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FOTO ORIGINALE D’EPOCA CON
FIRMA SALVADOR DALI’
(1904 -1989)
Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí Domènech,
marchese di Púbol (Figueres, 11 maggio 1904 –
Figueres, 23 gennaio 1989), è stato un pittore,
scultore, scrittore, cineasta e designer spagnolo.
Dalí era un abile disegnatore tecnico, ma è celebre
soprattutto per le immagini suggestive e bizzarre
delle sue opere surrealiste. Il suo peculiare tocco
pittorico è stato spesso attribuito all'influenza che
ebbero su di lui i maestri del Rinascimento[1][2].
Realizzò la sua opera più famosa, La persistenza
della memoria nel 1931. Il talento artistico di Dalì ha
trovato espressione in svariati ambiti, tra cui il
cinema, la scultura e la fotografia, e lo ha portato a
collaborare con artisti di ogni tipo.
Faceva risalire il suo "amore per tutto ciò che è
dorato ed eccessivo, la mia passione per il lusso e la
mia predilezione per gli abiti orientali"[3] ad una
auto-attribuita "discendenza araba", sostenendo che
i suoi antenati discendevano dai Mori.
Dalì fu un uomo dotato di una grande immaginazione ma con il vezzo di assumere
atteggiamenti stravaganti per attirare l'attenzione su di sé. Tale comportamento ha talvolta
irritato coloro che hanno amato la sua arte tanto quanto ha infastidito i suoi detrattori, in
quanto i suoi modi eccentrici hanno in alcuni casi catturato l'attenzione del pubblico più
delle sue opere.
alvador Dalí nasce l'11 maggio 1904 alle 8:45 del mattino[5] nella cittadina di Figueres,
nella regione dell'Alt Empordà in Catalogna, vicino al confine francese[6]. Suo fratello
maggiore, anch'egli di nome Salvador (nato il 12 ottobre 1901), era morto a causa di una
meningite nove mesi prima, l'1 agosto 1903. Il padre, Salvador Dalí y Cusí, era un
avvocato e notaio appartenente alla classe media[7] la cui rigidità nell'applicazione della
disciplina viene temperata dalla moglie, Felipa Domenech Ferrés, che incoraggia le
aspirazioni artistiche del figlio[8]. All'età di cinque anni Dalì viene condotto sulla tomba del
fratello dai genitori, che gli dicono che lui è la sua reincarnazione[9], idea della quale
finisce per convincersi[10]. Di suo fratello Dalì dice :"Ci somigliavamo come due gocce
d'acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi."[11] "Probabilmente lui era una prima versione di
me, ma concepito in termini assoluti"[11].
Dalì ha anche una sorella, Ana María, di tre anni più giovane di lui[7], che nel 1949
pubblicherà un libro sul fratello, Dalì visto da sua sorella[12]. Tra i suoi amici d'infanzia vi
sono i futuri calciatori del Barcellona Sagibarbá e Josep Samitier. Durante le vacanze nella
stazione di soggiorno catalana di Cadaqués i tre giocano a calcio insieme.
Dalì frequenta una scuola d'arte. Nel 1919 durante una vacanza a Cadaqués con la
famiglia di Ramon Pichot, un artista locale che faceva regolarmente dei viaggi a Parigi,
scopre la pittura moderna[7]. L'anno seguente il padre di Dalì organizza nella residenza di
famiglia una mostra dei suoi disegni a carboncino. La prima vera esposizione pubblica la
fa nel 1919 al Teatro Municipale di Figueres.
Nel febbraio 1921 la madre di Dalì muore per un tumore al seno. Dalì ha sedici anni; in
seguito dirà che la morte della madre "È stata la disgrazia più grande che mi sia capitata
nella vita. La adoravo... Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui
contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima."[13] Dopo la sua
morte il padre sposa la sorella della moglie scomparsa. Dalì non si risente per le nuove
nozze, perché ama e rispetta molto la zia
Nel 1922 Dalì va a vivere nella Residencia de Estudiantes di Madrid[7] e studia
all'Academia de San Fernando (Accademia di belle arti). Dalí già attira interesse su di sé
con i suoi modi da eccentrico dandy. Porta i capelli e le basette lunghe, e si veste con
giacche, calze lunghe e calzoni alla zuava come gli esteti inglesi alla moda della fine del
XIX secolo. Sono però i suoi dipinti, nei i quali mostra di accostarsi al cubismo, a
guadagnargli in effetti l'attenzione dei suoi compagni di corso. Quando realizza i suoi primi
lavori, Dalí probabilmente non ha ancora compreso pienamente i concetti che stanno
dietro al movimento cubista, in quanto all'epoca a Madrid non ci sono artisti che abbiano
aderito al movimento stesso e le sole informazioni di cui dispone provengono da articoli di
giornale e da un catalogo che gli è stato dato da Pichot.
