Centro di Ascolto e Solidarietà Punti di ascolto Parrocchial i Relazione attività 2009 Rovereto Volume 1 (Sir. 18, 15-17). “La rugiada non mitiga forse il calore? Così una parola è più pregiata del dono. Ecco non vale una parola più di un ricco dono? L’uomo caritatevole offre l’una e l’altro.” 2 Relazione generale A piccoli passi ci avviciniamo al 20° anniversario della nascita del CedAS di Rovereto (2011). Da alcuni anni ormai utilizziamo lo strumento della relazione annuale quale occasione per informare le comunità, ecclesiali e non, sulle varie attività svolte e sui molteplici servizi offerti dai Cedas e dai PaP. Considerando il fatto che il fulcro delle nostre azioni vuole essere il sostegno all’uomo/ donna, nella sua totalità e quindi nei suoi bisogni materiali e non, un particolare impegno riveste la scelta dell’aiuto al Povero. Il volto e la vita di ogni Uomo, malgrado sia offuscata dalle miserie e dalle debolezze umane, diviene l’icona dell’Amore-Carità. Il volto sofferente e sfigurato di Gesù è il volto di tanti nostri fratelli che per varie ragioni si trovano del bisogno, nella povertà, nell’emarginazione o nell’esclusione sociale. I molteplici riferimenti biblico-teologici, ma anche i vari interventi pastorali della Chiesa, sembrano non essere sufficienti per educare il singolo o la comunità ad una prassi della Carità che sia all’insegna del vero insegnamento evangelico. In molte occasioni riscontriamo pensieri o atteggiamenti perlomeno discutibili. Sorgono quindi alcune domande: esiste un relativismo culturale o comportamentale della Carità, che cioè cambia a seconda di un’interpretazione personale o sociale/culturale del momento? Quanto l’esperienza soggettiva, la visione sociale e politica influenzano la prassi evangelica della Carità? Quanti vangeli della Carità esistono? E’ ben vero che la Chiesa nella sua millenaria storia ha assistito ad un moltiplicarsi di carismi legati alla pratica della Carità, ma è altrettanto vero che per ciascuno di essi vi era un unico filo conduttore. Per ognuna di queste esperienze il Maestro è stato Gesù Cristo. Questo non tanto come aspetto secondario o di corollario nell’azione caritativa, ma come consapevolezza che alla base di ogni azione ci deve essere il confronto con la Parola e la Vita di Gesù. Parola e Vita sono i due volti della stessa medaglia, quella della Carità! (“Non chi dice Signore, Signore…. ma chi fa la volontà del Padre Mio…”) Una Parola, la Sacra Scrittura, che parte da Dio e che arriva all’Uomo plasmandolo nella mente e nel cuore. E’ quindi nostro impegno approfondire i dettami del comandamento dell’amore, per far sì che i nostri pensieri e i nostri comportamenti siano guidati dall’insegnamento di Cristo. Come cristiani e ancor più come “volontari Caritas” sentiamo la necessità di doverci muovere non soltanto con una metodologia corretta o professionale, bensì con un agire ispirato dall’Amore. Gli “strumenti operativi” del nostro agire come ad esempio la scheda personale, il colloquio d’aiuto, l’uso del computer, l’analisi statistica dei bisogni e delle risorse, la distribuzione dei vari aiuti (viveri, indumenti, biglietti viaggio, mobili, medicinali, schede telefoniche ecc..), l’ospitalità nell’appartamento per parenti di degenti in ospedale ecc. hanno il loro significato non per se stessi, ma solo se sanno essere il mezzo per una Relazione vera e profonda. 3 E’ indubbio che l’Amore/Carità è quell’esperienza di Relazione Trinitaria che scaturisce da Dio sottoforma di dono gratuito e che arriva all’uomo fecondandolo in molteplici “esempi di amore”. Ognuno di essi porta in sé un assaggio dell’unico Amore. E’ solo facendo esperienza e quindi dando testimonianza della Carità che possiamo indicare agli altri la via per arrivare a Dio. La diversità e la molteplicità dei Carismi è la ricchezza stessa dell’Amore. Non si tratta di contrapposizioni o di divisioni, bensì di vivere le diversità dei carismi nella complementarietà e nella comunione. Allora anche per noi, oggi, questa pluralità di esperienze o di espressioni nel testimoniare la Carità deve essere vissuta nella consapevolezza che nessuno da solo comprende o detiene la Verità della Carità. E’ nella Comunione delle diversità che si compie il dono dell’Amore. Che si tratti di “Volontariato Caritas”, della S. Vincenzo, del Terz’Ordine Francescano o di altri gruppi caritativi, tutti siamo chiamati ad aiutare il fratello ponendo la volontà del lavorare insieme come dimensione imprescindibile dell’azione volontaristica. (“Erano un cuor solo ed un anima sola…”). Parlare lo stesso linguaggio o scegliere di usare un metodo condiviso non è un percorso semplice ed immediato. E’ necessario che coloro che sono “chiamati” a rivestire il ruolo di operatore o di volontario si mettano nell’atteggiamento di ascolto e di valorizzazione delle altrui capacità (“Gareggiavano nello stimarsi…”). Lo sforzo che, come operatori e volontari dei Cedas o dei PaP stiamo facendo, rientra in questa prospettiva. Sappiamo che le sensibilità, le interpretazioni e le metodologie di aiuto possono essere diverse, ma la voglia di confrontarci e di condividere un percorso ci arricchisce e ci fa crescere sia come singoli sia come comunità. Nel complesso impegno di riportare le molteplici attività svolte nel 2009, siamo coscienti che non è semplice riuscire a trasmettere quella ricchezza di significati, di rapporti e di valori che si sono realizzati tra le persone. Far sì che aumenti in tutte le persone la capacità di amare: è questo, a ben vedere, il vero tesoro di un Centro di Ascolto e Solidarietà Caritas. Vogliamo quindi ricordare: La stesura del Volantino informativo per la Giornata diocesana della Carità. Negli anni passati, la zona pastorale della Vallagarina, aveva optato per la condivisione del segno del pane benedetto o dei chicchi di grano. Quest’anno abbiamo ritenuto utile offrire un semplice opuscolo informativo, nel quale sono state riportate le motivazioni e i significati della Giornata diocesana della Carità e quindi alcune informazioni sintetiche sull’attività svolte dal Cedas di Rovereto nell’anno precedente. La nascita del servizio Credito Solidale, voluto dalla Caritas Diocesana in collaborazione con il Cedas di Rovereto (con competenza sul territorio della Vallagarina) per rispondere al bisogno sempre più attuale di difficoltà economica temporanea o straordinaria. Sono state proposte, presso il Centro Pastorale Beata Giovanna, in collaborazione con A.I.Z.O. e Migrantes due serate dedicate al mondo Sinto e Rom, con il titolo generale “Ai confini dell’umanità”. La prima 4 serata si è tenuta il 5 novembre con il titolo “Le sofferenze di un popolo negato nella sue esistenza” con la presenza di Luca Bravi, esperto del Porrajmos (l’olocausto Rom). La seconda serata si è svolta il 12 novembre sottoforma di tavola rotonda con il titolo “Le impronte dell’abitare”. In ciascuna delle due serate la presenza è stata discreta, anche se l’intenzione degli organizzatori era quella di poter coinvolgere un più ampio pubblico, nella speranza di offrire delle occasioni di confronto per una crescita culturale e sociale dell’accoglienza. La raccolta offerte della 3° domenica di Avvento , promossa dalle parrocchie di Rovereto allo scopo di offrire un aiuto a chi si trova in situazioni di difficoltà economica determinata dalla crisi lavorativa ed economica globale che ha investito anche il nostro territorio. A questo proposito possiamo riscontrare una sempre più ampia incapacità (o difficoltà) da parte di famiglie e singoli nel gestire il budget familiare. Quanto che in un recente passato veniva proposto nell’educazione scolastica come “lezioni di economia domestica” a nostro avviso potrebbe essere riproposto, attualizzandolo nei modi e nei contenuti, in maniera tale da dotare le persone di una capacità di discernimento volta all’autogestione e all’indipendenza. La crisi dei mutui è forse determinata “dall’immaturità” gestionale e dalla voglia di vivere al di sopra delle proprie possibilità. Anche in questo caso si potrebbe ipotizzare un nostro coinvolgimento, in rete con le istituzioni pubbliche o con altre associazioni private, nel promuovere serate o corsi di formazione. La raccolta fondi per la 3° domenica di Avvento ha rag giunto la cifra di 6600,00 €. E’ stato condivisa con la Caritas Diocesana di Trento e la Fondazione Comunità Solidale una campagna informativa e di sensibilizzazione in occasione del decreto legge sulla sicurezza. In quest’occasione abbiamo “toccato con mano” quanto sia difficile portare, all’interno delle comunità cristiane, temi che apparentemente sembrano appartenere in maniera esclusiva alla sfera sociale e politica del nostro Paese. L’accoglienza dello straniero o del diverso non può non coinvolgere il singolo cristiano e la comunità ecclesiale nel significato della Carità: ne va della sua credibilità. In data 10/09/2009 la Segreteria del Cedas ha approvato la costituzione di un gruppo di volontariato per l’Accompagnamento e la Presa in Carico. Tale gruppo ha il compito di affiancare i volontari del primo ascolto al fine di supportare e accompagnare eventuali persone o famiglie in un progetto di autonomia o autopromozione. Questo nuovo servizio, che si svolge in orari e tempi diversi da quelli previsti per l’apertura al pubblico, vuole offrire un’occasione in più, dal punto di vista qualitativo, all’aiuto alle persone bisognose. Tutto ciò in una logica di assistenza e non di assistenzialismo. con indirizzo: E’ stato attivato un sito internet http://www.cedasrovereto.it/ Alcuni giovani che prestano attività di volontariato presso il Cedas si sono messi a disposizione per 5 organizzare e gestire il sito. Lo scopo è quello di offrire un nuovo strumento di comunicazione per far conoscere le varie attività promosse dal mondo Caritas della Vallagarina e in particolare dal Cedas. In occasione dell’elaborazione del documento “Elemosina…. o Solidarietà”, documento condiviso dalle comunità ecclesiali della Vallagarina sul significato attuale dell’elemosina, è stata avviata la sperimentazione della consegna di Buoni Consumazione. Questo progetto, che per il momento vede coinvolti, in questa fase sperimentale, esclusivamente i volontari e gli animatori Caritas della zona, vuole verificare la possibilità di dotare quelle persone che lo desiderano di appositi buoni consumazione (ES: panino + bibita, brioches + caffè) da donare a chi chiede l’elemosina in sostituzione del denaro. Il progetto è ancora in fase di sperimentazione, mentre si prevede che nell’arco del 2010 verrà verificato ed eventualmente implementato. Con la Caritas Diocesana di Trento e con la Fondazione Comunità Silidale è stato avviato un confronto per l’apertura di un Negozio di Abiti usati nella Città di Rovereto. Il significato è quello di offrire un’opportunità diversa, dignitosa, promozionale ed educativa a chi si trova nel bisogno di vestirsi. La vendita, a prezzo simbolico o politico degli indumenti darà sia la possibilità di scegliere i capi che si desiderano ma nello stesso tempo aiuterà l’acquirente a dare un valore alle cose (anche se minimo) e quindi a riutilizzarle o a mantenerle in buone condizioni. Anche in quest’occasione possiamo ipotizzare un coinvolgimento di volontari delle parrocchie, dei vari gruppi e associazioni sensibili ad uno stile di vita sobrio e alternativo alla cultura dello spreco o dell’usa e getta. Nel 2009 è stato definito ed implementato a livello triveneto, tra tutti i Centri di Ascolto collegati alle Caritas, l’uso di un programma, denominato Oscar 3, per la gestione delle schede personali. Lo scopo è quello di offrire, attraverso il colloquio d’aiuto e quindi la registrazione cartacea delle informazioni, uno strumento agile e condiviso nel vero significato dell’Accompagnamento e nella gestione delle progettualità. 6 ARRIVEDERCI DON VALENTINO Nel 2009 si è concluso il mandato di Don Valentino Felicetti come parroco di San Marco in Rovereto e Decano della Città della Quercia, dopo più di 10 anni di attività. Don Valentino è sempre stato vicino al CedAS che ha seguito nella crescita, che ha dotato di una nuova sede, ospitandolo presso uno degli stabili ristrutturati del Centro Pastorale Beata Giovanna. Don Valentino ha accompagnato e sostenuto il CedAS nei progetti che coinvolgevano le parrocchie, la città, la zona pastorale della Vallagarina, inoltre è sempre stato presente agli incontri della Caritas decanale, partecipando attivamente alle iniziative poste in atto e promulgandole alla comunità roveretana. Don Valentino ci ha accompagnato anche nei momenti di svago e formazione, era con noi infatti nella gita-pellegrinaggio ad Assisi nel 2008 e ha presenziato sempre alla S. Messa e alla Cena di Natale annuale di tutti i volontari Caritas. L’ultimo suo contributo all’attività posta in atto dalle Caritas della zona pastorale della Vallagarina è stata la riflessione che ha preparato in occasione del libretto “Elemosina… o solidarietà?”, come al solito pacata ma profonda e densa di significato. Rivolgiamo a don Valentino un grande ringraziamento per la sua prossimità al CedAS e alla Caritas, augurandogli ogni bene per il suo incarico futuro. BENVENUTO DON SERGIO Ecco qualcuno che ama le sfide! Don Sergio Nicolli inizia il suo primo incarico da parroco con un carico da 11: è stato posto infatti da Monsignor Bressan, nostro Arcivescovo, a capo di due delle parrocchie più popolose e importanti della città della Quercia, San Marco e Sacra Famiglia. Poco dopo è stato nominato Decano di Rovereto, completando un tris di incarichi davvero di rilievo, 7 ASSUNZIONE DEFINITIVA 2° OPERATRICE In data 3 ottobre 2009 si è avuta l’assunzione definitiva della seconda operatrice, Roberta Sighele, dopo 7 anni di lavoro presso il CedAS di Rovereto. Questa decisione da parte della Caritas Diocesana ha fatto seguito all’impegno che i 4 decani di Ala, Mori, Rovereto e Villalagarina si sono presi per iscritto, impegnando le parrocchie che fanno parte dei rispettivi decanati a contribuire al pagamento di una parte dello stipendio della suddetta operatrice, nonché delle spese del CedAS. In questo modo i 4 decani hanno ribadito il ruolo del CedAS nell’animazione alla carità e nell’aiuto agli ultimi per quanto riguarda l’intera zona pastorale della Vallagarina. Possiamo affermare che un progetto di questo tipo, condiviso da circa 50 parrocchie, è unico nel suo genere nella nostra Diocesi e, sia pure tra qualche difficoltà, prosegue ormai da oltre 6 anni. Ricordiamo che la presenza presso il Centro di Ascolto della 2° operatrice permette al coordinatore di essere ma ggiormente presente nelle parrocchie e nelle comunità, nei gruppi e negli incontri, cosa che ha permesso a molti di entrare in relazione con il CedAS e con i PaP e di approfondire l’argomento della carità a livello pastorale. ALBERTO BRUSEGHINI Eh sì, è venuto il momento di salutare una delle colonne portanti del CedAS, uno dei volontari degli inizi, colui che fin dagli albori ha cercato – riuscendoci benissimo – di mettere ordine nei conti e nelle carte in arrivo e in partenza dai nostri uffici. Alberto ha deciso che bastava così, che aveva voglia di dedicarsi alla famiglia, alla musica e alla fotografia, i suoi grandi amori e le sue passioni mai sopite. Insomma, Alberto ci ha accompagnato per un lungo tratto, anche grazie a lui il CedAS è cresciuto, ha aumentato i volontari e i servizi, ha raccolto offerte ed erogato finanziamenti. Alberto, economo del CedAS, ha gestito i conti, i bilanci, i rapporti con la banca e con la parrocchia di S. Marco, nostra referente. Da queste righe vorremmo rivolgere un caloroso e sentito ringraziamento ad Alberto, per l’opera svolta qui al CedAS in qualità di economo, ma anche come fotografo in innumerevoli occasioni importanti. Sappiamo bene che potremo contare sempre sulla sua amicizia, speriamo che ogni tanto passi a salutarci! Per sostituire Alberto sono state nominati due volontari, Alberto Ferrari e Giovanni Broz, che in futuro si occuperanno della parte finanziaria ed economica della nostra attività. In bocca al lupo! COORDINAMENTO CARITAS DELLA VALLAGARINA Da qualche anno, parallelamente al coordinamento dei CedAS e dei PAP della Vallagarina, è nata una segreteria delle Caritas della Vallagarina, formata dai rappresentanti delle Caritas decanali (Rovereto, Mori, Ala, Villalagarina) e parrocchiali. Il gruppo risponde all’esigenza condivisa di 8 scambiare esperienze, di avere momenti di formazione, di progettare iniziative nell’ambito dell’animazione della carità. Per quanto riguarda il primo aspetto, le esperienze dei gruppi più consolidati si rivelano prezioso esempio per le Caritas più giovani; ma anche quelle più recenti possono dare un contributo in termini di entusiasmo e, magari, di approcci diversi e originali. A questo proposito ricordiamo l’incontro del 28 marzo 2009, durante il quale tutte le Caritas presenti hanno illustrato i propri percorsi, le iniziative realizzate e le eventuali prospettive. Sempre in quell’occasione ai membri delle Caritas è stata proposta la riflessione di don Paride sul tema dell’amore e della condivisione: spesso lo spazio per la formazione risulta un po’ sacrificato a vantaggio dell’operatività, ma in realtà andrebbe maggiormente valorizzato. Scopo specifico delle Caritas è infatti promuovere l’attenzione alla carità nelle comunità parrocchiali e decanali, compito talvolta non facile da capire e da praticare fino in fondo rispetto a quello dei CedAS o dei PAP. Per quanto riguarda questo terzo aspetto ricordiamo la progettazione comune di proposte per la Giornata della carità 2009 e, soprattutto, la pubblicazione dell’opuscolo Elemosina…o solidarietà? che sintetizza i contributi delle Caritas, dei CedAS e dei PAP della zona pastorale, con l’analisi dei bisogni e delle risorse del territorio GRUPPO VOLONTARI DELL’ACCOGLIENZA CEDAS ROVERETO Il gruppo dei volontari dell’accoglienza si è un po’ stabilizzato quest’anno, anche se manca ancora qualche rinforzo per completare i turni settimanali. Il nostro lavoro sembra di estrema facilità, se lo si guarda in modo superficiale, ma in realtà stare a contatto con tanta gente che attende di essere ascoltata non è sempre facile. Noi abbiamo una responsabilità precisa, perché siamo un po’ il biglietto da visita del Centro di ascolto, i nostri utenti con noi hanno il primo contatto, parlando con noi si creano una prima impressione, che deve per forza essere di accoglienza, di predisposizione all’altro. Non è facile, bisogna stare attenti alle esigenze di ognuno, avere molta pazienza, cercare di non lasciarsi sfuggire informazioni errate, compilare correttamente il registro degli ingressi, rapportarsi in modo preciso con gli operatori del computer e con quelli dell’ascolto, essere pronti ad ogni richiesta. Insomma, chi pensa che fare il volontario dell’accoglienza significhi solamente star lì a scrivere il nome di chi entra, sbaglia di grosso. Ad esempio ora che è stato fissato un numero massimo di 6 persone sono molti quelli che si lamentano, della lunga attesa, di dover tornare il girono dopo e noi dobbiamo cercare di spiegare le nostre ragioni e di tranquillizzare gli animi. Siamo sempre in prima linea e a volte, bisogna dirlo, ci scappa la pazienza! A volte però ,quando ci sono dei bambini, distribuiamo loro dei giochi ed è bello vederli felici e non annoiati da una attesa che a volte si fa lunga, nonostante gli sforzi di tutti. È un incarico di responsabilità, che facciamo al meglio delle nostre possibilità, cercando di essere utili alle persone che si rivolgono al CedAS svolgendo al meglio i compiti che ci vengono 9 affidati. Noi abbiamo fissato due incontri annuali di supervisione con il coordinatore del CedAS Roberto Ferrari per mantenere la rotta indicataci e trarre forza dalle esperienze del gruppo e dalla nostra preparazione. GRUPPO VOLONTARI DELL’ASCOLTO CEDAS Il Centro di Ascolto e Solidarietà è uno sportello aperto sul territorio dal lunedì al venerdì, dalle ore 16 alle ore 18. Vi si rivolgono, per presentare le proprie necessità, persone in difficoltà sia italiane che extracomunitarie, sia di passaggio che residenti sul territorio nelle parrocchie dove non esiste ancora un punto d’ascolto parrocchiale. Tutti vengono accolti, ascoltati e orientati. L’obiettivo è quello di superare la logica assistenziale, dando una risposta concreta ai bisogni di prima necessità relativi al vestiario, ai mobili, al cibo... Inoltre si forniscono orientamenti per la ricerca di lavoro. Talvolta vengono date indicazioni su possibili percorsi con i quali la persona possa ritrovare la fiducia in se stessa e negli altri; prendendo coscienza della propria situazione e