Anteprima Estratta dall' Appunto di
Ffilologia romanza
Università : Università La Sapienza
Facoltà : LettereFilosofia
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Stefano Asperti
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Fondamenti di Filologia e Linguistica romanza
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testi letterari romanzi
delle Origini
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esempi di edizione critica
corso di laurea in
Studi linguistici e filologici
anno accademico 2007-2008
S
Edizioni Lettere e Filosofia - La Sapienza
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Questa sconda parte di Dispense per l’insegnamento di Fondamenti di
Filologia e Linguistica Romanza si compone di due parti.
Nella prima, a titolo di esemplificazione, si propongono alcuni campioni di
testi letterari e documentari romanzi del secolo XII, accompagnati per lo più
da traduzione o parafrasi in italiano. La scelta ha cercato di privilegiare
alcuni modelli formali e tematici che hanno continuato ad esercitare vasta
influenza sulla letteratura occidentale, anche al di là dell’età medievale:
l’epica, il romanzo d’avventure e cortese, la lirica amorosa. La selezione è in
questo senso abbastanza arbitraria circa il quadro effettivo della produzione
letteraria del XII secolo e privilegia in sostanza il versante laico e cortese, a
detrimento di quello religioso, ancora preponderante, e delle scritture
tecniche e didattiche, che si affacciano per la prima volta nei manoscritti
conservati. Indubbiamente, però, gli esempi letterari prescelti identificano
bene gli àmbiti intorno ai quali si verranno a costruire alcune delle correnti
più significative della produzione letteraria medievale, in particolare di
decisiva importanza per l’affermazione della letteratura nazionale in Italia.
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Nella seconda sezione si propongono alcuni esempi di presentazione del
testo in edizioni critiche, avendo soprattutto a cuore l’esemplificazione della
natura e della possibile utilizzazione degli apparati critici:
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una pagina dall’edizione di Giacomo da lentini curata da Roberto Antonelli,
col testo critico affrontato alla trascrizione diplomatico-interpetativa dei due
codici relatori, il canzoniere Vaticano e il canzoniere Laurenziano
Ct
rib
pagine in parte corrispondenti dalle due ultime edizioni critiche della
Commedia di Dante, quella di Petrocchi e quella di Sanguineti
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due pagine dell’edizione critica della Chanson de Roland curata da Cesare
Segre, con apparato su più livelli e utilizzazione di una documentazione
particolarmente complessa (riscritture del testo, traduzioni antiche in lingue
germaniche e in gallese).
1
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1 La Chanson de Saint Alexis
Testo chiave di passaggio tra i poemetti delle Origini e i grandi testi del
XII secolo, la Chanson de St. Alexis (o Vie de St. Alexis)1 è contraddistinta
dalla compresenza di caratteri assai antichi – arcaici o arcaicizzanti – accanto
ad altri più innovativi. Tra i primi, oltre alla lingua, si segnalano un assetto
estremamente controllato del dettato, in qualche misura ieratico, ma
soprattutto scarno, essenziale, del resto in assoluta consonanza col contenuto
della narrazione; anche l’assetto sintattico appare rigido, con articolazione
ridotta al minimo. Tra gli elementi innovativi nella tecnica compositiva
andranno ricordati l’adozione del décasyllabes e il ricorso a gruppi di strofe
tra loro corrispondenti e concatenate, espediente che ‘rallenta’ l’azione e
produce un effetto d’intensificazione emotiva che è proprio anche dell’epica
più antica, specialmente della Chanson de Roland.
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Schema della narrazione: l’azione si svolge in epoca tardo-antica, in una Roma
ormai cristiana; Alessio, figlio molto desiderato di una coppia di aristocratici
romani, viene allevato in maniera consona ai suoi alti natali e, giunto all’età
opportuna, viene stabilito il suo matrimonio con una fanciulla di pari rango; il
matrimonio viene celebrato, ma la sera delle nozze, rimasto solo con la sposa,
Alessio decide di seguire la chiamata del Signore e, lasciato a lei un pegno di
fedeltà personale (l’anello e le cinghie della spada), fugge dalla casa paterna fino
ad Ostia e lì s’imbarca subito su una nave in partenza per l’Oriente. Qui conduce
per anni una vita ascetica di contemplazione vivendo d’elemosina in condizione
di massima privazione, sfuggendo alle ricerche fatte dalla famiglia. Dopo anni di
segregazione volontaria in mezzo agli uomini, decide di tornare a Roma e di
stabilirsi proprio nella casa paterna, dove vive sempre in incognito per altri anni,
sino alla morte. Solo a questo punto viene riconosciuto e la sua santità diviene
manifesta attraverso alcuni miracoli.
