Centro di
Ascolto e
Solidarietà
Punti di
ascolto
Parrocchial
i
Relazione attività
2009
Rovereto
Volume 1
(Sir. 18, 15-17).
“La rugiada non mitiga forse il
calore?
Così una parola è più pregiata del
dono. Ecco non vale una parola più di
un ricco dono? L’uomo caritatevole
offre l’una e l’altro.”
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Relazione generale
A piccoli passi ci avviciniamo al 20° anniversario della nascita del CedAS di
Rovereto (2011). Da alcuni anni ormai utilizziamo lo strumento della relazione
annuale quale occasione per informare le comunità, ecclesiali e non, sulle
varie attività svolte e sui molteplici servizi offerti dai Cedas e dai PaP.
Considerando il fatto che il fulcro delle nostre azioni vuole essere il sostegno
all’uomo/ donna, nella sua totalità e quindi nei suoi bisogni materiali e non, un
particolare impegno riveste la scelta dell’aiuto al Povero.
Il volto e la vita di ogni Uomo, malgrado sia offuscata dalle miserie e dalle
debolezze umane, diviene l’icona dell’Amore-Carità. Il volto sofferente e
sfigurato di Gesù è il volto di tanti nostri fratelli che per varie ragioni si trovano
del bisogno, nella povertà, nell’emarginazione o nell’esclusione sociale.
I molteplici riferimenti biblico-teologici, ma anche i vari interventi pastorali della
Chiesa, sembrano non essere sufficienti per educare il singolo o la comunità
ad una prassi della Carità che sia all’insegna del vero insegnamento
evangelico. In molte occasioni riscontriamo pensieri o atteggiamenti
perlomeno discutibili.
Sorgono quindi alcune domande: esiste un relativismo culturale o
comportamentale della Carità, che cioè cambia a seconda di
un’interpretazione personale o sociale/culturale del momento? Quanto
l’esperienza soggettiva, la visione sociale e politica influenzano la prassi
evangelica della Carità? Quanti vangeli della Carità esistono?
E’ ben vero che la Chiesa nella sua millenaria storia ha assistito ad un
moltiplicarsi di carismi legati alla pratica della Carità, ma è altrettanto vero che
per ciascuno di essi vi era un unico filo conduttore. Per ognuna di queste
esperienze il Maestro è stato Gesù Cristo. Questo non tanto come aspetto
secondario o di corollario nell’azione caritativa, ma come consapevolezza che
alla base di ogni azione ci deve essere il confronto con la Parola e la Vita di
Gesù.
Parola e Vita sono i due volti della stessa medaglia, quella della Carità! (“Non
chi dice Signore, Signore…. ma chi fa la volontà del Padre Mio…”) Una
Parola, la Sacra Scrittura, che parte da Dio e che arriva all’Uomo plasmandolo
nella mente e nel cuore. E’ quindi nostro impegno approfondire i dettami del
comandamento dell’amore, per far sì che i nostri pensieri e i nostri
comportamenti siano guidati dall’insegnamento di Cristo. Come cristiani e
ancor più come “volontari Caritas” sentiamo la necessità di doverci muovere
non soltanto con una metodologia corretta o professionale, bensì con un agire
ispirato dall’Amore. Gli “strumenti operativi” del nostro agire come ad esempio
la scheda personale, il colloquio d’aiuto, l’uso del computer, l’analisi statistica
dei bisogni e delle risorse, la distribuzione dei vari aiuti (viveri, indumenti,
biglietti viaggio, mobili, medicinali, schede telefoniche ecc..), l’ospitalità
nell’appartamento per parenti di degenti in ospedale ecc. hanno il loro
significato non per se stessi, ma solo se sanno essere il mezzo per una
Relazione vera e profonda.
3
E’ indubbio che l’Amore/Carità è quell’esperienza di Relazione Trinitaria che
scaturisce da Dio sottoforma di dono gratuito e che arriva all’uomo
fecondandolo in molteplici “esempi di amore”. Ognuno di essi porta in sé un
assaggio dell’unico Amore. E’ solo facendo esperienza e quindi dando
testimonianza della Carità che possiamo indicare agli altri la via per arrivare a
Dio. La diversità e la molteplicità dei Carismi è la ricchezza stessa dell’Amore.
Non si tratta di contrapposizioni o di divisioni, bensì di vivere le diversità dei
carismi nella complementarietà e nella comunione. Allora anche per noi, oggi,
questa pluralità di esperienze o di espressioni nel testimoniare la Carità deve
essere vissuta nella consapevolezza che nessuno da solo comprende o
detiene la Verità della Carità. E’ nella Comunione delle diversità che si compie
il dono dell’Amore.
Che si tratti di “Volontariato Caritas”, della S. Vincenzo, del Terz’Ordine
Francescano o di altri gruppi caritativi, tutti siamo chiamati ad aiutare il fratello
ponendo la volontà del lavorare insieme come dimensione imprescindibile
dell’azione volontaristica. (“Erano un cuor solo ed un anima sola…”).
Parlare lo stesso linguaggio o scegliere di usare un metodo condiviso non è un
percorso semplice ed immediato. E’ necessario che coloro che sono “chiamati”
a rivestire il ruolo di operatore o di volontario si mettano nell’atteggiamento di
ascolto e di valorizzazione delle altrui capacità (“Gareggiavano nello
stimarsi…”). Lo sforzo che, come operatori e volontari dei Cedas o dei PaP
stiamo facendo, rientra in questa prospettiva. Sappiamo che le sensibilità, le
interpretazioni e le metodologie di aiuto possono essere diverse, ma la voglia
di confrontarci e di condividere un percorso ci arricchisce e ci fa crescere sia
come singoli sia come comunità.
Nel complesso impegno di riportare le molteplici attività svolte nel 2009, siamo
coscienti che non è semplice riuscire a trasmettere quella ricchezza di
significati, di rapporti e di valori che si sono realizzati tra le persone. Far sì che
aumenti in tutte le persone la capacità di amare: è questo, a ben vedere, il
vero tesoro di un Centro di Ascolto e Solidarietà Caritas.
Vogliamo quindi ricordare:
La stesura del Volantino informativo per la Giornata diocesana della
Carità. Negli anni passati, la zona pastorale della Vallagarina, aveva
optato per la condivisione del segno del pane benedetto o dei chicchi di
grano. Quest’anno abbiamo ritenuto utile offrire un semplice opuscolo
informativo, nel quale sono state riportate le motivazioni e i significati
della Giornata diocesana della Carità e quindi alcune informazioni
sintetiche sull’attività svolte dal Cedas di Rovereto nell’anno precedente.
La nascita del servizio Credito Solidale, voluto dalla Caritas Diocesana in
collaborazione con il Cedas di Rovereto (con competenza sul territorio
della Vallagarina) per rispondere al bisogno sempre più attuale di
difficoltà economica temporanea o straordinaria.
Sono state proposte, presso il Centro Pastorale Beata Giovanna, in
collaborazione con A.I.Z.O. e Migrantes due serate dedicate al mondo
Sinto e Rom, con il titolo generale “Ai confini dell’umanità”. La prima
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serata si è tenuta il 5 novembre con il titolo “Le sofferenze di un popolo
negato nella sue esistenza” con la presenza di Luca Bravi, esperto del
Porrajmos (l’olocausto Rom). La seconda serata si è svolta il 12
novembre sottoforma di tavola rotonda con il titolo “Le impronte
dell’abitare”. In ciascuna delle due serate la presenza è stata discreta,
anche se l’intenzione degli organizzatori era quella di poter coinvolgere
un più ampio pubblico, nella speranza di offrire delle occasioni di
confronto per una crescita culturale e sociale dell’accoglienza.
La raccolta offerte della 3° domenica di Avvento , promossa dalle
parrocchie di Rovereto allo scopo di offrire un aiuto a chi si trova in
situazioni di difficoltà economica determinata dalla crisi lavorativa ed
economica globale che ha investito anche il nostro territorio. A questo
proposito possiamo riscontrare una sempre più ampia incapacità (o
difficoltà) da parte di famiglie e singoli nel gestire il budget familiare.
Quanto che in un recente passato veniva proposto nell’educazione
scolastica come “lezioni di economia domestica” a nostro avviso
potrebbe essere riproposto, attualizzandolo nei modi e nei contenuti, in
maniera tale da dotare le persone di una capacità di discernimento volta
all’autogestione e all’indipendenza. La crisi dei mutui è forse determinata
“dall’immaturità” gestionale e dalla voglia di vivere al di sopra delle
proprie possibilità. Anche in questo caso si potrebbe ipotizzare un nostro
coinvolgimento, in rete con le istituzioni pubbliche o con altre
associazioni private, nel promuovere serate o corsi di formazione. La
raccolta fondi per la 3° domenica di Avvento ha rag giunto la cifra di
6600,00 €.
E’ stato condivisa con la Caritas Diocesana di Trento e la Fondazione
Comunità Solidale una campagna informativa e di sensibilizzazione in
occasione del decreto legge sulla sicurezza. In quest’occasione abbiamo
“toccato con mano” quanto sia difficile portare, all’interno delle comunità
cristiane, temi che apparentemente sembrano appartenere in maniera
esclusiva alla sfera sociale e politica del nostro Paese. L’accoglienza
dello straniero o del diverso non può non coinvolgere il singolo cristiano
e la comunità ecclesiale nel significato della Carità: ne va della sua
credibilità.
In data 10/09/2009 la Segreteria del Cedas ha approvato la costituzione
di un gruppo di volontariato per l’Accompagnamento e la Presa in
Carico. Tale gruppo ha il compito di affiancare i volontari del primo
ascolto al fine di supportare e accompagnare eventuali persone o
famiglie in un progetto di autonomia o autopromozione. Questo nuovo
servizio, che si svolge in orari e tempi diversi da quelli previsti per
l’apertura al pubblico, vuole offrire un’occasione in più, dal punto di vista
qualitativo, all’aiuto alle persone bisognose. Tutto ciò in una logica di
assistenza e non di assistenzialismo.
con
indirizzo:
E’
stato
attivato
un
sito
internet
http://www.cedasrovereto.it/ Alcuni giovani che prestano attività di
volontariato presso il Cedas si sono messi a disposizione per
5
organizzare e gestire il sito. Lo scopo è quello di offrire un nuovo
strumento di comunicazione per far conoscere le varie attività promosse
dal mondo Caritas della Vallagarina e in particolare dal Cedas.
In occasione dell’elaborazione del documento “Elemosina…. o
Solidarietà”, documento condiviso dalle comunità ecclesiali della
Vallagarina sul significato attuale dell’elemosina, è stata avviata la
sperimentazione della consegna di Buoni Consumazione. Questo
progetto, che per il momento vede coinvolti, in questa fase sperimentale,
esclusivamente i volontari e gli animatori Caritas della zona, vuole
verificare la possibilità di dotare quelle persone che lo desiderano di
appositi buoni consumazione (ES: panino + bibita, brioches + caffè) da
donare a chi chiede l’elemosina in sostituzione del denaro. Il progetto è
ancora in fase di sperimentazione, mentre si prevede che nell’arco del
2010 verrà verificato ed eventualmente implementato.
Con la Caritas Diocesana di Trento e con la Fondazione Comunità
Silidale è stato avviato un confronto per l’apertura di un Negozio di Abiti
usati nella Città di Rovereto. Il significato è quello di offrire un’opportunità
diversa, dignitosa, promozionale ed educativa a chi si trova nel bisogno
di vestirsi. La vendita, a prezzo simbolico o politico degli indumenti darà
sia la possibilità di scegliere i capi che si desiderano ma nello stesso
tempo aiuterà l’acquirente a dare un valore alle cose (anche se minimo)
e quindi a riutilizzarle o a mantenerle in buone condizioni. Anche in
quest’occasione possiamo ipotizzare un coinvolgimento di volontari delle
parrocchie, dei vari gruppi e associazioni sensibili ad uno stile di vita
sobrio e alternativo alla cultura dello spreco o dell’usa e getta.
Nel 2009 è stato definito ed implementato a livello triveneto, tra tutti i
Centri di Ascolto collegati alle Caritas, l’uso di un programma,
denominato Oscar 3, per la gestione delle schede personali. Lo scopo è
quello di offrire, attraverso il colloquio d’aiuto e quindi la registrazione
cartacea delle informazioni, uno strumento agile e condiviso nel vero
significato dell’Accompagnamento e nella gestione delle progettualità.
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ARRIVEDERCI DON VALENTINO
Nel 2009 si è concluso il mandato di Don Valentino Felicetti come parroco
di San Marco in Rovereto e Decano della Città della Quercia, dopo più di 10
anni di attività. Don Valentino è sempre stato vicino al CedAS che ha seguito
nella crescita, che ha dotato di una nuova sede, ospitandolo presso uno degli
stabili ristrutturati del Centro Pastorale Beata Giovanna. Don Valentino ha
accompagnato e sostenuto il CedAS nei progetti che coinvolgevano le
parrocchie, la città, la zona pastorale della Vallagarina, inoltre è sempre stato
presente agli incontri della Caritas decanale, partecipando attivamente alle
iniziative poste in atto e promulgandole alla comunità roveretana. Don
Valentino ci ha accompagnato anche nei momenti di svago e formazione, era
con noi infatti nella gita-pellegrinaggio ad Assisi nel 2008 e ha presenziato
sempre alla S. Messa e alla Cena di Natale annuale di tutti i volontari Caritas.
L’ultimo suo contributo all’attività posta in atto dalle Caritas della zona
pastorale della Vallagarina è stata la riflessione che ha preparato in occasione
del libretto “Elemosina… o solidarietà?”, come al solito pacata ma profonda e
densa di significato. Rivolgiamo a don Valentino un grande ringraziamento per
la sua prossimità al CedAS e alla Caritas, augurandogli ogni bene per il suo
incarico futuro.
BENVENUTO DON SERGIO
Ecco qualcuno che ama le sfide! Don Sergio Nicolli inizia il suo primo incarico
da parroco con un carico da 11: è stato posto infatti da Monsignor Bressan,
nostro Arcivescovo, a capo di due delle parrocchie più popolose e importanti
della città della Quercia, San Marco e Sacra Famiglia. Poco dopo è stato
nominato Decano di Rovereto, completando un tris di incarichi davvero di
rilievo,
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ASSUNZIONE DEFINITIVA 2° OPERATRICE
In data 3 ottobre 2009 si è avuta l’assunzione definitiva della seconda
operatrice, Roberta Sighele, dopo 7 anni di lavoro presso il CedAS di
Rovereto. Questa decisione da parte della Caritas Diocesana ha fatto seguito
all’impegno che i 4 decani di Ala, Mori, Rovereto e Villalagarina si sono presi
per iscritto, impegnando le parrocchie che fanno parte dei rispettivi decanati a
contribuire al pagamento di una parte dello stipendio della suddetta operatrice,
nonché delle spese del CedAS. In questo modo i 4 decani hanno ribadito il
ruolo del CedAS nell’animazione alla carità e nell’aiuto agli ultimi per quanto
riguarda l’intera zona pastorale della Vallagarina. Possiamo affermare che un
progetto di questo tipo, condiviso da circa 50 parrocchie, è unico nel suo
genere nella nostra Diocesi e, sia pure tra qualche difficoltà, prosegue ormai
da oltre 6 anni. Ricordiamo che la presenza presso il Centro di Ascolto della
2° operatrice permette al coordinatore di essere ma ggiormente presente nelle
parrocchie e nelle comunità, nei gruppi e negli incontri, cosa che ha permesso
a molti di entrare in relazione con il CedAS e con i PaP e di approfondire
l’argomento della carità a livello pastorale.
ALBERTO BRUSEGHINI
Eh sì, è venuto il momento di salutare una delle colonne portanti del CedAS,
uno dei volontari degli inizi, colui che fin dagli albori ha cercato – riuscendoci
benissimo – di mettere ordine nei conti e nelle carte in arrivo e in partenza dai
nostri uffici. Alberto ha deciso che bastava così, che aveva voglia di dedicarsi
alla famiglia, alla musica e alla fotografia, i suoi grandi amori e le sue passioni
mai sopite. Insomma, Alberto ci ha accompagnato per un lungo tratto, anche
grazie a lui il CedAS è cresciuto, ha aumentato i volontari e i servizi, ha
raccolto offerte ed erogato finanziamenti. Alberto, economo del CedAS, ha
gestito i conti, i bilanci, i rapporti con la banca e con la parrocchia di S. Marco,
nostra referente. Da queste righe vorremmo rivolgere un caloroso e sentito
ringraziamento ad Alberto, per l’opera svolta qui al CedAS in qualità di
economo, ma anche come fotografo in innumerevoli occasioni importanti.
Sappiamo bene che potremo contare sempre sulla sua amicizia, speriamo che
ogni tanto passi a salutarci! Per sostituire Alberto sono state nominati due
volontari, Alberto Ferrari e Giovanni Broz, che in futuro si occuperanno della
parte finanziaria ed economica della nostra attività. In bocca al lupo!
COORDINAMENTO CARITAS DELLA VALLAGARINA
Da qualche anno, parallelamente al coordinamento dei CedAS e dei
PAP della Vallagarina, è nata una segreteria delle Caritas della Vallagarina,
formata dai rappresentanti delle Caritas decanali (Rovereto, Mori, Ala,
Villalagarina) e parrocchiali. Il gruppo risponde all’esigenza condivisa di
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scambiare esperienze, di avere momenti di formazione, di progettare iniziative
nell’ambito dell’animazione della carità. Per quanto riguarda il primo aspetto, le
esperienze dei gruppi più consolidati si rivelano prezioso esempio per le
Caritas più giovani; ma anche quelle più recenti possono dare un contributo in
termini di entusiasmo e, magari, di approcci diversi e originali.
A questo proposito ricordiamo l’incontro del 28 marzo 2009, durante il
quale tutte le Caritas presenti hanno illustrato i propri percorsi, le iniziative
realizzate e le eventuali prospettive. Sempre in quell’occasione ai membri delle
Caritas è stata proposta la riflessione di don Paride sul tema dell’amore e della
condivisione: spesso lo spazio per la formazione risulta un po’ sacrificato a
vantaggio dell’operatività, ma in realtà andrebbe maggiormente valorizzato.
Scopo specifico delle Caritas è infatti promuovere l’attenzione alla carità nelle
comunità parrocchiali e decanali, compito talvolta non facile da capire e da
praticare fino in fondo rispetto a quello dei CedAS o dei PAP. Per quanto
riguarda questo terzo aspetto ricordiamo la progettazione comune di proposte
per la Giornata della carità 2009 e, soprattutto, la pubblicazione dell’opuscolo
Elemosina…o solidarietà? che sintetizza i contributi delle Caritas, dei CedAS e
dei PAP della zona pastorale, con l’analisi dei bisogni e delle risorse del
territorio
GRUPPO VOLONTARI DELL’ACCOGLIENZA CEDAS ROVERETO
Il gruppo dei volontari dell’accoglienza si è un po’ stabilizzato quest’anno,
anche se manca ancora qualche rinforzo per completare i turni settimanali. Il
nostro lavoro sembra di estrema facilità, se lo si guarda in modo superficiale,
ma in realtà stare a contatto con tanta gente che attende di essere ascoltata
non è sempre facile. Noi abbiamo una responsabilità precisa, perché siamo un
po’ il biglietto da visita del Centro di ascolto, i nostri utenti con noi hanno il
primo contatto, parlando con noi si creano una prima impressione, che deve
per forza essere di accoglienza, di predisposizione all’altro. Non è facile,
bisogna stare attenti alle esigenze di ognuno, avere molta pazienza, cercare di
non lasciarsi sfuggire informazioni errate, compilare correttamente il registro
degli ingressi, rapportarsi in modo preciso con gli operatori del computer e con
quelli dell’ascolto, essere pronti ad ogni richiesta. Insomma, chi pensa che fare
il volontario dell’accoglienza significhi solamente star lì a scrivere il nome di chi
entra, sbaglia di grosso. Ad esempio ora che è stato fissato un numero
massimo di 6 persone sono molti quelli che si lamentano, della lunga attesa,
di dover tornare il girono dopo e noi dobbiamo cercare di spiegare le nostre
ragioni e di tranquillizzare gli animi.
Siamo sempre in prima linea e a volte, bisogna dirlo, ci scappa la
pazienza! A volte però ,quando ci sono dei bambini, distribuiamo loro dei
giochi ed è bello vederli felici e non annoiati da una attesa che a volte si fa
lunga, nonostante gli sforzi di tutti. È un incarico di responsabilità, che
facciamo al meglio delle nostre possibilità, cercando di essere utili alle persone
che si rivolgono al CedAS svolgendo al meglio i compiti che ci vengono
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affidati. Noi abbiamo fissato due incontri annuali di supervisione con il
coordinatore del CedAS Roberto Ferrari per mantenere la rotta indicataci e
trarre forza dalle esperienze del gruppo e dalla nostra preparazione.
GRUPPO VOLONTARI DELL’ASCOLTO CEDAS
Il Centro di Ascolto e Solidarietà è uno sportello aperto sul territorio dal lunedì
al venerdì, dalle ore 16 alle ore 18.
Vi si rivolgono, per presentare le proprie necessità, persone in difficoltà sia
italiane che extracomunitarie, sia di passaggio che residenti sul territorio nelle
parrocchie dove non esiste ancora un punto d’ascolto parrocchiale. Tutti
vengono accolti, ascoltati e orientati.
L’obiettivo è quello di superare la logica assistenziale, dando una risposta
concreta ai bisogni di prima necessità relativi al vestiario, ai mobili, al cibo...
Inoltre si forniscono orientamenti per la ricerca di lavoro.