riuscendo nuovamente a stabilire relazioni costruttive, la persona viene aiutata nell’autogestione della propria vita (presa in carico e accompagnamento). Per realizzare questo ultimo tipo di interventi, si stanno formando dei volontari che prendono in carico i casi particolari. Infatti, qualora ne ravvisino la necessità, i volontari dell’ascolto inoltrano la segnalazione al coordinatore che filtra i casi da affidare a questo gruppo. Questi volontari si incontrano, una volta alla settimana, al mattino, a sportello chiuso, chiariscono i vari dettagli con verifiche incrociate con i vari enti, servizi sociali, Atas, Agenzia del lavoro e quant’altro può essere utile, e se necessario ricontattano la persona; presentano tutte le informazioni raccolte e concordano assieme come procedere,eventualmente assistiti dall’operatore del Cedas. Come detto questa attività è stata avviata nell’autunno e speriamo porti i suoi frutti nel nuovo anno. L’equipe I volontari sono una quindicina(?) e si alternano durante i giorni feriali di apertura dello sportello. C’è anche uno sportello per lavoratrici femminili,con volontarie, con apertura il mercoledì pomeriggio,per le lavoratrici che cercano lavoro e il………per le famiglie che offrono lavoro. Una volta al mese i volontari partecipano alla supervisione con l’operatore,per scambiarsi esperienze,dubbi,informazioni,e adeguare le metodologie a eventuali nuove necessità emerse uniformandole 10 Ascolti presso uff CedAS rovereto 2005 2006 2007 2008 2009 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre 73 59 113 93 76 75 15 28 114 108 113 61 65 87 121 41 75 28 16 32 83 80 86 53 78 76 86 64 90 69 28 35 26 112 120 59 65 86 72 109 91 90 68 27 99 131 99 52 98 97 127 82 95 92 40 33 128 116 105 64 tot 928 767 843 989 1077 nei dati non sono considerati gli ascolti del servizio lavoro (badanti) SCHEDE TELEFONICHE Nel nostro CedAS la distribuzione delle schede telefoniche ha avuto un ruolo importante da quanto è stata istituita. Inizialmente la scheda telefonica veniva erogata a coloro che ne avevano necessità per la ricerca del lavoro, una volta ogni sei mesi. Poi la situazione si è evoluta nel tempo, perché la ricerca del lavoro non era più l’unica priorità, ma era forte anche la necessità di mantenere i legami sociali e affettivi. La scheda telefonica è divenuta ricarica, dato che ormai le cabine telefoniche sono divenute quasi obsolete e che le reali esigenze dei nostri utenti potevano essere soddisfatte con il cellulare. La convenzione con un bar di Rovereto ci ha permesso di accedere ad una serie di servizi di ricarica per ogni gestore telefonico, nonché di poter offrire altri servizi telefonici per le utenze fisse. Infatti il cellulare per la maggior parte delle persone che ascoltiamo è spesso l’unico legame con le famiglie d’origine, rimaste magari nel Paese di provenienza. Oppure serve per mantenere i legami instaurati, per creare quella rete sociale e amicale di cui ogni essere umano ha bisogno. La situazione è precipitata ad ottobre di quest’anno, quando le richieste sono aumentate a dismisura, in primis perché il CedAS di Trento ha deciso di non erogarle più, poi perché probabilmente l’uso che ne veniva fatto non era consono agli scopi per cui questo il servizio era stato istituito. A questo punto, nel mese di ottobre, la Segreteria del CedAS ha deciso di sospendere l’erogazione delle schede telefoniche, che ora viene 11 consentita solo in casi eccezionali. Il tema sarà oggetto di valutazioni e dibattiti in futuro, per vedere se e quando sarà il caso di riprendere l’erogazione delle schede telefoniche. Il Coordinamento Solidarietà Responsabile a Rovereto L’Ufficio Servizi Socio-Assistenziali del Comune di Rovereto, sul finire del 2008, matura l’intenzione di fare il punto della situazione inerente l’offerta di pacchi viveri e di generi alimentari da parte di un certo numero di soggetti del territorio verso persone con difficoltà di naura economica. Nel corso dei primi mesi del 2009, l’Ufficio Servizi Socio-Assistenziali convoca l’Aiuto Alimentare, il Centro di Ascolto e Solidarietà della Caritas, la Conferenza S. Marco della Società di San Vincenzo, la Croce Rossa Italiana, la Fondazione Comunità Solidale e la Parrocchia Sacra Famiglia con l’idea di avviare un lavoro stabile di conoscenza dei rispettivi interventi, di mettere in comune le rispettive conoscenze del disagio presente sul territorio e di arrivare a concordare anche delle collaborazioni. Insomma si tratta di avviare una vera e propria rete di soggetti e di interventi. Negli incontri che a cadenza bimensile vengono programmati, emerge innanzitutto la difficoltà di rispondere ad un numero consistente di persone che si rivolgono ai vari soggetti con richieste pressanti di aiuto verso le quali è difficile valutare l’effettivo bisogno dei richiedenti, spesso conosciuti in modo un po’ superficiale. Tra i soggetti del Coordinamento emerge anche la disparità di strumenti ed esperienza atti a consentire una valutazione dell’effettivo stato di bisogno. Si avvia in tal modo un lavoro di ricognizione volto a capire, per ognuno dei componenti il Coordinamento, a) la tipologia di aiuto offerto (dai generi alimentari freschi o in scatola all’aiuto in denaro, vestiario, mobilio, mensa, accoglienza serale… e anche l’aiuto riguardante i bambini come alimenti, pannolini, attrezzature varie…) e b) le modalità di erogazione. Tale prima conoscenza consente un successivo confronto sul numero delle persone alle quali vengono erogati gli aiuti. I dati dei primi cinque mesi del 2009 che i componenti del Coordinamento hanno potuto mettere a disposizione fanno emergere che, ad esempio, su un totale di 596 persone contate una sola volta, il 41% accede ai servizi di più di uno dei soggetti del Coordinamento. Gli immigrati, che rappresentano il 71% del totale degli utenti, sono residenti nel Comune di Rovereto quasi per il 45%. Il 51% del totale utenti risiede nel Comune di Rovereto e di questi, la quota che è attualmente in carico al servizio sociale si aggira attorno al 19%. Il lavoro di condivisione di elementi di conoscenza e dei dati ha consentito di prendere alcuni accordi. Ad esempio, il servizio sociale per le situazioni in carico per le quali valuta opportuno un aiuto temporaneo di generi alimentari, invierà con nota scritta la richiesta di intervento specificando la quantità e la durata dell’intervento). Una modalità analoga sarà adottata anche dal CedAS e dai PAP di Rovereto per le situazioni da loro intercettate. Per il futuro sono allo 12 studio nuove ipotesi di programmazione condivisa di interventi specifici: ad esempio, quella relativa alla ‘specializzazione’ di alcuni componenti del Coordinamento riguardo a una certa tipologia di erogazione (ad esempio, alimenti e prodotti per bambini) o in rapporto ad una data tipologia di utenza (ad esempio, i senza fissa dimora). Per quanto riguarda il CedAS e i PAP di Rovereto si rafforza la funzione di accompagnamento dei residenti contattati verso le risorse del servizio sociale. Rapporto annuale sui CedAS 2009. GRUPPO VOLONTARI DELL’ACCOMPAGNAMENTO Gli addetti all’ac./pr. sono volontari che dedicano il loro tempo l’esperienza e la conoscenza per ricercare soluzioni per valorizzare la persona. Sono stati formati 2 gruppi che si incontrano uno il mercoledì e uno il venerdì mattina, quando al CedAS è chiuso l’ufficio dell’ascolto. Una volta al mese i volontari si incontrano tutti con il coordinatore, per scambiare esperienze, affinare metodologie comuni, concordare eventuale progettualità. Dai volontari del primo ascolto e da quanto riportano sulla scheda, può essere segnalata la necessità di ulteriori approfondimenti. E’ molto importante che i volontari del primo ascolto riportino in scheda il maggior numero di informazioni possibili ed un minimo di profilo generale dell’ascoltato, questo per consentire ai volontari dell’ac/pr. di approcciarsi al problema. I volontari del primo ascolto segnalano il caso al coordinatore che, qualora ritenga necessari ulteriori verifiche o piccoli interventi, sottopone il caso ai volontari dell’ac/pr. Per i piccoli interventi i volontari dell’ac/pr provvedono direttamente all’evasione del punto, ad esempio: accompagnamento all’anagrafe per rifare la carta d’identità, accompagnamento dell’interessato alla posta per pagare i bollettini per il rinnovo permesso di soggiorno, ecc. A volte può essere sufficiente solo un orientamento fornendo le informazioni del caso. Per gli altri casi più complessi, il coordinatore, consegna ai volontari dell’ac/pr, copia della scheda attualizzata con tutti i dati ed interventi, se ne parla assieme poi i volontari (che operano possibilmente sempre in coppia) iniziano le verifiche consistenti in: Residenza o domicilio, situazione socio economica E’ conosciuta da: contattare i servizi sociali(l’esperienza ci ha insegnato che è molto importante avere la privacy sottoscritta, qualche assistente sociale è molto restia a fornire dei dati sensibili di una persona e solo sapendo che abbiamo la liberatoria parla più liberamente). Eventualmente, la casa di accoglienza e quant’altro. Come detto ci si muove sempre in due, perché ognuno con la propria sensibilità può cogliere meglio situazioni, emozioni, impressioni diverse. Dopo ogni intervento, la coppia si scambia i pareri rispetto a quanto appreso e poi assieme si riportano le note condivise sulla scheda, se necessario si aggiunge l’annotazione: ”PRIMA DI FARE INTERVENTI CONTATTARE i 13 volontari x,y). Quando il quadro delle informazioni è completo (certamente poi si potrà integrare) si COMINCIA A RAGIONARE ponendosi alcune domande: Abbiamo le competenze per essere di aiuto? Se la risposta è no a chi possiamo rivolgerci per essere aiutati?(es. psicologo, psichiatra, avvocati di strada, ecc) Abbiamo le risorse materiali necessarie per intervenire? RICORDIAMOCI CHE NOI NON DOBBIAMO MAI INTERVENIRE DA SOLI, MA SEMPRE IN COLLABORAZIONE CON PIU’ ENTI O ISTITUZIONI, così ognuno di questi potrà concorrere, collaborando nel suo settore, a fornire i necessari sostegni complementari alla persona in situazione di disagio. RICORDIAMOCI ANCHE CHE NON DOBBIAMO AVERE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA Dobbiamo fare tesoro di quanto può emergere approfondendo i casi di accompagnamento e le azioni che ne possono scaturire: Esempio: Accompagnando una persona senza dimora a rifare la carta d’identità all’anagrafe, veniamo a conoscenza di una serie di problematiche che fanno scaturire tutta una serie di domande: Quando un comune può cancellare dall’anagrafe un cittadino? Esiste una legislazione nazionale o regionale/comunale che lo regolamenta? Se un cittadino non è più iscritto all’anagrafe, venendo a perdere tutta una serie di diritti, chi lo tutelerà? A chi possiamo rivolgerci per avere una risposta alle nostre domande? Cosa possiamo fare per sensibilizzare la società civile per trovare soluzioni a questi problemi? Chi possiamo coinvolgere? Ecc.ecc. Come è evidente, si vanno a toccare settori molto delicati ed importantissimi della nostra società, generando azioni attive molto determinate. RACCONTO DELLA GIORNATA DI FINE ATTIVITA’ 2008/2009 Per terminare ufficialmente l’attività 2008/2009 abbiamo scelto quest’anno di passare una giornata insieme presso la Colonia S. Maria Goretti, sulla strada per il Finonchio, gentilmente messaci a disposizione dalla parrocchia di Volano. Nella pace dei boschi e della montagna abbiamo pregato insieme a Don Paride abbiamo parlato dell’attività svolta, abbiamo ascoltato Roberto che ci ha illustrato quanto fatto dai CedAS e dai PaP nel corso dell’anno e ci ha spiegato che cosa sarebbe stato programmato per l’attività dell’anno 2010. Poi Lorenza ha parlato del “Progetto” relativo ai nostri centri di ascolto e servizi, articolandolo sulle basi su cui dovrebbe poggiare, sul lavoro di equipe e sull’accompagnamento. In rapidissima sintesi: “Il Centro di ascolto si pone come un “ponte” fra la persona e le risorse del territorio, fra il suo isolamento e la condivisione da parte della comunità, assumendo una funzione di collegamento e mediazione”. Un lauto pranzo, come al solito preparato dai nostri amici Lucio e Lucia di Besagno, e una passeggiata nei boschi circostanti ci hanno preparato alla seconda parte della giornata, in cui Roberta ha mostrato i risultati dei 14 questionari che erano stati distribuiti e compilati durante le supervisioni. È stato utile per capire le visioni di ognuno, per sottolineare che cosa funziona e cosa invece andrebbe migliorato, per avanzare suggerimenti, per esprimere opinioni. Roberto ha concluso tirando le fila della giornata, con un arrivederci a tutti il prossimo anno! RACCONTO DELLA GIORNATA DI INIZIO ATTIVITA’ 2009/2010 Per celebrare l’inizio della nostra attività per il 2009/2010 siamo saliti fino al Pian del Levro, accolti dalla comunità di preghiera “Piccola fraternità di Gesù”, che ormai da qualche anno si è stabilita lassù: un prezioso riferimento per chiunque voglia trascorrere del tempo nella preghiera, nel silenzio, nella meditazione e nel dialogo. Lo splendido scenario circostante e l’accoglienza delle monache ci hanno permesso di vivere un pomeriggio davvero speciale, che in molti hanno rimpianto non fosse durato di più. Dopo l’arrivo ci siamo riuniti in una sala messaci a disposizione dalla comunità e Roberto ha tracciato le linee programmatiche dell’attività 2009/2010, poi Gemma ci ha guidati in una meditazione sulla carità, partecipata e condivisa da tutti, molto apprezzata. La preghiera con la comunità ci ha visti partecipi e attenti, uniti alle monache nel ringraziamento e nelle invocazioni di aiuto a Dio e alla Madonna. (Naturalmente una preghiera speciale è stata rivolta a Dio per Don Gianni, co-fondatore della comunità, colpito dalla malattia che poi, qualche mese dopo, lo avrebbe portato in cielo, accanto al Signore). Una breve “giro turistico” alle strutture della comunità, poi la cena, offertaci dalla comunità di preghiera, che, lo ricordiamo, vive grazie alla Divina provvidenza. Tra una portata e l’altra Emilia ci racconta la storia della comunità, dagli albori fino ad oggi, condividendo con noi le difficoltà, le gioie, le speranze che l’hanno accompagnata nel percorso. È arrivato il momento dei saluti e dei ringraziamenti, è stata davvero una giornata speciale, che, a Dio piacendo, ripeteremo presto. 15 CORSI DI FORMAZIONE 2009/2010 E SUPERVIZIONE PAP Quest’anno sono stati organizzati due corsi di formazione, uno per animatori della carità e uno per operatori del CedAS e dei PaP. Il primo, che è stato chiamato “Il metodo pastorale Caritas nell’animazione: Ascoltare, Osservare, Discernere”, si è tenuto tra settembre ed ottobre, ha visto come relatori Don Antonio Berera e il coordinatore del CedAS Roberto Ferrari. Era indirizzato agli animatori delle Caritas parrocchiali e decanali, ma anche a tutti coloro che erano interessati al tema e che intendevano intraprendere poi un cammino di questo tipo nelle loro comunità di appartenenza. La partecipazione è stata buona, con una media di 30 persone per ogni incontro, provenienti dalle parrocchie e dalle Caritas dei 4 decanati di Rovereto, Ala, Mori e Villalagarina. Il corso di formazione si è sviluppato su 5 incontri, tenutisi presso le sale del Centro pastorale Beata Giovanna. Il secondo corso, destinato ai volontari che operano nei CedAS e nei PaP presenti e futuri, ha visto come relatore Don Antonio Berera, parroco di S. Giuseppe, che segue, in qualità di formatore, i volontari dell’ascolto della zona pastorale della Vallagarina fin dagli inizi del loro cammino. Moltissimi i volontari presenti, con una media di circa 50 persone a serata; il corso si è tenuto da ottobre a dicembre, ed è stato titolato ”Riqualificarsi per camminare insieme a servizio della comunità”. Il corso ha toccato molti aspetti “tecnici” dell’opera dei volontari dell’ascolto, ribadendo le modalità e gli atteggiamenti necessari per prestare al meglio la propria opera. MERCATINO DELLE PULCI 18 - 19 aprile 2009 Il mercatino delle pulci si è svolto sabato 18 e domenica 19 aprile nel piazzale del Centro pastorale Beata Giovanna. Anche in quest’occasione la partecipazione da parte dei volontari dei Cedas e dei PaP è stata ottima e preziosa. Il momento cruciale e più impegnativo è stato il momento della chiusura e quindi la necessità di pulire e risistemare il piazzale e le sale del Centro Pastorale utilizzate. Nonostante la mole di lavoro e la stanchezza di molti il lavoro l’impegno è stato affrontato con spirito collaborativo e di responsabilità. Il ricavato del mercatino è stato di € 6800,00 mentre le spese ammontano a € 913,68. 16 S.MESSA E CENA DI NATALE 2009 (progetto quartiere Zen di Palermo, Suor Francesca) Come ogni anno tutti i volontari, operatori e animatori impegnati nelle varie attività della Caritas sono stati invitati ad incontrarsi per celebrare assieme il Santo Natale. Venerdì 11 dicembre è stata la data scelta per la “nostra” Festa di Natale. Molte novità, quest’anno, a partire dalla parrocchia che ci ha ospitato: negli anni passati era la parrocchia di San Giuseppe ad accoglierci e noi ringraziamo don Antonio e tutti i suoi parrocchiani per la disponibilità sempre avuta nei nostri confronti. Quest’anno invece ci siamo spostati più a sud, nella parrocchia di Lizzana, dove Don Elio e i volontari del Pap ci hanno accolti nel Centro pastorale di via Livenza. E' stata un'esperienza di preghiera e condivisione vissuta nello spirito di umiltà e di impegno che ha incontrato una numerosa e viva partecipazione. La liturgia della S. Messa ha dato voce ai numerosi volontari dei Punti Ascolto Parrocchiali, dei CedAS e dei vari servizi, che si sono alternati nelle letture, preghiere, salmi, simboli dei doni per l’offertorio, ecc. Ci piace ricordare i semplici ma significativi doni che, dopo il pane ed il vino, sono stati presentati all’offertorio. Sono stati dei simboli particolarmente vicini al mondo dei più “lontani” particolarmente vicini alle nostre “difficoltà” nel saperci porre più vicini a loro: LE SCARPE USATE: E’ abbastanza facile mettersi “nei panni degli altri, ma nelle scarpe no: le scarpe portano l’impronta forte di chi le ha indossate, portano i segni del cammino fatto dall’altro, della sua storia. Metterci nelle scarpe degli altri vuol dire condividere esperienze, vissuti, sofferenze. L'OROLOGIO: Siamo tutti sempre di corsa, con i minuti contati… Ma è importante trovare il tempo per il mio prossimo, il tempo per le attività, ma anche il tempo da condividere con il mio vicino, per ascoltarlo e salutarlo con un sorriso… IL GREMBIULE: 17 E’ segno del servizio agli altri Don Sergio Nicolli, il nuovo decano di Rovereto, ha officiato la S. Messa assieme al parroco della comunità che ci ha ospitato, don Elio Parisi, a don Tarcisio Guarnieri parroco di Mori. La celebrazione si è caratterizzata anche grazie al vivace e bravo coro del gruppo “Disordine sparso” che ha accompagnato la liturgia. In conclusione si è pregato insieme così: VERRA’ Verrà, una sera in cui nessuno più l'attende, può darsi. Chiamato per nome, qualcuno trasalirà. Al cuore senza memoria sia accordato un tempo perchè si ricordi. Verrà, una sera simile a questa, può darsi. A oriente, davanti a lui, il cielo s'accenderà. Al povero andate a dire che tutto si compirà secondo la promessa. Verrà, una sera in cui tira aria di sventura, può darsi. Quella sera, sulle nostre paure, l'amore prevarrà. Gridate a tutti gli uomini che nulla e compromesso della loro speranza. Verrà: una sera, sarà l'ultima sera del mondo. Dapprima in silenzio, poi esploderà l'inno. Un canto di lode sarà la prima parola in un'alba nuova. (Sr. Marie – Pierre di Chambarand) Mentre tutto questo accadeva di sopra, in chiesa, al piano terra ferveva la consueta attività preparatoria, necessaria quest’anno a sfamare ben 90 persone! Si preparavano le tavole, si cuoceva il sugo, si condivano le insalate, si affettavano i salami, si tagliava il pane e si infornavano le patate. I nostri cuochi provetti quest’anno sono diventati tre, sempre con lo stesso nome naturalmente, dunque ai coniugi Lucio e Lucia da Besagn, si è aggiunta un’altra Lucia, la Morandini, che ha dato una mano alla preparazione del banchetto. Quando la S. Messa è terminata tutti sono scesi ed abbiamo avuto la sorpresa della presenza del Direttore della Caritas Diocesana, Roberto Calzà, e di moltissimi nostri volontari. La sala del Centro Pastorale di Lizzana è veramente grande e si udivano risa, discorsi seri, uno sgranocchiare di patatine e qualche urlo (proveniente dalla zona di Mori … of course). Due compleanni hanno ulteriormente allietato la serata, con gli auguri a Giulio