Terziario11_ok 10/12/12 13:36 Pagina 17 Rassegna T U R I S M O C O M M E R C I O Sindacale S E R V I Z I L’APPELLO Campagna nazionale per un’alternativa ai consumi festivi I.R. al numero 44/2012 di Rassegna Sindacale V orremo richiamare l’attenzione del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport su alcuni problemi che negli ultimi anni hanno sensibilmente peggiorato le condizioni di lavoro dei dipendenti del settore del commercio. Il decreto Salva Italia, varato dal governo Monti nel dicembre del 2011, ha liberalizzato gli orari e le aperture domenicali e festive nel settore del commercio, in contrasto con la titolarità delle Regioni in materia, consentendo così una completa libertà di scelta da parte delle aziende commerciali su quando e dove aprire. Contrariamente a quanto sostenuto dai fautori delle liberalizzazioni, il “sempre aperto” non ha aumentato i consumi, tanto meno i posti di lavoro, né ha portato vantaggi economici alle imprese, per il conseguente incremento dei costi di gestione. Per i dipendenti, costretti a turni di lavoro più lunghi e meno retribuiti rispetto a prima, si è trattato di un significativo peggioramento della vita. In particolare per le donne, la grande maggioranza dei dipendenti, per le quali è diventata sempre più difficile la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Sappiamo che sono tante le categorie di lavoratori che svolgono la loro attività durante le domeniche e i festivi, ma si tratta prevalentemente di servizi essenziali, importanti per la tutela e la coesione sociale (ospedali, trasporti, forze di polizia). Fare la spesa la domenica o nei giorni festivi può essere certamente un vantaggio per i consumatori, ma non un servizio essenziale per la collettività. Tra l’altro da anni le aperture domenicali e festive erano garantite a rotazione dalla programmazione dei comuni e dagli accordi sindacali, salvaguardando gli interessi di tutti, consumatori, aziende, lavoratrici e lavoratori. segue a p. 20 Avviate le trattative per i rinnovi contrattuali Una sfida importante L’ inverno è alle porte cosi come la prossima stagione contrattuale, che vedrà la Filcams Cgil impegnata in due importati tavoli negoziali: il turismo e il pulimento/multiservizi. Entrambi i contratti nazionali sono in scadenza, il 30 aprile 2013, e per entrambi i settori è stata votata e approvata dalle lavoratrici e lavoratori, la piattaforma rivendicativa per avviare le trattative. Più di 800 assemblee, circa 18mila votanti ed una percentuale di favorevoli superiore al 96%, per il turismo, mentre per i multiservizi sono state svolte quasi mille assemblee, durante le quali hanno votato circa 28mila lavoratori, con una percentuale di favorevoli pari al 96%. Due settori differenti, ma entrambi caratterizzati da una forte presenza femminile e un alto tasso di lavoro precario e flessibile. Il settore turistico ha una forte stagionalità, la concentrazione cioè dell’attività turistica solo in alcuni periodi dell’anno, con un picco dei lavoratori che oscillano da un milione a circa 700mila a seconda del periodo, il 57% è donna ed alta anche la presenza dei giovani. Sono, invece, circa 450.000 le lavoratrici e i lavoratori del settore pulimento/multiservizi, la presenza femminile Roberta Manieri è pari a circa 75%, molto lavoro precario (parttime al 60%) e bassi salari. “Stiamo per affrontare una stagione contrattuale articolata molto difficile,” ha affermato Franco Martini segretario generale della Filcams Cgil, “ma nonostante il perdurare della crisi FOCUS economica che sta affliggendo tutti i comparti, e le relazioni sindacali complesse che hanno portato alla presentazione di tre diverse proposte, auspichiamo un confronto costruttivo e impostato nel rispetto delle esigenze delle parti.” “La difesa del lavoro nella crisi sarà uno dei punti centrali di quello che si annuncia una trattativa quanto mai difficile” ha sostenuto Cristian Sesena segretario nazionale responsabile del settore turismo. “L’ occupazione è minacciata sotto parecchi fronti a partire da temi ••• SEGUE A PAGINA 19 | GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA F Gdo: il lavoro al centro S econdo appuntamento del Progetto Gdo della Filcams Cgil strutturato in due giornate nelle quali si sono approfonditi, sempre con l’importante apporto scientifico dei