XXVII CONCORSO DI POESIA SARDA CREI - ACLI CHIARAMONTI 28 NOVEMBRE 2015 COMUNE DI CHIARAMONTI AcliTerra Associazione Professionale Agricola C.R.E.I. - A.C.L.I. della SARDEGNA Settore Folk e Cultura via Roma 173 09124 Cagliari finito di stampare nel mese di novembre Sprint Nizza 29 - Sassari 2015 presso la casa editrice via Le fotografie sono state realizzate da Gianni Camedda e Bruno Maniga 2 I VENTISETTE ANNI DEL PREMIO DI POESIA SARDA “CREI-ACLI SARDEGNA” LE CERIMONIE DI PREMIAZIONE I SASSARI 5 Febbraio 1989 II SASSARI 11 Febbraio 1990 III SASSARI 24 Febbraio 1991 IV SASSARI 15 Marzo 1992 V SASSARI 31 Ottobre 1993 VI MILIS 19 Novembre 1994 VII MEANA SARDO 28 ottobre 1995 VIII POZZOMAGGIORE 23 novembre 1996 IX DECIMOMANNU 11 ottobre 1997 X BIELLA 5-6 Dicembre 1998 XI TULA 18 Dicembre 1999 XII BUDDUSO’ 18 Novembre 2000 XIII CODRONGIANOS 24 Novembre 2001 XIV MONTI 9 Novembre 2002 XV BENETUTTI 22 Novembre 2003 XVI SENEGHE 27 Novembre 2004 XVII ELMAS 26 Novembre 2005 XVIII SINISCOLA 25 Novembre 2006 XIX PORTO TORRES 24 Novembre 2007 XX SASSARI 13 Dicembre 2008 XXI SIURGUS DONIGALA 31 Ottobre 2009 XXII TERGU 20 Novembre 2010 XXIII MONTRESTA 26 Novembre 2011 XXIV SILIUS 29 Dicembre 2012 XXV LAERRU 22 Febbraio 2014 XXVI SANTA GIUSTA 8 Novembre 2014 XXVII CHIARAMONTI 28 Novembre 2015 3 Lettera del Presidente Regionale delle ACLI della Sardegna Ing. Fabio Meloni La cerimonia di premiazione si svolge quest’anno a Chiaramonti, come concordato a suo tempo con il Sindaco del paese. E’ un’occasione propizia per incontrare e conoscere i migliori poeti della Sardegna e nel contempo la comunità locale. Intanto, mi piace ricordare che si tratta della XXVII edizione del Premio, un traguardo che premia un cammino piuttosto lungo, possiamo sicuramente dire un pezzo della storia delle Acli della Sardegna. Una storia sostanziata dalla partecipazione di tantissimi poeti in lingua sarda, dai più grandi ai piccoli, uomini e donne, nella quale non è stato meno importante il coinvolgimento della gente, in tutti i paesi dove si è svolta la cerimonia di premiazione. Gli organizzatori, infatti, hanno scelto di realizzare un evento culturale che camminasse in mezzo alla gente, portando sulla scena anche gli studenti delle scuole medie e delle scuole elementari, con poesie e racconti. La cerimonia di premiazione, come i poeti sanno, si è sempre svolta in località diverse. Da Sassari a Decimomannu, da Milis a Siniscola, da Meana Sardo a Tula, da Porto Torres a Biella e infine a Chiaramonti. Ovunque il Premio ha portato un contributo di cultura, non solo di poesia, insieme a un’occasione di incontro e di riflessione. Grazie al coinvolgendo, oltre che dei poeti, anche dell’Amministrazione locale, delle scuole e della popolazione locale. Come si può ben vedere, si tratta di un viaggio ogni volta più impegnativo, che richiede risorse soprattutto umane e culturali. Ed è anche una scommessa, 4 il cui risultato è di notevole importanza e riguarda la Sardegna intera, non soltanto le Acli. A questa prestigiosa iniziativa, che consiste anche nella realizzazione di un corposo libretto, ha sempre risposto una partecipazione di poeti, sia adulti che bambini, da ogni parte dell’isola e anche dalla penisola. Quest’anno poi si è pensato anche agli anziani, in modo particolare, dando spazio alla loro dimensione esistenziale e culturale, dedicando loro due sezioni tematiche, alle quali hanno concorso numerosi poeti. In quanto Premio di poesia sarda e non solo, le Acli hanno inteso proporsi anche come motore di divulgazione della lingua, della musica e della cultura sarda, inserendo dopo la cerimonia di premiazione dei momenti musicali, in particolare con i cantadores a chiterra. Infine, il mio sentito ringraziamento: all’organizzazione di questo Concorso, in particolare a Franceschino Dettori, alla Giuria e a quanti hanno fattivamente collaborato in tutti questi anni. Cagliari, novembre 2015 Fabio Meloni Presidente delle Acli della Sardegna 5 COMITATO D’ONORE Gianni Bottalico, Presidente Nazionale ACLI Fabio Meloni, Presidente A.C.L.I. della Sardegna Francesco Pigliaru, Presidente della regione Sardegna Marco Pischedda, Sindaco di Chiaramonti Dionigi Deledda, Sindaco di Orgosolo Antonello Figus, Sindaco di Santa Giusta Virginia Mura, Assessore Regionale Lavoro Claudia Firino, Assessore Regionale Pubblica Istruzione Silvio Lai, Senatore della Repubblica Valter Piscedda, Consigliere regionale Antonello Cabras, Presidente Fondazione Banco di Sardegna Salvatore Mannoni, vice sindaco di Chiaramonti Maria Antonietta Solinas, Assessore alla cultura di Chiaramonti Paolo Tirotto, Parroco di Chiaramonti Carlo Patatu, scrittore Giovanni Carmelo Marras, Direttore Didattico Gavinuccio Pinna, Presidente ACLI TERRA Sassari Antonello Caria, Commissario ACLI Provinciali di Sassari Mauro Carta, Presidente Provinciale ACLI Cagliari Salvatore Orrù, Presidente Provinciale ACLI Nuoro Carlo Tortora, Presidente Provinciale ACLI Oristano 6 Il Presidente delle A.C.L.I. della Sardegna Fabio Meloni, il Sindaco di Chiaramonti Marco Pischedda, Franceschino Dettori, responsabile del Concorso di poesia sarda C.R.E.I. - A.C.L.I. della Sardegna ringraziano Laura Pinna Bastianella Ranedda Franca Sanciu Nicolina Spada Amelia Soddu Nannina Soddu Antonello Ledda Bastianino Soddu Giovanni Forrija Roberto Satta Paolo Saba La Nuova Sardegna L’Unione Sarda Il Messaggero Sardo Radio e Televisioni Segreteria FAP ACLI della Sardegna La Segretaria Fap ACLI di Cagliari La Segretaria FAP ACLI di Nuoro La Segretaria Fap ACLI di Oristano La