Raus e a Lucia Bertolini per i loro genetliaci, che non numereremo, qui, diciamo che rientrano ancora nei numeri della tombola! A proposito di tombola, Paola e Teresa anche quest’anno si sono date da fare ed hanno organizzato una bellissima Tombola, con moltissimi premi e cotillons. Evidentemente la dea bendata in quel momento era più orba del 18 solito, dato che la maggior parte delle vincite si è verificata nella zona sud del tavolo. Sì, avete capito bene, le donne di Mori hanno fatto la parte del leone, ricevendo anche qualche improperio addolcito dal sorriso di chi è rimasto a bocca asciutta. La cena di Natale della Caritas quest’anno è stata anche un’altra occasione di aiuto per i volontari, che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Cedas di Rovereto a favore del progetto sul quartiere Zen di Palermo condotto da Suor Francesca Ranghetti, già nel convento della Beata Giovanna a Rovereto. Il nostro coordinatore, Roberto, ha pensato bene di usare un bellissimo anello che ci era stato donato per organizzare una raccolta fondi: detto fatto ha messo in piedi una bellissima lotteria, in palio c’era l’anello meraviglioso, ogni biglietto costava come minimo 5 euro e il ricavato sarebbe stato destinato appunto al progetto Zen di Suor Francesca Ranghetti. Moltissimi volontari hanno aderito a questa lotteria e l’estrazione finale è stata affidata al Direttore Calzà: il biglietto vincente è risultato essere in possesso di Ersilia, volontaria del CedAS di Mori (no comment!!!!!). Alla fine la somma raccolta grazie a questa iniziativa ammonta a 1.253,97 euro, che è stata girata a Suor Francesca e al progetto nel quartiere Zen di Palermo che lei sta seguendo. GRUPPO GESTIONE E ACCOGLIENZA APPARTAMENTI OSPEDALE Finalità: Il Gruppo volontari dell’accoglienza, che opera ormai da più di dieci anni nell’ambito delle attività del Centro di Solidarietà di Rovereto, ha come finalità l’accoglienza delle persone che, provenienti da tutte le regioni italiane, arrivano o sono già presenti in città per accompagnare ed assistere i famigliari per visite specialistiche o ricoveri anche d’urgenza nell’ospedale cittadino. Queste persone spesso si trovano a dover affrontare, magari dopo un lungo viaggio, oltre all’ansia per lo stato di salute del proprio caro, anche il problema non indifferente di reperire un alloggio e conseguentemente di sostenere un 19 ulteriore onere economico. Il nostro servizio tende una mano a queste persone. Altro scopo di questo servizio, non meno importante è quello di sensibilizzare le persone affinché formino gruppi analoghi nelle loro zone provenienza. A chi si rivolge: Negli anni passati questo servizio si è prevalentemente rivolto ai parenti di persone ricoverate nel reparto di otorinolaringoiatria; da qualche anno ospitiamo parenti di degenti ricoverati anche in altri reparti. Inoltre possono usufruire del nostro servizio anche persone già presenti in città a causa di ricoveri d’urgenza, o, in casi rari e ben motivati, anche persone che necessitano di un alloggio per qualche notte. In ogni caso la precedenza è data a chi ha parenti ricoverati in ospedale. Lo scorso anno è stato consegnato ai responsabili dei vari reparti ospedalieri un volantino di presentazione che ci ha permesso di far conoscere questo servizio ad un numero sempre maggiore di persone. Rimane comunque fondamentale il rapporto diretto con le caposala di otorinolaringoiatria, per richieste, informazioni e controlli riguardanti i degenti. Come si svolge: Attraverso la pubblicizzazione scritta, il sistema di passa parola, ma soprattutto su indicazione delle caposala gli interessati prendono contatto con il Cedas, che indirizza le richieste alla responsabile del gruppo, la quale provvede ad assegnare l’alloggio in base al numero delle persone e al tempo necessario per la visita specialistica o per il ricovero ospedaliero. Il compito principale dei volontari è di accogliere gli ospiti, accompagnarli nell’alloggio e fornire loro informazioni, indicazioni di carattere generale per favorire l’ospitalità e l’accoglienza. Il gruppo è formato attualmente da otto volontari di ambo i sessi che, con turni mensili concordati, assicurano il servizio nell’arco dell’anno. La responsabile-coordinatrice del gruppo è Paola. In primavera si è aggiunto un nuovo volontario, Paolo, che ha bilanciato l’uscita di Marino. Con l’anno nuovo però dovrà, per motivi famigliari, lasciare il servizio anche Giuliano, altro storico volontario di questo gruppo. Lo ringraziamo di tutto quello che ha fatto in questi anni e gli auguriamo ogni bene per il futuro. Siamo sempre fiduciosi e speriamo che il nuovo anno renda concrete le numerose offerte di volontari che abbiamo ricevuto. Dove si svolge: Con il 1° settembre 2009 abbiamo riconsegnato l’all oggio di via della Terra, 49 alla Fondazione Vannetti (subentrata alla precedente gestione). Per noi era divenuto un costo aggiuntivo, perché poco utilizzato. Loro invece ne avevano bisogno per i propri scopi. Li ringraziamo perché ci hanno permesso di usufruirne per molti anni. Per questo servizio si continua ora a utilizzare solo l’appartamento reso disponibile della parrocchia di S. Maria, in via S. Croce, 21. Di questo ringraziamo calorosamente il parroco don Enrico Finotti. L’alloggio si trova in una posizione strategica, molto vicino all’ospedale e da 20 solo può accogliere contemporaneamente tre famiglie, per un totale di 10 ospiti, favorendo tra di loro la conoscenza e la condivisione di chi ha gli stessi problemi di salute. Considerazioni: Con il passare degli anni quindi il servizio si rafforza sul territorio in modo qualitativo più che quantitativo. Continua a essere all’interno del gruppo molto importante il rapporto umano che si instaura tra gli ospiti e i volontari. Come sempre questo rapporto si traduce, da parte del volontario, nella disponibilità all’ascolto, nella presenza durante il periodo di soggiorno, nell’interessamento delle condizioni del famigliare ricoverato. Insomma, tutto quanto può servire a far sentire questi nostri ospiti come fratelli graditi e rispettati. Da parte dell’ospite, invece, si concretizza con la gratitudine, il ringraziamento per la disponibilità e l’offerta di amicizia fraterna, che spesso fanno mantenere nel tempo i contatti con i volontari, anche lontano dalle situazioni di bisogno. Ed è molto importante per i volontari cogliere il senso di gratitudine da parte degli ospiti per il servizio offerto, perché questo li motiva a proseguire nel loro lavoro di volontariato e li gratifica per qualche piccolo sacrificio fatto. Esiste un aspetto negativo che anche quest’anno si è presentato: alcune persone hanno tentato di usufrire di questo servizio pur non avendo i requisiti. Fortunatamente, per merito dei controlli incrociati, abbiamo potuto verificare la veridicità della situazione e non dare la nostra disponibilità all’accoglienza. Anche questo è, a nostro parere, fare “carità educativa”: saper dire no a chi non ha bisogno per lasciare spazio a chi invece ne ha. Dati statistici: Nell’ anno 2009 sono state accolte 153 persone adulte e 58 minori per un totale di 77 famiglie. Il totale complessivo di utilizzo degli appartamenti è stato di 247 giorni; Anche il 2009 è risultato quindi in controtendenza rispetto al 2008: abbiamo avuto un minor numero di presenze e un minor numero di giorni di permanenza, ma dato importante, un maggior numero di famiglie. Questo perché si è cercato di educare le persone al corretto utilizzo del servizio, che è riservato a un numero di ospiti adeguato al singolo caso e per il numero di giorni strettamente necessari concordati con il reparto. L’accoglienza fatta secondo questi principi permette di avere la disponibilità per ospitare più famiglie. 21 SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA Lo SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA è un servizio “trasversale” rispetto ai Punti Ascolto Parrocchiali (PAP) ed al/ai CedAS. Nato nel 2007 per volontà della Caritas zonale congiuntamente al Centro Pastorale Familiare Diocesano a seguito di una condivisione di rilevazione di nuove forme di povertà (povertà relazionali) nelle nostre comunità (separazioni, divorzi, problemi educativi, solitudine, disorientamento, incomprensione, ecc). Gli obiettivi prioritari sono: - offrire disponibilità di ascolto specifico per tali situazioni (coppie/singoli); - aiuto alle persone a far chiarezza dentro di sé per ritrovare risorse e speranza per affrontare la propria situazione; - saper ascoltare in modo empatico al fine di permettere alle persone in crisi di sentirsi accolte e comprese in un clima aperto, rispettoso e di non – giudizio; - se necessario saper orientare verso aiuti specifici (spirituale, psicologico, educativo, giuridico…) verso altre realtà che operano nell’ambito del disagio relazionale. Per poter realizzare tali obiettivi abbiamo dato priorità ad un’attività di sensibilizzazione al disagio relazionale e conseguente presentazione del servizio in numerose parrocchie della zona pastorale. 22 Gli obiettivi si possono dire raggiunti dal punto di vista qualitativo con le persone incontrate, non completamente raggiunti rispetto al numero di contatti avuti. I colloqui/utenza Nel corso del 2009 - si sono rivolte al servizio SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA 12 persone (8 singoli e 2 coppie); - si sono avuti 14 colloqui; - tutte le persone incontrate erano nuove; - si è registrato un aumento di contatti circa del 30% rispetto ai 2 anni precedenti grazie ad invii dalle parrocchie e conoscenti; - si tratta per la maggior parte di italiani (10 su 12) 50% maschi, 50% femmine; - l’età media degli utenti è di 40 anni. I bisogni incontrati sono stati: Rapporto di coppia 7 Conseguenze di separazione Rapporti fam. origine 1 Difficoltà con i figli 3 Difficoltà economiche 2 Conseguenze di divorzio 1 Altro (allontanamento da moglie e figlia su segnalazione del giudice) 1 3 Le risposte offerte sono state: colloquio di ascolto e aiuto a far chiarezza dentro di sè 12 invio a psico-pedagogista 1 accompagnamento 1 L’équipe • Quanti siamo: 4 • Come ci siamo suddivisi i compiti: La responsabile del servizio mantiene i contatti tra Caritas e Centro Famiglia. I colloqui vengono fissati su appuntamento in alternanza tra i volontari. Per il caso di accompagnamento si è deciso di affidare la persona sempre alle medesime volontarie (2) che hanno fatto il primo ascolto. • Ogni quanto ci riuniamo: 1 volta all’anno per la verifica attività e quando alcuni casi particolari richiedano un confronto e per le supervisioni. 23 La formazione La formazione permanente prevede la frequenza agli incontri di supervisione (1 ogni 3 mesi c.ca) al LED di Villa S. Igazio per tutti i volontari; • 2 dei 4 volontari hanno frequentato ogni anno dei corsi di formazione sia teorica che pratica per la relazione d’aiuto – sempre proposti e sostenuti dal Centro Famiglia Diocesano. • Gli altri 2 volontari avevano frequentato tali formazioni alcuni anni prima. • Se ci fossero nuovi volontari sarebbe indispensabile, vista la delicatezza dell’ambito, prevedere prima del servizio la frequenza del corso biennale di formazione; • Quando non in sovrapposizione alle formazione specifiche per il disagio relazionale, alcuni volontari hanno partecipato a corsi e incontri organizzati da Caritas Zonale o Decanale o da altre Realtà del territorio (es. coordinamenti, associazioni, cooperative ecc.). Il lavoro di rete • Gli interlocutori contattati sono stati 1 psico-pedagogista e gli avvocati della solidarietà. • Con entrambi abbiamo instaurato una buona collaborazione. • Si mantiene l’aggiornamento della mappatura delle risorse del territorio. La Comunità e il territorio • Per coinvolgere la Comunità abbiamo proposto e talvolta realizzato degli incontri a tema sul “disagio relazionale” spesso anche con altre realtà che si occupano di tematiche connesse (es. ACFA, ecc). • Alcune Comunità hanno risposto interessate alle nostre sollecitazioni (la minoranza) altre non hanno dato risposta o hanno scelto forme diverse per promuovere la conoscenza del servizio (es. volantini in Chiesa, ecc). • Ci facciamo conoscere soprattutto inviando e ricordando a tutti i parroci dei 4 decanati la proposta sia del servizio che la disponibilità a promuovere incontri con la Comunità. • Inoltre abbiamo registrato un breve servizio con TelePace. 24 “PROGETTO UNITÀ DI STRADA ROVERETO”. L’attività dell’unità di strada di Rovereto, prosegue nel costante aiuto ai senza tetto. In questo anno di crisi ha visto impegnati i volontari nel monitoraggio dei vari luoghi del territorio di Rovereto dove il disagio esiste. Il numero dei volontari si è attestato attorno alle 10 unità, due in meno rispetto all’anno scorso. Ci sono comunque pervenute richieste da parte di alcuni giovani di poter far parte del gruppo. Valuteremo nella riunione mensile la loro motivazione e disponibilità. Le uscite proseguono nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 20,30 alle 23. A differenza dell’ anno scorso è stata eliminata la giornata del sabato per difficoltà organizzative, in quanto non riuscivamo a dare costanza al servizio. Il diario in cui viene descritta l’uscita nei suoi particolari e la scheda dati che permette di identificare al primo impatto il tipo di disagio rilevato, vengono compilati al termine di ogni uscita. Questo lavoro sta dando buoni frutti. Anche se si tratta di strumenti che necessitano di modifiche costanti, essi ci permettono di avere il quadro delle varie situazioni rilevate e anche la possibilità di quantificarle. Questi i risultati delle rilevazioni effettuate da gennaio a dicembre 2009: I dati sono relativi ai contatti, cioè al numero di volte che i volontari incontrano le persone nelle varie uscite. Va anche rilevato che continuano gli incontri ogni primo mercoledì del mese. Il gruppo dei volontari assieme al coordinatore si ritrovano per fare il punto della situazione. E’ venuta meno la figura del supervisore che ci ha seguito fino a luglio e per varie ragioni ha dovuto sospendere il rapporto con il gruppo. Dopo un’ anno e mezzo di attività possiamo affermare che il progetto Unità di Strada sta continuando a consolidarsi come presenza costante sul territorio. Questa presenza ha permesso alle persone in difficoltà che abbiamo incontrato, di instaurare con i volontari dell’Unità un buon rapporto. Aspettano di vedere gli operatori nei giorni prefissati per bere un tè, o essere 25 semplicemente ascoltati. La tabella sopra riportata evidenzia che i contatti sono stati molti di più dell’anno precedente: 157 i nuovi casi, con una media mensile di contatti di 64 persone cioè 8 per uscita. Bisogna aggiungere a questi, diverse persone che non hanno dimora e stazionano sul territorio roveretano pochi giorni e poi proseguono per altre destinazioni. Quest’anno abbiamo riscontrato un calo dei contatti nel periodo novembre-dicembre. Questo non significa che il problema dei senza tetto a Rovereto si stia risolvendo, anzi. Sappiamo per certo - su segnalazione degli stessi - che cambia la soluzione: alcuni si rifugiano in strutture abbandonate: case e fabbriche dove dormono riparati dalle intemperie. La stazione di Rovereto, a differenza dell’anno scorso, non è più un rifugio stabile per queste persone, vista la presenza della polizia ferroviaria durante il giorno e dei carabinieri durante la notte, che controllano e “invitano” i senza dimora a trovarsi un’altra sistemazione. Abbiamo avuto un’incontro con l’ Ispettore Capo Zencher della Polfer, al quale abbiamo presentato il nostro servizio. Nell’incontro si sono evidenziati chiaramente i due diversi modi di operare: il nostro è animato dalla volontà di accogliere ed indirizzare le persone ai vari servizi, mentre l’Ispettore Zencher parte dalla preoccupazione di salvaguardare la sicurezza e il volto della città. Comunque rimane, da entrambe le parti, l’incapacità di dare una risposta adeguata al disagio riscontrato. Il compito dell’ Unità di Strada è solo quello di ascoltare, indirizzare ed informare i senza dimora dell’esistenza dei vari servizi a cui rivolgersi. A volte abbiamo bisogno di risposte immediate, vista l’emergenza in cui operiamo, (orario serale) ma ci sono pochi servizi aperti a quell’ora. Siamo riusciti a seguire due persone che dalla strada sono finite in comunità terapeutiche. Abbiamo continuato ad interessarci a loro, scrivendo e telefonando nelle varie strutture. Questo ci ha permesso di mantenere un contatto affettivo, vista la frequente assenza di rapporti famigliari, distrutti o inesistenti. Fino ad ora i servizi più importanti con cui abbiamo collaborato sono stati: Cedas (Caritas di Rovereto), Accoglienza dormitorio della Fondazione comunità solidale, Croce Rossa e Tavolo del Disagio Adulto del Comune di Rovereto. Obiettivi per l’anno 2010 Conoscere meglio l’operato di alcuni servizi che operano nel disagio a Rovereto, come ad esempio: i volontari di strada della Raab, gli Alcolisti in trattamento, gli Avvocati di strada. Capire quali possano essere le potenzialità d’intervento dell’Unità di Strada. 26 SPORTELLO LAVORO L’attività dello sportello lavoro è proseguita anche nell’anno 2009. Gli obiettivi Lo sportello si è posto come obiettivo primario quello di essere punto di riferimento per chi cerca lavoro come assistente familiare e per le famiglie che vogliono o devono ricorrere ad un aiuto esterno per la cura ed assistenza di parenti anziani e/o malati. Gli obiettivi del servizio, pur nella loro complementarietà, si differenziano a seconda che riguardino le famiglie o le badanti. - l’obiettivo per il servizio alle famiglie è quello di fornire indicazioni circa il personale disponibile che risponda alle necessità di cura per competenza, tempo, mansioni ed esperienza. - l’obiettivo per il servizio alle badanti è quello di dare aiuto a trovare famiglie la cui domanda di assistenza sia compatibile con le necessità lavorative. Lo sportello si è posto anche l’ambizioso obiettivo socio- educativo di promuovere economia legale facendo emergere il lavoro “nero”. Si può affermare che gli obiettivi specifici sono stati ampiamente raggiunti e i risultati numerici hanno superato quelli dello scorso anno. Questa mera considerazione quantitativa sottende il riconoscimento della qualità del servizio, l’apprezzamento dello stesso e il radicamento istituzionale sul territorio ( v. tabella 1). Ci sono state difficoltà di ordine organizzativo dovute soprattutto al rilevante numero di utenti che settimanalmente si rivolgono allo sportello. La presenza di una seconda volontaria e la divisione dell’ascolto secondo la tipologia di utenza sono state le efficaci misure risolutive individuate e applicate. L’utenza Lo sportello è stato aperto per 41 giorni e ad esso si sono rivolte 273 persone, 218 assistenti familiari e 55 potenziali datori di lavoro. Rispetto allo scorso anno si è registrato un aumento di 18 unità relativamente ai lavoratori mentre è diminuito di 25 unità il numero delle famiglie che si sono rivolte al CedAS. Le lavoratrici che si sono rivolte a noi sono per la quasi totalità donne, ma il 2009 ha visto anche alcuni giovani uomini rendersi disponibili per il lavoro di cura. Le aspiranti assistenti familiari sono per il 96% straniere ma, già dal 2008 e sempre più di frequente si rivolgono al CedAS anche connazionali. Quanto la crisi abbia inciso sugli atteggiamenti lavorativi della popolazione residente in Vallagarina è indicato anche dal fatto che, per la prima volta, donne di fede musulmana si sono dichiarate disponibili ad accettare di assistere anche uomini. La fascia d’età più rappresentata è quella dai 30 ai 40 anni, ma ci sono punte di giovani appena maggiorenni e di ultrasessantenni. La richiesta più frequente è quella di trovare un lavoro a tempo parziale; è in netta diminuzione il numero delle persone che si offrono per un badantato a tempo pieno. Le cittadine provenienti da Paesi UE sono state raggiunte dai mariti e dai figli, si sono ricostituiti i nuclei familiari e le donne non sono più disponibili a lavori che 27 le distolgano dalla famiglia notte e giorno. Anche le badanti “storiche”provenienti da Paesi extracomunitari hanno cominciato a prendere in affitto appartamenti, dividono le spese con connazionali, si rivolgono a settori lavorativi meno coinvolgenti e, qualora si dedichino ancora all’assistenza, lo fanno a tempo parziale. L’assistenza notturna in ospedale è fonte di notevole guadagno (fino a 100 euro per notte) ed è facilmente gestibile in quanto i figli restano a casa con il padre; attualmente è gestita in regime “pseudomonopolistico” da alcuni gruppi nazionali chiusi. Varrebbe la pena approfondire il significato della migrazione femminile presso i vari gruppi etnici, per essere in grado di comprendere le diverse culture e i diversi comportamenti. L’equipe L’attività dello sportello lavoro viene svolta da 4 persone: 2 volontarie ricevono, al mercoledì pomeriggio con orario 16.00-18.00, le/gli aspiranti assistenti familiari. 