L’ ec o d el Se m in ar io
Inserto a “Vita Nuova” n° 15 del 24 aprile 2015 — a cura della comunità del Seminario Maggiore
EDITORIALE
ALSOLEDIPRIMAVERA
UNSEMINARIOFIORITO
24 APRILE 2015
I
l nutrito programma del
450simo di fondazione del nostro
Seminario sta entrando sempre più
nel vivo. Ed il succedersi degli eventi lo configura passatemi l’espressione! - come una
sorta di “cosmogonia”, che, si sa, include sempre un
giardino, “paradiso” perennemente
in fiore, Eden biblico o Giardino delle Esperidi che sia.
La primavera, eterna per definizione, vi garantisce la
presenza continua di fiori che, dal mondo classico (Ovidio insegna), in più di un caso, vengono ripresi dal Cristianesimo, il quale nei secoli li piega a significati di natura sacra o morale e spesso li trasforma in immagini
simboliche della Madonna e di Gesù Cristo, che non a
caso è definito anche “giardiniere di anime”. Dal prato
mistico di Sant’Apollinare in Classe ai gigli che accompagnano gli innumerevoli dipinti con l’Annunciazione
della Vergine il campionario è veramente sterminato.
Ecco, in questa linea, mi piace pensare anche all’insieme dei diversi eventi del 450simo come ad un mazzo di
bellissimi fiori, che vogliamo offrire proprio a Maria,
che – come noi in questo tempodi Pasqua - nel Cenacolo insieme agli apostoli persevera in preghiera nell’attesa dello Spirito Santo. Siamo poi nell’imminenza
del mese di Maggio a Lei dedicato, motivo in più per
mettere sotto la sua protezione il nostro Seminario e
tutte le iniziative di questo Anniversario!
Di queste nello scorso Giovedì Santo abbiamo vissuto
un momento importante. Dopo la Casa delle Suore, che
dall’inizio di novembre è abitata dalla comunità delle
Serve di Gesù, il vescovo Enrico ha proceduto ad ulteriori due inaugurazioni: quella della Casa della propedeutica, ovvero gli ambienti al secondo piano destinati
al discernimento residenziale di giovani e adulti, che
desiderino interrogarsi in loco sulla chiamata al ministero; e quella del Refettorio grande, rinnovato completamente grazie alla generosità della Associazione “Amici del vescovo Cesare” e anche per questo a lui dedicato. Nella targa esplicativa abbiamo voluto riportare una
delle frasi che l’indimenticato vescovo Cesare ci ha più
e più volte ripetuto con quell’ottimismo della speranza,
che costituiva la sua filosofia di vita, oltre che il tratto
“evangelico” della sua predicazione e del suo ministero:
“La terra è piena di semi. Sono sicuro che sta per venire la stagione dei fiori e dei frutti… anche per Parma!”().
Coloro che hanno partecipato all’agape fraterna, nel
percorso sotto il chiostro e nell’allestimento della sala,
hanno colto chiaramente che l’intendimento era quello di creare un “giardino” di piante e fiori, laddove sarebbero stati solo muri e cemento. Ce n’erano diverse
varietà: innanzitutto la aquilegia o colombina, che abbiamo scelto in una qualità dalla fioritura precoce, in
quanto simbolo dello Spirito Santo, di cui trattiene l’acqua con le foglie, rappresentando i suoi doni col numero dei fiori per ciascuno stelo. Poi il primo fiore di stagione, ovvero la primula, che per questo viene denominata anche “primavera”. E, terzo, la margherita e la gerbera, che si assomigliano tanto tra loro, rappresentando l’una la semplicità e l’altra l’allegria. Sono i colori del
giardino della Pasqua: “la Pasqua è l’evento che ha portato la novità radicale per ogni essere umano, per la storia e per il mondo: è trionfo della vita sulla morte; è festa di risveglio e di rigenerazione. Lasciamo che la nostra esistenza sia conquistata e trasformata dalla Risurrezione!” – ci ha ricordato papa Francesco nel Regina
coeli del Lunedì dell’Angelo. Ma proprio perché Pasqua
è “risveglio e rigenerazione” è appunto sinonimo di primavera! E non viceversa. Perciò vogliamo che questo
giardino primaverile sia come il simbolo del nostro Seminario!
