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Sindacato e
Trissino,
bufera sulla
industriali:
una giunta
Polizia Locale la “strana coppia” “ad impresam”
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n° 221 - 14 ottobre 2011 - euro 1,20
cumulativo con BassanoPiù
e Ovest - Alto Vicentino
Direttore responsabile Giovanni Coviello
In edicola il venerdì
Flashback Rossi
Poche ciàcole
Jobs e Gelmini
Questa volta le ciacole le metto da parte, perché mi piace iniziare in prima pagina il racconto del mio incontro con Steve Jobs e condividerlo con voi lettori. A Vicenza non so in
quanti abbiano incontrato uno degli uomini
non solo ha cambiato il mondo ma ha impresso al cambiamento una velocità di fronte alla
quale impallidisce anche quella dei neutrini
della Gelmini. E qui c’è la differenza tra gli Usa
e noi: loro si possono permettere gente come
Jobs, geni universali, e a noi, capitalisti senza
capitali, il buon Dio ha regalato questa “ministra dell’Università”: siamo proprio in un tunnel … di lacrime.
Steve Jobs: anche io gli devo qualcosa
L’ex presidente di Aim difende i suoi bilanci. Alessia Schiavo li farà da Miss
Purga berico-padana
Se n’è andato a 56 anni Steve Jobs, uno dei tre
fondatori della Apple, e con lui una parte di
me, che pure di lui sono più vecchio di quasi
un lustro. Jobs, il mito della Apple di sempre,
il 1° aprile 1976 la fondò con Steve Wozniak
e il primo finanziatore Mike Markula, l’ho
incontrato nel 1985 in uno dei suoi regni di
allora: Cupertino, in California. Un momento
di emozione e di riflessione per rimettere in
ordine (la mia età non mi chiede scusa) le mie
piccole memorie di quel grande uomo, che ha
contribuito a cambiare la storia del mondo e,
più in piccolo, la mia. E da cittadino ora di Vicenza e da “ex ingegnere elettronico” romano
di allora vi racconto quello che ricordo. Era,
quindi, maggio, nel 1985, addirittura pochi
giorni prima che Jobs fosse defenestrato
dal vertice della società dal suo “delfino” ma
poco “visionario” John Sculley. Salvo tornarvi molti anni dopo per farla rinascere dalle
sue ceneri e farla tornare ad essere la stella
che ora è. Era maggio quando la Apple, quindi, premia i migliori suoi partner europei con
un viaggio in Usa.
Continua a pag. 3
di Giovanni Coviello
Continua a pag 9 ...
L
a guerra intestina al Carroccio berico è in realtà la riproposizione su
scala locale di quanto sta accadendo
nel partito nordista da Roma in su. Non
sono pochi gli analisti che vedono una
Lega nella quale l’entourage del leader
Umberto Bossi usi «le purghe» come
l’ultimo baluardo prima dell’implosione in un movimento che sta andando
alla deriva. Un movimento nel quale
una parte abbastanza ben rappresentata che fa capo al ministro dell’Interno Bobo Maroni e al sindaco di Verona
Flavio Tosi, fiutando la debacle, starebbe f lirtando con ambienti del nascituro
terzo polo.
CORSO FOGAZZARO
ONOREVOLI VOLGARITÀ
Dilemma pedonale
Il linguaggio dei politici
dall’autunno dello scorso anno che il
sindaco berico Achille Variati coltiva un piccolo sogno. Quello della pedonalizzazione, prima parziale, poi forse
totale, di corso Fogazzaro. Era il 2010.
Giunta e Aim festeggiavano il completamento in anticipo della riqualificazione
della zona a ridosso tra San Biagio e corso Fogazzaro.
doganata la volgarità persino in parlamento, le cadute di stile della politica
nostrana si susseguono a un ritmo preoccupante, tanto che la sensibilità comune inizia a soffrire di un certo disagio: etichettato
come “bacchettone” o “puritano”, chi subisce la violenza di queste esternazioni fuori
luogo, finisce semplicemente per allontanarsi sempre più dalla sfera del politico.
di Marco Milioni
di Marco Milioni
di Stefania Calledda
Continua a pag 8 ...
è
:
Continua a pag 10 ...
S
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movida
221 del14 ottobre 2011
numero
2
pag
People Club, e in duemila sanno
dove andare per divertirsi
Il Palladium si è unito al locale vicentino per “raddoppiare” la proposta di generi
di Eduardo Mele
S
abato
scorso
con
2.000 ospiti scatenati
è stata la notte del second o “d e b u t t o ” d e l Pe o p l e
Club di Vicenza, tra i più
interessanti nuov i loca li
della prov incia v icentina. Centinaia le persone
provenienti dalla città
ma anche tante compagnie accorse da varie
zone della prov incia nelle due sale di cui dispone
il club. Nessun nome di
par ticolare fama era in
programma come ospite
p e r l a s e r a t a , m a c ’e r a l a
garanzia di una consolle
magistralmente
gestita
dai dj resident del locale:
la coppia di dj “The K ids”
ed il veterano dj “Sig.
S a m ”, a f f i a n c a t i d a n u o v i
ma esper ti arrivati, quali
i dj Iva n C ad i z e Ug i. Moltissime le nov ità introd o t t e q u e s t ’a n n o e m o l t e
le conferme rispetto alla
passata stagione. A nche
per
q u e s t ’a n n o
vengono infatti riconfermati i
quattro sabati mensili di
stampo commerciale, che
v e d r a n n o l ’a l t e r n a n z a d e i
resident dj ad altri ar tisti della zona, italiani e
stranieri, e che offriranno periodicamente serate
a tema e sorprese sceniche degne dei migliori
club nazionali. I venerdì
invece saranno così organizzati: il primo venerdì
del mese sarà dedicato
alla grande musica live,
c o m e g i à l ’a n n o s c o r s o è
stato fatto con i concer ti
d i L i n e a 7 7, O m a r P e d r i n i , Ve r d e n a e d a l t r i a n c o ra; il secondo venerdì del
me s e è t a r g ato a n n i ’9 0 e
F u n k y R e m e m b e r, e v e drà nuov i ospiti ca lcare
il palco del people Club,
primi fra tutti gli Eiffel
65 con il grande show in
programma
per
venerdì 11 novembre; il terzo
venerdì si riconferma la
serata di tendenza del lo-
cale, con i par t y dal gusto internazionale dello
sta f f HU N D; inf ine l’u ltimo venerdì del mese è
r i s e r v a t o a i M U V p a r t y,
la serata per gli universitari v icentini e non solo,
con promozioni per tutti
coloro che si presentano
con il libretto universitar io a par tire dall’ingresso for temente ridotto. La
vera nov ità della stagion e t u t t a v i a è u n’a l t r a . P e r
la prima volta a Vicenza
infatti due locali si sono
uniti in una sola realtà:
la discoteca Palladium,
realtà hip hop nota in
t ut ta Ita lia da poco of f,
s i è i n f a t t i u n i t a a l l ’o f fer ta ar t ist ic a del People
Club creando così due situazioni all’interno del
locale: in sala principale
musica commerciale organizzata dal Black Mamb a Te a m e d i n s a l a p r i v é
l’hip hop di tendenza gestito appunto dallo staf f
del Palladium.
terzapagina
221 del14 ottobre 2011
numero
3
pag
Steve Jobs: anche io gli
devo qualcosa, dal 1985
di Giovanni Coviello
S
e n’è andato a 56 anni Steve
Jobs, uno dei tre fondatori della
Apple, e con lui una parte di me,
che pure di lui sono più vecchio di
quasi un lustro. Jobs, il mito della
Apple di sempre, il 1° aprile 1976
la fondò con Steve Wozniak e il
primo finanziatore Mike Markula,
l’ho incontrato nel 1985 in uno dei
suoi regni di allora: Cupertino,
in California. Un momento di
emozione e di riflessione per
rimettere in ordine (la mia età non
mi chiede scusa) le mie piccole
memorie di quel grande uomo, che
ha contribuito a cambiare la storia
del mondo e, più in piccolo, la mia.
E da cittadino ora di Vicenza e da
“ex ingegnere elettronico” romano
di allora vi racconto quello che
ricordo. Era, quindi, maggio, nel
1985, addirittura pochi giorni
prima che Jobs fosse defenestrato
dal vertice della società dal suo
“delfino” ma poco “visionario”
John Sculley. Salvo tornarvi molti
anni dopo per farla rinascere dalle
sue ceneri e farla tornare ad essere
la stella che ora è. Era maggio
quando la Apple, quindi, premia i
migliori suoi partner europei con
un viaggio in Usa (nella foto la
pubblicità di allora con Jobs che
presta il suo volto alla sua azienda:
oggi dopo 26 anni lo fanno in tanti,
ma lui pensava “diversamente”,
n.d.r.).
Tra le aziende italiane c’era
quella per cui lavoravo dal
1981 promuovendo, vendendo
e assistendo, già di mio senza
il classico camice bianco da
ingegnere, i loro computer.
Fin dall’epoca dell’Apple II, “il”
primo vero personal computer
di successo con ben 48 Kb di
memoria Ram (sì, Kb, non è un
errore di stampa, ma siamo a 26
anni fa, una vita, di più, un’era
nell’informatica). Dovevo andare
con mia moglie ma pochi giorni
prima la mia signora subisce un
incidente d’auto a Roma, con la
macchina distrutta, dei bei “bozzi”
sul volto ma per fortuna senza i due
gemelli di quasi un anno a bordo.
E io, come sempre incoraggiato
da lei, parto, comunque. Da solo.
Forse con lei avrei fatto più turismo
(forse!). Ma da solo, di giorno,
mentre tutti gli altri se ne vanno
in giro tra Twin Towers, Rodeo
Drive e Golden Gate a seconda che
fossimo a New York, Los Angeles
o San Francisco, io giro le città a
stelle e strisce per capire come lì
si vendono i personal computer,
della Mela e non solo. E, con gli
occhi da cliente ipotetico per
studiare come attrarne l’interesse
poi, da “venditore”, visito i grandi
magazzini Macy’s, tra i primi, 26
anni fa!, a vendere informatica.
E poi i singoli negozi e le catene
di computer shop, da Business
Land a Computerland. E il turista?
Faccio anche quello, ovviamente,
malato come sempre sono stato di
iperattivismo. Ma rigorosamente
di notte. E (inconscientemente?)
anche nel Bronx (e quì abbiamo
paura di campo Marzo?). Ma poi
arriva il clou: da San Francisco
tutti verso le cattedrali della
Silicon Valley. Tutti, rigorosamente
in pullman, meno io e un dirigente
dell’allora importatore in Italia
della Apple, che, assetati di
novità, non ci lasciamo sfuggire
una botta di vita Usa on the road,
affittiamo un’auto (di quelle poco
ecologiche di allora) e scivoliamo
verso Cupertino, sede principe
dell’azienda di Jobs, percorrendo
per la prima volta autostrade a
quante corsie non so. Arriviamo
e entriamo nel tempio. Non vi
racconto nulla che non sia noto
se non pochissime particolarità.
Accanto alla sede di ideazione,
progettazione e costruzione dal
1984 dei Macintosh (i Mac da cui
poi sono nati i prodotti attuali
e dal cui sistema operativo si
è sviluppato l’approccio user
friendly ai computer e, poi, gli
Ipod, Iphone e Ipad) c’era un
negozio. Di computer? No. Di
gadget col simbolo della mela:
dalle tazze, agli asciugamani da
spiaggia, alle vele per surf, alle
penne, anche quelle d’argento col
micro simbolo del trio della Apple
sul cappuccio che avevano l’onore
di essere esposte anche da Tiffany
nella Fifth Avenue a New York.
Cosa c’era di particolare in questo
classico sistema di fidelizzaione
dei clienti? Nulla se non che si era,
ripeto, a 26 anni fa. Profetizzavano
prodotti e marketing Jobs e la
sua allegra brigata,che non erano
partiti, però, come racconta
l’agiografia, solo vendendo un
vecchio Maggiolino per finanziare
il primo progetto, l’Apple I, in un
garage ma con 250.000 dollari di
Markula, già genio della Intel, oltre,
ovviamente, alla loro montagna di
neuroni. E io imparavo e bevevo da
loro. Tutto. Per poi “italianizzarlo”
in una società, quella da cui
venivo, che di là a poco diventava
in Italia (sorry, addirittura con
base a Roma!) la più “grande tra le
piccole” nel mondo dei computer.
La seconda cosa che voglio (devo)
raccontarvi è quella fisicamente
legata a Jobs. Dove lo incontro, lui
e non gli altri due? Nell’atrio della
sede. Emozione? Tanta quando
ci racconta come vede il mondo
del futuro. Ammirazione? Di
più quando ci fa vedere dal vivo
quelle cose che anche i più piccoli
imprenditori
oggi
conoscono
bene, come il “just in time”, con
i Mac che escono dalla catena e
vanno direttamente nelle pance
dei camion, degli americani trucks
pronti a partire per il mondo (e,
credetemi, ce n’era anche uno di
una Coviello’s trucking company,
di cui ancora oggi quanto
vorrei, oddio!, conoscerne il mio
omonimo proprietario!). Ma anche
se avevo, istintivamente, dismesso
il camice bianco, appena uscito
dalla multinazionale di radar in
cui avevo lavorato per occuparmi
di quella che era solo in nuce la
marea di ... computer users, la
mia sorpresa fu enorme quando
ritorniamo in sede e nelle sale
vicine all’ingresso cosa scopriamo?
Tanto verde, tavoli da ping pong,
pianoforti e ... tanti ingegneri che
scendono dai loro uffici e leggono
o giocano o suonano o ... Per fare
cosa? Per recuperare creatività
nella routine. Oggi lo fanno in
Google e fa notizia! Ventisei anni
dopo! Quest’estate, un puro caso
prima dell’addio da tempo previsto
di Jobs, che ha inventato di tutto
e anche la vittoria sul tumore al
pancreas (ma solo per due volte
e non per la terza, quella letale!),
sono tornato negli Usa. Lì i miei
figli, ora ventisettenni, fanno
i ricercatori, tra i cervelli che
emigrano, alla Ucsd, l’university
of California of San Diego. Vicini,
non solo fisicamente, a Facebook,
Google, Yahoo. Loro usano i nuovi
I-Mac, Ipod e Iphone. Quelli che,
partendo dalla sua San Francisco,
dove quest’anno ho visitato di
nuovo i magazzini Macy’s e il
Golden Gate, Steve Jobs ha ideato
per un mondo che da oggi, lo si
usa dire, sarà più vuoto. Per me
di sicuro. E’ dal suo modo diverso
di comunicare con gli altri che ha
preso una strada diversa la mia
attenzione genetica al rapporto
con gli altri. Non esagero se dico
che senza quell’impatto, e l’effetto
a catena avuto nel tempo su di
me, oggi anche VicenzaPiù e
BassanoPiù forse non esisterebbero
o sarebbero diversi. Sicuramente
più piatti. Megalomania? Di Più.
Un’inarrestabile curiosità verso
quello che avviene. Con occhi
sulla nostra provincia, ma non da
provinciali. E una grande voglia di
contribuire a quello che avverrà.
Grazie Steve. Anche io ti devo
qualcosa.
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Marco Milioni
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Segretaria di redazione
Angela Mignano
[email protected]
Hanno collaborato
a questo numero:
giancarlo andolfatto
stefania calledda
marta cardini
federica ceolato
cecilia correale
renato ellero
andrea genito
eduardo mele
paolo mele senior
angela mignano
riccardo solfo
leonardo stella
giulio todescan
doris zjalic’
Stampa
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36040 Grisignano Di Zocco (VI)
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Tel. 0444 414303
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Tribunale di Vicenza n. 1181
del 22 agosto 2008
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VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi
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i loro lavori segnalando il nome o il link ad un
loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it
Giornale chiuso in redazione alle
ore 12.00 di giovedì 14 ottobre 2011
Tiratura: 12.000 copie
città
221 del14 ottobre 2011
numero
4
pag
I salvatori della Patria
di Renato Ellero
C
he B e rlu s c on i de bb a a n d a r s e ne è a r gome nto
t a l me nte e v ide nte c he non
i nte nd i a mo p e r de r e te mp o
a l r ig u a r do. I l pr oble m a è:
c h i è i l s a l v ator e de l l a Pa t r i a? I l nome più r ic or r e nte
è q ue l lo d i L uc a C or de r o d i
Monte z e molo (L C d M, p e r
s empl ic it à , n .d .r.). Non vo le ndo e s s e r e c at t i vo non m i
o c c up e r ò de l s uo p e r io do
a l l a g u id a de l l a F i at .
M i o c c up e r ò i nve c e d i c ome
s i muo ve a l me no ne l Ve ne to,
s t a ndo a l le p a r ole d i c h i p e r
c e n s o e p e r s c e lt a g l i è v ic i no. L C d M av r e bb e s c e lto i l
pr opr io r e fe r e nte i n u n p a r l a me nt a r e (pr e c i s o c he non
i nd ic he r ò i l s e s s o) de l Ve ne to. L e c a r at te r i s t ic he .
1) S i nd ac o de l c e nt r o de s t r a
d i u n a c it t à ve ne t a ide olo g i c a me nte d i c e nt r o de s t r a .
2) “ Tr ombato”a l le ele z ion i d i
r i n novo c ome si nd ac o, sc onf it to a l pr i mo t u r no d a l c a nd id ato del c ent ro si n i s t r a.
3) C a nd id ato d a l Pd l a l l a
C a me r a .
4) D e put ato i n c a r ic a .
5) L ig io vot a nte ad og g i la f iduc ia a l gover no Berlu sc on i.
Pot r e i d i ve r t i r m i m a non lo
f ac c io p e r c hè q ue s to, pu r t r opp o, p or te r à u lte r ior e
d a n no a l Pae s e .
C r e do d i non do ve r c om me nt a r e u n a t a le s c e lt a .
For s e è i l c a s o c he q u a lc u no g l i s pie g h i (a L C d M) c he
i n q ue s to Pae s e è ne c e s s a r io
u n d i s t ac c o s e c c o d a l p a s s a to e d a t ut t i i g r av i i nq u i n a me nt i c he l’ h a n no c a r at-
te r i z z ato. Va de t to c he non
m i d i ve r te not a r e q u a nt i
omu nc ol i (a nc he don ne) d i
c e nt r o de s t r a c om i nc i no a
pr e nde r e le d i s t a n z e pr e p a r a ndo s i a l s a lto de l l a q u a g l i a . Q ue l lo c he s ono q ue s te
p e r s one , e d i g ior n a l i s t i c he
c onc e dono lor o s p a z i , non e
de g no d i c om me nto. C e r to
S c aj ol a non s ap e v a c he g l i
ave v a no p a gato l’app a r t a me nto, m a q ue s t i non s a n no
nem me no c ome s i c h i a m a no! A n z i h a n no vot ato Pd l ,
m a “a lor o i n s aput a” ! Po ve r a
It a l i a!
