L’ ec o d el Se m in ar io Inserto a “Vita Nuova” n° 15 del 24 aprile 2015 — a cura della comunità del Seminario Maggiore EDITORIALE ALSOLEDIPRIMAVERA UNSEMINARIOFIORITO 24 APRILE 2015 I l nutrito programma del 450simo di fondazione del nostro Seminario sta entrando sempre più nel vivo. Ed il succedersi degli eventi lo configura passatemi l’espressione! - come una sorta di “cosmogonia”, che, si sa, include sempre un giardino, “paradiso” perennemente in fiore, Eden biblico o Giardino delle Esperidi che sia. La primavera, eterna per definizione, vi garantisce la presenza continua di fiori che, dal mondo classico (Ovidio insegna), in più di un caso, vengono ripresi dal Cristianesimo, il quale nei secoli li piega a significati di natura sacra o morale e spesso li trasforma in immagini simboliche della Madonna e di Gesù Cristo, che non a caso è definito anche “giardiniere di anime”. Dal prato mistico di Sant’Apollinare in Classe ai gigli che accompagnano gli innumerevoli dipinti con l’Annunciazione della Vergine il campionario è veramente sterminato. Ecco, in questa linea, mi piace pensare anche all’insieme dei diversi eventi del 450simo come ad un mazzo di bellissimi fiori, che vogliamo offrire proprio a Maria, che – come noi in questo tempodi Pasqua - nel Cenacolo insieme agli apostoli persevera in preghiera nell’attesa dello Spirito Santo. Siamo poi nell’imminenza del mese di Maggio a Lei dedicato, motivo in più per mettere sotto la sua protezione il nostro Seminario e tutte le iniziative di questo Anniversario! Di queste nello scorso Giovedì Santo abbiamo vissuto un momento importante. Dopo la Casa delle Suore, che dall’inizio di novembre è abitata dalla comunità delle Serve di Gesù, il vescovo Enrico ha proceduto ad ulteriori due inaugurazioni: quella della Casa della propedeutica, ovvero gli ambienti al secondo piano destinati al discernimento residenziale di giovani e adulti, che desiderino interrogarsi in loco sulla chiamata al ministero; e quella del Refettorio grande, rinnovato completamente grazie alla generosità della Associazione “Amici del vescovo Cesare” e anche per questo a lui dedicato. Nella targa esplicativa abbiamo voluto riportare una delle frasi che l’indimenticato vescovo Cesare ci ha più e più volte ripetuto con quell’ottimismo della speranza, che costituiva la sua filosofia di vita, oltre che il tratto “evangelico” della sua predicazione e del suo ministero: “La terra è piena di semi. Sono sicuro che sta per venire la stagione dei fiori e dei frutti… anche per Parma!”(). Coloro che hanno partecipato all’agape fraterna, nel percorso sotto il chiostro e nell’allestimento della sala, hanno colto chiaramente che l’intendimento era quello di creare un “giardino” di piante e fiori, laddove sarebbero stati solo muri e cemento. Ce n’erano diverse varietà: innanzitutto la aquilegia o colombina, che abbiamo scelto in una qualità dalla fioritura precoce, in quanto simbolo dello Spirito Santo, di cui trattiene l’acqua con le foglie, rappresentando i suoi doni col numero dei fiori per ciascuno stelo. Poi il primo fiore di stagione, ovvero la primula, che per questo viene denominata anche “primavera”. E, terzo, la margherita e la gerbera, che si assomigliano tanto tra loro, rappresentando l’una la semplicità e l’altra l’allegria. Sono i colori del giardino della Pasqua: “la Pasqua è l’evento che ha portato la novità radicale per ogni essere umano, per la storia e per il mondo: è trionfo della vita sulla morte; è festa di risveglio e di rigenerazione. Lasciamo che la nostra esistenza sia conquistata e trasformata dalla Risurrezione!” – ci ha ricordato papa Francesco nel Regina coeli del Lunedì dell’Angelo. Ma proprio perché Pasqua è “risveglio e rigenerazione” è appunto sinonimo