Giovanni Cellini La storia a 360° Intendiamo il tasso alcolico Introduzione di Stephen King Dedicato a tutti quelli che mi hanno sempre detto che non avrei mai avuto successo nella vita. Non è carino che, ogni volta che ci incontriamo per strada, mi facciate notare che avevate ragione. Il presente volume è depositato presso la Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), sezione OLAF – Servizio Deposito Opere Inedite, contrassegno numero 0303382 2 Introduzione Da una mail inviata da Stephen King: "Caro Giovanni, per quella introduzione che mi avevi chiesto non ho avuto tempo, mi dispiace, è che ho avuto un sacco di macelli e poi sto sempre impegnato col lavoro, penso che comunque troverai un altro disposto a farla. Spero che tu non te la sia presa a male… mettiamola così: ti devo un’introduzione. Saluti." [email protected] Breve nota dell’autore Con quanti si apprestano a leggere questo libro mi scuso in anticipo per la pochezza dell’opera, ma la colpa è dei miei genitori. I geni artistici vengono spesso fuori da infanzie difficili, il fatto di essere cresciuto in una famiglia solida e di sani principi mi ha impedito di avere quell’infanzia tormentata che ti porta ad avere una personalità geniale. Sarebbe bastato che mio padre si fosse ubriacato una volta a settimana, ed ora avreste in mano un’opera straordinaria. Pazienza. 3 Doverosa premessa Chi è Cetteo Zolla? Cetteo Zolla è docente di storia revisionista presso la LUEGG, la prestigiosa Libera Università Europea “Giovanni Galeone”. Incontrai il professor Zolla per la prima volta tre anni fa. Allora ero una matricola, ero entrato in un ufficio per cercare un professore, avevo trovato l’ufficio vuoto e il computer acceso, quindi decisi di approfittare dell’occasione per fare un giro in internet. In quel momento entrò un vecchietto dall’aspetto trasandato ma dal portamento fiero; lo riconobbi , qualcuno me lo aveva già indicato, era il professor Zolla e, entrando all’improvviso, mi aveva beccato a navigare gratis. Ero visibilmente imbarazzato, lui mi sorrise e mi disse: <<Stia tranquillo, può navigare senza problemi, esiste un Regio Decreto emanato nel 1904 dal Regno d’Italia, e mai abrogato, che afferma: “Se mai verrà inventata una cosa di nome Internet, negli uffici pubblici sarà lecito usarla anche per scopi personali”>>. E’ in quel preciso istante che il professor Zolla mi conquistò, e in quel preciso istante decisi di diventare un suo studente. In seguito sono diventato discepolo e amico del professor Zolla, e ho appreso molte notizie su di lui: ha 108 anni, ha fatto mille lavori e mille attività, è professore a contratto centenario presso una decina di università, pare che abbia pure una cattedra di fisica ad Harvard vinta una notte in una mano di poker fortunata, è direttore della versione tascabile della enciclopedia Treccani (la Trechihuahua), ha mille amici non famosi, famosi e famigerati, è stato testimone oculare di avvenimenti storici ed in molti di questi ha avuto ruolo attivo, è dedito ai super alcolici e non lo nasconde, anzi, nel suo ufficio ha messo in bella mostra tre quadretti: il titolo di “Alcolista dell’anno, 1998”, il titolo di “Alcolista del Secolo, 20° secolo” e il titolo di “Alcolista del millennio, 2° millennio”, assegnatigli dalla potentissima Associazione Mondiale Alcolisti Recidivi e Orgogliosi (la A.M.A.R.O.). Ho deciso di raccogliere e pubblicare le lezioni del professor Zolla e altro materiale sulla sua vita perché il professor Zolla mi ha dato tanto, ma 4 soprattutto mi ha insegnato una cosa molto preziosa: chiunque abbia una teoria storica la deve esporre, perché prima o poi verrà presa per vera da qualcuno. Il resto è storia. Buona lettura. 5 Capitolo I Il giorno seguente il nostro primo incontro entrai nell’aula dove si teneva la lezione del professor Zolla, e mi trovai di fronte a una scena inquietante: il professore e uno studente erano seduti alla cattedra, avevano davanti dei bicchierini, un ragazzo riempiva i bicchierini con grappa pura, il professore e lo studente li tracannavano uno dopo l’altro. Tutt’intorno un gruppo di studenti faceva il tifo. Feci in tempo a vedere lo svuotamento di sei bicchierini, dopodiché lo studente stramazzò sotto al tavolo, mentre gli altri esprimevano rumorosamente la loro delusione. Il professore, in mezzo alla confusione, si alzò, zittì gli studenti con un gesto e parlò: -Non insultate chi ha avuto il coraggio di provare ed è caduto pugnando… onore al vostro collega! Partì un applauso all’indirizzo dello studente, che stava smaltendo la sbornia sotto al tavolo, e il professore continuò a parlare: -Bene… ora, c’è qualcuno che vuole provare per la lode all’esame? Nessuno? Bene, allora possiamo cominciare la lezione… oggi vi parlerò della seconda guerra mondiale e della resistenza, di cui io ho fatto parte Era la prima lezione, ero troppo emozionato per prendere appunti, ed è un peccato, perché fu una lezione affascinante, un qualcosa di simile a un film di guerra misto a una puntata di Star Trek, il tutto condito da bevute di grappa. Alla fine della lezione ero basito, e il professore chiese: - Ci sono domande? Mi venne l'impulso improvviso di far domande, cosa che sorprese anche me. Alzai la mano: 6 - la sua interpretazione della seconda guerra mondiale è… stupefacente… - io c’ero, ragazzo, è tutto vero! Ero un membro della resistenza! Avevo bisogno di sapere di più su questo punto, e domandai: - Professor Zolla, come cominciò la sua militanza nella resistenza? - Era il '43, io e alcuni amici salimmo sul monte Maiella per unirci ai partigiani della brigata “Centerba” - Come siete arrivati sul monte Maiella, nascosti in qualche convoglio? Accompagnati da altri partigiani? - No, no... ci rivolgemmo a un'agenzia di viaggi di quelle "tutto compreso", arrivammo sulla Maiella con i Pullman... le SS però erano sulle nostre tracce, vennero sulle pendici della Maiella, in un enorme pascolo, e fecero un rastrellamento. Poi la semina, falciarono l'erba... trasformarono quel magnifico pascolo selvaggio in un anonimo, orribile giardino all'inglese... un crimine orrendo che ancor'oggi mi fa rabbrividire... poi minacciarono di riempire la zona con le statue dei nanetti e non ci restò altra scelta che consegnarci. Il professore tracannò due bicchierini di grappa contemporaneamente e continuò il racconto - Fummo portati davanti al terribile comandante Grunt, laureato a Tubinga in Scienze dello Sterminio, rimosso da Auschwitz perché ritenuto dalle SS troppo cattivo con i prigionieri. Non mi interrogò lui, mi interrogò l'assistente, andò male... gli assistenti sono tutti 7 bastardi. I miei compagni cercarono di liberarmi una sera che c'erano due sole guardie... a una guardia gettarono un calendario di nudi artistici di Lili Marlen, e la guardia si andò a chiudere in bagno, l'altra guardia, rimasta sola, morì di solitudine. Fuggimmo rubando 800 kg di esplosivo che portai a spalla. Il rischio che i tedeschi ci prendessero era elevato, ma per venti chilometri non si vide nessun soldato crucco. Fui costretto a chiamarli io, perché mi ero rotto di portare 800 kg di esplosivo a spalla. Fui internato in un campo di concentramento in Romagna, mi pare che il campo si chiamasse Mirabilandia... ore di minigolf e il tremendo karaoke, tortura usata dall'esercito giapponese... ancora oggi se vedo un microfono... Continuai a fare domande, oramai era diventata un’intervista, gli altri studenti ascoltavano affascinati - Ha perdonato i suoi carcerieri? - Sì, appena catturati e portati nel campo ci fecero firmare un modulo con cui dichiaravamo che a guerra finita li avremmo perdonati per tutto quello che ci avrebbero fatto - Si è mai pentito di aver fatto parte della resistenza? - No, rifarei tutto... la resistenza è importante... ricordati che se la tua stufetta elettrica scalda è grazie alla resistenza che c'è dentro... - Ha mai fatto qualche attentato? - Una volta fui spedito in missione suicida, andai a Salò, in un locale notturno pieno di soldati tedeschi, così affollato che 8 usavano i tavoli a castello. Io mi travestii da donna e feci fuori sessanta soldati nemici contagiandoli con la mia sifilide - E' a conoscenza di qualche segreto militare che non ha mai svelato? - Sì, forse non sapete che le prime bombe atomiche dovevano essere lanciate su Pescara e Chieti, ma poi la spuntarono Hiroshima e Nagasaki, città spalleggiate da ricchi sponsor giapponesi pronti a investire forti somme per accaparrarsi un simile evento. Un vero peccato! Ma ci pensate? Adesso sarebbero Pescara e Chieti le "Città delle prime atomiche", con tutto il ritorno di immagine e di turismo che ne verrebbe - Quanti amici ha perso durante la guerra? - Amici nessuno, ma una miriade di conoscenti, quelli sì. Non sono uno che fa amicizia facilmente. - Quando incontra gli ex-fascisti, quelli contro cui ha combattuto e che hanno perso, cosa le dicono? - Che vogliono la rivincita. Ora devo andare, la lezione è finita, a domani! Il professore si mise il cappotto mentre gli studenti gli tributavano uno scrosciante applauso, cosa che accadeva spesso durante le sue lezioni, e se ne andò dicendo: - Scusate, devo andare, aspetto a breve la telefonata di Norberto Bobbio, vuole che gli spieghi la resistenza. 9 Capitolo II Già alla seconda lezione capii una cosa: il professor Cetteo Zolla non segue uno schema preciso, ad ogni lezione salta da un periodo storico all’altro, più che altro, essendo alcolista a livello agonistico, segue l’ispirazione e il tasso alcolico dei liquori che beve prima (e durante) la lezione. Il secondo giorno di lezione entrò in classe tenendo in mano una magnum di vodka piena a metà, e rivolgendosi alla platea disse: - E’ qui l’origine del comunismo! E’ qui che nasce la rivoluzione russa! E’ questa la rivoluzione russa! e tracannò la “rivoluzione russa” rimasta nella bottiglia. Poi continuò: - Come alcuni di voi già sapranno, io ho avuto parte attiva nella rivoluzione d’ottobre, e sono l’unico che vi può raccontare come andarono veramente le cose! Prendete appunti, questa è storia! Il professore si sedette dietro la cattedra, si schiarì la voce, e cominciò: - Titolo della lezione: la vodka e la Rivoluzione Russa. Dunque… io, Cetteo Zolla, nel pieno possesso del 20 per cento scarso delle mie facoltà mentali, e dopo due litri di vodka è una percentuale da applauso, vi racconterò il mio ricordo della Rivoluzione Russa. Era il 1918, eravamo in una bettola di Mosca io, Lenin, Stalin e Trotskij. Lenin si era fatto crescere da poco il pizzetto e io gli dissi: "Ti sta male, tagliatelo subito! Sei ridicolo!", lui era permaloso e si offese tanto che mi disse: "Ah sì?! E allora 'sto pizzetto me lo tengo fino alla tomba, mi ci faccio pure imbalsamare!". Tanto disse e tanto fece, lui era fatto così, era una testa di legno, specie dopo l'imbalsamazione. Un giorno mi toglierò la soddisfazione, andrò al mausoleo di Lenin dove è conservato il suo corpo imbalsamato e 10 lo raderò a puntino! Dicevo… Stalin intanto era alle prese con la sua stitichezza cronica, che lo costringeva a prendersi intrugli lassativi potentissimi, le famose "Purghe di Stalin", ancora oggi se ne parla. A un certo punto arrivò Molotov, noto ubriacone, che mi chiese da bere. Io tirai fuori una cassa di vodka goniometro, quella a 360°. Interruppe un secondo la lezione, tirò fuori da un cassetto una fiaschetta di un non meglio precisato superalcolico (sull’etichetta riuscii a leggere solo la marca “Q8”, senz’altro roba forte), tirò due sorsi e ricominciò a parlare: - Dicevo? Ah… sì… la vodka goniometro… dopo mezz'ora eravamo già completamente sbronzi... Stalin ballava sul Cubo (Sergej Cubo, suo cugino), Lenin palpeggiava le cameriere, Trotskij palpeggiava Lenin. A un certo punto Lenin si alzò e disse: "Uno spettro si aggira per l'Europa", si riferiva a me che, ubriaco com'ero, sembravo un morto, e tutti si misero a ridere. Al culmine della sbronza Molotov disse:"Il popolo si deve sollevare!", e allora Stalin gli rispose: "OK, io prendo il popolo per le gambe, tu per le braccia, e lo solleviamo!", e giù risate... poi, a un certo punto, uscimmo in strada urlando "Rivoluzione! Rivoluzione!", per fare uno scherzo, poi mettemmo fuoco a Molotov e lo tirammo addosso a dei poliziotti, lanciando una moda. La sbronza durò una settimana, una mattina ci svegliammo con un gran mal di testa senza avere la minima idea di cosa fosse successo nei sette giorni precedenti. Ci dissero che avevamo fatto cose grosse, avevamo rovesciato lo Zar, avevamo fucilato un po' di qua e un po' di là, avevamo creato una repubblica socialista dei lavoratori. Io, Lenin, Stalin e Trotskij non ci sorprendemmo più di tanto, perché sapevamo che quando si è sbronzi di vodka si fanno le cose più assurde. Era dura spiegare al popolo che si era trattato 11 dello scherzo di un gruppo di allegroni ubriachi, e allora facemmo finta di niente. Il professore finì di bere l’acqua di fuoco che aveva in mano, si infilò il cappotto e disse: - Io vi saluto, se ci sono domande fatevele fra di voi, ci si vede alla prossima lezione Uscì tra gli applausi di noi devoti studenti, come spesso accadeva. 