as two operas which she has recorded on CD: Lesbina e Adolfo by A. Scarlatti and Il fanatico burlato by Cimarosa. She has sung in numerous world premières of contemporary compositions and has recorded on the Foné, Akademia, Bongiovanni, Ricordi and Quadrivium labels. She teaches vocal chamber music at the “G.Verdi” Conservatory in Milan. The bass Giancarlo Tosi studied singing at the “G.Verdi” Conservatory in Milan. A prize-winner at numerous competitions, including the ASLICO, the “Toti dal Monte” in Treviso and the “Laboratorio Lirico” in Alessandria, he has already sung in over sixty operas in a far-reaching repertoire that ranges 14 Founded in the early 1990s, the Camerata del Titano, orchestra of the Republic of San Marino, is an ensemble of soloists who seek to combine performance both of unpublished works and of the bestknown pieces in the international repertoire. The flexibility of its line-up and its collaboration with artists of great repute enables the ensemble to cover a wide spectrum of musical production, ranging from the baroque to contemporary works. As well as the many concerts its has given at important venues and festivals all over Italy the most important achievements of the Camerata del Titano are the complete Brandenburg Concertos by Bach and Mozart’s Singspiel Bastien und Bastienne. The orchestra has made recordings for Quadrivium, Dynamic and Foné. from “basso buffo” roles like Don Pasquale, Leporello, Dulcamara, to serious characters in such operas as Trovatore, Aida and La Forza del Destino. He has been invited to sing in major opera houses both in Italy and abroad, and has performed in Milan, Parma, Florence, Palermo, Bari, Bologna, Trieste, Catania, Barcelona, Madrid and Seoul, appearing with such well-known artists as Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli and Carreras. He has undertaken numerous tours in Japan, China, Australia and Europe. Among his recordings we remember: Il Barbiere di Siviglia, Il Turco in Italia and Stabat Mater by Rossini, Il Barbiere di Siviglia and L’Osteria di Marechiaro by Paisiello and Il Tutore burlato by Solier. Augusto Ciavatta was born in San Marino and studied composition at the conservatories of Pesaro and Milan where he was awarded diplomas in “Choral Music and Choir Direction” and “Polyphonic Vocal Composition”. Having perfected his studies of composition under G. Manzoni and of conducting as a pupil of G. Taverna, he founded the “Camerata del Titano”, which he directs and with which he has given numerous concerts at important venues and festivals all over Italy. He has made recordings for Bongiovanni, Quadrivium and Dynamic and has also worked with the San Marino Radio/Television Corporation. He has an active programme of activity both as a composer and as a conductor. He teaches Harmony and Orchestral Practice at the San Marino Institute of Music. 15 Sonia Turchetta, Alt, wurde in Neapel geboren. Sie machte am Mailänder Konservatorium “Giuseppe Verdi”, wo sie auch Komposition studierte, ihr brillantes Diplom in Gesang und Klavier. Sie hat ein umfangreiches, eklektisches Repertoire in neun Sprachen, das vom Mittelalter über Barock, Klassik und Romantik bis zur zeitgenössischen Musik reicht. Besonderes Interesse widmet sie russischen Gesangsstücken. Als Gast der wichtigsten inund ausländischen Openhäuser und Konzertvereinigungen sang sie am Mailänder Teatro alla Scala, bei den Berliner Festwochen, beim Maggio Musicale Fiorentino, am Teatro La Fenice und bei der Biennale von Venedig, am Teatro Regio in Parma, am Teatro Carlo Felice in Genua, in der RAI Rom und Turin, bei den Pomeriggi Musicali und Serate Musicali in Mailand, mit dem Orchestra Sinfonica Siciliana Palermo, dem O.R.T. Florenz, dem Haydnorchester Bozen, für die Accademia Chigiana in Siena, die Wittener Festspiele, das Theater von Wiesbaden, im Konzerthaus von Freiburg, im WDR, wobei sie bei Publikum und Kritik immer großen Erfolg hatte. Die Künstlerin arbeitete unter anderem mit Dirigenten wie Hirokami, Salomon, Renzetti, Curtis, Clemencic, Carneci, Pestalozza und Solisten wie Filippini, Fabbriciani und Belkin zusammen. Sie hat Radio-, Platten- und TV-Aufnahmen zu verbuchen. Seit 1997 unterrichtet sie am Mailänder Konservatorium Gesang. DEUTSCH Daniela Uccello, Sopran, wurde in Messina geboren und in der Gesangsschule ihrer Mutter ausgebildet, wo sie ihr Diplom mit Auszeichnung machte. Dann besuchte sie einen Perfektionierungskurs am Salzburger Mozarteum bei Rita Streich, sowie am Centro di Avviamento Lirico des Teatro alla Scala. Sie besitzt ein äußerst umfangreiches Opern- und