IL PUNTO DIRITTO D’ASILO E INTEGRAZIONE IN EUROPA, AUDIZIONE DEL DIRETTORE DEL CIR AL COMITATO SCHENGEN Il Direttore del CIR Christopher Hein ha effettuato lo scorso 23 ottobre un'audizione presso il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione – alla presenza del Presidente Margherita Boniver- nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul diritto di asilo, immigrazione ed integrazione in Europa. Di seguito ne riportiamo i principali temi emersi durante l’audizione. del Decreto legislativo sulla procedura d’asilo, annunciato entro 6 mesi dalla pubblicazione del Decreto, ovvero entro l’estate 2008. Su questo tema, Tavolo Nazionale Asilo ha già presentato dettagliate proposte per tale Regolamento. - E’ importante arrivare, anche attraverso una modifica legislativa, ad un sistema unico di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. In questo caso, è necessario potenziare da subito il sistema SPRAR - Superamento della crisi del Nord Africa: è stato sottolineata la mancanza di un Programma governativo atto ad assicurare a tutti i profughi arrivati nel 2011 dalla Libia e dalla Tunisia una protezione umanitaria e la necessità di utilizzare fondi per favorire soluzioni. Per quanto concerne i costi della mera accoglienza, il Comitato ha preso atto con molto interesse della situazione: il costo si aggira su 1,3 miliardi di euro, ovvero circa 20mila per ogni persona accolta da ormai 18 mesi; invece, misure per favorire l’integrazione costerebbero- secondo le esperienze fatte dal CIR- in media circa 2.500 euro a persona, 1.500 euro per favorire il ricongiungimento familiare e circa 2.200 euro a persona l’assistenza per il rimpatrio volontario e la reintegrazione nel paese d’origine. - Regolamento Dublino II: è stata ricordata la giurisprudenza di alcuni Paesi dell’Unione europea, per cui viene sospesa la restituzione all’Italia di richiedenti asilo in attuazione del Regolamento, per il fatto che non ci sono condizioni sufficienti per un’accoglienza dignitosa e che i rifugiati riconosciuti vengono abbandonati a loro stessi, senza un programma generale di sostegno alla loro integrazione. I l Direttore del CIR Christopher Hein ha voluto impostare il suo contributo in forma propositiva. Questi i principali punti dell’intervento del Direttore del CIR: - Per quanto riguarda le proposte legislative, a 5 anni di distanza tuttora manca il Regolamento di attuazione cirnotizie 1 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 IL PUNTO arrivo vengono affidati ad enti con il solo criterio del minor costo, senza criteri di qualità di servizio e senza tener conto dell’esperienza maturata nel settore. DIRITTO D’ASILO E INTEGRAZIONE IN EUROPA Per quanto riguarda il livello europeo, Hein ha espresso l’opinione che l’attuale processo di riforma di tutte le Direttive sull’Asilo e del Sistema Dublino certamente porteranno ad un rafforzamento della protezione in Europa, però lasciano molti dubbi su alcuni aspetti, come la possibilità di detenzione amministrativa dei richiedenti asilo e il fatto che non in tutti i casi viene garantito un ricorso effettivo contro una decisione negativa. Oltre alla Presidente Boniver, durante l’Audizione sono intervenuti, con domande, osservazioni e richieste di chiarimenti anche i senatori Massimo Livi Bacci (PD) e Diana De Feo (PDL), il deputato Ivano Strizzolo (PD). Rispondendo alle domande dei parlamentari presenti, il Direttore del CIR ha lamentato che i servizi ai valichi di frontiera per l’orientamento dei richiedenti asilo in (a cura di Luca C. Zingoni) SISTEMA DI ASILO IN ISRAELE, DIRETTORE CIR A CONFERENZA A TEL AVIV SU RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO Il Direttore del CIR Christopher Hein è intervenuto lo scorso 13 novembre a Tel Aviv ad una conferenza su rifugiati e richiedenti asilo in Israele organizzata dall’Academic Centre of Law and Business insieme alla Fondazione Heinrich Böll del Partito Verde tedesco.Dal 2007 e per la prima volta nella sua storia, Israele si trova a confrontarsi con l’arrivo di circa 60.000 richiedenti asilo africani, quasi tutti eritrei e sudanesi che transitano attraverso Egitto/Sinai. In risposta, Israele ha eretto un recinto sulla frontiera con l’Egitto. Hein è intervenuto proprio nella sessione sulle conseguenze giuridiche di questo recinto, considerando comunque che Israele è uno Stato firmatario della Convenzione di Ginevra sui Rifugiati oltre che di tutte le Convenzioni sui Diritti Umani. La Conferenza ha visto la partecipazione di enti di tutela israeliani, rappresentanti dei Ministeri dell’Interno, della Giustizie e degli Esteri, dell’UNHCR e di accademici. La situazione dei richiedenti asilo è stata descritta come disperata visto che di fatto non possono accedere al riconoscimento dello status di rifugiati e hanno uno status di “tollerati”, a volte chiamato protezione temporanea. Anche il fatto che lavorino, in assenza di un vero diritto, è tollerato. E’ stata anche organizzata una visita nel quartiere sud della città di Tel Aviv dove negli ultimi anni si sono insediati circa 30 mila Eritrei e Sudanesi in una situazione di degrado e mancanza di servizi essenziali. Di fatto si tratta di una specie di ghetto. E’ comunque da sottolineare che in Israele esiste un sistema giudiziario efficace e buona parte delle attività degli enti di tutela e dei loro avvocati consiste nella presentazione di ricorsi sulla negazione dei diritti elementari dei rifugiati. La presenza ormai massiccia di rifugiati africani, non ebrei e non palestinesi, in un paese di nemmeno 5 milioni di abitanti, rappresenta un fenomeno del tutto insolito per una società la cui identità si fonda sull’appartenenza al popolo e alla religione ebraica. Hein ha fatto presente che non a caso il movimento di rifugiati dal Corno d’Africa verso Egitto e Israele è iniziato precisamente nel periodo in cui gli accordi tra l’Italia e la Libia hanno reso molto più difficile il loro arrivo in Europa attraverso il Mediterraneo. cirnotizie 2 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 S TAT I S T I C H E DATI EUROSTAT 2012: NEI PRIMI SEI MESI 5.580 NUOVE RICHIESTE D’ASILO IN ITALIA Raggruppando i dati riguardanti le richieste d’asilo nei 27 paesi dell’UE per il primo semestre 2012 l’Italia ha avuto 5.580 nuove richieste d’asilo, in forte calo rispetto allo stesso periodo del 2011 (20.905). Nel primo semestre del 2012 sono state prese 13.910 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti degli anni precedenti): 3.980 persone hanno ottenuto una forma di protezione (1.015 lo status di rifugiato, 1.675 la protezione sussidiaria e 1.290 un permesso per motivi umanitari); 9.940 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego. I gruppi più numerosi di richiedenti asilo che hanno cercato protezione nel nostro paese sono: i Pakistani (18% del totale, pari a 600 persone, seguiti da Senegalesi (12% con 400 persone), Nigeriani (8% con 270 persone), Tunisini (7% con 230 persone). I richiedenti asilo – in grande maggioranza di sesso maschile- sono mediamente molto giovani, in un età compresa tra i 18 e i 34 anni (73,4%); i minori sono l’8,9%. Nel secondo trimestre del 2012 sono state prese 6.820 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti degli anni precedenti): 2.250 persone (il 33% del totale) hanno ottenuto una forma di protezione (580 lo status di rifugiato pari all’8%, 1.000 la protezione sussidiaria pari al 15% e 670 un permesso per motivi umanitari, pari al 10%); 4.575 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego (il 67% del totale). Tra chi ha ottenuto lo status di rifugiato: al primo posto ci sono gli Egiziani (65), seguiti da Sud Sudanesi (55) e Afghani (55); tra chi ha ottenuto la protezione sussidiaria: primi i richiedenti del Mali (400), seguiti da Afghani(155) e Somali (120); tra chi ha ottenuto un permesso per motivi umanitari: primi i Pakistani (145), seguiti dai Nigeriani (120), e dagli Ivoriani (80). Tra i gruppi con il più alto numero di dinieghi: i migranti provenienti da Nigeria (1.250), Ghana (6490) e Pakistan (370). DATI 2° TRIMESTRE 2012 IN ITALIA DATI 2° TRIMESTRE IN EUROPA (da Redattore sociale.it) S ono stati resi noti da EUROSTAT i dati riguardanti le richieste d’asilo nei 27 paesi dell’UE per il secondo trimestre 2012: l’Italia ha avuto 3.370 nuove richieste d’asilo, in aumento rispetto al precedente trimestre (2.210 richieste,+50%), ma in forte calo rispetto allo stesso periodo del 2011 (15.025, -78%). cirnotizie Sono complessivamente 69.930 le richieste presentate nell’Unione europea nel secondo trimestre 2012, in lieve crescita rispetto al primo (+ 1%), ma in calo del 10% rispetto al secondo trimestre 2011. Tra i paesi che hanno ricevuto il maggior numero di richie- 3 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 S TAT I S T I C H E SEMINARIO CIR-ICJ SU ESPULSIONE DI MIGRANTI E RICHIEDENTI ASILO E DIRITTO INTERNAZIONALE DATI EUROSTAT 2012 ste: Francia (13.750), Germania (12.800), Belgio (6.760), Regno Unito (6.415) e Svezia (8.790). Per quanto riguarda le decisioni di primo grado in materia di asilo, invece, sempre durante il secondo trimestre del 2012, nell’Ue ne sono state prese 65.260: in totale 18.260 persone hanno ricevuto una forma di protezione (9.360 lo status di rifugiato, 7.455 la protezione sussidiaria; 1.445 il permesso per motivi umanitari), 47.000 persone hanno ricevuto il diniego. Tra le decisioni degli altri Paesi europei, spiccano la Francia, con 14.485 decisioni prese e oltre 12mila dinieghi, il Belgio, con 6.320 decisioni e 5mila dinieghi, la Svezia, con oltre 7mila decisioni e 5mila dinieghi. Per la Germania, invece, su 12.455 decisioni prese, i dinieghi sono circa la meta’. (a cura di Luca C.Zingoni) cirnotizie 4 Lo scorso settembre la Commissione Internazionale di Giuristi (International Commission of Jurists – ICJ) ed il CIR (sezione legale) hanno organizzato un seminario dedicato a “Espulsione di migranti e richiedenti asilo e diritto internazionale- Il principio di non-refoulement, il rispetto delle misure provvisorie e la sospensione dell’espulsione ai sensi del diritto internazionale”. Al seminario hanno partecipato giudici di pace, avvocati e specialisti del settore. Il seminario è stato suddiviso in due giornate: durante la prima giornata è stata analizzata la normativa e la giurisprudenza internazionale sul principio di non-refoulement o di non respingimento, la sua applicazione nella giurisprudenza italiana, assieme ad una prospettiva di diritto comparato con il sistema spagnolo. Durante la seconda giornata è stata analizzata in maniera più dettagliata la normativa e la giurisprudenza internazionale in materia di rispetto delle misure provvisorie degli organismi internazionali; si è parlato inoltre del loro rispetto in Italia e della sospensione dell'espulsione in casi di non-refoulement attraverso esperti nazionali. Il seminario è stato anche l’occasione per presentare la traduzione in italiano della Guida per Operatori del Diritto n. 6 dell’ICJ intitolata “Immigrazione e Normativa Internazionale dei Diritti Umani” pubblicata in queste settimane. Maria de Donato, Responsabile sezione legale del CIR, ha moderata i lavori; sono intervenuti, tra gli altri: Hèlèna Behr, Sezione Protezione UNHCR Italia, Massimo Frigo, Legal Adviser della Commissione Internazionale di Giuristi, José Antonio Martin Pallin, giudice emerito della Corte Suprema di Spagna, Diego Loveri, Segretario Generale Unione Democratica Giudici di Pace, gli avvocati Andrea Pinci e Matteo Magnano e il Direttore del CIR Christopher Hein. Il seminario è stato organizzato grazie al sostegno di Open Society Foundations NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE FINE DELL’EMERGENZA NORD AFRICA? “L'emergenza è finita da un anno, ma per i profughi continua”. A pochi mesi dalla conclusione della cosiddetta Emergenza Nord Africa appare ancora incerta la sorte delle oltre 20 mila persone giunte in Italia dalla Libia nel 2011, tra cui molti rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni. Nel calendario che presentiamo i principali fatti e l’impegno del CIR e degli altri enti di tutela a sostegno dei diritti e della dignità di tanti profughi. gioni. Questo testo contiene riflessioni e proposte per alleggerire, almeno in parte, la ricaduta negativa che ci sarà sicuramente dopo la chiusura del circuito d’accoglienza dell’emergenza. Le persone ancora in accoglienza (che rischiano di finire in strada, ndr), sono ancora circa 18.000” dice Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale del progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) in un’intervista a “Corriere immigrazione” Il commento del CIR Il CIR considera che il Documento di Indirizzo affronti finalmente alcune delle questioni connesse al superamento dell’Emergenza Nord Africa, in particolare per quanto riguarda: a) il potenziamento dello SPRAR, portando la capacità di accoglienza da attuali 3 mila posti a 5 mila posti. Tuttavia, questo per il momento è un “indirizzo” e non si è ancora concretizzato neanche per una prima fase che prevede l’accreditamento di 9 milioni di euro anche se questo stanziamento veniva già annunciato il 21 Settembre 2011 (OPCM 3965, art 2). b) Interventi per minori stranieri non accompagnati che prevedono, in sostanza, che il governo si faccia carico delle spese dei Comuni per la loro accoglienza. RISULTATI DELLA CONFERENZA UNIFICATA STATO-REGIONI 2 6 settembre 2012- Dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato diffuso il “Documento di Indirizzo per il superamento dell’Emergenza Nord Africa”approvato dal Tavolo di Coordinamento Nazionale presieduto dal Ministro dell’Interno Cancellieri, che vede la partecipazione della Protezione Civile, del Ministero del Lavoro, delle Regioni, dell’Unione delle Provincie Italiane e dell’ANCI. c) L’intenzione di uniformare i sistemi di accoglienza (CARA, SPRAR, Emergenza Nord Africa). d) Il rendere il Tavolo di Coordinamento Nazionale e Regionale permanenti. e) Un inizio di intervento per l’integrazione lavorativa in favore di (al momento) 1.000 richiedenti e beneficiari della protezione internazionale. Commento del Direttore SPRAR - “Il 26 settembre è stato approvato in Conferenza Unificata un documento redatto dal Viminale in collaborazione con il ministero del Lavoro, l’Anci, l’Upi e la Conferenza delle Re- cirnotizie Tutti questi sono, appunto, intenti che - a tre mesi dalla fine dell’”Emergenza Nord Africa”e quindi dalla di- 5 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE guate risorse per il proseguimento dell’accoglienza nel 2013’’. FINE DELL' EMERGENZA NORD AFRICA? ‘’E’ del tutto evidente – sottolinea - che i due aspetti sono direttamente collegati. Senza riconoscimento di status giuridico non parte il processo di integrazione e quindi piu’ di 20.000 persone saranno costrette a rimanere in carico ai servizi, prolungando l’accoglienza inutilmente e per tempi indefiniti’’. sponibilità di fondi straordinari- non si sono ancora trasformati in atti concreti; nel Documento non viene affrontato, se non in modo marginale l’aspetto cruciale: lo status delle persone che non hanno ottenuto nessuna forma di protezione. Secondo le nostre informazioni, sembra che l’orientamento sia che in cambio della rinuncia della richiesta di asilo o del ricorso contro una decisione negativa in prima istanza, si rilasci un permesso di soggiorno per motivi umanitari in favore di tutte le persone arrivate nel 2011 dal Nord Africa e non già titolari di una protezione in Italia. ‘’Chiediamo pertanto con urgenza al Governo di dare corso a quanto gia’ concordato e al Ministro Cancellieri di intervenire quanto prima, avviando immediatamente lo stanziamento di risorse adeguate per affrontare il 2013 e definendo una forma di protezione per quanti ne sono ancora privi. Siamo di fronte a un ritardo francamente incomprensibile – aggiunge - trattandosi di misure gia’ concordate, che frena senza motivo il processo di ritorno all’ordinarieta’. E’ a repentaglio la tenuta complessiva di un sistema che finora ha ben risposto, grazie al grande senso di responsabilita’ e solidarieta’ dimostrato dai territori’’. Nel Documento di Indirizzo troviamo in varie parti un linguaggio che riprende le valutazioni e le proposte fatte molti mesi fa dal CIR e dal Tavolo Nazionale Asilo. ‘’Rischiamo di ricadere in una condizione di emergenza che il nostro Paese – conclude Delrio - non puo’ in alcun modo permettersi’’. (mt/dip) da www.anci.it Dobbiamo comunque