Terziario02_ok 27/02/12 15:18 Pagina 17 Rassegna T U R I S M O C O M M E R C I O Sindacale S E R V I Z I © M. D’OTTAVIO/BUENAVISTA Il nostro domani Cofferati: “Un errore fare del centro commerciale il modello del tempo libero” L’EDITORIALE La persona come priorità l 4 marzo si terrà la giornata europea per le domeniche libere dal lavoro. L’iniziativa promossa dall’European Sunday Alliance intende richiamare tutti gli Stati all’importanza di salvaguardare la domenica quale giornata principale di riposo dal lavoro e da dedicare alla valorizzazione della qualità della vita e delle relazioni umane e familiari. Può apparire strano, ma è proprio nel momento in cui il Vecchio Continente è impegnato nella difficile impresa di individuare vie di uscita dalla crisi che sta attanagliando l’economia mondiale, che l’idea di fronteggiare tale sfida assumendo la persona quale valore primario della civiltà moderna diventa la discriminante che separa il progresso dalla regressione. Per che cosa dovremmo salvare l’Europa e risanare l’economia se non per mettere la persona nella condizione di poter realizzare se stessa nel lavoro e nella vita? Il 4 marzo sarà l’ennesima domenica sacrificata al totem delle liberalizzazioni inutili degli orari commerciali. Non vi sarà più occupazione, non cresceranno i consumi, questo ormai è chiaro e sono le stesse grandi aziende distributive a sostenerlo. La crisi non consente fughe in avanti. Eppure, si è voluto piantare una bandierina, come nuovamente si sta cercando di fare con l’articolo 18. Sarà l’occasione per ribadire che realizzare se stessi significa affermare il diritto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e che tale diritto non può essere considerato subalterno alle logiche di mercato.• I.R. al numero 6/2012 di Rassegna Sindacale I Franco Martini I si decide oggi l mondo del lavoro sta cambiando velocemente: la crisi economica, le difficoltà lavorative dei giovani, la perdita di tanti posti di lavoro (nel 2011 secondo l’Istat i disoccupati sono aumentati di circa 220 mila unità). Le priorità della Cgil in questa fase sono occupazione e precarietà, ma qualcuno ne contesta la posizione, come se fosse chiusa e poco attenta alle vere esigenze del paese. Chiediamo a Sergio Cofferati, ex sindaco di Bologna, dal 2009 membro del Parlamento europeo per il Partito democratico, ma prima di tutto ex segretario generale della Cgil, cosa ne pensi. “Gli attacchi alla Cgil sono strumentali e privi di argomentazioni valide – afferma –. Il mondo del lavoro si è molto articolato negli ultimi 10 anni, nei settori produttivi le grandi fabbriche sono scomparse, e si sono trasformate in fabbriche più piccole. Nei servizi c’è stata un’esplosione di forme di lavoro piccole o individuali, e sono aumentate smisuratamente le forme di lavoro legate al mondo del web. Queste trasformazioni hanno modificato il modo di fare sindacato e la Cgil, prima fra tutte, ha cercato di adeguarsi”. Secondo Cofferati i cambiamenti sono stati epocali e la Cgil è stata la prima che ha cercato di stare al passo con i tempi e affrontare le novità. Un esempio fra tutti è il Nidil Cgil (Nuove identità di lavoro), categoria nata nel 1998, per dare sostegno ai lavoratori in Roberta Manieri somministrazione e atipici, ai precari. “Sono cambiati anche i modelli contrattuali, sono nate nuove forme di lavoro, siamo arrivati a ben 46 tipologie contrattuali, e non è facile organizzarle. Il mercato del lavoro italiano è tra i più frantumati.” Un sindacato che punta sul rilancio dell’occupazione e la diminuzione della precarietà quindi, è molto più al “passo con i tempi” di quanto qualcuno vuole far credere, e la sua azione è indispensabile: “Anche se molto più complessa, diventa fondamentale l’attività contrattuale, soprattutto L'INIZIATIVA perché i lavoratori sono soli, in piccoli aggregati ed è più difficile riuscire ad avere contatti e tutelarli”. Sergio Cofferati è al fianco della Cgil e sostiene la battaglia del sindacato che pone tra le priorità di questa fase la riduzione delle forme di lavoro, quindi: “Al massimo 4 o 5 tipi di contratti, un numero che sarebbe in grado anche di garantire la flessibilità”. In questi giorni governo e sindacati si stanno incontrando per definire una riforma del mercato del lavoro, ed è stato nuovamente preso di mira l’art.18 dello Statuto dei lavoratori, che regola la reintegrazione sul posto di lavoro e disciplina