12 Capitolo III La terza lezione si svolse in un grigio mercoledì. Il professor Zolla entrò in classe tenendo in mano una bottiglia Magnum Royale Trop Grand di Champagne. La Magnum Royale Trop Grand è una bottiglia che viene venduta solo a chi ha il porto d’armi, perché contiene quindici litri di champagne, e quando viene stappata spara il tappo con una potenza sufficiente a forare la lamiera di un camion. Il professore si mise in piedi sul tavolo e noi studenti capimmo subito due cose: 1) quel giorno era più ciucco del solito 2) La lezione di quel giorno sarebbe stata memorabile. Il professore prese la parola e ci disse, in un accento misto tra l’abruzzese e il francese: - Ragazzi, oggi vi parlerò del passaggio in Abruzzo di un grande condottiero: Napoleone Bonaparte! Conobbi Napoleone Bonaparte nel 1798, quando avevo 25 anni. Dunque, il 1798 è stato 207 anni fa, avendo il professor Cetteo Zolla 108 anni, ne viene che: 108 - 207 = 25 anni. Questa equazione è conosciuta presso noi studenti del professore come “Primo Teorema di Cetteo Zolla”, e rischia seriamente di rivoluzionare la matematica moderna, se non in tutto il mondo, almeno nelle nostre confuse menti. Il “Secondo Teorema di Cetteo Zolla” dice: "I cateti costruiti sull'ipotenusa sono abusivi salvo condono". Questo è già più logico. La lezione proseguiva… - Napoleone passò con il suo esercito in Abruzzo per conquistarlo, gli abruzzesi, onde evitare scocciature, gli cedettero tutta la regione della Cordizia. Napoleone era orgoglioso della conquista, e gli ci volle un mese per capire che in realtà una regione con quel nome non era mai esistita. Gli abruzzesi lo avevano fregato, ma lui, per non ammettere la fregatura, scomparve per due giorni dicendo che andava in visita in Cordizia. In realtà andò a prostitute, e la cosa si seppe, infatti in alcune regioni della Francia 13 si usa ancora l'espressione "andare in Cordizia" per dire che si va a prostitute. Napoleone tornò in Abruzzo incavolato nero e, giunto col suo esercito a Pescara, si dichiarò Re degli Abruzzi e della Cordizia (insisteva nel non ammettere l'inganno subito). Gli abruzzesi gli cedettero con piacere la regione. Fu la seconda fregatura che gli rifilarono. Nel sesso la cosa importante non sono le dimensioni ma la resistenza, e Napoleone aveva resistenza, infatti nessuna donna gli si concedeva, ma lui resisteva, anche grazie alle visite in "Cordizia" (ci siamo capiti); fu in Abruzzo che, durante un ballo in suo onore, trovò finalmente l'amore. Si piazzò tutta la sera vicino a una bella signora francese, finché questa lo guardò e gli disse: <<Volevo farle le mie più sentite condoglianze per la sua mano morta>>. Era la futura Giuseppina Bonaparte, donna che nella sua divertente vita aveva visto più membri virili di un rabbino circoncisore di 180 anni. Napoleone ci passò la notte (con Giuseppina, non col rabbino), la mattina dopo riunì il popolo abruzzese in piazza e disse: <<Figli degli Abruzzi! Vado a liberare il resto d'Italia, vi offro di venire volontari con me a sacrificare le vostre vite per la Libertà, la Fraternità, l'Uguaglianza! Cosa mi rispondete?>>. Dice la leggenda che le pernacchie furono sentite fino a Parigi. Il professore finì così la lezione e si allontanò cantando la canzone della marsigliese. Non si tratta dell’inno francese, ma di una canzoncina sconcia dedicata a una signorina marsigliese di sua conoscenza. Il professore disse che all’esame ci avrebbe chiesto anche la suddetta canzoncina. 14 Capitolo IV Quarta lezione. Era una giornata abbastanza calda. Il professore entrò in aula tenendo in mano un voluminoso volume dal titolo “gli arrosticini nella storia” e, con aria compunta, ci annunciò il tema della lezione: - Carissimi studenti, la lezione di oggi si basa su un libro scritto da un mio compianto discepolo, il professor Ustinov. Poco prima di morire, nel 1999, il professor Ustinov pubblicò questo volume sugli arrosticini nella storia. Voi tutti saprete cosa sono gli arrosticini, per i pochi che non lo sanno, dirò che si tratta di un piatto tipico abruzzese, spiedini di carne di pecora fatta alla brace, un piatto eccezionale, consigliato da tutti tranne che dalle pecore. Il mio caro amico professor Ustinov dedicò tutta la sua breve vita a studiare gli arrosticini, dalla loro origine storica fino ad oggi. Il professore si schiarì la voce, e cominciò la lezione: - Alunni cari, si avvicina l’estate, e l'estate fa venire voglia di riposo, vacanze, mare... in altre regioni, non in Abruzzo. In Abruzzo purtroppo abbiamo l'animo emigrante, e gli abruzzesi in estate ricominciano a sognare i soliti progetti del tipo: andare ad aprire una gelateria in Ruanda, dove i controlli sanitari sono minimi, o un ristorante di pesce in Cina, oppure esportare gli arrosticini in Australia. Quest'ultima resta l'idea più gettonata: non c'è abruzzese che non sia convinto che i popoli di tutto il mondo pagherebbero miliardi per poter mangiare gli arrosticini. Ci sono prove storiche di questa mania regionale. Il professore prese una bottiglia di vino montepulciano per aiutarsi nella lezione, e proseguì: 15 - Nel 1190, durante la Terza Crociata, gli abruzzesi andarono in terra santa armati di fede e arrosticini da vendere ai Turchi. Gli arrosticini non arrivarono mai a Gerusalemme, dato che se li mangiò tutti l'imperatore Barbarossa. Neanche i crociati arrivarono mai a Gerusalemme, dato che se li mangiarono tutti i Turchi. Il professore mandò giù le ultime parole con un vigoroso sorso di Montepulciano (i sorsi del professore sono da mezzo litro) e continuò: - Nel 1270 un mercante abruzzese, Marco Di Fonzo, partì verso l'oriente con una carovana piena di arrosticini, per offrirli come merce a Kublai Khan, imperatore della Cina, che lo ringraziò dicendogli "Grazie per i tuoi piccoli alberi della carne". Non era una sottile e poetica metafora cinese, lo stava prendendo brutalmente per il sedere, in tutti i sensi, infatti lo fece impalare come un arrosticino. Ebbe maggior fortuna Marco Polo, che sullo stecchino invece della carne ci mise delle caramelle alla menta bucate, e inventò così le caramelle Polo, che ebbero enorme successo prima in Cina e poi nel mondo. Altro sorso , questa volta, a occhio e croce, da quasi un litro. -Nel 1510 un marinaio, Peppino Coccia, decise di partire per le americhe portando 10 tonnellate di arrosticini di carne di pecora, sicuro di poterli scambiare con l'oro degli indigeni. La missione fu finanziata dai sovrani del Portogallo, che, siccome si sputavano in faccia per non aver finanziato il viaggio di Cristoforo Colombo quando questi glielo aveva chiesto, avevano deciso di finanziare qualunque italiano navigatore che gli proponesse idee cretine. Peppino Coccia partì dal porto di Pescara, doveva partire con una caravella, ma per pressioni dei tifosi venne preferito un Galeone. Arrivò in Sud America e fece provare gli arrosticini agli indigeni, questi non capirono bene il meccanismo e li mangiarono con tutto 16 lo stecchino di legno. Studiando le loro feci Peppino Coccia ebbe l'idea del legno compensato, e fece fortuna inventando i mobili a basso costo. Nel 1830 un missionario abruzzese andò in Africa nera con la bibbia e un carico di arrosticini. Le tribù africane fecero un po' di confusione, si mangiarono la bibbia e il prete, e cominciarono ad adorare gli arrosticini come divinità, che ha anche un senso, quando l'arrosticino è fatto veramente bene. Il professore finì la lezione dando fondo al bottiglione di vino Montepulciano. Mentre beveva uno studente alzò la mano per fare una domanda: - Professore, questa lezione tratta dal libro del professor Ustinov è stata molto interessante, ma non ci ha detto come è morto il suo allievo. Girano storie strane qui all’università… pare che in realtà non sia morto e che… Il professore interruppe il ragazzo e continuò: - So le storie che girano sulla fine di Ustinov, le sto raccogliendo in un libro che vorrei pubblicare… te ne dirò alcune… c’è chi dice che Ustinov sia stato abbandonato dalla moglie e che si sia suicidato ingurgitando una dose letale di sugo pronto alle olive comprato al supermercato. Una morte orribile. C'è chi dice che Ustinov in realtà non sia morto, che un giorno abbia deciso di abbandonare la sua carriera universitaria per girare il mondo. Pare sia stato visto fare vita da vagabondo, si dice che viva facendo lo smadonnaro. No, non il madonnaro, che è quello che disegna madonne sui marciapiedi coi gessetti, lo smadonnaro è diverso, si mette agli angoli delle strade e bestemmia a pagamento. Dal punto di vista delle licenze non ci sono problemi, infatti se hai la 17 licenza di smadonnaro, puoi bestemmiare. Se non ce l'hai, puoi bestemmiare perché non te l'hanno data. C'è chi dice che Ustinov in realtà sia andato in India a cercare se stesso, e che sia diventato un adepto della filosofia Tantra, filosofia amata dal cantante Sting, che ti permette di vantarti di rapporti sessuali della durata di oltre cinque ore. Questo è dovuto al prezioso insegnamento che questa filosofia dà, infatti ti insegna a dire delle gran palle. C'è chi dice che Ustinov si sia ribellato alla società capitalista che lo opprimeva e abbia risposto al seguente annuncio apparso sul Messaggero: "Il Gruppo Armato Rivoluzionario assume nuovi terroristi, sabotatori, ideologi, attivisti politici. Età minima 18 anni, militesenti, diplomati, possibilità di viaggiare. Ampie possibilità di carriera. Inviare Curriculum Vitae". C'è chi dice che Ustinov sia stato rapito dagli alieni, che chiedono un riscatto di un milione di dollari per liberarlo. Una volta gli alieni rapivano i terrestri per studiarli, ora evidentemente si sono fatti furbi. Se qualcuno di voi ha altre notizie di Ustinov me le faccia avere, voglio alimentare la leggenda. Uno studente alzò la mano: - Professore, ma lei sa dirci qualcosa di più sulla fine di Ustinov? Lei sa la verità? Il professore ci guardò negli occhi (a tutti e novanta gli alunni presenti, uno sguardo grand’angolo) e parlò: - Beh, Ustinov è morto, su questo non ci sono dubbi. Come morì non si è mai capito con esattezza: una sera io e Ustinov finimmo in un locale così malfamato che in confronto i peggiori bar di Caracas passerebbero per chiese evangeliche, e cominciammo a bere pesante… la mattina dopo mi svegliai in un albergo, Ustinov era 18 nel letto vicino al mio. Sul mio letto c’era una targa con scritto “Campionato provinciale di Roulette Russa anno 1999 – Primo classificato”, vicino al letto di Ustinov c’era una targa con scritto “Campionato provinciale di Roulette Russa anno 1999 – Secondo classificato”, e Ustinov era un po’ morto, con un buco di proiettile sulla tempia… cosa incredibile, se contate che era stempiato. Di più non so dire… Il professore uscì lasciandoci, come spesso accadeva, attoniti. 19 Capitolo V Il professor Cetteo Zolla è un grande storico, ma soprattutto un grande ricercatore. Non c’è cantina italiana che lui non abbia ispezionato in cerca di documenti e di alcool bevibile. Fece scalpore la sua scoperta di un inedito di Gabriele d’Annunzio, una poesia dallo stile frizzante, frutto di una serata etilica del Vate. Il professore organizzò una conferenza stampa per presentare il ritrovamento. Di fronte a una platea affollata da studenti, professori, giornalisti, curiosi, mio cugino, la sua ragazza e l’ex della ragazza di mio cugino che però lui diceva che erano solo amici e lui non aveva dubbi su di loro (il resto della sala sì) il professore prese la parola: - Amici, popolo, ecco il ritrovamento, potrei parlare per ore prima di presentarlo, ma nessuno dei miei assistenti era abbastanza sobrio da prepararmi un discorso, quindi vi mostrerò subito l’inedito Il professore mostrò alla platea il ritrovamento, e partì spontaneo un applauso, che si trasformò in una standing ovation. Corsi dal professore e gli sussurrai all’orecchio: - Professore… credo che abbia sbagliato… Il professore guardò il “documento” e si accorse che aveva in mano un calendario di Sabrina Ferilli. Si unì anche lui all’applauso, poi disse: - Gran bella figliola non c’è che dire… ma non è questo il ritrovamento, ho sbagliato a prendere la busta… ragazzi, cercate nella mia borsa la busta con scritto “Trattare con cura o vi spezzo in due”. Sì, quella busta lì, datemela! 20 Il professore mostrò, questa volta, l’inedito. Partì un applauso accorato, ma meno entusiasta di quello rivolto alla Ferilli nuda. Il professor Zolla aspettò la fine dell’applauso e disse: - Bene… frugando nella cantina della Villa Michetti, a Francavilla, ho scoperto due bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo del 1915, il contenuto era aceto imbevibile per tutti tranne che me e per i miei assistenti… mi danno un sacco di soddisfazioni quei ragazzi… dunque, dicevo… avvolto attorno a una delle due bottiglie trovai un documento prezioso: un calendario con Eleonora Duse nuda. La Duse, per i pochi che non lo sapessero, era una nota attrice teatrale, ed aveva una relazione con D’Annunzio. Dietro al calendario è vergata una poesia scritta da Gabriele D'Annunzio in una sera di sbronza a base di vino Montepulciano, con cui il Vate e il pittore Michetti, suo caro amico, erano soliti fare lunghe passatelle. Ho il piacere di recitare in pubblico per la prima volta questo poema dimenticato. Al titolo è associato un disegnino sconcio che poi vi mostrerò meglio. Ora mi appresto a recitare… scusate se le luci non sono le più adatte… avevo chiesto all’usciere un occhio di bue, mi ha preparato un uovo al tegamino… vabbeh… allora, silenzio prego, recito... titolo: La Duse è bona! T'amo pio bove, a volte ne amo nove. In su la vetta della torre antica, prendea il sole nuda un gran bel pezzo di... amica, passera solitaria. La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole ma, fregandosene del cartello, calpesta le aiole. Settembre andiamo è tempo di migrare, i pastori han già pronta la verga di avellano, o il verghino di Avellino, per i meno dotati. Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia mentre altrui saluta e poi vende il suo corpo senza dare ricevuta, 21 ma io la perdono perché amor che null' ha amato amar perdona, e la mia percentuale sui suoi incassi è buona. La nebbia agli irti colli piovigginando sale, olio e una ‘nticchia d’aglio, poco però. Settembre andiamo è tempo di emicrania… meglio rimandare… Silvia rimembri ancora i cento sacchi che mi devi da allora? Non rimembri? Non scherziamo Silvia! Tu non me li vuoi dare, mi dovrebbi incavolare (licenza poetica) ma invece non mi incavolo e vado a pescare (licenza di pesca). Ei fu, ma ora è morto e non è più. S'i' fosse foco, arderei' il mondo; s'i' fosse ardeatine eseguivo solo gli ordini. S'ode a destra uno squillo di tromba Ho la precedenza cornuto! Sempre caro mi fu quest'ermo colle, ma per arrivarci ai piedi ho le bolle. L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, ora lo usa come toilette il nostro alano. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; Non c'è proprio campo. O cavallina, cavallina storna, che riportasti mio padre e le sue corna, e, a proposito di corna, cantami o diva del pelide Achille l'ira funesta, quando si ritrovò anche lui un paio di corna in testa. Ti stimo pio bove... no, non t'amo più, oramai tra noi è finita, proprio nel mezzo del cammin di nostra vita! Ottobre andiamo, è tempo di migrare, si doveva partire a settembre, ma abbiamo avuto da fare. Fermo restando che la Duse è bona! Finita la recitazione partì un applauso commosso… in verità io ero perplesso perché alcune parti della poesia mi sembravano per riferimenti e stile posteriori al D’Annunzio, ma dimenticai di chiedere spiegazioni 22 quando il professore ci invitò tutti al rinfresco organizzato nella sala attigua… cominciammo tutti a bere… poi non ricordo altro… nessuno si ricorda altro… il giorno dopo avevamo tutti un tremendo mal di testa, tranne il professor Zolla, ovviamente. 23 Capitolo VI La quinta lezione è stata dedicata all'arte. Il professore è entrato tenendo sottobraccio tre quadri, felice come una pasqua: - Posso dire di aver fatto un affare clamoroso! Ho trovato tre tele del grande Filippo Ezechiele Struzzi! Fidatevi, ho fatto un colpaccio, e per celebrarlo oggi vi parlerò di questo grande pittore, il più grande pittore abruzzese vivente, anche se è una settimana che non ho sue notizie, magari è crepato... intendiamoci, umanamente mi dispiacerebbe, ma il valore delle tele salirebbe alle stelle! Comunque, dicevo... Filippo Ezechiele Struzzi, il più giovane discendente della grande famiglia Struzzi, che tanti artisti ha dato all’Abruzzo. Già dall’età di tre anni il piccolo Filippo viene considerato un grande talento della pittura, o almeno così viene deciso dalla potente lobby dei pittori moderni di cui il padre fa parte. Filippo Struzzi comincia la sua carriera pittorica negli anni settanta, quando, nella scuola media che frequenta, aderisce alla W.C. Art, un genere diffuso e apprezzato presso gli studenti. La prima opera di rilievo di questo periodo è un pregevole "W Inter juventini bastardi" , un pennarello su muro del bagno molto apprezzato dai critici; di poco posteriore il trittico "la professoressa Mancinelli si fa gli altri prof" , un affresco a penna realizzato sul muro del corridoio della scuola che rappresenta tre immagini stilizzate della suddetta professoressa che fa delle cosacce con altri professori. Il grande capolavoro di questo periodo è un pene stilizzato di trenta centimetri tracciato sul muro del bagno delle femmine, un capolavoro del giovane Struzzi per cui la bidella della scuola trova subito il titolo più adatto: "Autoritratto: la testa dell’artista". I quadri più famosi di Filippo Struzzi realizzati negli anni ‘80 sono: "Natura morta in circostanze sospette", la "Penultima Cena", opera che dà lustro a uno dei momenti più trascurati del Vangelo, il 24 discusso "la passione di Gesù Cristo", che ritrae un piatto di pollo arrosto (pare fosse questa la Sua passione), e la commovente "Madonna con bambino" che ritrae la rockstar Madonna mentre tiene in braccio il figlio neonato della cugina. In questo periodo Struzzi si dedica anche alla scultura a tema religioso, realizzando una serie di dodici nanorilievi (bassorilievi particolarmente bassi), dal titolo "Via crucis, angolo via Roma". Negli anni '90 Filippo Struzzi si dà alla pittura astratta, ha un “periodo rosa”, un “periodo blu”, in cui queste tonalità prevalgono nei suoi quadri, e un “periodo nero” in cui gli succedono un sacco di guai, ma dopo pochi anni si rende conto di non essere soddisfatto dall'arte moderna, adatta ad essere capita solo da pochi esperti, ed emerge prepotente in lui il desiderio che le sue opere vengano capite da tutti, anche dal popolo incolto. Questo desiderio lo porterà a una svolta definitiva nella sua carriera: attualmente Filippo Struzzi è un apprezzato disegnatore di segnaletiche stradali. Prima esponeva nelle gallerie d'arte di Roma e Milano, ora espone principalmente nella Galleria del Gran Sasso, del San Bernardo, e sull’autostrada del Sole. Ora anche il popolo bue lo capisce. Vorremmo ricordare qui una sua grande opera: il cartello "Autogrill Km. 10" posto 100 metri dopo l'uscita per il casello di Frosinone. Un capolavoro. Ha detto di lui un noto critico d'arte: "Alcuni pittori vengono apprezzati DOPO la loro morte, Filippo Struzzi verrà apprezzato soprattutto PER la sua morte". Il professore ci salutò in tutta fretta: - Ragazzi, ora devo andare, vado a vedere Struzzi come sta, una settimana fa aveva un brutto raffreddore… magari non è grave, ma perché perdere le speranze? Da quel che sappiamo Struzzi è ancora vivo, ma il professore è ottimista. 25 Capitolo VII Sesta lezione: il professore entrò con una bottiglia di spumante di marca "Spumante", di quelle che ti danno al tiro a segno quando ci sono le giostre, la mise sul tavolo, prese dei bicchieri di carta e disse: - Ragazzi, mi hanno offerto un programma in una radio abruzzese, festeggiamo! Offro da bere a tutti! Noi studenti facemmo i complimenti al professore, seguirono alcuni brindisi, e poi il professore ci annunciò l'argomento della lezione del giorno: - Ragazzi, ovviamente oggi parleremo della radio, e io modestamente ne posso parlare con cognizione di causa, perché per anni ho fatto programmi radio, e non solo, ero presente quando questo mezzo di informazione nacque... ora vi racconto... prendete appunti! Mi ricordo, una sera di tanti anni fa, ero in una bettola in un sobborgo di Parigi, con me c'erano Guglielmo Marconi e Albert Einstein. Einstein era un nostro amico un po' scemotto, ma buono come il pane; mi ricordo che quella sera si era ubriacato di birra, e aveva cominciato a dire cose senza senso, del tipo <<E=Mc²! Faccio la bomba!>>. Gli dissi di non farla lì, quelle cose si fanno in bagno! Ma lui continuò a gridare: <<La fusione! E' possibile!>>, era evidente che si riferiva alla fusione dei suoi neuroni, dovuta all'alcool; infatti poco dopo Einstein emise un sonoro rutto e cadde sotto al tavolo, luogo dove era solito passare lunghe nottate, e dove trovò il suo compagno di sbronze Sigmund Freud, che era caduto in coma etilico già da un'oretta. Sigmund Freud faceva lo psichiatra, una professione che si era inventato da solo perché aveva una laurea in medicina ma vedere il sangue gli faceva impressione, e allora si era aperto uno studio 26 dove i suoi pazienti gli raccontavano i loro sogni erotici dopo essersi accomodati su un lettino. Il lettino era necessario perché i clienti erano del suo giro, quindi spesso arrivavano nel suo studio talmente ubriachi da non reggersi in piedi, e neppure seduti. Mentre Einstein e Freud smaltivano la sbronza, Guglielmo Marconi, ubriaco anche lui, mi cominciò a parlare di una sua idea per trasmettere parole e suoni a distanza. Mi spiegò anche come avrebbe chiamato l'invenzione: "Telegrafo senza fili". Dovete sapere che Guglielmo Marconi aveva la fissa contro i fili, li odiava: si incavolava se c'era un filo di vento, o se parlavi con un filo di voce, perdeva di proposito il filo del discorso, se mangiava la pizza e la mozzarella faceva i fili piantava su un casino, per non parlare di quando una ragazza gli faceva il filo. Aveva questa fissa anche sul lavoro, infatti aveva inventato la colla che non fa fili, la sottiletta che non fila nel forno, l'alpinismo senza fili (il free climbing). Io gli dissi che “telegrafo senza fili” era un nome orrendo! Ma voi pensate se uno direbbe mai agli amici "Dài! Accendi il telegrafo senza fili, sentiamo che fanno", oppure, "Mi sono fatto un telegrafo senza fili col frontalino estraibile, così non me lo fregano", sentite? Suona male! Gli consigliai un nome fantascientifico, "Radio", che non vuol dire nulla, ma suona bene! Poi chiesi a Marconi cosa avrebbe trasmesso, e lui mi disse: <<Ma... avevo pensato a cose classiche, tipo segnali in codice Morse, pi pi pii pi pi pi, ora vanno per la maggiore>>, io gli risposi:<<E uno dovrebbe passare il suo tempo ad ascoltare pi pi pii pi pi pii?! Ma andiamo! Perché invece non trasmetti canzoni, magari intervallate da chiacchiere fatte da imbecilli col microfono?>>. L'idea gli piacque e dopo due mesi aprimmo la prima emittente radio del mondo: Radio Marconi Libera, con sede a Milano. Facevo un programma di musica dal titolo "programma dove mettiamo della musica e ogni tanto parliamo pure", eravamo agli inizi e con i titoli non ci sapevamo fare molto. Con me c’erano Claudio Cecchetto e Linus, che già 27 facevano radio da allora. Il successo fu straordinario, essendo gli unici in onda al mondo. Quanto a Guglielmo Marconi, morì nel '37 mentre provava la sua ultima invenzione: l'ascensore senza fili. Si fece otto piani in caduta libera e finì spalmato, anzi, tatuato, sul pavimento del piano terra. Una prece! Fine lezione! Vi saluto! Detto ciò il professore prese la borsa e se ne andò tra gli applausi. Quando era entrato la borsa non l'aveva, infatti prese la mia. Non ho mai osato chiederla indietro. Quanto al programma del professore ha avuto enorme successo, la radio, essendo locale, si dovrebbe prendere solo in Abruzzo, ma a quanto pare le onde radio arrivano anche in Albania, dove il professore ora è più conosciuto di Fiorello. Il nome del programma? Lui l’ha chiamato Radio ulna, perché va a braccio. 28 Capitolo VIII Nell’estate il noto cantautore Bob Dylan è passato in Abruzzo per un concerto, naturalmente il professor Zolla, appena saputo dell’evento, volle fare una lezione a tema. Entrò in classe con una chitarra a tracolla, un paio di pantaloni psichedelici (fatto curioso, anche i pantaloni li teneva a tracolla), e i capelli pettinati afrostyle (per intenderci, come i “Cugini di Campagna”). Ci guardò con aria vissuta e disse: -Ragazzi, dovete sapere… io ho fatto il ‘68 - Provi l’89 24 24, lì sanno tutto. Questo consiglio fu dato da Borgioni, uno studente che non ha mai capito un cavolo, e che quindi farà strada. Il professore lo ignorò e proseguì: Dunque, avrete saputo che il cantautore Bob Dylan passerà in Abruzzo e molti hanno detto che è la prima volta che Dylan verrà qui. Non è vero! Bob Dylan passò in Abruzzo nel ‘61, allora non si chiamava ancora Bob Dylan, ma Bob Di Fonzo, figlio di emigrati in America, venuto in Abruzzo a trovare il nonno. Quando lo vidi per la prima volta era un cantantucolo folk così basso da poter fare il filo alla Barbie, così piccolo che per vederlo avevo bisogno degli occhiali da lettura; aveva un aspetto da hippie, stava in un angolo della stazione di Pescara, suonava la chitarra e chiedeva spiccioli per prendere il treno; io mi dissi "Ecco il solito frikkettone! Altro che biglietto, con quei soldi ci compri la droga!", poi invece lo vidi che effettivamente si comprava il biglietto. E lo arrotolò per farsi una canna. - 29 Sì, il ragazzo fumava, fumava roba così pesante che quasi gli usciva l’ernia, non fumava le canne, fumava le canne mozze (molto più potenti). Mi avvicinai e gli chiesi: <<Ciao, giri il mondo suonando da solo?>> E lui mi disse: <<Il mio gruppo è a New York, ma loro per meno di 5000 dollari da lì non si muovono>>, <<E’ la loro tariffa per una sera?>>, <<No, è la cauzione decisa dal giudice...>>. Capì che il ragazzo aveva stoffa , gli proposi un nome d’arte: Dylan Bob, che faceva tanto fumetto, ma lui preferì Bob Dylan. Creai un gruppo, formato da lui e da 4 ragazzotti inglesi presi dalla strada, il gruppo prese il nome di "Gli Scarrafoni". Il problema era che Bob scriveva canzoni assurde per via delle potenti droghe che si fumava, e alla fine fu cacciato da "Gli Scarrafoni". I restanti componenti del gruppo, i 4 inglesi, inglesizzarono il nome "Gli Scarrafoni" in "The Beatles" e se ne tornarono a Liverpool. Non ho mai saputo che fine abbiano fatto. Io restai nel giro della musica e anni dopo fondai un gruppo punk in cui suonavo il trapano elettrico. Quanto a Bob Dylan tornò in America e continuò a scrivere canzoni astruse sotto effetto della droga, ma nel frattempo anche il pubblico aveva cominciato a fumare robe pesanti, tanto pesanti da capire le canzoni di Bob Dylan, che divenne un artista famoso. Da allora Dylan si è fatto notare per il suo impegno politico, infatti si è sempre ricordato di andare a votare. Tempo fa si è addirittura esibito in un concerto di varie star musicali per il Papa. Qualcuno ha fatto polemiche per questo, ma io non capisco, in fondo di tutti gli artisti presenti quella sera, lui è l'unico che grazie al fumo ha davvero visto la Madonna! 30 Il professore prese la chitarra e cominciò a cantare "Like a rolling stone" in versione dodecafonica, mentre noi ondeggiavamo gli accendini per fare atmosfera da concerto. Uno studente avvicinò troppo l'accendino al professor Zolla, proprio mentre gli partiva uno starnuto. La sua fiatata alcolica fece il resto, una fiammata investì i giubbotti degli studenti appesi al muro, davanti a questo spettacolo il professore attaccò una versione country di "Great balls of fire", mentre gli studenti cominciarono a pogare. Che concerto ragazzi! Meglio dei Sex Pistols degli anni d'oro! Per la cronaca, anche la mia giacca finì bruciata nel rogo, un capo firmato da mille euro. Vabbeh, capita. 