Fondato nel 1982
Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana
di Catanzaro - Squillace
DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro
Spedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003
15 MARZO - ANNO XXXIII N. 5
Il primo anno
di Pontificato
di Papa
Francesco
La Chiesa in lutto
per la tragica morte
di Padre Lazzaro
Longobardi
Il Presidente della
CEC, Mons. Salvatore
Nunnari: “Il Signore
tocchi i cuori e non scoraggi quanti continueranno a servire i poveri
e gli ultimi".
Mons. Bertolone, già
Vescovo di Cassano
allo Ionio: “Solo i coraggiosi sanno perdonare”.
servizi nelle pp. 6 e 7
All’interno
Quanto è difficile educare
e trasmettere la fede
p.3
servizi a p. 8
Dialoghi con la Polis:
uno stile di impegno
Il Beato Nicola Saggio
dell’Ordine dei Minimi
presto Santo
p.9
Il prezioso sussidio
della Via Crucis
scritto dall’Arcivescovo
Bertolone
p.10
NOTA pASTORAlE DEllA CEC
Sostenere i presbiteri
in una Chiesa
“povera per i poveri”
p.11
Una serata culturale
con Sua Eminenza
il Cardinale Angelo Amato
e il professore Ulderico Parente
servizio nelle pp. 4 e 5
ApERTuRA
L’agenda del Vescovo
LE TRE VIE
U
n trittico spirituale per
il cammino verso la
Pasqua.
Sono le tre vie che l’Arcivescovo Bertolone indica ai suoi
diocesani per un percorso meditativo e operativo: la via della
croce, della luce, della misericordia. Direi una “strada a tre corsie”
per un simultaneo viaggio per
contemplare la sofferenza, ammirare la luce e agire nelle opere di
misericordia.
Un “unicum” che associa intelligenza e volontà: le idee per approfondire il mistero della
salvezza e la volontà operativa
per stendere le mani verso i bisogni della gente.
Un triplice orientamento di
vita, una triplice dimensione
delle nostre mani: mani alzate per
contemplare, mani aperte per accogliere, mani protese a terra per
operare: in quest’ultimo gesto c’è
l’agenda del “un euro per un boccone”.
I contenuti del libretto sono
fonti salutari e preziose: la parola
di Dio e schegge di pensiero
tratte dalla sua lettera pastorale a
dagli scritti del beato Cusmano.
Uno strumento agile nella veste
topografica, con un modulo organizzativo che coniuga tradizioni
suggestive nei canti quaresimali e
riflessioni quanto mai rispondenti alle attese del mondo di
oggi che ha fame e sete del Risorto per una propria risurrezione.
Che da tutti si faccia questo bellissimo tracciato!
Raffaele Facciolo
2
15 marzo 2014
MARZO
17 Convegno Rotary con Viscomi e il procuratore Le Donne su “Chiesa e Mafia”
18 ore 14.30 Benedizione locali CISL
ore18 - Squillace Lido, S. Messa e inizio
Missione Popolare
19 ore 17 Vallefiorita - Consacrazione nuovo
altare
21 Via Crucis Catanzaro Lido
22 Zagarise, partecipa al Convegno organizzato in onore del procuratore Le Donne
ore 18 Seminario San Pio X, Inaugura Mostra “I misteri del dolore”
23 Chiesa Cattedrale, S. Messa con l’Opus
Dei
25 Soverato, partecipa al Convegno sul
“Gioco d’Azardo”
ore 17.30 - Parrocchia “S. Antonio” Ordinazione Diaconale
27 Catanzaro, Scuola “CHIMIRRI” S. Messa
ore 18 Provincia, incontro Famiglia
28 Via Crucis Cropani
31 Catanzaro ore 11 Basilica dell’Immacolata,
S. Messa interforze
ore 16 Istituto Teologico Calabro “S. Pio
X”, interviene al Convegno “Vivarium”
ApRIlE
2 Palermo Partecipa al Seminario di studi
Graviniano “L’impenetrabile decreto dell’Altissimo – il Principe Palagonia alla ricerca del vero legame dell’amore”
3 ore 18 Provincia, incontro Famiglia
4 Catanzaro, Sala Consiliare partecipa al
convegno sui Minori
ore 17 Serra San Bruno, presiede la Via
Crucis della zona pastorale Sud
Satriano Marina, parrocchia madonna
della Pace, amministra il Sacramento della
Confermazione
7-9 Catanzaro, partecipa ai lavori della Conferenza Episcopale Calabra
9 Catanzaro ore 11.30 - S. Messa presso
L’Ospedale Ciaccio
10 Catanzaro ore 11.30 S. Messa presso
Ospedale Pugliese
10 Badolato Marina, Inaugurazione della Via
Crucis
11 Incontro della Polis con dott. Tarquinio e
dott. Cosenza
Catanzaro, Tribunale, S. Messa
13 Chiesa Cattedrale, Domenica delle Palme
14 Catanzaro, ore 10,00 S. messa presso
l’Istituto Penitenziario di Siano
Ore 11.30 Catanzaro, S. Messa presso
l’Istituto Penitenziario Minorile
16 Chiesa Cattedrale, S. Messa Crismale
17 Chiesa Cattedrale, S. Messa in Coena Domini
18 Chiesa Cattedrale, Liturgia del Venerdi
Santo
19 Catanzaro, Chiesa Cattedrale Veglia Pasquale
20 Squillace, Concattedrale, Solenne Pontificale di Pasqua
21-26 Partecipa al Pellegrinaggio in Terra
Santa
27 Roma, Partecipa alla Canonizzazione di
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
30 Catanzaro, parrocchia Mater Domini, Amministra Sacramento della Confermazione 5
ARCIDIOCESI METROPOLITANA
DI CATANZARO - SQUILLACE
Prossimo
appuntamento:
11 aprile - Comunicare
Sala delle Culture “E. Calderazzo”
Palazzo della Provincia di Catanzaro
(P.zza L. Rossi - Catanzaro) Ore 17.45
Periodico dell’Arcidiocesi Metropolitana
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4. Rendere ragione della propria Speranza. Impegno politico e comunicazione pubblica tra nuove
tecnologie ed emergenza educativa.
Marco TARQUINIO
Matteo COSENZA
Fondato nel 1982
Editore e Redazione
ARCIDIOCESI METROpOlITANA
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della Stampa del Tribunale
di Catanzaro il 16 gennaio 1982.
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CulTuRA
QUANTO È DIFFICILE EDUCARE E TRASMETTERE LA FEDE
La società occidentale rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero
I
n uno dei suoi Discorsi, precisamente il 185, sant’Agostino scriveva: Expergiscere, homo: quia
pro te Deus factus est homo (“Svegliati,
uomo perché per te Dio si è fatto
uomo”). Con questo invito, piuttosto
perentorio il vescovo additava ai fedeli
la strada per arrivare alla comprensione
del senso autentico dell’incarnazione di
Dio.
A quanto scrive don Armando Matteo, da circa settant’anni si sono purtroppo verificati alcuni fattori negativi
che tutti ormai conosciamo a menadito:
la società occidentale rischia di essere
soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile verso il quale l’hanno trascinata
una serie impressionante di “ismi” (nichilismo, edonismo, materialismo). Tra
questi intoppi di percorso e difficoltà
sul piano della trasmissione della fede,
l’autore sottopone a un focus particolare due fenomeni strettamente correlati: l’ormai evidente difficoltà di
educare le nuove generazioni e l’oggettivo disagio degli adulti a svolgere questo delicato e cruciale compito. È una
complicazione, questa, che ha radici
lunghe. Già nel concilio Vaticano II i
padri avevano ravvisato, in armonia
con Paolo VI, l’urgenza di dedicarsi in
modo specifico al tema dell’antropologia, al bisogno di interrogarsi sul rapporto tra la Chiesa e la fede da un lato,
e l’uomo e il mondo di oggi dall’altro.
Quella pre e quella postconciliare è in
definitiva la medesima Chiesa: una,
santa, cattolica e apostolica in cammino. E allora? Dove sta l’inciampo,
dove l’aporia? Don Armando Matteo,
come dicevo, ha puntato il dito su una
carenza davvero originale, nel senso di
impossibilità di confronto con elementi
omologhi: per lui siamo in presenza di
una generazione (quella nata tra la
metà degli anni Quaranta e Sessanta) di
cinquantenni–settantenni che non sono
mai diventati adulti, si sono “bloccati”
(il vocabolo è dell’autore), come inchiodati da una sindrome “giovanilistica”
(anche questo aggettivo è suo) che inabilita centinaia di migliaia di adulti-non
adulti alla traditio di princìpi e valori a
chi veniva dopo in ordine di tempo:
figli, alunni, giovani avviati al lavoro,
alla vita. Il risultato, è ovviamente, di-
sperante. Nella sua prima allocuzione
alla diocesi romana Papa Ratzinger
disse chiaro e tondo che le emergenze
da affrontare erano tante e serie, ma la
prima era quella educativa. Né il Pontefice (nel 2005, ma anche successivamente), né altri specialisti hanno
ignorato le difficoltà intrinseche del
processo educativo, il quale si realizza
fondamentalmente tra trasmissione e
personalizzazione e il suo impegno di
base è evitare che la trasmissione del
messaggio si risolva in un semplice indottrinamento e invece aiuti a promuovere la capacità di apprendere da sé,
liberamente ed autonomamente.
E inoltre sono fondamentali sia la validità della proposta sia l’autorevolezza
dell’educatore. Ma proprio qui nasce la
tautologia, purtroppo.
Storicamente parlando, partendo dall’enciclica di Pio XI Divini ilius magistri
sull’educazione dei giovani (1929), il
magistero non ha mai trascurato questo
cruciale ambito dell’apostolato di evangelizzazione proprio dei laici. Per esempio, nella Costituzione dogmatica
Lumen gentium del 1965 (16) e nel Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, del 1966 (n. 11), ed
anche nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del 1975, dove al n. 73
Paolo VI scrive: «Per tutti gli operai dell’evangelizzazione è necessaria una
seria preparazione. Lo è ancor di più
per coloro che si dedicano al ministero
della Parola. […] Quelli che hanno il
compito di trasmettere devono manifestare la più grande attenzione alla dignità…».