Luca Cordero di Montezemolo
Un’altra Della Valle e il
salto dei canguri!
Italia
di Paolo Mele senior
A
vete un’età compresa tra i 50
ed i 60 anni? Siete stanchi e
stressati dal lavoro e da problemi
economico-familiari? Trigliceridi
e colesterolo sono alle stelle ed
il medico vi ha diagnosticato un
inizio di diabete? Tranquilli, non
c’è nulla di cui dobbiate preoccuparvi, è tutto a posto. Infatti è
statisticamente provato che la durata media della vita si è elevata
di circa 10-20 anni e che pertanto
non potete morire. Come dite? Un
collega, vostro coetaneo, è morto
d’infarto l’altro giorno e ce n’è un
altro in chemioterapia da circa tre
mesi? Evidentemente erano male
informati o peggio, all’italiana
maniera, hanno deciso di fare i
furbi, dimostrando un pessimo
senso civico. Vi ripeto: fisicamente, ed ancor più fiscalmente non è
possibile. Anzi non vi è concesso morire! Dovete continuare a lavorare, e soprattutto a pagare le tasse . Dovete continuare a versare i
contributi per la pensione che, anche se avete già maturato, proprio
in ragione dei suddetti nuovi parametri esistenziali, vi sarà corrisposta un po’ più avanti... diciamo
intorno ai 70 anni (?), quando secondo le statistiche contributive i
sopravvissuti della vostra generazione potranno finalmente godersi i “mali” della loro vecchiaia. Un
diritto oggi maturato da migliaia
di lavoratori che dopo 40 anni non
percepiscono alcuna pensione e
sono costretti a continuare a lavorare chissà per quanto ancora, per
di più con i contributi aumentati,
se non addirittura raddoppiati.
Un regalo di chi ci governa, frutto
velenoso di una delle ultime, innumerevoli, manovre finanziarie,
o pseudo tali. Manovre che già da
tempo avrebbero dovuto comportare il ritiro della patente di governo a questi conducenti ubriachi di
tracotanza e potere. Una casta
incapace delle più piccole rinunce, ma all’unanimità pronta a
pretendere il sacrificio del Popolo
(che casta sia con la minuscola e
popolo con la maiuscola chissà
se lo capirà, la casta?, n.d.r.) che
avrebbe avuto il dovere di tutelare. Una casta che dove può arraffa, nel grossolano tentativo
di appianare i conti, sempre più
in rosso, delle sue sconsiderate
gestioni, estendendo il peso delle
insostenibili tassazioni a carico
di chiunque. Non escluso imponendo occasionali “gabelle” per i
più indigenti, quali questuanti e
meretrici di strada, col pretesto di
restituire decoro alla città. di cui
essi per primi si rilevano, talvolta,
espressione indecorosa. Ed allora
forse è il momento di riprendere
in mano il volante di questa democrazia, affinché non sia più un
monopolio di costoro, condonati
fiscali, evasori multinazionali,
falsi profeti del peccato fiscale, o
pargoli monodotati del nepotismo
di potere. Ma ritorni ad essere la
democrazia di tutti. Perchè quello
di costoro è un Paese di cui non
faremo mai parte. La nostra è
un’altra Italia, un’Italia nata dal
sudore e dal sangue del Popolo,
linfa preziosa del suo futuro e non
elisir di lunga vita da mungere per
il benessere di pochi.
(r.e.) Che Della Valle (che
chiameremo nel seguito D.V.)
avesse comprato spazi sui
quotidiani per spirito costruttivo nazionale lo poteva credere solo lo scemo del v illaggio.
Nel nostro foro interno lo avevamo capito che quest’uomo,
abilissimo nel fare quattrini, imprenditore di successo,
partecipe del salotto buono
(solo in Italia si arriva in quel
sito facendo scarpe, magari a
Formosa), aveva una intenzione nascosta ma non ne avevamo la prova.
Quando a Ballarò, inv itato a
fare il nome di ministr i va-
Diego Della Valle
lidi, ha citato come stimati
all’estero, i nomi di Tremonti,
Maroni, Galan, abbiamo capito tut to sulla manov ra gat topardesca di D.V. e Luca Cordero di Montezemolo nel recupero del peggio. Tremonti,
in realtà, è l’unico conosciuto
all’estero, r iconosciuto esperto di tema f iscale, inesistente
in tema economico. Non per
niente f u considerato per capacità complessiva al 18° po sto fra i ministr i economici
d’Europa. Ma almeno di un
set tore capisce (f isco) anche
se racconta balle sul federalismo f iscale e comunque non
è ultimo (ma quasi) nella considerazione tecnica europea.
Gli imbecilli, che qui si sprecano a parlare conoscendo a
mala pena la lingua italiana,
vadano a leggersi le pubblicazioni tecniche straniere e f ino
a quel momento tacciano.
Per quanto r iguarda Maroni è
totalmente sconosciuto all’estero. E’ conosciuto solo a livello di commissione europea
dove l’hanno accusato (a ragione o a tor to) di razzismo,
e in Romania e Tunisia per i
motiv i a tut ti noi noti. Che
poi conoscano Galan è bat tuta infelice persino per il più
scalcinato comico da avanspet tacolo.
è ev idente che si sta costr uendo il cerchio dei mediocr i che
ad uno come D.V. va benissimo per fare ciò che v uole.
A me è pu re si mpat ic o, a
pa r te la F iorent i na , ma non
p o s so d i ment ic a re che è st ato u n so sten itore ac c a n ito
(cre do a nche c on p e c u n ia) d i
Si lv io Berlu sc on i; p oi, p er sino (ud ite! ud ite!) d i Clemente Ma stel la. O r a Ga la n, Tre mont i, Ma ron i. C ome t a lent
sc out i n p ol it ic a i l buon D.V.
è propr io p er ic olo so! Su l le
sue sc a r p e m i tolgo i l c ap p el lo, a nche se si d i ment ic a
d i d i re che l’O r iente è a nche
p er lu i fonte d i note vole g u ad a g no, ma nel le sue i n i z iat ive p ol it iche p en so che sia
meg l io prepa r a r si i l v i sto
p er u n lu ngo sog g ior no i n
Au st r a l ia. A l meno là i l sa lto
lo fa n no solo i c a ng u r i!
città
221 del14 ottobre 2011
numero
5
pag
Quartiere Italia:
scoprire di piacersi ancora
Una zona della città tanto pregiata quanto rivoluzionata. Il parroco don Luca Trentin: “A San Paolo
si vive ancora bene, i suoi abitanti si danno da fare, ma ci sono problemi di viabilità da risolvere”.
di Enrico Soli
Q
uant’è cambiato il quartiere
Italia negli ultimi anni! Impossibile non accorgersene. Quella che è
conosciuta anche come San Paolo ed
è caratterizzata da vie che portano
nomi di poeti e scrittori, è una zona
che recentemente ha visto l’avvento
del liceo Quadri, poi quello della Cisl,
quindi numerosi cantieri in viale
Ferrarin, in via Goldoni per la nuova
palestra e infine l’arrivo dei profughi
ai Paolini. Viste le strutture già presenti, l’amministrazione comunale
vorrebbe rilanciare l’area nella sua
vocazione di cittadella dello sport,
magari – come ha più volte suggerito l’assessore competente Umberto
Nicolai dando ragione agli abitanti –
creando nell’ex campo federale quei
posti auto di cui il quartiere è privo.
Il tutto nell’ottica di una rinascita
del palazzetto dello sport. Ma è anche un quartiere in parte ancora ferito da problemi ben più gravi, come
l’alluvione di un anno fa. Alcuni
abitanti di via Brotton e laterali non
hanno ancora finito di risistemare
l’abitazione invasa dall’acqua che la
stagione delle piogge è di nuovo alle
porte. La si affronta con un certo fatalismo: “Quello dell’anno scorso è
stato un evento eccezionale, che non
dovrebbe ripetersi” dicono alcuni
residenti della zona. Don Luca Tren-
tin, 50 anni, parroco a San Paolo dal
settembre del 2006, vede i cambiamenti in positivo: “La presenza del
Quadri, con la buona collaborazione
instaurata con il direttore scolastico,
ha arricchito la zona con un prestigioso liceo. La CISL è un punto di
riferimento per molte persone che
cercano aiuto per affrontare i problemi quotidiani; i cantieri in Viale
Ferrarin si sono conclusi (anche
se manca ancora una adeguata segnaletica e una verifica del rispetto
della segnaletica) favorendo giustamente il passaggio di chi transita in
bicicletta; la palestra di Via Goldoni
ha qualificato uno spazio altrimenti sottoutilizzato e la presenza dei
profughi ai Paolini non ha arrecato
nessun disturbo ai vicini (piuttosto
ci preoccupa la gestione di queste
persone che, una volta introdotte nel
nostro contesto, sono costrette a ritornare in patria...)”.
Questo però un tempo era un
quartiere borghese dove si viveva bene: adesso come lo definirebbe visto che da residenziale sta diventando sempre
più trafficato per la presenza
di servizi che prima non c’erano?
“La mia impressione (vedendo anche
i ‘pregiati’ condomini che sorgono in
zona, al posto delle piccole villette
di qualche anno fa) è che abbia acquistato in qualità e sia considerato
ancora come un bel quartiere della
città. Chi ci vive fatica ad abbandonarlo, mentre chi vi arriva lo trova
Lavori di asfaltatura. Sullo sfondo la sede provinciale della CISL
La chiesa di San Paolo
accogliente. Questo non significa
che sia tutto uno ‘splendore’; molti
problemi della viabilità, specialmente nell’orario di entrata e uscita
degli studenti, non sono risolti, e resta soprattutto la maleducazione di
tante persone che usufruiscono delle
strutture presenti, lasciando i pro-
prie automezzi - spesso di non piccole dimensioni - in posti forse per
loro comodi, ma di certo scorretti e
inadeguati per gli abitanti. Chi poi
abita più prossimo alle strutture ha
sicuramente anche dei disagi, ma da
questo a fare di ogni erba un fascio,
ne corre!”.
Sia a San Paolo che a San Bortolo ci sono aree che da anni
attendono di essere “liberate”:
mi riferisco all’area del campo
federale e a quella dell’ex centrale del latte. Sono temi sentiti dalla popolazione o battaglie
condotte solo dai rappresentanti dei coordinamenti?
“Sul coinvolgimento delle persone...
non è una cosa facile per nessuno!
Lo si è visto per il Dal Molin come
per altre ‘emergenze’... tendenzialmente ognuno preferisce non essere
disturbato, e si attiva solo se vengono intaccati i suoi interessi, appena il
problema si sposta alla via adiacente, già perde di interesse. Non trovo
comunque scorretto che alcuni si
facciano promotori di miglioramenti nel quartiere e propositori di progetti qualificanti la zona. Si dia poi
il giusto spazio al dibattito, e siano
gli amministratori della città, animati da autentico spirito di servizio
e guidati dal bene comune, a fare le
scelte più appropriate, sulle quali poi
saranno giudicati al momento delle
elezioni amministrative.
In generale di cosa si lamentano e cosa le chiedono i parrocchiani?
“Più che lamentele, ascolto e vedo
tante persone che nel loro piccolo nei gruppi parrocchiali e non, sportivi, nelle associazioni, nella scuola,
Don Luca Trentin
nel volontariato ... - danno il meglio
di sé per rendere migliore il quartiere in cui vivono, creando relazioni
positive con i giovani, con i genitori. Vedo persone che si impegnano
personalmente e responsabilmente
a migliorare la vita delle persone più
in difficoltà. Con queste premesse
ritengo che anche i problemi e le difficoltà che inevitabilmente sorgono,
possano essere superati con spirito
di collaborazione”.
città
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Gli amarcord di Rossi: la mia Aim fac
caldeggiato anche da Variati. E
L’ex presidente di Aim sulla graticola giudiziaria e manageriale è un tranquillo ma furioso fiume in piena. Con lui in questo
di Giovanni Coviello
D
opo le “confessioni” di Fazioli
e le “risposte” di Variati, inframezzate dalle contrrossiaddizioni di
Colla (se, come di dovere, diamo credito al sindaco) e dal silenzio storico
di Vianello, il “più vecchio” di tutti
loro in Aim, proviamo a descrivere
un altro arco del “cerchio infinito” (e
poco magico) di Aim. Giuseppe Rossi
da presidenstrascte ne ha scritto parte della storia più o meno controversa
ma fa ancora parte della sua cronaca
per “gli strascichi giudiziari in
cui è o lo hanno coinvolto”
Guardi, a livello giudiziario l’unica
cosa che io posso dire, visto che c’è
un’indagine aperta, è che comunque
io sono assolutamente innocente e
che le carte stanno dimostrando ai
giudici che effettivamente la situazione è in realtà così.
L’accusa specifica qual è?
L’accusa specifica che riguarda Aim
è il fatto che sia stata comprata Marghera facendo un favore al geometra
Valle, per il quale non si capisce quale
tipo di favore io avrei potuto fare visto che Marghera è stata comprata
nel 2006, mentre secondo loro i fatti
risalgono al 2003 quando l’abbiamo
presa in affitto. Dal 2003 al 2006-07
quando è finito il contratto di affitto
io non so che garanzie di affare avrei
potuto dare: visto che in quel periodo
sono stati rinominati tre consigli di
amministrazione, credo che nessuno
sia in grado di garantire a qualcun
altro …
Se ricordo bene voi avete affittato quell’area da …
Noi abbiamo affittato quell’area da
Ecoveneta, Ecoveneta ha fatto questo contratto di affitto e noi abbiamo
detto partecipiamo con voi a questa
operazione, anche perché per noi poteva essere solo un ragionamento di
interesse per chiudere il ciclo completo dei rifiuti
Il sito era ancora proprietà di
Valle
Era proprietà di Valle
Gestione Ecoveneta insieme ad
Aim
Attenzione, però, perché Ecoveneta
prende in affitto da Valle poi viene
da Aim e dice facciamo assieme. Per
me in quel momento l’interlocutore
è Ecoveneta (del gruppo Maltauro,
n.d.r.), noi non abbiamo mai trattato
con Valle. Aim Bonifiche nasce dopo,
al tempo si chiamava Aimeco, questa
era la situazione poi si è montato un
caso
Lei, quindi, ha trattato sempre
con Ecoveneta non con Valle
Io ho trattato sempre con Ecoveneta
ma io non ho neanche trattato con
Giuseppe Rossi
Ecoveneta, io ho trattato, credo una
volta, col dott. Lombardi dopodiché
era la struttura che si occupava di
trattare con Ecoveneta, ma poi io non
ero nemmeno nel consiglio di amministrazione di Aimeco, sono stato nel
cda finchè non ha operato, quando
ha iniziato ad operare io non ero più
nel cda. Comunque il presidente è il
presidente per cui ha sempre delle responsabilità ed io non voglio sicuramente esimermi dalle responsabilità.
Credo che sia stata fatta una cosa corretta, onesta senza nessun tipo di secondo fine e lo stiamo dimostrando
Giglioli quando entra in ballo
in questa questione
Sulla vicenda di Giglioli è un po’
difficile dire quando entra in ballo,
Giglioli entra in ballo per fare una
perizia quando stanno trattando per
acquistare l’azienda
Stanno, cosa intende?
Trattano il presidente di Aimeco che
all’epoca è il dott. Bordin e il cda che
è formato anche da Bertelle e Carta
(Bruno, n.d.r.) , sono loro che trattano con Ecoveneta. C’è la documentazione che dimostra che il cda nella
holding viene a relazionare su ciò che
fa e la holding lo condivide
Quindi “loro” stanno trattando
con Ecoveneta l’acquisto dell’area e chiedono una perizia a
Giglioli
Chiedono una perizia a Giglioli che fa
una sua perizia dell’area e dà il valore
che ritiene questa valga
A lui è fatta colpa di aver avuto
rapporti di affari con Valle
Sì lo ho letto anche io nelle carte,
sono un po’ delle fantasie e il tempo
lo dimostrerà. Poi dovremmo tornare indietro per fare un ragionamento
serio, perché questa è una mistificazione mediatica, secondo me, di tutto
quello che è avvenuto prima perché
Variati ha vinto le elezioni continuando a sostenere che Aim era un disastro, che Aim era un buco. Io dico falso, falso, questo è tutto falso. Quando
noi siamo arrivati in Aim l’azienda
faceva 130 milioni di euro di fatturato, questi sono dati che Variati con
tutta tranquillità può andare a prendere in Aim e se ha voglia li pubblica
e io sono qua disposto a commentarli
in pubblico. Nel 2001 Aim faceva136
mlioni di euro di fatturato, quando
sono andato via io faceva 270 milioni
di euro. La realtà è che Aim per un
sacco di anni ha trasferito circa 1520 milioni di euro al Comune pagando 4- 5 milioni di euro imposte. E secondo Variati o secondo chi ha fatto
questa grande pubblicità un’azienda
è decotta se riesce a produrre reddito
per 20-25 milioni di euro?
Quindi 130 milioni era il fatturato iniziale, 270 milioni quello a cui lei era arrivato con un
margine di utile consistente
che le consentiva di pagare le
tasse e retribuire il socio di
controllo
Ma se lei va a vedere la perizia che
ha fatto fare la procura, da tre professori universitari credo, mi dica se
il comune ha depauperato l’Aim. In
questa perizia c’è una parte in cui
i periti dicono “no, assolutamente
non ha depauperato l’Aim. Il comune poteva addirittura chiedere di più
all’Aim”. Allora io vorrei sapere dov’era quest’azienda decotta!
Il comune chiedeva quegli importi come conferimento o
come utile?
Noi pagavamo dei canoni di concessione che erano 15-20 milioni di euro
all’anno. Poi trasferivamo anche degli
utili al comune, pagavamo delle imposte.
Quello che Aim conferiva al comune faceva parte dei costi?
Si certo. La realtà è che alla fine noi
abbiamo sempre trasferito una grande quantità di denaro, c’è stato un
periodo in cui hanno decantato che
i nostri bilanci erano eccezionali.
Prima di andarmene fu incaricato
un grosso gruppo di professionisti
milanesi di fare uno studio su tutta
Aim in cui avevano detto che Aim era
sana e che l’unico problemino che poteva avere era la crisi di crescita. Cioè
la crescita è stata troppo rapida per
cui c’era un indebitamento un po’ più
alto di quello che aveva prima. Ma
attenzione, hanno detto che l’indebitamento era di 130, 200, 180 milioni
di euro mentre la verità è che quando
Dario Vianello
sono andato via nel 2007 l’Aim aveva 90 milioni di euro di debiti su 270
milioni di euro di fatturato. Quando
qualcuno dice “siamo stati bravi perché abbiamo ridotto il debito” e io
vado a vedere qual’è la riduzione del
debito e il debito si riduce nel lungo
termine questo vuol dire che hai solo
pagato dei mutui, il debito non è quello, per cui in realtà quando facciamo
questo tipo di ragionamenti stiamo
dicendo delle falsità e raccontando ai
vicentini delle balle colossali. L’Aim è
sempre stata un’azienda molto sana
, un’azienda importante, un’azienda che è cresciuta, con la mia logica
e quella del mio cda che era diversa
da quella che aveva il prof Fazioli.
