Fondato nel 1982 Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro Spedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 15 MARZO - ANNO XXXIII N. 5 Il primo anno di Pontificato di Papa Francesco La Chiesa in lutto per la tragica morte di Padre Lazzaro Longobardi Il Presidente della CEC, Mons. Salvatore Nunnari: “Il Signore tocchi i cuori e non scoraggi quanti continueranno a servire i poveri e gli ultimi". Mons. Bertolone, già Vescovo di Cassano allo Ionio: “Solo i coraggiosi sanno perdonare”. servizi nelle pp. 6 e 7 All’interno Quanto è difficile educare e trasmettere la fede p.3 servizi a p. 8 Dialoghi con la Polis: uno stile di impegno Il Beato Nicola Saggio dell’Ordine dei Minimi presto Santo p.9 Il prezioso sussidio della Via Crucis scritto dall’Arcivescovo Bertolone p.10 NOTA pASTORAlE DEllA CEC Sostenere i presbiteri in una Chiesa “povera per i poveri” p.11 Una serata culturale con Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato e il professore Ulderico Parente servizio nelle pp. 4 e 5 ApERTuRA L’agenda del Vescovo LE TRE VIE U n trittico spirituale per il cammino verso la Pasqua. Sono le tre vie che l’Arcivescovo Bertolone indica ai suoi diocesani per un percorso meditativo e operativo: la via della croce, della luce, della misericordia. Direi una “strada a tre corsie” per un simultaneo viaggio per contemplare la sofferenza, ammirare la luce e agire nelle opere di misericordia. Un “unicum” che associa intelligenza e volontà: le idee per approfondire il mistero della salvezza e la volontà operativa per stendere le mani verso i bisogni della gente. Un triplice orientamento di vita, una triplice dimensione delle nostre mani: mani alzate per contemplare, mani aperte per accogliere, mani protese a terra per operare: in quest’ultimo gesto c’è l’agenda del “un euro per un boccone”. I contenuti del libretto sono fonti salutari e preziose: la parola di Dio e schegge di pensiero tratte dalla sua lettera pastorale a dagli scritti del beato Cusmano. Uno strumento agile nella veste topografica, con un modulo organizzativo che coniuga tradizioni suggestive nei canti quaresimali e riflessioni quanto mai rispondenti alle attese del mondo di oggi che ha fame e sete del Risorto per una propria risurrezione. Che da tutti si faccia questo bellissimo tracciato! Raffaele Facciolo 2 15 marzo 2014 MARZO 17 Convegno Rotary con Viscomi e il procuratore Le Donne su “Chiesa e Mafia” 18 ore 14.30 Benedizione locali CISL ore18 - Squillace Lido, S. Messa e inizio Missione Popolare 19 ore 17 Vallefiorita - Consacrazione nuovo altare 21 Via Crucis Catanzaro Lido 22 Zagarise, partecipa al Convegno organizzato in onore del procuratore Le Donne ore 18 Seminario San Pio X, Inaugura Mostra “I misteri del dolore” 23 Chiesa Cattedrale, S. Messa con l’Opus Dei 25 Soverato, partecipa al Convegno sul “Gioco d’Azardo” ore 17.30 - Parrocchia “S. Antonio” Ordinazione Diaconale 27 Catanzaro, Scuola “CHIMIRRI” S. Messa ore 18 Provincia, incontro Famiglia 28 Via Crucis Cropani 31 Catanzaro ore 11 Basilica dell’Immacolata, S. Messa interforze ore 16 Istituto Teologico Calabro “S. Pio X”, interviene al Convegno “Vivarium” ApRIlE 2 Palermo Partecipa al Seminario di studi Graviniano “L’impenetrabile decreto dell’Altissimo – il Principe Palagonia alla ricerca del vero legame dell’amore” 3 ore 18 Provincia, incontro Famiglia 4 Catanzaro, Sala Consiliare partecipa al convegno sui Minori ore 17 Serra San Bruno, presiede la Via Crucis della zona pastorale Sud Satriano Marina, parrocchia madonna della Pace, amministra il Sacramento della Confermazione 7-9 Catanzaro, partecipa ai lavori della Conferenza Episcopale Calabra 9 Catanzaro ore 11.30 - S. Messa presso L’Ospedale Ciaccio 10 Catanzaro ore 11.30 S. Messa presso Ospedale Pugliese 10 Badolato Marina, Inaugurazione della Via Crucis 11 Incontro della Polis con dott. Tarquinio e dott. Cosenza Catanzaro, Tribunale, S. Messa 13 Chiesa Cattedrale, Domenica delle Palme 14 Catanzaro, ore 10,00 S. messa presso l’Istituto Penitenziario di Siano Ore 11.30 Catanzaro, S. Messa presso l’Istituto Penitenziario Minorile 16 Chiesa Cattedrale, S. Messa Crismale 17 Chiesa Cattedrale, S. Messa in Coena Domini 18 Chiesa Cattedrale, Liturgia del Venerdi Santo 19 Catanzaro, Chiesa Cattedrale Veglia Pasquale 20 Squillace, Concattedrale, Solenne Pontificale di Pasqua 21-26 Partecipa al Pellegrinaggio in Terra Santa 27 Roma, Partecipa alla Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II 30 Catanzaro, parrocchia Mater Domini, Amministra Sacramento della Confermazione 5 ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI CATANZARO - SQUILLACE Prossimo appuntamento: 11 aprile - Comunicare Sala delle Culture “E. Calderazzo” Palazzo della Provincia di Catanzaro (P.zza L. Rossi - Catanzaro) Ore 17.45 Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace ABBONAMENTO CCp n. 10342889 intestato a “Comunità nuova” € 25,00 per l’Italia € 40,00 per l’estero Direttore Resposabile: Mons. Raffaele Facciolo Redazione: Francesco Candia (Amministratore) Michele Fontana • Giovanni Scarpino Marcello Lavecchia • Fabrizio Marano Valeria Nisticò • Rita Doria Saverio Candelieri • Anna Rotundo 4. Rendere ragione della propria Speranza. Impegno politico e comunicazione pubblica tra nuove tecnologie ed emergenza educativa. Marco TARQUINIO Matteo COSENZA Fondato nel 1982 Editore e Redazione ARCIDIOCESI METROpOlITANA DI CATANZARO-SQuIllACE Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzaro tel. 0961.721333 e-mail: [email protected] Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale di Catanzaro il 16 gennaio 1982. ISSN: 2039-5132 www.diocesicatanzarosquillace.it CulTuRA QUANTO È DIFFICILE EDUCARE E TRASMETTERE LA FEDE La società occidentale rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero I n uno dei suoi Discorsi, precisamente il 185, sant’Agostino scriveva: Expergiscere, homo: quia pro te Deus factus est homo (“Svegliati, uomo perché per te Dio si è fatto uomo”). Con questo invito, piuttosto perentorio il vescovo additava ai fedeli la strada per arrivare alla comprensione del senso autentico dell’incarnazione di Dio. A quanto scrive don Armando Matteo, da circa settant’anni si sono purtroppo verificati alcuni fattori negativi che tutti ormai conosciamo a menadito: la società occidentale rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile verso il quale l’hanno trascinata una serie impressionante di “ismi” (nichilismo, edonismo, materialismo). Tra questi intoppi di percorso e difficoltà sul piano della trasmissione della fede, l’autore sottopone a un focus particolare due fenomeni strettamente correlati: l’ormai evidente difficoltà di educare le nuove generazioni e l’oggettivo disagio degli adulti a svolgere questo delicato e cruciale compito. È una complicazione, questa, che ha radici lunghe. Già nel concilio Vaticano II i padri avevano ravvisato, in armonia con Paolo VI, l’urgenza di dedicarsi in modo specifico al tema dell’antropologia, al bisogno di interrogarsi sul rapporto tra la Chiesa e la fede da un lato, e l’uomo e il mondo di oggi dall’altro. Quella pre e quella postconciliare è in definitiva la medesima Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica in cammino. E allora? Dove sta l’inciampo, dove l’aporia? Don Armando Matteo, come dicevo, ha puntato il dito su una carenza davvero originale, nel senso di impossibilità di confronto con elementi omologhi: per lui siamo in presenza di una generazione (quella nata tra la metà degli anni Quaranta e Sessanta) di cinquantenni–settantenni che non sono mai diventati adulti, si sono “bloccati” (il vocabolo è dell’autore), come inchiodati da una sindrome “giovanilistica” (anche questo aggettivo è suo) che inabilita centinaia di migliaia di adulti-non adulti alla traditio di princìpi e valori a chi veniva dopo in ordine di tempo: figli, alunni, giovani avviati al lavoro, alla vita. Il risultato, è ovviamente, di- sperante. Nella sua prima allocuzione alla diocesi romana Papa Ratzinger disse chiaro e tondo che le emergenze da affrontare erano tante e serie, ma la prima era quella educativa. Né il Pontefice (nel 2005, ma anche successivamente), né altri specialisti hanno ignorato le difficoltà intrinseche del processo educativo, il quale si realizza fondamentalmente tra trasmissione e personalizzazione e il suo impegno di base è evitare che la trasmissione del messaggio si risolva in un semplice indottrinamento e invece aiuti a promuovere la capacità di apprendere da sé, liberamente ed autonomamente. E inoltre sono fondamentali sia la validità della proposta sia l’autorevolezza dell’educatore. Ma proprio qui nasce la tautologia, purtroppo. Storicamente parlando, partendo dall’enciclica di Pio XI Divini ilius magistri sull’educazione dei giovani (1929), il magistero non ha mai trascurato questo cruciale ambito dell’apostolato di evangelizzazione proprio dei laici. Per esempio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium del 1965 (16) e nel Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, del 1966 (n. 11), ed anche nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del 1975, dove al n. 73 Paolo VI scrive: «Per tutti gli operai dell’evangelizzazione è necessaria una seria preparazione. Lo è ancor di più per coloro che si dedicano al ministero della Parola. […] Quelli che hanno il compito di trasmettere devono manifestare la più grande attenzione alla dignità…». In tempi recentissimi, la Conferenza episcopale italiana ha