Konzertrepertoire. Als Siegerin verschiedener Wettbewerbe hat sie in bedeutenden Häusern in Mailand, Neapel, Florenz, Bari, Palermo, Prag, Budapest und außerdem an der Accademia di Santa Cecilia, beim Ravenna Festival, beim Maggio Musicale Fiorentino, mit dem Orchestra Sinfonica Siciliana, dem Orchestra Regionale Toscana, dem Orchestra Reina Sofia Madrid, dem Orchestra da Camera Padua, der Flandrischen Philharmonie unter der Leitung von Gavazzeni, Boder, Müller, Gatti, Nelsson, Taverna, Litton, Cillario, Sebastian, Ferro und Tamayo gesungen. Ihr Repertoire umfaßt große traditionelle Rollen wie Violetta, Manon, Lucia, Susanna und Wiederentdeckungen wie Cimarosas L’Italiana in Londra, Galuppis L’Arcadia in Brenta und Donizettis Torquato Tasso; außerdem Scarlattis Lesbina e Adolfo und Cimarosas Il fanatico burlato, die auf CD vorliegen. Die Künstlerin kann zahlreiche Uraufführungen zeitgenössischer Musik verbuchen. Sie hat für Foné, Akademia, Bongiovanni, Ricordi und Quadrivium Aufnahmen gemacht und die Klasse für Vokalkammermusik am Mailänder Konservatorium “Giuseppe Verdi” inne. Giancarlo Tosi, Baß, studierte am Mailänder Konservatorium “Giuseppe Verdi” Gesang. Als Sieger zahlreicher Wettbewerbe, darunter ASLICO, “Toti dal Monte” in Treviso und “Laboratorio lirico” in Alessandria, interpretierte er bisher über sechzig 16 In den frühen neunziger Jahren gegründet, ist das Orchester Camerata del Titano der Republik San Marino ein Solistenensemble, das eine Neubewertung unbekannter Kompositionen mit den bekanntesten Stücken des großen internationalen Repertoires zu vereinen sucht. Die Elastizität der Besetzung und die Zusammenarbeit mit berühmten Künstlern erlaubt es dem Ensemble, einen umfangreichen Bogen der Musikproduktion abzudecken, der vom Barockrepertoire bis zur zeitgenössischen Musik reicht. Zu den zahlreichen Konzerten in den bedeutendsten Häusern und bei ebensolchen Festpielen in ganz Italien kommen als zwei der wichtigsten Projekte, die von der Camerata del Titano durchgeführt wurden, die Gesamtaufnahme von Bachs Brandenburgischen Konzerten und von Mozarts Singspiel Bastien und Bastienne. Das Orchester hat für Quadrivium, Dynamic und Foné Aufnahmen gemacht. Opern in einem äußerst umfangreichen Repertoire, das von Baßbufforollen wie Don Pasquale, Leporello, Dulcamara zu solchen der seriösen Bässe in Opern wie Trovatore, Aida und La forza del destino reicht. Als Gast der bedeutendsten in- und ausländischen Häuser sang er in Mailand, Parma, Florenz, Palermo, Bari, Bologna, Triest, Catania, Barcelona, Madrid und Seoul neben Künstlern wie Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli und Carreras. Tosi machte zahlreiche Tourneen nach Japan, China, Australien und in Europa. Von seinen Plattenaufnahmen seien Il Barbiere di Siviglia, Il Turco in Italia und das Stabat Mater von Rossini, Il Barbiere di Siviglia und L’Osteria di Marechiaro von Paisiello, sowie Il Tutore burlato von Solier erwähnt. Augusto Ciavatta wurde in San Marino geboren und studierte an den Konservatorien von Pesaro und Mailand Komposition. An letzterem machte er seine Diplome in ‘Chormusik und -leitung’ und in ‘Polyphoner Vokalmusik’. In Komposition hat er sich bei Manzoni vervollkommnet und war Schüler Tavernas für die Orchesterleitung. Ciavatta ist Gründer und Leiter der ‘Camerata del Titano’, mit welcher er zahlreiche Konzerte in ganz Italien in bedeutenden Häusern und bei ebensolchen Festspielen gegeben hat. Er machte Aufnahmen für Bongiovanni, Quadrivium und Dynamic und arbeitete auch mehrmals mit der Rundfunk- und Fernsehanstalt von San Marino zusammen. Er geht sowohl als Komponist wie als Dirigent einer regelmäßigen Tätigkeit nach. Ciavatta unterrichtet Harmonie und Orchesterübungen am Istituto Musicale Sammarinese. 17 Sonia Turchetta, contralto, est née à Naples. Elle a obtenu brillamment son diplôme de chant et de piano au conservatoire G. Verdi de Milan, où elle a étudié également la composition. Elle vante un répertoire éclectique en neuf langues qui s’étend du Moyen-Âge à la musique contemporaine, en passant par le répertoire baroque, classique et romantique, mais elle se consacre aussi à la musique vocale russe. Elle a chanté dans les principaux théâtres et salles de concert en Italie et à l’étranger : théâtre La Scala de Milan, Berliner Festwochen, Maggio Musicale Fiorentino, théâtre La Fenice et Biennale de Venise, théâtre Regio de Parme, théâtre Carlo Felice de Gênes, RAI de Rome et Turin, Pomeriggi Musicali et Serate Musicali de Milan, avec l’Orchestra Sinfonica Siciliana de Palerme, l’ORT de Florence, l’Orchestre Haydn de Bolzano, à