professionisti della società Trade Lab di Milano, temi strategici quali: i tassi di sindacalizzazione della Gdo, il fenomeno delle terziarizzazioni, la situazione della Gdo nel mezzogiorno e infine un’intera sessione dedicata al sistema cooperativo. La prima sessione, che si occupa di leggere e analizzare dati raccolti internamente alla categoria sulla sindacalizzazione in alcune grandi imprese della Gdo, food e non food, è una importante occasione per evidenziare gli spazi ancora ampi per far crescere in queste realtà l’adesione al sindacato, pur nella consapevolezza delle criticità che caratterizzano questa fase storica. Tra le varie difficoltà che la Filcams deve affrontare esiste anche quello della crescita delle realtà in franchising che sono di difficile penetrazione, in queste situazioni la tutela del lavoratore è più debole proprio a causa della difficoltà di coinvolgimento Daria Banchieri Le prospettive del settore, a Bologna il secondo appuntamento del progetto Filcams Cgil della casa madre rispetto alle politiche attuate nei confronti del personale. La sfida sarà quella di trovare il modo di impegnare le grandi catene del commercio, al rispetto di alcune buone prassi non solo per i dipendenti diretti, ma anche per tutti quelli impiegati nelle società in franchising o consorziate in qualsiasi modo. La sindacalizzazione nei grandi gruppi sconta inoltre due fattori: il blocco del turn over e l’incidenza delle crisi aziendali sul personale. Tra le proposte nate dal dibattito quella di ripartire da una forte campagna di rinnovo dei delegati, ••• SEGUE A PAGINA 18 Terziario11_ok 10/12/12 13:37 Pagina 18 VERTENZE | V COMPASS © A. DI GIROLAMO/IMAGOECONOMICA Una battaglia vincente Rassegna Sindacale Settimanale della Cgil Direttore responsabile Guido Iocca Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra EditoreEdit. Coop. società cooperativa di giornalisti, Via dei Frentani 4/a, 00185 Roma Iscritta al reg. naz. Stampa al n.4556 del 24/2/94 Proprietà della testataEdiesse Srl Ufficio abbonamenti 06/44888201 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] Ufficio vendite 06/44888230 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] StampaPuntoweb Srl, Via Variante di Cancelliera, 00040 - Ariccia, Roma Chiuso in tipografia lunedì 10 dicembre, ore 13 Inserto d’informazione della Filcams Cgil Via L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102 e-mail: [email protected] - www.filcams.cgil.it A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionale Tel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: [email protected] F ••• R idurre i costi, era questa la direttiva della casa madre di Londra di Compass Group, multinazionale della ristorazione collettiva e dei servizi di supporto con 360 mila dipendenti nel mondo. Il risultato in Italia è il licenziamento di più di 800 lavoratrici e lavoratori. 824 per la precisione, su 7941 dipendenti. Roma, Milano, Torino, direttori, addetti mense, amministrativi, categorie protette, tutti licenziati senza esclusione di colpi; 12 quadri, 147 impiegati e 665 operai, addetti alle mense, alle pulizie e agli appalti ferroviari. L’operazione potrebbe coinvolgere il 30% di impiegati e quadri, e la totale eliminazione di figure professionali come i direttori di mensa. Compass group, 360mila dipendenti nel mondo, opera in Italia con i marchi: Eurest (Ristorazione Aziendale) – Medirest (Ristorazione Sanitaria) – Scolarest (Ristorazione Scolastica) – Eurest Service (Servizi di Supporto) – Ristomat e Lunch Time (Buoni Pasto). Il gruppo non è in crisi, ricavi e Scongiurati i licenziamenti, anche grazie alle manifestazioni di protesta dei dipendenti svolte riunioni e corsi di formazione e sia perché non è in perdita. “Abbiamo perso la speranza” prosegue Natalia “all’inizio sembrava ci fossero spazi per le trattative ma non è stato così.” Gli incontri con le organizzazioni sindacali, infatti non sono andati come sperato. Nonostante le contestazioni avanzate da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti Uil in merito a vizi formali e sostanziali della procedura, la posizione della Compass non è cambiata confermando di non ritirare la procedura avviata. Da oltre un mese quindi è stato indetto lo stato di agitazione, Roberta Manieri Banchieri DALLA PRIMA Gdo: il lavoro al centro che possono