di primavera! E non viceversa. Perciò vogliamo che questo giardino primaverile sia come il simbolo del nostro Seminario! E ci auguriamo che le prossime celebrazioni del 450simo aggiungano ciascuna il proprio fiore al mazzo che offriamo alla Madonna. Così un altro fiore sarà la rosa, che è il fiore per eccellenza, simbolo di amore, devozione, ammirazione, bellezza e perfezione e ci richiama 450° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE P R O S S IM I E V E N T I ADORAZIONE EUCARISTICA delle “Quarantore” — 20-22 maggio 2015 Durante la novena di Pentecoste. Nella cappella del Seminario Maggiore CONCERTO MUSICALE — 7 giugno 2015 Nel chiostro interno del Seminario Maggiore Per maggiori informazioni: www.seminariovescovile.parma.it A NN U A R IO D E L L A D I O C E S I 2 0 1 5 E’ con tutta probabilità il testo di carattere diocesano più consultato di qualunque altro, persino rispetto al sito o ad uno dei blog diocesani! Di più: da quando l’Annuario viene stampato come un libretto a sé (e sono circa cinquanta anni) non era mai capitato che il Seminario avesse l’onore della copertina! Proprio per “commemorare” il 450simo, come recita la retro pagina, la facciata del nostro Seminario in questo anno 2015 fa bella mostra di sé nella bella ed elegante veste grafica della copertina. Così, per tutto questo anno, ogni qualvolta qualcuno consulterà l’Annuario della Diocesi avrà davanti agli occhi il nostro Seminario e ne ricorderà l’anniversario! Possa soprattutto pregare anche per sempre nuove “fioriture”! le due ordinazioni diaconale e presbiterale, che coronano il cammino di Paolo e di Nicola. Loro per primi affidiamo all’intercessione materna di Maria ed alla preghiera di tutta la diocesi, convocata in Cattedrale rispettivamente il 25 aprile e il 17 maggio prossimi. Il profumo particolarmente intenso e benefico del giglio rappresenterà la proposta delle “Quarantore” che, proprio durante la novena di Pentecoste (20-22 maggio), terremo nella nostra cappella. Vogliamo che sia una proposta di preghiera aperta a tutti e secondo le possibilità di ciascuno: familiari, iscritti all’Opera Vocazioni Ecclesiastiche, parrocchie, associazioni e tutti coloro (e sono tanti) che pregano ed offrono per le vocazioni. Come un giglio il profumo della preghiera inebri tutta la casa del Seminario e le vite di quelli che si sentono associati al Rogate ergo di Gesù! Infine, almeno limitandoci a prima dell’estate, l’ultimo fiore potrebbe essere il fiordaliso, che simboleggia la guarigione, anche quella ottenuta grazie al divertimento ed al gioco. Una serata di vero e proprio divertissement sarà quella del 7 giugno IL GIARDINO DI GESÙ Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina... Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati anche di più piccoli, e questi si debbono contentare d’essere margherite o violette, destinate a rallegrar lo sguardo del Signore quand’egli si degna d’abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere come vuole lui. (Teresa di Lisieux, Storia di un’anima, 56) prossimo, quando si terrà un “concerto nel chiostro” (del Seminario, s’intende!), in cui, grazie alla liturgia della creazione artistica, testi e musica “giocheranno” ad innalzarci alla contemplazione del Mistero (e della vocazione presbiterale). Avremo così messo insieme forse soltanto un mazzetto, senza pretese certamente, ma ricco di sei fiori, belli della bellezza che viene dall’alto. E li avremo offerti a Maria, colti dal giardino del nostro Seminario, il quale ad immagine della Chiesa vorrebbe essere “un giardino variopinto di un’infinità di fiori; ce ne sono infatti di diversa grandezza, di diversi colori, di diversi profumi, e pertanto, di diverse perfezioni; tutti hanno il loro valore, la loro