E ci auguriamo che le prossime celebrazioni del 450simo aggiungano ciascuna il proprio fiore al mazzo che
offriamo alla Madonna. Così un altro fiore sarà la rosa,
che è il fiore per eccellenza, simbolo di amore, devozione, ammirazione, bellezza e perfezione e ci richiama
450° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
P R O S S IM I E V E N T I
ADORAZIONE EUCARISTICA delle “Quarantore” — 20-22 maggio 2015
Durante la novena di Pentecoste. Nella cappella del Seminario Maggiore
CONCERTO MUSICALE — 7 giugno 2015
Nel chiostro interno del Seminario Maggiore
Per maggiori informazioni: www.seminariovescovile.parma.it
A NN U A R IO D E L L A D I O C E S I 2 0 1 5
E’ con tutta probabilità il testo di carattere diocesano più consultato di qualunque altro, persino rispetto al sito o ad uno dei
blog diocesani! Di più: da quando l’Annuario viene stampato come un libretto a sé (e sono circa cinquanta anni) non
era mai capitato che il Seminario avesse l’onore della copertina! Proprio per “commemorare” il 450simo, come recita la
retro pagina, la facciata del nostro Seminario in questo anno
2015 fa bella mostra di sé nella bella ed elegante veste grafica della copertina.
Così, per tutto questo anno, ogni qualvolta qualcuno consulterà l’Annuario della Diocesi avrà davanti agli occhi il nostro
Seminario e ne ricorderà l’anniversario! Possa soprattutto
pregare anche per sempre nuove “fioriture”!
le due ordinazioni diaconale e presbiterale, che coronano il cammino di Paolo e di Nicola. Loro per primi affidiamo all’intercessione materna di Maria ed alla preghiera di tutta la diocesi, convocata in Cattedrale rispettivamente il 25 aprile e il 17 maggio prossimi. Il profumo particolarmente intenso e benefico del giglio rappresenterà la proposta delle “Quarantore” che, proprio
durante la novena di Pentecoste (20-22 maggio), terremo nella nostra cappella. Vogliamo che sia una proposta di preghiera aperta a tutti e secondo le possibilità di
ciascuno: familiari, iscritti all’Opera Vocazioni Ecclesiastiche, parrocchie, associazioni e tutti coloro (e sono
tanti) che pregano ed offrono per le vocazioni. Come
un giglio il profumo della preghiera inebri tutta la casa
del Seminario e le vite di quelli che si sentono associati al Rogate ergo di Gesù! Infine, almeno limitandoci a
prima dell’estate, l’ultimo fiore potrebbe essere il fiordaliso, che simboleggia la guarigione, anche quella ottenuta grazie al divertimento ed al gioco. Una serata di
vero e proprio divertissement sarà quella del 7 giugno
IL GIARDINO DI GESÙ
Ma Gesù mi ha istruita riguardo
a questo mistero. Mi ha messo
dinanzi agli occhi il libro della
natura, ed ho capito che tutti i
fiori della creazione sono belli,
le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo
alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina... Se tutti i
fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua
veste di primavera, i campi non
sarebbero più smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi
Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne
ha creati anche di più piccoli, e
questi si debbono contentare
d’essere margherite o violette,
destinate a rallegrar lo sguardo
del Signore quand’egli si degna
d’abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere come vuole lui.
(Teresa di Lisieux, Storia di un’anima, 56)
prossimo, quando si terrà un “concerto nel chiostro” (del
Seminario, s’intende!), in cui, grazie alla liturgia della
creazione artistica, testi e musica “giocheranno” ad innalzarci alla contemplazione del Mistero (e della vocazione presbiterale).
Avremo così messo insieme forse soltanto un mazzetto,
senza pretese certamente, ma ricco di sei fiori, belli della bellezza che viene dall’alto. E li avremo offerti a Maria,
colti dal giardino del nostro Seminario, il quale ad immagine della Chiesa vorrebbe essere “un giardino variopinto di un’infinità di fiori; ce ne sono infatti di diversa
grandezza, di diversi colori, di diversi profumi, e pertanto, di diverse perfezioni; tutti hanno il loro valore, la loro
grazia e il loro splendore, e tutti, nella fusione delle loro
varietà, fanno una perfezione molto gradevole di santità» (Francesco di Sales, Teotimo o Trattato dell’Amor di
Dio, 430). Al sole della primavera dello Spirito.