Nel 1924 l'ancora sconosciuto Salvador Dalí realizza per la prima volta le illustrazioni per
un libro. Si tratta dell'edizione in catalano del poema Les bruixes de Llers del suo amico e
compagno di studi Carles Fages de Climent.
Dalí si accosta anche al movimento dadaista, che continuerà ad influenzare il suo lavoro
per tutta la sua vita. Alla Residencia diventa intimo amico, tra gli altri, di Pepín Bello, di
Luis Buñuel e del poeta Federico García Lorca. L'amicizia con García Lorca presenta forti
somiglianze con un autentico trasporto amoroso reciproco[14], ma in effetti Dalí respinse
vigorosamente gli approcci erotici del poeta[15]
Nel 1926 Dalí viene espulso dall'Academia, poco prima di sostenere gli esami finali,
poiché afferma che nessuno in quell'istituto è abbastanza competente per sottoporre ad
esame uno come lui[16]. La sua maestria nella pittura è già evidente dal notevole realismo
del Cesto di pane, dipinto in quello stesso anno[17] Sempre in quell'anno visita per la
prima volta Parigi, dove incontra Pablo Picasso, che lui ammira profondamente. Picasso
ha già sentito parlare molto bene di Dalí da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre
sviluppa un proprio stile, Dalí realizza diverse opere fortemente influenzate dall'arte di
Picasso e di Miró.
Nelle opere di Dalí alcune tendenze che poi rimarranno costanti nel corso degli anni sono
già evidenti in quelle degli anni venti. Egli assorbe influssi da moltissimi stili artistici diversi,
spaziando dalla pittura classica all'avanguardia più estrema[18] Tra le influenze in stile
classico artisti come Raffaello, Bronzino, Francisco de Zurbaran, Vermeer e Velázquez
[19]. Si serve sia di tecniche classiche che moderne, talvolta impiegandole in opere
separate, talvolte usandole tutte nello stesso dipinto. A Barcellona le esposizioni delle sue
opere attraggono molta attenzione, e i critici si dividono tra quelli entusiasti e quelli invece
parecchio perplessi.
Dalí si fa crescere dei vistosi baffi, ispirato da quelli del grande maestro del Seicento
spagnolo Diego Velázquez. I baffi finiranno per diventare un tratto inconfondibile e
caratteristico del suo aspetto per il resto della vita.
Nel 1929 Dalí collabora con il regista surrealista Luis Buñuel alla realizzazione del
cortometraggio Un chien andalou. Il suo contributo principale consiste nell'aiutare Buñuel
a scrivere la sceneggiatura del film anche se in seguito affermerà di aver avuto un ruolo
significativo anche nella realizzazione tecnica del progetto, fatto che non trova riscontro
nelle testimonianze dell'epoca[20], Nell'agosto di quello stesso anno incontra la sua musa,
fonte di ispirazione e futura moglie Gala[21], il cui vero nome è Elena Ivanovna
Diakonova. È un'espatriata russa di undici anni più vecchia di lui che in quel momento è
sposata con il poeta surrealista Paul Éluard. Sempre in quell'anno Dalí realizza delle
importanti mostre diventando un pittore professionista e si unisce ufficialmente al gruppo
dei surrealisti del quartiere parigino di Montparnasse. Sono già due anni che il suo lavoro
è pesantemente influenzato dal movimento surrealista: i surrealisti apprezzano molto
quello che Dalí definisce il suo metodo paranoico-critico per esplorare il subconscio e
raggiungere un maggior livello di creatività artistica[7][8].
Nel frattempo i rapporti tra il pittore e il padre sono vicini ad un punto di rottura: Don
Salvador Dalí y Cusi disapprova con forza la storia d'amore tra il figlio e Gala e ritiene che
la sua vicinanza ai surrealisti abbia un pessimo effetto sul suo senso morale. Lo strappo
definitivo avviene quando Don Salvador legge su un quotidiano di Barcellona che
recentemente il figlio a Parigi ha esposto un disegno del "Sacro Cuore di Gesù Cristo"
insieme ad una scritta provocatoria "Qualche volta, per divertimento, sputo sul ritratto di
mia madre."