2 volontarie ricevono, al lunedì mattina con orario 10.00-11.00, le famiglie che necessitano di personale di cura. Questo potenziamento dell’orario di apertura dello sportello lavoro si è reso necessario per far fronte all’aumento dell’utenza (v. obiettivi) ed è entrato in vigore a partire dalla fine di ottobre. Non sono stati formalizzati momenti di incontro e/o verifica. In questo primo periodo lo scambio di informazioni è stato continuo ma informale, anche perché un nuovo servizio necessita di continue messe a punto. La formazione Le volontarie hanno partecipato agli incontri di formazione che il CedASCaritas ha posto in essere e realizzato nel trimestre ottobre-dicembre 2009. Pari dignità e importanza formativa, vengono riconosciute ai momenti di supervisione per gli operatori dell’ascolto. Tali incontri hanno spesso valenza tecnica ma sono imprescindibili al fine di armonizzare ed omogeneizzare il servizio. È auspicabile che si trovi il tempo per affrontare la conoscenza delle diverse culture di cui gli utenti CedAS sono portatori; ultimo ma non meno importante sarebbe il monitoraggio dei cambiamenti nelle nostre realtà cittadine per prendere atto della direzione interculturale che inevitabilmente assume qualsiasi comunità di accoglienza. Il lavoro in rete Il 2009 è stato l’anno in cui la Caritas ha collaborate fattivamente con la Cooperativa La Casa. Tale istituzione ha presentato un proprio progetto relativo alla selezione, formazione e gestione del personale di cura e ha chiesto la collaborazione del CedAS per implementare il progetto stesso. Le volontarie che operano presso lo sportello lavoro, al mercoledì pomeriggio, hanno operato in compresenza con i dipendenti della Cooperativa La Casa. L’attività si è svolta dal 15 marzo al 23 dicembre 2009 ( v. tabella 2). 28 Sono sempre estremamente efficaci e produttivi i contatti con la Cooperativa Sociale Punto d’Approdo alla quale ci rivolgiamo qualora si presentino badanti che hanno perso il lavoro e, di conseguenza, il posto letto. Le proposte per il territorio Viene ripresentata la proposta di momenti di informazione alla Comunità sul servizio dello sportello lavoro. Destinatari privilegiati di tali momenti informativi potrebbero essere i Consigli Pastorali, le Associazioni e i Gruppi Anziani presenti sul territorio cittadino. La programmazione per il 2010 A completamento del servizio prestato si potrebbe pensare a due nuovi obiettivi: reperire lo spazio per favorire l’incontro tra personale in cerca di lavoro e potenziali datori di lavoro; individuare istituzioni, delle quali si possa verificare l’ idoneità alla tipologia di utenza che si rivolge al CedAS, che si dichiarino disponibili ad assistere e/o affiancare le famiglie nella gestione burocratico-contrattuale del personale di cura. Tabella 1 ATTIVITÀ Mese Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre totale Totale ascolti Legenda RL OL n. giorni apertura sportello 4 4 4 5 3 3 1 chiuso 5 4 4 4 41 Totale ore apertura sportello 8 8 8 10 6 6 2 0 10 8 8 8 82 ricerca di lavoro offerta di lavoro RL OL 19 30 23 22 12 18 3 0 33 23 23 12 218 6 7 7 9 7 4 2 Tel+mail 5 6 0 1 1 55 273 (assistenti familiari che cercano lavoro) ( famiglie che offrono lavoro) 29 Paese d’origine o provenienza del personale RL Albania, Algeria, Bolivia, Bulgaria, Camerun, Colombia, Croazia, Italia, Mali, Marocco, Moldavia, Pakistan, Perù, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Somalia, Svizzera, Tunisia, Ucraina Tabella 2 Collaborazione con la Cooperativa “La Casa” Mese Marzo Aprile Maggio Giugno Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale numero interventi 2 4 2 4 3 3 2 4 18 numero ore 4 8 4 8 6 6 4 8 36 Numero invii RL 5 14 8 13 20 18 11 9 77 Numero invii OL 0 2 2 3 0 0 0 0 9 A partire dal 13 marzo 2009 si è dato avvio all’implementazione del progetto „La Casa-Promocare“. Tale novità ha comportato l’attività di ascolto svolta in compresenza tra i Volontari Cedas e i Responsabili della Cooperativa “La Casa” che si occupano della selezione del personale. La durata del progetto è stata concordata inizialmente fino alla fine di giugno; in seguito è stata prorogata fino alla fine di dicembre 2009. In corso d’opera sono state verificate la fattibilità del progetto e la rispondenza degli obiettivi ai bisogni espressi dal territorio ( verifiche in itinere: 27.03.09, 08.05.09, 26.06.09) 30 PROGETTO DI CREDITO SOLIDALE Relazione di bilancio a 9 mesi dall’avvio (febbraio(febbraio-primi di dicembre 2009) PROGETTO DI CREDITO SOLIDALE Report sul primo anno di attività 1. Quadro di sintesi delle attività degli sportelli di Trento e Rovereto Prestiti Rovereto Ascolti effettuati (almeno un colloquio) 80 Trento 136 31 Totale 216 43 12 Finanziamenti € € Debito Residuo Persone in ritardo Ammontare rate in ritardo 24.250 € 19.619,42 1 86,65 € 52.542 € 43.063,46 2 3 76.792 € 62.682,88 Persone insolventi Ammontare insolvenza 586,08 1 501,04 672,73 1 501,04 *dati aggiornati al 31 gennaio 2010 Ad un anno dalla nascita degli Sportelli di Credito solidale sono state ascoltate almeno 216 persone, di cui ne sono state finanziate il 20%, pari a circa 1 persona su cinque. Nel trimestre novembre-gennaio si sono presentate 25 persone, che rappresentano “solo” il 12% del totale, ma le domande finanziate nello stesso periodo sono state 11, pari ad oltre il 25% dei finanziamenti complessivi. Si conferma così la tendenza già rilevata nella precedente relazione che agli sportelli si presentano sempre più spesso persone che posseggono i requisiti per accedere al credito. Infatti delle 25 persone che si sono rivolte agli sportelli nell’ultimo trimestre il 44% sono state finanziate, ossia quasi 1 una persona su 2. La tabella sopra riportata mette in luce anche il grado di insolvenza delle persone che hanno ricevuto il prestito: al 31 gennaio è stata dichiarata ufficialmente insolvente una persona (2,3 %), mentre coloro che hanno qualche rata in ritardo sono 3. 31 • • • • 2. Il profilo della domanda Uomo Italiano 40-49 anni coppia con figli Il 57% delle persone incontrate sono uomini, anche se spesso la domanda riguarda il nucleo familiare complessivo. A differenza dei Centri di Ascolto prevalgono gli italiani 52%, mentre variegate sono le nazionalità degli stranieri, con una prevalenza di coloro che provengono dal Nord Africa, dall’Europa dell’Est (per lo più si tratta di donne), dall’area Balcanica e dall’America del Sud. Seguono infine più distanziati gli asiatici. Si tratta sia per italiani che stranieri di persone in piena età lavorativa, il 70% ha un’età compresa tra i 30 e i 64 anni. La fascia decennale più frequente è rappresentata da 40-49 anni (30%), non mancano persone in età giovane (2029 anni) e persone in età pensionabile (italiani). La tipologia di convivenza più frequente è quella delle coppie con figli (quasi 34%), le persone sole sono il 22% (sia celibi/nubili, che separati e divorziati, e vedovi), e il 10% sono persone sole con figli a carico. La condizione di vedovanza colpisce esclusivamente gli italiani, e inoltre il 64% delle persone che vivono da sole (persone che non hanno mai costituito una proprio nucleo famigliare oppure separati/divorziati) sono uomini italiani. Numerosi sono coloro che hanno subito il trauma di una separazione o divorzio o della morte del coniuge pari a quasi il 14%, senza una differenzazione significativa tra uomini e donne. Dei divorziati/separati oltre il 55% ha figli a carico, si tratta per lo più di donne che si trovano ad accudire uno o più figli da sole. Si segnala un dato che, sebbene non numericamente rilevante, a nostro avviso sta ad indicare un ulteriore elemento di vulnerabilità e complessità delle famiglie italiane. Si tratta di 4 famiglie che sono composte da nuclei che comprendono anche i nipoti. In questa tipologia di nuclei sono presenti a volte il/i genitore/i del nipote, ma in altre situazioni vi è solo la presenza del/i nonno/i che hanno in carico uno o più nipoti. L’ambito prevalente di criticità manifestate da coloro che si sono rivolti agli sportelli è legato alla conduzione/gestione della quotidianità della vita domestica, ossia alla difficoltà di far fronte: all’affitto (spesso ITEA) e/o al pagamento delle bollette, alla riparazione o agli acquisti per l’abitazione. Tra le altre motivazioni che inducono a richiedere un finanziamento si annoverano quelle legate all’accensione di precedenti debiti e a spese specifiche, nella fattispecie mediche, legali (alimenti per i figli, separazioni…) o inerenti al mezzo di trasporto necessario per recarsi al lavoro (riparazione, ma anche acquisto, passaggio di proprietà assicurazione e bollo) o l’estinzione di debiti precedenti. Volendo tracciare una differenzazione tra la componente autoctona e quella immigrata, per la prima acquista un peso decisamente più significativo i 32 problemi legati a debiti pregressi, mentre per la componente immigrata assume maggiore rilievo le difficoltà di pagare l’affitto. Il 32% delle persone che hanno richiesto un prestito risiede a Trento e dintorni e il 29% a Rovereto e dintorni. Le altre persone provengono principalmente dalla zona del lago di Garda, dall’ Alta Valsugana, dalla Vallagarina, dalla Val di Non, dalla Piana Rotaliana e dalla val di Fiemme. 3. Il profilo delle persone finanziate Come detto precedentemente a circa 1 richiesta su 5 è stato accordato il prestito: si tratta di 43 persone (20%), praticamente equamente suddivise tra italiani ed immigrate (49%vs 51%). Tra gli immigrati prevalgono le nazionalità dell’Europa dell’Est (36%), del Nord Africa (23%), dell’Area Balcanica (18%) America del Sud (14%) e Asia (9%). Le persone che non potevano accedere al finanziamento sono comunque state supportate in termini di ascolto, di segretariato sociale, di invio e/o di accompagnamento verso altri servizi (CedAS, Punti di ascolto, servizi sociali, patronati), nell’intento di individuare percorsi di superamento delle difficoltà per le quali la soluzione non poteva essere un piccolo prestito. La domanda è stata presentata nel 56% (24) dei casi da uomini, di questi il 79% vive con la famiglia. Anche la maggior parte delle donne vive in famiglia, anche se il 32% è sola con figli. Il 35% di coloro che hanno ottenuto il prestito, pari a 15 persone, ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni, seguono 10 persone ultra quarantenni (28%). Le persone dai 50 anni in su sono per lo più italiani, mentre coloro che hanno tra i 20 e 29 anni sono per lo più stranieri. Le famiglie con figli sono 26 (60%), seguite da 9 nuclei unidimensionali (21%) quasi tutti italiani e da 6 nuclei monoparentali con figli (14%) di cui il 67 % sono donne straniere. L’importo medio dei prestiti è di quasi 1800 euro. È importante soffermarsi sulla tipologia di reddito delle persone a cui è stato concesso il prestito: 24 persone (56%) possiedono un lavoro a tempo indeterminato, seguite 5 persone che hanno una pensione (12%). Questo significa che finanziamenti sono stati erogati anche a persone che non hanno la certezza di un lavoro o entrata certa (quale può essere la pensione): ciò a nostro avviso indica che i volontari attraverso i colloqui hanno instaurato un rapporto di fiducia attraverso la relazione anche con quelle persone che non possedevano garanzie economiche a lungo termine (32%) : 10 persone (23%) infatti hanno un lavoro a termine e 4 persone (il 9% ) al momento dell’ottenimento del credito non avevano un lavoro (ma percepivano la mobilità o sussidio di disoccupazione e/o reddito di garanzia). Il 44% dei finanziamenti è stata concessa a 19 persone che risiedono nel Comune di Trento , il 28 %, pari a 12 persone invece risiede nel comprensorio della Vallagarina (di cui “solo” 5 persone risiedono nel Comune di Rovereto, 2 di Mori, 2 di Ala, 2 di Volano, 1 di Villalagarina ), le rimanenti persone (28%) provengono da diverse zone (Lavis, Mezzolombardo, Val di Sole, Cembra, Val di Non, Bassa Valsugana, val di Fiemme). Il 28% è stato segnalato dai Servizi sociali, il 16% dai punti di Ascolto/parrocchie (in particolare di Rovereto) il 5% 33 da atri soggetti che si occupano di disagio sociale (Casa Chizzola di MoriFCS- e Kaleidoscopio). Nell’ultimo trimestre stanno aumentando le segnalazioni da parte di servizi sociali. 4. Situazione Fondo di Garanzia Donatori Caritas Diocesana Cassa Rurale Aldeno Cassa Rurale Rovereto Comune Rovereto Comune Trento Arcidiocesi Trento Parrocchia Duomo-S.Maria Maggiore Trento Caritas Mori Privati Totale donazioni Residuo Fondo non impegnato Importo 20.000 5.000 5.000 5.000 10.000 20.000 15.000 4.000 8.250 92.250 29.567,12 RELAZIONE SUL SERVIZIO MOBILI CEDAS Fin dalle prime ore del pomeriggio ogni venerdì in piazza Damiano Chiesa si possono vedere persone in coda che aspettano l’apertura del magazzino mobili. Ormai è diventato un appuntamento fisso: le richieste sono moltissime, perché ci sono sempre più famiglie in difficoltà economica che si rivolgono ai centri di ascolto per un aiuto, ed il mobilio è uno dei beni più richiesti. Pagando un prezzo simbolico si possono ritirare dei mobili usati, spesso in ottimo stato. Ci sono mobili di tutti i tipi: da cucine e camere complete a singoli armadi o semplici mobiletti, fornelli a gas, lampade o qualsiasi altro elettrodomestico funzionante e riutilizzabile. Con il cambio della tv da analogica a digitale molte persone hanno acquistato la tv nuova e hanno dato a noi la possibilità di ritirare i vecchi apparecchi e quindi consegnarne moltissimi. Questi mobili vengono raccolti dai volontari direttamente nelle case, da famiglie di tutta la zona pastorale della Vallagarina, che telefonano alla Caritas richiedendo di poter usufruire di questo servizio anziché portare i mobili usati in discarica. Il gruppo di volontari, prima del ritiro, verifica il funzionamento e lo stato d’uso dei mobili e degli elettrodomestici. Se l’oggetto viene ritenuto adeguato al riutilizzo, viene raccolto e portato in magazzino pronto per essere visionato e ritirato. 34 Il venerdì, al momento della distribuzione, i volontari accompagnano le persone nella scelta dei mobili. Nel caso in cui la merce non venga ritirata al momento, la si può prenotare e lasciare in deposito per quindici giorni, cioè il tempo necessario a potersi organizzare con il trasporto. La persona che ritira i mobili deve consegnare il buono rilasciato precedentemente dai vari Punti di Ascolto Parrocchiali. I volontari compilano una scheda dove vengono specificati i vari tipi di mobili ritirati, il numero di pezzi e la data del ritiro. Chi usufruisce di questo servizio è tenuto a pagare un prezzo simbolico per ogni mobile, quale rimborso spese. Crediamo infatti che sia importante e dignitoso per tutti, anche per i meno fortunati, poter scegliere ed acquistare i propri mobili e non ottenere le cose gratuitamente. Il gruppo ormai si è consolidato e ci sono stati alcune adesioni di giovani studenti. E’ stato fatto anche un inserimento rieducativo per un giovane roveretano seguito direttamente dai servizi sociali che ha dato ottimi frutti. Fra noi è nata una bella amicizia e si respira un’ aria di condivisione e unione, ognuno ha un compito specifico, secondo le proprie capacità e le proprie scelte. Il venerdì è sempre piacevole rivedersi per stare insieme, anche se si tratta di un semplice lavoro di sorveglianza o di fatica fisica. I nuovi volontari giovani si sono impegnati per ritirare il mobilio un sabato ogni mese in maniera autonoma, comunque sotto la supervisione del gruppo ‘storico’. Si conferma la possibilità di instaurare rapporti di amicizia con gli immigrati che usufruiscono del servizio. Spesso il venerdì passano per un breve saluto o per portarci qualche dolce o bevanda calda durante l’inverno e questo ci ripaga del lavoro a volto piuttosto impegnativo che svolgiamo. Auspichiamo comunque nuove adesioni di volontari per poter meglio assolvere le attività che questo servizio comporta. 35 Bilancio al 31/12/2009 2008 2009 n NomeConto gestione appartamenti A ospedale gestione Servizio B mobili Uscite € Entrate € Uscite € Entrate € 6.075,88 4.331,50 7.956,41 6.755,00 3.058,42 4.618,50 2.848,54 4.126,50 C gestione Sede CedAS pasti c/o C. Diurno D (Fond. Com. Solidale) 5.579,79 3.430,49 5.102,39 4.144,50 2.484,80 - 1.872,00 776,16 E assistenza 3.519,34 104,00 4.756,86 - F giornata della Carità spese x formazione e G informazione 15,50 - 180,00 - 1.019,35 145,90 2.418,33 - H Mercatino delle pulci 913,68 6.800,00 1.348,04 7.130,00 88,00 231,82 82,55 591,54 20.705,83 18.315,00 15.917,94 11.057,00 - 1.253,97 - - - 16.574,00 - 20.330,00 200,00 45,00 11.285,35 12.249,30 51.960,13 55.578,00 I Gestione c/c L 2° Operatrice Offerte extra a N progetto Contributo parrocchie O per CedAS GESTIONI Finanziamenti TOTALE 43.660,59 55.850,18 36 Avanzo di esercizio 100 Cassa 200 BANCA 250 Somme da incassare 12.189,59 3.617,87 1.095,07 93,30 21.308,05 21.737,00 23.880,27 - Somme da pagare Somme a disposizione di Terzi Saldo totale 9.873,34 - - 6.948,24 - 8.844,62 27.318,54 15.128,95 SITUAZIONE PATRIMONIALE 31/12/2009 Dare Avere Cassa 01/01/2009 93,30 BANCA 01/01/2009 23.880,27 Creditori diversi - a disposizione 01/01/09 8.844,62 Totale 01/01/09 15.128,95 Entrate 55.850,18 Uscite 43.660,59 Totale 31.12.2009 27.318,54 Cassa 31/12/09 1.095,07 BANCA 31/12/09 21.308,05 Somme da incassare 22.465,00 Somme da pagare 9.873,34 Somme a disposizione di Terzi 6.948,24 Saldo totale 28.046,54 37 Questa relazione vuole esaminare le voci di entrata e uscita del bilancio – conto economico del CedAS 2009, comparandole con le rispettive voci del bilancio – conto economico 2008. Gestioni appartamenti ospedale: Offerte / entrate sono diminuite di € 2.423,50 pari al 35,88% Spese / uscite sono diminuite di € 1.880,53 pari al 23,64% Si fa notare che per gli appartamenti della ex Fondazione si è speso € 1.186.23 (affitto, luce ecc.); contro offerte per € 70,--. Sono state diminuite le spese in generale. La gestione degli appartamenti dell’ex Canonica di S.Croce presenta un saldo negativo di €628,00. Con il 2010 gli appartamenti della ex Fondazione sono stati dismessi. Gestione servizio mobili; Offerte / entrate: aumento di € 492,-Spese / uscite: aumento di € 209,00 La gestione mobili registra un incremento nelle spese ma anche nelle offerte pertanto a fine anno il comparto presenta un piccolo utile. Gestione sede CedAS: Offerte / entrate sono diminuite di € 714,01 pari al 17,23% Spese / uscite sono aumentate di € 477,40 pari al 9,36% L’aumento delle spese è dovuto per € 300,00 ad affitti arretrati del 2008. L’aumento restante è nella norma. Si registra una diminuzione delle offerte da privati (€700). La gestione 2009 del CedAS presenta una differenza tra entrate e uscite di € 2.149,30. Gestione pasti: sono stati pagati alla Fondazione Comunità Solidale i pasti fino al 31 dicembre 2009. la voce comprende anche il saldo 2008. Assistenza: Nel bilancio 2008 il capitolo comprendeva la voce “Pap Vari”, mentre nel 2009 i vari Pap che chiedevano al CedAS assistenza, sono stati finanziati con le risorse della 3^ domenica d’Avvento. Si è registrato un aumento dell’assistenza per € 851,--. Le principali voci in aumento sono: viaggi, schede telefoniche e voci nuove come contributi per documenti, taglio capelli. Spese per formazione e informazione: Questa voce ha subito una notevole variazione, in diminuzione. Le più evidenti sono: relatori, affitti dei locali, locandine e fotocopie. Si registra anche l’aumento della voce pranzi e cene; fatto positivo , che consente allo scambio di idee, di collaborazione e amicizia fra gli operatori. 