grazia e il loro splendore, e tutti, nella fusione delle loro varietà, fanno una perfezione molto gradevole di santità» (Francesco di Sales, Teotimo o Trattato dell’Amor di Dio, 430). Al sole della primavera dello Spirito. Don Stefano M. Rosati rettore I DaLodiaParmalegioie,lepassioni,lefatichedelnuovo“don”,persempreaserviziodiGesùedeifratelli In Paolo: storia, tradizione e creatività Il25aprilel’ordinazionediaconaledelseminaristaPaoloCarossa Q L ’ e c o d e l S e m i n ar i o uesto è un momento importante per la comunità del seminario: sabato 25 aprile il nostro caro Paolo Carossa verrà ordinato diacono! Un passo decisivo per la sua vita, che la cambierà per sempre, perché anche se il suo diaconato è in vista dell’altro grande passo, cioè il presbiterato, la dimensione della diaconia (ovvero del servizio) resterà per sempre. Come ogni decisione importante nella vita, anche questa ha richiesto preparazione, certamente, ma per chi conosce Paolo, si può dire che è tutta la vita che si sta prepa- rando a questo. Personalmente, quando guardo lui, vedo un ragazzo, un amico, un confratello, appassionato e nello stesso tempo determinato a seguire Cristo con tutta la vita. Tutti noi suoi compagni sappiamo quanta energia e creatività metta nelle cose che più lo appassionano: l’organo, i motori, le lampadine… ma più di tutte la liturgia! A riguardo mi vengono in mente le parole di Benedetto XVI: «La liturgia non è il ricordo di eventi passati, ma è la presenza viva del Mistero Pasquale di Cristo. Ogni giorno deve crescere in noi la convinzione che la liturgia non è un nostro “fare”, ma è azione di Dio in noi e con noi. Quindi, non è il singolo (sacerdote o fedele) che celebra la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività». Credo che in queste ultime parole ci sia riassunto tutto il cammino di Paolo, condiviso con noi in questi anni. La “storia”, dice l’unicità di ciascu- no, quella del cammino di ognuno di noi, come anche quello di Paolo, fatto di fatiche, decisioni difficili, ostacoli da superare, ma an- che di coraggio e di tanta gioia, che parte da Lodi e, passando per Piacenza, finisce a Parma (e chissà). La “tradizione”, esprime la fedeltà a Cristo e alla Chiesa, che Paolo ha sempre cercato di trasmetterci nella cura liturgica, facendoci cogliere le ricchezze che spesso oggi non sono valorizzate né tramandate. La “creatività” invece dice la bellezza nell’esprimere in maniera sempre nuova e viva ciò che ti riempie il cuore. E in lui l’abbiamo vista in tanti modi: dagli allestimenti in cappella alla preparazione della Messa, dalle pulizie di primavera alla manodopera sugli automezzi. Insomma, già da tempo Paolo si prepara ad essere “don” Paolo, diacono a servizio di Gesù e di tutti i fratelli a cui sarà mandato, per diventare presto ministro della Santa Chiesa di Cristo. Roberto Grassi Amico ironico e profondo, è stato un “fratello maggiore” e un compagno di strada per gli altri seminaristi Il 17 maggio Nicola Liveri sarà presbitero Verso l’ordinazione, la gioia e il saluto dei compagni di questi anni D omenica 17 maggio il nostro diacono, don Nicola Liveri, sarà ordinato presbitero e sarà una grande festa per tutta la diocesi. Innanzitutto per la comunità del seminario. Come è normale per la nostra vita, alla gioia per l’ordinazione si aggiungerà anche un po’ di malinconia per un saluto – ma è solo un arrivederci – che, per molti di noi, giunge dopo molti anni vissuti insieme. Nicola, infatti, è entrato in seminario sei anni fa, insieme a don Romano Quagliotti, e in questi sei anni è stato un elemento molto importante per la vita di comunità. In lui si è sempre potuto trovare la presenza di un fratello, di un amico, di un compagno di strada. La sua ironia e la sua voglia di