Don Stefano M. Rosati
rettore
I
DaLodiaParmalegioie,lepassioni,lefatichedelnuovo“don”,persempreaserviziodiGesùedeifratelli
In Paolo: storia, tradizione e creatività
Il25aprilel’ordinazionediaconaledelseminaristaPaoloCarossa
Q
L ’ e c o d e l S e m i n ar i o
uesto è un momento importante per la comunità
del seminario: sabato 25
aprile il nostro caro Paolo Carossa
verrà ordinato diacono! Un passo
decisivo per la sua vita, che la
cambierà per sempre, perché anche se il suo diaconato è in vista
dell’altro grande passo, cioè il presbiterato, la dimensione della diaconia (ovvero del servizio) resterà
per sempre.
Come ogni decisione importante
nella vita, anche questa ha richiesto preparazione, certamente, ma
per chi conosce Paolo, si può dire
che è tutta la vita che si sta prepa-
rando a questo.
Personalmente, quando guardo
lui, vedo un ragazzo, un amico, un
confratello, appassionato e nello
stesso tempo determinato a seguire Cristo con tutta la vita. Tutti noi
suoi compagni sappiamo quanta
energia e creatività metta nelle cose che più lo appassionano: l’organo, i motori, le lampadine… ma
più di tutte la liturgia!
A riguardo mi vengono in mente
le parole di Benedetto XVI: «La liturgia non è il ricordo di eventi
passati, ma è la presenza viva del
Mistero Pasquale di Cristo. Ogni
giorno deve crescere in noi la convinzione che la liturgia non è un
nostro “fare”, ma è azione di Dio in
noi e con noi. Quindi, non è il singolo (sacerdote o fedele) che celebra la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la
Chiesa, che ha la sua storia, la sua
ricca tradizione e la sua creatività».
Credo che in queste ultime parole
ci sia riassunto tutto il cammino di
Paolo, condiviso con noi in questi
anni.
La “storia”, dice l’unicità di ciascu-
no, quella del cammino di ognuno
di noi, come anche quello di Paolo, fatto di fatiche, decisioni difficili, ostacoli da superare, ma an-
che di coraggio e di tanta gioia, che
parte da Lodi e, passando per Piacenza, finisce a Parma (e chissà).
La “tradizione”, esprime la fedeltà
a Cristo e alla Chiesa, che Paolo ha
sempre cercato di trasmetterci
nella cura liturgica, facendoci cogliere le ricchezze che spesso oggi
non sono valorizzate né tramandate.
La “creatività” invece dice la bellezza nell’esprimere in maniera
sempre nuova e viva ciò che ti
riempie il cuore. E in lui l’abbiamo
vista in tanti modi: dagli allestimenti in cappella alla preparazione della Messa, dalle pulizie di primavera alla manodopera sugli automezzi.
Insomma, già da tempo Paolo si
prepara ad essere “don” Paolo,
diacono a servizio di Gesù e di tutti i fratelli a cui sarà mandato, per
diventare presto ministro della
Santa Chiesa di Cristo.
Roberto Grassi
Amico ironico e profondo, è stato un “fratello maggiore” e un compagno di strada per gli altri seminaristi
Il 17 maggio Nicola Liveri sarà presbitero
Verso l’ordinazione, la gioia e il saluto dei compagni di questi anni
D
omenica 17 maggio il nostro diacono, don Nicola
Liveri, sarà ordinato presbitero e sarà una grande festa per
tutta la diocesi. Innanzitutto per la
comunità del seminario. Come è
normale per la nostra vita, alla
gioia per l’ordinazione si aggiungerà anche un po’ di malinconia
per un saluto – ma è solo un arrivederci – che, per molti di noi,
giunge dopo molti anni vissuti insieme.
Nicola, infatti, è entrato in seminario sei anni fa, insieme a don Romano Quagliotti, e in questi sei anni è stato un elemento molto importante per la vita di comunità.