segnalato con viva preoccupazione che «i giovani si trovano spesso a confronto con figure adulte demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che suscitino amore e dedizione» (Educare alla vita buona del Vangelo, 2010, 12). A questo quadro abbastanza grave e sconsolante, don Matteo aggiunge l’«aggravante» del complesso del giovane, che Sigmund Freud un secolo fa identificava con il narcisismo, che non è cosa da poco, giacché stiamo parlando di un’anomalia del comportamento sessuale, che nei casi «più comuni e meno accentuati, (per esempio l’immaturità), resta pur sempre una devianza psicotica che conduce sovente ad effetti di de realizzazione». L’autore, è vero, ha evitato perfino di adombrarlo, ma in compenso si è affidato, per quantificarne la negatività, ai dati di due ricerche sociologiche: la prima, del 1981, della rivista «Il Regno»; la seconda è quella condotta (2010) dall’Istituto Iard, su commissione della diocesi di Novara, Centro di Orientamento pastorale. Sintetizza l’autore che la religione resta «nell’ambito di una più generale aspirazione alla spiritualità, ma perde la forza di elemento di costruzione dell’identità personale». I giovani rimproverano molte carenze ai formatori, segnatamente ai religiosi, che in generale diffondono di sé un’immagine poco evangelica, aggravata da uno stile di vita non improntato alla sobrietà e alla povertà. Una Chiesa nella quale restano disattesi i “tre consigli” suggeriti dal cardinale Carlo Maria Martini in limine mortis: «Il primo è la conversione […]; il secondo è la Parola di Dio; […] il terzo è rappresentato dai sacramenti». Il libro si conclude con l’auspicio che i credenti trovino il coraggio di interrogarsi sulla qualità umana della propria fede. Insomma, un testo interessante, documentato e coraggioso, che merita, perciò di essere letto e meditato. X Vincenzo Bertolone 3 15 marzo 2014 ATTuAlITà Nella Sala delle Culture del Palazzo della Provincia Dialoghi con la polis: uno stile di impegno Incontro con il card. Angelo Amato e con il prof. Ulderico Parente sui più autentici testimoni del Vangelo nella vita politica S i è svolto nel pomeriggio di giovedì 6 marzo alla Sala delle Culture del Palazzo della Provincia di Catanzaro il secondo incontro del ciclo dei “Dialoghi con la polis”, organizzato dall’Arcidiocesi e curato da don Salvino Cognetti, responsabile della Scuola diocesana di formazione sociopolitica. Al centro di questo secondo appuntamento socio-culturale, moderato dal prof. Antonio Viscomi, docente di Diritto del Lavoro all’UMG, è stato lo stile profetico di un impegno politico concepito come via per la santità e realizzato con coerenza e passione, in diversi luoghi e periodi storici, da vari e veri testimoni del Vangelo dotati di “un cuore che vede” oltre il presente e orientati verso il bene di tutta la collettività. L’argomento specifico dell’incontro – “Un cuore che vede. Impegno politico e testimoni profetici: la politica come via per la santità” – è stato approfondito con la qualificata partecipazione del card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e del prof. Ulderico Parente. Il primo si è soffermato sulla limpida figura di Tommaso Moro, cancelliere del re Enrico VIII d’Inghilterra, ucciso nel 1535 per la sua coerente fedeltà al Vangelo piuttosto che al re e scelto nel 1935 come santo patrono dei politici cristiani; il secondo ha ripercorso la storia dell’impegno politico di Giorgio La Pira (1904-1977). Nell’intervento introduttivo don Salvino Cognetti ha sottolineato il valore della politica come via per il raggiungimento della santità: l’impegno per la città dell’uomo, infatti, espresso con una coscienza ben formata e informata, con coerenza, trasparenza, rigore morale e piena maturità personale, senza alcun estremismo esasperato, può certamente contribuire in modo efficace alla promozione dei valori umani e al discernimento del disegno di Dio nella realtà presente, personale e sociale; 4 15 marzo 2014 questo impegno richiede una grande fiducia nella ragione ma anche la piena consapevolezza della fragilità dell’intelligenza umana e una certa apertura alla dimensione trascendente, perché esso non diventi un idolo di cui l’uomo può rimanere schiavo; non è infatti la politica l’unico fattore determinante della liberazione integrale dell’uomo, ma piuttosto un veicolo di trasmissione che concorre a realizzarla nella dimensione storica. Il primo concetto messo in risalto dal card. Angelo Amato è la vocazione universale alla santità, come perfezione nella carità, che fa parte del prezioso patrimonio ereditato dai Padri del Concilio Vaticano II: la santità non è relativa allo stato di vita (sacerdotale, monacale, celibatario o verginale) ma è possibile ad ogni persona che percorra il suo cammino terreno nella fedeltà a Cristo e nella coerenza al Vangelo, nello spirito del dono di sé fino al sacrificio, testimoniando a tutti ogni giorno la gioia e la fraternità cristiana da cui si lascia abitare. Quindi, sebbene quest’affermazione sembri oggi antitetica e paradossale, la santità è possibile anche ai politici, ritenuti dai più non solo ricchi e potenti ma anche ladri, bugiardi, disonesti e inaffidabili, molto distanti dalla sensibilità della gente comune che fatica ad affrontare i propri problemi quotidiani. Come e forse più di altri laici impegnati nelle realtà temporali, essi sono esposti alle tentazioni dell’uso arbitrario del potere e della manipolazione della verità e pertanto sono bersagli dell’adulazione o dell’aggressività popolare più o meno giustificata e non dell’immediata attenzione e dell’umana simpatia degli altri cittadini, che invece tributano ai santi ammirazione e imitazione, quali benefattori dell’umanità, capaci di rendere più umano il tenore di vita della società terrena. Seppure poco evidenti sui vari libri di storia e sulle pagine dei giornali, non mancano però tra i politici del passato, remoto e recente, coloro che, in conformità al Vangelo, hanno saputo attribuire al potere e all’autorità a loro disposizione il giusto e nobile significato di “servizio”, hanno saputo servire lealmente il proprio popolo, piuttosto che servirsene o farsi servire, e hanno messo al giusto posto di priorità i destinatari nella scala della propria fedeltà: prima Dio e la propria retta coscienza, poi le leggi e le autorità dello Stato, quindi tutto il resto. Di sicuro essi hanno comunque dato il primato alla giustizia e alla carità. Testimone esemplare di questa coerenza al Vangelo nella gestione degli affari collettivi fu Tommaso Moro (1475-1535), avvocato, segretario e poi cancelliere del re d’Inghilterra Enrico VIII. Per la sua ferma opposizione al giuramento di fedeltà al re dopo il suo divorzio da Caterina d’Aragona e l’assunzione del ruolo di capo della Chiesa anglicana egli fu condannato a morte e decapitato il 7 luglio 1535. Nel 1935 Tommaso Moro fu giustamente proclamato santo e celeste protettore dei politici e governanti ma la sua serena e convinta testimonianza di Cristo, giunta fino al martirio e alla santità, non fu frutto occasionale di improvvisazione: risposatosi dopo la ATTuAlITà morte della sua prima moglie, egli trascorreva molto tempo nella preghiera e nello studio, non disdegnava di cantare in chiesa e di partecipare ai pellegrinaggi penitenziali ai santuari londinesi; dotato di un grande senso di equità, difendeva gratuitamente in tribunale le cause dei poveri, delle vedove e degli anziani e nella società i diritti dei giovani e delle famiglie; umile, sereno e gioviale, era fedele alle autorità e alla giustizia; non era un dissidente ma concepiva il governo come esercizio di virtù ed era fermamente convinto dell’indissolubilità del matrimonio; quale testimone della voce di Dio nella coscienza dell’uomo, sapeva tradurre la fede in progetti operativi di carità politica. Oltre alla figura esemplare di Tommaso Moro, che può essere orientativa per ogni politico cristiano, il cardinale Amato ha segnalato all’attenzione dei numerosi presenti anche altri personaggi, compresi re e regine, che in vari periodi storici si sono distinti per la loro eroica fedeltà al Vangelo associata ad un concreto impegno per lo sviluppo umano della città terrena. Meritano un doveroso e grato ricordo: - Ildegard Burian, dottoressa ebrea austriaca, presidente dell’associazione delle lavoratrici domiciliari, che dedicò il suo impegno alle ragazze traviate, ai bambini psicopatici e ai borghesi impoveriti; - la Regina Maria Cristina di Savoia (1812-1836, figlia di Vittorio Emanuele e sposa di Ferdinando di Borbone, morta nel dare alla luce Francesco II e beatificata nello scorso mese di gennaio 2014), la quale manifestò la sua grande nobiltà d’animo nelle caserme militari e nelle botteghe degli artigiani; - la marchesa di Barolo, che operò senza posa per il miglioramento delle gravi condizioni delle carceri e per il reinserimento sociale dei detenuti; - il Re Carlo d’Asburgo, Giuseppe Toniolo, Lazzati, Sturzo, Necchi, S. Giovanni Bosco; - il ven. don Antonio Palladino, promotore della cultura dell’incontro per la risoluzione pratica dei problemi concreti a Cerignola (FG) in un periodo di accaniti scontri frontali fra imprenditori e sindacati. Tutti appassionati del bene dell’Italia, mossi dal senso del giusto, del vero e del bello, essi hanno dimostrato con fatti concreti che il Vangelo non è un elemento di disturbo per la vita di un popolo ma costituisce piuttosto, se testimoniato in modo fedele, credibile e coerente, un