scherzare sono state molte volte importanti per arricchire e sdrammatizzare tanti momenti della vita insieme, soprattutto perché dietro alla voglia di ridere e di sorridere si è sempre celato uno sguardo profondo sulla realtà. Non solo per anni di seminario o per anagrafe, Nicola ha sempre ricoperto in comunità la figura dell’“anziano”, del “presbitero” che in questi anni si è preparato a diventare. Per noi più “piccoli” si notava la giovinezza di Nicola, se parago- 24 APRILE 2015 II nata all’altro “anziano” della comunità: Romano. Entrati insieme, Nicola e Romano hanno rappresentato per diversi anni la “vecchia guardia”, portando un testimone che ha collegato tra loro diversi periodi della storia del nostro seminario. Chi ha avuto la fortuna di vederli insieme nei vari ambiti della vita di seminaristi, non può che ricordare con un sorriso la loro presenza e ringraziare il Signore per averceli donati, prima come seminaristi e ora come presbiteri. Con questo spirito noi tutti della comunità del seminario ci uniamo alla gioia di tutta la diocesi e ci stringiamo attorno a Nicola ed alla sua famiglia in vista di questo momento così importante. Grazie, Nicola, grazie di questi anni, della tua presenza, della tua voglia di ridere e sorridere insieme: il Signore ti accompagni sempre. Giacomo Guerra Nella messa in coena Domini mons. Solmi ha ripetuto il gesto di Gesù: «Laverò i piedi perchè sentano che non sono soli e che questo cammino è una risposta a Dio che li sta chiamando per il bene di tutti» I l nostro vescovo Enrico, nel suo grande amore al Seminario e nella sua costante attenzione paterna a tutti ed ai singoli seminaristi, fin dall’inizio del suo ministero a Parma, ha sempre tradotto in pratica l’affermazione fatta nel corso della sua prima visita in Seminario: “Il Seminario è e resta il cuore della premura del vescovo e della nostra Chiesa. Il prete è dono di Dio alla comunità cristiana ed a tutte le altre vocazioni: ecco il motivo di questa cura e sollecitudine”. Memorabile il gesto da lui compiuto nel corso della Messa in Coena Domini la sera dello scorso Giovedì santo in cattedrale. Ci ha stupito e commosso tutti, scegliendo, in occasione del 450simo, di lavare i piedi ad una rappresentanza del nostro Seminario: precisamente 2 preti formatori, 7 seminaristi, 1 propedeuta e 2 adolescenti del gruppo “Seguimi”. Dalla sua omelia vogliamo riprendere e condividere soltanto alcuni stralci: «Stasera voglio lavare i piedi ai seminaristi e ai preti del Seminario. Sì, proprio a loro. Sembra il gesto di chi non trova nessun altro. Credetemi non è facile a Parma, trovarne 12 in seminario e questo deve farci molto, molto riflettere… Lo voglio fare sul mandato del Signore: Come ho fatto io fate anche voi: prima di tutto questo è chiesto al Vescovo al quale il Signore lava i piedi con la misericordia, la pazienza e il perdono… Lo voglio fare perché: È un gesto di rivelazione Rivela e dice chi è Gesù, il segreto che ha accompagnato tutta la sua vita. “Avendo amato i suoi li amò sino alla fine”: questo è il filo che unisce tutte le sue azioni e scelte, la sua vita offerta per noi fino al sacrificio della croce: Gesù che si cinge il fianco con l’asciugamano è Dio che lava i piedi all’umanità, partendo da quelli che sono stati scelti, che il Signore affida al Padre, proprio ora che a Lui ritorna, e nel- lo stesso tempo affida Se Stesso a loro. “Fate questo in memoria di me” l’eucaristia che noi celebriamo… Tramite loro lava i piedi all’umanità. La carità del prete, l’amore, il lavare i piedi è un vangelo aperto, senza il quale non solo il resto non conta, ma diventa ipocrisia e, per il mondo di oggi, odioso. Questo vale per tutti: nelle nostre case, nei luoghi dove viviamo; dà sapore particolare alla