In tempi recentissimi, la Conferenza
episcopale italiana ha segnalato con
viva preoccupazione che «i giovani si
trovano spesso a confronto con figure
adulte demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita
che suscitino amore e dedizione» (Educare alla vita buona del Vangelo, 2010,
12). A questo quadro abbastanza grave
e sconsolante, don Matteo aggiunge
l’«aggravante» del complesso del giovane, che Sigmund Freud un secolo fa
identificava con il narcisismo, che non
è cosa da poco, giacché stiamo parlando
di un’anomalia del comportamento sessuale, che nei casi «più comuni e meno
accentuati, (per esempio l’immaturità),
resta pur sempre una devianza psicotica che conduce sovente ad effetti di de
realizzazione». L’autore, è vero, ha evitato perfino di adombrarlo, ma in compenso si è affidato, per quantificarne la
negatività, ai dati di due ricerche sociologiche: la prima, del 1981, della rivista
«Il Regno»; la seconda è quella condotta
(2010) dall’Istituto Iard, su commissione della diocesi di Novara, Centro di
Orientamento pastorale. Sintetizza l’autore che la religione resta «nell’ambito
di una più generale aspirazione alla spiritualità, ma perde la forza di elemento
di costruzione dell’identità personale».
I giovani rimproverano molte carenze
ai formatori, segnatamente ai religiosi,
che in generale diffondono di sé un’immagine poco evangelica, aggravata da
uno stile di vita non improntato alla sobrietà e alla povertà. Una Chiesa nella
quale restano disattesi i “tre consigli”
suggeriti dal cardinale Carlo Maria
Martini in limine mortis: «Il primo è la
conversione […]; il secondo è la Parola
di Dio; […] il terzo è rappresentato dai
sacramenti».
Il libro si conclude con l’auspicio che
i credenti trovino il coraggio di interrogarsi sulla qualità umana della propria
fede. Insomma, un testo interessante,
documentato e coraggioso, che merita,
perciò di essere letto e meditato.
X Vincenzo Bertolone
3
15 marzo 2014
ATTuAlITà
Nella Sala delle Culture del Palazzo della Provincia
Dialoghi con la polis: uno stile di impegno
Incontro con il card. Angelo Amato e con il prof. Ulderico Parente
sui più autentici testimoni del Vangelo nella vita politica
S
i è svolto nel pomeriggio di giovedì 6 marzo alla Sala delle Culture del Palazzo della Provincia
di Catanzaro il secondo incontro del
ciclo dei “Dialoghi con la polis”, organizzato dall’Arcidiocesi e curato da don
Salvino Cognetti, responsabile della
Scuola diocesana di formazione sociopolitica. Al centro di questo secondo
appuntamento socio-culturale, moderato dal prof. Antonio Viscomi, docente
di Diritto del Lavoro all’UMG, è stato
lo stile profetico di un impegno politico
concepito come via per la santità e realizzato con coerenza e passione, in diversi luoghi e periodi storici, da vari e
veri testimoni del Vangelo dotati di “un
cuore che vede” oltre il presente e
orientati verso il bene di
tutta la collettività.
L’argomento specifico dell’incontro – “Un cuore che
vede. Impegno politico e testimoni profetici: la politica
come via per la santità” – è
stato approfondito con la
qualificata partecipazione
del card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione
per le Cause dei Santi, e del
prof. Ulderico Parente. Il
primo si è soffermato sulla
limpida figura di Tommaso
Moro, cancelliere del re Enrico VIII d’Inghilterra, ucciso
nel 1535 per la sua coerente
fedeltà al Vangelo piuttosto che al re e
scelto nel 1935 come santo patrono dei
politici cristiani; il secondo ha ripercorso la storia dell’impegno politico di
Giorgio La Pira (1904-1977).
Nell’intervento introduttivo don Salvino Cognetti ha sottolineato il valore
della politica come via per il raggiungimento della santità: l’impegno per la
città dell’uomo, infatti, espresso con
una coscienza ben formata e informata,
con coerenza, trasparenza, rigore morale e piena maturità personale, senza
alcun estremismo esasperato, può certamente contribuire in modo efficace
alla promozione dei valori umani e al
discernimento del disegno di Dio nella
realtà presente, personale e sociale;
4
15 marzo 2014
questo impegno richiede una grande fiducia nella ragione ma anche la piena
consapevolezza della fragilità dell’intelligenza umana e una certa apertura
alla dimensione trascendente, perché
esso non diventi un idolo di cui l’uomo
può rimanere schiavo; non è infatti la
politica l’unico fattore determinante
della liberazione integrale dell’uomo,
ma piuttosto un veicolo di trasmissione
che concorre a realizzarla nella dimensione storica.
Il primo concetto messo in risalto dal
card. Angelo Amato è la vocazione universale alla santità, come perfezione
nella carità, che fa parte del prezioso
patrimonio ereditato dai Padri del Concilio Vaticano II: la santità non è relativa
allo stato di vita (sacerdotale, monacale,
celibatario o verginale) ma è possibile
ad ogni persona che percorra il suo
cammino terreno nella fedeltà a Cristo e
nella coerenza al Vangelo, nello spirito
del dono di sé fino al sacrificio, testimoniando a tutti ogni giorno la gioia e
la fraternità cristiana da cui si lascia
abitare. Quindi, sebbene quest’affermazione sembri oggi antitetica e paradossale, la santità è possibile anche ai
politici, ritenuti dai più non solo ricchi
e potenti ma anche ladri, bugiardi, disonesti e inaffidabili, molto distanti
dalla sensibilità della gente comune che
fatica ad affrontare i propri problemi
quotidiani. Come e forse più di altri
laici impegnati nelle realtà temporali,
essi sono esposti alle tentazioni dell’uso
arbitrario del potere e della manipolazione della verità e pertanto sono bersagli dell’adulazione o dell’aggressività
popolare più o meno giustificata e non
dell’immediata attenzione e dell’umana
simpatia degli altri cittadini, che invece
tributano ai santi ammirazione e imitazione, quali benefattori dell’umanità,
capaci di rendere più umano il tenore
di vita della società terrena.
Seppure poco evidenti sui vari libri di
storia e sulle pagine dei giornali, non
mancano però tra i politici del passato,
remoto e recente, coloro che, in conformità al Vangelo, hanno saputo attribuire al potere e all’autorità a loro
disposizione il giusto e nobile significato di “servizio”,
hanno saputo servire
lealmente il proprio
popolo, piuttosto che
servirsene o farsi servire, e hanno messo al
giusto posto di priorità i destinatari nella
scala della propria fedeltà: prima Dio e la
propria
retta
coscienza, poi le leggi e
le autorità dello Stato,
quindi tutto il resto.
Di sicuro essi hanno
comunque dato il primato alla giustizia e
alla carità.
Testimone esemplare di questa coerenza al Vangelo nella gestione degli affari collettivi fu Tommaso Moro
(1475-1535), avvocato, segretario e poi
cancelliere del re d’Inghilterra Enrico
VIII. Per la sua ferma opposizione al
giuramento di fedeltà al re dopo il suo
divorzio da Caterina d’Aragona e l’assunzione del ruolo di capo della Chiesa
anglicana egli fu condannato a morte e
decapitato il 7 luglio 1535.
Nel 1935 Tommaso Moro fu giustamente proclamato santo e celeste protettore dei politici e governanti ma la
sua serena e convinta testimonianza di
Cristo, giunta fino al martirio e alla santità, non fu frutto occasionale di improvvisazione: risposatosi dopo la
ATTuAlITà
morte della sua prima moglie, egli trascorreva molto tempo nella preghiera e
nello studio, non disdegnava di cantare
in chiesa e di partecipare ai pellegrinaggi penitenziali ai santuari londinesi;
dotato di un grande senso di equità, difendeva gratuitamente in tribunale le
cause dei poveri, delle vedove e degli
anziani e nella società i diritti dei giovani e delle famiglie; umile, sereno e
gioviale, era fedele alle autorità e alla
giustizia; non era un dissidente ma concepiva il governo come esercizio di
virtù ed era fermamente convinto dell’indissolubilità del matrimonio; quale
testimone della voce di Dio nella coscienza dell’uomo, sapeva tradurre la
fede in progetti operativi di carità politica.
Oltre alla figura esemplare di Tommaso Moro, che può essere orientativa
per ogni politico cristiano, il cardinale
Amato ha segnalato all’attenzione dei
numerosi presenti anche altri personaggi, compresi re e regine, che in vari
periodi storici si sono distinti per la loro
eroica fedeltà al Vangelo associata ad un
concreto impegno per lo sviluppo
umano della città terrena.
Meritano un doveroso e grato ricordo:
- Ildegard Burian, dottoressa ebrea austriaca, presidente dell’associazione delle
lavoratrici domiciliari, che dedicò il suo
impegno alle ragazze traviate, ai bambini psicopatici e ai borghesi impoveriti;
- la Regina Maria Cristina di Savoia
(1812-1836, figlia di Vittorio Emanuele e
sposa di Ferdinando di Borbone, morta
nel dare alla luce Francesco II e beatificata nello scorso mese di gennaio 2014),
la quale manifestò la sua grande nobiltà
d’animo nelle caserme militari e nelle
botteghe degli artigiani;
- la marchesa di Barolo, che operò
senza posa per il miglioramento delle
gravi condizioni delle carceri e per il
reinserimento sociale dei detenuti;
- il Re Carlo d’Asburgo, Giuseppe Toniolo, Lazzati, Sturzo, Necchi, S. Giovanni Bosco;
- il ven. don Antonio Palladino, promotore della cultura dell’incontro per la
risoluzione pratica dei problemi concreti
a Cerignola (FG) in un periodo di accaniti scontri frontali fra imprenditori e sindacati.
Tutti appassionati del bene dell’Italia,
mossi dal senso del giusto, del vero e del
bello, essi hanno dimostrato con fatti
concreti che il Vangelo non è un elemento di disturbo per la vita di un popolo ma costituisce piuttosto, se
testimoniato in modo fedele, credibile e
coerente, un benefico catalizzatore di
energie sane e vitali.
Il prof. Ulderico Parente ha focalizzato
l’attenzione sulla figura di Giorgio La
Pira (1904-1977), espressione del terremoto sociale scatenato nel mondo del lavoro da Papa Leone XIII, che aveva
sollevato la grave questione morale sul
giusto salario dei lavoratori, e dalla recente nascita della Dottrina Sociale della
Chiesa. Era urgente, allora come oggi,
che i cristiani uscissero dalle sacrestie ed
offrissero il loro contributo concreto per
la risoluzione dei problemi sociali,
agendo in modo da rendere anche la politica una via di santità, quale fu anche
per Benigno Zaccagnini.