Talvolta vengono date indicazioni su possibili percorsi con i quali la persona
possa ritrovare la fiducia in se stessa e negli altri; prendendo coscienza della
propria situazione e riuscendo nuovamente a stabilire relazioni costruttive, la
persona viene aiutata nell’autogestione della propria vita (presa in carico e
accompagnamento). Per realizzare questo ultimo tipo di interventi, si stanno
formando dei volontari che prendono in carico i casi particolari. Infatti, qualora
ne ravvisino la necessità, i volontari dell’ascolto inoltrano la segnalazione al
coordinatore che filtra i casi da affidare a questo gruppo.
Questi volontari si incontrano, una volta alla settimana, al mattino, a sportello
chiuso, chiariscono i vari dettagli con verifiche incrociate con i vari enti, servizi
sociali, Atas, Agenzia del lavoro e quant’altro può essere utile, e se necessario
ricontattano la persona; presentano tutte le informazioni raccolte e concordano
assieme come procedere,eventualmente assistiti dall’operatore del Cedas.
Come detto questa attività è stata avviata nell’autunno e speriamo porti i suoi
frutti nel nuovo anno.
L’equipe
I volontari sono una quindicina(?) e si alternano durante i giorni feriali di
apertura dello sportello. C’è anche uno sportello per lavoratrici femminili,con
volontarie, con apertura il mercoledì pomeriggio,per le lavoratrici che cercano
lavoro e il………per le famiglie che offrono lavoro. Una volta al mese i volontari
partecipano
alla
supervisione
con
l’operatore,per
scambiarsi
esperienze,dubbi,informazioni,e adeguare le metodologie a eventuali nuove
necessità emerse uniformandole
10
Ascolti
presso uff
CedAS
rovereto
2005
2006
2007
2008
2009
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
73
59
113
93
76
75
15
28
114
108
113
61
65
87
121
41
75
28
16
32
83
80
86
53
78
76
86
64
90
69
28
35
26
112
120
59
65
86
72
109
91
90
68
27
99
131
99
52
98
97
127
82
95
92
40
33
128
116
105
64
tot
928
767
843
989
1077
nei dati non sono considerati gli ascolti del servizio lavoro (badanti)
SCHEDE TELEFONICHE
Nel nostro CedAS la distribuzione delle schede telefoniche ha avuto un
ruolo importante da quanto è stata istituita. Inizialmente la scheda telefonica
veniva erogata a coloro che ne avevano necessità per la ricerca del lavoro,
una volta ogni sei mesi. Poi la situazione si è evoluta nel tempo, perché la
ricerca del lavoro non era più l’unica priorità, ma era forte anche la necessità di
mantenere i legami sociali e affettivi. La scheda telefonica è divenuta ricarica,
dato che ormai le cabine telefoniche sono divenute quasi obsolete e che le
reali esigenze dei nostri utenti potevano essere soddisfatte con il cellulare. La
convenzione con un bar di Rovereto ci ha permesso di accedere ad una serie
di servizi di ricarica per ogni gestore telefonico, nonché di poter offrire altri
servizi telefonici per le utenze fisse. Infatti il cellulare per la maggior parte delle
persone che ascoltiamo è spesso l’unico legame con le famiglie d’origine,
rimaste magari nel Paese di provenienza. Oppure serve per mantenere i
legami instaurati, per creare quella rete sociale e amicale di cui ogni essere
umano ha bisogno. La situazione è precipitata ad ottobre di quest’anno,
quando le richieste sono aumentate a dismisura, in primis perché il CedAS di
Trento ha deciso di non erogarle più, poi perché probabilmente l’uso che ne
veniva fatto non era consono agli scopi per cui questo il servizio era stato
istituito. A questo punto, nel mese di ottobre, la Segreteria del CedAS ha
deciso di sospendere l’erogazione delle schede telefoniche, che ora viene
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consentita solo in casi eccezionali. Il tema sarà oggetto di valutazioni e dibattiti
in futuro, per vedere se e quando sarà il caso di riprendere l’erogazione delle
schede telefoniche.
Il Coordinamento Solidarietà Responsabile a Rovereto
L’Ufficio Servizi Socio-Assistenziali del Comune di Rovereto, sul finire del
2008, matura l’intenzione di fare il punto della situazione inerente l’offerta di
pacchi viveri e di generi alimentari da parte di un certo numero di soggetti del
territorio verso persone con difficoltà di naura economica. Nel corso dei primi
mesi del 2009, l’Ufficio Servizi Socio-Assistenziali convoca l’Aiuto Alimentare,
il Centro di Ascolto e Solidarietà della Caritas, la Conferenza S. Marco della
Società di San Vincenzo, la Croce Rossa Italiana, la Fondazione Comunità
Solidale e la Parrocchia Sacra Famiglia con l’idea di avviare un lavoro stabile
di conoscenza dei rispettivi interventi, di mettere in comune le rispettive
conoscenze del disagio presente sul territorio e di arrivare a concordare anche
delle collaborazioni. Insomma si tratta di avviare una vera e propria rete di
soggetti e di interventi.
Negli incontri che a cadenza bimensile vengono programmati, emerge
innanzitutto la difficoltà di rispondere ad un numero consistente di persone che
si rivolgono ai vari soggetti con richieste pressanti di aiuto verso le quali è
difficile valutare l’effettivo bisogno dei richiedenti, spesso conosciuti in modo
un po’ superficiale. Tra i soggetti del Coordinamento emerge anche la disparità
di strumenti ed esperienza atti a consentire una valutazione dell’effettivo stato
di bisogno.
Si avvia in tal modo un lavoro di ricognizione volto a capire, per ognuno dei
componenti il Coordinamento, a) la tipologia di aiuto offerto (dai generi
alimentari freschi o in scatola all’aiuto in denaro, vestiario, mobilio, mensa,
accoglienza serale… e anche l’aiuto riguardante i bambini come alimenti,
pannolini, attrezzature varie…) e b) le modalità di erogazione.
Tale prima conoscenza consente un successivo confronto sul numero delle
persone alle quali vengono erogati gli aiuti. I dati dei primi cinque mesi del
2009 che i componenti del Coordinamento hanno potuto mettere a
disposizione fanno emergere che, ad esempio, su un totale di 596 persone
contate una sola volta, il 41% accede ai servizi di più di uno dei soggetti del
Coordinamento. Gli immigrati, che rappresentano il 71% del totale degli utenti,
sono residenti nel Comune di Rovereto quasi per il 45%. Il 51% del totale
utenti risiede nel Comune di Rovereto e di questi, la quota che è attualmente
in carico al servizio sociale si aggira attorno al 19%.
Il lavoro di condivisione di elementi di conoscenza e dei dati ha consentito di
prendere alcuni accordi. Ad esempio, il servizio sociale per le situazioni in
carico per le quali valuta opportuno un aiuto temporaneo di generi alimentari,
invierà con nota scritta la richiesta di intervento specificando la quantità e la
durata dell’intervento). Una modalità analoga sarà adottata anche dal CedAS e
dai PAP di Rovereto per le situazioni da loro intercettate. Per il futuro sono allo
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studio nuove ipotesi di programmazione condivisa di interventi specifici: ad
esempio, quella relativa alla ‘specializzazione’ di alcuni componenti del
Coordinamento riguardo a una certa tipologia di erogazione (ad esempio,
alimenti e prodotti per bambini) o in rapporto ad una data tipologia di utenza
(ad esempio, i senza fissa dimora).
Per quanto riguarda il CedAS e i PAP di Rovereto si rafforza la funzione di
accompagnamento dei residenti contattati verso le risorse del servizio sociale.
Rapporto annuale sui CedAS 2009.
GRUPPO VOLONTARI DELL’ACCOMPAGNAMENTO
Gli addetti all’ac./pr. sono volontari che dedicano il loro tempo l’esperienza e la
conoscenza per ricercare soluzioni per valorizzare la persona. Sono stati
formati 2 gruppi che si incontrano uno il mercoledì e uno il venerdì mattina,
quando al CedAS è chiuso l’ufficio dell’ascolto. Una volta al mese i volontari si
incontrano tutti con il coordinatore, per scambiare esperienze, affinare
metodologie comuni, concordare eventuale progettualità. Dai volontari del
primo ascolto e da quanto riportano sulla scheda, può essere segnalata la
necessità di ulteriori approfondimenti. E’ molto importante che i volontari del
primo ascolto riportino in scheda il maggior numero di informazioni possibili ed
un minimo di profilo generale dell’ascoltato, questo per consentire ai volontari
dell’ac/pr. di approcciarsi al problema. I volontari del primo ascolto segnalano
il caso al coordinatore che, qualora ritenga necessari ulteriori verifiche o piccoli
interventi, sottopone il caso ai volontari dell’ac/pr. Per i piccoli interventi i
volontari dell’ac/pr provvedono direttamente all’evasione del punto, ad
esempio: accompagnamento all’anagrafe per rifare la carta d’identità,
accompagnamento dell’interessato alla posta per pagare i bollettini per il
rinnovo permesso di soggiorno, ecc. A volte può essere sufficiente solo un
orientamento fornendo le informazioni del caso. Per gli altri casi più complessi,
il coordinatore, consegna ai volontari dell’ac/pr, copia della scheda attualizzata
con tutti i dati ed interventi, se ne parla assieme poi i volontari (che operano
possibilmente sempre in coppia) iniziano le verifiche consistenti in:
Residenza o domicilio,
situazione socio economica
E’ conosciuta da:
contattare i servizi sociali(l’esperienza ci ha insegnato che è molto importante
avere la privacy sottoscritta, qualche assistente sociale è molto restia a fornire
dei dati sensibili di una persona e solo sapendo che abbiamo la liberatoria
parla più liberamente). Eventualmente, la casa di accoglienza e quant’altro.
Come detto ci si muove sempre in due, perché ognuno con la propria
sensibilità può cogliere meglio situazioni, emozioni, impressioni diverse. Dopo
ogni intervento, la coppia si scambia i pareri rispetto a quanto appreso e poi
assieme si riportano le note condivise sulla scheda, se necessario si
aggiunge l’annotazione: ”PRIMA DI FARE INTERVENTI CONTATTARE i
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volontari x,y). Quando il quadro delle informazioni è completo (certamente poi
si potrà integrare) si COMINCIA A RAGIONARE ponendosi alcune domande:
Abbiamo le competenze per essere di aiuto?
Se la risposta è no a chi possiamo rivolgerci per essere aiutati?(es. psicologo,
psichiatra, avvocati di strada, ecc)
Abbiamo le risorse materiali necessarie per intervenire?
RICORDIAMOCI CHE NOI NON DOBBIAMO MAI INTERVENIRE DA SOLI,
MA SEMPRE IN COLLABORAZIONE CON PIU’ ENTI O ISTITUZIONI, così
ognuno di questi potrà concorrere, collaborando nel suo settore, a fornire i
necessari sostegni complementari alla persona in situazione di disagio.
RICORDIAMOCI ANCHE CHE NON DOBBIAMO AVERE IL DELIRIO DI
ONNIPOTENZA
Dobbiamo fare tesoro di quanto può emergere approfondendo i casi di
accompagnamento e le azioni che ne possono scaturire:
Esempio:
Accompagnando una persona senza dimora a rifare la carta d’identità
all’anagrafe, veniamo a conoscenza di una serie di problematiche che fanno
scaturire tutta una serie di domande:
Quando un comune può cancellare dall’anagrafe un cittadino?
Esiste una legislazione nazionale o regionale/comunale che lo regolamenta?
Se un cittadino non è più iscritto all’anagrafe, venendo a perdere tutta una
serie di diritti, chi lo tutelerà?
A chi possiamo rivolgerci per avere una risposta alle nostre domande?
Cosa possiamo fare per sensibilizzare la società civile per trovare soluzioni a
questi problemi? Chi possiamo coinvolgere? Ecc.ecc.
Come è evidente, si vanno a toccare settori molto delicati ed importantissimi
della nostra società, generando azioni attive molto determinate.
RACCONTO DELLA GIORNATA DI FINE ATTIVITA’ 2008/2009
Per terminare ufficialmente l’attività 2008/2009 abbiamo scelto quest’anno di
passare una giornata insieme presso la Colonia S. Maria Goretti, sulla strada per il
Finonchio, gentilmente messaci a disposizione dalla parrocchia di Volano. Nella
pace dei boschi e della montagna abbiamo pregato insieme a Don Paride abbiamo
parlato dell’attività svolta, abbiamo ascoltato Roberto che ci ha illustrato quanto
fatto dai CedAS e dai PaP nel corso dell’anno e ci ha spiegato che cosa sarebbe
stato programmato per l’attività dell’anno 2010. Poi Lorenza ha parlato del
“Progetto” relativo ai nostri centri di ascolto e servizi, articolandolo sulle basi su cui
dovrebbe poggiare, sul lavoro di equipe e sull’accompagnamento. In rapidissima
sintesi: “Il Centro di ascolto si pone come un “ponte” fra la persona e le risorse del
territorio, fra il suo isolamento e la condivisione da parte della comunità,
assumendo una funzione di collegamento e mediazione”.
Un lauto pranzo, come al solito preparato dai nostri amici Lucio e Lucia di
Besagno, e una passeggiata nei boschi circostanti ci hanno preparato alla
seconda parte della giornata, in cui Roberta ha mostrato i risultati dei
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questionari che erano stati distribuiti e compilati durante le supervisioni. È
stato utile per capire le visioni di ognuno, per sottolineare che cosa funziona e
cosa invece andrebbe migliorato, per avanzare suggerimenti, per esprimere
opinioni.
Roberto ha concluso tirando le fila della giornata, con un arrivederci a tutti
il prossimo anno!
RACCONTO DELLA GIORNATA DI INIZIO ATTIVITA’
2009/2010
Per celebrare l’inizio della nostra attività per il 2009/2010 siamo saliti fino
al Pian del Levro, accolti dalla comunità di preghiera “Piccola fraternità di
Gesù”, che ormai da qualche anno si è stabilita lassù: un prezioso riferimento
per chiunque voglia trascorrere del tempo nella preghiera, nel silenzio, nella
meditazione e nel dialogo. Lo splendido scenario circostante e l’accoglienza
delle monache ci hanno permesso di vivere un pomeriggio davvero speciale,
che in molti hanno rimpianto non fosse durato di più. Dopo l’arrivo ci siamo
riuniti in una sala messaci a disposizione dalla comunità e Roberto ha tracciato
le linee programmatiche dell’attività 2009/2010, poi Gemma ci ha guidati in
una meditazione sulla carità, partecipata e condivisa da tutti, molto
apprezzata. La preghiera con la comunità ci ha visti partecipi e attenti, uniti alle
monache nel ringraziamento e nelle invocazioni di aiuto a Dio e alla Madonna.
(Naturalmente una preghiera speciale è stata rivolta a Dio per Don
Gianni, co-fondatore della comunità, colpito dalla malattia che poi, qualche
mese dopo, lo avrebbe portato in cielo, accanto al Signore).
Una breve “giro turistico” alle strutture della comunità, poi la cena,
offertaci dalla comunità di preghiera, che, lo ricordiamo, vive grazie alla Divina
provvidenza. Tra una portata e l’altra Emilia ci racconta la storia della
comunità, dagli albori fino ad oggi, condividendo con noi le difficoltà, le gioie, le
speranze che l’hanno accompagnata nel percorso.
È arrivato il momento dei saluti e dei ringraziamenti, è stata davvero una
giornata speciale, che, a Dio piacendo, ripeteremo presto.
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CORSI DI FORMAZIONE 2009/2010 E SUPERVIZIONE PAP
Quest’anno sono stati organizzati due corsi di formazione, uno per animatori
della carità e uno per operatori del CedAS e dei PaP.
Il primo, che è stato chiamato “Il metodo pastorale Caritas nell’animazione:
Ascoltare, Osservare, Discernere”, si è tenuto tra settembre ed ottobre, ha
visto come relatori Don Antonio Berera e il coordinatore del CedAS Roberto
Ferrari. Era indirizzato agli animatori delle Caritas parrocchiali e decanali, ma
anche a tutti coloro che erano interessati al tema e che intendevano
intraprendere poi un cammino di questo tipo nelle loro comunità di
appartenenza. La partecipazione è stata buona, con una media di 30 persone
per ogni incontro, provenienti dalle parrocchie e dalle Caritas dei 4 decanati di
Rovereto, Ala, Mori e Villalagarina. Il corso di formazione si è sviluppato su 5
incontri, tenutisi presso le sale del Centro pastorale Beata Giovanna.
Il secondo corso, destinato ai volontari che operano nei CedAS e nei PaP
presenti e futuri, ha visto come relatore Don Antonio Berera, parroco di S.
Giuseppe, che segue, in qualità di formatore, i volontari dell’ascolto della zona
pastorale della Vallagarina fin dagli inizi del loro cammino. Moltissimi i volontari
presenti, con una media di circa 50 persone a serata; il corso si è tenuto da
ottobre a dicembre, ed è stato titolato ”Riqualificarsi per camminare insieme a
servizio della comunità”. Il corso ha toccato molti aspetti “tecnici” dell’opera dei
volontari dell’ascolto, ribadendo le modalità e gli atteggiamenti necessari per
prestare al meglio la propria opera.
MERCATINO DELLE PULCI
18 - 19 aprile 2009
Il mercatino delle pulci si è svolto sabato
18 e domenica 19 aprile nel piazzale del
Centro pastorale Beata Giovanna. Anche
in quest’occasione la partecipazione da
parte dei volontari dei Cedas e dei PaP è
stata ottima e preziosa. Il momento
cruciale e più impegnativo è stato il
momento della chiusura e quindi la
necessità di pulire e risistemare il piazzale
e le sale del Centro Pastorale utilizzate.
Nonostante la mole di lavoro e la
stanchezza di molti il lavoro l’impegno è
stato affrontato con spirito collaborativo e
di responsabilità. Il ricavato del mercatino
è stato di € 6800,00 mentre le spese
ammontano a € 913,68.
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S.MESSA E CENA DI NATALE 2009
(progetto quartiere Zen di Palermo, Suor Francesca)
Come ogni anno tutti i volontari, operatori e animatori impegnati nelle varie
attività della Caritas sono stati invitati ad incontrarsi per celebrare assieme il
Santo Natale. Venerdì 11 dicembre è stata la data scelta per la “nostra” Festa
di Natale. Molte novità, quest’anno, a partire dalla parrocchia che ci ha
ospitato: negli anni passati era la parrocchia di San Giuseppe ad accoglierci e
noi ringraziamo don Antonio e tutti i suoi parrocchiani per la disponibilità
sempre avuta nei nostri confronti. Quest’anno invece ci siamo spostati più a
sud, nella parrocchia di Lizzana, dove Don Elio e i volontari del Pap ci hanno
accolti nel Centro pastorale di via Livenza. E' stata un'esperienza di preghiera
e condivisione vissuta nello spirito di umiltà e di impegno che ha incontrato
una numerosa e viva partecipazione. La liturgia della S. Messa ha dato voce ai
numerosi volontari dei Punti Ascolto Parrocchiali, dei CedAS e dei vari servizi,
che si sono alternati nelle letture, preghiere, salmi, simboli dei doni per
l’offertorio, ecc.
Ci piace ricordare i semplici ma significativi doni che, dopo il pane ed il
vino, sono stati presentati all’offertorio. Sono stati dei simboli particolarmente
vicini al mondo dei più “lontani” particolarmente vicini alle nostre “difficoltà” nel
saperci porre più vicini a loro:
LE SCARPE USATE:
E’ abbastanza facile mettersi “nei panni degli altri, ma nelle scarpe no:
le scarpe portano l’impronta forte di chi le ha indossate, portano i segni
del cammino fatto dall’altro, della sua storia. Metterci nelle scarpe degli
altri vuol dire condividere esperienze, vissuti, sofferenze.
L'OROLOGIO:
Siamo tutti sempre di corsa, con i minuti contati… Ma è importante
trovare il tempo per il mio prossimo, il tempo per le attività, ma anche il
tempo da condividere con il mio vicino, per ascoltarlo e salutarlo con
un sorriso…
IL GREMBIULE:
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E’ segno del servizio agli altri
Don Sergio Nicolli, il nuovo decano di Rovereto, ha officiato la S. Messa
assieme al parroco della comunità che ci ha ospitato, don Elio Parisi, a don
Tarcisio Guarnieri parroco di Mori. La celebrazione si è caratterizzata anche
grazie al vivace e bravo coro del gruppo “Disordine sparso” che ha
accompagnato la liturgia.
In conclusione si è pregato insieme così: VERRA’
Verrà,
una sera in cui nessuno più
l'attende,
può darsi.
Chiamato per nome,
qualcuno trasalirà.
Al cuore senza memoria
sia accordato un tempo
perchè si ricordi.
Verrà,
una sera simile a questa,
può darsi.
A oriente, davanti a lui,
il cielo s'accenderà.
Al povero andate a dire
che tutto si compirà
secondo la promessa.
Verrà,
una sera in cui tira aria di
sventura,
può darsi.
Quella sera, sulle nostre paure,
l'amore prevarrà.
Gridate a tutti gli uomini
che nulla e compromesso
della loro speranza.
Verrà:
una sera, sarà l'ultima sera
del mondo.
Dapprima in silenzio,
poi esploderà l'inno.
Un canto di lode
sarà la prima parola
in un'alba nuova.