le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo. Ancor prima di avviare il dibattito, si è diffusa una polemica tra chi ne vuole l’abolizione per rilanciare mercato ed economia e chi, come la Cgil, non ha intenzione di discuterne. Era il 23 marzo 2002 quando quasi 3 milioni di persone si radunarono al Circo Massimo per protestare contro l’abolizione dell’articolo 18. Sergio Cofferati, allora a capo della Cgil, era lì, a guidare una delle manifestazioni più ••• SEGUE A PAGINA 18 IL 4 MARZO GIORNATA EUROPEA I Che sia domenica davvero I l 4 marzo sarà la giornata Europea per le domeniche libere dal lavoro promossa dalla European Sunday Alliance, una rete di organizzazioni sindacali, associazioni civili e religiose che puntano le loro attività sul rispetto dei tempi di vita e di lavoro. “Call for Action” (invito all’azione) è lo slogan della giornata e la European Sunday Alliance invita tutti i membri a organizzare eventi, iniziative volte a mettere in risalto l’importanza della domenica come R. M. giorno libero dal lavoro e riposo sociale. “Noi crediamo – afferma in una nota la European Sunday Alliance – che tutti i cittadini dell’Unione europea abbiano diritto di beneficiare di orari di lavoro dignitosi che, per una questione di principio, escludano il lavoro tardo serale, notturno, durante le festività pubbliche e le domeniche. Solo i servizi essenziali dovrebbero essere operativi la domenica. Oggi, le leggi e le pratiche esistenti a livello Ue e di Stati Membri devono proteggere ••• SEGUE A PAGINA 19 Terziario02_ok 27/02/12 15:19 Pagina 18 F | IL CASO FNAC © S. CALEO/IMAGOECONOMICA FOCUS I ncertezza, dubbi e preoccupazione sono le sensazioni che il messaggio dell’amministratore delegato di Fnac Alexandre Bompard, ha lasciato in tutti i 200 dipendenti italiani. Era il 13 gennaio quando la Fnac, la catena francese di libri e multimedia, ha diffuso un comunicato rivolto a tutti i collaboratori, in cui, con estrema semplicità, veniva presentato un piano di riorganizzazione che prevede il taglio di costi di ben 80 milioni di euro, e una riduzione della forza-lavoro di 500 unità circa, 310 in Francia e le restanti tra gli altri paesi. Un breve accenno all’Italia “dove non sussistono più le condizioni per continuare con la stessa gestione, si stanno studiando tutte le opzioni e una decisione verrà presa nel corso dell’anno”; quanto basta ad allarmare le organizzazioni sindacali e i lavoratori. La Fnac in Italia non ha raggiunto gli obiettivi che erano legati alla sua permanenza sul territorio e dopo 11 anni e 8 negozi aperti (Verona, Milano, Genova, Napoli, Roma, due a Torino e l'ultimo 2 anni fa a Firenze) è in perdita. È passato più di un mese, da quella comunicazione e nonostante una riunione tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e I ••• Appesi a decisioni che non arrivano Roberta Manieri L’azienda francese dice di voler tagliare i costi ma non chiarisce nulla su eventuali piani di riorganizzazione. Deciso lo stato d’agitazione la direzione aziendale italiana, le informazioni restano vaghe. Non è stata fornita nessuna certezza né su eventuali piani di riorganizzazione o commerciali, né di possibili tagli o esuberi e le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione. “Lo stato di incertezza in cui l’azienda sta lasciando i propri dipendenti, aggiunta alla perdita di clienti conseguente alle comunicazioni di Contratti a tempo indeterminato e generali comportamenti che potremmo definire virtuosi in Italia, anche se in realtà semplicemente corretti. Molti in base a questo hanno scelto di mettere su famiglia o avviare dei mutui”. Fnac, un’isola felice. Poco più di un anno fa era stato siglato unitariamente il primo contratto integrativo aziendale che ampliava le tutele delle pari opportunità e il diritto allo studio, valorizzava le relazioni sindacali e l’organizzazione del lavoro, nonché una maggiorazione economica per il lavoro domenicale. Un risultato importante soprattutto in considerazione del contesto generale, per lo più poco attento ai diritti dei lavoratori. A Napoli è allarme tra i Manieri DALLA PRIMA Cofferati. Il nostro domani si decide oggi importanti e coinvolgenti degli ultimi anni. Dopo dieci anni, come se il tempo si fosse fermato e come se non fosse evidente la precarietà in costante aumento, viene nuovamente tirato in ballo l’articolo 18, come se la sua eliminazione fosse l’antidoto a tutti i problemi del mercato del