diventare la testa d’ariete all’interno delle realtà nuove o vecchie della distribuzione. Altro fenomeno che preoccupa e non poco la platea di sindacalisti è quello delle terziarizzazioni che ormai investe non solo le attività non caratteristiche del commercio, ma l’intero core business. Basti pensare alle cooperative esterne che si occupano del caricamento degli scaffali, o lo stesso e-commerce, che oggi è visto come una leva strategica e innovativa, viene spesso gestito tramite società esterne. E se sono ben note le motivazioni che hanno spinto in questa direzione molte realtà del settore, più difficile è prevederne lo sviluppo futuro. Qualche realtà sta facendo marcia indietro, ma altre stanno proseguendo nella dismissione di qualsiasi tipo di attività pur di intravedere qualche possibilità di contenimento dei costi. Ecco un’altra sfida per la Filcams: come evitare il dumping contrattuale, come tutelare allo stesso modo, 18 utile sono in attivo, ma la società dichiara delle difficoltà nell’area del sud Europa, da questo la scelta della diminuzione del personale, anche se la stessa direttiva è stata recepita in maniera diversa da Spagna e Portogallo. La notizia dell’apertura della procedura di licenziamento collettivo è arrivata ai lavoratori dalle organizzazioni sindacali a fine settembre, come un fulmine a ciel sereno. Si aspettavano una riorganizzazione, ma non davvero un’operazione cosi drastica e invasiva. Natalia lavora nel settore buoni pasto presso la sede commerciale di Roma che dovrebbe essere chiusa; e lei, lavoratrice appartenente ad una categoria protetta, rimarrà senza lavoro. Non si aspettava una simile operazione e tutt’ora non la comprende. “Compass non va male, ha avuto un calo per quanto riguarda il settore mense, ma non per il settore buoni pasti.” Tra l’altro, la scelta di chiudere la sede di Roma, secondo Natalia, è alquanto bizzarra, sia perché è anche un ufficio di rappresentanza dove vengono fino allo sciopero del 30 novembre scorso che ha visto l’adesione di gran parte dei lavoratori. Presidi e manifestazioni in tante città, con la chiusura della maggior parte delle mense e disagi per scuole e aziende fruitrici del servizio. “Come mai, a pagare siamo sempre noi, d’ora in poi a pagare siete voi”, è uno degli slogan intonati a gran voce dalle lavoratrici e i lavoratori in protesta. I lavoratori sono “scoraggiati” afferma Francesca gamba delegata di Milano “dobbiamo continuare a lavorare, ma così non ci si riesce!”. Tra l’altro in seguito a questa operazione, la Compass sta già perdendo alcuni appalti – alcuni casi in Veneto, Lombardia e Piemonte: i disservizi creatisi hanno portato molti clienti a sospendere, o non rinnovare, i contratti in corso, con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro. Mercoledì 5 dicembre l’incontro al Ministero del lavoro durante il quale i sindacati hanno ribadito nel metodo e nel merito i rilievi sollevati alla procedura, già denunciati nella fase di gestione sindacale, e hanno confermato che sono disponibili ad entrare nei contenuti della procedura stessa, solo a seguito della condivisione dell’obiettivo di eliminare dal tavolo i licenziamenti. Dopo una lunga discussione, e con l’ausilio e il supporto fattivo del Ministero del Lavoro, l’azienda ha modificato la propria posizione, condividendo di verificare ogni soluzione possibile alla situazione occupazionale alternativa ai licenziamenti. La procedura è stata prorogata al 19 dicembre prossimo, giorno che vedrà la riconvocazione al Ministero del Lavoro di un ulteriore incontro, mentre in questo periodo i sindacati e l’azienda ci incontreranno per individuare gli strumenti da adottare per garantire la continuità occupazionale. Licenziamenti scongiurati quindi, alla ricerca di un soluzione a salvaguardia dell’occupazione e tanta soddisfazione tra organizzazioni sindacali e lavoratori. Uniti si può. lavoratori interni ed esterni che spesso lavorano gomito a gomito, ma con condizioni completamente diverse? La terza sessione di queste due ricche giornate non aiuta a risollevarsi il morale: come sta la Gdo nel Mezzogiorno? Male. Questo è evidente già dalle prime slide del professor Luca Pellegrini, studioso ed esperto delle dinamiche del settore del commercio. “L’Italia, spiega Pellegrini, è un Paese molto diverso dal punto di vista della