Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli Francesco Abbona* Cristales, cristales, cristales, duras flores de tierra pura, de tierra virgen, sin verdura de plantas y sin animales. Tinieblas cuajadas en roca, la luz del abismo os baña y abrís transparentes la entraña al beso del sol con su boca. Cristales, cristales, sin vida, sobre ella, bajo ella inmortales, cristales, cristales, cristales; la luz en tinieblas se anida. Miguel de Unamuno Premessa. Il concetto di percezione è intuitivo, ma è opportuno esplicitarlo per evitare confusioni o malintesi, anche perchè ne sono state date definizioni diverse nel corso dei tempi. Con questo termine intendo l'atto mentale con cui si prende coscienza di un oggetto del mondo sensibile. Non è la ricostruzione fisiologica dell'immagine dell'oggetto esterno. Si distingue dalla sensazione, perchè la percezione sottintende già una elaborazione concettuale. E' distinta anche dalla immaginazione, che invece comprende una serie di operazioni mentali senza vincoli con la realtà. Nel caso del cristallo la percezione riguarda elementi sensibili come la forma * Actualmente es profesor de Mineralogía en la Universidad de Turín. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 97 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones geometrica, il colore, le dimensioni, ma include già i concetti di bellezza, ordine. rarità. Inoltre è già all'opera una precomprensione: lo studioso del Medioevo "sa" che essi sono opera di potenze celesti o influenze astrali, per l'uomo del Rinascimento sono il prodotto di un principio geometrico, per lo studioso di oggi il risultato dell'interazione di fattori chimico-fisici ben determinati. Il pensiero vero e proprio entra in azione quando si volge criticamente all'analisi delle percezioni, si pone degli interrogativi e cerca risposte adeguate. ♦ ♦ ♦ La riflessione porterà non su concetti filosofici o scientifici astratti, ma su una serie di oggetti concreti, tangibili, materiali: i cristalli. Non tanto i minerali, quanto piuttosto quella particolare forma che i minerali assumono in certe condizioni, quella cioè di poliedri geometrici convessi limitati da facce piane, spesso di straordinaria bellezza. All'interno di questa categoria un posto a sè occupano le gemme (o pietre preziose), che si distinguono dagli altri cristalli per perfezione, bellezza, rarità e valore. I cristalli sono noti da tempo immemorabile. L'uomo li ha sempre visti quali li vediamo noi oggi, cioè con la stesse forme geometriche, gli stessi colori, le stesse dimensioni. Eppure non c'è nessun'altra categoria di oggetti naturali, che abbia così tanto sollecitato la sua immaginazione e che abbia dato origine a così difformi interpretazioni! Neppure le stelle, che pure esercitano un fascino più immediato e universale, sono state oggetto nei secoli di così diverse considerazioni. Dando uno sguardo d'insieme alla storia dei rapporti tra l'uomo e i cristalli, si constata facilmente che l'uomo è passato nel tempo attraverso tutta una serie di concezioni, spesso coesistenti: metafisica (i cristalli come manifestazione del divino), magica (i cristalli come talismani), simbolica (i cristalli come segno del potere regale o sacerdotale), terapeutica (i cristalli come medicina), estetica (i cristalli come ornamento), commerciale (i cristalli come fonte di ricchezza e guadagno), Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 98 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones strumentale (i cristalli come utensile) ed infine scientifica (i cristalli come oggetto di studio razionale). Questa ultima concezione si è venuta affermando a partire dai secoli XVII e XVIII. Oggi noi guardiamo ai cristalli con occhio disincantato, da un punto di vista essenzialmente scientifico ed estetico-mercantile: conosciamo o comunque sappiamo determinarne la composizione chimica anche nei minimi particolari, la struttura, le proprietà fisiche, le modalità di formazione - anzi li sappiamo anche produrre in competizione con la natura -, ne stabiliamo il valore commerciale grazie ad un mercato internazionale ben consolidato. Tutto questo, in somma, perchè i cristalli sono belli e rari. Al punto che neppure il più distaccato studioso e il più navigato commerciante sono capaci di trattenere un moto anche fugace di stupore di fronte alla bellezza di certe pietre. Nelle pagine che seguiranno si cercherà di tratteggiare quale fu il probabile atteggiamento dell'uomo preistorico di fronte a minerali e cristalli; quindi si passerà ad esporre a grandi linee l'evoluzione del pensiero su questa classe di composti fino al 1500 e infine si tratterranno alcune tematiche in modo più specifico. NEL PALEOLITICO E NEOLITICO Mancano conoscenze certe sull'atteggiamento degli uomini "primitivi" di fronte a minerali e cristalli. Sappiamo che utilizzavano materiali litici vari (selce, ossidiana, giada, quarzo) per scopi strumentali, ed altri (ocra gialla e rossa, ossidi di manganese, caolino) per scopi ornamentali, più probabilmente rituali. L'interpretazione di questi reperti viene di norma fatta attribuendo a quegli uomini il nostro modo di sentire e ragionare. Così dalla scoperta di ossa di animali e di frammenti litici nei luoghi di sepoltura dell'uomo di Neardental, vissuto tra 100.000/80.000 e 35.000 anni a.C., si conclude per la credenza dell'uomo di Neardental nella sopravvivenza oltre la morte. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 99 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Uno dei primi usi di pietre preziose è stato osservato nella Grotta dei fanciulli di Grimaldi, dove una quadruplice fila di perle orna il cranio di un ragazzo ivi sepolto: siamo all'inizio del Paleolitico superiore, che vede l'affermarsi dell'uomo di CroMagnon, antenato dell'uomo moderno (circa 30.000 a.C.). Questi, homo sapiens sapiens, aumenta verosimilmente le sue conoscenze empiriche sull'uso dei materiali lapidei e metallici, grazie anche allo sfruttamento del fuoco. Al periodo neolitico (VI-V millennio a.C.) si fa risalire la lavorazione del ferro meteorico, a scopi più rituali che applicativi, e del rame nativo. NELL'ETÀ DEL BRONZO E DEL FERRO L'età dei metalli incomincia con la scoperta della fusione dei minerali. Verso il 4000-3500 a.C. sui monti del Medio Oriente si realizzarono le prime fusioni del rame, seguite da quelle di stagno e bronzo. Inizia l'età del bronzo, che caratterizza tutte le civiltà del tempo, dall'Europa alla Cina. Essa durerà fino al 500 a.C. circa, quando sarà sostituita dall'età del ferro. La produzione di ferro dai rispettivi ossidi (ematite, magnetite) era già nota verso il 1500 a.C. sui monti dell'Armenia, ma fu solo verso il 1200-1000 a.C. che il ferro cominciò ad essere prodotto su vasta scala ad opera degli Hittiti. Di qui la produzione si estese a tutta l'area circostante, e quindi ad Europa, Africa e Asia. Il ferro non meteorico sembra sconosciuto ad America ed Australia preistoriche. Intanto aumentava il numero dei minerali noti. In un papiro medico del XVI sec. a.C. sono citati i minerali allora utilizzati in Egitto: oltre quelli di ferro (ematite, magnetite, limonite) il papiro annovera oro, argento, zolfo, galena, antimonite, cassiterite, malachite, natronite, sale marino, quarzo, lapislazzuli. ♦ ♦ ♦ Come si ponevano gli uomini del tempo nei riguardi dei minerali e in particolare dei cristalli? Non possiamo che Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 100 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones formulare ipotesi sulla base di: reperti archeologici; studio dei miti, delle tradizioni e dei primi racconti dell'umanità - nell'ipotesi che valga un principio di continuità del modo di sentire e pensare tra noi e loro. L'apporto maggiore viene però dagli studi etnologici ed antropologici, iniziati il secolo scorso, di ristretti gruppi umani che tuttora, nei vari continenti (eccetto l'Europa), presentano un modo di vita che corrisponde, a nostro giudizio, a quello dell'età della pietra o di epoche successive - come la tribù di Tasaday, nelle Filippine, scoperta nel 1971, che usa asce e raschietti di pietra e attrezzi di legno per zappare e seminare. Se dunque portiamo la nostra attenzione sulle componenti culturali e spirituali di quei tempi, si spalanca un universo molto diverso dal nostro, la cui nota dominante e specifica è la sacralità. Una sacralità universale, che avvolge e penetra tutto il vivere dell'uomo e la natura che lo circonda. Così non solo è sacro il meteorite che cade dal cielo, ma anche ognuno di quelli che noi oggi chiamiamo minerali partecipa della sacralità della Terra-Madre. Un posto d'onore spetta al ferro: "che esso sia considerato caduto dalla volta celeste, o venga estratto dalle viscere della Terra, in ogni caso è ritenuto carico di potenza sacra" (M. Eliade). Esso è un segno dell'al-di-là, immagine della trascendenza, e assume per questo un potere magico-religioso anche presso popoli di cultura più elevata. Una traccia dell'origine 'celeste' del ferro è rimasta nei termini siderurgia, siderite, in cui la parola greca sideros = ferro richiama quella latina sidus = stella. Il carattere sacro si riversa anche sul fabbro, e più in generale su tutti i lavoratori di metalli, che occupano per questo un rango sociale molto alto presso numerose popolazioni. Non solo, ma anche gli strumenti che questi usano sono rivestiti di sacralità e diventano carichi di potenza misteriosa. L'arte di fabbricare utensili è vista come soprannaturale, e può essere sia divina sia demoniaca. Il sacro ha infatti un carattere ambivalente, come risulta evidente nella pratica della lapidazione. La pietra viene usata non solo e non tanto per punire il colpevole, ma anche per scaricare la Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 101 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones comunità degli effetti di un'azione sacrilega che ha infranto rapporti fondanti della comunità. La pietra diventa lo strumento comunitario per l'esclusione di colui che ha tradito le norme. In coerenza con il carattere sacrale è' diffusa e comune la convinzione che i minerali si formino e crescano entro la Terra allo stesso modo degli esseri animati, a partire cioè da un embrione che successivamente cresce e si sviluppa. La Terra si comporta come una madre, anzi è Madre. I cristalli, in particolare il cristallo di rocca, sono entità vive, che i gli indiani Cherokee 'nutrono' con sangue di cervo, e similmente fanno gli abitanti di Burma. L'idea di una crescita di tipo vegetativo dei minerali avrà grande fortuna e sarà presente, come si vedrà, nel pensiero naturalistico e mineralogico fino a tutto il 1600. D'altronde, non ne è forse rimasta un'eco nel nostro linguaggio, quando parliamo di "seno" e "viscere" della Terra, di "vene" di minerali, di "germi" cristallini, di "facce" dei cristalli? E poichè l'esperienza dimostra che la vita si propaga per generazione sessuata, si introduce questo carattere nei minerali, che vengono distinti in minerali "maschi" e minerali "femmine". Similmente le pietre preziose. Queste concezioni sulla "sessualità" di minerali e pietre attraversano i secoli e si ritrovano non solo negli scritti di alchimia, che volentieri parlano di "matrimonio' nelle loro operazioni, ma anche nei primi testi dedicati alla coltivazione mineraria. Un'eco si coglie persino nella classificazione del grande Linneo (1707-1778), che distinguerà i minerali in steriles, faecundi e ambigui. Queste concezioni possono far sorridere per la loro ingenuità, ma non dobbiamo dimenticare che alla base c'è una visione globale e unitaria della realtà cosmica. Questa viene percepita come immensa vita, di cui tutti gli esseri partecipano in grado diverso. Possiamo quindi facilmente immaginare lo stupore dell'uomo primitivo che camminando per i terreni alluvionali di Ceylon o della Birmania o del Siam si imbatte in un rubino che brilla rosseggiante in mezzo alle grigie sabbie. O del montanaro che Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 102 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones attraversando un torrente alpino è colpito da un luccichio particolare e scopre in mezzo ai ciottoli una pepita d'oro o un cristallo di quarzo. Anche noi resteremmo stupiti, ma penseremmo ad un colpo di fortuna, mentre per loro quel ritrovamento eccezionale è visto come un segno di benevolenza degli dei, se non della loro presenza. Rarità e bellezza diventano il sigillo della divinità. E' intuibile come quei reperti possano diventare oggetto di venerazione ed essere considerati talismani dotati di proprietà prodigiose, divinatorie, terapeutiche. La salute è un argomento al quale l'uomo è sempre sensibile. Queste ipotesi sono suggerite dal comportamento degli sciamani di Australia, Oceania e SudAmerica che al momento dell'iniziazione si rivestono di cristalli di quarzo o di altre pietre ritenute magiche. Queste trasferiscono loro la sacralità uranica che consente di "vedere" gli spiriti e le anime, di volare, di guarire, ecc. Ancor oggi gli aborigeni australiani credono che la volta celeste sia un immenso cristallo di quarzo ialino. E' in questo lungo oscuro periodo della preistoria umana che si creano miti, usanze, credenze, leggende su pietre, minerali e cristalli, che costituiranno il substrato culturale dei secoli avvenire. Elementi non indifferenti di queste concezioni passeranno nella cultura classica, percorreranno Medioevo e Rinascimento e arriveranno sino alle soglie dell'Illuminismo per rispuntare inaspettatamente al giorno d'oggi. Nell'antichità classica Sono i filosofi greci del VI sec. a.C. i primi a portare uno sguardo razionale sulla natura e ad esercitare uno spirito critico sulle opinioni correnti. I problemi che occupano l' iniziale speculazione filosofica sono essenzialmente quelli della natura delle cose e del divenire. E poichè questa riflessione, continuata nei secoli successivi da altri pensatori su tematiche affini, portò a conclusioni che eserciteranno una forte influenza Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 103 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones sul pensiero occidentale per ben oltre un millennio, fino al 1600 d.C., si ritiene opportuno richiamare brevemente le teorie emerse dalla speculazione del pensiero greco insieme con un cenno alle ipotesi sviluppate sui cristalli. Le teorie sono essenzialmente quattro: la teoria atomistica, quella di Platone, di Aristotele e degli Stoici. Secondo la teoria atomistica (Leucippo, Democrito, Epicuro, Lucrezio) la realtà ultima è costituita di atomi, particelle indivisibili, che urtandosi nel vuoto si aggregano grazie al clinamen per formare i vari oggetti naturali. La coesione è assicurata da forze di tipo meccanico: per Lucrezio, ad esempio, il diamante è formato da atomi a forma di rami strettamente avvolti, che ne determinano l'eccezionale durezza. Per Platone (427-347 a.C.) la natura è riconducibile ad elementi geometrico-matematici (di matrice pitagorica), le cui forme fondamentali sono il triangolo rettangolo isoscele e il triangolo rettangolo scaleno. Con questi si possono costruire i quattro solidi regolari (tetraedro, cubo, ottaedro, icosaedro), detti appunto platonici, cui vengono associati per criteri di verosimiglianza i quattro elementi costitutivi dell'Universo: il fuoco al tetraedro, la terra al cubo, l'aria all'ottaedro, l'acqua all'icosaedro. Viene poi aggiunto un quinto solido, il dodecaedro, " di cui Dio si servì per coronare il tutto." Per Platone i cristalli più perfetti e trasparenti (cioè i cristalli di rocca) sono aggregati di particelle cubiche di terra. Aristotele (384-322 a.C.) rigetta la teoria atomistica e quella di Platone, perchè entrambe ammettono il vuoto, che per Aristotele non ha diritto di esistenza nella natura. Inoltre ci sono oggetti, come la carne e le ossa, che non si possono spiegare come combinazione di semplici figure triangolari. Egli accetta i quattro elementi di Empedocle, acqua aria fuoco terra, cui fa corrispondere, opportunamente combinati a due a due, i quattro contrari: freddo/caldo, umido/secco. Ogni sostanza contiene i contrari in rapporto variabile. Sono questi la causa dei cambiamenti. Le operazioni consentono di evidenziare la Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 104 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones composizione. Così, i corpi che solidificano per azione del calore, come il sale e la soda, sono composti di terra, mentre quelli che solidificano per effetto del freddo, come neve e ghiaccio, sono composti di acqua. Altri invece, come le stalattiti ed in genere i cristalli, si sono consolidati perchè il calore è stato cacciato dal freddo e con esso anche l'umidità, e dunque erano composti di terra e di acqua. Ci sono poi solidi, come il ferro, che sono costituiti da preponderante terra con un po' d'acqua, come risulta dal fatto che il calore non riesce a fonderli. Quanto alla genesi dei minerali, questa viene spiegata con la teoria delle "esalazioni", che rende conto anche di altri fenomeni naturali, come pioggia, neve, vento, tuono, terremoti. Per gli stoici (Zenone, Crisippo, Poseidonio) il cosmo è pervaso dal "pneuma", miscela di aria e fuoco, che si unisce alla materia passiva conferendole le diverse proprietà fisiche (colore, lucentezza, ...). In ogni corpo è all'opera una forza che è responsabile della sua coesione e della sua identità. In natura non ci sono due corpi uguali: pur simili per apparenza e proprietà, essi differiscono per la struttura. L'interesse per minerali e cristalli è marginale, e tale rimarrà per tutto il periodo classico. Pochissime sono le opere ad essi dedicate, e l'attenzione va per lo più alle virtù terapeutiche e magiche. Fa eccezione Teofrasto (372-287 a.C.), discepolo di Aristotele, che nel trattato Περι λυϑϖν descrive, oltre ad alcune rocce e minerali metallici, dodici pietre preziose, di cui illustra con spirito rigoroso alcune proprietà (colore, durezza, odore, peso specifico). Riferisce anche delle virtù prodigiose, ma con riserva: "Si dice che certe pietre abbiano il potere di impartire all'acqua il proprio colore, come lo smeraldo ... La proprietà più stupefacente, se è vera, è quella di favorire il parto". E' uno dei primi a porre attenzione alla forma: del quarzo segnala i cristalli esagonali. Tratta anche dell'origine, in coerenza con la concezione aristotelica: i metalli e i minerali metallici derivano dall'acqua, gli altri corpi dalla terra. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 105 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Nei secoli successivi l'interesse si concentra quasi esclusivamente sulle proprietà magiche, come si può leggere nel lapidario di Bolo di Mende del II sec. a.C. e in opere simili, che escono dalla scuola di Alessandria e che di qui si diffondono in tutto l'Impero romano. L' opera più notevole (ed anche unica) di questo periodo è dovuta a Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), che in cinque dei trentasette volumi della Historia naturalis tratta dei minerali allora usati come gemme, minerali metallici o pigmenti. Di fronte alla bellezza dei cristalli di quarzo non nasconde il suo stupore: "Non si riesce a capire perchè si formi con figure a lati esagonali ... e la levigatezza delle facce è così perfetta che non si può eguagliare a nessun oggetto artificiale". Sulla loro composizione non ha dubbi: "Che sia ghiaccio è cosa certa". Quanto alle proprietà, accoglie tutte le notizie. Così riporta che il ferro è efficace contro i veleni e le nocturnas limphationes. Esistono pietre, dette aquiline perchè si rinvengono nei nidi d'aquila, che sono necessarie per la covata ed hanno proprietà antiabortive, e per questo sono dette anche gravide; esse si distinguono in pietre femmine e pietre maschi. Questi ciottoli, concrezioni sferoidali di qualche cm di diametro, erano ancora indossati dalle donne incinte intorno al 1750 perchè se ne riconosceva l'efficacia. Idee simili si ritrovano nell'opera De materia medica di Dioscoride, medico militare contemporaneo di Plinio, che sistematizza le conoscenze farmacologiche del mondo antico. Quest'opera eserciterà un' influenza sulla farmacopea medica che durerà ben quattordici secoli. Il quadro non sarebbe completo se non si accennasse al ruolo dell'alchimia. Questa trova la sua origine nel fervido ambiente cosmopolita di Alessandria del periodo ellenistico, dove si incontrano filosofia greca, tecnologia egizia, magia orientale. Gli Egizi avevano acquisito grande esperienza nella lavorazione dei metalli (rame, argento, soprattutto oro, definito Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 106 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones 'carne degli dei'), delle leghe ed anche delle contraffazioni. La dottrina greca dell'unità della materia e quella aristotelica delle trasformazioni fecero intravvedere ai metallurgisti egizi la possibilità di trasformare in oro un metallo vile. Il tentativo assumeva il carattere di un' operazione segreta e sacra, perchè si trattava di entrare in concorrenza con la natura e quindi di avvicinarsi all'agire divino. Assimilata dagli Arabi, l'alchimia passerà nell'occidente cristiano in seguito alle traduzioni delle opere arabe di fine primo millennio e qui si svilupperà accogliendo motivi di derivazione indiana e cinese. Tre sono gli elementi o principi: zolfo, mercurio e sale; ad essi si possono ricondurre i quattro elementi peripatetici. Il pensiero scientifico ne sarà condizionato per almeno cinquecento anni, fino all'Illuminismo. Uno dei grandi meriti dell'alchimia fu di aver introdotto la sperimentazione chimica, estranea alla mentalità greca. ♦ ♦ ♦ La riflessione cristiana apporta l'interpretazione misticosimbolica delle pietre, che viene inaugurata dal vescovo Epifanio di Salamina, Cipro (IV sec.). Nel breve trattato Sulle dodici gemme egli espone il significato mistico e le virtù delle 12 pietre preziose che ornavano il pettorale del grande sacerdote, quali descritte in Esodo, 28, 15-30. Già Flavio Giuseppe (37-95) aveva riferito delle virtù di queste pietre, in particolare della proprietà di emettere una luce speciale, segno della presenza divina. Tuttavia annotava "... il pettorale ha smesso di emettere luce 200 anni fa, perchè Dio si è dispiaciuto delle trasgressioni della Legge". Successivamente san Girolamo (347-420), riprendendo un'idea di Flavio Giuseppe, collegava le dodici pietre ai dodici mesi dell'anno ed ai segni zodiacali, e con questo dava l'avvio ad un simbolismo che facilmente confluirà nell'astrologico e nel magico. Per Andrea, vescovo di Cesarea nel VI-VII sec., le dodici pietre sono invece il simbolo dei dodici Apostoli, mentre altri le riferiscono esclusivamente al Cristo. Il Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 107 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones filone simbolico avrà grande fortuna presso gli autori cristiani dei secoli seguenti. Ne troviamo un'ampia applicazione nel trattato Ornamenta di Stenone, destinato all'educazione del principe ereditario Ferdinando de' Medici. NEL MEDIOEVO Le vicende storiche succedute alla caduta dell'Impero romano con la frammentazione del potere politico e le grandi migrazioni di popoli (le "invasioni barbariche") non erano certo favorevoli agli studi e alla riflessione. Nell'ambito delle scienze naturali non si registrano contributi originali, piuttosto lavori di compilazione, come fecero Isidoro, vescovo di Siviglia (570636), e il monaco inglese Beda il Venerabile (673-735). Entrambi scrissero un De natura rerum, in cui trattarono anche dei minerali, di cui illustrano le proprietà già note. Isidoro si rivela più inventivo in quanto nelle sue Ethymologiae si interessa anche dei nomi dei minerali, di cui propone etimologie spesso fantasiose. In questo periodo un contributo significativo viene dagli Arabi. Conquistati dalla parola di Maometto e raggiunta l'unità politica, si aprono alla filosofia e alla scienza in cui raggiungono risultati eccellenti, grazie anche alla traduzione delle opere greche. Per quel che ci interessa, dobbiamo ricordare che sono numerosi i lapidari scritti a partire dal sec. IX. I primi appaiono influenzati dall' opera di Bolo di Mende, ma i seguenti si fanno notare per una impostazione di stampo più razionale e per lo spazio dato all'osservazione e alla misurazione. Si possono ricordare Hunain ibn Isaq (809-873), che descrive le proprietà fisiche e le virtù di 72 pietre preziose e ricorre alla forma cristallina come criterio di riconoscimento di alcune pietre; al Biruni (973-1048), che introduce l'uso del picnometro per misurare la densità dei minerali e raccoglie una grande massa di informazioni nel Libro dei popoli sulla conoscenza delle pietre preziose; Abu'Ali ibn Sina (= Avicenna, 980-1037), che contesta la credenza nei poteri magici delle pietre e propone una classificazione del Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 108 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones regno minerale, che suddivide in pietre, combustibili o solfuri, metalli e sali, divisione che sarà in voga ancora nel 1700; al Tifashi (-1253), che nel libro Il fiore dei pensieri sulle pietre preziose propone una teoria genetica, in cui intuizioni sorprendentemente moderne sulla formazione di certi giacimenti si mescolano a concezioni di chiara derivazione alchemica: ogni pietra preziosa (ne cita ben 24) è riferibile ad un metallo di cui contiene i principi elementari. Questi possono essere modificati dall'azione dei quattro contrari (caldo, freddo, secco, umido), per cui invece del metallo si genera la pietra preziosa. A partire dall'anno mille l'Europa si risveglia politicamente e culturalmente. Tuttavia le novità presenti nelle opere arabe su minerali e pietre rimangono praticamente sconosciute. Si fa vivo l'interesse per le pietre, i lapidari abbondano: sono opere didattiche sulle proprietà terapeutiche e talismaniche delle pietre preziose. Il più famoso è il Liber lapidum seu de gemmis di Marbodo, vescovo di Rennes (1035-1123), che declama le proprietà naturali e soprannaturali di 60 pietre preziose, con spiccato gusto per il simbolismo. Il libro ebbe grande successo e fu usato come testo scientifico nelle scuole di farmacia fino a tutto il 1500. Con Alberto Magno (1206-1280) si avverte un cambiamento significativo, anche se non ancora decisivo. Nei 5 volumi del trattato De Mineralibus egli affronta in modo sistematico e organico l'argomento. Il quadro di riferimento è quello aristotelico, cui si aggiungono idee alchemiche, tuttavia ci sono novità di contenuto e di metodo rispetto ai contemporanei. Così egli sostiene che i minerali non hanno anima, nè sono vivi, ma sono composti di acqua e di terra. E precisa: "In mineralibus est commixtio elementorum cum virtutibus coelestis operantibus in eis". Egli ammette cioè l'influenza delle stelle su proprietà e formazione dei minerali. Essi si generano infatti per un potere mineralizzante, che è un misterioso processo naturale operato dalle potenze celesti. Tuttavia aggiunge: "Questa affermazione Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 109 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones non è sufficiente per la scienza naturale, sebbene possa esserlo per l'astrologia e la magia. Perchè la scienza naturale discute la causa che agisce sulla materia" - ovviamente bisogna distinguere le cause formali, materiali, efficienti. Appaiono i primi tentivi di una spiegazione naturale dei fenomeni: attribuisce, ad esempio, l'abito esagonale dei cristalli di quarzo all'effetto della pressione. Quando descrive le proprietà di pietre preziose, minerali e metalli, asserisce di riportare "quello che è stato trasmesso da filosofi o quello che ho trovato con le mie osservazioni. ... ". Afferma altresì: "Oportet experimentum non in uno modo, sed secundum omnes circumstantias probare. ... Experimentum solum certificat in talibus". Questi criteri non gli impediscono di accreditare proprietà terapeutiche, per noi prodigiose, a molte pietre. Ad esempio, lo smeraldo rimargina le ferite e il calcedonio cura la melancolia e preserva le energie del corpo. Quanto alle proprietà talismaniche o magiche, ne riferisce con l'avvertenza: "Queste non sono scienza pura, ma poichè la dottrina è buona, esse sono qui incluse". La parte relativa ai metalli soddisfa meglio le nostre esigenze critiche, in quanto domina l'osservazione e le ipotesi risultano prive di elementi fantasiosi. Ma c'è una ragione: "Ho fatto lunghi viaggi nei distretti minerari, così ho potuto imparare mediante l'osservazione la natura dei metalli. ... Questo è il migliore e più sicuro metodo di indagine". Le descrizioni dei minerali in vena sono appropriate e tuttora valide. Si tratta in definitiva di un'opera contraddittoria, ricca di spunti e intuizioni innovative, con evidenti concessioni alla mentalità del tempo. Il che spiega da un lato giudizi entusiasti ("this is a pioneer work in mineralogy", D.Whyckoff) e dall'altro cenni fugaci nei trattati di storia della mineralogia. Ad ogni buon conto, per trovare uno che lo superi bisognerà attendere Agricola, cioè poco meno di trecento anni. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 110 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones NEL 1500 A partire dal secolo XI era incominciato, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, lo sfruttamenti delle miniere. I progressi lentamente raggiunti nei secoli seguenti nella coltivazione di queste e nell' estrazione e lavorazione dei minerali metallici cominciano a trovare sistemazione nel 1500 in una serie di manuali, i Büchlein, in cui si fa riferimento alla forma dei minerali ed alla sua applicazione pratica. In questo periodo vengono dati i nomi a molti minerali: Bleiglanz (galena), Blende (blenda), Mispickel (arsenopirite), Spath (calcite), Feldspath (ortoclasio), Quartz (quarzo). Allo sviluppo della tecnica mineraria e alla conoscenza mineralogica non corrisponde però un progresso concettuale, anzi circolano idee fantasiose. Le miniere sono abitate da folletti dispettosi (Kobold, da cui verrà cobalto) che si divertono ad ingannare il minatore. I minerali crescono come le piante e la loro formazione è vista come il risultato di un connubio. Si legge infatti: "Nell'unione del mercurio e dello zolfo nel minerale, lo zolfo si comporta come il seme maschile e il mercurio come quello femminile nel concepimento e nella nascita di un bambino" (Bergbüchlein, 1505). E i minatori sassoni pregavano: Es grüne die Tanne, es wachse das Erz / Gott gebe uns allen ein fröhliches Herz. Non mancano tuttavia opere che si staccano decisamente per il tentativo di sistematizzazione e novità significative. In Italia Vannoccio Biringuccio (1480-1579), metallurgista senese, pubblica De la Pirotechnia, opera in volgare di tecnica mineraria e metallurgica, in cui sono raccolte le conoscenze empiriche del tempo. Compaiono osservazioni acute sulla forma di certi cristalli ("le facce giustamente bisquadre" dei cubi di pirite). Per aver introdotto e consigliato l'uso della bilancia, è considerato un precursore del metodo sperimentale, che sarà sostenuto e teorizzato circa un secolo più tardi da F. Bacone (1561-1626) e Galilei (1564-1642). Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 111 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Con il tedesco Giorgio Bauer, latinizzato in Agricola (14941555), la mineralogia e la scienza mineraria fanno un balzo in avanti. Il libro De Natura Fossilium (1540) è il primo tentativo di classificazione sistematica dei minerali (distinti in terre, pietre, succhi, metalli e composti) basato sulle proprietà fisiche ed anche sulla forma, di cui è sottolineata l'importanza. Per questo lavoro, che contiene la descrizione di circa 600 minerali, Agricola è ritenuto il padre della mineralogia. L'opera più famosa è però il trattato De re metallica (1546), dedicato alle miniere. Queste opere, ed altre minori, fanno di lui un autore moderno per il rifiuto delle interpretazioni fantasiose, lo spirito di osservazione e il metodo di studio, oltre che per i risultati conseguiti. E' doveroso tuttavia riconoscere che paga anch'egli un tributo alla cultura del suo tempo: attribuisce le proprietà esterne dei minerali alle proporzioni degli elementi aristotelici, e accoglie la credenza nella presenza di gnomi nelle miniere. Infine è da menzionare il primo lavoro a stampa sul regno minerale, Gemmarum et lapidum historia di Boethius de Boodt (1550-1632). Esso, tradotto in francese con il titolo "Le Parfait Joaillier ", completa i precedenti lavori in quanto si occupa dei materiali lapidei, soprattutto delle gemme, di cui rimarrà un testo classico per oltre un secolo. Degne di nota sono la misura della durezza delle gemme e la distinzione di questa in cinque gradi, e l'attenzione portata alle proprietà ottiche. Sono citati i minerali magnetici e descritte ben 647 sostanze minerali. Pur scettico sulle virtù terapeutiche, il de Boodt non si esime dal riportarle. ♦ ♦ ♦ Qual è dunque la situazione alle soglie della modernità? Si sono scoperti nuovi minerali, si è venuta accumulando una grande massa di osservazioni e conoscenze sulle loro proprietà, soprattutto sulla coltivazione delle miniere e sul trattamento ed uso dei minerali metallici. Di pari passo è venuto cambiando anche il modo di studio, che tende a farsi più razionale, lo spirito di indagine si fa più ardito e critico. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 112 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Comincia a darsi spazio all'esperimento. Tuttavia il quadro concettuale si presenta incoerente e confuso, le vecchie teorie stanno per entrare in crisi, ma resistono. Le difficoltà sono obiettivamente enormi: nulla si sa della composizione chimica, si ignorano le leggi della fisica, non è ancora stata fatta la distinzione tra fossili, minerali e rocce. Ecco i principali problemi da risolvere: 1. I minerali e i cristalli sono esseri inanimati o esseri viventi? Come si generano? 2. Di cosa sono fatti? 3. Come sono fatti, cioè qual è la loro struttura interna? 4. Perchè certi minerali hanno forma geometrica? Quale ne è la causa? 5. Come riconoscere la natura di minerali e cristalli? 6. Su quale base classificarli? 7. Quali proprietà hanno? Come determinarle? Da cosa dipendono? Il lavoro, visto retrospettivamente, è enorme, i problemi sono collegati e interdipendenti. Non c'è da meravigliarsi che il cammino sia stato lungo, non lineare, ma tortuoso. Si tenga conto che gli studiosi dell'epoca hanno in genere ricevuto un'educazione umanistica, conoscono la filosofia e spesso anche la teologia. Se questo è positivo perchè si tratta di un sapere integrato e motivato, che porta ad una visione unitaria e organica del rerale, tuttavia è più facile per lo studioso essere condizionato e portare nello studio della natura pre-giudizi filosofici. Non è un caso che con il termine di philosophia naturalis si indicasse proprio lo studio delle scienze naturali. L'esame delle risposte date nel corso dei secoli ad alcuni problemi consentirà di cogliere il nesso tra la percezione dei fenomeni e la riflessione teorica. ♦ ♦ ♦ Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 113 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Minerali e cristalli sono esseri viventi? Come si generano? La convinzione che i minerali siano entità che crescono nel ventre della Terra come embrioni risale, già si è detto, ai primi albori dell'umanità (o comunque ad un livello culturale di matrice sacrale). L'idea è peraltro meno peregrina di quanto possa sembrare, nè è necessariamente derivabile da presupposti filosofici, perchè in molti casi i cristalli appaiono impiantati su una matrice rocciosa da cui sembrano trarre il nutrimento, come un albero dal suolo. In alcuni casi poi i minerali hanno forme simili a quelle di vegetali, in altri sembrano crescere dall'acqua come fanno certe piante. Viene pertanto spontaneo ritenere che le pietre si riproducano alla stregua dei vegetali, generando pietre della stessa specie, come riporta Plinio nel I sec. d.C. L'idea della generazione vegetativa viene fatta propria dal pensiero alchemico, si intreccia con le teorie astrologiche sull'influsso degli astri e trova un supporto nelle dottrine neoplatoniche propense al panpsichismo. Si comprende quindi come quest'idea sia giunta fino alle soglie dell'era moderna ed abbia dato luogo ad un lungo dibattito, che prende le mosse nel Medioevo e si fa vivace nei secoli del Rinascimento e seguenti, per concludersi solo con l'Illuminismo. L'idea, sorta in tempi lontani in una visione vitalistica unitaria, non appare in contrasto con la fede cristiana, tant'è che viene accolta dall' autore del De rerum principia, (forse Duns Scoto, 1270-1308), secondo cui pietre e metalli sono dotati di vita. Per Alberto Magno (1206-1280) invece i minerali non sono esseri viventi, nè hanno anima. Ma la disputa è ben lungi dall'essere conclusa. Nel 1500 dominano le visioni panpsichiche del neoplatonismo. Theophrast Bombast Hohenheim, meglio noto come Paracelso (1493-1541), riconosce la vitalità di pietre, metalli, piante e animali, anche se ammette che le rispettive Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 114 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones particelle hanno struttura diversa. Contro l' opinione corrente si leva la voce di Palissy (1510-1590), che respinge l'idea dell'anima vegetativa delle pietre e attribuisce la crescita ad un "aumento congelativo". Ma è una voce isolata. E se l'ipotesi vegetativa non è dichiarata esplicitamente, è diffusa la convinzione che i cristalli possano rigenerarsi spontaneamente: "... Vi sono luoghi dove, se si interrompe l'estrazione dello zolfo per quattro anni, i minatori al loro ritorno trovano ogni cosa piena di zolfo come prima." (Falloppio, 1523-1562). "In Italia c'è una ricchissima vena di ferro; per questo è famosa l'isola d'Elba che ne genera in quantità incredibile anche ai nostri tempi" (A. Cesalpino, 1519-1603). "... nella valle Ioachimica l'argento, allo stesso modo dell'erba, si genera dalle pietre della miniera come una radice ..." (J. Gerhardus, 1597). Un cambiamento decisivo si avverte con Stenone (16381686), che nel trattatello "De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus " del 1669 sostiene e dimostra, a partire da sue osservazioni e forse anche esperimenti, che i cristalli crescono non come le piante, per intussuscezione, ma perchè "dall'ambiente esterno nuovo materiale cristallino si aggiunge sulle superfici esterne dei cristalli già formati". In poche concise righe viene demolita un'idea vecchia di millenni. Ma non in modo definitivo, troppo forti essendo i condizionamenti culturali dell'epoca e diverse, se non opposte, le osservazioni da cui partono gli studiosi. Certe analogie tra piante e minerali inducono a rimangono aggrappati all'idea vegetativa. Ad esempio, notando che dall'acqua si possono formare sia certe piante sia le stalattiti, Sherley sostiene, nel 1672, che le pietre sono prodotte da germi che si nutrono solo d'acqua. De Boodt (1550-1632) dallo studio della forma di cristalli, fiori e foglie deduce che essa è opera di un comune spirito architettonico e di una comune facoltà formatrice. Il più organico e sistematico sostenitore della teoria vegetativa è J. Pitton de Tournefort (1656-1708). Celebre botanico, dallo studio di coralli e spugne, arriva alla conclusione Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 115 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones che "... le pietre potrebbero essere delle piante" e che è ragionevole supporre che i cristalli vegetino, come pure altre pietre. Essi prendono origine da un germe, che si è staccato sotto forma di polvere minutissima da un altro cristallo, quando questo è ancora in vita (sta cioè ancora crescendo), e si sviluppano grazie ad un succo trasmesso dall'esterno attraverso la superficie del germe stesso, che funziona da scorza. Non si conoscono infatti "vegetazioni naturali d'oro puro che si son formate su pietre, incrostando profondamente le loro radici?" I granuli di polvere sono assimilabili ai semi delle piante e alle uova dei pesci, con cui hanno in comune l' estrema piccolezza. La visione è unitaria e grandiosa: "Quoi de plus admirable que de voir sortir d'un si petit volume, hommes, poissons, oiseaux, quadrupède, pierres et métaux?" L'orientamento è trascendente: nulla più di questo manifesta "la grandeur du Seigneur". Dello stesso parere è un contemporaneo, Venette (1702), che dall'assunto che il mondo si mantiene grazie alla successione ininterrotta delle