Indignato Don Salvador pretende che il figlio smentisca pubblicamente. Dalí rifiuta, forse
per timore di essere allontanato dal gruppo dei surrealisti, e il 28 dicembre 1929 viene
cacciato via con la forza dalla casa paterna. Il padre gli dice che intende diseredarlo e gli
intima di non mettere mai più piede a Cadaqués. In seguito Dalí sosterrà che, come tutta
risposta, mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli
"Tieni. Ora non ti devo più nulla!" L'estate successiva Dalí e Gala affittano un piccolo
capanno da pescatori in una baia nei pressi di Port Lligat. In seguito acquista l'abitazione e
nel corso degli anni gradualmente la fa ingrandire trasformandola poco a poco nella sua
adorata villa sul mare.
Nel 1931 Dalí dipinge una delle sue opere più famose, La persistenza della memoria[22],
che presenta la surrealistica immagine di alcuni orologi da taschino diventati flosci e sul
punto di liquefarsi. L'interpretazione comune dell'opera è che gli orologi che si sciolgono
rappresentano il rifiuto del concetto che il tempo sia qualcosa di rigido o deterministico.
Tale idea nell'opera è sostenuta anche da altre immagini, come l'ampio paesaggio dai
confini indefiniti e un altro orologio, raffigurato mentre sta venendo divorato da degli insetti
[23]
Dalí e Gala, dopo aver convissuto a partire dal 1929, si sposano nel 1934 con una
cerimonia civile. Nel 1958 si risposeranno con rito cattolico.
Dalí viene presentato negli Stati Uniti nel 1934 dal mercante d'arte Julian Levy. La sua
esposizione di New York, che include La persistenza della memoria, crea subito scalpore
e suscita interesse. L'alta società lo accoglie organizzando uno speciale "Ballo in onore di
Dalí". Lui si presenta portando sul petto una scatola di vetro che contiene un reggiseno
[24].
In quell'anno Dalí e Gala partecipano anche ad una festa mascherata a New York,
organizzata per loro dall'ereditiera Caresse Crosby: come costume scelgono di vestirsi
come il figlioletto di Lindbergh e il suo rapitore. La conseguente reazione scandalizzata
sulla stampa è tale che Dalí è costretto a scusarsi. Quando ritorna a Parigi i surrealisti lo
rimproverano per essersi scusato per un gesto surrealista[25].
Mentre la maggior parte degli artisti surrealisti tende ad assumere posizioni politiche di
sinistra, Dalí si mantiene ambiguo riguardo quello che considera il giusto rapporto tra la
politica e l'arte. André Breton, uno dei capofila del surrealismo, lo accusa di difendere il
"nuovo" e l'"irrazionale" del "fenomeno Hitler", ma Dalí respinge queste affermazioni
dicendo: "Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né nelle intenzioni"[26]. Dalí insiste sul
concetto che il surrealismo può esistere anche in un contesto apolitico e si rifiuta di
condannare esplicitamente il fascismo. Questo è uno dei fattori che crea dei problemi nei
rapporti con i suoi colleghi. Più tardi, sempre nel 1934, Dalí viene sottoposto a un
"processo" a seguito del quale viene formalmente espulso dal gruppo dei surrealisti[21].
Come reazione Dalí dice: "Il surrealismo sono io"[16].
Salvador Dalì nel 1939 fotografato da Carl Van Vechten.
Nel 1936 Dalí partecipa all'Esposizione internazionale surrealista di Londra. Tiene la sua
conferenza, intitolata Fantomes paranoiaques authentiques, vestito con tuta e casco da
palombaro[27]. È arrivato tenendo in mano una stecca da biliardo con due levrieri russi al
guinzaglio e si deve togliergli il casco da palombaro perché è rimasto senza fiato.
Commenta: "Ho solo voluto mostrare che mi stavo 'immergendo a fondo' nella mente
umana."[28]
In quel periodo il principale mecenate di Dalí è il ricchissimo Edward James, che lo aiuta
ad emergere nel mondo dell'arte acquistando molte sue opere e supportandolo
finanziariamente per due anni. I due diventano buoni amici e il ritratto di James viene
anche inserito da Dalí nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. Artista e mecenate
collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento
surrealista: il Telefono aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West.