constatare che fin qui non si tratta di uno strumento direttamente applicabile e abbiamo grande preoccupazione sul fattore tempo. Il rischio che molte migliaia di persone si trovino sulla strada fra pochi mesi rimane purtroppo ancora concreto. DELRIO (ANCI): A RISCHIO SOSTENIBILITA’ ACCOGLIENZA PER 20.000 PERSONE 10 ottobre 2012- ‘’Segnali di forte preoccupazione ci arrivano dai territori in merito alla situazione che si sta venendo a creare in relazione alle persone arrivate in Italia nell’ambito della cosiddetta Emergenza nord Africa e ancora presenti nelle strutture di accoglienza’’. E’ quanto dichiara il Presidente dell’ANCI, Graziano Delrio. ENTI DI TUTELA LANCIANO APPELLO: DIGNITÀ E DIRITTI PER I PROFUGHI 25 ottobre 2012 - Alcune delle maggiori organizzazioni sociali e sindacali che in Italia sono impegnate per il rispetto dei diritti e della dignità dei migranti ARCI, ASGI, Centro Astalli, Senza Confine. CIR, CGIL, UIL, SEI UGL, FCSEI, Focus-Casa dei Diritti Sociali - hanno convocato per martedì 30 ottobre una manifestazione a Roma per chiedere al governo risposte certe sulla sorte delle migliaia di persone giunte nel nostro Paese dalla Libia in guerra nel 2011. Di seguito il testo dell’Appello che spiega i motivi e gli obiettivi della mobilitazione: ’Nonostante gli impegni assunti formalmente in Conferenza Unificata e dettagliati in sede di Tavolo tecnico presso il Ministero dell’Interno – spiega rimangono senza risposta due questioni fondamentali per una progressiva uscita dalla fase emergenziale: da un lato la definizione dello status giuridico dei richiedenti asilo e di tutti coloro che non hanno ancora ricevuto una forma di protezione dalle Commissioni territoriali e dall’altro l’immediato stanziamento di ade- cirnotizie Emergenza Nord Africa: dignità e certezze per i profughi e i territori coinvolti Mobilitazione per le oltre 20.000 persone accolte nella gestione Emergenza Nord Africa Mancano meno di tre mesi alla conclusione della cosiddetta Emergenza Nord Africa, la cui gestione è 6 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE stata affidata alla Protezione Civile, e non si sa ancora quale sarà la sorte delle oltre 20 mila persone giunte in Italia dalla Libia nel 2011, tra cui molti rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni. FINE DELL' EMERGENZA NORD AFRICA? Preoccupa la mancanza di un provvedimento che consenta alle molte migliaia di persone presenti di ottenere un titolo di soggiorno di lungo periodo, senza il quale è impossibile avviare qualsiasi progetto di inserimento sociale. altissima. Senza soluzioni realistiche e dignitose si rischia di sprecare ancora per molto tempo ingenti risorse pubbliche alimentando peraltro razzismo e conflitti. Pertanto, si chiede con forza e urgenza al Governo: Per questo saremo a Roma il 30/ ottobre a Piazza del Pantheon, a partire dalle 14.00, insieme ai profughi per chiedere una soluzione urgente e dignitosa. • Una decisione immediata con un provvedimento chiaro che consenta il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario in favore di tutti i profughi giunti dalla Libia. Primi promotori: ARCI, ASGI, Centro Astalli, Senza Confine. CIR, CGIL, UIL, SEI UGL, FCSEI, Focus-Casa dei Diritti Sociali • Una soluzione dignitosa e efficace per l’inclusione sociale dei profughi coinvolti nei progetti d’accoglienza, con la predisposizione di risorse adeguate, che consenta di realizzare il processo di integrazione di queste persone con precisi percorsi di uscita dai centri emergenziali con una chiara previsione di misure di sostegno. CIR - MANIFESTAZIONE PROFUGHI NORD AFRICA: NON C’E’ PIU’ TEMPO DA PERDERE 29 ottobre - Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) ha deciso di aderire alla manifestazione a Roma a Piazza del Pantheon (promossa tra i primi da ARCI, • Un coinvolgimento reale delle organizzazioni di tutela e dei territori coinvolti nell’accoglienza per la definizione delle soluzioni concrete. • Una verifica puntuale della qualità dei servizi erogati sul territorio nell’ambito dei progetti d’accoglienza per evitare sprechi, chiudendo al più presto quelle esperienze inadeguate di ospitalità e valorizzando le esperienze di qualità, con l’obiettivo di riportare quest’ultime al più presto all’interno della rete SPRAR. • In mancanza di soluzioni concrete e rispettose della dignità delle persone e dei territori coinvolti riteniamo che il rischio di innescare tensioni sociali e di provocare ulteriore disagio sia da sin: Il Direttore del CIR Hein e il Presidente Pezzotta alla Manifestazione di Roma- foto CIR/Mittendorff cirnotizie 7 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE “La manifestazione del 30 ottobre è un grido d’allarme, e vogliamo fare un appello a tutte le associazioni che condividono le nostre preoccupazione nonché ai profughi stessi, ove possibile, a partecipare.” FINE DELL' EMERGENZA NORD AFRICA? ASGI, Centro Astalli, Senza Confine. CIR, CGIL, UIL, SEI UGL, FCSEI, Focus-Casa dei Diritti Sociali) per sollecitare con urgenza una soluzione per la sorte di circa 20.000 profughi arrivati a seguito della crisi nel Nord Africa. Migliaia di persone che si trovano ancora, e molti da 18 mesi, in centri di accoglienza sparsi su tutto il territorio nazionale, senza avere alcuna certezza riguardo al proprio futuro. Nei due anni 2011/12 sono stati spesi 1,3 miliardi di Euro, principalmente per fornire vitto e alloggio. “Dal dicembre scorso abbiamo presentato al Governo delle proposte per avviare programmi per favorire l’integrazione dei profughi, o, qualora volontariamente voluto, il sostegno al rimpatrio e alla reintegrazione nei Paesi di origine, con una spesa molto inferiore a quella sinora sostenuta”, afferma Savino Pezzotta, Presidente del CIR. Nel corso dei mesi si sono avuti riscontri delle pessime condizioni di accoglienza garantite: molti centri sono fatiscenti, la dignità delle persone non viene rispettata e i servizi alla persona non sono erogati. Il CIR chiede una indagine scrupolosa da parte della Magistratura su eventuali malversazioni dei fondi destinati all’l’accoglienza, nonché un monitoraggio delle autorità sulla gestione di questi centri e la conseguente chiusura di quelli che non rispecchiano gli standard stabiliti dalla Protezione Civile. Il CIR ritiene che a questo punto soluzioni reali non siano più derogabili, e che non ci sia più un giorno da perdere. I profughi devono in primo luogo ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari senza alcun impantanamento in difficili pratiche burocratiche e, in secondo luogo, devono ricevere l’orientamento verso le soluzioni più adatte alle singole situazioni. “L’emergenza è finita da un anno, ma per i profughi l’emergenza continua”, dichiara Christopher Hein, Direttore del CIR. Due momenti della Manifestazione di Roma; foto CIR/Mittendorff cirnotizie 8 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE 30 OTTOBRE 2012 – LA MANIFESTAZIONE: ‘NON SIAMO FANTASMI’ FINE DELL' EMERGENZA NORD AFRICA? “Per ricordare al governo che ‘’non sono fantasmi, ma persone’’ alcune decine di richiedenti asilo, provenienti da diversi paesi dell’Africa subsahariana, hanno manifestando coperti da lenzuola bianche davanti al Pantheon. Obiettivo del flash mob, organizzato tra gli altri da Arci, Cir,Centro Astalli, Cgil, Uil e Sei Ugl, e’ ‘’sollecitare con urgenza una soluzione per la sorte di circa 24.000 profughi arrivati in Italia a seguito della crisi nel Nord Africa’’. ‘’Non siamo fantasmi, siamo persone’’, si legge sui cartelli, tradotti in piu’ lingue, che indossano i richiedenti asilo. ‘’Continueremo questa battaglia nel Parlamento e nella societa’ - ha assicurato il deputato dell’Udc e Presidente del CIR,Savino Pezzotta - il nostro e’ un impegno di giustizia e civiltà”. cura della Protezione Civile di istruire gli enti gestori dei centri di accoglienza affinché possano informare in modo capillare tutti i profughi su questa procedura. IL COMMENTO DEL CIR: Da un lato il CIR si dichiara soddisfatto che con questo provvedimento si sia cercato di evitare che un gran numero di profughi si trovi senza permesso di soggiorno e senza protezione alcuna. Dall’altro lato al CIR sembra che questa procedura sia inutilmente farraginosa e che, nonostante le modalità informatiche previste, si rischia di perdere molto tempo, in primo luogo presso le Questure e poi presso le Commissioni Territoriali. Sulla base della normativa vigente, in particolare gli articoli 19 e 5 comma 3 del Testo Unico sull’Immigrazione, si sarebbe potuto semplicemente istruire le Questure al rilascio a tutti i profughi, altrimenti senza protezione, di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Appare ovvio che il governo voglia evitare l’impressione di una “sanatoria” per poi comunque arrivare allo stesso risultato a costo di altro tempo prezioso perso. Peraltro risulta non definito chi può essere “beneficiario” della procedura di ri-esame in termini di periodo entro il quale i profughi dovrebbero essere arrivati in Italia e la loro provenienza. In dettaglio rimangono molte domande aperte e si teme un’eccessiva discrezionalità delle Questura a procedere. NUOVE PROCEDURE 2 novembre - Il Ministero dell’Interno (con Comunicazione del 26-10-2012) rende note le modalità operative per definire le posizioni dei richiedenti protezione internazionale destinatari, allo stato attuale, di una decisione di diniego. Emergono finalmente in questi ultimi giorni degli orientamenti del governo in quanto allo status giuridico dei profughi arrivati da Nord Africa nel 2011. In modo piuttosto velato viene raccomandato alle Commissioni territoriali di conferire come minimo la protezione umanitaria tanto nei confronti dei richiedenti asilo la cui domanda deve essere ancora esaminata, quanto nei confronti di coloro che hanno già ottenuto un diniego. Per ambedue i gruppi vengono sollevate delle “esigenze umanitarie connesse alla recisione dei legami con il paese di origine”. Per il secondo gruppo, peraltro molto numeroso, si delinea la seguente procedura: i profughi devono ripresentare alle questure la richiesta di asilo che viene trasmessa on line all’interno del sistema VESTANET alle Commissioni Territoriali per una nuova valutazione che dovrebbe seguire l’indicazione di concedere la protezione umanitaria. Nel momento di presentare la nuova richiesta alla Questura, i profughi vengono invitati a rinunciare all’audizione personale; in tal caso le Commissioni Territoriali devono prendere una decisione entro 20 giorni dalla ricezione delle domande “C3” on line. La rinuncia, comunque, non è obbligatoria. Non viene richiesto un ritiro di un eventuale ricorso contro il diniego.Dovrà essere cirnotizie TAVOLO ASILO CHIEDE INCONTRO A CANCELLIERI E RICCARDI 19 novembre - In una lettera inviata ai Ministri Cancellieri e Riccardi, 9 organizzazioni (tra cui il CIR) appartenenti al Tavolo Nazionale Asilo – hanno chiesto un incontro urgente con i Ministri dell'Interno e dell'Integrazione per discutere le misure per il superamento della "Crisi Nord Africa".A meno di 6 settimane dalla fine decretata dell'emergenza e alla luce di vari recenti circolari in parte in contraddizione tra di loro nell'ottenimento di un permesso di soggiorno umanitario, il Tavolo Asilo si dichiara molto preoccupato per il futuro di molte migliaia di profughi, non solo in quanto allo status giuridico, ma anche per quanto riguarda la soluzione post-accoglienza. 9 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE BUONE PRATICHE L’ESPERIENZA DI VERONA che li accoglie comprende che ha davanti a sé una preziosa occasione di incontro e di crescita umana e culturale. I richiedenti, provenienti dalla Costa d’Avorio, dal Mali, dal Bangladesh, dalla Nigeria, dal Gambia, dalla Somalia, vengono inizialmente accompagnati nella procedura della richiesta di asilo, viene loro chiarito il percorso che stanno intraprendendo, il progetto individualizzato che dovranno portare avanti insieme agli operatori. In attesa della convocazione davanti alla Commissione Territoriale vengono organizzati corsi di alfabetizzazione, grande rilevanza è data alle attività per facilitare l’apprendimento dell’italiano e l’istruzione degli adulti grazie anche alla collaborazione coi CTP e col Centro Pastorale Immigrati. Sono così realizzati corsi di lingua italiana e di orientamento al lavoro con volontari; in particolare interventi mirati all’alfabetizzazione di base, rivelandosi la totalità degli accolti analfabeti nella loro lingua madre e quindi bisognosi di ricevere un accompagnamento propedeutico all’ inserimento nelle scuole pubbliche. Per quanto riguarda la salute vengono attivate tutte le misure utili ad un corretto screening iniziale ed un successivo corretto accesso al servizio sanitario e la buona collaborazione con il reparto di malattie tropicali dell’ Ospedale Sacro Cuore permette di intervenire su patologie altrimenti difficilmente identificabili. Il tempo procede, si arriva ai fatidici 6 mesi dalla richiesta di asilo che consentono lo svolgimento dell’attività lavorativa e cominciano ad arrivare anche i primi provvedimenti di riconoscimento. L’emergenza viene prorogata a tutto il 2012, ma continua ad essere evidente a tutti che non c’è comunque tempo da perdere, che gli interventi posti in essere, coordinati in una rete di servizi educativi, sociali, sanitari, debbono consentire al richiedente e al titolare di protezione internazionale di essere nelle condizioni di conoscere l’esistenza dei servizi, di sapere quali risposte possono dare per potervi accedere correttamente e consapevolmente, cercando così di rimuovere, quegli ostacoli di natura burocratica, amministrativa, sociale, linguistica e culturale che possono costituire fattori di rischio per una reale integrazione nella comunità lo- A giugno 2011 arrivano nella provincia di Verona alcune centinaia di richiedenti protezione internazionale provenienti dal Nord Africa e di questi 25 vengono accolti da Comune di Verona, che, come capofila del Progetto SPRAR “Verona Solidale”, decide di coinvolgere il CIR, ente gestore del progetto. P er 5 richiedenti, tutti provenienti dalla Costa d’Avorio, il CIR decide sin da subito di procedere secondo il modello SPRAR e di accoglierli in un appartamento, per gli altri il Comune propende per un’accoglienza in strutture comunali stipulando con il CIR una convenzione per fornire servizi di orientamento, informazione e mediazione legale sulla procedura di richiesta di protezione internazionale, di orientamento ai diritti relativi al proprio status. Appare evidente che per far fronte alla sfida dell’accoglienza e dell’integrazione dei richiedenti arrivati l’unico sistema da seguire è un sistema strutturato, che ricalchi il modello SPRAR, avvalendosi di una èquipe multidisciplinare specificatamente formata sulle tematiche dell’asilo. L’obiettivo generale non può che essere quello di accompagnare la persona accolta lungo un percorso di riconquista della propria autonomia, cercando nel contempo di costruire una rete di risorse per cercare di rispondere al bisogno di tutela e di integrazione, per far sì che l’integrazione divenga possibile non semplicemente quando il rifugiato trova uno spazio nel paese che lo accoglie, quando comincia a stabilire nuove significative relazioni, presupposti verso l’autonomia, ma soprattutto quando la comunità cirnotizie 10 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 SPECIALE È l’ultima sfida del progetto, per alcuni utenti tra quelli arrivati a Verona in quel giugno del 2011 è quasi realtà. cale. Si comincia così ad investire sui servizi volti all’inserimento socio-economico, sviluppando, in particolare, percorsi formativi e di riqualificazione professionale per promuovere l’inserimento lavorativo, in collaborazione con l’Istituto Don Calabria- San Benedetto. Una particolare attenzione è stata rivolta all’ambito della formazione e del lavoro, con orientamento al mercato del lavoro e attivazione di tirocini formativi. E così i richiedenti possono cominciare a mangiare le prime pizze preparate da loro nel corso di operatore pizzaiolo, possono cimentarsi negli stage in azienda dopo aver seguito la parte teorica nei corsi di pulizie industriali, di operatore di carpenteria, di meccanica, di logistica e magazzino, di addetto ai servizi di ristorazione. C’è chi consegue il patentino di guida per carrello elevatore, chi la certificazione sostitutiva del libretto sanitario e chi il certificato di idoneità alla guida del ciclomotore. A