carità pastorale del prete e diventa allenamento per i giovani che il Signore sceglie e che in Seminario e nell’esperienza pastorale si preparano a diventare preti. ro fuggono, mentre solo le donne stanno sotto la croce. È amore che accoglie l’altro così com’è perché gli vuole bene. Il seminario, l’essere giovani, in formazione: la grande scuola di vita, un allenamento per accogliersi, come Gesù fa con noi, per togliere il giudizio malevolo e allargare il cuore. Servire è amare e trasmettere la carità stessa di Dio che si fa pane per noi. È un gesto di memoria Si celebra questo gesto nell’Eucaristia, quasi una parabola dell’offerta di Gesù che si sostituisce e porta a compimento il segno del- È un gesto di servizio Lo schiavo ebreo poteva rifiutarsi di lavare i piedi a un altro giudeo. Il Signore lo compie! Mostra lo stile del presbiterio, della chiesa, della famiglia dei battezzati, ed anche di chi – seminarista – è nella prospettiva di diventare prete. Lava i piedi a coloro che ancora non lo capiscono appieno, ai 12 che lui ha scelto perché stessero con Lui e lo- l’agnello pasquale con il sacrificio della Croce e il dono totale di sé che a noi viene nell’Eucaristia… Quello del presbitero è un carisma che fa la chiesa, un carisma che vogliamo invocare dal Signore. Non deve mancare alla sua chiesa che lo invoca e lo educa. Forme nuove e complementari accanto al Seminario, provvidenziale istituzione del Concilio di Trento, qui a Parma da 450 anni… una comunità che educa i suoi preti con l’esempio, ma anche la vicinanza, la correzione fraterna, così si è chiesto al Sinodo per le Famiglie, così ha chiesto papa Francesco. Non manchi alla chiesa il ministro dell’altare, come non manchi chi offre il culto spirituale della propria vita di famiglia, chi per il Signore consacra tutto se stesso, chi – giovane - guarda in avanti e vede una Chiesa che cammina, alla quale si offre (come è stato nel Concilio dei Giovani, del quale dovremo molto parlare) come sentinella che sa vegliare e come avanguardia che intercetta un mondo nuovo che noi già viviamo. È un gesto di comunione Questo gesto di memoria è anche un gesto di comunione, che unisce e crea un popolo sacerdotale, che sa offrire questo sacrificio. Laverò i piedi ai seminaristi, a qualche ragazzo della propedeutica e del gruppo vocazionale “Seguimi”, a qualche prete del Seminario, perchè anche loro sentano che non sono soli e che questo cammino non è l’involucro o l’acquisizione di qualcosa di personale, ma è una risposta a Dio che li sta chiamando per il bene di tutti, nella chiesa e nel mondo». L ’ e c o d e l S e m i n ar i o Nel gesto di lavare i piedi a studenti e preti l’attenzione del Vescovo per il Seminario III Grazie, Padre, siamo consapevoli di quello che ci ha fatto: ci ha dato l’esempio, perché così facciamo anche noi. Lavandoci i piedi gli uni gli altri! la Comunità tutta del Seminario SECONDA PARTE IlpretesecondopapaFrancesco Medita la Parola e si ciba dell’Eucaristia «Essere buoni pastori significa ”meditare ogni giorno il Vangelo, per trasmetterlo con la vita e la predicazione” ( ... ). Ancora, ”significa cibarsi con fede e con amore dell’Eucaristia, per nutrire di essa il popolo cristiano”, ”significa essere uomini di preghiera, per diventare voce di Cristo che loda il Padre e intercede continuamente per i fratelli”». Come è possibile incontrare il Signore? Stare con il Signore? È affascinante per un sacerdote riscoprire nella sua giornata, nel- la sua parola e si serve di noi per raggiungere ogni uomo. Meditare la Parola, interiorizzarla. significa renderla attuale. C’è una parola che mi raggiunge ogni giorno per dirmi come devo vivere la storia: in certi momenti ci si può smarrire, allora viene in aiuto ciò che ha detto e