Dopo aver citato le abbondanti fonti di
riferimento (40.000 lettere), il relatore ha
delineato il percorso di vita di Giorgio La
Pira, articolato in tre tappe fondamentali:
la tappa messinese (1904-’27), caratterizzata dall’influenza dello zio ateo, mas-
sone e anticlericale, fino a quando nel
1924 ritrovò la fede e ne fu pienamente
felice; la tappa fiorentina (1927-’39), caratterizzata dagli studi universitari di Diritto Romano, dagli studi su S. Tommaso
d’Aquino e dal profondo radicamento
nella vita ecclesiale fiorentina, in un austero stile di vita monastica connotato da
intensa spiritualità eucaristica, carità e
frugalità; la tappa romana (1939-’77), caratterizzata dall’impegno politico nazionale fondato sulla centralità della
persona umana, prioritaria rispetto allo
Stato, sull’opposizione al fascismo e sulla
coraggiosa difesa degli ebrei. Dopo l’elezione all’Assemblea Costituente e al Parlamento, egli fu sottosegretario al Lavoro
(ministro Fanfani) e poi sindaco di Firenze dal 1951 al 1965. Il suo impegno
politico fu sempre associato ad un quotidiano e impegno religioso, mai nascosto
ma nemmeno fideistico, che lo portava a
leggere i segni dei tempi al di là dell’apparenza. Non approfittava mai del suo
ruolo di potere per trarne vantaggi personali o familiari, mentre stava sempre
attento alle buone notizie, ai poveri e agli
ultimi. Non fu immune da accuse e accese contestazioni, anche all’interno
della DC, anche da parte di Sturzo, ma
fu sempre avverso ad ogni forma di iniquità, anche se coperta dalla legge.
Dal suo stile anche i politici dei nostri
giorni possono trarre orientamento per
un impegno più proficuo: esso era caratterizzato da fede, contemplazione, concretezza e distacco, elementi validi
ancora oggi.
In conclusione l’Arcivescovo mons.
Bertolone ha sollecitato tutti i presenti a
superare il fatalismo e la rassegnazione
permanente, la pigrizia, la paura e l’indifferenza, che non si addicono ai fedeli
cristiani: tutti siamo chiamati ad elevare
lo sguardo oltre gli angusti confini del
presente e a progettare e realizzare insieme un vero cambiamento, come sale,
luce, lievito e fermento. Bisogna crescere
tutti insieme nella speranza (che non si
può commissariare), nell’impegno, nella
determinazione e nella passione civile.
La fede cristiana ci può aiutare in questo,
perché non è un’astrazione né una celebrazione rituale vuota ma è vita piena
vissuta da chi lascia entrare in sé il Risorto, il Redentore; il nostro impegno
sarà efficace se noi sapremo essere credenti, coerenti e credibili.
Guido Mauro
5
15 marzo 2014
la Chiesa
in lutto
per la tragica
morte
di padre
lazzaro
longobardi
ATTuAlITà
«S
olo i coraggiosi
sanno perdonare.
Un vigliacco non perdona
mai, non è nella sua natura».
Vigliacco certo non era padre Lazzaro
Longobardi, il sacerdote redentorista ucciso a Sibari da uno dei tanti poveri, derelitti, ultimi, per aiutare i quali aveva
votato l’intera esistenza. E come scrive lo
scrittore Laurence Sterne, avrebbe perdonato anche il suo assassino, poiché ricco
del coraggio della fede, che in vita gli
aveva dato la forza di stare dalla parte dei
deboli e degli emarginati, in silenzio ma
con dignità, sfidando e vincendo le diffidenze anche di molti cattolici della domenica.
Ho conosciuto padre Longobardi, per
essere stato suo vescovo nel periodo del
mio ministero episcopale a Cassano. Per
lui il Vangelo erano i giovani, gli emarginati, i derelitti, in particolare i migranti
che nei campi della piana di Sibari vengono sfruttati come manodopera a basso
costo. A loro apriva il cuore e la casa.
Qualcuno, purtroppo, ne ha approfittato.
Ma il sacerdote, anche di fronte alle minacce ricevute negli ultimi giorni, non s’è
piegato. Ed a chi lo vessava ha dedicato
l’ultimo gesto d’amore, tenendolo lontano
dal carcere, convinto che la forza del dialogo e della Parola, come sempre, avrebbe
alla fine avuto la meglio, perché il bene
trionfa sul male. Però è stato ucciso. Il suo
esempio s’impone con forza nel tempo
speciale che stiamo vivendo, la Quaresima, tempo di conversione. La Chiesa ci
ricorda che «siamo in questo mondo ma
non siamo di questo mondo». Ci invita a
riprendere le forze per camminare ancora
6
15 marzo 2014
la vicinanza
dei Vescovi
calabresi
alla diocesi
di Cassano
allo Ionio
"U
lungo le strade strette e polverose, per i
sentieri tortuosi e impervi che portano
alla Pasqua. Camminare, sovente, contro
corrente. Morire per i poveri, per generosità, da sacerdote, persino in Calabria, che
non è solo terra di ’ndrangheta, malaffare,
scandali e cattiva politica, ma anche palcoscenico di storie di impegno solidale e
generoso.
Quaresima vuol dire che sperare contro
speranza è possibile se si è docili al soffio
dello Spirito, che sussurra un nome, indica una via, infonde nuova energia. Vivere il Vangelo significa scontrarsi con chi
incarna con la violenza, lo sfruttamento,
il male, il crimine. Non sempre è facile,
come rammenta in ogni occasione papa
Francesco, col suo invito ad essere e a diventare sempre più una Chiesa della
strada che fa, opera, testimonia, continuando a tenere aperto con il cuore le
porte. Per riuscirvi serve l’umiltà, soprattutto di ammettere una grande verità:
tutto è dono, tutto è grazia.
Certo, impressiona - e non poco - la velocità con la quale si precipita verso gli
abissi più profondi dell’anima umana, nel
cui baratro si perdono le ragioni dello
stare insieme e della stessa vita. È nel buio
di quel vuoto che chi non perdona crede
di essere il più forte. Nulla di più falso: è
forte veramente chi, come Cristo sulla
croce, alza le braccia e si lascia crocifiggere. «A volte – ricorda proprio papa Bergoglio - ci sembra che Dio non risponda
al male, che rimanga in silenzio. In realtà
Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è
amore, misericordia, perdono».
X Vincenzo Bertolone
na Chiesa provata,
una terra segnata
dalla spirale della violenza alla quale vogliamo esprimere la nostra vicinanza nella
preghiera al Signore della consolazione e della vita”. Lo scrive in una
nota il presidente della Conferenza
Episcopale Calabra, monsignor
Salvatore Nunnari, dopo l’uccisione di padre Lazzaro Longobardi
avvenuta nei giorni scorsi a Sibari.
Il presule, a nome di tutti i vescovi della regione, esprime “vicinanza” alla diocesi di Cassano
Ionio e al suo vescovo, monsignor
Nunzio Galantino, sottolineando
che “l’atto violento perpetrato nei
confronti di un parroco che ha ope-
rato in una zona di periferia evidenzia come i nostri sacerdoti e
religiosi operano silenziosamente
ed in contesti di frontiera”. La Calabria – aggiunge monsignor Nunnari - è “una terra meravigliosa e
difficile dove come credenti ci troviamo ad operare tante volte in situazione
di
emergenza
e
accogliendo difficoltà, disperazione
e malumori di quanti cercano sollievo. Nonostante la condivisione ci
troviamo a poter, tante volte, stare
solo accanto a certe problematiche
più grandi di noi e non sempre veniamo compresi. Il Signore - conclude
il
presidente
della
Conferenza Episcopale Calabra tocchi i cuori e non scoraggi
quanti continueranno a servire i
poveri e gli ultimi".
ATTuAlITà
Mons. Galantino: il martirio di padre lazzaro,
un dono per la nostra Chiesa
A Lattughelle di Sibari i funerali del religioso ucciso lo scorso 2 marzo
«S
in dal primo momento ho
invitato a guardare al sangue versato da padre Lazzaro come al sangue di un martire della
carità. Il suo martirio è un dono ma
anche un compito per la nostra Chiesa».
Era provato ma determinato stamattina
monsignor Nunzio Galantino, vescovo
di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei, durante i funerali di
padre Lazzaro Longobardi, il prete ucciso a sprangate domenica 2 marzo
nella casa canonica in cui viveva, a Sibari. Alla cerimonia funebre, celebrata
nella chiesa di San Raffaele Arcangelo
di Lattughelle, di cui padre Lazzaro era
parroco, hanno partecipato più di mille
persone nonostante la pioggia e lo spazio limitato nella piccola chiesa che ha
costretto la maggior parte dei presenti
a seguire la funzione all’esterno, nel
piazzale antistante che sarà dedicato
proprio a padre Lazzaro. Al fianco di
monsignor Galantino, oltre a tutti i sacerdoti diocesani, il vescovo di Lungro
Donato Oliverio, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace ed ex Pastore della
Chiesa cassanese Vincenzo Bertolone, il
vescovo di Alghero-Bosa Mauro Narua
Morfino.
«Il martirio di padre Lazzaro - ha aggiunto monsignor Galantino - è un
dono che il Signore ci ha fatto attraverso una persona della quale forse
qualcuno di noi, anche sacerdoti, non
conosceva nemmeno il timbro della
voce tanto era riservato. Mi domando
con voi: cosa vogliamo farcene di questo dono,
giunto a noi in maniera
così drammatica? Vogliamo continuare a svuotarlo dall’interno con una
pastorale fatta di reticenze
che amiamo chiamare rispetto per le tradizioni?
Vogliamo sotterrarlo sotto
la sterile ripetitività di
gesti che, per quanto carichi di sacralità, sortiscono
solo l’effetto di mettere a
posto la nostra coscienza
per lo più addormentata?