(Sr. Marie – Pierre di Chambarand)
Mentre tutto questo accadeva di sopra, in chiesa, al piano terra ferveva
la consueta attività preparatoria, necessaria quest’anno a sfamare ben 90
persone! Si preparavano le tavole, si cuoceva il sugo, si condivano le insalate,
si affettavano i salami, si tagliava il pane e si infornavano le patate. I nostri
cuochi provetti quest’anno sono diventati tre, sempre con lo stesso nome
naturalmente, dunque ai coniugi Lucio e Lucia da Besagn, si è aggiunta
un’altra Lucia, la Morandini, che ha dato una mano alla preparazione del
banchetto. Quando la S. Messa è terminata tutti sono scesi ed abbiamo avuto
la sorpresa della presenza del Direttore della Caritas Diocesana, Roberto
Calzà, e di moltissimi nostri volontari. La sala del Centro Pastorale di Lizzana
è veramente grande e si udivano risa, discorsi seri, uno sgranocchiare di
patatine e qualche urlo (proveniente dalla zona di Mori … of course). Due
compleanni hanno ulteriormente allietato la serata, con gli auguri a Giulio Raus
e a Lucia Bertolini per i loro genetliaci, che non numereremo, qui, diciamo che
rientrano ancora nei numeri della tombola!
A proposito di tombola, Paola e Teresa anche quest’anno si sono date da fare
ed hanno organizzato una bellissima Tombola, con moltissimi premi e
cotillons. Evidentemente la dea bendata in quel momento era più orba del
18
solito, dato che la maggior parte delle vincite si è verificata nella zona sud del
tavolo. Sì, avete capito bene, le donne di Mori hanno fatto la parte del leone,
ricevendo anche qualche improperio addolcito dal sorriso di chi è rimasto a
bocca asciutta.
La cena di Natale della Caritas quest’anno è stata anche un’altra occasione di
aiuto per i volontari, che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Cedas di
Rovereto a favore del progetto sul quartiere Zen di Palermo condotto da Suor
Francesca Ranghetti, già nel convento della Beata Giovanna a Rovereto. Il
nostro coordinatore, Roberto, ha pensato bene di usare un bellissimo anello
che ci era stato donato per organizzare una raccolta fondi: detto fatto ha
messo in piedi una bellissima lotteria, in palio c’era l’anello meraviglioso, ogni
biglietto costava come minimo 5 euro e il ricavato sarebbe stato destinato
appunto al progetto Zen di Suor Francesca Ranghetti. Moltissimi volontari
hanno aderito a questa lotteria e l’estrazione finale è stata affidata al Direttore
Calzà: il biglietto vincente è risultato essere in possesso di Ersilia, volontaria
del CedAS di Mori (no comment!!!!!).
Alla fine la somma raccolta grazie a questa iniziativa ammonta a 1.253,97
euro, che è stata girata a Suor Francesca e al progetto nel quartiere Zen di
Palermo che lei sta seguendo.
GRUPPO GESTIONE E ACCOGLIENZA APPARTAMENTI OSPEDALE
Finalità:
Il Gruppo volontari dell’accoglienza, che opera ormai da più di dieci anni
nell’ambito delle attività del Centro di Solidarietà di Rovereto, ha come finalità
l’accoglienza delle persone che, provenienti da tutte le regioni italiane, arrivano
o sono già presenti in città per accompagnare ed assistere i famigliari per
visite specialistiche o ricoveri anche d’urgenza nell’ospedale cittadino. Queste
persone spesso si trovano a dover affrontare, magari dopo un lungo viaggio,
oltre all’ansia per lo stato di salute del proprio caro, anche il problema non
indifferente di reperire un alloggio e conseguentemente di sostenere un
19
ulteriore onere economico. Il nostro servizio tende una mano a queste
persone. Altro scopo di questo servizio, non meno importante è quello di
sensibilizzare le persone affinché formino gruppi analoghi nelle loro zone
provenienza.
A chi si rivolge:
Negli anni passati questo servizio si è prevalentemente rivolto ai parenti di
persone ricoverate nel reparto di otorinolaringoiatria; da qualche anno
ospitiamo parenti di degenti ricoverati anche in altri reparti. Inoltre possono
usufruire del nostro servizio anche persone già presenti in città a causa di
ricoveri d’urgenza, o, in casi rari e ben motivati, anche persone che
necessitano di un alloggio per qualche notte. In ogni caso la precedenza è
data a chi ha parenti ricoverati in ospedale. Lo scorso anno è stato consegnato
ai responsabili dei vari reparti ospedalieri un volantino di presentazione che ci
ha permesso di far conoscere questo servizio ad un numero sempre maggiore
di persone. Rimane comunque fondamentale il rapporto diretto con le
caposala di otorinolaringoiatria, per richieste, informazioni e controlli
riguardanti i degenti.
Come si svolge:
Attraverso la pubblicizzazione scritta, il sistema di passa parola, ma soprattutto
su indicazione delle caposala gli interessati prendono contatto con il Cedas,
che indirizza le richieste alla responsabile del gruppo, la quale provvede ad
assegnare l’alloggio in base al numero delle persone e al tempo necessario
per la visita specialistica o per il ricovero ospedaliero. Il compito principale dei
volontari è di accogliere gli ospiti, accompagnarli nell’alloggio e fornire loro
informazioni, indicazioni di carattere generale per favorire l’ospitalità e
l’accoglienza. Il gruppo è formato attualmente da otto volontari di ambo i sessi
che, con turni mensili concordati, assicurano il servizio nell’arco dell’anno. La
responsabile-coordinatrice del gruppo è Paola. In primavera si è aggiunto un
nuovo volontario, Paolo, che ha bilanciato l’uscita di Marino. Con l’anno nuovo
però dovrà, per motivi famigliari, lasciare il servizio anche Giuliano, altro
storico volontario di questo gruppo. Lo ringraziamo di tutto quello che ha fatto
in questi anni e gli auguriamo ogni bene per il futuro. Siamo sempre fiduciosi e
speriamo che il nuovo anno renda concrete le numerose offerte di volontari
che abbiamo ricevuto.
Dove si svolge:
Con il 1° settembre 2009 abbiamo riconsegnato l’all oggio di via della Terra, 49
alla Fondazione Vannetti (subentrata alla precedente gestione). Per noi era
divenuto un costo aggiuntivo, perché poco utilizzato. Loro invece ne avevano
bisogno per i propri scopi. Li ringraziamo perché ci hanno permesso di
usufruirne per molti anni. Per questo servizio si continua ora a utilizzare solo
l’appartamento reso disponibile della parrocchia di S. Maria, in via S. Croce,
21. Di questo ringraziamo calorosamente il parroco don Enrico Finotti.
L’alloggio si trova in una posizione strategica, molto vicino all’ospedale e da
20
solo può accogliere contemporaneamente tre famiglie, per un totale di 10
ospiti, favorendo tra di loro la conoscenza e la condivisione di chi ha gli stessi
problemi di salute.
Considerazioni:
Con il passare degli anni quindi il servizio si rafforza sul territorio in modo
qualitativo più che quantitativo. Continua a essere all’interno del gruppo molto
importante il rapporto umano che si instaura tra gli ospiti e i volontari. Come
sempre questo rapporto si traduce, da parte del volontario, nella disponibilità
all’ascolto, nella presenza durante il periodo di soggiorno, nell’interessamento
delle condizioni del famigliare ricoverato. Insomma, tutto quanto può servire a
far sentire questi nostri ospiti come fratelli graditi e rispettati. Da parte
dell’ospite, invece, si concretizza con la gratitudine, il ringraziamento per la
disponibilità e l’offerta di amicizia fraterna, che spesso fanno mantenere nel
tempo i contatti con i volontari, anche lontano dalle situazioni di bisogno. Ed è
molto importante per i volontari cogliere il senso di gratitudine da parte degli
ospiti per il servizio offerto, perché questo li motiva a proseguire nel loro lavoro
di volontariato e li gratifica per qualche piccolo sacrificio fatto. Esiste un
aspetto negativo che anche quest’anno si è presentato: alcune persone hanno
tentato di usufrire di questo servizio pur non avendo i requisiti.
Fortunatamente, per merito dei controlli incrociati, abbiamo potuto verificare la
veridicità della situazione e non dare la nostra disponibilità all’accoglienza.
Anche questo è, a nostro parere, fare “carità educativa”: saper dire no a chi
non ha bisogno per lasciare spazio a chi invece ne ha.
Dati statistici:
Nell’ anno 2009 sono state accolte 153 persone adulte e 58 minori per un
totale di 77 famiglie. Il totale complessivo di utilizzo degli appartamenti è stato
di 247 giorni;
Anche il 2009 è risultato quindi in controtendenza rispetto al 2008: abbiamo
avuto un minor numero di presenze e un minor numero di giorni di
permanenza, ma dato importante, un maggior numero di famiglie.
Questo perché si è cercato di educare le persone al corretto utilizzo del
servizio, che è riservato a un numero di ospiti adeguato al singolo caso e per il
numero di giorni strettamente necessari concordati con il reparto.
L’accoglienza fatta secondo questi principi permette di avere la disponibilità
per ospitare più famiglie.
21
SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA
Lo SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA è un servizio “trasversale” rispetto ai Punti
Ascolto Parrocchiali (PAP) ed al/ai CedAS.
Nato nel 2007 per volontà della Caritas zonale congiuntamente al Centro
Pastorale Familiare Diocesano a seguito di una condivisione di rilevazione di
nuove forme di povertà (povertà relazionali) nelle nostre comunità
(separazioni, divorzi, problemi educativi, solitudine, disorientamento,
incomprensione, ecc).
Gli obiettivi prioritari sono:
- offrire disponibilità di ascolto specifico per tali situazioni
(coppie/singoli);
- aiuto alle persone a far chiarezza dentro di sé per ritrovare risorse
e speranza per affrontare la propria situazione;
- saper ascoltare in modo empatico al fine di permettere alle
persone in crisi di sentirsi accolte e comprese in un clima aperto,
rispettoso e di non – giudizio;
- se necessario saper orientare verso aiuti specifici (spirituale,
psicologico, educativo, giuridico…) verso altre realtà che operano
nell’ambito del disagio relazionale.
Per poter realizzare tali obiettivi abbiamo dato priorità ad un’attività di
sensibilizzazione al disagio relazionale e conseguente presentazione del
servizio in numerose parrocchie della zona pastorale.
22
Gli obiettivi si possono dire raggiunti dal punto di vista qualitativo con le
persone incontrate, non completamente raggiunti rispetto al numero di contatti
avuti.
I colloqui/utenza
Nel corso del 2009
- si sono rivolte al servizio SPAZIO ASCOLTO FAMIGLIA 12
persone (8 singoli e 2 coppie);
- si sono avuti 14 colloqui;
- tutte le persone incontrate erano nuove;
- si è registrato un aumento di contatti circa del 30% rispetto ai 2
anni precedenti grazie ad invii dalle parrocchie e conoscenti;
- si tratta per la maggior parte di italiani (10 su 12) 50% maschi,
50% femmine;
- l’età media degli utenti è di 40 anni.
I bisogni incontrati sono stati:
Rapporto di coppia
7
Conseguenze di separazione
Rapporti fam. origine
1
Difficoltà con i figli
3
Difficoltà economiche
2
Conseguenze di divorzio
1
Altro (allontanamento da moglie
e figlia su segnalazione
del giudice)
1
3
Le risposte offerte sono state:
colloquio di ascolto e aiuto a far
chiarezza dentro di sè
12
invio a psico-pedagogista
1
accompagnamento
1
L’équipe
• Quanti siamo: 4
• Come ci siamo suddivisi i compiti:
La responsabile del servizio mantiene i contatti tra Caritas e Centro
Famiglia.
I colloqui vengono fissati su appuntamento in alternanza tra i volontari.
Per il caso di accompagnamento si è deciso di affidare la persona
sempre alle medesime volontarie (2) che hanno fatto il primo ascolto.
• Ogni quanto ci riuniamo:
1 volta all’anno per la verifica attività e quando alcuni casi particolari
richiedano un confronto e per le supervisioni.
23
La formazione
La formazione permanente prevede la frequenza agli incontri di
supervisione (1 ogni 3 mesi c.ca) al LED di Villa S. Igazio per tutti i
volontari;
• 2 dei 4 volontari hanno frequentato ogni anno dei corsi di formazione sia
teorica che pratica per la relazione d’aiuto – sempre proposti e sostenuti
dal Centro Famiglia Diocesano.
• Gli altri 2 volontari avevano frequentato tali formazioni alcuni anni prima.
• Se ci fossero nuovi volontari sarebbe indispensabile, vista la delicatezza
dell’ambito, prevedere prima del servizio la frequenza del corso biennale
di formazione;
• Quando non in sovrapposizione alle formazione specifiche per il disagio
relazionale, alcuni volontari hanno partecipato a corsi e incontri
organizzati da Caritas Zonale o Decanale o da altre Realtà del territorio
(es. coordinamenti, associazioni, cooperative ecc.).
Il lavoro di rete
• Gli interlocutori contattati sono stati 1 psico-pedagogista e gli avvocati
della solidarietà.
• Con entrambi abbiamo instaurato una buona collaborazione.
• Si mantiene l’aggiornamento della mappatura delle risorse del territorio.
La Comunità e il territorio
• Per coinvolgere la Comunità abbiamo proposto e talvolta realizzato degli
incontri a tema sul “disagio relazionale” spesso anche con altre realtà
che si occupano di tematiche connesse (es. ACFA, ecc).
• Alcune Comunità hanno risposto interessate alle nostre sollecitazioni (la
minoranza) altre non hanno dato risposta o hanno scelto forme diverse
per promuovere la conoscenza del servizio (es. volantini in Chiesa, ecc).
• Ci facciamo conoscere soprattutto inviando e ricordando a tutti i parroci
dei 4 decanati la proposta sia del servizio che la disponibilità a
promuovere incontri con la Comunità.
• Inoltre abbiamo registrato un breve servizio con TelePace.
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“PROGETTO UNITÀ DI STRADA ROVERETO”.
L’attività dell’unità di strada di Rovereto, prosegue nel costante aiuto ai
senza tetto. In questo anno di crisi ha visto impegnati i volontari nel
monitoraggio dei vari luoghi del territorio di Rovereto dove il disagio esiste.
Il numero dei volontari si è attestato attorno alle 10 unità, due in meno
rispetto all’anno scorso. Ci sono comunque pervenute richieste da parte di
alcuni giovani di poter far parte del gruppo. Valuteremo nella riunione mensile
la loro motivazione e disponibilità.
Le uscite proseguono nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 20,30 alle
23. A differenza dell’ anno scorso è stata eliminata la giornata del sabato per
difficoltà organizzative, in quanto non riuscivamo a dare costanza al servizio.
Il diario in cui viene descritta l’uscita nei suoi particolari e la scheda dati
che permette di identificare al primo impatto il tipo di disagio rilevato, vengono
compilati al termine di ogni uscita. Questo lavoro sta dando buoni frutti. Anche
se si tratta di strumenti che necessitano di modifiche costanti, essi ci
permettono di avere il quadro delle varie situazioni rilevate e anche la
possibilità di quantificarle.
Questi i risultati delle rilevazioni effettuate da gennaio a dicembre 2009:
I dati sono relativi ai contatti, cioè al numero di volte che i volontari incontrano
le persone nelle varie uscite.
Va anche rilevato che continuano gli incontri ogni primo mercoledì del
mese. Il gruppo dei volontari assieme al coordinatore si ritrovano per fare il
punto della situazione. E’ venuta meno la figura del supervisore che ci ha
seguito fino a luglio e per varie ragioni ha dovuto sospendere il rapporto con il
gruppo.
Dopo un’ anno e mezzo di attività possiamo affermare che il progetto
Unità di Strada sta continuando a consolidarsi come presenza costante sul
territorio. Questa presenza ha permesso alle persone in difficoltà che abbiamo
incontrato, di instaurare con i volontari dell’Unità un buon rapporto. Aspettano
di vedere gli operatori nei giorni prefissati per bere un tè, o essere
25
semplicemente ascoltati. La tabella sopra riportata evidenzia che i contatti
sono stati molti di più dell’anno precedente: 157 i nuovi casi, con una media
mensile di contatti di 64 persone cioè 8 per uscita. Bisogna aggiungere a
questi, diverse persone che non hanno dimora e stazionano sul territorio
roveretano pochi giorni e poi proseguono per altre destinazioni. Quest’anno
abbiamo riscontrato un calo dei contatti nel periodo novembre-dicembre.
Questo non significa che il problema dei senza tetto a Rovereto si stia
risolvendo, anzi. Sappiamo per certo - su segnalazione degli stessi - che
cambia la soluzione: alcuni si rifugiano in strutture abbandonate: case e
fabbriche dove dormono riparati dalle intemperie. La stazione di Rovereto, a
differenza dell’anno scorso, non è più un rifugio stabile per queste persone,
vista la presenza della polizia ferroviaria durante il giorno e dei carabinieri
durante la notte, che controllano e “invitano” i senza dimora a trovarsi un’altra
sistemazione. Abbiamo avuto un’incontro con l’ Ispettore Capo Zencher della
Polfer, al quale abbiamo presentato il nostro servizio. Nell’incontro si sono
evidenziati chiaramente i due diversi modi di operare: il nostro è animato dalla
volontà di accogliere ed indirizzare le persone ai vari servizi, mentre l’Ispettore
Zencher parte dalla preoccupazione di salvaguardare la sicurezza e il volto
della città. Comunque rimane, da entrambe le parti, l’incapacità di dare una
risposta adeguata al disagio riscontrato. Il compito dell’ Unità di Strada è solo
quello di ascoltare, indirizzare ed informare i senza dimora dell’esistenza dei
vari servizi a cui rivolgersi. A volte abbiamo bisogno di risposte immediate,
vista l’emergenza in cui operiamo, (orario serale) ma ci sono pochi servizi
aperti a quell’ora. Siamo riusciti a seguire due persone che dalla strada sono
finite in comunità terapeutiche. Abbiamo continuato ad interessarci a loro,
scrivendo e telefonando nelle varie strutture. Questo ci ha permesso di
mantenere un contatto affettivo, vista la frequente assenza di rapporti
famigliari, distrutti o inesistenti.
Fino ad ora i servizi più importanti con cui abbiamo collaborato sono stati:
Cedas (Caritas di Rovereto), Accoglienza dormitorio della Fondazione
comunità solidale, Croce Rossa e Tavolo del Disagio Adulto del Comune di
Rovereto.
Obiettivi per l’anno 2010
Conoscere meglio l’operato di alcuni servizi che operano nel disagio a
Rovereto, come ad esempio: i volontari di strada della Raab, gli Alcolisti in
trattamento, gli Avvocati di strada.
Capire quali possano essere le potenzialità d’intervento dell’Unità di Strada.
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SPORTELLO LAVORO
L’attività dello sportello lavoro è proseguita anche nell’anno 2009.
Gli obiettivi
Lo sportello si è posto come obiettivo primario quello di essere punto di
riferimento per chi cerca lavoro come assistente familiare e per le famiglie che
vogliono o devono ricorrere ad un aiuto esterno per la cura ed assistenza di
parenti anziani e/o malati.
Gli obiettivi del servizio, pur nella loro complementarietà, si differenziano a
seconda che riguardino le famiglie o le badanti.
- l’obiettivo per il servizio alle famiglie è quello di fornire indicazioni circa il
personale disponibile che risponda alle necessità di cura per competenza,
tempo, mansioni ed esperienza.
- l’obiettivo per il servizio alle badanti è quello di dare aiuto a trovare famiglie la
cui domanda di assistenza sia compatibile con le necessità lavorative.
Lo sportello si è posto anche l’ambizioso obiettivo socio- educativo di
promuovere economia legale facendo emergere il lavoro “nero”.
Si può affermare che gli obiettivi specifici sono stati ampiamente raggiunti e i
risultati numerici hanno superato quelli dello scorso anno. Questa mera
considerazione quantitativa sottende il riconoscimento della qualità del
servizio, l’apprezzamento dello stesso e il radicamento istituzionale sul
territorio ( v. tabella 1).
Ci sono state difficoltà di ordine organizzativo dovute soprattutto al rilevante
numero di utenti che settimanalmente si rivolgono allo sportello. La presenza
di una seconda volontaria e la divisione dell’ascolto secondo la tipologia di
utenza sono state le efficaci misure risolutive individuate e applicate.
L’utenza
Lo sportello è stato aperto per 41 giorni e ad esso si sono rivolte 273 persone,
218 assistenti familiari e 55 potenziali datori di lavoro. Rispetto allo scorso
anno si è registrato un aumento di 18 unità relativamente ai lavoratori mentre è
diminuito di 25 unità il numero delle famiglie che si sono rivolte al CedAS. Le
lavoratrici che si sono rivolte a noi sono per la quasi totalità donne, ma il 2009
ha visto anche alcuni giovani uomini rendersi disponibili per il lavoro di cura.
Le aspiranti assistenti familiari sono per il 96% straniere ma, già dal 2008 e
sempre più di frequente si rivolgono al CedAS anche connazionali. Quanto la
crisi abbia inciso sugli atteggiamenti lavorativi della popolazione residente in
Vallagarina è indicato anche dal fatto che, per la prima volta, donne di fede
musulmana si sono dichiarate disponibili ad accettare di assistere anche
uomini. La fascia d’età più rappresentata è quella dai 30 ai 40 anni, ma ci sono
punte di giovani appena maggiorenni e di ultrasessantenni. La richiesta più
frequente è quella di trovare un lavoro a tempo parziale; è in netta diminuzione
il numero delle persone che si offrono per un badantato a tempo pieno. Le
cittadine provenienti da Paesi UE sono state raggiunte dai mariti e dai figli, si
sono ricostituiti i nuclei familiari e le donne non sono più disponibili a lavori che
27
le distolgano dalla famiglia notte e giorno. Anche le badanti
“storiche”provenienti da Paesi extracomunitari hanno cominciato a prendere in
affitto appartamenti, dividono le spese con connazionali, si rivolgono a settori
lavorativi meno coinvolgenti e, qualora si dedichino ancora all’assistenza, lo
fanno a tempo parziale. L’assistenza notturna in ospedale è fonte di notevole
guadagno (fino a 100 euro per notte) ed è facilmente gestibile in quanto i figli
restano a casa con il padre; attualmente è gestita in regime
“pseudomonopolistico” da alcuni gruppi nazionali chiusi.