L’in house secondo noi era già allora
una cosa sulla quale non si poteva
puntare e il tempo ci ha dato ragione. Noi avevamo detto “guardate che
con l’in house moriremo tutti”, per
cui noi abbiamo cambiato, abbiamo
cominciato a comprare la Sit che faceva gare esterne, affidamenti diretti
nel Comune solo con l’Aim, abbiamo
messo in piedi una struttura che potesse essere snella ma che potesse
anche partecipare alle gare. Abbiamo
partecipato alla gara di Treviso e abbiamo vinto la gara del gas di 60 milioni di euro, noi avevamo cercato di
aprire a mercati diversi. Fazioli quando è arrivato era un forte sostenitore
dell’in house e mi pare che nell’ultima intervista che ho letto e che avete
fatto proprio voi diceva “sì, se prima
credevo nell’in house ora non ci credo più”. Io non dico nulla, Fazioli ho
avuto modo di conoscerlo quando ha
fatto un progetto per i trasporti da
noi quando io ero presidente di Aim
ma per il resto non lo conosco e non
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aceva 20 milioni di utili con Vianello
E il mio bravo dg sapeva tutto
esto numero arriviamo a metà corso mentre nella prossima puntata racconteremo l’altra metà e lo sbocco nel mare magnum
mi permetterei di giudicare chi non
conosco. Ma il tempo è galantuomo
e il tempo ha dato ragione evidentemente a quello che io pensavo 7, 8
anni fa quando pensavo che l’in house sarebbe stata un fallimenro
Queste polemiche di Variati e
della nuova amministrazione
sullo sfacelo di Aim erano polemiche che si basavano anche
su dei dati o erano solo polemiche politiche secondo lei?
Erano solo polemiche politiche. I
latini avevano ragione quando dicevano “verba volant, scripta manent”,
perché se uno prende i bilanci e
prende le carte in mano, basta capire cosa c’è scritto. I bilanci di allora
dicevano che Aim andava bene, era
una società sana c’erano molti gruppi interessati cioè molte altre multiutility che volevano fare con noi
delle fusioni e noi abbiamo valutato
i bilanci degli altri. Al tempo devo
dirle che Aim era una di quelle che
aveva i bilanci più belli e aveva una
grande salute pertanto prima di esaminare alcune fusioni noi abbiamo
sempre detto “qui rischiamo di portare invece di portare a casa”
Una delle annotazioni che ha
fatto Fazioli sulle precedenti gestioni, non so se la sua o
quella di Zanguio, è stata: “ho
preso in mano un’azienda che
addirittura non era in grado di
pagare gli stipendi”
Secondo me questo è assolutamente
falso, in realtà però io non sono in
grado di smentire ciò che dice Fazioli per un questione molto semplice.
C’è stato un anno e mezzo del dott.
Zanguio per cui io non sono in grado
Achille Variati
di capire cosa è successo in quell’anno e mezzo. Io sono in grado di dire
e di spiegare cosa è successo quando
c’ero io. Quando c’ero io la situazione non era questa, l’Aim aveva una
grande liquidità una grande disponibilità, ha fatto grandi investimenti, ha fatto grandi acquisizioni ed era
diventata una grossa azienda. Era
un’azienda che comunque sapeva
muoversi sul mercato, un’azienda
che prima si conosceva solo a Vicenza e negli ultimi anni si conosceva in
giro per l’Italia
Un altro appunto che ha fatto
Fazioli è che quando è arrivato
in Aim lui non è riuscito a scrostare quella che era la struttura di Aim, Variati ha commentato che è stata una colpa sua
se non ci è riuscito. C’erano
queste croste di dirigenza che
bloccavano l’azienda?
Guardi, l’Aim ha delle grandissime
professionalità
Può fare qualche nome
Ma io direi un po’ tutto il gruppo dirigenziale
Vianello è sotto tiro in questo
momento, Fazioli non risponde , Variati non risponde
Io rispondo,sempre, non c’è alcun
problema. Il dott Vianello lo ha
nominato direttore generale il presidente Rossi. Vianello ha un’unica responsabilità, secondo me, su
tutta la vicenda, perche le capacità
non gli mancano. Quella di far finta
o quantomeno di far finta a livello
mediatico che lui non ci fosse o che
lui addirittura non sapesse neanche
cosa stesse avvenendo in Aim. Falso, falsissimo perché il dott. Vianello
era il di riferimento non solo mio ma
di tutti i consiglieri. Allora o abbiamo sbagliato tutti,e io non lo credo
assolutamente quindi salvo anche
Vianello. Oppure Variati ha fatto
un’ottima scelta quando ha messo
come direttore generale il dott. Vianello
Lui dice che non è intervenuto
e che è stata una scelta di Colla, mentre Colla dice che lo ha
proposto Variati
Io non conosco il dottor Colla per cui
non so se lo abbia scelto lui o no
Variati quando era consigliere
regionale caldeggiò Vianello
come direttore generale?
Sì, in occasione di una cena , ma non
me lo disse lui direttamente. Me lo
disse qualcun’altro che “mi aveva
detto Variati …”. Ma io lo avevo già
nominato quindi non mi influenzò
per niente. Io Vianello lo ho nominato direttore perché ero convinto e
sono convinto che aveva le capacità
di fare il dg allora e sono convinto
che le abbia adesso. Ma la domanda
che mi pongo è: “caro sindaco Variati, cosa hai detto in tutti questi anni?
Perchè io l’ho nominato per primo
dg cinque anni fa (nel 2004 -2005
mi pare) e sono stato più lungimirante di te, l’ho fatto cinque anni
prima di te. Lo ho messo a fare il dg
questo ha fatto il dg e tu dopo 5 anni
vieni a dire che nel cda che c’era con
quel direttore generale erano tutti
dei banditi. E ora in realtà Vianello
era così bravo che lo rimetti a fare il
direttore generale?
Vianello era dg nel periodo finale del suo mandato dal 2004
fino a quando lei ha lasciato.
Quindi, per capire, lei dice che,
per quanto riguarda le accuse che vengono fatte al cda di
Aim, siccome il dg era Vianello
quest’ultimo o era incapace o
era partecipe
Delle due l’una: o non sapeva niente e
non meritava, quindi, di fare il direttore generale allora come adesso. O sapeva tutto e allora era talmente bravo
… non c’è storia. Su questo non posso essere smentito da nessuno, però
io sono convinto che Variati ha fatto
un’ottima scelta. L’azienda è sempre
andata bene, non so come vada adesso perché i numeri non ce li ho …
Ci fermiamo qui per questo numero
e lasciamo a VicenzaPiu.com e a VicenzaPiù n. 222 l’altra metà dell’intervista in cui dopo gli industriali
(Amenduni, Beltrame) e Assindustria entrano in ballo Stabila, Zanguio …
E, al termine della pubblicazione,
faremo qualche commento. Per ora
tutto, o quasi, si commenta da solo.
Come nello spirito del documento
che a puntate stiamo producendo
sulla più grossa realtà pubblica della
città, in cui bello e bruto hanno strani confini.
Aim nel mirino
Il Pdl attacca: niente documenti su San Biagio e sugli affidamenti al
Gruppo Sartorello. Meridio: «Non si possono violare certi diritti»
(m.m.) La procedura con la quale
Aim ha scelto il responsabile per la
comunicazione. L’elenco degli affidamenti che la spa di San Biagio e
lo stesso comune hanno conferito a
ditte esterne come il gruppo Sartorello. Il dettaglio dei rilievi in ragione
dei quali la Corte dei Conti avrebbe
mosso dei rilievi che in qualche maniera avrebbero rallentato l’iter, ora
sbloccato, per la realizzazione del
nuovo padiglione fieristico in zona
Ovest. Sono queste le domande che
da una decina di giorni il Pdl ha indirizzato alla giunta comunale di
Vicenza, sia in forma di domanda
di attualità sia in forma di richiesta
di accesso agli atti presso il comune. «Putroppo però dall’amministrazione non abbiamo avuto alcun
riscontro». Usa queste parole il
consigliere comunale di minoranza
Gerardo Meridio (Pdl) il quale non
risparmia le critiche nei confronti
dell’esecutivo capitanato dal democratico Achille Variati: «Parla tanto
di trasparenza e poi alla prova dei
fatti il comune come casa dalle mura
di vetro diventa una chimera. Non si
possono violare certi diritti».
I documenti chiesti dalle minoranze
non sono di poco conto perché toccano alcuni ambiti assai delicati del
risposto alle domande targate Pdl
durante il question time perché a
suo dire non era in grado di fornire
la documentazione richiesta (VicenzaPiu.com del 4 ottobre). «Di giorni
ne sono passati parecchi - attacca
ancora Meridio - e a noi non è ancora pervenuto un bel nulla. Come
mai questi ritardi strani? Che cosa
c’è dietro?». Il consigliere non fa riferimenti precisi ma in controluce
si legge una critica all’entourage del
primo cittadino. Il quale, seppur
indirettamente, è anche stato sollecitato con una precisa missiva del
presidente del consiglio comunale, il
democratico Gigi Poletto.
Gerardo Meridio
sistema di potere sull’asse che da
palazzo Trissino porta direttamente
a San Biagio. In questo senso Meridio spara a zero e spiega che «quelle
carte ci spettano di diritto in ossequio ai poteri ispettivi che la legge
assegna al consigliere comunale. Il
consegnarcele non è un favore ma
un dovere per l’amministrazione».
Parole dure che si sommano al fastidio accumulato nei giorni, dopo
che durante il consiglio comunale
a cavallo tra i primi di settembre e i
primi di ottobre il sindaco non aveva
Per di più in tema di trasparenza
alle critiche del Pdl si sommano gli
interrogativi del consigliere del Pd
Sandro Guaiti il quale diverse settimane fa aveva chiesto lumi sull’elenco completo dei consulenti che dal
2008 in poi avrebbero beneficiato di
un contratto col comune capoluogo.
Elenco «ancora massimamente incompleto il quale per legge andrebbe pubblicato con tutti i dettagli del
caso». Una critica che in passato non
era sfuggita allo stesso Meridio il
quale si era ripromesso di accendere
un riflettore anche per la questione
consulenze.
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Dilemma pedonale
La ventilata chiusura al traffico di corso Fogazzaro, salutata con favore anche da residenti e commercianti,
potrebbe scontrarsi con le mire dell’assessorato alla mobilità che cerca nuovi posti auto a San Biagio
di Marco Milioni
È
dall’autunno dello scorso anno
che il sindaco berico Achille Variati coltiva un piccolo sogno. Quello
della pedonalizzazione, prima parziale, poi forse totale, di corso Fogazzaro. Era il 2010. Giunta e Aim
festeggiavano il completamento in
anticipo della riqualificazione della
zona a ridosso tra San Biagio e corso
Fogazzaro. Toni Trentin sul portale
del GdV del 3 ottobre scriveva così:
«Ma il bello deve ancora venire,
forse. Finito questo stralcio operativo, in febbraio parte l’altro, quello
metterà a posto la strada fiancheggiata dai portici verso i Carmini:
i sottoservizi interrati, gli innesti
verso case e botteghe predisposti, il
manto stradale sostituito... E a quel
punto, sulla scia della chiusura per
la rimessa a nuovo della carreggia-
Le minoranze
chiedono
trasparenza
sui fondi Aim
ta destinata a diventare la più bella
del centro storico e aspettando la
risistemazione anche dei marciapiedi porticati, si potrà porre sul
tavolo della discussione tra Amministrazione, negozianti e residenti
la parola che altrove è un tabù ma
che qui si può pronunciare: pedonalizzazione. Ne parlano gli stessi operatori: parecchi tesserati ai “Portici
di corso Fogazzaro”, l’associazione
presieduta da Tiziana Zammattio,
sono tentati dall’idea di sperimentare una chiusura parziale, fino allo
slargo della chiesa dei Carmini. Una
novità da proporre ai vicentini intanto al sabato (o almeno al sabato
pomeriggio) per vedere l’effetto che
fa una passeggiata commerciale alternativa all’affollamento del corso
Palladio».
Il sindaco cinguettava la pedonalizzazione, i commercianti della zona
gradivano anche perché per molti,
tra residenti e imprenditori, il gran
flusso delle auto in zona è un tappo
e non un pungolo per gli affari. E ancora Trentin dà la parola, sempre sul
GdV del 3 ottobre alla Zammattìo
con un paio di incisi che danno bene
il senso della vicenda: «L’importante - dicono accettando e rinforzando
l’ipotesi rinnovata ieri da Variati e
dall’assessore allo sviluppo economico Tommaso Ruggeri - è che ci
siano occasioni che facciano da richiamo».
Passano un po’ di mesi. E all’improvviso, all’inizio dell’estate 2011,
si materializza quasi dal nulla la necessità di un aumento del numero dei
posteggi presso il parking Carmini.
Aumento che avverrebbe cercando
spazi utili nella sede Aim di San Biagio. Tant’è che il sindaco si muove in
fretta; chiede alla municipalizzata di
cercare un’area alternativa per togliere dal centro storico il deposito
coi camioncini inquinanti di Aim. La
spa comunale, lo rivela VicenzaPiù,
sforna un bando cucito su misura per
un’area dismessa del Gruppo Maltauro. Le opposizioni di centrodestra
insorgono. E il bando sbanda.
Poi d’improvviso sul GdV del 29 settembre esce uno strano articolo di
Nicola Negrin nel quale ritorna in
pompa magna l’ipotesi Carmini bis,
che poi si tramuta in posti auto da cercare a San Biagio. Stavolta il presunto
inquinamento dei mezzi Aim, almeno
Uno scorcio di corso Fogazzaro
mediaticamente, non è più una priorità. La priorità è il Natale, leggi shopping natalizio. A parlare del progetto,
almeno sulle prime non è alcun membro di giunta, non il presidente di Aim
Paolo Colla, ma il direttore generale
della multiservizio: Dario Vianello, un
fedelissimo di Variati. Un progetto da
1,6 milioni di Euro.
Tant’è che Ruggeri suda freddo. Alcuni tecnici comunali in seno al suo
assessorato gli spiegano che l’accelerazione voluta da Vianello e cara al
consigliere comunale delegato alla
mobilità Claudio Cicero può nuocere alla prospettiva di lungo periodo
(«la pedonalizzazione») accarezzata
da commercianti, residenti, da pezzi
importanti di Ascom e dallo stesso
primo cittadino.
La domanda di fondo è una. Che
senso ha spendere tante risorse,
alcune rimediate a fatica fuori dal
comune, per riqualificare corso Fogazzaro in previsione di un divieto
alle auto, se poi si spendono altri
quattrini proprio per far giungere in
zona altri «mostri a quattro ruote»?
I quali, si sa, rendono in termini di
pedaggi e cassa, magari con il fine di
realizzare altre opere, ma inquinano
non poco.
Infatti pure Variati è preoccupato. Non gli pesano tanto i possibili
contrasti in giunta, ma le possibili
critiche di commercianti e residenti che per primi avevano abbandonato un tabù, quello delle
ZTL da espandere, che a Vicenza
è duro a morire. Lo stesso Cice-
ro, in un paio di colloqui riservati
con Variati, avrebbe riconosciuto
la sostanza del problema. Proprio
per questo motivo il capo dell’esecutivo avrebbe messo al lavoro
una taskforce multisettoriale con
un obiettivo preciso: trovare una
soluzione al contempo soft ma
scientificamente pianificata in
modo da non scontentare nessuno e in modo da poter testare entrambi i due approcci ai problemi
di una spina nord del centro che da
anni mostra pochi segni di vitalità. Frattanto però le minoranze di
centrodestra rimangono col fucile
spianato. Vogliono capire infatti se
i danari che Aim userà per questo
piano «resosi improvvisamente
necessario» saranno impiegati con
procedure trasparenti o meno.
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Purga berico-padana
Il Carroccio vicentino è tra i terreni più duri di scontro di una lotta intestina che a
livello nazionale vede i fedelissimi del senatùr sempre più accerchiati dagli eventi e dai
leghisti dissenzienti: così il movimento rischia l’implosione
di Marco Milioni
L
a guerra intestina al Carroccio berico è in realtà la
riproposizione su scala locale di
quanto sta accadendo nel partito nordista da Roma in su. Non
sono pochi gli analisti che vedono una Lega nella quale l’entourage del leader Umberto Bossi
usi «le purghe» come l’ultimo
baluardo prima dell’implosione
in un movimento che sta andando alla deriva. Un movimento
nel quale una parte abbastanza
ben rappresentata che fa capo
al ministro dell’Interno Bobo
Maroni e al sindaco di Verona
Flavio Tosi, fiutando la debacle,
starebbe f lirtando con ambienti
del nascituro terzo polo.
Ad ogni buon conto il congresso
regionale veneto alle porte ha
acuìto queste tensioni (espellere
o declassare al rango di semplice sostenitore un simpatizzante
dell’ala Tosi significa non farlo
votare in assise politica) tanto
che casi eclatanti di «purghe»
come quello della sede di Arzignano sono addirittura finiti
sulla stampa nazionale. E così
la base ha paura; anche quando deve esprimere giudizi in
pubblico. In questo quadro il
coordinatore veneto Gian Paolo
Gobbo ha identificato nel ruolo
di «epuratore» il deputato vicentino Manuela Dal Lago che
da mesi sferza la terra veneta
in cerca di chi ha deragliato rispetto al binario prestabilito a
Milano in via Bellerio, sede nazionale del partito.
Tant’è che in un contesto del genere non si possono sottacere le
denunce sul piano storico contenute nel libro inchiesta “Umberto Magno” scritto da un ex
leghista di lusso come Leonardo
Facco. Quest’ultimo a metà set-
tembre nel presentare la sua fatica letteraria sotto i portici della basilica Palladiana a Vicenza,
aveva fatto una serie di riferimenti precisi alle recenti espulsioni eccellenti in corso nel Vicentino e le aveva ricollegate a
quanto sta accadendo a livello
nazionale. «Oggigiorno - precisa l’autore - la Lega continua
ad essere ciò che è sempre stato.
L’aziendina di Umberto Bossi,
il quale è una persona malata
con poche ore di autonomia al
giorno. Per cui l’amministratore
delegato di tale ditta è la moglie
di Bossi ovvero Manuela Marrone. La quale usa il marito come
la madonna pellegrina per mostrare a tutti che il Carroccio è
ancora lui e si fa ciò che decide
lui».