generazioni di tutti gli esseri afferma che "i minerali, come pure gli animali e le piante, hanno i loro semi attraverso cui generano i loro simili nelle viscere della terra". Le pietre si formano dunque come gli animali per generazione, e si accrescono per l'aggiunta di uno "spirito petrificante" o "succo lapideo" disciolto nell'acqua. Non c'è reale distinzione tra i tre regni della Natura. Il paradigma di riferimento è il vegetale: la formazione dei cristalli si modella sulla generazione organica. Il problema si intreccia e complica con quello delle "pietre figurate", cioè dei fossili, come oggi li chiamiamo: come interpretarli? La questione è di vecchia data: sono oggetti caduti dal cielo, frammenti di giganti o di draghi, lusus naturae, creature di Satana, insuccessi del Creatore (Robinet)? In che rapporto stanno con le "pietre angolari", cioè i cristalli? I filosofi greci, Aristotele in testa, avevano dato una spiegazione in parte corretta: sono resti di organismi vissuti in epoche lontane, prodotti spontaneamente da "esalazioni secche" della terra. L' insegnamento non viene raccolto e già con Plinio si Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 116 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones preferiscono interpretazioni più fantasiose, che domineranno fino a tutto il 1500. Non tutti gli studiosi aderiscono: scaglionati nel tempo, vediamo Avicenna, Alberto Magno, Roberto Bacone, Leonardo da Vinci, Palissy dubitare delle opinioni correnti e sostenere invece che i fossili sono resti di esseri viventi ora scomparsi. Si tratta di interpretazioni ragionevoli, ma prive di conferme sperimentali. Sarà solo nel 1600 con Fabio Colonna (1616) e soprattutto con Stenone (1669) che verrà dimostrato in modo chiaro e inequivocabile che le glossopetrae di Malta, note fin dai tempi di Plinio, sono denti di squalo sepolti in sedimenti, che furono ricoperti in tempi antichi dalle acque marine e che successivamente emersero. Questa puntualizzazione segna la nascita di paleontologia e geologia stratigrafica. Le osservazioni di Stenone vengono generalizzate. Uno dei primi palentologi, J. Scheuchzer (1672-1733), afferma nel 1706 che le pietre figurate non sono scherzi della natura, come riteneva in un primo tempo, ma appartengono al regno animale; essi sono le vittime e al tempo stesso la prova del Diluvio biblico. Allo stesso periodo egli fa risalire la formazione del cristallo di rocca, che secondo lui dopo d'allora non si è più prodotto. Nel dibattito si inserisce anche Leibniz (1646-1716), che condivide l' origine organica dei fossili. E commenta (1706): "Se la natura giocasse, essa giocherebbe con ben maggiore libertà e non si assoggetterebbe ad esprimere così esattamente i minuti particolari di questi originali, e, ciò che è ancor più notevole, a conservare così bene le loro dimensioni." Tuttavia aggiunge: "Ci sono cristalli e pietre che benchè regolari non imitano la forma degli esseri viventi; in tal caso può trattarsi di giochi o disposizione fortuite." Gli studi dettagliati su singoli oggetti naturali portano nuove informazioni. Da osservazioni sulle conchiglie attuali Réaumur (1683-1757) trae nel 1706 la conclusione che il guscio cresce per giustapposizione di materia, come i cristalli, e non per intussuscezione, come invece le parti viventi. Bourguet studia tra il 1729 e 1745 stalattiti e belemniti, e si convince che, pur Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 117 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones presentando forme simili, esse debbono avere origine diversa. Egli si oppone alla teoria vegetativa di Tournefort, riconosce che il regno minerale è organizzato in modo diverso, in quanto consiste di corpuscoli di "piccolezza quasi infinita", aventi forme geometriche semplici (sfere, cubi, triangoli, quadrati, ecc.). Ma precisa: "questi corpuscoli, dotati ciascuno di attività vitale conveniente alla loro forma, entrano nella composizione di tutte le masse materiali." Si avverte nel pensiero di Bourguet, come in quello di altri contemporanei, una duplice influenza: quella delle scoperte effettuate con il microscopio, che rivelano un microcosmo insospettato e ridanno vigore alla teoria corpuscolare; e quella della fisica di Newton. Questi ha spiegato il moto degli astri con una teoria che può essere applicata anche alle minuscole particelle costituenti i corpi minerali. Bourguet sostiene che "le leggi generali del moto e la forma delle molecole bastano per spiegare meccanicamente la formazione dei minerali". I cristalli di quarzo si sono comparsi al momento della Creazione e non si formano più oggi. Bourguet ha il merito di aver dimostrato che la cristallizzazione naturale si può ripetere in laboratorio e di avere rovesciato l'impostazione sino ad allora seguita: anzichè spiegare il minerale a partire dall'organismo vivente, "bisogna cominciare dal più semplice prima di passare al più composto, risalire al regno minerale prima di scendere a piante ed animali." E' un cartesiano convinto: occorre considerare che nello studio degli oggetti naturali, le verità fisiche debbono avere il primo posto, dopo quelle della religione. Ma aggiunge: "La preformazione degli embrioni di piante ed animali non può essere spiegata da nessuna regola di meccanica, nè da alcun principio naturale o soprannaturale limitato." Anche il grande naturalista Buffon (1707-1788) nell'opera Histoire naturelle des minéraux si occupa di minerali, di cui cerca il rapporto con vegetali ed animali e lo trova nelle particelle costituenti. "Un cristallo di sale marino è formato da Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 118 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones un numero infinito di altri cubi, riconoscibili al microscopio. Ciascuno di questi è a sua volta costituito da altri cubi e si può quindi pensare che le parti primitive siano cubi di una piccolezza tale che sfuggirà sempre ai nostri occhi e persino alla nostra immaginazione. Anche animali e piante sono corpi organizzati, composti da innumerevoli piccoli corpi organici simili, di cui possiamo percepire le parti primitive solo con il ragionamento e l'analogia" (1749). La generazione degli esseri viventi si modella dunque su formazione e struttura dei cristalli. Questi prendono origine per la forza di attrazione tra le parti primitive, ma essa non basta per spiegare la forma geometrica. Reponsabili di questa sono molecole organiche che provengono dal residuo di animali e vegetali. "Gli ottaedri di diamante sono il prodotto immediato di una terra vegetale. La pirite è un prodotto di detriti animali e vegetali - essa non ha potuto esistere prima di questi." Ma come conciliare questa interpretazione con la teoria della formazione della Terra da una massa infuocata? "L'esistenza delle molecole organiche ha preceduto quella degli esseri organizzati; esse sono antiche quanto il fuoco: un atomo di luce o di calore è di per sè una molecola attiva che diventa organica appena penetri un altro atomo di materia.... Tutto concorre a dimostrare che esse servono tanto all'organizzazione degli animali e dei vegetali quanto alla figurazione dei minerali.... Esse riuniscono tutti gli esseri sotto la stessa legge e non fanno che un solo impero dei tre regni della Natura" (1779). Negli ambienti naturalistici del 1700 si dibatte l'idea della generazione spontanea degli organismi. Tra i sostenitori troviamo Guéneau de Montbéliard, che nell'analogia tra formazione dei cristalli e nascita di animaletti in un ambiente privo di germi crede trovare una conferma della generazione spontanea. "Tutti questi corpi geometrici sono prodotti manifestamente da una specie di generazione spontanea; perchè sarebbe dunque assurdo accordare agli elementi della materia vivente la facoltà che hanno gli elementi della materia bruta di riunirsi con ordine...? ... Non si può negare la Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 119 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones cristallizzazione dei sali e ... si vorrebbe negare financo la possibilità della generazione spontanea che in fondo non è che una cristallizzazione della materia vivente.", così scriveva nel 1761. Nello stesso anno J.B. Robinet (1735-1820) pubblica De la nature, già attribuito a Diderot, in cui sostiene il principio dell'uniformità della produzione della natura e ne deduce: "Mi sembra che non si possa dare una risposta più soddisfacente che ammettere l'esistenza di germi fossili, lo sviluppo dei quali per intussuscezione di materia dà i minerali... pietre generano pietre come animali generano i loro simili... mediante semi, germi o uova, perchè tutte queste parole sono sinonimi. ... Il cristallo di rocca non avrebbe forma costantemente regolare se non fosse organizzato come gli animali." Un contributo autorevole viene da J.G. Wallerius (1709-1785) che nel Trattato di mineralogia del 1753 distingue decisamente i minerali dagli esseri viventi. Nel tentativo di una spiegazione unificante, si invertono le parti e l'organico si modella sull'inorganico. Per Lamétherie (1743-1817) è il cristallo a fare da riferimento per il mondo biologico: "la cristallizzazione è uno dei più grandi fenomeni della Natura; tutti i corpi hanno una forma particolare ... Non temiamo di affermare che la riproduzione degli esseri organizzati, dei vegetali e degli animali è una vera cristallizzazione ... In una parola, tutto cristallizza in natura ... " (1778). Arriverà ad attribuire alla cristallizzazione anche l"io", o anima, che si trova al centro di ciascun essere e che è la sede dei sentimenti e del pensiero. Contro queste interpretazioni e visioni prende nettamente posizione nel 1783 Romé de l'Isle (1736-1790): "Le forme regolari e costanti di certi corpi minerali hanno una causa efficiente, ma quale? Ammettere semi germi uova nel regno minerale ... è troppo contrario all'esperienza. ... Nulla è più dimostrato che la crescita delle sostanze del regno minerale per giustapposizione." Nè accetta il principio della cristallizzazione Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 120 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones universale, perchè, osserva, una delle caratteristiche essenziali della cristallizzazione dei corpi minerali è quella di dare corpi limitati da linee rette, mentre nella forma di piante ed animali domina la linea curva. Quanto al meccanismo della cristallizzazione, riconosce che è un mistero della natura, come lo è la generazione di animali e piante. Il punto di vista di Romé de l'Isle non è più isolato, come fu quello di Stenone cent'anni prima. Viene ormai condiviso da numerosi mineralogisti (Gautron de Robien, Wallerius, Cronstedt, Bonnet, Valmont de Bomare, Sage, Bergman, Monnet, ecc.) che dalle osservazioni di campagna e dalle indagini nei "gabinetti di curiosità" hanno acquisito la convinzione che i corpi di cui si occupano sono diversi da quelli che studiano zoologi e botanici. Sono sostanze inanimate che hanno loro leggi di crescita e sviluppo. Per i cristalli possono valere le osservazioni di Stenone: essi crescono "perchè il materiale cristallino aggiunto al cristallo si spande su un piano " cioè, come diciamo noi ora, le facce crescono parallelamente a se stesse, per strati. Inoltre "il materiale aderisce a certe parti del cristallo e non ad altre" (nel linguaggio attuale, la crescita delle varie facce è selettiva e avviene con velocità diverse). Sul finire del 1700 dunque scienza della vita e scienza dei cristalli si differenziano definitivamente. Esse si svilupperanno in modo indipendente l'una dall'altra, nè cercheranno più di modellarsi l'una sull'altra. E' interessante tuttavia osservare che seguiranno inizialmente un tratto di cammino parallelo, nel senso che in entrambe l'attenzione sarà portata su morfologia e classificazione. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 121 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Di cosa sono fatti i cristalli? Questo interrogativo non è che un caso particolare di una domanda ben più ampia e generale: di cosa sono fatte le cose? Le risposte di cui dispone lo studioso del 1500 non sono molte, nè pienamente convincenti. C'è la concezione aristotelica, elaborata millecinquecento anni prima, dei quattro elementi o principi fondamentali: acqua, aria, fuoco, terra, cui va aggiunto un quinto elemento del mondo sopralunare, l'etere o quinta essenza. C'è la teoria alchemica, che individua tre elementi, mercurio, zolfo, sale, - da intendersi in senso più filosofico che scientifico: il mercurio è il principio della metallicità, lo zolfo della combustibilità, mentre il sale è il principio unitivo. C'è la teoria atomistica, che vede negli atomi indivisibili la realtà ultima della materia. Tutto si gioca su questi concetti, cui verranno aggiunti altri in seguito alle scoperte della chimica. Da un punto di vista pratico, sono note tutta una serie di operazioni, messe a punto da metallurgisti e alchimisti: fusione, solidificazione, distillazione, condensazione, amalgamazione, soluzione, cristallizzazione, calcinazione, combustione. Come caso di un certo interesse, vediamo come nel corso dei secoli sia stata interpretata la composizione del cristallo di rocca, la varietà perfettamente trasparente ed incolore del quarzo, detta anche quarzo ialino. I Greci pensarono che fosse acqua congelata, cioè ghiaccio, e per questo lo chiamarono κρυσταλλοσ, che vuol dire appunto ghiaccio. Il cristallo di rocca è infatti tipico di zone alpine dove per il freddo cl'acqua gela dando il ghiaccio. Il fatto però che questi cristalli non fondessero al calore era spiegato ammettendo un congelamento così intenso che il freddo era stato trattenuto dall'umido (non si dimentichi che l'elemento acqua era considerata la combinazione delle due qualità freddo + umido). L'interpretazione passa ai Romani, che adottano la parola crystallus, e Plinio (I sec. d.C.) sentenzia: "che sia ghiaccio, è Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 122 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones cosa certa." L'idea si tramanda e nel Medioevo Alberto Magno conferma: il quarzo è fatto pienamente di acqua congelata. E Cecco d'Ascoli (1269-1327) canta: Nasce ne l'alpe del septentrione cristallo fatto de l'antiqua neve, secondo la comune opinione. Dobbiamo arrivare fino al 1500 per trovare espressioni di dubbio su questa ipotesi, tuttavia anche quando si avanzano riserve o critiche, queste rimangono nel quadro tradizionale. Biringuccio (1480-1537) obietta che se fosse vero che il cristallo è fatto di ghiaccio, ne verrebbe che là dove abbondano le nevi "... vi sarebbero maggiori le montagne del cristallo che quelle delle pietre." Osserva inoltre che, a differenza del cristallo di rocca, il ghiaccio galleggia sull'acqua e si scioglie sotto la lingua calmando la sete. Infine annota, da buon teorico aristotelico, che non può essere acqua pura, perchè un corpo deve contenere tutti e quattro gli elementi. Per cui " ... dirò il cristallo essere di sostanza acquea con terrestrità sottile con molto aere e poco foco, e però è frigido." Anche Agricola (14941555), che pure accetta la teoria aristotelica, contesta che il cristallo sia ghiaccio, e spiega: ".. le pietre che fondono con il calore come il quarzo solidificano con il freddo. ... Il freddo, ritraendo l'aria, causa la solidificazione della pietra." Per W. Gilbert (1546-1603) il cristallo è sempre fatto d'acqua, ma la sua forma dipende da fattori esterni. Scrive infatti nel De Magnete (1600): " Le gemme lucide sono fatte di acqua; proprio come il Cristallo che è solidificato da acqua chiara, non sempre per un freddo molto intenso, come alcuni sono soliti ritenere, e per un gelo molto rigido, ma talvolta per uno meno severo, formandolo la natura del suolo, gli umori o succhi essendo rinchiusi in cavità, ..." Di avviso contrario è il de Boodt (15501632), che però aggiunge: l'acqua è necessaria alla sua formazione in quanto scioglie una parte molto diluita di terra, che poi, separandosi l'acqua, si indurisce e forma il cristallo." Nel 1650 Browne (1605-1682) nota anch'egli la differenza di Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 123 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones peso specifico tra ghiaccio e cristallo di rocca, per cui cerca di sradicare la convinzione erronea, e precisa: mentre il ghiaccio è omogeneo, il cristallo di rocca è invece una miscela dei tre principi alchemici, che si possono separare con le operazioni della chimica. Non c'è via d'uscita. La teoria dei quattro elementi peripatetici e quella dei tre elementi alchemici si prestano ad interpretazioni arbitrarie e rivelano tutta la loro sterilità e inadeguatezza di fronte alle acquisizioni che la pratica chimica è venuta conseguendo ed alle argomentazioni che da più parti si stanno levando contro, ma sembra mancare il coraggio di rifiutare queste dottrine. Boyle (1627-1691), seguace del metodo galileiano, è colui al quale spetta il merito di averne dimostrato l'infondatezza con la logica stringente del suo argomentare ed anche con esperimenti: egli prova tra l'altro con misure di densità che il quarzo non può essere ghiaccio. Con il libro The Sceptical Chymist del 1661 egli porta un attacco a fondo contro le sopracitate teorie e pone le basi per la definizione moderna dei concetti di elemento, composto, miscuglio, combinazione chimica, analisi chimica e relativi metodi. Ma anch'egli è figlio del suo tempo: condizionato dall'alchimia, crede nella trasmutazione degli elementi e accoglie le vaghe espressioni della teoria aristotelica delle esalazioni: "le proprietà delle gemme, tra cui anche la forma, sono dovute ad esalazioni che si mescolano con fluidi puri, o che sono già mescolati a particelle eterogenee." La demolizione delle concezioni tradizionali operata da Boyle stenta ad essere accettata, anche perchè non si vedono teorie alternative. Continuano a tener banco le vecchie concezioni. Le esemplificazioni sono noiosamente numerose. Nel 1665 Tillings scrive che "ogni volta che lo spirito lapideo si unisce a un'acqua molto pura che non contenga terrestrità, si formano pietre la cui qualità dipende dallo spirito formatore...". Nel 1669 Muralt, incurante delle analisi ed osservazioni altrui, riporta che nelle montagne del Vallese il ghiaccio si indurisce poco a poco, Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 124 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones cambiandosi in pietra. Nel 1675 Borricchius dallo studio delle stalattiti ricava la convinzione che "L'acqua è la sola materia delle pietre. Se c'è nell'acqua qualche principio terroso o inorganico, questo è ciò che produce i marmi colorati e le pietre preziose. ... Causa efficiente della formazione delle pietre è il riposo. E' evidente che l'acqua comune allo stato di riposo si cambia in pietra." Nel 1717 Geoffroy (1672-1731) afferma che il cristallo di rocca non è acqua congelata, ma terra. Questa è costituita di due tipi di particelle primitive: il cristallo risulta dall'unione delle particelle sottili ed uguali, grazie ad un "succo lapideo" presente nella soluzione acquosa. Nel 1723 M. Cappeller (1683-1769), considerato il padre della cristallografia, concepisce i cristalli formati di acqua, etere e sale. Nel 1749 W. Borlase (1695-1762) sostiene che il vero diamante è composto di poco sale o acqua, essendo quasi interamente formato di "succo lapideo consolidato". Ancora nel 1760, cioè cent'anni più tardi, Baumé (1728-1804) è del parere che "... fuoco, acqua, aria, terra sono i soli e veri principi dei corpi, perchè non conosciamo nessun mezzo per separarli". Persino Romé de l'Isle, cui si deve la prima legge della cristallografia morfologica (1783), si mantiene cauto: riconosce che la natura degli elementi primitivi è sconosciuta e che è necessario pertanto riferirsi agli elementi secondari o agli ultimi risultati dell'analisi chimica, che sono il flogisto, un principio terroso, un principio acqueo e un acido universale, precisamente l'acido fosforico. Bisogna attendere Lavoisier (1743-1794) perchè sia fatta chiarezza nella congerie di dati, osservazioni e scoperte accumulate dalla chimica nel 1700 ad opera di alcuni valenti sperimentatori (Rey, Mayow, Scheele, Cavendish, Priestley, Berthollet, Lomonosov, Lavoisier stesso). Non solo abilissimo