lavoro, dall’aumento della disoccupazione e della precarietà alle difficoltà economiche delle aziende di fronte alla crisi. “Gli attacchi all’art 18 non hanno né capo né coda. L’art. 18 non ha mai limitato gli investimenti e se oggi le cose vanno male non è certo per colpa dell’art.18. Per avere nuova occupazione bisogna migliorare gli investimenti, farli mirati e soprattutto combattere l’evasione fiscale. Non si crea 18 imminenti chiusure dei punti vendita, sta rendendo sempre più difficile la prosecuzione della normale attività, nonostante l’elevato senso del dovere che le lavoratrici e i lavoratori stanno dimostrando” è quanto ha affermato Daria Banchieri della Filcams Cgil nazionale dopo un incontro assolutamente vago e aleatorio. Il problema è che, tra l’altro, nell’incertezza, le voci corrono, rimbalzando da Nord a Sud e, come nel gioco del telefono senza fili, si trasformano continuamente: vendita del marchio, cessione dei punti vendita o chiusura definitiva, vendita dei singoli negozi, chiusura della sede. Napoli, Roma, Torino, Verona: in tutti i punti vendita le lavoratrici e i lavoratori stanno aspettando di sapere cosa ne sarà di loro, continuando a svolgere il loro lavoro con professionalità. Enrico Calligari lavora nel punto vendita di Fnac di Roma da 4 anni e mezzo, cioè dall’apertura, ed è diventato rappresentante sindacale da neanche un anno. “Il rapporto che Fnac ha avuto con i propri dipendenti, almeno fino a 2 anni fa, è stato quasi esemplare. sessanta lavoratori della Fnac di via Luca Giordano, via commerciale molto importante del Vomero zona residenziale di Napoli. Nella stessa via già un precedente, un’altra famosa libreria, Guida, ha chiuso i battenti qualche mese fa. La stampa si è molto interessata al problema seguendo più volte la vicenda, ma dando vita a ipotesi che hanno confuso ancor di più. “È dall’inizio dell’anno che viviamo nel limbo – spiega Pippo De Masi di Torino – non sappiamo cosa succederà da qui a fine anno. Il marchio non sta andando cosi male, noi riceviamo sempre il nostro salario, ma senza extra, o straordinari, e stiamo continuando a lavorare dimostrando che il problema di Fnac non sono i lavoratori. Ma chiediamo chiarezza all’azienda”. “Quello che crediamo sia nostro diritto sapere a questo punto, riguarda le modalità e le intenzioni di questa operazione, nonché le alternative in caso di suo fallimento.” È la voce di Enrico Calligari che con molta probabilità rispecchia i sentimenti di tutti i dipendenti, “Altri mesi in questa situazione, per noi paradossale, sarebbero come un’agonia, in cui c'è il rischio che Fnac faccia terra bruciata intorno a sé. E intorno a noi.” • lavoro togliendo diritti alle persone.” Lapidario, Cofferati respinge come un falso alibi il concetto che affascina molti, secondo il quale basterebbe la libertà di licenziare per sbloccare le assunzioni. Anche l’art.31 del decreto salva Italia del governo Monti che autorizza la totale liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali, non incrementerà, come sostengono i fautori, i consumi in drastica contrazione, né aumenterà i posti di lavoro. Qualcuno sostiene che la deregulation darà una spinta a economia e occupazione. Sarà davvero così? Quali sono rischi per la contrattazione, e per il ruolo del sindacato? La flessibilità, secondo l’ex leader della Cgil, nasconde l’aumento del carico di lavoro per il personale: “Se passi da 5 a 7 giorni di lavorativi, con lo stesso personale, i dipendenti devono lavorare di più. Maggiori aperture si possono fare di fronte a una comprovata necessità, l’idea di fare la stessa cosa ovunque è sbagliata. Bisognerebbe regolamentare le forme della flessibilità dove serve e quando serve, e assegnare al sindacato una funzione di controllo dei processi. Ma non mi pare che ci sia intenzione di fare questo, anzi si tende a rimuovere ogni forma di controllo, affinché il lavoro flessibile diventi sfruttamento indisturbato.” Secondo la Filcams Cgil, la liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali avrà delle forti ripercussioni sulle condizioni di lavoro dei dipendenti del settore, rendendo sempre più difficile la conciliazione con i tempi di vita. Il provvedimento, però ha riscosso molto successo, (e molte poche opposizioni): il consumismo ha preso il sopravvento sulle esigenze personali e sulla cultura. “Che l’outlet diventi un luogo della nostra sosta settimanale mi mette solo tristezza – commenta Cofferati –.