distribuzione dei format commerciali. Le stesse catene che nel resto d’Europa hanno caratteristiche pressoché identiche, si sono scontrate con forti differenziazioni territoriali che le hanno costrette a forme di adattamento per poter sopravvivere fornendo la giusta risposta alle diverse forme di domanda dei consumatori. E così, se il nord ovest è caratterizzato dalla presenza di Ipermercati della grande distribuzione, il nord est vede invece la prevalenza di supermercati tipici della distribuzione organizzata. Così come nel sud sopravvivono meglio le piccole realtà. E così le grandi catene hanno scelto ognuna una parte dell’Italia in cui svilupparsi, quella più congeniale all’offerta che potevano proporre. E il sud paga le conseguenze di realtà molto variegate, a basso reddito che non permettono economie di scala, e i fenomeni di disinvestimento sono segnali preoccupanti. A concludere questo quadro d’insieme della realtà della distribuzione in Italia, l’analisi della distribuzione cooperativa, in particolare delle 9 grandi cooperative che sono presenti nel nostro Paese: Unicoop Firenze, Coop Adriatica, Unicoop Tirreno, Coop Estense, Nova Coop, Coop Lombardia, Coop Nordest, Coop Liguria. Nell’insieme, tra il formato iper e super, la cooperazione ha il 17.4% della quota di mercato. Se si parla solo di iper, la quota di mercato sale al 28%. L’insieme delle 9 cooperative infatti copre il 22% degli ipermercati e il 9% dei supermercati. Raggiunge le punte più alte di presenza in alcune regioni come la Toscana dove ha una quota di mercato del 50% o l’Emilia Romagna dove si attesta al 40%. L’andamento delle vendite è in generale crescente o stabile, mentre il margine operativo è negativo per molte delle 9 coop, con l’eccezione di Unicoop Firenze, Nova Cooop, Coop Estense. Ma il sistema cooperativo si basa su un indicatore unico che è quello del prestito sociale che viene gestito in maniera diversa a seconda delle caratteristiche delle diverse realtà. Così come diffuse sono le partecipazioni in altre società. Il progetto Gdo della Filcams proseguirà con un ultimo appuntamento conclusivo che, come spiega Fabrizio Russo: “servirà alla categoria a completare l’analisi del settore e formulare proposte in grado di dare risposte ad una platea di lavoratori sempre più variegato. Ma non solo. Perché la vera sfida che a breve la categoria si troverà ad affrontare è quella del rinnovo del contratto nazionale del commercio, terziario e servizi che non nasce sotto i migliori auspici.” • Terziario11_ok 10/12/12 13:37 Pagina 19 IL CASO | C ONE PRICE La lotteria del lavoro precario Luca De Zolt P er i nostri nonni e genitori “contratto” era una parola bella, rassicurante, univoca. Un contratto voleva dire lavoro. Lavoro stabile, pagato, magari soddisfacente. Poi quella parola, contratto, ha cominciato ad assumere sfumature sempre diverse, sempre più sospette, sempre più cariche di dubbio e perversa indeterminatezza. I nostri avi volevano certezze, vite pantofolaie, gondole di plastica sopra il televisore. Ma le generazioni di lavoratori che man mano si sono affacciate sul mercato del lavoro avevano bisogno di sempre più dinamismo e meno polvere, soprattutto le donne. Così per primi sono arrivati i contratti a metà: i part time, gli orari ridotti, orizzontali, verticali, misti, elastici e flessibili. Ma non bastava. Bisognava sperimentare di più: basta legami indissolubili, basta promesse eterne! È il tempo dei contratti determinati senza limiti. E poi via con i contratti somministrati, a progetto, le associazioni in partecipazione, le prestazioni occasionali, accessorie, il lavoro a chiamata. Ed ora, che pensavamo di aver raggiunto ogni grado di flessibilità e occasionalità, che pensavamo di aver avuto tutte le risposte per un mondo del lavoro fatto da choosy ed esodati, arriva l’ultima novità: il lavoro a estrazione. Questa volta l’invenzione non la dobbiamo né alla genialità del ministro del Lavoro di turno né a qualche intellettuale iperliberale-ma-di-sinistra: a proporcelo è una catena di supermercati, la One Price, che si sta affacciando sul mercato romano e nazionale. Tra le iniziative promozionali per il lancio dei nuovi punti vendita, tra palloncini tricolore e spot su YouTube, l’azienda ha inventato un bel concorso: 12 posti di lavoro. Specifichiamo: 12 posto di