Varrebbe la pena approfondire il significato della migrazione femminile presso i
vari gruppi etnici, per essere in grado di comprendere le diverse culture e i
diversi comportamenti.
L’equipe
L’attività dello sportello lavoro viene svolta da 4 persone:
2 volontarie ricevono, al mercoledì pomeriggio con orario 16.00-18.00,
le/gli aspiranti assistenti familiari.
2 volontarie ricevono, al lunedì mattina con orario 10.00-11.00, le
famiglie che necessitano di personale di cura.
Questo potenziamento dell’orario di apertura dello sportello lavoro si è reso
necessario per far fronte all’aumento dell’utenza (v. obiettivi) ed è entrato in
vigore a partire dalla fine di ottobre. Non sono stati formalizzati momenti di
incontro e/o verifica. In questo primo periodo lo scambio di informazioni è stato
continuo ma informale, anche perché un nuovo servizio necessita di continue
messe a punto.
La formazione
Le volontarie hanno partecipato agli incontri di formazione che il CedASCaritas ha posto in essere e realizzato nel trimestre ottobre-dicembre 2009.
Pari dignità e importanza formativa, vengono riconosciute ai momenti di
supervisione per gli operatori dell’ascolto. Tali incontri hanno spesso valenza
tecnica ma sono imprescindibili al fine di armonizzare ed omogeneizzare il
servizio.
È auspicabile che si trovi il tempo per affrontare la conoscenza delle diverse
culture di cui gli utenti CedAS sono portatori; ultimo ma non meno importante
sarebbe il monitoraggio dei cambiamenti nelle nostre realtà cittadine per
prendere atto della direzione interculturale che inevitabilmente assume
qualsiasi comunità di accoglienza.
Il lavoro in rete
Il 2009 è stato l’anno in cui la Caritas ha collaborate fattivamente con la
Cooperativa La Casa. Tale istituzione ha presentato un proprio progetto
relativo alla selezione, formazione e gestione del personale di cura e ha
chiesto la collaborazione del CedAS per implementare il progetto stesso. Le
volontarie che operano presso lo sportello lavoro, al mercoledì pomeriggio,
hanno operato in compresenza con i dipendenti della Cooperativa La Casa.
L’attività si è svolta dal 15 marzo al 23 dicembre 2009 ( v. tabella 2).
28
Sono sempre estremamente efficaci e produttivi i contatti con la Cooperativa
Sociale Punto d’Approdo alla quale ci rivolgiamo qualora si presentino badanti
che hanno perso il lavoro e, di conseguenza, il posto letto.
Le proposte per il territorio
Viene ripresentata la proposta di momenti di informazione alla Comunità sul
servizio dello sportello lavoro. Destinatari privilegiati di tali momenti informativi
potrebbero essere i Consigli Pastorali, le Associazioni e i Gruppi Anziani
presenti sul territorio cittadino.
La programmazione per il 2010
A completamento del servizio prestato si potrebbe pensare a due nuovi
obiettivi:
reperire lo spazio per favorire l’incontro tra personale in cerca di
lavoro e potenziali datori di lavoro;
individuare istituzioni, delle quali si possa verificare l’ idoneità alla
tipologia di utenza che si rivolge al CedAS, che si dichiarino
disponibili ad assistere e/o affiancare le famiglie nella gestione
burocratico-contrattuale del personale di cura.
Tabella 1
ATTIVITÀ
Mese
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
totale
Totale
ascolti
Legenda
RL
OL
n. giorni
apertura
sportello
4
4
4
5
3
3
1
chiuso
5
4
4
4
41
Totale ore
apertura
sportello
8
8
8
10
6
6
2
0
10
8
8
8
82
ricerca di lavoro
offerta di lavoro
RL
OL
19
30
23
22
12
18
3
0
33
23
23
12
218
6
7
7
9
7
4
2
Tel+mail 5
6
0
1
1
55
273
(assistenti familiari che cercano lavoro)
( famiglie che offrono lavoro)
29
Paese d’origine o provenienza del personale RL
Albania, Algeria, Bolivia, Bulgaria, Camerun, Colombia, Croazia, Italia, Mali,
Marocco, Moldavia, Pakistan, Perù, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia,
Somalia, Svizzera, Tunisia, Ucraina
Tabella 2
Collaborazione con la Cooperativa “La Casa”
Mese
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Totale
numero
interventi
2
4
2
4
3
3
2
4
18
numero ore
4
8
4
8
6
6
4
8
36
Numero
invii RL
5
14
8
13
20
18
11
9
77
Numero
invii OL
0
2
2
3
0
0
0
0
9
A partire dal 13 marzo 2009 si è dato avvio all’implementazione del progetto „La
Casa-Promocare“.
Tale novità ha comportato l’attività di ascolto svolta in compresenza tra i Volontari
Cedas e i Responsabili della Cooperativa “La Casa” che si occupano della selezione
del personale.
La durata del progetto è stata concordata inizialmente fino alla fine di giugno; in
seguito è stata prorogata fino alla fine di dicembre 2009.
In corso d’opera sono state verificate la fattibilità del progetto e la rispondenza degli
obiettivi ai bisogni espressi dal territorio ( verifiche in itinere: 27.03.09, 08.05.09,
26.06.09)
30
PROGETTO DI CREDITO SOLIDALE
Relazione di bilancio a 9 mesi dall’avvio
(febbraio(febbraio-primi di dicembre 2009)
PROGETTO DI CREDITO SOLIDALE
Report sul primo anno di attività
1. Quadro di sintesi delle attività degli sportelli di Trento e Rovereto
Prestiti
Rovereto
Ascolti
effettuati
(almeno
un
colloquio)
80
Trento
136
31
Totale
216
43
12
Finanziamenti
€
€
Debito
Residuo
Persone
in
ritardo
Ammontare
rate in
ritardo
24.250
€
19.619,42
1
86,65
€
52.542
€
43.063,46
2
3
76.792
€
62.682,88
Persone
insolventi
Ammontare
insolvenza
586,08
1
501,04
672,73
1
501,04
*dati aggiornati al 31 gennaio 2010
Ad un anno dalla nascita degli Sportelli di Credito solidale sono state ascoltate
almeno 216 persone, di cui ne sono state finanziate il 20%, pari a circa 1
persona su cinque.
Nel trimestre novembre-gennaio si sono presentate 25 persone, che
rappresentano “solo” il 12% del totale, ma le domande finanziate nello stesso
periodo sono state 11, pari ad oltre il 25% dei finanziamenti complessivi. Si
conferma così la tendenza già rilevata nella precedente relazione che agli
sportelli si presentano sempre più spesso persone che posseggono i requisiti
per accedere al credito. Infatti delle 25 persone che si sono rivolte agli sportelli
nell’ultimo trimestre il 44% sono state finanziate, ossia quasi 1 una persona su
2.
La tabella sopra riportata mette in luce anche il grado di insolvenza delle
persone che hanno ricevuto il prestito: al 31 gennaio è stata dichiarata
ufficialmente insolvente una persona (2,3 %), mentre coloro che hanno
qualche rata in ritardo sono 3.
31
•
•
•
•
2. Il profilo della domanda
Uomo
Italiano
40-49 anni
coppia con figli
Il 57% delle persone incontrate sono uomini, anche se spesso la domanda
riguarda il nucleo familiare complessivo.
A differenza dei Centri di Ascolto prevalgono gli italiani 52%, mentre variegate
sono le nazionalità degli stranieri, con una prevalenza di coloro che
provengono dal Nord Africa, dall’Europa dell’Est (per lo più si tratta di donne),
dall’area Balcanica e dall’America del Sud. Seguono infine più distanziati gli
asiatici.
Si tratta sia per italiani che stranieri di persone in piena età lavorativa, il 70%
ha un’età compresa tra i 30 e i 64 anni. La fascia decennale più frequente è
rappresentata da 40-49 anni (30%), non mancano persone in età giovane (2029 anni) e persone in età pensionabile (italiani).
La tipologia di convivenza più frequente è quella delle coppie con figli (quasi
34%), le persone sole sono il 22% (sia celibi/nubili, che separati e divorziati, e
vedovi), e il 10% sono persone sole con figli a carico.
La condizione di vedovanza colpisce esclusivamente gli italiani, e inoltre il 64%
delle persone che vivono da sole (persone che non hanno mai costituito una
proprio nucleo famigliare oppure separati/divorziati) sono uomini italiani.
Numerosi sono coloro che hanno subito il trauma di una separazione o
divorzio o della morte del coniuge pari a quasi il 14%, senza una
differenzazione significativa tra uomini e donne. Dei divorziati/separati oltre il
55% ha figli a carico, si tratta per lo più di donne che si trovano ad accudire
uno o più figli da sole.
Si segnala un dato che, sebbene non numericamente rilevante, a nostro
avviso sta ad indicare un ulteriore elemento di vulnerabilità e complessità delle
famiglie italiane. Si tratta di 4 famiglie che sono composte da nuclei che
comprendono anche i nipoti. In questa tipologia di nuclei sono presenti a volte
il/i genitore/i del nipote, ma in altre situazioni vi è solo la presenza del/i nonno/i
che hanno in carico uno o più nipoti.
L’ambito prevalente di criticità manifestate da coloro che si sono rivolti
agli sportelli è legato alla conduzione/gestione della quotidianità della vita
domestica, ossia alla difficoltà di far fronte: all’affitto (spesso ITEA) e/o al
pagamento delle bollette, alla riparazione o agli acquisti per l’abitazione. Tra le
altre motivazioni che inducono a richiedere un finanziamento si annoverano
quelle legate all’accensione di precedenti debiti e a spese specifiche, nella
fattispecie mediche, legali (alimenti per i figli, separazioni…) o inerenti al
mezzo di trasporto necessario per recarsi al lavoro (riparazione, ma anche
acquisto, passaggio di proprietà assicurazione e bollo) o l’estinzione di debiti
precedenti.
Volendo tracciare una differenzazione tra la componente autoctona e
quella immigrata, per la prima acquista un peso decisamente più significativo i
32
problemi legati a debiti pregressi, mentre per la componente immigrata
assume maggiore rilievo le difficoltà di pagare l’affitto.
Il 32% delle persone che hanno richiesto un prestito risiede a Trento e
dintorni e il 29% a Rovereto e dintorni. Le altre persone provengono
principalmente dalla zona del lago di Garda, dall’ Alta Valsugana, dalla
Vallagarina, dalla Val di Non, dalla Piana Rotaliana e dalla val di Fiemme.
3. Il profilo delle persone finanziate
Come detto precedentemente a circa 1 richiesta su 5 è stato accordato il
prestito: si tratta di 43 persone (20%), praticamente equamente suddivise tra
italiani ed immigrate (49%vs 51%). Tra gli immigrati prevalgono le nazionalità
dell’Europa dell’Est (36%), del Nord Africa (23%), dell’Area Balcanica (18%)
America del Sud (14%) e Asia (9%). Le persone che non potevano accedere
al finanziamento sono comunque state supportate in termini di ascolto, di
segretariato sociale, di invio e/o di accompagnamento verso altri servizi
(CedAS, Punti di ascolto, servizi sociali, patronati), nell’intento di individuare
percorsi di superamento delle difficoltà per le quali la soluzione non poteva
essere un piccolo prestito.
La domanda è stata presentata nel 56% (24) dei casi da uomini, di questi
il 79% vive con la famiglia. Anche la maggior parte delle donne vive in famiglia,
anche se il 32% è sola con figli. Il 35% di coloro che hanno ottenuto il
prestito, pari a 15 persone, ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni, seguono
10 persone ultra quarantenni (28%). Le persone dai 50 anni in su sono per lo
più italiani, mentre coloro che hanno tra i 20 e 29 anni sono per lo più stranieri.
Le famiglie con figli sono 26 (60%), seguite da 9 nuclei unidimensionali (21%)
quasi tutti italiani e da 6 nuclei monoparentali con figli (14%) di cui il 67 %
sono donne straniere. L’importo medio dei prestiti è di quasi 1800 euro.
È importante soffermarsi sulla tipologia di reddito delle persone a cui è
stato concesso il prestito: 24 persone (56%) possiedono un lavoro a tempo
indeterminato, seguite 5 persone che hanno una pensione (12%). Questo
significa che finanziamenti sono stati erogati anche a persone che non hanno
la certezza di un lavoro o entrata certa (quale può essere la pensione): ciò a
nostro avviso indica che i volontari attraverso i colloqui hanno instaurato un
rapporto di fiducia attraverso la relazione anche con quelle persone che non
possedevano garanzie economiche a lungo termine (32%) : 10 persone (23%)
infatti hanno un lavoro a termine e 4 persone (il 9% ) al momento
dell’ottenimento del credito non avevano un lavoro (ma percepivano la mobilità
o sussidio di disoccupazione e/o reddito di garanzia).
Il 44% dei finanziamenti è stata concessa a 19 persone che risiedono nel
Comune di Trento , il 28 %, pari a 12 persone invece risiede nel comprensorio
della Vallagarina (di cui “solo” 5 persone risiedono nel Comune di Rovereto, 2
di Mori, 2 di Ala, 2 di Volano, 1 di Villalagarina ), le rimanenti persone (28%)
provengono da diverse zone (Lavis, Mezzolombardo, Val di Sole, Cembra, Val
di Non, Bassa Valsugana, val di Fiemme). Il 28% è stato segnalato dai Servizi
sociali, il 16% dai punti di Ascolto/parrocchie (in particolare di Rovereto) il 5%
33
da atri soggetti che si occupano di disagio sociale (Casa Chizzola di MoriFCS- e Kaleidoscopio). Nell’ultimo trimestre stanno aumentando le
segnalazioni da parte di servizi sociali.
4. Situazione Fondo di Garanzia
Donatori
Caritas Diocesana
Cassa Rurale Aldeno
Cassa Rurale Rovereto
Comune Rovereto
Comune Trento
Arcidiocesi Trento
Parrocchia Duomo-S.Maria
Maggiore Trento
Caritas Mori
Privati
Totale donazioni
Residuo Fondo non impegnato
Importo
20.000
5.000
5.000
5.000
10.000
20.000
15.000
4.000
8.250
92.250
29.567,12
RELAZIONE SUL SERVIZIO MOBILI CEDAS
Fin dalle prime ore del pomeriggio ogni venerdì in piazza Damiano
Chiesa si possono vedere persone in coda che aspettano l’apertura del
magazzino mobili. Ormai è diventato un appuntamento fisso: le richieste sono
moltissime, perché ci sono sempre più famiglie in difficoltà economica che si
rivolgono ai centri di ascolto per un aiuto, ed il mobilio è uno dei beni più
richiesti. Pagando un prezzo simbolico si possono ritirare dei mobili usati,
spesso in ottimo stato. Ci sono mobili di tutti i tipi: da cucine e camere
complete a singoli armadi o semplici mobiletti, fornelli a gas, lampade o
qualsiasi altro elettrodomestico funzionante e riutilizzabile. Con il cambio della
tv da analogica a digitale molte persone hanno acquistato la tv nuova e hanno
dato a noi la possibilità di ritirare i vecchi apparecchi e quindi consegnarne
moltissimi.
Questi mobili vengono raccolti dai volontari direttamente nelle case, da
famiglie di tutta la zona pastorale della Vallagarina, che telefonano alla
Caritas richiedendo di poter usufruire di questo servizio anziché portare i
mobili usati in discarica. Il gruppo di volontari, prima del ritiro, verifica il
funzionamento e lo stato d’uso dei mobili e degli elettrodomestici. Se l’oggetto
viene ritenuto adeguato al riutilizzo, viene raccolto e portato in magazzino
pronto per essere visionato e ritirato.
34
Il venerdì, al momento della distribuzione, i volontari accompagnano le
persone nella scelta dei mobili. Nel caso in cui la merce non venga ritirata al
momento, la si può prenotare e lasciare in deposito per quindici giorni, cioè il
tempo necessario a potersi organizzare con il trasporto. La persona che ritira i
mobili deve consegnare il buono rilasciato precedentemente dai vari Punti di
Ascolto Parrocchiali. I volontari compilano una scheda dove vengono
specificati i vari tipi di mobili ritirati, il numero di pezzi e la data del ritiro. Chi
usufruisce di questo servizio è tenuto a pagare un prezzo simbolico per ogni
mobile, quale rimborso spese. Crediamo infatti che sia importante e dignitoso
per tutti, anche per i meno fortunati, poter scegliere ed acquistare i propri
mobili e non ottenere le cose gratuitamente.
Il gruppo ormai si è consolidato e ci sono stati alcune adesioni di giovani
studenti. E’ stato fatto anche un inserimento rieducativo per un giovane
roveretano seguito direttamente dai servizi sociali che ha dato ottimi frutti. Fra
noi è nata una bella amicizia e si respira un’ aria di condivisione e unione,
ognuno ha un compito specifico, secondo le proprie capacità e le proprie
scelte. Il venerdì è sempre piacevole rivedersi per stare insieme, anche se si
tratta di un semplice lavoro di sorveglianza o di fatica fisica. I nuovi volontari
giovani si sono impegnati per ritirare il mobilio un sabato ogni mese in maniera
autonoma, comunque sotto la supervisione del gruppo ‘storico’.
Si conferma la possibilità di instaurare rapporti di amicizia con gli
immigrati che usufruiscono del servizio. Spesso il venerdì passano per un
breve saluto o per portarci qualche dolce o bevanda calda durante l’inverno e
questo ci ripaga del lavoro a volto piuttosto impegnativo che svolgiamo.
Auspichiamo comunque nuove adesioni di volontari per poter meglio
assolvere le attività che questo servizio comporta.
35
Bilancio al 31/12/2009
2008
2009
n
NomeConto
gestione
appartamenti
A ospedale
gestione Servizio
B mobili
Uscite
€
Entrate
€
Uscite
€
Entrate
€
6.075,88
4.331,50
7.956,41
6.755,00
3.058,42
4.618,50
2.848,54
4.126,50
C gestione Sede CedAS
pasti c/o C. Diurno
D (Fond. Com. Solidale)
5.579,79
3.430,49
5.102,39
4.144,50
2.484,80
-
1.872,00
776,16
E assistenza
3.519,34
104,00
4.756,86
-
F giornata della Carità
spese x formazione e
G informazione
15,50
-
180,00
-
1.019,35
145,90
2.418,33
-
H Mercatino delle pulci
913,68
6.800,00
1.348,04
7.130,00
88,00
231,82
82,55
591,54
20.705,83
18.315,00
15.917,94
11.057,00
-
1.253,97
-
-
-
16.574,00
-
20.330,00
200,00
45,00
11.285,35
12.249,30
51.960,13
55.578,00
I
Gestione c/c
L 2° Operatrice
Offerte extra a
N progetto
Contributo parrocchie
O per CedAS
GESTIONI
Finanziamenti
TOTALE
43.660,59 55.850,18
36
Avanzo di esercizio
100 Cassa
200 BANCA
250 Somme da incassare
12.189,59
3.617,87
1.095,07
93,30
21.308,05
21.737,00
23.880,27
-
Somme da pagare
Somme a disposizione di
Terzi
Saldo totale
9.873,34
-
-
6.948,24
-
8.844,62
27.318,54
15.128,95
SITUAZIONE PATRIMONIALE 31/12/2009
Dare
Avere
Cassa 01/01/2009
93,30
BANCA 01/01/2009
23.880,27
Creditori diversi - a
disposizione 01/01/09
8.844,62
Totale 01/01/09
15.128,95
Entrate
55.850,18
Uscite
43.660,59
Totale 31.12.2009
27.318,54
Cassa 31/12/09
1.095,07
BANCA 31/12/09
21.308,05
Somme da incassare
22.465,00
Somme da pagare
9.873,34
Somme a disposizione di
Terzi
6.948,24
Saldo totale
28.046,54
37
Questa relazione vuole esaminare le voci di entrata e uscita del bilancio – conto
economico del CedAS 2009, comparandole con le rispettive voci del bilancio – conto
economico 2008.
Gestioni appartamenti ospedale:
Offerte / entrate sono diminuite di € 2.423,50 pari al 35,88%
Spese / uscite sono diminuite di € 1.880,53 pari al 23,64%
Si fa notare che per gli appartamenti della ex Fondazione si è speso € 1.186.23 (affitto,
luce ecc.); contro offerte per € 70,--.
Sono state diminuite le spese in generale.
La gestione degli appartamenti dell’ex Canonica di S.Croce presenta un saldo negativo
di €628,00.
Con il 2010 gli appartamenti della ex Fondazione sono stati dismessi.
Gestione servizio mobili;
Offerte / entrate: aumento di € 492,-Spese / uscite: aumento di € 209,00
La gestione mobili registra un incremento nelle spese ma anche nelle offerte pertanto a
fine anno il comparto presenta un piccolo utile.
Gestione sede CedAS:
Offerte / entrate sono diminuite di € 714,01 pari al 17,23%
Spese / uscite sono aumentate di € 477,40 pari al 9,36%
L’aumento delle spese è dovuto per € 300,00 ad affitti arretrati del 2008. L’aumento
restante è nella norma.
Si registra una diminuzione delle offerte da privati (€700).
La gestione 2009 del CedAS presenta una differenza tra entrate e uscite di € 2.149,30.
Gestione pasti:
sono stati pagati alla Fondazione Comunità Solidale i pasti fino al 31 dicembre 2009.
la voce comprende anche il saldo 2008.
Assistenza:
Nel bilancio 2008 il capitolo comprendeva la voce “Pap Vari”, mentre nel 2009 i vari
Pap che chiedevano al CedAS assistenza, sono stati finanziati con le risorse della 3^
domenica d’Avvento.