“Non nascondo che anche a me è capitato, come consumatore, di avere delle esigenze, di avere necessità di comprare qualcosa di domenica o nei giorni di festa. Ma ora non si tratta più del soddisfacimento di un bisogno: è un nuovo modello sociale proposto. È cambiato l’uso del tempo da parte dei singoli e viene sempre più sollecitato un uso del tempo libero orientato al consumo, senza più tempo da dedicare a se stessi.” L’interesse quindi è solo quello di creare input e sollecitazioni per orientare il tempo libero verso centri commerciali e quant’altro, senza creare e proporre alternative, che siano culturali, sociali o di svago. È una fase storica delicata, le difficoltà economiche stanno modificando radicalmente la società, i modelli di riferimento, oltre che le abitudini delle tante famiglie italiane. Chissà come questi cambiamenti si tramuteranno nella realtà di domani Sergio Cofferati, che è anche una grande appassionato di fumetti, paragona la fase che stiamo vivendo, a una striscia di fantascienza: “Nei fumetti la fantascienza viene trattata con colori cupi, forme distorte, e il futuro non è positivo, ma inquietante”. • Terziario02_ok 27/02/12 15:19 Pagina 19 F FORMAZIONE | FILCAMS Gli esami non finisconomai I ••• Parole d’ordine: Formazione Continua, Monitorata, Valutata e Certificata, Progettazione, Format, Materiale, Banca Dati, Attestato, Libretto Formativo. © G. GRILLO “L a formazione come vincolo di accesso e di permanenza nel gruppo dirigente di categoria”. È uno stralcio del documento congressuale Filcams Cgil approvato nell’ormai lontano aprile 2010. Nato dall’analisi di un contesto di riferimento in continua evoluzione, alla luce di una crisi che ha investito il mondo del lavoro, la società, e il mestiere del sindacalista, ammetteva finalmente la complessità della rappresentanza e della contrattazione; leggeva come positivi il rinnovamento generazionale dei gruppi dirigenti, che apportavano alla categoria nuove tecnologie, pensieri e metodi e dovevano quindi essere ascoltati, ma soprattutto guidati proprio attraverso la formazione sindacale. Oggi il concetto viene ulteriormente ribadito grazie al varo di un Piano nazionale di formazione (Pnf), che verrà presentato al prossimo Comitato direttivo nazionale del 5 e 6 marzo. Il piano ha una struttura complessa ed articolata e risulta molto ambizioso, soprattutto negli obiettivi e nella programmazione; è questa tuttavia una condizione imprescindibile per recuperare le situazioni di stallo o di semplice arretratezza nell’esperienza formativa, e condividere linee e metodi comuni a tutte le strutture. Gli obiettivi principali punteranno ad assicurare la continuità della formazione, inserita in un sistema di interrelazione, sia come occasione di scambio all’interno della Filcams, sia come costruzione di un sistema capillare, strutturato e di qualità, che comunichi anche a livello intercategoriale e confederale. La costruzione di tale sistema è connessa alla realizzazione di una vera e propria anagrafe dei partecipanti alla formazione a ogni livello, che verranno monitorati, valutati e certificati nei loro percorsi formativi in qualità di corsisti o esperti interni specializzati in determinate tematiche. Tale certificazione si baserà sull’attribuzione di crediti a seguito delle attività formative svolte, concessi con sistema univoco, avviando la sperimentazione di una Banca dati Filcams, con l’inserimento di una serie di elementi prestabiliti direttamente nel sistema informatico centrale Cgil, creato ad hoc per l’attività formativa al fine di creare un personale libretto formativo. Il compito di monitorare l’attività formativa verrà affidato al Dipartimento nazionale di formazione e ricerca, nato Loredana Colarusso Preparato un piano nazionale di formazione. Un progetto ambizioso CALENDARIO Formazione formatori senior/junior 28-30 marzo; 18-20 aprile; 9-11 maggio 2012 con l’intento a lungo termine di connettere i due campi e creare un’interrelazione e un condizionamento reciproci. Il Dipartimento è costituito dalla responsabile nazionale della Formazione, Francesca Mandato, supportata da alcuni dirigenti della struttura nazionale. A cascata verrà poi costituita la Consulta nazionale formazione, costituita dai responsabili di formazione regionali, dagli esperti interni e dai formatori nazionali, con il compito di monitorare l’attività e di discutere dei programmi, carpire i