Il martirio di padre Lazzaro ci dice che la nostra
Chiesa e il nostro territorio
hanno le energie necessarie e possono contare su
una religiosità straordinarie, capaci di ridare vita e
di far germogliare speranza. Se è vero che “il sangue dei martiri è vita di nuovi cristiani”, come
affermava Tertulliano - ha proseguito
monsignor Galantino - il sangue versato da padre Lazzaro ottenga alla nostra Chiesa una vita nuova. Nuova
perché più evangelica, più attenta ai bisogni degli ultimi e meno ripiegata,
come ci invita a fare Papa Francesco, su
se stessa, perché disponibile a lasciarsi
guidare dallo Spirito di Dio piuttosto
che dallo spirito del mondo».
Mercoledì 19 marzo su iniziativa
delle associazioni sibarite, chiamate a
raccolta dal parroco don Francesco Faillace, padre Lazzaro sarà ricordato con
una fiaccolata silenziosa da Lattughelle
a Sibari. Per il giorno dei funerali il Comune ha dichiarato il lutto cittadino
mentre don Faillace ha invitato i fedeli
a preferire ai fiori il sostegno alla raccolta di fondi destinati alla Caritas diocesana per finanziare progetti a fini
sociali
Per l’omicidio del sacerdote di origini
campane, ma a Sibari da quasi trent’anni, è stato arrestato Nelus Dudu, un
ventiseienne romeno cui il prete aveva
dato accoglienza. È accusato d’estorsione, oltre che del delitto, poiché gli inquirenti ritengono che oltre ad averlo
colpito a morte, nelle settimane precedenti avrebbe anche provato a estorcere
denaro a padre Lazzaro minacciandolo,
altrimenti, d’accusarlo ingiustamente di
rapporti equivoci. Altri due romeni, coi
quali Dudu viveva, sono stati indagati a
piede libero per favoreggiamento poiché l’avrebbero aiutato a crearsi un
alibi. E magari, sospetta l’accusa, lo
spingevano pure a chiedere denaro al
prete.
Domenico Marino
7
15 marzo 2014
ChIESA
un anno con papa Francesco: primavera della fede
sciremo a capire che il Papa è il vicario di
Cristo che porti o no la mozzetta. Non è
un VIP con cui fare la foto per vantarsi
con gli amici. Non è un divo del cinema il
cui poster va attaccato al muro. No. Il
Papa ha un ruolo sacro e Francesco lo sa
benissimo. La sua grande attenzione per i
poveri, la sua passione per la gente comune, sono sentimenti che vanno vissuti
nella Chiesa altrimenti il rischio è di parlare solo del Papa come un “personaggio”
e di dimenticare che esiste tutta la Chiesa
universale fatta di persone, di quel Popolo di Dio che il Papa ama tanto e che
davvero non vorrebbe venisse dimenticato per causa sua.
Un anno è passato e non sappiamo
quanti anni ancora la Chiesa camminerà
con Papa Francesco. Dobbiamo però imparare a capire davvero cosa significa il
“cambiamento” di Papa Francesco. Non
un cambio di vestiti o di scarpe, non un
cambio di dottrina da stravolgere seguendo le mode, ma un cambiamento
profondo del cuore, una conversione che
ci porti un po’ più vicino a Dio e all’uomo.
Più che aver voglia di abbracciare il
Papa, più che stare delle ore in attesa di
un suo saluto fuggevole, o di una foto,
torniamo a casa ogni giorno a leggere una
pagina di un suo discorso. Magari qualche passaggio delle sue omelie del mattino, quella “catechesi di Santa Marta”
che pur non essendo Magistero solenne
della Chiesa è pane quotidiano per il nostro cuore.
Un anno è passato, ci siamo abituati
allo stile di Papa Francesco, non abituiamoci alle sue parole e, alla scuola del Vangelo, impariamo proprio da lui, ad
occuparci degli altri, dei vicini, di chi
chiede aiuto e anche di chi non ce lo
chiede. Sarà questo il vero “effetto Francesco”.
Angela Ambrogetti
lus o udienze generali.
Ad un vescovo della Calabria, mons.
Nunzio Galantino, Papa Francesco ha voluto affidare la segreteria generale della
Cei, lo scorso 30 dicembre. In quella occasione ha inviato alla diocesi calabrese una
lettera nella quale ha chiesto il “permesso” di poter avere a Roma mons. Galantino, il loro vescovo. “Forse vi
sembrerà strano che vi scriva, ma lo faccio
per chiedervi aiuto”, si legge nella lettera:
“per una missione importante nella
Chiesa italiana, ho bisogno che monsignor Galantino venga a Roma”. E sempre
alla diocesi di Cassano allo Ionio si è rivolto qualche settimana fa dopo la barbara uccisione di un bambino di appena
tre anni, Cocò Campolongo, ritrovato carbonizzato in una macchina insieme al
nonno e alla sua compagna. “Oggi in questa piazza ci sono tanti bambini - ha detto
il Papa durante la preghiera mariana dell’Angelus il 26 gennaio - e io voglio ricordare Cocò Campolongo, a tre anni
bruciato in macchina e ucciso” con l’invito a pregare “con Cocò, che di sicuro ora
è in Cielo con Gesù, per le persone che
hanno fatto questo reato, perchè si pentano e si convertano al Signore”.
E domenica scorsa l’invito ai giovani
calabresi ad essere “testimoni privilegiati
di speranza” e di lasciarsi “contagiare
dalla freschezza e dalla gioia del Vangelo”
per diventare “protagonisti della carità e
dell’autentica promozione umana per essere consapevoli costruttori di un futuro
migliore”. L’occasione la marcia della Penitenza svolta a Paola su iniziativa della
Consulta giovanile dei Frati Minimi guidata da padre Giovanni Cozzolino. Era
stato lo stesso religioso ad informare il
pontefice di questa iniziativa durante un
incontro in Vaticano. Papa Francesco conosce San Francesco di Paola, molto venerato in Argentina, non solo dai
calabresi. Adesso lo aspettiamo in Calabria…speriamo presto…
Raffaele Iaria
É
passato un solo anno e di fatto
sembra molto di più. Perché Papa
Francesco fin dalla sua elezione ci
ha travolto con il suo modo informale e
latinoamericano di fare. Tante cose da
scrivere, novità nel linguaggio, gesti da
decifrare, e un programma di pontificato
da comprendere. Perché dalle molte cose
che ogni giorno dovevamo raccontare, telefonate agli amici, abbigliamento, abbracci alla gente e proverbi argentini, non
riuscivamo a capire bene quale fosse la
linea del pontificato.
In effetti era più semplice di quanto immaginassimo. E’ il Vangelo e il Magistero
della Chiesa. Tradizione e Vangelo.
Niente rivoluzione, nessuno stravolgimento, se non nello stile.
Non è che la Chiesa di cui ci parla Francesco sia diversa da quella di cui ci parlavano Benedetto e Giovanni Paolo. No.
Anche perché la Chiesa non è dei Papi, è
di Dio.
Anzi quel grande rumore mediatico che
è nato attorno a Francesco, a Francesco
non piace. Lo ha detto lui stesso. Usando
parole praticamente uguali a quelle di Benedetto XVI: il Papa non è una pop star.
Ecco dopo un anno, forse, finalmente, riu-
Papa Francesco
e la Calabria
“Pregate per me”. E’ stata una giornata
di ritiro spirituale quella trascorsa da
papa Francesco lo scorso 13 marzo, primo
anniversario della sua elezione al Soglio
pontificio. L’unico segnale è stato questo
twett che rimanda all’invito di un anno fa,
appena dopo la sua elezione quando ha
chiesto alla folla di piazza San Pietro di
pregare per lui. Una giornata come tutte
le altre: “oggi il Papa non fa niente di speciale e di diverso dagli altri giorni.
Prega”, ha detto il direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, padre Federico
Lombardi ai giornalisti.
E in questo giorno ci sono venuti alla
mente alcuni “contatti” che Papa Francesco ha avuto con la nostra regione a partire da quel legame che lo unisce a tanti
nostri corregionali: quello di figlio di emigranti italiani in Argentina, il Paese dove
vivono molti calabresi. Ma non solo. In
questo anno Papa Francesco ha incontrato molti corregionali ed ha rivolto alcuni messaggio ai fedeli della nostra
regione che partecipavano a momenti
pubblici in piazza San Pietro come Ange-
8
15 marzo 2014
uN NuOVO SANTO pER lA CAlABRIA
E’ il Beato Nicola Saggio
dell’Ordine dei Minimi,
il primo Minimo che sarà proclamato
ufficialmente “santo”
U
n nuovo santo per la Calabria. E’
il Beato Nicola Saggio dell’Ordine
dei Minimi, il primo Minimo che
sarà proclamato ufficialmente “santo”. In
questa settimana la Congregazione per la
Causa dei Santi ha espresso parere favorevole. Il Beato Nicola Saggio, oblato professo dell’Ordine dei Minimi, nacque a
Longobardi in provincia di Cosenza, il 6
gennaio 1650 da pii e laboriosi contadini.
Dal lavoro dei campi, santificato con la
preghiera, la vita sacramentale e l’esimio
esercizio delle virtù cristiane, passò alla
vita consacrata nella Regola di San Francesco di Paola.
A Roma, come nella sua città natale e altrove, diede autentica testimonianza
evangelica distinguendosi particolarmente nell’adempimento dei vari doveri,
accompagnato da fervida ascesi di preghiera, di umiltà di carità e di penitenza.
Il Signore lo investì dei suoi carismi: bastava che il fraticello guardasse una mano
a e tre dita alzate ad indicare la SS. Trinità
che venisse rapito in estasi.
Alcune testimonianze raccontano che il
frate Nicola si elevasse da terra durante i
momenti di estasi. Ebbe il dono di poter
compiere dei miracoli.
Ciò che contraddistingueva il Beato Nicola era l’osservanza dell’Obbedienza,
dell’Umiltà e soprattutto della carità.
La “Charitas”, l’emblema di San France-
IN DIAlOGO
…
Dio è fedele
Se siamo nati in una nazione cristiana e in una famiglia cristiana,
non è merito nostro ma è opera di
Dio. Se siamo stati arricchiti in Cristo, è un dono del nostro Padre celeste. Adesso che abbiamo ricevuto,
nella persona del suo Figlio, il pegno
del suo amore eterno, sappiamo che
Egli sarà fedele alla sua promessa.
E dobbiamo essere sicuri che ci proteggerà, ci guiderà e ci sosterrà fino
alla fine.