In lui si è sempre potuto trovare la
presenza di un fratello, di un amico, di un compagno di strada. La
sua ironia e la sua voglia di scherzare sono state molte volte importanti per arricchire e sdrammatizzare tanti momenti della vita insieme, soprattutto perché dietro alla
voglia di ridere e di sorridere si è
sempre celato uno sguardo
profondo sulla realtà.
Non solo per anni di seminario o
per anagrafe, Nicola ha sempre ricoperto in comunità la figura dell’“anziano”, del “presbitero” che in
questi anni si è preparato a diventare. Per noi più “piccoli” si notava
la giovinezza di Nicola, se parago-
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II
nata all’altro “anziano” della comunità: Romano. Entrati insieme,
Nicola e Romano hanno rappresentato per diversi anni la “vecchia
guardia”, portando un testimone
che ha collegato tra loro diversi periodi della storia del nostro seminario. Chi ha avuto la fortuna di vederli insieme nei vari ambiti della
vita di seminaristi, non può che ricordare con un sorriso la loro presenza e ringraziare il Signore per
averceli donati, prima come seminaristi e ora come presbiteri.
Con questo spirito noi tutti della
comunità del seminario ci uniamo
alla gioia di tutta la diocesi e ci
stringiamo attorno a Nicola ed alla
sua famiglia in vista di questo momento così importante.
Grazie, Nicola, grazie di questi anni, della tua presenza, della tua voglia di ridere e sorridere insieme: il
Signore ti accompagni sempre.
Giacomo Guerra
Nella messa in coena Domini mons. Solmi ha ripetuto il gesto di Gesù: «Laverò i piedi perchè sentano
che non sono soli e che questo cammino è una risposta a Dio che li sta chiamando per il bene di tutti»
I
l nostro vescovo Enrico, nel suo
grande amore al Seminario e
nella sua costante attenzione
paterna a tutti ed ai singoli seminaristi, fin dall’inizio del suo ministero a Parma, ha sempre tradotto
in pratica l’affermazione fatta nel
corso della sua prima visita in Seminario: “Il Seminario è e resta il
cuore della premura del vescovo e
della nostra Chiesa. Il prete è dono
di Dio alla comunità cristiana ed a
tutte le altre vocazioni: ecco il motivo di questa cura e sollecitudine”.
Memorabile il gesto da lui compiuto nel corso della Messa in Coena Domini la sera dello scorso Giovedì santo in cattedrale. Ci ha stupito e commosso tutti, scegliendo,
in occasione del 450simo, di lavare i piedi ad una rappresentanza
del nostro Seminario: precisamente 2 preti formatori, 7 seminaristi, 1
propedeuta e 2 adolescenti del
gruppo “Seguimi”.
Dalla sua omelia vogliamo riprendere e condividere soltanto alcuni
stralci:
«Stasera voglio lavare i piedi ai seminaristi e ai preti del Seminario.
Sì, proprio a loro. Sembra il gesto
di chi non trova nessun altro. Credetemi non è facile a Parma, trovarne 12 in seminario e questo deve farci molto, molto riflettere… Lo
voglio fare sul mandato del Signore: Come ho fatto io fate anche voi:
prima di tutto questo è chiesto al
Vescovo al quale il Signore lava i
piedi con la misericordia, la pazienza e il perdono… Lo voglio fare perché:
È un gesto di rivelazione
Rivela e dice chi è Gesù, il segreto
che ha accompagnato tutta la sua
vita. “Avendo amato i suoi li amò
sino alla fine”: questo è il filo che
unisce tutte le sue azioni e scelte, la
sua vita offerta per noi fino al sacrificio della croce: Gesù che si
cinge il fianco con l’asciugamano
è Dio che lava i piedi all’umanità,
partendo da quelli che sono stati
scelti, che il Signore affida al Padre,
proprio ora che a Lui ritorna, e nel-
lo stesso tempo affida Se Stesso a
loro. “Fate questo in memoria di
me” l’eucaristia che noi celebriamo… Tramite loro lava i piedi all’umanità. La carità del prete, l’amore, il lavare i piedi è un vangelo
aperto, senza il quale non solo il
resto non conta, ma diventa ipocrisia e, per il mondo di oggi, odioso. Questo vale per tutti: nelle nostre case, nei luoghi dove viviamo;
dà sapore particolare alla carità
pastorale del prete e diventa allenamento per i giovani che il Signore sceglie e che in Seminario e nell’esperienza pastorale si preparano a diventare preti.
ro fuggono, mentre solo le donne
stanno sotto la croce. È amore che
accoglie l’altro così com’è perché
gli vuole bene. Il seminario, l’essere giovani, in formazione: la grande scuola di vita, un allenamento
per accogliersi, come Gesù fa con
noi, per togliere il giudizio malevolo e allargare il cuore. Servire è
amare e trasmettere la carità stessa di Dio che si fa pane per noi.
