CDS 272/1-2 (DDD)
DIGITAL RECORDING
GEORG FRIEDRICH HAENDEL
(Halle, 1685 - London, 1759)
ACI, GALATHEA E POLIFEMO
Three-part Serenade
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Sinfonia (Largo - Allegro)
Duetto: Sorge il dì (Aci e Galathea)
Recitativo: Vedi o Cara (Aci e Galathea)
Aria: Sforzano a piangere (Galatea)
Recitativo: E qual nuova sventura (Aci e Galathea)
Aria: Che non può la gelosia (Aci)
Recitativo: Ma qual horrido (Aci e Galathea)
Recitativo: Ahi! Che da l’ombre eterne (Galathea)
Aria: Sibillar l’angui d’Aletto (Polifemo)
Recitativo: Deh lascia, o Polifemo (Galathea e Polifemo)
Aria: Benché tuoni (Galathea)
Recitativo: Cadrai depressa e vinta (Galathea e Polimemo)
Aria: Non sempre, no, crudele (Polifemo)
Recitativo: Folle quanto mi rido (Aci, Galathea e Polifemo)
Aria: Dell’aquila gl’artigli (Aci)
Recitativo: Meglio spiega i tuoi sensi (Aci e Polifemo)
Aria: Precipitoso nel mar che freme (Polifemo)
Recitativo: Se t’intendo inhumano (Galathea)
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07’13”
03’23”
01’26”
04’04”
01’11”
04’05”
00’28”
01’05”
04’42”
01’36”
03’26”
00’56”
02’32”
01’19”
03’30”
00’56”
03’11”
01’06”
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Aria: S’agita in mezzo all’onde (Galathea)
Recitativo: So che le cinosure (Aci, Polifemo)
Terzetto: Proverà lo sdegno mio (Aci, Galathea e Polifemo)
CD 1:
04’20”
01’46”
01’41”
54’03”
CD 2:
01’53”
04’55”
01’31”
05’46”
01’21”
04’22”
01’52”
02’29”
01’25”
03’50”
02’01”
03’57”
01’44”
02’02”
03’19”
01’12”
42’46”
Recitativo: Ingrata se mi nieghi (Aci, Galathea e Polifemo)
Aria: Fra l’ombre e gl’orrori (Polifemo)
Recitativo: Ma che non andrà inulta (Aci, Polifemo)
Aria: Qui l’augel (Aci)
Recitativo: Giunsi al fin (Aci, Galathea)
Aria: Se m’ami o caro (Galathea)
Recitativo: Qui sull’alto del monte (Aci, Galathea e Polifemo)
Terzetto: Dolce, caro (Aci, Galathea e Polifemo)
Recitativo: Or poichè sordi sono (Polifemo)
Aria: Verso già l’alma col sangue (Aci)
Recitativo: Misera, e dove sono? (Galathea)
Aria: Impara ingrata (Polifemo)
Recitativo: Ah! Tiranno inhumano (Galathea)
Aria: Nel mar fra l’onde (Galathea)
Recitativo: Ferma! (Polifemo)
Terzetto: Chi ben ama (Aci, Galathea e Polifemo)
3
N
ell’autunno del 1706, l’allora ventunenne
Georg Friedrich Haendel abbandonò la
natia Germania e, varcate le Alpi, scese in
Italia, presentandosi dapprima alla corte del
Granduca Cosimo III di Toscana. A sollecitarne la
venuta nella Penisola era stato il figlio del granduca,
Gian Gastone, che però, sempre lontano dalla corte,
non aveva forse ben chiara la situazione musicale a
palazzo. Alla corte granducale si rappresentavano
abitualmente opere di autori del calibro di Giacomo
Perti e Alessandro Scarlatti: Haendel non trovò un
posto stabile, ma solo la commissione per un’opera
Vincer se stesso è la maggior vittoria, ossia Il Rodrigo
(Firenze, 1707), e in conseguenza di ciò preferì
lasciare Firenze per trasferirsi a Roma.
A differenza di Firenze, Roma era allora una delle
capitali indiscusse della musica italiana. La musica
sacra vi era coltivata in tutte le sue forme, l’opera nonostante l’atteggiamento non sempre favorevole
dei papi - vi godeva di larghissima fortuna, mentre in
campo strumentale era attivo e faceva scuola il più
celebre compositore del tempo, il grande Arcangelo
Corelli. A Roma, Haendel seppe giocare le sue carte
con abilità e spregiudicatezza. Appena arrivato, si
fece ascoltare all’organo della basilica di San
Giovanni in Laterano, suscitando universale ammirazione; analoghi consensi riscossero anche alcune sue
composizioni sacre, che gli aprirono le porte dei
cenacoli musicali e culturali più importanti. In breve
tempo, Haendel si fece apprezzare dappertutto; nel
giugno del 1707 egli poté così far eseguire il suo primo grande oratorio romano, Il trionfo del tempo e del
disinganno, il cui libretto gli era stato fornito dal cardinale Benedetto Pamphilj. Un altro degli esponenti
di maggior rilievo della nobiltà “nera” locale, il mar-
chese Ruspoli, gli commissionò qualche mese dopo
una delle opere più importanti dei suoi anni italiani,
forse il suo primo autentico capolavoro, l’oratorio La
Resurrezione. L’esecuzione in forma scenica di questo oratorio, allestito con straordinaria magnificenza
nel 1708 in un teatro costruito per l’occasione in casa
del marchese Ruspoli, fu uno degli avvenimenti più
importanti e discussi della vita musicale romana di
quegli anni. A dirigere l’orchestra fu chiamato
Arcangelo Corelli, furono assoldati i migliori cantanti, e il libretto del “dramma sacro” fu stampato, eccezionalmente in 1500 copie.
Da quel momento in poi, pur facendo frequentemente tappa a Roma, Haendel attraversò l’Italia per
farsi conoscere e per affinare, al tempo stesso, il suo
mestiere. A Napoli, nell’estate del 1708, fece eseguire la serenata Aci, Galathea e Polifemo. Un anno
dopo, nell’autunno del 1709, si recò a Venezia, dove
il dodici dicembre fu rappresentata la sua seconda
opera teatrale scritta in terra italiana, L’Agrippina.
L’accoglienza della città lagunare alla musica del
giovane compositore sassone fu entusiastica; l’opera
ottenne ventisette repliche, e Haendel fu più volte
acclamato dal pubblico. Il suo futuro di operista era
ormai segnato; di lì a poco Haendel avrebbe abbandonato l’Italia per trasferirsi definitivamente in
Inghilterra.
Secondo Winton Dean, Haendel si trattenne a
Napoli per una decina di settimane, tra il maggio e il
luglio del 1708, per seguire l’allestimento di Aci,
Galathea e Polifemo. Non è dato sapere se egli realizzasse la composizione di questa serenata a tre voci a
Napoli, o se vi avesse atteso in precedenza, mentre si
trovava ancora a Roma. L’opera gli era stata commissionata per le nozze del duca di Alvito, e fu dun-
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que eseguita in quella circostanza. Nel titolo autografo (Aci, Galathea e Polifemo 16 giugno 1708) non
è chiarito se si tratta di una cantata o di una serenata, anche se, come sosteneva Chrysander più di
cent’anni fa, è ben possibile che Haendel abbia successivamente fissato il titolo in Serenata a tre per la
presenza di tre soli personaggi. Quest’opera “napoletana” è del resto molto importante nella produzione haendeliana, perché il compositore vi fece più
volte riferimento riadattandola in diverse circostanze. Il manoscritto di Aci, Galathea e Polifemo ci è
pervenuto senza ouverture; in questa incisione è stata
utilizzata una breve Sinfonia (Largo – Allegro) dello
stesso Haendel. Per il resto, la partitura sembra adeguarsi allo stile imposto da Scarlatti: linguaggio
musicale nobile; assenza del coro; tutte le arie con il
da capo, ad eccezione dei concertati Proverà lo sdegno mio e Dolce, caro; i recitativi sono tutti per voce
e basso continuo, tranne tre, che sono accompagnati
e che sottolineano i momenti drammatici più importanti della composizione: Ma qual orrido suono, per
l’entrata in scena di Polifemo, Or poiché sordi sono
del cielo, per l’uccisione di Aci e Ferma!, vero finale
dell’opera. Gli affetti che nascono dalla recitazione
drammatica trovano naturale conseguenza nelle arie
dalla strumentazione ricca e articolata, basata sul
principio del concerto grosso in cui agli archi si
aggiungono flauti, oboi e trombe, o si contrappone il
cembalo solo come nell’aria di Aci De l’aquila
l’artigli. Segnaliamo anche la virtuosistica aria di
Galatea Benché tuoni, la struggente aria di Aci Verso
già l’alma col sangue e il finale morale Chi ben ama.
Di particolare difficoltà è quasi tutta la parte del basso, in quanto richiede timbro grave, estensione ed
agilità ad un tempo, ponendo quasi come condizione
normale salti di due ottave (e nella stupefacente e
splendida aria Fra l’ombre e gli orrori un salto di due
ottave e una quinta…).
Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta
e Sebastiano Romano
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I
n autumn 1706, the 21-year-old Georg
Friedrich Haendel left his native Germany,
crossed the Alps and went south to Italy where
he first presented himself at the court of the Grand
Duke Cosimo III of Tuscany. He had come to Italy
at the bidding of the Grand Duke’s son, Gian
Gastone, who however was always away from court
and may not have had a very clear picture of the
music situation at his father’s palace. The Grand
Duke’s court generally staged operas by composers
of the calibre of Giacomo Perti and Alessandro
Scarlatti: Haendel did not find a permanent position,
merely a commission for an opera which was duly
staged in October 1707 (Vincer se stesso è la maggior
vittoria, or Il Rodrigo) and thus chose to leave
Florence for Rome.