31 Capitolo IX Ottava lezione. Premessa: Cetteo Zolla, professore a contratto di storia revisionista, assume alcool in quantità da bilancio statale, ma vi assicuro che quel giorno aveva davvero esagerato. Entrò in classe vestito con una toga fatta con un lenzuolo, si girò verso di noi e salutò: "Ave studenti!". Capimmo subito che quel giorno si sarebbe parlato dell’antica Roma. Il professor Zolla è solito indossare abiti ispirati alla lezione del giorno, ma la scelta del lenzuolo per farsi una toga era stata influenzata dall'alcool, invece di un lenzuolo bianco aveva indossato un lenzuolo rosa con orsetti giallo canarino. Più che un antico romano sembrava un cubista attempato del Muccassassina (nota discoteca per omosessuali di Roma. Evitate di chiedermi perché conosco questo locale e io eviterò di chiedere perché lo conoscete voi). Naturalmente il professore aveva dietro un'anfora di terracotta piena di vino, che si portava spesso alla bocca. L'anfora era da 20 litri ed era già mezza vuota. Questo spiega molto della seguente lezione. Il professore si mise in piedi sulla cattedra a mo' di tribuno romano e prese la parola: - Romani, amici, popolo mio, non vengo qui a seppellire Cesare perché qualcuno lo ha fatto prima di me! Vengo qui invece a raccontarvi la verità su uno dei fatti storici più noti ma anche più misteriosi dell’antichità: l'incendio di Roma! Scribi, prendete appunti, perché ho scoperto che l'incendio di Roma non fu un incidente! Ho le prove! Ho in mano degli antichissimi documenti che mi ha dato un venditore abusivo che ha il banchetto vicino al Colosseo, mi ha anche dato una sciarpa giallorossa appartenuta a Cicerone, e mi ha assicurato che è autentica. Ma torniamo all'incendio di Roma, come è raccontato da questi documenti eccezionali. Ora vi spiego: Era il 64 dopo Cristo, Roma era una città grande, potente, ma bruttarella. I ricchi della città si resero conto che era ora di dare a Roma un aspetto più bello, a partire dalle loro rispettive case, ma 32 nessuno voleva scucire un soldo, e allora andarono a battere cassa da Nerone. Lo storico Petonio, in uno dei preziosi documenti in mio possesso, ci riporta la risposta data dall’imperatore, risposta che ho tradotto liberamente dal latino: "Assolutamente no! L’anima dei morti vostri e di tutto il vostro blocco abitativo (quartiere)! La pecunia per abbellirvi le vostre case cacciatela voi, a me i sesterzi servono per aiutare il popolo! Invece delle case curatevi delle vostre mogli che avete delle corna così lunghe da procurare ferite agli dei del cielo!" Nerone forse era un po’ maleducato, ma era un brav'uomo, anche ingenuo a volte, e i patrizi, che di cacciare i soldi per rifarsi casa non ne volevano sapere, trovarono un sistema che, ad essere onesti, non era onesto. Andarono dall'imperatore e gli chiesero di stipulare un'assicurazione antincendio per tutta la città con una compagnia svizzera, infatti allora la Svizzera era un regno ricco e prospero grazie alle sue compagnie di assicurazioni. Nerone, pensando al bene dei cittadini, accettò la proposta, anche se costosa. Il contratto venne firmato una sera del 64 dopo Cristo e, esattamente una settimana dopo, durante un viaggio ad Anzio dell'imperatore, scoppiò un clamoroso incendio che distrusse mezza città. Quando i periti dell'assicurazione svizzera vennero a Roma per vedere i danni cominciò una sorta di rappresentazione teatrale collettiva, i ricchi romani, piangendo lacrime amare, cominciarono a denunciare la distruzione di ville a sei piani e di monumenti clamorosi. Nerone, che era onesto, chiese spiegazioni in un discorso davanti ai cittadini, che ci viene riportato in uno dei documenti in mio possesso. Il documento fu scritto dallo storico Ermeio, molto bravo nel suo mestiere. Così ho tradotto dal latino: 33 "Mentitori! Ho letto la lista di immobili distrutti dall'incendio, è tutto un imbroglio, con invenzioni così assurde che neanche Virgilio sotto effetto di erbe mediche ci arriverebbe! Il senatore Lavinio qui dichiara di aver perso una villa di sei piani con piscina! Lavinio, ricordiamo tutti che stavi in una villetta bi-familiare! Gli altri patrizi fanno pure peggio! Persino i plebei! Gente che viveva nelle baracche ora dichiara di aver perso case da sogno… e poi tutti questi monumenti! Noi non abbiamo mai avuto delle terme intitolate a Caracalla! Ma chi è Caracalla?! Ci siamo sempre fatti il bagno nel Tevere! E cos’è questo Pantheon?! Già il nome è ridicolo assai… in quella piazza c'era un postribolo (bordello, casa d'appuntamenti), c’è sempre stato un postribolo, i postriboli non sono così grossi! Ma la peggiore di tutte è il così detto Colosseo! Quando mai abbiamo avuto un anfiteatro così grosso?! E per farci cosa?! Ragazzi, non si può imbrogliare così un’onesta agenzia di assicurazioni, mannaggia ai morti loro e pure ai vostri! Io vado dagli svizzeri e dico tutto! Speriamo che non s’arrabbino..." Nerone non fece in tempo a fare nulla, i cittadini lo presero e lo fecero sparire. L'assicurazione svizzera pagò la costruzione di nuove ville, di nuove case, del Colosseo, del Pantheon, terme di Caracalla e tunnel per la metropolitana a cavallo, inoltre pagò ai romani le spese d’albergo per tutto il periodo della ricostruzione. Ovviamente l’azienda andò in fallimento clamoroso, trascinando nella rovina tutta la fiorente civiltà svizzera di cui si perse perfino il ricordo. La memoria di Nerone venne infangata da storici prezzolati, venne attribuito a lui l'incendio e venne accusato di tante altre cose, ad esempio di aver importunato la sua cuginetta di 8 anni, il che era vero, ma nessuno disse che lui allora aveva 7 anni. Appurato che l’incendio di Roma fu una truffa ai danni delle assicurazioni, vi resterà un dubbio: chi ebbe il compito di appiccare il fuoco? E’ ovvio, furono i cristiani! 34 Il professor Zolla terminò la lezione, svuotò l'anfora del vino rimasto, e se ne andò. Da quel che so io i famosi documenti su cui basò la sua lezione sono stati da lui rivenduti a un museo californiano per un milione di dollari, che ha diviso equamente con il venditore abusivo che glieli aveva offerti. Quanto alla sciarpa giallorossa appartenuta a Cicerone, è stata venduta a un giapponese per due milioni di dollari. Un mese dopo la lezione andai dal professore e chiesi: - professore, ma quella storia dell'incendio di Roma, dei documenti ritrovati, della sciarpa di Cicerone, è vera? il professore prese due banconote da 500 Euro, me le infilò in tasca e disse: - Se te lo chiede un californiano o un giapponese, digli di sì I veri maestri si vedono anche da queste cose. 35 Capitolo X La nona lezione fu breve ma intensa. Il professore entrò in aula vestito da nativo americano precolombiano. Ora, già a leggerlo fa un certo effetto, ma a vederlo di più, poiché dovete sapere che i nativi americani precolombiani giravano pressoché nudi. Insomma, il professore entrò in aula con un gonnellino d'erba e un antico monile d'oro al collo. Lui ci ha assicurato che era un antico monile d'oro, a me sembrava più la maniglia d'ottone della porta del bagno dei professori, ma potrei sbagliarmi, non mi intendo di gioielli antichi e di maniglie moderne. Si girò verso di noi e introdusse l’argomento della lezione: - Ragazzi: dal 1492 ad oggi il mondo occidentale ha celebrato Cristoforo Colombo come il più grande esploratore di tutti i tempi, ma quello che ogni buon storico si deve chiedere è: cosa cercava in realtà Cristoforo Colombo quando partì con tre caravelle? Uno studente disse quello che tutti sapevamo: - Professore, Colombo partì per cercare una nuova rotta per la Cina e le indie, contando di raggiungerle passando per occidente. Il professore lo zittì subito: - Questo è quello che vi hanno fatto credere… ma sul viaggio di Colombo in America ci sono molti miti da sfatare. Dunque, fin da allora la gente aveva chiara una cosa: se volevi andare in Cina dovevi andare a oriente. Lo sapevano tutti, anche i più cretini! Infatti Cina, India e Giappone venivano chiamate “oriente” senza specificare oltre. Colombo questo lo sapeva, non era scemo, e invece ti va dai reali di Spagna e gli dice: “arrivo a oriente passando da occidente”. Vi rendete conto che boiata?! Probabilmente gli sarà scappato da ridere anche a lui mentre lo diceva! Ma i reali di Spagna se la sono bevuta e hanno finanziato il 36 viaggio. Colombo parte da Palos. Se tu parti da Palos e tiri dritto arrivi più o meno all’attuale Washington. Lui, stranamente, punta subito giù e arriva a sbarcare alle Bahamas, e poi direttamente su Cuba. E allora non fare il furbo dicendo che vai in cerca di nuove rotte commerciali! Lo sanno tutti cosa cerca un maschio italiano quando va a Cuba. Colombo non fu altro che il primo caso di turismo sessuale! Riflettete sul fatto che partì per le americhe lasciando la moglie a casa. Cristoforo Colombo ebbe onori e gloria, ma i veri soldi se li fece organizzando viaggi per scapoloni nel nuovo mondo, e dopo di lui molti lo imitarono. Per anni le americhe furono un rifugio per uomini in cerca di avventurette. Un esempio per tutti sono i tanto celebrati Padri Pellegrini, che a bordo della Mayflower partirono dall’Inghilterra per creare il nucleo dei futuri Stati Uniti, o almeno così ci fanno credere… beh, vi assicuro che quando arrivarono in Nord America erano solo “pellegrini”, “padri” lo divennero dopo, diciamo che la nascita degli Stati Uniti fu una nascita indesiderata… ci siamo capiti? Bene, la lezione è finita, ora devo partecipare a una riunione del senato accademico… prima di andarmene voglio darvi un consiglio: non accettate mai caravelle da uno sconosciuto! Il professore scoppiò a ridere per la sua battuta e uscì per dirigersi alla riunione del senato accademico. Naturalmente fece tutta la riunione vestito solo col gonnellino di erba e con la maniglia del bagno appesa al collo. 37 Capitolo XI Per la decima lezione il professor Zolla ci diede un esempio della sua arcinota capacità di ricavare profitto lì dove il profitto non è mai giunto prima. Prese una moneta da due Euro e ce la mostrò: - Ragazzi, studenti miei, oggi voglio spiegarvi come sia bello partecipare a un avvenimento storico, e sapete perché? Noi rispondemmo quasi unanimi: - Per l’emozione di sentirsi parte della storia! Il professore ci guardò con sguardo compassionevole: - Andiamo! Davvero credete che sia questa la cosa più importante? Ragazzi, la cosa più importante è il profitto morale, intellettuale, pecuniario, o almeno un po’ di sesso. In un avvenimento storico c’è sempre la possibilità di ricavare qualcosa. Vi porterò un esempio parlando di un avvenimento storico recentissimo: il passaggio dalla Lira all’Euro! Vi ricorderete che nei primi giorni di circolazione dell'Euro alcune banconote e monete vennero stampate con alcuni difetti, e i collezionisti pagavano queste monete moltissimo; per un centesimo difettato (sul rovescio di pochissimi esemplari c'è la Mole Antonelliana invece di Castel del Monte) si ottenevano anche 2.500 Euro, ciò bastò a dare il via a una caccia al difetto. Io approfittai di questa fase storica. Un giorno mi recai presso un supermarket affollato e, distrattamente, mostrai agli astanti una moneta da 2 Euro, assolutamente normale e uguale alle altre, dicendo: <<Toh... Dante su questa moneta ha gli occhi storti!>> 38 La gente ha cominciò a fissare la moneta, e un commesso mi chiese: <<Ma davvero?>> <<Certo! Guardi, è evidente!>> Dopo poco il negozio si riempì di curiosi, tutti convinti di vedere Dante strabico, qualcuno sostenne di aver letto che giravano delle monete con Dante strabico che valevano tantissimo. Un idraulico di Chieti disse di vedere anche un foruncolo sotto l'orecchio del sommo poeta, altro difetto che aumentava ulteriormente il valore della moneta. Da lì a un’improvvisata asta il passo fu breve. Il "Dante sguercio", come venne ribattezzata la moneta da un collezionista esperto di passaggio, se lo aggiudicò un ingegnere di Frosinone per la cifra di 1500 Euro. Il mio ricavo netto fu di 1498 Euro. Non male! Il giorno seguente mi recai alle poste centrali, mi misi in fila, e tirai fuori una banconota da 5 Euro esattamente uguale alle altre, la girai sottosopra e, mostrandola ai vicini di fila, dissi: <<Toh... questa banconota l'hanno stampata al contrario!>> Dalla furiosa rissa che seguì a questa mia affermazione uscì vincitore il buttafuori di una discoteca di Roma, che acquistò la mia banconota rovesciata per 2000 Euro. Da allora per prudenza evito di andare nelle discoteche di Roma. Non si sa mai. La lezione era finita, il professore guardò l’orologio, prese la giacca e disse: 39 - Bene! Spero che abbiate imparato che un avvenimento storico può farvi guadagnare bene, se siete furbi! Alla prossima lezione, statemi bene figlioli! Il professore se ne andò. Il mio amico Marco, uno degli alunni del professore, prese una banconota da dieci Euro e si recò a un bar vicino all’università per provare il colpaccio. Lo picchiarono. 40 Capitolo XII La lezione successiva del professore saltò perché doveva tenere un discorso a una cerimonia, ma naturalmente noi devoti studenti ci recammo tutti alla suddetta cerimonia per applaudire. Il professore doveva tenere un discorso all’aeroporto di Pescara, in occasione del centomillesimo cliente (che per la cronaca è mio cugino, che per colpa della cerimonia ha pure perso l’aereo), ma come al solito aveva esagerato con gli alcolici... il discorso risentì della cosa. L’aeroporto d’Abruzzo ti porta ovunque! “Amici, autorità, colleghi della stampa, viaggiatori e gente intervenuta solo per scroccare il rinfresco, un saluto a tutti voi. Sono orgoglioso di essere qui oggi, perché questo aeroporto è l’orgoglio d’Abruzzo, grazie ai tanti voli che ci collegano con il mondo: c’è il volo quotidiano PescaraLondra, un volo così economico che i biglietti escono come regalo delle patatine. Un consiglio: munitevi di un biglietto, perché, contrariamente a quello che si pensa, il controllore passa e chi è beccato senza biglietto viene fatto scendere mentre l'aereo è in volo. Altra informazione utile sul volo: la toilet è un bagno alla turca con il buco che dà direttamente sull'esterno dell'aereo. Se non si sta attenti il proprio apparato digerente viene sparato in orbita, e vi assicuro che è un'esperienza traumatica. Come lo so? Lo so e basta! Decollando da questo aeroporto si può andare anche a Milano, per affari, in Canada, per vacanza, a Parigi, per… ci siamo capiti, e in Ucraina, per... per... ehi! Che cacchio c'è in Ucraina?! Vabbeh, transeat... ma parliamo della vera novità, che nell’ultimo anno ha riempito questo aeroporto di clienti: i voli locali! Il Pescara-Teramo: l'aereo fa scalo a Giulianova, e atterra sul corso principale di Teramo, corso San Giorgio, eliminando a ogni atterraggio una ventina di teramani, e andando spesso a sbattere contro il duomo, 41 che viene spostato di un metro a ogni volo. Si è calcolato che fra qualche anno diventerà il duomo di Chieti. D'estate l'aereo, tornando da Teramo, passa per la costa balneare e getta manifestini ai bagnanti, per arrotondare. Altro volo interessante è il Pescara-Chieti: data l'esigua distanza tra le due città, l'aereo non decolla nel vero senso della parola, arriva a Chieti passando per la statale. In alcuni tratti svolazza a un metro o due da terra. Data la presenza di gallerie lungo il tragitto, all'aereo sono state tolte le ali. Avete mai visto un Boeing 747 senza ali? Sembra una supposta. Non lo fate notare al pilota, si offende. Il Pescara-L'Aquila è forse il volo più interessante. AlL'Aquila manca una zona pianeggiante dove atterrare, quindi di solito i passeggeri si gettano col paracadute sopra la chiesa di San Bernardino. L'hostess che spiega come usare i paracadute è di Caprafico (TE) e nessuno la capisce, quindi se stando alL'Aquila vedete una ventina di persone che precipitano a sasso bestemmiando come turchi mentre cercano di aprire il paracadute, non vi sorprendete più di tanto, scansatevi e basta. L'aereo, mollati i passeggeri, va a spargere concimi e letame sui campi di patate della piana del Fucino, vicino ad Avezzano. A volte il pilota si confonde, e molla il letame sul centro delL'Aquila e i passeggeri in mezzo ai campi di patate. Quindi, se passeggiate per L’Aquila, attenti a non calpestare una cacca, e attenti che una cacca non calpesti voi. Chiaro? Veniamo al collegamento Pescara-Roccaraso: dato lo scarso numero di clienti, invece dell'aereo si usa il V.C.S.M., Volo Charter Singolo Mirato, in pratica una catapulta che spara i viaggiatori verso Roccaraso. Ne arrivano il 70%, gli altri finiscono spalmati sulle pareti della Maiella. Uno spettacolo molto suggestivo. Buon viaggio a tutti!” 