Piccole Ancelle del Sacro Cuore
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5. Fa una sequenza di “preghiera in tre”: tu stesso, la persona in questione (convocala una per volta) e invoca la discesa dello Spirito Consolatore e proclama: “Tutto posso in Colui che mi conforta” e ascoltare il dono della “consolazione” per trascendersi nei rapporti, rivivendoli nella luce messianica.
Assemblea e comunicazione
Nota bene. Le decisioni appartengono al tempo della «consolazione
spirituale», tempo che attinge alla pace, alla gioia di Cristo, proprie
dell’azione dello Spirito. Lo Spirito consola ridandoci il senso del
piano di Dio, la certezza della sua presenza d’amore nel mondo.
La parola «consolazione» S. Ignazio la intende come sinonimo di
cuore nuovo, vita beata, devozione.
Al di fuori di questa vita in Cristo per mezzo dello Spirito, ogni cosa
può nascondere l’inganno dell’autogiustificazione, dell’orgoglio,
della mancanza di purità e di povertà dello Spirito volute da Gesù.
Al contrario la contemplazione di Cristo, a cui ci introduce lo Spirito,
riporta il vigore dell’antimondanità evangelica, dell’unità e della
pace” (Carlo Maria Martini, Vivere i valori del Vangelo, Einaudi Torino
2009, p. 122).
Chi vuole:
Il Sacramento della Riconciliazione come esperienza
della CONSOLATIO.
Padre Nostro
CAMMINO DI RINNOVAMENTO 2011–2012
6. Ascolta e trascrivi l’esperienza vissuta.
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Dinamica
Dagli Esercizi
Spirituali
2010 - 2011
Rileggi dal capitolo 42 della storia di Giuseppe (libretto settembre pagina 5 numeri 6 e 7)
La Lectio, per ovvie ragioni, viene suddivisa nel tempo di quattro
mesi, conserva tuttavia un aspetto fortemente unitario e unificante pertanto ogni libretto va legato a quello precedente e a quello successivo.
Il presente ritiro, comprende due passi. Si consiglia di svilupparli
in due tempi distinti per permetterci di pregare, approfondire e condividere senza fretta.
Il testo biblico di riferimento resta quello di Giuseppe riportato nel libretto di settembre.
LECTIO HUMANA: leggo la mia storia e predispongo il terreno per
accogliere la Parola.
LECTIO BIBLICA:
Dio vuole parlare con me di sé attraverso la Parola.
MEDITATIO:
Lavoro personale
1. Collocarsi nello Spirito di consolazione, sotto la sua potenza e
“sentirsi” abitati dalla sua forza. Sostare in questa immedesimazione.
Lui ci dà in nome di Dio e per conto di Cristo questa missione relazionale precisa: voglio mandarti a cercare i miei fratelli e renderti
fratello/sorella universale. Allo scopo invia su di noi come figure di
potenza ciò che corrisponde a questa parole-azioni:
- Ti darò un cuore nuovo, metterò dentro di te uno spirito nuovo
- Tutto puoi in me e in Gesù che ti diamo forza
- Non dire: non so parlare perché io metto dentro di te le mie parole e tu farai ciò per cui ti mando
2. Collocata davanti a questo invio:
a) Ascolta in profondità la convinzione di base negativa che avverti e
scrivila con una frase breve e precisa e guardala attentamente (è
un atteggiamento di fondo in vario modo espressione di un senso
di impotenza o di abulia o di delega o di fuga che traduce in qualche modo la frase di Caino: “E chi mi ha fatto guardiano di mio
fratello”?
b) Cerca ora di scorgere quale sia la menzogna primordiale che la
sorregge, e scrivila con una frase breve e precisa e guardala attentamente, come espressione del Mentitore delle origini che tenta
di giocarti.
La mia storia e la parola di Dio entrano in dialogo.
3. Fa’ adesso un lavoro attento di destrutturazione di queste due frasi
che hai scritto: smonta la prima, sconfessala, delegittimala e, infine,
detronizzala … passa poi alla seconda e, ugualmente, smontala,
sconfessala, delegittimala e, infine, detronizzala …
CONTEMPLATIO:
Il silenzio di Dio e il mio silenzio in un rapporto amorevole.