Clotilde Albonico
sco di Paola ed è proprio sulle orme di
Padre Francesco che Nicola ha mosso i
primi passi che lo hanno condotto verso
l’amore di Dio.
L’umiltà, l’amore verso i poveri, la solidarietà agli emarginati e la penitenza che
ha contraddistinto il beato Nicola, sono le
ricchezze che lo hanno portato “più in
alto delle aquile” come lui soleva dire.
Morì il 3 febbraio 1709 pronunciando le
parole “Paradiso, Paradiso”.
Il Beato Nicola Saggio, venne poi Beatificato dal Pontefice Pio VI il 17 settembre
1786.
L’inchiesta Diocesana sul presunto mira-
colo compiuto per intercessione chiara e
precisa del beato Nicola si è svolta dal 24
maggio al 14 giugno 2009 presso la Curia
Arcivescovile di Cosenza diretta da Monsignor Salvatore Nunnari.
Il 3 febbraio 2010, in occasione del terzo
centenario del ritorno alla casa del Padre,
i resti mortali del Beato Nicola, ottenuto
il permesso della Congregazione, sono
stati trasferiti dalla chiesa dei Padri Minimi di San Francesco di Paola ai Monti
in Roma al Santuario di Paola, e collocati
nella cella proprio nell’atrio antistante
alla Basilica, ora cappella, ove il nostro
beato svolgeva il suo ufficio di portinaio.
Il 13 dicembre 2012, si è riunita la Consulta Medica che ha ritenuto il caso scientificamente inspiegabile, quindi Miracolo.
Parere favorevole è giunto, poi, dai Teologi.
E infine il 4 marzo scorso la comunicazione inviata dal postulatore generale dell’Ordine dei Minimi padre Ottavio Laino,
nella quale affermava che anche gli Eminentissimi Cardinali hanno espresso il
loro parere favorevole e che, quindi, presto, il Beato Nicola Saggio potrebbe essere
ChIESA
il primo Santo, dopo il Santo Fondatore
San Francesco di Paola: al P. Ottavio
Laino il nostro plauso e di tutta la Famiglia Minima per l’instancabile lavoro
svolto con umiltà, sacrificio e amore all’Ordine e alla Chiesa.
Pervenuta la notizia, nella piccola chiesetta a lui intitolata situata in Longobardi
Marina e avvertito il parroco del centro
Don Francesco Sprovieri, le campane
hanno suonato a festa lasciando i cittadini
increduli e commossi ma con cuore una
grande gioia.
Il Rev.mo Correttore Generale P. Francesco Marinelli, nel comunicare ufficialmente la stupenda notizia all’intera
Famiglia Minima, afferma: “Comunico
con gioia che questa mattina l’Ordinaria
degli Eminentissimi Cardinali e degli Eccellentissimi Vescovi ha preso in esame
con esito positivo il miracolo del Beato
Nicola. Ringrazio insieme a voi il Signore
per la riconosciuta santità di questo nostro confratello, ‘Apostolo della carità’,
con una predilezione tutta particolare per
i poveri nella Roma del 1600. Un secolo in
cui la quadragesimalis vitae zelo et maioris poenitentiae intuitu è stata vissuta e
concretizzata nella Charitas. Al Beato Nicola, che svolge la sua opera tra la Calabria e Roma, si unisce in Francia il Beato
Nicola Barrè con la fondazione delle
Suore del Bambino Gesù, la cui missione
educatrice era rivolta alle fanciulle povere. Una lettura in quest’ottica della loro
santità ci farebbe veramente tanto bene.
Raccomando ai confratelli attivi nel ministero pastorale, in modo particolare
quello della salute, la diffusione della devozione verso in nostri Beati e Venerabili
con la conoscenza della loro vita e la preghiera di intercessione”.
Domenica 9 Marzo p.s., in occasione della
XII Marcia della Penitenza a Paola, sarà
proprio P. Ottavio Laino a presentarlo,
nella prevista Veglia di Preghiera, alle migliaia di giovani partecipanti, come modello di accoglienza “con cuore gioioso e
volto sereno” di ogni uomo.
Giovanni Cozzolino
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15 marzo 2014
SpIRITuAlITà
Il prezioso sussidio della Via Crucis
scritto dall’Arcivescovo Bertolone
Un invito spirituale a vivere insieme il percorso del Calvario
con un itinerario di penitenza e di misericordia
I
l cammino quaresimale della comunità ecclesiale è profondamente segnato ogni venerdì dalla
percorso della “Via Crucis”.
Nell’anno pastorale dedicato alla
opere di misericordia, l’Arcivescovo
metropolita di Catanzaro-Squillace,
Mons. Vincenzo Bertolone, ha donato
alle parrocchie, un prezioso sussidio
che ripercorre le quattordici stazioni
della Via Crucis, con una profonda riflessione spirituale che riprende anche
la lettera pastorale sulle opere di misericordia.
«La via dolorosa, con le sue quattordici stazioni - scrive nelle nota introduttiva l’arcivescovo Bertolone - ,
sembra, a prima vista, avvolta prevalentemente nel buio della sentenza ingiusta ai danni di un Innocente; dal
dolore fisico, morale e psicologico di un
Uomo provato dai flagelli, dalle spine,
dagli sputi, dalle offese e dalle denigrazioni, dalla sofferenza di restare impotente di fronte al dolore delle donne,
degli amici, della Madre, della morte
crudelmente inferta per crocifissione.
Eppure, lungo quella via, come canteremo la notte di Pasqua, deve comunque brillare la “Luce di Cristo: Lume
Christi, Deo gratias”».
Una profonda speranza che emerge
in tutto il testo: una Via Crucis segnata
dalla luce e dalla misericordia del SiArcidiocesi Metropolitana di
Catanzaro - Squillace
Santuario Diocesano
“Santa Maria delle Grazie”
Torre di Ruggiero
Gli esercizi saranno animati da Don Romano Matrone della Chiesa
Rettoria “Santissimo Nome di Maria” al Foro Traiano, Roma
La giornata inizia alle ore 9,00 e finisce alle ore 19,00 e continua per
chi resta la sera.
Il corso si svolgerà nella casa “S. Maria delle Grazie” della coop.
“Segni nuovi” (del progetto Policoro) La quota di partecipazione di un
giorno è di € 15,00; per la pensione completa è di € 30,00 ,la quota di
iscrizione è di € 5,00 .
Prenotazioni e informazioni:
Santuario 0967/93450 - 338 3362843 e-mail: [email protected]
Suore 0967/93635 e-mail: [email protected]
Casa “S. Maria delle Grazie” 388 9254473
10
15 marzo 2014
gnore, sempre pronto ad accogliere
amorevolmente il peccatore pentito desideroso di riconciliazione e di perdono,
per diffondere all’umanità amore e misericordia.
Ogni stazione della Via Crucis è stata
strutturata secondo questo ordine: annuncio della stazione, invocazione tradizionale (Ti adoriamo Cristo e ti
benediciamo), lettura biblica, meditazione, dialogo tra la guida e l’assemblea, breve preghiera conclusiva e
canto.
Come lo scorso anno, anche quest’anno l’Arcivescovo Bertolone presiederà in processione la Via Crucis in
quattro zone pastorali: il 14 marzo, alle
ore 18.00, nella zona di Catanzaro centro (dalla parrocchia di S. Giovanni Battista alla Chiesa Cattedrale); il 21
marzo, alle ore 18.00, nel quartiere di
Catanzaro marina (dalla parrocchia di
Santa Maria di Porto Salvo al Sacro
Cuore); il 28 marzo, alle ore 18.00, nel
comune di Cropani (dalla chiesa conventuale alla chiesa matrice); e il 4
aprile, ore 17, nella comunità di Serra S.
Bruno (dalla Certosa al Santuario di
Santa Maria del Bosco).
Il sussidio della Via Crucis scritto dall’Arcivescovo Bertolone, già in distribuzione in tutto il territorio diocesano
e non solo, rappresenta un invito spirituale a vivere insieme il percorso del
Calvario attraverso un itinerario quaresimale di penitenza e di misericordia,
con un invito concreto a rivestirsi degli
stessi sentimenti di consolazione che furono di Cristo, portando “vicinanza sincera, discreta, rispettosa, frutto di una
fede e di una umanità viva”.
uNA NOTA pASTORAlE DEllA CONFERENZA EpISCOpAlE CAlABRA
Sostenere i presbiteri in una Chiesa “povera per i poveri”
“S
ostenere i presbiteri in una
Chiesa povera per i poveri”: è il
titolo del recente documento
che i vescovi di Calabria hanno indirizzato
al clero ed ai laici delle dodici diocesi, dedicando una riflessione sul sostegno economico alla Chiesa. Una nota condivisa ed
approvata nell’ultima sessione invernale
della Conferenza Episcopale regionale del
3 febbraio scorso, frutto del lavoro svolto dal vescovo incaricato del settore, mons. Vincenzo
Bertolone.
La stesura del documento riprende e analizza i pilastri su cui
si fonda il “Sovvenire”: comunione, corresponsabilità, partecipazione dei fedeli, perequazione,
solidarietà, trasparenza e libertà,
delineando i compiti che una
“Chiesa povera per i poveri”,
come ama dire Papa Francesco,
deve attuare alla luce anche di
tanti testimoni della fede.
Nella prima parte del documento, in undici punti, viene descritta in
chiave teologico-pastorale “La Grazia
della povertà”, intesa come “carisma” e
“scelta generosa” della Chiesa e dei suoi
ministri ordinati. Mentre nelle seconda
parte si ripercorre “L’attuale sistema di sostentamento per il clero cattolico in Italia”,
attraverso una lettura ecclesiologica, pastorale, economica e giuridica.
«Da parte mia - afferma il presidente della
Cec, Mons. Salvatore Nunnari - accolgo il
documento con grande trepidazione, conoscendo le difficoltà che la società sta vivendo per la crisi economica che
impoverisce sempre più il nostro popolo.
A tutti dico: ogni pastore deve camminare
con il proprio gregge, in particolare in questo tempo, portando e condividendo interrogativi, attese, speranze, delusioni,
rivestendo di significato la stessa esistenza
con un impegno che nasce dal cuore che
dona con amore, che poi è il gesto della
condivisione evangelica: “Tutti erano una
cosa sola”».