l’Accademia Chigiana de Sienne, au Festival de Witten, au théâtre de Wiesbaden, au Konzerthaus de Freiburg, à la W.D.R, toujours chaleureusement accueillie aussi bien par le public que par la critique. Sonia Turchetta a aussi collaboré avec des directeurs comme J.I. Hirokami, D. Salomon, D. Renzetti, A. Curtis, R. Clemencic, C. Carneci, A. Pestalozza, pour ne citer que ceux-là, et avec des solistes comme R. Filippini, R. Fabbriciani, B. Belkin. Elle a à son actif plusieurs enregistrements radiophoniques, discographiques et télévisés. Elle est professeur de chant au conservatoire de Milan depuis 1997. FRANÇAIS Daniela Uccello, soprano, est née à Messine et a été formée à l’école de chant de sa mère, où elle a obtenu son diplôme avec le maximum des points et les félicitations du jury. Elle a ensuite suivi des cours de perfectionnement au Mozarteum de Salzbourg avec Rita Streich, et au Centro di Avviamento Lirico du Théâtre de la Scala. Elle vante un répertoire très étendu dans le domaine lyrique et de concert. Lauréate de divers concours , elle a chanté dans d’importants théâtres à Milan, Naples, Florence, Bari, Palerme, Prague, Budapest, ainsi qu’à l’Accademia di Santa Cecilia, au Ravenna Festival, au Maggio Musicale Fiorentino, avec l’Orchestre symphonique de Sicile, l’Orchestre régional de Toscane, l’Orchestre Reina Sofia de Madrid, l’Orchestre de chambre de Padoue, la Philharmonie des Flandres ; elle a été dirigé par G. Gavazzeni, M. Boder, E. Muller, D. Gatti, W. Nelsson, G. Taverna, A. Litton, C.F. Cillario, G. Sebastian, G. Ferro et A. Tamayo. Le répertoire de Daniela Uccello comprend des personnages appartenant à la grande tradition (Violetta, Manon, Lucia, Susanna) ainsi que des œuvres redécouvertes comme L’italiana a Londra de Cimarosa, L’arcadia in Brenta de Galuppi, Torquato Tasso de Donizetti. Elle a également enregistré sur CD Lesbina e Adolfo de A. Scarlatti et Il fanatico burlato de Cimarosa. Elle a à son actif de nombreuses premières exécutions de musique contemporaine et a enregistré pour Foné, Akademia, Bongiovanni, Ricordi et Quadrivium. Elle est titulaire de la classe de musique vocale de chambre au conservatoire G. Verdi de Milan. Giancarlo Tosi, basse, a étudié le chant au conservatoire G. Verdi de Milan. Lauréat de nombreux concours, parmi lesquels l’ASLICO, le “ Toti dal Monte ” de Trévise et le “ Laboratorio lirico ” 18 Fondé au début des années 90, l’orchestre Camerata del Titano de la République de Saint-Marin réunit des solistes qui cherchent à conjuguer la mise en valeur de compositions inédites avec les pages les plus célèbres du grand répertoire international. Grâce à la souplesse de l’effectif et à la collaboration avec des artistes de grande réputation, l’orchestre propose un répertoire étendu qui va de la musique baroque à la musique contemporaine. L’ensemble a donné de nombreux concerts dans les principaux théâtres et festivals d’Italie. Il a à son actif l’intégrale des Concertos Brandebourgeois de Bach et le Singspiel Bastiana et Bastiano de Mozart, ainsi que des enregistrements discographiques pour Quadrivium, Dynamic et Phoné. d’Alessandria, son répertoire compte plus de soixante œuvres, avec des rôles très variés qui vont de la basse bouffe - Don Pasquale, Leporello, Dulcamara - aux rôles sérieux - Il Trovatore, Aida, La Forza del destino. Il a chanté dans les principaux théâtres italiens et étrangers : Milan, Parme, Florence, Palerme, Bari, Bologne, Trieste, Catane, Barcelone, Madrid, Séoul, aux côtés d’artistes aussi prestigieux que Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli, Carreras. Il a effectué de nombreuses tournées au Japon, en Chine, en Australie et à travers l’Europe. Il a à son actif plusieurs enregistrements discographiques, parmi lesquels Le Barbier de Séville, Il Turco in Italia et le Stabat Mater de Rossini, Le Barbier de Séville et L’Osteria di Marechiaro de Paisiello, ainsi que Il Tutore burlato de Solier. Né à Saint-Marin, Augusto Ciavatta a étudié la composition aux conservatoires de Pesaro et de Milan où il a obtenu ses diplômes de “musique chorale et direction de chœur ” et “composition polyphonique vocale ”. Il a suivi des cours de perfectionnement en composition avec G. Manzoni et en direction d’orchestre avec G. Taverna. Il a fondé et dirige l’ensemble Camerata del Titano avec lequel il a donné nombre de concerts dans d’importants théâtres et festivals dans toute l’Italie. Il a effectué des enregistrements pour Bongiovanni, Quadrivium et Dynamic et a à son actif plusieurs collaborations avec la Radiotélévision de Saint-Marin. Il partage ses activités entre la composition et la direction d’orchestre, et tient des classes d’harmonie et d’activités orchestrales à l’Istituto Musicale Sammarinese. 