Segretaria FAP ACLI di Sassari Gli Sponsor Mario Fiori, Monti Tonino Sanna, Pozzomaggiore Pro Loco Chiaramonti Cantina del vermentino Monti Panetterie Sanna, Pozzomaggiore Cantina Pedres, Olbia Azienda vinicola Binzamanna, Martis Consulta Giovanile Chiaramonti Aeroclub I Grifoni Agriturismo Sas Damas Ruiu Carni, Chiaramonti Pasticceria Ziccheddu Cossu Azienda Agricola Su Cannau, Chiaramonti Formaggi Muzzoni Margherita, Chiaramonti Agriturismo Pentuma, Chiaramonti Agriturismo Spinalva, loc. Spinalva Supermercati ABC Ferdinanda Angioni CANTADORES A CHITERRA NOITOLOS Danilo Denanni di Chiaramonti Matteo Dore di Osilo Gian Daniele Calbini di Perfugas Maria Teresa Denanni di Chiaramonti Nathalie Faedda di Chiaramonti Franco Sechi di Chiaramonti CANTADORES Francesco Falchi di Ardara Francesco Manchia di Chiaramonti Giuseppe Masia di Sassari Massimiliano Murrighili di Telti Maurizio Mocci di Riola Sardo SONADORES DE CHITERRA Nigola Saba de Cossuine Paolo Senes di Sorso 7 Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione A.C.L.I. Sardegna, settore FoIk e Cultura sarda, in collaborazione con le Presidenze Provinciali di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari, bandisce il XXVII Concorso di Poesia Sarda inedita (già Concorso Presidenza Provinciale A. C. L. I. Sassari). REGOLAMENTO IL CONCORSO SI ARTICOLA IN CINQUE SEZIONI (A – B – C – D - E) Possono partecipare tutti i poeti sardi, anche non residenti in Sardegna. Le poesie, espresse nelle varianti della lingua sarda, incluse le parlate alloglotte di cui si richiede la traduzione in una delle principali varianti della lingua sarda, non devono superare i 50 versi. Sono esclusi dalla partecipazione i poeti che hanno vinto il Primo premio nell’edizione precedente, limitatamente alla Sezione nella quale sono stati premiati. Possono invece partecipare in una Sezione diversa. SEZIONE A: POESIA INEDITA IN RIMA “In memoria di Cicito Canu, dirigente A.C.L.I.” Si concorre con una o due poesie in rima e metrica, a tema libero. SEZIONE B: POESIA INEDITA SENZA RIMA “In memoria di Ignazio Marras, dirigente A.C.L.I.” Si concorre con una o due poesie senza rima, a tema libero. SEZIONE C (La sezione è suddivisa in due sottosezioni) E): Riservata agli alunni della Scuola Elementare, anno scolastico 2014/2015. M): Riservata agli alunni della Scuola Media inferiore, anno scolastico 2014/2015. Sia gli alunni della scuola elementare che quelli della scuola media possono partecipare al concorso con una o due poesie, uno o due racconti o novelle che non superino le due cartelle dattiloscritte a spazio due. Si raccomanda vivamente ai concorrenti e agli insegnanti che curano il settore cultura sarda di attenersi alle norme di carattere generale previste dal Bando e di allegare in busta chiusa il certificato di frequenza, le generalità e il recapito completo e corretto dei concorrenti. SEZIONE D: POESIA INEDITA CON TEMA PREFISSATO “In memoria di Giuseppe Canu, dirigente ACLI”. Sezione voluta dalla FAP ACLI della Sardegna - Federazione anziani e pensionati. Tema: “In cale mundu semus andende?” Si concorre con una o due poesie in rima o senza rima rispettando il tema prefissato. SEZIONE E: POESIA INEDITA CON TEMA PREFISSATO Sezione voluta da ACLI TERRA PROVINCIALE DI SASSARI 8 Tema: “Sa terra est su chi produit. Ma est semper s’omine chi la cuntivitzat e non est mai su padronu”. è ammessa la partecipazione a tutt’e cinque le sezioni, con il limite di 2 (due) opere per ciascuna sezione. Verrà premiata una sola opera dello stesso poeta. Le opere, chiaramente dattiloscritte, vanno spedite in 8 (otto) copie o fotocopie, per raccomandata, entro il 30 Giugno 2015, al seguente indirizzo: COMITATO REGIONALE EMIGRAZIONE e IMMIGRAZIONE - ACLI - Via Roma, 130 - 07100 SASSARI. Per la data di spedizione farà fede il timbro postale. Le opere trasmesse devono essere inedite e mai premiate in altri concorsi. Tale clausola sussiste fino al momento della premiazione del concorso di cui al presente Bando. Le opere concorrenti devono essere completamente anonime o contrassegnate con un motto o uno pseudonimo. Tale motto o pseudonimo, le generalità, l’indirizzo ed eventuale numero telefonico, vanno scritti su foglio a parte, chiuso in busta non trasparente, da allegare alle poesie inviate. Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione e le Presidenze Provinciali delle ACLI si riservano tutti i diritti di trasmissione e pubblicazione delle opere premiate. La premiazione avverrà in una delle province sarde o presso sedi di emigrati sardi nel continente italiano o all’estero, che ne abbiano fatto richiesta. Si è candidata ad ospitare la premiazione del Concorso di cui al presente Bando l’Amministrazione Comunale di CHIARAMONTI (SS) Gli autori premiati, menzionati o segnalati saranno avvisati per tempo a domicilio. Tutti i concorrenti sono invitati alla premiazione la cui data sarà comunicata tempestivamente dalla segreteria del Concorso tramite stampa o altro mezzo. Compongono la Giuria Giovanni Fiori Presidente Bonaria Mazzone Commissario Giampaolo Sardu Commissario Salvatore Tola Commissario Nino Fois Presidente onorario della Giuria Antonio Strinna Segretario e Commissario Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione ACLI Sardegna si riserva il diritto di pubblicare opere di altri poeti partecipanti o no al Concorso. Il Presidente delle ACLI della Sardegna Fabio Meloni Il Responsabile del Concorso 9 Franceschino Dettori PREMIO POESIA SARDA INEDITA CREI-ACLI XXVII EDIZIONE 2015 Sassari, 13 luglio 2015 Verbale