benefico catalizzatore di energie sane e vitali. Il prof. Ulderico Parente ha focalizzato l’attenzione sulla figura di Giorgio La Pira (1904-1977), espressione del terremoto sociale scatenato nel mondo del lavoro da Papa Leone XIII, che aveva sollevato la grave questione morale sul giusto salario dei lavoratori, e dalla recente nascita della Dottrina Sociale della Chiesa. Era urgente, allora come oggi, che i cristiani uscissero dalle sacrestie ed offrissero il loro contributo concreto per la risoluzione dei problemi sociali, agendo in modo da rendere anche la politica una via di santità, quale fu anche per Benigno Zaccagnini. Dopo aver citato le abbondanti fonti di riferimento (40.000 lettere), il relatore ha delineato il percorso di vita di Giorgio La Pira, articolato in tre tappe fondamentali: la tappa messinese (1904-’27), caratterizzata dall’influenza dello zio ateo, mas- sone e anticlericale, fino a quando nel 1924 ritrovò la fede e ne fu pienamente felice; la tappa fiorentina (1927-’39), caratterizzata dagli studi universitari di Diritto Romano, dagli studi su S. Tommaso d’Aquino e dal profondo radicamento nella vita ecclesiale fiorentina, in un austero stile di vita monastica connotato da intensa spiritualità eucaristica, carità e frugalità; la tappa romana (1939-’77), caratterizzata dall’impegno politico nazionale fondato sulla centralità della persona umana, prioritaria rispetto allo Stato, sull’opposizione al fascismo e sulla coraggiosa difesa degli ebrei. Dopo l’elezione all’Assemblea Costituente e al Parlamento, egli fu sottosegretario al Lavoro (ministro Fanfani) e poi sindaco di Firenze dal 1951 al 1965. Il suo impegno politico fu sempre associato ad un quotidiano e impegno religioso, mai nascosto ma nemmeno fideistico, che lo portava a leggere i segni dei tempi al di là dell’apparenza. Non approfittava mai del suo ruolo di potere per trarne vantaggi personali o familiari, mentre stava sempre attento alle buone notizie, ai poveri e agli ultimi. Non fu immune da accuse e accese contestazioni, anche all’interno della DC, anche da parte di Sturzo, ma fu sempre avverso ad ogni forma di iniquità, anche se coperta dalla legge. Dal suo stile anche i politici dei nostri giorni possono trarre orientamento per un impegno più proficuo: esso era caratterizzato da fede, contemplazione, concretezza e distacco, elementi validi ancora oggi. In conclusione l’Arcivescovo mons. Bertolone ha sollecitato tutti i presenti a superare il fatalismo e la rassegnazione permanente, la pigrizia, la paura e l’indifferenza, che non si addicono ai fedeli cristiani: tutti siamo chiamati ad elevare lo sguardo oltre gli angusti confini del presente e a progettare e realizzare insieme un vero cambiamento, come sale, luce, lievito e fermento. Bisogna crescere tutti insieme nella speranza (che non si può commissariare), nell’impegno, nella determinazione e nella passione civile. La fede cristiana ci può aiutare in questo, perché non è un’astrazione né una celebrazione rituale vuota ma è vita piena vissuta da chi lascia entrare in sé il Risorto, il Redentore; il nostro impegno sarà efficace se noi sapremo essere credenti, coerenti e credibili. Guido Mauro 5 15 marzo 2014 la Chiesa in lutto per la tragica morte di padre lazzaro longobardi ATTuAlITà «S olo i coraggiosi sanno perdonare. Un vigliacco non perdona mai, non è nella sua natura». Vigliacco certo non era padre Lazzaro Longobardi, il sacerdote redentorista ucciso a Sibari da uno dei tanti poveri, derelitti, ultimi, per aiutare i quali aveva votato l’intera esistenza. E come scrive lo scrittore Laurence Sterne, avrebbe perdonato anche il suo assassino, poiché ricco del coraggio della fede, che in vita gli aveva dato la forza di stare dalla parte dei deboli e degli emarginati, in silenzio ma con dignità, sfidando e vincendo le diffidenze anche di molti cattolici della domenica. Ho conosciuto padre Longobardi, per essere stato suo vescovo nel periodo del mio ministero episcopale a Cassano. Per lui il Vangelo erano i giovani, gli emarginati, i derelitti, in particolare i migranti che nei campi della piana di Sibari vengono sfruttati come manodopera a basso costo. A loro apriva il cuore e la casa. Qualcuno, purtroppo, ne ha approfittato. Ma il sacerdote, anche di fronte alle minacce ricevute negli ultimi giorni, non s’è piegato. Ed a chi lo vessava ha dedicato l’ultimo gesto d’amore, tenendolo lontano dal carcere, convinto che la forza del dialogo e della Parola, come sempre, avrebbe alla fine avuto la meglio, perché il bene trionfa sul male. Però è stato ucciso. Il suo esempio s’impone con forza nel tempo speciale che stiamo vivendo, la Quaresima, tempo di conversione. La Chiesa ci ricorda che «siamo in questo mondo ma non siamo di questo mondo». Ci invita a riprendere le forze per camminare ancora 6 15 marzo 2014 la vicinanza dei Vescovi calabresi alla diocesi di Cassano allo Ionio "U lungo le strade strette e polverose, per i sentieri tortuosi e impervi che portano alla Pasqua. Camminare, sovente, contro corrente. Morire per i poveri, per generosità, da sacerdote, persino in Calabria, che non è solo terra di ’ndrangheta, malaffare, scandali e cattiva politica, ma anche palcoscenico di storie di impegno solidale e generoso. Quaresima vuol dire che sperare contro speranza è possibile se si è docili al soffio dello Spirito, che sussurra un nome, indica una via, infonde nuova energia. Vivere il Vangelo significa scontrarsi con chi incarna con la violenza, lo sfruttamento, il male, il crimine. Non sempre è facile, come rammenta in ogni occasione papa Francesco, col suo invito ad essere e a diventare sempre più una Chiesa della strada che fa, opera, testimonia, continuando a tenere aperto con il cuore le porte. Per riuscirvi serve l’umiltà, soprattutto di ammettere una grande verità: tutto è dono, tutto è grazia. Certo, impressiona - e non poco - la velocità con la quale si precipita verso gli abissi più profondi dell’anima umana, nel cui baratro si perdono le ragioni dello stare insieme e della stessa vita. È nel buio di quel vuoto che chi non perdona crede di essere il più forte. Nulla di più falso: è forte veramente chi, come Cristo sulla croce, alza le braccia e si lascia crocifiggere. «A volte – ricorda proprio papa Bergoglio - ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono». X Vincenzo Bertolone na Chiesa provata, una terra segnata dalla spirale della violenza alla quale vogliamo esprimere la nostra vicinanza nella preghiera al Signore della consolazione e della vita”. Lo scrive in una nota il presidente della Conferenza Episcopale Calabra, monsignor Salvatore Nunnari, dopo l’uccisione di padre Lazzaro Longobardi avvenuta nei giorni scorsi a Sibari. Il presule, a nome di tutti i vescovi della regione, esprime “vicinanza” alla diocesi di Cassano Ionio e al suo vescovo, monsignor Nunzio Galantino, sottolineando che “l’atto violento perpetrato nei confronti di un parroco che ha ope- rato in una zona di periferia evidenzia come i nostri sacerdoti e religiosi operano silenziosamente ed in contesti di frontiera”. La Calabria – aggiunge monsignor Nunnari - è “una terra meravigliosa e difficile dove come credenti ci troviamo ad operare tante volte in situazione di emergenza e accogliendo difficoltà, disperazione e malumori di quanti cercano sollievo. Nonostante la condivisione ci troviamo a poter, tante volte, stare solo accanto a certe problematiche più grandi di noi e non sempre veniamo compresi. Il Signore - conclude il presidente della Conferenza Episcopale Calabra tocchi i cuori e non scoraggi quanti continueranno a servire i poveri e gli ultimi". ATTuAlITà Mons. Galantino: il martirio di padre lazzaro, un dono per la nostra Chiesa A Lattughelle di Sibari i funerali del religioso ucciso lo scorso 2 marzo «S in dal primo momento ho invitato a guardare al sangue versato da padre Lazzaro come al sangue di un martire della carità. Il suo martirio è un dono ma anche un compito per la nostra Chiesa». Era provato ma determinato stamattina monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei, durante i funerali di padre Lazzaro Longobardi, il prete ucciso a sprangate domenica 2 marzo nella casa canonica in cui viveva, a Sibari. Alla cerimonia funebre, celebrata nella chiesa di San Raffaele Arcangelo di Lattughelle, di cui padre Lazzaro era parroco, hanno partecipato più di mille persone nonostante la pioggia e lo spazio limitato nella piccola chiesa che ha costretto la maggior parte dei presenti a seguire la funzione all’esterno, nel piazzale antistante che sarà dedicato proprio a padre Lazzaro. Al fianco di monsignor Galantino, oltre a tutti i sacerdoti diocesani, il vescovo di Lungro Donato Oliverio, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace ed ex Pastore della Chiesa cassanese Vincenzo Bertolone, il vescovo di Alghero-Bosa Mauro Narua Morfino. «Il martirio di padre Lazzaro - ha aggiunto monsignor Galantino - è un dono che il Signore ci ha fatto attraverso una persona della quale forse qualcuno di noi, anche sacerdoti, non conosceva nemmeno il timbro della voce tanto era riservato. Mi domando con voi: cosa vogliamo farcene di questo dono, giunto a noi in maniera così drammatica? Vogliamo continuare a svuotarlo dall’interno con una pastorale fatta di reticenze che amiamo chiamare rispetto per le tradizioni? Vogliamo sotterrarlo sotto la sterile ripetitività di gesti che, per quanto carichi di sacralità, sortiscono solo l’effetto di mettere a