sperimentatore, ma soprattutto grande teorico, Lavoisier con il Trattato elementare di chimica del 1787 fa piazza pulita di tutte le precedenti teorie e congetture e dà inizio alla chimica moderna proponendo la nozione precisa di elemento e composto, enunciando il principio di conservazione della Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 125 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones materia, interpretando la combustione e i fenomeni collegati ed introducendo la nomenclatura chimica ancor oggi in uso. Può essere interessante osservare che Lavoisier mette la Silice (cioè il quarzo) tra le sostanze semplici terrose, ma avverte: "le terre cesseranno ben presto di essere annoverate fra le sostanze semplici... Per lo loro indifferenza all'ossigeno ... esse ne sono già sature." E difatti all'analisi chimica quantitativa il quarzo rivelerà di essere costituito da due elementi, silicio e ossigeno, nel rapporto di uno a due. Donde, dopo duemila anni di ipotesi dibattiti congetture ricerche, la semplice formula SiO2. Perchè i cristalli hanno forma geometrica? La forma poliedrica, spesso perfetta, dei cristalli ha sempre suscitato ammirazione, curiosità, interrogativi. Numerosi sono gli studiosi che a partire dal 1500 si cimentano con più ordini di problemi: quali sono le ragioni della forma geometrica? Perchè ci sono tante forme per uno stesso minerale? Si possono ricondurre le diverse forme dei cristalli a qualche forma tipo? Purtroppo l'ignoranza della composizione è una difficoltà insormontabile, contro cui si scontrano tutti gli studiosi, nè si sa come procedere ad un'analisi chimica. Anche la misura delle proprietà fisiche è problematica. Infine, a complicare le cose, lo stesso minerale può cristallizzare in forme anche molto diverse, e più minerali possono presentare le stesse forme. La sperimentazione, che prende le mosse da quella alchemica e da quella farmaceutica, si fa strada lentamente e si imporrà solo a partire dal 1700 con finalità e metodi propri, in questo distaccandosi dall'alchimia. Manca un metodo di studio capace di affrontare la complessità dei problemi. In più circolano concezioni vitalistiche, astrologiche, filosofiche che non favoriscono la comprensione dei fenomeni. Nonostante queste difficoltà, l'uomo del 1500 e del 1600 non rinuncia nell'impresa della conoscenza e, fiducioso nelle possibilità della propria ragione e nell'intelliggibilità della natura, e convinto di operare Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 126 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones per la gloria di Dio, affronta i diversi problemi con varia fortuna.1 Due sono gli interessi principali nei riguardi della forma: uno essenzialmente geometrico, l'altro strutturale. Lo studio di questi aspetti avrà esiti fecondi, perchè porterà verso la fine del 1700 alla formulazione di leggi fondamentali della cristallografia. Vediamo la questione relativa alla causa della forma geometrica. Nel 1500 la tendenza dominante è quella di fare appello a principi "geometrizzanti", come si legge ad esempio nel De Magnete di Gilbert (1546-1603), che attribuisce la formazione dei poliedri cristallini a un non meglio precisato principio, presente e operante nel terreno. Per T. Browne (1605-1682) la forma esagonale prevalente tra i cristalli non è dovuta al contenitore, ma ad una "radice seminale" insita in essi, che è un principio formativo geometrico: i cristalli erano materia liquida terrosa. Le parti fluide si sono indurite a causa del freddo della componente terrosa e la forma finale fu determinata dai germi presenti nel fluido. Già nel 1500 si registra un' acuta anticipazione di quella che sarà l'interpretazione strutturale discreta. Nel De Subtilitate del 1547 Cardano (1501-1576) tenta di spiegare la forma esagonale dei cristalli di quarzo come accatastamento di particelle sferiche. Nel 1600 uno dei primi ad affrontare i rapporti tra forma e struttura dei cristalli fu Keplero (1571-1630). Nel 1611, nel libretto Strena seu de nive sexangula, si chiede: perchè i fiocchi di neve hanno sempre sei punte, e mai cinque o sette? Egli suppone che i fiocchi siano costituiti da minute particelle sferiche, ricava quello che si chiama ora l'assestamento cubico 1 Scrive Linneo (1735/1802): "Noi dobbiamo studiare le opere della natura, perchè è proprio dell'essere pensante ricercare le finalità di ogni cosa; e ricordare che il fine della creazione è glorificare Dio in tutte le sue opere". Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 127 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones compatto, ma non gli riesce di spiegare la grande varietà di forme della neve, per cui finisce per ricorrere al concetto di un principio genetico di carattere geometrico. Anche Cartesio (1595-1650) affronta lo stesso problema che risolve meccanicamente, ammettendo che le particelle sferiche di neve si comportino come un mucchio di perle in un vassoio: queste tendono ad addensarsi in modo che ognuna sia sempre circondata da altre sei in contatto. La forza che costringe le particelle di neve a combinarsi in figure esagonali è il vento. Non solo gli scienziati, ma anche i filosofi si lasciano attrarre dai cristalli e tentano una risposta sulla base dei loro principi. Il filosofo atomista Gassendi (1592-1655) sostiene (De lapidibus ac metallis, 1658) che la forma poliedrica dei cristalli è una conseguenza della disposizione regolare di un numero discreto di particelle. I progressi della chimica nel 1600 e l'invenzione del microscopio inducono a collegare forma e composizione. Leeuwenhoek (1632-1723) effettua al microscopio le prime osservazioni sulla cristallizzazione. Responsabile della formazione dei solidi viene ritenuto un principio "salino" mentre la forma geometrica è dovuta per alcuni all'azione di un acido, per altri di una base. Per F. Lana (1631-1687), autore di On the Formation of Crystals (1672), la forma esagonale dei cristalli di neve è attribuibile a minute particelle nitrose appuntite che entrano in combinazione con l'acqua. N. Grew (1641-1712), partendo dalla somiglianza della forma ramificata dei cristalli di neve (dendriti), del sale comune, del sale d'ammoniaca e del sale 'urinoso' con la forma delle piume dei volatili, elabora una ingegnosa e fantasiosa teoria (On the nature of Snow, 1673): come le particelle ' urinose', filtrate dai pori della pelle dei polli, vanno a nutrire le piume, così le particelle nitrose e 'urinose' emesse dal terreno si incontrano con le gocce d'acqua piovana e vi si fissano formando i fiocchi dendritici di neve. L'idea di unità strutturali discrete, con le quali si possono simulare strutture cristalline, si diffonde. R. Hooke (1635-1703) Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 128 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones afferma nella Micrographia del 1665 che "se avessi tempo e occasione, potrei dimostrare come probabile che tutte le figure regolari così varie e curiose derivano solamente da tre o quattro posizioni di particelle globulari". Con pallottole di uguale forma sferica egli riesce a costruire figure piane triangolari, rombiche, esagonali, con cui spiega le superfici piane dei cristalli di allume e altri sali, e afferma che questo vale non solo per le superfici, ma anche "in solidity", perchè a uno strato di pallottole si può sovrapporre un'altro identico e comporre così un corpo solido. Per spiegare la birifrazione della calcite, scoperta da E. Bartolinus nel 1669, C. Huyghens (1629-1695) concepisce la struttura della calcite come costituita da invisibili particelle a forma di ellissoidi di rotazione, regolarmente disposti nello spazio in modo da dare il romboedro (Traité de la lumière, 1690). Con questa ipotesi egli riesce a dar ragione anche della facile sfaldatura romboedrica e della birifrazione della calcite. Boyle (1627-1691), sostenitore della teoria corpuscolare, respinge il principio "geometrizzante" e ritiene che la forma sia dovuta all' incontro di corpuscoli elementari 'insensibles', aventi forma definita. dotati di lati piani e lisci. Nel caso del salnitro i corpuscoli rassomigliano ai cristalli macroscopici. In altri casi i cristalli sono costituiti da sottili lamelle fatte di corpuscoli. Egli osserva che la forma può essere usata a scopo diagnostico, anche se può venire modificata da fattori esterni, come la velocità di evaporazione dell'acqua. Anche Newton (1642-1727) si occupa di cristalli. Nel quadro della teoria corpuscolare cui aderisce, ritiene che le particelle delle sostanze cristallizzate abbiano forma geometrica verosimilmente regolare e che al momento della cristallizzazione si attraggano ad opera di qualche "Power" o "polar Virtue" per formare il cristallo. Così è per la calcite, le cui particelle galleggiano sulla soluzione ad ugual distanza tra loro, in file e colonne, ed agiscono l'una sull'altra per la forza di attrazione. La forza attrattiva è una proprietà occulta, ma è più ragionevole ammetterla, che pensare ad atomi con ganci o alla Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 129 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones pressione di un etere indeterminato. Con la concezione delle particelle con forma propria evita le difficoltà del vuoto che comporta la forma sferica delle particelle. Secondo Guglielmini (1655-1710) i principi primi di salgemma, sale di vetriolo, allume e nitro (rispettivamente cubo, romboedro, ottaedro e prisma esagonale) furono dotati di forma fissa fin dalla Creazione; la presenza di acido nella soluzione in cui prendono origine può modificare le forme di base, dandone di nuove. Esperimenti fatti da Homberg (1652-1715) sulla cristallizzazione di nitrati di ferro, rame e potassio, tutti di forma diversa, portano alla proposta di un principio alcalino come responsabile della forma. Dalla sperimentazione chimica vengono nuove informazioni, che costringono ad aggiornare l'interpretazione. Partendo dalla constatazione che i metalli cristallizzano in forme per lo più fisse (il Pb in cubi, il Fe in cubi o rombododecaedri, lo Sn in tetraedri allungati) e che i sali di rame con acidi diversi hanno quasi la stessa forma, Wallerius (1709-1785) distingue tra causa della cristallizzazione (il sale) e causa della forma geometrica, dovuta alla componente metallica. Ci sono però minerali, come calcite e diamante, fa notare W. Borlase (1695-1762), che non contengono metalli, per cui ci deve essere un principio salino che costringe i liquidi ad assumere figure geometriche. Nel caso della calcite è il nitro, che impartisce ai cristalli la forma esagonale; in presenza di altri minerali o sali, la forma cambia. M. Cappeller (1683-1769), che introduce per primo il termine cristallografia (Prodromus crystallographiae, 1723), ritiene che le particelle di sale siano costituite da un alcali, privo di forma, e da un acido, che è il responsabile della forma geometrica. Infatti l'acido del sale comune dà il cubo, l'acido del nitro forme triangolari, quello del vetriolo un parallelepipedo e quello dell'allume ottaedri. La forma finale dei cristalli dipende anche dalle condizioni di cristallizzazione: evaporazione rapida e agitazione danno cristalli imperfetti. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 130 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Linneo (1707-1788) invece vede nel sale o meglio in un gruppo di principi salini la causa della forma geometrica: questi principi hanno la capacità di organizzare in modo geometrico le sostanze, perchè essi stessi sono geometrici. Ma il principio salino non regge di fronte ad argomentazioni stringenti e a nuovi risultati sperimentali. J. Hill (1716-1775) osserva che i sali, a differenza di calcite e diamante, si sciolgono in acqua e sono amari, per cui non c'è prova in favore di questo principio, anzi si tratta di vane speculazioni. T. Bergman (1735-1784) rigetta sulla base di analisi chimiche tanto il principio salino quanto quello acido; dimostra inoltre che si può dal romboedro di sfaldatura della calcite derivare lo scalenoedro per sovrapposizione di sottili lamelle rombiche, progressivamente decrescenti sulle facce del romboedro (1773). Pochi anni prima, nel 1767, C.F. Westfeld (1746-1823) aveva ipotizzato che i cristalli di calcite fossero formati di molecole romboedriche. Intanto acute osservazioni sulla forma dei cristalli erano state fatte da Romé de l'Isle (1736-1790) che arriverà ad enunciare (1772-1783) la prima legge della cristallografia morfologica, la legge della costanza dell'angolo diedro già intuita da Stenone nel 1669. Tuttavia, convinto che la forma è determinata dalla crescita, non si occupa di metterla in relazione con la struttura interna. Ed il suo allievo, Demeste vede, ancora nel 1779, la causa della forma in un principio salino, il quale, è convinto, sarà un giorno riconosciuto all'analisi chimica. Riassumento, alla fine del 1700 c'è una grande massa di osservazioni, che vengono in parte dai chimici e in parte dai mineralogisti: le prime su forma e composizione chimica, le seconde su proprietà fisiche (sfaldatura e birifrazione), forma e struttura interna. Il quadro interpretativo è però del tutto incerto e precario. Chi porterà chiarezza e ordine nella congerie di dati e interpretazioni sarà il genio de l'abbé René Just Haüy (1743Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 131 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones 1822) che, partendo da una osservazione (la già citata sfaldatura romboedrica della calcite) e da una serie di esperimenti sulla sfaldatura di cristalli diversi di calcite, enuncia la prima teoria sulla struttura delle sostanze cristalline, con la quale spiega in modo razionale le forme geometriche dei cristalli. Queste risultano dalla giustapposizione opportuna, ripetuta nelle tre direzioni dello spazio, del più piccolo poliedro ottenibile per sfaldatura, la 'molecola integrante'. Haüy opera in modo veramente scientifico perchè in una serie di lavori che vanno dal 1793 al 1818 sviluppa logicamente e matematicamente la sua teoria pervenendo alla seconda legge della cristallografia (le troncature razionali), che consentirà di rappresentare le facce dei cristalli in modo razionale. Introduce infine l'importantissimo concetto di simmetria, propone una nuova classificazione dei minerali, riforma la nomenclatura. Il concetto di molecola integrante non reggerà, ma la teoria nella sua concezione essenziale si mantiene: i cristalli hanno una struttura periodica in cui una unità di base estremamente piccola, formata da atomi o molecole, si ripete nello spazio dando il cristallo tridimensionale. Le proprietà fisiche e geometriche (la forma) del cristallo dipendono dal modo con cui queste unità si uniscono tra loro. Le basi erano gettate per la moderna comprensione della struttura e della morfologia cristallina. l caso delle meteoriti (ovvero, il pensiero contro la percezione) Le meteoriti sono sempre state considerate oggetti di provenienza extraterrestre, e per questo furono venerate nell'antichità come manifestazioni divine e lo sono ancor oggi presso tribù "primitive", come gli aborigeni australiani. Questa convinzione era ancora viva nel 1500. Paracelso sosteneva infatti: "è stato stabilito in modo sicuro che pietre Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 132 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones possono discendere dal cielo". Nel 1600 sorgono le prime perplessita': Cartesio postula che si tratti piuttosto di esalazioni terrestri che, condensate nelle nuvole, sono fatte precipitare dalle folgori. Nel 1700, con l'Illuminismo la convinzione viene meno, si ritiene che sia impossibile la caduta di oggetti dal cielo, per cui le testimonianze a favore sono da scartare in quanto menzognere, certo fallaci, frutto di superstizione. Gli Illuministi esercitavano così al massimo grado la diffidenza degli antichi filosofi greci verso la percezione visiva, considerata la meno affidabile di tutti gli organi sensibili. Ciò che meraviglia in questo atteggiamento non è tanto la riserva sul carattere extraterrestre delle meteoriti, di per sè comprensibile e ragionevole, quanto la negazione del fenomeno stesso. E' interessante leggere a proposito alcuni commenti. Il mineralogista austriaco Stütz esclama: ".... è imperdonabile in un tempo come il nostro credere a queste racconti!" Gli fa eco dalla Svizzera il collega J.A. Deluc: "... se anche vedessi cadere io stesso una meteorite, non crederei ai miei occhi." Nel 1772 Lavoisier firma un documento della Accademia delle Scienze di Parigi in cui si sostiene che "la caduta di pietre dal cielo è fisicamente impossibile", in realtà si tratta di frammenti di rocce terrestri strappati dal fulmine. E Berthollet, di fronte alla testimonianza scritta del consiglio municipale di Barbotan, Francia, sulla caduta di una meteorite nel 1790, amareggiato annota: "Quanto è triste che l'intera municipalità introduca favole del popolo in un documento ufficiale presentandole come un qualcosa di effettivamente visto, mentre esse non possono essere spiegate nè da fisici nè da qualunque ragionevole persona." Questo atteggiamento ebbe come conseguenza un ritardo enorme nello studio delle meteoriti e fu causa della perdita di materiale. Non solo di quello che non fu raccolto per disinteresse, ma anche di quello già accumulato: il Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 133 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones mineralogista austriaco I. von Born fece gettare via, verso la fine del 1700, tutta la ricca collezione imperiale di Vienna. Anche quando nel 1794 E.F. Chladni dimostrò dopo approfondite analisi che la meteorite di Pallas ed altre non potevano essersi formate in condizioni terrestri, ma dovevano essere di origine cosmica, lo scetticismo degli scienziati durò ancora a lungo: molti sostennero che l'ipotesi di Chladni era priva di senso e non meritava neppure di essere confutata. Lavoisier studiò la meteorite di Lucé, Francia, e la descrisse come "una pietra ordinaria, colpita e alterata dal fulmine, che non mostra nulla di insolito all'analisi." Giudizio peraltro corretto. Fu solo a partire dal 1803 che l'idea dell'origine extraterrestre delle meteoriti cominciò a farsi largo nella comunità scientifica. In quell'anno era caduta a L'Aigle nel Nord della Francia una meteorite, del cui studio fu incaricato il grande fisico J.B. Biot (1774-1862). Questi, dopo averla esaminata, concluse per l'autenticità del fenomeno. L'Accademia della Scienze sanzionò il riconoscimento. Misure della traiettoria confermarono l'origine extraterreste. Nonostante qualche residua resistenza, l'acquisizione rimase definitivamente. Le meteoriti si riveleranno essenziali per interpretare la composizione interna della Terra. Considerazioni conclusive 1. L'uomo fin dalla sua comparsa in questo mondo ha cercato di interpretare la realtà che lo circonda - sia per fini utilitaristici, sia per fini di conoscenza. Questo vale anche per quella insolita categoria di oggetti naturali che sono i cristalli, i quali differiscono dagli altri essenzialmente per la forma geometrica e la bellezza. Il punto di partenza per controllo e comprensione del reale è sempre stato un dato sensibile fornito dall'osservazione o da un esperimento. Da qui l'uomo è partito, e riflettendo sul fenomeno osservato ha elaborato ipotesi, congetture, teorie nell'evidente Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 134 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones tentativo di spiegare il fenomeno e di inquadrarlo in una visione più ampia. Si manifesta sin dall'inizio quella che sarà una costante dell'uomo: l'aspirazione ad una conoscenza globale ed unitaria. Le prime teorie, più filosofiche che scientifiche, sorgono in ambito greco: la teoria atomistica, quella aristotelica dei quattro elementi, cui si aggiungerà più tardi quella alchemica. Teorie con pretesa scientifica appariranno molto più tardi, nell'Europa del 1600: ad esempio, la teoria vegetativa di P. de Tournefort (1656-1708), quella del flogisto di Stahl (1660-1734). Oggi tutte queste teorie hanno valore storico, perchè sono state superate o rielaborate e sostituite da altre. Perchè è capitato questo? In altri termini, che differenza c'è tra queste teorie e quelle attuali? Dove erano i limiti? 