Si è registrato un aumento dell’assistenza per € 851,--. Le principali voci in aumento
sono: viaggi, schede telefoniche e voci nuove come contributi per documenti, taglio
capelli.
Spese per formazione e informazione:
Questa voce ha subito una notevole variazione, in diminuzione.
Le più evidenti sono: relatori, affitti dei locali, locandine e fotocopie.
Si registra anche l’aumento della voce pranzi e cene; fatto positivo , che consente allo
scambio di idee, di collaborazione e amicizia fra gli operatori.
38
Mercatino:
Il ricavato del mercatino è in linea con lo scorso anno.
2^ Operatrice
Sono stati spesati a tutto il 31 dicembre 2009 i debiti verso Caritas Diocesana, inerenti
alla 2^ Operatrice. La posta in bilancio comprende altresì gli arretrati 2008 pagati nel
corso del 2009.
Contributo Parrocchie per il CedAS:
Questa voce merita una riflessione, sia da parte della Segreteria che da parte dei
Decanati con i relativi parroci.
Se vogliamo che il nostro Centro di Ascolto e Solidarietà sia sempre più funzionale e
attivo sul territorio, ha bisogno che tutti partecipino alla gestione finanziaria, come da
delibere assunte precedentemente.
Le quote non pagate per gli anni 2008 e 2009 sono state preventivate come “somme
da incassare”.
Questo ci permette di simulare un preventivo 2010 con dei progetti che verranno
proposti accettati e deliberati da tutti Voi.
39
P.A.P. SACCO
La nostra attività è stata impostata in maniera da dare una prima risposta alla
sollecitazione alla carità, operando in stretta collaborazione con il CedAS
cittadino, con uno sportello aperto presso il nostro ricreatorio(Lunedì
pomeriggio dalle 16 alle 17). I nostri obiettivi per l’anno passato
erano:incrementare il numero dei nostri Volontari e migliorare la formazione
dei volontari stessi e ciò possiamo dire che è stato realizzato. Durante l’anno
non abbiamo riscontrato particolari difficoltà nello svolgere l’attività
UTENZA.
Sono venute al PAP 37 persone per un totale di 67 colloqui.
Le persone nuove, venute per la prima volta sono state 21 ( 7 uomini e 14
donne).
Le persone sono prevalentemente stranieri , 32, e 5 Italiani.
Gli stranieri sono così suddivisi:10 Marocco, 6 Tunisia, 5 Algeria, 5 Albania, 4
Paesi dell’est,1 Africa.
Tutti questi stranieri hanno regolare permesso di soggiorno.
L’età media è: uomini 43, donne 38.
Prevalentemente sono stati emessi buoni vestiti, mobili, pacchi viveri.
Causa crisi economica con conseguente perdita del lavoro, 3 famiglie sono
state accompagnate, con iter positivo, per l’ottenimento di prestiti” Credito
Solidale”.
Continua nella nostra parrocchia l’iniziativa proposta dal nostro parroco: la
prima domenica del mese, a tutte le Messe viene promossa una raccolta di
fondi per i poveri, detti fondi sono impiegati direttamente dal nostro parroco per
il sostentamento di famiglie particolarmente bisognose della parrocchia .In
situazioni straordinarie, il PAP segnala al parroco casi complessi e con lo
stesso si cerca di trovare un modo per intervenire in aiuto.
L’EQUIPE
Fanno parte del PAP 7 volontari, 1 volontario è fisso, gli altri partecipano a
turni.
L’equipe si è radunata regolarmente ogni mese. Chi è disponibile inoltre
partecipa mensilmente agli incontri di supervisione tenuti dagli operatori del
CedAS con gli altri PAP.
FORMAZIONE
4 volontari hanno partecipato al corso specifico di 4 settimane, tenuto da Don
Antonio per volontari dei PAP, al corso, allo stesso ha partecipato anche la
nuova volontaria. Durante l’anno abbiamo avuto dei casi di presa in carico e di
accompagnamento che sono stati molto educativi per tutti in merito alla
metodologia da praticare in futuro.
LAVORO DI RETE
40
Abbiamo interloquito principalmente con il CedAS, a seconda delle necessità
con i servizi sociali reagendo anche a loro richieste di collaborazioni di aiuto,
con l’Atas, con gli altri PAP, quando è arrivato qualcuno da noi proveniente da
un altro PAP. 2 volontari fanno anche parte della Commissione Caritas e del
Consiglio pastorale in tal modo si dialoga regolarmente sia col nostro parroco
e con tutti i gruppi del Consiglio pastorale. La collaborazione è stata buona e si
è creata una positiva stima reciproca. Durante l’anno siamo riusciti a venire
incontro alle emergenze emerse.
LA COMUNITA’
Per informare la comunità della nostra presenza ed attività sul territorio, nella
Giornata della carità, nell’inserto del pieghevole, abbiamo messo un inserto
dettagliato. Mensilmente nell’agenda parrocchiale vengono riportate le
modalità del nostro PAP. Nel sito internet della nostra parrocchia verrà
inserita questa relazione. Il Consiglio pastorale e la Commissione caritas
vengono tenuti informati sulla nostra attività e qui vengono segnalate eventuali
richieste provenienti dal territorio..
Nonostante queste informazioni ci sembra che la risposta della Comunità sia
scarsa; nel nuovo anno rifletteremo su quali altre modalità potremo attivare
per realizzare una maggiore sensibilizzazione.
PROGRAMMAZIONE DEL NUOVO ANNO (obiettivi)
L’aggiornamento della mappatura delle risorse e dei bisogni sul nostro
territorio. Fare nostri i progetti e suggerimenti che ci verranno prospettati nel
corso dell’anno durante le supervisioni con i coordinatori CedAS e gli altri
PAP. Partecipare ai corsi formativi che verranno organizzati nel nuovo anno.
P.A.P. SAN GIUSEPPE
Non nascondiamo un certo imbarazzo di fronte allo schema di relazione
proposto quest’anno, particolarmente esigente e articolato. Fin dove possibile
abbiamo cercato di seguirlo con fedeltà, se rimarrà questa la traccia alla quale
siamo invitati a riferirci, sarà utile ricordarcelo durante l'anno, in modo da
adoperare tenendo conto delle informazioni richieste dallo strumento stesso.
Detto questo, ci preme affermare che siamo convinti dell'utilità di questo
adempimento. In effetti il momento della relazione sociale costituisce
un'occasione preziosa di confronto e di presa di coscienza di ciò che pulsa in
termini di problemi, di fermenti e di risorse nel territorio in cui ci troviamo a
vivere. Fermarci un attimo, senza fretta di trarre conclusioni, per rileggere in
modo serenamente critico l'ultimo tratto di strada percorso insieme, aiuta
ciascuno a chiamare per nome le difficoltà incontrate, a verificare se c'è stato
qualche progresso nello spirito di squadra, a rimettere a fuoco le motivazioni
che ci hanno spinti a scegliere questo particolare servizio di volontariato, ad
interrogarci sul modo con il quale operiamo disponibili a riconoscere successi,
inadeguatezze e fallimenti. Ma fare il punto, spaziare con lo sguardo sulla
41
realtà di tante situazioni, interrogarsi e partecipare in qualche modo l'orizzonte
che ne scaturisce alla gente che vive accanto a noi costituisce un'occasione da
non perdere, per diffondere la cultura della solidarietà, per scuotere la stessa
società civile più che mai tentata di rapporti superficiali, di individualismo, di
indifferenza. Verifichiamo un sensibile aumento delle difficoltà per molte
famiglie e ci preoccupa la gravità e la complessità dei problemi; in modo
particolare ci sentiamo frustrati quando, anche con il coinvolgimento dei
Servizi sociali del Comune, restano sul campo autentici drammi. E’ soprattutto
in questi casi che comprendiamo la necessità di operare (ma come?) per far
crescere lo spirito di comunità, il bisogno di farsi vicini e solidali con chiunque
vive nell'indigenza e nell'impossibilità di farcela da solo. L'aria che tira è
purtroppo contraria, ma occorre e possiamo lavorando in molti fare qualcosa.
Da questo punto di vista l'esistenza dei P.A.P costituisce una forza
formidabile: dentro ogni comunità parrocchiale, attraverso il P.A.P e la Caritas,
nella prospettiva e con lo stile indicato dal Piano pastorale deve prendere forza
la dimensione della vera fraternità nel quotidiano.
OBIETTIVI:
A. Abbiamo impostato la nostra attività con sano realismo e con la
consapevolezza dei nostri limiti. Nella maggior parte dei casi, infatti, con
le sole forze umane ed economiche di cui disponiamo, non andremmo
da nessuna parte, perché le situazioni di bisogno si presentano sempre
più
complesse
e
domandano
un
accompagnamento
che
necessariamente deve poter mettere in gioco più soggetti. Quindi il
nostro primo obiettivo è stato quello di stabilire con la persona che si
rivolgeva a noi un rapporto ed un dialogo improntati a rispetto e
cordialità, evitando, nel modo più assoluto, di sostituirci a lei,
proponendoci, invece come collaboratori nella ricerca delle soluzioni ai
suoi problemi, subito indicando la rete dei servizi come percorso
irrinunciabile. L'icona proposta dal Piano pastorale diocesano, sotto
questo aspetto, ci suggerisce lo stile del vero aiuto!
B. Si sono concentrate le energie e si è chiesto un coinvolgimento in solido
dei servizi sociali (spingendo per l’elaborazione di un progetto!) sulle
situazioni familiari alle prese con grosse difficoltà, risolvibili soltanto (e non
una volta per tutte) attraverso una combinazione di interventi da
monitorare nel tempo, dando la precedenza ai nuclei con minori.
C. Ci siamo proposti di valorizzare al massimo carismi e competenze dei
volontari, con particolare riguardo alle situazioni che richiedono una
presa in carico articolata e a lungo termine.
D. Abbiamo cercato altre "forze ", coinvolgendo via via altre persone sia come
risorsa umana necessaria a risolvere occasionalmente qualche emergenza
(chi ne sa di falegnameria, di idraulica, di elettricità, di rapporti con gli Enti
per eventuali pratiche) ,sia come volontari disponibili ad entrare nel gruppo
in forma permanente; questa ricerca e questo coinvolgimento ci hanno
consentito anche di diffondere l'informazione sul servizio svolto dal P.A.P.
a fronte dei problemi emergenti nel nostro territorio. Attraverso
42
l'interessamento di alcune persone residenti nel nostro rione, abbiamo
avuto occasione di far conoscere la tipologia dei bisogni che sempre dì più
arrivano a turbare le famiglie che vivono accanto a noi in questo quartiere,
ottenendo in qualche occasione generosi contributi in denaro.
E. Si è ulteriormente approfondito il rapporto con il Servizio sociale comunale,
con le Scuole e i Servizi per l'infanzia, con le Associazioni del Rione: sulla
reciproca stima e nel rispetto dei rispettivi ruoli si sviluppa una proficua e
naturale collaborazione, di anno in anno cresce la condivisione di strategie
e obiettivi e questo fa la nostra forza.
F. Nella comunità parrocchiale il Consiglio Caritas è particolarmente attivo e
lavora in grande sinergia con il Consiglio pastorale, con l'obiettivo di
sensibilizzare la comunità tutta per una effettiva solidarietà; in qualche
occasione i parrocchiani vengono invitati a collaborare per la raccolta di
beni di prima necessità, di indumenti richiesti dal Servizio Aiuto alimentare
e /o dal Laboratorio del vestiario usato gestito dalle terziarie francescane.
Troviamo interessante che si utilizzino anche queste occasioni per
dimostrare che si privilegia la modalità del lavoro di rete. Il P.A.P ha
assicurato alla Caritas parrocchiale la collaborazione per le iscrizioni e per
la ricerca dei volontari disponibili per il "servizio compiti".
G. Con molta delicatezza ci stiamo impegnando, attraverso il contatto
personale, a far crescere l'attenzione dei singoli al proprio vicinato (la
stessa via, lo stesso condominio...) per farsi tramite eventuale di
segnalazione di bisogno, ma prima ancora per cercare di costruire un clima
caldo di comunità.
H. Si tratta di obiettivi solo in parte realizzati, ai quali non smettiamo di
puntare i nostri sforzi, con grande passione e in grande sintonia. Si tratta di
un cammino impegnativo e quindi graduale: importante è non smettere di
avere fiducia in noi stessi ed anche nelle persone con le quali entriamo in
relazione, spendendoci generosamente, ma senza sostituirci ad alcuno.
I. Dobbiamo obiettivamente riconoscere che, nel tempo, la collaborazione con
il Servizio pubblico ha raggiunto buoni livelli e i risultati, in diverse
complesse situazioni, si stanno vedendo.
J. Ottima la collaborazione con il C.E.D.A.S., perfetta sintonia di obiettivi e di
modalità operativa; bello il rapporto anche dal punto di vista umano.
L’UTENZA:
Nel corso del 2009 abbiamo effettuato 90 colloqui nella sede del P.A.P (erano
59 nel 2008), in questo numero non sono conteggiati i contatti telefonici, le
visite a domicilio (in alcuni casi indispensabili per capire dinamiche e
problemi), l'accompagnamento presso i Servizi sociali, l'Agenzia per l'impiego,
presso eventuali ditte locali Uffici pubblici.
Le persone incontrate hanno chiesto:
43
Aiuto alimentare 20
Vestiario 21
Mobili 14
Pagamento bollette 10
Concorso per il pagamento di affitti arretrati, di concerto con il Comune
per arrestare procedure di sfratto 5
Acquisto biglietto ferroviario 5
Schede telefoniche 5
Marche da bollo per rinnovo del permesso di soggiorno 5
Contributo per accedere alla scuola guida in vista di una maggiore
possibilità di lavoro 2
Contributo per spese dovute all'avvocato (separazione) 1
Contributo per visite mediche 3
Contributo per acquisto materiale scolastico ( corsi serali presso l'Istituto
"d. L. Milani)
Prestito per necessità impellenti 4
Cure dentarie per persona priva di copertura sanitaria (problema risolto
attraverso la
prestazione gratuita di un professionista residente in
zona)
Pagamento di una quota mensile, pari a 40 euro per un minore inserito
in comunità (la richiesta è pervenuta dall'assistente sociale sulla base di
un progetto dall'esito incerto, quindi con carattere di impegno
temporaneo)
Ricerca di compagnia, bisogno di ascolto, richiesta di informazioni in
relazione a specifici bisogni una decina.
Nella stragrande maggioranza si è trattato di persone che incontravamo per la
prima volta; rimangono stabilmente in carico, in collaborazione e su progetto
con i Servizi sociali una decina di nuclei familiari. Sta crescendo il numero
delle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche (anche se
fortunatamente - ma per quanto?- la maggior parte rientra nella possibilità del
reddito di garanzia). La mancanza di lavoro del capofamiglia e la difficoltà di
avere qualche parziale occupazione (anche per resistenze di tipo culturale)
anche per la donna creano rapidamente una grave situazione debitoria con le
conseguenze che non è difficile immaginare. Questo stato di cose apre alla
precarietà, alla delusione, talvolta anche alla disperazione... C'è chi fa il furbo,
per la nostra esperienza non molti. Quale futuro ci attende se il mondo del
lavoro non comincerà ad aprirsi? Le persone che si sono rivolte a noi sono in
44
maggioranza uomini, giovani e adulti, con regolare permesso di soggiorno o
con riconosciuto stato di rifugiato politico. Provengono prevalentemente dal
Nord Africa (Marocco, Tunisia), alcuni sono albanesi, moldavi, pochi sono di
origine afgana o pachistana.
Quasi sempre, lavorando molto di stimolo, di proposta e collaborazione concreta
anzitutto con i Servizi sociali, siamo riusciti a far fronte anche a bisogni complessi
(aiutati dalia Provvidenza!) individuando soluzioni che, a partire dalla messa in
gioco della risorsa "persona" dell'interessato, valorizzavano la rete "istituzioni
pubbliche- volontariato nelle sue varie espressioni". Per alcune soluzioni a
sostegno di nuclei familiari (es. accompagnamento e ritorno dalla scuola o
dall'asilo) si è ricercata la collaborazione di qualche mamma vicina di casa o il cui
bimbo frequenta la stessa sezione del piccolo, per problemi più complessi e
prolungati nel tempo si è riusciti ad avere la collaborazione di qualche famiglia,
per una vera presa in carico. Quando risultava inefficace la ricerca di
occupazione, abbiamo incoraggiato e sostenuto anche economicamente la
frequenza di qualche corso per l'apprendimento della lingua italiana o il
conseguimento di una specializzazione professionale (vedi corsi attivati per
immigrati dalla Scuola Veronesi o -per le donne - dalla Cooperativa "La casa").
Le richieste prevalenti che abbiamo ricevuto risultano dall'elenco che precede.
L’EQUIPE
E' composta di 16 volontari, 4 dei quali sono entrati a far parte della cordata in
autunno. Ci si riunisce di norma mensilmente, la supervisione è curata dal parroco
don Antonio. La prassi è comunque quella di un confronto frequente, tutte le volte
che si presentano casi e problemi particolarmente delicati e complessi. Siamo un
gruppo molto affiatato, impegnato a migliorare il servizio alle persone che ci
raggiungono al P.A.P. o che ci capita di scoprire bisognose di aiuto. Quanto alla
formazione, possiamo dire che i volontari hanno partecipato con interesse e
diligenza ai corsi organizzati dalla Caritas decanale; i momenti di supervisione
costituiscono un'ulteriore occasione di approfondimento degli obiettivi e dello stile
del lavoro che siamo chiamati a svolgere. Il parroco introduce sempre l'incontro
con una riflessione di carattere spirituale e/o Psicologico- socioculturale.
IL LAVORO DI RETE
Se ne è parlato nei paragrafi che precedono - l'esperienza stessa ci dimostra che il
nostro lavora non potrebbe rinunciare a questa modalità di lavoro, è un processo
bene avviato che possiede tutte le condizioni per estendersi e perfezionarsi, in
cui crediamo molto. I nostri referenti primari sono gli assistenti sociali (che sanno
di poter contare sempre su di noi, naturalmente anche fuori orario). La Caritas
parrocchiale, la scuola e Servizi per la prima infanzia del rione, alcune realtà
associative ad esempio Comitato “Iniziative Brione - Gruppo Pensionati e anziani
– Comunità Murialdo – Gruppo appartamento dell’Associazione Ubalda Girella
presentati nel rione. Siamo soddisfatti dell’esperienza di dialogo e collaborazione
fin qui realizzata, ci preme consolidarla e, se possibile, svilupparla ulteriormente
per poter essere maggiormente di aiuto alle persone che hanno bisogno di un
aiuto. Non rileviamo particolari difficoltà nel vivere questa “avventura” nella quale
45
ci siamo buttati con passione civile, ma soprattutto per coerenza con la fede che
dà significato alla nostra stessa vita. Ci piace pensare che in questo modo stiamo
dando un piccolo contributo a quel futuro di fraternità di cui tutti abbiamo bisogno.
Quanto alla mappatura delle risorse /dobbiamo dire che il Consiglio pastorale
parrocchiale, per progettare il percorso di comunità, si è provvisto di questo
strumento ed ha anzi promosso un incontro pubblico in cui le "risorse "del rione si
sono presentate tra di loro e alla popolazione come risposta ai vari bisogni. Ciò
non esclude che insieme, con la Caritas parrocchiale ci si aiuti sia a scoprire altre
risorse del nostro quartiere, sia ad accorgerci di altri, forse più sommersi, bisogni
per lavorare con rinnovato impegno al Progetto di comunità.
LA COMUNITA’
L'opera di sensibilizzazione del territorio alla solidarietà è affidato soprattutto alla
Caritas parrocchiale, tuttavia non rinunciamo certo a fare la nostra parte, anche
attraverso "il racconto" dell'attività svolta dal P.A.P. - La"voce" entra nel
Notiziario parrocchiale e, a parte la data dell'incontro di supervisione, attraverso
questo strumento di comunicazione costante, il Parroco partecipa alla comunità le
emergenze che via via si vanno manifestando, sollecitando con forza la
dimensione essenziale al nostro vivere cristiano, la dimensione della
compassione, della condivisione senza sconti. Costituiscono tramite indiretto di
informazione sul lavoro sociale del P.A.P. anche i contatti che abbiamo con la
Scuola, le associazioni, le singole persone alle quali proponiamo una
collaborazione. Abbiamo ben chiaro che occorre lavorare insieme per un progetto
di comunità, obiettivo impervio qualche volta anche tra noi cristiani, tentati come
tutti dalla paura e dall'individualismo.
IDEE PER IL NUOVO ANNO
Partiamo dalla convinzione che tocca a noi andare verso le persone, sia nel
senso di saper cogliere il loro bisogno e insieme cercare una risposta ,sia nel
senso di mettere a loro disposizione il volto di una comunità accogliente, dotata di
provvidenze garantite dalla Legge e di energie informali attive, capace di farsi
carico di chi vive un momento di difficoltà, di debolezza sociale. E'opinione
ancora diffusa che il P.A.P. sia un servizio riservato agli immigrati , eppure i
problemi causati soprattutto dalla crisi colpiscono ormai anche non poche
famiglie "nostre". Che fare per sfatare questa idea? Non abbiamo risposte , ci
piacerebbe verificare se questa è la situazione anche di altri , confrontarci e
tentare insieme qualche strada. Abbiamo ottenuto un ufficio dal Comune, due
locali a fianco dell’Ufficio postale; si vorrebbe in questo modo essere pia portata di
mano. Con febbraio il PaP sarà aperto due pomeriggi la settimana, dalle ore 16
alle 18 ; il nostro parroco sarà in quell'ufficio una mattina alla settimana, dalle 10
alle 12 per incontrare ed ascoltare le persone che desiderano rivolgersi a lui.