giugno 2012 il Comune decide di affidare la gestione dei progetti relativi a tutti richiedenti accolti al CIR e si decide come prima cosa il trasferimento di tutti in 6 appartamenti, in luoghi diversi della città per cominciare davvero a sperimentare l’autonomia. Proprio in favore dell’ agognata autonomia si promuovono interventi che facilitino la mobilità, la conoscenza del territorio e l’inclusione sociale. Per la quasi totalità dei beneficiari si acquistano biciclette per agevolare gli spostamenti e di conseguenza l’accesso ad una più ampia gamma di servizi gratuiti offerti dal territorio nonché la copertura di una più ampia area nella ricerca lavorativa. Si promuove la socialità poiché le molte realtà di rifugiati presenti sul territorio veronese hanno bisogno di incontrarsi, di ritrovarsi e di entrare in relazione sia con le comunità nazionali che con la cultura del loro nuovo paese: questo è più facile attraverso momenti culturali e di festa dove la conoscenza e lo scambio sono genuini e reciproci. Nel frattempo l’idea progettuale che ha sostenuto la scelta del modello da seguire comincia a dare i suoi frutti. Vengono ritirati i primi permessi di soggiorno, i primi titoli di viaggio, c’è chi comincia tirocini lavorativi e chi firma contratti di lavoro, chi consegue la licenza media chi ottiene le autorizzazioni necessarie per l’apertura di imprese individuali. Ed appare evidente come la conclusione migliore del progetto possa essere che negli appartamenti rimangano gli utenti del progetto che possono finalmente intestarsi un contratto di affitto. cirnotizie A cura di Francesca Cucchi, CIR Veneto APOLIDIA, CORSO "PEREGRINI SINE CIVITATE” L’Apolidia è un problema che colpisce circa 12 milioni di persone in tutto il mondo. La situazione in cui vive un apolide - che nessuno Stato riconosce come proprio cittadino - è molto simile a quella di un rifugiato perché entrambi necessitano di protezione internazionale. Gli apolidi privi di riconoscimento non hanno alcuna cittadinanza e non godono dei diritti umani fondamentali. Il 30 agosto 2011 l’ UNHCR, che ha come parte integrante del suo mandato la prevenzione del fenomeno dell’apolidia, ha lanciato un campagna per porre all’attenzione dell’opinione pubblica questo tema ancora poco conosciuto. Sulla scia di questa iniziativa è maturata l’idea di preparare un corso sul tema dell’apolidia rivolto agli peratori del settore che siano in grado di portare il tema nel dibattito pubblico. Lo scorso 30 novembre è così iniziato il corso "PEREGRINI SINE CIVITATE”, organizzato dal CIR in collaborazione con l'Avv. Paolo Farci e con il supporto della Cooperativa Europe Consulting. Il corso - gratuito - è rivolto ad avvocati, ricercatori universitari, funzionari governativi, personale di organizzazioni intergovernative e non governative e operatori del settore dell'asilo. Questi i principali obiettivi del Corso: 1. studiare in maniera approfondita il problema dell’apolidia, sia sotto il profilo nazionale che internazionale: le cause dell’apolidia e le sue conseguenze, casi di vita vissuta. 2. quali sono state le risposte e le soluzioni date dalla Comunità Internazionale e dai singoli Stati al problema dell’apolidia. 3. stesura da parte dei partecipanti al corso di un atto giudiziario diretto ad ottenere il riconoscimento dello status di apolidia. Il corso si terrà a si articolerà in quattro incontri, di tre ore ciascuno, dal 30 novembre 2012 al 22 marzo 2013. Per i partecipanti è prevista l’attribuzione dall’Ordine degli Avvocati di Roma di crediti formativi. 11 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E INTERVISTA A B., IN FUGA DALLA GUINEA In occasione della settimana "L'Europa è Per i Diritti Umani" – iniziativa promossa dall'Ufficio Informazione in Italia del Parlamento - il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha organizzato una conferenza dal titolo“Unità familiare: un diritto umano". alcune persone, titolari di protezione internazionale, in merito alle problematiche procedurali e psicosociali emerse durante il percorso che ha condotto al ricongiungimento familiare. Le operatrici del CIR hanno infatti intervistato circa 14 persone, di cui 2 ancora in attesa di vedere conclusa la procedura con l’arrivo dei familiari. Tali interviste sono state realizzate allo scopo di monitorare la condizione psicosociale di alcune delle famiglie coinvolte nel progetto “Ritrovarsi per Ricostruire”. Il questionario è stato strutturato nel tentativo di approfondire principalmente tre aspetti relativi al processo di ricongiungimento familiare. Innanzitutto si è cercato di comprendere la situazione abitativa e lavorativa del rifugiato e gli eventuali cambiamenti intervenuti nell’organizzazione del suo quotidiano a seguito dell’arrivo dei familiari; in secondo luogo il questionario ha offerto la possibilità di esplicitare le criticità relative alla procedura burocratica di ricongiungimento. Infine si è cercato, attraverso domande mirate, di far emergere il vissuto psicologico del rifugiato e dei suoi familiari nelle diverse fasi (prima, durante e dopo) del ricongiungimento familiare. L’ Un’occasione per rilanciare il tema del ricongiungimento famigliare, su cui il CIR per due anni ha assiduamente lavorato assieme a Centro Astalli, Cooperativa Roma Solidarietà - Caritas Roma, Federazione delle Chiese Evangeliche-Fcei, CGIL Milano, Fondazione Franco Verga di Milano, Fondazione Ruah di Bergamo e Consorzio Promidea (e col supporto tecnico di Contalegis e Codacons) all’interno del Progetto Ritrovarsi per Ricostruire - finanziato con i fondi dell’8 per mille per l’anno 2009. Il progetto si è concluso lo scorso giugno, mentre il nostro impegno sui temi importanti per fortuna sopravvive a quel limite temporale. L’incontro del 15 novembre è stato perciò un momento importante per condividere ulteriori spunti di riflessione, zone grigie, questioni aperte legate all’esercizio di questo diritto. Le interviste sono state svolte senza l’ausilio di strumenti di registrazione; tale scelta è stata motivata dalla necessità di instaurare una relazione confidenziale con la persona al fine di evitare imbarazzi e forzature nel racconto. Le note appuntate nel corso delle interviste dagli operatori sono state trascritte riportando il più fedelmente possibile la struttura del colloquio. Se da un lato questa scelta ha contribuito ad una impostazione informale dell’incontro, dall’altro lato è opportuno tener conto dei limiti intrinseci del processo di trascrizione del parlato. Si noterà, infatti, che il linguaggio attribuito al rifugiato, nella versione testuale dell’intervista, è caratterizzato da un italiano quasi perfetto. Inoltre, è opportuno esplicitare che tale passaggio dallo scritto al parlato è soggetto ad un processo interpretativo ad Durante il convegno è stata presentata anche una breve pubblicazione sul ricongiungimento familiare, che raccoglie riferimenti normativi, commenti, testimonianze sull’argomento a conclusione dell’esperienza maturata durante la gestione del progetto. Nel rapporto è stato incluso anche il punto di vista di cirnotizie 12 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E opera di chi effettua la trascrizione che può talvolta comportare una trasformazione del senso del discorso. Nonostante i limiti appena esplicitati si ritiene che il risultato di questi incontri offra molteplici spunti di riflessione in merito alle criticità e alle potenzialità del percorso di ricongiungimento familiare. In fuga dalla Guinea Di seguito riportiamo alcuni tratti della storia e dell’intervista di uno di questi rifugiati che hanno beneficiato del sostegno per il ricongiungimento familiare previsto dal progetto. sono passati e ho anche smesso di prendere le medicine che il dott. Germani mi aveva prescritto e che prima mi erano indispensabili. Con questo non voglio dire che siano finite le difficoltà, tutt’altro! C’erano delle cose che effettivamente non avevo preso in considerazione, con l’arrivo della mia famiglia qui. Ma tutto passa, se dio vuole. Dovrei solo avere un po’ più di tempo per poter cercare un lavoro più remunerativo, e per ottenerlo sarebbe importante non dover sempre correre per accompagnare i ragazzi, ovunque, a scuola, ad esempio. La scuola che frequentano è lontana da casa mia, ho fatto richiesta anche al Comune per poter usufruire dello scuola-bus, almeno così non dovrei più perdere tanto tempo per accompagnarli e andarli a prendere ogni giorno. B. è un uomo di quarant’anni di nazionalità guineana. Nel 2005 è dovuto fuggire dal suo paese perché arrestato a causa del suo lavoro. Racconta di essere un video maker di professione; un giorno stava svolgendo un reportage nel luogo dove vi era stato un attentato contro il presidente ma i militari, vedendolo, l’hanno arrestato. In prigione ha subito torture fisiche e psicologiche. Dopo due settimane il suo avvocato riesce a farlo uscire. Dopo un periodo in ospedale, B. prova a tornare ad una vita normale; riapre il suo studio e torna a lavorare. I militari si presentano alla sua porta dicendogli che nessuno l’aveva autorizzato a riprendere la sua attività; lo riportano in prigione. B., insieme ad altre persone, riesce a scappare e con l’aiuto di un amico raggiunge il Senegal. Dopo un breve periodo in Senegal necessario per potersi riprendere fisicamente B. parte per l’Italia. Nel 2006 B. riceve un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria; dopo aver presentato istanza di ricorso viene riconosciuto rifugiato nel 2011. La sua famiglia è dovuta fuggire in Sierra Leone a seguito delle pressioni e delle minacce perpetrate dai militari. Nel 2012 la famiglia di B. composta dalla moglie e da due figli si è riunita a seguito di ricongiungimento familiare. Credi che il ricongiungimento con la sua famiglia faciliti o renda più complicato il tuo percorso di integrazione in Italia e la qualità della tua vita? B: La mia vita, la nostra vita è migliorata, almeno qui siamo di nuovo tutti assieme. Ma come dicevo c’erano delle difficoltà pratiche che non avevo preso in considerazione. I bambini innanzitutto. Accompagnarli e andarli a riprendere. Ma non è solo questo: mia moglie è sempre a casa, da sola. In Guinea abbiamo una grande famiglia, e stavamo sempre tutti assieme. Lei invece ora non esce molto, e stare da sola non aiuta. Si sente un po’ isolata. Ma tutto passa, credo. Io questo l’avevo solo immaginato. I primi mesi che ho trascorso in Italia, anche io sono stato sempre da solo, non parlavo ancora l’italiano, e solo dopo qualche mese ho sentito un ragazzo parlare il mio dialetto. Fu una grande emozione. E abbiamo fatto amicizia. Anche lui è un rifugiato, adesso ogni tanto ci vediamo, anche con sua moglie. I bambini invece vanno a scuola, e dopo un po’ di difficoltà iniziali, dovute alla lingua, adesso sono molto integrati, merito anche delle maestre che sono state davvero molto brave e hanno avuto molta pazienza con loro. Sono stati inseriti a scuola immediatamente all’arrivo l’anno scorso. Ci è stato consigliato però di far ripetere l’anno alla bimba, che è più pic- Quale è l’attuale condizione della tua famiglia? B: Adesso viviamo tutti assieme, in una casa in affitto a Pratica di Mare, vicino a Torvaianica, non lontano dal ristorante dove lavoro. Io, mia moglie e i miei due bambini, I. e M.; mia moglie è incinta e a breve, ormai, arriverà anche il terzo. Quali cambiamenti sono intervenuti nella tua vita a seguito dell’arrivo dei tuoi familiari? B: Prima ero da solo, e questo è stato a lungo anche il motivo del mio malessere. Avvertivo sempre dei fortissimi mal di testa, da quando loro sono qui, invece cirnotizie 13 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E contrato mia moglie e i miei figli in Mali dopo quasi tre anni dalla mia fuga, tre anni passati senza rivederci. Ci siamo incontrati lì, perché in Guinea io come rifugiato non potevo far ritorno. La prima notte che eravamo assieme, mia figlia vedendomi improvvisamente in camera, visto che quando sono arrivato lei stava dormendo, ha iniziato a urlare “Mamma, c’è un uomo sconosciuto nella stanza!”. Ecco questo mi ha reso molto triste. Quando sono dovuto fuggire dalla Guinea, da un momento all’altro, mia figlia non era ancora nata, mancavano ancora pochi mesi al parto, e così non mi aveva mai visto prima. Adesso però siamo molto felici di essere di nuovo tutti assieme. In fuga dalla Guinea cola, mentre il maschietto è passato in terza. Io lavoro molto, e quando non lavoro, mi do da fare per cercare qualcosa di più retribuito. In questo periodo lavoro come cuoco in un ristorante a Ostia e così non ho molto tempo per incontrare qualche amico. Lavoro soprattutto nei fine settimana, proprio quando gli altri invece sono un po’ più liberi. Ma va bene, mia moglie mi aspetta sempre sveglia, anche se torno molto tardi, e così sono felice, che sia qui. Quando immaginavi il ricongiungimento ti aspettavi che sarebbe stato più facile o più difficile rispetto alle procedure? Quali sono le tue preoccupazioni e le tue aspettative per il futuro adesso? B: Non avrei saputo neanche cosa immaginare rispetto al ricongiungimento, fortunatamente il CIR mi ha molto seguito nelle procedure necessarie. Poi non è stato molto difficile. Tutto si è risolto nel giro di poche settimane. B: Il lavoro che ho imparato qui in Italia mi piace molto, ho iniziato come lavapiatti, ed ora sono un buon cuoco, ho imparato la cucina italiana. Adesso ho un contratto a tempo determinato, fino a dicembre, ma solo 4 ore al giorno. Vorrei cercare qualcosa di più definitivo. A dire il vero, mi hanno proposto un buon contratto, presso un ottimo ristorante, ma se non sbrigo la pratica per lo scuola-bus dei miei figli, non posso accettare, non ci sarebbe nessuno che li accompagna a scuola e poi li passa a prendere all’uscita. Questa è la mia unica preoccupazione, un lavoro più sicuro e la cura dei miei figli. Al momento, come dicevo, sono molto preoccupato per mia moglie, spesso è a casa da sola, non esce, e ancora non ha imparato bene l’italiano. Ma quando ci sono io e i bambini, allora cambia tutto. Studia l’italiano con loro, e giochiamo tutti insieme. E da un punto un punto di vista emotivo? B: Sapevo che ci sarebbero state delle difficoltà. Della mia condizione reale in Italia, non avevo mai parlato con mia moglie, per non farla preoccupare. La vita in Europa, in Italia, e a Roma in particolare, non è semplice come in Africa. L’affitto da pagare, la crisi, sono difficoltà che un rifugiato, un migrante come me avverte anche di più. Ma le cose passano, e come dicono nel mio paese: “se dio vuole tutto si sistema”. Quali sono stati i maggiori problemi che hai dovuto affrontare da un punto di vista pratico? Da un punto di vista pratico qual è stato il momento più difficile durante le procedure per il ricongiungimento familiare? B: Oggi il problema principale è l’affitto, che fortunatamente non è molto caro, ma sono sempre 600 euro al mese. Ho fatto domanda per l’assegnazione delle case popolari, non so quanto ci sarà da aspettare. Per il ricongiungimento non ci sono stati grossi problemi, abbiamo ottenuto il nulla osta e poi i visti nel giro di poco tempo, anche se per la procedura i miei famigliari sono dovuti andare in Senegal. In Guinea non c’è una rappresentanza consolare italiana. Per il viaggio, le spese intendo, ho provveduto a tutto io. Quale aiuto hai avuto dal CIR? B: Non c’è stato un vero e proprio momento “difficile”. Il CIR mi ha molto sostenuto nelle fasi di ricongiungimento, e anche prima, quando ho fatto richiesta come rifugiato politico. E da un punto di vista emotivo, c’è stato un momento particolarmente difficile? B: Forse il momento più difficile è stato quando ho in- cirnotizie 14 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E B: Il CIR, nell’ambito di questo progetto, mi ha sostenuto concretamente pagando la caparra e due mesi di affitto. Ma voglio sottolineare che sono stato assistito anche psicologicamente soprattutto all’inizio, quando soffrivo di forti mal di testa, dovuti alla fuga e alla lontananza dalla mia famiglia e dalla mia terra. Ed inoltre anche da un punto di vista legale il CIR mi ha molto sostenuto. In effetti, il primo riconoscimento che avevo ottenuto qui dalla Commissione era stato come “protezione sussidiaria”. Solo con la caparbietà e la sicurezza dell’avvocato del CIR, che ha insistito per fare In fuga dalla Guinea ricorso, sono riuscito ad ottenere lo status di rifugiato. La tua famiglia è stata aiutata? B: L’unico