posto la nostra coscienza per lo più addormentata? Il martirio di padre Lazzaro ci dice che la nostra Chiesa e il nostro territorio hanno le energie necessarie e possono contare su una religiosità straordinarie, capaci di ridare vita e di far germogliare speranza. Se è vero che “il sangue dei martiri è vita di nuovi cristiani”, come affermava Tertulliano - ha proseguito monsignor Galantino - il sangue versato da padre Lazzaro ottenga alla nostra Chiesa una vita nuova. Nuova perché più evangelica, più attenta ai bisogni degli ultimi e meno ripiegata, come ci invita a fare Papa Francesco, su se stessa, perché disponibile a lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio piuttosto che dallo spirito del mondo». Mercoledì 19 marzo su iniziativa delle associazioni sibarite, chiamate a raccolta dal parroco don Francesco Faillace, padre Lazzaro sarà ricordato con una fiaccolata silenziosa da Lattughelle a Sibari. Per il giorno dei funerali il Comune ha dichiarato il lutto cittadino mentre don Faillace ha invitato i fedeli a preferire ai fiori il sostegno alla raccolta di fondi destinati alla Caritas diocesana per finanziare progetti a fini sociali Per l’omicidio del sacerdote di origini campane, ma a Sibari da quasi trent’anni, è stato arrestato Nelus Dudu, un ventiseienne romeno cui il prete aveva dato accoglienza. È accusato d’estorsione, oltre che del delitto, poiché gli inquirenti ritengono che oltre ad averlo colpito a morte, nelle settimane precedenti avrebbe anche provato a estorcere denaro a padre Lazzaro minacciandolo, altrimenti, d’accusarlo ingiustamente di rapporti equivoci. Altri due romeni, coi quali Dudu viveva, sono stati indagati a piede libero per favoreggiamento poiché l’avrebbero aiutato a crearsi un alibi. E magari, sospetta l’accusa, lo spingevano pure a chiedere denaro al prete. Domenico Marino 7 15 marzo 2014 ChIESA un anno con papa Francesco: primavera della fede sciremo a capire che il Papa è il vicario di Cristo che porti o no la mozzetta. Non è un VIP con cui fare la foto per vantarsi con gli amici. Non è un divo del cinema il cui poster va attaccato al muro. No. Il Papa ha un ruolo sacro e Francesco lo sa benissimo. La sua grande attenzione per i poveri, la sua passione per la gente comune, sono sentimenti che vanno vissuti nella Chiesa altrimenti il rischio è di parlare solo del Papa come un “personaggio” e di dimenticare che esiste tutta la Chiesa universale fatta di persone, di quel Popolo di Dio che il Papa ama tanto e che davvero non vorrebbe venisse dimenticato per causa sua. Un anno è passato e non sappiamo quanti anni ancora la Chiesa camminerà con Papa Francesco. Dobbiamo però imparare a capire davvero cosa significa il “cambiamento” di Papa Francesco. Non un cambio di vestiti o di scarpe, non un cambio di dottrina da stravolgere seguendo le mode, ma un cambiamento profondo del cuore, una conversione che ci porti un po’ più vicino a Dio e all’uomo. Più che aver voglia di abbracciare il Papa, più che stare delle ore in attesa di un suo saluto fuggevole, o di una foto, torniamo a casa ogni giorno a leggere una pagina di un suo discorso. Magari qualche passaggio delle sue omelie del mattino, quella “catechesi di Santa Marta” che pur non essendo Magistero solenne della Chiesa è pane quotidiano per il nostro cuore. Un anno è passato, ci siamo abituati allo stile di Papa Francesco, non abituiamoci alle sue parole e, alla scuola del Vangelo, impariamo proprio da lui, ad occuparci degli altri, dei vicini, di chi chiede aiuto e anche di chi non ce lo chiede. Sarà questo il vero “effetto Francesco”. Angela Ambrogetti lus o udienze generali. Ad un vescovo della Calabria, mons. Nunzio Galantino, Papa Francesco ha voluto affidare la segreteria generale della Cei, lo scorso 30 dicembre. In quella occasione ha inviato alla diocesi calabrese una lettera nella quale ha chiesto il “permesso” di poter avere a Roma mons. Galantino, il loro vescovo. “Forse vi sembrerà strano che vi scriva, ma lo faccio per chiedervi aiuto”, si legge nella lettera: “per una missione importante nella Chiesa italiana, ho bisogno che monsignor Galantino venga a Roma”. E sempre alla diocesi di Cassano allo Ionio si è rivolto qualche settimana fa dopo la barbara uccisione di un bambino di appena tre anni, Cocò Campolongo, ritrovato carbonizzato in una macchina insieme al nonno e alla sua compagna. “Oggi in questa piazza ci sono tanti bambini - ha detto il Papa durante la preghiera mariana dell’Angelus il 26 gennaio - e io voglio ricordare Cocò Campolongo, a tre anni bruciato in macchina e ucciso” con l’invito a pregare “con Cocò, che di sicuro ora è in Cielo con Gesù, per le persone che hanno fatto questo reato, perchè si pentano e si convertano al Signore”. E domenica scorsa l’invito ai giovani calabresi ad essere “testimoni privilegiati di speranza” e di lasciarsi “contagiare dalla freschezza e dalla gioia del Vangelo” per diventare “protagonisti della carità e dell’autentica promozione umana per essere consapevoli costruttori di un futuro migliore”. L’occasione la marcia della Penitenza svolta a Paola su iniziativa della Consulta giovanile dei Frati Minimi guidata da padre Giovanni Cozzolino. Era stato lo stesso religioso ad informare il pontefice di questa iniziativa durante un incontro in Vaticano. Papa Francesco conosce San Francesco di Paola, molto venerato in Argentina, non solo dai calabresi. Adesso lo aspettiamo in Calabria…speriamo presto… Raffaele Iaria É passato un solo anno e di fatto sembra molto di più. Perché Papa Francesco fin dalla sua elezione ci ha travolto con il suo modo informale e latinoamericano di fare. Tante cose da scrivere, novità nel linguaggio, gesti da decifrare, e un programma di pontificato da comprendere. Perché dalle molte cose che ogni giorno dovevamo raccontare, telefonate agli amici, abbigliamento, abbracci alla gente e proverbi argentini, non riuscivamo a capire bene quale fosse la linea del pontificato. In effetti era più semplice di quanto immaginassimo. E’ il Vangelo e il Magistero della Chiesa. Tradizione e Vangelo. Niente rivoluzione, nessuno stravolgimento, se non nello stile. Non è che la Chiesa di cui ci parla Francesco sia diversa da quella di cui ci parlavano Benedetto e Giovanni Paolo. No. Anche perché la Chiesa non è dei Papi, è di Dio. Anzi quel grande rumore mediatico che è nato attorno a Francesco, a Francesco non piace. Lo ha detto lui stesso. Usando parole praticamente uguali a quelle di Benedetto XVI: il Papa non è una pop star. Ecco dopo un anno, forse, finalmente, riu- Papa Francesco e la Calabria “Pregate per me”. E’ stata una giornata di ritiro spirituale quella trascorsa da papa Francesco lo scorso 13 marzo, primo anniversario della sua elezione al Soglio pontificio. L’unico segnale è stato questo twett che rimanda all’invito di un anno fa, appena dopo la sua elezione quando ha chiesto alla folla di piazza San Pietro di pregare per lui. Una giornata come tutte le altre: “oggi il Papa non fa niente di speciale e di diverso dagli altri giorni. Prega”, ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi ai giornalisti. E in questo giorno ci sono venuti alla mente alcuni “contatti” che Papa Francesco ha avuto con la nostra regione a partire da quel legame che lo unisce a tanti nostri corregionali: quello di figlio di emigranti italiani in Argentina, il Paese dove vivono molti calabresi. Ma non solo. In questo anno Papa Francesco ha incontrato molti corregionali ed ha rivolto alcuni messaggio ai fedeli della nostra regione che partecipavano a momenti pubblici in piazza San Pietro come Ange- 8 15 marzo 2014 uN NuOVO SANTO pER lA CAlABRIA E’ il Beato Nicola Saggio dell’Ordine dei Minimi, il primo Minimo che sarà proclamato ufficialmente “santo” U n nuovo santo per la Calabria. E’ il Beato Nicola Saggio dell’Ordine dei Minimi, il primo Minimo che sarà proclamato ufficialmente “santo”. In questa settimana la Congregazione per la Causa dei Santi ha espresso parere favorevole. Il Beato Nicola Saggio, oblato professo dell’Ordine dei Minimi, nacque a Longobardi in provincia di Cosenza, il 6 gennaio 1650 da pii e laboriosi contadini. Dal lavoro dei campi, santificato con la preghiera, la vita sacramentale e l’esimio esercizio delle virtù cristiane, passò alla vita consacrata nella Regola di San Francesco di Paola. A Roma, come nella sua città natale e altrove, diede autentica testimonianza evangelica distinguendosi particolarmente nell’adempimento dei vari doveri, accompagnato da fervida ascesi di preghiera, di umiltà di carità e di penitenza. Il Signore lo investì dei suoi carismi: bastava che il fraticello guardasse una mano a e tre dita alzate ad indicare la SS. Trinità che venisse rapito in estasi. Alcune testimonianze raccontano che il frate Nicola si elevasse da terra durante i momenti di estasi. Ebbe il dono di poter compiere dei miracoli. Ciò che contraddistingueva il Beato Nicola era l’osservanza dell’Obbedienza, dell’Umiltà e soprattutto della carità. La “Charitas”, l’emblema di San France- IN DIAlOGO … Dio è fedele Se siamo nati in una nazione cristiana e in una famiglia cristiana, non è merito nostro ma è opera di Dio. Se siamo stati arricchiti in Cristo, è un dono del nostro Padre celeste. Adesso che abbiamo ricevuto, nella persona del suo Figlio, il pegno del suo amore eterno, sappiamo che Egli sarà fedele alla sua promessa. E dobbiamo essere sicuri che ci proteggerà, ci guiderà e ci sosterrà fino alla fine. Clotilde Albonico sco di Paola