fatto Gesù perché lì è racchiuso il segreto della vita di ogni persona e, soprattutto, di un prete. Nell’Eucaristia ho l’opportunità di incontrare Gesù, di ricevere quella grazia che mi aiuterà a incontrare il prossimo secondo il suo stile, lo stile di Gesù. Cibarsi dell’Eucaristia non è una pia devozione, ci cibiamo dell’Eucaristia per essere come lui, per rassomigliare a lui nell’amore. «L’Eucaristia che celebro ogni giorno mi porta a sentire gli altri come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?». Meditiamo la Parola, ci cibiamo dell’Euca- ristia per vivere in noi il sentire di Gesù che trasforma il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Porta i nomi incisi nel cuore «Le vesti sacre del Sommo Sacerdote sono ricche di simbolismi; uno di essi è quello dei nomi dei figli di Israele impressi sopra le pietre di onice che adornavano le spalle dell’efod dal quale proviene la nostra attuale casula: sei sopra la pietra della spalla destra e sei sopra quella della spalla sinistra (cf Es 28,6-14). Anche nel pettorale erano incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele (cf Es 28,21). Ciò significa che il sacerdote celebra caricandosi sulle spalle il popolo a lui affidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farei bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti». Suggestivo è il collegamento tra le vesti sacre del sommo sacerdote e la casula. Ciò che li unisce è il popolo che è affidato: non siamo preti per noi stessi, siamo preti perché ci è affidato un popolo. Papa Francesco ci richiama all’unità, alla comunione di vita, a portare i nomi incisi nel cuore, cioè ad accorgerci dell’altro, riconoscerlo. sentirlo vicino in una relazione, in una conoscenza d’amore che rimanda a Dio. Ricordare i nomi non è facile per noi preti. Il nome ... con il nome ricordare il volto e il peso della sofferenza delle persone a noi affidate. È bello ricordare il nome perché dietro il nome ci sono persone, volti a noi cari, familiari, ci sono storie vissute, identità uniche agli occhi di Dio. E il prete non deve mai dimenticare il nome ... perché lo custodisce, lo porta nel cuore. Antonio Genziani (continua) 24 APRILE 2015 Q uale visione di Chiesa ha nel suo cuore papa Francesco? Cosa desidera dai sacerdoti e da coloro che sono in cammino sulla strada ministeriale? Dopo il primo: la sua consistenza è in Gesù, ecco altri due tratti che delineano il profilo del prete secondo papa Francesco. Le opere, destinate alla comunità del Maggiore, rese possibili dalla generosità LASCITI IMPORTANTI di don Lino Rolli, don Sergio Bellini, don Pietro Colli e della famiglia Bonicelli Lo scorso Giovedì Santo inaugurati i locali della Propedeutica e i lavori del Refettorio L ’ e c o d e l Se m i n a r i o L o scorso 2 aprile, Giovedì Santo, il Seminario di Parma ha vissuto una giornata di festa per l’inaugurazione dei nuovi locali della propedeutica e dei lavori al Refettorio, dedicato all’indimenticato vescovo Cesare Bonicelli. Di seguito le parole del Rettore, don Stefano Maria Rosati. LA NUOVA PROPEDEUTICA Come tutti sapete, siamo nel bel mezzo del 450simo anniversario di fondazione del nostro Seminario, uno dei primi in Italia, in attuazione delle decisioni del Concilio tridentino. E’ questa la prima delle tre inaugurazioni che compiamo oggi. Interessa i locali della cosiddetta Propedeutica per il discernimento residenziale di quei giovani ed adulti, che sentono di doversi misurare “sul campo” circa la chiamata alla vocazione al ministero ordinato. Attualmente sono due più altri quattro che stanno facendo un percorso individuale e prossimamente inizieranno i periodi di residenza. I locali comprendono tre stanze IV singole con bagno, un appartamento di due stanze con