Abbiamo all'orizzonte qualche progetto da condividere naturalmente con il
Consiglio pastorale e con la Caritas. Nel nostro rione risiedono alcuni portatori di
handicap: imparando da Mori vorremmo impegnarci a dare loro qualche
occasione di svago, ad esempio utilizzando qualche fine settimana. Tra i residenti
sono molte le persone sole e le coppie anziane, basta un'influenza per impedire
loro di uscire per fare la spesa e acquistare i farmaci: ci piacerebbe mettere a
46
punto un progettino attraverso il quale offrire un pronto intervento. Per queste
due iniziative vorremmo provare a coinvolgere i nostri giovani! L'esperienza di
questi anni ci ha dimostrato quale risorsa rappresenta il singolo cittadino quando
si apre all'attenzione empatica di chi gli vive accanto : vorremmo diffondere
questo modo di vivere che ci piace chiamare ETICA DELLA PORTA ACCANTO.
P.A.P. S. MARIA E S. CROCE
Il nostro P.A.P., aperto per aiutare le persone in difficoltà del nostro
territorio, è già arrivato al suo 4^ anno di attività, con un numero di
interventi in leggero aumento e precisamente 71 rispetto ai 66 dell’anno
scorso. La maggior parte delle persone che richiedono il nostro aiuto
sono straniere, provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa, oppure
dall’Albania o dai paesi dell’Est, molto pochi i nostri connazionali.
Le richieste più frequenti riguardano il vestiario (35), molto richiesti
anche mobili per la casa (25). Dai colloqui avuti con le varie persone che
si sono presentate al nostro Punto d’ascolto, è emerso in modo evidente
come la crisi di quest’anno si sia fatta sentire, molti utenti hanno perso il
posto di lavoro, alcuni addirittura si sono trovati in questa imbarazzante
situazione dopo anni di lavoro e con una famiglia e figli piccoli a carico.
A tal proposito siamo intervenuti con dei “pacchi viveri” (1) oppure con
una spesa alimentare (3) o con aiuti economici (15) di vario genere,
come pagamento bollette luce-gas scadute da mesi o pagamento di
medicinali. Per agevolare il nostro aiuto di carattere alimentare si è
pensato di stipulare una convenzione con un discount della zona,
predisponendo così dei buoni spesa del valore di 25 euro cadauno, da
distribuire secondo i bisogni. Questo per dare alla persona dignità e
autonomia.
Prima di qualsiasi intervento si cerca sempre di valutare le effettive
necessità delle persone effettuando dei controlli incrociati con le realtà
presenti sul territorio. A tal scopo si è rilevata molto utile la
collaborazione con i Servizi Sociali con cui vengono mantenuti sempre
buoni rapporti, oppure l’apporto del CedAS sempre pronto ad aiutarci
con dei consigli o dei suggerimenti appropriati.
Il nostro punto d’ascolto può attualmente contare sulla disponibilità di 5
persone. Purtroppo dopo la pausa estiva Annarosa per motivi familiari
ha dovuto lasciarci. Ora siamo felici di poter accogliere nel nostro team
altre due volontarie, che già dal mese di dicembre hanno iniziato a
collaborare con noi per l’ascolto. Il nostro gruppo è ben affiatato,
lavoriamo molto bene insieme, ci confrontiamo di continuo, favorendo
così il lavoro d’equipe molto utile per la soluzione dei casi più difficili. Di
grande soddisfazione è stata la soluzione di 2 casi che abbiamo seguito
con la presa in carico e l’ accompagnamento. Il primo caso riguardava
una coppia di italiani con un figlio in arrivo, lui prima disoccupato poi con
47
un lavoro a tempo determinato. Questo nucleo familiare si era
notevolmente indebitato per prendere in affitto un appartamento e poi
non era più riuscita a gestire la situazione. Questa era diventata per loro
insostenibile e fonte di enorme preoccupazione. Si è ritenuto di
sostenerli con il pagamento di una bolletta luce scaduta, con interventi
alimentari e aiutandoli nella compilazione dei moduli per la richiesta di
assegno di maternità erogato dalla Provincia. Infine si è concretizzata
per loro la possibilità di accedere al “credito solidale” tramite l’erogazione
della somma necessaria per risolvere in parte i loro problemi economici.
Li abbiamo accompagnati in questa richiesta e il tutto è andato a buon
fine. Nel secondo caso il nostro aiuto si è rivelato molto utile per una
famiglia di albanesi con il padre in cassa integrazione, moglie e tre figli a
carico, di cui due in età scolare e il terzo neonato. E’ risultata molto
importante la nostra collaborazione con l’Assistente Sociale per
l’erogazione dei buoni mensa scolastici a prezzo agevolato. Anche per
questo nucleo abbiamo individuato la possibilità di accedere al “credito
solidale” che ha permesso loro di ottenere una cifra consistente per
risolvere, almeno in parte, i loro problemi economici.
Continua poi, con grande soddisfazione, il progetto “aiuto compiti” per
bambini non italofoni delle scuole elementari (dalla prima alla quarta)
avviato l’anno scorso con la collaborazione delle scuole primarie della
parrocchia (Regina Elena e Dante Alighieri). Il progetto è stato
interamente realizzato e portato a termine con il contributo di due
insegnanti che hanno messo a disposizione la loro esperienza
professionale. E’ supportato da un nutrito gruppo di volontari attivi nella
parrocchia. E’ da sottolineare la presenza di ben 4 giovani, che ogni
sabato mattina dedicano due ore e mezza del loro tempo per aiutare
alcuni scolari, segnalati dalle insegnanti, nello svolgimento dei compiti
loro assegnati. Vi è stata la richiesta, da parte delle scuole medie
Halbherr, di istituire con il prossimo anno un servizio analogo per i loro
studenti non italofoni. Ci si sta attivando perché questo possa partire nei
primi mesi del 2010.
Ci si augura ora di poter continuare in questo nostro servizio di aiuto, di
ascolto e di solidarietà nei confronti delle persone più bisognose e con
l’aiuto e il sostegno del Signore di poter far fronte alle loro necessità,
sempre con la massima umiltà e disponibilità, anche se alle volte le
difficoltà che si presentano sono tante.
Si auspica anche di poter coinvolgere maggiormente in questo nostro
cammino tutta la comunità parrocchiale tramite un’opera di promozione
e di maggiore sensibilizzazione sul nostro territorio.
48
P.A.P. MARCO
Nel corso del 2009 il P.A.P. di Marco è rimasto aperto due volte al mese,
il primo e il terzo giovedì, dalle 14.30 alle 15.30, con la chiusura nei mesi di
luglio e agosto.
Nel corso dell’anno il nostro gruppo si è arricchito della presenza di due
nuove persone, cosicché ci siamo alternati a coppie nei momenti di apertura
dello sportello dell’Ascolto.
Anche quest’anno si sono rivolti al P.A.P. prevalentemente immigrati
domiciliati nella nostra comunità. L’erogazione del buono è per noi
un’occasione di dialogo e un’opportunità per conoscere situazioni di disagio
non espresse. Cerchiamo inoltre, con le donne che hanno difficoltà ad
esprimersi, di spronarle ad imparare la nostra lingua per essere più autonome
e consentire loro una più facile integrazione nella nostra società. Per due
nuclei familiari e per una persona, inseriti da poco nella nostra comunità,
abbiamo condiviso con le rispettive assistenti sociali dei piccoli progetti.
Queste persone sono state aiutate sia con dei prestiti per poter pagare le
spese per la nuova casa, che nel sistemare i mobili; abbiamo fornito loro
qualche pacco viveri e acquistato qualche oggetto di prima necessità.
Dobbiamo dire che, soprattutto in un caso, il prestito è stato restituito
completamente a piccole rate. Questo ha contribuito ad aumentare dignità e
autostima nella persona. Abbiamo inoltre un paio di situazioni per le quali,
nonostante l’intervento dei servizi sociali, non vediamo alcuna volontà da parte
degli interessati di collaborare per migliorare la loro condizione di disagio per
lo più relazionale e psicologico.
Nel complesso, nel corso dell’anno 2009, abbiamo ascoltato 48 persone; non
sempre abbiamo elargito buoni, alcune volte le persone sono venute solo per
chiedere informazioni.
In collaborazione con la Caritas Parrocchiale, della quale tutti facciamo parte,
siamo stati presenti nelle famiglie dove c’è stata una nuova nascita con un
augurio di benvenuto della Comunità e del Parroco. Questo perché, soprattutto
le nuove famiglie, si sentissero accolte.
Altra iniziativa è stata quella di invitare, nella prima domenica di febbraio
(giornata per la vita), tutte le famiglie che durante l’anno appena trascorso
avevano celebrato il Battesimo dei loro piccoli ad una breve celebrazione e ad
un momento di fraternità.
Come P.A.P. abbiamo riservato un’attenzione particolare anche agli anziani
ammalati, compresi quelli che soggiornano nelle varie case di riposo, e agli
ultraottantenni che abbiamo raggiunto con un augurio nel giorno del
compleanno e, quest’anno, anche in occasione del S.Natale.
Dal 2009 abbiamo iniziato a trovarci regolarmente ogni primo martedì del
mese per discutere e programmare il nostro operato, ma anche per
confrontarci alla luce della Parola di Dio su come vivere l’Accoglienza e la
Carità nel nostro essere cristiani.
Speriamo, e questo è l’invito, che altre persone si rendano disponibili a questo
servizio e siamo certi che sarà per tutti un arricchimento.
49
P.A.P. DI LIZZANA
Il Punto di Ascolto Parrocchiale di Lizzana, opera presso il Centro Pastorale di
Via Livenza. (tel. 0464-423118)
Nell’arco di quest’anno, si sono svolte le seguenti attività e servizi
previsti dai compiti allo stesso delegati dalla CARITAS e dal Consiglio
Pastorale:
COMPITI ED OBIETTIVI:
- accoglienza ed ascolto delle persone in difficoltà;
- indicazioni ed informazioni per orientare la possibile soluzione della
richiesta;
- aiuto e sollecitazione all’autonomia della persona in difficoltà con una
“carità pedagogica”;
- un rapporto costante con la Comunità ed il Parroco, anche attraverso
l’animazione della carità con proposte di riflessione sulle povertà
riscontrate.
ATTIVITÀ:
- progetto di solidarietà “Aiuto Compiti” per n. 8 studenti stranieri della
Scuola primaria di Lizzana, il sabato dalle 9 alle 10.30 con l’aiuto di 3
studentesse universitarie;
- incontro, tramite Caritas, con gruppi di volontariato disposti a collaborare
sugli stessi valori e nei loro ambiti di competenza: gruppo assistenza ai
malati, gruppo missionario, gruppo alcolisti anonimi e gruppo familiare di
Al-Non, gruppo Volontariato insieme ed il Circolo Pensionati Anziani;
- facendo seguito a tre precedenti incontri dello scorso anno sulla “salute e
vecchiaia”, sulla comunità in un mondo che cambia” e sulla
“disgregazione della famiglia”, è stato proposto l’incontro su “diversità,
emarginazione tra noi e nei confronti della ‘straniero’ ” a cura di Padre
Lorenzo Prezzi il 14 marzo 2009:
SERVIZI PRESTATI:
(nei 9 mesi 2009)
- persone prese a carico dal PAP
13
- contatti per richieste d’aiuto
78
- buoni alimentari distribuiti
17
- buoni vestiario
6
- buoni per ritiro mobili
6
- pagamento bollette luce
2
- visite ammalati ed accompagnamento di persone a scuola, ai servizi sociali e
servizi
sanitari per un migliaio di ore.
ORARIO APERTURA: ogni giovedì dalle 16.00 alle 18.00.
APPELLO: Il gruppo dei 5 operatori chiede rinforzi…
50
CEDAS MORI
La conclusione di un anno di attività è sempre un’occasione per riflettere sul
nostro cammino, analizzare e verificare il nostro operato, dare e ricevere nuovi
stimoli all’impegno di carità. Riflettere innanzitutto sulle motivazioni che ci
hanno portato e ci portano ad operare in un Cedas, motivazioni che, pur
variando da volontario a volontario, hanno come denominatore comune il
raggiungimento di alcuni obiettivi condivisi che ci qualificano e ci
rendono riconoscibili. Tali obiettivi si possono così sintetizzare:
- Essere strumento di testimonianza della Carità attraverso la
realizzazione e/o l’attivazione di servizi per le persone in difficoltà
esistenziali, relazionali, economiche …e bisognose di solidarietà;
- Promuovere e favorire il cambiamento del cuore e della mente della
comunità, perché ogni cristiano possa comprendere e seguire il
comandamento della carità. Di quella carità che è fatta di relazioni, di
vicinanza, di compassione (nel senso di patire insieme), di ascolto, di
dedizione, di accoglienza, di servizio, in ultima analisi di quell’amore che
Cristo ci insegna e ci chiede di avere nei confronti dei nostri fratelli;
- Essere antenna che capti i bisogni della comunità, li trasmetta alla
comunità stessa perché se ne faccia carico e ne individui le possibili
soluzioni;
- Favorire la creazione di una rete, che coinvolga famiglie, volontari,
istituzioni, nelle cui maglie chi è in difficoltà possa trovare accoglienza,
comprensione, vera solidarietà.
Per cercare di realizzare tali obiettivi ci sforziamo di agire ponendo
attenzione ad:
- avere una cura particolare nella relazione tra noi e con chi si rivolge a
noi, specialmente con le persone che seguiamo settimanalmente;
- essere disponibili al dialogo dentro e fuori il Centro, con tutti, in modo di
conoscere e farsi conoscere dalla gente e poter cogliere non solo le
problematicità, ma anche le possibilità e le potenzialità della comunità;
- osservare quanto succede attorno a noi per poter riconoscere,
analizzare, valutare ed attivarsi verso nuovi bisogni ed informare la
comunità dell’evolversi delle situazioni;
- mantenere un dialogo e un confronto continui con i servizi sociali, le
istituzioni, le
associazioni sia di volontariato sociale che culturale, con
soggetti pubblici o privati che possano costituire risorsa per il nostro
operato.
Il 2009 è stato un anno di intenso lavoro sia nelle ore di apertura del Centro
( mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18) sia nell’impegno della presa in carico e
dell’accompagnamento di persone in difficoltà.
Da parecchi anni, ormai, accompagniamo settimanalmente alcune
persone in un progetto condiviso, supportato dai servizi sociali e, dove
51
possibile, dalle famiglie, mirante a favorire il recupero di condizioni di vita
decorose sia dal punto di vista sociale che relazionale, economico o della
salute. Questo ci impegna molto, sia nella cura del singolo che nella creazione
di una rete di supporto, rete che non di rado ha maglie troppo larghe per
contenere e soddisfare i bisogni di questo tipo di persone. Il nostro operato ha
trovato dei limiti nella non sufficiente disponibilità di tempo e nel limitato
numero di volontari in particolar modo di quelli che possono occuparsi di
accompagnamento.
Infatti attualmente al CedAS di Mori operano 11 volontari impegnati
nell’accoglienza, nell’ascolto, nella risposta (se possibile) ai più svariati
bisogni, nell’accompagnamento e nella presa in carico. Di questi: uno funge da
coordinatore,
sei
si
occupano
prevalentemente
dell’ascolto
e
dell’accompagnamento, quattro dell’accoglienza e della segreteria. Ad essi si
affiancano una decina di volontari dell’appoggio che collaborano nella risposta
ai bisogni e nello svolgimento delle attività del gruppo Armonia, che si occupa
di disabilità.
Volontari, però, non si nasce e non bastano disponibilità, volontà e
buonsenso, occorre prima di tutto formazione che per noi ha significato
partecipazione a corsi specifici di vario livello e significa ancora frequenza ad
incontri di formazione permanente, partecipazione ad incontri organizzati da
enti o cooperative sociali su temi riguardanti la relazione, l’accoglienza,
l’ascolto, la carità ecc….
Quest’anno abbiamo partecipato, oltre al corso “Caritas” per volontari CedAS e
PaP, anche al corso per animatori della carità, agli incontri organizzati da
Macramè, al corso per amministratori di sostegno e ad altri. Alcuni di noi
hanno incontrato difficoltà nella frequenza dovute al giorno scelto per gli
incontri o all’orario o al sovrapporsi di impegni.
I temi trattati sono stati tutti interessanti, forse andrebbero approfonditi ed
esemplificati gli aspetti pratici dell’operare. La formazione consente ai volontari
di acquisire capacità di operare in gruppo, modalità indispensabile in un
centro di ascolto dove gli operatori si alternano anche nell’ascolto delle stesse
persone, ma anche il lavoro di gruppo risulterebbe sterile se i suoi componenti
non fossero capaci di stabilire tra loro relazioni significative. In questo noi
siamo fortunati perché siamo riusciti a far gruppo ed a stabilire tra noi rapporti
di fiducia ed amicizia.
Il lavoro di gruppo deve essere supportato da verifiche periodiche (per noi
ogni 15 giorni) e dalla supervisione (che condividiamo con il Pap di
Brentonico) con scadenza mensile.
Indispensabile è anche veicolare informazioni, proposte, confronti, progetti, tra
CedAS e PaP della Vallagarina attraverso gli incontri di segreteria in modo da
“uniformare”, o meglio condividere il nostro operare e con la Caritas diocesana
attraverso gli incontri con il gruppo di lavoro.
I volontari ascoltano ed accolgono richieste di:
Aiuto per difficoltà economiche contingenti: anticipi per pagamento
bollette, per caparra affitti, anticipi minimi vitali (in collaborazione con i
52
servizi sociali), buoni alimentari, buoni benzina, biglietti viaggi, schede
telefoniche, buoni vestiario, buoni per mobilio vario, alimenti e vestiario
per bambini.
Aiuto nella ricerca di lavoro o di casa in affitto
Aiuto nella gestione economica di minimi vitali o pensioni provinciali
Ascolto per persone sole o in difficoltà relazionali
Aiuto nella compilazione di pratiche burocratiche ed amministrative
Accompagnamento a visite mediche e specialistiche
Presa in carico per lunghi periodi di persone con problemi psichici e
psichiatrici per aiuto nella gestione del quotidiano e nella cura di malattie.
Aiuto scolastico per alunni e studenti in difficoltà di apprendimento o
linguistiche
Da gennaio ad ottobre 2009 si sono rivolte al Centro 70 persone o famiglie a
favore delle quali sono stati effettuati 384 interventi ( 242 verso italiani, 142
verso stranieri; 229 verso maschi e 155 verso femmine). I contenuti degli
interventi hanno riguardato:
Assistenza per gestione farmaci
n° 71
Gestione sussidi minimo vitale
54
Assistenza
31
Vestiario
27
Mobilio
26
Accompagnamento visite mediche
23
Ricariche- schede telefoniche
22
Viveri
19
Restituzione prestiti/debiti
17
Altri
47
Come evidenziato nella sintesi, le richieste prevalenti e più impegnative
riguardano la gestione economica di minimi vitali ed il supporto settimanale per
farmaci, spesa, assistenza. Si tratta di persone con problemi psichici o con
deficit mentali che seguiamo da qualche anno, in stretta collaborazione con i
servizi sociali, psichiatrici, di alcologia, medicina di base e specialistica. La
crisi economica per noi si è evidenziata attraverso un aumento delle richieste
di vestiario (in prevalenza stranieri) e riteniamo anche di viveri, ma per questi
non disponiamo di un dato assoluto in quanto parte della gestione dei pacchi
dell’aiuto alimentare è demandata al servizio sociale ed inoltre alcuni aiuti
sono forniti dalla S.Vincenzo. Anche le richieste di lavoro ( presenti nella
voce..Altri ) sono aumentate, ma in questo settore abbiamo potuto dare
qualche risposta solo a badanti. Da notare anche che la gestione di minimi
vitali aumenta nei mesi invernali e nella prima primavera, in quanto vengono
concessi a lavoratori dell’Azione 10 che hanno terminato il lavoro intorno al
mese di novembre e si trovano in difficoltà economiche perché non
percepiranno la disoccupazione prima di maggio-giugno.
53
Nella sintesi non sono compresi gli incontri mensili del gruppo Armonia,
la collaborazione con Macramè per le attività con e per i disabili e la redazione
del periodico “Macramè”
Nel corso degli anni siamo riusciti a sensibilizzare altri soggetti sia pubblici
che privati ed ora siamo in grado di operare in collaborazione con:
Aiuti economici - servizi sociali- S. Vincenzo;
Servizio vestiario – OFS (Terziarie francescane);
Servizio alimentare (banco alimenti) – negozianti - bar e tabaccherie;
Servizio mobili – servizio comune per CedAS e Pap dei decanati della
Vallagarina;
Servizio ascolto famiglie in difficoltà – sportello presso CedAS Rovereto;
Ascolto e orientamento per badanti – con CedAS Rovereto, Promocare;
Ospitalità – Casa accoglienza, Centro diurno, Punto d’approdo, Opera
famiglia Materna, Fondazione Comunità solidale, Atas;
Supporto scolastico e per difficoltà linguistiche – ex insegnanti,
studenti,scout;
Commissione Caritas per l’animazione alla carità.
Un cenno particolare alla collaborazione con la Commissione Caritas
parrocchiale che quest’anno si è impegnata nell’opera di sensibilizzazione
della comunità, cercando non solo una più nutrita partecipazione di persone ai
corsi per animatori della carità, ma attivandosi anche per cercare di favorire il
sorgere di un Punto di ascolto in Valle di Gresta, in modo da essere presenti
ed operanti su tutto il territorio del nostro decanato. Un primo passo in questa
direzione è stata la partecipazione di quattro persone di Ronzo ai corsi di
formazione, questo ci fa ben sperare.