ed è proprio sulle orme di Padre Francesco che Nicola ha mosso i primi passi che lo hanno condotto verso l’amore di Dio. L’umiltà, l’amore verso i poveri, la solidarietà agli emarginati e la penitenza che ha contraddistinto il beato Nicola, sono le ricchezze che lo hanno portato “più in alto delle aquile” come lui soleva dire. Morì il 3 febbraio 1709 pronunciando le parole “Paradiso, Paradiso”. Il Beato Nicola Saggio, venne poi Beatificato dal Pontefice Pio VI il 17 settembre 1786. L’inchiesta Diocesana sul presunto mira- colo compiuto per intercessione chiara e precisa del beato Nicola si è svolta dal 24 maggio al 14 giugno 2009 presso la Curia Arcivescovile di Cosenza diretta da Monsignor Salvatore Nunnari. Il 3 febbraio 2010, in occasione del terzo centenario del ritorno alla casa del Padre, i resti mortali del Beato Nicola, ottenuto il permesso della Congregazione, sono stati trasferiti dalla chiesa dei Padri Minimi di San Francesco di Paola ai Monti in Roma al Santuario di Paola, e collocati nella cella proprio nell’atrio antistante alla Basilica, ora cappella, ove il nostro beato svolgeva il suo ufficio di portinaio. Il 13 dicembre 2012, si è riunita la Consulta Medica che ha ritenuto il caso scientificamente inspiegabile, quindi Miracolo. Parere favorevole è giunto, poi, dai Teologi. E infine il 4 marzo scorso la comunicazione inviata dal postulatore generale dell’Ordine dei Minimi padre Ottavio Laino, nella quale affermava che anche gli Eminentissimi Cardinali hanno espresso il loro parere favorevole e che, quindi, presto, il Beato Nicola Saggio potrebbe essere ChIESA il primo Santo, dopo il Santo Fondatore San Francesco di Paola: al P. Ottavio Laino il nostro plauso e di tutta la Famiglia Minima per l’instancabile lavoro svolto con umiltà, sacrificio e amore all’Ordine e alla Chiesa. Pervenuta la notizia, nella piccola chiesetta a lui intitolata situata in Longobardi Marina e avvertito il parroco del centro Don Francesco Sprovieri, le campane hanno suonato a festa lasciando i cittadini increduli e commossi ma con cuore una grande gioia. Il Rev.mo Correttore Generale P. Francesco Marinelli, nel comunicare ufficialmente la stupenda notizia all’intera Famiglia Minima, afferma: “Comunico con gioia che questa mattina l’Ordinaria degli Eminentissimi Cardinali e degli Eccellentissimi Vescovi ha preso in esame con esito positivo il miracolo del Beato Nicola. Ringrazio insieme a voi il Signore per la riconosciuta santità di questo nostro confratello, ‘Apostolo della carità’, con una predilezione tutta particolare per i poveri nella Roma del 1600. Un secolo in cui la quadragesimalis vitae zelo et maioris poenitentiae intuitu è stata vissuta e concretizzata nella Charitas. Al Beato Nicola, che svolge la sua opera tra la Calabria e Roma, si unisce in Francia il Beato Nicola Barrè con la fondazione delle Suore del Bambino Gesù, la cui missione educatrice era rivolta alle fanciulle povere. Una lettura in quest’ottica della loro santità ci farebbe veramente tanto bene. Raccomando ai confratelli attivi nel ministero pastorale, in modo particolare quello della salute, la diffusione della devozione verso in nostri Beati e Venerabili con la conoscenza della loro vita e la preghiera di intercessione”. Domenica 9 Marzo p.s., in occasione della XII Marcia della Penitenza a Paola, sarà proprio P. Ottavio Laino a presentarlo, nella prevista Veglia di Preghiera, alle migliaia di giovani partecipanti, come modello di accoglienza “con cuore gioioso e volto sereno” di ogni uomo. Giovanni Cozzolino 9 15 marzo 2014 SpIRITuAlITà Il prezioso sussidio della Via Crucis scritto dall’Arcivescovo Bertolone Un invito spirituale a vivere insieme il percorso del Calvario con un itinerario di penitenza e di misericordia I l cammino quaresimale della comunità ecclesiale è profondamente segnato ogni venerdì dalla percorso della “Via Crucis”. Nell’anno pastorale dedicato alla opere di misericordia, l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, ha donato alle parrocchie, un prezioso sussidio che ripercorre le quattordici stazioni della Via Crucis, con una profonda riflessione spirituale che riprende anche la lettera pastorale sulle opere di misericordia. «La via dolorosa, con le sue quattordici stazioni - scrive nelle nota introduttiva l’arcivescovo Bertolone - , sembra, a prima vista, avvolta prevalentemente nel buio della sentenza ingiusta ai danni di un Innocente; dal dolore fisico, morale e psicologico di un Uomo provato dai flagelli, dalle spine, dagli sputi, dalle offese e dalle denigrazioni, dalla sofferenza di restare impotente di fronte al dolore delle donne, degli amici, della Madre, della morte crudelmente inferta per crocifissione. Eppure, lungo quella via, come canteremo la notte di Pasqua, deve comunque brillare la “Luce di Cristo: Lume Christi, Deo gratias”». Una profonda speranza che emerge in tutto il testo: una Via Crucis segnata dalla luce e dalla misericordia del SiArcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace Santuario Diocesano “Santa Maria delle Grazie” Torre di Ruggiero Gli esercizi saranno animati da Don Romano Matrone della Chiesa Rettoria “Santissimo Nome di Maria” al Foro Traiano, Roma La giornata inizia alle ore 9,00 e finisce alle ore 19,00 e continua per chi resta la sera. Il corso si svolgerà nella casa “S. Maria delle Grazie” della coop. “Segni nuovi” (del progetto Policoro) La quota di partecipazione di un giorno è di € 15,00; per la pensione completa è di € 30,00 ,la quota di iscrizione è di € 5,00 . Prenotazioni e informazioni: Santuario 0967/93450 - 338 3362843 e-mail: [email protected] Suore 0967/93635 e-mail: [email protected] Casa “S. Maria delle Grazie” 388 9254473 10 15 marzo 2014 gnore, sempre pronto ad accogliere amorevolmente il peccatore pentito desideroso di riconciliazione e di perdono, per diffondere all’umanità amore e misericordia. Ogni stazione della Via Crucis è stata strutturata secondo questo ordine: annuncio della stazione, invocazione tradizionale (Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo), lettura biblica, meditazione, dialogo tra la guida e l’assemblea, breve preghiera conclusiva e canto. Come lo scorso anno, anche quest’anno l’Arcivescovo Bertolone presiederà in processione la Via Crucis in quattro zone pastorali: il 14 marzo, alle ore 18.00, nella zona di Catanzaro centro (dalla parrocchia di S. Giovanni Battista alla Chiesa Cattedrale); il 21 marzo, alle ore 18.00, nel quartiere di Catanzaro marina (dalla parrocchia di Santa Maria di Porto Salvo al Sacro Cuore); il 28 marzo, alle ore 18.00, nel comune di Cropani (dalla chiesa conventuale alla chiesa matrice); e il 4 aprile, ore 17, nella comunità di Serra S. Bruno (dalla Certosa al Santuario di Santa Maria del Bosco). Il sussidio della Via Crucis scritto dall’Arcivescovo Bertolone, già in distribuzione in tutto il territorio diocesano e non solo, rappresenta un invito spirituale a vivere insieme il percorso del Calvario attraverso un itinerario quaresimale di penitenza e di misericordia, con un invito concreto a rivestirsi degli stessi sentimenti di consolazione che furono di Cristo, portando “vicinanza sincera, discreta, rispettosa, frutto di una fede e di una umanità viva”. uNA NOTA pASTORAlE DEllA CONFERENZA EpISCOpAlE CAlABRA Sostenere i presbiteri in una Chiesa “povera per i poveri” “S ostenere i presbiteri in una Chiesa povera per i poveri”: è il titolo del recente documento che i vescovi di Calabria hanno indirizzato al clero ed ai laici delle dodici diocesi, dedicando una riflessione sul sostegno economico alla Chiesa. Una nota condivisa ed approvata nell’ultima sessione invernale della Conferenza Episcopale regionale del 3 febbraio scorso, frutto del lavoro svolto dal vescovo incaricato del settore, mons. Vincenzo Bertolone. La stesura del documento riprende e analizza i pilastri su cui si fonda il “Sovvenire”: comunione, corresponsabilità, partecipazione dei fedeli, perequazione, solidarietà, trasparenza e libertà, delineando i compiti che una “Chiesa povera per i poveri”, come ama dire Papa Francesco, deve attuare alla luce anche di tanti testimoni della fede. Nella prima parte del documento, in undici punti, viene descritta in chiave teologico-pastorale “La Grazia della povertà”, intesa come “carisma” e “scelta generosa” della Chiesa e dei suoi ministri ordinati. Mentre nelle seconda parte si ripercorre “L’attuale sistema di sostentamento per il clero cattolico in Italia”, attraverso una lettura ecclesiologica, pastorale, economica e giuridica. «Da parte mia - afferma il presidente della Cec, Mons. Salvatore Nunnari - accolgo il documento con grande trepidazione, conoscendo le difficoltà che la società sta vivendo per la crisi economica che impoverisce sempre più il nostro popolo. A tutti dico: ogni pastore deve camminare con il proprio gregge, in particolare in questo tempo, portando e condividendo interrogativi, attese, speranze, delusioni, rivestendo di significato la stessa esistenza con un impegno che nasce dal cuore che dona con amore, che poi è il gesto della condivisione evangelica: “Tutti erano una cosa sola”». Nel documento emerge come il presbitero, chiamato a “vestirsi della virtù della povertà” per dedicarsi completamente a Cristo e al bene delle anime, «deve maturare sempre più un giusto atteggiamento di distacco dai beni materiali in una logica che non coltiva mai false sicurezze economi- SpIRITuAlITà che, ma accetta di dipendere economicamente dagli altri, e