QUOTIDIANI ON-LINE: www.vicenzapiu.com - www.montecchiopiu.com - www.schiopiu.com - www.bassanopiu.com - www.thienepiu.com Viale Trento 197, 36100 Vicenza Tel. 0444 960877 - 564777; fax 0444562685 [email protected] Schio Sindacato e Trissino, bufera sulla industriali: una giunta Polizia Locale la “strana coppia” “ad impresam” pag pag pag 13 10 15 www.vicenzapiu.com Quindicinale di fatti, personaggi e vita vicentina Viale Trento 197, 36100 Vicenza Tel. 0444 960877 - 564777; fax 0444562685 [email protected] n° 221 - 14 ottobre 2011 - euro 1,20 cumulativo con BassanoPiù e Ovest - Alto Vicentino Direttore responsabile Giovanni Coviello In edicola il venerdì Flashback Rossi Poche ciàcole Jobs e Gelmini Questa volta le ciacole le metto da parte, perché mi piace iniziare in prima pagina il racconto del mio incontro con Steve Jobs e condividerlo con voi lettori. A Vicenza non so in quanti abbiano incontrato uno degli uomini non solo ha cambiato il mondo ma ha impresso al cambiamento una velocità di fronte alla quale impallidisce anche quella dei neutrini della Gelmini. E qui c’è la differenza tra gli Usa e noi: loro si possono permettere gente come Jobs, geni universali, e a noi, capitalisti senza capitali, il buon Dio ha regalato questa “ministra dell’Università”: siamo proprio in un tunnel … di lacrime. Steve Jobs: anche io gli devo qualcosa L’ex presidente di Aim difende i suoi bilanci. Alessia Schiavo li farà da Miss Purga berico-padana Se n’è andato a 56 anni Steve Jobs, uno dei tre fondatori della Apple, e con lui una parte di me, che pure di lui sono più vecchio di quasi un lustro. Jobs, il mito della Apple di sempre, il 1° aprile 1976 la fondò con Steve Wozniak e il primo finanziatore Mike Markula, l’ho incontrato nel 1985 in uno dei suoi regni di allora: Cupertino, in California. Un momento di emozione e di riflessione per rimettere in ordine (la mia età non mi chiede scusa) le mie piccole memorie di quel grande uomo, che ha contribuito a cambiare la storia del mondo e, più in piccolo, la mia. E da cittadino ora di Vicenza e da “ex ingegnere elettronico” romano di allora vi racconto quello che ricordo. Era, quindi, maggio, nel 1985, addirittura pochi giorni prima che Jobs fosse defenestrato dal vertice della società dal suo “delfino” ma poco “visionario” John Sculley. Salvo tornarvi molti anni dopo per farla rinascere dalle sue ceneri e farla tornare ad essere la stella che ora è. Era maggio quando la Apple, quindi, premia i migliori suoi partner europei con un viaggio in Usa. Continua a pag. 3 di Giovanni Coviello Continua a pag 9 ... L a guerra intestina al Carroccio berico è in realtà la riproposizione su scala locale di quanto sta accadendo nel partito nordista da Roma in su. Non sono pochi gli analisti che vedono una Lega nella quale l’entourage del leader Umberto Bossi usi «le purghe» come l’ultimo baluardo prima dell’implosione in un movimento che sta andando alla deriva. Un movimento nel quale una parte abbastanza ben rappresentata che fa capo al ministro dell’Interno Bobo Maroni e al sindaco di Verona Flavio Tosi, fiutando la debacle, starebbe f lirtando con ambienti del nascituro terzo polo. CORSO FOGAZZARO ONOREVOLI VOLGARITÀ Dilemma pedonale Il linguaggio dei politici dall’autunno dello scorso anno che il sindaco berico Achille Variati coltiva un piccolo sogno. Quello della pedonalizzazione, prima parziale, poi forse totale, di corso Fogazzaro. Era il 2010. Giunta e Aim festeggiavano il completamento in anticipo della riqualificazione della zona a ridosso tra San Biagio e corso Fogazzaro. doganata la volgarità persino in parlamento, le cadute di stile della politica nostrana si susseguono a un ritmo preoccupante, tanto che la sensibilità comune inizia a soffrire di un certo disagio: etichettato come “bacchettone” o “puritano”, chi subisce la violenza di queste esternazioni fuori luogo, finisce semplicemente per allontanarsi sempre più dalla sfera del politico. di Marco Milioni di Marco Milioni di Stefania Calledda Continua a pag 8 ... è : Continua a pag 10 ... S I Citizen Writers [email protected] inviateci notizie, opinioni, commenti, foto e video da pubblicare Agenti pubblicitari: curricula a [email protected] movida 221 del14 ottobre 2011 numero 2 pag People Club, e in duemila sanno dove andare per divertirsi Il Palladium si è unito al locale vicentino per “raddoppiare” la proposta di generi di Eduardo Mele S abato scorso con 2.000 ospiti scatenati è stata la notte del second o “d e b u t t o ” d e l Pe o p l e Club di Vicenza, tra i più interessanti nuov i loca li della prov incia v icentina. Centinaia le persone provenienti dalla città ma anche tante compagnie accorse da varie zone della prov incia nelle due sale di cui dispone il club. Nessun nome di par ticolare fama era in programma come ospite p e r l a s e r a t a , m a c ’e r a l a garanzia di una consolle magistralmente gestita dai dj resident del locale: la coppia di dj “The K ids” ed il veterano dj “Sig. S a m ”, a f f i a n c a t i d a n u o v i ma esper ti arrivati, quali i dj Iva n C ad i z e Ug i. Moltissime le nov ità introd o t t e q u e s t ’a n n o e m o l t e le conferme rispetto alla passata stagione. A nche per q u e s t ’a n n o vengono infatti riconfermati i quattro sabati mensili di stampo commerciale, che v e d r a n n o l ’a l t e r n a n z a d e i resident dj ad altri ar tisti della zona, italiani e stranieri, e che offriranno periodicamente serate a tema e sorprese sceniche degne dei migliori club nazionali. I venerdì invece saranno così organizzati: il primo venerdì del mese sarà dedicato alla grande musica live, c o m e g i à l ’a n n o s c o r s o è stato fatto con i concer ti d i L i n e a 7 7, O m a r P e d r i n i , Ve r d e n a e d a l t r i a n c o ra; il secondo venerdì del me s e è t a r g ato a n n i ’9 0 e F u n k y R e m e m b e r, e v e drà nuov i ospiti ca lcare il palco del people Club, primi fra tutti gli Eiffel 65 con il grande show in programma per venerdì 11 novembre; il terzo venerdì si riconferma la serata di tendenza del lo- cale, con i par t y dal gusto internazionale dello sta f f HU N D; inf ine l’u ltimo venerdì del mese è r i s e r v a t o a i M U V p a r t y, la serata per gli universitari v icentini e non solo, con promozioni per tutti coloro che si presentano con il libretto universitar io a par tire dall’ingresso for temente ridotto. La vera nov ità della stagion e t u t t a v i a è u n’a l t r a . P e r la prima volta a Vicenza infatti due locali si sono uniti in una sola realtà: la discoteca Palladium, realtà hip hop nota in t ut ta Ita lia da poco of f, s i è i n f a t t i u n i t a a l l ’o f fer ta ar t ist ic a del People Club creando così due situazioni all’interno del locale: in sala principale musica commerciale organizzata dal Black Mamb a Te a m e d i n s a l a p r i v é l’hip hop di tendenza gestito appunto dallo staf f del Palladium. terzapagina 221 del14 ottobre 2011 numero 3 pag Steve Jobs: anche io gli devo qualcosa, dal 1985 di Giovanni Coviello S e n’è andato a 56 anni Steve Jobs, uno dei tre fondatori della Apple, e con lui una parte di me, che pure di lui sono più vecchio di quasi un lustro. Jobs, il mito della Apple di sempre, il 1° aprile 1976 la fondò con Steve Wozniak e il primo finanziatore Mike Markula, l’ho incontrato nel 1985 in uno dei suoi regni di allora: Cupertino, in California. Un momento di emozione e di riflessione per rimettere in ordine (la mia età non mi chiede scusa) le mie piccole memorie di quel grande uomo, che ha contribuito a cambiare la storia del mondo e, più in piccolo, la mia. E da cittadino ora di Vicenza e da “ex ingegnere elettronico” romano di allora vi racconto quello che ricordo. Era, quindi, maggio, nel 1985, addirittura pochi giorni prima che Jobs fosse defenestrato dal vertice della società dal suo “delfino” ma poco “visionario” John Sculley. Salvo tornarvi molti anni dopo per farla rinascere dalle sue ceneri e farla tornare ad essere la stella che ora è. Era maggio quando la Apple, quindi, premia i migliori suoi partner europei con un viaggio in Usa (nella foto la pubblicità di allora con Jobs che presta il suo volto alla sua azienda: oggi dopo 26 anni lo fanno in tanti, ma lui pensava “diversamente”, n.d.r.). Tra le aziende italiane c’era quella per cui lavoravo dal 1981 promuovendo, vendendo e assistendo, già di mio senza il classico camice bianco da ingegnere, i loro computer. Fin dall’epoca dell’Apple II, “il” primo vero personal computer di successo con ben 48 Kb di memoria Ram (sì, Kb, non è un errore di stampa, ma siamo a 26 anni fa, una vita, di più, un’era nell’informatica). Dovevo andare con mia moglie ma pochi giorni prima la mia signora subisce un incidente d’auto a Roma, con la macchina distrutta, dei bei “bozzi” sul volto ma per fortuna senza i due gemelli di quasi un anno a bordo. E io, come sempre incoraggiato da lei, parto, comunque. Da solo. Forse con lei avrei fatto più turismo (forse!). Ma da solo, di giorno, mentre tutti gli altri se ne vanno in giro tra Twin Towers, Rodeo Drive e Golden Gate a seconda che fossimo a New York, Los Angeles o San Francisco, io giro le città a stelle e strisce per capire come lì si vendono i personal computer, della Mela e non solo. E, con gli occhi da cliente ipotetico per studiare come attrarne l’interesse poi, da “venditore”, visito i grandi magazzini Macy’s, tra i primi, 26 anni fa!, a vendere informatica. E poi i singoli negozi e le catene di computer shop, da Business Land a Computerland. E il turista? Faccio anche quello, ovviamente, malato come sempre sono stato di iperattivismo. Ma rigorosamente di notte. E (inconscientemente?) anche nel Bronx (e quì abbiamo paura di campo Marzo?). Ma poi arriva il clou: da San Francisco tutti verso le cattedrali della Silicon Valley. Tutti, rigorosamente in pullman, meno io e un dirigente dell’allora importatore in Italia della Apple, che, assetati di novità, non ci lasciamo sfuggire una botta di vita Usa on the road, affittiamo un’auto (di quelle poco ecologiche di allora) e scivoliamo verso Cupertino, sede principe dell’azienda di Jobs, percorrendo per la prima volta autostrade a quante corsie non so. Arriviamo e entriamo nel tempio. Non vi racconto nulla che non sia noto se non pochissime particolarità. Accanto alla sede di ideazione, progettazione e costruzione dal 1984 dei Macintosh (i Mac da cui poi sono nati i prodotti attuali e dal cui sistema operativo si è sviluppato l’approccio user friendly ai computer e, poi, gli Ipod, Iphone e Ipad) c’era un negozio. Di computer? No. Di gadget col simbolo della mela: dalle tazze, agli asciugamani da spiaggia, alle vele per surf, alle penne, anche quelle d’argento col micro simbolo del trio della Apple sul cappuccio che avevano l’onore di essere esposte anche da Tiffany nella Fifth Avenue a New York. Cosa c’era di particolare in questo classico sistema di fidelizzaione dei clienti? Nulla se non che si era, ripeto, a 26 anni fa. Profetizzavano prodotti e marketing Jobs e la sua allegra brigata,che non erano partiti, però, come racconta l’agiografia, solo vendendo un vecchio Maggiolino per finanziare il primo progetto, l’Apple I, in un garage ma con 250.000 dollari di Markula, già genio della Intel, oltre, ovviamente, alla loro montagna di neuroni. E io imparavo e bevevo da loro. Tutto. Per poi “italianizzarlo” in una società, quella da cui venivo, che di là a poco diventava in Italia (sorry, addirittura con base a Roma!) la più “grande tra le piccole” nel mondo dei computer. La seconda cosa che voglio (devo) raccontarvi è quella fisicamente legata a Jobs. Dove lo incontro, lui e non gli altri due? Nell’atrio della sede. Emozione? Tanta quando ci racconta come vede il mondo del futuro. Ammirazione? Di più quando ci fa vedere dal vivo quelle cose che anche i più piccoli imprenditori oggi conoscono bene, come il “just in time”, con i Mac che escono dalla catena e vanno direttamente nelle pance dei camion, degli americani trucks pronti a partire per il mondo (e, credetemi, ce n’era anche uno di una Coviello’s trucking company, di cui ancora oggi quanto vorrei, oddio!, conoscerne il mio omonimo proprietario!). Ma anche se avevo, istintivamente, dismesso il camice bianco, appena uscito dalla multinazionale di radar in cui avevo lavorato per occuparmi di quella che era solo in nuce la marea di ... computer users, la mia sorpresa fu enorme quando ritorniamo in sede e nelle sale vicine all’ingresso cosa scopriamo? Tanto verde, tavoli da ping pong, pianoforti e ... tanti ingegneri che scendono dai loro uffici e leggono o giocano o suonano o ... Per fare cosa? Per recuperare creatività nella routine. Oggi lo fanno in Google e fa notizia! Ventisei anni dopo! Quest’estate, un puro caso prima dell’addio da tempo previsto di Jobs, che ha inventato di tutto e anche la vittoria sul tumore al pancreas (ma solo per due volte e non per la terza, quella letale!), sono tornato negli Usa. Lì i miei figli, ora ventisettenni, fanno i ricercatori, tra i cervelli che emigrano, alla Ucsd, l’university of California of San Diego. Vicini, non solo fisicamente, a Facebook, Google, Yahoo. Loro usano i nuovi I-Mac, Ipod e Iphone. Quelli che, partendo dalla sua San Francisco, dove quest’anno ho visitato di nuovo i magazzini Macy’s e il Golden Gate, Steve Jobs ha ideato per un mondo che da oggi, lo si usa dire, sarà più vuoto. Per me di sicuro. E’ dal suo modo diverso di comunicare con gli altri che ha preso una strada diversa la mia attenzione genetica al rapporto con gli altri. Non esagero se dico che senza quell’impatto, e l’effetto a catena avuto nel tempo su di me, oggi anche VicenzaPiù e BassanoPiù forse non esisterebbero o sarebbero diversi. Sicuramente più piatti. Megalomania? Di Più. Un’inarrestabile curiosità verso quello che avviene. Con occhi sulla nostra provincia, ma non da provinciali. E una grande voglia di contribuire a quello che avverrà. Grazie Steve. Anche io ti devo qualcosa. www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO [email protected] Editore MEDIA CHOICE s.r.l. Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 [email protected] Pubblicità MEDIA CHOICE s.r.l. 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VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons “Attribuzione”e “Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it Giornale chiuso in redazione alle ore 12.00 di giovedì 14 ottobre 2011 Tiratura: 12.000 copie città 221 del14 ottobre 2011 numero 4 pag I salvatori della Patria di Renato Ellero C he B e rlu s c on i de bb a a n d a r s e ne è a r gome nto t a l me nte e v ide nte c he non i nte nd i a mo p e r de r e te mp o a l r ig u a r do. I l pr oble m a è: c h i è i l s a l v ator e de l l a Pa t r i a? I l nome più r ic or r e nte è q ue l lo d i L uc a C or de r o d i Monte z e molo (L C d M, p e r s empl ic it à , n .d .r.). Non vo le ndo e s s e r e c at t i vo non m i o c c up e r ò de l s uo p e r io do a l l a g u id a de l l a F i at . M i o c c up e r ò i nve c e d i c ome s i muo ve a l me no ne l Ve ne to, s t a ndo a l le p a r ole d i c h i p e r c e n s o e p e r s c e lt a g l i è v ic i no. L C d M av r e bb e s c e lto i l pr opr io r e fe r e nte i n u n p a r l a me nt a r e (pr e c i s o c he non i nd ic he r ò i l s e s s o) de l Ve ne to. L e c a r at te r i s t ic he . 1) S i nd ac o de l c e nt r o de s t r a d i u n a c it t à ve ne t a ide olo g i c a me nte d i c e nt r o de s t r a . 2) “ Tr ombato”a l le ele z ion i d i r i n novo c ome si nd ac o, sc onf it to a l pr i mo t u r no d a l c a nd id ato del c ent ro si n i s t r a. 3) C a nd id ato d a l Pd l a l l a C a me r a . 4) D e put ato i n c a r ic a . 