Rome, unlike Florence, was then one of the
unchallenged capitals of Italian music. Sacred
music was cultivated in all its forms; opera –
despite the not always approving attitude of the
popes – was much favoured, and in the field of
instrumental music the great Arcangelo Corelli was
an active and leading figure. Haendel played his
cards in Rome with skill and cunning. On his
arrival he played the organ in the basilica of St
John Lateran and won universal admiration; similar success greeted a number of his sacred compositions and these won him access to the most
important musical and cultural circles. Haendel
soon achieved widespread esteem; in June 1707 he
was thus able to stage his first great Roman oratorio, Il trionfo del tempo e del disinganno, the libretto
for which had been written for him by Cardinal
Benedetto Pamphilj. Another leading figure in the
local “clerical” nobility, Marquis Ruspoli, commis-
sioned him to write what was to be one of the most
important works of his Italian years, perhaps his
first real masterpiece, the oratorio La Resurrezione.
The scenic performance of this oratorio, staged
with extraordinary lavishness in 1708 in a theatre
built especially for the occasion in Marquis
Ruspoli’s residence, was one of the most important
and talked-about events in the musical life of
Rome in those years. Arcangelo Corelli was called
to conduct the orchestra, the finest singers were
engaged, and the libretto of the “dramma sacro”
was printed, exceptionally in 1500 copies.
From that moment on Haendel travelled the length
and breadth of Italy, though with frequent visits to
Rome, presenting himself and at the same time
refining his craft. In Naples, in summer 1708, he had
the serenade Aci, Galathea e Polifemo performed.
One year later, in autumn 1709, he went to Venice
where on 12th December he staged his second
Italian opera, Agrippina. The city on the lagoon was
enthusiastic about the music of the young Saxon
composer: the opera ran to twenty-seven performances and Haendel was frequently and warmly
applauded by his audiences. His future as an operatic composer was now confirmed; soon after Haendel
was to abandon Italy and settle definitively in
England.
According to Winston Dean, Haendel spent some
ten weeks in Naples, between May and July 1708,
to supervise the staging of Aci, Galathea e
Polifemo. We do not know whether he composed
this three-part serenade in Naples or whether he
had already written it whilst he was still in Rome.
The opera had been commissioned for the wedding
of the Duke of Alvito and was consequently per-
6
formed on that occasion. The autograph title (Aci,
Galathea e Polifemo 16 giugno 1708) does not indicate whether it was a cantata or a serenade, though
it is quite possible, as Chrysander stated over a
hundred years ago, that Haendel later applied the
title of Serenata a tre given the presence of only
three characters. This “Neapolitan” opera proved
indeed to be of great importance in Haendel’s
work, for the composer made frequent reference to
it, revising it in various different circumstances.
The manuscript of Aci, Galathea e Polifemo has
come down to us without an overture; in this
recording we have used a brief Sinfonia (Largo –
Allegro) by Haendel himself. In general terms, the
score seems to respect the style imposed by
Scarlatti: noble musical language; no chorus; all
arias with “da capo” with the exceptions of the two
concertato pieces Proverà lo sdegno mio and Dolce,
caro; the recitatives are all for voice and basso continuo, except three, which are accompanied and
which underline the most important dramatic
moments of the compostion: Ma qual orrido suono,
for Polifemo’s entrance, Or poiché sordi sono del
cielo, for the murder of Aci and Ferma!, the real
finale of the opera. The affetti which arise from the
dramatic recitation find their natural consequence
in arias by the rich, complex instrumentation,
based on the principles of the concerto grosso in
which flutes, oboes and trumpets join the strings,
or are set against the solo harpsichord as in Aci’s
aria De l’aquila l’artigli. Noteworthy are also
Galathea’s virtuosic aria Benché tuoni, Aci’s heartrending aria Verso già l’alma col sangue and the
moral finale Chi ben ama. The bass part is almost
consistently difficult, for at one and the same time
it requires a deep timbre, extension and agility, setting leaps of two octaves as an almost normal condition (and a leap of two octaves and a fifth in the
astonishing, splendid aria Fra l’ombre e gli orrori...).
Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta
and Sebastiano Romano
(Translated by Timothy Alan Shaw)
7
I
m Herbst 1706 verließ der damals einundzwanzigjährige Georg Friedrich Händel seine deutsche Heimat und kam über die Alpen nach
Italien, wo er sich zunächst am Hofe des Großherzogs Cosimo III. von Toscana vorstellte. Es war Gian
Gastone, der Sohn des Großherzogs, gewesen, der
den Komponisten eingeladen hatte. Da er aber nie
bei Hof war, war ihm die musikalische Situation im
Palast vielleicht nicht ganz klar. Am großherzoglichen Hof wurden gewöhnlich Werke von
Komponisten vom Kaliber eines Giacomo Perti und
Alessandro Scarlatti aufgeführt. Händel fand keine
feste Stelle, sondern nur den Auftrag für ein Werk
(Vincer se stesso è la maggior vittoria oder Il Rodrigo,
Florenz 1707). Infolgedessen zog er es vor, Florenz
zu verlassen und nach Rom zu gehen.
Im Gegensatz zu Florenz war Rom damals eine der
unbestrittenen Hauptstädte der italienischen Musik.
Kirchenmusik wurde in all ihen Formen gepflegt, die
Oper hatte - trotz einer nicht immer positiven
Haltung der Päpste ihr gegenüber - reichen Erfolg,
während auf instrumentalem Gebiet der berühmteste Komponist seiner Zeit, der große Arcangelo
Corelli, tätig war und zum Vorbild wurde. Händel
verstand es, in Rom seine Karten geschickt und
unbefangen auszupielen. Kaum angekommen, ließ
er sich an der Orgel der Basilika San Giovanni in
Laterano vernehmen und rief damit allgemeine
Bewunderung hervor. Ähnliche Zustimmung fanden
auch einige seiner Sakralkompositionen, die ihm die
Tore zu den wichtigsten musikalischen und kulturellen Kreisen öffneten. Händel wurde innerhalb kurzer Zeit überall geschätzt. Somit konnte er im Juni
1707 sein erstes großes römisches Oratorium zur
Aufführung bringen, Il trionfo del tempo e del disin-
ganno, dessen Libretto ihm von Kardinal Benedetto
Pamphilj geschrieben worden war. Ein weiterer
hochbedeutender Vertreter des lokalen “schwarzen”
Adels, der Marquis Ruspoli, gab Händel das
Oratorium La Resurrezione in Auftrag, vielleicht sein
erstes echtes Meisterwerk. Die Aufführung in szenischer Form in einem für diese Gelegenheit im Palast
des Marquis errichteten Theater wurde 1708 mit
außerordentlichem Prunk begangen und zu einem
der wichtigsten und meistbesprochenen Ereignisse
des römischen Musiklebens jener Jahre. Zum
Dirigenten wurde Arcangelo Corelli bestellt, die
besten Sänger wurden engagiert, und das Libretto
des dramma sacro wurde ausnahmsweise in 1500
Exemplaren gedruckt.
Ab diesem Moment war Händel zwar häufig in Rom,
durchquerte aber Italien, damit er im Lande bekannt
würde und um gleichzeitig sein Handwerk zu verfeinern. Im Sommer 1708 brachte er in Neapel die
Serenade Aci, Galathea e Polifemo zur Aufführung.
Ein Jahr später begab er sich im Herbst 1709 nach
Venedig, wo am zwölften Dezember sein zweites in
Italien geschriebenes Bühnenwerk, L’Agrippina,
gegeben wurde. Die Lagunenstadt bereitete der
Musik des jungen sächsischen Komponisten eine
enthusiastische Aufnahme, und die Oper erzielte siebenundzwanzig Reprisen, wobei Händel vom
Publikum vielfach bejubelt wurde. Seine Zukunft als
Opernkomponist war damit bestimmt, und Händel
sollte bald darauf Italien verlassen und endgültig
nach England gehen.
Laut Winton Dean hielt sich Händel von Mai bis Juli
1708 etwa zehn Wochen in Neapel auf, um die
Vorbereitung von Aci, Galathea e Polifemo zu verfolgen. Wir wissen nicht, ob er die Komposition dieser
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Serenade für drei Stimmen in Neapel schrieb oder
ob er sich ihr bereits zuvor in Rom gewidmet hatte.