4. Invoca a lungo lo Spirito Creatore che aleggia sulle tenebre e il caos
relazionale e che trasforma il caos in cosmo: fa un tempo lungo di
preghiera di purificazione, di fiducia, di perdono.
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flettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo
l’azione dello Spirito» (2 Cor 3,18).
3. Il modello di ogni consolatio è Gesù nella sua preghiera all’orto del
Getsemani: «Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed
egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Cominciò
a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima è triste
fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, si
gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui
quell’ora. E diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da
me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.
Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Venne
la terza volta e disse loro: “Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei
peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”» (Mc 4,32-42).
4. Il passo della consolatio va inteso in senso teologico e anche sacramentale. Dio ci consola ricreandoci: toglie ciò che umilia le nostre
relazioni e riattiva la radice della sanazione e trans-figurazione delle
relazioni, rendendoci partecipi della Relazionalità Compiuta, con
“una misura piena, scossa, pigiata, traboccante”. Dà morte alla morte relazionale. Nega la negazione delle relazioni.
5. La consolatio è un atto creativo. Il suo culmine è il sacramento: una
parola divina pronunciata con efficacia. Gesù Risorto ci partecipa il
suo potere di scioglierci dal male, dai grovigli relazionali, dal proiettare sul mondo relazionale alcuni insuccessi che a tutti capitano: in
senso attivo e passivo. Anche Paolo ha dovuto accettare uno scacco
relazionale proprio con quel Barnaba che lo introdusse nella comunità e garantì per lui, che era temuto. Ma gli insuccessi relazionali devono restare isole – parabole di umiltà e di apprendimento – non
leggi generali. E’ quindi importante esercitare il potere che ci è dato
di scioglierci dai peccati relazionali, rivisitandoli nel loro “in principio”.
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Fase preparatoria: da sviluppare insieme alla comunità/famiglia nel
confronto e nel dialogo.
1. Da dove sgorga – come un torrente in piena – la luce e la forza che
assumono, redimono e trasfigurano il mondo delle relazioni di Giuseppe? Da dove viene la luce re-interpretativa della trama delle relazioni sbagliate genitori-figli, fratello minore–fratelli maggiori e viceversa? Da dove viene la forza dissolutrice della violenza subìta nel
fratricidio e nella vendita come schiavo agli Ismaeliti?
2. Dove trovare visioni re-interpretative per far fiorire un senso nuovo –
e non vittimistico e vendicativo – al mondo delle relazioni infrante?
Dove reperire energie ri-generative dei legami? Dove trovare una
forza che sani e rigeneri il legame violentemente infranto e mutatosi
da fraterno in fratricida? Come inter-rompere questa dinamica di
gelosia, di vendetta e di morte che ha cambiato segno al legame?
Quel male inferto non è solo un atto circoscritto, ma una costante s
torica: essa continua ad agire e a perpetuare l’odio e la morte.
Si tratta di una struttura di negazione e di violenza. È una pianta
maligna che prolifica semi, fiori frutti di male. È come la metastasi di
un cancro che invade e infetta tutto il corpo relazionale.
3. Questa violenza si arresta solo se incontra un anticorpo di segno e
forza superiore al virus che si propaga. Dove trovare questa luce e
questa forza? Può solo essere im-messa – scendendo dall’alto o
salendo da profondo – nella trama, con una forza di impatto che rigeneri e ricrei la storia su altre basi. Questa luce e questa forza sono
rappresentate dall’Oceano della Relazionalità Compiuta che è il Signore. Egli che è presente/opera alle fonti dei legami umani – se accolto e creduto – può liberare relazioni nuove. Se la creatura acconsente, il Dio della Relazionalità Compiuta emerge dagli inferi stessi
dei tradimenti relazionali.
Fa avvertire le sue onde calde. Scioglie la neve come lana.