È un gesto di memoria
Si celebra questo gesto nell’Eucaristia, quasi una parabola dell’offerta di Gesù che si sostituisce e
porta a compimento il segno del-
È un gesto di servizio
Lo schiavo ebreo poteva rifiutarsi
di lavare i piedi a un altro giudeo. Il
Signore lo compie! Mostra lo stile
del presbiterio, della chiesa, della
famiglia dei battezzati, ed anche di
chi – seminarista – è nella prospettiva di diventare prete. Lava i piedi
a coloro che ancora non lo capiscono appieno, ai 12 che lui ha
scelto perché stessero con Lui e lo-
l’agnello pasquale con il sacrificio
della Croce e il dono totale di sé
che a noi viene nell’Eucaristia…
Quello del presbitero è un carisma
che fa la chiesa, un carisma che vogliamo invocare dal Signore. Non
deve mancare alla sua chiesa che
lo invoca e lo educa. Forme nuove
e complementari accanto al Seminario, provvidenziale istituzione
del Concilio di Trento, qui a Parma
da 450 anni… una comunità che
educa i suoi preti con l’esempio,
ma anche la vicinanza, la correzione fraterna, così si è chiesto al Sinodo per le Famiglie, così ha chiesto papa Francesco. Non manchi
alla chiesa il ministro dell’altare,
come non manchi chi offre il culto
spirituale della propria vita di famiglia, chi per il Signore consacra
tutto se stesso, chi – giovane - guarda in avanti e vede una Chiesa che
cammina, alla quale si offre (come
è stato nel Concilio dei Giovani,
del quale dovremo molto parlare)
come sentinella che sa vegliare e
come avanguardia che intercetta
un mondo nuovo che noi già viviamo.
È un gesto di comunione
Questo gesto di memoria è anche
un gesto di comunione, che unisce
e crea un popolo sacerdotale, che
sa offrire questo sacrificio.
Laverò i piedi ai seminaristi, a
qualche ragazzo della propedeutica e del gruppo vocazionale “Seguimi”, a qualche prete del Seminario, perchè anche loro sentano
che non sono soli e che questo
cammino non è l’involucro o l’acquisizione di qualcosa di personale, ma è una risposta a Dio che li
sta chiamando per il bene di tutti,
nella chiesa e nel mondo».
L ’ e c o d e l S e m i n ar i o
Nel gesto di lavare i piedi a studenti e preti
l’attenzione del Vescovo per il Seminario
III
Grazie, Padre, siamo consapevoli
di quello che ci ha fatto: ci ha dato
l’esempio, perché così facciamo
anche noi. Lavandoci i piedi gli uni
gli altri!
la Comunità tutta
del Seminario
SECONDA PARTE
IlpretesecondopapaFrancesco
Medita la Parola
e si ciba dell’Eucaristia
«Essere buoni pastori significa ”meditare
ogni giorno il Vangelo, per trasmetterlo con
la vita e la predicazione” ( ... ). Ancora, ”significa cibarsi con fede e con amore dell’Eucaristia, per nutrire di essa il popolo
cristiano”, ”significa essere uomini di preghiera, per diventare voce di Cristo che loda il Padre e intercede continuamente per
i fratelli”».
Come è possibile incontrare il Signore?
Stare con il Signore? È affascinante per un
sacerdote riscoprire nella sua giornata, nel-
la sua parola e si serve di noi per raggiungere ogni uomo. Meditare la Parola, interiorizzarla. significa renderla attuale. C’è
una parola che mi raggiunge ogni giorno
per dirmi come devo vivere la storia: in certi momenti ci si può smarrire, allora viene
in aiuto ciò che ha detto e fatto Gesù perché lì è racchiuso il segreto della vita di
ogni persona e, soprattutto, di un prete.