agli altri, cioè alla comunità ecclesiale (e non ai parenti), soprattutto nella stagione finale dell’esistenza, restituisce generosamente quanto ha gratuitamente ricevuto nel corso della sua vita presbiterale a motivo del suo servizio presbiterale». Tanti anche gli interrogativi che il documento pone per far riflettere sul senso di responsabilità cristiana: «Che cosa stiamo facendo per poter contare su presbiteri dalla vita sobria soprattutto qualificati dal rispetto dei principi di legalità e di giustizia in ogni cosa che abbia a che fare con l’economia? A che punto è la promozione dei Consigli affari economici nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle congreghe e in tutti gli enti ecclesiastici? E’ davvero cresciuto il senso di comunione e corresponsabilità ecclesiale, come richiesto dal documento della Cec “Sull’uso cristiano del denaro” ?». Come appello finale il documento dei vescovi di Calabria invita tutte le comunità ad attuare “una concreta promozione sul territorio, affinché le offerte possano aumentare in ogni diocesi della Calabria”, per ottemperare alle necessità di carità presenti sul territorio. Esercizi spirituali del clero a Torre di Ruggiero NEl CuORE DEl VANGElO C on la grande preghiera sacerdotale di Cristo in Gv 17, abbiamo concluso i giorni di esercizi spirituali, vissuti al Santuario della Madonna delle Grazie a Torre Ruggiero. Giorni, in cui Padre FabrizioCristarella Orestano, monaco, priore del Monastero di Ruviano (CE) ci ha proposto un cammino biblico sui discorsi di addio di Gesù nel quarto vangelo. Sono stati giorni segnati dall’incontro con la Parola che purifica e con l’Eucarestia che salva: «il potere della risurrezione è la potenza dell’amore, l’amore divenuto potenza. Dio è amore, e l’Amore è Vita, l’Amore crea Vita…». Siamo entrati con Cristo nella sua ora, quella che egli ha annunciato così spesso come culmine e compimento di tutta la sua opera. Il silenzio che regnava dentro e fuori la casa di accoglienza è stato un vero e proprio “medicinale terapeutico”, per immergerci nuovamente nel dono del sacerdozio ministeriale, a cui senza nostro merito, il Signore ci ha chiamati. Infine, l’ospitalità ricevuta ha creato un clima di fraternità e condivisione da rendere ogni giorno ricco di grazia e “altamente gustoso”. La Vergine Maria ci ha avvolti con il suo manto e ci custodirà nel compiere la volontà di Dio nel seno della nostra amata Chiesa diocesana. Raffaele Zaffino 11 15 marzo 2014 TERRITORIO Confronto culturale tra professionisti organizzato dall’AMCI È possibile un’etica medica condivisa? L a Sala Convegni della sede provinciale dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Catanzaro ha accolto nel pomeriggio di venerdì 7 marzo i numerosi cittadini interessati ad un importante argomento di sempre viva attualità, che coinvolge non solo medici e pazienti (e loro familiari), dirigenti sanitari ed altri operatori del settore, ma anche politici, amministratori, sociologi, giuristi e moralisti di qualsiasi estrazione culturale e religiosa: si è parlato, infatti, della necessità di dialogo e della possibilità di condivisione di un’etica comune tra i medici discepoli di “scuole di pensiero” diverse. All’incontro culturale, organizzato dalla sezione diocesana dell’Associazione dei Medici Cattolici (intitolata al santo medico Giuseppe Moscati), hanno preso parte il dott. Federico Bonacci, che ne è presidente, il dott. Enzo Ciconte, nella sua qualità di presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Catanzaro, e il prof. Tullio Barni, docente di Anatomia Umana all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, fiorentino residente a Soverato, delegato del Rettore per la Cultura e l’Orientamento universitario dei giovani studenti. Erano presenti in sala, tra gli altri, le volontarie della Croce Rossa guidate da Maria Teresa Raiola, il Corpo dell’Ordine di Malta, guidato da Alessandra AZIONE CATTOlICA Mazza, l’Arcivescovo emerito mons. Antonio Cantisani, molti professionisti del settore sanitario e del settore giuridico e molti operatori del volontariato, guidati dal dott. Mario Cortese. Numerose ed incisive sono state le sollecitazioni dei relatori e le reazioni conseguenti, in un’atmosfera di cordialità, franchezza e reciproco rispetto, denominatore comune dell’espressione di sensibilità, basi di riferimento, idee ed esperienze diverse. Al termine dell’incontro è stata conferita la carica di presidente onorario dell’AMCI di Catanzaro al dott. Ubaldo Grani, che ha raggiunto i 95 anni di età, e sono stati pubblicamente ricordati quattro noti medici cattolici che hanno da poco concluso il loro percorso terreno: Giovanni Ciancio, Paolo Grande, Giovanni Talarico ed Eugenio Toraldo; ai loro fami- All’impegno sociale per la tutela e la salvaguardia del creato I n questi giorni, nel territorio diocesano, stiamo vivendo momenti di forte tensione sociale legati alla discarica che dovrebbe sorgere nel territorio del Comune di San Floro su una proprietà del Comune di Borgia. Come primaria Associazione del laicato cattolico diocesano ci sentiamo in perfetta sintonia con quanto recentemente dichiarato dal nostro Arcivescovo Mons. Berto- 12 15 marzo 2014 lone in merito al rischio che la discarica può rappresentare per un intero territorio in cui c’è bisogno di promuovere la cultura della vita e non della morte. Ci sentiamo pertanto in dovere di richiamare tutti i cristiani ad essere portatori di un messaggio di pace e di speranza attraverso un impegno sociale e civile che possa evitare in futuro il generarsi di situazioni simili a liari sono stati consegnati dei doni significativi della stima e dell’affetto che essi hanno meritatamente riscosso. Il prof. Tullio Barni ha ritenuto giusto, anche se molto difficile, ricercare un’etica condivisa, per creare un ambiente di crescita insieme. Però «in una società secolarizzata, basata non su principi magici o religiosi ma sui criteri scientifici introdotti da Galileo e Darwin (ipotesi e verifiche), la condivisione non può realizzarsi sui principi ultimi, imprescindibili e non negoziabili, ma può avvenire sui fini “penultimi”, in base all’uso corretto della ragione, con il linguaggio appropriato della ragione, condiviso da tutti». Molti ed incisivi sono stati gli interventi critici (di Bonacci, Pelle, Forte e Giannini) che hanno poi evidenziato negli argomenti del prof. Barni un certo dogmatismo laicista, specialmente a proposito del concetto di persona applicato allo zigote, che egli aveva attribuito a principi di fede, rispettabili ma non fondati su basi di scienza e ragione umana. Il dott. Nicola Pelle ha rilevato che a fondamento della bioetica cattolica non sta il dogma ma la persona umana con la sua elevata dignità, originata nel momento del concepimento, e che oggi è trasmettere valori etici in una società culturalmente abbassata. g.m. quella che stiamo vivendo per la “discarica Battaglina”. Educarci ed educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra è compito di tutti e in particolare del cristiano che deve contribuire in prima persona a non essere causa delle ferite della terra. Dobbiamo educarci ed educare ad una alleanza tra l’uomo e tutto ciò che sta intorno a noi “IL CREATO”. Dobbiamo saper essere tutti “CUSTODI DELLA TERRA” e vivere il territorio come un bene comune da tutelare, salvaguardare e promuovere per le sue ricchezze naturali (frutto della creazione di Dio) ma anche per le sue ricchezze artistiche e culturali che l’uomo, ispirato da Dio, ha saputo darci nel corso del tempo e della storia. Al riguardo vogliamo sottolineare che è veramente un assurdo pensare ad una TERRITORIO Assemblea diocesana elettiva per l’Azione Cattolica L’ Azione Cattolica dell’arcidiocesi metropolitana di Catanzaro- Squillace riflette sulla sua identità, sulle esperienze già maturate e sui progetti in cantiere e da avviare. E lo fa nel corso dell’ultima assemblea diocesana elettiva che si è svolta lo scorso 23 febbraio presso la parrocchia di Roccelletta di Borgia. I giovani, le famiglie, il lavoro continuano ad essere i temi che stanno a cuore alla missione educativa e sociale dell’Azione Cattolica. Basta leggere il documento assembleare approvato e disponibile su www.azionecattolica.catanzaro.it. La giornata è cominciata con la celebrazione eucaristica presieduta da don Maurizio Aloise, pro vicario generale, insieme a don Pantaleone Greco, assistente unitario, don Ferdinando Fodaro, assistente del Settore adulti, e don Angelo Procopio, parroco di Roccelletta di Borgia. Durante la funzione religiosa è stato consegnato il mandato ai quindici presidenti parrocchiali. Riflessioni ad ampio raggio sull’identità dell’Azione Cattolica sono arrivate, poi, dagli interventi di Alessandro Trovato, consigliere nazionale, e di Nicola De Santis, delegato regionale. Tre gli eventi entro i quali –ha specificato a seguire il presidente diocesano Francesco Chiellino nella sua relazionesi è snodato il percorso dell’Azione Cattolica negli ultimi anni: l’avvicendamento alla governo della diocesi grande discarica di rifiuti, peraltro altamente tossici, in un territorio in cui cielo e terra sono costantemente baciati dal sole, cultura storia e arte trovano sintesi perfetta proprio nel territorio del comune di Borgia nello splendido parco Archeologico di Scolacium ancora tutto da scoprire e valorizzare. Pensare ad una pastorale, nella Chiesa, che promuova una specifica alleanza tra l’uomo e la creazione riteniamo non sia