5) L ig io vot a nte ad og g i la f iduc ia a l gover no Berlu sc on i. Pot r e i d i ve r t i r m i m a non lo f ac c io p e r c hè q ue s to, pu r t r opp o, p or te r à u lte r ior e d a n no a l Pae s e . C r e do d i non do ve r c om me nt a r e u n a t a le s c e lt a . For s e è i l c a s o c he q u a lc u no g l i s pie g h i (a L C d M) c he i n q ue s to Pae s e è ne c e s s a r io u n d i s t ac c o s e c c o d a l p a s s a to e d a t ut t i i g r av i i nq u i n a me nt i c he l’ h a n no c a r at- te r i z z ato. Va de t to c he non m i d i ve r te not a r e q u a nt i omu nc ol i (a nc he don ne) d i c e nt r o de s t r a c om i nc i no a pr e nde r e le d i s t a n z e pr e p a r a ndo s i a l s a lto de l l a q u a g l i a . Q ue l lo c he s ono q ue s te p e r s one , e d i g ior n a l i s t i c he c onc e dono lor o s p a z i , non e de g no d i c om me nto. C e r to S c aj ol a non s ap e v a c he g l i ave v a no p a gato l’app a r t a me nto, m a q ue s t i non s a n no nem me no c ome s i c h i a m a no! A n z i h a n no vot ato Pd l , m a “a lor o i n s aput a” ! Po ve r a It a l i a! Luca Cordero di Montezemolo Un’altra Della Valle e il salto dei canguri! Italia di Paolo Mele senior A vete un’età compresa tra i 50 ed i 60 anni? Siete stanchi e stressati dal lavoro e da problemi economico-familiari? Trigliceridi e colesterolo sono alle stelle ed il medico vi ha diagnosticato un inizio di diabete? Tranquilli, non c’è nulla di cui dobbiate preoccuparvi, è tutto a posto. Infatti è statisticamente provato che la durata media della vita si è elevata di circa 10-20 anni e che pertanto non potete morire. Come dite? Un collega, vostro coetaneo, è morto d’infarto l’altro giorno e ce n’è un altro in chemioterapia da circa tre mesi? Evidentemente erano male informati o peggio, all’italiana maniera, hanno deciso di fare i furbi, dimostrando un pessimo senso civico. Vi ripeto: fisicamente, ed ancor più fiscalmente non è possibile. Anzi non vi è concesso morire! Dovete continuare a lavorare, e soprattutto a pagare le tasse . Dovete continuare a versare i contributi per la pensione che, anche se avete già maturato, proprio in ragione dei suddetti nuovi parametri esistenziali, vi sarà corrisposta un po’ più avanti... diciamo intorno ai 70 anni (?), quando secondo le statistiche contributive i sopravvissuti della vostra generazione potranno finalmente godersi i “mali” della loro vecchiaia. Un diritto oggi maturato da migliaia di lavoratori che dopo 40 anni non percepiscono alcuna pensione e sono costretti a continuare a lavorare chissà per quanto ancora, per di più con i contributi aumentati, se non addirittura raddoppiati. Un regalo di chi ci governa, frutto velenoso di una delle ultime, innumerevoli, manovre finanziarie, o pseudo tali. Manovre che già da tempo avrebbero dovuto comportare il ritiro della patente di governo a questi conducenti ubriachi di tracotanza e potere. Una casta incapace delle più piccole rinunce, ma all’unanimità pronta a pretendere il sacrificio del Popolo (che casta sia con la minuscola e popolo con la maiuscola chissà se lo capirà, la casta?, n.d.r.) che avrebbe avuto il dovere di tutelare. Una casta che dove può arraffa, nel grossolano tentativo di appianare i conti, sempre più in rosso, delle sue sconsiderate gestioni, estendendo il peso delle insostenibili tassazioni a carico di chiunque. Non escluso imponendo occasionali “gabelle” per i più indigenti, quali questuanti e meretrici di strada, col pretesto di restituire decoro alla città. di cui essi per primi si rilevano, talvolta, espressione indecorosa. Ed allora forse è il momento di riprendere in mano il volante di questa democrazia, affinché non sia più un monopolio di costoro, condonati fiscali, evasori multinazionali, falsi profeti del peccato fiscale, o pargoli monodotati del nepotismo di potere. Ma ritorni ad essere la democrazia di tutti. Perchè quello di costoro è un Paese di cui non faremo mai parte. La nostra è un’altra Italia, un’Italia nata dal sudore e dal sangue del Popolo, linfa preziosa del suo futuro e non elisir di lunga vita da mungere per il benessere di pochi. (r.e.) Che Della Valle (che chiameremo nel seguito D.V.) avesse comprato spazi sui quotidiani per spirito costruttivo nazionale lo poteva credere solo lo scemo del v illaggio. Nel nostro foro interno lo avevamo capito che quest’uomo, abilissimo nel fare quattrini, imprenditore di successo, partecipe del salotto buono (solo in Italia si arriva in quel sito facendo scarpe, magari a Formosa), aveva una intenzione nascosta ma non ne avevamo la prova. Quando a Ballarò, inv itato a fare il nome di ministr i va- Diego Della Valle lidi, ha citato come stimati all’estero, i nomi di Tremonti, Maroni, Galan, abbiamo capito tut to sulla manov ra gat topardesca di D.V. e Luca Cordero di Montezemolo nel recupero del peggio. Tremonti, in realtà, è l’unico conosciuto all’estero, r iconosciuto esperto di tema f iscale, inesistente in tema economico. Non per niente f u considerato per capacità complessiva al 18° po sto fra i ministr i economici d’Europa. Ma almeno di un set tore capisce (f isco) anche se racconta balle sul federalismo f iscale e comunque non è ultimo (ma quasi) nella considerazione tecnica europea. Gli imbecilli, che qui si sprecano a parlare conoscendo a mala pena la lingua italiana, vadano a leggersi le pubblicazioni tecniche straniere e f ino a quel momento tacciano. Per quanto r iguarda Maroni è totalmente sconosciuto all’estero. E’ conosciuto solo a livello di commissione europea dove l’hanno accusato (a ragione o a tor to) di razzismo, e in Romania e Tunisia per i motiv i a tut ti noi noti. Che poi conoscano Galan è bat tuta infelice persino per il più scalcinato comico da avanspet tacolo. è ev idente che si sta costr uendo il cerchio dei mediocr i che ad uno come D.V. va benissimo per fare ciò che v uole. A me è pu re si mpat ic o, a pa r te la F iorent i na , ma non p o s so d i ment ic a re che è st ato u n so sten itore ac c a n ito (cre do a nche c on p e c u n ia) d i Si lv io Berlu sc on i; p oi, p er sino (ud ite! ud ite!) d i Clemente Ma stel la. O r a Ga la n, Tre mont i, Ma ron i. C ome t a lent sc out i n p ol it ic a i l buon D.V. è propr io p er ic olo so! Su l le sue sc a r p e m i tolgo i l c ap p el lo, a nche se si d i ment ic a d i d i re che l’O r iente è a nche p er lu i fonte d i note vole g u ad a g no, ma nel le sue i n i z iat ive p ol it iche p en so che sia meg l io prepa r a r si i l v i sto p er u n lu ngo sog g ior no i n Au st r a l ia. A l meno là i l sa lto lo fa n no solo i c a ng u r i! città 221 del14 ottobre 2011 numero 5 pag Quartiere Italia: scoprire di piacersi ancora Una zona della città tanto pregiata quanto rivoluzionata. Il parroco don Luca Trentin: “A San Paolo si vive ancora bene, i suoi abitanti si danno da fare, ma ci sono problemi di viabilità da risolvere”. di Enrico Soli Q uant’è cambiato il quartiere Italia negli ultimi anni! Impossibile non accorgersene. Quella che è conosciuta anche come San Paolo ed è caratterizzata da vie che portano nomi di poeti e scrittori, è una zona che recentemente ha visto l’avvento del liceo Quadri, poi quello della Cisl, quindi numerosi cantieri in viale Ferrarin, in via Goldoni per la nuova palestra e infine l’arrivo dei profughi ai Paolini. Viste le strutture già presenti, l’amministrazione comunale vorrebbe rilanciare l’area nella sua vocazione di cittadella dello sport, magari – come ha più volte suggerito l’assessore competente Umberto Nicolai dando ragione agli abitanti – creando nell’ex campo federale quei posti auto di cui il quartiere è privo. Il tutto nell’ottica di una rinascita del palazzetto dello sport. Ma è anche un quartiere in parte ancora ferito da problemi ben più gravi, come l’alluvione di un anno fa. Alcuni abitanti di via Brotton e laterali non hanno ancora finito di risistemare l’abitazione invasa dall’acqua che la stagione delle piogge è di nuovo alle porte. La si affronta con un certo fatalismo: “Quello dell’anno scorso è stato un evento eccezionale, che non dovrebbe ripetersi” dicono alcuni residenti della zona. Don Luca Tren- tin, 50 anni, parroco a San Paolo dal settembre del 2006, vede i cambiamenti in positivo: “La presenza del Quadri, con la buona collaborazione instaurata con il direttore scolastico, ha arricchito la zona con un prestigioso liceo. La CISL è un punto di riferimento per molte persone che cercano aiuto per affrontare i problemi quotidiani; i cantieri in Viale Ferrarin si sono conclusi (anche se manca ancora una adeguata segnaletica e una verifica del rispetto della segnaletica) favorendo giustamente il passaggio di chi transita in bicicletta; la palestra di Via Goldoni ha qualificato uno spazio altrimenti sottoutilizzato e la presenza dei profughi ai Paolini non ha arrecato nessun disturbo ai vicini (piuttosto ci preoccupa la gestione di queste persone che, una volta introdotte nel nostro contesto, sono costrette a ritornare in patria...)”. Questo però un tempo era un quartiere borghese dove si viveva bene: adesso come lo definirebbe visto che da residenziale sta diventando sempre più trafficato per la presenza di servizi che prima non c’erano? “La mia impressione (vedendo anche i ‘pregiati’ condomini che sorgono in zona, al posto delle piccole villette di qualche anno fa) è che abbia acquistato in qualità e sia considerato ancora come un bel quartiere della città. Chi ci vive fatica ad abbandonarlo, mentre chi vi arriva lo trova Lavori di asfaltatura. Sullo sfondo la sede provinciale della CISL La chiesa di San Paolo accogliente. Questo non significa che sia tutto uno ‘splendore’; molti problemi della viabilità, specialmente nell’orario di entrata e uscita degli studenti, non sono risolti, e resta soprattutto la maleducazione di tante persone che usufruiscono delle strutture presenti, lasciando i pro- prie automezzi - spesso di non piccole dimensioni - in posti forse per loro comodi, ma di certo scorretti e inadeguati per gli abitanti. Chi poi abita più prossimo alle strutture ha sicuramente anche dei disagi, ma da questo a fare di ogni erba un fascio, ne corre!”. Sia a San Paolo che a San Bortolo ci sono aree che da anni attendono di essere “liberate”: mi riferisco all’area del campo federale e a quella dell’ex centrale del latte. Sono temi sentiti dalla popolazione o battaglie condotte solo dai rappresentanti dei coordinamenti? “Sul coinvolgimento delle persone... non è una cosa facile per nessuno! Lo si è visto per il Dal Molin come per altre ‘emergenze’... tendenzialmente ognuno preferisce non essere disturbato, e si attiva solo se vengono intaccati i suoi interessi, appena il problema si sposta alla via adiacente, già perde di interesse. Non trovo comunque scorretto che alcuni si facciano promotori di miglioramenti nel quartiere e propositori di progetti qualificanti la zona. Si dia poi il giusto spazio al dibattito, e siano gli amministratori della città, animati da autentico spirito di servizio e guidati dal bene comune, a fare le scelte più appropriate, sulle quali poi saranno giudicati al momento delle elezioni amministrative. In generale di cosa si lamentano e cosa le chiedono i parrocchiani? “Più che lamentele, ascolto e vedo tante persone che nel loro piccolo nei gruppi parrocchiali e non, sportivi, nelle associazioni, nella scuola, Don Luca Trentin nel volontariato ... - danno il meglio di sé per rendere migliore il quartiere in cui vivono, creando relazioni positive con i giovani, con i genitori. Vedo persone che si impegnano personalmente e responsabilmente a migliorare la vita delle persone più in difficoltà. Con queste premesse ritengo che anche i problemi e le difficoltà che inevitabilmente sorgono, possano essere superati con spirito di collaborazione”. città 221 del14 ottobre 2011 numero 6 pag Gli amarcord di Rossi: la mia Aim fac caldeggiato anche da Variati. E L’ex presidente di Aim sulla graticola giudiziaria e manageriale è un tranquillo ma furioso fiume in piena. Con lui in questo di Giovanni Coviello D opo le “confessioni” di Fazioli e le “risposte” di Variati, inframezzate dalle contrrossiaddizioni di Colla (se, come di dovere, diamo credito al sindaco) e dal silenzio storico di Vianello, il “più vecchio” di tutti loro in Aim, proviamo a descrivere un altro arco del “cerchio infinito” (e poco magico) di Aim. Giuseppe Rossi da presidenstrascte ne ha scritto parte della storia più o meno controversa ma fa ancora parte della sua cronaca per “gli strascichi giudiziari in cui è o lo hanno coinvolto” Guardi, a livello giudiziario l’unica cosa che io posso dire, visto che c’è un’indagine aperta, è che comunque io sono assolutamente innocente e che le carte stanno dimostrando ai giudici che effettivamente la situazione è in realtà così. L’accusa specifica qual è? L’accusa specifica che riguarda Aim è il fatto che sia stata comprata Marghera facendo un favore al geometra Valle, per il quale non si capisce quale tipo di favore io avrei potuto fare visto che Marghera è stata comprata nel 2006, mentre secondo loro i fatti risalgono al 2003 quando l’abbiamo presa in affitto. Dal 2003 al 2006-07 quando è finito il contratto di affitto io non so che garanzie di affare avrei potuto dare: visto che in quel periodo sono stati rinominati tre consigli di amministrazione, credo che nessuno sia in grado di garantire a qualcun altro … Se ricordo bene voi avete affittato quell’area da … Noi abbiamo affittato quell’area da Ecoveneta, Ecoveneta ha fatto questo contratto di affitto e noi abbiamo detto partecipiamo con voi a questa operazione, anche perché per noi poteva essere solo un ragionamento di interesse per chiudere il ciclo completo dei rifiuti Il sito era ancora proprietà di Valle Era proprietà di Valle Gestione Ecoveneta insieme ad Aim Attenzione, però, perché Ecoveneta prende in affitto da Valle poi viene da Aim e dice facciamo assieme. Per me in quel momento l’interlocutore è Ecoveneta (del gruppo Maltauro, n.d.r.), noi non abbiamo mai trattato con Valle. Aim Bonifiche nasce dopo, al tempo si chiamava Aimeco, questa era la situazione poi si è montato un caso Lei, quindi, ha trattato sempre con Ecoveneta non con Valle Io ho trattato sempre con Ecoveneta ma io non ho neanche trattato con Giuseppe Rossi Ecoveneta, io ho trattato, credo una volta, col dott. Lombardi dopodiché era la struttura che si occupava di trattare con Ecoveneta, ma poi io non ero nemmeno nel consiglio di amministrazione di Aimeco, sono stato nel cda finchè non ha operato, quando ha iniziato ad operare io non ero più nel cda. Comunque il presidente è il presidente per cui ha sempre delle responsabilità ed io non voglio sicuramente esimermi dalle responsabilità. Credo che sia stata fatta una cosa corretta, onesta senza nessun tipo di secondo fine e lo stiamo dimostrando Giglioli quando entra in ballo in questa questione Sulla vicenda di Giglioli è un po’ difficile dire quando entra in ballo, Giglioli entra in ballo per fare una perizia quando stanno trattando per acquistare l’azienda Stanno, cosa intende? Trattano il presidente di Aimeco che all’epoca è il dott. Bordin e il cda che è formato anche da Bertelle e Carta (Bruno, n.d.r.) , sono loro che trattano con Ecoveneta. C’è la documentazione che dimostra che il cda nella holding viene a relazionare su ciò che fa e la holding lo condivide Quindi “loro” stanno trattando con Ecoveneta l’acquisto dell’area e chiedono una perizia a Giglioli Chiedono una perizia a Giglioli che fa una sua perizia dell’area e dà il valore che ritiene questa valga A lui è fatta colpa di aver avuto rapporti di affari con Valle Sì lo ho letto anche io nelle carte, sono un po’ delle fantasie e il tempo lo dimostrerà. Poi dovremmo tornare indietro per fare un ragionamento serio, perché questa è una mistificazione mediatica, secondo me, di tutto quello che è avvenuto prima perché Variati ha vinto le elezioni continuando a sostenere che Aim era un disastro, che Aim era un buco. Io dico falso, falso, questo è tutto falso. Quando noi siamo arrivati in Aim l’azienda faceva 130 milioni di euro di fatturato, questi sono dati che Variati con tutta tranquillità può andare a prendere in Aim e se ha voglia li pubblica e io sono qua disposto a commentarli in pubblico. Nel 2001 Aim faceva136 mlioni di euro di fatturato, quando sono andato via io faceva 270 milioni di euro. La realtà è che Aim per un sacco di anni ha trasferito circa 1520 milioni di euro al Comune pagando 4- 5 milioni di euro imposte. E secondo Variati o secondo chi ha fatto questa grande pubblicità un’azienda è decotta se riesce a produrre reddito per 20-25 milioni di euro? Quindi 130 milioni era il fatturato iniziale, 270 milioni quello a cui lei era arrivato con un margine di utile consistente che le consentiva di pagare le tasse e retribuire il socio di controllo Ma se lei va a vedere la perizia che ha fatto fare la procura, da tre professori universitari credo, mi dica se il comune ha depauperato l’Aim. In questa perizia c’è una parte in cui i periti dicono “no, assolutamente non ha depauperato l’Aim. Il comune poteva addirittura chiedere di più all’Aim”. Allora io vorrei sapere dov’era quest’azienda decotta! Il comune chiedeva quegli importi come conferimento o come utile? Noi pagavamo dei canoni di concessione che erano 15-20 milioni di euro all’anno. Poi trasferivamo anche degli utili al comune, pagavamo delle imposte. Quello che Aim conferiva al comune faceva parte dei costi? Si certo. La realtà è che alla fine noi abbiamo sempre trasferito una grande quantità di denaro, c’è stato un periodo in cui hanno decantato che i nostri bilanci erano eccezionali. Prima di andarmene fu incaricato un grosso gruppo di professionisti milanesi di fare uno studio su tutta Aim in cui avevano detto che Aim era sana e che l’unico problemino che poteva avere era la crisi di crescita. Cioè la crescita è stata troppo rapida per cui c’era un indebitamento un po’ più alto di quello che aveva prima. Ma attenzione, hanno detto che l’indebitamento era di 130, 200, 180 milioni di euro mentre la verità è che quando Dario Vianello sono andato via nel 2007 l’Aim aveva 90 milioni di euro di debiti su 270 milioni di euro di fatturato. Quando qualcuno dice “siamo stati bravi perché abbiamo ridotto il debito” e io vado a vedere qual’è la riduzione del debito e il debito si riduce nel lungo termine questo vuol dire che hai solo pagato dei mutui, il debito non è quello, per cui in realtà quando facciamo questo tipo di ragionamenti stiamo dicendo delle falsità e raccontando ai vicentini delle balle colossali. L’Aim è sempre stata un’azienda molto sana , un’azienda importante, un’azienda che è cresciuta, con la mia logica e quella del mio cda che era diversa da quella che aveva il prof Fazioli. L’in house secondo noi era già allora una cosa sulla quale non si poteva puntare e il tempo ci ha dato ragione. Noi avevamo detto “guardate che con l’in house moriremo tutti”, per cui noi abbiamo cambiato, abbiamo cominciato a comprare la Sit che faceva gare