ostacolo, come ho detto, era rappresentato dal fatto che in Guinea non c’è l’ambasciata italiana. Durante una delle interviste riportate nell'appendice della pubblicazione, mentre il padre rispondeva alle domande, la figlia di 7 anni appena ricongiunta a lui (insieme alla madre e al fratellino di 9 anni), disegna la sua famiglia appena ricostituita. In un primo momento nel foglio riporta solo se stessa, la madre e il fratellino. Alla domanda “perché non c’è il padre?” la bambina risponde “lo vedi…proprio non c’è spazio sul foglio”. Insieme viene trovata la soluzione di disegnare la figura paterna su un altro foglio. Quando le viene proposto di unire i due fogli la bambina inizialmente esprime delle velate resistenze. Alla fine decide di accettare e partecipare al “rito” della riunificazione delle due parti della famiglia attraverso l’utilizzo di graffette. Solo allora sembra quasi sentirsi sollevata e corre ad abbracciare il padre. cirnotizie 15 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E sieme tutto passerà”. In effetti è stato così, da quando loro sono qui, non avverto più i dolori alla testa. Sono, siamo felici qui, tutti insieme. In fuga dalla Guinea Cosa pensava la tua famiglia, dall’altra parte? Volevano raggiungerti? B: Mia moglie voleva raggiungermi, ma non aveva molta idea di come fosse qui. Io non le ho parlato delle difficoltà che c’erano qui, per non spaventarla. Mio figlio anche voleva raggiungermi, ma non sapevano cosa e come immaginare l’Italia. Adesso credo ci stiamo ambientando molto bene. Fortunatamente non hanno dovuto aspettare molto per i visti e le procedure. Tutti ci aspettiamo di poter vivere insieme in una nostra casa e in pace. Quindi abbiamo dovuto aggirare questa difficoltà, risolvendo tutto tramite l’ambasciata in Senegal. Ma ripeto, non ha rappresentato un grande problema. Cosa ha significato per te essere in Italia e sapere la tua famiglia lontana? B: La situazione in Guinea non era semplice. Io lì ero cameraman, e sono dovuto fuggire lasciando tutto alle mie spalle. Non ho portato nulla con me. Essere qui e sapere mia moglie incinta e mio figlio piccolo lì mi ha causato un forte malessere, e per i primi tempi ho preso medicine anche solo per dormire. Quando si è prospettata la possibilità che mi raggiungessero, ero felice, tutto qui. Oggi reputi positivamente questa scelta? B: Sì certo, siamo felici di vivere di nuovo insieme! Non è facile, ma se dio vuole, le cose si sistemano. Io ho voglia di darmi da fare e lavorare per permettere alla mia famiglia una vita più che dignitosa. Ho cambiato il mio lavoro, mi sono aperto a nuove possibilità. Spero che tutto vada per il meglio. Quali erano le tue principali aspettative? B:Tornare a vivere di nuovo tutti insieme e conoscere mia figlia. Pensavo: “quando saremo di nuovo as- A cura di Yasmine Mittendorff PARLAMENTO EUROPEO INZIATIVA “L’EUROPA PER I DIRITTI UMANI” L'Ufficio di Informazione del Parlamento europeo in Italia ha organizzato, nelle sue sedi di Roma e Milano dal 12 al 16 novembre, un ciclo di incontri dedicati ai diritti umani. Gli appuntamenti sono organizzati in occasione dell'assegnazione del Premio Sacharov 2012 per la libertà di pensiero. L'iniziativa intende porre l'accento sulle politiche dell'Unione europea in materia di diritti umani, sia sul piano interno sia su quello delle relazioni esterne. Il ciclo di incontri ha coinvolto la rete di organizzazioni non governative, associazioni ed enti – tra cui CIR, Amnesty International, AMREF, Fondazione Pangea- che si occupano di tutela dei diritti. "L'Europa è per i diritti umani" rappresenta un'occasione per illustrare le linee d'azione del Parlamento europeo nell'ambito della protezione e della promozione dei diritti umani e, si spera, possa costituire un elemento importante di raccordo con la società civile su temi di cruciale importanza. Per info: http://www.europarl.it/view/it/press-release/pr-2012/pr-2012-November/pr-2012-Nov-2.html E' possibile richiedere la pubblicazione del CIR "Ritrovarsi per Ricostruire" all'ufficio stampa CIR [email protected] cirnotizie 16 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 R I C O N G I U N G I M E N T O FA M I L I A R E La cop ert per Ric ina della pub blicazio ostruire ne “Rit ” ro UNITÀ FAMILIARE: UN DIRITTO UMANO, FONDAMENTALE ANCHE PER I RIFUGIATI varsi In occasione dell'iniziativa "L'Europa è Per i Diritti Umani" promossa dall'Ufficio Informazione in Italia del Parlamento Europeo, il CIR ha presentato una pubblicazione sul ricongiungimento familiare dei rifugiati nell’ambito di una conferenza dal titolo "Unità familiare: un diritto umano". La pubblicazione sul ricongiungimento familiare, raccoglie riferimenti normativi, commenti, testimonianze, approfondimenti sull’argomento a conclusione dell’esperienza maturata durante la gestione del progetto “Ritrovarsi per Ricostruire” – finanziato con il fondo dell’8 per mille per l’anno 2009. “Un numero elevato di rifugiati deve affrontare la separazione forzata dai propri familiari. il rifugiato ha spesso dovuto lasciarsi R IT ITR OVA alle spalle non solo il suo paese, il suo lavoro o studio, la sua RSI PE R R IC O S T R U IR casa, i suoi amici, ma anche moglie o marito, figli, genitori, IR E fratelli, sorelle, zii, nonni, l’insieme delle persone che costituiscono in tutte le culture la rete di affetti, di relazioni più strette, di sicurezza emotiva e spesso anche materiale” si legge nella prefazione a cura di Christopher Hein – Direttore del CIR. Il punto di vista di queste persone, titolari di protezione internazionale, in merito alle problematiche procedurali e psicosociali emerse durante il percorso di ricongiungimento familiare, è stato raccolto nella pubblicazione attraverso interviste realizzate dal CIR. “Ogni sera Marcel rientrando a casa dopo il lavoro viene accolto dall’energico abbraccio di sua figlia. Stenta a credere che la bambina di pochi anni che ha lasciato nel suo paese possa essere quella donna alta e robusta che lo travolge con gesti affettuosi. sono due persone che gradualmente stanno imparando a ri-conoscersi dovendo fare i conti con più di 10 anni di separazione” – riporta un’intervista. La conferenza del 15 novembre ha rappresentato un momento importante per condividere ulteriori spunti di riflessione, zone grigie, questioni aperte legate all'esercizio di questo diritto. Tra i relatori presenti: Savino Pezzotta, Presidente del CIR, Christopher Hein, Direttore del CIR, Giovanna Zincone, Consulente del Presidente della Repubblica per i problemi di coesione sociale, Antonio Golini, Professore emerito di Demografia presso l’Università La Sapienza, Helena Behr, Sezione Protezione UNHCR Italia, Angela Pria, Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione Ministero dell’Interno, Marco Del Panta, Ministro Plenipotenziario, Direttore Centrale per le Politiche Migratorie, Ministero degli Affari Esteri, Staffan De Mistura, Sottosegretario Ministero degli Esteri, Natale Forlani, Direttore Generale Immigrazione - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Livia Turco, Presidente Nazionale Forum Immigrazione Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell'otto per mille dell'IRPEF evoluto dai cittadini alla diretta gestione statale per l'anno 2009 Pubblic az Consig ione finanzia lio ta mille de dei Ministri co dalla Presiden ll'I n za del gestion RPEF devoluto il fondo dell'o e statale tto per ai progetto per l'ann cittadini alla diretta o 2009 "R itrov di supp orto al arsi per Ricostr all'interno de ricon l ui verso l'a ssistenza giungimento re. Intervento ritorio familiare lavorativa na persone zionale in favo e alloggiativa attrain protez sul terre dei rifugiat ione su i e delle ssidiaria" Ritrova re la vi ta lasc Ricostru iata in ire Passar e dall’im la propria id dietro, da cu i si è st entità, possib at attrave alla vicin ilità di rived rso lega i costretti a fu ersi, da anza ch mi che ggire. lle e riuni sce il pa distanze e da si riallacciano ssato, lle sepa . il presen razioni te e il forzate, futuro . Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell'otto per mille dell'IRPEF devoluto dai cittadini alla diretta gestione statale per l'anno 2009 cirnotizie 17 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR “In the Sun- Research and Advocacy on Roma Stateless People in Italy” con il sostegno della Ricerca sul fenomeno dell’apolidia tra la popolazione rom che vive in Italia per contribuire allo sviluppo della strategia nazionale per l’integrazione dei rom. Introduzione Il numero delle persone di origine rom che vive in Italia è incerto e forse sottostimato. Comunque, tra le persone riconosciute come apolidi i cittadini dell’ex-Jugoslavia sembrano il gruppo maggiore, considerando sia le persone che erano già apolidi nel loro Paese di origine sia coloro che lo sono diventate in seguito. Il secondo caso è piuttosto comune: dopo la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia diversi nuovi Stati non hanno riconosciuto i rom come cittadini, per diverse ragioni. Queste persone, arrivate in Italia con o senza passaporto, o altri documenti, sono diventate irregolari. Gli apolidi de facto hanno difficoltà ad ottenere il riconoscimento del loro status in Italia poichè non possono fornire alle autorità i documenti previsti, come certificati di residenza e permessi di soggiorno. Pertanto, un ampio numero di rom passa la propria cirnotizie vita in una sorta di limbo senza accesso ad un riconoscimento ufficiale del loro status e ai diritti connessi, nè ad un qualche altro tipo di status legale. Lo stesso si può dire dei figli nati in Italia. Ci sarebbero circa 15 mila giovani rom, nati da famiglie sfollate dall’ex-Jugoslavia, che hanno vissuto in Italia per una vita intera ma non hanno avuto accesso ad uno status riconosciuto e, per via della loro posizione irregolare, non possono neppure ottenere la cittadinanza italiana (fonte: Relazione sulla condizione di rom e sinti in Italia, Commissione per i diritti umani, Senato della Repubblica, maggio 2011). L’accesso allo status di apolide o alla cittadinanza sembra particolarmente difficile per questo gruppo di stranieri, che rappresenta un numero significativo (secondo la ricerca “Italiani, rom e sinti a confronto”, prodotta dall’ISPO in occasione della Conferenza Europea sulla popolazione rom del 22-23 gennaio 2008 promossa dal Ministero dell’Interno: “c’è una fascia di almeno 20/25.000 giovani rom soprattutto della ex Jugoslavia che non hanno cittadinanza: non sono 18 stati riconosciuti nei paesi di origine, parlano solo italiano e romanes e sono senza documenti”). In ogni caso, la presenza di una procedura per il riconoscimento dell’apolidia, che appare normata in modo insufficiente oppure non normata affatto, rappresenta un ostacolo significativo per gli stranieri che richiedono l’accesso allo status di apolide e che si trovano a dover ricorrere alla via giudiziale perché è quasi impossibile praticare una via amministrativa. Si suppone che alcune nascite non siano state neppure registrate all’anagrafe. Pertanto ci sono problemi di accesso all’educazione, ai diritti sociali, al lavoro. Essi appaiono invisibili agli occhi dei cittadini italiani e delle istituzioni. Di fatto, in tali circostanze, il ricorso a mezzi irregolari di sostentamento è inevitabile, provocando una spirale di intolleranza anti-rom e xenofobia. Il CIR considera che questo sia il momento giusto per spingere il livello politico a riprendere il dibattito sulle condizioni di questi “invisibili”. Nella summenzionata Relazione della Commissione per i Diritti Umani, Senato della Repubblica, la questione dello stato civile dei rom è doverosamente sottolineata. Nondimeno, non ci sono dati credibili sul fenomeno degli apolidi rom, e nessuna soluzione è stata pensata per superare i problemi per il riconoscimento dello status legale di apolide. Perciò è della massima importanza sostenere il dibattito con informazioni aggiornate. Obiettivi del Progetto “In the Sun - Research and Advocacy on Roma Stateless People in Italy”, - implementato dal CIR e finanziato da Open Society Foun- NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR dations vuole contribuire allo sviluppo di una strategia nazionale sull’integrazione dei rom, sostenendo il dibattito con una ricerca sul fenomeno degli apolidi de facto che vivono in Italia e sostenendo possibili soluzioni. Le attività sono coordinate dal CIR con la partecipazione di somministratori sul campo di etnia rom e sotto supervisione accademica. Nello specifico il progetto intende: • Contribuire a definire il fenomeno dei rom che vivono in Italia senza uno status riconosciuto e verificare le principali difficoltà incontrate da queste persone nel processo di integrazione; • Migliorare il punto di vista dei decision makers, politici e altre controparti di rilievo sul problema; • Concepire possibili soluzioni. Beneficiari del Progetto Persone di origine rom che vivono in Italia senza uno status legale riconosciuto sono state coinvolte nella ricerca iniziale anche attraverso visite sul campo nelle tre città di riferimento: Milano, Roma, Napoli. Interlocutori - interlocutori politici: Membri del Parlamento Italiano e del Governo in particolare del Ministero per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Membri del Parlamento Italiano e del Governo. Dirigenti del Ministero dell’Interno, in particolare della Direzione generale delle Libertà civili, Cittadinanza e Immigrazione.. - Rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, essendo questa l’agen- cirnotizie zia UN competente per i problemi dell’apolidia; - Responsabili Amministrativi: esponenti delle agenzie e istituzioni del sistema di sicurezza sociale italiano. Enti locali, in particolare Amministrazioni comunali, Questure, Prefetture. -Altre controparti quali organizzazioni dei rom, legali e operatori socio legali, organizzazioni umanitarie, Metodologia La ricerca sulle condizioni degli apolidi de facto di origine rom in Italia è, di per se stessa, uno strumento di advocacy, sostenendo il dibattito sul tema. Dopo avere condotto la ricerca sul campo nelle città di riferimento, il CIR proporrà incontri con decisori politici e amministrativi per condividere i risultati e mettere in luce le discrepanze dell’attuale sistema. Si attiverà quindi un processo indirizzato a influenzare le decisioni e individuare problemi e soluzioni. Il risultato della ricerca e degli incontri sarà riassunto in una breve pubblicazione che contenga anche i cambiamenti proposti, che saranno proposti a livello di esperti. Saranno condotte azioni di sensibilizzazione e disseminazione dei risultati anche attraverso i mezzi di comunicazione del CIR e in altri forum di discussione. Verrà organizzato un workshop a Roma con la partecipazione degli interlocutori di rilievo, allo scopo di disseminare i risultati e sostenere possibili soluzioni. a cura di Daniela Di Rado 19 DIRITTI DEI MIGRANTI, MISSIONE DEL RELATORE SPECIALE ONU IN ITALIA Il relatore speciale Onu sui diritti umani dei migranti, François Crepeau, -si legge in una nota dell’ANSA dello scorso 14 ottobre - ha trasmesso al governo italiano sei raccomandazioni ''chiave'' per esortarlo a ''privilegiare un approccio basato sui diritti umani nel trattamento dei migranti irregolari'' e a garantire che le esigenze in materia di sicurezza non mettano in secondo piano il rispetto dei diritti. Le raccomandazioni preliminari sono state elaborate al termine di una missione di nove giorni in Italia, precisa un comunicato dell'Onu. In particolare, si chiede all'Italia di ''garantire che la cooperazione in materia di immigrazione con la Libia non consenta il rimpatrio di nessun migrante verso le coste libiche contro la sua volonta', sia da parte delle autorita' italiane che da parte di quelle libiche con il sostegno tecnico o logistico delle controparti italiane''. Crepeau auspica inoltre che ''l'Italia vieti formalmente la pratica dei respingimenti automatici informali verso la Grecia''. Chiede anche che sia garantito un pieno accesso delle organizzazioni internazionali, quali l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati, e delle organizzazioni della societa' civile, a ''tutte le strutture in cui i migranti sono trattenuti o detenuti''. All'Italia e' domandato di mettere a punto un ''quadro normativo di respiro nazionale, incentrato sui diritti umani, per l'organizzazione e la gestione di tutti i centri di trattenimento dei migranti'' e ''una procedura