Nel documento emerge come il presbitero,
chiamato a “vestirsi della virtù della povertà” per dedicarsi completamente a Cristo e al bene delle anime, «deve maturare
sempre più un giusto atteggiamento di distacco dai beni materiali in una logica che
non coltiva mai false sicurezze economi-
SpIRITuAlITà
che, ma accetta di dipendere economicamente dagli altri, e
agli altri, cioè alla comunità ecclesiale (e
non ai parenti), soprattutto nella stagione finale dell’esistenza, restituisce generosamente quanto
ha gratuitamente ricevuto nel corso della
sua vita presbiterale a motivo
del suo servizio presbiterale».
Tanti anche gli interrogativi che
il documento pone per far riflettere sul senso di responsabilità
cristiana: «Che cosa stiamo facendo per poter contare su presbiteri dalla vita sobria
soprattutto qualificati dal rispetto dei principi di legalità e di
giustizia in ogni cosa che abbia a
che fare con l’economia? A che
punto è la promozione dei Consigli affari economici nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle
congreghe e in tutti gli enti ecclesiastici? E’ davvero cresciuto il senso di
comunione e corresponsabilità ecclesiale,
come richiesto dal documento della Cec
“Sull’uso cristiano del denaro” ?».
Come appello finale il documento dei vescovi di Calabria invita tutte le comunità
ad attuare “una concreta promozione sul
territorio, affinché le offerte possano aumentare in ogni diocesi della Calabria”,
per ottemperare alle necessità di carità presenti sul territorio.
Esercizi spirituali del clero
a Torre di Ruggiero
NEl CuORE DEl VANGElO
C
on la grande preghiera sacerdotale di Cristo in Gv 17, abbiamo concluso i giorni di
esercizi spirituali, vissuti al Santuario
della Madonna delle Grazie a Torre
Ruggiero. Giorni, in cui Padre FabrizioCristarella Orestano, monaco, priore
del Monastero di Ruviano (CE) ci ha
proposto un cammino biblico sui discorsi di addio di Gesù nel quarto vangelo. Sono stati giorni segnati
dall’incontro con la Parola che purifica
e con l’Eucarestia che salva: «il potere
della risurrezione è la potenza dell’amore, l’amore divenuto potenza. Dio
è amore, e l’Amore è Vita, l’Amore crea
Vita…». Siamo entrati con Cristo nella
sua ora, quella che egli ha annunciato
così spesso come culmine e compimento di tutta la sua opera. Il silenzio
che regnava dentro e fuori la casa di accoglienza è stato un vero e proprio
“medicinale terapeutico”, per immergerci nuovamente nel dono del sacerdozio ministeriale, a cui senza nostro
merito, il Signore ci ha chiamati. Infine,
l’ospitalità ricevuta ha creato un clima
di fraternità e condivisione da rendere
ogni giorno ricco di grazia e “altamente gustoso”. La Vergine Maria ci ha
avvolti con il suo manto e ci custodirà
nel compiere la volontà di Dio nel seno
della nostra amata Chiesa diocesana.
Raffaele Zaffino
11
15 marzo 2014
TERRITORIO
Confronto culturale tra professionisti organizzato dall’AMCI
È possibile un’etica medica condivisa?
L
a Sala Convegni della sede provinciale dell’Ordine dei Medici
Chirurghi di Catanzaro ha accolto nel pomeriggio di venerdì 7
marzo i numerosi cittadini interessati
ad un importante argomento di sempre
viva attualità, che coinvolge non solo
medici e pazienti (e loro familiari), dirigenti sanitari ed altri operatori del settore, ma anche politici, amministratori,
sociologi, giuristi e moralisti di qualsiasi estrazione culturale e religiosa: si
è parlato, infatti, della necessità di dialogo e della possibilità di condivisione
di un’etica comune tra i medici discepoli di “scuole di pensiero” diverse. All’incontro culturale, organizzato dalla
sezione diocesana dell’Associazione dei
Medici Cattolici (intitolata al santo medico Giuseppe Moscati), hanno preso
parte il dott. Federico Bonacci, che ne è
presidente, il dott. Enzo Ciconte, nella
sua qualità di presidente dell’Ordine
dei Medici della Provincia di Catanzaro, e il prof. Tullio Barni, docente di
Anatomia
Umana
all’Università
“Magna Graecia” di Catanzaro, fiorentino residente a Soverato, delegato del
Rettore per la Cultura e l’Orientamento
universitario dei giovani studenti.
Erano presenti in sala, tra gli altri, le volontarie della Croce Rossa guidate da
Maria Teresa Raiola, il Corpo dell’Ordine di Malta, guidato da Alessandra
AZIONE CATTOlICA
Mazza, l’Arcivescovo emerito mons.
Antonio Cantisani, molti professionisti
del settore sanitario e del settore giuridico e molti operatori del volontariato,
guidati dal dott. Mario Cortese.
Numerose ed incisive sono state le
sollecitazioni dei relatori e le reazioni
conseguenti, in un’atmosfera di cordialità, franchezza e reciproco rispetto, denominatore comune dell’espressione di
sensibilità, basi di riferimento, idee ed
esperienze diverse. Al termine dell’incontro è stata conferita la carica di presidente onorario dell’AMCI di
Catanzaro al dott. Ubaldo Grani, che ha
raggiunto i 95 anni di età, e sono stati
pubblicamente ricordati quattro noti
medici cattolici che hanno da poco concluso il loro percorso terreno: Giovanni
Ciancio, Paolo Grande, Giovanni Talarico ed Eugenio Toraldo; ai loro fami-
All’impegno
sociale per la tutela
e la salvaguardia
del creato
I
n questi giorni, nel territorio diocesano, stiamo vivendo momenti di forte
tensione sociale legati alla discarica
che dovrebbe sorgere nel territorio del Comune di San Floro su una proprietà del
Comune di Borgia.
Come primaria Associazione del laicato
cattolico diocesano ci sentiamo in perfetta
sintonia con quanto recentemente dichiarato dal nostro Arcivescovo Mons. Berto-
12
15 marzo 2014
lone in merito al rischio che la discarica
può rappresentare per un intero territorio
in cui c’è bisogno di promuovere la cultura
della vita e non della morte. Ci sentiamo
pertanto in dovere di richiamare tutti i cristiani ad essere portatori di un messaggio
di pace e di speranza attraverso un impegno sociale e civile che possa evitare in
futuro il generarsi di situazioni simili a
liari sono stati consegnati dei doni significativi della stima e dell’affetto che
essi hanno meritatamente riscosso.
Il prof. Tullio Barni ha ritenuto giusto,
anche se molto difficile, ricercare
un’etica condivisa, per creare un ambiente di crescita insieme. Però «in una
società secolarizzata, basata non su
principi magici o religiosi ma sui criteri
scientifici introdotti da Galileo e Darwin (ipotesi e verifiche), la condivisione
non può realizzarsi sui principi ultimi,
imprescindibili e non negoziabili, ma
può avvenire sui fini “penultimi”, in
base all’uso corretto della ragione, con
il linguaggio appropriato della ragione,
condiviso da tutti».
Molti ed incisivi sono stati gli interventi critici (di Bonacci, Pelle, Forte e
Giannini) che hanno poi evidenziato
negli argomenti del prof. Barni un certo
dogmatismo laicista, specialmente a
proposito del concetto di persona applicato allo zigote, che egli aveva attribuito a principi di fede, rispettabili ma
non fondati su basi di scienza e ragione
umana. Il dott. Nicola Pelle ha rilevato
che a fondamento della bioetica cattolica non sta il dogma ma la persona
umana con la sua elevata dignità, originata nel momento del concepimento, e
che oggi è trasmettere valori etici in
una società culturalmente abbassata.
g.m.
quella che stiamo vivendo per la “discarica
Battaglina”.
Educarci ed educare alla custodia del
creato per sanare le ferite della terra è
compito di tutti e in particolare del cristiano
che deve contribuire in prima persona a
non essere causa delle ferite della terra.
Dobbiamo educarci ed educare ad una alleanza tra l’uomo e tutto ciò che sta intorno a noi “IL CREATO”.
Dobbiamo saper essere tutti “CUSTODI
DELLA TERRA” e vivere il territorio come
un bene comune da tutelare, salvaguardare e promuovere per le sue ricchezze
naturali (frutto della creazione di Dio)
ma anche per le sue ricchezze artistiche
e culturali che l’uomo, ispirato da Dio, ha
saputo darci nel corso del tempo e della
storia.
Al riguardo vogliamo sottolineare che è
veramente un assurdo pensare ad una
TERRITORIO
Assemblea diocesana elettiva per l’Azione Cattolica
L’
Azione Cattolica dell’arcidiocesi metropolitana di Catanzaro- Squillace riflette sulla
sua identità, sulle esperienze già maturate e sui progetti in cantiere e da avviare. E lo fa nel corso dell’ultima
assemblea diocesana elettiva che si è
svolta lo scorso 23 febbraio presso la parrocchia di Roccelletta di Borgia. I giovani, le famiglie, il lavoro continuano ad
essere i temi che stanno a cuore alla missione educativa e sociale dell’Azione Cattolica. Basta leggere il
documento assembleare approvato
e disponibile su www.azionecattolica.catanzaro.it.
La giornata è cominciata con la
celebrazione eucaristica presieduta
da don Maurizio Aloise, pro vicario
generale, insieme a don Pantaleone
Greco, assistente unitario, don Ferdinando Fodaro, assistente del Settore adulti, e don Angelo Procopio,
parroco di Roccelletta di Borgia.
Durante la funzione religiosa è
stato consegnato il mandato ai quindici
presidenti parrocchiali.
Riflessioni ad ampio raggio sull’identità dell’Azione Cattolica sono arrivate,
poi, dagli interventi di Alessandro Trovato, consigliere nazionale, e di Nicola
De Santis, delegato regionale.
Tre gli eventi entro i quali –ha specificato a seguire il presidente diocesano
Francesco Chiellino nella sua relazionesi è snodato il percorso dell’Azione Cattolica negli ultimi anni: l’avvicendamento alla governo della diocesi
grande discarica di rifiuti, peraltro altamente tossici, in un territorio in cui cielo e
terra sono costantemente baciati dal sole,
cultura storia e arte trovano sintesi perfetta
proprio nel territorio del comune di Borgia
nello splendido parco Archeologico di Scolacium ancora tutto da scoprire e valorizzare.