esterne, affidamenti diretti nel Comune solo con l’Aim, abbiamo messo in piedi una struttura che potesse essere snella ma che potesse anche partecipare alle gare. Abbiamo partecipato alla gara di Treviso e abbiamo vinto la gara del gas di 60 milioni di euro, noi avevamo cercato di aprire a mercati diversi. Fazioli quando è arrivato era un forte sostenitore dell’in house e mi pare che nell’ultima intervista che ho letto e che avete fatto proprio voi diceva “sì, se prima credevo nell’in house ora non ci credo più”. Io non dico nulla, Fazioli ho avuto modo di conoscerlo quando ha fatto un progetto per i trasporti da noi quando io ero presidente di Aim ma per il resto non lo conosco e non città 221 del14 ottobre 2011 numero 7 pag aceva 20 milioni di utili con Vianello E il mio bravo dg sapeva tutto esto numero arriviamo a metà corso mentre nella prossima puntata racconteremo l’altra metà e lo sbocco nel mare magnum mi permetterei di giudicare chi non conosco. Ma il tempo è galantuomo e il tempo ha dato ragione evidentemente a quello che io pensavo 7, 8 anni fa quando pensavo che l’in house sarebbe stata un fallimenro Queste polemiche di Variati e della nuova amministrazione sullo sfacelo di Aim erano polemiche che si basavano anche su dei dati o erano solo polemiche politiche secondo lei? Erano solo polemiche politiche. I latini avevano ragione quando dicevano “verba volant, scripta manent”, perché se uno prende i bilanci e prende le carte in mano, basta capire cosa c’è scritto. I bilanci di allora dicevano che Aim andava bene, era una società sana c’erano molti gruppi interessati cioè molte altre multiutility che volevano fare con noi delle fusioni e noi abbiamo valutato i bilanci degli altri. Al tempo devo dirle che Aim era una di quelle che aveva i bilanci più belli e aveva una grande salute pertanto prima di esaminare alcune fusioni noi abbiamo sempre detto “qui rischiamo di portare invece di portare a casa” Una delle annotazioni che ha fatto Fazioli sulle precedenti gestioni, non so se la sua o quella di Zanguio, è stata: “ho preso in mano un’azienda che addirittura non era in grado di pagare gli stipendi” Secondo me questo è assolutamente falso, in realtà però io non sono in grado di smentire ciò che dice Fazioli per un questione molto semplice. C’è stato un anno e mezzo del dott. Zanguio per cui io non sono in grado Achille Variati di capire cosa è successo in quell’anno e mezzo. Io sono in grado di dire e di spiegare cosa è successo quando c’ero io. Quando c’ero io la situazione non era questa, l’Aim aveva una grande liquidità una grande disponibilità, ha fatto grandi investimenti, ha fatto grandi acquisizioni ed era diventata una grossa azienda. Era un’azienda che comunque sapeva muoversi sul mercato, un’azienda che prima si conosceva solo a Vicenza e negli ultimi anni si conosceva in giro per l’Italia Un altro appunto che ha fatto Fazioli è che quando è arrivato in Aim lui non è riuscito a scrostare quella che era la struttura di Aim, Variati ha commentato che è stata una colpa sua se non ci è riuscito. C’erano queste croste di dirigenza che bloccavano l’azienda? Guardi, l’Aim ha delle grandissime professionalità Può fare qualche nome Ma io direi un po’ tutto il gruppo dirigenziale Vianello è sotto tiro in questo momento, Fazioli non risponde , Variati non risponde Io rispondo,sempre, non c’è alcun problema. Il dott Vianello lo ha nominato direttore generale il presidente Rossi. Vianello ha un’unica responsabilità, secondo me, su tutta la vicenda, perche le capacità non gli mancano. Quella di far finta o quantomeno di far finta a livello mediatico che lui non ci fosse o che lui addirittura non sapesse neanche cosa stesse avvenendo in Aim. Falso, falsissimo perché il dott. Vianello era il di riferimento non solo mio ma di tutti i consiglieri. Allora o abbiamo sbagliato tutti,e io non lo credo assolutamente quindi salvo anche Vianello. Oppure Variati ha fatto un’ottima scelta quando ha messo come direttore generale il dott. Vianello Lui dice che non è intervenuto e che è stata una scelta di Colla, mentre Colla dice che lo ha proposto Variati Io non conosco il dottor Colla per cui non so se lo abbia scelto lui o no Variati quando era consigliere regionale caldeggiò Vianello come direttore generale? Sì, in occasione di una cena , ma non me lo disse lui direttamente. Me lo disse qualcun’altro che “mi aveva detto Variati …”. Ma io lo avevo già nominato quindi non mi influenzò per niente. Io Vianello lo ho nominato direttore perché ero convinto e sono convinto che aveva le capacità di fare il dg allora e sono convinto che le abbia adesso. Ma la domanda che mi pongo è: “caro sindaco Variati, cosa hai detto in tutti questi anni? Perchè io l’ho nominato per primo dg cinque anni fa (nel 2004 -2005 mi pare) e sono stato più lungimirante di te, l’ho fatto cinque anni prima di te. Lo ho messo a fare il dg questo ha fatto il dg e tu dopo 5 anni vieni a dire che nel cda che c’era con quel direttore generale erano tutti dei banditi. E ora in realtà Vianello era così bravo che lo rimetti a fare il direttore generale? Vianello era dg nel periodo finale del suo mandato dal 2004 fino a quando lei ha lasciato. Quindi, per capire, lei dice che, per quanto riguarda le accuse che vengono fatte al cda di Aim, siccome il dg era Vianello quest’ultimo o era incapace o era partecipe Delle due l’una: o non sapeva niente e non meritava, quindi, di fare il direttore generale allora come adesso. O sapeva tutto e allora era talmente bravo … non c’è storia. Su questo non posso essere smentito da nessuno, però io sono convinto che Variati ha fatto un’ottima scelta. L’azienda è sempre andata bene, non so come vada adesso perché i numeri non ce li ho … Ci fermiamo qui per questo numero e lasciamo a VicenzaPiu.com e a VicenzaPiù n. 222 l’altra metà dell’intervista in cui dopo gli industriali (Amenduni, Beltrame) e Assindustria entrano in ballo Stabila, Zanguio … E, al termine della pubblicazione, faremo qualche commento. Per ora tutto, o quasi, si commenta da solo. Come nello spirito del documento che a puntate stiamo producendo sulla più grossa realtà pubblica della città, in cui bello e bruto hanno strani confini. Aim nel mirino Il Pdl attacca: niente documenti su San Biagio e sugli affidamenti al Gruppo Sartorello. Meridio: «Non si possono violare certi diritti» (m.m.) La procedura con la quale Aim ha scelto il responsabile per la comunicazione. L’elenco degli affidamenti che la spa di San Biagio e lo stesso comune hanno conferito a ditte esterne come il gruppo Sartorello. Il dettaglio dei rilievi in ragione dei quali la Corte dei Conti avrebbe mosso dei rilievi che in qualche maniera avrebbero rallentato l’iter, ora sbloccato, per la realizzazione del nuovo padiglione fieristico in zona Ovest. Sono queste le domande che da una decina di giorni il Pdl ha indirizzato alla giunta comunale di Vicenza, sia in forma di domanda di attualità sia in forma di richiesta di accesso agli atti presso il comune. «Putroppo però dall’amministrazione non abbiamo avuto alcun riscontro». Usa queste parole il consigliere comunale di minoranza Gerardo Meridio (Pdl) il quale non risparmia le critiche nei confronti dell’esecutivo capitanato dal democratico Achille Variati: «Parla tanto di trasparenza e poi alla prova dei fatti il comune come casa dalle mura di vetro diventa una chimera. Non si possono violare certi diritti». I documenti chiesti dalle minoranze non sono di poco conto perché toccano alcuni ambiti assai delicati del risposto alle domande targate Pdl durante il question time perché a suo dire non era in grado di fornire la documentazione richiesta (VicenzaPiu.com del 4 ottobre). «Di giorni ne sono passati parecchi - attacca ancora Meridio - e a noi non è ancora pervenuto un bel nulla. Come mai questi ritardi strani? Che cosa c’è dietro?». Il consigliere non fa riferimenti precisi ma in controluce si legge una critica all’entourage del primo cittadino. Il quale, seppur indirettamente, è anche stato sollecitato con una precisa missiva del presidente del consiglio comunale, il democratico Gigi Poletto. Gerardo Meridio sistema di potere sull’asse che da palazzo Trissino porta direttamente a San Biagio. In questo senso Meridio spara a zero e spiega che «quelle carte ci spettano di diritto in ossequio ai poteri ispettivi che la legge assegna al consigliere comunale. Il consegnarcele non è un favore ma un dovere per l’amministrazione». Parole dure che si sommano al fastidio accumulato nei giorni, dopo che durante il consiglio comunale a cavallo tra i primi di settembre e i primi di ottobre il sindaco non aveva Per di più in tema di trasparenza alle critiche del Pdl si sommano gli interrogativi del consigliere del Pd Sandro Guaiti il quale diverse settimane fa aveva chiesto lumi sull’elenco completo dei consulenti che dal 2008 in poi avrebbero beneficiato di un contratto col comune capoluogo. Elenco «ancora massimamente incompleto il quale per legge andrebbe pubblicato con tutti i dettagli del caso». Una critica che in passato non era sfuggita allo stesso Meridio il quale si era ripromesso di accendere un riflettore anche per la questione consulenze. città 221 del14 ottobre 2011 numero 8 pag Dilemma pedonale La ventilata chiusura al traffico di corso Fogazzaro, salutata con favore anche da residenti e commercianti, potrebbe scontrarsi con le mire dell’assessorato alla mobilità che cerca nuovi posti auto a San Biagio di Marco Milioni È dall’autunno dello scorso anno che il sindaco berico Achille Variati coltiva un piccolo sogno. Quello della pedonalizzazione, prima parziale, poi forse totale, di corso Fogazzaro. Era il 2010. Giunta e Aim festeggiavano il completamento in anticipo della riqualificazione della zona a ridosso tra San Biagio e corso Fogazzaro. Toni Trentin sul portale del GdV del 3 ottobre scriveva così: «Ma il bello deve ancora venire, forse. Finito questo stralcio operativo, in febbraio parte l’altro, quello metterà a posto la strada fiancheggiata dai portici verso i Carmini: i sottoservizi interrati, gli innesti verso case e botteghe predisposti, il manto stradale sostituito... E a quel punto, sulla scia della chiusura per la rimessa a nuovo della carreggia- Le minoranze chiedono trasparenza sui fondi Aim ta destinata a diventare la più bella del centro storico e aspettando la risistemazione anche dei marciapiedi porticati, si potrà porre sul tavolo della discussione tra Amministrazione, negozianti e residenti la parola che altrove è un tabù ma che qui si può pronunciare: pedonalizzazione. Ne parlano gli stessi operatori: parecchi tesserati ai “Portici di corso Fogazzaro”, l’associazione presieduta da Tiziana Zammattio, sono tentati dall’idea di sperimentare una chiusura parziale, fino allo slargo della chiesa dei Carmini. Una novità da proporre ai vicentini intanto al sabato (o almeno al sabato pomeriggio) per vedere l’effetto che fa una passeggiata commerciale alternativa all’affollamento del corso Palladio». Il sindaco cinguettava la pedonalizzazione, i commercianti della zona gradivano anche perché per molti, tra residenti e imprenditori, il gran flusso delle auto in zona è un tappo e non un pungolo per gli affari. E ancora Trentin dà la parola, sempre sul GdV del 3 ottobre alla Zammattìo con un paio di incisi che danno bene il senso della vicenda: «L’importante - dicono accettando e rinforzando l’ipotesi rinnovata ieri da Variati e dall’assessore allo sviluppo economico Tommaso Ruggeri - è che ci siano occasioni che facciano da richiamo». Passano un po’ di mesi. E all’improvviso, all’inizio dell’estate 2011, si materializza quasi dal nulla la necessità di un aumento del numero dei posteggi presso il parking Carmini. Aumento che avverrebbe cercando spazi utili nella sede Aim di San Biagio. Tant’è che il sindaco si muove in fretta; chiede alla municipalizzata di cercare un’area alternativa per togliere dal centro storico il deposito coi camioncini inquinanti di Aim. La spa comunale, lo rivela VicenzaPiù, sforna un bando cucito su misura per un’area dismessa del Gruppo Maltauro. Le opposizioni di centrodestra insorgono. E il bando sbanda. Poi d’improvviso sul GdV del 29 settembre esce uno strano articolo di Nicola Negrin nel quale ritorna in pompa magna l’ipotesi Carmini bis, che poi si tramuta in posti auto da cercare a San Biagio. Stavolta il presunto inquinamento dei mezzi Aim, almeno Uno scorcio di corso Fogazzaro mediaticamente, non è più una priorità. La priorità è il Natale, leggi shopping natalizio. A parlare del progetto, almeno sulle prime non è alcun membro di giunta, non il presidente di Aim Paolo Colla, ma il direttore generale della multiservizio: Dario Vianello, un fedelissimo di Variati. Un progetto da 1,6 milioni di Euro. Tant’è che Ruggeri suda freddo. Alcuni tecnici comunali in seno al suo assessorato gli spiegano che l’accelerazione voluta da Vianello e cara al consigliere comunale delegato alla mobilità Claudio Cicero può nuocere alla prospettiva di lungo periodo («la pedonalizzazione») accarezzata da commercianti, residenti, da pezzi importanti di Ascom e dallo stesso primo cittadino. La domanda di fondo è una. Che senso ha spendere tante risorse, alcune rimediate a fatica fuori dal comune, per riqualificare corso Fogazzaro in previsione di un divieto alle auto, se poi si spendono altri quattrini proprio per far giungere in zona altri «mostri a quattro ruote»? I quali, si sa, rendono in termini di pedaggi e cassa, magari con il fine di realizzare altre opere, ma inquinano non poco. Infatti pure Variati è preoccupato. Non gli pesano tanto i possibili contrasti in giunta, ma le possibili critiche di commercianti e residenti che per primi avevano abbandonato un tabù, quello delle ZTL da espandere, che a Vicenza è duro a morire. Lo stesso Cice- ro, in un paio di colloqui riservati con Variati, avrebbe riconosciuto la sostanza del problema. Proprio per questo motivo il capo dell’esecutivo avrebbe messo al lavoro una taskforce multisettoriale con un obiettivo preciso: trovare una soluzione al contempo soft ma scientificamente pianificata in modo da non scontentare nessuno e in modo da poter testare entrambi i due approcci ai problemi di una spina nord del centro che da anni mostra pochi segni di vitalità. Frattanto però le minoranze di centrodestra rimangono col fucile spianato. Vogliono capire infatti se i danari che Aim userà per questo piano «resosi improvvisamente necessario» saranno impiegati con procedure trasparenti o meno. città 221 del14 ottobre 2011 numero 9 pag Purga berico-padana Il Carroccio vicentino è tra i terreni più duri di scontro di una lotta intestina che a livello nazionale vede i fedelissimi del senatùr sempre più accerchiati dagli eventi e dai leghisti dissenzienti: così il movimento rischia l’implosione di Marco Milioni L a guerra intestina al Carroccio berico è in realtà la riproposizione su scala locale di quanto sta accadendo nel partito nordista da Roma in su. Non sono pochi gli analisti che vedono una Lega nella quale l’entourage del leader Umberto Bossi usi «le purghe» come l’ultimo baluardo prima dell’implosione in un movimento che sta andando alla deriva. Un movimento nel quale una parte abbastanza ben rappresentata che fa capo al ministro dell’Interno Bobo Maroni e al sindaco di Verona Flavio Tosi, fiutando la debacle, starebbe f lirtando con ambienti del nascituro terzo polo. Ad ogni buon conto il congresso regionale veneto alle porte ha acuìto queste tensioni (espellere o declassare al rango di semplice sostenitore un simpatizzante dell’ala Tosi significa non farlo votare in assise politica) tanto che casi eclatanti di «purghe» come quello della sede di Arzignano sono addirittura finiti sulla stampa nazionale. E così la base ha paura; anche quando deve esprimere giudizi in pubblico. In questo quadro il coordinatore veneto Gian Paolo Gobbo ha identificato nel ruolo di «epuratore» il deputato vicentino Manuela Dal Lago che da mesi sferza la terra veneta in cerca di chi ha deragliato rispetto al binario prestabilito a Milano in via Bellerio, sede nazionale del partito. Tant’è che in un contesto del genere non si possono sottacere le denunce sul piano storico contenute nel libro inchiesta “Umberto Magno” scritto da un ex leghista di lusso come Leonardo Facco. Quest’ultimo a metà set- tembre nel presentare la sua fatica letteraria sotto i portici della basilica Palladiana a Vicenza, aveva fatto una serie di riferimenti precisi alle recenti espulsioni eccellenti in corso nel Vicentino e le aveva ricollegate a quanto sta accadendo a livello nazionale. «Oggigiorno - precisa l’autore - la Lega continua ad essere ciò che è sempre stato. L’aziendina di Umberto Bossi, il quale è una persona malata con poche ore di autonomia al giorno. Per cui l’amministratore delegato di tale ditta è la moglie di Bossi ovvero Manuela Marrone. La quale usa il marito come la madonna pellegrina per mostrare a tutti che il Carroccio è ancora lui e si fa ciò che decide lui». Secondo Facco nel Carroccio, almeno politicamente, «non esistono differenze o orizzonti plurimi». Per cui «o stai con Bossi, e allora fai carriera; oppure non stai con lui e di conseguenza vieni deprecato o cacciato in malo modo». In questi giorni peraltro sui media nazionali ancora una volta è stata rilanciata la questione dei rapporti politico-economici tra il leader del Pdl Silvio