42 Capitolo XIII Anche la lezione successiva saltò, perché il professore doveva tenere un comizio per le elezioni politiche. Ebbene sì, era quasi scontato che un personaggio come il professor Zolla fosse notato dal mondo della politica, infatti gli venne offerta una candidatura per il Senato della repubblica. Noi tutti studenti andammo ad ascoltare il suo comizio per fare da claque, ma non ce n'era bisogno, perché trovammo la piazza affollata. Cetteo Zolla è una sorta di eroe da queste parti. Il comizio fu il più breve che io abbia mai sentito, ma il pubblico apprezzò. Riportiamo il testo qui di seguito. Discorso agli elettori. “Compagni, amici, lavoratori! Grazie per essere intervenuti così follosi a questo comizio! A saperlo facevo pagare un biglietto! Ma parliamo di politica... tutti chiedono di più al governo, è sempre stato così, ma io vi dico che non basta chiedere... non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi, chiedetevi come potete obbligarlo! Sei benzinaio? Sciopera e blocca i rifornimenti! Sei postino? Blocca la posta! Il ricatto! E' questo che tiene insieme una grande nazione! I have a dream, io ho un sogno, un Mercedes coupé con gli interni in pelle, Ich bin ein berliner, mi va bene anche la berlina, ma ora parliamo di tasse, che so che è l'unica cosa che vi interessa... abbasserò così tanto le tasse in Italia che saranno quelli di Montecarlo a prendere la residenza da noi!” Dopo il comizio la folla tributò un’ovazione al professore, ma la manifestazione elettorale non era finita qui, infatti il professore aveva fatto le cose in grande regalando ai suoi potenziali elettori il concerto di una popstar di successo, Simon. Chi è Simon? Italo svedese, bisnipote del professor Zolla, Simon è diventato negli ultimi mesi uno dei cantanti 43 più amati dai giovani. Riportiamo qui di seguito un articolo apparso sulla rivista “Musica appalla”. Simon, un altro italo svevo di successo (titolo sprecato per gli ignoranti lettori di questa rivista). Simon, nome d'arte di Arhundsen Simonson Gahartseil, è la rivelazione musicale di quest'anno. Il suo album d'esordio "Non so pronunciare il mio nome" ha venduto qualcosa come 500.000 copie, mettendo d'accordo il pubblico e la critica, anche se non si sa ancora su cosa. Il titolo dell’album esprime il dramma di un ragazzo che ha uno di quei rari nomi che comunque lo si pronunci è sbagliato. Brano trainante dell'album è la struggente "Salici smettete di piangere", prima in classifica singoli da oramai sei settimane. Il giovane Simon (ha 20 anni compiuti otto anni fa), riesce a fondere nei suoi pezzi il pop, il rock, il soul, la dance, il gospel e elementi di musica etnica, come il "fischio del cacciatore friulano", antica disciplina musicale che ha consentito ai cacciatori del nord-est di fare clamorose stragi di folaghe. Chi ha avuto la fortuna di assistere a un concerto di Simon avrà notato la carica di sensualità e di fascino che emana, grazie anche ai suoi natali. Il padre di Simon era un bagnino svedese che lavorava a Stoccolma (bellissima la canzone che Simon gli dedica, dal titolo "Se tu fossi nato in Senegal avresti fatto l'istruttore di sci"). La madre di Simon era una fotomodella italiana specializzata nelle foto che si vedono sulle macchine da fototessera piazzate in tutte le stazioni (a lei il cantante dedica un pezzo dal titolo "Tutti credono che quelle foto lì siano di veri clienti"). La bella italiana era in vacanza nella capitale svedese, i due si incontrarono nella spiaggia stoccolmina, e fu il padre di Simon a rompere il ghiaccio, permettendo alla turista di farsi il bagno (se non rompi il ghiaccio è impossibile). Il primo bacio fu la respirazione bocca a bocca praticata dal bagnino sulla intirizzita modella. I due si sposano, decidono di andare in Francia, ma sbagliano a prendere un bivio autostradale e finiscono in svizzera (quel bivio è poco chiaro è ha fruttato alla Svizzera almeno 200.000 abitanti in più). Di lì a 44 poco nasce il piccolo Simon. Il ragazzo avrà problemi a scuola, i professori diranno al padre: "Suo figlio è un ragazzo difficile", e il padre risponderà sorpreso: "Strano, la madre era una ragazza facile". Al liceo Simon crea un gruppo musicale e comincia a esibirsi nei locali, lì viene notato da un talent scout americano che lo porta negli Stati Uniti, dove Simon si esibirà per un anno intero nelle locali feste dell’Unità, con enorme successo. Il lancio definitivo avverrà a Sanremo, dove Simon vincerà la sezione “giovani e fighi” con il brano “Sono giovane e figo”. Qualcuno parla di vittoria preparata, ma il successo di vendite spazza via le polemiche. Simon deve molto ai genitori, ma ha assicurato che pagherà tutto. In una intervista rilasciata alla Gazzetta Ufficiale (rivista che nell’ambiente detta legge) Simon ha dichiarato "il mio pubblico mi ama perché il successo non mi ha cambiato, sono rimasto il pallone gonfiato montato di prima". Simon non ha successo solo in Italia, infatti il suo album è uscito anche in Spagna col titolo “Non sos pronunciares el mio nomes”, titolo ideato dallo stesso Simon, che è uno dei tanti convinti che lo spagnolo sia simile all’italiano, basta aggiungere le “s” alla fine di ogni parola. Un suo singolo è uscito in Lussemburgo, provocando l’uscita di questo paese dall’Unione Europea. Per chi volesse vedere Simon dal vivo è in partenza il "Tiratemisolopomodoribiologicichecitengoallasalute Tour 2005”. Sbrigatevi, sono già quasi esauriti i biglietti e i pomodori. Fine articolo. Il concerto di Simon fu un successo clamoroso, che andandosi ad aggiungere al portentoso minicomizio del professor Zolla diede come risultato una manifestazione elettorale di grandioso impatto. Alle elezioni il professor Zolla venne eletto in venti circoscrizioni, praticamente se si assenta lui saltano le sedute parlamentari. 45 Capitolo XIV Il professor Zolla entrò in classe vestito da operaio, con in mano una borraccia da cantiere, che sul tappo aveva il bollo per gli alcolici del monopolio di stato. Io ci pensai trenta secondi e alzai la mano: - Professore, mi lasci indovinare, oggi si parlerà di lavoro? Il professore mi porse la fiaschetta: - Bravo! C'hai azzeccato! Ti meriti un sorso! Serviti pure... Per non offendere il professore presi un sorso della sostanza contenuta nella fiaschetta. Poi non ricordo molto, so che mi ritrovarono due ore dopo svenuto sul soffitto. Il professore ignorò il mio crollo e andò avanti con la lezione, che riporto qui di seguito grazie agli appunti di un mio compagno di corso. - Cari studenti, come ha detto il vostro collega testé svenuto, oggi si parla di lavoro, ma non di lavoro normale, bensì di lavoro interinale, ovvero lavoro a termine, quello che ha ridotto sensibilmente la disoccupazione in Italia. Pensate che in Abruzzo solo quest'anno ci sono state 1000 assunzioni. Certo, le mille assunzioni sono state sempre degli stessi 50 lavoratori, ma questo è normale con i lavori a termine. Io ho una grande opinione del lavoro interinale, perché permette lavoratori più flessibili che vanno incontro ai bisogni del mercato. Un esempio? Dunque... dovete sapere che, tra le varie attività che svolgo, lecite e meno lecite, c'è anche quella di assessore di Roccaspinacina, piccolo paese dove abbiamo appena costruito una nuova stazione ferroviaria. Moderna, funzionale, bellissima! Ma all’inaugurazione sentivo che mancava qualcosa. Ci pensai e poi capii subito: una stazione moderna non è tale se non è frequentata da tipi strani. Telefonai a 46 una di quelle aziende per il lavoro interinale, o lavoro a tempo determinato, che dir si voglia. Ho registrato la telefonata, che ora vi farò sentire. Il professore tirò fuori un registratore e fece partire la registrazione: <<Buongiorno, sono un assessore di un piccolo paese abruzzese, abbiamo appena costruito una nuova stazione ferroviaria, ma non abbiamo neanche un “tipo strano da stazione”, voi potete far nulla?>>, <<Certo! La nostra azienda ha fornito “tipi strani” per molte stazioni importanti. Le forniremo un fricchettone che chiede spiccioli ai passanti, è una nostra specialità… ha presente il tormentone “ha qualche spicciolo? Devo prendere il treno”? Quello lo hanno inventato i nostri creativi, un grande successo! Vuole anche dei punk? Si piazzano vicino alla stazione a bere alcolici>>, <<Sì, va bene per i punk, e barboni? Ne avete?>>, <<Certo! Abbiamo barboni italiani, dell’est Europa, e abbiamo anche il tipico barbone tedesco biondo con il cane addormentato, è tra i più richiesti. Vuole anche un pazzo da stazione? Uno di quelli che fa cose strane… ne ho uno per le mani…>>, <<Cosa fa?>>, <<Ogni tanto si tira i pugni in testa e grida “Chi è stato?!”>>, <<Importuna anche i passanti?>>, <<Per quello ci deve pagare qualcosa a parte, è opzionale>>, <<Va bene, lo prendo>>. Il professore stoppò il registratore, e con un sorriso orgoglioso concluse: - L’agenzia mi mandò i “tipi strani” in pochissimo tempo. Dovete vedere che stazione che abbiamo ora! C’è della gente così strana che sembra di stare alla stazione Termini di Roma! E tutto questo grazie al lavoro interinale e alle agenzie che svendono i lavoratori interinali. 47 Il professore finì la fiaschetta che aveva cominciato a inizio lezione e ci salutò: - In gamba ragazzi! Io vado a ubriacarmi con i punk della nostra nuova stazione ferroviaria... alla prossima! E uscì. 48 Capitolo XV La lezione del mercoledì è saltata perché il professor Zolla è stato nominato presidente dell’Associazione Italiana Storiografi e Racconta Storie, la cerimonia di nomina è stata commovente, con tutti gli studenti del professore in platea ad applaudire. Alla fine della cerimonia il professor Zolla ha pronunciato un brevissimo ma lucido discorso nel suo inconfondibile stile. Ve lo riporto. “Cosa posso dire… mi avete nominato presidente di questa associazione, e per onestà vi devo dire che ritengo questa nomina un chiaro segno della decadenza della civiltà occidentale. Sono sicuro che a Roma nel 475 d.c. , un anno prima del crollo dell’impero romano, uno come me venne nominato presidente di qualcosa. Grazie!” Dopo il grazie ci furono venti minuti di applausi. Mi avvicinai al professore per fargli i miei complimenti, il professore mi vide, mi diede una amichevole pacca sulla spalla da far arrossare la pelle a Hulk e mi disse: - Ciao caro! Come va? Sai mica che giorno è oggi? - E’ mercoledì professore - Dunque, allora tra due ore devo essere alla serata di gala del congresso nazionale del WWF, devo fare un discorso. Hai la macchina? - Sì, se vuole l’accompagno, per me sarebbe un piacere, da qui a Roma sono due ore di macchina - Due ore?! Sei lento figliolo! Ti farò guidare il carro funebre al mio funerale, se sarai ancora vivo, ma per oggi lascia il volante a me! Prendemmo la mia macchina e andammo a Roma. Quanto può guidare veloce il professore? Vi dirò solo che quella sera ho visto il tramonto due 49 volte, un po’ più veloce e si tornava indietro nel tempo. Dopo quaranta minuti eravamo a Roma. Aiuto! Entrammo nell’albergo dove si teneva il gala del Congresso Nazionale del WWF, nella sala dove era previsto un intervento del professor Zolla. Chi conosce il professore sa che sulla qualità dei suoi interventi ai congressi pesa molto l'orario. Se l'intervento è dopo il Whisky Break, allora si aprono mille possibilità. Quel giorno il professore prese la parola per ultimo, dopo: un Whisky Break, una cena ufficiale con ripasso della lista vini, dieci brindisi, una scommessa (vinta) di resistenza alla vodka con il direttore del WWF sezione russa. Ecco il testo dell'intervento del professore. Agli amici del WWF Amici! C'è ancora tanto, tanto da fare per proteggere i nostri amici animali! Troppe cose ancora non vanno! Quanti animali dovranno ancora soffrire?! Ad ogni esame universitario quanti lupi dovranno crepare per i nostri in bocca al lupo?! Basta con i lupi morti ammazzati e con le balene stitiche! Fatevi gli auguri e vada come vada! E quanti elefanti dovranno ancora morire ogni anno per alimentare il mercato dei pantaloni a zampa d'elefante? E basta con i combattimenti fra animali! Lo sapevate che sono diffusissimi i combattimenti clandestini tra bradipi! Lunghi, noiosi! Così i bradipi rischiano di estinguersi lentamente, molto lentamente, troppo! Del resto certi animali se la cercano... la talpa! Quella la fossa se l'è scavata da sola! Smettiamola di mangiare le chele di granchio! Il mare si sta riempiendo di granchi monchi! Maledette chele di granchio! Frutto della manipolazione genetica tra un crostaceo e una cotoletta! Gli uomini guadagnano troppo con gli animali! Un esempio? Sapevo che nell’equitazione i buoni cavalli da riproduzione costano un sacco di soldi, ma non pensavo che li cercassero così disperatamente, addirittura con scritte nei bagni degli uomini del tipo “cerco stallone da monta, chiamami al numero…”. Per concludere 50 basta con l’annosa questione: è venuto prima l'uovo o la gallina? Non mi importa! Rimandateli indietro tutti e due! Io avevo ordinato un'insalata! Al ritorno a casa guidò ancora il professore, a una velocità tale che la vernice della mia auto si bruciò per l’attrito con l’aria, in autostrada dei poliziotti che ci videro passare si fecero il test dell’alcool. Quando arrivammo il professore mi disse: - Eri stanco, hai dormito per tutto il viaggio. - No professore, credo di essere svenuto. 