Nel 1939 Breton conia per il pittore spagnolo il denigratorio soprannome di "Avida Dollars",
anagramma di Salvador Dalì che può essere tradotto come bramoso di dollari[29]. Si tratta
di un modo per deridere la crescente commercializzazione delle opere di Dalí e la
percezione che Dalí stesso abbia cercato di ingrandire la propria figura grazie alla fama e
al denaro. Alcuni surrealisti da allora in poi parlano di Dalí solo al passato remoto, come se
fosse morto. Il movimento surrealista e alcuni suoi membri (come Ted Joans)
continueranno a polemizzare duramente con Dalí fino al momento della sua reale morte e
anche oltre.
Nel 1940 Dalì e Gala concepiscono il loro unico figlio, José Van Roy Dalì. In Europa
scoppia la seconda guerra mondiale e così i Dalì si trasferiscono negli Stati Uniti, dove
vivono per otto anni e affidano il loro figlio a una tutrice italiana. Dopo il trasferimento Dalì
si riavvicina alla pratica del cattolicesimo. Robert e Nicolas Descharnes hanno scritto "In
questo periodo Dalì non ha mai smesso di scrivere"[30].
L'anno seguente Dalí imposta il canovaccio di un film per Jean Gabin intitolato Ondata
d'amore. Nel 1942 pubblica la propria autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalí.
Scrive i cataloghi delle sue esposizioni, come quella alla Knoedler Gallery di New York del
1943. In quel testo spiega "Il surrealismo perlomeno sarà servito a fornire la prova
sperimentale che la completa sterilità e i tentativi di automatizzazione si sono spinti troppo
in là e hanno condotto ad un sistema totalitario. ... La pigrizia dei nostri giorni e la totale
mancanza di tecnica hanno raggiunto il loro parossismo nel valore psicologico dell'attuale
uso che si fa del college." Scrive anche un romanzo, pubblicato nel 1944, che parla di un
salone di moda per automobili. Edwin Cox, sul Miami Herald ne fa una vignetta che ritrae
Dalí mentre veste un'automobile con un abito da sera[30].
Un frate italiano, Gabriele Maria Berardi, sostiene di aver praticato un esorcismo su Dalí
nel 1947, mentre si trovava in Francia[31]. Nel 2005 tra le proprietà del frate è stata
trovata una scultura che rappresenta Cristo crocefisso; alcuni sostengono che Dalí
l'avrebbe data al religioso in segno di gratitudine[31] e due esperti d'arte spagnoli
confermano che ci sono fondate ragioni, analizzando lo stile dell'opera, per poterla
attribuire a Dalí[31].
Gli ultimi anni in Catalogna e la morte [modifica]
A partire dal 1949 Dalí tornò a vivere nella sua amata Catalogna. La scelta di vivere in
Spagna mentre questa era ancora governata da Franco gli attirò critiche da parte dei
progressisti e pure da diversi altri artisti[32]. È anche probabile che il diffuso rifiuto delle
ultime opere di Dalí da parte di alcuni surrealisti e critici d'arte sia in parte da attribuirsi a
ragioni politiche più che ad una valutazione artistica delle opere stesse. Nel 1959 André
Breton organizza una mostra chiamata Omaggio al surrealismo, fatta per celebrare il
quarantesimo anniversario del movimento, che comprende opere di Dalí, Joan Miró,
Enrique Tábara e Eugenio Granell. L'anno seguente però, Breton si batté con forza contro
l'inserimento della Madonna Sistina di Dalí nell'Esposizione internazionale surrealista di
New York[33].
In questa parte della sua carriera Dalí non si limita ad esprimersi con la pittura, ma
sperimenta anche nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica: realizza opere
sviluppando macchie d'inchiostro casuali lanciate sulla tela[34] ed è tra i primi artisti e
servirsi di olografie[35]. Molte delle sue opere comprendono illusioni ottiche. Nei suoi ultimi
anni, giovani artisti come Andy Warhol definiscono Dalí una delle più importanti influenze
sulla Pop art[36]. Dalí si interessa molto anche di scienze naturali e di matematica.
Quest'interesse si vede in diversi dei suoi dipinti, specialmente quelli degli anni cinquanta,
in cui dipinge i propri soggetti come se fossero composti da corni di rinoceronte. Secondo
Dalí il corno di rinoceronte rappresenta la geometria divina perché cresce secondo una
spirale logaritmica. Lega il tema del rinoceronte anche a Dalí della castità e della Vergine
Maria[37] Dalì è affascinato anche dal DNA e dall'ipercubo (un cubo a quattro dimensioni);
uno sviluppo dell'ipercubo è ben visibile nel dipinto Crocefissione (Corpus Hypercubus).