lavoro a tempo determinato e parziale. Perché, si sa, anche le lotterie sono precarie oggigiorno. Il marchio One Price è di proprietà del gruppo Bse e nel sito web aziendale si presentano come “Portatori Sani di Emozioni”. E certamente emozioni ne portano. E contribuiscono a movimentare ancora il nostro mercato del lavoro così noioso e stantio. Oltre all’incognita sulla durata e sulla forma contrattuale, il lavoro a estrazione F ••• Il supermercato che mette in palio posti di lavoro invece che la tovaglia ricamo, un’iniziativa che specchia tutti i problemi del nostro mercato del lavoro introduce un elemento in più, quello della febbre del gioco, dell’ansia per l’estrazione, il ricordo della tombola in famiglia e il tremore della monetina sul gratta e vinci. Qualche anno fa il problema da analizzare sembrava il lavoro che veniva trasformato in merce, spogliato della sua funzione sociale, e quindi del carico di diritti e dignità. Ora il lavoro diventa addirittura un omaggio promozionale per attirare clienti, alla stregua del set di bicchieri o della tovaglia ricamata. Certamente i pubblicitari di One Price hanno fatto centro: cosa può richiamare più di un’offerta di lavoro in questo periodo di crisi e disoccupazione? Ma la trovata pubblicitaria ci dice anche molte altre cose sul lavoro e su come viene concepito. Ci dice che non c’è nessun imbarazzo a dichiarare di voler utilizzare dei contratti a tempo determinato con presupposti decisamente opinabili, in barba qualsiasi legislazione o controllo. Ci dice che a nulla valgono le ricerche di lavoro fatte attraverso i canali ufficiali, le presentazioni di curriculum, i colloqui, l’esperienza maturata e i percorsi formativi. Un problema, quest’ultimo, che ben conosciamo vivendo in un Paese in cui le raccomandazioni sono l’unico canale di accesso al mondo del lavoro e in cui i servizi pubblici per l’occupazione sono debolissimi. One Price taglia la testa al toro e punta sull’estrazione: una soluzione che, nel contesto che viviamo, potrebbe sembrare paradossalmente equa, e che per questo ci mette in guardia su quanto siano ormai fuori da ogni logica le dinamiche del mercato del lavoro. Invece delle trovate pubblicitarie, servirebbe interventi urgenti per lo sviluppo, ma oltre all’idee imperante sulle aperture indiscriminate il mondo della distribuzione non sembra terreno fertile. La messa in palio dei posti di lavoro è la fase terminale di un processo in cui il lavoro viene totalmente squalificato, processo che investe particolarmente la grande distribuzione, come dimostrano anche le scelte delle controparti di portare sempre più al ribasso il livello del confronto sindacale. “A Roma e nel Lazio la Grande Distribuzione vive una crisi fortissima, lo vediamo ogni giorno, l’iniziativa di One Price sottolinea il livello di svalorizzazione delle professionalità dei lavoratori impiegati nel settore a cui siamo arrivati” sottolinea Alessandra Pelliccia, segretaria della Filcams di Roma e Lazio “Pensiamo che servirebbe fare esattamente l’opposto e ci muoveremo contro questa iniziativa con tutti i nostri strumenti: dal coinvolgimento delle autorità di controllo fino alla sensibilizzazione dei clienti”. “Il tema quindi non è soltanto la denuncia di un’iniziativa offensiva e lesiva della dignità del lavoro, ma quello di rimettere sul giusto binario il dibattito sulle condizioni del lavoro nella distribuzione, sui percorsi di ingresso e crescita del personale, sulle professionalità, sul rovesciamento dei paradigmi di gestione del settore che non hanno portato a nessun risultato positivo negli ultimi decenni” conclude Pelliccia. • Manieri DALLA PRIMA Una sfida importante delicatissimi quali il cambio d’appalto, le concessioni e le terziarizzazioni.” La difesa del lavoro è tra le priorità anche della piattaforma pulimento/multiservizi in particolare, viste le caratteristiche del settore, la Filcams propone il rilancio dell’iniziativa sulle regole: il sindacato chiede di avviare un percorso di confronto strutturato e costante con le stazioni appaltanti e gli Enti e Istituzioni preposti alla definizione delle gare a livello centralizzato e decentrato. “Obiettivo primario della Filcams Cgil per questo rinnovo contrattuale sarà, come deciso dall’assemblea arginare al massimo gli attacchi sui diritti e le tutele acquisite” afferma