Das Werk war bei ihm für die Vermählung des
Herzogs von Alvito in Auftrag gegeben worden und
wurde bei dieser Gelegenheit aufgeführt. Der autographe Titel (Aci, Galathea e Polifemo 16 giugno
1708) klärt nicht, ob es sich um eine Kantate oder
eine Serenade handelt, obwohl es gut möglich ist,
daß Händel - wie Chrysander vor über hundert
Jahren behauptete - später wegen der Präsenz von
nur drei Figuren den Titel mit Serenata a tre festlegte. Dieses “neapolitanische” Werk ist im übrigen für
Händels Produktion sehr wichtig, weil der
Komponist öfters darauf Bezug nahm und es bei verschiedenen Gelegenheiten umarbeitete. Das
Manuskript von Aci, Galathea e Polifemo ist ohne
Ouverture auf uns gekommen. Auf dieser
Einspielung wurde eine kurze Sinfonia (Largo Allegro) Händels verwendet. Im übrigen scheint sich
die Partitur dem von Scarlatti vorgegebenen Stil
anzupassen: edle musikalische Ausdrucksweise; kein
Chor; alle Arien mit Dakapo mit Ausnahme der
Ensembles Proverà lo sdegno mio und Dolce, caro;
die Rezitative sind alle für eine Stimme und
Generalbaß, mit Ausnahme von drei Accompagnati,
welche die wichtigsten dramatischen Momente der
Komposition unterstreichen (Ma qual orrido suono
für den Auftritt des Polifemo, Or poiché sordi sono
del cielo für die Ermordung des Aci und Ferma!, das
eigentliche Finale des Werks). Die aus dem dramatischen Vortrag entstehenden Affekte finden ihre
natürliche Fortsetzung in den Arien, die eine reiche,
gegliederte Instrumentierung besitzen. Diese basiert
auf dem Prinzip des Concerto grosso, wo sich zu den
Streichern Flöten, Oboen und Trompeten gesellen
bzw. das Solocembalo dagegenhält, wie in der Arie
des Aci De l’aquila l’artigli. Wir verweisen auch auf
die virtuose Arie der Galathea Benché tuoni, die herzzerreißende Arie Verso già l’alma col sangue des Aci
und die finale Moral Chi ben ama. Besonders
schwierig ist fast die gesamte Rolle des Basses, da sie
ein volles Timbre und gleichzeitig Stimmumfamg
und Beweglichkeit verlangt, wobei Sprünge über
zwei Oktaven fast als Normalzustand gesehen werden (und in der erstaunlichen, prachtvollen Arie Fra
l’ombre e gli orrori ein Sprung über zwei Oktaven und
eine Quint...).
Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta
und Sebastiano Romano
(Übersetzung: Eva Pleus)
9
E
n automne 1706 le jeune Georg Friedrich
Haendel, alors âgé de vingt et un ans, quitta
l’Allemagne natale et traversa les Alpes
pour se rendre à la cour du grand-duc Côme III de
Toscane où il avait été appelé par son fils Gian
Gastone qui, ne vivant pas lui-même à la cour,
n’avait pas une idée bien claire de la situation musicale au palais ducal. A la cour du grand-duc, l’on
représentait habituellement des œuvres d’auteurs
tels que Giacomo Perti et Alessandro Scarlatti : l’on
n’offrit pas à Haendel une place stable mais une
simple commande d’un opéra qui fut donné en
octobre 1707 (Vincer se stesso è la maggior vittoria, ou
Rodrigo), en conséquence de quoi il préféra quitter
Florence pour Rome.
Contrairement à Florence, Rome était alors l’une
des capitales incontestées de la musique italienne.
La musique sacrée y était cultivée sous toutes ses
formes ; l’opéra - malgré l’attitude souvent peu favorable des papes - jouissait d’une très grande popularité tandis que le domaine instrumental était largement dominé par le plus célèbre compositeur de l’époque, le grand Arcangelo Corelli. A Rome,
Haendel sut manœuvrer avec adresse et sans préjugés. Dès son arrivée, il alla jouer sur l’orgue de la
basilique de Saint Jean de Latran, suscitant une
admiration universelle. De même, certaines de ses
compositions sacrées furent très appréciées et lui
ouvrirent les portes des principaux cénacles musicaux et culturels. En peu de temps Haendel parvint à
se faire apprécier de tous : en juin 1707 il put faire
représenter son premier grand oratorio romain, Il
trionfo del tempo e del disinganno, dont le livret lui
avait été fourni par le cardinal Benedetto Pamphilj.
Le marquis Ruspoli, autre exposant majeur de la
noblesse “noire ” romaine, lui commanda quelques
mois plus tard l’une de ses principales œuvres des
années italiennes et sans doute son premier véritable
chef-d’œuvre, l’oratorio La Resurrezione. La splendide représentation de cet oratorio en 1708, dans un
théâtre construit pour l’occasion chez le marquis
Ruspoli, fut l’un des événements majeurs de la vie
musicale romaine de ces années-là. L’on fit appel
aux meilleurs chanteurs ainsi qu’à Arcangelo Corelli
pour diriger cet oratorio, et le livret du “drame
sacré ” fut exceptionnellement imprimé à 1500
exemplaires.
A dater de ce moment, et bien que séjournant fréquemment à Rome, Haendel voyagea à travers
l’Italie à la fois pour se faire connaître et pour parfaire son art. A Naples, durant l’été 1708, il fit exécuter la sérénade Aci, Galatea e Polifemo. Un an plus
tard, en automne 1709, il se rendit à Venise où fut
représentée au mois de décembre sa seconde œuvre
théâtrale écrite en Italie, Agrippina. Les Vénitiens
réservèrent un accueil enthousiaste à la musique du
jeune compositeur saxon : l’œuvre fut représentée
vingt-sept fois et Haendel fut acclamé en public
à maintes reprises. Son avenir de compositeur d’opéras était désormais tracé : Haendel allait bientôt
quitter l’Italie pour s’établir définitivement en
Angleterre.
Selon Winton Dean, Haendel séjourna à Naples pendant une dizaine de semaines entre mai et juillet 1708,
pour suivre la préparation de Aci, Galatea e Polifemo.
L’on ne sait pas s’il composa cette sérénade à trois
voix à Naples ou s’il l’avait déjà écrite durant son
séjour à Rome. L’œuvre lui avait été commandée
pour les noces du duc d’Alvito et fut donc donnée à
cette occasion. Le titre autographe (Aci, Galatea e
10
Polifemo, 16 juin 1708) ne précise pas s’il s’agit d’une
cantate ou d’une sérénade même si, comme l’affirmait
Chrysander au siècle dernier, il est bien possible que
Haendel ait successivement choisi le titre de Sérénade
à trois en raison de la présence de trois personnages
seulement. Du reste, cette composition “napolitaine ”
revêt une grande importance dans l’œuvre de
Haendel car le compositeur y fit maintes fois référence et la remania à plusieurs reprises. Le manuscrit de
Aci, Galatea e Polifemo nous est parvenu sans ouverture : nous avons inclus dans cet enregistrement une
courte symphonie (Largo, Allegro) écrite par le compositeur. Pour le reste, la partition semble s’adapter
au style imposé par Scarlatti : langage musical noble ;
absence de chœur ; tous les airs avec le da capo,
excepté ceux d’ensemble Proverà lo sdegno mio et
Dolce, caro ; les récitatifs sont tous pour voix et basse
continue, sauf trois qui sont accompagnés et qui soulignent les moments dramatiques saillants de la composition : Ma qual orrido suono, qui marque l’entrée en
scène de Polifemo, Or poiché sordi sono del cielo, pour
le meurtre de Aci, et Ferma !, partie finale de l’œuvre.
Les affects qui naissent de la récitation dramatique
trouvent leur conséquence naturelle dans les airs
caractérisés par une instrumentation riche et articulée, basée sur le principe du concerto grosso où les
flûtes, hautbois et trompettes s’ajoutent aux instruments à cordes, ou auxquels s’oppose le clavecin seul,
comme dans l’air d’Aci De l’aquila l’artigli. Signalons
également l’extrême virtuosité de l’air de Galatea
Benché tuoni, l’aria poignante d’Aci Verso già l’alma
col sangue et le finale moral Chi ben ama. La partie
confiée à la basse est particulièrement difficile car elle
requiert un timbre grave, une extension et une agilité
à un temps, des sauts de deux octaves qui paraissent
presque normaux (et même un saut de deux octaves et
une quinte dans l’air à la fois stupéfiant et splendide
Fra l’ombra e gli orrori).
Danilo Prefumo, Augusto Ciavatta
et Sebastiano Romano
(Traduit par Cécile Viars)
11
poranea. Ha inciso per Foné, Akademia,
Bongiovanni, Ricordi e Quadrivium. È titolare della
classe di musica vocale da camera al conservatorio
“G. Verdi” di Milano.
ITALIANO
Daniela Uccello, soprano, è nata a Messina e
si è formata alla scuola di canto della
madre diplomandosi
col massimo dei voti e
la lode. Si è perfezionata successivamente
al Mozarteum di
Salisburgo con Rita
Streich e al Centro di
Avviamento Lirico del
Teatro alla Scala.
Vanta un vastissimo
repertorio operistico e da concerto. Vincitrice di vari
concorsi, ha cantato in importanti teatri a Milano,
Napoli, Firenze, Bari, Palermo, Praga, Budapest, e
inoltre all’Accademia di Santa Cecilia, al Ravenna
Festival, al Maggio Musicale Fiorentino, con
l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra
Regionale Toscana, l’Orchestra Reina Sofia di
Madrid, l’Orchestra da Camera di Padova, la
Filarmonica delle Fiandre, sotto la direzione di G.
Gavazzeni, M. Boder, E. Muller, D. Gatti, W.
Nelsson, G. Taverna, A. Litton, C.F. Cillario, G.
Sebastian, G. Ferro e A. Tamayo. Il suo repertorio
comprende personaggi di grande tradizione
(Violetta, Manon, Lucia, Susanna) ed opere riscoperte come L’italiana in Londra di Cimarosa,
L’arcadia in Brenta di Galuppi, Torquato Tasso di
Donizetti; inoltre Lesbina e Adolfo di A. Scarlatti e Il
fanatico burlato di Cimarosa incise su CD. Ha al suo
attivo numerose prime esecuzioni di musica contem-
Sonia Turchetta, contralto, è nata a
Napoli. Si è brillantemente diplomata in
canto e pianoforte al
Conservatorio “G.
Verdi” di Milano, studiando anche composizione.