bagno, più due ambienti comuni: una sala riunioni, una cucina ed un bagno sul corridoio. Qui è collocato anche l’appartamento del vice-rettore. Essendo il resto dell’ala da tempo riservata alle attività vocazionali con gli adolescenti del “Seminario aperto” (15-19 anni), questa Casa della Propedeutica si è potuta approntare, stante la attuale precarietà della situazione finanziaria del Seminario, solamente grazie alle sostanze ed ai lasciti di Confratelli, in particolare Don Lino Rolli, Don Sergio Bellini e Don Pietro Colli. Sit memoria eorum in benedictione! IL REFETTORIO GRANDE Ed eccoci alla seconda inaugurazione di oggi: il Refettorio grande, che è senz’altro il locale più significativo del Seminario dopo quello della Cappella. Peraltro basta far caso allo stemma episcopale, che è stato realizzato anche in questo pavimento marmoreo in occasione dell’ultima sistemazione della sala, risalente a 55 anni fa. In occasione del 450simo si è pensato di “rinnovarla”, di “vivificarla”, di renderla “luminosa”, grazie al nuovo e vivace tinteggio delle pareti e delle volte, nonché dei serramenti, alla levigatura del pavimento, ma grazie anche agli imponenti eppur eleganti lampadari, scelti però proprio nell’ottica del risparmio energetico. Il percorso sotto il chiostro che abbiamo fatto per giungervi e l’allestimento della sala rendono bene l’intendimento che è stato quello di creare un “giardino”. E’ il giardino della Pasqua, senz’altro. Ma è anche il giardino di Primavera , quella primavera che l’indimenticato vescovo Cesare, di cui due giorni fa abbiamo ricordato il compleanno e meno di un mese fa il sesto anniversario della morte, aveva più e più volte profetizzato per Parma e il suo seminario – leggo dalla targa più piccola, quella in plexiglas – Parma, la cui terra – ripeteva - è piena di semi., dicendosi sicuro che stesse per venire la stagione appunto dei fiori! E poi naturalmente dei frutti… Francesco Mineo. Si ringraziano poi le ditte Tecnomarmo dei F.lli Santini e la Fonderia Caggiati, che hanno donato il monumento marmoreo. Permettete che approfitti di questa occasione per ringraziare pubblicamente anche artigiani e tecnici e coloro che hanno prestato la loro opera per lo svolgimento dei lavori relativi a tutte e le tre ristrutturazioni del 450simo. Si tratta di amici prima di tutto, quali Minardi Francesco e la sua impresa edile, Andrea Petrolini e Fidia costruzioni, i falegnami Davide Copelli e Umberto Azzolini, Massimo Bezzi impianti elettrici, ed i tecnici, in primis l’architetto Anna Bizzarri e il geom. Giuseppe Iamiglio. Anche gli stessi seminaristi, insieme al vice-rettore, hanno messo in campo le loro competenze e passioni, dando una grossa mano: grazie, ragazzi! Infine, le nostre tre Suore della Comunità religiosa delle Serve di Gesù. Guardandoci attorno, anche ad una prima occhiata si capisce subito che c’è il genio delle suore! Lavorano in équipe, ma permettete che le ringrazi una ad una, così da poterle conoscere almeno per nome: sono la superiora e consigliera generale della Congregazione Suor Maria e poi Suor Irene, che è il “pollice verde”, nonché colei che sovrintende agli allestimenti – quello di oggi è giallorosso, ma Roma non c’entra… Sono i colori di Bergamo, in onore del vescovo Cesare e dei nostri ospiti. E infine Suor Marika, che tra l’altro ha cucito tutte queste nuove tovaglie. Ultimo, ma non ultimo il nostro vescovo Enrico, cui finalmente cedo il microfono per la benedizione della targa marmorea. PUNTO DI RIFERIMENTO PER CAMPI E MOMENTI SPIRITUALI INAUGURATA LO SCORSO DICEMBRE L’estatealseminariodiBerceto Un“nuova”casa perlesuoredelSeminario A 24 APRILE 2015 Ed ecco che, mentre la ristrutturazione degli interni della Casa delle Suore, chiusa da 15 anni ed inaugurata