superfluo ma sia condizione essenziale per rafforzare in ogni credente il rispetto per tutto ciò che è opera di Dio. Nel ringraziare l’Arcivescovo Mons. Bertolone per la sollecitazione pastorale e sociale che ha fatto in occasione della difficile situazione che si è creata con la discarica “Battaglina”, Il laicato cattolico deve sapersi fare carico di un impegno civile divenendo anche autorevole interlo- dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone, la visita di Papa Benedetto XVI a Serra San Bruno e l’elezione di Papa Francesco. Senza dimenticare, inoltre, che mons. Bertolone ha affidato la guida della Consulta delle aggregazioni laicali proprio alla presidenza dell’Azione Cattolica. E Chiellino guarda già al futuro: “promuoviamo –ha detto- una pastorale a tutela dell’ambiente per una razionalizzazione degli interventi che guardano ai giovani, alla vita e al bene comune”. Momento suggestivo, ancora, la testimonianza di Giovanni Procopio, il più anziano tesserato dell’Azione Cattolica diocesana, che ha mostrato con orgoglio tutte le sue ottanta tessere (ottant’anni di adesione, quindi!). Nell’occasione Saverio Candelieri, preside del Liceo Classico di Soverato, ha presentato il nuovo volume “La spiritualità di Giuseppe Lazzati. Educare alla responsabilità per costruire la Città dell’uomo” (Editoriale Progetto 2000, 2013), che raccoglie gli atti cutore nell’ambito delle istituzioni locali circa le scelte politiche da assumere nell’interesse del bene comune divenendo così quel seme di vita buona del Vangelo di cui parlano i nostri Vescovi. Compito del laicato cattolico non è solo quello di accogliere e custodire il creato ma anche quello di avere l’autorevolezza e il coraggio di denunciare ciò che viola la sacralità della vita. Il prezzo che l’area centro della Calabria sta pagando in materia di discariche è già altissimo: tre grossi centri di raccolta rifiuti come quelli di Lamezia Terme, Pianopoli ed Alli a breve saranno affiancati anche da una quarta discarica finanziata dalla Regione Calabria alla città di Catanzaro. Se malauguratamente dovesse realizzarsi anche la quinta mega discarica di Borgia, per rifiuti altamente tossici, si tratterebbe di una vera e propria overdose che porte- del convegno sul Servo di Dio Lazzati, svoltosi a Soverato lo scorso 5 maggio. Nel pomeriggio le operazioni di voto – il cui seggio è stato presieduto da Clotilde Albonico- per il nuovo consiglio diocesano che resterà in carica nei prossimi tre anni e per il Movimento Lavoratori. Sono risultati eletti: Alfonso Ciriaco, Francesco Chiellino, Francesca De Caro, Giorgio De Caro, Antonio Gigliotti, Antonietta Marino, Anna Napoli, Iolanda Tassone, Nicola Piacente, Anna Voci e Ferruccio Clodomiro per il Settore adulti; Federico Valia, Monica Giacoppo, Miriam Maruca e Luigi Mariano Guzzo, per il Settore giovani; Emanuele Cazzato, Sonia Fera, Debora Froiio e Benito Gironda Veraldi per il Settore ragazzi. Per il Movimento Lavoratori sono risultati eletti: Alfonso Ciriaco e Francesca De Caro. A scrutinio ultimato si è subito riunito il neo eletto consiglio diocesano, per la sua prima seduta, con il compito di formulare la terna da presentare all’arcivescovo –come da Statutoper la nomina del nuovo presidente diocesano. Due gli appuntamenti vicini in agenda: il 6 aprile, un convegno sulla figura del Beato Alberto Marvelli, con lal presenza di Silvia Sanchini, già presidente nazionale della Fuci; ed il 3 maggio l’incontro a Roma con Papa Francesco dei presidenti e degli assistenti parrocchiali. Luigi Mariano Guzzo rebbe l’intera area centro della Calabria ad un inevitabile collasso che già oggi rischia. Sollecitare la politica ad un’azione che riequilibri la distribuzione dei rifiuti sul territorio regionale e nazionale è indispensabile ma non è sufficiente. E’ necessario anche far nascere e crescere una coscienza civile ed una cultura popolare che miri a razionalizzare l’uso di prodotti inquinanti in modo da non fornire alibi quasi credibili a speculatori senza scrupoli. Solo attraverso questi percorsi formativi e virtuosi ispirati al Vangelo possiamo sperare di far crescere una generazione nuova capace di vincere le forze del male che quotidianamente e in maniera occulta tentano di rompere quell’alleanza tra l’uomo e il creato che dobbiamo preservare, custodire e diffondere attraverso la testimonianza cristiana. Francesco Chiellino 13 15 marzo 2014 TERRITORIO I SEMINARISTI DEl SEMINARIO MINORE TRA I GIOVANI DI BORGIA N el pomeriggio di sabato 8 marzo i seminaristi del Seminario Minore Diocesano di Catanzaro, accompagnati da Don Davide Riggio, hanno incontrato i ragazzi del catechismo dai 12 ai 14 anni della Parrocchia San Giovanni Battista di Borgia. Arrivati con strumenti musicali a tracolla, amplificazione e foto da proiettare, tra canti, testimonianze e presentazione della vita comunitaria, i seminaristi hanno catturato l'attenzione del loro giovane pubblico, curioso e attento a ciò che gli veniva proposto. E' stata sottolineata l'importanza di crescere insieme nella vita di fede, mediante la condivisione di momenti quotidiani di preghiera, studio e sano divertimento, per comprendere il disegno di Dio sulla propria vita. L'esperienza significativa ha creato un ponte tra le due realtà che hanno già messo in cantiere un prossimo appuntamento, una sfida a calcetto nel campetto del Seminario Minore! Ritiro quaresimale per gli insegnanti di religione cattolica L a partecipazione al ritiro spirituale degli insegnanti di religione cattolica, svoltosi presso il Seminario Minore dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha riservato a chi era presente il dono della preghiera, riflessione e meditazione sul vangelo delle tentazioni, che inaugura il cammino quaresimale. Don Cosmo Procopio ha salutato gli insegnanti convenuti ricordando la ricchezza formativa offerta dall’Ufficio Irc, che organizza con regolarità corsi di aggiornamento, ritiri spirituali e convegni , oltre a numerose altre iniziative partecipate ai colleghi dalla instancabile segretaria dell’Ufficio, prof.ssa Rosangela Marino. Questo perché la formazione degli insegnanti non soltanto deve essere permanente, ma anche molto complessa, trattan- 14 15 marzo 2014 dosi di una formazione che è insieme spirituale, psico-pedagogica, morale, didattica. Don Francesco Brancaccio, al quale è stato affidato il compito di guidare spiritualmente il ritiro, ha sottolineato come, pur essendo quello dell’irc un insegnamento di tipo culturale e non catechetico, l’insegnante di religione deve avere a cuore la parola di Dio, tanto presente nel brano evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto:occorre parlare del vangelo con la vita, partendo dalle esperienze concrete, perché l’ascolto della Parola del Signore non può rimanere un fatto accademico o culturale. Si è meditato su come Gesù, rifiutando le tentazioni del profitto, del potere e del prodigio, ci abbia amato realmente mettendosi all’ultimo posto e vivendo il servizio come dono libero di sé per i fratelli e le sorelle. Ciò vale anche per noi, insegnanti di religione, chiamati ad offrire un servizio alle nuove generazioni nel loro processo educativo e nella testimonianza di vita che offriamo. Amando davvero i nostri alunni faremo vedere Dio e lo renderemo presente nel mondo. In questo senso, crediamo che il progetto educativo di noi irc debba mirare a far sì che i ragazzi riflettano sul senso della vita e su quella inestinguibile ricerca , che è in ciascuno di noi, di ciò che è vero, bello, buono; e attueremo questo progetto educativo seguendo l’indicazione del nostro amato Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, ad essere sempre e davvero cristiani “credenti, coerenti e credibili”. Anna Rotundo TERRITORIO Il discepolo ricorda il maestro Il premio nazionale di poesia intitolato al prof. umberto Bosco S ono circa 500 i concorrenti di tutt’Italia al Premio Nazionale di Poesia “Umberto Bosco”, organizzato dall’Associazione Nazionale Letterati e Artisti che opera in Calabria e fuori da più di mezzo secolo. Il presidente dell’ANLA, professore Giuseppe D’Agostino, discepolo e segretario del grande letterato catanzarese scomparso, sta lavorando da qualche anno per mettere su quest’altro Premio nella sua città e per lo stesso gli sono finora pervenute da poeti, conoscenti e non, delle varie regioni oltre 1.300 liriche. Della giuria che sceglierà i tre vincitori fanno parte, oltre al presidente D’Agostino, lo storico Rosario Chiriano, il critico letterario Luigi La Rosa, il magistrato Gianfranco Migliaccio e la segretaria Maria Caterina Procopio. Umberto Bosco nacque a Catanzaro il 2 ottobre 1900 e morì a Roma il 24 marzo 1987; studiò nel capoluogo calabrese fino al conseguimento della maturità al Liceo Classico “Pasquale Galluppi” e si laureò in Lettere nel 1923 all’Università “La Sapienza” della Capitale, dove ebbe per maestri Vittorio Rossi e Cesare De Lollis. Dopo aver insegnato nei licei a partire dal 1925, fu ordinario di Letteratura Italiana nelle Università di Milano (dal 1942) e di Roma (dal 1946 fino al suo collocamento a riposo per raggiunti limiti di età). Oltre che autore di una notevole serie di pubblicazioni dedicate per lo più a Francesco Petrarca, a Dante Alighieri, a Giacomo Leopardi, al Rinascimento e al Romanticismo italiano, il prof. Bosco fu direttore dell’Enciclopedia Italiana, del Dizionario Enciclopedico Italiano, del Lessico Universale Italiano e del Repertorio