Il periodo di Dalí successivo alla seconda guerra mondiale si caratterizza per il suo
virtuosismo tecnico e per l'interesse per le illusioni ottiche, la scienza e la religione. La sua
devozione per la religione cattolica aumenta e, allo stesso tempo, rimane profondamente
impressionato da quanto successo ad Hiroshima e dalla nascita dell'"era atomica". Di
conseguenza Dalí definisce questo periodo come quello del Misticismo nucleare. In dipinti
come La Madonna di Port-Lligat (prima versione, 1949) e Corpus Hypercubus (1954) Dalí
cerca di sintetizzare l'iconografia cristiana con immagini di disintegrazione materiale
ispirate dalla fisica nucleare[38]. Nel periodo del Misticismo nucleare si inseriscono anche
lavori notevoli come La stazione di Perpignan (1965) e Torero allucinogeno (1968-70).
Nel 1960 Dalí inizia a lavorare al Teatro-Museo Dalí nella sua cittadina natale di Figueres;
si tratta del suo progetto più grande e richiede la maggior parte delle sue energie fino al
1974. Continuerà poi a fare altre occasionali aggiunte fino alla metà degli anni ottanta.
Nel 1968 Dalí realizza un filmato pubblicitario per la televisione per conto della cioccolata
Lanvin[39] e l'anno successivo disegna il logo dei celebri lecca lecca Chupa Chups.
Sempre nel 1969 è responsabile della campagna pubblicitaria dell'Eurofestival e crea una
grande scultura metallica che viene posta sul palco del Teatro Real di Madrid dove si
svolge la manifestazione canora.
Nel 1980 la salute di Dalí riceve un colpo durissimo; la moglie Gala, colpita da una forma
lieve di demenza senile, probabilmente gli somministra un pericoloso cocktail di medicinali
senza che gli fossero prescritti, danneggiandogli il sistema nervoso e provocando la
precoce fine delle sue capacità artistiche. All'età di 76 anni Dalì è ridotto a un relitto e la
sua mano destra trema in maniera terribile in preda a sintomi molto simili a quelli del
morbo di Parkinson[40]
Nel 1982 Re Juan Carlos I di Spagna concede a Dalì il titolo di Marchese di Púbol, che più
tardi il pittore ripagherà donando al Re un disegno (che sarà anche il suo ultimo) quando il
Re gli farà visita sul letto di morte.
La moglie Gala muore il 10 giugno 1982. Dopo la morte di Gala Dalí perde la maggior
parte della sua voglia di vivere. Si lascia deliberatamente disidratare, forse un tentativo di
suicidio o forse un tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa, come ha letto che
possono fare alcuni microorganismi. Si trasferisce da Figueres al Castello di Púbol, che
aveva comprato per Gala e dove lei era poi morta. Nel 1984, in circostanze non del tutto
chiare, scoppia un incendio nella sua camera da letto[41]. Forse si tratta di un altro
tentativo di suicidio di Dalí o forse la causa è semplicemente una negligenza del personale
[16]. In ogni caso Dalí viene salvato e ritorna a Figueres, dove un gruppo di suoi amici,
protettori e colleghi artisti ritengono sia meglio per lui trascorrere i suoi ultimi anni, nel suo
Teatro-museo.
Alcune voci sostengono che Dalí sia stato forzato dai suoi tutori a firmare delle tele vuote
che in seguito, anche dopo la sua morte, sono state usate per produrre dei falsi venduti
come originali[42]. Il risultato è che i mercanti d'arte tendono a diffidare delle opere
attribuite a Dalí e risalenti all'ultimo periodo.
Nel novembre 1988 Dalí viene ricoverato in ospedale per un attacco di cuore e il 5
dicembre riceve la visita di Re Juan Carlos che rivela di essere sempre stato un suo
grande ammiratore.[43]
Il 23 gennaio 1989, mentre sta ascoltando il suo disco preferito, Tristano e Isotta di
Wagner, muore per un altro attacco di cuore. Ha 84 anni. Viene sepolto all'interno del suo
Teatro-Museo di Figueres, che si trova dall'altro lato della strada rispetto alla chiesa in cui
è stato battezzato e dove si è svolto il suo funerale, e solo a tre isolati di distanza dalla
casa in cui era nato.
Nel suo lavoro Dalì si è ampiamente servito del simbolismo. Ad esempio, il simbolo
caratteristico degli "orologi flosci" apparso per la prima volta in La persistenza della
memoria si riferisce alla teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso
[23]. L'idea di servirsi degli orologi in questo modo venne a Dalì mentre in una calda
giornata d'agosto osservò un pezzo di formaggio Camembert che si scioglieva e
gocciolava[45].