all’inizio dell’Anno della Vita consacrata, e dei locali della Propedeutica, inaugurati poc’anzi, sono stati possibili grazie alla generosità di confratelli Presbiteri, che, avendolo amato in vita, in morte si sono ricordati del loro Seminario – ricordo per tutti ancora una volta Don Sergio Bellini, questo nuovo allestimento del Refettorio si deve alla generosità della famiglia Bonicelli attraverso l’Associazione degli “Amici del vescovo Cesare”, che promuove la sua memoria nelle tre diocesi di Bergamo, San Severo e Parma. La dedicazione del Refettorio all’amato don Cesare scioglie un debito di riconoscenza di tutto il Presbiterio, ma in un certo modo fotografa idealmente proprio l’oggi del Seminario e manifesta l’auspicio che in futuro esso veda sempre nuove Primavere! Grazie ad Angiolamaria e Lucetta Bonicelli e familiari, che oggi ci onorano colla loro presenza. Grazie all’Associazione di promozione sociale “Amici del Vescovo Cesare” ed al suo Presidente nche quest’anno il Seminario di Berceto è pronto ad aprire le porte per i tanti ospiti che durante l’estate decideranno di trascorrere qualche giorno lontano dal caldo della pianura e della città per un tempo di vacanza e di formazione spirituale e cristiana. La struttura, fruibile tutto l’anno nei locali dell’Ostello, ogni estate si popola soprattutto di bambini, ragazzi, giovani e famigli che insieme ai loro gruppi parrocchiali, associativi o diocesani vivono esperienze di crescita umana e spirituale godendo degli ampi e adatti spazi del Seminario. Ormai da tanti anni il Seminatio ricopre questo importante ruolo nella vita della nostra diocesi di Parma: offrire alle comunità parrocchiali e non, una accoglienza attenta alle esigenze di chi desidera proporre iniziative volte alla crescita e alla formazione di giovani e adulti. A tal fine la possibilità di utilizzare ampi spazi esterni come il campo da calcio, da pallavolo o il boschetto, così come gli ambienti interni con le tante aule e sale a disposizione, consente di praticare qualsiasi tipo di attività all’aria aperta e parimenti all’interno in caso di maltempo. Di grande aiuto sono anche gli spazi predisposti per le celebrazioni e la preghiera: primo tra tutti il Santuario della Beata Vergine delle Grazie ma anche la piccola cappella a piano terra accessibile in qualsiasi momento della giornata. Perché il Seminario di Berceto sia un’opportunità per tanti e sempre di più sia conosciuto è stato approntato un sito web (www.seminariovescovile.parma.it/be rceto) che, attraverso immagini e descrizioni, ne presenta le caratteristiche e le potenzialità. Avvicinandosi i mesi estivi invitiamo le comunità e i gruppi che stanno organizzando proposte estive a tener conto di questa opportunità contribuendo a far sì che il Seminario di Berceto possa continuare ad essere un punto di riferimento per la pastorale attiva della nostra Diocesi di Parma. don Giovanni Pezzani L a Casa, per quasi 100 anni abitata dalle Suore Piccole Figlie (1908-2000), è rimasta chiusa per 15 anni. La ristrutturazione degli interni fu pagata interamente con i proventi della eredità di Don Sergio Bellini che lasciò al Seminario la metà dei suoi beni mobili. All’inizio dell’Anno della Vita consacrata, esattamente l’8 dicembre 2014, la Casa, intitolata a San Giovanni Paolo II, fu benedetta dal Rettore, presente l’équipe formativa e tutta la comunità, al termine della S. Messa solenne dell’Immacolata, 130simo anniversario di fondazione della Congregazione delle Serve di Gesù. Si compone di un piano terra, dove si trovano la cappella, una piccola sagrestia, il salone e il refettorio. Al primo piano abbiamo le stanze da letto in numero di cinque, due bagni, stireria e lavanderia, sala computer e due grandi sale comuni.