Bibliografico della Letteratura Italiana, nonché ideatore e direttore dell’Enciclopedia Dantesca (monumentale opera dedicata al maggior poeta italiano). Egli fu inoltre tra i maggiori critici e storici della letteratura italiana del XX secolo e redattore capo dell’Enciclopedia Italiana “Treccani”. Tra le varie altre cariche da lui ricoperte vi sono quelle di socio nazionale dell’Accademia della Crusca, membro dell’Accademia dei Lincei e presidente onorario dell’Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana. Una delle sue ultime venute a Catanzaro fu quella del 1975, per ritirare il Premio di Calabresità indetto dall’ANLA. Il Tridente montano della Sila: Carlopoli, Magisano e Zagarise L a montagna calabrese è incentrata nella maestosa Sila, il plesso più bello, suggestivo e carico di attrazioni naturalistiche e culturali del bacino del Mediterraneo. I geografi romani la conoscevano ed ammiravano per i boschi, importanti per la fruizione del legname, per l’aria pura e fresca, per la ricchezza di mandrie ed armenti, per i prodotti agricoli e per il buon vino. Gli Elleni la consideravano “Magna” e poterono insediare sulla costa jonica polis di grande importanza come Sibari, Crotone e Locri. Nel Medioevo la Calabria era contrassegnata dal monachesimo latino e basiliano. Nei tempi nostri la Sila è contrassegnata da tre comunità di antica tradizione. A parte di Taverna scorgo la vivacità della custodia e messa a valore tra paesi di significativa tradizione e posizione che sembrano custodire la confinazione fra la montagna con le sue praterie ed abetaie, con il digradare di colline dalle quali si scorge il grande golfo di Squillace, quasi dominato dalla città di Catanzaro. Il sinuoso cordone della Presila ha i nodi di Carlopoli, Magisano, Zagarise, Sorbo San Basile ed altri ancora. Provo a contrassegnarne alcuni nelle loro peculiarità. Carlopoli molto si sviluppò grazie al feudatario Carlo Cicala, principe di Ti- riolo. Il nucleo originario era costituito da boscaioli, segantini e pastori. Ancora oggi la popolazione è laboriosa ed arricchita da un valente ceto medio. Questo piccolo e grazioso paese custodisce nel suo territorio una importante abbazia già retta dall’abate Gioacchino da Fiore, annunziatore di una svolta vivificante della Chiesa me- dioevale e della società. La sua struttura residua è imponente e giace in una piccola valle costeggiata dal fiume Corace, che, fasciando la città di Catanzaro, sfocia nel Golfo di Squillace. L’Amministrazione comunale è guidata dal solerte sindaco Mario Talarico, che molto si adopera per la messa a valore non solo dell’abbazia ma anche del grazioso paesino e dei suoi prodotti agricoli, soprattutto quello caseario. La panificazione è eccellente, tanto che un piccolo comune contiguo prese il topo- nimo di Panettieri: ogni anno esso si trasforma in un presepe vivente. Carlopoli è provvisto anche di un Ostello della Gioentù modernamente attrezzato, che ospita chi ama la montagna e l’incanto dei boschi e delle praterie. Il giovane sindaco Mario Talarico è il “custode” dell’area abbaziale, ancora impregnata di misticismo e meta di pellegrinaggi di fedeli e visite di turisti. Poco distante è Magisano, culla della famiglia Greco che ebbe una fertile adesione al Risorgimento soprattutto per un Antonio, prodittatore di Garibaldi e deputato nazionale, stretto parente dell’omonimo egualmente patriota. Eletto consigliere provinciale, si occupò dei problemi della comunicazione viaria. Il sindaco Lostumbo e il suo vice Tozzo tendono a mettere a valore la Casa-Museo, centrata sulla tempestosa vita di Greco, esule in varie nazioni europee e molto stimato da Garibaldi. A pochi chilometri Zagarise appare vitale e zelante valorizzatore dei beni culturali come la torre normanna, la bella e severa chiesa medioevale ed il contiguo Museo di arte sacra. Altri comuni come Albi potrebbero mettere a valore tradizioni e lacerti di folklore. Cesare Mulè 15 15 marzo 2014 TERRITORIO La spiritualità di Giuseppe Lazzati raccontata in un prezioso testo L a pubblicazione degli Atti del Convegno “La spiritualità di Giuseppe Lazzati: educare alla responsabilità per costruire la città dell’uomo” promosso dall’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace avviene quasi immediatamente dopo la promulgazione da parte di Papa Francesco del decreto super virtutibus di Giuseppe Lazzati, quasi a voler fornire, attraverso testimonianze qualificate e contributi di pensiero di autori di specifica rilevanza culturale e scientifica, un’ulteriore occasione di approfondimento per chi intende raccoglierne l’eredità. Lazzati “uomo fedele e libero, fornito di uno straordinario carisma di educatore di coscienze giovanili“ come ebbe a definirlo il Card. Martini, oggi più che mai, si offre come modello e dono inestimabile per tutti quei cattolici che intendono vivere il loro impegno in una prospettiva di autentica laicità nelle istituzioni sociali e politiche. Gli interventi qui raccolti, dal saluto del Presidente Diocesano di AC, Francesco Chiellino, a quello dell’Arcivescovo Vincenzo Bertolone, di Piergiorgio Confalonieri, postulatore della causa di beatificazione, di Luigi Pizzolato docente dell’Università Cattolica di Milano ed infine quello del giornalista dell’agenzia di stampa SIR, Gianni Borsa ci consegnano il senso alto della lezione di un maestro d’eccezione che fu al contempo fine intellettuale, politico impegnato ed uomo di fede. Formatosi all’interno dell’Azione Cattolica ( fu presidente dell’Ac milanese dal 1964 al 1967), studioso di letteratura cristiana antica, maturò presto la scelta della consacrazione religiosa, vissuta nella condizione laicale anticipando così l’idea degli istituti secolari; deportato nel 1943 nei campi di concentramento nazisti in Polonia e Germania, al ritorno ebbe un’esperienza politica nella Costituente e poi come deputato della Dc, all’interno del gruppo dossettiano, esperienza che si rivelerà di straordinaria importanza nel disegnare la Carta Costituzionale secondo i principi del personalismo cristiano. Ma la sua vera vocazione fu 16 15 marzo 2014 l’educazione dei giovani; tornò così all’insegnamento e poi si dedicò al rettorato dell’Università Cattolica fino al 1983. L’anno successivo fondò l’Associazione Città dell’Uomo. Colpito da una grave malattia si spegnerà a Milano il 19 Maggio del 1986. La riscoperta del suo pensiero, che passa attraverso queste pagine, la sua espressione nota a molti, costruire la città dell’uomo a misura d’uomo, ci interpella a risignificare il nostro impegno, un impegno cui ogni uomo, in una misura o nell’altra, in quanto uomo, non può sottrarsi senza diminuire o perdere il senso del suo essere. Proprio la città, ci suggerisce Lazzati, è il fine ma anche il substrato per la realizzazione di un nuovo umanesimo, perché rappresenta quella “relazione con” che, appunto, è componente imprescindibile di ogni persona. E’ attraverso una rete di “relazioni con” che l’uomo si fa uomo, che cresce come tale. La città cui miriamo aiuta l’uomo a entrare in contatto con se stesso e con la comunità. Dicendo questo emerge, con grande semplicità e forza, il significato proprio del termine politica, che nella riflessione dell’antico pensiero greco guardava all’uomo quale “animale dotato di ragione” e perciò “animale politico”. Scriveva Lazzati in uno dei suoi articoli su Cronache sociali che «Distinguere il piano politico da quello religioso non vuol dire accettare il principio o la prassi, diffusi purtroppo anche tra molti cristiani, sulle cui labbra ricorre spesso, più o meno apertamente la frase “ma la politica è un’altra cosa”» ed ancora «Anche in politica il cristiano deve agire da cristiano: gli è lecito e doveroso non separare i due ordini». Era il 1948, altri tempi, altro clima socio-politico; eppure le sue parole, proprio di chi ebbe a definirsi “un politico suo malgrado”, risuonano forti come un monito anche per noi, chiamati ad esercitare la politica con autonomia laicale, con la capacità interiore di mantenere uniti il livello spirituale e quello propriamente politico. Aver intuito che si può essere missionari come cristiani solo se si vive in modo radicale ed esigente la dimensione laicale nella propria vita, nella Chiesa, secondo gli insegnamenti del Vaticano II; l’intuizione che il laicato nella Chiesa non è semplice spettatore e suddito ma protagonista in un dialogo continuo con la gerarchia; aver capito che nella politica non basta affermare i valori in modo astratto ma bisogna abituarsi a pensare politicamente leggendo la storia nella sua evoluzione è questa, in definitiva, l’eredità più fruttuosa, per chi intende costruire la giustizia per rinnovare il mondo. Un’eredità che è via per arrivare alla santità, un percorso quello tracciato da Lazzati che oggi Papa Francesco addita a tutta la Chiesa, chiamata ad arrivare alle periferie del mondo per renderle luoghi di profezia e di speranza. Un messaggio che attraverso, questa pubblicazione, vuole arrivare soprattutto ai più giovani, tante volte disaffezionati all’impegno politico, a tutti quei politici che superficialmente sostengono i valori cristiani e usano il cristianesimo come ideologia, a tutti coloro che impegnati nella costruzione del Regno vogliono ritrovare il coraggio di amare la “città come parte della propria personalità” (G. La Pira), che intendono un modo diverso di essere, di vivere, di porsi dentro la città con una concezione più moderna, aperta e solidale. Saverio Candelieri