Secondo Facco nel Carroccio,
almeno politicamente, «non esistono differenze o orizzonti plurimi». Per cui «o stai con Bossi,
e allora fai carriera; oppure non
stai con lui e di conseguenza
vieni deprecato o cacciato in
malo modo».
In questi giorni peraltro sui media nazionali ancora una volta
è stata rilanciata la questione
dei rapporti politico-economici
tra il leader del Pdl Silvio Berlusconi e lo stesso Bossi. Su Rai
Tre un altro ex di primo piano
dell’area Lega, il giornalista Gigi
Moncalvo, il 2 ottobre durante
il programma condotto da Lucia Annunziata, aveva spiegato
che «Berlusconi aveva fatto un
intervento economico pesante
a favore della casse della Lega»
sia sul simbolo sia per ripianare
debiti in capo al Carroccio. Ma
che cosa sta succedendo quindi
nel movimento? Come mai, per
esempio, militanti leghisti della base nel comune vicentino di
Trissino (servizio a pagina X)
chiedono l’anonimato per contestare il conf litto di interessi in
Leonardo Facco
capo all’assessore all’ambiente
in una giunta monocolore “padano”?
Per spiegare una situazione del
genere tornano ancora buone
le parole pronunciate da Facco a Vicenza: «Le condizioni di
emergenza strutturale che hanno spinto persone in buona fede
a credere nel progetto leghista
c’erano già vent’anni fa e oggi
sono ancora più incancrenite».
Il pensiero dello scrittore corre
alla crisi economica e alla situazione critica dei conti pubblici
e poi aggiunge che «non va dimenticato che il 70% degli abitanti del Settentrione almeno
una volta ha votato Lega. Tant’è
che sul territorio in questo momento si stanno rafforzando
movimenti di ex leghisti, i quali
oltre a mietere qualche consenso, hanno mantenuto quello spi-
rito originario in forza del quale
stanno dimostrando che il Carroccio è ed è stato il più grande bluff capitato sulle genti del
Nord».
Comunque gli spunti per un
dibattito aperto non mancherebbero. Tanto per dirne una. Il
giorno 11 marzo di quest’anno
a pagina 4 VicenzaPiù ha pubblicato un lungo reportage nel
quale è stato acceso un faro su
più di un nervo scoperto. Almeno sul conto di alcuni papaveri
leghisti vicentini, fedelissimi
della Dal Lago in primis. Epperò dal segretario provinciale
Marita Busetti non sono arrivate repliche di sorta. Perché?
Facco per di più, che è anche
stato tra i giornalisti di punta de
La Padania nonché ex dirigente
del partito nordista, aggiunge
ancora un altro tassello con una
sfaccettatura «berica» precisa: «Poiché il mio libro è stato
molto censurato mi sono buttato
sulle presentazioni. Ne ho fatte
43 e in ogni posto in cui andavo
mi si presentava l’ex leghista di
turno o il cittadino di turno per
darmi i documenti o addirittura
dossier belli e pronti con le porcherie inenarrabili di qualche
rappresentante del Carroccio.
Raccogliendo la documentazione» anche per quanto concerne
casi vicentini «mi sono accorto
che la Lega Nord è una vera e
propria associazione a delinquere, con una quantità enorme
di pregiudicati, di persone sotto
giudizio, con settori ancora da
esplorare». Un esempio? «Non
si può nemmeno avere idea delle porcherie che ci sono sotto
l’affare quote latte e dei relativi
rimborsi».
costume&società
221 del14 ottobre 2011
numero
10
pag
Zuccato esorcizza l’effetto Marchionne,
Bergamin “paladina” di Confindustria
Imprenditori e lavoratori per una volta uniti: ma è il modello di sviluppo la crisi vera
di Federica Ceolato
A
nche a Vicenza si fa sentire l’eco della decisione di
Sergio Marchionne di uscire
da Confindustria. Il presidente degli industriali vicentini,
Roberto Zuccato, che non si
sbottona su possibili defezioni
dalla locale Assindustria, ha,
comunque, scritto nei giorni
scorsi agli associati in via preventiva: “In un momento così
drammatico per la vita del Paese, il mondo produttivo deve
unire gli sforzi e rinunciare ai
personalismi”.
Anche Marina Bergamin, segretaria provinciale Cgil Vicenza, ritiene non condivisibili le motivazioni che hanno
portato Fiat a decidere di uscire dal sistema. “Marchionne
continua a sbagliare, innamorato dell’art. 8 della legge finanziaria. Per noi una cosa è
chiara: l’accordo unitario del
28 giugno scorso è alternativo
a quell’articolo, sposa un’altra
filosofia, fa sintesi tra interes-
si apparentemente diversi che
possono e devono convergere,
ossia la crescita della competitività e la difesa del lavoro dei lavoratori. Una sintesi
cruciale per uscire dalla crisi
senza rotture irreparabili e
per guardare avanti. Rotture
irreparabili e deregolamentazione totale che, viceversa,
alcuni (Marchionne e Sacconi
per fare solo due nomi) auspicano con enorme miopia. Rotto il sindacato ora si vuol rompere Confindustria per andare
dove? Al far west contrattuale? Follia. Piccoli Marchionne
spunteranno anche a Vicenza?
E’ possibile, ma sarebbe un
disastro. Noi non ci staremo e
speriamo stavolta di non essere soli”.
Insomma dallo strappo Marchionne e dalle aspettative
disattese di gestione politica
della crisi, che includono l’assenza o la complicità del governo nella fuga “prototipo”
della “Fabbrica Italiana Automobili Torino” da Assindustria e dall’Italia, nasce un’inconsueta alleanza, nazionale e
locale, tra due delle parti so-
ciali fino a pochi giorni fa in
maggior conf litto. Se la Cgil,
il sindacato che ha resistito al
fascino degli accomodamenti
all’insegna del meno peggio
perseguito invano da Cisl e
Uil, e Confindustria, stretta
tra il rinculo dell’appoggio al
governo di fatto “ritirato” col
Manifesto della Marcegaglia
e l’americanizzazione dei rapporti sindacali voluta da un
Lingotto immemore di quanto
ha ricevuto dal sistema Italia,
stringono un’insolita alleanza
ci sarebbe da gioire in tempi
normali. Ma oggi nel mezzo di
una crisi, che lo stesso Trichet
annuncia come crescente,
viene da chiedersi se basti o
se, cosa molto più realistica,
non sia da ridiscutere e ridisegnare con urgenza tutto il
modello di sviluppo in cui per
decenni imprenditori e lavoratori si sono come adagiati.
La crisi è finanziaria, dicono
gli esperti di turno. E’ del modello di vita, percepiscono le
persone. Che siano sulla poltrona di gestione di un’azienda
o che ne siano gli ingranaggi
operativi.
Emma Marcigaglia e Roberto Zuccato, Presidenti Assindustria nazionale e vicentina
Onorevoli volgarità
Come cambiano il linguaggio e il comportamento dei politici
di Stefania Calledda
S
doganata la volgarità persino in parlamento, le cadute
di stile della politica nostrana
si susseguono a un ritmo preoccupante, tanto che la sensibilità comune inizia a soffrire
di un certo disagio: etichettato
come “bacchettone” o “puritano”, chi subisce la violenza di
queste esternazioni fuori luogo, finisce semplicemente per
allontanarsi sempre più dalla
sfera del politico.
È il caso delle dichiarazioni
dell’ex (?) An Claudio Cicero,
consigliere
dell’opposizione
reinventato poi come braccio
destro del sindaco Variati alla
Mobilità. Spalleggiando l’assessore “azzurro” all’Istruzione, Morena Martini, che aveva
spedito la Rete degli studenti
in mobilitazione direttamente
“in miniera a sudare sette camicie”, Cicero ha rincarato la
dose sostenendo “Brava: se tu li
mandi in miniera, io li mando a
zappare”. Il tutto nell’imbarazzo del primo cittadino che, pur
non ancora ripresosi dal caso
del suo portavoce Bulgarini,
sorpreso alla guida in stato di
ebbrezza con conseguente ritiro della patente, si affrettava (e
limitava) a supporre un equivoco come motivazione dell’exploit dialettico del consigliere
“mobile”.
Insomma, se le espressioni colorite della Lega Nord non bastassero, tra roghi di piazza e
inviti ad armarsi di fucile anche in quel di Venezia nell’ultima Festa dei popoli Padani, ci
pensano anche i nostri politici
locali a far perdere definitivamente ogni … sobrietà alla politica.
Del resto, cosa aspettarsi dopo
i vari “forza gnocca”, “fatti
Claudio Cicero e Achille Variati
scopare”, “handicappata del
cazzo” per non parlare della
pesanti offese alla Merkel del
nostro amato premier, e dopo
l’uso spudorato del dito medio
dei nostri parlamentari? E le
vittime sono sempre le stes-
se, donne, disabili, studenti
in una società gerontocratica,
maschilista e xenofoba, così
condita con quella capacità di
essere fuori luogo da suscitare
l’indignazione anche di coloro che per cultura dovrebbe-
ro rappresentare le menti più
aperte.
Il fatto è che si è perso il senso delle parole che divengono
turpiloquio laddove si pronunciano in contesti in cui sarebbe
adeguata una certa serietà, una
misura, ecco, si è persa proprio
la misura. Si è male interpretato il bisogno degli elettori di
avere eletti più vicini alla loro
quotidianità, perché una frase infelice detta in un bar, in
una caserma, in una cena tra
amici non ha lo stesso effetto
in un altro luogo come un salotto televisivo o, peggio, in un
luogo o in un contesto di rappresentanza politica e civile. E
se molte persone che ascoltano
queste volgarità o vedono certi esempi comportamentali ne
subiscono la violenza, l’imbarazzo, il disagio, il peggio è che
altre, giovani e meno giovani, si sentono autorizzate all’emulazione: “Tanto se lo fanno
quelli che sono gli eletti!?”
221 de14 ottobre 2011
focus
nume
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Paolo Pellizzari: il commissario Costa
insensibile al “rischio falda” sotto la base Usa
La provincia ora vuole piezometri profondi 20 m, analisi anche in superficie e più ampie
di Giulio Todescan
N
ei panni del contestatore No
Dal Molin non ci si vede, Paolo Pellizzari, e infatti respinge l’etichetta. Ma nelle ultime settimane la
bandiera della richiesta di trasparenza sul cantiere Usa – che pochi
giorni fa ha aperto i suoi cancelli
a sindaci e giornalisti, una mossa
che stride con l’opacità che grava su
molti aspetti della costruzione della
base – è stata di fatto brandita da
un attore che nei lunghi anni passati non si era mai distinto per particolare attenzione al tema, ovvero la
Provincia. L’assessore all’ambien-
o solo perché i comitati possono
farsi un giro nel parco della pace.
Noi vogliamo sapere quale impatto
sta avendo la base Usa sulla falda, e
andremo dritti sulla nostra strada».
Sembra un deciso cambio di strategia rispetto all’ultimo anno in
cui, nonostante teoricamente i dati
sulle acque dovessero arrivare ogni
tre mesi ai tecnici provinciali, da
Palazzo Nievo non si erano alzate
voci di protesta ad ogni mancata
consegna dei dati stessi. Non mancano di sottolinearlo i No Dal Molin che sul loro sito scrivono: «Ci
vogliono 18 mesi perché l’assessore
provinciale Pellizzari si accorga che
i dati per monitorare la falda acquifera vicentina non gli sono mai stati
trasmessi?».
sostanziale assenza di Costa dal
suo ruolo».
Da maggio 2010 la Provincia non
ha più ricevuto i dati sulle analisi
effettuate a carico delle aziende
operanti nel cantiere della base
americana: monitoraggi che vengono fatti grazie ai 10 pozzi piezometri profondi 7 metri esistenti
nel cantiere. Nel maggio 2010, la
prima rilevazione aveva portato a
galla un innalzamento di 30 centimetri della falda (dall’ottobre
2008 al dicembre 2009) fra il lato
ad est, lungo via Sant’Antonino, e
il lato ovest verso il Bacchiglione.
Un dislivello imputato alla selva di
“micropali” (3798, profondi da 14
a 18 metri) impiantati nel terreno
sotto la base e responsabili dell’effetto-diga sulla falda sottostante.
Il dislivello era stato reputato «insignificante» dallo stesso Pellizzari. Inoltre erano state rilevate, a
macchia di leopardo, percentuali
oltre la norma di cloruro di vinile
e dicloropropano, inquinanti comunque diffusi in tutta la falda
acquifera, non imputabili al solo
cantiere Usa.
«Un anno e mezzo fa abbiamo rilevato che le cose andavano bene,
ma chiedevamo una serie di analisi
supplementari – dice Paolo Pellizzari - In primis non capiamo perché
i piezometri erano profondi soltanto
7 metri, e non 18 come i micropali.
Secondo: i piezometri sono ciechi nei
primi due metri di profondità: perché non analizzare anche acqua della
falda superficiale? Terzo: chiediamo
di ampliare l’analisi sia della qualità
delle acque, sia del livello di falda, ad
altri piezometri già presenti intorno
all’aeroporto, ma in un’area più estesa del mero cantiere. Una mossa necessaria per indagare i riflessi sulla
falda in un raggio più ampio».
Ristorante Wok Sushi Dinasty
Ogni giorno una novità da scoprire!
Paolo Pellizzari
te e alle risorse idriche di Palazzo
Nievo ha ingaggiato una battaglia a
colpi di sollecitazioni formali e successive diffide rivolte a Paolo Costa,
il commissario governativo alla costruzione della base Usa. A lui Pellizzari ha inviato la richiesta, dopo
che la questione era stata sollevata
dal consigliere del Pd Matteo Quero, di fornire i risultati delle analisi
sulla falda «profonda» sotto la base.
Costa prima non ha risposto, poi, in
seguito alla diffida inoltrata dalla
Provincia, ha affermato che i dati
non lo riguardavano e che andavano casomai richiesti alla Regione.
«La sensazione è che Costa si sia decisamente “rilassato” sulla questione Dal Molin dopo aver risolto la
partita delle compensazioni – commenta Paolo Pellizzari –. Ma non
è che siamo tutti contenti, perché
uno ha ottenuto le compensazioni,
«La provincia non si è posta come
forza estremista in atteggiamento
di attacco, ma come un ente politico che voleva tutelare i cittadini
– ribatte l’assessore Pellizzari –.
Le nostre sono richieste elementari, che non comportano aggravi
di costi. A chi abbiamo fatto la richiesta? Non agli americani, che
non sono nostri interlocutori, ma
al commissario di governo Costa,
interfaccia degli americani con il
governo. Potevamo anche far richiesta alla Regione, ma la Regione aveva già fatto la sua istruttoria, la Vinca, i cui dati ci sono stati
consegnati, pur con ritardi». A far
sbottare il pacato Pellizzari è stato
l’atteggiamento del commissario
Costa, che «non ci ha nemmeno
degnato di una risposta – prosegue l’assessore -. Mi pare che ci sia
una scarsissima sensibilità, una
Il meglio della cucina orientale, ogni giorno la possibilità di scegliere le
portate guardandole e di farsi cucinare al momento carne, pesce e
verdure, da condire poi con salse più
o meno piccanti, spaziando fra sushi
e sashimi,cucina cinese e soprattutto
carne e pesce freschissimo, cucinati
al momento sopra grandi piastre o
nelle tipiche wok. E fare il bis, oppure
assaggiare nuove proposte del buffet,
per soddisfare anche la curiosità, in
un’atmosfera di delicatezza e armonia.
Tutto questo è Wok Sushi Dynasty.
Il locale alle Piramidi (ingresso 2,
premere il tasto 1 sull’ascensore, sapendo però che ci porterà al terzo
piano tel. 267010) nasce da un’esperienza trentennale nella ristorazione
orientale, maturata in Olanda: gli ampi e moderni spazi ospitano fino a 400 coperti, sette giorni su sette,
dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 23.30.
Ideale anche per gruppi, feste private
e matrimoni, grazie a spazi riservati al
proprio interno, Wok Sushi Dynasty
ha anche la forza del prezzo: con 10.90
euro a pranzo e 16.90 a cena (bibite
escluse) si può mangiare a volontà,
scegliendo dal buffet piatti legati
alla stagione, preparati con il “wok”,
che dà il nome al locale. Si possono
trovare piatti già pronti, oppure tanti
cibi che vengono cucinati al momento nel wok, la tipica pentola semi sferica che, con l’aggiunta di poco olio
vegetale, cucina ad elevato calore e rapidamente, permettendo di conservare la freschezza dei dei sapori e delle
sostanze nutritive. Ampia la scelta degli antipasti, che spaziano dai bocconcini con pietanze calde “teppanyaki”,
ai cibi cotti alla piastra in stile giapponese, dal buffet di sushi alle insalate. Accanto alle proposte della cucina
cinese con tanti piatti pronti il punto di forza è il buffet per la cottura con wok. Ognuno mette nel piatto gli
ingredienti che desidera, scegliendo fra carne, pesce e verdure, e i cuochi glielo consegnano pochi minuti più
tardi, condito con una delle varie
salse, dolci, oppure più o meno
piccanti. Si possono scegliere anche
carne, pesce o verdure dal buffet
tepanyaki e farli cucinare sulla
piastra. Per terminare in bellezza
frutta, gelato e l’immancabile ...
liquore.
Cinese sì, ma dal gusto
globale, la proposta
del Wok Sushi Dynasty
delle Piramidi.
sport
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pag
La società biancorossa del dopo
Baldini: semplicemente impreparata
La dirigenza “sbaglia e raddoppia”: estate e autunno farciti di errori.
Non ci resta che sperare nella buona stella di Gigi Cagni
l’insolito ... Solfo
di Riccardo Solfo
M
i ero ripromesso di non criticare l’operato della società
“padrona”, nonostante i pessimi
risultati raccolti fin qui. Infatti su
questo giornale che ospita le mie
considerazioni avevo già scritto
sull’allenatore, sul direttore Paolo
Cristallini e sulla pochezza tecnica di questa squadra, peggiorata
dalla scarsa voglia di sacrificarsi
di alcuni giocatori. L’esonero di
Silvio Baldini ha sancito, però,
il fallimento del piano estivo dei
dirigenti biancorossi. Ma le mie
preoccupazioni (e, penso, anche
quelle dei tifosi) sono aumentate
leggendo l’incredibile comunicato stampa emesso dalla palazzina uffici di via Schio mercoledì
5 ottobre: “La Società Vicenza
Calcio informa che sono iniziati
da ieri sera e sono proseguiti per
tutta la giornata odierna dei colloqui e delle valutazioni volti ad
individuare la nuova guida tecnica della squadra biancorossa.