Berlusconi e lo stesso Bossi. Su Rai Tre un altro ex di primo piano dell’area Lega, il giornalista Gigi Moncalvo, il 2 ottobre durante il programma condotto da Lucia Annunziata, aveva spiegato che «Berlusconi aveva fatto un intervento economico pesante a favore della casse della Lega» sia sul simbolo sia per ripianare debiti in capo al Carroccio. Ma che cosa sta succedendo quindi nel movimento? Come mai, per esempio, militanti leghisti della base nel comune vicentino di Trissino (servizio a pagina X) chiedono l’anonimato per contestare il conf litto di interessi in Leonardo Facco capo all’assessore all’ambiente in una giunta monocolore “padano”? Per spiegare una situazione del genere tornano ancora buone le parole pronunciate da Facco a Vicenza: «Le condizioni di emergenza strutturale che hanno spinto persone in buona fede a credere nel progetto leghista c’erano già vent’anni fa e oggi sono ancora più incancrenite». Il pensiero dello scrittore corre alla crisi economica e alla situazione critica dei conti pubblici e poi aggiunge che «non va dimenticato che il 70% degli abitanti del Settentrione almeno una volta ha votato Lega. Tant’è che sul territorio in questo momento si stanno rafforzando movimenti di ex leghisti, i quali oltre a mietere qualche consenso, hanno mantenuto quello spi- rito originario in forza del quale stanno dimostrando che il Carroccio è ed è stato il più grande bluff capitato sulle genti del Nord». Comunque gli spunti per un dibattito aperto non mancherebbero. Tanto per dirne una. Il giorno 11 marzo di quest’anno a pagina 4 VicenzaPiù ha pubblicato un lungo reportage nel quale è stato acceso un faro su più di un nervo scoperto. Almeno sul conto di alcuni papaveri leghisti vicentini, fedelissimi della Dal Lago in primis. Epperò dal segretario provinciale Marita Busetti non sono arrivate repliche di sorta. Perché? Facco per di più, che è anche stato tra i giornalisti di punta de La Padania nonché ex dirigente del partito nordista, aggiunge ancora un altro tassello con una sfaccettatura «berica» precisa: «Poiché il mio libro è stato molto censurato mi sono buttato sulle presentazioni. Ne ho fatte 43 e in ogni posto in cui andavo mi si presentava l’ex leghista di turno o il cittadino di turno per darmi i documenti o addirittura dossier belli e pronti con le porcherie inenarrabili di qualche rappresentante del Carroccio. Raccogliendo la documentazione» anche per quanto concerne casi vicentini «mi sono accorto che la Lega Nord è una vera e propria associazione a delinquere, con una quantità enorme di pregiudicati, di persone sotto giudizio, con settori ancora da esplorare». Un esempio? «Non si può nemmeno avere idea delle porcherie che ci sono sotto l’affare quote latte e dei relativi rimborsi». costume&società 221 del14 ottobre 2011 numero 10 pag Zuccato esorcizza l’effetto Marchionne, Bergamin “paladina” di Confindustria Imprenditori e lavoratori per una volta uniti: ma è il modello di sviluppo la crisi vera di Federica Ceolato A nche a Vicenza si fa sentire l’eco della decisione di Sergio Marchionne di uscire da Confindustria. Il presidente degli industriali vicentini, Roberto Zuccato, che non si sbottona su possibili defezioni dalla locale Assindustria, ha, comunque, scritto nei giorni scorsi agli associati in via preventiva: “In un momento così drammatico per la vita del Paese, il mondo produttivo deve unire gli sforzi e rinunciare ai personalismi”. Anche Marina Bergamin, segretaria provinciale Cgil Vicenza, ritiene non condivisibili le motivazioni che hanno portato Fiat a decidere di uscire dal sistema. “Marchionne continua a sbagliare, innamorato dell’art. 8 della legge finanziaria. Per noi una cosa è chiara: l’accordo unitario del 28 giugno scorso è alternativo a quell’articolo, sposa un’altra filosofia, fa sintesi tra interes- si apparentemente diversi che possono e devono convergere, ossia la crescita della competitività e la difesa del lavoro dei lavoratori. Una sintesi cruciale per uscire dalla crisi senza rotture irreparabili e per guardare avanti. Rotture irreparabili e deregolamentazione totale che, viceversa, alcuni (Marchionne e Sacconi per fare solo due nomi) auspicano con enorme miopia. Rotto il sindacato ora si vuol rompere Confindustria per andare dove? Al far west contrattuale? Follia. Piccoli Marchionne spunteranno anche a Vicenza? E’ possibile, ma sarebbe un disastro. Noi non ci staremo e speriamo stavolta di non essere soli”. Insomma dallo strappo Marchionne e dalle aspettative disattese di gestione politica della crisi, che includono l’assenza o la complicità del governo nella fuga “prototipo” della “Fabbrica Italiana Automobili Torino” da Assindustria e dall’Italia, nasce un’inconsueta alleanza, nazionale e locale, tra due delle parti so- ciali fino a pochi giorni fa in maggior conf litto. Se la Cgil, il sindacato che ha resistito al fascino degli accomodamenti all’insegna del meno peggio perseguito invano da Cisl e Uil, e Confindustria, stretta tra il rinculo dell’appoggio al governo di fatto “ritirato” col Manifesto della Marcegaglia e l’americanizzazione dei rapporti sindacali voluta da un Lingotto immemore di quanto ha ricevuto dal sistema Italia, stringono un’insolita alleanza ci sarebbe da gioire in tempi normali. Ma oggi nel mezzo di una crisi, che lo stesso Trichet annuncia come crescente, viene da chiedersi se basti o se, cosa molto più realistica, non sia da ridiscutere e ridisegnare con urgenza tutto il modello di sviluppo in cui per decenni imprenditori e lavoratori si sono come adagiati. La crisi è finanziaria, dicono gli esperti di turno. E’ del modello di vita, percepiscono le persone. Che siano sulla poltrona di gestione di un’azienda o che ne siano gli ingranaggi operativi. Emma Marcigaglia e Roberto Zuccato, Presidenti Assindustria nazionale e vicentina Onorevoli volgarità Come cambiano il linguaggio e il comportamento dei politici di Stefania Calledda S doganata la volgarità persino in parlamento, le cadute di stile della politica nostrana si susseguono a un ritmo preoccupante, tanto che la sensibilità comune inizia a soffrire di un certo disagio: etichettato come “bacchettone” o “puritano”, chi subisce la violenza di queste esternazioni fuori luogo, finisce semplicemente per allontanarsi sempre più dalla sfera del politico. È il caso delle dichiarazioni dell’ex (?) An Claudio Cicero, consigliere dell’opposizione reinventato poi come braccio destro del sindaco Variati alla Mobilità. Spalleggiando l’assessore “azzurro” all’Istruzione, Morena Martini, che aveva spedito la Rete degli studenti in mobilitazione direttamente “in miniera a sudare sette camicie”, Cicero ha rincarato la dose sostenendo “Brava: se tu li mandi in miniera, io li mando a zappare”. Il tutto nell’imbarazzo del primo cittadino che, pur non ancora ripresosi dal caso del suo portavoce Bulgarini, sorpreso alla guida in stato di ebbrezza con conseguente ritiro della patente, si affrettava (e limitava) a supporre un equivoco come motivazione dell’exploit dialettico del consigliere “mobile”. Insomma, se le espressioni colorite della Lega Nord non bastassero, tra roghi di piazza e inviti ad armarsi di fucile anche in quel di Venezia nell’ultima Festa dei popoli Padani, ci pensano anche i nostri politici locali a far perdere definitivamente ogni … sobrietà alla politica. Del resto, cosa aspettarsi dopo i vari “forza gnocca”, “fatti Claudio Cicero e Achille Variati scopare”, “handicappata del cazzo” per non parlare della pesanti offese alla Merkel del nostro amato premier, e dopo l’uso spudorato del dito medio dei nostri parlamentari? E le vittime sono sempre le stes- se, donne, disabili, studenti in una società gerontocratica, maschilista e xenofoba, così condita con quella capacità di essere fuori luogo da suscitare l’indignazione anche di coloro che per cultura dovrebbe- ro rappresentare le menti più aperte. Il fatto è che si è perso il senso delle parole che divengono turpiloquio laddove si pronunciano in contesti in cui sarebbe adeguata una certa serietà, una misura, ecco, si è persa proprio la misura. Si è male interpretato il bisogno degli elettori di avere eletti più vicini alla loro quotidianità, perché una frase infelice detta in un bar, in una caserma, in una cena tra amici non ha lo stesso effetto in un altro luogo come un salotto televisivo o, peggio, in un luogo o in un contesto di rappresentanza politica e civile. E se molte persone che ascoltano queste volgarità o vedono certi esempi comportamentali ne subiscono la violenza, l’imbarazzo, il disagio, il peggio è che altre, giovani e meno giovani, si sentono autorizzate all’emulazione: “Tanto se lo fanno quelli che sono gli eletti!?” 221 de14 ottobre 2011 focus nume 11 pag Paolo Pellizzari: il commissario Costa insensibile al “rischio falda” sotto la base Usa La provincia ora vuole piezometri profondi 20 m, analisi anche in superficie e più ampie di Giulio Todescan N ei panni del contestatore No Dal Molin non ci si vede, Paolo Pellizzari, e infatti respinge l’etichetta. Ma nelle ultime settimane la bandiera della richiesta di trasparenza sul cantiere Usa – che pochi giorni fa ha aperto i suoi cancelli a sindaci e giornalisti, una mossa che stride con l’opacità che grava su molti aspetti della costruzione della base – è stata di fatto brandita da un attore che nei lunghi anni passati non si era mai distinto per particolare attenzione al tema, ovvero la Provincia. L’assessore all’ambien- o solo perché i comitati possono farsi un giro nel parco della pace. Noi vogliamo sapere quale impatto sta avendo la base Usa sulla falda, e andremo dritti sulla nostra strada». Sembra un deciso cambio di strategia rispetto all’ultimo anno in cui, nonostante teoricamente i dati sulle acque dovessero arrivare ogni tre mesi ai tecnici provinciali, da Palazzo Nievo non si erano alzate voci di protesta ad ogni mancata consegna dei dati stessi. Non mancano di sottolinearlo i No Dal Molin che sul loro sito scrivono: «Ci vogliono 18 mesi perché l’assessore provinciale Pellizzari si accorga che i dati per monitorare la falda acquifera vicentina non gli sono mai stati trasmessi?». sostanziale assenza di Costa dal suo ruolo». Da maggio 2010 la Provincia non ha più ricevuto i dati sulle analisi effettuate a carico delle aziende operanti nel cantiere della base americana: monitoraggi che vengono fatti grazie ai 10 pozzi piezometri profondi 7 metri esistenti nel cantiere. Nel maggio 2010, la prima rilevazione aveva portato a galla un innalzamento di 30 centimetri della falda (dall’ottobre 2008 al dicembre 2009) fra il lato ad est, lungo via Sant’Antonino, e il lato ovest verso il Bacchiglione. Un dislivello imputato alla selva di “micropali” (3798, profondi da 14 a 18 metri) impiantati nel terreno sotto la base e responsabili dell’effetto-diga sulla falda sottostante. Il dislivello era stato reputato «insignificante» dallo stesso Pellizzari. Inoltre erano state rilevate, a macchia di leopardo, percentuali oltre la norma di cloruro di vinile e dicloropropano, inquinanti comunque diffusi in tutta la falda acquifera, non imputabili al solo cantiere Usa. «Un anno e mezzo fa abbiamo rilevato che le cose andavano bene, ma chiedevamo una serie di analisi supplementari – dice Paolo Pellizzari - In primis non capiamo perché i piezometri erano profondi soltanto 7 metri, e non 18 come i micropali. Secondo: i piezometri sono ciechi nei primi due metri di profondità: perché non analizzare anche acqua della falda superficiale? Terzo: chiediamo di ampliare l’analisi sia della qualità delle acque, sia del livello di falda, ad altri piezometri già presenti intorno all’aeroporto, ma in un’area più estesa del mero cantiere. Una mossa necessaria per indagare i riflessi sulla falda in un raggio più ampio». Ristorante Wok Sushi Dinasty Ogni giorno una novità da scoprire! Paolo Pellizzari te e alle risorse idriche di Palazzo Nievo ha ingaggiato una battaglia a colpi di sollecitazioni formali e successive diffide rivolte a Paolo Costa, il commissario governativo alla costruzione della base Usa. A lui Pellizzari ha inviato la richiesta, dopo che la questione era stata sollevata dal consigliere del Pd Matteo Quero, di fornire i risultati delle analisi sulla falda «profonda» sotto la base. Costa prima non ha risposto, poi, in seguito alla diffida inoltrata dalla Provincia, ha affermato che i dati non lo riguardavano e che andavano casomai richiesti alla Regione. «La sensazione è che Costa si sia decisamente “rilassato” sulla questione Dal Molin dopo aver risolto la partita delle compensazioni – commenta Paolo Pellizzari –. Ma non è che siamo tutti contenti, perché uno ha ottenuto le compensazioni, «La provincia non si è posta come forza estremista in atteggiamento di attacco, ma come un ente politico che voleva tutelare i cittadini – ribatte l’assessore Pellizzari –. Le nostre sono richieste elementari, che non comportano aggravi di costi. A chi abbiamo fatto la richiesta? Non agli americani, che non sono nostri interlocutori, ma al commissario di governo Costa, interfaccia degli americani con il governo. Potevamo anche far richiesta alla Regione, ma la Regione aveva già fatto la sua istruttoria, la Vinca, i cui dati ci sono stati consegnati, pur con ritardi». A far sbottare il pacato Pellizzari è stato l’atteggiamento del commissario Costa, che «non ci ha nemmeno degnato di una risposta – prosegue l’assessore -. Mi pare che ci sia una scarsissima sensibilità, una Il meglio della cucina orientale, ogni giorno la possibilità di scegliere le portate guardandole e di farsi cucinare al momento carne, pesce e verdure, da condire poi con salse più o meno piccanti, spaziando fra sushi e sashimi,cucina cinese e soprattutto carne e pesce freschissimo, cucinati al momento sopra grandi piastre o nelle tipiche wok. E fare il bis, oppure assaggiare nuove proposte del buffet, per soddisfare anche la curiosità, in un’atmosfera di delicatezza e armonia. Tutto questo è Wok Sushi Dynasty. Il locale alle Piramidi (ingresso 2, premere il tasto 1 sull’ascensore, sapendo però che ci porterà al terzo piano tel. 267010) nasce da un’esperienza trentennale nella ristorazione orientale, maturata in Olanda: gli ampi e moderni spazi ospitano fino a 400 coperti, sette giorni su sette, dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 23.30. Ideale anche per gruppi, feste private e matrimoni, grazie a spazi riservati al proprio interno, Wok Sushi Dynasty ha anche la forza del prezzo: con 10.90 euro a pranzo e 16.90 a cena (bibite escluse) si può mangiare a volontà, scegliendo dal buffet piatti legati alla stagione, preparati con il “wok”, che dà il nome al locale. Si possono trovare piatti già pronti, oppure tanti cibi che vengono cucinati al momento nel wok, la tipica pentola semi sferica che, con l’aggiunta di poco olio vegetale, cucina ad elevato calore e rapidamente, permettendo di conservare la freschezza dei dei sapori e delle sostanze nutritive. Ampia la scelta degli antipasti, che spaziano dai bocconcini con pietanze calde “teppanyaki”, ai cibi cotti alla piastra in stile giapponese, dal buffet di sushi alle insalate. Accanto alle proposte della cucina cinese con tanti piatti pronti il punto di forza è il buffet per la cottura con wok. Ognuno mette nel piatto gli ingredienti che desidera, scegliendo fra carne, pesce e verdure, e i cuochi glielo consegnano pochi minuti più tardi, condito con una delle varie salse, dolci, oppure più o meno piccanti. Si possono scegliere anche carne, pesce o verdure dal buffet tepanyaki e farli cucinare sulla piastra. Per terminare in bellezza frutta, gelato e l’immancabile ... liquore. Cinese sì, ma dal gusto globale, la proposta del Wok Sushi Dynasty delle Piramidi. sport 221 del14 ottobre 2011 numero 12 pag La società biancorossa del dopo Baldini: semplicemente impreparata La dirigenza “sbaglia e raddoppia”: estate e autunno farciti di errori. Non ci resta che sperare nella buona stella di Gigi Cagni l’insolito ... Solfo di Riccardo Solfo M i ero ripromesso di non criticare l’operato della società “padrona”, nonostante i pessimi risultati raccolti fin qui. Infatti su questo giornale che ospita le mie considerazioni avevo già scritto sull’allenatore, sul direttore Paolo Cristallini e sulla pochezza tecnica di questa squadra, peggiorata dalla scarsa voglia di sacrificarsi di alcuni giocatori. L’esonero di Silvio Baldini ha sancito, però, il fallimento del piano estivo dei dirigenti biancorossi. Ma le mie preoccupazioni (e, penso, anche quelle dei tifosi) sono aumentate leggendo l’incredibile comunicato stampa emesso dalla palazzina uffici di via Schio mercoledì 5 ottobre: “La Società Vicenza Calcio informa che sono iniziati da ieri sera e sono proseguiti per tutta la giornata odierna dei colloqui e delle valutazioni volti ad individuare la nuova guida tecnica della squadra biancorossa. Sono stati sino ad ora contattati alcuni allenatori, ottenendo da quest’ultimi la loro disponibilità …”. Cosa? Ma come, il buon Silvio è praticamente ultimo da inizio campionato e non ne ha vinta una e i dirigenti non avevano ancora preparato un piano B? Non posso credere che una società di calcio professionistico, una qualunque, dopo la sconfitta di Cittadella non avesse già pensato a potenziali nuovi allenatori per metterli in preallarme. Ma l’impreparazione e l’inadeguatezza della società per lo meno in questa fase (e speriamo sia solo uno sbandamento!) risaltano ancora di più nella seconda frase: “Sono stati sino ad ora contattati alcuni allenatori, ottenendo da quest’ultimi la loro disponibilità …” Bugia clamorosa, perché Iachini, il buon Beppe, non ha mai detto “grazie, vengo di corsa”, no, l’ex ha detto: “grazie del vostro interessamento ma sinceramente spero di rientrare con qualche squadra più ambiziosa”. Altrimenti non si spiega il suo no. La verità è triste, Iachini preferisce stare ancora fermo piuttosto che allenare questo Vicenza. Passi che non ci siano soldi, lo ripeto non è una colpa, è un fatto. Passi che ci siano inadeguatezza e superficialità, ma che si raccontino anche le bugie, beh questo no. La cosa urta, urta la maggior parte dei tifosi che si sentono presi in giro. Mi chiedo, e vi chiedo cari lettori-tifosisostenitori-abbonati, ma non era meglio leggere la verità? Cioè: “non abbiamo ancora scelto l’allenatore perché non ci avevamo pensato, sbagliando, e adesso non è neanche facile portarne a casa uno di valido perché, vedi Iachini, la nostra prima scelta, c’è scetticismo su questa squadra, tanto che i mister senza panchina preferiscono stare ancora a casa piuttosto che venire da noi!”