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Ct
I temi che s’intercciano sono molteplici. Innanzitutto il confronto tra il
modello di monachesmo ascetico di origine orientale, proprio del nucleo
narrativo primitivo, e una realtà occidentale diversa negli assetti sociali e
nello stesso ideale cristiano di vita religiosa. A partire da ciò si sviluppa il
confronto tra le varie personalità della storia, che dà spazio, accanto ad
Alessio, alle figure dei genitori e della moglie, rimasta fedele all’impegno
assunto col marito.
La lingua, qui sommariamente descritta a partire da un’edizione fondata,
come quasi tutte quelle moderne, sul ms. L, di origine anglonormanna e
compilato intorno al 1120, presenta tratti arcaici nella fonetica, in particolare
nella resistenza al dileguo delle consonanti intervocaliche: cfr. 19 honurede;
20 cuntretha, 35 emperethur. Da notare ancora le vocali d’uscita con grafia
non regolare, uso simile a quanto constatato nei Giuramenti di Strasburgo
(ma cfr. anche terra in un Padre Nostro anglonormanno): 12 Nostra, 29
batesma, 43 conpta e anche 20 cuntretha, 116 tendra. La componente
anglonormanna risalta in maniera evidente in tratti quali:
le grafie -u- per -ou- da Ō / Ŭ latine in posizione sia tonica (per es. già
nella str.1 anciënur : amur : prut : anceisurs) sia atona (cfr. per es. le
forme 19 honurede e 20 cuntretha, appena menzionate quanto alle
occlusive intervocaliche);
la resistenza al dittongamento: 8 secles;
l’assenza d’intacco della velare davanti ad -a-: 40 acatet, 111 serganz,
130 ker.
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1
Per sommari dati di presentazione del testo cfr. più sopra cap. 8, scheda 7 e § 8.2.12.
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Rispetto al francese moderno, va rilevato che nell’Alexis e nel Roland la
nasalizzazione delle vocali pare non essere avvenuta (o non essere
considerata tratto significativo: ma questa spiegazione pare più debole);
infatti, contrariamente all’impressione data dai campioni testuali qui
presentati (cfr. in part. strofe 2, 5, 8, 23), in altri luoghi troviamo in una
stessa strofa parole assonanti con e senza nasali: cfr. per es. 71 guerpir :
esmeriz : quis : pelerins : tolir e 72 empereor : ureisuns : afflictïuns : hom :
conuissum (e così pure nel Roland 202 quinze nella lassa XIV in -ì-e).
Tra gli aspetti più significativi circa l’assetto morfosintattico, che si
traduce in tratto di stile, può essere indicata la perdurante tendenza
all’omissione dell’articolo: cfr. per es. 27 dunat fecunditét, 29 de sain
batesma, 34 aprist letres, 40 acatet filie ecc. (e cfr. anche 24 n’ourent
amfant, dove manca un determinante): l’omissione è probabilmente dettata
in buona parte dei casi da ragioni metriche, ma si tratta evidentemente di
soluzioni ritenute possibili dalla sensibilità linguistica dell’autore. Per
contro, l’articolo è largamente utilizzato nel prologo in prosa, spurio, ma
antico, tranne che nel sintagma d’apertura (Ici cumencet amiable cançun e
spiritel raisun ...), dove l’omissione appare peraltro ben giustificabile. In
campo verbale, accanto a un sistema ormai largamente affine a quello
moderno, si noterà la conservazione del futuro organico latino in 5 iert.
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L’edizione segue il testo stabilito da Perugi 2000, con alcune
modificazioni nel testo (17 des per de·s) e nella punteggiatura (cfr. sopr. vv.