51 Capitolo XVI Il giorno dopo andai a trovare il professore durante l’ora di colloquio con gli studenti, e lo trovai con un signore dall’aspetto buffo e simpatico, i due erano nell’ufficio del professore intenti a guardare delle foto e a ridere di gusto. Il professore mi vide e mi salutò: - Carissimo! Vieni che ti presento mio fratellastro Astolfio! Eravamo qui che guardavamo delle foto. - Molto piacere di conoscerla, guardavate foto di famiglia? Il signor Astolfio mi mostrò le foto: - No, nulla del genere, solo sana pornografia… Il professor Zolla mi disse che Astolfio era una vera autorità nel campo. Passammo il pomeriggio a guardare foto, e Astolfio mi regalò due annate della rivista “Il massaggero”, un giornale interamente dedicato ad annunci di massaggiatrici. Tornato a casa andai a cercare sull’enciclopedia e, una pagina prima della voce “Zolla, Professor Cetteo”, trovai “Zolla, Astolfio”. Riporto qui di seguito quanto ho trovato. Astolfio Zolla (1958- ) sessuologo di fama mondiale. Nel 1980, da promettente studente di biologia, decide di lasciare il campo della manipolazione genetica per dedicarsi alla manipolazione genitale, che gli dà molte più soddisfazioni; si iscrive in un’università americana, al MIT di Boston, il Masturbation Institute of Technology, istituto dove la masturbazione è una scienza, e lì consegue la laurea con massimo dei voti, lode, bacio accademico con la lingua. La sua tesi di laurea è filosofico morale, il titolo è: “Se la natura non avesse voluto la masturbazione non avrebbe messo il pisello a portata di mano”, tesi che 52 poi viene pubblicata. E’ ora consulente di molti importanti giornali come Playboy, Playmen, Playgirl, Playmobil (il giornale con le Barbie nude), Playstation (il giornale con Super Mario Bros nudo). Nel 1994 fonda un movimento politico, il MIO, Movimento Italiano Onanisti, da Onan, personaggio biblico, che, secondo alcune interpretazioni, era dedito alla masturbazione. Il MIO ottiene molti voti alle elezioni, infatti nel successivo governo Astolfio Zolla viene nominato Ministro dei Lavori Pubici, carica che poi deve abbandonare per dei problemi con mani pulite. Nel 1996 pubblica un libro dove sostiene un’incredibile tesi che fa scalpore nel mondo della scienza: le talpe si sarebbero evolute da una razza di criceti che, un milione di anni fa, avrebbe scoperto la masturbazione. L’abuso di questa pratica avrebbe portato alla cecità, allo sviluppo abnorme delle zampe anteriori e all’abitudine di nascondersi a lungo sotto terra. Nel 2001 smette di navigare su internet per noia, poiché è l'unico uomo sulla terra che sia riuscito a vedere tutte le immagini porno disponibili sulla rete. Iscritto alla setta del culto di Onan, è così dedito alla masturbazione che più volte ha chiesto un mutuo a una banca del seme. I suoi amici lo definiscono un “tipo alla mano”. Nel 2002 regolarizza il rapporto con la sua mano destra sposandola con rito civile, vorrebbe sposarla in chiesa ma la curia si oppone perché lui e la sua mano sono consanguinei. Il suo ultimo libro, dal titolo “Signorina, non posso ballare con lei perché la mia mano è gelosa”, è dedicato alla memoria del padre Franco Zolla, noto ai suoi tempi perché amava tirar tardi nelle case di tolleranza, infatti nel '58, quando le case d'appuntamento vennero chiuse, lui rimase chiuso dentro. 53 Capitolo XVII L’undicesima lezione fu dedicata a un evento di attualità in quei giorni, l’ennesima riunione dei G8 allargati, gli otto paesi più industrializzati al mondo e i loro amici, che si è svolta in una città tedesca, Stamberga sul Reno. Come succede spesso durante le riunioni dei G8, e come è successo anche a Genova a suo tempo, i manifestanti hanno spaccato un po’ di roba, vetrine, negozi, auto, le balle, insomma, la solita guerriglia urbana. Ecco la lezione del professore. - Miei cari studenti, molti di voi hanno visto come è stata ridotta Stamberga sul Reno dai giorni del G8, una città sottosopra. Molti di voi ricorderanno, del resto, come venne ridotta Genova dal G8. Il comune di Chieti, dopo aver visto come vengono ridotte le città che ospitano il G8, ha subito proposto la giusta sede per il prossimo: la città di Pescara. La città di Pescara ha a sua volta candidato Chieti. Queste due città si amano come Caino e Abele. Non so se una delle due città riuscirà a rifilare l’evento all’altra, ma una cosa è certa, nella prossima riunione del G8 il problema sarà evitare le proteste violente da parte delle frange estreme dei manifestanti anti-globalizzazione, che non vanno confusi con la maggior parte dei No Global, che invece sono buoni, bravi e pacifici come Ghandi dopo trenta camomille. A questo proposito, in una manifestazione di No Global, mi sono permesso di fare una lezione sui modi di protestare contro il potere dei vari popoli del mondo, lezione che ora vi ripropongo. Allora… come si protesta contro il potere? La protesta cinese contro il potere: i potenti ti sono nemici? Siediti sul bordo del fiume e aspetta, prima o poi passeranno i cadaveri dei tuoi nemici (o i cadaveri dei nemici di qualcun altro, che potrai scambiare coi cadaveri dei nemici che interessano a te). 54 La protesta araba contro il potere: sarebbe come quella cinese, ma loro non hanno i fiumi, quindi vagano per il deserto in cerca di fiumi con i cadaveri dei loro nemici dentro. Da qui nasce la loro indole nomade. Poveri beduini. La protesta americana contro il potere: impazzisci, entra in una scuola con un fucile canne mozze e spara a chiunque si muova (quindi i bidelli si dovrebbero salvare). La protesta tedesca contro il potere: prendi appuntamento con il capo del governo per protestare, se non ti riceve subito mettiti in fila e aspetta tutto il tempo che ci vuole. I tedeschi sono incredibili, riescono a mettersi in fila anche quando sono da soli. La protesta italiana contro il potere: prendi appuntamento con il capo del governo per protestare, se non ti riceve subito mettiti in fila e aspetta tutto il tempo che ci vuole, ma appena puoi ruba il posto a quello davanti. Gli italiani sono incredibili, riescono a rubare il posto in fila anche quando sono da soli. La protesta indiana contro il potere: datti fuoco. A questo proposito vorrei citare un aneddoto che non c'entra nulla: una volta in India vidi un quadro che ritraeva una persona che stava sdraiata su una catasta di legno infuocata e si lasciava bruciare; io erroneamente pensai che fosse un fachiro indiano che si dava fuoco, ma mi spiegarono che il quadro ritraeva un inventore inglese residente in India, Lord Charles IMETEC, che provava il primo prototipo di una sua invenzione, lo Scaldasonno IMETEC. L'idea c'era, ma dovettero bruciare vive sei generazioni di membri della famiglia IMETEC prima che si arrivasse allo Scaldasonno IMETEC come lo conosciamo oggi. 55 La protesta inglese contro il potere: entra in un pub e ubriacati come una seppia. A dir la verità loro lo fanno anche se non hanno niente di cui lamentarsi, anche se tutto gli va splendidamente bene. Fondamentalmente lo fanno sempre. La protesta irlandese contro il potere: come quella inglese, ma bevendo roba più pesante, e lamentandosi ogni tanto della carestia delle patate (questa fatevela spiegare da un irlandese sobrio, se mai ne troverete uno). La protesta israeliana contro il potere: e' uguale a quella palestinese, perché l'hanno negoziata insieme, ma non si riesce ancora a farla applicare. E’ incredibile quanto possano essere distanti popoli che vivono così vicini! La striscia di Gaza è vicinissima a Gerusalemme, sono appena trenta minuti di autobomba! La protesta giapponese contro il potere: se sei solo fai harakiri, se sei in coppia fai kamasutra. Il tutto con grande educazione; in Giappone, una nazione in perenne sciopero bianco, tutti sono sempre educati, così educati che se si mangiano le unghie le offrono prima ai presenti. Il professore ha ripetuto questa lezione in varie riunioni No Global, e credo che sia anche grazie a lui che la manifestazione No Global del 2002 a Firenze è stata un festival della protesta pacifica. 56 Capitolo XVIII Il professore Cetteo Zolla è stato insignito di una laurea Honoris Causa dal Royal College of Beer Drinkers in Ireland, un prestigioso college irlandese dove non sono ammessi astemi, e per astemi si intende chi beve meno di trenta litri di alcolici al mese. Il giorno dopo il suo rientro in Italia il professore si presentò a lezione tutto vestito di verde. Pensavamo fosse in onore dell’Irlanda, ma a quanto pare aveva semplicemente toppato un lavaggio in lavatrice, trasformando il suo guardaroba di mezza stagione in un delirio di varie tonalità di verde. Ma devo dire che il verde gli donava. Brandendo una bottiglia con l’etichetta “Whiskey per uso industriale – vietato il consumo”, il professore cominciò la lezione, che fu più che altro un racconto della sua esperienza in Irlanda: - Come saprete già, sono stato insignito di una laurea Honoris Causa a Dublino, Irlanda. La cerimonia è stata commovente, una colossale passatella fra tutti i professori del Royal College of Beer Drinkers, e poi abbiamo organizzato una bella rissa di beneficenza, durante la quale ho preso a pugni alcune tra le facce più simpatiche d’Irlanda. Appena la polizia di Dublino si scorderà la mia faccia conto di ritornare da quelle parti. Come saprete già, il volo costa pochissimo, oramai con la diffusione delle compagnie aeree a basso costo si può volare Pescara-Londra timbrando un biglietto dell'autobus, c'è l'apposita timbra-biglietti sull'aereo, e se si danno un 5 Euro extra e un pacchetto di sigarette al pilota, al ritorno ti atterra direttamente sotto casa. Il volo è sicuro, poiché i terroristi hanno paura a volare a basso costo. In Irlanda ho frequentato molti pub. Com'è il cibo in Irlanda? Mastice per arterie. C'è il Cheddar, un formaggio rosso a forma di sottiletta: io l'ho mangiato e mi è apparsa la Madonna che, con un sorrisetto ironico, mi ha detto: <<hai mangiato il Cheddar, eh?>>, quando mi 57 sono ripreso mi hanno spiegato che il Cheddar non si mangia, ma si arrotola e si fuma a mo' di canna. C'è il latte irlandese, così grasso che invece della panna fa la cera per candele! Forse non sarà un granché da bere, ma se lo metti nel serbatoio di un turbodiesel bruci in partenza Schumacher. Il burro irlandese è molto grasso, non si scioglie col caldo e, messo come isolante termico nelle intercapedini dei muri, protegge la casa dal freddo, ma anche da piccole bombe nucleari. Insomma, la cosa più salutare per fare colazione in Irlanda è il Whiskey. Mentre mi distruggevo il fegato (che mi ha fatto pervenire una denuncia per danni morali e materiali) mi è sorta una domanda: perché cacchio noi in Abruzzo abbiamo i pub irlandesi e lì in Irlanda non hanno i pub abruzzesi? Sono bastate un paio di telefonate (ne sarebbe bastata una, ma alla prima ho sbagliato numero) e dopo 48 ore la potentissima Abruzzo Promozione Turismo aveva già aperto un pub abruzzese al centro di Dublino; è un locale dove si serve solo Centerba a 95°, Montepulciano, coglioni di mulo, prosciutto nostrano tagliato a fette spesse tre dita (utilizzabili anche nell'edilizia), e dove si trovano pecore da compagnia. Noi abruzzesi amiamo molto le pecore, specie quando non c'è una donna disponibile, se c'è una donna invece la pecora finisce nel forno. So di un pastore che dopo aver provato entrambe mise la moglie nel forno, ma questa è un'altra storia. Com’è l’Irlanda? I giovani hanno la mania dell’Irlanda, ma a mio parere l’Irlanda è triste, monotona, solo pianure, niente a che vedere con l’Abruzzo. L’Abruzzo è bellissimo, sembra una specie di saggio di fine anno di qualche creatore di mondi. L’Irlanda invece sembra un compito a casa per studenti creatori di mondi… <<Per casa vi do un compito: vi allenerete a fare le pianure, farete una regione solo di pianure>>, <<Professoressa, che flora e fauna dobbiamo metterci?>>, <<Bah… mettete solo patate, pecore, mucche e tanta erba, non fate cose complicate, in fondo è solo un compito per casa… al massimo se non viene un granché usate un po’ di 58 nebbia per coprire…>>. Non deve essere venuto un granché, in Irlanda c’è molta nebbia. Ragazzi, quella di oggi è l’ultima lezione prima degli esami, quindi stasera siete tutti invitati nella mia villa in collina, chi non viene lo boccio. Della festa che ci fu la sera stessa non ricordo molto, so solo che il giorno dopo mi svegliai in un albergo a ore con un gran mal di testa, nel letto con me c’era una spogliarellista bulgara addormentata, due polaroid con me e il professor Zolla che facevamo Bunjee Jumping dal terrazzo della sua villa, e il mio libretto con un “trenta e pacca sulla spalla” firmato dal professore stesso. Spero di essermi meritato il voto, non ricordo. 