19 Augusto Ciavatta 1 Sinfonia 1 Sinfonia Acis/Galatea - The day breaks, the dawn arises calmly, more gently now does the sky seem to shine. The breeze dallies in Flora’s arms the flowery-bosomed meadow laughs and only the faithful heart is troubled. 3 Acis - See, my dear one, the stream that rushes babbling, dashed by bush and stone, till its murmuring silvery steps may kiss again the sea’s distant shore, only when I am far from you, my heart, as wretched as the stream, do I feel more frightful sorrow. Galatea - If you see a treasure of pearls, my fair idol, cast by Flora to bedeck my cloak, you think it dew, yet it is my tears. 4 With greater pain do the stars strive to weep that once laughed at your torment. And in my breast I feel my heart crushed for you must languish more sorely yet. 5 Acis - And what new mischance, with guilty violence now forces you to weep? Galatea - My soul, the cruel fury of Polyphemus’ rage obliges me to suffer: embittered ‘gainst me and unbending he holds black poison, his foul lips harsh, meditating revenge, bolts of fire spit from his eyes, his dread voice thunders, and with fearsome cruelty he lays traps for my constancy all about me. 6 Acis - What can jealousy not do when a heart is consumed with love and cannot love in sport. My soul can make reply Aci/ Galathea - Sorge il dì, spunta l’aurora tranquillo e più sereno par che brilli ancora il ciel. Scherza l’aura in braccio a Flora, ride il fiore al prato in seno e sol pena il cor fedel. 3 Aci - Vedi, o cara, il ruscello di fremer gorgogliando, rotto fra sterpi e sassi, fin che poi mormorando con gl’argentei suoi passi arrivi a ribaciar del mar l’arene, che sol da te, mio bene, quando lontan son io, misero al par di quello, provo nel fido sen duolo più rio. Galathea - Se di perle un tesoro vedi, bell’idol mio, sparso di Flora ad arricchire il manto, tu ruggiada lo credi, ed è il mio pianto. 4 Sforzano a piangere con più dolor l’astri che arrisero al tuo martir. Ed in petto frangere mi sento il cor perché più misero dovrai languir. 5 Aci - E qual nuova sventura, con violenza ria, ti sforza a lagrimar? Galathea - Anima mia, di Polifemo irato mi costringe a penar l’empio furore; armato di rigore serba meco sdegnato d’atro velen, l’immonde labbra infelte, meditando vendette, vibra da lumi suoi lampi di foco, tuona la voce orrenda, e tende in ogni loco con empietà tremenda insidie a fulminar la mia costanza. 6 Aci - Che non può la gelosia quando un core arde d’amore, e per gioco amar non sa. Lo può dir l’anima mia, 2 2 21 che un momento di contento non sa quando haver potrà. Galathea - Ma qual horrido suono mi ferisce l’udito? Aci - Spaventevol muggito mi circonda di orrore, anzi parmi che intorno facci tremar de monti tutte le spaziose atre caverne. 8 Galathea - Ahi! Che da l’ombre eterne quasi uscisse alla luce sarà l’empio gigante. Già il mostruoso amante punto da gelosia dell’antro oscuro fa che il cardine strida, e mentre l’acceso sgrida il mio cor, ma sicuro all’incontro crudel di sue pupille par che senta latrar voraci Scille. Aci - Già viene. Galathea - Oh Dio t’invola al suo barbaro sdegno, e ti consola. 9 Polifemo - Sibillar l’angui d’Aletto e latrar voraci Scille parmi udir d’intorno a me. Rio velen mi serpe in petto perché a rai di due pupille arde il cor senza mercé. 10 Galathea - Deh lascia, oh Polifemo, di languir sospirando miserabil trofeo del cieco Dio. Polifemo - Se schernito son io, mentre di l’ore di vita al mio crudel rivale luttuosa, e ferale la scuoterò d’intorno, e forse in questo giorno chiamerò a vendicarmi, arpie, sfingi, chimere e gerioni, e spargerà sdegnato il cielo ancor fulmini, lampi e tuoni. 11 Galathea - Benché tuoni e l’etra avampi, pur di folgori e di lampi non paventa il sacro alloro. for it never knows when it may enjoy a moment of happiness. Galatea - But what grim sound afflicts my ear? Acis - A grim growling fills me with horror, indeed, methinks it makes all the dark and spreading caves of the mountains quiver. 8 Galatea - Alas! What almost steps from the eternal darkness into light must be the wicked giant. Even now the monstrous lover, stung by jealousy, pushes the creaking gate of his dark cavern, and whilst his rage berates my heart, ‘tis sure that in meeting his cruel eyes I seem to hear the hungry hounds of Scylla baying. Acis - He approaches. Galatea - Oh God, flee his barbarous wrath, and be consoled. 