Quella dell'elefante è un'altra delle immagini ricorrenti nelle opere di Dalì. Comparve per la
prima volta nell'opera del 1944 Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana
un attimo prima del risveglio. L'elefante, ispirato al piedistallo di una scultura di Gian
Lorenzo Bernini che si trova a Roma e rappresenta un elefante che trasporta un antico
obelisco[46] viene ritratto con le "lunghe gambe del desiderio, con molte giunture e quasi
invisibili"[47] e con un obelisco sulla schiena.
Grazie all'incongrua associazione con le zampe sottili e fragili, questi goffi animali, noti
anche per essere un tipico simbolo fallico, creano un senso di irrealtà. "L'elefante
rappresenta la distorsione dello spazio" ha spiegato una volta Dalì, "le zampe lunghe ed
esili contrastano l'idea dell'assenza di peso con la struttura."[47] "Dipingo immagini che mi
riempiono di gioia, che creo con assoluta naturalezza, senza la minima preoccupazione
per l'estetica, faccio cose che mi ispirano un'emozione profonda e tento di dipingerle con
onestà[48].
L'uovo è un'altra delle immagini tipiche di cui si serviva Dalì. Associa all'uovo il periodo
prenatale e intrauterino, usandolo per simboleggiare la speranza e l'amore[49]; l'uovo
compare ad esempio ne Il grande masturbatore e ne La metamorfosi di Narciso. Nelle sue
opere compaiono inoltre varie specie animali: le formiche rappresentano la morte, la
decadenza e uno smisurato desiderio sessuale; la chiocciola è in stretta connessione con
la testa umana (la prima volta che incontrò Sigmund Freud Dalì aveva visto una chiocciola
su una bicicletta appoggiata fuori dalla sua casa), mentre le locuste sono per lui un
simbolo di distruzione e paura.
Dalí fu un artista molto versatile. Alcune delle sue opere più celebri sono sculture o altro
tipo di installazioni, e si distinse anche per i suoi contributi al teatro, alla moda, alla
fotografia e altre discipline.
Arredamento e gioelleria [modifica]
Due degli oggetti più famosi lasciatici dal movimento surrealista sono il Telefono aragosta
e il Divano - labbra di Mae West, realizzati da Dalì nel 1936 e 1937 rispettivamente.
Entrambe le opere gli furono commissionate dall'artista surrealista e mecenate Edward
James: James aveva ereditato una vasta proprietà in Inghilterra, a West Dean nel West
Sussex, quando aveva 5 anni e negli anni trenta era diventato uno dei principali sostenitori
del movimento surrealista[50]. La descrizione del Telefono aragosta in esposizione alla
Tate Gallery riporta che secondo Dalì le aragoste e i telefoni avevano entrambi una forte
connotazione sessuale ed egli individuò una stretta analogia tra il cibo e il sesso[51] Il
telefono era perfettamente funzionante e james ne acquistò quattro da Dalì per sostituire
gli apparecchi di casa sua. Uno di questi è attualmente esposto alla Tate Gallery di
Londra, il secondo si trova al Museo tedesco del telefono di Francoforte, il terzo
appartiene alla Fondazione Edward James, mentre il quarto si trova esposto alla National
Gallery of Australia[50].
Il Divano - labbra di Mae West, realizzato in legno e raso, riprende la forma delle labbra
della celebre attrice, da cui Dalì sembrava essere affascinato[21]. La West già in
precedenza era stata il soggetto di un'opera del pittore catalano, ovvero Il volto di Mae
West del 1935. Attualmente il Divano - labbra di Mae West si trova al Brighton and Hove
Museum in Inghilterra.
Tra il 1941 e il 1970 Dalì creò una collezione di 39 gioielli. Sono pezzi particolarmente
complessi e alcuni di essi hanno delle parti mobili. Il più famoso di questi, Il cuore reale è
realizzato in oro, ha 46 rubini, 42 diamanti e 4 smeraldi incastonati ed è fatto in modo che
il centro del gioiello batta come fosse un vero cuore. Dalì disse che "Senza un pubblico,
senza la presenza di spettatori, questi gioielli non compierebbero appieno la funzione per
cui sono stati realizzati. Chi li guarda è, di conseguenza, il vero artista"[52]. "I gioielli di
Dalì" sono esposti permanentemente al Teatro-Museo Dalì di Figueres, in Catalogna.