Ha un vasto ed eclettico repertorio in
nove lingue, dal
Medioevo alla musica
contemporanea,
attraverso il repertorio barocco, classico e romantico. Particolare interesse dedica alla vocalità russa.
Ospite dei principali teatri ed enti concertistici in
Italia e all’estero, ha cantato al Teatro alla Scala di
Milano, alle Berliner Festwochen, al Maggio
Musicale Fiorentino, al Teatro La Fenice e alla
Biennale di Venezia, al Regio di Parma, al Carlo
Felice di Genova, la RAI di Roma e Torino, ai
Pomeriggi Musicali e alle Serate Musicali di Milano,
con l’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo,
l’O.R.T. di Firenze, l’Orchestra Haydn di Bolzano,
per l’Accademia Chigiana di Siena, il Festival di
Witten, al Teatro di Wiesbaden, alla Konzerthaus di
Freiburg, alla W.D.R., sempre con grande successo
di pubblico e critica. Ha collaborato, tra gli altri, con
direttori quali J.I. Hirokami, D. Salomon, D.
12
Augusto Ciavatta, nato a San Marino, ha studiato
composizione ai Conservatori di Pesaro e Milano,
dove ha conseguito i diplomi di “Musica corale e
direzione di Coro” e “Composizione polifonica vocale”. Perfezionatosi per la composizione con G.
Manzoni e allievo di G. Taverna per la direzione
d’orchestra, è fondatore e direttore della Camerata
del Titano, con la quale ha effettuato numerosi concerti in importanti sedi e festival in tutt’Italia. Ha
inciso per Bongiovanni, Quadrivium e Dynamic ed
ha al proprio attivo alcune collaborazioni con la
Radiotelevisione di San Marino. Svolge regolare
attivià sia come compositore che come direttore
d’orchestra. È docente di Armonia ed Esercitazioni
Orchestrali presso l’Istituto Musicale Sammarinese.
Renzetti, A. Curtis, R. Clemencic, C. Carneci, A.
Pestalozza., e con solisti come R. Filippini, R.
Fabbriciani, B. Belkin. Ha al suo attivo registrazioni
radiofoniche, discografiche e televisive. Dal 1997 è
docente di canto al Conservatorio di Milano.
Giancarlo Tosi, basso,
ha studiato canto
presso il Conservatorio G. Verdi di
Milano. Vincitore di
numerosi concorsi tra
cui l’ASLICO, il “Toti
dal Monte” di Treviso
e il “Laboratorio lirico” di Alessandria, ha
finora interpretato
oltre sessanta opere,
spaziando in un vastissimo repertorio che va
da ruoli di “basso buffo” quali Don Pasquale,
Leporello, Dulcamara, a quelli seri di opere quali
Trovatore, Aida, Forza del destino. Ospite dei principali teatri italiani ed esteri, ha cantato a Milano,
Parma, Firenze, Palermo, Bari, Bologna, Trieste,
Catania, Barcellona, Madrid, Seoul, al fianco di artisti quali Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli,
Cappuccilli, Carreras. Ha effettuato numerose
tournée in Giappone, Cina, Australia ed Europa. Fra
le sue incisioni discografiche ricordiamo: Il Barbiere
di Siviglia, Il Turco in Italia e lo Stabat Mater di
Rossini, Il Barbiere di Siviglia e L’Osteria di
Marechiaro di Paisiello e Il Tutore burlato di Solier.
Fondata nei primi anni ’90, l’orchestra Camerata del
Titano della Repubblica di San Marino è un complesso di solisti che cerca di coniugare la valorizzazione di composizioni inedite con le pagine più note
del grande repertorio internazionale. L’elasticità di
organico e la collaborazione con artisti di chiara
fama consente al complesso di ricoprire un ampio
arco della produzione musicale che va dal repertorio
barocco, alla musica contemporanea. In aggiunta ai
numerosi concerti nelle più importanti sedi e festival
di tutt’Italia, tra i progetti più importanti realizzati
dalla Camerata del Titano vi sono l’integrale dei
Concerti Brandeburghesi di Bach e il Singspiel
Bastiana e Bastiano di Mozart. L’orchestra ha registrato per Quadrivium, Dynamic e Foné.
13
The contralto Sonia Turchetta was born in Naples.
She graduated in singing and piano with outstanding
results at the “G.Verdi” Conservatory in Milan,
where she also studied composition.
She has a vast and varied repertoire in nine different
languages, ranging from the Middle Ages to contemporary music, including the baroque, classical and
romantic repertoires. She is particularly interested in
Russian vocal art. She has performed in major opera
houses and concert halls in Italy and abroad: at La
Scala in Milan, at the Berliner Festwochen, at the
Florence “Maggio Musicale” Festival, at the Fenice
Theatre and the Biennale in Venice, at the Regio in
Parma, the Carlo Felice in Genoa, with the RAI in
Rome and Turin, at the musical matinées and
soirées in Milan, with the Sicilian Symphony
Orchestra of Palermo, the Tuscany Region
Orchestra in Florence, the Haydn Orchestra of
Bolzano, the Chigiana Academy in Siena, the Witten
Festival, the Wiesbaden Opera House, the Freiburg
Konzerthaus, the W.D.R., harvesting public and critical acclaim. She has worked with such conductors as
J.I. Hirokami, D. Salomon, D. Renzetti, A. Curtis,
R. Clemencic, C. Carneci, A. Pestalozza., and with
soloists like R. Filippini, R. Fabbriciani, B. Belkin.
She has made radio, gramophone and television
recordings. She has held a post as singing teacher at
the Milan Conservatory since 1997.
ENGLISH
The soprano Daniela Uccello was born in Messina
where she studied at her mother’s school of singing
and graduated with top marks and distinction. She
furthered her studies at the Mozarteum in Salzburg
with Rita Streich and at the Opera Training Centre
of La Scala in Milan. She boasts an extensive opera
and concert repertoire. A prize-winner at several
competitions, she has sung in important opera houses in Milan, Naples, Florence, Bari, Palermo,
Prague, Budapest and also at the Santa Cecilia
Academy, the Ravenna Festival, the Florence
“Maggio Musicale” Festival, with the Sicilian
Symphonic Orchestra, the Tuscany Regional
Orchestra, the Reina Sofia Orchestra of Madrid, the
Padua Chamber Orchestra, the Philharmonic
Orchestra of Flanders, under the batons of G.
Gavazzeni, M. Boder, E. Muller, D. Gatti, W.
Nelsson, G. Taverna, A. Litton, C.F. Cillario, G.
Sebastian, G. Ferro and A. Tamayo. Her repertoire
includes roles in the traditional operas (Violetta,
Manon, Lucia, Susanna) and rediscovered operas
like Cimarosa’s L’Italiana in Londra, Galuppi’s
L’arcadia in Brenta, Torquato Tasso by Donizetti, as
well as two operas which she has recorded on CD:
Lesbina e Adolfo by A. Scarlatti and Il fanatico burlato by Cimarosa. She has sung in numerous world premières of contemporary compositions and has
recorded on the Foné, Akademia, Bongiovanni,
Ricordi and Quadrivium labels. She teaches vocal
chamber music at the “G.Verdi” Conservatory in
Milan.
The bass Giancarlo Tosi studied singing at the
“G.Verdi” Conservatory in Milan. A prize-winner at
numerous competitions, including the ASLICO, the
“Toti dal Monte” in Treviso and the “Laboratorio
Lirico” in Alessandria, he has already sung in over
sixty operas in a far-reaching repertoire that ranges
14
Founded in the early 1990s, the Camerata del
Titano, orchestra of the Republic of San Marino, is
an ensemble of soloists who seek to combine performance both of unpublished works and of the bestknown pieces in the international repertoire. The
flexibility of its line-up and its collaboration with
artists of great repute enables the ensemble to cover
a wide spectrum of musical production, ranging from
the baroque to contemporary works. As well as the
many concerts its has given at important venues and
festivals all over Italy the most important achievements of the Camerata del Titano are the complete
Brandenburg Concertos by Bach and Mozart’s
Singspiel Bastien und Bastienne. The orchestra has
made recordings for Quadrivium, Dynamic and
Foné.
from “basso buffo” roles like Don Pasquale,
Leporello, Dulcamara, to serious characters in such
operas as Trovatore, Aida and La Forza del Destino.
He has been invited to sing in major opera houses
both in Italy and abroad, and has performed in
Milan, Parma, Florence, Palermo, Bari, Bologna,
Trieste, Catania, Barcelona, Madrid and Seoul,
appearing with such well-known artists as Domingo,
Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli and Carreras.
He has undertaken numerous tours in Japan, China,
Australia and Europe. Among his recordings we
remember: Il Barbiere di Siviglia, Il Turco in Italia
and Stabat Mater by Rossini, Il Barbiere di Siviglia
and L’Osteria di Marechiaro by Paisiello and Il Tutore
burlato by Solier.
Augusto Ciavatta was born in San Marino and studied composition at the conservatories of Pesaro and
Milan where he was awarded diplomas in “Choral
Music and Choir Direction” and “Polyphonic Vocal
Composition”. Having perfected his studies of composition under G. Manzoni and of conducting as a
pupil of G. Taverna, he founded the “Camerata del
Titano”, which he directs and with which he has given numerous concerts at important venues and festivals all over Italy. He has made recordings for
Bongiovanni, Quadrivium and Dynamic and has also
worked with the San Marino Radio/Television
Corporation. He has an active programme of activity
both as a composer and as a conductor. He teaches
Harmony and Orchestral Practice at the San Marino
Institute of Music.
15
Sonia Turchetta, Alt, wurde in Neapel geboren. Sie
machte am Mailänder Konservatorium “Giuseppe
Verdi”, wo sie auch Komposition studierte, ihr brillantes Diplom in Gesang und Klavier.