Altre occasioni per informare la comunità e per offrire stimoli alla
riflessione ed alla partecipazione sono stati per i 2009 :
La collaborazione e la partecipazione al Mercatino delle pulci;
L’organizzazione della Festa dei popoli ( appuntamento annuale che
però quest’anno è riuscito a coinvolgere l’Amministrazione comunale,
che si attiverà per costituire un tavolo di confronto tra i vari gruppi
presenti sul territorio);
MuVo (Musica e Volontariato) organizzato dall’Amministrazione
Comunale, che offre l’opportunità di avvicinare i giovani;
Il Gruppo Armonia che da 11 anni organizza incontri mensili con e per i
disabili ed è riuscito a farsi conoscere e a coinvolgere cooperative sociali
e privati della Vallagarina;
Giornata della Carità. In tale occasione viene presentata l’attività del
centro e si portano a conoscenza della comunità le problematiche
emergenti sollecitandola a riflettere ed a porre in atto alcuni
comportamenti di attenzione o disponibilità verso il prossimo.
Quest’anno, in aggiunta al pieghevole realizzato in collaborazione con la
Diocesi di Trento, abbiamo prodotto un foglio con la relazione dell’attività
del CedAS, ponendo l’accento sulla nostra difficoltà nel fare rete e
richiamando la comunità cristiana e non, ad una maggiore attenzione al
54
prossimo (vicino), ad una disponibilità non solo di tempo, ma di cuore
verso gli altri, ad una condivisione e ad una compartecipazione ai
problemi dei più deboli.
Abbiamo pubblicato alcuni articoli sul bollettino parrocchiale e da ultimo
un elenco dei servizi disponibili sul territorio con indirizzo, orario di
apertura e recapito telefonico.
Prevediamo che anche il 2010 sarà un anno di attività intensa e che
difficilmente riusciremo a superare le difficoltà evidenziate nel 2009, però
confidiamo nella divina Provvidenza e.. chissà!
Sicuramente non cambieranno i nostri obiettivi. Cercheremo di migliorare il
nostro modo di porci in relazione con gli altri e di affinare le nostre capacità di
ascolto e di aiuto. Cercheremo di continuare ad essere gruppo , ascoltandoci e
supportandoci vicendevolmente. La nostra attività di animazione sarà rivolta a
superare le difficoltà nel far capire, sia alle persone in stato di bisogno che alla
comunità, che carità non è solo rispondere alle necessità immediate;
fondamentale è anche aiutare le persone a saper utilizzare le proprie risorse e
le risorse del territorio in modo da non ricadere nello stesso bisogno o non
diventare vittime dell’assistenzialismo. Per quanto concerne gli obiettivi riferiti
alle singole persone, ci vediamo costretti a ridurre le nostre aspettative per
quelle che seguiamo settimanalmente da più anni, in quanto, nonostante il
nostro assiduo lavoro, non siamo riusciti ad ottenere progressi significativi
nella loro autonomia per cui (sentiti anche i servizi preposti) dovremo limitarci
ad un lavoro di contenimento.
P.A.P. BRENTONICO
Per alcuni anni, almeno dal 1998 al 2005, nel Centro di Ascolto di Mori si
è osservato un afflusso di persone residenti nell'altopiano di Brentonico; si
trattava soprattutto di immigrati che venivano a chiedere assistenza e
risultavano difficoltose le risposte da parte del Centro di Ascolto, a causa della
distanza dall’abitazione e quindi per le difficoltà nello spostamento fra la
propria abitazione ed il Centro di Ascolto. Nell'altopiano di Brentonico esisteva
già in quegli anni, ed esiste ancora, un gruppo denominato Gruppo Amici degli
anziani e ammalati, che svolgeva visite a domicilio ed alla Casa di Riposo, che
favoriva il trasporto all'ospedale di anziani, che si occupava di pratiche
pensionistiche o della domanda di accesso alle Case Itea ecc., ma nessuno si
occupava di immigrati o di povertà sommerse, se non delle richeste che
arrivavano in via informale ai parroci dell'Unità Pastorale. Almeno tre sono gli
elementi fondamentali che hanno consentito di innestare una nuova sensibilità
nel territorio dell'Altopiano, che comprende Brentonico, Castione, Cazzano,
Corné, Crosano, Prada, Saccone e Sorne, e di coinvolgere nuove persone.
Innanzitutto, il ruolo di promozione e la determinazione dimostrata dai due
Parroci, don Michele e don Giuseppe, che con convinzione hanno svolto una
55
costante opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento delle persone su
questa problematica. Poi, nel corso del 2004-2005, vengono invitate alcune
persone dell'Altopiano a partecipare a dei corsi base organizzati dalla
segreteria del CedAS (Centro di Ascolto e Solidarietà) di Rovereto. In terzo
luogo, a seguito dei corsi, si organizzano alcuni incontri a Brentonico condotti
dall'animatore della Caritas Diocesana per la Vallagarina: tali incontri
coinvolgono in varia forma e misura i parroci, i partecipanti ai percorsi formativi
e i volontari del Centro di Ascolto di Mori. Si arriva in tal modo alla fine del
2006 quando il Comune di Brentonico mette a disposizione un locale per
svolgere le attività del nascente Punto di Ascolto e dal gennaio del 2007 i
volontari cominciano l'attività. Si apre il Punto di Ascolto una volta alla
settimana e l'attività di ascolto e di prime risposte si svolge attraverso nove
volontari. Tra di essi, una volta al mese, si svolge una riunione di verifica.
•
•
•
•
•
Momenti di verifica, di valutazione e di riprogettazione comune:
Si è sopra accennato al fatto che mensilmente i volontari del Punto di Ascolto
si ritrovano per una riunione di verifica, dettata da diverse esigenze:
Mettere in comune tutte le informazioni riguardanti i diversi utenti
Prendere insieme tutte le decisioni, rispetto agli utenti, cercando di
condividere motivazioni e criteri
Decidere dal punto di vista organizzativo eventuali cambiamenti e scelte
Analizzare proposte e progetti impegnativi rispetto al futuro
Condividere tutte le notizie ed informazioni
Ma, accanto a questa riunione riservata ai soli volontari del PAP di Brentonico,
si è avvertita anche l’esigenza di ritrovarsi periodicamente con i volontari del
CEDAS di Mori per fare con loro, ogni due mesi, un incontro di supervisione,
con gli obiettivi di analizzare ed approfondire tematiche di carattere generale:
Modalità di compilazione delle schede utenti
La promozione di iniziative “pubbliche” come la Giornata della Carità,
la Festa dei Popoli, il Mercatino delle Pulci, la Festa di Inizio Anno, ecc.
Informazioni generali rispetto alle relazioni con i Servizi Sociali e tutti
gli altri Servizi Pubblici
Adozione di criteri di comportamento rispetto alla fruizione di servizi
organizzati dalla Caritas o da Associazioni collegate, come distribuzione
vestiti, mobili, pacco viveri, servizio appartamenti ecc.
La partecipazione alle attività di formazione
Confrontarsi con il resto della Comunità Cristiana:
Una volta al mese viene organizzato un incontro con la “Commissione
Caritas” che è formata dai rappresentanti di tutte le frazioni dell’Altopiano. Gli
obiettivi di questo incontro sono:
o
Racconto delle varie situazioni, scambio di esperienze e condivisione di
tutte le problematiche
56
Passaggio di notizie e informazioni
Aiuto e collaborazione nella individuazione delle situazioni di bisogno
Aggiornamento sulle novità ed eventuali variazioni delle disponibilità sul
territorio di Servizi e nuove risorse
o
Promozione di iniziative formative ed aggiornamento per giovani ed
adulti
o
o
o
o
o
o
o
La Rete di collaborazioni:
Con il trascorrere del tempo ed il moltiplicarsi delle esperienze, si è
notevolmente allargata la rete di relazioni che si sono instaurate fra il Punto di
Ascolto e le altre realtà di solidarietà sociale, che hanno permesso di avere dei
notevoli aiuti per la soluzione dei vari problemi o per avere suggerimenti e
contributi.
Solo ad esempio citiamo alcuni Servizi e/o Associazioni con i quali sono state
avviate delle proficue collaborazioni:
Comune di Brentonico
Associazioni di solidarietà del Comune di Brentonico
Cassa Rurale di Brentonico
Servizi Sociali dei Comuni di Mori e Rovereto
Croce Rossa Italiana
Associazione Banco Alimentare
Ecc.
Anche queste relazioni ed incontri sono state occasione per una presa di
coscienza comune e collettiva di tutto quello che sul territorio vive in termini di
bisogni e di risorse. In tal modo si diffonde la cultura della solidarietà, tanto
nella società civile quanto in quella religiosa.
La preoccupazione emergente del Punto di Ascolto, nel promuovere questa
rete di scambi e relazioni, è che sempre più persone e Gruppi siano i referenti
ed il riferimento affinchè i problemi siano conosciuti e non accada che il PAP
sia la sola associazione “specializzata” nel conoscere, raccogliere e risolvere,
possibilmente, i problemi di coloro che hanno bisogno.
Il resoconto numerico sul totale degli interventi e delle persone
incontrate:
Riportiamo ora di seguito una tabella con i principali dati del 2009:
Utenti incontrati:
o
20 persone
o
16 femmine
o
4 maschi
Di cui:
o
7 giovani
o
10 adulti
o
3 anziani
Delle seguenti nazionalità:
o
9 italiani
o
2 marocchini
o
2 rumeni
o
(2
di
origine
straniera)
o
4 ucraini
o
1 sloveno
o
2 albanesi
Gli stranieri sono tutti regolarmente provvisti di permesso di soggiorno
57
Interventi richiesti:
o
11 per vestiario
o
11 per alimentari
o
8 per mobili
o
Inoltre alcuni interventi di tipo socio-assistenziale:
o
2
di
supporto
familiare o
4 richieste di lavoro
(pagamento affitto, bollette, gestione
sussidi economici dei Servizi Sociali
o
La richiesta alla quale è più difficile rispondere è proprio quella di lavoro,
soprattutto se fatta dalle donne.
o
Negli ultimi 2 anni n.8 utenti si sono trasferiti in altri Comuni.
o
La formazione:
Tutti i volontari sono stati coinvolti nelle proposte formative organizzate nel
corso del 2009 e così pure degli anni precedenti. La formazione ha contribuito
in maniera importante all’apprendimento di un metodo di lavoro, quale la
modalità più corretta per l’impostazione della relazione con l’utente, l’ascolto
delle sue richieste, la conduzione del colloquio e l’individuazione dei suoi
bisogni ed esigenze, primarie e secondarie.
Queste esperienze formative, seguite poi da confronti, discussioni e scambi di
esperienze hanno aiutato nella ricerca di un metodo di lavoro e nell’adozione
di criteri di scelta e giudizio con i vari utenti sempre più simili ed uniformi.
Quali difficoltà abbiamo incontrato:
Con l’obiettivo di approfondire il racconto dell’esperienza di questi primi tre
anni di attività, si accenna di seguito ad alcuni aspetti di rilievo e critici che i
volontari hanno messo al centro della propria attenzione.
La conoscenza sul territorio dell’esistenza del PAP: si ritiene che questa
risorsa non sia conosciuta o lo sia in misura parziale; per questo motivo è stata
coinvolta la Commissione Caritas e con opportuni avvisi scritti, con il passaparola, in occasione di manifestazioni pubbliche e con quanto altro sarà utile
ed idoneo si provvederà ad una informazione più capillare.
Raccolta dati: per ogni utente del PAP si compila una scheda che
raccoglie tutte le informazioni utili per descrivere sinteticamente la situazione
della persona o del nucleo familiare; tale scheda viene aggiornata ed ampliata
ad ogni incontro con fogli allegati e completata con la documentazione ritenuta
significativa. Ogni operatore del PAP è in questo modo in grado di aggiornarsi
sulla situazione dell’utente per impostare il colloquio successivo.
Privacy – Riservatezza: L’utente, nel rispetto della legge, firma una
liberatoria per autorizzare il PAP al trattamento dei propri dati sensibili. Gli
operatori del PAP si impegnano a garantire la segretezza di quanto emerso
nel corso dei colloqui ed a condividere tali informazioni, unicamente con i
volontari del PAP, per una più serena ed oggettiva valutazione e per una
collegiale adozione di interventi e proposte di soluzione ed anche, se
necessario, per una più precisa comprensione della verità e credibilità della
richiesta, per censurare sul nascere eventuali situazioni di falso bisogno o di
sfruttamento.
58
Accogliere - Ascoltare – Proporre - Informare: accogliere la persona che
si rivolge al PAP, cercando di metterlo a proprio agio; ascoltarlo aiutandolo
eventualmente nel racconto della propria esperienza, nella individuazione dei
propri bisogni primari e secondari, espressi ed inespressi; proporre
l’individuazione delle proprie risorse interne e di quelle esterne; informare
dell’esistenza di strumenti, possibilità, sussidi, Enti Pubblici, Servizi Territoriali,
ecc…. esistenti sul territorio.
P.A.P. ALA
Anche quest’anno abbiamo continuato l’attività di ascolto, cercando di
stabilire relazioni di amicizia e di aiuto con le persone che si rivolgono a noi e
di rispondere alle loro necessità. Dobbiamo confessare che purtroppo non ci
siamo posti obiettivi di lavoro specifici, non ci siamo date priorità, ma spesso ci
siamo confrontate e abbiamo riflettuto su come operare o correggere il tiro
quando ci accorgevamo che le cose non andavano come avremmo voluto. Al
nostro Punto di Ascolto si sono rivolte 55 persone (o nuclei familiari) per un
totale di 155 “ascolti” (rispetto ai 113 del 2008). I nuovi “utenti” sono stati 27,
più o meno come lo scorso anno. In prevalenza si tratta di nuclei familiari di cui
si presenta quasi sempre la donna (giovani mamme). Nella stragrande
maggioranza sono stranieri, regolari, provenienti dal Nord Africa; sono
impiegati nelle fabbriche, ma attualmente purtroppo molti hanno perso il
lavoro, sono in mobilità o in cassa integrazione.
Le richieste riguardano in alta percentuale pacchi viveri, che abbiamo
fornito talvolta con fondi nostri, poi indumenti e mobili. Siamo intervenuti però
anche per acquisto di medicine e abbonamento ai trasporti pubblici per
permettere la frequenza a corsi di riqualificazione. Spesso però indirizziamo le
persone ai servizi sociali, in quanto le nostre forze non sono in grado di
sostenere intere famiglie, soprattutto numerose. Il nostro gruppo è formato da
sei volontari che si alternano allo “sportello” a coppie. Un paio di noi
assicurano la presenza alla Segreteria Cedas. Qualcuna si occupa dello
smistamento indumenti e oggetti che ci vengono donati. Ci teniamo in
collegamento telefonicamente per aggiornarci sulla situazione settimanale e
sulle varie necessità che abbiamo riscontrato. Ogni paio di mesi ci troviamo in
sede per fare il punto e discutere sulle metodologie più opportune da adottare.
Per quanto riguarda la nostra formazione riteniamo che i corsi e gli incontri
proposti dal Cedas siano un importante sostegno. La nostra partecipazione,
quindi, è sempre costante.
Poiché talvolta siamo in difficoltà nei rapporti con le persone delle quali
non comprendiamo a fondo i comportamenti, che le fanno apparire poco
sincere o corrette, suggeriamo l’intervento di qualche mediatore culturale che
ci aiuti a capire il loro modo di vivere e di pensare. Il nostro interlocutore
principale, considerato il tipo di utenza (famiglie straniere con minori e con
59
problemi economici), è il servizio sociale che spesso ci interpella per interventi
di sostegno. Anche noi sovente ci rivolgiamo a loro per avere notizie più
documentate e complete sulle varie situazioni familiari. Talvolta, su loro
segnalazione, anticipiamo con sollecitudine somme erogate dall’ente pubblico
che in seguito ci vengono rimborsate. Non abbiamo una vera e propria
mappatura delle risorse del territorio, ma ci rivolgiamo, secondo le necessità, a
persone di nostra conoscenza che sappiamo disponibili e adatte al bisogno
Abbiamo un certo riscontro nelle offerte che raccogliamo nelle cassettine
poste nelle chiese di Ala e Marani e nelle donazioni spontanee di persone
particolarmente sensibili. Da poco tempo abbiamo una persona, referente
della Commissione Caritas e ci auguriamo che possa aiutarci ad informare e
coinvolgere la nostra comunità parrocchiale. A tale proposito ogni anno
pubblichiamo una breve relazione della nostra attività sul bollettino
parrocchiale e quest’anno, in occasione della “Giornata della Carità”, abbiamo
distribuito il volantino predisposto dalla Caritas Diocesana, inserendo
all’interno una breve presentazione dell’attività del nostro PAP. È nostra
intenzione organizzare un incontro con la comunità per presentare il libretto
“Elemosina … o solidarietà?”, occasione per ulteriore riflessione.
Quest’anno ci siamo incontrati con alcuni ragazzi della Catechesi per far
conoscere la nostra realtà e farli riflettere sul significato della Carità. Per
il
prossimo anno ci prefiggiamo come obiettivo quello di individuare “casi
specifici” da poter seguire con maggior attenzione per poter attuare un vero
accompagnamento.
P.A.P. S. CATERINA
Il 2009 è stato il quarto anno di attività del PAP di S Caterina. La sede è
sempre nella saletta a fianco della Chiesa ed è aperta il martedì dalle 16.30
alle 17.30.Il servizio consiste principalmente nell’ ascolto delle persone che si
presentano e nell’individuare quali sono i loro bisogni primari. Non sempre è
stato possibile dare risposte alle richieste di aiuto, soprattutto quando si è
trattato di sanare debiti consistenti per affitti e bollette non pagati. I volontari
del PAP, comunque, in tutti i casi hanno cercato di prestare attenzione alla
persona ed hanno offerto uno spazio dove potesse parlare liberamente e
sentirsi ascoltata senza giudizi e pregiudizi.
- Si sono rivolte al PAP di S Caterina
12 persone, delle quali
5 italiane ( 4 uomini e 1donna)
7 stranieri (3 uomini e 4 donne)
Sono stati elargiti:
60
n° 2 buoni viveri
n° 5 buoni mobili
n° 8 buoni vestiario
n° 3 buoni pannolini
Sono stati inoltre eseguiti i seguenti interventi specifici:
- Due famiglie sono state aiutate con buoni viveri, tramite invio del PAP di S.
Caterina all’ Assistente sociale di competenza
- Sono state pagate 2 bollette della luce
- E’ stato acquistato un farmaco per un giovane senza fissa dimora
- Sono state pagate 2 mensilità di affitto ad una famiglia nomade nata a
Rovereto e residente in parrocchia.
- E’ stata pagata una quota d’ affitto ad una signora italiana, su indicazione
dell’ assistente sociale.
- E’ stata pagata una cauzione per testi scolastici per una studentessa delle
Barelli.
Anche se, rispetto all’ anno precedente si è registrato un leggero incremento,
le presenze sono sempre molto limitate, considerata la vastità della zona. A
nostro parere questo è dovuto al fatto che molti immigrati si sono trasferiti nelle
periferie e che nel centro città i bisogni sono minori o diversi.
Nel servizio hanno operato 6 volontari, che con puntualità sono stati presenti in
coppia ed hanno svolto i vari compiti. Solo per la segreteria del Cedas è stata
indicata una referente.
Il gruppo si è incontrato una volta al mese per la programmazione, la verifica e
l’ analisi di particolari problemi. Per la formazione i volontari hanno frequentato
i corsi proposti dal Cedas e la supervisione insieme al PAP di Lizzana,
secondo il calendario predisposto. Inoltre si sono riferiti con precisione agli
assistenti sociali del territorio con i quali hanno sempre tenuto buoni rapporti di
collaborazione e di fiducia. Altro riferimento importante è stato il Cedas, al
quale i volontari si sono rivolti spesso e per qualsiasi dubbio e necessità.
Per coinvolgere la comunità, il parroco, durante alcune messe, ha informato
sull’ esistenza del PAP, con un appello a tutti a diventare attivi nella carità.
In preparazione alla Giornata della carità, i gruppi di catechesi sono stati
coinvolti nel completare con i chicchi di frumento i depliant inviati dal Cedas. I
catechisti hanno colto l’ occasione per approfondire il significato della carità e
stimolare l’ impegno in questo ambito.
E’stato anche preparato un volantino illustrativo del punto di ascolto della
parrocchia.
Obiettivo per il 2010 è migliorare proprio l’ aspetto del coinvolgimento, perché
la comunità di santa Caterina si faccia più sensibile e corresponsabile verso le
istanze e i bisogni di chi è in difficoltà.
61
P.A.P VILLA LAGARINA
Il Punto di ascolto del Decanato di Villalagarina ha per competenza un
territorio piuttosto vasto che coinvolge 15 Parrocchie, da quella di Isera per
tutta la Destra Adige fino a Nomi, senza dimenticare quelle di Calliano e di
Besenello. A seguito di tale distribuzione territoriale inizialmente (anno 2006)
avevamo pensato di avere due punti di accoglienza: uno a Nomi ( presso le
sale comunali ) ed uno a Nogaredo (presso le sale gentilmente prestateci dal
Gruppo Anziani), da aprirsi alternativamente. Con il passare del tempo ci
siamo accorti che, in realtà, per gli utenti era più pratico recarsi a Nomi anche
per il favore dei mezzi pubblici. Quest´anno siamo riusciti a trasferirci, pur
rimanendo sempre a Nomi, in una sede più stabile e accogliente presso i locali
della Parrocchia, dotata di un armadio chiuso per poter porre il nostro
materiale. Tale cambiamento è stato accolto favorevolmente dagli utenti. I
nostri colloqui si tengono regolarmente in sede ogni venerdì dalle 16.30 alle
18.00; a questi si aggiungono numerosi incontri infrasettimanali occasionali.