Nell’Eucaristia ho l’opportunità di incontrare Gesù, di ricevere quella grazia che mi
aiuterà a incontrare il prossimo secondo il
suo stile, lo stile di Gesù. Cibarsi dell’Eucaristia non è una pia devozione, ci cibiamo dell’Eucaristia per essere come lui, per
rassomigliare a lui nell’amore.
«L’Eucaristia che celebro ogni giorno mi
porta a sentire gli altri come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire
con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di
Gesù?».
Meditiamo la Parola, ci cibiamo dell’Euca-
ristia per vivere in noi il sentire di Gesù che
trasforma il nostro modo di guardare e
considerare gli altri.
Porta i nomi incisi nel cuore
«Le vesti sacre del Sommo Sacerdote sono
ricche di simbolismi; uno di essi è quello
dei nomi dei figli di Israele impressi sopra
le pietre di onice che adornavano le spalle
dell’efod dal quale proviene la nostra attuale casula: sei sopra la pietra della spalla
destra e sei sopra quella della spalla sinistra (cf Es 28,6-14). Anche nel pettorale erano incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele
(cf Es 28,21). Ciò significa che il sacerdote
celebra caricandosi sulle spalle il popolo a
lui affidato e portando i suoi nomi incisi
nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farei bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del
nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei
nostri martiri, che in questo tempo sono
tanti».
Suggestivo è il collegamento tra le vesti sacre del sommo sacerdote e la casula. Ciò
che li unisce è il popolo che è affidato: non
siamo preti per noi stessi, siamo preti perché ci è affidato un popolo. Papa Francesco
ci richiama all’unità, alla comunione di vita, a portare i nomi incisi nel cuore, cioè ad
accorgerci dell’altro, riconoscerlo. sentirlo
vicino in una relazione, in una conoscenza
d’amore che rimanda a Dio.
Ricordare i nomi non è facile per noi preti.
Il nome ... con il nome ricordare il volto e il
peso della sofferenza delle persone a noi
affidate. È bello ricordare il nome perché
dietro il nome ci sono persone, volti a noi
cari, familiari, ci sono storie vissute, identità uniche agli occhi di Dio. E il prete non
deve mai dimenticare il nome ... perché lo
custodisce, lo porta nel cuore.
Antonio Genziani (continua)
24 APRILE 2015
Q
uale visione di Chiesa ha nel suo
cuore papa Francesco? Cosa desidera dai sacerdoti e da coloro che
sono in cammino sulla strada ministeriale?
Dopo il primo: la sua consistenza è in Gesù, ecco altri due tratti che delineano il profilo del prete secondo papa Francesco.
Le opere, destinate alla comunità del Maggiore, rese possibili dalla generosità
LASCITI
IMPORTANTI di don Lino Rolli, don Sergio Bellini, don Pietro Colli e della famiglia Bonicelli
Lo scorso Giovedì Santo inaugurati i locali
della Propedeutica e i lavori del Refettorio
L ’ e c o d e l Se m i n a r i o
L
o scorso 2 aprile, Giovedì Santo, il Seminario di Parma ha vissuto una giornata di festa per
l’inaugurazione dei nuovi
locali della propedeutica e
dei lavori al Refettorio, dedicato all’indimenticato vescovo Cesare Bonicelli.
Di seguito le parole del Rettore, don Stefano Maria Rosati.
LA NUOVA
PROPEDEUTICA
Come tutti sapete, siamo nel
bel mezzo del 450simo anniversario di fondazione del
nostro Seminario, uno dei
primi in Italia, in attuazione
delle decisioni del Concilio
tridentino. E’ questa la prima delle tre inaugurazioni
che compiamo oggi. Interessa i locali della cosiddetta Propedeutica per il discernimento residenziale di
quei giovani ed adulti, che
sentono di doversi misurare
“sul campo” circa la chiamata alla vocazione al ministero ordinato. Attualmente
sono due più altri quattro
che stanno facendo un percorso individuale e prossimamente inizieranno i periodi di residenza. I locali
comprendono tre stanze
IV
singole con bagno, un appartamento di due stanze
con bagno, più due ambienti comuni: una sala riunioni,
una cucina ed un bagno sul
corridoio. Qui è collocato
anche l’appartamento del
vice-rettore. Essendo il resto
dell’ala da tempo riservata
alle attività vocazionali con
gli adolescenti del “Seminario aperto” (15-19 anni),
questa Casa della Propedeutica si è potuta approntare, stante la attuale precarietà della situazione finanziaria del Seminario, solamente grazie alle sostanze
ed ai lasciti di Confratelli, in
particolare Don Lino Rolli,
Don Sergio Bellini e Don
Pietro Colli. Sit memoria eorum in benedictione!