9 Polyphemus - I seem to hear the hissing of the serpents of Alettus and baying hounds of Scylla about me. Foul poison creeps through my veins for my unpitied heart longs for the light of two fair eyes. 10 Galatea - Ah Polyphemus, cease your longing sighs for the wretched trophy of the blind God. Polyphemus - If I be spurned, whilst my cruel rival lives on, sinister and grim will I sweep that life away, and perchance on that day will I summon Harpies and Sphinxes, Chimeras and Geryons, and enraged will spatter the heavens with bolts of fire and thunder. 11 Galatea - Though you rage and the heavens glow with bolts and forks of lightning the sacred laurel fears not. 7 7 22 Thus am I too, I who do not yield nor abandon myself to the fear of cruel torment. 12 Polyphemus - You will fall crushed and vanquished at my feared foot, yeah, you who haughtily, cruelly, with bitter blow deny me pity will sigh and weep and beg pity of me. Galatea - Tell me, when will this be? Polyphemus - When you are in despair and without my rival tear your hair from your head. Galatea - Tell me, how will this be? 13 Polyphemus - Oh cruel one, you will not always speak to me thus, tyrant, you mock and jest at a true heart one day I hope to see you repent little by little. 14 Galatea - Fool, how I laugh at your vain hopes. Polyphemus - Would you have me raise a wrathful brow on a horrid face to make the fear of your grave danger the stronger? Are you not defenceless? Is it not I that can use strength, and need not turn to prayer? Oh, who could ever save you from the wild furies of a jealous heart? Acis - I who cannot, I who set such little store on shedding all the blood in my veins for my beloved. 15 If the serpent fears not the claws of the eagle it may bloody the nest of her poor offspring. But if it returns then the serpent will find Come quello anch’io pur sono che non cedo e m’abbandono a timor di rio martoro. 12 Polifemo - Cadrai depressa e vinta al mio temuto piede, anzi quella merdece che mi nieghi superba, crudel con pena acerba, piangendo e sospirando, pentita chiederai. Galathea - Ma dimmi il quando? Polifemo - Quando già disperata lacerando le chiome col’rival non godrai. Galathea - Ma dimmi il come? 13 Polifemo - Non sempre, no, crudele, mi parlerai così, tiranna un cor fedele si prende a scherzo a gioco pentita a poco a poco spero vederti un dì. 14 Galathea - Folle quanto mi rido di tua vana speranza. Polifemo - Con orrida sembianza dunque vuoi che ruotando irato il ciglio, renda maggior la tema del tuo grave periglio? Inerme e tu non sei? E non son io che posso usar la forza, e non trattar preghiere? Oh chi mai dalle fiere furie del cor geloso difenderti potrà? Aci - Io che non posso, io che stimo assai poco per l’amato mio bene tutto il sangue versar dalle mie vene. 15 Dell’aquila l’artigli se non paventa un angue de miseri suoi figli può il nido insanguinar. Ma se ritorna poi prova gli sdegni suoi 23 her anger, ready to avenge the blood of her children. Polyphemus - Explain yourself more fully. Acis - In vain, in vain do you seek to o’ercome her constancy, which, generous and firm, makes your frail hope falter, for if ever she should hesitate, weary and tired for but an instant, I alone, who like the unconquered eagle fear not will defend that heart, that true heart of mine from the grievous evil of your lascivious love. 17 Polyphemus - Down into the trembling sea the narrow river flows all the more hurriedly. I, who am accustomed to lack of hope, can become all the more enraged. 18 Galatea - If I understand you, inhuman one, you think cruelly to stain the noble candour of my innocence, the true heart becomes deafer still to these wretched words; yet this thought vainly stirs unfounded hopes in your mind, for fired by other love, bolder and stronger, would I meet death ere I love you. 19 Amid the waves, far from the shore in stormy seas the little boat is tossed. Mocking the treach’rous wind it flies from shore to shore nor will be wrecked by the might of the stars. 20 Polyphemus - I know that the cynosures, that call you to the harbour, are the lights of the two stars of your breast, but know not what solace in the tempest you may hope to find in your beloved e della prole il sangue attende a vendicar. Polifemo - Meglio spiega i tuoi sensi. Aci - Invan, invan pretendi vincer la sua costanza, che generosa e franca, fa languida mancar la tua speranza, che se mai lassa e stanca per me fia che vacilli un sol momento, io sol che non pavento come aquila invitto difenderò quel core, quel fido cor ch’è mio dà l’aspre rio del tuo lascivo amore. 