Sie hat ein umfangreiches, eklektisches Repertoire
in neun Sprachen, das vom Mittelalter über Barock,
Klassik und Romantik bis zur zeitgenössischen
Musik reicht. Besonderes Interesse widmet sie russischen Gesangsstücken. Als Gast der wichtigsten inund ausländischen Openhäuser und Konzertvereinigungen sang sie am Mailänder Teatro alla Scala, bei
den Berliner Festwochen, beim Maggio Musicale
Fiorentino, am Teatro La Fenice und bei der
Biennale von Venedig, am Teatro Regio in Parma,
am Teatro Carlo Felice in Genua, in der RAI Rom
und Turin, bei den Pomeriggi Musicali und Serate
Musicali in Mailand, mit dem Orchestra Sinfonica
Siciliana Palermo, dem O.R.T. Florenz, dem
Haydnorchester Bozen, für die Accademia Chigiana
in Siena, die Wittener Festspiele, das Theater von
Wiesbaden, im Konzerthaus von Freiburg, im WDR,
wobei sie bei Publikum und Kritik immer großen
Erfolg hatte. Die Künstlerin arbeitete unter
anderem mit Dirigenten wie Hirokami, Salomon,
Renzetti, Curtis, Clemencic, Carneci, Pestalozza und
Solisten wie Filippini, Fabbriciani und Belkin zusammen. Sie hat Radio-, Platten- und TV-Aufnahmen zu
verbuchen. Seit 1997 unterrichtet sie am Mailänder
Konservatorium Gesang.
DEUTSCH
Daniela Uccello, Sopran, wurde in Messina geboren
und in der Gesangsschule ihrer Mutter ausgebildet,
wo sie ihr Diplom mit Auszeichnung machte. Dann
besuchte sie einen Perfektionierungskurs am
Salzburger Mozarteum bei Rita Streich, sowie am
Centro di Avviamento Lirico des Teatro alla Scala.
Sie besitzt ein äußerst umfangreiches Opern- und
Konzertrepertoire. Als Siegerin verschiedener
Wettbewerbe hat sie in bedeutenden Häusern in
Mailand, Neapel, Florenz, Bari, Palermo, Prag,
Budapest und außerdem an der Accademia di Santa
Cecilia, beim Ravenna Festival, beim Maggio
Musicale Fiorentino, mit dem Orchestra Sinfonica
Siciliana, dem Orchestra Regionale Toscana, dem
Orchestra Reina Sofia Madrid, dem Orchestra da
Camera Padua, der Flandrischen Philharmonie
unter der Leitung von Gavazzeni, Boder, Müller,
Gatti, Nelsson, Taverna, Litton, Cillario, Sebastian,
Ferro und Tamayo gesungen. Ihr Repertoire umfaßt
große traditionelle Rollen wie Violetta, Manon,
Lucia, Susanna und Wiederentdeckungen wie
Cimarosas L’Italiana in Londra, Galuppis L’Arcadia
in Brenta und Donizettis Torquato Tasso; außerdem
Scarlattis Lesbina e Adolfo und Cimarosas Il fanatico
burlato, die auf CD vorliegen. Die Künstlerin kann
zahlreiche Uraufführungen zeitgenössischer Musik
verbuchen. Sie hat für Foné, Akademia,
Bongiovanni, Ricordi und Quadrivium Aufnahmen
gemacht und die Klasse für Vokalkammermusik am
Mailänder Konservatorium “Giuseppe Verdi” inne.
Giancarlo Tosi, Baß, studierte am Mailänder
Konservatorium “Giuseppe Verdi” Gesang. Als
Sieger zahlreicher Wettbewerbe, darunter ASLICO,
“Toti dal Monte” in Treviso und “Laboratorio lirico”
in Alessandria, interpretierte er bisher über sechzig
16
In den frühen neunziger Jahren gegründet, ist das
Orchester Camerata del Titano der Republik San
Marino ein Solistenensemble, das eine Neubewertung unbekannter Kompositionen mit den bekanntesten Stücken des großen internationalen
Repertoires zu vereinen sucht. Die Elastizität der
Besetzung und die Zusammenarbeit mit berühmten
Künstlern erlaubt es dem Ensemble, einen umfangreichen Bogen der Musikproduktion abzudecken,
der vom Barockrepertoire bis zur zeitgenössischen
Musik reicht. Zu den zahlreichen Konzerten in den
bedeutendsten Häusern und bei ebensolchen
Festpielen in ganz Italien kommen als zwei der
wichtigsten Projekte, die von der Camerata del
Titano durchgeführt wurden, die Gesamtaufnahme
von Bachs Brandenburgischen Konzerten und von
Mozarts Singspiel Bastien und Bastienne. Das
Orchester hat für Quadrivium, Dynamic und Foné
Aufnahmen gemacht.
Opern in einem äußerst umfangreichen Repertoire,
das von Baßbufforollen wie Don Pasquale,
Leporello, Dulcamara zu solchen der seriösen Bässe
in Opern wie Trovatore, Aida und La forza del destino
reicht. Als Gast der bedeutendsten in- und ausländischen Häuser sang er in Mailand, Parma,
Florenz, Palermo, Bari, Bologna, Triest, Catania,
Barcelona, Madrid und Seoul neben Künstlern wie
Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli
und Carreras. Tosi machte zahlreiche Tourneen
nach Japan, China, Australien und in Europa. Von
seinen Plattenaufnahmen seien Il Barbiere di Siviglia,
Il Turco in Italia und das Stabat Mater von Rossini, Il
Barbiere di Siviglia und L’Osteria di Marechiaro von
Paisiello, sowie Il Tutore burlato von Solier erwähnt.
Augusto Ciavatta wurde in San Marino geboren und
studierte an den Konservatorien von Pesaro und
Mailand Komposition. An letzterem machte er seine
Diplome in ‘Chormusik und -leitung’ und in
‘Polyphoner Vokalmusik’. In Komposition hat er
sich bei Manzoni vervollkommnet und war Schüler
Tavernas für die Orchesterleitung. Ciavatta ist
Gründer und Leiter der ‘Camerata del Titano’, mit
welcher er zahlreiche Konzerte in ganz Italien in
bedeutenden Häusern und bei ebensolchen
Festspielen gegeben hat. Er machte Aufnahmen für
Bongiovanni, Quadrivium und Dynamic und arbeitete auch mehrmals mit der Rundfunk- und
Fernsehanstalt von San Marino zusammen. Er geht
sowohl als Komponist wie als Dirigent einer
regelmäßigen Tätigkeit nach. Ciavatta unterrichtet
Harmonie und Orchesterübungen am Istituto
Musicale Sammarinese.
17
Sonia Turchetta, contralto, est née à Naples. Elle a
obtenu brillamment son diplôme de chant et de piano au conservatoire G. Verdi de Milan, où elle a étudié également la composition.
Elle vante un répertoire éclectique en neuf langues
qui s’étend du Moyen-Âge à la musique contemporaine, en passant par le répertoire baroque, classique
et romantique, mais elle se consacre aussi à la
musique vocale russe. Elle a chanté dans les principaux théâtres et salles de concert en Italie et à l’étranger : théâtre La Scala de Milan, Berliner
Festwochen, Maggio Musicale Fiorentino, théâtre
La Fenice et Biennale de Venise, théâtre Regio de
Parme, théâtre Carlo Felice de Gênes, RAI de
Rome et Turin, Pomeriggi Musicali et Serate
Musicali de Milan, avec l’Orchestra Sinfonica
Siciliana de Palerme, l’ORT de Florence, l’Orchestre
Haydn de Bolzano, à l’Accademia Chigiana de
Sienne, au Festival de Witten, au théâtre de
Wiesbaden, au Konzerthaus de Freiburg, à la
W.D.R, toujours chaleureusement accueillie aussi
bien par le public que par la critique. Sonia
Turchetta a aussi collaboré avec des directeurs comme J.I. Hirokami, D. Salomon, D. Renzetti, A.
Curtis, R. Clemencic, C. Carneci, A. Pestalozza,
pour ne citer que ceux-là, et avec des solistes comme
R. Filippini, R. Fabbriciani, B. Belkin. Elle a à son
actif plusieurs enregistrements radiophoniques, discographiques et télévisés. Elle est professeur de
chant au conservatoire de Milan depuis 1997.
FRANÇAIS
Daniela Uccello, soprano, est née à Messine et a été
formée à l’école de chant de sa mère, où elle a obtenu son diplôme avec le maximum des points et les
félicitations du jury. Elle a ensuite suivi des cours de
perfectionnement au Mozarteum de Salzbourg avec
Rita Streich, et au Centro di Avviamento Lirico du
Théâtre de la Scala. Elle vante un répertoire très
étendu dans le domaine lyrique et de concert.
Lauréate de divers concours , elle a chanté dans
d’importants théâtres à Milan, Naples, Florence,
Bari, Palerme, Prague, Budapest, ainsi qu’à
l’Accademia di Santa Cecilia, au Ravenna Festival, au
Maggio Musicale Fiorentino, avec l’Orchestre symphonique de Sicile, l’Orchestre régional de Toscane,
l’Orchestre Reina Sofia de Madrid, l’Orchestre de
chambre de Padoue, la Philharmonie des Flandres ;
elle a été dirigé par G. Gavazzeni, M. Boder, E.
Muller, D. Gatti, W. Nelsson, G. Taverna, A. Litton,
C.F. Cillario, G. Sebastian, G. Ferro et A. Tamayo.