Elisa Camellini segretaria nazionale Filcams Cgil “e non consentire, in alcun modo, di mettere in discussione la garanzia della continuità occupazionale nei cambi di appalto e nell’applicazione dei tagli in corso. Sarà necessario” prosegue Camellini “dotare il settore, attraverso azioni ed iniziative congiunte con le associazioni datoriali, di strumenti che permettano di intervenire anticipatamente sulla definizione delle gare di appalto, nonché per la corretta applicazione delle regole ed esigibilità delle stesse.” Entrambe le piattaforme, propongono l’inserimento di nuove forme di tutele, elementi qualificanti e di attenzione verso i lavoratori nel rispetto della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: dai permessi per le lavoratrici e i lavoratori nel periodo di ingresso in famiglia di minori in affidamento o in caso di ricongiungimento famigliare di figli minori ai permessi per lavoratori stranieri in caso di rinnovo permesso di soggiorno; dall’aspettativa non retribuita fino a guarigione clinica intervenuta anche per patologie gravi non oncologiche e non croniche ad un monte ore di permessi per le lavoratrici e i lavoratori per ottemperare al rilascio di documentazione necessaria allo svolgimento dell’attività lavorativa, quale ad esempio: rinnovo libretto sanitario, rinnovo del permesso di soggiorno. Per la prima volta, stante anche la concomitanza delle scadenze e alcuni temi quali le problematiche relative al sistema degli appalti, si è lavorato con un metodo di lavoro nuovo ed estremamente collegiale: gruppi di analisi e confronto estesi ai responsabili di settore territoriali, ricerca di sinergie costanti, hanno caratterizzato l’iter di preparazione e approvazione delle due piattaforme. Trattativa iniziata per il turismo; a novembre si sono svolti, i primi incontri di presentazione delle piattaforme, durante i quali le organizzazioni sindacali hanno motivato le proprie proposte e pianificato le date dei prossimi appuntamenti. L’avvio del negoziato per il settore pulimento/multiservizi è previsto invece per il prossimo 12 dicembre. Una sfida importante per la Filcams Cgil, che metterà in campo tutte le proprie forze affinchè si possa arrivare quanto prima, a rinnovi contrattuali soddisfacenti e che abbiano tra gli obiettivi primari la tutela dei lavoratori. • IL CONVEGNO C Rifondare la bilateralità Dal convegno unitario del 20 novembre la consapevolezza che servono scelte importanti L a gestione della bilateralità da parte del sindacato deve fare un salto di qualità negli obbiettivi come nella pratica. Questo il risultato del convegno unitario che si è tenuto a Roma il 20 novembre scorso. Convengo che si è svolto nella fase difficile di divisione delle Confederazioni che ha portato all’accordo separato sulla produttività e nel contesto di difficoltà delle relazioni con Confcommercio, con la conseguente disdetta a parte delle organizzazioni sindacali dell’accordo sulla Governance del 2009. In questo panorama frammentato Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno rinnovato l’impegno a una gestione unitaria della bilateralità, partendo da un bilancio di questi anni e ponendosi l’obbiettivo di aprire una nuova fase. La Filcams ha proposto che questa rinnovato impegno non si risolva in una manutenzione blanda, ma metta mano all’universo bilaterale in modo approfondito, partendo dal territorio e dalla necessità che lo stesso sia in grado realmente di affrontare i compiti che gli vengono affidati. Da qui la proposta di una cabina di regia nazionale che conduca questo processo in modo diffuso e uniforme, partendo dalle criticità registrate i questi anni. Le scelte della politica individuano nella bilateralità ruoli sempre più significativi, vedasi l’input a orologeria sulla costituzione dei fondi di solidarietà bilaterale, e il mercato del lavoro chiede una presenza sempre più efficiente e attenta delle pratiche bilaterali. Con l’iniziativa unitaria le federazioni del commercio e dei servizi si sono candidate a essere protagoniste in questa sfida forti dell’esperienza maturata in questi anni, anche nei confronti delle confederazioni, e condividendo il presupposto per cui la bilateralità deriva da scelte autonome compiute tra le parti e non può essere, di conseguenza, a disposizione delle scelte legislative, dei provvedimenti