limiti e avanzare proposte. Questa struttura capillare sottolinea l’intento della Filcams Cgil di creare una rete e un sistema che, a partire dalla struttura nazionale, ramifichi le sue Formazione formatori migranti 11-13 aprile; 16-18 maggio 2012 Corso quadri studi professionali 19-20 marzo (nord); 3-4 aprile (centro); 16-17 aprile (sud) Master Filcams III Edizione colloqui motivazionali 2-3-4 maggio; giornata motivazionale 28 maggio 2012 Seminari nazionali e corsi diffusi per quadri e delegati a partire da ottobre 2012 risorse, capacità e modelli organizzativi, per rendere la formazione sempre più diffusa e sviluppata nei territori. Operativamente sono previsti una serie di appuntamenti che riguardano il prossimo biennio 2012-13. Si parte con la ricostituzione della squadra dei formatori nazionali, richiesti in numero di uno per Regione (due nel caso di realtà più vaste), i quali saranno impegnati per primi in un corso che fornisca loro gli strumenti di gestione di aula e progettazione, per poi organizzare e avviare corsi base per delegate/i. Contemporaneamente, ma distinta dalla prima aula per ragioni di opportunità numerica, verrà sperimentata un’esperienza di formazione formatori migranti, specifica sui temi della tutela del lavoro migrante, che avrà medesimi scopi e obiettivi della precedente. Gli stessi formatori verranno suddivisi successivamente in micro-equipe che si specializzeranno in una delle sei tematiche oggetto di seminari nazionali destinati principalmente a dirigenti, che avranno luogo a partire dal prossimo autunno. Le tematiche fino ad ora individuate riguardano: Mercato del lavoro, Bilateralità e welfare contrattuale, Sicurezza, Lavoratori migranti, Contrattazione di secondo livello, Politiche di genere, con ampia possibilità di modifica o integrazione. Un corso specifico sul rinnovo del Contratto studi professionali partirà dal prossimo mese, destinato ai funzionari territoriali. E infine il Master Filcams III edizione. La categoria ha deciso di investire ulteriormente nell’alta formazione, con criteri e modalità che verranno specificate ulteriormente e che tenderanno sempre più a far convogliare nel corso coloro che avranno seguito un iter formativo di frequentazione corsi base e avanzati, per arrivare in ultimo a quello specialistico. Scorrendo le pagine del Pnf ci si rende conto di quanto sia ambizioso, soprattutto nella progettazione delle attività, che si spinge fino a tutto il 2014. È però altrettanto netta la sensazione che non ci si trovi di fronte a un progetto spot, che nonostante i grandi proclami sia lasciato a sé stesso e alla buona volontà di chi si dedica alla formazione sindacale: la programmazione a lungo termine vuole proprio offrire certezze ed è l’impegno che la categoria si pone nei confronti delle strutture, dei dirigenti e soprattutto delle lavoratrici e dei lavoratori. • R. M. DALLA PRIMA Rassegna Sindacale Che sia domenica davvero maggiormente la salute, la sicurezza e la dignità di tutti e dovrebbero promuovere con più decisione la riconciliazione della vita professionale con quella famigliare. La Filcams Cgil, insieme a Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ha aderito alla giornata, dando mandato alle strutture regionali e territoriali di dare vita unitariamente a qualsiasi attività o evento. Una battaglia che i sindacati del commercio portano avanti già da un po’ di tempo: contrastare la totale liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive nel commercio. E l’introduzione da parte del governo Monti di un provvedimento in favore delle aperture ha totalmente aggravato lo scenario. Se prima infatti le organizzazioni regionali e territoriali cercavano di pianificare e programmare le aperture con le istituzioni e le parti datoriali locali, l’art.31 del decreto Salva Italia che Settimanale della Cgil permette il “sempre aperto” ha dato il via ad un fenomeno di deregulation autorizzato. “La domenica non ha prezzo. Il tempo libero è prezioso per tutti anche per i lavoratori e le lavoratrici del commercio” è il messaggio lanciato dalla campagna di comunicazione che sarà diffusa a livello nazionale. Mentre in un volantino distribuito i tutti i punti vendita e centri commerciali, le lavoratrici e i lavoratori del commercio invitano i consumatori a non fare acquisti sabato 4 marzo: “Il tempo è prezioso, il tempo libero ancora di più (visto che ne abbiamo sempre meno): una sua equa gestione