Sono stati sino ad ora contattati
alcuni allenatori, ottenendo da
quest’ultimi la loro disponibilità
…”. Cosa? Ma come, il buon Silvio
è praticamente ultimo da inizio
campionato e non ne ha vinta una
e i dirigenti non avevano ancora
preparato un piano B? Non posso
credere che una società di calcio
professionistico, una qualunque,
dopo la sconfitta di Cittadella non
avesse già pensato a potenziali
nuovi allenatori per metterli in
preallarme. Ma l’impreparazione
e l’inadeguatezza della società per
lo meno in questa fase (e speriamo sia solo uno sbandamento!)
risaltano ancora di più nella seconda frase: “Sono stati sino ad
ora contattati alcuni allenatori,
ottenendo da quest’ultimi la loro
disponibilità …” Bugia clamorosa, perché Iachini, il buon Beppe,
non ha mai detto “grazie, vengo
di corsa”, no, l’ex ha detto: “grazie
del vostro interessamento ma sinceramente spero di rientrare con
qualche squadra più ambiziosa”.
Altrimenti non si spiega il suo no.
La verità è triste, Iachini preferisce
stare ancora fermo piuttosto che
allenare questo Vicenza. Passi che
non ci siano soldi, lo ripeto non è
una colpa, è un fatto. Passi che ci
siano inadeguatezza e superficialità, ma che si raccontino anche le
bugie, beh questo no. La cosa urta,
urta la maggior parte dei tifosi che
si sentono presi in giro. Mi chiedo, e vi chiedo cari lettori-tifosisostenitori-abbonati, ma non era
meglio leggere la verità? Cioè: “non
abbiamo ancora scelto l’allenatore
perché non ci avevamo pensato,
sbagliando, e adesso non è neanche facile portarne a casa uno di
valido perché, vedi Iachini, la nostra prima scelta, c’è scetticismo
su questa squadra, tanto che i mister senza panchina preferiscono
stare ancora a casa piuttosto che
venire da noi!”. Infatti è arrivato
Gigi Cagni che è pronto … da tre
anni! Sull’attuale allenatore comunque non mi pronuncio, aspettiamo i due derby, poi eventualmente tireremo le prime somme.
Certo una cosa possiamo già dirla,
sfortunato non è vista la gara d’esordio a Grosseto (rigore sbagliato
dai maremmani all’ultimo minuto). Meglio tornare sulle mosse di
questa società sulla quale qualche
Stefan Schwock, Dario Cassingena e Gigi Cagni
mio (stimato) collega si è già pronunciato (bene) parlando di mancanza di umiltà. Quel comunicato
parla da solo e questa società è
di una presunzione clamorosa.
Qui non si rischia solo la retrocessione sportiva, qui si rischia
di sparire dal calcio che conta.
Nell’anno che potrebbe regalare
la serie A al Padova e l’ennesima
salvezza al Cittadella che ha speso praticamente niente per fare
la squadra. E se qualche dirigente pensa che io sia prevenuto sarebbe un’altra dimostrazione di
inadeguatezza. Posso sbagliare,
ovviamente, nelle mie valutazioni, e ne sarei felice per i tifosi,
ma, se volevo dar contro, potevo
iniziare scrivendo semplicemente della mossa (non da applausi!)
di liberare in tempo Maran per
fargli fare bella figura al Menti
… e per risparmiare qualcosa.
Meglio non pensarci, perché
anche quella è stata una mossa
clamorosa: qualcuno ha valutato
i riflessi negativi sull’immagine
del club della sua possibile (e poi
verificatasi) vittoria? Ma tant’è.
Certo che non ci resta che sperare in Cagni, nella sua buona
sorte e nel suo rapido riabituarsi
alla panchina dopo tre anni di
stop! Altrimenti a noi le gioie saranno sempre proibite.
altovicentino
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Consorzio di Vigilanza Altovicentino:
il centrodestra vuole mandare a casa il Cda
di Andrea Genito
“
Il
comandante
Mat teo
Maroni ha fat to da capro
espiator io: con le sue dimissioni ha pagato per colpe altr ui”. Non usa mezzi termini,
il capogr uppo della L ega in
Consiglio Comunale, A lessandro Gor i, che invece at tr ibuisce grav i responsabilità al
ver tice del Cda di uno dei più
longev i Enti sov racomunali
di v igilanza. “Il presidente
del Consorzio, ing. Luigi Canale, non può cer to vantare
un passato di sapiente gestore
Il capogruppo del PdL, Alberto Bressan
dove ha operato f inora- spiega Gor i- ha però il mer ito di
far par te di una nomenk latura. Mentre Maroni si stava
adoperando per una soluzione
alla lunga ver tenza sindacale
interna, lui, spalleggiato ovv iamente dall’amministrazione comunale di Schio, ha sempre muro contro muro su questioni anche facilmente aggirabili. I v igili reclamavano
ad esempio piccole indennità,
che potevano essere facilmente coper te responsabilizzando il personale e r iducendo la
f lessibilità nell’applicazione
delle sanzioni. Inutile girarci
at torno, si fa cassa anche con
le multe, che però spesso non
vengono comminate per un
controproducente buonismo
o perchè ci si limita a controllare capillarmente solo
par te del terr itor io: il centro
o poco oltre. Quest’anno poi
si è toccato il fondo con altre
f iguracce, come le microcamere installate nella sede di
Via Pasini, senza, pare, che
ne nessun dir igente sapesse nulla. Magar i le av ranno
montate dei ladr i entrati di
nascosto negli uf f ici! Hanno prefer ito scar icare tut te
le responsabilità su Maroni,
per poi cercare di tappare il
buco con altre f igure “leali”
verso la Giunta, con incar ichi creati ad hoc e senza nep pure avere la delicatezza di
cambiare lo statuto, che non
le prevedeva. La realtà è che
questo Ente ha le ore contate:
quando decadrà non sarà più
riproponibile, secondo quanto
prevede chiaramente la nuova
Finanziaria, quindi è meglio
azzerarlo che tollerare una
lunga e stucchevole eutanasia. A nche perchè costa troppi soldi ai contribuenti e non
ottimizza affatto un ser v izio
così delicato ed importante
per i cittadini. Cosa propone
la Lega? Una convenzione tra
Comuni, con ai vertici i Sindaci. Solo così si ev iterebbero
clientelismi e si sarebbe certi
della massima trasparenza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda
il capogruppo consiliare del
Pdl, A lberto Bressan, che ricorda che per ragioni simili si
è già dimesso il Cda del Consorzio dei v igili dei Castelli,
che gestiva il ser v izio da Montecchio Maggiore: “stanno
cercando di tenere in v ita un
carrozzone oramai morente e
che, per rapporti interni deteriorati irrimediabilmente, sta
collezionando più figuracce
che giusti riconoscimenti per
il suo lavoro. Non ce l’ho con
i v igili, anzi loro sono le v ittime di questa situazione, ma
con l’organizzazione che ha
mostrato di avere grossi limiti
e di non essere più conveniente”. Insomma, il centrodestra
chiede a gran voce di staccare
la spina al Consorzio dell’A ltov icentino e di responsabilizzare i primi cittadini; lo ha
ribadito a gran voce con due
mozioni nell’ultimo Consiglio
Comunale, raccolte (seppur
con dei distinguo) anche dal
consigliere di maggioranza,
Vasco Bicego. Quest’ultimo
non concorda con la volontà di
sopprimere l’Ente, ma da tempo va sottolineandone le difficoltà interne ed aveva chiesto
che i suoi colleghi di partito
considerassero le ragioni dei
v igili in sciopero. “Far intervenire la Procura della Repubblica è stato un clamoroso
autogol- sottolinea il consigliere del Pd- si poteva lavare i panni sporchi in famiglia
e far prevalere il buon senso,
invece di ostinarsi a dare torto alle r ivendicazioni del sindacato. Se erano delle schiocchezze, perchè non le hanno
Il capogruppo della Lega, Alessandro
Gori
r isolte in breve tempo invece
di tirarla così per le lunghe?
R icordiamoci che sono i v igili
i ver i at tor i del ser v izio, non
cer to Cda ed amministrator i”.
L’impressione è che la questione terrà ancora banco nei
prossimi ordini del giorno
consiliar i, il r ischio tangibile è una replica di scioper i ed
agitazioni di cui i cit tadini di
Schio e dell’A ltov icentino non
sentono propr io il bisogno.
Fallito Il Mondo del bambino,
il caso Aiazzone di Schio
Ha chiuso il più grande outlet per infanzia dell’Alto Vicentino: clienti infuriati
(a.g.) Schio come Biella? Per
molti versi la v icenda del fallimento del megastore per l’infanzia, Il Mondo del Bambino,
che si trascina da quasi un
anno, ricorda da v icino quella
del noto mobilificio A iazzone,
sv uotato (infissi compresi!)
ad inizio estate da circa duecento clienti truffati ed esasperati per l’inutile attesa di
giustizia. In questo caso a non
vederci più dalla rabbia sono
almeno altrettanti genitori
che hanno versato caparre dai
500 ai 1000 euro per prenotare passeggini, lettini o giocattoli di cui è restato loro solo la
foto sul catalogo.
La prima denuncia risale a
settembre 2010, quando una
mamma trovò chiuso l’outlet
di Via Lago di Garda, nella
zona industriale scledense,
proprio il giorno in cui avreb-
be dov uto ritirare la merce richiesta, approfittando di una
promozione-sconto per chi appunto dava un acconto, un pò
come accade per prenotare i
v iaggi. Fiducia assolutamente
mal riposta, perchè quello era
il classico “specchietto per le
allodole”, architettato probabilmente per raccogliere fondi
il più in fretta possibile, prima di sparire. Difatti la truffa
o l’ammanco ammonterebbe
ad oltre 200.000 Euro, come
ev idenziarono denunce fatte
successivamente alla stazione
dei Carabinieri di Schio. A restare con un pugno di mosche,
tra l’altro, sono state anche le
tre commesse del negozio, che
avanzano parecchie mensilità
di stipendio, v isto che i titolari si sono resi irreperibili ed
il contabile pare sia in Polonia. Attraverso i loro av vocati
hanno tentato di rassicurare
i creditori, sostenendo che
risarciranno tutto, ma intanto l’unica cosa possibile per
i liquidatori è stato mettere
all’incanto quanto rimasto nel
megastore, con tanto di av v iso sui giornali, questa volta..
serio. Però non sembra bastare ai truffati: “io ho versato
l’intero costo di un completo
per la culla e di un seggiolonespiega Matteo Sberze- dovrei
ricomprare merce qui, seppure sottocosto, per sentirmi
soddisfatto?” Imelde Guzman
al Mondo del Bambino aveva
consegnato in conto vendita
circa 50 pannolini biologici,
ma non ha più v isto un euro:
“sono certa che li hanno venduti, erano ben fatti ed il Comune di Schio dava anche un
incentivo perchè sono riciclabili. La beffa è che li ho fatti
realizzare da alcune mamme
extracomunitarie, che si sono
costituite in cooperativa per
lavorare; ci penserò io a pagarle, ma questi imprenditori dovrebbero vergognarsi”. I
rischi di chi ha versato consistenti anticipi sono pesanti: «se il negozio fa parte di
un gruppo e le difficoltà sono
solo del punto vendita scledense, sarà sempre la sede
centrale a rispondere degli acconti - av verte Danilo Baraldo, responsabile dello Sportello Consumatori di Schio
- se invece siamo di fronte ad
un’ipotesi fallimentare, allora
le coppie che hanno pagato diventano creditori chirografari
e dovranno aspettare tutta la
trafila prima di vedersi, forse,
riconoscere qualcosa». Ecco
che lo scenario già v isto con
A iazzone, potrebbe ripetersi
in zona industriale, ma probabilmente, ad un anno di distanza dal crack, i poveri genitori troverebbero ben poco
da portare a casa.
ovestvicentino
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Sospetto inciucio
Dopo il caso “rimborsi” a Castelgomberto la base del Pd è in fermento per la mancata opposizione
all’operato della giunta leghista: e sui democratici si moltiplicano gli spettri di un conflitto di interessi
di Marco Milioni
«
Ma come mai dopo quello
che è capitato nessuno ha alzato la voce?». E ancora: «Possibile che dalla segreteria cittadina e quella provinciale non
dicano nulla?» E poi: «In che
condizioni è ridotto il partito
se non riesce a dire una parola
chiara in situazioni del genere?». Sono queste le voci tra militanti e semplici elettori del Pd,
che come capita col Carroccio,
chiedono l’anonimato per spiegare la situazione di «grande
difficoltà» che vive il partito democratico nella valle dell’Agno.
Non più di due settimane infatti
VicenzaPiù (30 settembre 2011,
pagina 13) infatti aveva rivelato
alcune indiscrezioni su una presunta indagine in capo alla giun-
ta comunale castrobretense. Indagine penale che riguarderebbe
le modalità con le quali l’esecutivo ha chiesto ed ottenuto i contributi per l’alluvione di Ognissanti
dell’anno passato. Ma al di là di
eventuali risvolti penali sempre
VicenzaPiù aveva per la prima
volta dato conto che nell’esposto
inviato in procura e in prefettura
dal consigliere comunale Andrea
Cocco (che è pure il segretario cittadino del Pdl) la famiglia dell’ex
sindaco Bonaventura Granatiero
avrebbe ottenuto rimborsi giudicati incongrui dallo stesso Cocco
per 30.000 euro.
voce che il coordinatore del Pdl
sarebbe pronto ad informare la
Corte dei Conti affinché si attivi
presso la giunta per chiedere il
ristoro di un eventuale danno
erariale.
Se a questo si aggiunge che la
provincia ha messo in ghiacciaia l’intero iter proprio a seguito
dell’esposto di Cocco, in paese
la maggioranza che regge le sorti del consiglio, un monocolore
leghista con Pd e Pdl in minoranza è andata in subbuglio soprattutto quando si è sparsa la
Un Pd locale sul quale si stagliano alcune ombre relative
a possibili incompatibilità che
potrebbero in qualche maniera «infagottare» il ruolo di oppositori dei due consiglieri. Il
primo infatti è lo zio del primo
cittadino, il leghista Lorenzo
Dal Toso, mentre per Carlotto il
nomia. Una porzione della zona
industriale che secondo il piano
regolatore vigente, o più nel dettaglio, secondo le norme tecniche di attuazione dello stesso,
non sarebbe compatibile con un
insediamento di tal genere. Il
condizionale è d’obbligo perché
interpellato al riguardo, anche
per iscritto, Carlotto ha preferito non rispondere.
Ed è in questo contesto che
emergono i mal di pancia della base democratica che non si
spiega la mancanza di azione
da parte dei due consiglieri di
area Pd che siedono in consiglio comunale, rispettivamente
Gino Dal Toso e Derio Carlotto:
quest’ultimo per di più è il coordinatore locale del Pd.
Andrea Faccin
discorso è ancora più complesso. Secondo alcune voci circolate in municipio infatti Carlotto
sarebbe tra i soci di una ditta di
lavorazione delle pelli, la Gidue
Pellami srl, sita in via dell’Eco-
La questione però, al di là delle
vicende amministrativo-giudiziarie, ha un risvolto tutto politico. Perché se le ombre sul capo
di Carlotto dovessero materializzarsi la questione diverrebbe
«maledettamente spinosa per il
Pd» fanno sapere alcuni simpatizzanti di Castelgomberto: visto
che il primo cittadino finirebbe
per tenere di fatto per le orecchie
uno dei capi delle minoranze,
con tutto ciò che ne consegue in
termini di mancato controllo e
mancata opposizione.
Alluvione, «archiviato»
l’esposto contro la giunta
(m.m.) «In queste ore ho saputo
che il Gip in modo definitivo ha
archiviato l’indagine penale generata da un esposto del consigliere
di minoranza Andrea Cocco del
Pdl. Esposto che verteva su un
presunto conteggio improprio dei
fondi dell’emergenza alluvionale
del 2010. Ciò significa che gli addebiti da lui mossi non stanno né
in cielo né in terra». Il 12 ottobre
ha usato queste parole il sindaco
di Castelgomberto Lorenzo Dal
Toso quando ha incontrato tutta
la sua giunta per informarla delle
novità giunte dalla procura berica. Rispetto alle quali peraltro
il primo cittadino non ha fornito
riscontri scritti.
Ma al di là delle vicende penali Dal
Toso (il quale tiene a precisare di
non avere in tasca la tessera del
Carroccio), a capo di una giunta
leghista supportata da altre liste
civiche, muove duramente contro
Cocco, il quale in una lunga nota
firmata dal capo dell’esecutivo,
viene accusato di avere «danneggiato il paese», di avere fatto «perdere soldi preziosi» tanto che nelle
dichiarazioni del primo cittadino,
che parla di «falsità» attribuendole al consigliere di minoranza,
nonché nella nota diffusa sempre il
12 ottobre, si stabilisce de facto un
nesso causale tra l’esposto e il congelamento dei fondi per l’alluvione
di Ognissanti del 2010. Più nel dettaglio la cifra totale richiesta dal
comune ammonterebbe a un paio
di milioni di euro, mentre quella
già stanziata, per la quale secondo
il sindaco c’è pure il rischio che il
comune debba restituirla, ammonta ad 800.000 euro e rotti.
In questo contesto (vedi Vicenzapiu.com del 12 ottobre) Dal Toso
spiega che la giunta sta valutando
eventuali azioni penali nei confronti di Cocco, unitamente ad
una eventuale azione civile con
la quale si chiederebbe per conto
del comune una sorta di ristoro
del danno pari agli importi non
percepiti dall’amministrazione.
Cocco intanto da parte sua si dice
sereno e sicurissimo del suo operato, respinge al mittente le accuse e si prepara a contrattaccare in
ogni sede.
La conceria Gidue
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Giunta “ad impresam”
A Trissino deflagra il caso delle «incompatibilità» nell’esecutivo leghista. Il Pd chiede le dimissioni
dell’assessore all’ambiente, un dipendente del gruppo che fa capo al barone della concia Rino Mastrotto
di Marco Milioni
U
na giunta comunale sottoposta ad un fuoco di
fila senza precedenti. Un sindaco «chiuso nel bunker» che
non replica ai riliev i delle minoranze. Le ombre sulle presunte “liaison dangereuse”
col gruppo Rino Mastrotto. Il
ner vosismo della base leghista
che comincia a serpeggiare in
paese. Sono questi i ner v i scoperti della politica trissinese dopo che il 30 settembre
VicenzaPiù ha pubblicato un
ampio reportage sulle incompatibilità che graverebbero
in capo ad alcuni assessori
dell’esecutivo, un monocolore
leghista che fa affidamento su
di un’ampia maggioranza consiliare.