nr 1 In data odierna il Segretario del Premio poesia sarda Acli Antonio Strinna, coadiuvato dal Responsabile del settore folk e cultura sarda ACLI Franceschino Dettori, ha provveduto all’apertura delle buste inviate dai poeti partecipanti e alla successiva ripartizione delle opere nelle varie sezioni previste dal Bando di concorso. Sono pervenute nr 138 opere, risultate tutte valide. Gli adempimenti si sono svolti nel massimo ordine e nel rispetto del Bando di concorso. Nessuna opera è stata esclusa. La riunione, dedicata alla valutazione delle opere, viene fissata per il giorno 30 agosto 2015, alle ore 16.30, nei locali della sede provinciale delle Acli, via Roma 130, Sassari. Ai singoli componenti della Commissione verranno puntualmente consegnate le opere arrivate, divise per sezioni; gli stessi componenti saranno invitati formalmente al loro domicilio per la riunione conclusiva di valutazione. Il Segretario del Concorso Antonio Strinna Il responsabile del Concorso Franceschino Dettori 10 Sassari, 21 agosto 2015 Verbale nr. 2 In data odierna ha avuto luogo, presso il locale della sede provinciale delle Acli di Sassari, la riunione della Commissione esaminatrice per il XXVII Concorso di poesia sarda promosso dalle Acli regionali con la partecipazione dei Sigg. Giovanni Fiori presidente Nino Fois presidente onorario Bonaria Mazzone commissaria Giampaolo Sardu commissario Antonio Strinna commissario e segreterario Ha presenziato alla riunione il Signor Franceschino Dettori, responsabile folk e cultura sarda Crei-Acli. I componenti della Commissione esaminatrice si sono presentati alla riunione dopo attento esame delle opere partecipanti. La riunione è iniziata con una riflessione generale sullo stato di salute della poesia sarda e in particolare di quello del Concorso, come pure si è discusso sull’aspetto linguistico e su quello tematico. Si è quindi preso atto, con soddisfazione, della notevole partecipazione di autori e di opere. La Commissione giudicatrice ha ritenuto di premiare genericamente le classi e non gli autori che hanno partecipato alla sezione riservata alle poesie prodotte dai bambini. Si è infine proceduto alla valutazione e alla scelta delle opere da premiare. Per ultimo sono state stilate le relative graduatorie di merito. A conclusione della Riunione, la Commissione giudicatrice ha ritenuto di pubblicare le poesie nel Libretto rispettando la grafia utilizzata dai poeti partecipanti. Il Presidente della Giuria Il Segretario del Concorso Giovanni Fiori Antonio Strinna Il Responsabile del Concorso – Delegato ACLI Franceschino Dettori 11 PREMIO POESIA SARDA ACLI SARDEGNA 2015 GRADUATORIA SEZIONE A 1° Premio “Aeras ruajas de mare” di Maurizio Faedda di Ittiri 2° Premio “Amistade... puite” di Antonio Sannia di Bortigali 3° Premio “M’incantat sa luxi” di Dante Erriu di Silius MENZIONI D’ONORE “Tra migrantes” di Gerolamo Zazzu di Sassari “Narami luna” di Barore Chessa di Cheremule “Destinu eternu” di Luisa Masala di Sassari GRADUATORIA SEZIONE B 1° Premio “Addae... ue naschiat su dillu ‘e s’ispiga” di Tetta Becciu di Ozieri 2° Premio “Istimande a tie” di Rachel Falchi di Sassari 3° Premio “E’ muddinendi” di Antonello Bazzu di Sassari MENZIONI D’ONORE “Accostendi is cortinas a sa notti” di Marinella Sestu di Iglesias “Nuda eu” di Anna Maria Careddu di Sassari “Rimpientu” di Maddalena Spano Santor di Sassari “Est tando...” di Giangavino Vasco di Bortigali “Fola in forma di boccia” di Giuseppe Tirotto di Castelsardo GRADUATORIA SEZIONE D 1° Premio “Andala pro Damasco” di Istevene Flore di Sassari 2° Premio “Si tue bi ses!” di Angelo Maria Ardu di Flussio 3° Premio “Prexonera a cadenas de ammentu” di Ida Patta di Cagliari 12 MENZIONI D’ONORE “Camineras umbrosas” di Angelo Porcheddu di Banari “A cramma risponde” di Pietro Sotgia di Dorgali “In cale mundu...” di Salvatore Pintore di Sassari “Omine in caminu” di Stefano Arru di Sassari GRADUATORIA SEZIONE E 1° Premio “Terra” di Marco Ghisu di Sassari 2° Premio “Terra binidetta...” di Giuseppe Serra di Sassari 3° Premio “Sa terra est su produet...” di Gigi Piu di Magomadas MENZIONI D’ONORE “P’accuntità lu cori” di Domenico Mela di Castelsardo “Mama terra” di Istevene Demelas di Chiaramonti SEZIONE C Scuole medie ed elementari. La giuria ha deliberato di non assegnare alcun premio specifico ai singoli poeti, ma di pubblicare comunque le opere presentate e di dare un formale riconoscimento agli stessi e alle insegnanti. Florinas, scuola secondaria di I grado, classe 2ª, insegnante Giovanna M. Ledda: Lidia Arru, “Su sole”; Oussama Ibnorida, “S’amore”; Imane Kharbuch, “Sos sognos”; Martina Nuvoli, “S’istiu”; Carlo Perazzona, “Su beranu”; Diego Perazzona, “Su sole”; Gemma Sanna, “Sa musica”; Francesca Zara, “S’amistade”. S. Lussurgiu, scuola secondaria di I grado, classe 1ª: Davide Melia, “Campanile de bidda mia” e “Sa matita”; Antonio Meloni, “Passat su tempus” e “Entu ‘e carrasegare”. S. Lussurgiu, scuola elementare, classe 3ª: Francesco Carbinu, “Una canzone chena sensu” e “Su sole”; Angelo Sechi, “S’iscola” e “Sa oghe ‘e sa mudesa”; M. Chiara Panzali, “S’iscola”; Dalila Brazzi, “Sa matita”; Anastasia Puddu, “Sa mudesa prus...”; Lorena Serreli, “Sa carrela ‘e nanti”; Federica Caddeo, “Sa fadas”. 