d'appello piu' semplice ed equa per i provvedimenti di espulsione e trattenimento''. L'Italia dovrebbe infine sviluppare un meccanismo di identificazione dei migranti piu' rapido''. La missione di Crepeau in Italia e' la quarta tappa di uno studio di un anno sulla gestione delle frontiere esterne dell'Ue. Un rapporto tematico sara' presentato al Consiglio dei Diritti umani Onu nel giugno 2013. NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR Missione in Mauritania PROGETTI CIR MISSIONE IN MAURITANIA TI PO BOX BOX SOTTO SOTTO IL IL TITOLO TITOLO TIPO Progetto CIR migranti Algeria Pr ogetto del CI R per rifugiati rifugiati e m igranti iin n Al geria “Raf Rafforzare Raff for orz zar aree lla a protezione protezione de deii migranti migranti e llee ccapacità apacità di ge ges gestione stione di flussi flussi migratori migratori misti” m is t i” co-finanziato cofinanziato d dalla alla Co Commissione m m is s io n e E Europea u ro p e a – Programma Pr ogramma tematico tematico di cooperazione cooperazione con con i pa paesi esi tterzi e rz i in m materia ateria d dii m migrazione igrazione e asilo asilo con co n il il co co-finanziamento -finanziamento del Ministero del Ministero de dell’interno ll’interno Arriviamo a Nouakchott il 22 setIl progetto è co-finanziato dalla tembre a notte il clima afri-di Commissione Europea, nell’amIl progetto è co-finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito delfonda, Programma tematico cooperazione con i paesi terzi in materia il cofinanziamento del cano cie asilo, dà il con benvenuto, un vento bito del Programma tematico di di migrazione Ministero dell’Interno Italiano, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. caldo stabilisce la distanza tercooperazione con i paesi terzi in Per la prima volta in veste di capofila, il CIR ha avviato attività in favore di migranti e rifugiati che si trovano fuori continente europeo, Algeria con ilmica progettodell’autunno "Algérie: Renforcerafricano la protectionda des materia di dal migrazione e asilo,in con migrants et les capacités de gestion des flux migratoires mixtes". quello europeo. In Italia avevo lail cofinanziamento del Ministero L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – UNHCR, ufficio di Algeri che - è partner del sciato i telegiornali parladell’Interno Italiano, Dipartimento progetto insieme all’Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell’Uomo (UFTDU) e all’International vano, dopo l’argomento principe per e l’ImmigraCentreleforLibertà Migration Civili Policy Development (ICMPD), organizzazione intergovernativa con sede a Vienna. Il progetto è attuato in stretta collaborazione con un della istituto pubblico Commissione politicaindipendente, interna, ladell’arrivo zione. algerina Consultativa per la Promozione e la Protezione dei Diritti dell’Uomo (CNCPPDH). dell’autunno e dei nuovi vaccini Per la prima volta in veste di cainfluenzali; in Mauritania invece pofila, il CIR ha avviato attività in stagione piogge avrebbe Arriviamo Nouakchott il 22 settembre fonda, il clima delle africano ci da il benvenuto, favore diamigranti e rifugiati che sia notte la un vento caldo stabilisce la distanza termica dell’autunno africano da quello europeo. determinato le tappe del nostroIn trovano fuori dal continente euroItalia avevo lasciato i telegiornali che parlavano, dopo l’argomento principe della politica viaggio. Stanchi e assonnati ci peo, in dell’arrivo Algeria con il progetto “Al-nuovi vaccini interna, dell’autunno e dei influenzali; in Mauritania invece la mettiamo fila all’aeroporto pere gérie: la protection des stagioneRenforcer delle piogge avrebbe determinato le tappe delin nostro viaggio. Stanchi assonnati ciet mettiamo in fila all’aeroporto dei documenti e, come il controllo dei documenti e,ovunque come migrants les capacités de ge- per il controllo nel mondo, tanto è più lunga la fila tanto più lento è l’impiegato allo sportello. Superata la ovunque nel mondo, tanto è più stion des flux migratoires mixtes”. barriera della diplomazia, recuperate a stento le valigie tra tutti quelli che si offrivano che la fila tanto più lento l’imL’Alto Commissariato delle Nal’avrebbero portate per noi, finalmente usciamolunga dall’aeroporto. Ci accolgono conègrande gentilezza Diethieper Sall e iMohamed Ebeyaye, collaboratori che ci accompagneranno piegato allo sportello. Superata la zioni Unite Rifugiati – i nostri per tutto il tempo della nostra visita; in realtà eravamo troppo per qualunque tipo barriera dellastanchi diplomazia, recupeUNHCR, ufficio di Algeri - è pardi conversazione che andasse oltre il minimo consentito della buona educazione, avevamo ratedormita. a stento le valigie tra tutti tner delsoltanto progetto insieme bisogno di una doccia caldaale una bella Ci aspettava una settimana densa di appuntamenti. dopo unache piacevole colazione nell’avrebgiardino quelli si offrivano che l’Unione Forense per Illamattino Tutelaseguente dei bero portate per noi, finalmente Diritti dell’Uomo (UFTDU) e all’Inusciamo dall’aeroporto. Ci accolternational Centre for Migration gono con grande gentilezza DiePolicy Development (ICMPD), orthie Sall e Mohamed Ebeyaye, i ganizzazione intergovernativa nostri collaboratori che ci accomcon sede a Vienna. Il progetto è pagneranno per tutto il tempo attuato in stretta collaborazione della nostra visita; in realtà eracon un istituto pubblico indipenvamo troppo stanchi per qualundente, la Commissione algerina que tipo di conversazione che Consultativa per la Promozione e andasse oltre il minimo consentito la Protezione dei Diritti dell’Uomo della buona educazione, ave(CNCPPDH). vamo bisogno soltanto di una cirnotizie 20 doccia calda e una bella dormita. Ci aspettava una settimana densa di appuntamenti. Il mattino seguente dopo una piacevole colazione nel giardino dell’albergo aspettiamo l’arrivo dei nostri accompagnatori per iniziare la maratona di incontri con le istituzioni mauritane. Il tema delle migrazioni è un argomento centrale per la Mauritania, e focalizzare gli appuntamenti con tutte le istituzioni coinvolte in questo ambito era necessario per capire quale grado di disponibilità ci fosse in un’ipotetica futura collaborazione. Il primo obiettivo era capire quale concreta opportunità ci fosse, nel contesto della visita studio che organizzeremo per le nostre delegazioni algerina e libica per impostare un workshop regionale e aprire il dibattito sui temi dell’immigrazione tra Mauritania, Europa, Algeria e Libia. Ci avviamo in macchina verso il centro amministrativo della città,dove sono concentrati la maggior parte degli uffici. Le strade di Nouakchott, assolate e sabbiose, si incrociano una dopo l’altra dietro ogni curva; osservo dal finestrino questa città ancora sconosciuta con le sue case basse, le donne avvolte nei loro abiti colorati, gli uomini eleganti nei loro abiti tradizionali e nei loro turbanti tipici dei touareg, per proteggersi dal sole e dalla sabbia. Con una guida disinvolta in una città senza semafori, dove le regole della precedenza non sono ancora state scritte, arriviamo alla sede della Commissione Nazionale per i Diritti Umani (CNDH). L’accoglienza alla Commissione è estremamente cortese. Neanche facciamo in tempo a sederci per la riunione introduttiva che arriva l’acqua fresca e un vassoio con i NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR tipici bicchierini di vetro del tè colmi fino all’orlo di schiuma zuccherosa; ci faranno compagnia in ogni riunione, tutta la settimana. Ennesima conferma del senso di ospitalità africana, generosa e spontanea, mai affettata. Arriva puntuale il presidente della CNDH, Bamariam Baba Koïta, che ci accoglie con grande disponibilità e va subito al sodo: considera estremamente efficace e di grande importanza l’apertura ad una collaborazione con il CIR. E sottolinea l’apertura alla possibilità di un partnerariato tra il CIR, la Mauritania in un contesto interregionale; l’importanza sostanziale di far conoscere lo stato della legislazione mauritana sui rifugiati, una legislazione progressista rispetto agli altri stati africani; l’importanza della visita del campo profughi di Mbera; la chiusura del centro per immigrati irregolari di Nouādhibou, come gesto di grande valore simbolico. La Mauritania, conclude Koïta, per la sua posizione geografica tra l’Africa del nord, l’Africa sub-sahariana e l’oceano Atlantico, è sempre stata un paese di transito per i migranti oltre ad essere anche un paese di accoglienza. In questi mesi ha accolto oltre 100.000 rifugiati maliani nel campo profughi di Mbera, oltre ad un flusso continuo di mauritani fuggiti all’estero che tornano. La migrazione è quindi un tema cruciale in Mauritania. Interviene poi Hamoud Nebagha di SOS Immigration, organizzazione della società civile che sostiene come uno dei principali obiettivi da perseguire sia il rispetto dei diritti dell’uomo per gli immigrati. SOS Immigration è stata una delle ong che hanno fatto chiudere il centro di Nouādhibu, che avevano chia- cirnotizie mato la “piccola Guantanamano”. Il nostro obiettivo, afferma Nebagha, è preservare la dignità umana in situazioni di difficoltà. Il centro di Nouādhibu è stato aperto nel 2006 su richiesta della Spagna, frutto di un accordo bilaterale, dato che in questa regione la città di Nouādhibu è l’uscita del continente africano e la Spagna è la porta dell’Europa. Il presidente Koïta aggiunge a questo proposito che il centro è stato chiuso perché non volevamo essere per gli immigrati i gendarmi dell’Europa; la maggior parte di essi sono cittadini dei paesi vicini con i quali abbiamo ottimi rapporti e accordi bilaterali. Il centro era visto in maniera negativa, così quando il rapporto di Amnesty International ha fatto il giro del mondo abbiamo deciso di chiuderlo definitivamente. All’epoca il centro rientrava in un progetto globale europeo che la Mauritania aveva accettato per la debolezza del governo di allora. La Mauritania è un paese di accoglienza, di transito e di origine; sono molti i mauritani che vivono nella diaspora mauritana; ci sono cittadini mauritani rifugiati altrove e ci sono rifugiati da altri paesi qui da noi. Si presenta Mohamed Abdullahi Ould Zeidane, Consigliere del ministro dell’Interno e presidente della Commissione per la determinazione dello status di rifugiato, e insiste sull’importanza di coinvolgere, a tutti i livelli, i paesi di origine di migranti e rifugiati. Sottolinea poi l’importanza della collaborazione con l’UNHCR, soprattutto per la gestione dei campi di rifugiati maliani. Poi parla il professor Haimoud Ould Ramdan, consigliere al ministero della giustizia e ideatore della legge sull’asilo. La Maurita- 21 nia, dice, gestisce l’immigrazione attraverso i suoi testi e le sue istituzioni, l’esigenza di avere una legislazione in questo ambito è esplosa in Mauritania negli anni 2000. Nel periodo precedente non esisteva una legislazione, parliamo di un paese costituito soprattutto da pastori e nomadi che si spostavano continuamente e non avevano bisogno di visa. L’economia del paese ha iniziato a cambiare e sono stati ratificati i primi accordi bilaterali. Per quanto riguarda i rifugiati essi hanno accesso al mercato del lavoro, esiste un sistema amministrativo che gestisce gli immigrati e l’asilo. Il presidente Koïta aggiunge, riguardo alla legislazione sull’immigrazione, qualcosa sul lavoro che si sta svolgendo in questo periodo: identificazione dei punti di forza e di debolezza della legislazione vigente, necessità di avere risorse umane in questo ambito, distribuzione di materiale didattico di supporto nelle università per creare competenze accademiche. È stata una riunione densa di informazioni, e il nostro bicchierino di tè ci permetteva di riprendere fiato. Avevamo iniziato la mattinata nel migliore dei modi, piacevolmente sorpresi avevamo trovato delle persone disponibili che ci hanno presentato un paese con una legislazione sulla migrazione all’avanguardia rispetto agli altri paesi non solo del Nord Africa ma anche dell’Europa. Non riusciamo neanche a mettere in ordine le idee che dobbiamo correre all’appuntamento successivo, alle 13, al Commissariato ai Diritti umani e all’Azione Umanitaria. Il Commissario Cheikh Ould Bouasria ci accoglie per una riunione di presentazione dei motivi del nostro viaggio e di conoscenza delle NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR attività del commissariato. I cui obiettivi sono: la protezione dei diritti umani, la collaborazione con la società civile, la collaborazione con il Ministero dell’Interno e della Giustizia. I problemi, dice, non si risolvono con Frontex, ma guardando ai bisogni delle persone. Ci sono gli stati dell’Europa, quelli del Nord Africa e poi ci sono gli immigrati che sono esseri umani con le loro esigenze. I paesi dell’Europa devono vedere i problemi concreti degli immigrati, è necessario prevedere anche la partecipazione dei migranti ai progetti sull’immigrazione. Le ragioni delle migrazioni continuano a essere politiche, etniche ed economiche. Cominciano così a delinearsi le diverse prospettive di approccio nei confronti del tema dell’immigrazione. La giornata comincia a farsi sentire, intensa e ricca di contenuti, ma ancora non sappiamo nulla della sorpresa che sta per accoglierci al successivo appuntamento. Arriviamo alla sede dell’ANAIR agenzia creata ad hoc per gestire il rientro dei rifugiati mauritani costretti a fuggire nel 1989 in seguito alle violente azioni di repressione nei confronti della popolazione negro-mauritana. Ci sediamo attorno al tavolo e siamo circondati da gigantografie di persone sorridenti che si abbracciano. La direttrice Oumouklthoum Mint Yessa e il direttore Isselmou Ould Louleid ci spiegano che sono le immagini dei rifugiati mauritani che rientrano e che l’Agenzia dal 2008 ha gestito il rientro di 24.536 persone. Obiettivo dell’agenzia è il rientro assistito; affinchè ciò avvenga nel migliore dei modi tutto il progetto è stato gestito rispettando tutti i cittadini, accolti con documenti mauritani e assistenza medica, e liberi cirnotizie di tornare dove loro decidevano cercando di arrivare ad un reinserimento armonioso sul territorio nazionale fino alla definitiva stabilizzazione. Nel racconto dei due direttori l’orgoglio di essere riusciti in un’impresa titanica; e il lavoro oggi, oltre ad essere di assistenza ove necessaria, riguarda anche programmi per la riconciliazione nazionale. Usciamo dall’agenzia increduli; il progetto aveva superato ogni nostra aspettativa, la sensazione sempre più forte era quella di aver sottovalutato le capacità e le energie di questo paese. L’incontro, la sera, con il Ministro degli interni e della decentralizzazione, conferma la sensazione che abbiamo avuto tutta la giornata: quanto progresso abbia fatto questo paese con così scarsi mezzi. Il Ministro afferma: “Lavoriamo su un progetto di legge avanzato sull’immigrazione. La Mauritania è la porta d’ingresso per l’Europa, l’obiettivo è di controllare l’immigrazione rispettando la dignità delle persone; la Mauritania è un paese d’accoglienza. La legge sull’immigrazione dovrebbe essere approvata nella prossima sezione parlamentare”. Il ministro afferma la disponibilità da parte delle istituzioni per avviare un progetto comune. La lunga giornata si conclude, ma la sensazione fortissima è quella di aver trovato un terreno fertile per un dialogo costruttivo nel rispetto della dignità dei migranti. Dopo aver rotto il ghiaccio il primo giorno, e capito reciprocamente che si poteva costruire insieme un progetto efficace di ampiezza regionale, il 24 settembre Mohamed Abdullahi Ould Zeidane, Consigliere del ministro dell’Interno e presidente della Commissione per la determina- 22 zione dello status di rifugiato, ci presenta un excursus sulla concreta situazione legislativa in Mauritania rispetto alla legge sulla migrazione. Risale al 1965 la legge per l’ingresso dei migranti; dal 2006-7 la Mauritania sta cercando di attualizzare la legge ispirandosi alla legislazione canadese e belga sull’immigrazione al momento è ancora in lavorazione. In materia d’asilo la Mauritania ha aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951; al momento si sta creando una struttura autonoma che deciderà sullo status di rifugiato, rifiutandolo o accordando lo status di rifugiato, ad esclusione di quelli nei campi. Per esempio ci sono circa 140 rifugiati urbani che hanno una piccola assistenza e possono lavorare. Il testo della legge sarà il primo testo di questo