2. Per teoria scientifica possiamo intendere un sistema coerente di proposizioni riguardanti una determinata porzione della realtà, costruite a partire da un dato o insieme di dati, che sono il risultato di osservazioni, misure, esperimenti. Esse debbono trovare verifica sperimentale ed avere anche valore predittivo, che dovrà essere confermato nel confronto con l'esperienza. Se questo è il concetto di teoria scientifica, allora non si possono considerare tali le speculazioni che si sono succedute fino al 1500/1600. Il punto di partenza era un elemento della realtà, che poteva anche essere correttamente interpretato; di qui veniva ricavata una teoria esplicativa anche ingegnosa, per lo più generica e vaga. Il difetto fondamentale era tuttavia la mancanza di verifica sperimentale, cioè il ritorno alla realtà e all'esperienza per la conferma, anche perchè mancavano gli strumenti per la eventuale verifica. Così, ad esempio, nella teoria dei quattro elementi il cristallo di rocca ha caratteristiche tali per cui si può ragionevolmente pensare che sia costituito da acqua congelata. Ma come dimostrarlo, con quali mezzi? Non ce ne sono. Se poi uno sperimentatore fa notare che ghiaccio e Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 135 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones cristallo hanno alcune proprietà fisiche molto diverse, la mente umana trova argomentazioni logiche per controbattere l'obiezione: il cristallo non è acqua pura, ma risulta composto degli altri elementi. Così la teoria è salva, c'è un'apparenza di spiegazione - ma l'ignoranza di fondo resta. In definitiva, da un elemento della realtà correttamente colto e interpretato si ricava una teoria ridondante che consente un'eccedenza di interpretazioni equivalenti, rese possibili dalla inderteminatezza della teoria stessa e dalla impossibilità della verifica sperimentale, peraltro non cercata. Viene da chiedersi: come mai certe teorie, come quella dei quattro elementi, sono durate tanto? Certo l'autorità di Aristotele ha avuto il suo peso, ma c'è da tener presente che essa era ben strutturata, era parte organica di un discorso filosofico; inoltre l'interesse nei secoli scorsi non era volto ad aspetti particolari della realtà ma piuttosto ai principi generali e alle realtà ultime. Il dato sensibile aveva importanza relativa. I filosofi greci erano diffidenti verso le informazioni trasmesse dai sensi, in particolare la vista. La verità conseguita con il ragionamento appariva più sicura. Questa attitudine rimarrà, al punto che Galileo incontrerà difficoltà nel far accettare le immagini viste al telescopio. 3. Bisogna attendere il 1600 perchè sia espressamente proposto il metodo sperimentale nello studio della natura, grazie agli scritti e all'attività di vari studiosi tra cui F. Bacone, Galileo, Gassendi, Cartesio. Già Alberto Magno nel Medioevo aveva osservato: "Oportet experimentum probare... Experimentum solum certificat in talibus.", ma era rimasta un'osservazione isolata, in anticipo sui tempi, non inserita in una metodologia dello studio della natura, come ora avviene. E' anche cambiato il modo di guardare alla natura: essa è ancora creazione di Dio, ma ha le sue leggi e i suoi meccanismi di funzionamento, che la mente umana può cogliere. Si tratta cioè di spiegare i fenomeni della natura "iuxta principia sua", come Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 136 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones sosteneva già nel 1500 Bernardino Telesio (1509-1588). Nel 1600 Stenone poneva il problema in termini chiari: "Dato un corpo figurato in un certo modo e formato dalla Natura, trovare in questo stesso corpo gli indizi sicuri del luogo della sua formazione e del modo con cui si è formato". Le concezioni scientifiche e filosofiche erano strettamente collegate, come dimostra la lotta lunga e tenace condotta contro l'aristotelismo, e quindi anche contro la tradizione, come premessa alla nuova scienza. Il programma di Cartesio anticipa i principi dell'Illuminismo e della rivoluzione francese (e di altre): "Per raggiungere la verità bisogna disfarsi di tutte le opinioni ricevute e ricostruire di nuovo, dalle fondamenta, tutti i sistemi delle proprie conoscenze". Galileo più concretamente propone: "Misurare tutto ciò che è misurabile, e tentare di rendere misurabile quello che non lo è." Si avvia così il processo che vedrà affermarsi nei secoli successivi il pensiero scientifico e progredire le conoscenze scientifiche. 4. Nonostante i principi così chiaramente esposti ed i successi conseguiti in certi settori del sapere (fisica e astronomia), i progressi nello studio di minerali e cristalli sono lenti, e si registreranno risultati di rilievo solo verso la fine del 1700. Quale le ragioni di questo ritardo? La mineralogia non è una disciplina del tutto autonoma, ma dipende da alcune altre, in particolare la chimica. Solo quando questa avrà definito i suoi metodi, ciò che avverrà con Lavoisier sul finire del 1700, la mineralogia potrà fare un balzo in avanti e finalmente comprendere l'oggetto del suo studio - cosa che si ripeterà dopo il 1913 quando la scoperta dei raggi X consentirà di determinare la struttura interna delle sostanze cristalline -. Pertanto la mineralogia quanto alla composizione rimane nel buio della conoscenza fino agli inizi del 1800. C'è però un elemento che diventa oggetto di studio autonomo, ed è la forma geometrica dei cristalli. Su questa si concentrerà l'indagine di un numero crescente di naturalisti e Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 137 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones sul finire del 1700 saranno conseguite due acquisizioni fondamentali, la legge della costanza dell'angolo diedro e la legge delle intercette razionali. Con queste leggi nasce la cristallografia, che si staccherà dalla mineralogia per diventare disciplina indipendente. Il cammino non sarà lineare, ma lungo e tortuoso, e richiederà circa due secoli di indagini, pensamenti, dibattiti. Perchè? 5. Bisogna tener presente, e questo vale per tutte le epoche, che l'uomo non è mai "tabula rasa", neppure di fronte ad eventi od oggetti insoliti e sconosciuti, quali potrebbero essere i cristalli. E' cresciuto ed è stato educato in un certo ambiente di cui ha assimilato sin dall'infanzia non solo le regole del vivere, ma anche tutta una visione del mondo (Weltanschauung). Non esiste nessun altro settore disciplinare come la mineralogia, in cui sia così evidente nell'interpretazione dei fenomeni l'influenza delle concezioni filosofiche e degli orientamenti culturali dominanti. Il punto di partenza è, certo, il dato sensibile, ma questo (forma geometrica, colore, ecc.) viene colto in un contesto interpretativo previo. In un' epoca sacrale, l'uomo spontaneamente vede nel cristallo un segno della divinità e lo tiene prezioso come oggetto di venerazione e talismano di protezione. Il sentimento che lo colpisce è la meraviglia e a quella si ferma. Può sorgere la curiosità di sapere come si è formato, ma la risposta è pronta: per volere divino. Non interessa il meccanismo. La curiosità scientifica può sorgere solo quando si è preso un certo distacco dall'oggetto, che pertanto deve avere perso il carattere sacrale. 6. Il cristallo non è più un oggetto sacro per gli studiosi del 1500, eppure essi guardano alla realtà che intendono indagare, i cristalli, con i presupposti filosofici in cui sono stato formati. In una concezione vitalistica unitaria dell'Universo di stampo neoplatonico, in cui il tutto ingloba il particolare, i cristalli sono considerati come entità dotate di vita o comunque capaci di Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 138 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones riprodursi come le piante. La forma geometrica è il risultato dell'influenza degli astri o di un potere germinativo innato. L'interesse maggiore è per le proprietà applicative, metallurgiche e terapeutiche. 7. Lo studioso del 1600, spinto e condizionato dalla filosofia meccanicistica di ispirazione cartesiana, si volge con occhio nuovo alla natura, ne coglie un aspetto sensibile che interpreta, e su questa interpretazione cerca di costruire, affidandosi alla potenza della logica deduttiva, una teoria che ha la pretesa della universalità e generalità. In questo processo hanno un grande rilievo i criteri dell'analogia e della verosimiglianza. Dalla simiglianza di forma di alcuni vegetali e minerali si deduce la simiglianza della genesi. Così sorge la teoria vegetativa di Pitton de Tournefort (1702). Dallo studio delle stalattiti Borricchius (1675) deduce che l'acqua è la sola materia delle pietre, e per spiegare il passaggio da liquido a solido immagina che le molecole d'acqua siano dotate di "ganci". Dalla analogia di forma delle piume dei volatili e delle formazioni arborescenti di ghiaccio Grew (1673) deduce una fantasiosa teoria sulla genesi dei cristalli di neve. Per spiegare la forma geometrica alcuni ammettono l'esistenza di un principio "geometrizzante" insito nella materia cristallina, capace di operare in determinate condizioni. Altri ricorrono all'azione di un "succo lapideo" o cristallino disciolto nell'acqua. 8. Nel 1700 l'invenzione del microscopio (Leeuwenhoek, 1665) ridà vigore alla teoria atomistica, mai scomparsa e vigorosamente ripresa dal filosofo Gassendi nel secolo precedente. Si osservano al microscopio numerose sostanze che ad occhio nudo appaiono informi, e si scopre un mondo geometrico: minuscoli cubi di salgema, ottaedrini di allume, ed altri. Di qui si conclude che le molecole della materia cristallina non sono sferiche, ma debbono avere forma geometrica: Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 139 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Leeuwenhoek crede vedere al microscopio gli atomi stessi. Baker (1698-1774) nel 1764, dallo studio morfologico di qualche dozzina di sostanze, asserisce: "La costanza delle forme cristalline della stessa sostanza prova che le particelle componenti la sostanza hanno forma determinata e inalterabile". La concezione atomistica risveglia un intenso interesse per la cristallizzazione, ove si spera di cogliere la realtà ultima grazie al microscopio. Le ricerche, necessariamente parziali, portano gli studiosi a postulare, secondo l' esperienza di ciascuno, o un principio acido, o uno alcalino, o uno salino come responsabili della forma geometrica. E' un progresso rispetto ai principi generici prima enunciati. Bastano tuttavia poche esperienze perchè il naturalista ne tragga conclusioni di carattere generale. La ricerca metodica e meticolosa è ancora sconosciuta, mentre rimane viva la tendenza alla grande sintesi, eredità dei secoli precedenti. Ogni studioso ha la sua teoria, che propone senza troppo preoccuparsi di quelle altrui. Trova applicazione corrente il principio, ora esplicitamente enunciato: "Non c'è forse nessun fenomeno in Natura abbastanza isolato, perchè la sua spiegazione non supponga quella di parecchi altri e spesso l'elaborazione di un sistema generale del Mondo" (Mairan, 1749). Con disinvoltura si accolgono teorie da altri settori della scienza. Per spiegare il motivo per cui le molecole si riuniscono a formare il cristallo, si ricorre alla teoria della gravitazione universale di Newton. Si ammette senza dubitare che tra le molecole si esercitino le stesse forze di attrazione che si manifestano tra gli astri. Così pensano Buffon, Bourguet ed altri. Intanto si sono accumulati i dati e le osservazioni che vengono da naturalisti, metallurgisti, chimici e dall'ambiente minerario. Un primo risultato è la sfiducia verso le grandi teorie, chè quelle finora proposte non sono più in grado di spiegare la varietà dei fenomeni, anzi portano spesso a conclusioni Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 140 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones contradditorie. Lo scoramento è grande: "Il pensiero è impotente a scoprire con le sole sue forze l'origine dei prodotti naturali" (Barrère, 1746). Si avverte l'esigenza di osservazioni più approfondite ed attente. E' il momento in cui l'interesse si sposta sulla sperimentazione e sullo studio del caso singolo. La percezione prende il sopravvento sulla speculazione. Si riscopre l'osservazione di Agricola (XVI sec.): "Le cose che vediamo con i nostri occhi e che comprendiamo con i nostri sensi sono più facilmente dimostrabili che se imparate con il ragionamento". L'influenza dell'empirismo inglese si fa sentire. La mineralogia da speculativa diventa sperimentale e descrittiva. L'accresciuto interesse per la natura si manifesta nelle collezioni degli oggetti più disparati, inizialmente i più strani e insoliti (fossili, minerali, piante, cristalli, rocce, ecc.). Diventano di moda i "cabinets de curiosités" e i "cabinets d'historie naturelle". Di pari passo si fa sentire l'esigenza di una classificazione. Verso il 1750 vengono pubblicati i primi "dizionari," ove in mancanza di altri criteri si segue l'ordine alfabetico. L'arte mineraria ha fatto progressi con la scoperta di nuovi minerali e metalli. Nuovi cristalli sono stati preparati in laboratorio e scoperti in natura. Si pone il problema: su quali basi classificare la massa di dati? Cappeller (1723), Linneo (1768), Romé de l'Isle (1772), Werner (1774) affrontano la questione, proponendo soluzioni diverse, in cui per ignoranza della composizione un ruolo sempre più importante nella classificazione è rappresentato dalla forma geometrica esterna. Romé de l'Isle, partendo dal principio che ci deve essere un rapporto costante tra composizione e forma cristallina, contrariamente all'opinione di Buffon e di altri, arriva ad enunciare la prima legge empirica della cristallografia (17721783). Intanto anche la riflessione epistemologica si approfondisce e porta alla definizione dei rapporti tra teoria e sperimentazione: "Se il ragionamento è l'organo della vista del fisico, l'esperienza Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 141 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones ne è il tatto: quest'ultimo deve rettificare gli errori cui il primo è troppo facilmente soggetto. Se l'esperienza che non è diretta dalla teoria è sempre brancolamento cieco, la teoria senza l'esperienza non è che colpo d'occhio ingannatore e incerto." (Macquer, 1750). Sul finire del 1700, a coronamento di questo periodo travagliato, ecco la prima vera teoria scientifica in ambito mineralogico. E' la teoria strutturale di Haüy dedotta dallo studio di una proprietà meccanica, la sfaldatura dei cristalli. La teoria solleva subito obiezioni (non tutti i cristalli si sfaldano; certi poliedri di sfaldatura, come l'ottaedro, non possono riempire tutto lo spazio per cui rimangono dei vuoti nell'interno del cristallo), ma si rivela così feconda nella rappresentazione matematica dei cristalli che Haüy la difende a spada tratta e cerca di farvi rientrare i casi anomali. Non reggerà all'urto delle scoperte successive, soprattutto chimiche, ma Bravais (18111863) saprà coglierne l'essenziale, il carattere periodico, e facendo astrazione dal contenuto fisico ne trarrà la teoria reticolare, tuttora valida, anzi introdurrà quell' ulteriore astrazione geometrica che è il reticolo reciproco, la cui utilità sarà manifesta solo dopo il 1920. 9. Nel 1800 si mantiene l'atteggiamento di cautela verso le teorie. Chimici e mineralogisti evitano le "speculazioni" e danno la priorità ad osservazioni ed esperimenti. Così Dalton (17661844), a proposito della natura delle particelle che entrano nella costituzione dei cristalli, osserva: "Forse a tempo debito saremo in grado di stabilire il numero e l'ordine delle particelle elementari di un composto e di qui determinare la forma che preferirà nella cristallizzazione ... ma sembra prematuro proporre una qualunque teoria su questo argomento fino a quando non avremo scoperto da altri principi il numero e l'ordine degli elementi primari." (1808). E. Mitscherlich (1794-1863) rinuncia a spiegare il fenomeno del dimorfismo da lui scoperto, secondo il quale una stessa Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 142 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones sostanza può formare due tipi di minerali e cristalli diversi tra loro, perchè ciò sarebbe una "pura congettura allo stato attuale delle conoscenze" (1822-1823). Si riconoscono la complessità dei fenomeni e le loro interrelazioni. Gli studiosi tendono a dividersi il campo di indagine, nasce la specializzazione all'interno della mineralogia. 10. Le concezioni filosofiche sembrano rivestire in questo periodo una posizione marginale, in realtà esse condizionano nascostamente il modo di procedere nello studio della realtà, anzi il modo stesso di guardare alla realtà. La cosa risulta evidente nella polemica tra mineralogisti francesi e tedeschi a proposito della teoria di Haüy. Delafosse e Durozier scrivono nel 1850 che la ragione per cui i mineralogisti tedeschi si oppongono alla ipotesi strutturale di Haüy e alla teoria molecolare è da trovarsi nella loro adesione alla filososfia idealista, che li ha portati a preferire "le vaghe oscure spiegazioni della concezione che loro chiamano dinamica alle semplici chiare e positive opinioni che noi deduciamo dalle ipotesi atomistiche". Di conseguenza i cristallografi tedeschi, limitandosi a considerare la forma e trascurando la relazione con la struttura, riducono la cristallografia a scienza esclusivamente geometrica. L'osservazione dei francesi è corretta: i più notevoli mineralogisti tedeschi dell'epoca, che daranno un contributo fondamentale alla cristallografia geometrica e allo studio della simmetria, hanno tutti subito l'influsso del pensiero di F. Schelling (1775-1854), per il quale la natura fa parte dell'Assoluto ed è caratterizzata da una intrinseca polarità. Ogni fenomeno risulta dall'equilibrio di due tendenze opposte, che per quanto riguarda i fenomeni chimici sono la forza di attrazione e quella di repulsione. C.S. Weiss (1780-1856) nell'articolo Dynamische Ansicht der Kristallisation applica questi principi alla cristallizzazione e spiega che queste forze sono in equilibrio nello stato fluido, ma se prevalgono quelle Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 143 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones repulsive, si verifica la cristallizzazione. E poichè le forze repulsive sono direzionali, ne risulta un solido con determinate facce. L'accento messo sul carattere direzionale avrà un rilevante importanza perchè opportunamente sviluppato porterà alla nozione di asse di simmetria e di asse cristallografico e quindi ad una rappresentazione molto semplice della legge di Haüy. Per Weiss le forme che presentano i cristalli sono dunque il risultato necessario di forze generative, le cui direzioni determinano la forma. Anche Mohs (1773-1839) risente delle idee della Naturphilosophie quando definisce la forma cristallina e introduce la classificazione dei cristalli in base alla simmetria. I due studiosi creano il background concettuale che consentirà ad Hessel (1796-1872) la sistemazione rigorosa della simmetria esterna dei cristalli e a Söhncke (1842-1897) quella della simmetria interna relativamente agli assi di rotazione. La concezione dinamica e idealista si farà sentire anche nelle ricerche della chimica e della fisica. 11. Il condizionamento di una teoria può essere così forte che anche quando una nuova la soppianta, essa continua a contare adepti. E' il caso di J. Priestley (1733-1804), grande e abilissimo sperimentatore, scopritore dell'ossigeno e di numerosi composti chimici, che rimase fedele alla teoria del flogisto e ancora la difendeva a vent'anni dalle esperienze di Lavoisier che ne avevano dimostrato l'inconsistenza. Egli aveva accumulato una massa impressionante di dati e risultati sperimentali originali, che non riuscì ad interpretare con la teoria del flogisto, e che invece Lavoisier utilizzò per la sua teoria, che ora è alla base della chimica moderna. 