13 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 1° PREMIO AERAS RUJAS DE MARE di Maurizio Faedda “Aeras rujas de mare abbìat su muttu antigu”, ecco la suggestiva atmosfera e anche lo spirito con cui il poeta mette in movimento la sua narrazione poetica. Una narrazione che guarda al passato, all’intensa e appassionata attività che i contadini svolgevano una volta nelle campagne, e nel contempo è una narrazione che guarda al futuro manifestando alla fine il suo accorato auspicio: “torren atzudos, ispero, massajos a laurare”. I versi sono intessuti di immagini e sentimenti, attinti discretamente dalla memoria, capaci di attraversare un tempo ormai lontano; in questo modo ci viene offerto un racconto la cui nostalgia traspare leggera e la sua raffigurazione è lieve e densa di freschezza. “Birdes cunzados e tancas/ tottu in bestes de laore”. Il contadino non si limita a sfruttarla, la terra, l’arricchisce e la rende migliore. Perché ama la sua natura, come ama la propria. Perciò la rende ancora più bella. Ed è una bellezza che si rivela anche nei versi del poeta, avviando fin dall’inizio il suo naturale e intimo muttu antigu, dentro il quale la musica e il ritmo sono lo spirito stesso della vita. Ed è così che, con la forza della poesia, la terra diventa aeras rujas de mare. La poetessa Rachel Falchi con Francesco Dettori a Santa Giusta 14 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 1° PREMIO AERAS RUJAS DE MARE di Maurizio Faedda di Ittiri Aeras rujas de mare abbiat su muttu antigu, A passos in su ‘arvatu prò semenare su trigu intro sa tula sestada massajos a laurare. est a comintzos s’annada cun atzas e arramatu Dag’has s’incunza cumprida, giughene s’erpitze fattu fattu su fittu ‘e sa linna, chi iscristat sa terra azigu, sos boes in s’alapinna, peri su tempus amigu, remuzan proenda e sida. sos boes in sas cameddas Pro chi in campuras de vida e chie sas bertuleddas aidattone umpare a semenare su trigu. in sas cussorzas - che pare -, crescan de crìas sos mantos Birdes cunzados e tancas e in chelos a ispantos tottu in bestes de laore, aeras rujas de mare. manzaniles de lentore isfunan grinas biancas, Chittulianu a su friscu a be-i imbegher sas francas comintzas sas pulisias sedes a irranulare de prunitzas e tirìas, arzolas a bentulare ruos cun su briu aniscu, fintza a su ruju’e su sero, pane sutta su suiscu torren atzudos, ispero, ismurzas aunz’a figu massajos a laurare. brujende a lenu s’intrigu sutta in cheas de carvone, massarias e narvone abbiat su muttu antigu. 15 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 2° PREMIO AMISTADE... PUITE di Antonio Sannia Amistade... puite. Si capisce, il poeta fa subito una scelta. Quella del suo interlocutore. Non una scelta qualunque, tanto meno banale, perché il suo interlocutore è l’amicizia. Con lei dialoga mentre la osserva nelle tante situazioni della vita, le parla con affettuosa e preoccupata attenzione fin da quando la scopre: “Che rundine ligada/ cun cadenas e bentos”. La sua esistenza è ormai drammatica: “Prena ‘e pruere, in mesu a terra e mare”. Ma in fondo che cos’è la sua amistade, se non la barca della vita, il suo destino sempre più precario? Una barca, spiega il poeta “Chi undas de traschìa/ iscuden a sa rocca”. Ma il dialogo del poeta con l’amicizia non può certo rassegnarsi e lasciare che vada alla deriva, nelle fauci del naufragio. “Mancari a manos nudas/ carigna sas isperas”. E infine: “Non ponza in dudas/ sas lughes prus sintzeras/ chi cun decoro das, sorre amistade”. Sono versi, dunque, alla ricerca della luce. E la luce la conquistano proprio quando la poesia si rivela nella sua essenza, naturalmente ospitale, onesta e contrastata come i sentimenti dell’amicizia che anima il poeta. Gavinuccio Pinna premia il poeta Gonario Carta Brocca a Santa Giusta 16 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 2° PREMIO AMISTADE... PUITE di Antonio Sannia di Bortigali Che rundine ligada E undas de traschia cun cadenas e bentos, iscuden a sa rocca prena ‘e pruere, in mesu a terra e mare, sa barca de sa vida, chena vela; adduras ammudada, t’an trampadu ‘e zenia, nuda, chena sustentos, sos nuscos de sa frocca, ranos de ‘nudda’ as depidu incunzare. chi de biancu an tintu sa bandela. Orrios chena trigu Cun ticcos de dulcore, sun umbras in s’isprigu, nieddos de mugore, chi cuntentas si pesan a bolare. an postu fozas grogas in carrela. Covaldas, subra ‘e palas, Impedrados de gosu che mariposas chi non giughen alas. fattos da’ un’amigu imbidiosu! Muilande sos tronos, Mancari a manos nudas, accumpanzan cuntentos, carigna sas isperas, arzas dillirianas in su ballu; de pruere incarralza donzi frade; sun cantigos e sonos, e non ponzas in dudas, in tulas de lamentos, sas lughes prus sintzeras, sas caras ammuntadas cun s’isciallu, chi cun decoro das, sorre amistade. semende eremizu, e poninde allughinzu, in s’amore chi como est ruttu in fallu. Tèssidu ‘e cannisone miserinu, inserradu che presone. 17 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 3° PREMIO M’INCANTAT SA LUXI di Dante Erriu L’incanto suscitato dalla luce, reale o metaforica che sia, è sempre una sorta di prodigio. Se poi si tratta della luce della Luna, qualcosa di magico, qualcosa che nasconde un grande potere, entra nella vita dell’uomo sino a trasformare la sua realtà. “Studandi su prantu de mama/ ca perdiu at a fillu cun filla”. Ma poi, con il sorgere del sole, torna drammatica la realtà di tanta gente disperata, che viaggia per terra e per mare e anche nel deserto dell’abbandono, mentre la nostra indifferenza ci rende ciechi e insensibili. Sino a ignorare volutamente che sono molti i potenti, quelli delle industrie multinazionali, che sfruttano le terre e le ricchezze di tanti popoli indifesi. Alla fine, per i più poveri non rimane che lasciare anche quel poco che hanno e darsi alla fuga: affrontare