17 Polifemo - Precipitoso nel mar che freme più corre il fiume che stretto fu. Ho per costume privo di speme anch’io sdegnoso rendermi più. 18 Galathea - Se t’intendo inhumano, pensi macchiar crudele, de l’innocenza mia l’alto candore, a tue meste querele, quanto più divien sordo il fido core; ma tal pensiero invano sveglia nella tua mente mal fondate speranze, che d’altro amor accesa, più coraggiosa e forte prima di amarti incontrerò la morte. 19 S’agita in mezzo all’onde, lontano dalle sponde nel tempestoso mar la navicella. Scherzo di vento infido corre da lido in lido ne la fa naufragar forza di stella. 20 Polifemo - So che le cinosure, che ti chiamano in porto, de’ lumi del tuo ben son le due stelle, ma non so qual conforto in mezzo alle procelle, sperar potrai dal tuo gradito amante, 16 16 24 quando destar le sa fiero gigante. Aci - Senti quando ad empire brami le tue vendette fa che dal ciel saette vibri contro di me Giove tonante; fa che lacero, esangue cada il mio sen costante, esca di augel rapace rendi pur se ti piace le viscere infelici; e biancheggiar disciolte per quest’erme pendici fa che miri il pastor l’ossa insepolte; prendi di me la palma; ma non turbar dell’idol mio la calma. 21 Polifemo - Poverà lo sdegno mio chi da me non chiede amor Galathea - Perché fiero? Perché oh Dio! Contro me tanto rigor? Aci - Idol mio deh! Non temer. Polifemo - Se disprezzi un cor fedele gioir voglio al tuo martir. Galathea - Empio! Barbaro! Crudele! Ti saprò sempre schernir. Aci - Soffri e spera di goder, idol mio non temer. when the storm is stirred by so grim a giant. Acis - When you wish to wreak your vengeance let the arrows of Jupiter hurtle against me from the sky; let my true heart fall, torn and lifeless, the bait of a rapacious bird, let my entrails be wrest; and let my scattered bones lie unburied on these bare hills seen by the shepherd; win your victory over me; but trouble not the calm of my idol. 21 Polyphemus - She who asks not for my love will know my anger. Galatea - Why so cruel? Why, oh God! Such cruelty to me? Acis - My idol, alas! Fear not. Polyphemus - If you spurn a true heart I shall delight in your suffering. Galatea - Villain! Barbarous man! Cruel god! I shall always despise you. Acis - Suffer and hope to find delight, fear not, my idol. CD 2 CD 2 1 Polifemo - Ingrata se mi nieghi, ciò che sperar potrei come tuo dono, io che schernito sono, ottener lo saprò come rapina. Galathea - Poiché il ciel già destina che ti lasci, oh mio bene, corro in braccio a Nereo. Polifemo - Dolci catene ti faran queste braccia. Aci - Empio, t’arresta. Galathea - Tormentosa e funesta pria m’accolga la parca. Polifemo - Ecco al mio seno ti stringo. 1 Polyphemus - Ungrateful maid, if you deny me what I seek as a gift, I who am despised, shall take it by force. Galatea - Since heaven decrees that I must leave you, oh my treasure, I shall run to the arms of Nereus. Polyphemus - My arms will form a sweet chain to hold you. Acis - Wicked man, stop. Galatea - Sooner would I fall prey to the fateful, grim Parca. Polyphemus - See, I clasp you to my breast. 25 Galatea - Ah father! With your sharp trident rush hither and impale the tyrant, the traitor. Acis - Be not lost, my life. Galatea - In pleasant freedom at last I reach my end. Polyphemus - Ah! Harsh fate, still you flee me, cruel maid! Acis - I breathe. Galatea - Farewell; I leap into the depths, oh my idol. 2 Polyphemus - Midst shadows and horrors, lost butterfly, the torch now extinguished, can find no joy. Thus amid fears this saddened heart never finds peace nor ever hopes to please. 3 But no! My despised love will not be unavenged, scorned, I shall exact vengeance, fired by wicked rage, and shall tear Galatea’s affection from my rival’s breast. Acis - Ah, if only my beloved be not subjected to bitter torment for me, you may rip apart my bosom and I shall rejoice in it. But even now ungrateful he departs, alone and despairing I remain. Ah, my stars! Too rebellious with me, if my heart loves so, let my behold my treasure one more time, then let me die. 4 Here flits the bird lightly from bough to bough, sweet sings the heart that longs to praise. Yet sorrow is held only for me who am stricken and alone peace, oh God! can I never find. 5 Galatea - Now I have reached, my treasure, the darkest, stormy depths; Galathea - Ah genitore! Col tuo duro tridente corri e svena il tiranno, il traditore. Aci - Non ti smarrir, mia vita. Galathea - In libertà gradita ecco al fin che già sono. Polifemo - Ah! Crudo fato, tu pur fuggi, oh crudel! Aci - Respiro. Galathea - Addio; precipito nell’onde, idolo mio. 2 Polifemo - Fra l’ombre e gl’orrori, farfalla confusa già spenta la face non sa mai goder. Così fra timori quest’alma delusa non trova mai pace ne spera piacer. 