59 Capitolo XIX Dopo l’esame sono diventato collaboratore stretto del professor Cetteo Zolla, e ho avuto modo di occuparmi delle sue numerose collaborazioni con giornali nazionali e internazionali, avendo così accesso all’archivio degli articoli scritti dal professore. Nei prossimi capitoli vi propongo una mia selezione di suoi articoli apparsi sulla carta stampata. La famiglia Zolla sul Wall Street Journal Qualche mese fa il cugino di Cetteo Zolla, Ultimo Zolla (è l’ultimo di nove figli), creò un’azienda alimentare, e Cetteo Zolla scrisse un breve pezzo che fece pubblicare sul Wall Street Journal. Credo che il professore abbia investito soldi suoi nell’azienda, che pare stia andando alla grande. Riporto qui di seguito l’articolo. I cattivi conigli! Mangiando uno stufato di coniglio quante volte vi è capitato di pensare al povero coniglietto che pur non avendo fatto del male a nessuno è stato ammazzato per essere mangiato? Quante volte vi è sorto un senso di colpa e avete smesso di mangiare un arrosto di coniglio? Da oggi non accadrà più! E’ nata una nuova azienda, la Wild Rabbit, che ha selezionato da tutti gli allevamenti d’Italia solo conigli cattivi, con la coscienza sporca, asociali, criminali, ottenendo così un allevamento esclusivamente di conigli carogne. Una idea davvero innovativa! I clienti della Wild Rabbit potranno divorare conigli su conigli senza sensi di colpa. Volete un esempio? Ieri ho mangiato uno stufato fatto con un coniglio scoperto a consumare papaveri da oppio! Un drogato emarginato dal suo allevamento che meritava di finire arrosto! 60 La mattina, dopo aver mangiato lo stufato di coniglio oppiomane, mi sono risvegliato nudo in un fosso senza un rene. Ed ero a conoscenza del quarto segreto di Fatima. Carino, no? Tifo violento Dopo la partita Pescara-Sanbenedettese, giocata nel 2003, ci furono dei violenti scontri tra tifoseria e forze dell’ordine. Un giornale locale chiese al professor Zolla di scrivere un articolo sulla vicenda. Ecco l’articolo. Scontri tra Ultrà e polizia dopo la partita Pescara-Sambenedettese Traffico bloccato, cassonetti rovinati o addirittura bruciati, campagne per la raccolta differenziata divelte, marciapiedi rotti, il terreno ricoperto di immondizia. Questo è lo scenario del centro di Pescara PRIMA degli scontri ultrà-polizia, e vi assicuriamo che un'ora di guerriglia Ultrà-Forze dell’ordine non è riuscita a peggiorare la città. Dal punto di vista tecnico sugli scontri, avvenuti dopo la partita Pescara-Sambenedettese, c'è poco da dire: i poliziotti hanno avuto facilmente la meglio sugli Ultrà del Pescara, apparsi fuori forma e demotivati. La sera stessa la dirigenza Ultrà ha fatto autocritica: <<Abbiamo perso contro una polizia senz'altro forte, ma non imbattibile... è mancato l'impegno, la voglia di vincere, gli schemi>>. Aumenta intanto la contestazione da parte dei giocatori del Pescara, stanchi di vedere la loro tifoseria sconfitta e malmenata in tutti gli scontri. Mercoledì gli Ultrà pescaresi ricominceranno la preparazione atletica, giovedì si terrà uno scontro di allenamento con gli Ultrà del Montesilvano. 61 Capitolo XX Intervista a un brigatista. La rivista di studi storici e letterari “Gargamella e Birba” ha chiesto al professor Cetteo Zolla di scrivere un articolo sul ritorno del terrorismo di sinistra in Italia. Il professore ha fatto di più, ha preso contatti con un terrorista di estrema sinistra, e lo ha intervistato. Leggete questa intervista e capirete molto di più sul terrorismo politico. Intervista a mano armata! Le Brigate Rosse, benché sconfitte dallo stato, continuano a far parlare di sé, mandando volantini ai giornali, mettendo rudimentali bombe. Qualcuno, più imbecille di altri, spara anche, e ammazza gente innocente. Sono andato a intervistare un brigatista rosso nascosto in Abruzzo, che vuole restare anonimo. Ci siamo incontrati a Pescara, al bar Camplone, nota pasticceria di sinistra (guardando dalla stazione, se guardate dal lungomare è a destra. Se vi ci piazzate di fronte si pone al centro). Il terrorista stava parlando con un cameriere. Zolla: Buongiorno signor Brigatista… che sta facendo? Brigatista: ordino la colazione del terrorista Zolla: La colazione del terrorista? Brigatista: Irish coffee, una bomba e un diplomatico! Zolla: Ah, capisco… senta, cosa vuole dichiarare alla stampa? Brigatista: Colpire lo stato alle reni! 62 Zolla: Ma non era “Colpire lo stato al cuore” ? Brigatista: Lì oramai se lo aspetta… alle reni lo sorprendiamo. Stiamo preparando ordigni… Zolla: Ecco una questione che le volevo porre… ogni tanto fate attentati piazzando dei rudimentali ordigni… sono oltre vent’anni che fate bombe e vi vengono ancora “rudimentali ordigni”! In tutto questo tempo avreste dovuto fare l’atomica! Se siete negati perché non prendete le bombe preconfezionate? Brigatista: Beh… le bombe industriali costano un botto… e poi fare le bombe è un passatempo, io mi diverto… certo, non le sappiamo fare un granché bene, magari dovremmo fare qualche corso, tipo Radio Elettra, so che ti rilasciano un diploma in terrorismo stragista riconosciuto anche all’estero… Zolla: Come vi finanziate? Brigatista: Ci arrangiamo… a proposito, vuole farsi una foto alla Aldo Moro, con “La Repubblica” in mano e la stella delle Brigate Rosse sullo sfondo? Per cinquanta Euro le diamo solo la foto, ma per cinquecento Euro gliela spediamo al Corriere della Sera insieme a un volantino farneticante dei nostri… le interessa? Zolla: No! Avete contatti internazionali? Brigatista: Beh… sa com’è… oramai di partiti comunisti veri e propri ne sono rimasti pochi… l’unico appoggio internazionale che abbiamo trovato è da parte del Partito Comunista Lappone… il loro simbolo è Alce e Martello. Pittoresco, non trova? 63 Zolla: Cosa volete, per cosa lottate? Brigatista: Contro lo stato borghese… Zolla: Suona un po’ vecchio Brigatista: Dice? Allora diciamo… contro la globalizzazione? Zolla: Ma almeno sapete cos’è? Brigatista: Beh… non c’ho capito molto, io sono di un’altra generazione… so che c’entra qualcosa un tale Bill Gates, e dei bambini che cuciono i palloni in Asia, che è una cosa brutta…. ma non so perché… forse rubano lavoro ai bambini che li cuciono qui in Italia… non so… non amo il calcio… Zolla: Ma è il caso di rimettere su le Brigate Rosse? Brigatista: Vuole la verità? Più che altro è un modo per sentirsi di nuovo giovani… si metta nei nostri panni… stiamo invecchiando, molti di noi hanno passato la giovinezza a giocare alla guerra e poi sono finiti in carcere per anni… non sappiamo fare altro… ci annoiamo… e poi non siamo i soli, i ‘70 tornano di moda, anche i Cugini di Campagna si sono rimessi insieme… sa che qualche anno fa Fabio Fazio ci voleva invitare in TV per ricordare i meravigliosi anni ‘70 ? Dovevamo cantare un pezzo insieme a Baglioni vestito col passamontagna e una bottiglia molotov… poi non ci siamo accordati sul prezzo… Zolla: Beh… se per voi è un passatempo… in fondo vi capisco… Brigatista: Com’è comprensivo lei! Posso rapirla per un mesetto? 64 Capitolo XXI Intervista a Bill Gates Nella sua carriera parallela di intervistatore Cetteo Zolla ha intervistato molti personaggi importanti. Questa intervista a Bill Gates è stata pubblicata sul sito della Microsoft, la proponiamo tradotta in italiano. Il mio amico Bill Intervistare Bill Gates non è una cosa che capita tutti i giorni. Grazie a Dio! Sono qui, davanti la residenza di Bill Gates, il padrone assoluto della Microsoft, l'uomo più potente del pianeta. Bill Gates si è fatto una nuova casa nella Silicon Valley. La Silicon Valley NON è la zona tra i due seni di Anna Falchi, molti tendono ancora a confondersi su questo punto. Bill Gates è ricco, molto ricco, e la sua casa lo dimostra. La sua cassetta della posta è un monolocale di 100 mq; nel suo giardino ci sono i classici sette nani, ma i suoi sono nani in carne ed ossa pagati per stare lì fermi. Oltre a questa villa possiede una villa estiva, una autunnale e una primaverile. Aveva anche delle ville per le mezze stagioni che ha fatto abbattere per sopraggiunta inutilità. Appena entrato me lo trovo davanti, non posso non fissarlo con interesse: Bill Gates ha l’aria di chi in vita sua ne ha viste tante, ma ne ha capite poche. In quel momento mi viene un dubbio: come ci si rivolge all'uomo più potente del pianeta? Gli do del Lei? Del Voi? Del Voi Tutti? Oppure Bill Gates è uno di quelli che amano essere trattati come persone qualunque, uno con cui ti puoi prendere anche delle confidenze? Ma sì! Via i formalismi! Gli stringo la mano e gli dico: Zolla: Ciao, vecchio porco grufolante! Come ti butta? lui fa un sorrisone e risponde: 65 Bill Gates: Bene! Vecchio maniaco sessuale! il mio diretto lo raggiunge in pieno volto sgranandogli tre molari. Nessuno mi può dare del maniaco sessuale, su questa questione ho una certa coda di paglia. Lui si rialza sorridendo con i denti rimasti in bocca: Gates: Bene, amo i modi spicci, informali, anche un po' brutali! Il mio tempo è denaro! Zolla: Beato lei! Il mio tempo è cambiali! Io vivo a tre mesi! Dunque, cominciamo l'intervista… dottor Bill Gates, come nacque l’idea di un sistema operativo come il Windows, così adatto agli schemi mentali umani? Gates: Beh… io ho sempre avuto una passione per i criceti. La mente umana e la mente dei criceti si somigliano, e io ho studiato per anni gli schemi mentali dei criceti. Facevo due gruppi di cibo e i criceti andavano verso quello più grosso. Poi misi nel mucchietto di cibo più piccolo una zolletta di zucchero e i criceti andavano ora verso il mucchietto più piccolo. Poi provai a mettere cibo normale da una parte e solo zucchero dall’altra. I criceti ora andavano verso il cibo, ignorando lo zucchero. Pensai ora alla possibilità di mettere più cibo e meno zucchero in un mucchio e più zucchero e meno cibo in un altro mucchio… Zolla: Affascinante, ma come è giunto da questi studi sui criceti al Windows? Gates: Ah.. il Windows… beh… mentre cazzeggiavo coi criceti il mio socio mi telefonò e mi disse: “Hey! C’è un’azienda, la Visicorp, che ha lanciato un sistema operativo a finestre che è la fine del mondo! Potremmo copiarlo, così ci facciamo un macello di soldi!”, il che è successo… 66 Zolla: Infatti il Windows è il sistema operativo più venduto al mondo, come mai un simile successo? Gates: All’inizio Windows non doveva essere venduto al pubblico, venne acquistato dall’esercito, che intuì le potenzialità offensive del nostro programma. Pensi, sarebbe bastato regalare copie di Windows ai russi ed entro breve i loro computer sarebbero diventati inefficienti, sempre bloccati, pieni di bugs e di errori di programmazione. Poi la guerra fredda finì e decidemmo di vendere il Windows sul mercato occidentale Zolla: Spero che prima lo abbiate modificato, migliorato! Gates: Certo che l'abbiamo modificato! Abbiamo apportato una modifica fondamentale! Il Windows per il mercato occidentale non era più gratuito. Mentre Bill Gates mi risponde, non posso fare a meno di notare la sua serenità, ha l’aria calma, saggia, pacifica e soddisfatta, tipica dell’uomo che si masturba almeno cinque volte al giorno. Cerco di turbare la sua calma con una domanda cattiva: Zolla: La accusano di essere un monopolista senza cuore, che se ne frega della gente e dell’ambiente, cosa risponde? Gates: E’ falso come la mia dichiarazione dei redditi! Io amo la gente e la natura! Pensi che sto per lanciare una nuova campagna pubblicitaria del Windows XP dal nome "COMPRA WINDOWS XP E SALVA GLI ORSI BIANCHI" Zolla: Bellina come idea! Come funziona? 67 Gates: Semplice! Per ogni copia rimasta invenduta di Windows XP abbatteremo un orso bianco! Se amate queste bestiacce vi conviene comprare il Windows XP Zolla: Un'ultima domanda, la sua casa è completamente computerizzata e gestita dal sistema Windows XP. Lei dice che un giorno tutte le case saranno così. Ma se si blocca il sistema, la casa si ferma? Bill Gates, indicandomi la finestra del salotto, mi risponde: Gates: Basta chiudere tutte le finestre, uscire di casa e rientrare... di solito funziona L'intervista è finita, lo abbraccio e lo saluto in maniera molto informale, come piace a lui: Zolla: Allora ci vediamo, vecchio puzzone! Bill Gates mi sorride e mi fa: Gates: Certo! Stammi bene, figlio di una padella bucata! il mio doppio calcio con sforbiciata gli sloga la mascella rompendogli altri sei denti Zolla: Bill Gates, mi sei tanto simpatico, ma lascia stare mia madre! Mentre mi avvio verso l'uscita Bill, per terra in un lago di sangue, mi fa: Gates: pvima di uffive fi vicovdi di chiudeve il canceeo Zolla: Certo! Non si preoccupi! Arrivederla! 