Teatro [modifica]
Per il teatro, nel 1927 Dalì realizzò la scenografia per la rappresentazione della commedia
romantica di García Lorca Mariana Pineda[53]. Nel 1939 per la messa in scena di
Baccanale, un balletto realizzato sulle note dell'opera Tannhäuser di Richard Wagner
(1845), Dalì creò sia le scene che il libretto dello spettacolo[54]. Al lavoro per Baccanale
seguirono la realizzazione delle scene per Labirinto del 1941 e per Il cappello a tre punte
del 1949[55].
Cinema [modifica]
Fin dalla giovinezza Dalì manifestò un vivo interesse per la cinematografia, e si recava al
cinema quasi tutte le domeniche. Visse sia l'epoca del muto che il periodo in cui i film
iniziarono a diventare molto popolari. Credeva che il cinema avesse due dimensioni
diverse: "le cose in sé" - ovvero i fatti che sono ritratti dalla macchina da presa - e
l'"immaginazione fotografica" - ovvero il modo in cui la macchina da presa trasforma le
immagini in maniera creativa e fantasiosa[56].
Fu co-autore del film surrealista di Luis Buñuel Un chien andalou, un cortometraggio di 17
minuti rimasto celebre per la sua particolare scena d'apertura in cui si vede un occhio
umano squarciato con un rasoio. Questo è in effetti il film per cui Dalì è rimasto celebre
nella scena della cinematografia indipendente. Un Chien Andalou è un buon esempio del
modo in cui Dalì riportava nel mondo reale il suo immaginario simile a quello dei sogni: le
immagini cambiano all'improvviso e le scene si interrompono conducendo lo spettatore in
una direzione completamente diversa da quella che stava seguendo solo un momento
prima. Il secondo film prodotto insieme a Buñuel si intitola L'âge d'or e venne girato nel
1930 a Parigi nello Studio 28. Il film fu messo al bando per anni dopo che "fascisti e gruppi
di antisemiti fecero irruzione violentemente nella sala parigina dove era proiettato
lanciando bombette puzzolenti e inchiostro."[57] Entrambi i film ebbero un grosso impatto
sul movimento surrealista che si muoveva nel cinema indipendente. Il critico Robert Short
ha scritto: "Se 'Un chien andalou' si pone come la massima rappresentazione delle
incursioni del surrealismo nel regno dell'inconscio, allora L'Âge d'or è forse la più incisiva e
implacabile espressione del suo intento rivoluzionario."[58]
Dalì lavorò anche con altri celebri cineasti come Alfred Hitchcock. la più conosciuta delle
sue realizzazioni è forse la sequenza del sogno di Io ti salverò (1945), film che affronta il
tema della psicanalisi. Per il film Hitchcock aveva bisogno di scene oniriche di buona
qualità, che comunicassero l'idea che un'esperienza repressa può scatenare una nevrosi,
e sapeva che il lavoro di Dalì poteva aiutarlo a creare l'atmosfera che desiderava.
Si impegnò nella realizzazione di un documentario intitolato Caos e creazione, ricco di
riferimenti utili a comprendere quale fosse il vero modo di intendere l'arte di Dalì
Collaborò anche alla produzione di un cartone animato della Disney, Destino. Il film,
completato solo nel 2003 da Baker Bloodworth e Roy Disney, contiene immagini oniriche
di strani personaggi che volano e camminano in giro. È ispirato all'omonima canzone del
cantautore messicano Armando Dominguez. Quando Disney, nel 1946 assunse Dalì per
aiutarlo nella produzione in realtà i due non erano preparati in modo adeguato al lavoro
che avrebbero dovuto affrontare; per otto mesi continuarono a realizzare animazioni finché
non furono costretti ad interrompere il lavoro quando si resero conto di aver finito i soldi
del budget. Il film non venne così completato ma fu ugualmente presentato in diversi
festival cinematografici. Rappresenta un personaggio disneyano con le classiche fattezze
della principessa, che interagisce con scene e figure tipiche dell'opera di Dalì.
Nel corso della sua vita l'artista portò a termine un solo altro film, Impresiones de Mongolia
Superior (1975), che racconta la storia di una spedizione organizzata per cercare degli
strani ed enormi funghi allucinogeni[59].