3 Ma che? Non andrà inulta la schernita mia fiamma io vilipeso, io d’empio sdegno acceso saprò ben vendicarmi, e del rivale in petto svenar saprò di Galathea l’affetto. Aci - Pur che l’amato bene, sol per me non soggiaccia a rio tormento, squarciami ancora il sen, ch’io son contento. Ma già parte l’ingrato, e solo e disperato io qui rimango. Ah, stelle! Meco troppo rubelle, se il mio cor tanto adora, fate che un’altra volta miri l’idolo mio, e poi ch’io morirò. 4 Qui l’augel da pianta in pianta lieto vola, dolce canta cor che langue a lusingar. Ma si fa caggion di duolo sol per me che afflitto e solo pace, oh Dio! non so trovar. 5 Galathea - Giunsi al fin mio tesoro ne le cupe e profonde procellose voragini; 26 I thought, my dearest, to make the orcs and whales agents of my vengeance, but adverse fate will grant me no hope of pity for my sorrow. Acis - Ah! Your barbarous pain makes my torment bitterer still. 6 Galatea - If you love me, oh my dear! If you are true leave me to sigh alone. Thus in bitter sorrow console whom Cupid makes suffer for you. 7 Polyphemus - Here on the mountain top will I await my wicked rival. Acis - My dear heart, since I alone am wounded by the flight of Cupid’s arrow, I the only heir to your affection, why, oh God! Why may I, an example of faithfulness, longing for your eyes, rejoice when you must languish for me alone? Polyphemus - Oh Stars! Oh Gods! What do I hear? Galatea - Where my torments fall upon me thicker and heavier, it will seem but little to suffer for you, my heart. Acis - Such fair words of constancy, true tokens of love, leave a sweet taste on lips that will never win a kiss. Polyphemus - Ah! First will I cut the thread of life. 8 Acis/Galatea - Sweet - dear - loving embrace to my spirit, to my oppressed heart you give life and joy. I am yours, I give myself to you my idol, I am true with you I seek life and death, hope, my fair one, hope, my dearest, hope and fear not. Polyphemus - To strike the breast of the faithless maid del mare pensai, caro mio bene, render per non penare e l’orche e le Balene vendicatrici del mio grave affanno, ma vuol destin tiranno che non speri pietà del mio languire. Aci - Ahi! Che rende più atroce la tua barbara pena il mio martire. 6 Galathea - Se m’ami, oh caro! Se mi sei fido lasciami sola a sospirar. Nel duolo amaro così consola chi fa Cupido per te penar. 7 Polifemo - Qui sull’alto del monte attenderò l’empio rivale al varco. Aci - Cara poiché dal arco disciolse Amore alla saetta il volo, poiché ferito io solo son degl’affetti tuoi l’unico erede; come, oh Dio! Come mai come essempio di fede, vagheggiando i tuoi rai, lieto posso gioire, quando solo per me dei tu languire? Polifemo - Stelle! Numi! Che ascolto? Galathea - Dove più spesso e folto il numero sarà de miei tormenti, mi sembrerà pur poco passar mio ben per te. Aci - Si molli accenti di costanza, e d’amor pegni veraci, lascia bocca gradita che riscuotano o mai premio di baci. Polifemo - Ah! Prima il fil’ reciderò di vita. 8 Aci/ Galathea - Dolce, - caro - amico amplesso al mio seno, - al core oppresso, tu dai vita e fai goder. Tuo mi rendo, a te mi dono idol mio fedel ti sono teco voglio e vita e morte spera, oh bella, spera, oh caro spera e non temer. Polifemo - In seno de l’infida 27 who offers me a thunderbolt that I may kill does not immortal Jupiter thunder for my revenge nor the abyss tremble in the depths nor the earth quake on its pillars nor the venomous stream of Cocitus grimly wrest the life breath of this wretch is he not petrified by the gorgon? 9 Polyphemus - Now since the fearsome gods of heaven and the abyss are deaf, why am I not consumed, cast down, why does no heavy mass fall on the criminal head? For this tender, sweet embrace that fills my heart with anger I deserve the solace of bitter torment. From ledge to ledge, the weight presses down on the flying wing and drags it down. Acis - Oh God, succour my treasure. 10 I shed my life’s blood my heart beats slowly. Life fails me and languishes as the trophy of such wicked cruelty. 11 Galatea - Woe is me, where am I? In such bleak events my reason is lost, my mind beclouded and that innocent blood the blood of my idol quenches the earth whilst I, torpid and half-alive shed hot rivers of tears. Sighs choke my trembling voice and in such dread torment with failing breath my life force dwindles, and my soul, as it expires on stricken lips exclaims: Thus dies the wretched heart so true that can never change its desire. 