. Infatti è arrivato Gigi Cagni che è pronto … da tre anni! Sull’attuale allenatore comunque non mi pronuncio, aspettiamo i due derby, poi eventualmente tireremo le prime somme. Certo una cosa possiamo già dirla, sfortunato non è vista la gara d’esordio a Grosseto (rigore sbagliato dai maremmani all’ultimo minuto). Meglio tornare sulle mosse di questa società sulla quale qualche Stefan Schwock, Dario Cassingena e Gigi Cagni mio (stimato) collega si è già pronunciato (bene) parlando di mancanza di umiltà. Quel comunicato parla da solo e questa società è di una presunzione clamorosa. Qui non si rischia solo la retrocessione sportiva, qui si rischia di sparire dal calcio che conta. Nell’anno che potrebbe regalare la serie A al Padova e l’ennesima salvezza al Cittadella che ha speso praticamente niente per fare la squadra. E se qualche dirigente pensa che io sia prevenuto sarebbe un’altra dimostrazione di inadeguatezza. Posso sbagliare, ovviamente, nelle mie valutazioni, e ne sarei felice per i tifosi, ma, se volevo dar contro, potevo iniziare scrivendo semplicemente della mossa (non da applausi!) di liberare in tempo Maran per fargli fare bella figura al Menti … e per risparmiare qualcosa. Meglio non pensarci, perché anche quella è stata una mossa clamorosa: qualcuno ha valutato i riflessi negativi sull’immagine del club della sua possibile (e poi verificatasi) vittoria? Ma tant’è. Certo che non ci resta che sperare in Cagni, nella sua buona sorte e nel suo rapido riabituarsi alla panchina dopo tre anni di stop! Altrimenti a noi le gioie saranno sempre proibite. altovicentino 221 del14 ottobre 2011 numero 13 pag Consorzio di Vigilanza Altovicentino: il centrodestra vuole mandare a casa il Cda di Andrea Genito “ Il comandante Mat teo Maroni ha fat to da capro espiator io: con le sue dimissioni ha pagato per colpe altr ui”. Non usa mezzi termini, il capogr uppo della L ega in Consiglio Comunale, A lessandro Gor i, che invece at tr ibuisce grav i responsabilità al ver tice del Cda di uno dei più longev i Enti sov racomunali di v igilanza. “Il presidente del Consorzio, ing. Luigi Canale, non può cer to vantare un passato di sapiente gestore Il capogruppo del PdL, Alberto Bressan dove ha operato f inora- spiega Gor i- ha però il mer ito di far par te di una nomenk latura. Mentre Maroni si stava adoperando per una soluzione alla lunga ver tenza sindacale interna, lui, spalleggiato ovv iamente dall’amministrazione comunale di Schio, ha sempre muro contro muro su questioni anche facilmente aggirabili. I v igili reclamavano ad esempio piccole indennità, che potevano essere facilmente coper te responsabilizzando il personale e r iducendo la f lessibilità nell’applicazione delle sanzioni. Inutile girarci at torno, si fa cassa anche con le multe, che però spesso non vengono comminate per un controproducente buonismo o perchè ci si limita a controllare capillarmente solo par te del terr itor io: il centro o poco oltre. Quest’anno poi si è toccato il fondo con altre f iguracce, come le microcamere installate nella sede di Via Pasini, senza, pare, che ne nessun dir igente sapesse nulla. Magar i le av ranno montate dei ladr i entrati di nascosto negli uf f ici! Hanno prefer ito scar icare tut te le responsabilità su Maroni, per poi cercare di tappare il buco con altre f igure “leali” verso la Giunta, con incar ichi creati ad hoc e senza nep pure avere la delicatezza di cambiare lo statuto, che non le prevedeva. La realtà è che questo Ente ha le ore contate: quando decadrà non sarà più riproponibile, secondo quanto prevede chiaramente la nuova Finanziaria, quindi è meglio azzerarlo che tollerare una lunga e stucchevole eutanasia. A nche perchè costa troppi soldi ai contribuenti e non ottimizza affatto un ser v izio così delicato ed importante per i cittadini. Cosa propone la Lega? Una convenzione tra Comuni, con ai vertici i Sindaci. Solo così si ev iterebbero clientelismi e si sarebbe certi della massima trasparenza”. Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo consiliare del Pdl, A lberto Bressan, che ricorda che per ragioni simili si è già dimesso il Cda del Consorzio dei v igili dei Castelli, che gestiva il ser v izio da Montecchio Maggiore: “stanno cercando di tenere in v ita un carrozzone oramai morente e che, per rapporti interni deteriorati irrimediabilmente, sta collezionando più figuracce che giusti riconoscimenti per il suo lavoro. Non ce l’ho con i v igili, anzi loro sono le v ittime di questa situazione, ma con l’organizzazione che ha mostrato di avere grossi limiti e di non essere più conveniente”. Insomma, il centrodestra chiede a gran voce di staccare la spina al Consorzio dell’A ltov icentino e di responsabilizzare i primi cittadini; lo ha ribadito a gran voce con due mozioni nell’ultimo Consiglio Comunale, raccolte (seppur con dei distinguo) anche dal consigliere di maggioranza, Vasco Bicego. Quest’ultimo non concorda con la volontà di sopprimere l’Ente, ma da tempo va sottolineandone le difficoltà interne ed aveva chiesto che i suoi colleghi di partito considerassero le ragioni dei v igili in sciopero. “Far intervenire la Procura della Repubblica è stato un clamoroso autogol- sottolinea il consigliere del Pd- si poteva lavare i panni sporchi in famiglia e far prevalere il buon senso, invece di ostinarsi a dare torto alle r ivendicazioni del sindacato. Se erano delle schiocchezze, perchè non le hanno Il capogruppo della Lega, Alessandro Gori r isolte in breve tempo invece di tirarla così per le lunghe? R icordiamoci che sono i v igili i ver i at tor i del ser v izio, non cer to Cda ed amministrator i”. L’impressione è che la questione terrà ancora banco nei prossimi ordini del giorno consiliar i, il r ischio tangibile è una replica di scioper i ed agitazioni di cui i cit tadini di Schio e dell’A ltov icentino non sentono propr io il bisogno. Fallito Il Mondo del bambino, il caso Aiazzone di Schio Ha chiuso il più grande outlet per infanzia dell’Alto Vicentino: clienti infuriati (a.g.) Schio come Biella? Per molti versi la v icenda del fallimento del megastore per l’infanzia, Il Mondo del Bambino, che si trascina da quasi un anno, ricorda da v icino quella del noto mobilificio A iazzone, sv uotato (infissi compresi!) ad inizio estate da circa duecento clienti truffati ed esasperati per l’inutile attesa di giustizia. In questo caso a non vederci più dalla rabbia sono almeno altrettanti genitori che hanno versato caparre dai 500 ai 1000 euro per prenotare passeggini, lettini o giocattoli di cui è restato loro solo la foto sul catalogo. La prima denuncia risale a settembre 2010, quando una mamma trovò chiuso l’outlet di Via Lago di Garda, nella zona industriale scledense, proprio il giorno in cui avreb- be dov uto ritirare la merce richiesta, approfittando di una promozione-sconto per chi appunto dava un acconto, un pò come accade per prenotare i v iaggi. Fiducia assolutamente mal riposta, perchè quello era il classico “specchietto per le allodole”, architettato probabilmente per raccogliere fondi il più in fretta possibile, prima di sparire. Difatti la truffa o l’ammanco ammonterebbe ad oltre 200.000 Euro, come ev idenziarono denunce fatte successivamente alla stazione dei Carabinieri di Schio. A restare con un pugno di mosche, tra l’altro, sono state anche le tre commesse del negozio, che avanzano parecchie mensilità di stipendio, v isto che i titolari si sono resi irreperibili ed il contabile pare sia in Polonia. Attraverso i loro av vocati hanno tentato di rassicurare i creditori, sostenendo che risarciranno tutto, ma intanto l’unica cosa possibile per i liquidatori è stato mettere all’incanto quanto rimasto nel megastore, con tanto di av v iso sui giornali, questa volta.. serio. Però non sembra bastare ai truffati: “io ho versato l’intero costo di un completo per la culla e di un seggiolonespiega Matteo Sberze- dovrei ricomprare merce qui, seppure sottocosto, per sentirmi soddisfatto?” Imelde Guzman al Mondo del Bambino aveva consegnato in conto vendita circa 50 pannolini biologici, ma non ha più v isto un euro: “sono certa che li hanno venduti, erano ben fatti ed il Comune di Schio dava anche un incentivo perchè sono riciclabili. La beffa è che li ho fatti realizzare da alcune mamme extracomunitarie, che si sono costituite in cooperativa per lavorare; ci penserò io a pagarle, ma questi imprenditori dovrebbero vergognarsi”. I rischi di chi ha versato consistenti anticipi sono pesanti: «se il negozio fa parte di un gruppo e le difficoltà sono solo del punto vendita scledense, sarà sempre la sede centrale a rispondere degli acconti - av verte Danilo Baraldo, responsabile dello Sportello Consumatori di Schio - se invece siamo di fronte ad un’ipotesi fallimentare, allora le coppie che hanno pagato diventano creditori chirografari e dovranno aspettare tutta la trafila prima di vedersi, forse, riconoscere qualcosa». Ecco che lo scenario già v isto con A iazzone, potrebbe ripetersi in zona industriale, ma probabilmente, ad un anno di distanza dal crack, i poveri genitori troverebbero ben poco da portare a casa. ovestvicentino 221 del14 ottobre 2011 numero 14 pag Sospetto inciucio Dopo il caso “rimborsi” a Castelgomberto la base del Pd è in fermento per la mancata opposizione all’operato della giunta leghista: e sui democratici si moltiplicano gli spettri di un conflitto di interessi di Marco Milioni « Ma come mai dopo quello che è capitato nessuno ha alzato la voce?». E ancora: «Possibile che dalla segreteria cittadina e quella provinciale non dicano nulla?» E poi: «In che condizioni è ridotto il partito se non riesce a dire una parola chiara in situazioni del genere?». Sono queste le voci tra militanti e semplici elettori del Pd, che come capita col Carroccio, chiedono l’anonimato per spiegare la situazione di «grande difficoltà» che vive il partito democratico nella valle dell’Agno. Non più di due settimane infatti VicenzaPiù (30 settembre 2011, pagina 13) infatti aveva rivelato alcune indiscrezioni su una presunta indagine in capo alla giun- ta comunale castrobretense. Indagine penale che riguarderebbe le modalità con le quali l’esecutivo ha chiesto ed ottenuto i contributi per l’alluvione di Ognissanti dell’anno passato. Ma al di là di eventuali risvolti penali sempre VicenzaPiù aveva per la prima volta dato conto che nell’esposto inviato in procura e in prefettura dal consigliere comunale Andrea Cocco (che è pure il segretario cittadino del Pdl) la famiglia dell’ex sindaco Bonaventura Granatiero avrebbe ottenuto rimborsi giudicati incongrui dallo stesso Cocco per 30.000 euro. voce che il coordinatore del Pdl sarebbe pronto ad informare la Corte dei Conti affinché si attivi presso la giunta per chiedere il ristoro di un eventuale danno erariale. Se a questo si aggiunge che la provincia ha messo in ghiacciaia l’intero iter proprio a seguito dell’esposto di Cocco, in paese la maggioranza che regge le sorti del consiglio, un monocolore leghista con Pd e Pdl in minoranza è andata in subbuglio soprattutto quando si è sparsa la Un Pd locale sul quale si stagliano alcune ombre relative a possibili incompatibilità che potrebbero in qualche maniera «infagottare» il ruolo di oppositori dei due consiglieri. Il primo infatti è lo zio del primo cittadino, il leghista Lorenzo Dal Toso, mentre per Carlotto il nomia. Una porzione della zona industriale che secondo il piano regolatore vigente, o più nel dettaglio, secondo le norme tecniche di attuazione dello stesso, non sarebbe compatibile con un insediamento di tal genere. Il condizionale è d’obbligo perché interpellato al riguardo, anche per iscritto, Carlotto ha preferito non rispondere. Ed è in questo contesto che emergono i mal di pancia della base democratica che non si spiega la mancanza di azione da parte dei due consiglieri di area Pd che siedono in consiglio comunale, rispettivamente Gino Dal Toso e Derio Carlotto: quest’ultimo per di più è il coordinatore locale del Pd. Andrea Faccin discorso è ancora più complesso. Secondo alcune voci circolate in municipio infatti Carlotto sarebbe tra i soci di una ditta di lavorazione delle pelli, la Gidue Pellami srl, sita in via dell’Eco- La questione però, al di là delle vicende amministrativo-giudiziarie, ha un risvolto tutto politico. Perché se le ombre sul capo di Carlotto dovessero materializzarsi la questione diverrebbe «maledettamente spinosa per il Pd» fanno sapere alcuni simpatizzanti di Castelgomberto: visto che il primo cittadino finirebbe per tenere di fatto per le orecchie uno dei capi delle minoranze, con tutto ciò che ne consegue in termini di mancato controllo e mancata opposizione. Alluvione, «archiviato» l’esposto contro la giunta (m.m.) «In queste ore ho saputo che il Gip in modo definitivo ha archiviato l’indagine penale generata da un esposto del consigliere di minoranza Andrea Cocco del Pdl. Esposto che verteva su un presunto conteggio improprio dei fondi dell’emergenza alluvionale del 2010. Ciò significa che gli addebiti da lui mossi non stanno né in cielo né in terra». Il 12 ottobre ha usato queste parole il sindaco di Castelgomberto Lorenzo Dal Toso quando ha incontrato tutta la sua giunta per informarla delle novità giunte dalla procura berica. Rispetto alle quali peraltro il primo cittadino non ha fornito riscontri scritti. Ma al di là delle vicende penali Dal Toso (il quale tiene a precisare di non avere in tasca la tessera del Carroccio), a capo di una giunta leghista supportata da altre liste civiche, muove duramente contro Cocco, il quale in una lunga nota firmata dal capo dell’esecutivo, viene accusato di avere «danneggiato il paese», di avere fatto «perdere soldi preziosi» tanto che nelle dichiarazioni del primo cittadino, che parla di «falsità» attribuendole al consigliere di minoranza, nonché nella nota diffusa sempre il 12 ottobre, si stabilisce de facto un nesso causale tra l’esposto e il congelamento dei fondi per l’alluvione di Ognissanti del 2010. Più nel dettaglio la cifra totale richiesta dal comune ammonterebbe a un paio di milioni di euro, mentre quella già stanziata, per la quale secondo il sindaco c’è pure il rischio che il comune debba restituirla, ammonta ad 800.000 euro e rotti. In questo contesto (vedi Vicenzapiu.com del 12 ottobre) Dal Toso spiega che la giunta sta valutando eventuali azioni penali nei confronti di Cocco, unitamente ad una eventuale azione civile con la quale si chiederebbe per conto del comune una sorta di ristoro del danno pari agli importi non percepiti dall’amministrazione. Cocco intanto da parte sua si dice sereno e sicurissimo del suo operato, respinge al mittente le accuse e si prepara a contrattaccare in ogni sede. La conceria Gidue ovestvicentino 221 del14 ottobre 2011 numero 15 pag Giunta “ad impresam” A Trissino deflagra il caso delle «incompatibilità» nell’esecutivo leghista. Il Pd chiede le dimissioni dell’assessore all’ambiente, un dipendente del gruppo che fa capo al barone della concia Rino Mastrotto di Marco Milioni U na giunta comunale sottoposta ad un fuoco di fila senza precedenti. Un sindaco «chiuso nel bunker» che non replica ai riliev i delle minoranze. Le ombre sulle presunte “liaison dangereuse” col gruppo Rino Mastrotto. Il ner vosismo della base leghista che comincia a serpeggiare in paese. Sono questi i ner v i scoperti della politica trissinese dopo che il 30 settembre VicenzaPiù ha pubblicato un ampio reportage sulle incompatibilità che graverebbero in capo ad alcuni assessori dell’esecutivo, un monocolore leghista che fa affidamento su di un’ampia maggioranza consiliare. E tant’è che la pietra angolare dello scontro è la posizione del referente all’ambiente Cecilia Fochesato. Il suo doppio ruolo di assessore e di dipendente del gruppo R ino Mastrotto, una compagine industriale del settore concia rispetto alla quale sul comune incombono doveri di controllo ambientale. Doppio ruolo che non è passato inosser vato. Massimo Follesa, coordinatore cittadino del Pd spiega che «eleganza vorrebbe che la Fochesato si dimettesse; è come se il ministro dell’ambiente fosse un dirigente dell’Ilva di Taranto o quello delle comunicazioni un dipendente di Mediaset. Queste