38 Mercatino: Il ricavato del mercatino è in linea con lo scorso anno. 2^ Operatrice Sono stati spesati a tutto il 31 dicembre 2009 i debiti verso Caritas Diocesana, inerenti alla 2^ Operatrice. La posta in bilancio comprende altresì gli arretrati 2008 pagati nel corso del 2009. Contributo Parrocchie per il CedAS: Questa voce merita una riflessione, sia da parte della Segreteria che da parte dei Decanati con i relativi parroci. Se vogliamo che il nostro Centro di Ascolto e Solidarietà sia sempre più funzionale e attivo sul territorio, ha bisogno che tutti partecipino alla gestione finanziaria, come da delibere assunte precedentemente. Le quote non pagate per gli anni 2008 e 2009 sono state preventivate come “somme da incassare”. Questo ci permette di simulare un preventivo 2010 con dei progetti che verranno proposti accettati e deliberati da tutti Voi. 39 P.A.P. SACCO La nostra attività è stata impostata in maniera da dare una prima risposta alla sollecitazione alla carità, operando in stretta collaborazione con il CedAS cittadino, con uno sportello aperto presso il nostro ricreatorio(Lunedì pomeriggio dalle 16 alle 17). I nostri obiettivi per l’anno passato erano:incrementare il numero dei nostri Volontari e migliorare la formazione dei volontari stessi e ciò possiamo dire che è stato realizzato. Durante l’anno non abbiamo riscontrato particolari difficoltà nello svolgere l’attività UTENZA. Sono venute al PAP 37 persone per un totale di 67 colloqui. Le persone nuove, venute per la prima volta sono state 21 ( 7 uomini e 14 donne). Le persone sono prevalentemente stranieri , 32, e 5 Italiani. Gli stranieri sono così suddivisi:10 Marocco, 6 Tunisia, 5 Algeria, 5 Albania, 4 Paesi dell’est,1 Africa. Tutti questi stranieri hanno regolare permesso di soggiorno. L’età media è: uomini 43, donne 38. Prevalentemente sono stati emessi buoni vestiti, mobili, pacchi viveri. Causa crisi economica con conseguente perdita del lavoro, 3 famiglie sono state accompagnate, con iter positivo, per l’ottenimento di prestiti” Credito Solidale”. Continua nella nostra parrocchia l’iniziativa proposta dal nostro parroco: la prima domenica del mese, a tutte le Messe viene promossa una raccolta di fondi per i poveri, detti fondi sono impiegati direttamente dal nostro parroco per il sostentamento di famiglie particolarmente bisognose della parrocchia .In situazioni straordinarie, il PAP segnala al parroco casi complessi e con lo stesso si cerca di trovare un modo per intervenire in aiuto. L’EQUIPE Fanno parte del PAP 7 volontari, 1 volontario è fisso, gli altri partecipano a turni. L’equipe si è radunata regolarmente ogni mese. Chi è disponibile inoltre partecipa mensilmente agli incontri di supervisione tenuti dagli operatori del CedAS con gli altri PAP. FORMAZIONE 4 volontari hanno partecipato al corso specifico di 4 settimane, tenuto da Don Antonio per volontari dei PAP, al corso, allo stesso ha partecipato anche la nuova volontaria. Durante l’anno abbiamo avuto dei casi di presa in carico e di accompagnamento che sono stati molto educativi per tutti in merito alla metodologia da praticare in futuro. LAVORO DI RETE 40 Abbiamo interloquito principalmente con il CedAS, a seconda delle necessità con i servizi sociali reagendo anche a loro richieste di collaborazioni di aiuto, con l’Atas, con gli altri PAP, quando è arrivato qualcuno da noi proveniente da un altro PAP. 2 volontari fanno anche parte della Commissione Caritas e del Consiglio pastorale in tal modo si dialoga regolarmente sia col nostro parroco e con tutti i gruppi del Consiglio pastorale. La collaborazione è stata buona e si è creata una positiva stima reciproca. Durante l’anno siamo riusciti a venire incontro alle emergenze emerse. LA COMUNITA’ Per informare la comunità della nostra presenza ed attività sul territorio, nella Giornata della carità, nell’inserto del pieghevole, abbiamo messo un inserto dettagliato. Mensilmente nell’agenda parrocchiale vengono riportate le modalità del nostro PAP. Nel sito internet della nostra parrocchia verrà inserita questa relazione. Il Consiglio pastorale e la Commissione caritas vengono tenuti informati sulla nostra attività e qui vengono segnalate eventuali richieste provenienti dal territorio.. Nonostante queste informazioni ci sembra che la risposta della Comunità sia scarsa; nel nuovo anno rifletteremo su quali altre modalità potremo attivare per realizzare una maggiore sensibilizzazione. PROGRAMMAZIONE DEL NUOVO ANNO (obiettivi) L’aggiornamento della mappatura delle risorse e dei bisogni sul nostro territorio. Fare nostri i progetti e suggerimenti che ci verranno prospettati nel corso dell’anno durante le supervisioni con i coordinatori CedAS e gli altri PAP. Partecipare ai corsi formativi che verranno organizzati nel nuovo anno. P.A.P. SAN GIUSEPPE Non nascondiamo un certo imbarazzo di fronte allo schema di relazione proposto quest’anno, particolarmente esigente e articolato. Fin dove possibile abbiamo cercato di seguirlo con fedeltà, se rimarrà questa la traccia alla quale siamo invitati a riferirci, sarà utile ricordarcelo durante l'anno, in modo da adoperare tenendo conto delle informazioni richieste dallo strumento stesso. Detto questo, ci preme affermare che siamo convinti dell'utilità di questo adempimento. In effetti il momento della relazione sociale costituisce un'occasione preziosa di confronto e di presa di coscienza di ciò che pulsa in termini di problemi, di fermenti e di risorse nel territorio in cui ci troviamo a vivere. Fermarci un attimo, senza fretta di trarre conclusioni, per rileggere in modo serenamente critico l'ultimo tratto di strada percorso insieme, aiuta ciascuno a chiamare per nome le difficoltà incontrate, a verificare se c'è stato qualche progresso nello spirito di squadra, a rimettere a fuoco le motivazioni che ci hanno spinti a scegliere questo particolare servizio di volontariato, ad interrogarci sul modo con il quale operiamo disponibili a riconoscere successi, inadeguatezze e fallimenti. Ma fare il punto, spaziare con lo sguardo sulla 41 realtà di tante situazioni, interrogarsi e partecipare in qualche modo l'orizzonte che ne scaturisce alla gente che vive accanto a noi costituisce un'occasione da non perdere, per diffondere la cultura della solidarietà, per scuotere la stessa società civile più che mai tentata di rapporti superficiali, di individualismo, di indifferenza. Verifichiamo un sensibile aumento delle difficoltà per molte famiglie e ci preoccupa la gravità e la complessità dei problemi; in modo particolare ci sentiamo frustrati quando, anche con il coinvolgimento dei Servizi sociali del Comune, restano sul campo autentici drammi. E’ soprattutto in questi casi che comprendiamo la necessità di operare (ma come?) per far crescere lo spirito di comunità, il bisogno di farsi vicini e solidali con chiunque vive nell'indigenza e nell'impossibilità di farcela da solo. L'aria che tira è purtroppo contraria, ma occorre e possiamo lavorando in molti fare qualcosa. Da questo punto di vista l'esistenza dei P.A.P costituisce una forza formidabile: dentro ogni comunità parrocchiale, attraverso il P.A.P e la Caritas, nella prospettiva e con lo stile indicato dal Piano pastorale deve prendere forza la dimensione della vera fraternità nel quotidiano. OBIETTIVI: A. Abbiamo impostato la nostra attività con sano realismo e con la consapevolezza dei nostri limiti. Nella maggior parte dei casi, infatti, con le sole forze umane ed economiche di cui disponiamo, non andremmo da nessuna parte, perché le situazioni di bisogno si presentano sempre più complesse e domandano un accompagnamento che necessariamente deve poter mettere in gioco più soggetti. Quindi il nostro primo obiettivo è stato quello di stabilire con la persona che si rivolgeva a noi un rapporto ed un dialogo improntati a rispetto e cordialità, evitando, nel modo più assoluto, di sostituirci a lei, proponendoci, invece come collaboratori nella ricerca delle soluzioni ai suoi problemi, subito indicando la rete dei servizi come percorso irrinunciabile. L'icona proposta dal Piano pastorale diocesano, sotto questo aspetto, ci suggerisce lo stile del vero aiuto! B. Si sono concentrate le energie e si è chiesto un coinvolgimento in solido dei servizi sociali (spingendo per l’elaborazione di un progetto!) sulle situazioni familiari alle prese con grosse difficoltà, risolvibili soltanto (e non una volta per tutte) attraverso una combinazione di interventi da monitorare nel tempo, dando la precedenza ai nuclei con minori. C. Ci siamo proposti di valorizzare al massimo carismi e competenze dei volontari, con particolare riguardo alle situazioni che richiedono una presa in carico articolata e a lungo termine. D. Abbiamo cercato altre "forze ", coinvolgendo via via altre persone sia come risorsa umana necessaria a risolvere occasionalmente qualche emergenza (chi ne sa di falegnameria, di idraulica, di elettricità, di rapporti con gli Enti per eventuali pratiche) ,sia come volontari disponibili ad entrare nel gruppo in forma permanente; questa ricerca e questo coinvolgimento ci hanno consentito anche di diffondere l'informazione sul servizio svolto dal P.A.P. a fronte dei problemi emergenti nel nostro territorio. Attraverso 42 l'interessamento di alcune persone residenti nel nostro rione, abbiamo avuto occasione di far conoscere la tipologia dei bisogni che sempre dì più arrivano a turbare le famiglie che vivono accanto a noi in questo quartiere, ottenendo in qualche occasione generosi contributi in denaro. E. Si è ulteriormente approfondito il rapporto con il Servizio sociale comunale, con le Scuole e i Servizi per l'infanzia, con le Associazioni del Rione: sulla reciproca stima e nel rispetto dei rispettivi ruoli si sviluppa una proficua e naturale collaborazione, di anno in anno cresce la condivisione di strategie e obiettivi e questo fa la nostra forza. F. Nella comunità parrocchiale il Consiglio Caritas è particolarmente attivo e lavora in grande sinergia con il Consiglio pastorale, con l'obiettivo di sensibilizzare la comunità tutta per una effettiva solidarietà; in qualche occasione i parrocchiani vengono invitati a collaborare per la raccolta di beni di prima necessità, di indumenti richiesti dal Servizio Aiuto alimentare e /o dal Laboratorio del vestiario usato gestito dalle terziarie francescane. Troviamo interessante che si utilizzino anche queste occasioni per dimostrare che si privilegia la modalità del lavoro di rete. Il P.A.P ha assicurato alla Caritas parrocchiale la collaborazione per le iscrizioni e per la ricerca dei volontari disponibili per il "servizio compiti". G. Con molta delicatezza ci stiamo impegnando, attraverso il contatto personale, a far crescere l'attenzione dei singoli al proprio vicinato (la stessa via, lo stesso condominio...) per farsi tramite eventuale di segnalazione di bisogno, ma prima ancora per cercare di costruire un clima caldo di comunità. H. Si tratta di obiettivi solo in parte realizzati, ai quali non smettiamo di puntare i nostri sforzi, con grande passione e in grande sintonia. Si tratta di un cammino impegnativo e quindi graduale: importante è non smettere di avere fiducia in noi stessi ed anche nelle persone con le quali entriamo in relazione, spendendoci generosamente, ma senza sostituirci ad alcuno. I. Dobbiamo obiettivamente riconoscere che, nel tempo, la collaborazione con il Servizio pubblico ha raggiunto buoni livelli e i risultati, in diverse complesse situazioni, si stanno vedendo. J. Ottima la collaborazione con il C.E.D.A.S., perfetta sintonia di obiettivi e di modalità operativa; bello il rapporto anche dal punto di vista umano. L’UTENZA: Nel corso del 2009 abbiamo effettuato 90 colloqui nella sede del P.A.P (erano 59 nel 2008), in questo numero non sono conteggiati i contatti telefonici, le visite a domicilio (in alcuni casi indispensabili per capire dinamiche e problemi), l'accompagnamento presso i Servizi sociali, l'Agenzia per l'impiego, presso eventuali ditte locali Uffici pubblici. Le persone incontrate hanno chiesto: 43 Aiuto alimentare 20 Vestiario 21 Mobili 14 Pagamento bollette 10 Concorso per il pagamento di affitti arretrati, di concerto con il Comune per arrestare procedure di sfratto 5 Acquisto biglietto ferroviario 5 Schede telefoniche 5 Marche da bollo per rinnovo del permesso di soggiorno 5 Contributo per accedere alla scuola guida in vista di una maggiore possibilità di lavoro 2 Contributo per spese dovute all'avvocato (separazione) 1 Contributo per visite mediche 3 Contributo per acquisto materiale scolastico ( corsi serali presso l'Istituto "d. L. Milani) Prestito per necessità impellenti 4 Cure dentarie per persona priva di copertura sanitaria (problema risolto attraverso la prestazione gratuita di un professionista residente in zona) Pagamento di una quota mensile, pari a 40 euro per un minore inserito in comunità (la richiesta è pervenuta dall'assistente sociale sulla base di un progetto dall'esito incerto, quindi con carattere di impegno temporaneo) Ricerca di compagnia, bisogno di ascolto, richiesta di informazioni in relazione a specifici bisogni una decina. Nella stragrande maggioranza si è trattato di persone che incontravamo per la prima volta; rimangono stabilmente in carico, in collaborazione e su progetto con i Servizi sociali una decina di nuclei familiari. Sta crescendo il numero delle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche (anche se fortunatamente - ma per quanto?- la maggior parte rientra nella possibilità del reddito di garanzia). La mancanza di lavoro del capofamiglia e la difficoltà di avere qualche parziale occupazione (anche per resistenze di tipo culturale) anche per la donna creano rapidamente una grave situazione debitoria con le conseguenze che non è difficile immaginare. Questo stato di cose apre alla precarietà, alla delusione, talvolta anche alla disperazione... C'è chi fa il furbo, per la nostra esperienza non molti. Quale futuro ci attende se il mondo del lavoro non comincerà ad aprirsi? Le persone che si sono rivolte a noi sono in 44 maggioranza uomini, giovani e adulti, con regolare permesso di soggiorno o con riconosciuto stato di rifugiato politico. Provengono prevalentemente dal Nord Africa (Marocco, Tunisia), alcuni sono albanesi, moldavi, pochi sono di origine afgana o pachistana. Quasi sempre, lavorando molto di stimolo, di proposta e collaborazione concreta anzitutto con i Servizi sociali, siamo riusciti a far fronte anche a bisogni complessi (aiutati dalia Provvidenza!) individuando soluzioni che, a partire dalla messa in gioco della risorsa "persona" dell'interessato, valorizzavano la rete "istituzioni pubbliche- volontariato nelle sue varie espressioni". Per alcune soluzioni a sostegno di nuclei familiari (es. accompagnamento e ritorno dalla scuola o dall'asilo) si è ricercata la collaborazione di qualche mamma vicina di casa o il cui bimbo frequenta la stessa sezione del piccolo, per problemi più complessi e prolungati nel tempo si è riusciti ad avere la collaborazione di qualche famiglia, per una vera presa in carico. Quando risultava inefficace la ricerca di occupazione, abbiamo incoraggiato e sostenuto anche economicamente la frequenza di qualche corso per l'apprendimento della lingua italiana o il conseguimento di una specializzazione professionale (vedi corsi attivati per immigrati dalla Scuola Veronesi o -per le donne - dalla Cooperativa "La casa"). Le richieste prevalenti che abbiamo ricevuto risultano dall'elenco che precede. L’EQUIPE E' composta di 16 volontari, 4 dei quali sono entrati a far parte della cordata in autunno. Ci si riunisce di norma mensilmente, la supervisione è curata dal parroco don Antonio. La prassi è comunque quella di un confronto frequente, tutte le volte che si presentano casi e problemi particolarmente delicati e complessi. Siamo un gruppo molto affiatato, impegnato a migliorare il servizio alle persone che ci raggiungono al P.A.P. o che ci capita di scoprire bisognose di aiuto. Quanto alla formazione, possiamo dire che i volontari hanno partecipato con interesse e diligenza ai corsi organizzati dalla Caritas decanale; i momenti di supervisione costituiscono un'ulteriore occasione di approfondimento degli obiettivi e dello stile del lavoro che siamo chiamati a svolgere. Il parroco introduce sempre l'incontro con una riflessione di carattere spirituale e/o Psicologico- socioculturale. IL LAVORO DI RETE Se ne è parlato nei paragrafi che precedono - l'esperienza stessa ci dimostra che il nostro lavora non potrebbe rinunciare a questa modalità di lavoro, è un processo bene avviato che possiede tutte le condizioni per estendersi e perfezionarsi, in cui crediamo molto. I nostri referenti primari sono gli assistenti sociali (che sanno di poter contare sempre su di noi, naturalmente anche fuori orario). La Caritas parrocchiale, la scuola e Servizi per la prima infanzia del rione, alcune realtà associative ad esempio Comitato “Iniziative Brione - Gruppo Pensionati e anziani – Comunità Murialdo – Gruppo appartamento dell’Associazione Ubalda Girella presentati nel rione. Siamo soddisfatti dell’esperienza di dialogo e collaborazione fin qui realizzata, ci preme consolidarla e, se possibile, svilupparla ulteriormente per poter essere maggiormente di aiuto alle persone che hanno bisogno di un aiuto. Non rileviamo particolari difficoltà nel vivere questa “avventura” nella quale 45 ci siamo buttati con passione civile, ma soprattutto per coerenza con la fede che dà significato alla nostra stessa vita. Ci piace pensare che in questo modo stiamo dando un piccolo contributo a quel futuro di fraternità di cui tutti abbiamo bisogno. Quanto alla mappatura delle risorse /dobbiamo dire che il Consiglio pastorale parrocchiale, per progettare il percorso di comunità, si è provvisto di questo strumento ed ha anzi promosso un incontro pubblico in cui le "risorse "del rione si sono presentate tra di loro e alla popolazione come risposta ai vari bisogni. Ciò non esclude che insieme, con la Caritas parrocchiale ci si aiuti sia a scoprire altre risorse del nostro quartiere, sia ad accorgerci di altri, forse più sommersi, bisogni per lavorare con rinnovato impegno al Progetto di comunità. LA COMUNITA’ L'opera di sensibilizzazione del territorio alla solidarietà è affidato soprattutto alla Caritas parrocchiale, tuttavia non rinunciamo certo a fare la nostra parte, anche attraverso "il racconto" dell'attività svolta dal P.A.P. - La"voce" entra nel Notiziario parrocchiale e, a parte la data dell'incontro di supervisione, attraverso questo strumento di comunicazione costante, il Parroco partecipa alla comunità le emergenze che via via si vanno manifestando, sollecitando con forza la dimensione essenziale al nostro vivere cristiano, la dimensione della compassione, della condivisione senza sconti. Costituiscono tramite indiretto di informazione sul lavoro sociale del P.A.P. anche i contatti che abbiamo con la Scuola, le associazioni, le singole persone alle quali proponiamo una collaborazione. Abbiamo ben chiaro che occorre lavorare insieme per un progetto di comunità, obiettivo impervio qualche volta anche tra noi cristiani, tentati come tutti dalla paura e dall'individualismo. IDEE PER IL NUOVO ANNO Partiamo dalla convinzione che tocca a noi andare verso le persone, sia nel senso di saper cogliere il loro bisogno e insieme cercare una risposta ,sia nel senso di mettere a loro disposizione il volto di una comunità accogliente, dotata di provvidenze garantite dalla Legge e di energie informali attive, capace di farsi carico di chi vive un momento di difficoltà, di debolezza sociale. E'opinione ancora diffusa che il P.A.P. sia un servizio riservato agli immigrati , eppure i problemi causati soprattutto dalla crisi colpiscono ormai anche non poche famiglie "nostre". Che fare per sfatare questa idea? Non abbiamo risposte , ci piacerebbe verificare se questa è la situazione anche di altri , confrontarci e tentare insieme qualche strada. Abbiamo ottenuto un ufficio dal Comune, due locali a fianco dell’Ufficio postale; si vorrebbe in questo modo essere pia portata di mano. Con febbraio il PaP sarà aperto due pomeriggi la settimana, dalle ore 16 alle 18 ; il nostro parroco sarà in quell'ufficio una mattina alla settimana, dalle 10 alle 12 per incontrare ed ascoltare le persone che desiderano rivolgersi a lui. Abbiamo all'orizzonte qualche progetto da condividere naturalmente con il Consiglio pastorale e con la Caritas. Nel nostro rione risiedono alcuni portatori di handicap: imparando da Mori vorremmo impegnarci a dare loro qualche occasione di svago, ad esempio utilizzando qualche fine settimana. Tra i residenti sono molte le persone sole e le coppie anziane, basta un'influenza per impedire loro di uscire per fare la spesa e acquistare i farmaci: ci piacerebbe mettere a 46 punto un progettino attraverso il quale offrire un pronto intervento. Per queste due iniziative vorremmo provare a coinvolgere i nostri giovani! L'esperienza di questi anni ci ha dimostrato quale risorsa rappresenta il singolo cittadino quando si apre all'attenzione empatica di chi gli vive accanto : vorremmo diffondere questo modo di vivere che ci piace chiamare ETICA DELLA PORTA ACCANTO. P.A.P. S. MARIA E S. CROCE Il nostro P.A.P., aperto per aiutare le persone in difficoltà del nostro territorio, è già arrivato al suo 4^ anno di attività, con un numero di interventi in leggero aumento e precisamente 71 rispetto ai 66 dell’anno