mari e terre pur sapendo che qualcuno potrebbe sfruttarli ancora, e sapendo anche che la morte li aspetta da qualche parte, nel deserto o fra le onde. E anche la poesia sa, insieme a loro, sa che l’incanto della luce non può ignorare nessun destino, non lascia nel silenzio nessuna tragedia. Giommaria Urgu premia Ida Patta a Santa Giusta 18 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) 3° PREMIO M’INCANTAT SA LUXI di Dante Erriu di Silius M’incantat notesta sa luxi chi passat sa genti in su mari chi mandat sa luna sinzilla. circhendi sa terra ‘e biadesa Studandi su dolu ‘e sa gruxi, istrintus, mischinus, a pari studandi su pranlu de marna ca postus ddus eus in s’apretu ca pérdiu at a fillu cun fìlla poita, sa pagu richesa, e passat mischin’una sprama! pigau nd’eus chene rispetu: Su soli non luxit cuntentu Sa linna, petrollu, s’avóriu pomora ‘e sa tìrria e su mundu, mudendu giai totu sa terra; ddi girat primau tot’in tundu ndi benint pomor’ ‘e sa gherra e mirat oi dogna trumentu e nos seus sempri agiutóriu! Pierino Mura premia due giovani poeti a Santa Giusta 19 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) MENZIONE D’ONORE TRA MIGRANTES di Gerolamo Zazzu di Sassari Si mi cheres che frade ti atzeto, in terr’anzena, prò me beneita. bastat ch’epas sentidos cristianos. Apo chircadu, dai gianna in gianna, Non ti porr’una, ma ambas sas manos a boghe bascia, ma cun fide manna, che a persone cara, sa ch’iseto de mi buscare su cabiju ‘e tita chi ‘enzat dai lontanu, che amiga. pro unu ticu ‘e late, a mi campare. Sa janna ti l’aberzo. E fin’in mesa E mi l’an dadu, da chi mesu rutu ti fato setzer si, cun gentilesa, m’an bidu e pianghende a sucutu, ti mustras bon’istranzu. E a s’antiga, unu biculu ‘e pane a mandigare. pro ti pasare de sa caminada Apo penad’in custa vida mia chi t’at batidu dai log’atesu, pro tantu tempus, forsi cantu ‘e Cristos. a t’aggiuare mi ponzo de mesu, Ma so torradu, cun sos ossos pistos, a t’agatare pur’una falàda. una die ‘ona, a sa terra nadìa... Ses como fastizosu ventureri Sa sorte tua mi ‘atit a iscancu gai comente e deo so istadu ca m’ammentat sa mia ‘e giovaneddu. cando, lassende totu, so andadu Beni seguru... e si ses peddinieddu in chirca de tribagliu, feri-feri, nieddu non giutas coro, chei su biancu, 20 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) MENZIONE D’ONORE NARAMI LUNA di Barore Chessa Cheremule Cando sa luna est crabola in mesu ‘e matas currende no isco si curret gioghende o timende in frascas sola la cheria ‘ider ballende in codinas de alzola. Cantos amores accua cantas ispadas gherrende cantas laras preghende. Nascher as bidu sa frua sa vida as bidu morzende muntesa a debile jua. Narami cantu as bidu peri su mundu girende fizos de mare e de nidu appenados o riende e segretos chi as retzidu in baddes e rios lughende. In bennalzu ses lugosa in cabidanni de chera paret nuscada s’aera paret festende s’isposa femina ‘ona diciosa fidele amiga sintzera. Narami s’antighidade de runaghes e berrittas de allegras imbisittas in tempus de amistade de janas sa veridade de signales e iscrittas. Cale mezus bellesa de una notte serena tue in cara piena de lughida gentilesa in sa tua fieresa galana ses e amena. Ite naras ite naras a s’istraccu pellegrinu lugheli su caminu lentorali tue sas laras chi non li sian avaras sas grascias de su Divinu. De sos poetas sa vena mai de musas ingrata in quartos t’an fatta poi torras piena sos montes de Oliena paren ‘estidos de prata. 21 SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu) MENZIONE D’ONORE DESTINU ETERNU di Luisa Masala di Sassari Pàsida mariposa chena vida in sa pedrabàina ‘e su balcone istat frimma, muda e allentorida. Bos miro cun ojos de terrore cosas bellas chi ornàdes s’universu Proìte, criadas da-i Deus cun amore, No isco si este un iscrafione crèschidu in crebadura ‘e su muru: at spettu ‘e nieddu burbuglione. daipòi finides che-i sa mariposa cando at a bennere su mamentu giustu Chi devet iscumpàrrer donzi cosa. Lu miro ebìa, timo a lu toccare, no est de pretziare a prima vista, cosa de laudare o ammirare. Finas a deris lébia mariposa bos miro e penso a su destinu meu: Mòrrer non cherzo che una vile cosa. A nudda lu poto assimizare: si sa frina l’ispìnghet issu istat ca sas alas no l’agiùana a bolare. Si deo so vera immazine Tua Deus de su Chelu, Babbu ‘e s’Eternu, Liberami da-i cussa triste lua. Passadu est su tempus de sos bolos libera, bella, fìza ‘e sos fiores, lèbia che bentu, fora ‘e sos dòlos. Ca, Babbu Eternu, nos as seberàdu comente sas criaduras pius pretziosas, Creìmus forte in su chi nos as nadu. Sa rara tua bellesa est un ammentu: giustu un’immazine ‘e tristura. S’abìzat de a tie solu su ‘entu. Gai mi dispiaghet, triste mariposa Pro su destinu chi t’est toccadu Ma nois semus un’eterna rosa Est custu su destinu ‘e sos fiores e de sas mariposas alipintas? Custu su destinu ‘e sos colores? prò su Chelu chi Deus nos at donadu a bi vivere in s’Eterna Lughe: unu Destinu abèru fadadu, Est custu su destinu ‘e su mundu suspesu perenne in s’universu, ballende a su sole sempre in tundu? chi mi cunsòlat in sos tristes annos. Deo ispetto cussu grande mamentu. Chi m’agiùet a bincher sos affannos. 