diventa essenziale per il nostro benessere e quello di tutti. Oggi non fare shopping! Libera dal lavoro le domeniche.” Vengono chieste regole certe, che rispettino le esigenze dei cittadini consumatori, ma anche i diritti dei dipendenti, per la maggior parte donne, con forti difficoltà a trovare tempi e modi per conciliare concretamente vita privata e lavoro. Le liberalizzazioni non creano nuovi posti di lavoro, ma esauriscono chi già c’è con turni pesanti e richieste eccessive di flessibilità. Purtroppo in questi giorni in questi giorni si susseguono i pronunciamenti dei Tribunali regionali amministrativi che nella maggiora parte dei casi, deliberano in favore delle aperture senza limiti. Solo il Tar di Trento, regione a Statuto speciale, ha dato il suo parere negativo al ricorso di alcuni marchi della grande distribuzione. La lotta continua, sui territori, nelle città e a livello nazionale, una battaglia che vuole rendere giustizia ai tanti dipendenti del settore e il 4 marzo è solo uno dei primi passi per dare slancio e visibilità alla lotta. Un problema così vicino alla gente e così poco considerato dall’opinione pubblica.• Direttore responsabile Paolo Serventi Longhi Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra EditoreEdit. Coop. società cooperativa di giornalisti, Via dei Frentani 4/a, 00185 Roma Iscritta al reg. naz. Stampa al n.4556 del 24/2/94 Proprietà della testataEdiesse Srl Ufficio abbonamenti 06/44888201 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] Ufficio vendite 06/44888230 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] StampaPuntoweb Srl, Via Variante di Cancelliera, 00040 - Ariccia, Roma Chiuso in tipografia lunedì 27 febbraio, ore 13 Inserto d’informazione della Filcams Cgil Via L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102 e-mail: [email protected] - www.filcams.cgil.it A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionale Tel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: [email protected] 19 Terziario02_ok 27/02/12 15:20 Pagina 20 LA CAMPAGNA | C TESSERAMENTO Primo, il lavoro Daria Banchieri I l tesseramento è un argomento da molti considerato noioso ma basilare per impostare il lavoro dell’anno da poco iniziato. A maggior ragione in questo periodo caratterizzato da un’insieme di criticità che investono il mondo del lavoro in maniera devastante. Il tesseramento può essere analizzato da più punti di vista: quello numerico e quello politico. Attraverso l’analisi numerica si osservano gli andamenti, le crescite o le decrescite delle nostre strutture, le risorse economiche che ne derivano, i settori in cui cresciamo e quelli in cui soffriamo, le fasce di età più affezionate e quelle più lontane dal sindacato, così come la provenienza delle iscrizioni (servizi, pratiche di disoccupazione ecc.). L’analisi politica ci permette di approfondire il tema della rappresentanza, di studiare le strategie di sviluppo del tesseramento, i settori su cui investire, le tipologie di lavoratori su cui concentrare azioni mirate. Questo tipo di elaborazione, indispensabile per la costruzione quotidiana dell’attività sindacale, ha il suo punto debole nella fase iniziale: la raccolta dei dati. Se il problema è genericamente La precarietà non paga La flessibilità “spreme” inutilmente diffuso in tutte le categorie della Cgil, sicuramente per la Filcams è aggravato dalla composizione stessa degli iscritti. La precarietà tipica di molti dei settori che la Filcams rappresenta, unita alla frammentazione delle realtà aziendali, fa sì che il turn over, se così si può chiamare, degli iscritti sia elevatissimo. Ogni anno infatti si stima che circa il 35% degli iscritti siano nuovi. La difficoltà è evidente se si considera che a oggi la categoria nazionale non è ancora in possesso del dato definitivo degIi iscritti del 2011, in quanto molti territori non li hanno ancora inviati. Questo ritardo, che ogni anno si ripete, comporta ovvie difficoltà di elaborazione delle strategie e dei programmi di lavoro, compresi anche i progetti territoriali finanziati dal nazionale. Nel corso degli anni la confederazione ha messo a punto un programma informatico per la gestione delle banche dati degli iscritti e delle pratiche svolte dal sistema servizi che, oltre a dare la possibilità di raccogliere molti dati importanti sugli inscritti, mette in relazione la banca dati degli iscritti con quelle dei sevizi. Questo supporto