E tant’è che la pietra angolare
dello scontro è la posizione del
referente all’ambiente Cecilia
Fochesato. Il suo doppio ruolo di assessore e di dipendente del gruppo R ino Mastrotto,
una compagine industriale del
settore concia rispetto alla
quale sul comune incombono
doveri di controllo ambientale. Doppio ruolo che non è
passato inosser vato. Massimo
Follesa, coordinatore cittadino del Pd spiega che «eleganza
vorrebbe che la Fochesato si
dimettesse; è come se il ministro dell’ambiente fosse un dirigente dell’Ilva di Taranto o
quello delle comunicazioni un
dipendente di Mediaset. Queste come altre sono incompatibilità ev identi».
E ancora: «La cosa più grave è
che il primo cittadino rimanga
in silenzio chiuso nel suo bunker politico leghista a far finta che nulla accada intorno a
lui. Poi Follesa rincara la dose
e sul blog del suo partito attacca: «Abbiamo già sollevato
i nostri dubbi... ci v uole maggiore attenzione sia sull’aspetto della gestione dell’ambiente
che sulle questioni del nuovo
piano di assetto del territorio
fermo da oltre due anni e di
fatto desaparecido ad opera di
questa giunta».
Gli fa eco il consigliere comunale Gerardo Lupo della civ ica “Cit tadini At tiv i” il quale
r icorda per di più le grane
tr ibutar ie capitate di recente addosso alla Mastrot to:
«Quella concer ia in passato
ha già inquinato. Ov v iamente
la Fochesato sarà una brav issima persona, ma è sulla situazione in sé stessa nonché
in termini di pr incipio che
si alimentano dubbi su dubbi. Facciamo un esempio. Se
l’assessore r ilevasse potenziali anomalie f iscali, ora che
i comuni incassano il 100%
degli accer tamenti andati a
buon f ine, av rebbe il coraggio
di denunziare il suo datore di
lavoro?».
Lupo poi punzecchia l’esecutivo sulle questioni di bilancio. Lo definisce bravo per
gli equilibrismi dov uti alle
ristrettezze dei trasferimenti
statali, ma lo accusa di non
battere sufficientemente i pugni per ottenere di più.
Ed è in questo contesto che
la tenuta della base leghista
Il segretario del Pd trissinese Massimo Follesa
rischia di grosso. Da mesi in
prov incia come in regione è
in atto una corsa all’epurazione nei confronti di chiunque contesti la leadership del
senatùr Umberto Bossi e dei
suoi referenti locali. L’operato del governo delude la base
ma anche a livello locale le
cose non vanno diversamente.
Due militanti trissinesi che
chiedono l’anonimato «perché
ormai ti cacciano a pedate anche se dici che la sede è male
illuminata» definiscono «una
vera indecenza» la questione
«dei conf litti di interesse» in
seno alla giunta: «a partire da
quelli che riguardano uno dei
più grandi gruppi conciari italiani che sul suo sito si vanta
di tenere all’ambiente. Come?
Facendo lobby ing per regole
ambientali blande con l’aggravante di avere un dipendente
della conceria del signor Rino
Mastrotto in un assessorato
chiave. La vera Lega era quella
degli albori, quando si agitavano i cappi contro i tangentari e non li si proteggeva come
si fa oggi. La Lega di oggi sembra un animale ferito. Se non
cambia passo finirà per ran-
tolare e sputare il suo ultimo
respiro in un clima di piombo
e pieno di sospetti».
Ma che cosa pensa il sindaco
leghista Claudio Rancan degli
addebiti che gli vengono mossi? Li reputa fuori bersaglio?
È disposto a qualche apertura
o considera tutto una montatura? Da più di due settimane
chi scrive ha chiesto più volte,
anche v ia e-mail una replica
o una presa di posizione, ma
il primo cittadino e la giunta
al momento si rifiutano di rispondere.
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VicenzaPiù libera: spazi autogestiti dai movimenti e con testimonianze sociali
L’assessore Giuliari “declassato”
a portavoce dei suoi uffici
Il Movimento degli sfrattati accusa il comune: “invece di sistemare persone bisognose nei propri appartamenti sfitti,
le colloca a proprie spese in albergo. E nessuno dei progetti presentati dall’assessore e finanziati riguarda l’emergenza
abitativa anche se da Cariverona ha ricevuto 2.500.000 euro!”
La gestione di un assessorato é
fatta di alcune scelte e decisioni
politiche e di altre tecniche. Le
prime spettano all’assessore e, in
casi particolari, alla giunta comunale, le seconde agli uffici assessorili. Così dice la legge. Nell’assessorato con titolarità Giovanni
Giuliari, le cose sono sconvolte:
gli uffici fanno sia il tecnico che il
politico. E l’assessore? E’ una specie di portavoce degli uffici. Nei
nostri incontri, a fronte di questioni complesse da noi poste, egli
concludeva gli incontri con la fatidica frase “..gli uffici così ritengono”. Nell’ultimo incontro, alla
presenza dei rappresentanti nostri e di altri sindacati degli inquilini e associazioni dei proprietari,
dopo circa tre ore di discussione
nella quale l’assessore era stato
una comparsa mentre protagonisti erano i vertici della struttura
assessorile (quattro persone), a
fronte della sostanziale contrapposizione fra noi e gli uffici egli,
avendo lasciato a dirigenti e funzionari dare risposte politiche a
problemi politici, chiudeva dicendo che la posizione dell’assessore
é quella degli uffici. Cioè Giuliari
faceva il portavoce di direttore e
funzionari.
Una parte degli assistenti sociali
che hanno il compito delicatissimo di ricevere gli sfrattati e le
famiglie in emergenza abitativa e
dar loro una risposta risolutiva,
agisce, non ripresi nonostante le
nostre segnalazioni, in libertà
perché non c’é una direttiva sulle
indicazioni alle quali essi debbano
attenersi. Ci vogliono tatto e sensibilità nell’accogliere le famiglie
sfrattate, che fino a pochi mesi
prima avevano un lavoro, un reddito, una condizione di autosuffi-
cienza e poi sono precipitate nella
povertà per la chiusura dell’azienda dove lavoravano e per la cassa
integrazione.
A queste famiglie, che sono vittime e chiedono casa, gli assistenti
per la gran parte dicono che non
ci sono né soldi né case (vedremo che non é vero) oppure (in un
caso) invitano moglie e figli a tornare in Pakistan salvo rientrare
poi in Italia (come se questo Stato
fosse dietro l’angolo) mentre per il
marito c’era il dormitorio pubblico. Oppure consigliano gli sfrattati di cercar casa rivolgendosi ad
agenzie immobiliari sparpagliate
per la provincia raccontando loro
la bugia che in quei comuni i proprietari, prima di stipulare il contratto di locazione, non chiedono
due buste paga. Ma non é così. E’
un evidente tentativo di disseminarli per la provincia “scaricando”
della “grana” il loro ufficio.
Nuclei con padre e madre disoccupati vengono invitati a cercarsi
un lavoro e ad affittarsi una casa:
il comune darà fino a 1.500 € per
corrispondere il deposito cauzionale.
Ma in provincia di Vicenza, dove
ci sono stati 3.200 licenziamenti
da gennaio ad agosto di quest’anno e la cassa integrazione ha subito una impennata, trovare un
posto di lavoro é assai difficile ed
i proprietari - in tutta la provincia
- prima di sottoscrivere un contratto di locazione voglio vedere le
ultime due buste paga, salvo verificare la situazione in azienda. In
una situazione occupazionale del
genere, queste proposte hanno un
vago senso
Ma, oltre alle gravi carenze
nell’accoglienza e nell’impegno
per trovare una soluzione vi sono
le imperdonabili bugie. E due di
queste, fondamentali, su cui entriamo in dettaglio su VicenzaPiu.
com, sono che “non ci sono soldi”
e che “non ci sono case”. Bugie.
Sulla prima bugia anticipiamo rispetto a VicenzaPiu.com che, ad
esempio, l’assessorato alla pace,
famiglia, servizi sociali ed abitativi ha ricevuto dalla fondazione
Cariverona 2.500.000 euro. Ma
nessuno dei progetti presentati
dall’assessore e finanziati riguarda l’emergenza abitativa. Cioé per
gli sfrattati sono stati rifiutati.
Sulla seconda bugia “l’anteprima”
è che l’Amcps, che gestisce gli immobili comunali, ha redatto un
elenco di 131 alloggi di proprietà
comunale sfitti: via, piano, interno, accessori…
Movimento degli sfrattati c/o Sunia
Calo delle vocazioni: per Monsignor
Bonato il virus è la secolarizzazione
Influisce anche il calo delle nascite ma qualche suora sta … rifiorendo
di Marta Cardini
L
e suore in provincia stanno scomparendo? È dei giorni scorsi la notizia
che a Schio le ultime quattro Suore di
Carità che davano assistenza alla struttura “La Casa” si ritirano per raggiunti
limiti di età, dopo 160 anni di presenza.
Le Suore di Carità delle sante Capitanio
e Gerosa, dette di “Maria Bambina”,
erano presenti infatti a Schio dal 1852,
quando furono chiamate dal medico chirurgo Giovanni Battista Letter
nell’allora ospedale Baratto. Un caso simile era successo qualche anno fa anche
a Cornedo, quando le suore Figlie di Maria Ausiliatrice avevano dovuto lasciare
il paese, nel 2008, dopo 100 anni di
presenza perché erano sempre più anziane e non c’era ricambio generazionale
per mancanza di vocazioni. Una buona
notizia arriva invece da Montecchio,
dove sono tornate le suore di clausura
al Monastero di Santa Maria Immacolata, che era chiuso da quattro anni. Nel
2007 se ne erano infatti andate le Serve
di Maria che l’avevano costruito e oggi
finalmente sono in attesa dell’autorizzazione ecclesiastica nove giovani suore
di un altro ordine, provenienti dal Varesotto. Ma in genere l’anzianità delle
suore e il calo fisiologico delle vocazioni
rende impossibile, da parte degli ordini, la gestione di strutture e la presenza nelle “opere di carità e preghiera”.
“Il calo delle vocazioni è un fenomeno
non solo della provincia di Vicenza, ma
dappertutto - spiega Monsignor Giuseppe Bonato dalla Diocesi di Vicenza
-. Il calo delle nascite nella popolazione
italiana si è riflettuto sia nelle strutture
scolastiche, sia nei servizi, sia nella vita
religiosa. Meno persone, meno gente
che si dedica alla vita ecclesiastica. Al
calo delle vocazioni ha anche contribuito il diffuso processo di secolarizzazione, che rende il cammino più difficile.
Negli ultimi anni comunque sembrano
esserci stati dei segni di ripresa. Sabato
24 settembre nel Duomo di Breganze
sono state consacrate quattro giovani
suore Orsoline, tutte italiane, di cui tre
vicentine. Credo che anche le modalità
della vita consacrata siano in fase di ri-
organizzazione. Molte comunità vengono chiuse, ma molte suore fanno ancora
sentire la loro presenza nelle comunità
limitrofe. Ad esempio a Schio le suore
di Maria Bambina servono ancora la
zona di Santorso, Timonchio e Tretto. E
alcune canoniche rimaste libere perché
i preti sono stati accorpati in una stessa
casa, ad esempio a Debba, Barbarano
Vicentino e Fimon, sono state occupate
da piccole comunità religiose di suore”.
Se son rose … rifioriranno..
libera
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VicenzaPiù libera: spazi autogestiti dai movimenti e con testimonianze sociali
La democrazia è partecipazione
di Cecilia Correale*
C
La manifestazione studentesca del 7 ottobre a Vicenza
ome avevamo promesso il 7
ottobre abbiamo occupato le
piazze d’Italia. Anche a Vicenza,
nonostante la pioggia battente,
migliaia di giovani si sono trovati a dire la propria con la stessa
determinazione di sempre: per
rilanciare le proposte di scuola e
società a misura di cittadino, e capaci di dare spazio e voce agli studenti in quanto tali. Infatti, anche
se prima o poi come adulti e lavoratori avremo l’occasione di esprimere almeno attraverso il voto
quello che crediamo giusto, ora
Meritocrazia, una vera
rivoluzione di pensiero
di Leonardo Stella*
M
eritocrazia. Una parola
che, seppur sulla bocca
di tutti, sembra essere sparita dalla realtà quotidiana. C’è
addirittura qualcuno che la
combatte in piazza, contestando l’unica riforma degli ultimi
cinquant’anni che, pur avendo
anch’essa dei limiti, cerca di
fare del merito la sua parola
d’ordine. Posto il momento difficilissimo che la nostra Patria
e il mondo intero vivono per
colpa della crisi finanziaria, la
Riforma Gelmini sta cercando
di risollevare la scuola dalla
china pericolosa su cui stava scivolando. Test d’ingresso
all’università, meno docenti
ma più qualificati, un riordino
di tutti gli Istituti tramite l’eliminazione del caos dei 600
indirizzi sperimentali prima
esistenti, per non parlare poi
della rivoluzione attuata nelle Università. Detto questo,
c’è però da dire che i tagli lineari non sono mai piaciuti
neanche a noi. Bisognava e
bisogna ritoccarli tramite gli
emendamenti: se vogliamo
che il futuro ci appartenga bisogna investire nella formazione. Preciso però che il vero
pregio della riforma è quello
del cambio di mentalità: fi-
nalmente al socialismo reale
voluto fortemente da 30 anni
di predominio delle sinistre
si sostituisce il principio del
merito. Per noi il criterio non
dev’essere quello del “alla fine
tutti uguali”, bensì quello del
“all’inizio tutti uguali”. Questo non è solo un gioco di parole ma una vera Rivoluzione
di pensiero. Non si può pensare a una società in cui le capacità e le eccellenze di ognuno
vengano azzoppate in nome
del livellamento ad un criterio
di uniformità. Va invece permesso a tutti di partire da una
stessa base, dallo stesso start
usando il gergo dell’atletica,
indipendentemente dalla condizione sociale, economica e
Giovane Italia Veneto
familiare, ma allo stesso tempo di poter giungere il più in
alto possibile grazie alle proprie capacità, virtù e peculiarità. Ed è questo che gli studenti devono pretendere, ma
non con le solite, trite e ritrite,
sterili proteste. Non vi è alcun
diritto che piova dal cielo o
che venga concesso da qualche carta o entità superiore. I
diritti bisogna conquistarseli,
bisogna saper proporre e partecipare al dibattito, lottare
per ciò che si vuole raggiungere. E questo è il must. Il nostro
di Avanguardia studentesca,
di sicuro. E di tutti gli studenti, speriamo!
* Avanguardia st udentesca
come studenti, quindi giovani, e
con delle prospettive diverse questa libertà non ce l’abbiamo. Ma,
oltre a dire a gran voce che contiamo anche noi, abbiamo denunciato quelli che sono i problemi
generati dalla riforma nelle scuole
e dalle manovre tra gli studenti e
nelle loro famiglie. E ignoriamo
le sterili polemiche che nascono
sempre da chi preferisce criticare
non notando che dietro a questo
impegno c’è il lavoro e la volontà
di ogni singolo studente che lo fa
suo. La pioggia ce l’ha dimostrato:
saremmo potuti stare a casa, se
fossimo stati come veniamo descritti (poca voglia di studiare e di
andare a scuola), e invece chi era
lì ha scelto di restare per portare
anche le sue idee. Stiamo fuori
dalle scuole proprio perché vogliamo che queste siano migliori.
Ma allo stesso tempo sappiamo
che ci sono molti modi per concretizzare nelle nostre scuole quella
partecipazione e quella presenza
attiva che rivendichiamo nella
nostra società. Anzi siamo i primi che invitiamo tutta la scuola
come istituzione a rendere effettivo l’articolo 1 delle Studentesse
e degli Studenti che recita “La
scuola è una comunità di dialogo,
di ricerca, di esperienza sociale,
informata ai valori democratici e
volta alla crescita della persona
in tutte le sue dimensioni”.
Rete degli Studenti Medi
di Vicenza
Bus scuola:
ancora mancanze
di Doris Zjalic’*
I
trasporti sono uno dei temi centrali di ogni inizio d’anno scolastico. E questo settembre non potevano non riconfermarsi tra le questioni scolastiche: nonostante un
abbassamento del prezzo dell’abbonamento annuale studentesco delle
corse Aim, le problematiche sono le
stesse degli altri anni, se non anche
peggiori. In particolare ci sono arrivate molte segnalazioni per quanto
riguarda il trasporto Ftv, che è utilizzato soprattutto da chi frequenta
scuole e vive in provincia.
Le corriere Ftv hanno orari discordanti con l’inizio e la fine delle lezioni, così che molti studenti si trovano a dover uscire in anticipo o entrare in ritardo, con la conseguente
perdita di lezioni. Inoltre le corriere
risultano quasi sempre sovraffol-
late: il numero di persone a bordo
supera spesso i limiti di legge. Proprio questa è stata la causa di un incidente avvenuto due settimane fa,
che ha visto coinvolto un ragazzo.
Lo studente, che stava viaggiando
sulle scale del pullman, si è rotto il
polso durante la chiusura delle porte. Questo non può essere ammissibile, ma anzi dovrebbe incitare a un
intervento rapido.
Gli studenti lamentano anche gli
alti costi degli abbonamenti per un
servizio assolutamente non soddisfacente e lo scarso numero di corse, che impedisce di fatto di muoversi all’interno della provincia.
è chiaro come sia necessario un intervento rapido per migliorare un
servizio essenziale per gli studenti,
che permetta non solo di raggiungere le loro scuole, ma anche di
muoversi all’interno della loro provincia.
Rete degli Studenti Medi
di Vicenza
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cumulativo con VicenzaPiù
BassanoPiù
Quindicinale di fatti,
personaggi e vita bassanese
Direttore responsabile Giovanni Coviello
The City, lady Daiana
La città del Brenta innamorata del bello. Come miss Daiana Beltramello
Pedemontana: timore Espresso
In edicola il venerdì
Il grappino
La Filippin, il messaggino
e il capo chino
«Dottor Coviello, in qualità di assessore bisogna contattare la segreteria
del comune di Bassano. La Filippin
non decide in autonomia». Davide
Cadore, addetto stampa del segretario veneto del Pd Rosanna Filippin,
usa queste parole in un sms inviato al
direttore di BassanoPiù Giovanni Coviello. Il quale aveva chiesto alla Filippin stessa la disponibilità per una
intervista nella sua funzione di referente all’urbanistica nel comune della città del ponte. Un fatto del genere
non andrebbe nemmeno commentato
poiché si commenta da solo. Chissà, in
un periodo in cui i neutrini “gelmini”
corrono nei tunnel elvetico-abruzzesi,
non si sa, magari qualcuno finisce in
una galleria che porta fino a Bassano.