22 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 1° PREMIO ADDAE... UE NASCHIAT SU DILLU ‘E S’ISPIGA di Tetta Becciu Ci sono qui voci alte e potenti, che rischiarano il corso del tempo, il senso della vita e della storia, sono voci del cuore e indubbiamente della poesia stessa. Sono voci, fin dal primo dischiudersi della luce dell’alba, capaci di evocare luoghi lontani, sino a trasformarli in visioni, decise a far emergere e rivivere - lungo un viaggio salvifico -, ogni palpito, ogni passo, ogni sguardo. “Addae... ue naschiat su dillu de s’ispiga...” E’ un filo sottile, sotteso al ricordo di un treno straniero, dal quale riemergono, sotto un cielo limpido: “Tremidas de isettos/ in caminos isconnottos,/ in ateras lacanas.” E’ un viaggio, in definitiva, che sperimenta il dolore della distanza, delle radici strappate e del vento che non smette di trattarci come una fragile canna. E’ un ritorno con ali stanche, ammette la poetessa, un ritorno che affida una piccola luce alle sue lune ammajadoras, alle mura di una stanza vuota. Ma bastano le sue ombre per imprigionare la notte. C’è un suggestivo ritorno, in questa poesia, ma anche una conferma, aggiungiamo noi, una conferma del valore indiscutibile che la poetessa è capace di far emergere dai suoi versi. Antonio Strinna premia i giovani della scuola media di Bonnanaro a Santa Giusta 23 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 1° PREMIO ADDAE... UE NASCHIAT SU DILLU ‘E S’ISPIGA di Tetta Becciu di Ozieri S’iscanzat sa lughe fritta de s’albeschida, su sole ischidat muros de umbras, un’aeresitta trazat nuscos de lana ‘e monte a murmuttos de memorias antigas intro sos utturinos. Sas boghes ispalattan sa neula ‘e su tempus... e su coro forrojat renchénnidas de istajones chi carignaio subra fundales dudosos, umpare a chizos ruttos in sa mudesa. Sa vida, curriat che undas de trigu... e in cussorzas de sole naschian amores pitzinnos. Trenos istranzos, una die nos che trazein... attesu, partemus cara a lidos luntanos in chirca ‘e mezoru. De chelos innidos, como naufragan sos pessos addae...ue naschiat su dillu ’e s’ispiga e jubilos de erva a sos passos creschidos tra andàines antigas de binzas. Tremidas de isettos in caminos isconnottos, in ateras lacanas, si perden e falan trasidos sos passos a sero. Risidos imbetzados subra istradiles boidos s’addajan tra fozas ingroghidas de atunzu. Cun alas istraccas torro a sa lughe mutza de s’intrighinu, a lunas ammajadoras lassadas subra sos muros de cudd’apposentu boidu... cun sas umbras ch’impresonan sa notte. 24 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 2° PREMIO ISTIMANDE A TIE di Rachel Falchi Istimande a tie... credere, confidare, amare qualcuno. E’ allora che ci si può scoprire dentro un vecchio orizzonte, tra ferite e magie, desideri e bugie, dice la poetessa. Insomma, camminando in giro per il mondo, come un vagabondo, c’è sempre qualche ricordo che continua a nutrirci come in passato. E dopo la fatica di tanto cercare, di tante domande e sogni, ecco che il pensiero benché stanco -, approda a una nuova alba, a una speranza finalmente viva, dalla quale sgorga la dolcezza della vita, la sua rugiada dissetante. Tutto questo accade: “Cando afranzada a tie... galu s’ischidat/ un’atera die”. Poco importa se il cuore, sino a un momento prima, era stanco e ferito, e si trascinava senza pace. Ora c’è l’approdo, ci sono le sue braccia, sicure e accoglienti. E anche le braccia della poesia qui non sono da meno, una poesia lieve e musicale, consapevole delle sue risorse, per questo in grado di articolarsi con un variegato registro espressivo. Mario Fiori premia il poeta Elia Spano a Santa Giusta 25 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 2° PREMIO ISTIMANDE A TIE di Rachel Falchi di Sassari E bida mi so Matanadu, de ammàchios bestida... su coro faeddat cun lantas in s’anima chena assentu e un’iscusorzu arribbadu... e trazat preguntas, feriferi, fatuzadu in custu beranu nuadu, dae un’ammentu... dae totu addae... de mele imbivida, mi nche so bida... sa vida sigo chen’assentu... Rundende in tancas E torrat a tie de basos e cadràmbulas... s’oriolu cansidu... cogliende istulas e bramas istringo, de milli promissas, allentoridas... sas dies s’istudan, cando naschet sa die infatu a issas... ... durche, m’inghiriat un’ispera frorida... ...cando afranzada a tie... galu s’ischidat un’àtera die... 26 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 3° PREMIO è MUDDINENDI di Antonello Bazzu Non c’è molta vitalità, dice il poeta, nella pioggerellina che scende lentamente, sembra persino triste e svogliata. E tuttavia, mentre la osserva con crescente attenzione, nota che nel suo viaggio discreto c’è comunque qualcosa di bello, di straordinario. “Parini firi/ di sedda li gutteggi/ contraruzi”. Poi, alla quiete sopravviene qualcosa di nuovo e di speciale. D’improvviso, l’orizzonte si dischiude, una luce si accende prepotente, il cielo prende a borbottare, prima senza convinzione e poi sempre più deciso, sino a diventare un vero e proprio tuono. Infine, l’orizzonte diventa più vicino. E torna la normalità della vita. Quella di due tortore, dice il poeta, che in perfetta armonia iniziano a prepararsi il nido. Anche i quadri, tratteggiati in questi versi, trovano così la loro armonia. Danno il senso di una poesia che cerca e trova sempre il suo sentiero autentico, che sa elevarsi proprio come lo sguardo del poeta. Fabio Meloni con Giovanni Fiori e Angelo Pinna a Santa Giusta 27 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) 3° PREMIO è MUDDINENDI di Antonello Bazzu di Sassari Cant’è tristha l’eba candu fara a lenu a lenu e chena gana. È muddinendi e parini firi di sedda li gutteggi contraruzi. I’ li fundari, fendi bocca tuttinuna, un zeru ischuntriosu s’è azzesu di luzi, biaittu buibuttèggia pianu e pari, anzi è pròpiu un tronu... alluntanu... Innant’a la casdhàia d’un puggioru