IL REFETTORIO
GRANDE
Ed eccoci alla seconda inaugurazione di oggi: il Refettorio grande, che è senz’altro
il locale più significativo del
Seminario dopo quello della Cappella. Peraltro basta
far caso allo stemma episcopale, che è stato realizzato
anche in questo pavimento
marmoreo in occasione dell’ultima sistemazione della
sala, risalente a 55 anni fa. In
occasione del 450simo si è
pensato di “rinnovarla”, di
“vivificarla”, di renderla “luminosa”, grazie al nuovo e vivace tinteggio delle pareti e
delle volte, nonché dei serramenti, alla levigatura del
pavimento, ma grazie anche
agli imponenti eppur eleganti lampadari, scelti però
proprio nell’ottica del risparmio energetico.
Il percorso sotto il chiostro
che abbiamo fatto per giungervi e l’allestimento della
sala rendono bene l’intendimento che è stato quello di
creare un “giardino”. E’ il
giardino della Pasqua,
senz’altro. Ma è anche il
giardino di Primavera , quella primavera che l’indimenticato vescovo Cesare, di cui
due giorni fa abbiamo ricordato il compleanno e meno
di un mese fa il sesto anniversario della morte, aveva
più e più volte profetizzato
per Parma e il suo seminario – leggo dalla targa più
piccola, quella in plexiglas –
Parma, la cui terra – ripeteva
- è piena di semi., dicendosi
sicuro che stesse per venire
la stagione appunto dei fiori! E poi naturalmente dei
frutti…
Francesco Mineo. Si ringraziano poi le ditte Tecnomarmo dei F.lli Santini e la Fonderia Caggiati, che hanno
donato il monumento marmoreo. Permettete che approfitti di questa occasione
per ringraziare pubblicamente anche artigiani e tecnici e coloro che hanno prestato la loro opera per lo
svolgimento dei lavori relativi a tutte e le tre ristrutturazioni del 450simo. Si tratta
di amici prima di tutto, quali Minardi Francesco e la sua
impresa edile, Andrea Petrolini e Fidia costruzioni, i
falegnami Davide Copelli e
Umberto Azzolini, Massimo
Bezzi impianti elettrici, ed i
tecnici, in primis l’architetto
Anna Bizzarri e il geom.
Giuseppe Iamiglio. Anche
gli stessi seminaristi, insieme al vice-rettore, hanno
messo in campo le loro
competenze e passioni,
dando una grossa mano:
grazie, ragazzi! Infine, le nostre tre Suore della Comunità religiosa delle Serve di
Gesù. Guardandoci attorno,
anche ad una prima occhiata si capisce subito che c’è il
genio delle suore! Lavorano
in équipe, ma permettete
che le ringrazi una ad una,
così da poterle conoscere almeno per nome: sono la superiora e consigliera generale della Congregazione
Suor Maria e poi Suor Irene,
che è il “pollice verde”, nonché colei che sovrintende
agli allestimenti – quello di
oggi è giallorosso, ma Roma
non c’entra… Sono i colori
di Bergamo, in onore del vescovo Cesare e dei nostri
ospiti. E infine Suor Marika,
che tra l’altro ha cucito tutte
queste nuove tovaglie. Ultimo, ma non ultimo il nostro
vescovo Enrico, cui finalmente cedo il microfono per
la benedizione della targa
marmorea.