informatico, introdotto ormai da anni, sembra essere per alcune realtà di difficile applicazione tanto che nonostante la chiara indicazione del segretario organizzativo della Cgil, Panini, molte strutture ancora non lo usano, creando un danno notevole rispetto alla raccolta dei dati. “Questo problema – afferma Andrea Righi, segretario organizzativo della Filcams nazionale – dovrà trovare una soluzione rapida non solo per risolvere le questioni operative interne, ma a maggior ragione rispetto alla prospettiva di cui si è più volte parlato di arrivare alla certificazione degli iscritti. L’accordo sulla rappresentatività – prosegue Righi – mette al centro il tema della trasparenza e rende indispensabile l’utilizzo di un sistema omogeneo e condiviso.” Oltre al dato numerico è fondamentale anche l’omogeneità dei dati raccolti per la realizzazione di analisi e statistiche attendibili su cui impostare riflessioni politiche e contrattuali oltre che strategia di crescita. Da una prima analisi dei dati parziali raccolti dalla Filcams nazionale appare chiaro che la crescita che anche quest’anno caratterizza la categoria è legata alla crisi e alla precarietà dei nostri settori, come dimostrano le tante iscrizioni derivanti dalle pratiche di disoccupazione. Secondo Righi questa riflessione rilancia più forte che mai il tema di come il nostro paese possa tornare a crescere creando nuova occupazione e quello del mercato del lavoro su cui in questi giorni il governo si sta confrontando con i sindacati. La Filcams nazionale ha lanciato una campagna di comunicazione sul tesseramento che si concentrerà nella settimana dal 27 febbraio al 4 marzo. Video, manifesti, comunicati radio dovranno “infestare” i siti della Cgil, i luoghi di lavoro e tutti gli spazi che i territori riusciranno a occupare. Il messaggio che si vuole diffondere è chiaro: ripartiamo dal lavoro! Questa è la leva su cui concentrare tutte le nostre forze per riattivare un paese sull’orlo del baratro. CONTAMINAZIONI | INTERNET l mondo dei blog (o la blogosfera per alcuni) ha prodotto in questi anni forme anche interessanti di letteratura, di contaminazione fra social network e informazione tradizionale e ha creato tendenze e personaggi ormai noti anche al grande pubblico televisivo. Il termine blogger è spesso usato come sottopancia televisivo per collocare opinionisti in grado di esternare più o meno su ogni argomento dello scibile umano. Ormai esistono blog di tutti i tipi, per le mamme, per gli attivisti politici, per i fotografi e per le cuoche, per le giardiniere e per i tifosi, blog di giornalisti, cantanti, attori e personaggi strani. Alla ricerca di uno stimolo che potesse dare indizi su come la blogosfera sta vivendo il tema delle liberalizzazioni nel commercio, è spuntato fuori un blog intitolato “Shops and the city” dedicato al mondo dei negozi di abbigliamento, curato da una ragazza, Valeria Volponi, che si definisce “scrittrice, viaggiatrice e shop-addicted”. Uno dei suoi post è dedicato alle commesse di Zara, e alla “customer insatisfaction” che l’autrice ha sperimentato in una delle visite al negozio di Corso Buenos Aires a Milano. Era l’ora di pranzo e a detta di Valeria Volponi, il negozio era poco presidiato (solo due commesse, una in cassa e una alla vendita). Avendo bisogno di assistenza, l’autrice si rivolge alla cassiera, che le risponde (cit testuale) “con fare scazzato”. Poi racconta un paio di situazioni, sempre descritte con espressioni colorite come: “La cassiera alza gli occhi al cielo, si volta e comincia ad aprire e chiudere rumorosamente gli armadi alle sue spalle. […]. Nel frattempo, alle mie spalle, qualcuno rumoreggia ad alta voce: “Scusate, ma io devo rientrare in ufficio, non potete aprire un’altra cassa?”. La cassiera risponde: “andate al reparto bambino” e inizia a I Scusate il disturbo... punto vendita in poche, con il carico di lavoro che aumenta senza fine e con la prospettiva di lavorare sempre, tutti i giorni e a tutte le ore, per garantire pause pranzo gradevoli ai cosiddetti “shop addicted” che magari lavorano in un posto che la domenica è chiuso e che permette di pranzare e cenare in un orario decente, e che per soddisfare la loro voglia compulsiva di acquisti sono disposti a dimenticare che chi li assiste dentro a un negozio è una persona, non un dispositivo automatico. BLOG http://shopsandthecity.blogosfere.it C chiamare con l’interfono un sostegno. Arriva