22-24, 64-65). Si aggiunge, trascritto direttamente dal codice, il testo del
prologo in prosa, che si legge nel solo manoscritto più antico (L:
Hildesheim, Sankt Godehard Kirche, f. 39r, ca. 1120); benché si tratti
certamente di un elemento non originale, questo prologo, notevole anche per
essere uno dei più antichi monumenti della prosa letteraria francese, fornisce
indicazioni assai utili circa la percezione della chanson da parte del pubblico
del tempo.
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Ici cumencet amiable cançun e spiritel raisun d’iceol noble barun, Eufemien
par num, e de la vie de sum filz boneüret, del quel nus avum oït lire e canter.
Par le divine volentet il desirrables icel sul filz angendrat. Aprés le naisance
ço fut emfes de Deu methime amét, e de pere e de mere par grant certét
nurrit. La sue juvente fut honeste e spiritel. Par l’amistét del surerain pietét, la
sue spuse juvene cumandat al spus vif de veritet, ki est un sul faitur e regnet
an trinitiet. Icesta istorie est amiable grace e suverain consulaciun a cascun
memorie spiritiel, les quels vivent purement sulunc castethét e dignement sei
delitent es goies del ciel et es noces virginels.
Qui comincia amabile canzone e spirituale racconto di quel nobile signore, di
nome Eufemiano, e della vita del suo benedetto figlio, del quale tanto
abbiamo udito leggere e cantare. Per volere divino egli, che lo voleva
ardentemente, generò quel solo figlio. Dopo la nascita il fanciullo fu
prediletto da Dio stesso ed allevato con grande cura dal padre e dalla madre.
La sua giovinezza fu retta e spirituale. Per amore della benevolenza divina,
(egli) affidò la sua giovane sposa al Vivo Sposo di verità, che è Creatore e
regna in Trinità. Questa storia è amorevole grazia e consolazione
dell’Altissmo a tutti gli spiriti elevati, i quali vivono nella purezza, secondo
castità, e degnamente si dilettano alle gioie celesti e nelle nozze virginali.
10
Puis icel tens que Deus nus vint salver,
Nostra anceisur ourent cristïentét;
Si fut un sire de Rome la citét,
Rices hom fud, de grant nobilitét:
Por hoc vus di, d’un son filz voil parler.
15
<E>ufemïen, si out a·nnum li pedre,
Cons fut de Rome des melz ki dunc i eret:
Sur tuz ses pers l’amat li emperere;
Dunc prist muiler vailante ed honurede,
Des melz gentils de tuta la cuntretha.
20
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Al tens Noë ed al tens Abraham
Ed al David, qui Deus par amat tant,
Bons fut li secles, ja mais n’ert si vailant:
Velz est e frailes, tut s’en vat declinant,
Si ‘st ampairét, tut bien vait remanant.
AB
3
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2
Bons fut li siecles al tens ancïenur,
Quer feit i ert e justisie ed amur;
S’i ert creance, dunt orẹ n’i at nul prut:
Tut est müez, perdut ad sa colur,
Ja mais n’iert tels cum fut as anceisurs.
Ct
1
4
1 Fu buono il mondo al tempo degli antichi, / vi regnavano fedeltà, giustizia e amore / e vi
regnava la fede, che ora non è tenuta in conto; / tutto è cambiato, ha perduto il suo aspetto: /
non sarà mai più come fu per gli antenati.
2 Al tempo di Noè ed al tempo di Abramo / ed a quello di David, che Dio tanto predilesse, /
buono fu il mondo, mai più avrà tale valore; / è vecchio [ora] e fragile, va in tutto declinando,
/ è peggiorato, ogni bene viene abbandonato.
3 Dopo il tempo in cui Dio venne a salvarci, / i nostri padri conobbero il cristianesimo; /
visse allora un nobile nella città di Roma, / fu uomo potente, di alti natali: / per questa ragione
vi dico di lui, voglio parlare di suo figlio.
4 Eufemiano, così ebbe nome il padre, / fu conte in Roma, dei più eminenti di quanti erano
allora: / più di tutti i suoi pari l’amava l’imperatore; / prese allora moglie di animo elevato e di
grande stirpe, / delle più nobili dell’intero paese.
4
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