come altre sono incompatibilità ev identi». E ancora: «La cosa più grave è che il primo cittadino rimanga in silenzio chiuso nel suo bunker politico leghista a far finta che nulla accada intorno a lui. Poi Follesa rincara la dose e sul blog del suo partito attacca: «Abbiamo già sollevato i nostri dubbi... ci v uole maggiore attenzione sia sull’aspetto della gestione dell’ambiente che sulle questioni del nuovo piano di assetto del territorio fermo da oltre due anni e di fatto desaparecido ad opera di questa giunta». Gli fa eco il consigliere comunale Gerardo Lupo della civ ica “Cit tadini At tiv i” il quale r icorda per di più le grane tr ibutar ie capitate di recente addosso alla Mastrot to: «Quella concer ia in passato ha già inquinato. Ov v iamente la Fochesato sarà una brav issima persona, ma è sulla situazione in sé stessa nonché in termini di pr incipio che si alimentano dubbi su dubbi. Facciamo un esempio. Se l’assessore r ilevasse potenziali anomalie f iscali, ora che i comuni incassano il 100% degli accer tamenti andati a buon f ine, av rebbe il coraggio di denunziare il suo datore di lavoro?». Lupo poi punzecchia l’esecutivo sulle questioni di bilancio. Lo definisce bravo per gli equilibrismi dov uti alle ristrettezze dei trasferimenti statali, ma lo accusa di non battere sufficientemente i pugni per ottenere di più. Ed è in questo contesto che la tenuta della base leghista Il segretario del Pd trissinese Massimo Follesa rischia di grosso. Da mesi in prov incia come in regione è in atto una corsa all’epurazione nei confronti di chiunque contesti la leadership del senatùr Umberto Bossi e dei suoi referenti locali. L’operato del governo delude la base ma anche a livello locale le cose non vanno diversamente. Due militanti trissinesi che chiedono l’anonimato «perché ormai ti cacciano a pedate anche se dici che la sede è male illuminata» definiscono «una vera indecenza» la questione «dei conf litti di interesse» in seno alla giunta: «a partire da quelli che riguardano uno dei più grandi gruppi conciari italiani che sul suo sito si vanta di tenere all’ambiente. Come? Facendo lobby ing per regole ambientali blande con l’aggravante di avere un dipendente della conceria del signor Rino Mastrotto in un assessorato chiave. La vera Lega era quella degli albori, quando si agitavano i cappi contro i tangentari e non li si proteggeva come si fa oggi. La Lega di oggi sembra un animale ferito. Se non cambia passo finirà per ran- tolare e sputare il suo ultimo respiro in un clima di piombo e pieno di sospetti». Ma che cosa pensa il sindaco leghista Claudio Rancan degli addebiti che gli vengono mossi? Li reputa fuori bersaglio? È disposto a qualche apertura o considera tutto una montatura? Da più di due settimane chi scrive ha chiesto più volte, anche v ia e-mail una replica o una presa di posizione, ma il primo cittadino e la giunta al momento si rifiutano di rispondere. VIDEO PRODUZIONI e AGENZIA PUBBLICITARIA con 20 anni di esperienza • Riprese e montaggi video • Video tecnici su macchine ed impianti di produzione • Video istituzionali per aziende • Spot pubblicitari, programmi TV e Video Clip • Riversamenti su DVD da qualsiasi supporto • Studio dell’immagine aziendale • Siti internet • Posizionamento su motori di ricerca • Realizzazione cataloghi e depliant • Fotografia industriale Linkvideo - Via Padova, 1 36070 Trissino (Vi) www.linkvideo.it Agenzia Commerciale - 36100 Vicenza - Via Btg. Monte Berico, 32/34 - Tel. 0444-938826 - [email protected] • Stampa digitale e tipografica • CD - DVD multimediali • Duplicazioni • Progettazione 3D • Sala posa interna libera 221 del14 ottobre 2011 numero 16 pag VicenzaPiù libera: spazi autogestiti dai movimenti e con testimonianze sociali L’assessore Giuliari “declassato” a portavoce dei suoi uffici Il Movimento degli sfrattati accusa il comune: “invece di sistemare persone bisognose nei propri appartamenti sfitti, le colloca a proprie spese in albergo. E nessuno dei progetti presentati dall’assessore e finanziati riguarda l’emergenza abitativa anche se da Cariverona ha ricevuto 2.500.000 euro!” La gestione di un assessorato é fatta di alcune scelte e decisioni politiche e di altre tecniche. Le prime spettano all’assessore e, in casi particolari, alla giunta comunale, le seconde agli uffici assessorili. Così dice la legge. Nell’assessorato con titolarità Giovanni Giuliari, le cose sono sconvolte: gli uffici fanno sia il tecnico che il politico. E l’assessore? E’ una specie di portavoce degli uffici. Nei nostri incontri, a fronte di questioni complesse da noi poste, egli concludeva gli incontri con la fatidica frase “..gli uffici così ritengono”. Nell’ultimo incontro, alla presenza dei rappresentanti nostri e di altri sindacati degli inquilini e associazioni dei proprietari, dopo circa tre ore di discussione nella quale l’assessore era stato una comparsa mentre protagonisti erano i vertici della struttura assessorile (quattro persone), a fronte della sostanziale contrapposizione fra noi e gli uffici egli, avendo lasciato a dirigenti e funzionari dare risposte politiche a problemi politici, chiudeva dicendo che la posizione dell’assessore é quella degli uffici. Cioè Giuliari faceva il portavoce di direttore e funzionari. Una parte degli assistenti sociali che hanno il compito delicatissimo di ricevere gli sfrattati e le famiglie in emergenza abitativa e dar loro una risposta risolutiva, agisce, non ripresi nonostante le nostre segnalazioni, in libertà perché non c’é una direttiva sulle indicazioni alle quali essi debbano attenersi. Ci vogliono tatto e sensibilità nell’accogliere le famiglie sfrattate, che fino a pochi mesi prima avevano un lavoro, un reddito, una condizione di autosuffi- cienza e poi sono precipitate nella povertà per la chiusura dell’azienda dove lavoravano e per la cassa integrazione. A queste famiglie, che sono vittime e chiedono casa, gli assistenti per la gran parte dicono che non ci sono né soldi né case (vedremo che non é vero) oppure (in un caso) invitano moglie e figli a tornare in Pakistan salvo rientrare poi in Italia (come se questo Stato fosse dietro l’angolo) mentre per il marito c’era il dormitorio pubblico. Oppure consigliano gli sfrattati di cercar casa rivolgendosi ad agenzie immobiliari sparpagliate per la provincia raccontando loro la bugia che in quei comuni i proprietari, prima di stipulare il contratto di locazione, non chiedono due buste paga. Ma non é così. E’ un evidente tentativo di disseminarli per la provincia “scaricando” della “grana” il loro ufficio. Nuclei con padre e madre disoccupati vengono invitati a cercarsi un lavoro e ad affittarsi una casa: il comune darà fino a 1.500 € per corrispondere il deposito cauzionale. Ma in provincia di Vicenza, dove ci sono stati 3.200 licenziamenti da gennaio ad agosto di quest’anno e la cassa integrazione ha subito una impennata, trovare un posto di lavoro é assai difficile ed i proprietari - in tutta la provincia - prima di sottoscrivere un contratto di locazione voglio vedere le ultime due buste paga, salvo verificare la situazione in azienda. In una situazione occupazionale del genere, queste proposte hanno un vago senso Ma, oltre alle gravi carenze nell’accoglienza e nell’impegno per trovare una soluzione vi sono le imperdonabili bugie. E due di queste, fondamentali, su cui entriamo in dettaglio su VicenzaPiu. com, sono che “non ci sono soldi” e che “non ci sono case”. Bugie. Sulla prima bugia anticipiamo rispetto a VicenzaPiu.com che, ad esempio, l’assessorato alla pace, famiglia, servizi sociali ed abitativi ha ricevuto dalla fondazione Cariverona 2.500.000 euro. Ma nessuno dei progetti presentati dall’assessore e finanziati riguarda l’emergenza abitativa. Cioé per gli sfrattati sono stati rifiutati. Sulla seconda bugia “l’anteprima” è che l’Amcps, che gestisce gli immobili comunali, ha redatto un elenco di 131 alloggi di proprietà comunale sfitti: via, piano, interno, accessori… Movimento degli sfrattati c/o Sunia Calo delle vocazioni: per Monsignor Bonato il virus è la secolarizzazione Influisce anche il calo delle nascite ma qualche suora sta … rifiorendo di Marta Cardini L e suore in provincia stanno scomparendo? È dei giorni scorsi la notizia che a Schio le ultime quattro Suore di Carità che davano assistenza alla struttura “La Casa” si ritirano per raggiunti limiti di età, dopo 160 anni di presenza. Le Suore di Carità delle sante Capitanio e Gerosa, dette di “Maria Bambina”, erano presenti infatti a Schio dal 1852, quando furono chiamate dal medico chirurgo Giovanni Battista Letter nell’allora ospedale Baratto. Un caso simile era successo qualche anno fa anche a Cornedo, quando le suore Figlie di Maria Ausiliatrice avevano dovuto lasciare il paese, nel 2008, dopo 100 anni di presenza perché erano sempre più anziane e non c’era ricambio generazionale per mancanza di vocazioni. Una buona notizia arriva invece da Montecchio, dove sono tornate le suore di clausura al Monastero di Santa Maria Immacolata, che era chiuso da quattro anni. Nel 2007 se ne erano infatti andate le Serve di Maria che l’avevano costruito e oggi finalmente sono in attesa dell’autorizzazione ecclesiastica nove giovani suore di un altro ordine, provenienti dal Varesotto. Ma in genere l’anzianità delle suore e il calo fisiologico delle vocazioni rende impossibile, da parte degli ordini, la gestione di strutture e la presenza nelle “opere di carità e preghiera”. “Il calo delle vocazioni è un fenomeno non solo della provincia di Vicenza, ma dappertutto - spiega Monsignor Giuseppe Bonato dalla Diocesi di Vicenza -. Il calo delle nascite nella popolazione italiana si è riflettuto sia nelle strutture scolastiche, sia nei servizi, sia nella vita religiosa. Meno persone, meno gente che si dedica alla vita ecclesiastica. Al calo delle vocazioni ha anche contribuito il diffuso processo di secolarizzazione, che rende il cammino più difficile. Negli ultimi anni comunque sembrano esserci stati dei segni di ripresa. Sabato 24 settembre nel Duomo di Breganze sono state consacrate quattro giovani suore Orsoline, tutte italiane, di cui tre vicentine. Credo che anche le modalità della vita consacrata siano in fase di ri- organizzazione. Molte comunità vengono chiuse, ma molte suore fanno ancora sentire la loro presenza nelle comunità limitrofe. Ad esempio a Schio le suore di Maria Bambina servono ancora la zona di Santorso, Timonchio e Tretto. E alcune canoniche rimaste libere perché i preti sono stati accorpati in una stessa casa, ad esempio a Debba, Barbarano Vicentino e Fimon, sono state occupate da piccole comunità religiose di suore”. Se son rose … rifioriranno.. libera 221 del14 ottobre 2011 numero 17 pag VicenzaPiù libera: spazi autogestiti dai movimenti e con testimonianze sociali La democrazia è partecipazione di Cecilia Correale* C La manifestazione studentesca del 7 ottobre a Vicenza ome avevamo promesso il 7 ottobre abbiamo occupato le piazze d’Italia. Anche a Vicenza, nonostante la pioggia battente, migliaia di giovani si sono trovati a dire la propria con la stessa determinazione di sempre: per rilanciare le proposte di scuola e società a misura di cittadino, e capaci di dare spazio e voce agli studenti in quanto tali. Infatti, anche se prima o poi come adulti e lavoratori avremo l’occasione di esprimere almeno attraverso il voto quello che crediamo giusto, ora Meritocrazia, una vera rivoluzione di pensiero di Leonardo Stella* M eritocrazia. Una parola che, seppur sulla bocca di tutti, sembra essere sparita dalla realtà quotidiana. C’è addirittura qualcuno che la combatte in piazza, contestando l’unica riforma degli ultimi cinquant’anni che, pur avendo anch’essa dei limiti, cerca di fare del merito la sua parola d’ordine. Posto il momento difficilissimo che la nostra Patria e il mondo intero vivono per colpa della crisi finanziaria, la Riforma Gelmini sta cercando di risollevare la scuola dalla china pericolosa su cui stava scivolando. Test d’ingresso all’università, meno docenti ma più qualificati, un riordino di tutti gli Istituti tramite l’eliminazione del caos dei 600 indirizzi sperimentali prima esistenti, per non parlare poi della rivoluzione attuata nelle Università. Detto questo, c’è però da dire che i tagli lineari non sono mai piaciuti neanche a noi. Bisognava e bisogna ritoccarli tramite gli emendamenti: se vogliamo che il futuro ci appartenga bisogna investire nella formazione. Preciso però che il vero pregio della riforma è quello del cambio di mentalità: fi- nalmente al socialismo reale voluto fortemente da 30 anni di predominio delle sinistre si sostituisce il principio del merito. Per noi il criterio non dev’essere quello del “alla fine tutti uguali”, bensì quello del “all’inizio tutti uguali”. Questo non è solo un gioco di parole ma una vera Rivoluzione di pensiero. Non si può pensare a una società in cui le capacità e le eccellenze di ognuno vengano azzoppate in nome del livellamento ad un criterio di uniformità. Va invece permesso a tutti di partire da una stessa base, dallo stesso start usando il gergo dell’atletica, indipendentemente dalla condizione sociale, economica e Giovane Italia Veneto familiare, ma allo stesso tempo di poter giungere il più in alto possibile grazie alle proprie capacità, virtù e peculiarità. Ed è questo che gli studenti devono pretendere, ma non con le solite, trite e ritrite, sterili proteste. Non vi è alcun diritto che piova dal cielo o che venga concesso da qualche carta o entità superiore. I diritti bisogna conquistarseli, bisogna saper proporre e partecipare al dibattito, lottare per ciò che si vuole raggiungere. E questo è il must. Il nostro di Avanguardia studentesca, di sicuro. E di tutti gli studenti, speriamo! * Avanguardia st udentesca come studenti, quindi giovani, e con delle prospettive diverse questa libertà non ce l’abbiamo. Ma, oltre a dire a gran voce che contiamo anche noi, abbiamo denunciato quelli che sono i problemi generati dalla riforma nelle scuole e dalle manovre tra gli studenti e nelle loro famiglie. E ignoriamo le sterili polemiche che nascono sempre da chi preferisce criticare non notando che dietro a questo impegno c’è il lavoro e la volontà di ogni singolo studente che lo fa suo. La pioggia ce l’ha dimostrato: saremmo potuti stare a casa, se fossimo stati come veniamo descritti (poca voglia di studiare e di andare a scuola), e invece chi era lì ha scelto di restare per portare anche le sue idee. Stiamo fuori dalle scuole proprio perché vogliamo che queste siano migliori. Ma allo stesso tempo sappiamo che ci sono molti modi per concretizzare nelle nostre scuole quella partecipazione e quella presenza attiva che rivendichiamo nella nostra società. Anzi siamo i primi che invitiamo tutta la scuola come istituzione a rendere effettivo l’articolo 1 delle Studentesse e degli Studenti che recita “La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni”. Rete degli Studenti Medi di Vicenza Bus scuola: ancora mancanze di Doris Zjalic’* I trasporti sono uno dei temi centrali di ogni inizio d’anno scolastico. E questo settembre non potevano non riconfermarsi tra le questioni scolastiche: nonostante un abbassamento del prezzo dell’abbonamento annuale studentesco delle corse Aim, le problematiche sono le stesse degli altri anni, se non anche peggiori. In particolare ci sono arrivate molte segnalazioni per quanto riguarda il trasporto Ftv, che è utilizzato soprattutto da chi frequenta scuole e vive in provincia. Le corriere Ftv hanno orari discordanti con l’inizio e la fine delle lezioni, così che molti studenti si trovano a dover uscire in anticipo o entrare in ritardo, con la conseguente perdita di lezioni. Inoltre le corriere risultano quasi sempre sovraffol- late: il numero di persone a bordo supera spesso i limiti di legge. Proprio questa è stata la causa di un incidente avvenuto due settimane fa, che ha visto coinvolto un ragazzo. Lo studente, che stava viaggiando sulle scale del pullman, si è rotto il polso durante la chiusura delle porte. Questo non può essere ammissibile, ma anzi dovrebbe incitare a un intervento rapido. Gli studenti lamentano anche gli alti costi degli abbonamenti per un servizio assolutamente non soddisfacente e lo scarso numero di corse, che impedisce di fatto di muoversi all’interno della provincia. è chiaro come sia necessario un intervento rapido per migliorare un servizio essenziale per gli studenti, che permetta non solo di raggiungere le loro scuole, ma anche di muoversi all’interno della loro provincia. Rete degli Studenti Medi di Vicenza QUOTIDIANI ON-LINE: www.vicenzapiu.com - www.montecchiopiu.com - www.schiopiu.com - www.bassanopiu.com - www.thienepiu.com PalaBruel, attriti vecchi e nuovi pag 3 “Software per la gestione della PMI” www.metodo.it Tribunale, Due miss, tutti contro in volata la chiusura per il Vicentino pag pag 7 7 www.bassanopiu.com Marostica, tel. 0424 471040 “Software per la gestione della PMI” www.metodo.it n° 2 - 14 ottobre 2011 - euro 1,20 cumulativo con VicenzaPiù BassanoPiù Quindicinale di fatti, personaggi e vita bassanese Direttore responsabile Giovanni Coviello The City, lady Daiana La città del Brenta innamorata del bello. Come miss Daiana Beltramello Pedemontana: timore Espresso In edicola il venerdì Il grappino La Filippin, il messaggino e il capo chino «Dottor Coviello, in qualità di assessore bisogna contattare la