genere del mondo arabo, e prevede anche la formazione dei giuristi la polizia e tutti coloro che lavorano nel settore. La preparazione del testo, continua Zeidane, è fatta in cooperazione con l’Unione Europea dal 2007, con l’Unhcr dal 1990, con l’OIM dal 2007. Con gli Stati confinanti ci sono degli accordi bilaterali di reciprocità relativi agli ingressi dei migranti. Per quanto riguarda il caso dei rifugiati del Mali, sono considerati rifugiati quelli che sono nei campi mentre gli altri maliani che vivono altrove o in città sono considerati migranti. Il flusso giornaliero di arrivo è di circa 124 persone al giorno. Il pomeriggio abbiamo incontrato il Programma Alimentare Mondiale (PAM), che è stato sempre a fianco delle persone minacciate da fenomeni naturali o guerre e che provvede il cibo ai 107.000 profughi al campo di Mbera. Il programma della visita studio della delegazione algerina a di- NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR cembre prevede infatti una visita al campo di Mbera, per la quale il contributo del PAM – con il suo aereo che vola quattro volte la settimana, unico mezzo di trasporto, fino al campo – sarà cruciale. Il Pam distribuisce 1500 tonnellate di viveri al mese, prestando grande attenzione al problema della malnutrizione. Il flusso giornaliero di arrivo dei profughi è di circa 124 persone al giorno. I rifugiati maliani, oltre ad arrivare in Mauritania, sono presenti in Burkina Faso e Niger. Il 25 settembre incontriamo Haimoud Ould Ramdan, consigliere al ministero della giustizia e ideatore della legge sull’asilo. Per loro, spiega, migrazione significa quando qualcuno attraversa una frontiera, e nonostante i muri la migrazione si sviluppa. Qual è il miglior modo per affrontare questo problema? La stigmatizzazione non lo è. Esiste in Mauritania il traffico di armi e non abbiamo in Mauritania una legislazione che possa controllare questo traffico. Però noi non vogliamo essere i gendarmi o i guardiacoste dell’Unione Europea. La Mauritania è un paese di emigrazione, di immigrazione e di accoglienza di rifugiati. Il decreto del 2005 ratifica le due convenzioni Onu sui rifugiati (Ginevra e OUA) e le introduce nel sistema legale mauritano. Tutti gli stranieri che beneficiano dello status di rifugiati lo ottengono in seguito alle due convenzioni ed è stato creato un organismo nazionale per gestire questo. Nelle procedure nessun dossier di donne, o di donne con bambini, è stato rifiutato. Abbiamo organizzato dei seminari per sensibilizzare le istituzioni frontaliere, la legislazione non era conosciuta e quindi non era applicata. Per la necessità di cirnotizie avere una nuova legge sul diritto d’asilo e d’immigrazione, una commissione si è riunita per un anno una volta a settimana per redigerne il progetto. Intanto tutte le situazioni vengono decise da un’istituzione indipendente che approva o rifiuta i dossier. C’è un ufficio preposto dove consegnare le domande d’asilo. I militari fanno un corso sui diritti umanitari e devono ottenere un brevetto per poter lavorare nell’ambito della migrazione. Il testo legislativo sui rifugiati uscirà nel mese di novembre. La migrazione è certo un problema di sicurezza, ma anche un problema umanitario. Terminata la riunione, ci spostiamo alla sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), dove incontriamo Rania Machiab, capo progetto, che ci spiega come il CICR, in questo periodo, a Bassikounou abbia in costruzione un centro di maternità. Il CICR agisce con azioni puntuali non con un intervento permanente. Nel 2005 è stato firmato un accordo tra il governo mauritano e CIRC per un permesso di ingresso in tutti i luoghi di detenzione e a tutti i detenuti. Nella visita è sempre presente un medico; il CIRC fa anche un lavoro di accompagnamento con le autorità mauritane. La Mauritania è in grado di avere delle prigioni modello grazie al numero limitato di prigionieri dovuto alla sua popolazione ristretta. Nelle prigioni ci sono dei migranti e su loro abbiamo un’attenzione particolare in quanto più vulnerabili, sia perché lontani dalla famiglia sia per una questione psicologica. Terminate le riunioni istituzionali a Nouakchott, il pomeriggio partiamo per Nouadibou, cinque ore di macchina verso il nord e in mezzo al deserto. Arriviamo la 23 sera e subito l’atmosfera è diversa da quella della capitale: c’è più movimento, lo spagnolo è la lingua che si sente per la strada, ci sono molti stranieri e moltissimi cinesi. Ceniamo in un ristorante vicino all’albergo con una bella paella “mauritana” e corriamo a dormire… il giorno successivo sarà lungo. L’appuntamento della mattina è alla sede della Caritas, presso la chiesa cattolica, con il parroco nigeriano padre Jerome. La parrocchia c’è dagli anni 30, e la chiesa è stata costruita nel 1957. I cristiani presenti sono tutti migranti, dato che i mauritani sono tutti musulmani. Il parroco ci racconta la situazione dei migranti a Nouadibou: “Vivo qui da 10 anni, i flussi migratori sono la conseguenza delle guerre, la Mauritania è un paese di transito e di accoglienza, abbiamo una grande comunità di senegalesi che lavorano come pescatori. Altri immigrati che sono attiva alla nostra missione provengono da Rwuanda, Congo e Mali; per i cristiani il primo luogo a cui rivolgersi è la chiesa, ma aiutiamo tutti gli immigrati, indipendentemente dalla loro religione. Abbiamo organizzato un asilo per bambini, il primo in Mauritania, una biblioteca. Organizziamo conferenze e dibattiti sull’immigrazione, produciamo materiale audio visivo (filmdocumentari). Abbiamo una piccola farmacia, e distribuiamo occhiali e latte per bambini. Gestiamo progetti di micro credito per le donne e di ritorno volontario. Siamo responsabili di un cimitero dei migranti. Lavoriamo con gli immigrati bloccati alla frontiera; le autorità mauritane ci aiutano sbloccando la situazione, anzi permettendo agli immigrati di riprendersi dal passaggio nel de- NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 PROGETTI CIR serto. Questa collaborazione con le autorità è molto importante, perché ci permette di riuscire a salvare e curare i migranti che vengono abbandonati nel deserto”. Dopo la chiacchierata con il parroco andiamo a visitare il centro di detenzione per migranti che il governo mauritano ha deciso di chiudere. Vedere un centro di detenzione chiuso è già una grande soddisfazione, leggere le scritte e guardare i disegni lasciati sui muri dai migranti funziona più di qualunque analisi geopolitica; ma l’emozione più grande è ascoltare i rappresentanti delle istituzioni affermare che “noi siamo un popolo di origine nomade, viaggiamo nel deserto senza bussola, non esiste nel nostro patrimonio genetico la parola confine, siete voi che siete venuti a tracciare linee che non ci appartengono e poi venite a chiederci di rinchiudere uomini che hanno come unica colpa la scelta di partire? Non siamo i gendarmi dell’Europa”. Nouadibou è una città vivace, la grande presenza di stranieri europei ed asiatici conferma che è la città del business, con un porto importante per l’esportazione del ferro e dei fosfati. Ma non c’è tempo per fare un giro in città, dobbiamo tornare a Nouakchott per la riunione conclusiva. Affrontiamo consapevoli le ore di strada che ci dividono dalla capitale e mentre guardiamo l’orizzonte disegnato dalle imponenti dune vediamo il lontananza il famoso treno merci più lungo del mondo, che percorre giornalmente i 700 chilometri che separano le miniere dal porto; ci appare tra le dune all’improvviso, non possiamo non fermare la macchina e guardarlo avvicinarsi dall’orizzonte. Il macchinista ci vede e ci saluta, e noi cirnotizie increduli aspettiamo che il treno passi e lo accompagniamo con lo sguardo fino a quando non scompare inghiottito dalle dune. Con questa immagine suggestiva riprendiamo la strada. Arriviamo tardi a Nouakchott il tempo di mangiare un boccone e crolliamo in un sonno liberatorio. Il 27 settembre teniamo la riunione conclusiva, lì dove avevamo cominciato, nella sede della CNDH; siamo tutti più rilassati e soddisfatti, consapevoli di aver impostato delle relazioni costruttive e soprattutto pieni di idee e progetti per la visita studio e il seminario di dicembre. Mohamed Abdullahi Ould Zeidane conclude dicendo che il 25% della popolazione mauritana è composta da stranieri, molti di loro rimangono aspettando l’occasione giusta per partire anche se ora, con la politica europea di Frontex, l’occasione diventa sempre più difficile. La Mauritania ha cominciato ad occuparsi di migranti nel 2004 ed oggi esiste anche all’università un master sull’immigrazione. Il contatto è stabilito i preparativi per il workshop di dicembre saranno il lavoro dei prossimi mesi; la settimana è volata e partiamo con un gran desiderio di tornare. Marisa Paolucci 24 Formazione UNIVERSITA’ “SAPIENZA” DI ROMA-CIR-UNHCR-CARITASAWR: CORSO MULTIDISCIPLINARE DI FORMAZIONE SU RIFUGIATI E MIGRANTI Lo scorso 12 dicembre è iniziato il Corso Multidisciplinare di Formazione su Rifugiati e Migranti di Roma, diretto dal prof. Sergio Marchisio e promosso da: Università di Roma “Sapienza”, CIR, UNHCR,Caritas Diocesana di Roma e AWR. Il Corso multidisciplinare di formazione - si propone di realizzare un percorso formativo finalizzato a formare figure professionali esperte negli ambiti relativi alle istituzioni nazionali ed internazionali che promuovono e tutelano i diritti umani di rifugiati e migranti. Il corso rappresenta la continuazione del ‘Corso multidisciplinare universitario sul diritto di asilo e dei rifugiati’, istituito nel 1992 in collaborazione con UNHCR, il CIR, la Caritas Diocesana e l’AWR), giunto lo scorso anno alla XX edizione. Possono partecipare coloro che sono in possesso del diploma di scuola secondaria superiore o di un titolo equivalente. Il corso ha durata semestrale, per un’attività formativa pari a 32 ore di attività didattica frontale, con inizio nel mese di dicembre 2012 e conclusione nel giugno 2013. Le lezioni si terranno il venerdì pomeriggio dalle ore 16 alle ore 18.30. È previsto un attestato di partecipazione e il conferimento di 4 CFU, previo esame finale Per informazioni: Dott.ssa Antonella Rosato - [email protected],Tel. 0649930599; Dott. Ilja Pavone, [email protected], Tel. 0649937657. sito dell’Università alla pagina:http://www.uniroma1.it/didattica/corsiformazione/rifugiati-e-migranti-26350. NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 Progetto P.O.L.I.S. NEWSLETTER POLIS N.4/5 Percorsi Orientamento Lavoro Inclusione Sociale Progetto P.O.L.I.S. Percorsi Orientamento Lavoro Inclusione Sociale Newsletter n. 4 e 5 Con il il contributo contributo della della con il contributo di CAPOFILA CA POFILA PARTNER PA RTNER Consiglio Italiano per i Rifugiati e umanitaria. Il progetto P.O.L.I.S., con il contributo di Fondaprogetto P.O.L.I.S., con di Fondazione Milano p geètto P.Oa.Milano L.I.S., da cogennaio n il contributo co2011. n utoInnanzitutto n è stato zionnecessario e Cariplo, Ca lindividuare o, è attivo attiivsettori o a merno da da zioneIIllCariplo, attivo gennaio g e n n a i o 2011. 2 0 1 1 . Il I l capofila c a p o è Fondazione n d a zi o n e G. G . e I. I . Cova, C o , i partner p a r tn e r sono s o n o CIR C I R – C Consiglio o n s o Il capofila è Fondazione G. e I. Cova, i partner soceologici che offrissero nel breve-medio periodo magi Rifugiati onlus, Sociali, cooperativa IItaliano ta– Consiglio no per per Italiano Rifugpertii Rifugiati on s, consorzio conlus, onso giori o SIS SIopportunità S – Sistema tedi mainserimento IImprese mp se lavorativo. So c coope ti no CIR Grazie consorzio cooperasociale s oc SIS le –La LSistema aC Cordata o Imprese ta e c cooperativa oSociali, ope ti sociale soc le Progetto g e tto Integrazione I n te g zi o n e onlus. all’esperienza di Scuola Cova nella formazione profestiva sociale La Cordata e cooperativa sociale Prosionale e al nostro rapporto con il mondo aziendale, abgetto Integrazione onlus. biamo collaborato con l’Unione Artigiani e varie aziende La presa in carico integrata dei titolari di protezione inLa presa p re sa in i n carico ca ri co i integrata n t e g ra t a d dei e i titolari t i t o l a ri di d i protezione p ro tezigrande one iinternazionale n ternazionaSono le estati u umanitaria morganizzati anitaria beneficiari blaboraeneficiari del della distribuzione. ternazionale e umanitaria beneficiari del progetto ad hoc affinchè i rifugiati potessero coprogetto è stata possibile grazietoriall’équipe multidisciplinare: la acquisire rete di le partenariato P.O.L.I.S. è stata P.O.L.I.S. possibile grazie all’équipe multidiscinoscenze di base utili ai tirocini offerti nelle posizioni di hanno del progetto è costituita da enti, con bagagli esperenziali diversi e complementari, che plinare: la rete di partenariato del progetto è costituita idraulico, meccanico, saldatore, ristoratore, sarto, panetmesso in sinergia, nella reciproca fiducia, le competenze specifiche di ognuno, nello sforzo da enti, con bagagli esperenziali diversi e complementiere, macellaio e addetto al magazzino. tari, che hanno messo in sinergia, nella reciproca fiducomune di costruire il modello di intervento oggetto della sperimentazione. abbiamoqui chiesto alle imprese buona azione, ma cia, leAttraverso competenzele specifiche di ognuno, testimonianze di nello ognisforzo partner,Non riportate di seguito, è una possibile comprendere a comune di costruire il modello di intervento oggetto delabbiamo proposto loro personale formato che potesse fondo la specificità degli interventi. la sperimentazione. costituire una risorsa per la loro organizzazione. La colAttraverso le testimonianze di ogni partner, riportate qui laborazione con le aziende è stata buona e la disponibiFrancesca Lebano, coordinatrice di progetto, Scuola Cova di seguito, è possibile comprendere a fondo la specificità lità alta. «Nell’ambito del progetto P.O.L.I.S. mi sono occupata dell’organizzazione dei percorsi di degli interventi. Durante lo svolgimento dei tirocini formativi abbiamo atformazione e inserimento lavorativo dei titolari di protezione internazionale e umanitaria. tivato un sistema di tutoring al fine di far fronte alle fragiInnanzitutto è stato necessario individuare i che offrissero Francesca Lebano, coordinatrice di progetto, Scuola lità deisettori rifugiati merceologici dovute alla conoscenza superficiale nel dei brevelavorativo. all’esperienza di Scuola Cova medio periodo maggiori opportunità di inserimento parametri culturali e del Grazie modello lavorativo del nostro Cova nella formazione professionale e al nostro rapporto con il mondo aziendale, abbiamo «Nell’ambito del progetto P.O.L.I.S. mi sono occupata paese e della loro declinazione nelle relazioni quotidiane. dell’organizzazione dei percorsi di formazione e inseriAd esempio, il rimprovero in pubblico da parte di un sumento lavorativo dei titolari di protezione internazionale periore è stato da alcuni tirocinanti vissuto come un’umi- cirnotizie I NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 NEWSLETTER POLIS N.4/5 opportunità in Italia. Il nostro servizio di assistenza socio-legale ha previsto anche su richiesta dei beneficiari interventi di supporto nelle pratiche burocratiche con Questura e Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale». liazione e un’offesa ed ha quindi richiesto un nostro intervento di mediazione e il chiarimento dei principi che, per la nostra società, costituiscono la base di un rapporto di lavoro, come l’osservanza degli orari e delle gerarchie». Claudia Saccomani e Lucia Maggiolo, consulenti socio-legali, Consiglio Italiano per Rifugiati onlus «Il CIR, sulla base della sua ventennale esperienza nel campo della protezione internazionale, si è inizialmente occupato della formazione dell’équipe multidisciplinare al fine di dotare gli operatori degli strumenti necessari per costruire progetti individuali integrati. La formazione, in particolare, si è concentrata sui diritti connessi alla protezione internazionale, sulle differenze fra rifugiati, beneficiari della protezione sussidiaria, protetti umanitari, sulle metodologie di lavoro sociale con i rifugiati con riferimento al trattamento dei gruppi vulnerabili e delle vittime di trauma e tortura, sugli aspetti motivazionali e relazionali con gli utenti. La formazione specifica iniziale ed una continua attenzione alle caratteristiche sociali e psicologiche dei rifugiati sono di fondamentale importanza: si tratta di un’utenza difficile, con cui le