Moda e fotografia [modifica]
Dalì fu attivo anche nel mondo della moda e in quello della fotografia. Nell'ambito della
moda è nota la sua collaborazione con la stilista italiana Elsa Schiaparelli, quando l'artista
fu ingaggiato dalla Schiaparelli per realizzare un abito bianco sul quale era raffigurata a
stampa un'aragosta. Tra gli altri modelli che Dalì fece su sua commissione si ricordano un
cappello a forma di scarpa ed una cintura rosa con la fibbia a forma di labbra. Curò anche
il design di alcuni di tessuti e bottiglie di profumo. Nel 1950, insieme a Christian Dior creò
un singolare "abito per l'anno 2045"[54]. Tra i fotografi con cui collaborò si ricordano Man
Ray, Brassaï, Cecil Beaton e Philippe Halsman.
Con Man Ray e Brassaï Dalì scattò foto della natura, mentre con gli altri si addentrò in una
serie di soggetti piuttosto oscuri tra cui la serie Dalì Atomica - realizzata nel 1948 insieme
ad Halsman, ed ispirata al suo dipinto Leda Atomica - che in una fotografia ritrae "il
cavalletto di un pittore, tre gatti, una secchiata d'acqua e Dalì che volteggia nell'aria."[54]
Scienza [modifica]
Per quanto riguarda il mondo della scienza, Dalì rimase affascinato dal cambiamento dei
modelli di riferimento che nel corso del XX secolo accompagnarono la nascita della
meccanica quantistica e nel 1958, ispirato dal Principio di indeterminazione di Heisenberg,
scrisse il suo Manifesto Antimaterico : "Durante il periodo surrealista volevo creare
l'iconografia del mondo interiore e del mondo del meraviglioso concepiti da mio padre
Freud. Oggi, invece, il mondo esteriore e quello della fisica hanno superato quello della
psicologia. oggi mio padre è il Dottor Heisenberg."[60]
In accordo con queste nuove convinzioni l'artista dipinse La disintegrazione della
persistenza della memoria, opera del 1954, con cui riprende La persistenza della memoria
ma la rappresenta mentre va in frantumi e si scompone i tasselli, riassumendo
chiaramente il suo riconoscimento delle nuove frontiere della scienza[60].
Altro [modifica]
In ambito architettonico Dalì si dedicò alla costruzione della sua casa di Port Lligat, nei
pressi di Cadaqués e del padiglione surrealista chiamato Sogno di Venere per
l'Esposizione universale del 1939, che comprendeva molti stravaganti statue e sculture.
Tra la sue opere letterarie si ricordano La vita segreta di Salvador Dalì (1942), Diario di un
genio (1952-63) e Oui: la rivoluzione critica-paranoide 1927-33)
Fu molto attivo nelle arti grafiche, realizzando molte incisioni e litografie. Mentre però le
sue prime stampe erano di qualità paragonabile a quella dei dipinti, con il passar del
tempo decise di vendere i diritti delle immagini e di non essere personalmente coinvolto
nella realizzazione tecnica. Inoltre, negli anni ottanta e novanta furono prodotti un congruo
numero di falsi e di opere non autorizzate, che contribuirono a rendere piuttosto confuso e
insidioso il mercato delle stampe a firma Dalì.
Una delle creazioni artistiche meno ortodosse di Dalì potrebbe essere stata quella di
un'intera personalità. Nel 1965 Dalì in un locale notturno francese incontrò Amanda Lear,
un'indossatrice fino ad allora conosciuta con il nome di Peki d'Oslo[61] La Lear diventò
così la sua pupilla e la sua musa[61] e in seguito scrisse della loro relazione nella sua
biografia autorizzata la mia vita con Dalì (1986).[62]
Colpito dai modi mascolini e sopra le righe della Lear, Dalì ne guidò e supervisionò il
passaggio dal modo della moda a quello della musica, consigliandola sul modo di
presentarsi e aiutandola a diffondere strane dicerie sulla sua origine. Secondo la Lear lei e
Dalì era come se fossero uniti da una sorta di "Matrimonio spirituale" [61]. Alcuni,
parlandone come del "Frankenstein" di Dalì[63], ritengono che anche il nome della Lear
sia un gioco di parole basato sul francese L'Amant Dalí, ovvero L'amante di Dalì. La Lear
aveva preso il posto di una precedente musa-allieva, Isabelle Collin Dufresne (in arte Ultra
Violet), che aveva lasciato Dalì per unirsi alla Factory di Andy Warhol.
In campo musicale, Dalì venne ammaliato dallo stile surrealista del cantante rock Alice
Cooper al punto da creargli, come segno di apprezzamento per la sua vena creativa, un
microfono molto particolare: una scultura che riproduceva le fattezze della Venere di Milo.
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