12. Oggi, qual è il rapporto tra percezione e pensiero nel mondo dei cristalli? E' un rapporto complesso e non immediato a causa anche della estrema specializzazione disciplinare che ha portato alla frantumazione anche il sapere cristallografico. Il Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 144 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones livello di astrazione e formalizzazione è così alto che solo lo specialista ha la piena comprensione dei processi e dei metodi usati per arrivare al risultato. Da una parte c'è l'oggetto in studio - il cristallo - e dall'altro un risultato - che può essere, ad esempio, la struttura cristallina, cioè la disposizione degli atomi nel cristallo stesso, rappresentata in genere da un modello tridimensionale in scala. Tra questi due estremi sta una serie di esperimenti appositamente progettati con strumentazione sofisticata, che portano ad un certo risultato intermedio. Ad esempio, facendo incidere un fascio di raggi X sul cristallo avvolto da una pellicola fotografica, si ottiene sulla pellicola una serie di macchie nere, più o meno intense. regolarmente disposte. A questo punto entra in ballo la teoria, che in realtà non è una, ma risulta dalla integrazione di teorie geometriche e fisiche: teoria reticolare dei cristalli, teoria dei gruppi spaziali, teoria della diffrazione dei raggi X. Queste a loro volta si fondano su teorie e metodi matematici (serie di Fourier, ecc.). Grazie a questi apporti, dalla posizione e dalla intensità delle macchie si risale alla disposizione spaziale degli atomi. Ciò che si ottiene è un modello approssimato, tanto che se ne valuta la corrispondenza con quello ideale mediante un "fattore di affidabilità". La conferma viene da una parte dalla coerenza dei risultati, dall'altra dagli apporti di altre discipline che utilizzano o studiano i cristalli: i risultati ottenuti in questi settori ben si accordano con la struttura cristallina proposta, che viene così indirettamente confermata. Che poi si scopra che si possono preparare solidi cristallini a simmetria cinque, non prevista dalla teoria reticolare dei cristalli, non turba più di tanto. Siamo abituati alla meraviglia, si tratterà di rivedere la teoria, per questo ci sono i cristallografi teorici... Il pensiero domina e controlla la percezione - questa stessa viene creata (le macchie) a partire dal cristallo. Il quale non esiste più: è stato sostituito da quelle macchie e su quelle il cristallografo strutturista lavora. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 145 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones 13. Lo studioso di oggi non si pone più problemi filosofici davanti al cristallo. Usa indifferentemente concetti e metodi della teoria atomistica, della termodinamica statistica, della teoria dei quanti, ... Il problema è la soluzione di un caso specifico o la interpretazione di fenomeni a scala sempre più piccola, a livello atomico, grazie alle crescenti possibilità analitiche e risolutive degli strumenti a disposizione. L'interesse non è più per le grandi visioni sintetiche e unitarie, guardate con sospetto, ma per il metodo, la simulazione, la modellistica. E il cristallo non è più nè simbolo nè segno, non rimanda ad altro che a se stesso. Che sia naturale o sintetico, di un metallo, di un minerale, di una proteina, non importa. Non c'è spazio per una metafisica. La meraviglia è finita, conosciamo le condizioni e i meccanismi della loro crescita che ci consentono di produrre cristalli anche più perfetti di quelli naturali. La metodologia è diventata metafisica: non c'è nulla al di fuori del cristallo - in questo senso il cristallografo di oggi è ancora filosofo. 14. Eppure l'uomo, per il quale il cristallo non è un problema da risolvere scientificamente, avverte che il cristallo naturale è qualcosa di più di un cristallo, di un associazione ordinata di atomi e molecole. Non si rassegna a questa riduzione, ha bisogno di senso e di unità, vuole vivere l' armonia e la bellezza che pre-sente nella natura e che vede esplodere nel cristallo. Sarà qui una delle ragioni del successo imprevisto di quel modo di guardare alla realtà che va sotto il nome di New Age? Il curioso è che in questi movimenti i risultati della fisica e della chimica vengono accettati, anzi da questi si parte per concludere che il cristallo è un concentrato di energie cosmiche, muto testimone di epoche remote dove regnava l'armonia della natura, segno di ua realtà di bellezza e di pace cui l'uomo può accedere purchè lo voglia. Il cristallo diventa l'intermediario tra l'uomo e la realtà cosmica, e per la sua origine e struttura è dotato della capacità di rigenerare spiritualmente, grazie alle energie insite, chi lo avvicina con spirito di umiltà. Anzi, la sua attività va oltre: poichè tutto Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 146 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones nell'Universo è vibrazione ed energia e anche l'uomo è parte solidale del tutto, il cristallo può essere benefico anche per la salute del corpo, oltre che della psiche. Vuol dire tutto questo che la mente umana trova il suo riposo e la sua pace solo in una visione olistica, dove il singolo è parte integrante del tutto e nulla è lasciato fuori? In definitiva, che la vita e l'Universo debbon avere un unico senso? Sappiamo dove sono le miniere d'argento i luoghi per raffinare l’oro sappiamo che il ferro si estrae dal suolo e il rame da certe pietre fuse. L'uomo laggiù tra le pietre trova zaffiri e polvere d'oro. L'uomo taglia le rocce mette sottosopra i monti fin dalle radici si apre un passaggio nella pietra e scopre minerali preziosi. Ma dove è possibile trovare la sapienza? Giobbe, 28, La Bibbia. LDC -ABU, 1985 DIÁLOGO - Prof. Abbona: Poiché non ho esposto che una minima parte di un campo estremamente vasto e interessante, immagino che ci siano domande. - Dra. Rava: A cosa è dovuta la colorazione delle pietre preziose? E' il risultato di un processo particolare? - Prof. Abbona: I principi di formazione delle pietre preziose sono gli stessi che valgono per tutti i minerali e i cristalli. Adesso le pietre preziose si sanno preparare anche in laboratorio: smeraldi, rubini, diamanti... Le cause della colorazione possono essere molteplici: presenza nel cristallo di impurezze, cioè di elementi estranei (ad esempio, tracce di cromo sono la causa del bel colore rosso del rubino, Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 147 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones che è un ossido di alluminio di per sè incolore; il colore blu dello zaffiro è dovuto a tracce di ferro, quello blu del diamante al boro; ecc.); difetti interni (il colore blu di certi cristalli di salgemma e fluorite è attribuibile a ioni mancanti nel cristallo); a radiazioni (irradiando con raggi X o ( un cristallo di quarzo contentente ferro, la colorazione diventa violetta: è il quarzo ametista), ecc. - Dra. Rava: Sono occorse una grande pressione ed alte temperature perché la roccia producesse la pietra preziosa? - Prof. Abbona: Non necessariamente. Dipende della natura della pietra preziosa. L'ametista (varietà di quarzo) non richiede grandi pressioni, si può preparare da soluzioni idrotermali a 400ºC e 2000 atm. Per il diamante occorrono più alti valori di temperatura e soprattutto di pressione (1400ºC e 55000 atm). Pietre come il turchese si possono preparare invece da soluzioni acquose a ben più basse temperature. - Prof. Prosperi: Come il sale. - Prof. Abbona: Certo, ma non è una gemma. - Dra. Rava: Io facevo riferimento al diamante, allo smeraldo, al rubino, ... - Prof. Abbona: Per ottenere il rubino in laboratorio bisogna portare a fusione l'ossido di alluminio (oltre 2054ºC) miscelato con un po' di ossido di cromo. Sarà il cromo che impartirà il colore rosso rubino al materiale cristallizzato. Senza cromo si otterrebbe allumina incolora o bianca, utilizzabile peraltro come materiale isolante. (L'allumina è un ossido di alluminio di formula Al2O3). Il cromo invece quando entra nel berillo, impartisce una splendida colorazione verde: lo smeraldo. - Prof. Benedit: Che cosa è il cristallo? - Prof. Abbona: Dare definizioni è sempre difficile... Il cristallo si può definire come un poliedro geometrico convesso, limitato da facce piane, che si sono formate per un processo naturale. Questa definizione vale anche per i cristalli preparati in laboratorio: questi non sono più ovviamente oggetti naturali, ma sintetici, tuttavia la loro genesi segue leggi naturali, cioè, ben precise leggi chimico-fisiche, le stesse che portano alla formazione dei cristalli che si ritrovano in natura. Il problema è piuttosto spiegare la regolarità della forma cristallina. Ma questo significa aprire un altro capitolo. Nel passato, per spiegare l'eccezionale regolarità e bellezza della forma, si pensava che queste fossero il risultato di una operazione divina. Nel medioevo si ritiene che siano piuttosto opera di potenze celestiali, effetto di astri, quindi ecco il Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 148 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones collegamento con l'astrologia. Nel Sei-Settecento si invocano principi geometrizzanti insiti nella struttura. E' un concetto vago, che ha il merito di portare la ricerca delle cause nell'oggetto stesso e non in fattori esterni. Furono invocati anche principi salini, principi acidi, principi basici, secondo se lo sperimentatore si cimentava con sali, acidi o basi. Il primo che cercò una soluzione su base strutturale fu Keplero. Egli era rimasto colpito dalla forma esagonale dei fiocchi di neve e per spiegarne la formazione fece l'ipotesi che fossero costituiti da goccioline sferiche di acqua congelata, accostate le une alle altre. Il tentativo non ebbe successo, perché non gli riuscì di spiegare la formazione delle dendriti (forme arborescenti). La prima risposta scientifica a questo problema si ebbe solo alla fine del 1700, con il francese abate Haüy. Partendo dallo studio dei cristalli di calcite, ricavò una teoria strutturale, secondo la quale i cristalli di calcite di qualunque forma risultano costituiti dalla associazione o giustapposizione di un grandissimo numero di piccolissimi romboedrini di calcite. Cosa sono questi romboedrini? Sono i solidi che si possono ricavare sottoponendo i cristalli di calcite di qualunque forma ad una opportuna operazione di rottura (in termine tecnico sfaldatura, cioè una rottura che avviene secondo superfici lisce e piane). Dalla sfaldatura di cristalli diversi di calcite si ottiene sempre lo stesso romboedrino, detto romboedro di sfaldatura. Questo poliedro è l'unità strutturale di base con cui è possibile spiegare la forma di qualunque cristallo: basta ripeterla opportunamente nelle tre direzioni dello spazio per avere il cristallo macroscopico. L'ipotesi venne sviluppata e Haüy ne trasse tutte le conseguenze implicite. In questo modo egli riuscì a costruire una teoria scientifica per cui viene giustamente considerato il padre della cristallografia. La teoria trovò conferma sperimentale solo nel 1912, in seguito alla scoperta dei raggi X. Con l'applicazione di questi allo studio dei cristalli si potè risalire alla loro struttura, cioè alla disposizione spaziale degli atomi costituenti. - Dra. Archideo: Si potrebbe dire, per dare una definizione più o meno descrittiva, che il cristallo è una formazione la cui struttura dipende dal materiale? - Prof. Abbona: Sì, certamente, dipende della natura del materiale, in definitiva dalla struttura elettronica degli atomi componenti. - Dra. Archideo: Allora sarebbe forma-materia, in certo senso. - Prof. Abbona: Non ho mai pensato, sinceramente, a questa possibile interpretazione o collegamento. E' certo che dipende della natura del materiale. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 149 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones Forma in cristallografia vuol dire insieme di facce legate tra di loro dalla simmetria e per questo ugualmente sviluppate. E' un concetto teorico. Ad esempio, il cubo è una forma costituita da sei facce equivalenti. Essa è comune a più minerali (salgemma, galena, ecc.); ugualmente il romboedro, comune alla calcite, al quarzo, alla dolomite, ... I cristalli di una stessa specie possono presentare forme molto diverse tra loro: si pensi alla calcite, che può cristallizzare con abiti tabulari, prismatici, scalenoedrici, ecc. E' possibile cambiare la forma di un cristallo agendo sulle condizioni esterne. Ad esempio, se si fa cristallizzare il salgemma in presenza di urea, non si ottengono cubi, ma ottaedri. - Dra. Archideo: Sì, ma si aggiunge un altro materiale. - Prof. Abbona: Certo, questo però rimane all'esterno, non entra cioè sempre nella composizione e nella struttura. Nel caso dei cristalli di calcite, che ha una grandissima variabilità di forme, non si è ancora riusciti a dare una spiegazione convincente di questa ricca fenomenologia, che trova le sue radici nella struttura delle singole facce e nelle loro relazioni con l'ambiente di crescita. Il cristallo cresce perché crescono le sue facce parallelamente a se stesse, strato dopo strato, per deposizione continua di materia. Crescendo queste facce con velocità diverse, alla fine si hanno risultati duversi. In breve, la forma cristallina dipende dalla natura del composto, più precisamente dalla sua struttura (cioè dalla disposizione spaziale degli atomi) e dalle condizioni dell'ambiente di crescita, cioè temperatura, pressione e composizione chimica del mezzo. Ecco qui la foto di un cristallo cubico di salgemma. Accanto è disegnata la struttura, dove si alternano atomi di sodio ed atomi di cloro (anzi, ioni). La più piccola unità strutturale è la cosiddetta cella elementare, chè ha la forma di un cubo. Essa rappresenta tutta la struttura: gli ioni di sodio sono ai vertici e al centro delle facce del cubo, gli ioni di cloro sono a metà degli spigoli e al centro del cubo. Le distanze tra gli ioni sono dell'ordine dell'Å (1Å=108 cm, cioè = 0.000000001 cm). Dalla ripetizione nello spazio di un grandissimo numero di volte di questo cubetto elementare si ottiene il cristallo macroscopico. Il cristallo è la manifestazione più evidente di quel particolare stato della materia, che viene detto cristallino. Esso è caratterizzato dalla ripetizione periodica di una unità costitutiva nelle tre direzioni dello spazio. E' dunque ordinato. La materia può esistere anche allo stato disordinato, detto anche amorfo o vetroso. Cristalli e vetri si distinguono infatti per l'ordine strutturale: presente nei primi, assente nei secondi. Per Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 150 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones i fisici lo stato cristallino è il vero ed unico stato solido, mentre lo stato vetroso è considerato strutturalmente un liquido sottoraffreddato. Vorrei terminare mostrando come oggi si guarda ai cristalli e come se ne studia la struttura. Il metodo di studio può servire ad illustrare il tema del nostro incontro, cioè il ruolo della percezione e della teoria. Prendiamo un cristallo di smeraldo, che ha la forma di un prisma esagonale limitato da due facce basali. - Prof. Prosperi: Lo smeraldo che cosa è? - Prof. Abbona: Lo smeraldo è un silicato di berillio e alluminio. Dall'analisi chimica sappiamo che ci sono tre atomi di berillio, due di alluminio, sei di silicio e diciotto di ossigeno. In formula Al2Be3Si6O18. Vogliamo determinarne la struttura, cioè, sapere come sono disposti questi atomi. Cosa si fa? Si prende un cristallino anche molto piccolo, dell'ordine di qualche decimo di millimetro, lo si incolla su un capillare di vetro e si fa incidere su questo cristallo un fascio di raggi X. I raggi X sono radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d'onda dell'ordine dell' amstrong (Å), cioè dello stesso ordine di grandezza delle distanze tra gli atomi nel cristallo. Quando i raggi X incidono sul cristallo, può avvenire un fenomeno di interferenza, né più né meno come capita con i reticoli ottici quando si fa incidere la luce. Si hanno effetti di diffrazione che vengono raccolti su di una pellicola, che sviluppata mostra un insieme di macchie nere più o meno intense, disposte con una certa regolarità. Di qui si parte, e a che cosa si arriva? Si arriva a un modello di struttura, in cui un atomo di silicio appare circondato da quattro atomi di ossigeno, un atomo di berillio da quattro ossigeni e l'alluminio da sei. I tetraedri SiO4 sono legati tra loro in modo da formare anelli esagonali. Questo modello di struttura ci permette di comprendere la morfologia del cristallo ed altre proprietà, ad esempio, la sfaldatura, cioè il modo con cui si rompe. Ma come si passa dallo spettro di diffrazione al modello di struttura? Questo è il problema. Si passa attraverso l'applicazione di una serie di teorie che sono geometriche (teoria del reticolo diretto e del reticolo reciproco), matematiche (serie di Fourier, teoremi della convoluzione, ecc.) e fisiche (teoria della diffrazione). E' solo grazie all'applicazione di questi strumenti concettuali che si arriva al modello di struttura. Il cristallo in quanto tale non esiste più: è stato sostituito da un insieme di punti (il reticolo) e di macchie più o meno intense, sulle quali si lavora ricorrendo a tutto un apparato fisico-matematico astratto, splendida costruzione dell'intelletto umano. - Dra. Archideo: Ma, si trovarono nella realtà quelli modelli di struttura, per l'interferenza dell'ambiente? Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 151 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Prof. Abbona: Come cristallografi, mineralogisti, sí, certo crediamo alla realtà di questi modelli. La sferetta gialla rappresenta l'atomo di silicio, che ha quel certo numero di neutroni, protoni, elettroni ... attorno al silicio c'è l'ossigeno disposto ai vertici di un tetraedro, e così via. Sono entità che esistono al di fuori di noi, di cui si riconosce l'esistenza. Questa è l'accezione corrente. E' un modello che è rappresentativo, funziona coerentemente. - Prof. del Re: Il termine "funziona" potrebbe far pensare che noi non crediamo alla realtà... - Prof. Abbona: No, noi attribuiamo indipendente, a questi oggetti. una esistenza oggettiva, - Prof. Del Re: Funziona nel senso che questa ipotesi spiega tutto. - Prof. Prosperi: Ho un commento da fare. - Prof. Abbona: Sì, prego. - Prof. Prosperi: Ecco, questo si inserisce, per esempio, col discorso che ho fatto tante volte sui modelli. Allora, prendiamo questo. Questi qui ci sono gli atomi che sono rappresentati dalle sferette, alcuni più grandi che sono quelli di cloro, alcuni più piccole che sono quelli di sodio, c'è la possibilità di compattarsi in un certo modo proprio per ragioni che sono di tipo geometrico, tra l'altro tutti i gruppi che stanno ... si possono mettere in relazione con gruppi finito che si studiano in matematica. Allora, questo, cosa vuol dire? Questo noi certamente riteniamo che abbia un contenuto reale. Contenuto reale in che senso? Nel senso che gli atomi sono proprio delle sfere, non so, come magari pensava Democrito sicuramente no tanto è vero che gli atomi poi noi gli possiamo ulteriormente analizzare la struttura, per esempio, pensando che sono fatti da un nucleo centrale, un certo numero di elettroni che si muovono attorno. E come facciano a stabilire come sta insieme quell'atomo? Abbiamo bisogno dell'equazione di Schrödinger, e poi addirittura associamo delle onde a quegli atomi e poi qual è l'origine del legame chimico che tiene insieme quegli oggetti, di nuovo dobbiamo affrontare, per esempio, la nostra comprensione si basa sullo studio dell'equazione di Schröndinger, ecc., la quale equazione di Schrödinger è quella famosa chiamata "prima quantizzazione" in cui per lo meno gli elettroni, i protoni, i neutroni, sono degli oggetti primari, però in realtà noi oggi sappiamo se vogliamo studiare quei fenomeni dobbiamo pensarli a campi quantizzati e a questi oggetti come stati di questi campi. Allora, un modello di questo tipo riesce a farci capire e quello minimale che riesce a farci capire qual è, col modello più semplice possibile, riesce a farci Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 152 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones capire un certo numero di proprietà. Se vogliamo capire altre proprietà non possiamo farlo con un contesto, un modello di questo genere in cui quegli atomi sono rappresentati da semplici sfere, ma dobbiamo utilizzare qualche cosa di più raffinato che apparentemente è anche molto diverso. La cosa importante è che esiste una stretta corrispondenza per cui, addirittura, per esempio, un modello di questo genere, ci dice se io affronto il problema dal punto di vista dell'equazione di Schröndinger, cioè di queste equazioni delle onde di quelle, devo trovare degli stati stazionari, bisogno dei problemi di ... valore, ecc., mi dice, per esempio, che tipo di soluzione devo cercare rispetto ad altre. Cioè, questa scrittura può essere anche intessa come rappresentazione in codice di cose molto più raffinate come sono la costruzione di certe soluzioni dell'equazione di Schröndinger che mi permette di spiegare tutta una serie di proprietà che da questo punto di vista che con questo semplice modello non potrebbero essere spiegate. Questa è una caratteristica che sostanzialmente io, come ho detto tante volte, è strutturale della scienza, tu poi dire, questo ha una realtà, questo sicuramente ha una realtà, tanto è vero che non solo mi parla e mi permette di capire fenomeni come quelli della diffrazione, della formazione di quelle figure che sono state scritte, ecc, ma molto di più, addirittura contiene già in quella forma delle indicazioni per un modello che appartiene a una gerarchia superiore e che mi permette di spiegare tante altre cose. Però è un modello, cioè, ad ogni livello c'è un contenuto di realtà nel senso che sto costruendo qualche cosa che mi parla della realtà. Naturalmente, questo non vuol dire aver colto l'essenza vera ed intrinseca, io questo non c'è l'ho a nessun livello, però a ciascun livello... su una base l'ho usato molte volte, l'ho visto riguardando anche le notte, oltre tutto una domanda che mi hai fatto tu, ho usato il criterio modello e analogia sono la stessa cosa, da un certo punto di vista. Quelle sono delle sfere, sì, appunto, modellisticamente, cioè, possiamo rappresentare, ma sono delle sfere in certo senso, in un senso analogico, perché non è vero che sono sfere. Ecco, però è un modo che ci parla della realtà nel rappresentarci di quel modo, se voglio fare delle cose più sottili, devo usare un modello più sofisticato, nessun modello è esaustivo, ogni modello è in una relazione gerarchica con gli altri, al punto che, in qualche modo, questo può essere un modello delle soluzioni dell'equazione di Schröndinger le quali vogliono essere un modello. - Dra. Archideo: Si approssima, ognuno si approssima di più. - Prof. Abbona: Non è una approssimazione. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 153 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Prof. Prosperi: Ma si approssima, tante volte cambia addirittura, le categorie concettuali perché a un certo punto sto parlando di onde, però questo non vuol dire che non sia, è sempre, in una corrispondenza con la realtà, e mi sta parlando della realtà. Insomma, altrimenti se non fossi così, perché le farei tutte queste cose, delle conseguenze che dal punto di vista pratico-operativo, quindi, va bene, se uno vuol dire che sono solo dei giochi, dica che sono solo dei giochi. Allora, sono liberi perché io devo stare attento a cercare di capire che ha delle conseguenze notevolissime, quando uno ha tirato la bomba atomica su Nagasaki, io non so, se quello era un modello, una cosa così, scusate, acquistiamo un potere di controllo sulla natura che per questo stesso ci dice che è qualcosa di reale, io non capisco che cosa vuol dire realtà se uno non accetta questo, però in questa forma analogica, ecc. Cioè, secondo me, esempi di questo tipo ho portato tante volte, ho detto immaginiamo un modello di cristallo fatto con palline, ecc., poi i modelli non gli avevo mai... - Dr. Gratton: Yo quería hacer algunas preguntas. Primero un breve comentario, además de decirle que disfruté mucho de la conferencia. Quería decir que los cristales también tuvieron una gran importancia en la historia del desarrollo conceptual de la física, hace un momento estábamos viendo el fenómeno de la birrefringencia con algunos de los cristales que Ud. trajo y entonces, me acordé de Huygens y la importancia que tuvieron para el desarrollo de la óptica, y luego, Ud. habló de que la física tuvo un aporte para la comprensión de la estructura de los cristales a través de la difracción de Rayos X y a su vez yo quería agregar que también los cristales dieron una ayuda en el desarrollo, precisamente, de la mecánica cuántica al comienzo de este siglo al poner en evidencia el efecto de difracción de haces de electrones, demostrando por primera vez que también los electrones que hasta entonces se consideraban como partículas, tenían aspectos de comportamiento ondulatorio. Así que es muy rica la historia de interacción entre mineralogía o estudio de los cristales y el desarrollo de algunas ramas de la física. Ahora, las preguntas son éstas. Cuando Ud. mostró estas interesantísimas estructuras arborescentes que parecían vegetales, vi también allí cómo se manifiestan aspectos fractales, de esto se ha hablado mucho recientemente, y a lo mejor Ud. quiere hacer algún comentario. Es decir, que entonces, habría una estructura matemática también en la formación y el crecimiento. Luego he escuchado decir que Ud. se especializa o se interesa mucho en el tema del crecimiento de los Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 154 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones cristales, y quizás, algo que sería de interés para todos, -dado que estamos por cambiar de siglo muy pronto- si hay alguna novedad, alguna expectativa experimental en crecimiento de cristales que valdría la pena que Ud. comentara, algún hecho nuevo en tiempos recientes o alguna expectativa en cuanto a la producción y crecimiento di cristales en laboratorio. - Prof. Abbona: C'è stato un notevole interesse per la crescita dei cristalli soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, e va aumentando. La necessità di materiale cristallino ad uso tecnologico ha dato una grande spinta alla ricerca di nuovi materiali ed anche allo studio teorico sulla formazione dei cristalli. Si è riconosciuto che il processo passa attraverso due momenti: la formazione dei primi germi cristallini, o nucleazione, e la crescita successiva di questi a cristalli. Le teorie sulla nucleazione cominciano ad apparire negli anni trenta, mentre per la crescita bisogna attendere il 1951 con la teoria BCF (da Burton, Cabrera e Frank), che rimane a tutt'oggi la teoria di riferimento. Essa è fondamentalmente una teoria chimico-fisica. che cerca di spiegare la crescita in termini di meccanismi elementari, quali la diffusione di volume (cioè nell'ambiente in cui i cristalli crescono) e la diffusione di superficie (cioè quella che avviene sulla superficie del cristallo, o lungo i gradini presenti sulla faccia, o nelle rientranze di questi). Per quanto riguarda l'aspetto applicativo bisogna dire che è un settore in continua espansione. L'industria richiede materiali con proprietà ben definite e controllate, che si possono preparare solo se si conoscono le condizioni di genesi. Ormai si sanno cristallizzare tutte le sostanze, persino le proteine, e non è una cosa facile!. E' questa un tappa necessaria per la determinazione della struttura cristallina e molecolare. Anche i virus hanno struttura cristallina. La conoscenza della struttura è indispensabile per comprendere funzioni e proprietà di questo importantissimo gruppo di sostanze. Oltre che per le macromolecole, c'è interesse per le nanostrutture, per la formazione cioè di aggregati policristallini molto piccoli, dell'ordine di 200-300 è, cui sono associate importanti proprietà elettroniche (ad esempio i semiconduttori II-VI) ed ottiche. In questi casi si può parlare di cristalli bidimensionali, sviluppati cioè in due direzioni anzi che in tre. Oggi si riesce a far cristallizzare il diamante, non più dalla grafite ad alta pressione (55000 atm) ed alta temperatura (1400ºC), ma con il plasma a basse pressioni, a partire da una miscela di metano e idrogeno. Si ottengono però in tal modo aggregati microcristallini. Poi c'è tutto il settore dei materiali biocompatibili. Il problema è di grande interesse medico, perché si tende a usare cementi fosfatici nelle Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 155 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones protesi ortopediche al posto di quelle attuali che sono organiche (il PMMA). Si usa cioè lo stesso materiale di cui sono fatte le ossa, cioè il fosfato di calcio, ottenuto in ambiente acquoso. Si spera di poterlo usare anche nei trapianti. Questo non è che un capitolo di quel settore in via di crescente sviluppo che sono i nuovi materiali, sintetizzati sotto forma di monocristalli, di aggregati microcristallini, di film sottili, secondo le esigenze o le richieste. C'è il settore delle leghe metalliche amorfe che hanno proprietà di conducibilità totalmente diverse da quelle cristalline. Queste leghe vengono ottenute con getti fusi su rulli rotanti ad alta velocità, preventivamente raffreddati a bassa temperatura. Si verifica il congelamento della situazione strutturale liquida alla temperatura ambiente. Questo processo è ovviamente l'opposto della cristallizzazione! - Dra. Gnavi: Esas estructuras de carbono en que difieren en su formación... - Prof. Abbona: Il carbonio esiste in natura sotto forma di grafite e diamante. Recentemente sono stati preparati i fullereni, composti di carbonio con strutture non esistenti in natura. Cristalli di fullerene si possono preparare per sublimazione o evaporazione da soluzione in esano, benzene, ecc. Ad esempio, i cristalli di C60 sono cubici. Per avere un'idea della loro struttura, si pensi a un pallone ricoperto da palline nere collegate tra loro da molle. Le palline nere sono disposte in modo da formare celle esagonali, quadrate o pentagonali. - Prof. Del Re: Ricorda un po' la storia del virus del tabacco. - Prof. Abbona: Questo non lo so. - Prof. Del Re: Questa è una cosa che fu molto interessante, perché i virus sono un mistero: non si sa se siano vivi o no. Si poteva cristallizzare in modo da separare il virus in due componenti, esso è dunque un insieme di molecole, non una sola molecola. Dividendoli in due parti, poi si cristallizzavano le due parti, e si ottenevano dei cristalli che non avevano nessuna attività virale. Poi, però rimettendoli insieme, veniva fuori un virus che attaccava il tabacco di nuovo. - Dr. Dankert: El microscopio que les permitió distinguir que los cristales crecían por aposición de átomos o moléculas era el de Leeuwenhoeck o el de Hooke? - Prof. Abbona: A me risulta quello di Leeuwenhoek (1632-1723), anche se Hooke, che era suo contemporaneo (1635-1702), fece grande uso del microscopio, Non vorrei essermi espresso male: al microscopio ottico si Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 156 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones vede che i cristalli crescono perché crescono le facce per deposizione di materia, ma non si vedono gli atomi o le molecole depositarsi sulle facce. - Dr. Dankert: Mi pregunta se debe a que últimamente en los satélites se trata de obtener cristales en ausencia de gravedad. Eso ha sido muy importante, sobre todo, para cristalizar proteínas que a veces es muy difícil de cristalizar, basta ir a un laboratorio y ver que tienen decenas, centenas de frasquitos rogándole a Dios para que forme un cristal que se pueda analizar. ¿Qué se puede decir de eso? ¿La gravedad favorece alguna forma u otra? a veces en una sustancia la estructura química es asimétrica y da dos tipos de cristales, el caso clásico es el de Pasteur y, entonces, se forma simétricos, es decir, la asimetría molecular se refleja en la asimetría cristalina. ¿Influye la gravedad algo sobre eso? ¿Se puede decir algo? - Prof. Abbona: Sì, effettivamente si stanno conducendo esperimenti di crescita in assenza di gravità ed in condizioni di gravità ridotta. Cosa ci si aspetta? Tutto dipende dalla differenza tra le condizioni di crescita in assenza e in presenza di gravità. In assenza di gravità non ci sono moti convettivi nell'ambiente di crescita, che si hanno invece sulla Terra. Questo è importante, perché nella crescita dei cristalli sulla Terra, che avvenga da fuso o da soluzione, i moti convettivi dovuti alla gravità possono rimescolare il fluido. Per gravità infatti i cristallini tendono a sedimentare e la soluzione più concentrata tende a spostarsi sul fondo. Si creano fluttuazioni locali di concentrazione che modificano localmente le condizioni della crescita. So che sono state fatte parecchie esperienze, alcune con esito negativo, nel senso che non si sono riscontrate differenze rispetto alla Terra. In molti casi si sono notate modificazioni. In genere i cristalli ottenuti in microgravità sono più perfetti, cioè hanno minori difetti strutturali e sono meglio sviluppati. Nel caso dei fosfati di calcio viene favorita la formazione di certi fosfati piuttosto che di altri, ed i cristalli hanno abito diverso. Si studiano i fosfati di calcio, perché si è notato che gli astronauti al ritorno dalle missioni spaziali presentavano fenomeni di osteoporosi. Allora si è pensato di studiare la formazione di questi fosfati nello spazio. E' da aggiungere che si sta anche studiando l'effetto di forti campi gratitavivi sulla crescita, ma sono meno numerosi e "avvincenti" degli altri. - Dr. Dankert: Los primeros que utilizaron los Rayos X para aclarar la estructura de los cristales fueron Bragg padre e hijo? Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 157 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Prof. Abbona: Sì, William Henry (1862-1942), il padre, e William Lawrence (1890-1971), il figlio. Entrambi ricevettero nel 1915 il Premio Nobel per la fisica. I raggi X fruttarono molti Premi Nobel! - Prof. Del Re: Senti, tu hai scritto a proposito delle meteoriti. Mi sembra che questo argomento possa riassumere quello che hai detto sulla percezione. - Prof. Abbona: Noi sappiamo cosa sono le meteoriti: sono frammenti che cadono quotidianamente sulla Terra dagli spazi interplanetari -si calcola da 100 a 1000 tonnellate al giorno. Trovo che l'atteggiamento dell'uomo nel tempo di fronte a questi oggetti sia estremamente rivelatore del suo modo di pensare, anzi della sua struttura mentale. Inizialmente, intendo dai primordi dell'umanità, le meteoriti furono considerate di origine divina, tanto è vero che furono oggetto di venerazione. Il ferro meteorico fu il primo tipo di ferro conosciuto dall'uomo; e fu destinato ad usi rituali prima che pratici. Fino a tutto il Cinquecento nessuno mise in dubbio la provenienza extraterrestre delle meteoriti. Fu con l'Illuminismo che si cominciò a dubitare addirittura dell'esistenza di queste. Lo scetticismo era tale che la testimonianza di aver visto cadere un oggetto dal cielo era considerata inattendibile, perché frutto di fantasia, per cui furono trascurate tutte le segnalazioni di caduta di meteoriti. Anche illustri scienziati si espressero in tal senso... - Prof. Del Re: Voglio leggere un brano a proposito: "Quanto é triste che l'intera municipalità introduca favole del popolo in un documento ufficiale, cioè, dichiari che le meteoriti sono veramente cadute dal cielo, e le presenti come qualcosa di effettivamente visto, mentre esse non possono essere spiegate né dalla fisica, né da alcunché di ragionevole". - Prof. Abbona: Sono parole di Berthollet, un noto chimico francese di fine 1700. L'Accademia delle Scienze di Parigi nel 1772 aveva pubblicato un memorandum in cui si sosteneva che la caduta di pietra dal cielo è fisicamente impossibile, e l'interessante è che anche Lavoisier l'aveva sottoscritto... Successivamente le cose cambiarono. Già nel 1794 Chladni, un chimico di origine ceca, analizzando una meteorite che era caduta in Russia, dimostrò che per la composizione chimica non poteva avere un'origine terrestre. Ci fu da allora una ripresa dell'interesse per le meteoriti. Nel 1803 in Francia fu nominata una commissione, di cui faceva parte Biot, per esaminare una meteorite caduta nel Nord della Francia. La conclusione fu che effettivamente quella meteorite dovesse avere un'origine extraterrestre. Ma qual era l'origine delle meteoriti? Alcuni pensavano che fossero di provenienza meteorica, come dice la Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 158 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones parola, materiale cioè eruttato dai vulcani o trasportato dal vento, come già pensava Cartesio ... Furono due fisici che, calcolando la traiettoria di una meteorite vista cadere da due luoghi diversi, dedussero che doveva venire dallo spazio extraterrestre. Da allora esse furono accettate per quello che sono, e noi sappiamo ora qual è la loro importanza per l'origine del sistema solare e la composizione dell'interno della nostra Terra. Ho voluto portare questo esempio come documentazione di un certo modo di procedere dell'uomo, quando è troppo condizionato dalla sua visione del mondo. Un attaccamento eccessivo, in questo caso ad una impostazione presunta razionale, puó portare a non comprendere un determinato fenomeno, anzi addirittura ad escluderlo. Poiché il fenomeno non sembrava rientrare nello schema, chiamiamolo ideologico, degli studiosi di quel periodo e sembrava fare difficoltà, questa venne superata affermando che il fenomeno stesso non esisteva, perché non poteva essere spiegato e quindi non poteva esistere. - Prof. del Re: Posso fare una domanda ai filosofi? Dal punto di vista ontologico il fatto che una meteorite si caratterizza per essere caduta dal cielo appartiene alla essenza, a un accidente, che cosa è? Non è una proprietà. - Dr. Puyau: No, no, pero filosóficamente propiedad es una determinación derivada de la esencia; accidente es una determinación ajena a la esencia. Entonces sería un accidente. Es una determinación. Accidente es todo lo que le acontece a la sustancia. Ahora, lo que en la constitución esencial está vinculado a la esencia, ése es el "idion" la propiedad, pero, a veces los químicos lo usan de cualquier manera el término propiedad, sin rigor, pero filosóficamente es eso. - Dra. Archideo: Es un accidente propio. - Dr. Puyau: Claro es un accidente propio. - Prof. Del Re: Entonces el meteorito no tiene nada de distinto que una piedra cualquiera. - Dra. Archideo: No, no es que el meteorito sea un accidente, sino que la diferencia que hay entre otro tipo de piedra, que es propio de la tierra y el meteorito es accidental, pero, accidental propio, quiere decir que tiene propiedades distintas, por eso, incluso, el químico encuentra dentro del meteorito propiedades que no encuentra en otras piedras terrestres, pero no es que el meteorito sea un accidente. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 159 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones El problema acá es que ustedes de alguna manera no han definido qué es un cristal, entonces al no saber qué es un cristal no se le puede dar característica de sustancia... Sería una cierta sustancia cuyas propiedades, ustedes, más bien, conocieron las propiedades y no se llegó a definir lo qué era. Y propiedad es aquello que se puede demostrar, pertenece a la esencia. - Prof. del Re: Pero si uno no conoce la esencia, cómo puede demostrar que pertenece a la esencia. - Dr. Puyau: Bueno ése es el problema. En matemática no hay problema, no hay dificultad. - Dra. Archideo: Pero no corresponde a la filosofía buscar esa esencia, en todo caso corresponde a la ciencia. La ciencia puede brindarle a la filosofía una especie distinta de minerales. - Dr. Puyau: Sí, por cierto, pero qué es algo, es filosófico. El químico podrá dar sus definiciones dentro del ámbito de un saber particular, es lícito. - Prof. del Re: Yo no comprendo cómo uno puede saber si algo pertenece a la esencia o no, si no conoce la esencia. - Dr. Puyau: En física no se demuestra que un sujeto tiene una propiedad, ... - Dra. Archideo: No hablo de esa esencia si no sé qué es esa esencia. Porque habla a propósito de la realidad; lo que pasa es que el químico, en ese tipo determinado de especies, no la ha definido todavía, no nos ha dado cuáles son las propiedades, al darnos las propiedades, sí, podríamos establecer... Yo no digo que se demuestre en química, pero se muestra. El físico puede mostrar también la realidad. - Dr. Puyau: Los escolásticos decían que una propiedad es cuando pertenece a todos los individuos de una especie, a ellos y solo a ellos. Eso es propiedad. Entonces, el ser blanco de la cal no es una propiedad de la cal porque otras cosas que no son cal, son blancas. En cambio que "la suma de los ángulos interiores de un triángulo plano es igual a dos rectos" es una propiedad del triángulo. - Prof. Ferro: No, non è una proprietà del triangolo, è una proprietà della geometria euclidea, cioè, di un certo tipo di geometria, di un certo tipo di ambiente, perché il triangolo nella geometria non euclidea non hanno quella proprietà. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 160 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Dr. Puyau: Yo digo: en la geometría plana "la suma de los ángulos interiores es igual a dos rectos", en la geometría que no es plana la suma de los ángulos es mayor o menor que dos rectos. - Prof. Ferro: Nella geometria piana non euclidea è falso. Ma, in geometria piana, lo stesso è che ci mettiamo in un ambiente euclideo, facciamo certe ipotesi e per quella ipotesi è che proprio la somma degli angoli di un triangolo sia 180 gradi, ma questa è una ipotesi, non è nessuna cosa reale, è una scelta di sistemare le cose. - Dr. Puyau: Pero, ¿se puede demostrar o no? - Prof. Ferro: Non si può dimostrare. - Dr. Puyau: ¡Cómo no! Lo demostramos. - Prof. Ferro: `E una proprietà fondamentale della geometria euclidea, corrisponde a dimostrare che per un punto fuori di una retta, passa una è una sola parallela. Questo è una ipotesi, questo sì equivale come queste due affermazioni, è una scelta di vedere le cose in un certo modo. - Dr. Puyau: No, no es lo mismo. Eso en el lenguaje aristotélico sería una hipótesis, y en lenguaje de Euclides sería un postulado. Entonces, con ese postulado yo puedo probar que la "suma de los ángulos interiores de un triángulo es igual a dos rectos", probar, es decir demostrar. En otras ciencias no se demuestra. - Prof. Ferro: Certo, all'interno di quella scelta fatta, non solo, ma si può dimostrare che l'ipotesi può essere invertita. Cioè, che della scelta che il triangolo abbia quella proprietà segue il postulato delle parallele. - Dr. Puyau: Son proposiciones equivalentes. - Prof. Ferro: Appunto, e sono equivalentemente gratuite. - Dr. Puyau: ¿Cómo? ¿qué es gratuito? - Prof. Ferro: Queste proposizioni. - Dr. Puyau: Bueno, hay varias proposiciones que son equivalentes con distintos postulados de Euclides, eso sí, pero si yo parto de uno, pruebo lo otro. - Prof. Ferro: Sì, ma essendo equivalenti, condividono tutte le gratuità dell'ipotesi del quinto postulato di Euclide, e sappiamo che questa non corrisponde, è una costruzione coerente, ma non è più coerente della costruzione che prevede esattamente l'opposto. Quindi, io posso supporre che il quinto postulato di Euclide non valga e ottenere una geometria che è fundazionalmente equivalente alla geometria euclidea. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 161 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Dr. Puyau: No, pero eso es lo que se discutió en el siglo pasado, pero hoy día no se discute más. - Prof. Ferro: No, non si discute perché le acquisizioni del secolo passato, sono acquisizioni ottenute, per cui non si discute più, perché si sa che non è come si pensava prima. - Dr. Puyau: Pero, cómo no. - Prof. Prosperi: ... se la geometria è vista come una teoria fisica, per esempio, il problema si pone, e la risposta è che è vera, è un concetto limite di approssimazione... - Prof. Ferro: Allora, quello che si dice è che la scelta di una di queste geometrie che sono tutte ugualmente accettabile... - Prof. Prosperi: Dal punto di vista procedurale... - Prof. Ferro: Dal punto di vista concettuale, perché si fa un modello di una nell'altra e viceversa. Io posso costruire un modello di geometria non euclidea nella geometria euclidea e posso costruire un modello di geometria euclidea... - Prof. Prosperi: Sì, ma quello è semantica di parole, sono parole privi di significato. - Prof. Ferro: No, le parole hanno un significato che non è completo. Ci sono problemi che riguardano, -perché poi alla fin fine è sempre il concetto d'infinito che c'è sotto-, e a seconda come questo concetto d'infinito viene precisato nei dettagli si arriva da una parte o si arriva da quell'altra. Ma queste, sono scelte del concetto che noi vogliamo avere, sono scelte della nozione di spazio che noi vogliamo adottare, che poi queste scelte siano più o meno utili per rappresentare delle situazioni concrete e che un modello piuttosto che un altro siano più utili per rappresentare una situazione piuttosto che un'altra, questo è altrettanto vero, è altrettanto vero come tutti i concetti matematici che sono delle costruzioni mentali utili, che partano da certe osservazioni che rispettano, che vogliono rendere conto, che sono modelli di certe situazioni, e vogliono essere utili per risolvere problemi concreti. - Prof. Prosperi: Dal punto di vista di una certa visione della matematica moderna, tu hai perfettamente ragione. Quando la matematica viene utilizzata, però, per affrontare, per esempio, dei problemi di tipo fisico, la cosa non è più, non è una scelta, va bene, come l'altra. - Prof. Ferro: No, non sono d'accordo con te. Ma proprio nel momento applicativo una scelta può essere più opportuna di un'altra nel rappresentare una certa situazione. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 162 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Prof. Prosperi: Anzi tutto, guarda che non è questione di più opportuna, una scelta ti fornisce dei risultati coerenti con l'esperimento è una scelta ti fornisce dei risultati in contraddizione con l'esperimento. - Prof. Ferro: Quindi è una scelta, è opportuna nel descrivere quell'esperimento. - Prof. Prosperi: Opportuna? Non so se la voi chiamare opportuna. Comunque, cioè, io capisco perfettamente tutto quello tu hai già detto non è che sono su linee molte diverse, ma mi sembra che bisogna stare attenti a non pretendere di applicare una certa visione, una certa costruzione, una certa filosofia della matematica che noi ci facciamo oggi, non c'è né una sola, a un certo punto applicarla, per esempio, a situazioni se uno confronta, per esempio, con Aristotele non può pretendere..., ci sono critiche, Didonet, ha fatto delle critiche a Euclide che non stanno né in cielo né in terra, perché Didonet pretendeva che Euclide ragionasse, organizzasse la matematica secondo i criteri che lui, Didonet, preferiva. In somma, su questo bisogna stare un momentino anche attenti, dopo di che, tutti quei discorsi di coerenza sono veri, sopratutto, se si applicano a un certo contesto, a una certa visione della matematica che può essere utilissima, perché ha svincolato la matematica da un riferimento a oggetti specifici e ha scisso, per esempio, e staccato il problema della validità, della correttezza del problema procedurale, per dirtelo con Manara, da quello che è, invece, un riferimento a oggetti specifici che si è voluto, e forse, appartenesse a quel famoso momento semantico che, si voi, distinto dal momento di tipo formale. - Prof. Ferro: Manara è molto nella tradizione hilbertiana in cui si cerca di dare agli oggetti matematici un valore comportamentale e non un valore semantico, un valore concettuale. - Prof. Prosperi: Sì, sì, cioè, un punto di vista. - Prof. Ferro: Sì, ma questo punto di vista è stato drasticamente superato con i vari risultati del 1920 e il 1930. Questo punto di vista non rende conto del perché di certi risultati di matematica si dicono importanti, e certi risultati si dicono esercizi perché entrambi sono dimostrati in ugua modo ottenute con le stesse..., ma certi vengono detti perché hanno un loro significato. Cosa sia il significato degli enti matematici? Questo è tutto un altro problema. - Prof. Prosperi: Sì, sì. - Prof. Ferro: Però, la posizione hilbertiana che negava il significato agli enti matematici è superata. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 163 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Prof. Prosperi: Va bene, però adesso non attaccarti alla posizione hilbertiana, ho parlato della posizione hilbertiana per dire che appunto c'è una varietà di posizioni che tu non puoi semplicemente sovrapporre perché al meno si parla di cose diverse, cioè, mi sembra che col tuo criterio di opportunità -che io reagisco sempre quando tu lo voi applicare alla fisica- per esempio, perché secondo me, allora, se io sono il primo a dire, quando Geymonat diceva "Ah! una volta c'era la geometria euclidea, c'era la geometria dell'equazione differenziale, quindi sapevamo benissimo quale fosse il criterio di ragionamento che dovevano applicare in fisica, adesso -questo lo diceva anche pure anni fa, no al momento della morte che aveva cambiato molto in queste posizioni- adesso c'è la geometria non euclidea oltre la equazione differenziale, c'è la teoria della probabilità, quindi, quale matematica dobbiamo applicare alla fisica. Allora vedete la fisica teorica non ha più nessun un futuro". Cioè, è chiaro, lui partiva della posizione neopositivista, a me è sembrato sempre una cosa estremamente grossolana che per quello che è stato un gran dibatte del neopositivismo, mi dice solo cosa valesse il neopositivismo, però lo dico, per dire, io a questo sempre ho risposto -a lui personalmente perché lo conoscevo personalmente- si usa la matematica che è utile, che serve, e quindi, vedi che da molti certi punti di vista sono d'accordo con te, ma, la matematica che serve vuol dire, quindi che le varie teorie matematiche, logicamente concepibili, ne applico, e li faccio delle identificazioni, mi paiono semantiche, perché il concetto di punto della geometria, sì, ... i modelli euclidee, però, sta cambiando il significato del concetto di punto, perché se io ti chiamo, e sì. Allora, io prendo una stella di rette, io decido che chiamo la retta, lasciami chiamarla retta euclidea, la chiamo punto ellittico, va bene, e poi prendo un piano euclideo che passa per el centro della sfera e quello lasciamelo chiamare piano euclideo, e te lo chiamo retta ellittica. Allora c'è un punto euclideo, la retta euclidea, il piano euclideo e sono una cosa, il punto ellittico, ecc. Allora faccio questa identificazione e a questo punto io ho che il punto ellittico e la retta ellittica soddisfanno i primi quattro postulati di Euclide e non soddisfanno l'ultimo. Affatto non mi puoi dire che il punto ellittico e il punto euclideo sono la stessa cosa. - Prof. Ferro: Sono d'accordo, però non è questo il modello che si usa per fare la dimostrazione della equiconsistenza. Questo è anche un modello interessante, ma, io posso fare un modello... - Prof. Prosperi: Questo è il modello che io conosco, non conosco i modelli che conosci tu, a me pare, che sia una base buona per stabilire, Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 164 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones per fare considerazione di questo tipo, se mi tiri fuori altro modello lo possiamo discutere, non vedo come possono avere caratteristiche radicalmente... - Prof. Ferro: No, sono modelli in cui i punti sono punti, l'unica cosa che si cambia è la nozione di distanza che è una nozione molto vaga lungo la retta. - Prof. Prosperi: Va bene, hai allora cambiato il significato del termine distanza, in somma, non puoi dire che due cose sono la stessa cosa allo stesso momento. - Dr. Puyau: Pero, yo digo distancia cuando introduzco una métrica, puedo considerar... - Prof. Prosperi: `E chiaro, posso considerare diverse metriche ¡per carità! - Prof. Ferro: E vengono fuori modelli non euclidee. - Prof. Prosperi: Scusa, io a un certo punto ho lavorato in relatività, quindi, che ci siano modelli non euclidee, non euclidee nel senso, anzi, non ... me ne rendo perfettamente conto, però il problema è quello del rapporto tra queste cose e del significato... - Prof. Ferro: Ma, mi pare che siamo perfettamente d'accordo su questo, quando io dico che le scienze usano della struttura matematica quella che va bene per sviluppare quella particolare scienza. - Prof. Prosperi: Certo, d'accordo. Perché per Euclide la matematica era quella, secondo me, la geometria di Euclide, come Euclide la concepiva, infatti, poi ci dovremmo dire che secondo la nostre accezione attuale è un capitolo della fisica, però secondo la nostra concezione attuale, perché noi oggi abbiamo delimitato, abbiamo distinto la matematica in maniera diversa da quella che faceva Euclide. - Dr. Puyau: Una pregunta. Si yo digo el segundo postulado de Euclides "una recta se puede prolongar indefinidamente", eso en el mundo tal como lo concebían los griegos en ese momento era imposible. - Prof. Prosperi: Era chiaramente una idealizzazione, come una idealizzazione tutta la meccanica di Newton. Però, Euclide ... intendeva parlare, fare una teoria dello spazio fisico, mentre i matematici, secondo la concezione attuale della geometria, la geometria non fa necessariamente una teoria dello spazio fisico. - Dr. Puyau: No, es claro, pero espacio físico es una noción que los griegos no tenían, tenían noción de lugar, no tenían noción de espacio, Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 165 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones eso es lo importante; la noción de espacio no la tenían los griegos, espacio vacío es lo que introduce Newton siguiendo a More y a todos esos. Entre dos cosas, eso era el espacio vacío, pero un espacio que englobara todo, está más allá del pensamiento griego. Cuando Descartes enuncia otro vez el principio de inercia, -lo enuncia Galileo primero- pero piensa un movimiento circular uniforme, quiere decir, que todavía se está en la imagen del mundo griego, pese a que Galileo ya rompe con eso. - Prof. Prosperi: `E chiaro che la coscienza di certi concetti matura nel tempo, non possiamo mai pretendere, però nella geometria solida di Euclide il concetto di spazio è già implicito, però il concetto di spazio è lo spazio fisico. Il discorso è che uno dica Newton aveva lo spazio assoluto o no, questo mi sembra una cosa un pochino, direi, un po'indipendente dal fatto che lo spazio fosse assoluto o no. Però Newton pensava a questo spazio infinito, ecc. Già Cartesio quando ha fatto la geometria analitica, non lo so, lo spazio era lo spazio infinito, era lo spazio euclideo, la nozione di questa totalità può essere stata successiva. `E chiaro che quando noi parliamo del passato tendiamo sempre ad applicare delle categorie, degli strumenti di analisi che sono poi, che aiutano noi perché veniamo dopo e perché, magari, non c'era piena coscienza in quell'epoca, però in somma, il discorso... Io credo che fare l'affermazione che Euclide voleva fare la teoria dello spazio fisico, intendendo lo spazio fisico in termini di significato, che noi oggi gli diamo, mi sembra una cosa vera. Ecco, poi quello era l'atteggiamento mentale in cui Euclide si poneva. C'è Herodoto che dice, addirittura, che la geometria l'avevano fondata gli egiziani. Normalmente il pensiero nostro nega questo perché dice è essenziale alla geometria, nel senso che noi lo intendiamo, per esempio, il concetto di dimostrazione. Allora, noi sappiamo di dimostrazione, vero o falso che fosse partire da Tale per cui il concetto di dimostrazione scoperto dai greci, quindi la matematica nel senso che noi la intendiamo è fondata dai greci. Ecco, però gli egiziani già avevano il concetto di punto, il concetto di linea, ecc., e a che cosa servivano? Per loro le linee era una idealizzazione del muretto o del reticolato, della striscia, delle pietre messe nel terreno che servivano ad delimitare i campi dopo il Nilo veniva fuori, invadeva tutto, bisognava distribuire i campi in una maniera che fosse appropiata, e avevano bisogno di valutare le aree, di valutare il volume di rintracciare le ... Quindi era qualcosa che era legata a qualcosa di estremamente concreto. Quindi, che la geometria storicamente sia natta in una stretta relazione con una descrizione della realtà oggettiva è vero, che poi, invece, successivamente sia a livello di Hilbert non è molto importante, Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 166 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones anzi, io direi che se uno prende quel libro del ... che conoscerai, allievo di Manara, Perché la Matematica lui riforma la geometria di Euclide inventando delle parole qualsiasi, mettendoci un verbo nel posto di appartenenza ad un'altra parola stramba al posto di punto, un'altra al posto di retta, lo scrive, un insieme, dice di parole apparentemente senza senso, e dice, "questo è il quinto postulato di Euclide". Proprio perché lui insiste su questo concetto delle parole prive di significato intrinseco. Poi tra l'altro ci sarebbe il problema di dare le regole grammaticali con cui si combinano questi oggetti, perché noi, il termine appartenenze, il termine punto, ecc., anche quando enunciamo in geometria tenendo conto di postulati, ecc., però le proprietà che gli diano sono fatte basandosi... Io sono molto vicino, molto d'accordo al punto di vista che tu dici. Però, voglio dire, è un certo tipo di divisione, anche, tra, per esempio, l'aspetto della matematica, l'aspetto della fisica che a un certo punto noi abbiamo convenuto di fare perché ci aiutava nella chiarezza, perché ci aiutava a distinguere, per esempio, un procedimento dimostrativo corretto o non corretto da quello che era, per esempio, un riferimento a un dato di fatto che io ho detto della fisica però, potrebbe essere la modelizzazione di un qualunque aspetto della realtà, in somma, il calcolo della geometria è difficile, perché la geometria Euclidea va bene sempre, al meno che uno lo faccia la geometria sulla sfera... - Dr. Puyau: Lo que le quería decir es que lo que encontró la crítica moderna, sobre todo a fines del siglo, es que las demostraciones de Euclides pedían a la intuición algo que la teoría moderna de la demostración desde Pash, 1881; la teoría moderna de la demostración nace en esos momentos, después la toma Hilbert en 1900, pero desde 1881 las Lecciones de la Geometría de Pash, que es una reelaboración y "affinamento" diríamos así, del punto de vista euclidiano. Entonces, por ejemplo, se introducen otros postulados que Euclides usaba implícitamente, y después se eliminan la veinticinco definiciones de Euclides y la definición de punto, -punto no se define lo que se llama habitualmente una noción primitiva-, y la "appartenenza" es también una noción primitiva que no se define. Es decir, la idea de que no podemos demostrar todo es de Aristóteles; la idea de que no podemos definir todo es un poco posterior a Aristóteles, pero está implícita en Aristóteles, "no podemos definir todo y no podemos demostrar todo" - Prof. Prosperi: Comunque, la famosa definizione di Euclide per Euclide non era definizione, usava, una parola diversa, credo. Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 167 Epistemología de las Ciencias. El conocimiento. Aproximación al orden ontológico (2000) CIAFIC Ediciones - Dr. Puyau: Sí, era definición, era dar límites a algo, la definición es dar límites a algo. - Prof. Prosperi: Non era una definizione di tipo formale. Quando definisce un luogo di punti che ha certe proprietà, usa una certa terminologia, quando parla di punto, dice "il punto è quella cosa che non ha..." - Dr. Puyau: "Que no tiene partes." - Prof. Prosperi: "Que no tiene partes ", ecco. Il termine "oroi" non deve essere tradotto oggi come definizione e non deve essere tradotto come definizione né anche nelle definizioni di Newton, perché Newton dice che "la massa è il prodotto del volume per la densità", e cosa è la densità? Ecco, se uno la mette in quel termine evidentemente credo che Newton non fosse così scemo di non capire che non poteva definire una cosa coi termini dello stesso concetto... - Dr. Puyau: El modelo de ciencia que tiene Newton es la geometría. - Prof. Prosperi: Chiaramente è la scienza degli analitici secondi di Aristotele, che è quella della geometria Euclidea. - Dra. Archideo: Gracias Prof. Abbona,muy interesante el tema del conocimiento de los cristales. © 2000 CIAFIC Ediciones Centro de Investigaciones en Antropología Filosófica y Cultural Federico Lacroze 2100 - (1426) Buenos Aires e-mail: [email protected] Dirección: Lila Blanca Archideo ISBN 950-9010-24-3 Percezione e pensiero nel mondo dei cristalli, Francesco Abbona, pp.97-168 168