Epperò se il caso “Gelmini” comincia
e finisce nel recinto del ridicolo, diverso è il sapore che un fatterello del
genere lascia in bocca. Che cosa significa che un assessore nel prendere
appuntamento per una intervista non
può decidere «in autonomia?». Se l’ostacolo a tale autonomia è il sindaco,
fa ridere che il primo cittadino di un
centro medio piccolo come Bassano
possa permettersi tanto con il capo
veneto, del maggiore partito d’opposizione e del secondo partito italiano.
Se invece, sia anche ipotesi di scuola, l’autonomia non c’è perché i veri
referenti cui rendere conto stanno sì
all’urbanistica, ma non nella sua sfera
pubblica, allora la questione diventa
più seria.
di Marco Milioni
Continua a pag 5 ...
I
r it a r d i p e r l’i n i z io dei l avor i
de l l a Pe de mont a n a s t a n no pr e o c c up a ndo g l i a m m i n i s t r ator i lo c a l i? L e d i f f ic olt à e v ide n z i ate d a i
c om it at i d i z on a , s p e c ie p e r i l B a s s a ne s e , s ono d i f f ic olt à d i p e s o o
p o s s ono e s s e r e r i s olte a l le br e v i?
E i n q ue s to c onte s to c ome v a n no
le t te le ombr e s u S ac y r, i l c olo s s o
s p a g nolo c he c ont r ol l a i l p ac c he tto d i m a g g ior a n z a de l l a c omp a g i ne
c he h a ot te nuto l a c onc e s s ione p e r
l a r e a l i z z a z ione de l l a Pe demont a n a
s te s s a?
di Marco Milioni
DAL SUNIA
LA STORIA
Sfratti e bambini
La prof precaria e ambulante
Continua a pag 4 ...
P
er non limitarci alle rivendicazioni, nel dicembre 2010 abbiamo presentato alla amministrazione comunale di Bassano alcune proposte che
– attraverso uno studio ed una costruzione diversa del bilancio - avrebbero
consentito di reperire i fondi necessari
per far fronte alla emergenza abitativa.
Nessuna risposta, no comment!
.di Segreteria Provinciale Sunia
Continua a pag 4 ...
O
gni volta che si prende ser v izio
in un nuovo istituto tante sono
le questioni da affrontare e se non si
è dotati di un forte spirito di adattamento si rischia di farne una malattia”. È la testimonianza di una delle
tanti docenti precarie v icentine, costretta a cambiare ogni anno scuola in
attesa di una futura messa in ruolo.
di Federica Ceolato
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BassanoPiù città
2 del14 ottobre 2011
numero
3
pag
Razza Brenta
L’iniziativa di Rosso per il citizen wifi non è che una delle tante spie di un Bassanese che
indipendentemente dalla politica mostra maggiori attributi culturali rispetto al capoluogo
di Marco Milioni
E
ra il 30 di settembre quando Il Giornale di Vicenza pubblicava la notizia
dell’iniziativa di Renzo Rosso patron di
Diesel. Iniziativa con la quale si vuole dotare Bassano del Grappa di una
rete wifi cittadina, gratuita ed aperta a
tutti. Se il tutto si avvera, sotto diversi
aspetti, sarà un primato nazionale. Ora
al di là dei meriti e delle conseguenze
che una decisione del genere avrà nel
breve (tanto di cappello a Rosso del
quale condivido poco o nulla della sua
filosofia, ma che in questa circostanza
ha saputo cogliere veramente l’attimo)
emerge purtroppo uno smacco brutale
patito in primis dalla politica ed in secundis dal capoluogo.
Ma è mai possibile che un comune ricco
come Bassano abbia dovuto aspettare il
passo, seppur deciso, di un illustre privato cittadino per mettere a punto una
struttura che costa sì e no come una dozzina di rotatorie? Ma ancora più brutale
è lo smacco che Vicenza, come sistema
collegato alla sua funzione di capoluogo,
patisce da Bassano. È possibile che il
comune capoluogo sul quale insistono
la Camera di Commercio, uno dei più
importanti istituti di credito veneti (la
BpVi), imprese di grido come Beltrame,
Valbruna, Gemmo, Dainese tanto per
dire, non abbia mai pensato di muoversi nella medesima direzione indicata
dal patron della Diesel? È mai possibile, parlando in iperbole, che l’unica
partnership avanzata con le imprese si
traduca nelle lucette con cui la Gemmo
illuminerà la basilica palladiana?
Ad ogni buon conto il merito di Rosso
è anche quello di aver smosso i sonni
di molti amministratori del Vicentino.
Che da qui a domani faranno a gara (e
anche nel resto del Paese) per imitare la
soluzione Bassano. Così almeno vien da
sperare. Segno che, ed è questo il merito
maggiore di Rosso, il buon esempio se
veicolato con forza percorre moltissima
strada.
si trova gente giovane e non che chiacchiera e passeggia; quando, sempre alla
sera, si entra nelle librerie aperte o nei
book-café dove si organizzano incontri
di spessore. C’entra la politica in tutto
questo? No, è una cosa che sta scritta nel
dna dei bassanesi la cui condizione più
felice rispetto a quella del capoluogo è
una condizione pre-politica.
Sul tappeto però rimane una questione
di fondo. La città del ponte ha mostrato
ancora una volta di avere un orizzonte
culturale di più alto profilo. Un esempio viene dal richiamo e dalla partecipazione, la quale va ben oltre i confini
provinciali, che un evento come Operaestate riscuote ogni anno. Ma più nel
piccolo che Bassano, sempre parlando
in metafora, sia una piccola che ragiona
da grande lo si intuisce quando passeggiando per le sue strade del centro la sera
Il che non significa che sulle rive del
Brenta tutto sia rose e viole. La politica, la
predominanza degli interessi economici
su quelli collettivi, la visione di un modello di sviluppo basato su infrastrutture di tipo pesante e desueto ormai ostili
alla natura profonda dell’uomo, sono
paradigmi che esistono ovunque: Bassano non fa eccezione, ma imponendosi de
facto un paragone con la città del Palladio, “eterna rivale”, il paragone è emerso
da solo. Basti ricordare la figura barbina
rimediata proprio durante il Cinquecentenario del grande architetto. Qualche
anno fa, quando la precedente amministrazione bassanese era ancora in carica,
l’ex sindaco Gian Paolo Bizzotto andò su
tutte le furie per una copertina alquanto scemotta pubblicata sul mensile del
comune di Vicenza Informacittà. Una
copertina di tipo cartoon che ritraeva
una sorta di immaginario bombardamento sulla sua città del ponte. Bizzotto se la prese moltissimo dimostrando
di non capire un’acca di politica. Non si
trattava di un’offesa a Bassano, ma di
una manifestazione cretina di invidia
verso una città che al di là della politica
mostrava e mostra maggiori attributi,
culturali s’intende, rispetto al sempre
moscio capoluogo berico. Tant’è che
Bizzotto, pur di fronte ad un avversario
che certo non si può definire un fulmine di guerra, perse. E maluccio.
Il PalaBruel degli attriti
resuscita Guelfi e Ghibellini
Il Volley Bassano trova casa al Pala2 e il New Skate Bassano tifa Brescia
Ci risiamo. Il torpore autunnale di
Bassano del Grappa, città che secondo un recente studio de Il Sole 24 Ore
è risultata essere la seconda città più
sportiva d’Italia tra cento comuni non
capoluogo di provincia, viene risvegliato ancora una volta dall’annosa
questione degli spazi disponibili negli
impianti sportivi cittadini. Che sono
tanti, grandi e funzionali. Ma evidentemente mai sufficienti. Se da un lato
incidono sicuramente l’altissimo numero di società sportive attive in città
dall’altro va anche detto che con ogni
probabilità qualche problema a livello di gestione deve pur esserci se ogni
anno puntualmente scoppia qualche polemica tra società diverse, con
l’Amministrazione Comunale pronta
ad intervenire senza però riuscire a
sbrogliare una matassa piuttosto complicata. Non è bastata nemmeno la costruzione, decisa dall’amministrazione
Bizzotto ed ereditata da quella attuale,
del PalaBassano2 costruito a due passi dal vecchio e glorioso PalaBassano.
Lo sforzo economico importante è
stato voluto tra non poche polemiche
dalla precedente amministrazione per
decongestionare un PalaBassano inflazionato e oggetto, a suo tempo della
famosa contesa tra Bassano Hockey
’54 e Bassano Volley, nel 2009 due delle
“serie A” più prestigiose e importanti
della città. Due anni dopo, e veniamo
all’attualità, cambiano in parte i protagonisti ma non lo scenario. E stavolta a
recitare, almeno a detta degli accusatori, il ruolo del cattivo di turno è il volley,
che nel frattempo ha preso in mano la
gestione del PalaBassano2, mentre a
lamentarsi è il New Skate Bassano, società di pattinaggio artistico. Oggetto
della contesa il poco spazio concesso
per allenarsi perché, dopo la nascita
proprio del progetto Bruel e a fronte
della presenza di 3 società di calcio a 5,
al Pala2 le ore a disposizione dei pattinatori vengono dimezzate. Scoppia la
protesta, comprensibile nelle ragioni
ma non certo nella forma, soprattutto
quando un nutrito gruppo di pattinatori bassanesi decide di organizzarsi
e di assistere a Bassano-Brescia di
Coppa Italia di pallavolo tifando contro la squadra di casa. Un episodio
deprecabile cui ha risposto ieri, proprio
in occasione della presentazione del
“battesimo” del Pala2 come PalaBruel
in omaggio alle esigenze pubblicitarie,
Fiorenzo Signor, storico presidente del
maschile e neopresidente del Bruel
Volley Bassano. “Il problema non è il
Pala2, costruito principalmente per la
pallavolo e il calcio a 5”, chiosa Signor,
“ma l’indisponibilità di altri impianti bassanesi alcuni dei quali gestiti in
monopolio a differenza del nostro che
è aperto ad altri sport: noi quello che
potevamo fare per il pattinaggio negli
ultimi due anni l’abbiamo fatto e anche
quest’anno siamo riusciti a dare 6 ore
alla società New Skate Bassano. Quindi
proprio noi che per anni abbiamo peregrinato per tutto il circondario non ci
stiamo a passare per quelli che impediscono a una società di allenarsi: questo
è un problema che comprendiamo, ma
che di certo non dipende da noi”. Un
chiarimento importante che irrompe
tra i malumori dei pattinatori, il cui
presidente, Claudio Ferronato, però,
non abbassa il capo: “Sono sei le ore
concesse ma solo due quelle utilizzabili
in orari gestibili e questo a fronte delle
15 ore che le precedenti due società di
pattinaggio lo scorso anno avevano al
Pala2. Ma la cosa che non capiamo e
che non accettiamo è quella di aver saputo del problema da Signor e dall’assessore allo sport solo ad estate avanzata. Avevamo chiesto solo una soluzione
temporanea per trovare un’alternativa
ma evidentemente per i programmi
quadriennali di sbarco in serie A della
squadra femminile di pallavolo qualche ora in meno di uso dell’impianto
per qualche mese è considerata vitale.
Questo non è credibile!”.
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a questo numero:
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stefania calledda
marta cardini
federica ceolato
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renato ellero
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angela mignano
riccardo solfo
leonardo stella
giulio todescan
doris zjalic’
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ore 12.00 di giovedì 29 settembre 2011
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BassanoPiù focus
14 ottobre 2011
numer2 del
4
pag
BassanoPiù libera:spazi autogestiti dai movimenti e con testimonianze sociali
Dietro ogni sfratto ci sono spesso gli
occhi vispi ma impauriti di un bambino
Cifre alla mano, cosa potrebbe fare l’amministrazione di Bassano per l’emergenza abitativa
P
er non limitarci alle rivendicazioni, nel dicembre 2010
abbiamo presentato alla amministrazione comunale di Bassano
alcune proposte che – attraverso
uno studio ed una costruzione
diversa del bilancio - avrebbero
consentito di reperire i fondi necessari per far fronte alla emergenza abitativa.
Nessuna risposta, no comment!
Dunque dove trovare i fondi
?
L’addizionale ICI per gli alloggi
sfitti
Bassano può aumentare l’aliquota ICI sugli alloggi sfitti da
almeno due anni passando dal
sette per mille attuale al nove
per mille. L’attuale amministrazione e quella precedente
hanno ignorato la nostra richiesta di applicare l’aliquota
maggiorata.
Avevamo anche dato l’indicazione operativa di come individuare gli appartamenti disabitati
tramite l’acquisizione dall’Etra,
ente gestore dell’acquedotto, dei
consumi di acqua nelle singole
abitazioni. Se in un appartamento si registra - ad esempio un consumo di una decina di mc
di acqua all’anno é ragionevole
ritenere che esso non sia abitato.
Trattandosi di utenze, l’Etra ha
l’indirizzo completo, il nome del
proprietario.
Questa ragionevole proposta
operativa fu scartata ma l’assessore continuò a dire che mancavano i dati per applicare l’addizionale del 2 per mille. Secondo
l’ultimo censimento disponibile
erano 2088 gli alloggi sfitti nel
comune di Bassano.
Facendo un calcolo presuntivo
e con approssimazione, poniamo – prudentemente - che solo
1000 abitazioni possano venire
assoggettate alla maggiorazione
e – cautamente - stimiamo che
un valore medio per alloggio sia
di 90.000 €. Il totale imponibile
sarebbe di 90 milioni di €; il 2
per mille ammonterebbe a duecentomila €.
Ce ne sarebbe per l’emergenza
abitativa e per altro.
Però gli amministratori di Bassano non vogliono pestare i pie-
di ai proprietari di case sfitte..
Entrate e spese
La disponibilità di fondi per l’emergenza abitativa si può anche
trovare costruendo il bilancio
comunale all’origine con minori somme in certi settori per
riversare la disponibilità così
ottenuta sulla soluzione di tale
emergenza. Non é una questione
tecnica ma politica. Prima l’amministrazione fa le scelte in base
alle priorità e poi si scrivono le
cifre di bilancio di previsione
2011.
Noi chiediamo che la destinazione di soldi in misura adeguata
per l’emergenza abitativa delle famiglie sfrattate, povere ed
impoverite, entri fra le priorità
e nell’impostazione di politica
sociale.
Sul quotidiano web BassanoPiu.
com sono disponibili (digitando
la chiave di ricerca Fondi per
sfrattati, n.d.r.) le nostre osservazioni e i calcoli delle risorse
recuperabili dai conti comunali
consuntivi, dallo sbilancio per
lo sport individuale, dagli oneri
di urbanizzazione e dalle spese
per gli spettacoli. Il tutto, sia
ben chiaro, in una situazioni di
emergenza che richiede interventi di emergenza e una diversa
scala delle priorità.
Con quelle considerazioni e cifre, che in dipendenza delle scelte possono agevolmente superare mezzo milione di euro, pensiamo di aver documentato che
l’attuale amministrazione avrebbe avuto gli spazi finanziari per
praticare nel 2011 la giustizia sociale e l’umana solidarietà ver-
so le famiglie povere, sfrattate.
Dietro ogni sfratto ci sono spesso gli occhi vispi ma impauriti
di un bambino, quelli ansiosi di
un padre e di una madre, quelli
stanchi e rassegnati al peggio di
una persona anziana.
Non far entrare questa problematica nel bilancio comunale sarebbe segno di imbarbarimento
e di indurimento delle coscienze
e delle sensibilità umane.
Segreteria Sunia provinciale
Altra scuola, altra corsa
L’esperienza tipo di un’ambulante: una professoressa precaria e “ambulante” in provincia
di Federica Ceolato
“
Ogni volta che si prende
s e r v i z i o i n u n nu o v o i s t i t u t o t a nt e s o n o l e q u e s t i o n i
d a a f f r o nt a r e e s e n o n s i è
dotat i di un for te spir ito di
a d a t t a m e nt o s i r i s c h i a d i
f a r n e u n a m a l a t t i a”. E ’ l a
test imonianza di una delle
t a n t i d o c e nt i p r e c a r i e v i c e nt i n e , c o s t r e t t a a c a m biare ogni anno scuola in
at tesa di una f ut ura messa
in
r u o l o. Q u e s t ’a n n o p e r
lei è la volta di un ist it uto
s u p e r i o r e i n p r o v i n c i a (c i
c h i e d e l’a n o n i m a t o e a n c h e q u e s t o f a t t o d à u n’i d e a
d e l l a s i t u a z i o n e “a n s i o s a”
d e g l i i n s e g n a nt i p r e c a r i ,
n .d . r.).
P r i m a d i t u t t o l’a c c o g l i e n z a . «I l p r i m o i n c o n t r o è
con le segreter ie, che sot to p o n go n o a l l a c o mp i l a z i o n e
modu li che ogni a nno vengo n o i nu t i l m e nt e r i p e t u t i ,
i n o g n i s c u o l a . Po i è i l m o mento del la conoscen za con
i l d i r i ge n t e s c o l a s t i c o , c h e ,
s e ge n t i l e , t i d à i l b e n v e nu to, a lt r iment i pa ssa olt re
e t i r icorda solo t ut t i gli
a d e mp i m e nt i d a s v o l ge r e .
Gradua le è poi la conoscenza dei colleghi. Chi sa luta
c o n g i o i a l a nu o v a n o m i nata, chi la ev ita e osser va
l’i n t r u s a c o n c i r c o s p e z i o n e . L a t e n d e n z a è , c o mu n que, c apire il t uo grado di
d i s p o n i b i l i t à a s v o l ge r e l e
at t iv ità organizzate da lla
scuola. Se t i dimostr i acc o n d i s c e n d e nt e a l l e r i c h i e -
ste, come di nor ma acc ade
nei pr imi gior ni di ser v izio
qua ndo si è a ncora ent usiasti per aver r icev uto un inc a r i c o d i “s o p r a v v i v e n z a”,
ci si t rova dura nte i l corso
d e l l’a n n o o b e r a t i d i p r o ge tt i da por ta re ava nt i, a sc ap i t o d e l t e mp o d a d e d i c a r e
a l l a p r o p r i a m a t e r i a d’ i n s e g n a m e n t o. Un a v o l t a c o m preso i l contesto – proseg ue
la docente - si d iventa pa rt e i nt e g r a nt e d e l l’a p p a r a t o
scolast ico, in cui insegna nt i , p e r s o n a l e A .T. A . e t u t t i
i collaborator i t i conside r a n o l a nu o v a a r r i v a t a i n
q u e l l a s c u o l a , n o n o s t a nt e
t u svolga g ià da molt i anni
q u e s t o l a v o r o. S i s c o p r e ,
q u i n d i , c h e i n q u a n t o nu o v a
non sarai mai pr ior ità per
la scelta del gior no libero e
per un orar io adeg uato a lle
e s i ge n z e p r o f e s s i o n a l i (n e l
c aso d i ser v izio in due o più
scuole, perché anche que s t o c a p i t a s p e s s o!) e a n c o r
meno per quelle persona li
e familiar i. Ti accorgi che
sei t u a dover ti organizzare
l a s t r u t t u r a e nt r o l a q u a l e
lavorare. Ciò non signif ica
voler essere una pr iv ile g i a t a , m a s a r e b b e au s p i c a b i l e a v e r e l o s t e s s o t r a tt a m e nt o d i c h i i n s e g n a i n
quella scuola da più anni.
