1 Rischio cellulari Riccardo Staglianò L’Italia è il Paese del mondo con il più alto numero di telefoni cellulari per persona. Li usano tutti, dai bambini agli anziani, ma sono soprattutto gli adolescenti che ne fanno un uso estremamente intenso. È però uscito un libro che svela gli studi (anche dei produttori) sui rapporti tra telefonini e tumori. S’intitola Toglietevelo dalla testa. Cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono. L’autore ne commenta i passi principali in questo articolo e lancia il suo appello: «Non telefonate più senza l’auricolare (oppure usate gli sms)». Rischio cellulari di M. Testa © Editrice EDISCO, Torino Il segreto peggio tenuto nella storia dell’industria è stampato a pagina sette del manuale dell’iPhone, oggetto del desiderio globale: dice di tenerlo a 1,5 centimetri dal corpo. La stessa avvertenza di vari modelli Nokia e Motorola. Ma può andare anche peggio. Il libretto delle istruzioni del Blackberry, smartphone d’ordinanza dei manager, consiglia una cautela aggiuntiva: 2,5 centimetri e mezzo. Che è come se un produttore di rasoi elettrici raccomandasse di non appoggiarli troppo alla pelle o uno di smalti suggerisse di farli colare sulle unghie invece che spalmarli. Conoscevate l’esistenza di questa distanza di sicurezza? La rispettate? E se la risposta è no, che cosa si rischia trascurandola? La mia inchiesta nasce per tentare di dare risposta a queste semplici e inquietanti domande. La prima volta che mi sono occupato di cellulari e tumori è stato il 15 aprile 2011 e non era affatto di moda trattare della notizia più confusa degli ultimi venticinque anni. «Fanno malissimo». «Non fanno niente». «Anzi, curano l’Alzheimer1»). Da allora, però, alcune cose importanti sono successe. Conclusioni concordanti Il 6 maggio il Consiglio d’Europa ha emanato una raccomandazione agli Stati affinché rivedano i limiti di esposizione (quelli su cui si basano le indicazioni di sicurezza dei manuali) e, in attesa di una risposta definitiva dalla scienza, adottino un approccio precauzionale. Il 31 maggio l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), braccio specializzato dell’Organizzazione mondiale della sanità, li ha inclusi tra i «possibili elementi carcerogeni». E, sulla scia di questa decisione, anche il Consiglio superiore di sanità (Css), il comitato che mette insieme le più alte personalità mediche del nostro Paese, il 18 novembre ha emanato un parere. In cui, per la prima volta, suggerisce al Ministero della Salute di prendere una serie di misure, tra cui promuovere «l’adozione di semplici comportamenti individuali, quali l’utilizzo di sistemi a “mani libere” (auricolari e sistemi vivavoce), un’autolimitazione delle telefonate non necessarie, l’utilizzo di messaggi di testo». E che i bambini siano «educati e sensibilizzati a un utilizzo del telefono cellulare limitato alle situazioni di necessità». Vista dal resto del mondo, è un ritorno alla normalità. In Francia la legge Grenelle, che impone di venderli sempre con l’auricolare, ne vieta addirittura la pubblicità rivolta agli under 14. In Gran Bretagna il governo incoraggia a usare i cellulari 1. Alzheimer: malattia degenerativa di una parte del cervello, che conduce alla demenza e alla morte. 2 «soltanto per fini essenziali e a fare chiamate brevi». In Israele una proposta di legge imporrebbe un sms quotidiano da parte degli operatori, oltre che un’avvertenza ogni volta che si accende il telefonino che dica: «questo apparecchio emette radiazioni. Potrebbero nuocere alla vostra salute». A San Francisco un regolamento municipale imponeva ai venditori di esporre i diversi livelli di emissione di ciascun modello, oltre a poster che mettevano in guardia dai rischi. Un giudice l’ha impugnato perché violava il Primo emendamento, la libertà di espressione dei commercianti Ora stanno aggiustando la formulazione. Rischio cellulari di M. Testa © Editrice EDISCO, Torino L’Italia in ritardo Vista dall’Italia, però, quella del Css è una svolta storica. Tanto più che, sino a poco prima, la specialista dell’Istituto superiore della sanità Susanna Lagorio tranquillizzava a oltranza: «Se qualcuno è preoccupato e vuole usare l’auricolare lo faccia, ma non sarò io a consigliarglielo perché con i dati attuali non ne vedo la necessità». Quanto alla maggiore pericolosità per i bambini, la negava con un giro di parole: «Come mamma, mi dà sicurezza sapere che mio figlio è rintracciabile». Eppure alla notizia, nel Paese con più smartphone al mondo rispetto alla popolazione, non è stata data la pubblicità che meritava. La verità è che, su questo tema, la partita scientifica ha lasciato il posto a una “guerra di religione”, cioè a pareri influenzati dalla convenienza oppure liberi da condizionamenti. Con sospetti di inquinamenti commerciali, se è vero che circa il 70 cento degli studi indipendenti rileva un rischio contro il 28 per cento di quelli finanziati dall’industria, secondo il noto principio che il cane non morde la mano che lo nutre. Le ricerche più importanti, compresa l’internazionale Interphone, tendono a concordare su un raddoppio del rischio dopo dieci anni di uso. Eppure gli stessi articoli scientifici che riscontrano il pericolo generalmente lo ignorano nella titolazione, relegando la rivelazione tra paginate di dati incomprensibili. L’influenza sul cervello Il problema è che il mondo scientifico non vuole abbandonare la convinzione per cui queste radiazioni, a differenza dei raggi X o di quelle nucleari, non potrebbero avere alcun effetto biologico. Al punto che, quando essi stessi li riscontrano su animali o uomini, non si arrendono all’evidenza. Ancora a marzo dell’anno scorso Nora Volkow, direttrice di un’importante agenzia federale americana, ha dimostrato che i cellulari modificano il metabolismo del glucosio nel cervello. Non si sa ancora quali effetti ciò possa provocare, ma il principale argomento dei «negazionisti» è rottamato. La Volkow usa e raccomanda l’auricolare. Lo stesso fa Elisabeth Cardis, ex-capa dell’Interphone. Quest’estate l’Oms2 ha ritoccato le sue linee guida, ricordando che telefonare «a mani libere» comporta un’esposizione molto più bassa che tenerlo alla testa. Entro il 2012 è probabile che si dovrebbero emanare nuove raccomandazioni. Lo stesso, sulla scia del parere del Css, farà anche il ministero della Salute. Vogliamo proprio aspettare di vederlo scritto su carta intestata prima di adottare, nel dubbio, un po’ di cautela? (“Il Venerdì di Repubblica”, 27 gennaio 2012. Adattamento) 2. Oms: Organizzazione mondiale della Sanità, organo delle Nazioni Unite per la tutela della salute in tutto il mondo.