Le répertoire de Daniela Uccello comprend des personnages appartenant à la grande tradition (Violetta,
Manon, Lucia, Susanna) ainsi que des œuvres redécouvertes comme L’italiana a Londra de Cimarosa,
L’arcadia in Brenta de Galuppi, Torquato Tasso de
Donizetti. Elle a également enregistré sur CD
Lesbina e Adolfo de A. Scarlatti et Il fanatico burlato
de Cimarosa. Elle a à son actif de nombreuses premières exécutions de musique contemporaine et a
enregistré pour Foné, Akademia, Bongiovanni,
Ricordi et Quadrivium. Elle est titulaire de la classe
de musique vocale de chambre au conservatoire G.
Verdi de Milan.
Giancarlo Tosi, basse, a étudié le chant au conservatoire G. Verdi de Milan. Lauréat de nombreux
concours, parmi lesquels l’ASLICO, le “ Toti dal
Monte ” de Trévise et le “ Laboratorio lirico ”
18
Fondé au début des années 90, l’orchestre Camerata
del Titano de la République de Saint-Marin réunit
des solistes qui cherchent à conjuguer la mise en
valeur de compositions inédites avec les pages les
plus célèbres du grand répertoire international.
Grâce à la souplesse de l’effectif et à la collaboration
avec des artistes de grande réputation, l’orchestre
propose un répertoire étendu qui va de la musique
baroque à la musique contemporaine. L’ensemble a
donné de nombreux concerts dans les principaux
théâtres et festivals d’Italie. Il a à son actif l’intégrale
des Concertos Brandebourgeois de Bach et le
Singspiel Bastiana et Bastiano de Mozart, ainsi que
des enregistrements discographiques pour
Quadrivium, Dynamic et Phoné.
d’Alessandria, son répertoire compte plus de soixante œuvres, avec des rôles très variés qui vont de la
basse bouffe - Don Pasquale, Leporello, Dulcamara
- aux rôles sérieux - Il Trovatore, Aida, La Forza del
destino. Il a chanté dans les principaux théâtres italiens et étrangers : Milan, Parme, Florence, Palerme,
Bari, Bologne, Trieste, Catane, Barcelone, Madrid,
Séoul, aux côtés d’artistes aussi prestigieux que
Domingo, Kraus, Caballé, Ricciarelli, Cappuccilli,
Carreras. Il a effectué de nombreuses tournées au
Japon, en Chine, en Australie et à travers l’Europe.
Il a à son actif plusieurs enregistrements discographiques, parmi lesquels Le Barbier de Séville, Il Turco
in Italia et le Stabat Mater de Rossini, Le Barbier de
Séville et L’Osteria di Marechiaro de Paisiello, ainsi
que Il Tutore burlato de Solier.
Né à Saint-Marin, Augusto Ciavatta a étudié la composition aux conservatoires de Pesaro et de Milan où
il a obtenu ses diplômes de “musique chorale et
direction de chœur ” et “composition polyphonique
vocale ”. Il a suivi des cours de perfectionnement en
composition avec G. Manzoni et en direction d’orchestre avec G. Taverna. Il a fondé et dirige l’ensemble Camerata del Titano avec lequel il a donné
nombre de concerts dans d’importants théâtres et
festivals dans toute l’Italie. Il a effectué des enregistrements pour Bongiovanni, Quadrivium et Dynamic
et a à son actif plusieurs collaborations avec la
Radiotélévision de Saint-Marin. Il partage ses activités entre la composition et la direction d’orchestre,
et tient des classes d’harmonie et d’activités orchestrales à l’Istituto Musicale Sammarinese.
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Augusto Ciavatta
1
Sinfonia
1
Sinfonia
Acis/Galatea - The day breaks, the dawn arises
calmly, more gently now
does the sky seem to shine.
The breeze dallies in Flora’s arms
the flowery-bosomed meadow laughs
and only the faithful heart is troubled.
3 Acis - See, my dear one, the stream that rushes
babbling, dashed by bush and stone,
till its murmuring silvery steps
may kiss again the sea’s distant shore,
only when I am far from you, my heart,
as wretched as the stream, do I feel more frightful sorrow.
Galatea - If you see a treasure of pearls,
my fair idol, cast by Flora to bedeck my cloak,
you think it dew, yet it is my tears.
4
With greater pain do the stars strive to weep
that once laughed at your torment.
And in my breast I feel my heart crushed
for you must languish more sorely yet.
5 Acis - And what new mischance,
with guilty violence now forces you to weep?
Galatea - My soul, the cruel fury
of Polyphemus’ rage obliges me to suffer:
embittered ‘gainst me and unbending he holds
black poison, his foul lips harsh,
meditating revenge, bolts of fire spit
from his eyes, his dread voice thunders,
and with fearsome cruelty he lays traps
for my constancy all about me.
6 Acis - What can jealousy not do
when a heart is consumed with love
and cannot love in sport.
My soul can make reply
Aci/ Galathea - Sorge il dì, spunta l’aurora
tranquillo e più sereno
par che brilli ancora il ciel.
Scherza l’aura in braccio a Flora,
ride il fiore al prato in seno
e sol pena il cor fedel.
3 Aci - Vedi, o cara, il ruscello di fremer
gorgogliando, rotto fra sterpi e sassi,
fin che poi mormorando con gl’argentei
suoi passi arrivi a ribaciar del mar l’arene,
che sol da te, mio bene, quando lontan son io,
misero al par di quello, provo nel fido sen duolo più rio.
Galathea - Se di perle un tesoro vedi,
bell’idol mio, sparso di Flora ad arricchire il manto,
tu ruggiada lo credi, ed è il mio pianto.
4
Sforzano a piangere con più dolor
l’astri che arrisero al tuo martir.
Ed in petto frangere mi sento il cor
perché più misero dovrai languir.
5 Aci - E qual nuova sventura,
con violenza ria, ti sforza a lagrimar?
Galathea - Anima mia, di Polifemo irato
mi costringe a penar l’empio furore;
armato di rigore serba meco sdegnato
d’atro velen, l’immonde labbra infelte,
meditando vendette, vibra da lumi suoi
lampi di foco, tuona la voce orrenda,
e tende in ogni loco con empietà tremenda
insidie a fulminar la mia costanza.
6 Aci - Che non può la gelosia
quando un core arde d’amore,
e per gioco amar non sa.
Lo può dir l’anima mia,
2
2
21
che un momento di contento
non sa quando haver potrà.
Galathea - Ma qual horrido suono
mi ferisce l’udito?
Aci - Spaventevol muggito
mi circonda di orrore, anzi
parmi che intorno facci tremar
de monti tutte le spaziose atre caverne.
8 Galathea - Ahi! Che da l’ombre eterne quasi
uscisse alla luce sarà l’empio gigante.
Già il mostruoso amante punto da gelosia
dell’antro oscuro fa che il cardine strida,
e mentre l’acceso sgrida il mio cor,
ma sicuro all’incontro crudel di sue pupille
par che senta latrar voraci Scille.
Aci - Già viene.
Galathea - Oh Dio t’invola
al suo barbaro sdegno, e ti consola.
9 Polifemo - Sibillar l’angui d’Aletto
e latrar voraci Scille
parmi udir d’intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto
perché a rai di due pupille
arde il cor senza mercé.
10 Galathea - Deh lascia, oh Polifemo,
di languir sospirando miserabil trofeo
del cieco Dio.
Polifemo - Se schernito son io, mentre di l’ore
di vita al mio crudel rivale luttuosa, e ferale
la scuoterò d’intorno, e forse in questo giorno
chiamerò a vendicarmi, arpie, sfingi,
chimere e gerioni, e spargerà sdegnato
il cielo ancor fulmini, lampi e tuoni.
11
Galathea - Benché tuoni e l’etra avampi,
pur di folgori e di lampi
non paventa il sacro alloro.
for it never knows
when it may enjoy a moment of happiness.
Galatea - But what grim sound
afflicts my ear?
Acis - A grim growling
fills me with horror, indeed,
methinks it makes all the dark and spreading caves
of the mountains quiver.
8 Galatea - Alas! What almost steps from the eternal
darkness into light must be the wicked giant.
Even now the monstrous lover, stung by jealousy,
pushes the creaking gate of his dark cavern,
and whilst his rage berates my heart,
‘tis sure that in meeting his cruel eyes
I seem to hear the hungry hounds of Scylla baying.
Acis - He approaches.
Galatea - Oh God, flee
his barbarous wrath, and be consoled.
9 Polyphemus - I seem to hear the hissing
of the serpents of Alettus
and baying hounds of Scylla about me.
Foul poison creeps through my veins
for my unpitied heart longs
for the light of two fair eyes.
10 Galatea - Ah Polyphemus, cease
your longing sighs for the wretched trophy
of the blind God.
Polyphemus - If I be spurned, whilst my cruel rival
lives on, sinister and grim will I sweep that life away,
and perchance on that day will I summon
Harpies and Sphinxes,
Chimeras and Geryons, and enraged
will spatter the heavens with bolts of fire and thunder.
11 Galatea - Though you rage and the heavens glow
with bolts and forks of lightning
the sacred laurel fears not.
7
7
22
Thus am I too,
I who do not yield nor abandon myself
to the fear of cruel torment.
12 Polyphemus - You will fall crushed and vanquished
at my feared foot, yeah, you who
haughtily, cruelly, with bitter blow deny me pity
will sigh and weep and beg pity of me.
Galatea - Tell me, when will this be?
Polyphemus - When you are in despair
and without my rival tear your hair from your head.
Galatea - Tell me, how will this be?