No n s i a m o d e l r e s t o n o i
che decidia mo di c a mbiare
o g n i a n n o! È f o n d a m e n t a le infor marsi e conoscere
i r e go l a m e nt i d e l l’o r g a n i z za zione perché ogni scuo la è un mondo a sé perché
r i s p e c c h i a e s i ge n z e e d i f f i coltà del ter r itor io, a pa rt i r e d a g l i a l u n n i . è s o p r a tt ut to con loro che ci si deve
r a p p o r t a r e , c o mp r e n d e n d o
dinamiche e rela zioni in
una prospet t iva ind iv idua le
e di classe. Se da una par te
è f r u s t r a nt e c a m b i a r e o g n i
a nno, sia per g li a lunni che
p e r g l i i n s e g n a nt i , d a l l’a l t r a – c o n c l u d e c o n l’o t t i m i smo di chi ancora crede nel
suo lavoro educ at ivo – è,
c o mu n q u e , a f f a s c i n a nt e l a
scoper ta che av v iene ogni
v o l t a n e l l’i n c o nt r o c o n i r a gazzi, con la diversità e la
s p e c i a l i t à d i o g nu n o , c o n l e
abilità e le dif f icoltà nella
loro v ita, scolast ic a e non,
d a a d o l e s c e nt i . E n o n o s t a n te t ut to, credo a ncora che
i n s e g n a r e s i a l’e s p e r i e n z a
p i ù a r r i c c h e nt e c h e s i p o s s a
fare. Gli uomini insegnando
i mp a r a n o , s c r i v e v a S e n e c a ,
e i o d a i r a g a z z i h o s e mp r e
i mp a r a t o m o l t i s s i m o!»
BassanoPiù focus
2 del14 ottobre 2011
numero
5
pag
Spv, timore Espresso
Le rivelazioni di Wikileaks e della stampa nazionale sulle difficoltà della compagine di maggioranza
incaricata di realizzare la Pedemontana generano inquietudine presso la politica locale in un Bassanese che
rimane centrale per il destino dell’opera. Ma intanto dai comitati partono accuse a 360 gradi...
di Marco Milioni
I
ritardi per l’inizio dei lavori della Pedemontana stanno
preoccupando gli amministratori
locali? Le difficoltà evidenziate
dai comitati di zona, specie per il
Bassanese, sono difficoltà di peso
o possono essere risolte alle brevi?
E in questo contesto come vanno
lette le ombre su Sacyr, il colosso
spagnolo che controlla il pacchetto
di maggioranza della compagine
che ha ottenuto la concessione per
la realizzazione della Pedemontana stessa?
Wikileaks e l’Espresso. Le rivelazioni targate l’Espresso sulle
difficoltà di Sacyr e le possibili
ricadute sulla grande infrastruttura che attreverserà il Vicentino,
il Bassanese e il Trevigiano (Vicenzapiu.com del 7 ottobre 2011)
hanno messo in subbuglio, anche
se al momento in silenzio, la politica veneta. La Spv, la grande autovia prevista come asse portante del Veneto settentrionale, pur
con qualche distinguo infatti, è
ben vista in modo tutto sommato
trasversale, quanto meno da Pdl,
Lega e Pd. Lo spettro della bancarotta per Sacyr preconizzato
niente di meno che dal numero
uno della diplomazia americana
Hillary Clinton, ha portato molti amministratori locali a porsi,
seppur nel riserbo, una domanda
precisa: le garanzie bancarie che
Un tratto della Pedemontana visto dall’alto
i privati hanno fornito agli enti
pubblici interessati riguardano
l’intera partita dei lavori (qualche
miliardo di euro) o la prima tranche? La differenza non è di poco
conto perché qualora fosse garantito, magari a mezzo fidejussione,
solo il primo stralcio dei lavori,
le certezze sul completamento in
caso di default di Sacyr potrebbero volatilizzarsi. E non è un caso
che molti comitati di zona, a partire da quello per la difesa della
vallata dell’Agno, si pongano queste domande che al momento non
hanno trovato riscontro presso i
maggiori partiti del territorio.
La manifestazione. In questo
contesto che va letta la manifestazione di fine mese indetta
proprio da parte dei comitati. I
quali il 21 di ottobre alle 14 saranno a Mestre in via Baseggio 5
a protestare sotto la sede di Venetostrade, la compagnia regionale
che cura i rapporti economici ed
amministrativi col soggetto incaricato della realizzazione della
Spv. Più nel dettaglio i comitati,
fra i quali figura una agguerrita
pattuglia bassanese, chiedono il
dettaglio dell’intero prospetto finanziario della partita, ovvero il
cuore della stessa. Prospetto che
fino ad ora, almeno sulla stampa,
è uscito solo a spizzichi e bocconi.
Espropriati: la presa di posizione. E mentre si attende,
sempre se ci sarà, una presa di
posizione della politca quanto
meno regionale, a muovere alcuni passi decisi è il coordinamento
dei cittadini soggetti agli espropri relativi al tracciato della Spv.
In un lungo dispaccio firmato
dall’architetto Massimo Follesa,
consulente tecnico dei comitati
stessi, si fa un cenno preciso ai
ritardi dei cantieri di cui in questi giorni si è letto molto sulla
stampa berica: «I cantieri sono in
ritardo poiché nel tratto tra A31
e Gasparona c’è in caos catastale sulle proprietà da espropriare. Nello specifico il tratto del
progetto esecutivo approvato in
agosto non ha ancora chiarito le
vertenze con i proprietari espropriati all’inizio degli anni ‘70 con
la Valdastico. Risulterebbe in alcuni casi che nei pressi dell’A31
e della la Nuova Gasparona, le
aree occupate dalle due arterie
sarebbero private mentre quelle
coltivate sarebbero dell’ente proprietario dell’autostrada».
Potestà urbanistica: esproprio a danno dei comuni?
L’architetto però va oltre e pone
sul tappeto una serie di dubbi che
riguardano un possibile esproprio nei confronti dei comuni in
tema di politica urbanistica: «Se
la confindustria berica pensa che
vadano evitate le edificazioni
selvagge e se pensa che il nostro
territorio sia già ipersfruttato, si
impegni per far rimuovere l’articolo 38 dalle Norme di Attuazione del PTRC adottato, un piano
territoriale regionale, nel quale si
parla di aree strategiche sottratte alla pianificazione comunale e
consegnate a quella regionale per
un raggio 2 km dai caselli auto-
Il Governatore del Veneto, Luca Zaia
Il j’accuse. Tant’è che l’analisi
del consulente si trasforma in un
vero e proprio j’accuse: «Lo stato attuale è in aperta violazione
della legge istitutiva del 1998...
Di certo non interessa alle aree
artigianali e industriali... tanto
meno serve a Confindustria... dal
momento che sta promuovendo il
parco industriale di Samorin in
Slovacchia».
Neanche il commissario li conosce forse... Il punto è che se il vicepresidente Mariotto può sostenere che avremo 40.000 veicoli,
ci deve spiegare quanti sono quelli
paganti e ci deve spiegare se è vero
che siano previste esenzioni per i
residentilocali. Noi sappiamo che
i flussi stabiliti nel 2001 dall’allora commisione del Ministero dei
Trasporti e dei Lavori Pubblici,
parlavano di utenze locali pari a
circa 20.000 veicoli al giorno per
tratti non superiori a circa 20 km,
se questi dati sono validi per i non
paganti come ripetutamente dichiarato dal commissario, dall’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso e dai molti volonterosi
che sostengono l’opera, i paganti
saranno solo 20.000 mila».
Così la questione si sposta su uno
dei nòccioli del problema. I flussi di traffico che in teoria attraverseranno l’arteria sono tali da
giustificare un investimento del
genere con gli inevitabili contraccolpi paesaggistici ed ambientali?
Tant’è che Follesa tira in ballo il
commissario per l’infrastruttura
nonché gli industriali della provincia di Vicenza nella persona
del vicepresidente con delega alle
infrastrutture Rodolfo Mariotto:
«Quest’ultimo forse non conosce
i termini economici della questione, noi speriamo che lo possa fare
leggendo la convenzione economica tra il consorzio permanente
Sis, ora società per la progettazione della Spv srl, e il commissario
regionale per la Spv Silvano Vernizzi... Noi solleviamo dei dubbi
sul metodo e sulle cifre in ballo.
Sul metodo non esiste trasparenza e quindi democrazia; e non vi
può essere consenso se nessuno
in questo momento conosce i veri
dati sulla Spv. I primi a richiederli dovrebbero essere i sostenitori.
Il succo della vicenda. Follesa arriva quindi fino in fondo
alla sua analisi e sottolinea: «In
questo caso si innescherebbero
clausole che nella convenzione...
parlano di riequilibrio annuale
dell’esercizio finanziario a beneficio del gestore di Spv... Si tratta di somme oscillanti tra i venti milioni e i 14 milioni di euro
all’anno: il tutto sulla base dei
flussi accertati». L’architetto peraltro si riserva di rendere pubblico al più presto uno specchietto riassuntivo nel quale saranno
messe nero su bianco le cifre in
ballo, almeno stando all’analisi
dei comitati stessi. Vieppiù per
questo motivo il consulente crea
una liason con la vicenda del Passante di Mestre. Parla di rischi di
aggravio della spesa e proprio in
relazione al “Passante” cita i riscontri della Corte dei Conti per
la quale, sempre secondo Follesa,
l’opera che interessa il Padovano
e il Veneziano avrebbe patito una
maggiorazione dei costi preventivati pari all’85%.
stradali. Nella Pedemontana se
ne progettano 17 ognuno dei quali
potrebbe avere 12.500.000 mq di
nuove aree urbanizzate, sempre
strategicamente. Che cosa vi sia
di strategico in questo momento
nessuno lo può dire. A che cosa
serva questa infrastruttura nessuno lo sa».
BassanoPiù fatti
2 del14 ottobre 2011
numero
7
pag
Cassola vs Sarcedo
Due giovanissime ricciolute rappresentano il Vicentino nella pre-finale di Miss Ciclismo. Sono Daiana
Beltramello e Alessia Schiavo. Sfidano altre ventidue bellezze determinate a raggiungere la finale. Il
futuro lavorativo? Con la valigia in mano, se necessario.
Tribunale di Bassano: no
all’assorbimento in quello
di Vicenza, sì al rilancio
di Enrico Soli
L a b i o n d a e l a m o r a : l ’e terno duello si rinnova
in chiave v icentina nella
pre-f inale di Miss Ciclismo in programma sabato
15 ot tobre a l teatro comun a l e d i B o r g o s e s i a ( Vc) .
Le pref inaliste sono in
tutto ventiquattro e il nostro territorio è rappres e n t a t o n e l l ’o c c a s i o n e d a
A lessia Schiavo di Sarego
e Daiana Beltramello di
Cassola, rispettivamente
17 e 18 a n n i .
È
oppor tuno
precisare
subito una cosa: le partecipanti a Miss Ciclismo
non sono cicliste – come
invece si potrebbe essere
indotti a pensare – bensì vere e proprie modelle
o aspiranti tali. Gli spor t
preferiti di Daiana sono
infat t i pa llavolo, nuoto e
sci, mentre A lessia predil i g e l ’a t l e t i c a . L e a c c o m u na, oltre ad una folta cap i g l i a t u r a r i c c i o l u t a , l ’a ver riconosciuto entrambe come proprio difetto
quello di essere permalose (“Però d ipende a nche
d a ch i a r r iva la cr it ic a”
p r e c i s a A l e s s i a). N i e nt e
di strano comunque per
due aspiranti miss. Daiana e A lessia sono amiche,
almeno nel mondo asettic o d i “ F a c e b o o k ”. M a n e l
mondo del le pa sserel le?
“Io e A lessia abbia mo un
bel rappor to sia nel mondo delle passerelle ma soprattutto al di f uori dei
concorsi – dice Daiana -.
Infat t i, oltre a ‘sent irci’
v ia Fac eb o ok , c i sent iamo anche telefonicamente. Ne sono felice perché
è molto dif f icile coltivare
amicizie in questo mondo
d i c o m p e t i z i o n e ”. A l e s s i a
conferma: “Ci siamo incontrate molte volte grazie ai numerosi concorsi
e a lle numerose sf ilate
a cui entrambe abbiamo
par tecipato. La nostra conoscenza risale a un paio
d ’a n n i f a , m a a n c o r a o g g i ,
sebbene la distanza che ci
s e p a r a n o n s i a p o c a (v i v o no agli angoli opposti dell a p r o v i n c i a , n d r) , s i a m o
abbastanza unite. Daiana
è, a mio giudizio, una ra-
La chiusura della struttura che oggi “serve”
185.000 cittadini non genererebbe un risparmio
reale ma un aumento di costi per gli “utenti”
di Giancarlo Andolfatto
Daiana Beltramello
Alessia Schiavo
gazza spontanea e molto
semplice, cha sa diver tirsi
e far divertire gli altri. Di
lei apprezzo sicuramente
l’u m i lt à e la sola r it à che,
a mio parere, la caratter i z z a n o ”. E c c o c o s a p e n s a
Da ia na d i A lessia: “Pot rei
dire che mi piace molto la
sua spontaneità e la sua
a l l e g r i a ”. E c o s a i n v i d i a n o u n a d e l l ’a l t r a ? “A d e s sere sincera – prosegue la
giovane di Cassola – non
inv idio niente di lei come
penso di non avere niente
i n p i ù d i l e i ”. S u l l a s t e s s a l u n g h e z z a d ’o n d a è l a
d icia sset ten ne d i Sa rego:
“Io mi piaccio così come
sono, penso di non avere
nulla da inv idiare a nessuno e nulla in più delle
a l t r e ”. A l e s s i a a m m e t t e
però di aver curiosato tra
i pr of i l i Fac eb o ok delle par tecipanti alla pref ina le: “Penso che in una
gara, quale è un concorso
di bellezza, la competizione sia di fondamentale
impor tanza. O v v iamente,
attenendomi ai miei gusti personali, ho trovato
pregi e difetti di ogni ragazza che nel bene o nel
male la valorizzano e ne
mettono in risalto qualità
dif ferenti. Non avendone
ancora conosciuta quasi nessuna non saprei in
cosa potermi differenziare dal punto di v ista carat ter ia le; penso comun-
que di puntare sulla mia
semplicità e sul fat to di
r imanere sempre me stessa. Sotto il prof ilo f isico
mi vedo diversa dalle altre soprattutto per i miei
capelli e per il mio sorriso che, il più delle volte,
c o m u n i c a d a s o l o ”. C o s ì
i n v e c e D a i a n a : “ Tr a le a l tre concorrenti, oltre ad
A lessia, conosco due ragazze della prov incia di
Padova che sono molto
simpatiche e determinate come me. Non cono scendole
personalmente
tutte, non saprei in cosa
dif ferenziar mi. Io comunque punto ad arr ivare tra
l e d o d i c i f i n a l i s t e ”. U n o
sguardo oltre la passerella: “Ho scelto di diplo marmi nel settore del tur i smo – d ic e Da ia na –. Sia
per carattere che per la
dif f icoltà a trovare lavoro
in Ita lia sono pronta a r inunciare a l mio Paese pur
di realizzare i miei sogni.
Sono molto determinata
e non mi lascio scoragg i a r e m o l t o f a c i l m e n t e ”.
“A l g i o r n o d ’o g g i – s p i e ga A lessia - la f iducia che
io, ma penso anche gran
par te dei miei coetanei,
riponiamo nel trovare un
lavoro stabile in questo
Paese è molto limitata.
Sarei pronta a lasciare la
mia città per realizzare i
miei sogni, ma anche per
r ipagare i miei genitor i dei loro numerosi sforz i ”.
Il ministro della Giustizia, Nitto
Francesco Palma, nei giorni scorsi ha invitato l’associazione nazionale magistrati, l’avvocatura,
sindacati e comunità locali a dare
prova di sensibilità istituzionale e
ad abbandonare logiche di un localismo non più sostenibile. Ma
proprio le parti interessate così
chiamate in causa, da Bassano del
Grappa hanno risposto picche alla
revisione delle circoscrizioni giudiziarie ed alla conseguente riorganizzazione dei tribunali e delle
procure sul territorio nazionale,
come mezzo per ottenere gli ulteriori risparmi di spesa richiesti
dalla nuova manovra finanziaria.
E rilanciano: non è con una riorganizzazione nei capoluoghi di provincia che si otterranno risparmi,
almeno non in termini di costi benefici per il cittadino almeno. Se è
vero che ad una sentenza di primo
grado si arriva in 2 anni e mezzo a
Bassano del Grappa, contro i sei/
sette necessari a Vicenza, tribunale di altro rango ma con un organico fermo agli standard del 1927.
Non è così che si abbatteranno i
costi della giustizia, intendendosi come tali non già quelli in capo
al Ministero, ma quelli che graveranno in più sul cittadino dato che,
ad esempio, la trasferta a Vicen-
za dell’avvocato sarà girata, pari
pari, nella parcella all’assistito.
Né si accorceranno i tempi della
Giustizia se da Bassano si dovrà
raggiungere il capoluogo berico
non solo se sottoposti a giudizio
ma, semplicemente, per ottenere
un certificato del casellario, legalizzare una traduzione commerciale, redigere un atto notorio o duplicare un assegno perso. O se serva
la nomina di un amministratore di
sostegno, si tratti ancora dell’insinuazione in un fallimento e della
richiesta di un patrocinio gratuito.
Insomma l’attuale circoscrizione affidata al Tribunale di Bassano del Grappa, che conta ben
185.000 abitanti nei 31 comuni
adagiati dai confini col trevigiano fin su per la Valdastico, passando per l’altopiano di Asiago,
si oppone alla eventualità di un
assorbimento da parte di Vicenza
e spinge, invece, per un rilancio.
Questa è stata anche la sintesi della riunione organizzata, su invito
dell’Ordine degli Avvocati di Bassano del Grappa, in Sala Martinovich presso il Centro Giovanile di
Bassano del Grappa, alla quale l’Avvocato Francesco Savio, presidente
dell’ordine, ha invitato i magistrati
della città, gli avvocati, i commercialisti, le categorie economiche
e professionali oltre ai sindaci dei
comuni interessati (per la cronaca di dettaglio rinviamo al nostro
quotidiano web BassanoPiu.com:
digitate come chiave di ricerca Tribunale Bassano del Grappa, n.d.r.).
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