scorso. La maggior parte delle persone che richiedono il nostro aiuto sono straniere, provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa, oppure dall’Albania o dai paesi dell’Est, molto pochi i nostri connazionali. Le richieste più frequenti riguardano il vestiario (35), molto richiesti anche mobili per la casa (25). Dai colloqui avuti con le varie persone che si sono presentate al nostro Punto d’ascolto, è emerso in modo evidente come la crisi di quest’anno si sia fatta sentire, molti utenti hanno perso il posto di lavoro, alcuni addirittura si sono trovati in questa imbarazzante situazione dopo anni di lavoro e con una famiglia e figli piccoli a carico. A tal proposito siamo intervenuti con dei “pacchi viveri” (1) oppure con una spesa alimentare (3) o con aiuti economici (15) di vario genere, come pagamento bollette luce-gas scadute da mesi o pagamento di medicinali. Per agevolare il nostro aiuto di carattere alimentare si è pensato di stipulare una convenzione con un discount della zona, predisponendo così dei buoni spesa del valore di 25 euro cadauno, da distribuire secondo i bisogni. Questo per dare alla persona dignità e autonomia. Prima di qualsiasi intervento si cerca sempre di valutare le effettive necessità delle persone effettuando dei controlli incrociati con le realtà presenti sul territorio. A tal scopo si è rilevata molto utile la collaborazione con i Servizi Sociali con cui vengono mantenuti sempre buoni rapporti, oppure l’apporto del CedAS sempre pronto ad aiutarci con dei consigli o dei suggerimenti appropriati. Il nostro punto d’ascolto può attualmente contare sulla disponibilità di 5 persone. Purtroppo dopo la pausa estiva Annarosa per motivi familiari ha dovuto lasciarci. Ora siamo felici di poter accogliere nel nostro team altre due volontarie, che già dal mese di dicembre hanno iniziato a collaborare con noi per l’ascolto. Il nostro gruppo è ben affiatato, lavoriamo molto bene insieme, ci confrontiamo di continuo, favorendo così il lavoro d’equipe molto utile per la soluzione dei casi più difficili. Di grande soddisfazione è stata la soluzione di 2 casi che abbiamo seguito con la presa in carico e l’ accompagnamento. Il primo caso riguardava una coppia di italiani con un figlio in arrivo, lui prima disoccupato poi con 47 un lavoro a tempo determinato. Questo nucleo familiare si era notevolmente indebitato per prendere in affitto un appartamento e poi non era più riuscita a gestire la situazione. Questa era diventata per loro insostenibile e fonte di enorme preoccupazione. Si è ritenuto di sostenerli con il pagamento di una bolletta luce scaduta, con interventi alimentari e aiutandoli nella compilazione dei moduli per la richiesta di assegno di maternità erogato dalla Provincia. Infine si è concretizzata per loro la possibilità di accedere al “credito solidale” tramite l’erogazione della somma necessaria per risolvere in parte i loro problemi economici. Li abbiamo accompagnati in questa richiesta e il tutto è andato a buon fine. Nel secondo caso il nostro aiuto si è rivelato molto utile per una famiglia di albanesi con il padre in cassa integrazione, moglie e tre figli a carico, di cui due in età scolare e il terzo neonato. E’ risultata molto importante la nostra collaborazione con l’Assistente Sociale per l’erogazione dei buoni mensa scolastici a prezzo agevolato. Anche per questo nucleo abbiamo individuato la possibilità di accedere al “credito solidale” che ha permesso loro di ottenere una cifra consistente per risolvere, almeno in parte, i loro problemi economici. Continua poi, con grande soddisfazione, il progetto “aiuto compiti” per bambini non italofoni delle scuole elementari (dalla prima alla quarta) avviato l’anno scorso con la collaborazione delle scuole primarie della parrocchia (Regina Elena e Dante Alighieri). Il progetto è stato interamente realizzato e portato a termine con il contributo di due insegnanti che hanno messo a disposizione la loro esperienza professionale. E’ supportato da un nutrito gruppo di volontari attivi nella parrocchia. E’ da sottolineare la presenza di ben 4 giovani, che ogni sabato mattina dedicano due ore e mezza del loro tempo per aiutare alcuni scolari, segnalati dalle insegnanti, nello svolgimento dei compiti loro assegnati. Vi è stata la richiesta, da parte delle scuole medie Halbherr, di istituire con il prossimo anno un servizio analogo per i loro studenti non italofoni. Ci si sta attivando perché questo possa partire nei primi mesi del 2010. Ci si augura ora di poter continuare in questo nostro servizio di aiuto, di ascolto e di solidarietà nei confronti delle persone più bisognose e con l’aiuto e il sostegno del Signore di poter far fronte alle loro necessità, sempre con la massima umiltà e disponibilità, anche se alle volte le difficoltà che si presentano sono tante. Si auspica anche di poter coinvolgere maggiormente in questo nostro cammino tutta la comunità parrocchiale tramite un’opera di promozione e di maggiore sensibilizzazione sul nostro territorio. 48 P.A.P. MARCO Nel corso del 2009 il P.A.P. di Marco è rimasto aperto due volte al mese, il primo e il terzo giovedì, dalle 14.30 alle 15.30, con la chiusura nei mesi di luglio e agosto. Nel corso dell’anno il nostro gruppo si è arricchito della presenza di due nuove persone, cosicché ci siamo alternati a coppie nei momenti di apertura dello sportello dell’Ascolto. Anche quest’anno si sono rivolti al P.A.P. prevalentemente immigrati domiciliati nella nostra comunità. L’erogazione del buono è per noi un’occasione di dialogo e un’opportunità per conoscere situazioni di disagio non espresse. Cerchiamo inoltre, con le donne che hanno difficoltà ad esprimersi, di spronarle ad imparare la nostra lingua per essere più autonome e consentire loro una più facile integrazione nella nostra società. Per due nuclei familiari e per una persona, inseriti da poco nella nostra comunità, abbiamo condiviso con le rispettive assistenti sociali dei piccoli progetti. Queste persone sono state aiutate sia con dei prestiti per poter pagare le spese per la nuova casa, che nel sistemare i mobili; abbiamo fornito loro qualche pacco viveri e acquistato qualche oggetto di prima necessità. Dobbiamo dire che, soprattutto in un caso, il prestito è stato restituito completamente a piccole rate. Questo ha contribuito ad aumentare dignità e autostima nella persona. Abbiamo inoltre un paio di situazioni per le quali, nonostante l’intervento dei servizi sociali, non vediamo alcuna volontà da parte degli interessati di collaborare per migliorare la loro condizione di disagio per lo più relazionale e psicologico. Nel complesso, nel corso dell’anno 2009, abbiamo ascoltato 48 persone; non sempre abbiamo elargito buoni, alcune volte le persone sono venute solo per chiedere informazioni. In collaborazione con la Caritas Parrocchiale, della quale tutti facciamo parte, siamo stati presenti nelle famiglie dove c’è stata una nuova nascita con un augurio di benvenuto della Comunità e del Parroco. Questo perché, soprattutto le nuove famiglie, si sentissero accolte. Altra iniziativa è stata quella di invitare, nella prima domenica di febbraio (giornata per la vita), tutte le famiglie che durante l’anno appena trascorso avevano celebrato il Battesimo dei loro piccoli ad una breve celebrazione e ad un momento di fraternità. Come P.A.P. abbiamo riservato un’attenzione particolare anche agli anziani ammalati, compresi quelli che soggiornano nelle varie case di riposo, e agli ultraottantenni che abbiamo raggiunto con un augurio nel giorno del compleanno e, quest’anno, anche in occasione del S.Natale. Dal 2009 abbiamo iniziato a trovarci regolarmente ogni primo martedì del mese per discutere e programmare il nostro operato, ma anche per confrontarci alla luce della Parola di Dio su come vivere l’Accoglienza e la Carità nel nostro essere cristiani. Speriamo, e questo è l’invito, che altre persone si rendano disponibili a questo servizio e siamo certi che sarà per tutti un arricchimento. 49 P.A.P. DI LIZZANA Il Punto di Ascolto Parrocchiale di Lizzana, opera presso il Centro Pastorale di Via Livenza. (tel. 0464-423118) Nell’arco di quest’anno, si sono svolte le seguenti attività e servizi previsti dai compiti allo stesso delegati dalla CARITAS e dal Consiglio Pastorale: COMPITI ED OBIETTIVI: - accoglienza ed ascolto delle persone in difficoltà; - indicazioni ed informazioni per orientare la possibile soluzione della richiesta; - aiuto e sollecitazione all’autonomia della persona in difficoltà con una “carità pedagogica”; - un rapporto costante con la Comunità ed il Parroco, anche attraverso l’animazione della carità con proposte di riflessione sulle povertà riscontrate. ATTIVITÀ: - progetto di solidarietà “Aiuto Compiti” per n. 8 studenti stranieri della Scuola primaria di Lizzana, il sabato dalle 9 alle 10.30 con l’aiuto di 3 studentesse universitarie; - incontro, tramite Caritas, con gruppi di volontariato disposti a collaborare sugli stessi valori e nei loro ambiti di competenza: gruppo assistenza ai malati, gruppo missionario, gruppo alcolisti anonimi e gruppo familiare di Al-Non, gruppo Volontariato insieme ed il Circolo Pensionati Anziani; - facendo seguito a tre precedenti incontri dello scorso anno sulla “salute e vecchiaia”, sulla comunità in un mondo che cambia” e sulla “disgregazione della famiglia”, è stato proposto l’incontro su “diversità, emarginazione tra noi e nei confronti della ‘straniero’ ” a cura di Padre Lorenzo Prezzi il 14 marzo 2009: SERVIZI PRESTATI: (nei 9 mesi 2009) - persone prese a carico dal PAP 13 - contatti per richieste d’aiuto 78 - buoni alimentari distribuiti 17 - buoni vestiario 6 - buoni per ritiro mobili 6 - pagamento bollette luce 2 - visite ammalati ed accompagnamento di persone a scuola, ai servizi sociali e servizi sanitari per un migliaio di ore. ORARIO APERTURA: ogni giovedì dalle 16.00 alle 18.00. APPELLO: Il gruppo dei 5 operatori chiede rinforzi… 50 CEDAS MORI La conclusione di un anno di attività è sempre un’occasione per riflettere sul nostro cammino, analizzare e verificare il nostro operato, dare e ricevere nuovi stimoli all’impegno di carità. Riflettere innanzitutto sulle motivazioni che ci hanno portato e ci portano ad operare in un Cedas, motivazioni che, pur variando da volontario a volontario, hanno come denominatore comune il raggiungimento di alcuni obiettivi condivisi che ci qualificano e ci rendono riconoscibili. Tali obiettivi si possono così sintetizzare: - Essere strumento di testimonianza della Carità attraverso la realizzazione e/o l’attivazione di servizi per le persone in difficoltà esistenziali, relazionali, economiche …e bisognose di solidarietà; - Promuovere e favorire il cambiamento del cuore e della mente della comunità, perché ogni cristiano possa comprendere e seguire il comandamento della carità. Di quella carità che è fatta di relazioni, di vicinanza, di compassione (nel senso di patire insieme), di ascolto, di dedizione, di accoglienza, di servizio, in ultima analisi di quell’amore che Cristo ci insegna e ci chiede di avere nei confronti dei nostri fratelli; - Essere antenna che capti i bisogni della comunità, li trasmetta alla comunità stessa perché se ne faccia carico e ne individui le possibili soluzioni; - Favorire la creazione di una rete, che coinvolga famiglie, volontari, istituzioni, nelle cui maglie chi è in difficoltà possa trovare accoglienza, comprensione, vera solidarietà. Per cercare di realizzare tali obiettivi ci sforziamo di agire ponendo attenzione ad: - avere una cura particolare nella relazione tra noi e con chi si rivolge a noi, specialmente con le persone che seguiamo settimanalmente; - essere disponibili al dialogo dentro e fuori il Centro, con tutti, in modo di conoscere e farsi conoscere dalla gente e poter cogliere non solo le problematicità, ma anche le possibilità e le potenzialità della comunità; - osservare quanto succede attorno a noi per poter riconoscere, analizzare, valutare ed attivarsi verso nuovi bisogni ed informare la comunità dell’evolversi delle situazioni; - mantenere un dialogo e un confronto continui con i servizi sociali, le istituzioni, le associazioni sia di volontariato sociale che culturale, con soggetti pubblici o privati che possano costituire risorsa per il nostro operato. Il 2009 è stato un anno di intenso lavoro sia nelle ore di apertura del Centro ( mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18) sia nell’impegno della presa in carico e dell’accompagnamento di persone in difficoltà. Da parecchi anni, ormai, accompagniamo settimanalmente alcune persone in un progetto condiviso, supportato dai servizi sociali e, dove 51 possibile, dalle famiglie, mirante a favorire il recupero di condizioni di vita decorose sia dal punto di vista sociale che relazionale, economico o della salute. Questo ci impegna molto, sia nella cura del singolo che nella creazione di una rete di supporto, rete che non di rado ha maglie troppo larghe per contenere e soddisfare i bisogni di questo tipo di persone. Il nostro operato ha trovato dei limiti nella non sufficiente disponibilità di tempo e nel limitato numero di volontari in particolar modo di quelli che possono occuparsi di accompagnamento. Infatti attualmente al CedAS di Mori operano 11 volontari impegnati nell’accoglienza, nell’ascolto, nella risposta (se possibile) ai più svariati bisogni, nell’accompagnamento e nella presa in carico. Di questi: uno funge da coordinatore, sei si occupano prevalentemente dell’ascolto e dell’accompagnamento, quattro dell’accoglienza e della segreteria. Ad essi si affiancano una decina di volontari dell’appoggio che collaborano nella risposta ai bisogni e nello svolgimento delle attività del gruppo Armonia, che si occupa di disabilità. Volontari, però, non si nasce e non bastano disponibilità, volontà e buonsenso, occorre prima di tutto formazione che per noi ha significato partecipazione a corsi specifici di vario livello e significa ancora frequenza ad incontri di formazione permanente, partecipazione ad incontri organizzati da enti o cooperative sociali su temi riguardanti la relazione, l’accoglienza, l’ascolto, la carità ecc…. Quest’anno abbiamo partecipato, oltre al corso “Caritas” per volontari CedAS e PaP, anche al corso per animatori della carità, agli incontri organizzati da Macramè, al corso per amministratori di sostegno e ad altri. Alcuni di noi hanno incontrato difficoltà nella frequenza dovute al giorno scelto per gli incontri o all’orario o al sovrapporsi di impegni. I temi trattati sono stati tutti interessanti, forse andrebbero approfonditi ed esemplificati gli aspetti pratici dell’operare. La formazione consente ai volontari di acquisire capacità di operare in gruppo, modalità indispensabile in un centro di ascolto dove gli operatori si alternano anche nell’ascolto delle stesse persone, ma anche il lavoro di gruppo risulterebbe sterile se i suoi componenti non fossero capaci di stabilire tra loro relazioni significative. In questo noi siamo fortunati perché siamo riusciti a far gruppo ed a stabilire tra noi rapporti di fiducia ed amicizia. Il lavoro di gruppo deve essere supportato da verifiche periodiche (per noi ogni 15 giorni) e dalla supervisione (che condividiamo con il Pap di Brentonico) con scadenza mensile. Indispensabile è anche veicolare informazioni, proposte, confronti, progetti, tra CedAS e PaP della Vallagarina attraverso gli incontri di segreteria in modo da “uniformare”, o meglio condividere il nostro operare e con la Caritas diocesana attraverso gli incontri con il gruppo di lavoro. I volontari ascoltano ed accolgono richieste di: Aiuto per difficoltà economiche contingenti: anticipi per pagamento bollette, per caparra affitti, anticipi minimi vitali (in collaborazione con i 52 servizi sociali), buoni alimentari, buoni benzina, biglietti viaggi, schede telefoniche, buoni vestiario, buoni per mobilio vario, alimenti e vestiario per bambini. Aiuto nella ricerca di lavoro o di casa in affitto Aiuto nella gestione economica di minimi vitali o pensioni provinciali Ascolto per persone sole o in difficoltà relazionali Aiuto nella compilazione di pratiche burocratiche ed amministrative Accompagnamento a visite mediche e specialistiche Presa in carico per lunghi periodi di persone con problemi psichici e psichiatrici per aiuto nella gestione del quotidiano e nella cura di malattie. Aiuto scolastico per alunni e studenti in difficoltà di apprendimento o linguistiche Da gennaio ad ottobre 2009 si sono rivolte al Centro 70 persone o famiglie a favore delle quali sono stati effettuati 384 interventi ( 242 verso italiani, 142 verso stranieri; 229 verso maschi e 155 verso femmine). I contenuti degli interventi hanno riguardato: Assistenza per gestione farmaci n° 71 Gestione sussidi minimo vitale 54 Assistenza 31 Vestiario 27 Mobilio 26 Accompagnamento visite mediche 23 Ricariche- schede telefoniche 22 Viveri 19 Restituzione prestiti/debiti 17 Altri 47 Come evidenziato nella sintesi, le richieste prevalenti e più impegnative riguardano la gestione economica di minimi vitali ed il supporto settimanale per farmaci, spesa, assistenza. Si tratta di persone con problemi psichici o con deficit mentali che seguiamo da qualche anno, in stretta collaborazione con i servizi sociali, psichiatrici, di alcologia, medicina di base e specialistica. La crisi economica per noi si è evidenziata attraverso un aumento delle richieste di vestiario (in prevalenza stranieri) e riteniamo anche di viveri, ma per questi non disponiamo di un dato assoluto in quanto parte della gestione dei pacchi dell’aiuto alimentare è demandata al servizio sociale ed inoltre alcuni aiuti sono forniti dalla S.Vincenzo. Anche le richieste di lavoro ( presenti nella voce..Altri ) sono aumentate, ma in questo settore abbiamo potuto dare qualche risposta solo a badanti. Da notare anche che la gestione di minimi vitali aumenta nei mesi invernali e nella prima primavera, in quanto vengono concessi a lavoratori dell’Azione 10 che hanno terminato il lavoro intorno al mese di novembre e si trovano in difficoltà economiche perché non percepiranno la disoccupazione prima di maggio-giugno. 