PUNTO DI RIFERIMENTO PER CAMPI E MOMENTI SPIRITUALI
INAUGURATA LO SCORSO DICEMBRE
L’estatealseminariodiBerceto
Un“nuova”casa
perlesuoredelSeminario
A
24 APRILE 2015
Ed ecco che, mentre la ristrutturazione degli interni
della Casa delle Suore, chiusa da 15 anni ed inaugurata
all’inizio dell’Anno della Vita consacrata, e dei locali
della Propedeutica, inaugurati poc’anzi, sono stati possibili grazie alla generosità
di confratelli Presbiteri, che,
avendolo amato in vita, in
morte si sono ricordati del
loro Seminario – ricordo per
tutti ancora una volta Don
Sergio Bellini, questo nuovo
allestimento del Refettorio
si deve alla generosità della
famiglia Bonicelli attraverso
l’Associazione degli “Amici
del vescovo Cesare”, che
promuove la sua memoria
nelle tre diocesi di Bergamo,
San Severo e Parma. La dedicazione del Refettorio all’amato don Cesare scioglie
un debito di riconoscenza di
tutto il Presbiterio, ma in un
certo modo fotografa idealmente proprio l’oggi del Seminario e manifesta l’auspicio che in futuro esso veda
sempre nuove Primavere!
Grazie ad Angiolamaria e
Lucetta Bonicelli e familiari,
che oggi ci onorano colla loro presenza. Grazie all’Associazione di promozione sociale “Amici del Vescovo Cesare” ed al suo Presidente
nche quest’anno il
Seminario di Berceto è pronto ad aprire
le porte per i tanti ospiti
che durante l’estate decideranno di trascorrere qualche giorno lontano dal caldo della pianura e della
città per un tempo di vacanza e di formazione spirituale e cristiana. La struttura, fruibile tutto l’anno
nei locali dell’Ostello, ogni
estate si popola soprattutto
di bambini, ragazzi, giovani e famigli
che insieme ai loro gruppi parrocchiali, associativi o diocesani vivono esperienze di crescita umana e spirituale
godendo degli ampi e adatti spazi del
Seminario. Ormai da tanti anni il Seminatio ricopre questo importante
ruolo nella vita della nostra diocesi di
Parma: offrire alle comunità parrocchiali e non, una accoglienza attenta
alle esigenze di chi desidera proporre
iniziative volte alla crescita e alla formazione di giovani e adulti. A tal fine la
possibilità di utilizzare ampi spazi
esterni come il campo da calcio, da
pallavolo o il boschetto, così come gli
ambienti interni con le tante aule e sale a disposizione, consente di praticare qualsiasi tipo di attività all’aria aperta e parimenti all’interno in caso di
maltempo. Di grande aiuto sono anche gli spazi predisposti per le celebrazioni e la preghiera: primo tra tutti
il Santuario della Beata Vergine delle
Grazie ma anche la piccola cappella a
piano terra accessibile in qualsiasi momento della giornata.
Perché il Seminario di Berceto sia
un’opportunità per tanti e sempre di
più sia conosciuto è stato approntato
un
sito
web
(www.seminariovescovile.parma.it/be
rceto) che, attraverso immagini e descrizioni, ne presenta le caratteristiche e le potenzialità.
Avvicinandosi i mesi estivi invitiamo
le comunità e i gruppi che stanno organizzando proposte estive a tener
conto di questa opportunità contribuendo a far sì che il Seminario di Berceto possa continuare ad essere un
punto di riferimento per la pastorale
attiva della nostra Diocesi di Parma.
don Giovanni Pezzani
L
a Casa, per quasi 100 anni abitata dalle Suore Piccole Figlie (1908-2000), è rimasta chiusa per 15 anni. La ristrutturazione degli interni fu pagata interamente con i proventi della eredità di Don Sergio Bellini
che lasciò al Seminario la metà dei suoi beni mobili.
All’inizio dell’Anno della Vita consacrata, esattamente l’8
dicembre 2014, la Casa, intitolata a San Giovanni Paolo II,
fu benedetta dal Rettore, presente l’équipe formativa e tutta la comunità, al termine della S. Messa solenne dell’Immacolata, 130simo anniversario di fondazione della Congregazione delle Serve di Gesù.
Si compone di un piano terra, dove si trovano la cappella, una piccola sagrestia,
il salone e il refettorio. Al
primo piano abbiamo le
stanze da letto in numero di
cinque, due bagni, stireria e
lavanderia, sala computer e
due grandi sale comuni.
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eco - Seminario Vescovile di Parma