d’aocci dui tùsthuri càrrani pàglia pa’ appruntassi lu nidu. 28 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) MENZIONE D’ONORE ACCOSTENDI IS CORTINAS A SA NOTTI di Marinella Sestu di Iglesias Accostendi is cortinas a sa notti apu bistu sa luna Tui e deu luxenti mamma e filla una cosa sola druciosa candu si prenìat su coru is ogus sene làcanas de mamma a su prexu de pipìu chi nascìat chi castiat a is fillus suus cun amori. e is manus ciuexìant in tundu in tundu su propriu pani de aiaia giai spongiau. Apu pensau a tui, mamma, a comenti chieta mi castiàst Oi e cuss’oghiada cussu propiu sentidu intendu ancora su tempus prenda manna e dorada... mai dd’at sfinigada. Immoi Mi mancat cussa carizia ‘e ogus deu seu mamma prus moddi de milli filus de seda e candu a fillus mius imprassu cussu mundu spantosu sboddiccu aintr’ ‘e is ogus aundi impari currestis cara a sa vida. carizias... Tui e deu cussas chi m’as donau tui mamma e filla una cosa sola candu s’attobiànt in s’arruga cussas chi m’as imparau. àzzas de perdas e donnia suidu mannu parìat straccìa. 29 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) MENZIONE D’ONORE NUDA EU di Anna Maria Careddu di Sassari Nuda eu agghju caminatu illi NUDA INDRENTU Deselti di l’anima, Indrentu a lu ‘arru... indrentu a li lagrimi Sculza agghju sfìoratu li Chi no luscichigghjani più Pinnuli di ll’occhj e basgiatu Indrentu... a surrisi vistuti di nieddu... La to bucca niedda. Svaniti in vapori e soni di cori molti... Indrentu... indentru a sonni abortiti Nuda eu. La mani matina prima chi spuntia la dì. Scurrimunda in mezu a li fogli E li neuli vagabondi chi fugghjani NUDA EU. Indrentu a la notti’ in cilca di una Innantu a li petri chi suspirani... Stasgjoni ...palduta indrentu a un Ilu campu aratu, undi la nii mòri A l’autunnu... lu meu... Autunnu... In filareddhj vessu lu mari macchjatu Di sangu tranquillu chi si felma e Suspira. Nuda indrentu a venti vistuta di Canti chi currini comu fantasimi... Nudi indrentu a li Gigli di la me Piccinnia. 30 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) MENZIONE D’ONORE RIMPIENTU di Maddalena Spano Sartor di Sassari Dicu basta a lu frastu di lu mundu illu ripitissi di nutizii a catena! Vana è la protesta; ambàra lu rimpientu a bancicà Neula niedda ruggjulona li dì e no sèlvi carignà und’andi cu passu lenu e straccu? li scunfitti. In coiu strintu cu l’umori meu lachi una bulàttica tratta So’ gjlati li prumissi palduti, di ‘ita trista e d’ammenti. mancu lu pientu li scaldi, solu la sminticanzia resci Aggju caminatu pa’ ustili strintòggj a putà li frascaggj d’una ‘ita undi la chèvia era tosta stragna, affuata ill’inganni chi mancu l’albata riscìa chi guttiggjani tristura. a chilivralla e no vi nascìa mancu un fiori. Lu mali è dittamu illa nostra esistenzia, findi l’ora No v’è branu chi asèttia una stunda e la supprimi comu tinadda a carignà frueddi e da l’uddastri ficunda di pilèi pridaggj. fruschi fuggj la ‘ita. 31 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) MENZIONE D’ONORE EST TANDO di Giangavino Vasco di Bortigali Cando mudine ebbia Sa veridade nuda donz’oru de sa terra at a bessire a campu, at a mustrare subra sas imposturas a s’iscultare nostru de chie ingulimadu de isperas sididu, a sa ricchesa, cando solu ‘e sas undas s’amore at cattigadu, de su mare pistande sos sentidos s’at a intender sa mùida pinnigados isprumosa, da’ s’ódiu iscabadu subra antigas ispundas mascaradu ‘e giustìssia. piccadas dae su tempus, est tando chi sa ‘oghe ‘e sa zente ismentigada at a pigare a chelu, abboghinande ganas de paghe, in chirca de sa lughe dae s’iscuru ingulta, a pés de una rughe insambenada. 32 SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras) MENZIONE D’ONORE FOLA IN FORMA DI BOCCIA di Giuseppe Tirotto di Castelsardo La piccinnia, fola eterna Si ghjuggava in un campu di patatu chi mai mori, ultima cosa ch’imbara ma paria essè drentu a una ghjèsgia, in sprìnduli di cori, di mimorii... no pa’ lu muddori chi no v’era ma pa’ la fedi chi dugnunu mittia, Ah, vecchji ghjoggadori mei di tandu, ghjugghèndila o abbaiddèndila più giòani di me candu nutarii la partidda, mittendi a banda altru che a un ghjoggu li miserii di la vidda, fintantu ghjuggàvaddi tra una cadudda, chi l’ùltimu frùsciu no attuppava una bàsara, una zungadda! Assai a sfrabbinà l’incantu immaghjnariu. di più di un càlciu ad una bòccia v’era Chi saori d’antiggu chissa fubba in chissi piuarosi sirintini a Marrasa ghjuggadda in cinqumila faccia a mari, avà sireni, avà e fora d’inghì solu immaghjnadda umbrosi di maistrali i’ lu tamtam chi, s’arrivava, ma seri sempri avveru ispeciali arrivava chi tuttu era cumpriddu. pa’ ca’ la partidda la fagia, Senza pasu ha curriddu lu progressu, pa’ ca’ la partidda la vivia più di l’anchi nirvosi di Monticu, i’ li frùmbuli di mùsculi più di l’amprosi pulmoni di Bassettu, d’azzagghju, lìbbari finzamenta rummigni imbaraddi che sulitari i’ lu viagghju chi drentu banderi a lu ventu ad eddi matessi li purtava. i’ lu campu vecchju vigna turraddu. 