53 Nella sintesi non sono compresi gli incontri mensili del gruppo Armonia, la collaborazione con Macramè per le attività con e per i disabili e la redazione del periodico “Macramè” Nel corso degli anni siamo riusciti a sensibilizzare altri soggetti sia pubblici che privati ed ora siamo in grado di operare in collaborazione con: Aiuti economici - servizi sociali- S. Vincenzo; Servizio vestiario – OFS (Terziarie francescane); Servizio alimentare (banco alimenti) – negozianti - bar e tabaccherie; Servizio mobili – servizio comune per CedAS e Pap dei decanati della Vallagarina; Servizio ascolto famiglie in difficoltà – sportello presso CedAS Rovereto; Ascolto e orientamento per badanti – con CedAS Rovereto, Promocare; Ospitalità – Casa accoglienza, Centro diurno, Punto d’approdo, Opera famiglia Materna, Fondazione Comunità solidale, Atas; Supporto scolastico e per difficoltà linguistiche – ex insegnanti, studenti,scout; Commissione Caritas per l’animazione alla carità. Un cenno particolare alla collaborazione con la Commissione Caritas parrocchiale che quest’anno si è impegnata nell’opera di sensibilizzazione della comunità, cercando non solo una più nutrita partecipazione di persone ai corsi per animatori della carità, ma attivandosi anche per cercare di favorire il sorgere di un Punto di ascolto in Valle di Gresta, in modo da essere presenti ed operanti su tutto il territorio del nostro decanato. Un primo passo in questa direzione è stata la partecipazione di quattro persone di Ronzo ai corsi di formazione, questo ci fa ben sperare. Altre occasioni per informare la comunità e per offrire stimoli alla riflessione ed alla partecipazione sono stati per i 2009 : La collaborazione e la partecipazione al Mercatino delle pulci; L’organizzazione della Festa dei popoli ( appuntamento annuale che però quest’anno è riuscito a coinvolgere l’Amministrazione comunale, che si attiverà per costituire un tavolo di confronto tra i vari gruppi presenti sul territorio); MuVo (Musica e Volontariato) organizzato dall’Amministrazione Comunale, che offre l’opportunità di avvicinare i giovani; Il Gruppo Armonia che da 11 anni organizza incontri mensili con e per i disabili ed è riuscito a farsi conoscere e a coinvolgere cooperative sociali e privati della Vallagarina; Giornata della Carità. In tale occasione viene presentata l’attività del centro e si portano a conoscenza della comunità le problematiche emergenti sollecitandola a riflettere ed a porre in atto alcuni comportamenti di attenzione o disponibilità verso il prossimo. Quest’anno, in aggiunta al pieghevole realizzato in collaborazione con la Diocesi di Trento, abbiamo prodotto un foglio con la relazione dell’attività del CedAS, ponendo l’accento sulla nostra difficoltà nel fare rete e richiamando la comunità cristiana e non, ad una maggiore attenzione al 54 prossimo (vicino), ad una disponibilità non solo di tempo, ma di cuore verso gli altri, ad una condivisione e ad una compartecipazione ai problemi dei più deboli. Abbiamo pubblicato alcuni articoli sul bollettino parrocchiale e da ultimo un elenco dei servizi disponibili sul territorio con indirizzo, orario di apertura e recapito telefonico. Prevediamo che anche il 2010 sarà un anno di attività intensa e che difficilmente riusciremo a superare le difficoltà evidenziate nel 2009, però confidiamo nella divina Provvidenza e.. chissà! Sicuramente non cambieranno i nostri obiettivi. Cercheremo di migliorare il nostro modo di porci in relazione con gli altri e di affinare le nostre capacità di ascolto e di aiuto. Cercheremo di continuare ad essere gruppo , ascoltandoci e supportandoci vicendevolmente. La nostra attività di animazione sarà rivolta a superare le difficoltà nel far capire, sia alle persone in stato di bisogno che alla comunità, che carità non è solo rispondere alle necessità immediate; fondamentale è anche aiutare le persone a saper utilizzare le proprie risorse e le risorse del territorio in modo da non ricadere nello stesso bisogno o non diventare vittime dell’assistenzialismo. Per quanto concerne gli obiettivi riferiti alle singole persone, ci vediamo costretti a ridurre le nostre aspettative per quelle che seguiamo settimanalmente da più anni, in quanto, nonostante il nostro assiduo lavoro, non siamo riusciti ad ottenere progressi significativi nella loro autonomia per cui (sentiti anche i servizi preposti) dovremo limitarci ad un lavoro di contenimento. P.A.P. BRENTONICO Per alcuni anni, almeno dal 1998 al 2005, nel Centro di Ascolto di Mori si è osservato un afflusso di persone residenti nell'altopiano di Brentonico; si trattava soprattutto di immigrati che venivano a chiedere assistenza e risultavano difficoltose le risposte da parte del Centro di Ascolto, a causa della distanza dall’abitazione e quindi per le difficoltà nello spostamento fra la propria abitazione ed il Centro di Ascolto. Nell'altopiano di Brentonico esisteva già in quegli anni, ed esiste ancora, un gruppo denominato Gruppo Amici degli anziani e ammalati, che svolgeva visite a domicilio ed alla Casa di Riposo, che favoriva il trasporto all'ospedale di anziani, che si occupava di pratiche pensionistiche o della domanda di accesso alle Case Itea ecc., ma nessuno si occupava di immigrati o di povertà sommerse, se non delle richeste che arrivavano in via informale ai parroci dell'Unità Pastorale. Almeno tre sono gli elementi fondamentali che hanno consentito di innestare una nuova sensibilità nel territorio dell'Altopiano, che comprende Brentonico, Castione, Cazzano, Corné, Crosano, Prada, Saccone e Sorne, e di coinvolgere nuove persone. Innanzitutto, il ruolo di promozione e la determinazione dimostrata dai due Parroci, don Michele e don Giuseppe, che con convinzione hanno svolto una 55 costante opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento delle persone su questa problematica. Poi, nel corso del 2004-2005, vengono invitate alcune persone dell'Altopiano a partecipare a dei corsi base organizzati dalla segreteria del CedAS (Centro di Ascolto e Solidarietà) di Rovereto. In terzo luogo, a seguito dei corsi, si organizzano alcuni incontri a Brentonico condotti dall'animatore della Caritas Diocesana per la Vallagarina: tali incontri coinvolgono in varia forma e misura i parroci, i partecipanti ai percorsi formativi e i volontari del Centro di Ascolto di Mori. Si arriva in tal modo alla fine del 2006 quando il Comune di Brentonico mette a disposizione un locale per svolgere le attività del nascente Punto di Ascolto e dal gennaio del 2007 i volontari cominciano l'attività. Si apre il Punto di Ascolto una volta alla settimana e l'attività di ascolto e di prime risposte si svolge attraverso nove volontari. Tra di essi, una volta al mese, si svolge una riunione di verifica. • • • • • Momenti di verifica, di valutazione e di riprogettazione comune: Si è sopra accennato al fatto che mensilmente i volontari del Punto di Ascolto si ritrovano per una riunione di verifica, dettata da diverse esigenze: Mettere in comune tutte le informazioni riguardanti i diversi utenti Prendere insieme tutte le decisioni, rispetto agli utenti, cercando di condividere motivazioni e criteri Decidere dal punto di vista organizzativo eventuali cambiamenti e scelte Analizzare proposte e progetti impegnativi rispetto al futuro Condividere tutte le notizie ed informazioni Ma, accanto a questa riunione riservata ai soli volontari del PAP di Brentonico, si è avvertita anche l’esigenza di ritrovarsi periodicamente con i volontari del CEDAS di Mori per fare con loro, ogni due mesi, un incontro di supervisione, con gli obiettivi di analizzare ed approfondire tematiche di carattere generale: Modalità di compilazione delle schede utenti La promozione di iniziative “pubbliche” come la Giornata della Carità, la Festa dei Popoli, il Mercatino delle Pulci, la Festa di Inizio Anno, ecc. Informazioni generali rispetto alle relazioni con i Servizi Sociali e tutti gli altri Servizi Pubblici Adozione di criteri di comportamento rispetto alla fruizione di servizi organizzati dalla Caritas o da Associazioni collegate, come distribuzione vestiti, mobili, pacco viveri, servizio appartamenti ecc. La partecipazione alle attività di formazione Confrontarsi con il resto della Comunità Cristiana: Una volta al mese viene organizzato un incontro con la “Commissione Caritas” che è formata dai rappresentanti di tutte le frazioni dell’Altopiano. Gli obiettivi di questo incontro sono: o Racconto delle varie situazioni, scambio di esperienze e condivisione di tutte le problematiche 56 Passaggio di notizie e informazioni Aiuto e collaborazione nella individuazione delle situazioni di bisogno Aggiornamento sulle novità ed eventuali variazioni delle disponibilità sul territorio di Servizi e nuove risorse o Promozione di iniziative formative ed aggiornamento per giovani ed adulti o o o o o o o La Rete di collaborazioni: Con il trascorrere del tempo ed il moltiplicarsi delle esperienze, si è notevolmente allargata la rete di relazioni che si sono instaurate fra il Punto di Ascolto e le altre realtà di solidarietà sociale, che hanno permesso di avere dei notevoli aiuti per la soluzione dei vari problemi o per avere suggerimenti e contributi. Solo ad esempio citiamo alcuni Servizi e/o Associazioni con i quali sono state avviate delle proficue collaborazioni: Comune di Brentonico Associazioni di solidarietà del Comune di Brentonico Cassa Rurale di Brentonico Servizi Sociali dei Comuni di Mori e Rovereto Croce Rossa Italiana Associazione Banco Alimentare Ecc. Anche queste relazioni ed incontri sono state occasione per una presa di coscienza comune e collettiva di tutto quello che sul territorio vive in termini di bisogni e di risorse. In tal modo si diffonde la cultura della solidarietà, tanto nella società civile quanto in quella religiosa. La preoccupazione emergente del Punto di Ascolto, nel promuovere questa rete di scambi e relazioni, è che sempre più persone e Gruppi siano i referenti ed il riferimento affinchè i problemi siano conosciuti e non accada che il PAP sia la sola associazione “specializzata” nel conoscere, raccogliere e risolvere, possibilmente, i problemi di coloro che hanno bisogno. Il resoconto numerico sul totale degli interventi e delle persone incontrate: Riportiamo ora di seguito una tabella con i principali dati del 2009: Utenti incontrati: o 20 persone o 16 femmine o 4 maschi Di cui: o 7 giovani o 10 adulti o 3 anziani Delle seguenti nazionalità: o 9 italiani o 2 marocchini o 2 rumeni o (2 di origine straniera) o 4 ucraini o 1 sloveno o 2 albanesi Gli stranieri sono tutti regolarmente provvisti di permesso di soggiorno 57 Interventi richiesti: o 11 per vestiario o 11 per alimentari o 8 per mobili o Inoltre alcuni interventi di tipo socio-assistenziale: o 2 di supporto familiare o 4 richieste di lavoro (pagamento affitto, bollette, gestione sussidi economici dei Servizi Sociali o La richiesta alla quale è più difficile rispondere è proprio quella di lavoro, soprattutto se fatta dalle donne. o Negli ultimi 2 anni n.8 utenti si sono trasferiti in altri Comuni. o La formazione: Tutti i volontari sono stati coinvolti nelle proposte formative organizzate nel corso del 2009 e così pure degli anni precedenti. La formazione ha contribuito in maniera importante all’apprendimento di un metodo di lavoro, quale la modalità più corretta per l’impostazione della relazione con l’utente, l’ascolto delle sue richieste, la conduzione del colloquio e l’individuazione dei suoi bisogni ed esigenze, primarie e secondarie. Queste esperienze formative, seguite poi da confronti, discussioni e scambi di esperienze hanno aiutato nella ricerca di un metodo di lavoro e nell’adozione di criteri di scelta e giudizio con i vari utenti sempre più simili ed uniformi. Quali difficoltà abbiamo incontrato: Con l’obiettivo di approfondire il racconto dell’esperienza di questi primi tre anni di attività, si accenna di seguito ad alcuni aspetti di rilievo e critici che i volontari hanno messo al centro della propria attenzione. La conoscenza sul territorio dell’esistenza del PAP: si ritiene che questa risorsa non sia conosciuta o lo sia in misura parziale; per questo motivo è stata coinvolta la Commissione Caritas e con opportuni avvisi scritti, con il passaparola, in occasione di manifestazioni pubbliche e con quanto altro sarà utile ed idoneo si provvederà ad una informazione più capillare. Raccolta dati: per ogni utente del PAP si compila una scheda che raccoglie tutte le informazioni utili per descrivere sinteticamente la situazione della persona o del nucleo familiare; tale scheda viene aggiornata ed ampliata ad ogni incontro con fogli allegati e completata con la documentazione ritenuta significativa. Ogni operatore del PAP è in questo modo in grado di aggiornarsi sulla situazione dell’utente per impostare il colloquio successivo. Privacy – Riservatezza: L’utente, nel rispetto della legge, firma una liberatoria per autorizzare il PAP al trattamento dei propri dati sensibili. Gli operatori del PAP si impegnano a garantire la segretezza di quanto emerso nel corso dei colloqui ed a condividere tali informazioni, unicamente con i volontari del PAP, per una più serena ed oggettiva valutazione e per una collegiale adozione di interventi e proposte di soluzione ed anche, se necessario, per una più precisa comprensione della verità e credibilità della richiesta, per censurare sul nascere eventuali situazioni di falso bisogno o di sfruttamento. 58 Accogliere - Ascoltare – Proporre - Informare: accogliere la persona che si rivolge al PAP, cercando di metterlo a proprio agio; ascoltarlo aiutandolo eventualmente nel racconto della propria esperienza, nella individuazione dei propri bisogni primari e secondari, espressi ed inespressi; proporre l’individuazione delle proprie risorse interne e di quelle esterne; informare dell’esistenza di strumenti, possibilità, sussidi, Enti Pubblici, Servizi Territoriali, ecc…. esistenti sul territorio. P.A.P. ALA Anche quest’anno abbiamo continuato l’attività di ascolto, cercando di stabilire relazioni di amicizia e di aiuto con le persone che si rivolgono a noi e di rispondere alle loro necessità. Dobbiamo confessare che purtroppo non ci siamo posti obiettivi di lavoro specifici, non ci siamo date priorità, ma spesso ci siamo confrontate e abbiamo riflettuto su come operare o correggere il tiro quando ci accorgevamo che le cose non andavano come avremmo voluto. Al nostro Punto di Ascolto si sono rivolte 55 persone (o nuclei familiari) per un totale di 155 “ascolti” (rispetto ai 113 del 2008). I nuovi “utenti” sono stati 27, più o meno come lo scorso anno. In prevalenza si tratta di nuclei familiari di cui si presenta quasi sempre la donna (giovani mamme). Nella stragrande maggioranza sono stranieri, regolari, provenienti dal Nord Africa; sono impiegati nelle fabbriche, ma attualmente purtroppo molti hanno perso il lavoro, sono in mobilità o in cassa integrazione. Le richieste riguardano in alta percentuale pacchi viveri, che abbiamo fornito talvolta con fondi nostri, poi indumenti e mobili. Siamo intervenuti però anche per acquisto di medicine e abbonamento ai trasporti pubblici per permettere la frequenza a corsi di riqualificazione. Spesso però indirizziamo le persone ai servizi sociali, in quanto le nostre forze non sono in grado di sostenere intere famiglie, soprattutto numerose. Il nostro gruppo è formato da sei volontari che si alternano allo “sportello” a coppie. Un paio di noi assicurano la presenza alla Segreteria Cedas. Qualcuna si occupa dello smistamento indumenti e oggetti che ci vengono donati. Ci teniamo in collegamento telefonicamente per aggiornarci sulla situazione settimanale e sulle varie necessità che abbiamo riscontrato. Ogni paio di mesi ci troviamo in sede per fare il punto e discutere sulle metodologie più opportune da adottare. Per quanto riguarda la nostra formazione riteniamo che i corsi e gli incontri proposti dal Cedas siano un importante sostegno. La nostra partecipazione, quindi, è sempre costante. Poiché talvolta siamo in difficoltà nei rapporti con le persone delle quali non comprendiamo a fondo i comportamenti, che le fanno apparire poco sincere o corrette, suggeriamo l’intervento di qualche mediatore culturale che ci aiuti a capire il loro modo di vivere e di pensare. Il nostro interlocutore principale, considerato il tipo di utenza (famiglie straniere con minori e con 59 problemi economici), è il servizio sociale che spesso ci interpella per interventi di sostegno. Anche noi sovente ci rivolgiamo a loro per avere notizie più documentate e complete sulle varie situazioni familiari. Talvolta, su loro segnalazione, anticipiamo con sollecitudine somme erogate dall’ente pubblico che in seguito ci vengono rimborsate. Non abbiamo una vera e propria mappatura delle risorse del territorio, ma ci rivolgiamo, secondo le necessità, a persone di nostra conoscenza che sappiamo disponibili e adatte al bisogno Abbiamo un certo riscontro nelle offerte che raccogliamo nelle cassettine poste nelle chiese di Ala e Marani e nelle donazioni spontanee di persone particolarmente sensibili. Da poco tempo abbiamo una persona, referente della Commissione Caritas e ci auguriamo che possa aiutarci ad informare e coinvolgere la nostra comunità parrocchiale. A tale proposito ogni anno pubblichiamo una breve relazione della nostra attività sul bollettino parrocchiale e quest’anno, in occasione della “Giornata della Carità”, abbiamo distribuito il volantino predisposto dalla Caritas Diocesana, inserendo all’interno una breve presentazione dell’attività del nostro PAP. È nostra intenzione organizzare un incontro con la comunità per presentare il libretto “Elemosina … o solidarietà?”, occasione per ulteriore riflessione. Quest’anno ci siamo incontrati con alcuni ragazzi della Catechesi per far conoscere la nostra realtà e farli riflettere sul significato della Carità. Per il prossimo anno ci prefiggiamo come obiettivo quello di individuare “casi specifici” da poter seguire con maggior attenzione per poter attuare un vero accompagnamento. P.A.P. S. CATERINA Il 2009 è stato il quarto anno di attività del PAP di S Caterina. La sede è sempre nella saletta a fianco della Chiesa ed è aperta il martedì dalle 16.30 alle 17.30.Il servizio consiste principalmente nell’ ascolto delle persone che si presentano e nell’individuare quali sono i loro bisogni primari. Non sempre è stato possibile dare risposte alle richieste di aiuto, soprattutto quando si è trattato di sanare debiti consistenti per affitti e bollette non pagati. I volontari del PAP, comunque, in tutti i casi hanno cercato di prestare attenzione alla persona ed hanno offerto uno spazio dove potesse parlare liberamente e sentirsi ascoltata senza giudizi e pregiudizi. - Si sono rivolte al PAP di S Caterina 12 persone, delle quali 5 italiane ( 4 uomini e 1donna) 7 stranieri (3 uomini e 4 donne) Sono stati elargiti: 60 n° 2 buoni viveri n° 5 buoni mobili n° 8 buoni vestiario n° 3 buoni pannolini Sono stati inoltre eseguiti i seguenti interventi specifici: - Due famiglie sono state aiutate con buoni viveri, tramite invio del PAP di S. Caterina all’ Assistente sociale di competenza - Sono state pagate 2 bollette della luce - E’ stato acquistato un farmaco per un giovane senza fissa dimora - Sono state pagate 2 mensilità di affitto ad una famiglia nomade nata a Rovereto e residente in parrocchia. - E’ stata pagata una quota d’ affitto ad una signora italiana, su indicazione dell’ assistente sociale. - E’ stata pagata una cauzione per testi scolastici per una studentessa delle Barelli. Anche se, rispetto all’ anno precedente si è registrato un leggero incremento, le presenze sono sempre molto limitate, considerata la vastità della zona. A nostro parere questo è dovuto al fatto che molti immigrati si sono trasferiti nelle periferie e che nel centro città i bisogni sono minori o diversi. Nel servizio hanno operato 6 volontari, che con puntualità sono stati presenti in coppia ed hanno svolto i vari compiti. Solo per la segreteria del Cedas è stata indicata una referente. Il gruppo si è incontrato una volta al mese per la programmazione, la verifica e l’ analisi di particolari problemi. Per la formazione i volontari hanno frequentato i corsi proposti dal Cedas e la supervisione insieme al PAP di Lizzana, secondo il calendario predisposto. Inoltre si sono riferiti con precisione agli assistenti sociali del territorio con i quali hanno sempre tenuto buoni rapporti di collaborazione e di fiducia. Altro riferimento importante è stato il Cedas, al quale i volontari si sono rivolti spesso e per qualsiasi dubbio e necessità. Per coinvolgere la comunità, il parroco, durante alcune messe, ha informato sull’ esistenza del PAP, con un appello a tutti a diventare attivi nella carità. In preparazione alla Giornata della carità, i gruppi di catechesi sono stati coinvolti nel completare con i chicchi di frumento i depliant inviati dal Cedas. I catechisti hanno colto l’ occasione per approfondire il significato della carità e stimolare l’ impegno in questo ambito. E’stato anche preparato un volantino illustrativo del punto di ascolto della parrocchia. Obiettivo per il 2010 è migliorare proprio l’ aspetto del coinvolgimento, perché la comunità di santa Caterina si faccia più sensibile e corresponsabile verso le istanze e i bisogni di chi è in difficoltà. 61 P.A.P VILLA LAGARINA Il Punto di ascolto del Decanato di Villalagarina ha per competenza un territorio piuttosto vasto che coinvolge 15 Parrocchie, da quella di Isera per tutta la Destra Adige fino a Nomi, senza dimenticare quelle di Calliano e di Besenello. A seguito di tale distribuzione territoriale inizialmente (anno 2006) avevamo pensato di avere due punti di accoglienza: uno a Nomi ( presso le sale comunali ) ed uno a Nogaredo (presso le sale gentilmente prestateci dal Gruppo Anziani), da aprirsi alternativamente. Con il passare del tempo ci siamo accorti che, in realtà, per gli utenti era più pratico recarsi a Nomi anche per il favore dei mezzi pubblici. Quest´anno siamo riusciti a trasferirci, pur rimanendo sempre a Nomi, in una sede più stabile e accogliente presso i locali della Parrocchia, dotata di un armadio chiuso per poter porre il nostro materiale. Tale cambiamento è stato accolto favorevolmente dagli utenti. I nostri colloqui si tengono regolarmente in sede ogni venerdì dalle 16.30 alle 18.00; a questi si aggiungono numerosi incontri infrasettimanali occasionali. Coloro che si rivolgono a noi sono prevalentemente adulti, padri e/o madri di famiglia, stranieri regolari, i quali chiedono un sostegno economico (bollette, affitto, viveri, vestiti,…..) causato da una mancanza di lavoro. In particolare abbiamo in carico 3 famiglie molto problematiche che cerchiamo di aiutare ,oltre che con colloqui con loro, anche attraverso il loro rapporto con terzi (assistenti sociali, Trenta, banca, avvocati, patronato…). Nel nostro operare abbiamo sempre cercato di accogliere con disponibilità e attenzione nuovi eventuali utenti e, con qualcuno, abbiamo instaurato un rapporto di “puro” ascolto e sostegno umano che viene molto apprezzato. Per quanto concerne il lavoro di rete, abbiamo contatti frequenti con le assistenti sociali competenti sul territorio. Quando è stato necessario abbiamo interessato, oltre al CedAS di Rovereto, gli Assessori comunali alle attività sociali, i parroci, il dirigente scolastico e la popolazione. I risultati hanno avuto esito positivo, molto positivo, indifferente, talvolta negativo a seconda dell´interlocutore. Il nostro gruppo è costituito da 5 volontari più due in affiancamento; non abbiamo un responsabile per la difficoltà di tempo disponibile di ciascuno. Ci siamo comunque suddivisi i compiti in: - rapporti con la banca, - rapporti con il CedAS, - colloqui con le assistenti sociali e/o altri, - lavoro di segreteria. Tuttavia siamo tutti sempre disponibili a scambiarci i ruoli. Ci rendiamo conto di essere in difficoltà in quanto pochi e perché ciascuno di noi ha problemi di lavoro e/o familiari. Abbiamo cercato di trovare nuovi volontari attraverso i volantini consegnati nelle Parrocchie e distribuiti alle persone, anche attraverso conoscenze personali, ma non abbiamo ancora ottenuto una risposta positiva. Continuiamo comunque a darci da fare sperando nel futuro, cercando di fare il meglio che possiamo. 