segreteria del comune di Bassano. La Filippin non decide in autonomia». Davide Cadore, addetto stampa del segretario veneto del Pd Rosanna Filippin, usa queste parole in un sms inviato al direttore di BassanoPiù Giovanni Coviello. Il quale aveva chiesto alla Filippin stessa la disponibilità per una intervista nella sua funzione di referente all’urbanistica nel comune della città del ponte. Un fatto del genere non andrebbe nemmeno commentato poiché si commenta da solo. Chissà, in un periodo in cui i neutrini “gelmini” corrono nei tunnel elvetico-abruzzesi, non si sa, magari qualcuno finisce in una galleria che porta fino a Bassano. Epperò se il caso “Gelmini” comincia e finisce nel recinto del ridicolo, diverso è il sapore che un fatterello del genere lascia in bocca. Che cosa significa che un assessore nel prendere appuntamento per una intervista non può decidere «in autonomia?». Se l’ostacolo a tale autonomia è il sindaco, fa ridere che il primo cittadino di un centro medio piccolo come Bassano possa permettersi tanto con il capo veneto, del maggiore partito d’opposizione e del secondo partito italiano. Se invece, sia anche ipotesi di scuola, l’autonomia non c’è perché i veri referenti cui rendere conto stanno sì all’urbanistica, ma non nella sua sfera pubblica, allora la questione diventa più seria. di Marco Milioni Continua a pag 5 ... I r it a r d i p e r l’i n i z io dei l avor i de l l a Pe de mont a n a s t a n no pr e o c c up a ndo g l i a m m i n i s t r ator i lo c a l i? L e d i f f ic olt à e v ide n z i ate d a i c om it at i d i z on a , s p e c ie p e r i l B a s s a ne s e , s ono d i f f ic olt à d i p e s o o p o s s ono e s s e r e r i s olte a l le br e v i? E i n q ue s to c onte s to c ome v a n no le t te le ombr e s u S ac y r, i l c olo s s o s p a g nolo c he c ont r ol l a i l p ac c he tto d i m a g g ior a n z a de l l a c omp a g i ne c he h a ot te nuto l a c onc e s s ione p e r l a r e a l i z z a z ione de l l a Pe demont a n a s te s s a? di Marco Milioni DAL SUNIA LA STORIA Sfratti e bambini La prof precaria e ambulante Continua a pag 4 ... P er non limitarci alle rivendicazioni, nel dicembre 2010 abbiamo presentato alla amministrazione comunale di Bassano alcune proposte che – attraverso uno studio ed una costruzione diversa del bilancio - avrebbero consentito di reperire i fondi necessari per far fronte alla emergenza abitativa. Nessuna risposta, no comment! .di Segreteria Provinciale Sunia Continua a pag 4 ... O gni volta che si prende ser v izio in un nuovo istituto tante sono le questioni da affrontare e se non si è dotati di un forte spirito di adattamento si rischia di farne una malattia”. È la testimonianza di una delle tanti docenti precarie v icentine, costretta a cambiare ogni anno scuola in attesa di una futura messa in ruolo. di Federica Ceolato Via Roma 9/11 - 36067 Rosà (VI) Tel. 0424 582793 Via Verci 23, 36061 Bassano (VI) Tel. 0424 529604 BassanoPiù città 2 del14 ottobre 2011 numero 3 pag Razza Brenta L’iniziativa di Rosso per il citizen wifi non è che una delle tante spie di un Bassanese che indipendentemente dalla politica mostra maggiori attributi culturali rispetto al capoluogo di Marco Milioni E ra il 30 di settembre quando Il Giornale di Vicenza pubblicava la notizia dell’iniziativa di Renzo Rosso patron di Diesel. Iniziativa con la quale si vuole dotare Bassano del Grappa di una rete wifi cittadina, gratuita ed aperta a tutti. Se il tutto si avvera, sotto diversi aspetti, sarà un primato nazionale. Ora al di là dei meriti e delle conseguenze che una decisione del genere avrà nel breve (tanto di cappello a Rosso del quale condivido poco o nulla della sua filosofia, ma che in questa circostanza ha saputo cogliere veramente l’attimo) emerge purtroppo uno smacco brutale patito in primis dalla politica ed in secundis dal capoluogo. Ma è mai possibile che un comune ricco come Bassano abbia dovuto aspettare il passo, seppur deciso, di un illustre privato cittadino per mettere a punto una struttura che costa sì e no come una dozzina di rotatorie? Ma ancora più brutale è lo smacco che Vicenza, come sistema collegato alla sua funzione di capoluogo, patisce da Bassano. È possibile che il comune capoluogo sul quale insistono la Camera di Commercio, uno dei più importanti istituti di credito veneti (la BpVi), imprese di grido come Beltrame, Valbruna, Gemmo, Dainese tanto per dire, non abbia mai pensato di muoversi nella medesima direzione indicata dal patron della Diesel? È mai possibile, parlando in iperbole, che l’unica partnership avanzata con le imprese si traduca nelle lucette con cui la Gemmo illuminerà la basilica palladiana? Ad ogni buon conto il merito di Rosso è anche quello di aver smosso i sonni di molti amministratori del Vicentino. Che da qui a domani faranno a gara (e anche nel resto del Paese) per imitare la soluzione Bassano. Così almeno vien da sperare. Segno che, ed è questo il merito maggiore di Rosso, il buon esempio se veicolato con forza percorre moltissima strada. si trova gente giovane e non che chiacchiera e passeggia; quando, sempre alla sera, si entra nelle librerie aperte o nei book-café dove si organizzano incontri di spessore. C’entra la politica in tutto questo? No, è una cosa che sta scritta nel dna dei bassanesi la cui condizione più felice rispetto a quella del capoluogo è una condizione pre-politica. Sul tappeto però rimane una questione di fondo. La città del ponte ha mostrato ancora una volta di avere un orizzonte culturale di più alto profilo. Un esempio viene dal richiamo e dalla partecipazione, la quale va ben oltre i confini provinciali, che un evento come Operaestate riscuote ogni anno. Ma più nel piccolo che Bassano, sempre parlando in metafora, sia una piccola che ragiona da grande lo si intuisce quando passeggiando per le sue strade del centro la sera Il che non significa che sulle rive del Brenta tutto sia rose e viole. La politica, la predominanza degli interessi economici su quelli collettivi, la visione di un modello di sviluppo basato su infrastrutture di tipo pesante e desueto ormai ostili alla natura profonda dell’uomo, sono paradigmi che esistono ovunque: Bassano non fa eccezione, ma imponendosi de facto un paragone con la città del Palladio, “eterna rivale”, il paragone è emerso da solo. Basti ricordare la figura barbina rimediata proprio durante il Cinquecentenario del grande architetto. Qualche anno fa, quando la precedente amministrazione bassanese era ancora in carica, l’ex sindaco Gian Paolo Bizzotto andò su tutte le furie per una copertina alquanto scemotta pubblicata sul mensile del comune di Vicenza Informacittà. Una copertina di tipo cartoon che ritraeva una sorta di immaginario bombardamento sulla sua città del ponte. Bizzotto se la prese moltissimo dimostrando di non capire un’acca di politica. Non si trattava di un’offesa a Bassano, ma di una manifestazione cretina di invidia verso una città che al di là della politica mostrava e mostra maggiori attributi, culturali s’intende, rispetto al sempre moscio capoluogo berico. Tant’è che Bizzotto, pur di fronte ad un avversario che certo non si può definire un fulmine di guerra, perse. E maluccio. Il PalaBruel degli attriti resuscita Guelfi e Ghibellini Il Volley Bassano trova casa al Pala2 e il New Skate Bassano tifa Brescia Ci risiamo. Il torpore autunnale di Bassano del Grappa, città che secondo un recente studio de Il Sole 24 Ore è risultata essere la seconda città più sportiva d’Italia tra cento comuni non capoluogo di provincia, viene risvegliato ancora una volta dall’annosa questione degli spazi disponibili negli impianti sportivi cittadini. Che sono tanti, grandi e funzionali. Ma evidentemente mai sufficienti. Se da un lato incidono sicuramente l’altissimo numero di società sportive attive in città dall’altro va anche detto che con ogni probabilità qualche problema a livello di gestione deve pur esserci se ogni anno puntualmente scoppia qualche polemica tra società diverse, con l’Amministrazione Comunale pronta ad intervenire senza però riuscire a sbrogliare una matassa piuttosto complicata. Non è bastata nemmeno la costruzione, decisa dall’amministrazione Bizzotto ed ereditata da quella attuale, del PalaBassano2 costruito a due passi dal vecchio e glorioso PalaBassano. Lo sforzo economico importante è stato voluto tra non poche polemiche dalla precedente amministrazione per decongestionare un PalaBassano inflazionato e oggetto, a suo tempo della famosa contesa tra Bassano Hockey ’54 e Bassano Volley, nel 2009 due delle “serie A” più prestigiose e importanti della città. Due anni dopo, e veniamo all’attualità, cambiano in parte i protagonisti ma non lo scenario. E stavolta a recitare, almeno a detta degli accusatori, il ruolo del cattivo di turno è il volley, che nel frattempo ha preso in mano la gestione del PalaBassano2, mentre a lamentarsi è il New Skate Bassano, società di pattinaggio artistico. Oggetto della contesa il poco spazio concesso per allenarsi perché, dopo la nascita proprio del progetto Bruel e a fronte della presenza di 3 società di calcio a 5, al Pala2 le ore a disposizione dei pattinatori vengono dimezzate. Scoppia la protesta, comprensibile nelle ragioni ma non certo nella forma, soprattutto quando un nutrito gruppo di pattinatori bassanesi decide di organizzarsi e di assistere a Bassano-Brescia di Coppa Italia di pallavolo tifando contro la squadra di casa. Un episodio deprecabile cui ha risposto ieri, proprio in occasione della presentazione del “battesimo” del Pala2 come PalaBruel in omaggio alle esigenze pubblicitarie, Fiorenzo Signor, storico presidente del maschile e neopresidente del Bruel Volley Bassano. “Il problema non è il Pala2, costruito principalmente per la pallavolo e il calcio a 5”, chiosa Signor, “ma l’indisponibilità di altri impianti bassanesi alcuni dei quali gestiti in monopolio a differenza del nostro che è aperto ad altri sport: noi quello che potevamo fare per il pattinaggio negli ultimi due anni l’abbiamo fatto e anche quest’anno siamo riusciti a dare 6 ore alla società New Skate Bassano. Quindi proprio noi che per anni abbiamo peregrinato per tutto il circondario non ci stiamo a passare per quelli che impediscono a una società di allenarsi: questo è un problema che comprendiamo, ma che di certo non dipende da noi”. Un chiarimento importante che irrompe tra i malumori dei pattinatori, il cui presidente, Claudio Ferronato, però, non abbassa il capo: “Sono sei le ore concesse ma solo due quelle utilizzabili in orari gestibili e questo a fronte delle 15 ore che le precedenti due società di pattinaggio lo scorso anno avevano al Pala2. Ma la cosa che non capiamo e che non accettiamo è quella di aver saputo del problema da Signor e dall’assessore allo sport solo ad estate avanzata. Avevamo chiesto solo una soluzione temporanea per trovare un’alternativa ma evidentemente per i programmi quadriennali di sbarco in serie A della squadra femminile di pallavolo qualche ora in meno di uso dell’impianto per qualche mese è considerata vitale. Questo non è credibile!”. www.bassanopiu.com Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO [email protected] Editore MEDIA CHOICE s.r.l. Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 [email protected] Pubblicità MEDIA CHOICE s.r.l. Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 [email protected] [email protected] Redazione Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 [email protected] ENRICO SOLI [email protected] Marco Milioni [email protected] Segretaria di redazione Angela Mignano [email protected] Hanno collaborato a questo numero: giancarlo andolfatto stefania calledda marta cardini federica ceolato cecilia correale renato ellero andrea genito eduardo mele paolo mele senior angela mignano riccardo solfo leonardo stella giulio todescan doris zjalic’ Stampa Centro Servizi Editoriali 36040 Grisignano Di Zocco (VI) V. 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L’attuale amministrazione e quella precedente hanno ignorato la nostra richiesta di applicare l’aliquota maggiorata. Avevamo anche dato l’indicazione operativa di come individuare gli appartamenti disabitati tramite l’acquisizione dall’Etra, ente gestore dell’acquedotto, dei consumi di acqua nelle singole abitazioni. Se in un appartamento si registra - ad esempio un consumo di una decina di mc di acqua all’anno é ragionevole ritenere che esso non sia abitato. Trattandosi di utenze, l’Etra ha l’indirizzo completo, il nome del proprietario. Questa ragionevole proposta operativa fu scartata ma l’assessore continuò a dire che mancavano i dati per applicare l’addizionale del 2 per mille. Secondo l’ultimo censimento disponibile erano 2088 gli alloggi sfitti nel comune di Bassano. Facendo un calcolo presuntivo e con approssimazione, poniamo – prudentemente - che solo 1000 abitazioni possano venire assoggettate alla maggiorazione e – cautamente - stimiamo che un valore medio per alloggio sia di 90.000 €. Il totale imponibile sarebbe di 90 milioni di €; il 2 per mille ammonterebbe a duecentomila €. Ce ne sarebbe per l’emergenza abitativa e per altro. Però gli amministratori di Bassano non vogliono pestare i pie- di ai proprietari di case sfitte.. Entrate e spese La disponibilità di fondi per l’emergenza abitativa si può anche trovare costruendo il bilancio comunale all’origine con minori somme in certi settori per riversare la disponibilità così ottenuta sulla soluzione di tale emergenza. Non é una questione tecnica ma politica. Prima l’amministrazione fa le scelte in base alle priorità e poi si scrivono le cifre di bilancio di previsione 2011. Noi chiediamo che la destinazione di soldi in misura adeguata per l’emergenza abitativa delle famiglie sfrattate, povere ed impoverite, entri fra le priorità e nell’impostazione di politica sociale. Sul quotidiano web BassanoPiu. com sono disponibili (digitando la chiave di ricerca Fondi per sfrattati, n.d.r.) le nostre osservazioni e i calcoli delle risorse recuperabili dai conti comunali consuntivi, dallo sbilancio per lo sport individuale, dagli oneri di urbanizzazione e dalle spese per gli spettacoli. Il tutto, sia ben chiaro, in una situazioni di emergenza che richiede interventi di emergenza e una diversa scala delle priorità. Con quelle considerazioni e cifre, che in dipendenza delle scelte possono agevolmente superare mezzo milione di euro, pensiamo di aver documentato che l’attuale amministrazione avrebbe avuto gli spazi finanziari per praticare nel 2011 la giustizia sociale e l’umana solidarietà ver- so le famiglie povere, sfrattate. Dietro ogni sfratto ci sono spesso gli occhi vispi ma impauriti di un bambino, quelli ansiosi di un padre e di una madre, quelli stanchi e rassegnati al peggio di una persona anziana. Non far entrare questa problematica nel bilancio comunale sarebbe segno di imbarbarimento e di indurimento delle coscienze e delle sensibilità umane. Segreteria Sunia provinciale Altra scuola, altra corsa L’esperienza tipo di un’ambulante: una professoressa precaria e “ambulante” in provincia di Federica Ceolato “ Ogni volta che si prende s e r v i z i o i n u n nu o v o i s t i t u t o t a nt e s o n o l e q u e s t i o n i d a a f f r o nt a r e e s e n o n s i è dotat i di un for te spir ito di a d a t t a m e nt o s i r i s c h i a d i f a r n e u n a m a l a t t i a”. E ’ l a test imonianza di una delle t a n t i d o c e nt i p r e c a r i e v i c e nt i n e , c o s t r e t t a a c a m biare ogni anno scuola in at tesa di una f ut ura messa in r u o l o. Q u e s t ’a n n o p e r lei è la volta di un ist it uto s u p e r i o r e i n p r o v i n c i a (c i c h i e d e l’a n o n i m a t o e a n c h e q u e s t o f a t t o d à u n’i d e a d e l l a s i t u a z i o n e “a n s i o s a” d e g l i i n s e g n a nt i p r e c a r i , n .d . r.). P r i m a d i t u t t o l’a c c o g l i e n z a . «I l p r i m o i n c o n t r o è con le segreter ie, che sot to p o n go n o a l l a c o mp i l a z i o n e modu li che ogni a nno vengo n o i nu t i l m e nt e r i p e t u t i , i n o g n i s c u o l a . Po i è i l m o mento del la conoscen za con i l d i r i ge n t e s c o l a s t i c o , c h e , s e ge n t i l e , t i d à i l b e n v e nu to, a lt r iment i pa ssa olt re e t i r icorda solo t ut t i gli a d e mp i m e nt i d a s v o l ge r e . Gradua le è poi la conoscenza dei colleghi. Chi sa luta c o n g i o i a l a nu o v a n o m i nata, chi la ev ita e osser va l’i n t r u s a c o n c i r c o s p e z i o n e . L a t e n d e n z a è , c o mu n que, c apire il t uo grado di d i s p o n i b i l i t à a s v o l ge r e l e at t iv ità organizzate da lla scuola. Se t i dimostr i acc o n d i s c e n d e nt e a l l e r i c h i e - ste, come di nor ma acc ade nei pr imi gior ni di ser v izio qua ndo si è a ncora ent usiasti per aver r icev uto un inc a r i c o d i “s o p r a v v i v e n z a”, ci si t rova dura nte i l corso d e l l’a n n o o b e r a t i d i p r o ge tt i da por ta re ava nt i, a sc ap i t o d e l t e mp o d a d e d i c a r e a l l a p r o p r i a m a t e r i a d’ i n s e g n a m e n t o. Un a v o l t a c o m preso i l contesto – proseg ue la docente - si d iventa pa rt e i nt e g r a nt e d e l l’a p p a r a t o scolast ico, in cui insegna nt i , p e r s o n a l e A .T. A . e t u t t i i collaborator i t i conside r a n o l a nu o v a a r r i v a t a i n