4. Nella dinamica della lectio biblica giunge il terzo momento della
contemplatio. Conclusa la fase eloquente – prendendo decisamente
commiato da essa – si entra nella fase ad-or-ante. Si passa dalle
parole dei due Inter-locutori (lectio e meditatio) al silenzio che ha
originato in Dio e in noi la rispettiva parola. Lectio e meditatio hanno
smosso il terreno per quanto basta. Ora per dare consistenza e
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solidità alle parole dette, occorre raggiungere la loro fonte. La parola
radicata dal silenzio, che ne è la fonte, vive di vita riflessa. «Nessuno
viene a me – dice Gesù – se il Padre mio non lo attrae». Ecco la contemplatio: il momento in cui si fondono e si fecondano i Due Silenzi.
Si raggiunge la contemplatio nella dinamica della ad-ora-zione.
Adorazione è intimità silenziosa e mistica tra la fonte della parola
umana e la fonte della parola divina. E’ il momento importantissimo
del bocca a bocca tra la nostra parola risvegliata nella nostra storia di
relazione e la parola divina risvegliata nel testo biblico. Non ci sono
molti “come si fa”: è un itinerario personalissimo di esercizio di
intimità divina.
Il terzo passo, la CONTEMPLATIO: il grande silenzio
(preparare i granelli di incenso vicino alla porta della cappella)
Dinamica
• Prendi un granello di incenso e conservalo;
• fase di esordio: tieni collegate la storia-di-relazione di Giuseppe e
quella tua, ponendo sullo sfondo la storia di relazione delle nostre
società e chiese, della nostra congregazione e comunità;
• fa’ affiorare rapidamente: luci-e-ombre, aneliti espressi e in-espressi,
ferite-rimozioni, male-dizione/mal-formazizone, gemito primordiale,
portando con te il mondo parentale e quello societario, e lascia che
tutto finisca sullo sfondo;
• esercizio del silenzio profondo per scendere nel seno dell’aurora,
così descritta nel salmo 109: “In principio, dal seno dell’aurora, come
rugiada, io ti ho generato: siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi
nemici a sgabello dei tuoi piedi”;
CONTEMPLATIO: dopo il dialogo si entra in un silenzio amorevole e
adorante.
- Entra nel Grande Silenzio. (Dove, e se è possibile, si programmi una
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giornata intera di adorazione eucaristica silenziosa. Comunque si cerchi un tempo prolungato di solitudine - preghiera)
(L’ultima ora di adorazione sia comune)
- Offri al Signore del granello trasformato da pietra in incenso profumato
che sale a lui gradito. Nell’offrirlo, formula una preghiera spontanea o
una comunicazione.
Il quarto passo, la CONSOLATIO: Dio consola e ricrea le mie relazioni
1. La lectio divina è il cammino con cui si genera la parola-azione divina.
E’ la continuazione della divina maternità di Maria. Il quarto passo –
dopo lectio, meditatio e contemplatio - è quello della consolatio in cui
si salda il movimento della discesa con quello della ascesa. Finisce la
discesa ed inizia l’ascesa. La consolatio dello Spirito Santo è la forza
che mi trasmette la spinta necessaria per l’e-mersione e, giunti in superficie, per fare nuovo il mio mondo di relazioni. È la consolatio che ci
sostiene nel risalire, portando il frutto della parola, «nella misura chi
del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno» (Mc 4,20).
2. Questo snodo – fine discesa, caricamento di slancio e avvio di risalita –
è bene espresso nella reinterpretazione che Paolo in Ef 4,8-10 fa del
Salmo 68,19: «Sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini.
Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso
quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di
sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose». Scendendo nelle zone
recondite dove si annidano – rimosse, compresse, represse – le nostre
de-formazioni e male-dizioni relazionali, la parola del Signore destatasi
da Gen 37,1 – 50,26 “fa prigioniere” queste de-formazioni e avvia la
nostra trans-formazione, cambiando il segno delle male-dizioni con le
sue bene-dizioni. Depotenzia la malizia e il potere alienante delle une
e delle altre. Tende a svelare le maschere con cui ci camuffiamo per
paura di noi stessi e degli altri, e fa splendere il suo volto su di noi, secondo le incontenibili parole di Paolo: «E noi tutti, a viso scoperto, ri-
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