interazioni e le comunicazioni risultano particolarmente impegnative per le distanze culturali, la peculiarità del progetto migratorio del rifugiato, il suo background e per le richieste pressanti, ampie, complesse, confuse che vengono portate. Successivamente sulla base dei criteri definiti in équipe, abbiamo selezionato i beneficiari del progetto verificando e analizzando le aspirazioni, le prefigurazioni e le motivazioni dei titolari di protezione nei confronti delle proposte e più in generale nel percorso di integrazione. Le informazioni raccolte durante la fase di selezione hanno permesso all’équipe di comprendere le caratteristiche dell’utenza e l’esperienza lavorativa maturata precedentemente dai beneficiari in modo da progettare percorsi di formazione che permettessero l’incontro tra aspettative degli utenti e reali possibilità di inserimento lavorativo nel contesto attuale. Con la stessa ottica e sensibilità abbiamo monitorato i percorsi di inclusione sociale dei rifugiati mediante incontri periodici individuali e di gruppo. E’ stato necessario durante tutto il percorso un continuo dialogo con gli utenti che manifestavano difficoltà di comprensione della loro situazione giuridica e quindi scarsa fiducia nel sistema di protezione italiano. L’approfondimento della normativa italiana ed europea, declinata nelle situazioni di ogni singolo, ha permesso alle persone di redifinire il proprio progetto di inclusione sociale sulla base di reali diritti ed cirnotizie Fernanda Francia, sarta professionista, Scuola Cova «Il corso professionale per sarti del progetto P.O.L.I.S. è stata la mia prima esperienza come insegnante di sartoria. Sono stati mesi entusiasmanti che mi hanno permesso di aiutare concretamente un gruppo di giovani in una situazione di grande difficoltà. Data la differenza di età mi è sembrato che a volte i rifugiati mi percepissero come una figura materna: inizialmente mi parlavano molto delle loro paure e preoccupazioni ma poi, raggiunta una maggiore confidenza, ci confrontavamo anche su speranze positive per il futuro. Dal punto di vista tecnico ho dovuto fronteggiare atteggiamenti diversi, forse derivanti anche da diverse culture. Alcuni apprendisti sarti erano entusiasti di apprendere le nuove tecniche e avevano forte il desiderio di sperimentarsi. Altri invece hanno faticato ad accettare le nuove tecniche e a cambiare le proprie abitudini: ho dovuto spiegare pazientemente come la precisione fosse requisito indispensabile e che quindi le nuove tecniche che io insegnavo loro avrebbero potuto aiutarli a raggiungere gli standard richiesti nella sartoria in Italia. I risultati dal punto di vista strettamente tecnico ci sono stati e sono stata molto soddisfatta della loro partecipazione. Emotivamente è stata per me un’esperienza profondamente arricchente: ho conosciuto le sofferenze di giovani rifugiati, ho compreso il loro dolore ed ho guardato con occhi nuovi la loro fuga verso l’Italia. Mi piacerebbe moltissimo ripetere l’esperienza». Maria Wanda Di Pierro, psicologa e formatrice, cooperativa sociale Progetto Integrazione onlus «La cooperativa si è occupata di interventi di formazione e mediazione culturale. I nostri mediatori hanno affiancato gli operatori degli altri partner durante gli incontri individuali e di gruppo con i titolari di protezione. In particolare per il gruppo di donne è stato necessario un percorso di formazione e mediazione culturale particolarmente articolato, data la breve permanenza delle rifugiate in Italia e la conseguente scarsa conoscenza della cultura italiana. II NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 NEWSLETTER POLIS N.4/5 le giornate di orientamento di gruppo in aula, hanno permesso infatti ai rifugiati di riflettere sulle proprie esperienze e competenze professionali o personali. Si tratta molto spesso di competenze che sono difficilmente sovrapponibili a quelle richieste dalle figure professionali del “nostro” mercato del lavoro, in quanto vi sono spesso grandi differenze tra i sistemi scolastici, economici e produttivi dei paesi di provenienza dei rifugiati e quelli italiani – o degli altri paesi europei, presso i quali le persone hanno spesso dei trascorsi anche di tipo professionale. Diviene allora molto utile non solo approfondire in modo dettagliato le competenze possedute ma anche fornire informazione e formazione rispetto alle competenze richieste dal nostro mercato. L’orientamento mira ad una migliore conoscenza del sé, per permettere un recupero delle risorse personali e rafforzare chi si sente in una condizione spesso di emarginazione o sfiducia maturata al seguito di esperienze negative o di lavoro irregolare. Nel contempo permette di acquisire informazioni utili sulle capacità e le conoscenze richieste dal mercato: titoli di studio, requisiti di accesso alle professioni, ma anche atteggiamenti e comportamenti formali e informali attraverso i quali si svolgono le relazioni nei contesti professionali. Abbiamo inoltre approfondito la conoscenza degli strumenti on line per la ricerca del lavoro e del processo di selezione delle aziende e delle agenzie di somministrazione e intermediazione lavorativa, per pemettere agli utenti di attivarsi autonomamente. L’approfondimento di questi aspetti rende spesso possibile la costruzione di un progetto professionale realistico, che tiene conto dei limiti e delle risorse e che, soprattutto, getta le basi per un inserimento lavorativo quale asse portante del percorso di inclusione sociale dei rifugiati». L’obiettivo trasversale a tutto il percorso d’aula è stato quello di fornire alle partecipanti i principali strumenti di analisi e comprensione della realtà lavorativa in Italia. La mediatrice è stata presente durante tutto il percorso, visto lo scarso livello di conoscenza della lingua e della cultura (del lavoro) italiana. Inizialmente è stato fatto un lavoro di analisi delle aspettative e delle motivazioni relative alla partecipazione al corso professionale per assistente familiare. Abbiamo poi dato loro una restituzione sulle reali opportunità che il corso può offrire definendo un patto d’aula con regole precise a cui aderire in quanto primo esempio di regole nel mondo del lavoro. Per introdurre un esame di realtà, la mediatrice ha raccontato la propria esperienza lavorativa da quando è arrivata in Italia ad oggi, in modo da far emergere con la propria testimonianza le difficoltà, la flessibilità e le regole che è indispensabile comprendere per poter cercare e mantenere un lavoro. E’ stato necessario approfondire il significato di essere donna ed essere madre in Italia in relazione al mondo del lavoro; a tal proposito abbiamo organizzato delle simulazioni di situazioni lavorative particolari scelte in base alle prefigurazioni delle rifugiate. Durante i colloqui individuali si sono approfonditi alcuni aspetti riguardo i vincoli, i desideri e le reali possibilità formative e lavorative di ognuna ed abbiamo definito insieme ad ogni rifugiata il proprio progetto formativo e professionale a breve, medio e lungo termine. Tutte le preziose informazioni raccolte sono state riportate in equipe per definire un progetto professionale individuale di ognuna». Margherita Consalez, consulente in politiche attive del lavoro, consorzio SIS – Sistema Imprese Sociali «Il Consorzio SIS si è occupato dell’orientamento al lavoro, individuale e di gruppo, attività spesso determinante non solo per la ricerca ma anche per il mantenimento di una posizione lavorativa. Si è proceduto ad un primo colloquio conoscitivo con tutti gli utenti e, a seguito della fase di gruppo e delle esperienze formative, ad un colloquio di verifica. Inoltre, sono stati attivati percorsi di approfondimento per i casi che si sono rilevati più problematici, alcuni dei quali sono sfociati nell’inserimento dei rifugiati presso cooperative sociali o posizioni di lavoro protette con tutoring continuativo. L’orientamento coinvolge diversi aspetti, primo fra tutti quello della riflessione e della presa di coscienza rispetto alle proprie risorse personali. Sia i colloqui individuali, sia cirnotizie Silvia Castellini, tutor, e Cristian Gianella, educatore, cooperativa sociale La Cordata «La nostra cooperativa si è occupata dell’accoglienza dei titolari di protezione internazionale che durante il percorso P.O.L.I.S. hanno terminato il periodo di permanenza presso i Centri Polifunzionali del Comune di Milano. L’accoglienza è avvenuta in una struttura in parte adibita anche ad ostello per persone provenienti da ogni parte del mondo, creando così una bellissima esperienza di convivenza e confronto multiculturale. Per un abitare che fosse segnato da relazioni buone e potenzialmente di mutuo sostegno tra i rifugiati, in un momento per loro difficile e di incertezza, abbiamo organizzato momenti di incontro e di svago: la preparazione III NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 NEWSLETTER POLIS N.4/5 si incontrava su temi generali proposti dai partecipanti e su confronti rispetto al lavoro con temi proposti dai facilitatori. Questi incontri erano impostati con particolare attenzione al consolidamento linguistico e alla confidenza con parole, frasi e contenuti. Questo ha reso ferraginoso il dialogo ma i miglioramenti si vedevano alla fine di ogni incontro e, specialmente, avvenivano con un passo comune. Si è poi passati ad un orientamento personale verso il lavoro o la gestione della invalidità, della sua accettazione in riferimento ai parametri culturali di appartenenza. Dove vi sono sindromi psichiatriche abbiamo cercato di riconoscerle attraverso i parametri culturali di appartenenza. Quali sono i risultati? E difficile rispondere a questa domanda. Sono percorsi individuali diversi. Potrei esemplificare cosi i passaggi: in primo luogo, accettazione della propria condizione sia in relazione alla cultura di appartenenza che a quella da acquisire; in secondo luogo, superamento delle diffidenze e riconoscimento di una informazione corretta sui diritti e la cittadinanza a discapito delle informazioni raccolte in modo estemporaneo». insieme di piatti tipici dei Paesi d’origine dei rifugiati e le cene comunitarie hanno favorito la conoscenza reciproca e la coesione del gruppo. La nostra struttura non è stata per gli ospiti un “dormitorio” ma una vera “casa”. Dal punto di vista educativo, è stato necessario stare al fianco dei rifugiati e pazientemente mostrar loro la via verso l’autonomia. Innanzitutto è stato definito con ognuno di loro un percorso individualizzato sul senso delle priorità di acquisto e del risparmio dei compensi lavorativi. Per richiamare gli utenti alla responsabilità personale, abbiamo concordato un patto di accoglienza in cui è esplicitamente dichiarato quale cifra ogni rifugiato si impegna a risparmiare ogni mese in vista dell’uscita finale dal progetto. Allo stesso scopo abbiamo accompagnato i rifugiati allo Sportello Casa del Comune di Milano per raccogliere informazioni utili, imparare a relazionarsi con i servizi del territorio ed iniziare a crearsi una prospettiva personale sul proprio futuro abitativo». Sandro Venturoli, operatore sociale e formatore, Scuola Cova «Nel progetto P.O.L.I.S. mi sono occupato dei percorsi di formazione e supporto relazionale di cinque titolari di protezione internazionale segnalati dai Servizi Sociali del Comune di Milano come particolarmente fragili a causa di patologie fisiche e psicologiche. L’emigrazione forzata provoca traumi cognitivi, emotivi e spirituali. Lo sradicamento subito e l’acculturazione forzata costringono a mettere a dura prova le risorse umane di cui si dispone. Vi è una grande solitudine in questo tratto della propria vita e raramente la comune sofferenza avvicina persone che vivono la medesima condizione. La necessità di sopravvivere non facilita solidarietà e condivisione. La lacerazione e l’assimilazione imposta da necessità di modelli culturali sconosciuti e a volte avversi, lottando, allo stesso tempo, per la propria sopravvivenza, in molti fa emergere capacità e attitudini prima sommerse o sopite, in altri le fragilità latenti sul piano fisiologico, psicologico ed emotivo. I percorsi di inclusione sociale di persone nelle quali l’emigrazione forzata ha fatto emergere limiti fisiologici, cognitivi, emotivi sono vari: per alcuni è possibile l’inserimento lavorativo, per altri solo attraverso il riconoscimento dell’invalidità, per altri ancora è impensabile nell’attuale condizione psicofisiologica. Abbiamo lavorato per alcuni mesi in un gruppo di automutuo-aiuto che cercava di rafforzare i partecipanti anche attraverso la condivisione delle storie, del modo in cui ognuno affrontava le difficoltà sia rispetto ai propri parametri culturali che alle aspettative di vita. Il gruppo cirnotizie a cura di: Claudia Saccomani e Lucia Maggiolo IV NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 RICONOSCIMENTI PREMIO NANSEN PER I RIFUGIATI 2012 ALLA SOMALA HAWA ADEN MOHAMAD awa, ama” H “M Lo scorso 2 ottobre a Ginevra si è svolta la cerimonia di premiazione del Premio Nansen per i Rifugiati, che l'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR) ha conferito Hawa Aden Mohamed, fondatrice e direttrice del Galkayo Education Centre for Peace and Development (Centro educativo per la Pace e lo Sviluppo di Galkayo, GECPD), che opera nel Puntland, nella Somalia nordorientale. Nanse La vincitrice di quest’anno è un’ex rifugiata che, nel 1995, scelse di far ritorno nella propria terra natìa dilaniata dalla guerra, dove lanciò un’ambiziosa iniziativa educativa per assistere coloro che erano stati costretti a fuggire a causa del conflitto incessante e della siccità ricorrente nel paese. In particolare, il suo operato visionario ha cambiato radicalmente la vita di migliaia di donne e di ragazze sfollate - tra i soggetti più vulnerabili della società somala - che, in molti casi, si trovano ad affrontare il trauma della marginalizzazione, degli abusi e delle violenze sessuali, compreso lo stupro. “Quando Hawa Aden Mohamed salva una bambina sfollata, è una vita intera che trova una nuova direzione”, ha affermato l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati António Guterres. “Oggi le rendiamo omaggio per i suoi sforzi per salvare, crescere e formare centinaia di donne e ragazze, molte delle quali sono state vittime dei peggiori tipi di violenza”. Hawa Aden Mohamed, nota ormai a Galkayo come “Mama” Hawa, ha istituito dei luoghi dove donne e ragazze sfollate, vittime di ogni sorta di abuso e di violenza, possono trovare sicurezza ed opportunità, nonché protezione ed accoglienza. Il suo lavoro si fonda sul convincimento che l’istruzione sia il fonda- I l premio è stato conferito ad Hawa Aden Mohamed in segno di riconoscimento per la sua azione umanitaria eccezionale ed instancabile, fonte di ispirazione per molti altri, in favore delle ragazze e delle donne somale rifugiate e sfollate, azione che svolge in situazioni incredibilmente difficili ed impegnative in un paese martoriato da decenni di violenze, conflitti e violazioni dei diritti umani. L’UNHCR istituì il Premio Nansen per i Rifugiati nel 1954 al fine di accrescere l’interesse per i rifugiati a livello mondiale e per tenere vivo lo spirito di Fridtjof Nansen, primo Alto Commissario per i Rifugiati all’epoca della Lega delle Nazioni. Ad oggi, il Comitato per il Premio Nansen per i Rifugiati ha assegnato 68 Medaglie Nansen ad individui, gruppi o organizzazioni. cirnotizie Premio ez R-F.Ju : UNHC – foto n 2012 29 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 RICONOSCIMENTI mento di tutto, soprattutto per quanto riguarda le ragazze. Oltre a svolgere azione di sensibilizzazione, il centro di Mama Hawa fornisce sostegno psicologico a donne e ragazze circoncise ed alle vittime di violenze di genere. Ogni anno, circa 180 donne beneficiano di questi programmi, che contribuiscono a salvare molte vite. Hawa era fuggita, ma voleva tornare nella sua terra; voleva comunque viaggiare per divulgare le problematiche che attanagliano la sua terra e per far smuovere le cose... Mi disse da subito che comunque sarebbe tornata in Somalia e che, in un modo o nell’altro, avrebbe portato avanti le attività. Ci siamo incontrati più volte, sia prima dell’audizione in Commissione, che dopo. Aveva sempre “paura” di disturbare, e si scusava in continuazione per “il disturbo”...io invece mi sentivo quasi in imbarazzo davanti a lei, una donna anziana e dall’aspetto così fragile con idee semplici ma molto chiare; era