Coloro che si rivolgono a noi sono prevalentemente adulti, padri e/o madri di
famiglia, stranieri regolari, i quali chiedono un sostegno economico (bollette,
affitto, viveri, vestiti,…..) causato da una mancanza di lavoro. In particolare
abbiamo in carico 3 famiglie molto problematiche che cerchiamo di aiutare
,oltre che con colloqui con loro, anche attraverso il loro rapporto con terzi
(assistenti sociali, Trenta, banca, avvocati, patronato…). Nel nostro operare
abbiamo sempre cercato di accogliere con disponibilità e attenzione nuovi
eventuali utenti e, con qualcuno, abbiamo instaurato un rapporto di “puro”
ascolto e sostegno umano che viene molto apprezzato. Per quanto concerne il
lavoro di rete, abbiamo contatti frequenti con le assistenti sociali competenti
sul territorio. Quando è stato necessario abbiamo interessato, oltre al CedAS
di Rovereto, gli Assessori comunali alle attività sociali, i parroci, il dirigente
scolastico e la popolazione. I risultati hanno avuto esito positivo, molto
positivo, indifferente, talvolta negativo a seconda dell´interlocutore.
Il nostro gruppo è costituito da 5 volontari più due in affiancamento; non
abbiamo un responsabile per la difficoltà di tempo disponibile di ciascuno. Ci
siamo comunque suddivisi i compiti in:
- rapporti con la banca,
- rapporti con il CedAS,
- colloqui con le assistenti sociali e/o altri,
- lavoro di segreteria.
Tuttavia siamo tutti sempre disponibili a scambiarci i ruoli. Ci rendiamo conto
di essere in difficoltà in quanto pochi e perché ciascuno di noi ha problemi di
lavoro e/o familiari. Abbiamo cercato di trovare nuovi volontari attraverso i
volantini consegnati nelle Parrocchie e distribuiti alle persone, anche
attraverso conoscenze personali, ma non abbiamo ancora ottenuto una
risposta positiva.
Continuiamo comunque a darci da fare sperando nel futuro, cercando di fare il
meglio che possiamo.
62
NUOVI BISOGNI, NUOVE RISPOSTE
Il servizio “aiuto – compiti”
Si è voluto quest’anno dedicare una parte di questa pubblicazione per dare
spazio ad un approfondimento qualitativo di un servizio che si sta
diffondendo in alcuni PaP e CedAS.
Si tratta del servizio chiamato “aiuto compiti” che, come si potrà rilevare
dalle sintesi seguenti, si pone come sostegno innanzitutto alla famiglie (in
maggioranza straniere, ma non solo) nel seguire i figli nel lavoro scolastico.
Perché si presentano 4 esperienze ?
Perché ben rappresentano la presenza di pluralismi etnici sui nostri decanati e
territori.
Perché ognuna di queste comunità, pur in modi diversi, ha rilevato (=ascoltato)
le nuove esigenze di queste famiglie, ha riflettuto e successivamente
progettato percorsi di sostegno con risposte concrete di servizi e/o esperienze.
Come leggere le 4 esperienze ?
Non tanto come uno sterile confronto tra un’esperienza ed un’altra.
Non tanto come un paragone numerico degli iscritti al servizio…
Ma, soprattutto, con un atteggiamento di sana contaminazione.
Da nuove esperienze ciascuno di noi, o meglio ciascun centro d’ascolto
(CedAS o PaP), potrà interrogarsi se anche lì ove tale servizio non esiste
potrebbe essere considerato come risposta proficua per la propria comunità.
Ci si potrà interrogare sull’importanza di saper leggere i bisogni della propria
comunità, di come poterli condividere con la comunità ecclesiale.
Si potrà riflettere assieme sul positivo che maggiormente condividiamo di
ciascun esperienza riportata per poterlo poi ripensare, eventualmente rivedere
e adattare alle proprie esigenze, forze, disponibilità.
Si potrà riflettere sul senso di saper coinvolgere nuove persone (per es.
giovani studenti) per nuovi servizi, sul valore del servizio gratuito e sul valore
di “far conoscere” alla propria comunità i nuovi bisogni e le nuove risposte.
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APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto – compiti”
PARROCCHIA LIZZANA
Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare
questo servizio?
Da un confronto tra il referente del PaP di Lizzana e la volontaria del PaP di S.
Maria (Teresa G) che ha seguito l’avvio del servizio aiuto compiti nella propria
parrocchia, si è evidenziato che anche la scuola elementare presente nel
bacino di Lizzana faceva parte del medesimo Istituto Comprensivo di quello
del Rione di S. Maria. Pertanto si è valutato che anche il PaP di Lizzana
avrebbe potuto proporre un servizio analogo a sostegno delle famiglie
straniere, sapendo della loro presenza sul territorio. Come per il PaP di S.
Maria, anche Lizzana ha stabilito di progettare il servizio aiuto-compiti come
strumento di sostegno ai bambini (e quindi alle famiglie) stranieri che
abbisognano di accompagnamento nel comprendere le “consegne” (compiti a
casa) scolastiche per le quali i genitori,spesso, non riescono a svolgere per la
difficoltà linguistica.
Con chi vi siete confrontati?
Il progetto è stato proposto in Consiglio Pastorale Parrocchiale che lo ha
sostenuto immediatamente mettendo a disposizione alcuni spazi della
canonica.
Da quando è iniziato il servizio ?
Ha avuto inizio con il febbraio 2009 (2° quadrimest re anno sc. 2008/09),
precisamente dal 14/02/09 fino al 30/05/09.
Su iniziativa di chi ?
Il responsabile del PaP Lizzana ha valutato la necessità di proporre il servizio
in conseguenza di una sollecitazione da parte di un’assistente sociale
(referente delle famiglie straniere c/minori nel quartiere interessato) che
conosceva l’analogo servizio attivato dal PaP di S. Maria con alcune scuole
dell’Istituto Comprensivo Rovereto Sud che include anche la scuola di Lizzana.
Quali sono stati i soggetti coinvolti ?
Alcuni volontari del Pap Lizzana, la scuola elementare F. Guella (Via Piave),
la parrocchia.
Si è stabilita una “rete” con le scuole ? Sì:.
Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di
collaborazione si è stabilita?
Una docente della scuola si è resa disponibile ad un incontro con le famiglie
straniere interessate per spiegare il servizio, luogo e orari di ritrovo e per
raccogliere le iscrizioni.
Con la stessa docente si sono mantenuti i contatti per tutto il corso del servizio
e per una verifica finale sull’esito dell’esperienza
Il servizio è stato proposto ai bambini stranieri delle classi 1,2,3 elementare.
L’insegnante ha mantenuto per tutta la durata del servizio un collegamento
con i volontari al fine di poter offrire un sostegno il più rispondente possibile
alle esigenze dei fanciulli.
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Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”?
La scuola ha provveduto ad incontrare i genitori dei bambini stranieri per
spiegare l’opportunità e modalità di attuazione del servizio.
Quante sono state le risposte ?
Nel II° quadrimestre dell’anno scolastico 2008/09 s i sono iscritti 8 bambini
stranieri.
Come siete organizzati (giorni, orari, sede)?
Il servizio si è tenuto tutti i sabato mattina per un’ora e mezzo.
Il lavoro svolto dai volontari è stato quello di aiutare i bambini a decodificare le
consegne scolastiche per il lavoro a casa del fine settimana; tale servizio era
quindi rivolto;indirettamente; alle famiglie che spesso, pur avendo una discreta
padronanza della lingua italiana parlata, non sono sufficientemente competenti
nelle parti del “leggere e scrivere”.
I bambini venivano accolti in canonica dai volontari, dove dovevano essere
accompagnati e prelevati dai genitori. Per ciascun bimbo la parrocchia ha
provveduto alla copertura assicurativa.
A turno, un volontario del PaP, passava dal gruppo di lavoro per verificarne il
procedere o aiutarlo in eventuali necessità.
Quali sono stati gli esiti dell’esperienza?
Buoni in quanto i bambini sono riusciti ad acquisire maggior autonomia nella
comprensione e nello svolgimento dei compiti; si sono inoltre rafforzati i
legami di conoscenza tra i bambini ed tra i bambini ed i volontari.
Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed
eventualmente in che misura?
2 bambini si sono ritirati dal servizio per motivi familiari (rientro in patria).
Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ?
Studenti universitari.
Come sono state coinvolte?
Con il passaparola in parrocchia e con il gruppo-giovani.
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APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto compiti” – PAP S. MARIA
Anno scolastico 2008/09
- Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare
questo servizio?
Il Progetto è stato avviato quale risposta a bisogni emersi sul territorio e
segnalati al PaP da un’assistente sociale e da un’insegnante della scuola elem
R. Elena.
La richiesta era partita per l’esigenza di sostengo ad un bambino straniero
residente nella parrocchia (segnalato dall’ass. sociale), ma dopo una prima
valutazione tra i volontari del PaP si è rilevato che la richiesta singola era
senz’altro presente in altre famiglie straniere e pertanto il servizio avrebbe
avuto più senso se aperto a tutti i bambini stranieri e non ad un caso in
particolare.
L’esperienza del PaP con le famiglie straniere aveva rilevato come fosse per
queste una difficoltà l’accompagnare i propri figli nella decodifica dei compiti
per casa, piuttosto sostanziosi soprattutto per il fine settimana.
Gli obiettivi principali fissati dal Progetto sono stati:
promuovere l’integrazione degli alunni stranieri;
offrire solidarietà a genitori immigrati
accogliere richieste istituzionali
lavorare in rete
Il PaP ha quindi incaricato una volontaria del gruppo quale referente del
servizio che si è attivata nel prendere contatti con scuole e servizi sociali ed il
parroco.
- Con chi vi siete confrontati?
Con i dirigenti scolastici e docenti delle 2 scuole elementari (R. Elena e Dante
Alighieri) che raccolgono bambini provenienti dalla parrocchia. ).
E’ stato presentato il progetto in Consiglio Pastorale Parrocchiale
- Da quando è iniziato il servizio ? Novembre 2008
Su iniziativa di chi ? Su iniziativa del PaP S. Maria.
Quali sono stati i soggetti coinvolti ?
Dirigenti scolastici suole elem. R. Elena e D. Alighieri – Parroco S. Maria.
Si è stabilita una “rete” con le scuole ? Sì,
Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di
collaborazione si è stabilita?
In forma prevalentemente di collegamento permanente tra la responsabile del
gruppo volontari del servizio e gli insegnanti delle 2 scuole. Ciò al fine di
favorire una continua osservazione dell’evoluzione dell’esperienza
Il Progetto prevede quale compito delle scuole individuare i bambini ai quali
proporre la frequenza del servizio.
- Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”?
E’ stato presentato dalle scuole alle famiglie straniere in un incontro specifico
al seguito del quale la scuola ha raccolto le iscrizioni.
Si sono presentate le modalità operative del servizio, quali:
Destinatari: alunni 1 – 2 – 3 classe elem. T.P. (tempo pieno)
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Orario: 2,5 h. sabato mattina
Lavoro in gruppo
Sede degli incontri: sale oratorio parrocchiale
Assicurazione resp. Civile: a carico dell’Oratorio S. Maria
- Quante sono state le risposte ?
Nell’anno scolastico 2008/09 si sono iscritti 11 bambini che hanno lavorato
suddivisi in 2/3 gruppi. Nel tempo si è rilevato un progressivo aumento dei
bambini inseriti nel servizio.
- Come siete organizzati (giorni ed orari)?
Il servizio prevede un incontro alla settimana di due ore e mezzo – al sabato
mattina.
- Quali sono stati gli esiti dell’esperienza?
S possono valutare come buoni, in considerazione della frequenza e dal
riscontro con i docenti.
- Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed
eventualmente in che misura? No.
- Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ?
Sono insegnanti pensione – volontari del PaP – volontari della parrocchia –
studenti sc. superiori e universitari.
Anche per i volontari si è riscontrato, nel tempo, un progressivo aumento di
persone disponibili.
- Come sono state coinvolte?
Con il passaparola/contatti individuali.
Nota aggiuntiva:
La responsabile del Progetto “Aiuto Compiti” e la responsabile del PaP S.
Maria hanno chiesto un contributo (pari al 10% dell’investimento realizzato) a
sostegno di quanto investito in tale attività, alla Cassa Rurale di Rovereto ed
alla Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto.
L’ammontare dei costi del progetto, a fronte dei quali si richiedeva il contributo,
era pari ad un totale di € 6.912,50.
Entrambi i soggetti interpellati hanno dato risposta negativa.
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APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto – compiti”
Parrocchia S. Giuseppe – a.s. 2008/2009
Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare
questo servizio?
Principalmente sull’osservazione, da parte dei membri della Commissione
Caritas parrocchiale, del numero sempre maggiore dei bambini/ragazzi
stranieri nelle scuole (elementari e medie) presenti nel quartiere/parrocchia.
Secondariamente per aiutare bambini e ragazzi (stranieri e non) che hanno
difficoltà scolastiche, sia per la lingua che per altre motivazioni.
Le scuole interessate al progetto sono le “Ghandi” – Via Puccini, 22
(elementari) e le “Negrelli”C.so Bettini (medie).
Con chi vi siete confrontati?
Si sono individuati 4 soggetti con i quali promuovere il confronto/proposta del
progetto.
1° Il Consiglio Pastorale Parrocchiale che da subit o ha dato appoggio totale al
progetto stabilendo che tale gruppo di volontariato sarà gestito, in fase di
avvio, dalla Caritas parrocchiale ed in seguito dal Punto Ascolto Parrocchiale
come qualsiasi altro tipo di volontariato presente in parrocchia. All’interno del
gruppo di volontariato è stata individuata una persona con ruolo di
coordinatore.
2° La Dirigente del plesso scolastico Volano – Rove reto Nord (sostituirei con
“l’allora preside delle scuole medie Luigi Negrelli, che ha valutato sufficienti le
risorse presenti sul territorio (U.Girella, C’entro Anch’io, convenzione ass.
scolastica, insegnanti interni, coordinamento bambini nomadi, ass. sociali,
mediatori culturali, commissione “benessere” per il disagio, commissione per
gli stranieri). La proposta di prevedere modalità di realizzazione del progetto
attraverso le segnalazioni della scuola non viene accettata dalla Dirigente per
motivi legati alle regole molto rigide della privacy. Offre però disponibilità a fare
da canale informativo consentendo la circolazione di materiale pubblicitario e
comunicando l’iniziativa agli insegnanti.
Mentre la scuola elementare Ghandi accoglie l’iniziativa dando piena
collaborazione attraverso le insegnanti che inviano da subito alcuni alunni in
difficoltà.
3° L’associazione “Città Aperta” accoglie la propos ta assicurando
collaborazione nella ricerca di alunni in difficoltà per la lingua. L’associazione
si rende inoltre disponibile per tradurre il volantino informativo in tre lingue
(curdo, albanese, arabo). Un membro (straniero) dell’associazione si inscriva
al gruppo di volontariato aiuto-compiti per facilitare il convenire delle famiglie
straniere.
4° Il C’entro anch’io da la sua disponibilità e con tatta il servizio compiti per
incontri congiunti al fine di affidare e far conoscere le difficoltà di alcuni
ragazzi.
Da quando è iniziato il servizio ? Dall’ottobre 2004 e tuttora presente.
Su iniziativa di chi ?
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Progetto realizzato dalla Commissione Caritas Parrocchiale che, in fase di
avvio del progetto, ha affidato l’incarico ad un proprio membro come
coordinatore il quale si è occupato della ricerca dei volontari individuando da
subito il futuro coordinatore e con punto di riferimento il PaP per la raccolta
delle iscrizioni.
Quali sono stati i soggetti coinvolti ?
- Il Consiglio Pastorale Parrocchiale per una conoscenza/condivisione con
la comunità;
- La Dirigente scolastica delle 2 scuole coinvolte per la divulgazione
dell’iniziativa;
- L’Ass. Città Aperta per avvicinare le famiglie straniere.
- Il C’entro anch’io
Si è stabilita una “rete” con le scuole ? No.
Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”?
a) negli avvisi della messa domenicale;
b) attraverso locandine informative distribuite nelle scuole (in più lingue);
c) con il passaparola
Quante sono state le risposte ?
Nel corso dell’anno scolastico 2008/2009 vi è stata una frequenza di 25
bambini/ragazzi con 14 volontari. La presenza degli stranieri è all’incirca del
50%.
Come sono stati organizzati i lavori (giorni, orari, sede)?
Il coordinatore del gruppo di volontariato raccoglie le iscrizioni e disponibilità
dei volontari.
Predispone un incontro di illustrazione logistica del servizio alle famiglie alla
partenza del servizio, solitamente a fine ottobre o primi di novembre.
Si impegna inoltre a mantenere per tutta da durata del servizio i contatti con i
volontari; è inoltre disponibile a delle verifiche per eventuali casi particolari
durante i mesi di lavoro. A fine anno il coordinatore incontra i volontari per un
momento di verifica dell’esperienza.
Il servizio si svolge solitamente nei pomeriggi e il sabato mattina.
Ogni volontario si impegna a seguire l’alunno affidatogli per tutto il periodo
richiesto conformemente alla disponibilità data. Ogni alunno lavora in rapporto
individuale con il volontario. Solo in alcuni casi (es. compagni di classe o
fratelli) il volontario lavora con più di un alunno.
Ogni studente si impegna a frequentare gli incontri per lui predisposti; in caso
di assenza non precedentemente giustificata, il volontario informa al più presto
la famiglia.
I volontari si occupano anche (se richiesto) di mantenere i contatti con gli
insegnanti dei ragazzi attraverso la frequentazione delle udienze.
Il servizio viene svolto nelle sale della parrocchia. Tale scelta è determinata
dal convincimento che il contesto favorisca serenità nell’apprendimento. La
parrocchia tutela i ragazzi iscrivendoli alla propria assicurazione.
Si richiede ai ragazzi una partecipazione alle spese inerenti l’uso delle sale
(elettricità, riscaldamento, assicurazione…)nella cifra di € 15,00 annuali, salvo
casi in particolari difficoltà economiche.
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Chi sono le persone volontarie che si dedicano al servizio ?
Sono in maggioranza insegnanti in pensione ed in minoranza insegnanti in
servizio, studenti universitari e di scuole superiori e inferiori
Come sono state coinvolte?
Esponendo in parrocchia delle locandine con richiesta di disponibilità al
servizio rivolto a insegnanti, insegnanti in pensione, studenti e attraverso gli
avvisi della messa domenicale.
Il progetto ha stabilito che il servizio dei volontari è completamente gratuito.
Quali sono stati gli esiti dell’esperienza?
Buoni per la riuscita al recupero scolastico dei frequentanti.
Buoni anche per i casi di famiglie che attraverso tale esperienza si sono
avvicinate alla parrocchia.
Si sono invece riscontrate delle difficoltà ad accontentare tutte le richieste.
Nel corso del servizio vi sono stati eventuali abbandoni, ed
eventualmente in che misura?
Non si sono verificati abbandoni; è stata rilevata qualche assenza senza
preavviso da parte di ragazzi delle scuole medie.
APPROFONDIMENTO SERVIZIO “aiuto compiti” - CEDAS MORI
- Sulla base di quale lettura del bisogno è stato pensato di realizzare
questo servizio?
Il servizio è stato avviato dal CedAS Mori inizialmente su sollecitazione delle
famiglie con figli in età scolare con qualche difficoltà di apprendimento
(linguistica, cognitiva o di metodo) che non erano riusciti a rientrare nei servizi
istituzionali esistenti di recupero, ed in seguito anche su sollecitazione della
scuola al CedAS Mori.
- Con chi vi siete confrontati?
Con la dirigente scolastica ed alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo Mori (sc.
elementari + medie). Il progetto è stato presentato in Consiglio Pastorale
Parrocchiale dalla Commissione Caritas.
- Da quando è iniziato il servizio ?
Ottobre 2009
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Su iniziativa di chi ?
Su iniziativa del CedAS Mori..
- Quali sono stati i soggetti coinvolti ?
Dirigente scolastica e insegnanti Istituto Comprensivo Mori – Assessorato
Istruzione Comune Mori – Parrocchia di Mori.
- Si è stabilita una “rete” con le scuole ?
Sì,
Se sì, come è stata accolta dalle stesse la proposta e che tipo di
collaborazione si è stabilita?
In forma prevalentemente di collegamento permanente tra i volontari del
servizio e gli insegnanti delle 2 scuole. Ciò al fine di favorire una continua
osservazione dell’evoluzione dell’esperienza
- Come è stato fatto conoscere il servizio “aiuto – compiti”?
Non è stato pubblicizzato, ma ha voluto essere soprattutto una risposta alla
richiesta delle scuole. E’ stato poi proposto dalla scuola alle famiglie. Obiettivo
prioritario del progetto rimane quello di offrire al bambino/ragazzo strumenti e
metodi di lavoro per poter raggiungere un’adeguata autonomia e poter
proseguire senza supporti.
- Quante sono state le risposte ?
In questo primo anno scolastico 2009/10 si sono iscritti 15 ragazzi, di cui 3
stranieri per le scuole elementari e 8 italiani e 4 stranieri per le scuole medie.
- Come siete organizzati (giorni ed orari)?
Il servizio prevede un incontro alla settimana di un’ora e mezza, dalle 14,30
alle 16 nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì
Per i ragazzi della scuola media il servizio si è svolto all’interno della scuola
con divisione in piccoli gruppi rispettando le classi di provenienza.
Il lavoro con i bambini della scuola elementare – 3 e tutti stranieri – si è svolto
nel locali della biblioteca civica previa autorizzazione del Comune . Il lavoro
tra bambini e volontari è stato individuale.
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C.e.d.A.S.
Centro di Ascolto e Solidarietà
Caritas decanale Rovereto
Via Setaioli
Tel 0464 – 423263
e-mail [email protected]
[email protected]
72
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