62 NUOVI BISOGNI, NUOVE RISPOSTE Il servizio “aiuto – compiti” Si è voluto quest’anno dedicare una parte di questa pubblicazione per dare spazio ad un approfondimento qualitativo di un servizio che si sta diffondendo in alcuni PaP e CedAS. Si tratta del servizio chiamato “aiuto compiti” che, come si potrà rilevare dalle sintesi seguenti, si pone come sostegno innanzitutto alla famiglie (in maggioranza straniere, ma non solo) nel seguire i figli nel lavoro scolastico. Perché si presentano 4 esperienze ? Perché ben rappresentano la presenza di pluralismi etnici sui nostri decanati e territori. Perché ognuna di queste comunità, pur in modi diversi, ha rilevato (=ascoltato) le nuove esigenze di queste famiglie, ha riflettuto e successivamente progettato percorsi di sostegno con risposte concrete di servizi e/o esperienze. Come leggere le 4 esperienze ? Non tanto come uno sterile confronto tra un’esperienza ed un’altra. Non tanto come un paragone numerico degli iscritti al servizio… Ma, soprattutto, con un atteggiamento di sana contaminazione. Da nuove esperienze ciascuno di noi, o meglio ciascun centro d’ascolto (CedAS o PaP), potrà interrogarsi se anche lì ove tale servizio non esiste potrebbe essere considerato come risposta proficua per la propria comunità. Ci si potrà interrogare sull’importanza di saper leggere i bisogni della propria comunità, di come poterli condividere con la comunità ecclesiale. Si potrà riflettere assieme sul positivo che maggiormente condividiamo di ciascun esperienza riportata per poterlo poi ripensare, eventualmente rivedere e adattare alle proprie esigenze, forze, disponibilità. Si potrà riflettere sul senso di saper coinvolgere nuove persone (per es. giovani studenti) per nuovi servizi, sul valore del servizio gratuito e sul valore di “far conoscere” alla propria comunità i nuovi bisogni e le nuove risposte. 63 APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto – compiti” PARROCCHIA LIZZANA Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare questo servizio? Da un confronto tra il referente del PaP di Lizzana e la volontaria del PaP di S. Maria (Teresa G) che ha seguito l’avvio del servizio aiuto compiti nella propria parrocchia, si è evidenziato che anche la scuola elementare presente nel bacino di Lizzana faceva parte del medesimo Istituto Comprensivo di quello del Rione di S. Maria. Pertanto si è valutato che anche il PaP di Lizzana avrebbe potuto proporre un servizio analogo a sostegno delle famiglie straniere, sapendo della loro presenza sul territorio. Come per il PaP di S. Maria, anche Lizzana ha stabilito di progettare il servizio aiuto-compiti come strumento di sostegno ai bambini (e quindi alle famiglie) stranieri che abbisognano di accompagnamento nel comprendere le “consegne” (compiti a casa) scolastiche per le quali i genitori,spesso, non riescono a svolgere per la difficoltà linguistica. Con chi vi siete confrontati? Il progetto è stato proposto in Consiglio Pastorale Parrocchiale che lo ha sostenuto immediatamente mettendo a disposizione alcuni spazi della canonica. Da quando è iniziato il servizio ? Ha avuto inizio con il febbraio 2009 (2° quadrimest re anno sc. 2008/09), precisamente dal 14/02/09 fino al 30/05/09. Su iniziativa di chi ? Il responsabile del PaP Lizzana ha valutato la necessità di proporre il servizio in conseguenza di una sollecitazione da parte di un’assistente sociale (referente delle famiglie straniere c/minori nel quartiere interessato) che conosceva l’analogo servizio attivato dal PaP di S. Maria con alcune scuole dell’Istituto Comprensivo Rovereto Sud che include anche la scuola di Lizzana. Quali sono stati i soggetti coinvolti ? Alcuni volontari del Pap Lizzana, la scuola elementare F. Guella (Via Piave), la parrocchia. Si è stabilita una “rete” con le scuole ? Sì:. Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di collaborazione si è stabilita? Una docente della scuola si è resa disponibile ad un incontro con le famiglie straniere interessate per spiegare il servizio, luogo e orari di ritrovo e per raccogliere le iscrizioni. Con la stessa docente si sono mantenuti i contatti per tutto il corso del servizio e per una verifica finale sull’esito dell’esperienza Il servizio è stato proposto ai bambini stranieri delle classi 1,2,3 elementare. L’insegnante ha mantenuto per tutta la durata del servizio un collegamento con i volontari al fine di poter offrire un sostegno il più rispondente possibile alle esigenze dei fanciulli. 64 Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”? La scuola ha provveduto ad incontrare i genitori dei bambini stranieri per spiegare l’opportunità e modalità di attuazione del servizio. Quante sono state le risposte ? Nel II° quadrimestre dell’anno scolastico 2008/09 s i sono iscritti 8 bambini stranieri. Come siete organizzati (giorni, orari, sede)? Il servizio si è tenuto tutti i sabato mattina per un’ora e mezzo. Il lavoro svolto dai volontari è stato quello di aiutare i bambini a decodificare le consegne scolastiche per il lavoro a casa del fine settimana; tale servizio era quindi rivolto;indirettamente; alle famiglie che spesso, pur avendo una discreta padronanza della lingua italiana parlata, non sono sufficientemente competenti nelle parti del “leggere e scrivere”. I bambini venivano accolti in canonica dai volontari, dove dovevano essere accompagnati e prelevati dai genitori. Per ciascun bimbo la parrocchia ha provveduto alla copertura assicurativa. A turno, un volontario del PaP, passava dal gruppo di lavoro per verificarne il procedere o aiutarlo in eventuali necessità. Quali sono stati gli esiti dell’esperienza? Buoni in quanto i bambini sono riusciti ad acquisire maggior autonomia nella comprensione e nello svolgimento dei compiti; si sono inoltre rafforzati i legami di conoscenza tra i bambini ed tra i bambini ed i volontari. Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed eventualmente in che misura? 2 bambini si sono ritirati dal servizio per motivi familiari (rientro in patria). Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ? Studenti universitari. Come sono state coinvolte? Con il passaparola in parrocchia e con il gruppo-giovani. 65 APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto compiti” – PAP S. MARIA Anno scolastico 2008/09 - Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare questo servizio? Il Progetto è stato avviato quale risposta a bisogni emersi sul territorio e segnalati al PaP da un’assistente sociale e da un’insegnante della scuola elem R. Elena. La richiesta era partita per l’esigenza di sostengo ad un bambino straniero residente nella parrocchia (segnalato dall’ass. sociale), ma dopo una prima valutazione tra i volontari del PaP si è rilevato che la richiesta singola era senz’altro presente in altre famiglie straniere e pertanto il servizio avrebbe avuto più senso se aperto a tutti i bambini stranieri e non ad un caso in particolare. L’esperienza del PaP con le famiglie straniere aveva rilevato come fosse per queste una difficoltà l’accompagnare i propri figli nella decodifica dei compiti per casa, piuttosto sostanziosi soprattutto per il fine settimana. Gli obiettivi principali fissati dal Progetto sono stati: promuovere l’integrazione degli alunni stranieri; offrire solidarietà a genitori immigrati accogliere richieste istituzionali lavorare in rete Il PaP ha quindi incaricato una volontaria del gruppo quale referente del servizio che si è attivata nel prendere contatti con scuole e servizi sociali ed il parroco. - Con chi vi siete confrontati? Con i dirigenti scolastici e docenti delle 2 scuole elementari (R. Elena e Dante Alighieri) che raccolgono bambini provenienti dalla parrocchia. ). E’ stato presentato il progetto in Consiglio Pastorale Parrocchiale - Da quando è iniziato il servizio ? Novembre 2008 Su iniziativa di chi ? Su iniziativa del PaP S. Maria. Quali sono stati i soggetti coinvolti ? Dirigenti scolastici suole elem. R. Elena e D. Alighieri – Parroco S. Maria. Si è stabilita una “rete” con le scuole ? Sì, Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di collaborazione si è stabilita? In forma prevalentemente di collegamento permanente tra la responsabile del gruppo volontari del servizio e gli insegnanti delle 2 scuole. Ciò al fine di favorire una continua osservazione dell’evoluzione dell’esperienza Il Progetto prevede quale compito delle scuole individuare i bambini ai quali proporre la frequenza del servizio. - Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”? E’ stato presentato dalle scuole alle famiglie straniere in un incontro specifico al seguito del quale la scuola ha raccolto le iscrizioni. Si sono presentate le modalità operative del servizio, quali: Destinatari: alunni 1 – 2 – 3 classe elem. T.P. (tempo pieno) 66 Orario: 2,5 h. sabato mattina Lavoro in gruppo Sede degli incontri: sale oratorio parrocchiale Assicurazione resp. Civile: a carico dell’Oratorio S. Maria - Quante sono state le risposte ? Nell’anno scolastico 2008/09 si sono iscritti 11 bambini che hanno lavorato suddivisi in 2/3 gruppi. Nel tempo si è rilevato un progressivo aumento dei bambini inseriti nel servizio. - Come siete organizzati (giorni ed orari)? Il servizio prevede un incontro alla settimana di due ore e mezzo – al sabato mattina. - Quali sono stati gli esiti dell’esperienza? S possono valutare come buoni, in considerazione della frequenza e dal riscontro con i docenti. - Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed eventualmente in che misura? No. - Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ? Sono insegnanti pensione – volontari del PaP – volontari della parrocchia – studenti sc. superiori e universitari. Anche per i volontari si è riscontrato, nel tempo, un progressivo aumento di persone disponibili. - Come sono state coinvolte? Con il passaparola/contatti individuali. Nota aggiuntiva: La responsabile del Progetto “Aiuto Compiti” e la responsabile del PaP S. Maria hanno chiesto un contributo (pari al 10% dell’investimento realizzato) a sostegno di quanto investito in tale attività, alla Cassa Rurale di Rovereto ed alla Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto. L’ammontare dei costi del progetto, a fronte dei quali si richiedeva il contributo, era pari ad un totale di € 6.912,50. Entrambi i soggetti interpellati hanno dato risposta negativa. 67 APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto – compiti” Parrocchia S. Giuseppe – a.s. 2008/2009 Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare questo servizio? Principalmente sull’osservazione, da parte dei membri della Commissione Caritas parrocchiale, del numero sempre maggiore dei bambini/ragazzi stranieri nelle scuole (elementari e medie) presenti nel quartiere/parrocchia. Secondariamente per aiutare bambini e ragazzi (stranieri e non) che hanno difficoltà scolastiche, sia per la lingua che per altre motivazioni. Le scuole interessate al progetto sono le “Ghandi” – Via Puccini, 22 (elementari) e le “Negrelli”C.so Bettini (medie). Con chi vi siete confrontati? Si sono individuati 4 soggetti con i quali promuovere il confronto/proposta del progetto. 1° Il Consiglio Pastorale Parrocchiale che da subit o ha dato appoggio totale al progetto stabilendo che tale gruppo di volontariato sarà gestito, in fase di avvio, dalla Caritas parrocchiale ed in seguito dal Punto Ascolto Parrocchiale come qualsiasi altro tipo di volontariato presente in parrocchia. All’interno del gruppo di volontariato è stata individuata una persona con ruolo di coordinatore. 2° La Dirigente del plesso scolastico Volano – Rove reto Nord (sostituirei con “l’allora preside delle scuole medie Luigi Negrelli, che ha valutato sufficienti le risorse presenti sul territorio (U.Girella, C’entro Anch’io, convenzione ass. scolastica, insegnanti interni, coordinamento bambini nomadi, ass. sociali, mediatori culturali, commissione “benessere” per il disagio, commissione per gli stranieri). La proposta di prevedere modalità di realizzazione del progetto attraverso le segnalazioni della scuola non viene accettata dalla Dirigente per motivi legati alle regole molto rigide della privacy. Offre però disponibilità a fare da canale informativo consentendo la circolazione di materiale pubblicitario e comunicando l’iniziativa agli insegnanti. Mentre la scuola elementare Ghandi accoglie l’iniziativa dando piena collaborazione attraverso le insegnanti che inviano da subito alcuni alunni in difficoltà. 3° L’associazione “Città Aperta” accoglie la propos ta assicurando collaborazione nella ricerca di alunni in difficoltà per la lingua. L’associazione si rende inoltre disponibile per tradurre il volantino informativo in tre lingue (curdo, albanese, arabo). Un membro (straniero) dell’associazione si inscriva al gruppo di volontariato aiuto-compiti per facilitare il convenire delle famiglie straniere. 4° Il C’entro anch’io da la sua disponibilità e con tatta il servizio compiti per incontri congiunti al fine di affidare e far conoscere le difficoltà di alcuni ragazzi. Da quando è iniziato il servizio ? Dall’ottobre 2004 e tuttora presente. Su iniziativa di chi ? 68 Progetto realizzato dalla Commissione Caritas Parrocchiale che, in fase di avvio del progetto, ha affidato l’incarico ad un proprio membro come coordinatore il quale si è occupato della ricerca dei volontari individuando da subito il futuro coordinatore e con punto di riferimento il PaP per la raccolta delle iscrizioni. Quali sono stati i soggetti coinvolti ? - Il Consiglio Pastorale Parrocchiale per una conoscenza/condivisione con la comunità; - La Dirigente scolastica delle 2 scuole coinvolte per la divulgazione dell’iniziativa; - L’Ass. Città Aperta per avvicinare le famiglie straniere. - Il C’entro anch’io Si è stabilita una “rete” con le scuole ? No. Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”? a) negli avvisi della messa domenicale; b) attraverso locandine informative distribuite nelle scuole (in più lingue); c) con il passaparola Quante sono state le risposte ? Nel corso dell’anno scolastico 2008/2009 vi è stata una frequenza di 25 bambini/ragazzi con 14 volontari. La presenza degli stranieri è all’incirca del 50%. Come sono stati organizzati i lavori (giorni, orari, sede)? Il coordinatore del gruppo di volontariato raccoglie le iscrizioni e disponibilità dei volontari. Predispone un incontro di illustrazione logistica del servizio alle famiglie alla partenza del servizio, solitamente a fine ottobre o primi di novembre. Si impegna inoltre a mantenere per tutta da durata del servizio i contatti con i volontari; è inoltre disponibile a delle verifiche per eventuali casi particolari durante i mesi di lavoro. A fine anno il coordinatore incontra i volontari per un momento di verifica dell’esperienza. Il servizio si svolge solitamente nei pomeriggi e il sabato mattina. Ogni volontario si impegna a seguire l’alunno affidatogli per tutto il periodo richiesto conformemente alla disponibilità data. Ogni alunno lavora in rapporto individuale con il volontario. Solo in alcuni casi (es. compagni di classe o fratelli) il volontario lavora con più di un alunno. Ogni studente si impegna a frequentare gli incontri per lui predisposti; in caso di assenza non precedentemente giustificata, il volontario informa al più presto la famiglia. I volontari si occupano anche (se richiesto) di mantenere i contatti con gli insegnanti dei ragazzi attraverso la frequentazione delle udienze. Il servizio viene svolto nelle sale della parrocchia. Tale scelta è determinata dal convincimento che il contesto favorisca serenità nell’apprendimento. La parrocchia tutela i ragazzi iscrivendoli alla propria assicurazione. Si richiede ai ragazzi una partecipazione alle spese inerenti l’uso delle sale (elettricità, riscaldamento, assicurazione…)nella cifra di € 15,00 annuali, salvo casi in particolari difficoltà economiche. 69 Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ? Sono in maggioranza insegnanti in pensione ed in minoranza insegnanti in servizio, studenti universitari e di scuole superiori e inferiori Come sono state coinvolte? Esponendo in parrocchia delle locandine con richiesta di disponibilità al servizio rivolto a insegnanti, insegnanti in pensione, studenti e attraverso gli avvisi della messa domenicale. Il progetto ha stabilito che il servizio dei volontari è completamente gratuito. Quali sono stati gli esiti dell’esperienza? Buoni per la riuscita al recupero scolastico dei frequentanti. Buoni anche per i casi di famiglie che attraverso tale esperienza si sono avvicinate alla parrocchia. Si sono invece riscontrate delle difficoltà ad accontentare tutte le richieste. Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed eventualmente in che misura? Non si sono verificati abbandoni; è stata rilevata qualche assenza senza preavviso da parte di ragazzi delle scuole medie. APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto compiti” - CEDAS MORI - Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare questo servizio? Il servizio è stato avviato dal CedAS Mori inizialmente su sollecitazione delle famiglie con figli in età scolare con qualche difficoltà di apprendimento (linguistica, cognitiva o di metodo) che non erano riusciti a rientrare nei servizi istituzionali esistenti di recupero, ed in seguito anche su sollecitazione della scuola al CedAS Mori. - Con chi vi siete confrontati? Con la dirigente scolastica ed alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo Mori (sc. elementari + medie). Il progetto è stato presentato in Consiglio Pastorale Parrocchiale dalla Commissione Caritas. - Da quando è iniziato il servizio ? Ottobre 2009 70 Su iniziativa di chi ? Su iniziativa del CedAS Mori.. - Quali sono stati i soggetti coinvolti ? Dirigente scolastica e insegnanti Istituto Comprensivo Mori – Assessorato Istruzione Comune Mori – Parrocchia di Mori. - Si è stabilita una “rete” con le scuole ? Sì, Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di collaborazione si è stabilita? In forma prevalentemente di collegamento permanente tra i volontari del servizio e gli insegnanti delle 2 scuole. Ciò al fine di favorire una continua osservazione dell’evoluzione dell’esperienza - Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”? Non è stato pubblicizzato, ma ha voluto essere soprattutto una risposta alla richiesta delle scuole. E’ stato poi proposto dalla scuola alle famiglie. Obiettivo prioritario del progetto rimane quello di offrire al bambino/ragazzo strumenti e metodi di lavoro per poter raggiungere un’adeguata autonomia e poter proseguire senza supporti. - Quante sono state le risposte ? In questo primo anno scolastico 2009/10 si sono iscritti 15 ragazzi, di cui 3 stranieri per le scuole elementari e 8 italiani e 4 stranieri per le scuole medie. - Come siete organizzati (giorni ed orari)? Il servizio prevede un incontro alla settimana di un’ora e mezza, dalle 14,30 alle 16 nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì Per i ragazzi della scuola media il servizio si è svolto all’interno della scuola con divisione in piccoli gruppi rispettando le classi di provenienza. Il lavoro con i bambini della scuola elementare – 3 e tutti stranieri – si è svolto nel locali della biblioteca civica previa autorizzazione del Comune . Il lavoro tra bambini e volontari è stato individuale. 71 C.e.d.A.S. Centro di Ascolto e Solidarietà Caritas decanale Rovereto Via Setaioli Tel 0464 – 423263 e-mail [email protected] [email protected] 72