di governo o di scelte unilaterali. Il modello, come ha sottolineato Franco Martini nella sua relazione, non funziona se alla bilateralità viene chiesto di sostituirsi ai servizi pubblici, se viene tirata in ballo per supplire a funzioni dello Stato che vengono meno o se assorbe da sola tutti gli sforzi contrattuali. Serve invece una bilateralità che ha sempre il suo riferimento nella contrattazione, e che grazie alla contrattazione trova spunti e linee di azione per migliorare realmente le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Una bilateralità che cresce nelle responsabilità, nei compiti, come nelle risorse gestite, e per questo deve rendersi più efficiente, anche per allontanare le accuse si cattiva gestione e speculazione che piovono strumentalmente da più parti. Efficienza che si traduce, come hanno condiviso le tre federazione, anche in una razionalizzazione degli Enti e dei Fondi e quindi nell’arresto di ulteriori proliferazioni. • 19 Terziario11_ok 10/12/12 13:38 Pagina 20 CONTAMINAZIONI | TORINO FILM FESTIVAL © G. BIARD/WIKIMEDIA COMMONS Il valore sociale della coerenza “D immi qual è la paga oraria?” “8 dollari e 50 l'ora” “Che data ha?” “22 Dicembre 1983!” “17 anni fa quel pulitore guadagnava 8,50 dollari l'ora, più l'assicurazione sanitaria, più l'indennità di malattia più le ferie, d'accordo? Oggi, a Los Angeles, all'alba del nuovo millennio, non esiste più un accordo! Ti danno 5,75 dollari l'ora e nient'altro! Negli ultimi vent'anni sono stati sottratti miliardi alle comunità più povere della città! Dobbiamo riprenderceli!”. (estratto dal film “Pane e Rose”, 2000, di Ken Loach) Qualche settimana fa a Torino un episodio ha creato notevole scalpore e conseguente pubblicistica mediatica. L'episodio è il seguente: K. Loach, noto regista britannico da sempre attento alle tematiche sociali e del lavoro in generale, sulle quali ha fondato l'intera sua indagine e percorso artistico, si è rifiutato di presentarsi al Torino Film Festival per ritirare un premio a lui riconosciuto. La motivazione di questo rifiuto è stata cagionata dal fatto che, all'interno del Museo del Cinema di Torino, l'appalto del servizio di custodia e controllo accessi risulta in affidamento a una cooperativa che non appare essere tropo “limpida” nell'applicazione delle norme di legge e contrattuali nei confronti dei suoi soci-lavoratori. Nello specifico questa mancata C limpidezza significa che l'azienda in questione (la cooperativa Rear) applica un contratto che si può tranquillamente definire “pirata” anche alla luce di recenti sentenze (peraltro proprio del tribunale di Torino): il contratto Unci. Questo contratto garantisce a chi lo applica la possibilità di trattamenti economici e normativi per i lavoratori estremamente inferiori rispetto ai contratti siglati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (Cgil-Cisl e Uil) in dispregio delle normative costituzionali (art. 36) e di legge (art. 7 co. 4 della L. 31/2008) con conseguenti trattamenti al massimo ribasso e dumping contrattuale, nonché concorrenza sleale nei confronti delle aziende che invece operano correttamente sul mercato degli appalti. In aggiunta a ciò la Cooperativa Rear recentemente si era anche resa protagonista per alcuni licenziamenti a carattere disciplinare di dubbia legittimità (ma che spesso trovano ragioni giustificative all'interno delle normative che autoregolamentano queste pseudo-cooperative). Alla luce di quanto sopra il regista Ken Loach, in coerenza con le ragioni artistiche su cui ha sino ad oggi fondato il proprio lavoro, ha ritenuto di non presenziare al Film Festival intendendo così esprimere la propria solidarietà alla lotta di questi lavoratori (che peraltro qualche tempo fa avevano inviato una lettera al regista sottoponendogli la loro condizione di disagio). Il gesto di Loach ha causato svariate critiche da parte di colleghi artisti e mondo politico (lo stesso sindaco Piero Fassino ne ha criticato le modalità della singolare protesta). Senza entrare nel merito della scelta di Loach (se fosse più giusto presenziare e formalizzare in quella sede le motivazioni del rifiuto o piuttosto non presentarsi affatto come è successo creando l'evento nell'assenza) e senza entrare nel merito delle contraddizioni interne a chi ha criticato (in particolare il mondo