12 Polyphemus - Learn, ungrateful maid, learn what comes of tyranny to one e chi un fulmine m’offre a ciò l’uccida ne a far le mie vendette tuona Giove immortal ne del profondo si sconvolge l’abisso ne da cardini suoi si scuote il mondo ne di Cocìto l’onda velena se è funesta toglie all’empio il respiro dal gorgòne insassito e ancor non resta? 9 Polifemo - Or poiché sordi sono del cielo e dell’abisso i paventati Numi, perché non mi consumi, precipiti, e ruini sopra il capo del Reo sasso si grave. Del tenero e soave amplesso che il mio cor colmò di sdegno sia pena così ria premio degno. Già và di balza in balza, già la gravezza aggiunge l’ali al corso già l’atterra. Aci - Oh Dio, mio ben soccorso. 10 Verso già l’alma col sangue il mio cor lento palpita. Già la vita manca e langue per trofeo d’empio rigor. 11 Galathea - Misera, e dove sono? In successo sì rio la ragion m’abbandona, non ha lume la mente e quel sangue innocente, sangue dell’idol mio, mentre beve la terra torpida e semiviva io spargo intanto caldi rivi di pianto. Soffogano i sospiri la tremante mia voce e in tormento sì atroce con fievoli respiri manca la lena, e l’alma quasi giunta su i labbri afflitta esclama: Così misero more cuor che fedel non sa cangiar mai brama. 12 Polifemo - Impara ingrata impara che fa l’esser tiranna 28 who begs love of you. Your obstinacy damns and in such bitter pain lament his heart. 13 Galatea - Ah inhuman tyrant! Learn from that adored blood the red shade of shame on your blind cruelty, and I with iron nerve avenging my beloved will abhor you and flee you for ever. And you my father transform this unhappy corpse symbol of cruel death, alas, into a fresh stream; thus to the trembling sea with tender, sweet desire of Love, let it flow in tribute since for my sorrow on the bare sands it lies in death I shall embrace it in joy amid the waves. Polyphemus - Think not that peace may return to your mind. Galatea - Your hopes are vain. 14 Sorrow drives me into the ocean waves that I may not see you cruel tyrant. Yet on this strand I weep again gazing upon my extinguished sun. 15 Polyphemus - Cease! Even now in the sea Neptune greets him with his grassy arms and clasps him to his breast. Fool! What do I see? Acis dissolved in the river follows the beloved, and murmuring thus complains: “I lived in faith, my life, and in death I still adore you; and in the silvery peals of my bright waves I utter no con chi ti chiede Amor. Il tuo rigor condanna e in pena così amara lagnati del suo cuor. 13 Galathea - Ah tiranno inhumano! Da quel sangue adorato, apprendi almen rossore del cieco tuo rigore ch’io con barbare tempre, del mio bene in vendetta ti aborrirò, ti fuggirò per sempre. E tu mio genitore quel infelice salma trofeo di cruda morte deh fa che si converta in fresco rio; che quando al mar che freme con tenero d’Amor dolce desio, fia che giunga in tributo poiché per mio dolore sopra le nude arene estinto giacque lo goderò lo stringerò fra l’acque. Polifemo - Ne sia che a tuoi pensieri passi a regnar la pace. Galathea - Invan lo speri. 14 Del mar fra l’onde per non mirarti, fiero tiranno, mi spinge il duol. Ma in queste sponde torno all’affanno nel vagheggiarti spento mio sol. 15 Polifemo - Ferma! Ma già nel mare, con l’algose sue braccia Nettun l’accoglie, e nel suo sen l’allaccia. Stupido! ma che veggio? Aci disciolto in fiume segue l’amato bene, e mormorando così si va lagnando: “vissi fedel, mia vita, e morto ancora t’adoro; e dei miei chiari argenti col mormorio sonoro non lascio dispiegare 29 sound of my torment. Now, my sweet treasure, with silvered lip, more fortunate perchance, I shall kiss you midst Nereus’ waves and the sandy shores that were reddened with my blood, bemoaning only my adverse lot, do I bathe and wash with my pure crystals”. And I who must hear all this, heavens, do I not die? Ah, the constancy of he who loves truly one day, cannot, will not ever chance its face. 18 Acis/Galatea/Polyphemus He who truly loves seeks faithful love, pure constancy. For though joys be wanting hope is never lost. i miei tormenti. Or, dolce mio tesoro, con labbro inargentato, forse più fortunato, ti bacierò del tuo Nereo fra l’onde, e l’arenose sponde che imporporai col sangue, mentre d’empio destin solo mi lagno co’ miei puri cristalli e lavo e bagno”. Ed io che tanto ascolto, cieli, come non moro? Ah, la costanza di chi ben ama un giorno, non sa, ne può mai variar sembianza. 16 Aci/ Galathea/ Polifemo Chi ben ama ha per oggetti fido amor, pura costanza. Che se mancano i diletti poi non manca la speranza. 30 Georg Friedrich Haendel (Portrait by Ph. Mercier)