13
Polyphemus - Oh cruel one, you will not
always speak to me thus,
tyrant, you mock and jest
at a true heart
one day I hope to see you
repent little by little.
14 Galatea - Fool, how I laugh
at your vain hopes.
Polyphemus - Would you have me raise
a wrathful brow on a horrid face to make
the fear of your grave danger the stronger?
Are you not defenceless?
Is it not I that can use strength,
and need not turn to prayer? Oh, who could ever
save you from the wild furies of a jealous heart?
Acis - I who cannot, I who set such little store
on shedding all the blood in my veins
for my beloved.
15
If the serpent fears not
the claws of the eagle
it may bloody the nest
of her poor offspring.
But if it returns
then the serpent will find
Come quello anch’io pur sono
che non cedo e m’abbandono
a timor di rio martoro.
12 Polifemo - Cadrai depressa e vinta
al mio temuto piede, anzi quella merdece
che mi nieghi superba, crudel con pena acerba,
piangendo e sospirando, pentita chiederai.
Galathea - Ma dimmi il quando?
Polifemo - Quando già disperata
lacerando le chiome col’rival non godrai.
Galathea - Ma dimmi il come?
13 Polifemo - Non sempre, no, crudele,
mi parlerai così,
tiranna un cor fedele
si prende a scherzo a gioco
pentita a poco a poco
spero vederti un dì.
14 Galathea - Folle quanto mi rido
di tua vana speranza.
Polifemo - Con orrida sembianza dunque
vuoi che ruotando irato il ciglio, renda maggior
la tema del tuo grave periglio?
Inerme e tu non sei?
E non son io che posso usar la forza,
e non trattar preghiere? Oh chi mai
dalle fiere furie del cor geloso difenderti potrà?
Aci - Io che non posso, io che stimo assai poco
per l’amato mio bene tutto il sangue
versar dalle mie vene.
15
Dell’aquila l’artigli
se non paventa un angue
de miseri suoi figli
può il nido insanguinar.
Ma se ritorna poi
prova gli sdegni suoi
23
her anger, ready to avenge
the blood of her children.
Polyphemus - Explain yourself more fully.
Acis - In vain, in vain do you seek
to o’ercome her constancy, which, generous and firm,
makes your frail hope falter, for if ever she should
hesitate, weary and tired for but an instant,
I alone, who like the unconquered eagle fear not
will defend that heart, that true heart of mine
from the grievous evil of your lascivious love.
17
Polyphemus - Down into the trembling sea
the narrow river flows all the more hurriedly.
I, who am accustomed to lack of hope,
can become all the more enraged.
18 Galatea - If I understand you, inhuman one,
you think cruelly to stain the noble candour
of my innocence, the true heart becomes deafer still
to these wretched words; yet this thought
vainly stirs unfounded hopes in your mind,
for fired by other love, bolder
and stronger, would I meet death
ere I love you.
19
Amid the waves,
far from the shore
in stormy seas
the little boat is tossed.
Mocking the treach’rous wind
it flies from shore to shore
nor will be wrecked
by the might of the stars.
20 Polyphemus - I know that the cynosures,
that call you to the harbour,
are the lights of the two stars of your breast,
but know not what solace in the tempest
you may hope to find in your beloved
e della prole il sangue
attende a vendicar.
Polifemo - Meglio spiega i tuoi sensi.
Aci - Invan, invan pretendi vincer la sua costanza,
che generosa e franca, fa languida mancar
la tua speranza, che se mai lassa e stanca
per me fia che vacilli un sol momento,
io sol che non pavento come aquila invitto
difenderò quel core, quel fido cor ch’è mio
dà l’aspre rio del tuo lascivo amore.
17
Polifemo - Precipitoso nel mar che freme
più corre il fiume che stretto fu.
Ho per costume privo di speme
anch’io sdegnoso rendermi più.
18 Galathea - Se t’intendo inhumano, pensi
macchiar crudele, de l’innocenza mia
l’alto candore, a tue meste querele,
quanto più divien sordo il fido core; ma tal
pensiero invano sveglia nella tua mente
mal fondate speranze, che d’altro amor accesa,
più coraggiosa e forte prima di amarti
incontrerò la morte.
19
S’agita in mezzo all’onde,
lontano dalle sponde
nel tempestoso mar
la navicella.
Scherzo di vento infido
corre da lido in lido
ne la fa naufragar
forza di stella.
20 Polifemo - So che le cinosure,
che ti chiamano in porto,
de’ lumi del tuo ben son le due stelle,
ma non so qual conforto in mezzo alle procelle,
sperar potrai dal tuo gradito amante,
16
16
24
quando destar le sa fiero gigante.
Aci - Senti quando ad empire brami le tue vendette
fa che dal ciel saette vibri contro di me Giove tonante;
fa che lacero, esangue cada il mio sen costante,
esca di augel rapace rendi pur se ti piace
le viscere infelici; e biancheggiar disciolte
per quest’erme pendici fa che miri il pastor
l’ossa insepolte; prendi di me la palma;
ma non turbar dell’idol mio la calma.
21
Polifemo - Poverà lo sdegno mio
chi da me non chiede amor
Galathea - Perché fiero? Perché oh Dio!
Contro me tanto rigor?
Aci - Idol mio deh! Non temer.
Polifemo - Se disprezzi un cor fedele
gioir voglio al tuo martir.
Galathea - Empio! Barbaro! Crudele!
Ti saprò sempre schernir.
Aci - Soffri e spera di goder,
idol mio non temer.
when the storm is stirred by so grim a giant.
Acis - When you wish to wreak your vengeance
let the arrows of Jupiter hurtle against me from the sky;
let my true heart fall, torn and lifeless,
the bait of a rapacious bird, let my entrails
be wrest; and let my scattered bones
lie unburied on these bare hills seen by the shepherd;
win your victory over me;
but trouble not the calm of my idol.
21
Polyphemus - She who asks not for my love
will know my anger.
Galatea - Why so cruel? Why, oh God!
Such cruelty to me?
Acis - My idol, alas! Fear not.
Polyphemus - If you spurn a true heart
I shall delight in your suffering.
Galatea - Villain! Barbarous man! Cruel god!
I shall always despise you.
Acis - Suffer and hope to find delight,
fear not, my idol.
CD 2
CD 2
1 Polifemo - Ingrata se mi nieghi, ciò che
sperar potrei come tuo dono, io che
schernito sono, ottener lo saprò come rapina.
Galathea - Poiché il ciel già destina che ti lasci,
oh mio bene, corro in braccio a Nereo.
Polifemo - Dolci catene
ti faran queste braccia.
Aci - Empio, t’arresta.
Galathea - Tormentosa e funesta
pria m’accolga la parca.
Polifemo - Ecco al mio seno ti stringo.
1 Polyphemus - Ungrateful maid, if you deny me
what I seek as a gift, I who am
despised, shall take it by force.
Galatea - Since heaven decrees that I must leave you,
oh my treasure, I shall run to the arms of Nereus.
Polyphemus - My arms
will form a sweet chain to hold you.
Acis - Wicked man, stop.
Galatea - Sooner would I fall prey
to the fateful, grim Parca.
Polyphemus - See, I clasp you to my breast.
25
Galatea - Ah father! With your sharp trident
rush hither and impale the tyrant, the traitor.
Acis - Be not lost, my life.
Galatea - In pleasant freedom
at last I reach my end.
Polyphemus - Ah! Harsh fate, still you flee me, cruel maid!
Acis - I breathe.
Galatea - Farewell; I leap into the depths, oh my idol.
2
Polyphemus - Midst shadows and horrors,
lost butterfly,
the torch now extinguished,
can find no joy.
Thus amid fears
this saddened heart
never finds peace
nor ever hopes to please.
3 But no! My despised love will not be unavenged,
scorned, I shall exact vengeance, fired by wicked rage,
and shall tear Galatea’s affection
from my rival’s breast.
Acis - Ah, if only my beloved be not
subjected to bitter torment for me,
you may rip apart my bosom and I shall rejoice in it.
But even now ungrateful he departs,
alone and despairing I remain. Ah, my stars!
Too rebellious with me, if my heart loves so, let
my behold my treasure one more time,
then let me die.
4
Here flits the bird lightly from bough to bough,
sweet sings the heart that longs to praise.
Yet sorrow is held only for me
who am stricken and alone
peace, oh God! can I never find.
5 Galatea - Now I have reached, my treasure,
the darkest, stormy depths;
Galathea - Ah genitore! Col tuo duro tridente
corri e svena il tiranno, il traditore.
Aci - Non ti smarrir, mia vita.
Galathea - In libertà gradita
ecco al fin che già sono.
Polifemo - Ah! Crudo fato, tu pur fuggi, oh crudel!
Aci - Respiro.
Galathea - Addio; precipito nell’onde, idolo mio.
2
Polifemo - Fra l’ombre e gl’orrori,
farfalla confusa
già spenta la face
non sa mai goder.
Così fra timori
quest’alma delusa
non trova mai pace
ne spera piacer.
3 Ma che? Non andrà inulta la schernita mia fiamma
io vilipeso, io d’empio sdegno acceso saprò
ben vendicarmi, e del rivale in petto
svenar saprò di Galathea l’affetto.
Aci - Pur che l’amato bene, sol per me
non soggiaccia a rio tormento, squarciami
ancora il sen, ch’io son contento. Ma
già parte l’ingrato, e solo e disperato
io qui rimango. Ah, stelle! Meco troppo
rubelle, se il mio cor tanto adora, fate
che un’altra volta miri l’idolo mio,
e poi ch’io morirò.