68 Capitolo XXII Cetteo Zolla contro Bin Laden Sì, avete letto bene, il professor Cetteo Zolla ha affrontato il nemico pubblico numero uno. Il tutto è riportato in un articolo che il professore ha pubblicato sull’Herald Tribune. Eccovi l’articolo, incredibile, ma confermato da fonti CIA, CNN, Al Jazeera, e da mia zia che sa sempre tutto di tutti. Bin Laden è in Abruzzo. Non disturbatelo. L'11 Settembre è passato da tanto, la guerra in Afghanistan è dimenticata, ma Bin Laden ancora non si trova. Bin Laden, l'uomo che dopo 10000 anni di evoluzione del genere umano continua a vivere nelle caverne, è ancora vivo, ma dov'è? Per rispondere all’interrogativo, e per la degna taglia che pende sulla sua testa, mi sono messo alla sua ricerca. Le ultime notizie lo davano in Pakistan a seguire via satellite la programmazione del Disney Channel. Sono andato in Pakistan con la mia segretaria, Genoveffa, in cerca della caverna di Laden, per gli amici Bin. Siamo finiti in una zona del Pakistan piena di Talebani. Trovare la zona è stato facile, sono sull’elenco. Una volta in zona ci siamo recati in un pub talebano, un pub dove non puoi ordinare prodotti che siano proibiti dai Talebani, quindi non puoi ordinare: carne, pesce, prosciutto, alcool, carte telefoniche, formaggio, biglietti del pulman, dolci, sigarette, rasoi usa e getta, schiuma da barba, quotidiani, biglietti della lotteria, penne, patatine, cioccolato, caffé e latte, cocktails analcolici, acqua gassata e liscia, gomme da masticare, profilattici, e così via... Ehi! Cosa resta da ordinare? Ah, sì, l'unica cosa, se si escludono le armi, che da queste parti si trova facilmente: la droga! Oramai la usano per nutrirsi, 69 condendola con olio per armi. Ho ordinato succo di papavero da oppio e una pizzashish condita con olio di Kalashnikov. Durante il mio fiero pasto un Talebano si avvicina e mi fa: Talebano: io dare te camel per tua segretaria. Zolla: la mia segretaria non fuma... Talebano: Non la sigaretta, io dare camel, animale gobbato! Zolla: ah... ho capito, vuoi comprare la mia segretaria con un cammello! Talebano: No! Cammello è trasporto per fare andare via tua donna! Tua segretaria brutta come sete nel deserto! Beh, il talebano aveva ragione, la mia segretaria fa spavento, ma così spavento da far passare il singhiozzo, da interrompere uno sciopero a singhiozzo, la mia segretaria fa così spavento che è il vaccino definitivo contro il singhiozzo. La bruttezza della mia segretaria mi fece venire un'idea. Le misi una barba finta. I talebani la scambiarono per un fratello di Bin Laden e la portarono in una caverna, dove la mia segretaria incontrò Bin Laden. La mia segretaria a quel punto si tolse la barba, e Laden rimase terrorizzato dal suo aspetto. Da questo potete immaginare la bruttezza della mia segretaria, contando che Bin Laden nei mesi di astinenza ha sfogato la sua virilità su un cammello. E non parlo di un cammello femmina. Bah, finché c'è l'amore... Bin Laden, terrorizzato dalla mia segretaria che cercava di baciarlo, è fuggito nella parte più profonda della sua caverna, e si è perso, riemergendo una settimana dopo in una grotta del Parco Nazionale d'Abruzzo. Questa non era una grotta qualsiasi, ma trattavasi di residence per orsi scapoli. Beh... qualcosa è successo... ora Bin Laden è la fidanzata di Bombo, l'orgoglio del Parco Nazionale, un orso di due tonnellate con le carenze 70 affettive di un ergastolano e sessualmente dotato (come orso, ma anche come tirannosauro non sfigurerebbe). Spero che l’amore abbia cambiato Bin Laden. 71 Capitolo XXIII La seconda guerra in Iraq In chiusura di questo capitolo ho voluto inserire il reportage effettuato dal professor Zolla in Iraq in occasione della guerra. Il professor Zolla è un grande storico e giornalista e pochi giorni prima dello scoppio delle ostilità si è recato in Iraq per seguire da vicino la vicenda. I suoi reportage sono stati pubblicati dalla Gazzetta del Partito, giornale di Pechino, dall’Eco del Gayser, il principale quotidiano Islandese, e dall’Honolulu Post, giornale hawaiano. Ecco a voi il diario di guerra del professor Zolla. Guerra a Saddam Kuwait City, 18 marzo 2003. Amici lettori, comincia da oggi il mio diario di guerra. Seguirò l’esercito americano nella imminente invasione dell’Iraq. Oggi Bush ha lanciato un ultimatum a Saddam Hussein, chiedendogli di sloggiare, ma escludo che il baffone se ne vada spontaneamente. Bush si è fissato su questa guerra, la vuole fare e non sente ragioni. Ha passato i giorni scorsi telefonando a mezzo mondo per convincere i membri dell’ONU a votare a favore dell’intervento armato in Iraq. Chi la pagherà la bolletta? Avrà fatto cento telefonate a nazioni che neanche saprebbe ritrovare sul mappamondo. So che alcune volte ha anche sbagliato numero. Quattro giorni fa voleva chiamare il presidente cinese, invece ha beccato una centralinista erotica di Hong Kong, e per mezz’ora ha cercato di convincerla della necessità di bombardare Baghdad. La centralinista erotica gli ha risposto: <<OK, se questo è quello che ti eccita…>>. Povero Bush, tra l’altro è convinto di dover dichiarare guerra a due nazioni: l’Iraq e l’Irak. Il generale Powell sta cercando da giorni di spiegargli che sono la stessa nazione scritta in modo diverso, cambia solo una lettera alla fine, e lui ogni volta risponde: <<E allora anche Iraq e Iran sono la stessa nazione, cambia solo una lettera alla fine!>>. Bush 72 non è mai stato un genio, quando all’università fece un test di intelligenza da solo abbassò la media americana di due punti. Del resto per governare gli USA non è necessario essere troppo intelligenti, Reagan lo ha dimostrato. Ora stiamo aspettando che l’ultimatum scada. Iraq, giovedì 20 marzo 2003: gli americani hanno cominciato l’attacco quando l’ultimatum non era neanche scaduto perché qualcuno gli ha detto in che palazzo si era nascosto Saddam, e loro hanno buttato qualche centinaio di bombe. Siete di Baghdad e avete un debito con una banca? Basta che indichiate la sede della banca come probabile nascondiglio di Saddam, gli americani farciranno la vostra banca di bombe e il vostro debito salterà in aria con essa. Iraq, 21 marzo 2003: Saddam è vivo, è apparso in tv. Alcuni dicono che potrebbe essere un suo sosia. Ho conosciuto due sosia di Saddam, sono persone allenate a sostituirlo in qualsiasi occasione. So per certo che a volte danno perfino due botte alla moglie di Saddam. Io sto seguendo la colonna di mezzi militari che sta penetrando in territorio iraqeno. Una carovana lunga quattro chilometri e mezzo che punta verso Baghdad. Stiamo procedendo a 50 km orari e fino ad ora non abbiamo incontrato resistenza. Intanto le truppe americane dicono di aver già conquistato Faw , porto dell’Iraq. Lì a Faw di americani non ne hanno visti, ma il generale Frank, comandante delle forse USA in Iraq, ha spiegato che oltre agli aerei invisibili gli americani hanno carriarmati invisibili e soldati invisibili, con cui avrebbero già invaso molte città iraqene. Tentativo infantile di guerra psicologica contro gli iraqeni, ma ci sono cascati solo gli inglesi, che non stanno sparando per paura di colpire questi eserciti americani invisibili. Mr. Bean non è un caso isolato. Iraq, 22 marzo: la colonna lunga quattro chilometri e mezzo procede a velocità sostenuta verso Baghdad. Nulla di nuovo. 73 Iraq, 23 marzo: procediamo verso Baghdad. Dovevamo arrivare già ieri, ma a un certo punto mi è arrivato il generale Frank e mi ha detto: <<Siamo arrivati a Isfahan, in che parte dell’Iraq è Isfahan?>>, e io: <<Isfahan è in Iran>>. Frank si è rintanato in un angolo e si è messo a piangere. Poverino, non è colpa sua. Semplicemente la colonna andava così sparata che hanno superato l’uscita Baghdad Nord, e sono finiti in Iran. Siamo usciti al casello e siamo rientrati in direzione Baghdad. Questa volta li guido io, così forse arriviamo. Iraq, 24 marzo: proseguono i bombardamenti in varie città iraqene, civili iraqeni ci hanno rimesso le penne. Ho chiesto al generale Frank: <<Ma se usate le bombe intelligenti, perché muoiono i civili?>>. E lui mi ha risposto: <<Che ci vuol fare… la bomba è intelligente, ma non si applica…>>. Iraq, 25 marzo: Ci sono battaglie a Nassiriya e a Bassora, che gli americani davano già per conquistate. La verità è che qui non ci si capisce nulla. Tutto questo macello per il petrolio? Vorrei parlare con Bush e proporgli forme alternative di investimento. Un mio cugino alleva struzzi. La sabbia mi è entrata anche nelle mutande. Dà fastidio, sapete? Siamo a Karbala, cento chilometri da Baghdad, attendiamo le altre truppe. Le altre truppe attendono noi. C'è un po' di confusione. Frank dice che tutto va come previsto. Sarà vero, ma girava con un manuale intitolato "General of the US army in ten lessons". Ieri ha mandato via radio un ordine di attacco a un gruppo di soldati a 50 km a sud di Baghdad, unico piccolo problema, erano soldati iraqeni. Gli è arrivata una telefonata di un ufficiale iraqeno incavolatissimo che gli ha detto: <<Hey, imbecillone, almeno una regola teniamola: io do ordini ai miei e tu ai tuoi, ok?>>. Frank si è vergognato come un cane, poi ha cercato di salvare la faccia dicendo: <<Ammetterete però che era una mossa a sorpresa!>>. Poverino. E' che qui con tutta questa sabbia non ci si capisce niente! 74 Iraq, 26 marzo: sabbia dappertutto. Qualche battaglia qua e là, ma a giudicare dalla confusione non escluderei che si stiano sparando i marines fra di loro. Il generale Frank ha avuto una crisi di nervi, dice che la convenzione di Ginevra dovrebbe proibire la sabbia, che è disumano combattere in queste condizioni. Ieri una tempesta di sabbia non permetteva di vedere a un palmo dal naso, un elicottero Apache mi è entrato in tenda, ne sono scesi dieci soldati vestiti come i fantastici quattro che mi hanno gridato: <<Dov'è Saddam?! Parla!>>. Gli ho indicato nord e gli ho detto: <<E' un attimo in bagno, dritto per di là>>. Sono corsi verso i bagni e non li ho più visti. Nessuno li ha più visti. Se credete che abbiano mandato i più cretini a cercare Saddam, allora non avete parlato con quelli che li hanno mandati. Iraq, 27 marzo: ieri gli americani hanno provato un nuovo tipo di bomba intelligente, ma poco prima di colpire il bersaglio la bomba ha cambiato direzione ed è volata via. E' troppo intelligente per autodistruggersi, è meglio usare bombe un po' più cretine. Gli iraqeni hanno abbattuto un aereo invisibile americano, che costa un botto di soldi. Pare che Bush abbia telefonato a Tareq Aziz e gli abbia fatto un cazziatone: <<Tareq, finché si scherza si scherza, ma mi avete abbattuto un aereo invisibile da milioni di dollari!>>, Tareq si è sentito un po' in colpa e gli ha risposto: <<Scusaci, ti giuro, non l'avevamo visto...>>. E' una guerra strana, non ci si capisce nulla... troppa sabbia! Oggi hanno paracadutato mille parà. Loro dicono di averli paracadutati a nord di Baghdad. Noi dovremmo essere a sud. E allora come mai mi ritrovo un paracadutista infilato nel water da campo? Qui c'è un gran macello. Ripeto, troppa sabbia. Iraq, 28 marzo: La CIA ha fatto sapere che si preparano più di mille kamikaze per colpire i soldati americani. Il presidente Bush non sapeva esattamente cosa fossero i kamikaze e allora ha cercato la parola sull’enciclopedia, e dopo cinque minuti ha dichiarato guerra al Giappone. Era già partito un aereo con una bomba atomica diretto a Hiroshima 75 quando qualcuno ha spiegato a Bush che il Giappone non c’entrava nulla e che questi kamikaze erano islamici. Hiroshima non lo sa ma ha rischiato un deja vu. Intanto pare che gli iraqeni stiano preparando la guardia scelta di Saddam, soldati che vengono trattati con tutti i riguardi, che vivono nel lusso, ben nutriti e pieni di donne che li curano con amore. Il risultato è strano, i membri della guardia scelta di Saddam sono dei viveur obesi e viziati, incapaci persino di alzarsi dal letto senza aiuto. Come soldati non funzionano molto, se non come propaganda, infatti se ne verrà catturato uno e comincerà a raccontare la vita che fa, almeno 5000 marines diserteranno per unirsi alla guardia scelta di Saddam. Anche io lo farei, ma ci vogliono raccomandazioni per entrarci. Intanto i soldati americani si preparano a tutto. La guardia scelta di Saddam, allenata soprattutto alle parate, si muove per lo più a cavallo, e gli americani hanno sviluppato un missile anticavallo. Gli americani hanno un missile per tutto. Iraq, 1 aprile: E’ battaglia a Bassora. Di queste famose armi chimiche di Saddam non c’è traccia, e il sospetto che siano una scusa americana per far fuori Saddam è sempre più forte. La CIA si sarebbe giustificata così: “Gli iraqeni hanno le armi chimiche, ma non le usano per non far vedere che le hanno”. Ora ne sono certo, Woody Allen lavora per la CIA, gli scrive i testi. Iraq, 2 aprile: siamo a 30 km da Baghdad Iraq,7-8 aprile: Bassora e Baghdad quasi cadute, e ci sono voluti solo 6000 morti civili. Non è così grave se non li conosci di persona. Iraq,9 aprile: a Baghdad si festeggiano gli americani, ma la città è nel caos, tutti rubano e l’ordine è saltato, non c’è più nessuna regola, tutti contro tutti. Messa così sembra grave, ma contate che in certi quartieri di 76 Napoli è la normalità, e alla fine sopravvivono. La gente sta rubando di tutto dalle case di Saddam, uno, nella foga, gli ha rubato anche un figlio. La guerra è finita, io me ne tornerei in Italia, con me riporto i sette nanetti che ornavano un giardino di una villa di Saddam. Tutti rubavano, li ho visti, mi sono piaciuti, li ho presi. Ho fatto male? Italia, 30 luglio: sono passati mesi, la guerra è lontana, ma in Iraq continuano gli attentati contro soldati americani, ne muoiono più adesso che durante le ostilità. Come al solito crollano gli altarini, dopo mesi si scopre che le armi chimiche erano una balla, che forse Saddam si è accordato per fuggire e lasciare spazio agli americani. Intanto il governo che gli americani hanno messo su per sostituire Saddam ha dei nomi da malavita organizzata, la popolazione iraqena si lamenta, e le aziende americane si stanno spartendo la torta. E’ moralmente ingiusto assistere impotenti a tutto questo senza poterci guadagnare un soldo. Nella prossima vita rinasco industriale americano. Conclusione: alla fine hanno beccato Saddam Hussein con la barba lunga e fin dai primi interrogatori è emersa una grande verità: sta meglio senza barba. Ora gli faranno un processo, e credo abbia poche speranze di farla franca, a meno che non prenda come legale Taormina e non si iscriva a Forza Italia. 77 Appendice Concludo questo libro con una leggenda che gira ad Alanno, paese di origine di Cetteo Zolla, sulla sua straordinaria età. Questa leggenda ha per protagonista il nonno di Cetteo Zolla, Aleandro Zolla, che aveva fama di grande patriota e di uomo onesto fino al midollo. L'essere onesto in un mondo di furbi aveva procurato ad Aleandro Zolla grandi delusioni e amarezze. Quando nacque il piccolo Cetteo Zolla il nonno prese il bambino e lo mostrò al cielo, dicendo: - Dio, nella mia vita ho visto un’Italia piena di tanta disonestà, di tanta corruzione! Tra poco morirò, lasciando questa nazione più corrotta di come l’avevo trovata! Ma per mio nipote voglio un futuro diverso! Voglio che quando giungerà alla fine della sua vita, non lasci un’Italia disonesta. Dio, ti scongiuro! Non far morire mio nipote Ercole in un’Italia corrotta! Si dice che Dio, impietosito, abbia esaudito il buon Aleandro, concedendo al nipotino Ercole l'immortalità. Cetteo Zolla smentisce questa leggenda, dice di non essere immortale, solo longevo, quindi ha già fatto preparare la scritta per la sua lapide. Sulla sua tomba ci sarà scritto: “Generalità all’interno”. 78