q u e l l a s c u o l a , n o n o s t a nt e t u svolga g ià da molt i anni q u e s t o l a v o r o. S i s c o p r e , q u i n d i , c h e i n q u a n t o nu o v a non sarai mai pr ior ità per la scelta del gior no libero e per un orar io adeg uato a lle e s i ge n z e p r o f e s s i o n a l i (n e l c aso d i ser v izio in due o più scuole, perché anche que s t o c a p i t a s p e s s o!) e a n c o r meno per quelle persona li e familiar i. Ti accorgi che sei t u a dover ti organizzare l a s t r u t t u r a e nt r o l a q u a l e lavorare. Ciò non signif ica voler essere una pr iv ile g i a t a , m a s a r e b b e au s p i c a b i l e a v e r e l o s t e s s o t r a tt a m e nt o d i c h i i n s e g n a i n quella scuola da più anni. No n s i a m o d e l r e s t o n o i che decidia mo di c a mbiare o g n i a n n o! È f o n d a m e n t a le infor marsi e conoscere i r e go l a m e nt i d e l l’o r g a n i z za zione perché ogni scuo la è un mondo a sé perché r i s p e c c h i a e s i ge n z e e d i f f i coltà del ter r itor io, a pa rt i r e d a g l i a l u n n i . è s o p r a tt ut to con loro che ci si deve r a p p o r t a r e , c o mp r e n d e n d o dinamiche e rela zioni in una prospet t iva ind iv idua le e di classe. Se da una par te è f r u s t r a nt e c a m b i a r e o g n i a nno, sia per g li a lunni che p e r g l i i n s e g n a nt i , d a l l’a l t r a – c o n c l u d e c o n l’o t t i m i smo di chi ancora crede nel suo lavoro educ at ivo – è, c o mu n q u e , a f f a s c i n a nt e l a scoper ta che av v iene ogni v o l t a n e l l’i n c o nt r o c o n i r a gazzi, con la diversità e la s p e c i a l i t à d i o g nu n o , c o n l e abilità e le dif f icoltà nella loro v ita, scolast ic a e non, d a a d o l e s c e nt i . E n o n o s t a n te t ut to, credo a ncora che i n s e g n a r e s i a l’e s p e r i e n z a p i ù a r r i c c h e nt e c h e s i p o s s a fare. Gli uomini insegnando i mp a r a n o , s c r i v e v a S e n e c a , e i o d a i r a g a z z i h o s e mp r e i mp a r a t o m o l t i s s i m o!» BassanoPiù focus 2 del14 ottobre 2011 numero 5 pag Spv, timore Espresso Le rivelazioni di Wikileaks e della stampa nazionale sulle difficoltà della compagine di maggioranza incaricata di realizzare la Pedemontana generano inquietudine presso la politica locale in un Bassanese che rimane centrale per il destino dell’opera. Ma intanto dai comitati partono accuse a 360 gradi... di Marco Milioni I ritardi per l’inizio dei lavori della Pedemontana stanno preoccupando gli amministratori locali? Le difficoltà evidenziate dai comitati di zona, specie per il Bassanese, sono difficoltà di peso o possono essere risolte alle brevi? E in questo contesto come vanno lette le ombre su Sacyr, il colosso spagnolo che controlla il pacchetto di maggioranza della compagine che ha ottenuto la concessione per la realizzazione della Pedemontana stessa? Wikileaks e l’Espresso. Le rivelazioni targate l’Espresso sulle difficoltà di Sacyr e le possibili ricadute sulla grande infrastruttura che attreverserà il Vicentino, il Bassanese e il Trevigiano (Vicenzapiu.com del 7 ottobre 2011) hanno messo in subbuglio, anche se al momento in silenzio, la politica veneta. La Spv, la grande autovia prevista come asse portante del Veneto settentrionale, pur con qualche distinguo infatti, è ben vista in modo tutto sommato trasversale, quanto meno da Pdl, Lega e Pd. Lo spettro della bancarotta per Sacyr preconizzato niente di meno che dal numero uno della diplomazia americana Hillary Clinton, ha portato molti amministratori locali a porsi, seppur nel riserbo, una domanda precisa: le garanzie bancarie che Un tratto della Pedemontana visto dall’alto i privati hanno fornito agli enti pubblici interessati riguardano l’intera partita dei lavori (qualche miliardo di euro) o la prima tranche? La differenza non è di poco conto perché qualora fosse garantito, magari a mezzo fidejussione, solo il primo stralcio dei lavori, le certezze sul completamento in caso di default di Sacyr potrebbero volatilizzarsi. E non è un caso che molti comitati di zona, a partire da quello per la difesa della vallata dell’Agno, si pongano queste domande che al momento non hanno trovato riscontro presso i maggiori partiti del territorio. La manifestazione. In questo contesto che va letta la manifestazione di fine mese indetta proprio da parte dei comitati. I quali il 21 di ottobre alle 14 saranno a Mestre in via Baseggio 5 a protestare sotto la sede di Venetostrade, la compagnia regionale che cura i rapporti economici ed amministrativi col soggetto incaricato della realizzazione della Spv. Più nel dettaglio i comitati, fra i quali figura una agguerrita pattuglia bassanese, chiedono il dettaglio dell’intero prospetto finanziario della partita, ovvero il cuore della stessa. Prospetto che fino ad ora, almeno sulla stampa, è uscito solo a spizzichi e bocconi. Espropriati: la presa di posizione. E mentre si attende, sempre se ci sarà, una presa di posizione della politca quanto meno regionale, a muovere alcuni passi decisi è il coordinamento dei cittadini soggetti agli espropri relativi al tracciato della Spv. In un lungo dispaccio firmato dall’architetto Massimo Follesa, consulente tecnico dei comitati stessi, si fa un cenno preciso ai ritardi dei cantieri di cui in questi giorni si è letto molto sulla stampa berica: «I cantieri sono in ritardo poiché nel tratto tra A31 e Gasparona c’è in caos catastale sulle proprietà da espropriare. Nello specifico il tratto del progetto esecutivo approvato in agosto non ha ancora chiarito le vertenze con i proprietari espropriati all’inizio degli anni ‘70 con la Valdastico. Risulterebbe in alcuni casi che nei pressi dell’A31 e della la Nuova Gasparona, le aree occupate dalle due arterie sarebbero private mentre quelle coltivate sarebbero dell’ente proprietario dell’autostrada». Potestà urbanistica: esproprio a danno dei comuni? L’architetto però va oltre e pone sul tappeto una serie di dubbi che riguardano un possibile esproprio nei confronti dei comuni in tema di politica urbanistica: «Se la confindustria berica pensa che vadano evitate le edificazioni selvagge e se pensa che il nostro territorio sia già ipersfruttato, si impegni per far rimuovere l’articolo 38 dalle Norme di Attuazione del PTRC adottato, un piano territoriale regionale, nel quale si parla di aree strategiche sottratte alla pianificazione comunale e consegnate a quella regionale per un raggio 2 km dai caselli auto- Il Governatore del Veneto, Luca Zaia Il j’accuse. Tant’è che l’analisi del consulente si trasforma in un vero e proprio j’accuse: «Lo stato attuale è in aperta violazione della legge istitutiva del 1998... Di certo non interessa alle aree artigianali e industriali... tanto meno serve a Confindustria... dal momento che sta promuovendo il parco industriale di Samorin in Slovacchia». Neanche il commissario li conosce forse... Il punto è che se il vicepresidente Mariotto può sostenere che avremo 40.000 veicoli, ci deve spiegare quanti sono quelli paganti e ci deve spiegare se è vero che siano previste esenzioni per i residentilocali. Noi sappiamo che i flussi stabiliti nel 2001 dall’allora commisione del Ministero dei Trasporti e dei Lavori Pubblici, parlavano di utenze locali pari a circa 20.000 veicoli al giorno per tratti non superiori a circa 20 km, se questi dati sono validi per i non paganti come ripetutamente dichiarato dal commissario, dall’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso e dai molti volonterosi che sostengono l’opera, i paganti saranno solo 20.000 mila». Così la questione si sposta su uno dei nòccioli del problema. I flussi di traffico che in teoria attraverseranno l’arteria sono tali da giustificare un investimento del genere con gli inevitabili contraccolpi paesaggistici ed ambientali? Tant’è che Follesa tira in ballo il commissario per l’infrastruttura nonché gli industriali della provincia di Vicenza nella persona del vicepresidente con delega alle infrastrutture Rodolfo Mariotto: «Quest’ultimo forse non conosce i termini economici della questione, noi speriamo che lo possa fare leggendo la convenzione economica tra il consorzio permanente Sis, ora società per la progettazione della Spv srl, e il commissario regionale per la Spv Silvano Vernizzi... Noi solleviamo dei dubbi sul metodo e sulle cifre in ballo. Sul metodo non esiste trasparenza e quindi democrazia; e non vi può essere consenso se nessuno in questo momento conosce i veri dati sulla Spv. I primi a richiederli dovrebbero essere i sostenitori. Il succo della vicenda. Follesa arriva quindi fino in fondo alla sua analisi e sottolinea: «In questo caso si innescherebbero clausole che nella convenzione... parlano di riequilibrio annuale dell’esercizio finanziario a beneficio del gestore di Spv... Si tratta di somme oscillanti tra i venti milioni e i 14 milioni di euro all’anno: il tutto sulla base dei flussi accertati». L’architetto peraltro si riserva di rendere pubblico al più presto uno specchietto riassuntivo nel quale saranno messe nero su bianco le cifre in ballo, almeno stando all’analisi dei comitati stessi. Vieppiù per questo motivo il consulente crea una liason con la vicenda del Passante di Mestre. Parla di rischi di aggravio della spesa e proprio in relazione al “Passante” cita i riscontri della Corte dei Conti per la quale, sempre secondo Follesa, l’opera che interessa il Padovano e il Veneziano avrebbe patito una maggiorazione dei costi preventivati pari all’85%. stradali. Nella Pedemontana se ne progettano 17 ognuno dei quali potrebbe avere 12.500.000 mq di nuove aree urbanizzate, sempre strategicamente. Che cosa vi sia di strategico in questo momento nessuno lo può dire. A che cosa serva questa infrastruttura nessuno lo sa». BassanoPiù fatti 2 del14 ottobre 2011 numero 7 pag Cassola vs Sarcedo Due giovanissime ricciolute rappresentano il Vicentino nella pre-finale di Miss Ciclismo. Sono Daiana Beltramello e Alessia Schiavo. Sfidano altre ventidue bellezze determinate a raggiungere la finale. Il futuro lavorativo? Con la valigia in mano, se necessario. Tribunale di Bassano: no all’assorbimento in quello di Vicenza, sì al rilancio di Enrico Soli L a b i o n d a e l a m o r a : l ’e terno duello si rinnova in chiave v icentina nella pre-f inale di Miss Ciclismo in programma sabato 15 ot tobre a l teatro comun a l e d i B o r g o s e s i a ( Vc) . Le pref inaliste sono in tutto ventiquattro e il nostro territorio è rappres e n t a t o n e l l ’o c c a s i o n e d a A lessia Schiavo di Sarego e Daiana Beltramello di Cassola, rispettivamente 17 e 18 a n n i . È oppor tuno precisare subito una cosa: le partecipanti a Miss Ciclismo non sono cicliste – come invece si potrebbe essere indotti a pensare – bensì vere e proprie modelle o aspiranti tali. Gli spor t preferiti di Daiana sono infat t i pa llavolo, nuoto e sci, mentre A lessia predil i g e l ’a t l e t i c a . L e a c c o m u na, oltre ad una folta cap i g l i a t u r a r i c c i o l u t a , l ’a ver riconosciuto entrambe come proprio difetto quello di essere permalose (“Però d ipende a nche d a ch i a r r iva la cr it ic a” p r e c i s a A l e s s i a). N i e nt e di strano comunque per due aspiranti miss. Daiana e A lessia sono amiche, almeno nel mondo asettic o d i “ F a c e b o o k ”. M a n e l mondo del le pa sserel le? “Io e A lessia abbia mo un bel rappor to sia nel mondo delle passerelle ma soprattutto al di f uori dei concorsi – dice Daiana -. Infat t i, oltre a ‘sent irci’ v ia Fac eb o ok , c i sent iamo anche telefonicamente. Ne sono felice perché è molto dif f icile coltivare amicizie in questo mondo d i c o m p e t i z i o n e ”. A l e s s i a conferma: “Ci siamo incontrate molte volte grazie ai numerosi concorsi e a lle numerose sf ilate a cui entrambe abbiamo par tecipato. La nostra conoscenza risale a un paio d ’a n n i f a , m a a n c o r a o g g i , sebbene la distanza che ci s e p a r a n o n s i a p o c a (v i v o no agli angoli opposti dell a p r o v i n c i a , n d r) , s i a m o abbastanza unite. Daiana è, a mio giudizio, una ra- La chiusura della struttura che oggi “serve” 185.000 cittadini non genererebbe un risparmio reale ma un aumento di costi per gli “utenti” di Giancarlo Andolfatto Daiana Beltramello Alessia Schiavo gazza spontanea e molto semplice, cha sa diver tirsi e far divertire gli altri. Di lei apprezzo sicuramente l’u m i lt à e la sola r it à che, a mio parere, la caratter i z z a n o ”. E c c o c o s a p e n s a Da ia na d i A lessia: “Pot rei dire che mi piace molto la sua spontaneità e la sua a l l e g r i a ”. E c o s a i n v i d i a n o u n a d e l l ’a l t r a ? “A d e s sere sincera – prosegue la giovane di Cassola – non inv idio niente di lei come penso di non avere niente i n p i ù d i l e i ”. S u l l a s t e s s a l u n g h e z z a d ’o n d a è l a d icia sset ten ne d i Sa rego: “Io mi piaccio così come sono, penso di non avere nulla da inv idiare a nessuno e nulla in più delle a l t r e ”. A l e s s i a a m m e t t e però di aver curiosato tra i pr of i l i Fac eb o ok delle par tecipanti alla pref ina le: “Penso che in una gara, quale è un concorso di bellezza, la competizione sia di fondamentale impor tanza. O v v iamente, attenendomi ai miei gusti personali, ho trovato pregi e difetti di ogni ragazza che nel bene o nel male la valorizzano e ne mettono in risalto qualità dif ferenti. Non avendone ancora conosciuta quasi nessuna non saprei in cosa potermi differenziare dal punto di v ista carat ter ia le; penso comun- que di puntare sulla mia semplicità e sul fat to di r imanere sempre me stessa. Sotto il prof ilo f isico mi vedo diversa dalle altre soprattutto per i miei capelli e per il mio sorriso che, il più delle volte, c o m u n i c a d a s o l o ”. C o s ì i n v e c e D a i a n a : “ Tr a le a l tre concorrenti, oltre ad A lessia, conosco due ragazze della prov incia di Padova che sono molto simpatiche e determinate come me. Non cono scendole personalmente tutte, non saprei in cosa dif ferenziar mi. Io comunque punto ad arr ivare tra l e d o d i c i f i n a l i s t e ”. U n o sguardo oltre la passerella: “Ho scelto di diplo marmi nel settore del tur i smo – d ic e Da ia na –. Sia per carattere che per la dif f icoltà a trovare lavoro in Ita lia sono pronta a r inunciare a l mio Paese pur di realizzare i miei sogni. Sono molto determinata e non mi lascio scoragg i a r e m o l t o f a c i l m e n t e ”. “A l g i o r n o d ’o g g i – s p i e ga A lessia - la f iducia che io, ma penso anche gran par te dei miei coetanei, riponiamo nel trovare un lavoro stabile in questo Paese è molto limitata. Sarei pronta a lasciare la mia città per realizzare i miei sogni, ma anche per r ipagare i miei genitor i dei loro numerosi sforz i ”. Il ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma, nei giorni scorsi ha invitato l’associazione nazionale magistrati, l’avvocatura, sindacati e comunità locali a dare prova di sensibilità istituzionale e ad abbandonare logiche di un localismo non più sostenibile. Ma proprio le parti interessate così chiamate in causa, da Bassano del Grappa hanno risposto picche alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie ed alla conseguente riorganizzazione dei tribunali e delle procure sul territorio nazionale, come mezzo per ottenere gli ulteriori risparmi di spesa richiesti dalla nuova manovra finanziaria. E rilanciano: non è con una riorganizzazione nei capoluoghi di provincia che si otterranno risparmi, almeno non in termini di costi benefici per il cittadino almeno. Se è vero che ad una sentenza di primo grado si arriva in 2 anni e mezzo a Bassano del Grappa, contro i sei/ sette necessari a Vicenza, tribunale di altro rango ma con un organico fermo agli standard del 1927. Non è così che si abbatteranno i costi della giustizia, intendendosi come tali non già quelli in capo al Ministero, ma quelli che graveranno in più sul cittadino dato che, ad esempio, la trasferta a Vicen- za dell’avvocato sarà girata, pari pari, nella parcella all’assistito. Né si accorceranno i tempi della Giustizia se da Bassano si dovrà raggiungere il capoluogo berico non solo se sottoposti a giudizio ma, semplicemente, per ottenere un certificato del casellario, legalizzare una traduzione commerciale, redigere un atto notorio o duplicare un assegno perso. O se serva la nomina di un amministratore di sostegno, si tratti ancora dell’insinuazione in un fallimento e della richiesta di un patrocinio gratuito. Insomma l’attuale circoscrizione affidata al Tribunale di Bassano del Grappa, che conta ben 185.000 abitanti nei 31 comuni adagiati dai confini col trevigiano fin su per la Valdastico, passando per l’altopiano di Asiago, si oppone alla eventualità di un assorbimento da parte di Vicenza e spinge, invece, per un rilancio. Questa è stata anche la sintesi della riunione organizzata, su invito dell’Ordine degli Avvocati di Bassano del Grappa, in Sala Martinovich presso il Centro Giovanile di Bassano del Grappa, alla quale l’Avvocato Francesco Savio, presidente dell’ordine, ha invitato i magistrati della città, gli avvocati, i commercialisti, le categorie economiche e professionali oltre ai sindaci dei comuni interessati (per la cronaca di dettaglio rinviamo al nostro quotidiano web BassanoPiu.com: digitate come chiave di ricerca Tribunale Bassano del Grappa, n.d.r.).