una collega e lei comincia a raccontarle: “Senti, io oggi non ce la faccio. Sono qui sino a stasera alle sette e ho avuto solo problemi. Prima una signora che doveva cambiare una cosa, poi quella che sbraita perchè è in fila, adesso questo che dice che non c’è la cintura”. E l’altra cassiera: “Guardi, non possiamo aiutarla, chieda al reparto bambino se hanno una cintura che avanza da qualche parte”. Mi fa cenno con la mano di avanzare e comincia a battere le mie cose. E la conversazione prosegue: “Cioè comunque qui diamo i numeri, quello fa i cavoli suoi, io sono qui a morire, ma ti pare possibile” “No, guarda è allucinante”...senza neanche guardarmi mi porge sacchetto e scontrino. E fa di nuovo cenno al cliente successivo agitando la mano in modo seccato...Poveri noi. E scusate il disturbo. Dispiace constatare che il “poveri noi” non includa le commesse di Zara. Che forse non sono maleducate o scortesi, ma semplicemente stanche. Forse precarie, forse costrette a gestire un on ci sentiamo anacronistici, conservatori o patetici a sostenere le ragioni di una battaglia ormai culturale e di civiltà. Anzi, siamo convinti che i meccanismi sociologici che si instaurano fra cliente e commessa abbiano una portata più ampia, che vale la pena rievocare e introdurre in questa discussione. Non sono concetti nuovi, li ha ben descritti nel 2002 Renato Curcio, nel suo studio intitolato “L’Azienda Totale” dove si evoca il “potere disciplinare del cliente”, messo in condizione di esercitare un potere sanzionatorio nei N R. Curcio (a cura di): L’Azienda Totale, Casa ed. Sensibili alle foglie 2002, Il Dominio Flessibile, Casa ed. Sensibili alle foglie 2003 La precarietà non paga, la flessibilità spreme i lavoratori senza portare valore aggiunto alle aziende. La Filcams si fa portavoce di questi messaggi e si pone l’obiettivo di rappresentare l’intera platea di lavoratori, giovani e non, donne e uomini, precari e stabili, perché solo ricreando il senso della collettività e rimettendo il lavoro al centro di ogni confronto si può sperare di fare passi avanti. Questa sarà pero solo una delle campagne sul tesseramento che la Filcams nazionale insieme a tutte le sue strutture metterà in campo nel corso di quest’anno. In programma infatti ci sono altre campagne mirate che, sempre utilizzando come strumento principale la comunicazione ma non solo, verranno lanciate su temi e settori specifici. L’obiettivo è quello di utilizzare messaggi diversi per tipologie di lavoratori diversi in modo da essere più efficaci e più vicini alle persone. Alla comunicazione verranno affiancati progetti territoriali che avranno obiettivi ben precisi e bilanci finali per verificarne il risultato. • C confronti dei lavoratori, merce fra le merci e assolutamente subalterni al suo volere, così come il mito dell’azienda totale prevede. Il cliente, dal canto suo, come sotto effetto di una sospensione temporanea della razionalità, all’ingresso del negozio sprofonda in una dimensione in cui lavoratore e merce si confondono. Non sempre si ha la capacità o la possibilità di filtrare la realtà con strumenti obbiettivi. Tuttavia non sempre il cliente si trasforma da Dottor Jekyll in Mister Hyde, sarebbe ingeneroso verso quanti invece hanno dimostrato e stanno dimostrando sensibilità verso le ragioni della nostra lotta. È interessante però riflettere su quanto si stiano trasformando in non-luoghi i templi del commercio, i santuari della merce che ormai circondano e affollano le nostre città. Ed è interessante rileggere oggi, a 10 anni di distanza, gli studi sull’azienda totale di Curcio: pur con qualche elemento che li rende datati, sono da un certo punto di vista profetici. Il potere disciplinare del cliente infatti si è trasformato in un coro collettivo, fatto da giornalisti, politici, pensatori a vario titolo, che invece di sanzionare come in passato la commessa segnalandola al direttore del negozio, usano i mezzi dell’informazione, del dibattito televisivo, dell’editoriale e della provocazione populista, costruendo un tam tam mediatico che, nel ribadire milioni di volte lo stesso concetto, convince molti della sua bontà. E alla fine chissà se ci sentiremo come il lavoratore intervistato ne “L’Azienda Totale”che raccontava: “Io stesso sono stato più volte colto dal dubbio che l’alieno fossi io in un mondo di sani, quando molto più spesso ero forse l’unico sano in un mondo di alieni”.• Giuliana Mesina 20