un vero piacere parlare con lei. Fu lei a rincuorarmi e a dirmi di continuare nel mio lavoro; quel pensiero e quell’immagine mi ritorna ogni volta nei momenti di sconforto! Dopo che era partita mi ha inviato un pacco regalo dalla Somalia per, come diceva, ringraziare dell’attenzione. Ci siamo rivisti in occasione del rinnovo del permesso di soggiorno; non era cambiata per niente...anzi sembrava ancora più determinata, ma di una determinatezza dettata dalla consapevolezza della “normalità“ del suo agire. Ringraziava sempre per ogni cosa; ricordo sempre con piacere la sua dolcezza, quella dolcezza che ognuno trova negli occhi della propria madre, non a caso adesso viene chiamata Mama Hawa. Ancora una volta mi disse come poteva ringraziarmi....io le ho risposto: “ricordati di me quando riceverai il Nobel per la Pace..... “ . Beh, non è proprio il Nobel ma ci siamo quasi vicino. Congratulazioni Hawa, spero veramente di rivederti di nuovo”. Sergio Trolio, CIR Calabria Tratto da www.unhcr.it, sito dell’UNHCR Riportiamo la testimonianza di Sergio Trolio, nostro operatore legale a Crotone e nel CARA di S.Anna, che ha conosciuto da vicino Hawa. “Hawa è stata una delle prime mie esperienze con una richiedente asilo. Avendo avuto il piacere e l’onore di conscerla, la notizia dell’importante riconoscimento che le è stato attribuito, sinceramente, non mi coglie affatto di sorpresa, anzi, ho sempre pensato che prima o poi l’avrei vista su qualche palcoscenico internazionale..... Hawa è arrivata a Crotone (di passaggio da un viaggio) tramite un suo amico e mio conoscente, anch’egli somalo, un ginecologo che da anni viveva e vive a Crotone, originario della sua stessa città . Ho avuto subito l’impressione di avere di fronte a me una donna fuori dal normale, una donna mite e gentile, ma che emanava una serenità incredibile; fragile fisicamente, aveva difficoltà a camminare a causa di problemi alle ginocchia, ma ciò non le impediva certo di muoversi...sempre con il sorriso sulle labbra. Mi ha raccontato delle sue attività in Somalia e della fatica che faceva portare avanti gli impegni che in altri paesi sarebbero stati, invece, naturali. “Mama” Hawa, Premio Nansen 2012 – foto: UNHCR-F.Juez cirnotizie 30 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 A CURA DI LUCA C. ZINGONI NOTIZIE INIZIATIE IN BREVE RIFUGIATI SIRIANI, APPELLO DI ECRE, AMNESTY E CCME ALL’UE Lo scorso fine ottobre Amnesty International, la Commissione delle Chiese per i Migranti in Europa (CCME) e l’ECRE (un’alleanza di 70 Organizzazioni non Governative di 30 paesi europei, di cui il CIR è membro italiano)- hanno lanciato un appello all’UE e ai suoi Stati membri affinché siano adottate misure concrete per aiutare le persone in fuga dalla Siria. Queste misure riguardano la possibilità di: • Garantire l'accesso alla protezione e a procedure di asilo eque per tutti i richiedenti asilo siriani che arrivano nell'UE • Fornire un approccio comune dell'UE alle richieste dei rifugiati. • Far fronte ad alcuni ostacoli, come ad esempio l'obbligo del visto e le onerose procedure di ricongiungimento familiare • Promuovere programmi di resettlement per i rifugiati non-siriani rifugiati che vivono in Siria • Rispondere generosamente al Piano di risposta per la Siria delle Nazioni Unite cirnotizie COMMISSARIA UE DOPO CONSIGLIO UE AFFARI INTERNI A LUSSEMBURGO: ‘FIDUCIOSA ACCORDO SU ASILO ENTRO FINE ANNO’ ''Sono fiduciosa che troveremo abbastanza presto un accordo sul pacchetto'' di misure legislative per dare vita a un vero e proprio sistema di asilo europeo con standard comuni a tutti i paesi. Lo ha affermato (lo scorso 25 ottobre) la Commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmström al termine del Consiglio Ue affari interni a Lussemburgo, dove e' gia' stata raggiunta una prima ''intesa politica''. Secondo la commissaria, grazie ai ''progressi'' fatti finora, e' possibile ''con ancora qualche sforzo'' farcela ''in pochi mesi'',possibilmente ''entro fine anno'', in modo da rispettare la tabella di marcia che era stata decisa in primavera dal Consiglio. Questa fissava come obiettivo la creazione di un sistema di asilo Ue entro la fine del 2012.(ANSA Bruxelles). GRECIA, DOCUMENTATI 87 EPISODI DI VIOLENZA RAZZISTA CONTRO RIFUGIATI E MIGRANTI Il Racist Violence Recording Network ha presentato a fine ottobre ad Atene i risultati, estremamente preoccupanti, che riguardano gli atti di violenza razzista registrati in Grecia nei primi 9 mesi del 2012: ne sono stati documentati ben 87 nei confronti di rifugiati e migranti. Il Network, che insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e la Commissione Nazionale per i Diritti Umani raccoglie 23 fra organizzazioni non governative e altri enti, ha documentato – sulla base di testimonianze dirette delle vittime - 87 episodi di violenza razzista nei confronti di rifugiati e migranti. Oltre la metà degli attacchi sono stati pianificati da gruppi estremisti e in alcuni casi le vittime hanno riconosciuto fra gli aggressori esponenti del partito Alba Dorata. Gli attacchi segnalati sono caratterizzati da forme di violenza sempre più efferata. Le vittime testimoniano l’uso di armi come bastoni, piedi di porco, catene, coltelli, bottiglie rotte e cani di grande stazza. In almeno 15 casi si riscontra una connessione tra polizia e violenza razzista. Secondo il Network, il problema principale risiede nell’incapacità e nel disinteresse delle autorità investigative nel monitorare tali episodi, condurre indagini efficaci e arrestare i colpevoli. In alcuni casi si riscontra la prassi di dissuadere le vittime, sprovviste di regolare permesso di soggiorno, dal denunciare eventuali attacchi razzisti alla polizia. I membri del Network hanno formulato specifiche raccomandazioni per il governo greco (in particolare indirizzate al Ministro dell’Ordine Pubblico e Protezione Civile e al Ministro della Giustizia) in merito alla lotta contro la violenza razzista. "E' un ritorno alla barbarie, uno svilimento del valore della vita umana, un attacco ai principi costituzionali di uguaglianza e non-discriminazio- 31 ne, ma anche alla supremazia della legge e alla stessa democrazia da parte di gruppi organizzati che agiscono come se fossero uno stato nello stato. Quindi, difendendo il diritto alla vita e alla dignità umana di rifugiati e migranti difendiamo le istituzioni democratiche e i diritti umani della società greca nel suo complesso" ha commentato Giorgos Tsarbopoulos, Capo dell'ufficio UNHCR in Grecia. Anche l’ex presidente della Commissione Diritti Umani, Kotis Papaioannou, ha affermato: “Oggi stiamo sollevando la questione perchè la dilagante violenza razzista e neonazista sta minacciando il funzionamento stesso della democrazia greca. Gli atti di razzismo non sono diretti esclusivamente ai migranti ma anche verso altri segmenti della popolazione e minacciano la coesione sociale. Richiamiamo il governo greco ad assumersi l’obbligo di porre tra le proprie priorità lo smantellamento dei gruppi neonazisti presenti all’interno della polizia ellenica”. Sulla base dell’esperienza maturata con le vittime di attacchi razzisti, il presidente dell’organizzazione Medici nel Mondo (MdM), Nikitas Kanakis, ha dichiarato che “gli ambulatori di MdM sono oggi l’unica opportunità di trovare riparo per quei migranti che ogni giorno sono colpiti da violenza razzista e che soffrono a causa della violenza, dell’umiliazione e della paura. La nostra partecipazione al Network è il minimo che un’organizzazione umanitaria può fare se si rifiuta di far finta di non vedere ciò che sta succedendo. Oggi uniamo le nostre voci a quelle di coloro che NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 NOTIZIE INIZIATIE IL PUNTO sono contro il fascismo presente nella società greca. Insistiamo nell’opporre a “solo per i greci” la frase “ovunque ci siano esseri umani”. Il Presidente del Forum greco per i migranti, Moavia Ahmed, ha riferito di attacchi perpetrati contro associazioni di migranti, ovvero “la parte istituzionale, il principale canale di comunicazione dei migranti con il governo e la società”. Ha poi sottolineato la profonda paura dei migranti, nel citare la sospensione delle lezioni di lingua araba da parte della comunità marocchina di Atene. L’evento è stato moderato da Marilena Katsimi ed è stato inoltre proiettato un video di UNHCR sulla testimonianza di una delle vittime degli attacchi razzisti. http://www.unhcr.it/news/d ir/27/view/1346/presentati-i-risultati-sulla-violenza-razzista-in-grecia-134600.html per i Rifugiati e gli Esuli (un’alleanza di 70 Organizzazioni non Governative in Europa di cui il CIR è membro italiano) ha chiesto ai Paesi Europei di sospendere immediatamente i rinvii verso l’Ungheria dei richiedenti asilo sotto il sistema Dublino transitati in Serbia per entrare nell’Unione Europea. I Paesi europei dovrebbero esaminare queste richieste di protezione internazionale. Le autorità ungheresi rifiutano sistematicamente di esaminare le richieste d’asilo di persone transitanti in Serbia. Questa consuetudine ungherese si basa sulla sbagliata presunzione che la Serbia sia adatta e disposta a fornire protezione. Dal 2008 la Serbia non concede lo status di rifugiato a nessun richiedente ed ha concesso protezione sussidiaria in soli 5 casi. Questo mese, l’UNHCR ha dichiarato che la Serbia non dovrebbe essere considerata un Paese terzo sicuro di asilo e pertanto i Paesi devono astenersi dal rimandare in Serbia i richiedenti asilo. Una volta in Serbia, le autorità rigettano senza esaminare le richieste di asilo di chiunque abbia transitato in paesi vicini ritenuti sicuri. I richiedenti asilo in Serbia rischiano quindi di essere ricondotti in Paesi come la Repubblica di Macedonia e la Grecia – verso cui la Corte Europea ha rinvenuto violazioni dei diritti dei richiedenti asilo. “Le persone bisognose di protezione potrebbero essere ricondotte dagli altri Paesi in Ungheria, dall’Ungheria in Serbia, dalla Serbia alla Macedonia, dalla Macedonia alla Grecia e dalla Grecia ad un Paese in cui rischiano ulteriormente di essere perseguiti, senza che nessuna autorità abbia esaminato la loro richiesta. I Paesi europei devono prendersi la responsabilità e fermare questo effetto domino che pone i richiedenti asilo nel rischio di finire nelle mani dei loro persecutori” ha detto Allan Leas, l’Acting Secretary General dell’ECRE. Congiuntamente, il sistema Dublino e altri accordi sui Paesi terzi sicuri mettono a repentaglio il diritto di asilo. Nel 2011, l’Ungheria ha negato l’accesso a procedure di asilo di circa 450 persone inclusi coloro ritornati in Serbia. Il membro dell’ECRE, l’Hungarian Helsinki Commitee come parte del suo lavoro di monitoraggio delle frontiere ha registrato 3.752 persone espulse dalla Serbia presso frontiera Serbo-Ungherese nel 2011. Questa pratica viola la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Premessa - Come regola generale, il Regolamento Dublino stabilisce che il primo Stato membro dell’Ue in cui entra un richiedente asilo deve esaminare la sua richiesta. La maggior parte delle persone entra nell’Unione Europea irregolarmente attraverso la Grecia, ma attualmente i Paesi Europei non riconducono i richiedenti asilo in Grecia in quanto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto che potrebbero affrontarvi trattamenti disumani o degradanti. REGOLAMENTO DUBLINO, APPELLO DELL’ECRE SU TRATTAMENTO DEI RICHIEDENTI ASILO IN UNGHERIA Lo scorso fine settembre, lL’ECRE, il Consiglio Europeo cirnotizie 32 NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2 NOTIZIE INIZIATIE IN BREVE La settimana scorsa, l’UE si è avvicinata alla finalizzazione di un accordo su un nuovo regolamento Dublino che potrebbe essere adottato entro la fine dell’anno. Se il nuovo Regolamento non introdurrà significative riforme umanitarie, il sistema Dublino continuerà a causare avversità per le persone in cerca di protezione internazionale finché tutti gli stati membri non rispetteranno i Diritti Fondamentali. RIFUGIATI, MISSIONE IN ITALIA DEL RELATORE DELL’ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO D’EUROPA Alla fine della sua visita di tre giorni (9-11/ottobre) a Roma - dove ha incontrato anche il Direttore del CIR- e in Sicilia, Christopher Chope, il relatore inglese per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) del rapporto "L'arrivo di flussi migratori misti nelle zone costiere italiane", ha incontrato nel centro di detenzione per migranti di Contrada Milo a Trapani (Sicilia) alcuni dei sopravvissuti della recente cirnotizie tragedia in mare al largo di Lampedusa. Secondo uno dei 56 sopravvissuti, più di 70 persone sono annegate all'inizio di settembre, quando la loro barca si è capovolta. "Questo dimostra chiaramente che non ci può essere alcun motivo di compiacimento per la gravità della situazione dei migranti provenienti dal Nord Africa" ha detto. Anche se solo circa 9.000 persone sono arrivate in Italia dal Nord Africa a partire dal gennaio – un numero notevolmente più basso rispetto al 2011 - molti sono ancora a rischio di vita. Nel corso degli incontri avuti con vari Ministeri, membri della delegazione italiana della PACE, organizzazioni internazionali e ONG, ha anche discusso la questione di che cosa accadrà dopo il 31 dicembre 2012, quando il finanziamento per l’”emergenza Nord Africa” terminerà ufficialmente. Il governo italiano sta esaminando le possibili soluzioni per le almeno 18.000 persone che sono attualmente ospitati nelle varie strutture di accoglienza di emergenza in tutto il paese, ma non è ancora stata raggiunta una conclusione. Un'altra preoccupazione riguarda la categoria di persone che non hanno ottenuto uno status di protezione, ma non possono essere rispedite nei loro paesi d'origine o verso la Libia da dove sono venuti. Pur mostrando comprensione per la situazione che l'Italia si affaccia come una delle europee in prima linea gli stati, il signor Chope ha sottolineato che "l'Italia deve produrre un piano di uscita prima che il tempo scada". DUBLINO, CONFERENZA GENERALE ANNUALE DELL’ECRE A metà ottobre si è svolta a Dublino l’Annual General Conference dell’ECRE, il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli, un’alleanza di 70 Organizzazioni non Governative di 30 paesi europei, di cui il CIR è membro italiano. All’incontro è intervenuto Nils Muižnieks, Council of Europe Commissioner for Human Rights. Il Direttore del CIR Christopher Hein ha partecipato ai lavori della Conferenza TORTURA: CIR FINALMENTE POSSIBILE IN ITALIA MONITORAGGIO E PREVENZIONE Il CIR accoglie con grande soddisfazione la ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, votato alla Camera a forte maggioranza (438 a favore e 8 astenuti) lo scorso 24 ottobre. “Sono dieci anni che attendevamo questo momento. Finalmente l’Italia si mette in linea con gli altri Paesi nel mondo, sono ben 64 i Paesi che l’hanno già ratificato.” ha commentato Christopher Hein, Direttore del CIR. “Il protocollo ha un valore fondamentale, stabilisce l’istituzione di un’autorità indipendente che possa controllare e monitorare i luoghi di reclusione: dalle carceri, ai 33 CIE, agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. E inoltre, prevede anche la possibilità per un Comitato delle Nazioni Unite di ispezionare questi stessi luoghi di detenzione. E’ il punto di partenza per parlare di un reale sistema di prevenzione e monitoraggio contro la tortura nel nostro Paese, e le denunce e le testimonianze che negli ultimi anni hanno riempito le cronache ci fanno capire quanto sia necessario” ha concluso Hein. Rimane, purtroppo, ancora sospesa l’introduzione del reato di tortura. Dopo la votazione a unanimità della Commissione Giustizia del Senato avvenuta in settembre, la legge si è insabbiata nei meandri delle procedure parlamentari e ora ha davanti un incerto destino. “Dobbiamo sottolineare che senza una legge che introduca un reato specifico e punisca chi commette atti di tortura, le azioni di monitoraggio e prevenzione rischiano di perdere molta della loro forza. E’ ora che l’Italia rispetti la Convenzione contro la Tortura che ha ratificato nel lontano 1989: questo trattato ci obbliga a introdurre il reato di tortura. E’ un necessario passaggio di civiltà legislativa” ha dichiarato Fiorella Rathaus Responsabile dei Programmi -CIR di riabilitazione e cura per le vittime di tortura. Hanno collaborato: Valeria Carlini, Yasmine Mittendorff e Beatrice del Bubba NUMERO 10-11/2012 - OTTOBRE-NOVEMBRE 20 1 2