Pensare ad una pastorale, nella Chiesa,
che promuova una specifica alleanza tra
l’uomo e la creazione riteniamo non sia
superfluo ma sia condizione essenziale
per rafforzare in ogni credente il rispetto
per tutto ciò che è opera di Dio.
Nel ringraziare l’Arcivescovo Mons. Bertolone per la sollecitazione pastorale e sociale che ha fatto in occasione della
difficile situazione che si è creata con la discarica “Battaglina”, Il laicato cattolico
deve sapersi fare carico di un impegno civile divenendo anche autorevole interlo-
dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone, la
visita di Papa Benedetto XVI a Serra San
Bruno e l’elezione di Papa Francesco.
Senza dimenticare, inoltre, che mons.
Bertolone ha affidato la guida della Consulta delle aggregazioni laicali proprio
alla presidenza dell’Azione Cattolica. E
Chiellino guarda già al futuro: “promuoviamo –ha detto- una pastorale a tutela
dell’ambiente per una razionalizzazione
degli interventi che guardano ai giovani,
alla vita e al bene comune”.
Momento suggestivo, ancora, la testimonianza di Giovanni Procopio, il più
anziano tesserato dell’Azione Cattolica
diocesana, che ha mostrato con orgoglio
tutte le sue ottanta tessere (ottant’anni di
adesione, quindi!). Nell’occasione Saverio Candelieri, preside del Liceo Classico
di Soverato, ha presentato il nuovo volume “La spiritualità di Giuseppe Lazzati. Educare alla responsabilità per
costruire la Città dell’uomo” (Editoriale
Progetto 2000, 2013), che raccoglie gli atti
cutore nell’ambito delle istituzioni locali
circa le scelte politiche da assumere nell’interesse del bene comune divenendo
così quel seme di vita buona del Vangelo
di cui parlano i nostri Vescovi.
Compito del laicato cattolico non è solo
quello di accogliere e custodire il creato
ma anche quello di avere l’autorevolezza
e il coraggio di denunciare ciò che viola la
sacralità della vita.
Il prezzo che l’area centro della Calabria
sta pagando in materia di discariche è già
altissimo: tre grossi centri di raccolta rifiuti
come quelli di Lamezia Terme, Pianopoli
ed Alli a breve saranno affiancati anche da
una quarta discarica finanziata dalla Regione Calabria alla città di Catanzaro. Se
malauguratamente dovesse realizzarsi
anche la quinta mega discarica di Borgia,
per rifiuti altamente tossici, si tratterebbe
di una vera e propria overdose che porte-
del convegno sul Servo di Dio Lazzati,
svoltosi a Soverato lo scorso 5 maggio.
Nel pomeriggio le operazioni di voto –
il cui seggio è stato presieduto da Clotilde Albonico- per il nuovo consiglio
diocesano che resterà in carica nei prossimi tre anni e per il Movimento Lavoratori. Sono risultati eletti: Alfonso Ciriaco,
Francesco Chiellino, Francesca De Caro,
Giorgio De Caro, Antonio Gigliotti, Antonietta Marino, Anna Napoli, Iolanda
Tassone, Nicola Piacente, Anna Voci
e Ferruccio Clodomiro per il Settore
adulti; Federico Valia, Monica Giacoppo, Miriam Maruca e Luigi Mariano Guzzo, per il Settore giovani;
Emanuele Cazzato, Sonia Fera, Debora Froiio e Benito Gironda Veraldi
per il Settore ragazzi. Per il Movimento Lavoratori sono risultati
eletti: Alfonso Ciriaco e Francesca
De Caro.
A scrutinio ultimato si è subito
riunito il neo eletto consiglio diocesano, per la sua prima seduta, con il
compito di formulare la terna da presentare all’arcivescovo –come da Statutoper la nomina del nuovo presidente diocesano. Due gli appuntamenti vicini in
agenda: il 6 aprile, un convegno sulla figura del Beato Alberto Marvelli, con lal
presenza di Silvia Sanchini, già presidente nazionale della Fuci; ed il 3 maggio l’incontro a Roma con Papa
Francesco dei presidenti e degli assistenti
parrocchiali.
Luigi Mariano Guzzo
rebbe l’intera area centro della Calabria ad
un inevitabile collasso che già oggi rischia.
Sollecitare la politica ad un’azione che
riequilibri la distribuzione dei rifiuti sul territorio regionale e nazionale è indispensabile ma non è sufficiente. E’ necessario
anche far nascere e crescere una coscienza civile ed una cultura popolare che
miri a razionalizzare l’uso di prodotti inquinanti in modo da non fornire alibi quasi
credibili a speculatori senza scrupoli.
Solo attraverso questi percorsi formativi
e virtuosi ispirati al Vangelo possiamo sperare di far crescere una generazione
nuova capace di vincere le forze del male
che quotidianamente e in maniera occulta
tentano di rompere quell’alleanza tra
l’uomo e il creato che dobbiamo preservare, custodire e diffondere attraverso la
testimonianza cristiana.
Francesco Chiellino
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15 marzo 2014
TERRITORIO
I SEMINARISTI
DEl SEMINARIO MINORE
TRA I GIOVANI DI BORGIA
N
el pomeriggio di sabato 8
marzo i seminaristi del Seminario Minore Diocesano di
Catanzaro, accompagnati da Don Davide Riggio, hanno incontrato i ragazzi
del catechismo dai 12 ai 14 anni della
Parrocchia San Giovanni Battista di
Borgia. Arrivati con strumenti musicali
a tracolla, amplificazione e foto da proiettare, tra canti, testimonianze e presentazione della vita comunitaria, i
seminaristi hanno catturato l'attenzione
del loro giovane pubblico, curioso e attento a ciò che gli veniva proposto. E'
stata sottolineata l'importanza di crescere insieme nella vita di fede, mediante la condivisione di momenti
quotidiani di preghiera, studio e sano
divertimento, per comprendere il disegno di Dio sulla propria vita. L'esperienza significativa ha creato un ponte
tra le due realtà che hanno già messo in
cantiere un prossimo appuntamento,
una sfida a calcetto nel campetto del Seminario Minore!
Ritiro quaresimale per gli insegnanti di religione cattolica
L
a partecipazione al ritiro spirituale
degli insegnanti di religione cattolica, svoltosi presso il Seminario
Minore dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha riservato a chi era presente il dono
della preghiera, riflessione e meditazione sul
vangelo delle tentazioni, che inaugura il
cammino quaresimale. Don Cosmo Procopio ha salutato gli insegnanti convenuti ricordando la ricchezza formativa offerta
dall’Ufficio Irc, che organizza con regolarità
corsi di aggiornamento, ritiri spirituali e
convegni , oltre a numerose altre iniziative
partecipate ai colleghi dalla instancabile segretaria dell’Ufficio, prof.ssa Rosangela Marino. Questo perché la formazione degli
insegnanti non soltanto deve essere permanente, ma anche molto complessa, trattan-
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15 marzo 2014
dosi di una formazione che è insieme spirituale, psico-pedagogica, morale, didattica.
Don Francesco Brancaccio, al quale è stato
affidato il compito di guidare spiritualmente
il ritiro, ha sottolineato come, pur essendo
quello dell’irc un insegnamento di tipo culturale e non catechetico, l’insegnante di religione deve avere a cuore la parola di Dio,
tanto presente nel brano evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto:occorre parlare
del vangelo con la vita, partendo dalle esperienze concrete, perché l’ascolto della Parola
del Signore non può rimanere un fatto accademico o culturale.
Si è meditato su come Gesù, rifiutando le
tentazioni del profitto, del potere e del prodigio, ci abbia amato realmente mettendosi all’ultimo posto e vivendo il servizio come
dono libero di sé per i fratelli e le sorelle. Ciò
vale anche per noi, insegnanti di religione,
chiamati ad offrire un servizio alle nuove generazioni nel loro processo educativo e nella
testimonianza di vita che offriamo. Amando
davvero i nostri alunni faremo vedere Dio e
lo renderemo presente nel mondo.
In questo senso, crediamo che il progetto
educativo di noi irc debba mirare a far sì che
i ragazzi riflettano sul senso della vita e su
quella inestinguibile ricerca , che è in ciascuno di noi, di ciò che è vero, bello, buono;
e attueremo questo progetto educativo seguendo l’indicazione del nostro amato Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, ad essere
sempre e davvero cristiani “credenti, coerenti e credibili”.
Anna Rotundo
TERRITORIO
Il discepolo ricorda il maestro
Il premio nazionale di poesia intitolato al prof. umberto Bosco
S
ono circa 500 i concorrenti di tutt’Italia al Premio Nazionale di
Poesia “Umberto Bosco”, organizzato dall’Associazione Nazionale Letterati e Artisti che opera in Calabria e fuori
da più di mezzo secolo.
Il presidente dell’ANLA, professore
Giuseppe D’Agostino, discepolo e segretario del grande letterato catanzarese
scomparso, sta lavorando da qualche
anno per mettere su quest’altro Premio
nella sua città e per lo stesso gli sono finora pervenute da poeti, conoscenti e
non, delle varie regioni oltre 1.300 liriche.
Della giuria che sceglierà i tre vincitori
fanno parte, oltre al presidente D’Agostino, lo storico Rosario Chiriano, il critico
letterario Luigi La Rosa, il magistrato
Gianfranco Migliaccio e la segretaria
Maria Caterina Procopio.
Umberto Bosco nacque a Catanzaro il 2
ottobre 1900 e morì a Roma il 24 marzo
1987; studiò nel capoluogo calabrese fino
al conseguimento della maturità al Liceo
Classico “Pasquale Galluppi” e si laureò
in Lettere nel 1923 all’Università “La Sapienza” della Capitale, dove ebbe per
maestri Vittorio Rossi e Cesare De Lollis.