politico, giacché non si può non accorgersi che il presidente della Cooperativa Rear, Mauro Laus, è attualmente consigliere regionale Pd) non si può che sottolineare l'importanza di questo gesto per i lavoratori del mondo degli appalti. I lavoratori e le lavoratrici del settore sono spesso identificati come lavoratori “invisibili”. Sono persone a cui spesso non sono riconosciuti i diritti degli altri lavoratori. A fronte del fatto che, nel mondo degli appalti, la stragrande maggioranza dei lavoratori sono assunti con contratto a tempo indeterminato (e in quanto tali nelle statistiche individuati nella fetta dei garantiti) bisogna necessariamente partire dall'assunto che un lavoratore in appalto è sempre un lavoratore precario, perché ogni volta che si fa una nuova gara o avviene un nuovo affidamento per un servizio (quale quello di custodia nell'esempio di Torino) il suo lavoro, o quantomeno le condizioni del lavoro e la retribuzione stessa sono sempre in bilico e vanno sempre riconquistate, perché sempre c'è un tentativo di speculazione al ribasso e sulla pelle dei lavoratori da parte dell'azienda che subentra. In aggiunta a questo dato di base, l'esplosione all'interno del settore delle cosiddette cooperative spurie (vere e proprie aziende a carattere padronale mascherate da finte cooperative) che applicano regolamenti interni e/o contratti “pirata” sottoscritti da fantomatiche organizzazioni datoriali e sindacali C (quale è ad esempio il contratto Unci-Confsal applicato dalla cooperativa Rear) sta creando un duplice effetto, non giustificato e anzi assolutamente da contrastare, in questi tempi di crisi generalizzata. Con la scusa di abbassare i costi o di far finta di non accorgersi dell'elusione delle regole di tutela di base anche i committenti (in questo caso il Museo del Cinema ma gli esempi sono centinaia in tutta Italia) stanno accondiscendendo a questi fenomeni a tutto danno dei lavoratori, che operano in queste imprese, e delle aziende che invece continuano a tentare di competere sul mercato attraverso il rispetto delle regole. Il duplice effetto causato da questo atteggiamento silente e remissivo che spesso viene giustificato dalle carenze economiche delle casse pubbliche (comunali, regionali, ministeriali che esse siano) è infatti l'abbassamento dei diritti del lavoro in appalto e la deregolamentazione del settore, che facilita l'ingresso di soggetti imprenditoriali di dubbia moralità e affidabilità. Bene ha fatto, dal nostro punto di vista, K. Loach a porre luce sul problema con la sua assenza al Film Festival di Torino e auspichiamo che forme simili di protesta/rivendicazione abbiano a ripetersi anche nel futuro e anche in altri settori. Il lavoro e, aggiungiamo, anche il mercato hanno, mai come in un momento di crisi quale quello attuale, bisogno di regole uniformi; pena ne sia la progressiva destrutturazione dei diritti sociali e civili su cui il nostro paese e l'Europa tutta hanno impostato, nel secolo scorso , il proprio modello di sviluppo e di crescita. • Adriano Montorsi DALLA PRIMA Per un’ alternativa ai consumi festivi ••• Oggi, invece, lo shopping festivo più che un’esigenza, è diventato un fenomeno culturale, una dinamica che caratterizza il moderno consumo del tempo libero. Il centro commerciale è diventato il rifugio di una comunità sempre più individualizzata, non più in grado di consumare beni relazionali. Lo shopping festivo è la conseguenza di una società che non ha la capacità di reinventarsi durante i giorni di festa, di offrire un’alternativa al consumo di massa. Le nostre istituzioni, soffocate dai continui tagli finanziari, non sentono più la necessità di investire nel nostro inestimabile patrimonio culturale e la promozione dell’arte e dello spettacolo viene sempre più delegata all’iniziativa privata dei singoli. Come Filcams Cgil abbiamo per questo lanciato “La Festa non si vende”, una campagna nazionale per un’alternativa ai consumi festivi. La campagna rivendica una programmazione delle aperture commerciali che soddisfi le esigenze dei consumatori e che migliori le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro famiglie, e al tempo stesso vuole rilanciare una idea diversa di fruizione del tempo libero, che recuperi e valorizzi l'identità culturale del Paese e contribuisca a rafforzarne la coesione sociale. • 20