4
Qui l’augel da pianta in pianta lieto vola,
dolce canta cor che langue a lusingar.
Ma si fa caggion di duolo
sol per me che afflitto e solo
pace, oh Dio! non so trovar.
5 Galathea - Giunsi al fin mio tesoro ne le
cupe e profonde procellose voragini;
26
I thought, my dearest,
to make the orcs and whales
agents of my vengeance, but adverse fate
will grant me no hope of pity for my sorrow.
Acis - Ah! Your barbarous pain
makes my torment bitterer still.
6
Galatea - If you love me, oh my dear! If you are true
leave me to sigh alone.
Thus in bitter sorrow
console whom Cupid makes suffer for you.
7 Polyphemus - Here on the mountain top
will I await my wicked rival.
Acis - My dear heart, since I alone
am wounded by the flight of Cupid’s arrow,
I the only heir to your affection,
why, oh God! Why may I,
an example of faithfulness, longing for your eyes,
rejoice when you must languish for me alone?
Polyphemus - Oh Stars! Oh Gods! What do I hear?
Galatea - Where my torments fall upon me
thicker and heavier, it will seem but little
to suffer for you, my heart.
Acis - Such fair words of constancy,
true tokens of love, leave a sweet taste
on lips that will never win a kiss.
Polyphemus - Ah! First will I cut the thread of life.
8
Acis/Galatea - Sweet - dear - loving embrace
to my spirit, to my oppressed heart
you give life and joy.
I am yours, I give myself to you
my idol, I am true
with you I seek life and death,
hope, my fair one, hope, my dearest,
hope and fear not.
Polyphemus - To strike the breast of the faithless maid
del mare pensai, caro mio bene, render per
non penare e l’orche e le Balene vendicatrici
del mio grave affanno, ma vuol destin tiranno
che non speri pietà del mio languire.
Aci - Ahi! Che rende più atroce
la tua barbara pena il mio martire.
6
Galathea - Se m’ami, oh caro! Se mi sei fido
lasciami sola a sospirar.
Nel duolo amaro così consola
chi fa Cupido per te penar.
7 Polifemo - Qui sull’alto del monte attenderò
l’empio rivale al varco.
Aci - Cara poiché dal arco disciolse Amore
alla saetta il volo, poiché ferito io solo
son degl’affetti tuoi l’unico erede;
come, oh Dio! Come mai come essempio
di fede, vagheggiando i tuoi rai, lieto
posso gioire, quando solo per me dei tu languire?
Polifemo - Stelle! Numi! Che ascolto?
Galathea - Dove più spesso e folto il numero
sarà de miei tormenti, mi sembrerà
pur poco passar mio ben per te.
Aci - Si molli accenti di costanza,
e d’amor pegni veraci, lascia bocca gradita
che riscuotano o mai premio di baci.
Polifemo - Ah! Prima il fil’ reciderò di vita.
8
Aci/ Galathea - Dolce, - caro - amico amplesso
al mio seno, - al core oppresso,
tu dai vita e fai goder.
Tuo mi rendo, a te mi dono
idol mio fedel ti sono
teco voglio e vita e morte
spera, oh bella, spera, oh caro
spera e non temer.
Polifemo - In seno de l’infida
27
who offers me a thunderbolt
that I may kill
does not immortal Jupiter
thunder for my revenge
nor the abyss tremble in the depths
nor the earth quake on its pillars
nor the venomous stream of Cocitus
grimly wrest the life breath of this wretch
is he not petrified by the gorgon?
9 Polyphemus - Now since the fearsome gods
of heaven and the abyss are deaf, why
am I not consumed, cast down, why does
no heavy mass fall on the criminal head?
For this tender, sweet embrace that fills my heart
with anger I deserve the solace of bitter torment.
From ledge to ledge, the weight presses
down on the flying wing and drags it down.
Acis - Oh God, succour my treasure.
10
I shed my life’s blood
my heart beats slowly.
Life fails me and languishes
as the trophy of such wicked cruelty.
11 Galatea - Woe is me, where am I? In such
bleak events my reason is lost, my mind beclouded
and that innocent blood
the blood of my idol quenches the earth
whilst I, torpid and half-alive shed
hot rivers of tears. Sighs choke
my trembling voice and in such dread
torment with failing breath my life force dwindles,
and my soul, as it expires on stricken lips
exclaims: Thus dies the wretched heart so true
that can never change its desire.
12 Polyphemus - Learn, ungrateful maid, learn
what comes of tyranny to one
e chi un fulmine m’offre
a ciò l’uccida
ne a far le mie vendette
tuona Giove immortal
ne del profondo si sconvolge l’abisso
ne da cardini suoi si scuote il mondo
ne di Cocìto l’onda velena
se è funesta toglie all’empio il respiro
dal gorgòne insassito e ancor non resta?
9 Polifemo - Or poiché sordi sono del cielo e
dell’abisso i paventati Numi, perché non
mi consumi, precipiti, e ruini sopra il capo
del Reo sasso si grave. Del tenero e soave
amplesso che il mio cor colmò di sdegno
sia pena così ria premio degno.
Già và di balza in balza, già la gravezza
aggiunge l’ali al corso già l’atterra.
Aci - Oh Dio, mio ben soccorso.
10
Verso già l’alma col sangue
il mio cor lento palpita.
Già la vita manca e langue
per trofeo d’empio rigor.
11 Galathea - Misera, e dove sono? In successo
sì rio la ragion m’abbandona, non ha lume la
mente e quel sangue innocente,
sangue dell’idol mio, mentre beve la terra
torpida e semiviva io spargo intanto
caldi rivi di pianto. Soffogano i sospiri
la tremante mia voce e in tormento sì
atroce con fievoli respiri manca la lena,
e l’alma quasi giunta su i labbri afflitta
esclama: Così misero more cuor che
fedel non sa cangiar mai brama.
12 Polifemo - Impara ingrata impara
che fa l’esser tiranna
28
who begs love of you.
Your obstinacy damns
and in such bitter pain
lament his heart.
13 Galatea - Ah inhuman tyrant! Learn
from that adored blood the red shade of shame
on your blind cruelty, and I with iron nerve
avenging my beloved will abhor you
and flee you for ever. And you
my father transform this unhappy corpse
symbol of cruel death, alas,
into a fresh stream; thus to the trembling sea
with tender, sweet desire of Love, let
it flow in tribute since for my sorrow
on the bare sands it lies in death
I shall embrace it in joy amid the waves.
Polyphemus - Think not that peace
may return to your mind.
Galatea - Your hopes are vain.
14
Sorrow drives me
into the ocean waves
that I may not see you
cruel tyrant.
Yet on this strand
I weep again
gazing upon
my extinguished sun.
15 Polyphemus - Cease! Even now in the sea
Neptune greets him with his grassy arms
and clasps him to his breast. Fool! What
do I see? Acis dissolved in the river
follows the beloved, and murmuring thus
complains: “I lived in faith, my life, and in death
I still adore you; and in the silvery peals
of my bright waves I utter no
con chi ti chiede Amor.
Il tuo rigor condanna
e in pena così amara
lagnati del suo cuor.
13 Galathea - Ah tiranno inhumano! Da quel
sangue adorato, apprendi almen rossore
del cieco tuo rigore ch’io con barbare
tempre, del mio bene in vendetta ti
aborrirò, ti fuggirò per sempre. E tu
mio genitore quel infelice salma trofeo
di cruda morte deh fa che si converta
in fresco rio; che quando al mar che freme
con tenero d’Amor dolce desio, fia che
giunga in tributo poiché per mio dolore
sopra le nude arene estinto giacque
lo goderò lo stringerò fra l’acque.
Polifemo - Ne sia che a tuoi pensieri
passi a regnar la pace.
Galathea - Invan lo speri.
14
Del mar fra l’onde
per non mirarti,
fiero tiranno,
mi spinge il duol.
Ma in queste sponde
torno all’affanno
nel vagheggiarti
spento mio sol.
15 Polifemo - Ferma! Ma già nel mare, con
l’algose sue braccia Nettun l’accoglie, e
nel suo sen l’allaccia. Stupido! ma che
veggio? Aci disciolto in fiume segue
l’amato bene, e mormorando così si va
lagnando: “vissi fedel, mia vita, e morto
ancora t’adoro; e dei miei chiari argenti
col mormorio sonoro non lascio dispiegare
29
sound of my torment. Now, my sweet treasure,
with silvered lip, more fortunate perchance,
I shall kiss you midst Nereus’ waves
and the sandy shores that were reddened
with my blood, bemoaning only my adverse lot,
do I bathe and wash with my pure crystals”. And I
who must hear all this,
heavens, do I not die? Ah, the constancy of he
who loves truly one day, cannot,
will not ever chance its face.
18
Acis/Galatea/Polyphemus He who truly loves
seeks faithful love, pure constancy.
For though joys be wanting
hope is never lost.
i miei tormenti. Or, dolce mio tesoro,
con labbro inargentato, forse più fortunato,
ti bacierò del tuo Nereo fra l’onde,
e l’arenose sponde che imporporai
col sangue, mentre d’empio destin solo
mi lagno co’ miei puri cristalli e lavo
e bagno”. Ed io che tanto ascolto, cieli,
come non moro? Ah, la costanza di chi
ben ama un giorno, non sa, ne può mai
variar sembianza.
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Aci/ Galathea/ Polifemo Chi ben ama ha per oggetti
fido amor, pura costanza.
Che se mancano i diletti
poi non manca la speranza.
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Georg Friedrich Haendel
(Portrait by Ph. Mercier)
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georg friedrich haendel