Dopo aver insegnato nei licei a partire dal
1925, fu ordinario di Letteratura Italiana
nelle Università di Milano (dal 1942) e di
Roma (dal 1946 fino al suo collocamento a
riposo per raggiunti limiti di età). Oltre
che autore di una notevole serie di pubblicazioni dedicate per lo più a Francesco
Petrarca, a Dante Alighieri, a Giacomo
Leopardi, al Rinascimento e al Romanticismo italiano, il prof. Bosco fu direttore
dell’Enciclopedia Italiana, del Dizionario
Enciclopedico Italiano, del Lessico Universale Italiano e del Repertorio Bibliografico della Letteratura Italiana, nonché
ideatore e direttore dell’Enciclopedia
Dantesca (monumentale opera dedicata
al maggior poeta italiano). Egli fu inoltre
tra i maggiori critici e storici della letteratura italiana del XX secolo e redattore
capo dell’Enciclopedia Italiana “Treccani”.
Tra le varie altre cariche da lui ricoperte
vi sono quelle di socio nazionale dell’Accademia della Crusca, membro dell’Accademia dei Lincei e presidente onorario
dell’Associazione Internazionale per gli
Studi di Lingua e Letteratura Italiana.
Una delle sue ultime venute a Catanzaro
fu quella del 1975, per ritirare il Premio di
Calabresità indetto dall’ANLA.
Il Tridente montano della Sila: Carlopoli, Magisano e Zagarise
L
a montagna calabrese è incentrata
nella maestosa Sila, il plesso più
bello, suggestivo e carico di attrazioni naturalistiche e culturali del bacino
del Mediterraneo. I geografi romani la conoscevano ed ammiravano per i boschi,
importanti per la fruizione del legname,
per l’aria pura e fresca, per la ricchezza di
mandrie ed armenti, per i prodotti agricoli
e per il buon vino. Gli Elleni la consideravano “Magna” e poterono insediare sulla
costa jonica polis di grande importanza
come Sibari, Crotone e Locri. Nel Medioevo la Calabria era contrassegnata dal
monachesimo latino e basiliano.
Nei tempi nostri la Sila è contrassegnata
da tre comunità di antica tradizione. A
parte di Taverna scorgo la vivacità della
custodia e messa a valore tra paesi di significativa tradizione e posizione che sembrano custodire la confinazione fra la
montagna con le sue praterie ed abetaie,
con il digradare di colline dalle quali si
scorge il grande golfo di Squillace, quasi
dominato dalla città di Catanzaro.
Il sinuoso cordone della Presila ha i nodi
di Carlopoli, Magisano, Zagarise, Sorbo
San Basile ed altri ancora. Provo a contrassegnarne alcuni nelle loro peculiarità.
Carlopoli molto si sviluppò grazie al
feudatario Carlo Cicala, principe di Ti-
riolo. Il nucleo originario era costituito da
boscaioli, segantini e pastori. Ancora oggi
la popolazione è laboriosa ed arricchita da
un valente ceto medio. Questo piccolo e
grazioso paese custodisce nel suo territorio una importante abbazia già retta dall’abate Gioacchino da Fiore, annunziatore
di una svolta vivificante della Chiesa me-
dioevale e della società. La sua struttura
residua è imponente e giace in una piccola
valle costeggiata dal fiume Corace, che, fasciando la città di Catanzaro, sfocia nel
Golfo di Squillace. L’Amministrazione comunale è guidata dal solerte sindaco
Mario Talarico, che molto si adopera per
la messa a valore non solo dell’abbazia ma
anche del grazioso paesino e dei suoi prodotti agricoli, soprattutto quello caseario.
La panificazione è eccellente, tanto che un
piccolo comune contiguo prese il topo-
nimo di Panettieri: ogni anno esso si trasforma in un presepe vivente. Carlopoli è
provvisto anche di un Ostello della Gioentù modernamente attrezzato, che ospita
chi ama la montagna e l’incanto dei boschi
e delle praterie. Il giovane sindaco Mario
Talarico è il “custode” dell’area abbaziale,
ancora impregnata di misticismo e meta
di pellegrinaggi di fedeli e visite di turisti.
Poco distante è Magisano, culla della famiglia Greco che ebbe una fertile adesione
al Risorgimento soprattutto per un Antonio, prodittatore di Garibaldi e deputato
nazionale, stretto parente dell’omonimo
egualmente patriota. Eletto consigliere
provinciale, si occupò dei problemi della
comunicazione viaria. Il sindaco Lostumbo e il suo vice Tozzo tendono a mettere a valore la Casa-Museo, centrata sulla
tempestosa vita di Greco, esule in varie
nazioni europee e molto stimato da Garibaldi.
A pochi chilometri Zagarise appare vitale e zelante valorizzatore dei beni culturali come la torre normanna, la bella e
severa chiesa medioevale ed il contiguo
Museo di arte sacra.
Altri comuni come Albi potrebbero mettere a valore tradizioni e lacerti di folklore.
Cesare Mulè
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15 marzo 2014
TERRITORIO
La spiritualità di Giuseppe Lazzati
raccontata in un prezioso testo
L
a pubblicazione degli Atti del
Convegno “La spiritualità di
Giuseppe Lazzati: educare alla
responsabilità per costruire la città dell’uomo” promosso dall’Azione Cattolica
dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace avviene quasi immediatamente dopo la promulgazione da
parte di Papa Francesco del decreto
super virtutibus di Giuseppe Lazzati,
quasi a voler fornire, attraverso testimonianze qualificate e contributi di pensiero di autori di specifica rilevanza
culturale e scientifica, un’ulteriore occasione di approfondimento per chi intende raccoglierne l’eredità. Lazzati
“uomo fedele e libero, fornito di uno
straordinario carisma di educatore di coscienze giovanili“ come ebbe a definirlo
il Card. Martini, oggi più che mai, si
offre come modello e dono inestimabile
per tutti quei cattolici che intendono vivere il loro impegno in una prospettiva
di autentica laicità nelle istituzioni sociali e politiche.
Gli interventi qui raccolti, dal saluto
del Presidente Diocesano di AC, Francesco Chiellino, a quello dell’Arcivescovo
Vincenzo Bertolone, di Piergiorgio Confalonieri, postulatore della causa di beatificazione, di Luigi Pizzolato docente
dell’Università Cattolica di Milano ed
infine quello del giornalista dell’agenzia
di stampa SIR, Gianni Borsa ci consegnano il senso alto della lezione di un
maestro d’eccezione che fu al contempo
fine intellettuale, politico impegnato ed
uomo di fede. Formatosi all’interno dell’Azione Cattolica ( fu presidente dell’Ac
milanese dal 1964 al 1967), studioso di
letteratura cristiana antica, maturò presto la scelta della consacrazione religiosa, vissuta nella condizione laicale
anticipando così l’idea degli istituti secolari; deportato nel 1943 nei campi di
concentramento nazisti in Polonia e Germania, al ritorno ebbe un’esperienza politica nella Costituente e poi come
deputato della Dc, all’interno del
gruppo dossettiano, esperienza che si rivelerà di straordinaria importanza nel
disegnare la Carta Costituzionale secondo i principi del personalismo cristiano. Ma la sua vera vocazione fu
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15 marzo 2014
l’educazione dei giovani; tornò così all’insegnamento e poi si dedicò al rettorato dell’Università Cattolica fino al
1983. L’anno successivo fondò l’Associazione Città dell’Uomo. Colpito da una
grave malattia si spegnerà a Milano il 19
Maggio del 1986.
La riscoperta del suo pensiero, che
passa attraverso queste pagine, la sua
espressione nota a molti, costruire la
città dell’uomo a misura d’uomo, ci interpella a risignificare il nostro impegno,
un impegno cui ogni uomo, in una misura o nell’altra, in quanto uomo, non
può sottrarsi senza diminuire o perdere
il senso del suo essere. Proprio la città, ci
suggerisce Lazzati, è il fine ma anche il
substrato per la realizzazione di un
nuovo umanesimo, perché rappresenta
quella “relazione con” che, appunto, è
componente imprescindibile di ogni
persona. E’ attraverso una rete di “relazioni con” che l’uomo si fa uomo, che
cresce come tale.
La città cui miriamo aiuta l’uomo a entrare in contatto con se stesso e con la comunità. Dicendo questo emerge, con
grande semplicità e forza, il significato
proprio del termine politica, che nella riflessione dell’antico pensiero greco guardava all’uomo quale “animale dotato di
ragione” e perciò “animale politico”.
Scriveva Lazzati in uno dei suoi articoli
su Cronache sociali che «Distinguere il
piano politico da quello religioso non
vuol dire accettare il principio o la
prassi, diffusi purtroppo anche tra molti
cristiani, sulle cui labbra ricorre spesso,
più o meno apertamente la frase “ma la
politica è un’altra cosa”» ed ancora
«Anche in politica il cristiano deve agire
da cristiano: gli è lecito e doveroso non
separare i due ordini». Era il 1948, altri
tempi, altro clima socio-politico; eppure
le sue parole, proprio di chi ebbe a definirsi “un politico suo malgrado”, risuonano forti come un monito anche per
noi, chiamati ad esercitare la politica con
autonomia laicale, con la capacità interiore di mantenere uniti il livello spirituale e quello propriamente politico.
Aver intuito che si può essere missionari come cristiani solo se si vive in
modo radicale ed esigente la dimensione
laicale nella propria vita, nella Chiesa,
secondo gli insegnamenti del Vaticano
II; l’intuizione che il laicato nella Chiesa
non è semplice spettatore e suddito ma
protagonista in un dialogo continuo con
la gerarchia; aver capito che nella politica non basta affermare i valori in modo
astratto ma bisogna abituarsi a pensare
politicamente leggendo la storia nella
sua evoluzione è questa, in definitiva,
l’eredità più fruttuosa, per chi intende
costruire la giustizia per rinnovare il
mondo. Un’eredità che è via per arrivare
alla santità, un percorso quello tracciato
da Lazzati che oggi Papa Francesco addita a tutta la Chiesa, chiamata ad arrivare alle periferie del mondo per
renderle luoghi di profezia e di speranza.
Un messaggio che attraverso, questa
pubblicazione, vuole arrivare soprattutto ai più giovani, tante volte disaffezionati all’impegno politico, a tutti quei
politici che superficialmente sostengono
i valori cristiani e usano il cristianesimo
come ideologia, a tutti coloro che impegnati nella costruzione del Regno vogliono ritrovare il coraggio di amare la
“città come parte della propria personalità” (G. La Pira), che intendono un
modo diverso di essere, di vivere, di
porsi dentro la città con una concezione
più moderna, aperta e solidale.
Saverio Candelieri
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Il primo anno di Pontificato di Papa Francesco