33 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 1° PREMIO ANDALA PRO DAMASCO di Istevene Flore La via di Damasco, dove Saulo sperimentò la sua miracolosa conversione, è rimasta nel tempo una storia e insieme una metafora di luce, straordinaria luce di vita. Oggi è tutto diverso, dice il poeta: “Como bi falan lampos de disaura...” E poi, più avanti, il contrasto appare ancora più forte: “A sole artu bi paschet sa notte...” La conseguenza è di quelle terribili, capace di trasformare il destino degli uomini, seminando la morte sul loro cammino. Il deserto della Siria è diventato il deserto della vita e dell’anima. Un deserto del quale siamo responsabili un po’ tutti, dal momento che il mondo si mostra sordo di fronte a tante tragedie, non ascolta il lamento di tanta gente costretta a fuggire persino dalle proprie radici. “Muda est sa paghe e morta sa rejone”, ne conclude amaramente il poeta, perché sulla via di Damasco non splende ancora nessuna luce, nessuna speranza. E tuttavia, l’attesa della conversione degli uomini -fino a quando la guerra non sarà trasformata in pace-, è sempre in cima ai nostri pensieri. L’appello del poeta è forte, i suoi versi sanno guardare lontano e alta è la loro voce, merita di essere ascoltata e non soltanto da noi. Maria Teresa Pirrigheddu premia una giovane poetessa a Santa Giusta 34 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 1° PREMIO ANDALA PRO DAMASCO di Istevene Flore di Sassari Segundu sas Sagradas Iscriduras in s’andala E su mundu surdu chi no bidet chi jughiat a Damasco ne intendet bi falaiant lampizos de vida su lamentu chi nd’essit e sos tzegos a sa congruida dae sa crosta issambenada perdidu s’ogru... achistaiant sa vista. de sas peraulas finidas. Como bi falant lampos de disaura Muda est sa paghe litanias de aschiu a s’isfunada e morta sa rejone cun sa mitralla chena mancu pronta a traghidare dies pitzinnas de allevare chirchende puntamentos de morte e fuet sa zente a sa disisperada e carres bias de poder marturare. ca in s’andala chi jughet a Damasco In cussa terra paret finas s’isperantzia abbruvurada. de passos lantados a sole artu bi paschet sa note e umbras de frores si sunt allizados in d-unu irvariu atzesu che fogu chi lassat a fine su desertu in s’anima. 35 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 2° PREMIO SI TUE BI SES! di Angelo Maria Ardu Attorno a noi c’è un mondo percorso da infiniti labirinti, fa notare il poeta, spesso oscuri e intricati, che l’uomo stesso ha costruito con le sue ambizioni piene di egoismo e a volte anche di malvagità. A farne le spese sono soprattutto i bambini, le donne e i vecchi. L’amicizia, uno dei sentimenti più belli, è diventata sempre più rara, anche se in realtà ne abbiamo sempre più bisogno. “Ma deo fuo dae custos corrales...” dice il poeta, convinto che la sua anima desidera comunque la quiete, la tranquillità, la pace con se stessi e gli altri. Meglio l’amicizia, quella segnata da una stretta di mano sincera. “Non cherz’istare sempre fue-fue...” I sentieri lontani sono privi delle fontane dalle quali vorrebbe abbeverarsi. E tuttavia, nel suo cuore vuole ancora sperare: “Ch’in cussu mundu bi ses finas tue”. C’è sempre qualcuno, vicino o lontano, del quale sentiamo particolarmente bisogno. E questo qualcuno, con o senza un nome preciso, è la poesia stessa. Quando è capace, come in questo caso, di dare senso e vita alle nostre attese. Coro Polifonico di Santa Giusta 36 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 2° PREMIO SI TUE BI SES! di Angelo Maria Ardu di Flussio In d’unu mund”e labirintos prenu Ma deo fuo da custos corrales s’omine sighit in su faghe-faghe, e cherzo esser lizeru chi ‘olat, in lacanas tra sa gherr’ e sa paghe che s’abe ch’in su fiore s’imbolat semenende disordines e lua, a nde suer su sutzu chena fele, prò sighire s’ambizione sua prò fagher ischiscionadas de mele risolutu lu girat chena frenu. e indrucher sos ranchidos canales. Si sentimentos bonos d’amistade Cherzo drommir’ in campuras amenas como non chinghet su gener’ umanu, e respirare s’aria prus neta, non b’at amigu ch’istringhet sa manu cherzo lassare s’anima chieta si si caminat sighinde s’ingannu, che ninnada da sas frinas lizeras, su pitic’ est isciau de su mannu torrar’ istrintas de manos sintzeras su mannu trubat chena piedade. finas chi samben mi curret in venas. Cando su male lacan’ est rugende Non cherz’ istare semper fue-fue ferit e dolet su sentidu sanu, sigher anderas lontanas-lontanas, si rispetu non b’at a s’anzianu cherzo ciapare in cussas funtanas ne a femìnas e ne a pitzinnos. s’aba pulid’ e torrare a buffare, Una ‘oghe intendo cun tintinnos, prò ch’in su coro torr’a isperare “in cale mundu che semus andende”? ch’in cussu mundu bi ses finas tue... 37 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 3° PREMIO PREXONERA A CADENAS DE AMMENTU di Ida Patta Più o meno consapevolmente, io credo, capita a tutti di rimanere prigionieri dei ricordi, ma anche del tempo, dei profumi e dei luoghi che ci sono più cari. Ecco, dunque, il viaggio che compie la poetessa attraverso questi versi, presa anche nelle fibre più intime. Ma del suo passato sceglie, in particolare, il seme delle sue origini, le sagge parole del padre: “Fiza, tenende contu e semenaddu/ cun altivèsa in terra limpia/ pro incunzare laore innidu!” Ma il suo viaggio è anche un modo per guardarsi attorno, capire come va il mondo e infine interrogarsi. “In cale mundu seus andando?” E la risposta non lascia adito a dubbi. “Pane e velenos seus pappando! Terra: mama soberana, seus tottu unu prantu de cimentu!” E dunque, c’è una domanda che non possiamo proprio eludere: “E ite lassas a su ‘enidore?” Il dramma di questo interrogativo conferisce alla poesia un di più di dignità, una dignità che si sostanzia con la sua accorata ricerca sull’uomo di ieri e quello di oggi. Qui la poesia, spogliata di qualunque artificio, sa essere naturalmente speculare a tutto quanto il suo sguardo riesce a scoprire. Gruppo di amici a Santa Giusta 38 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) 3° PREMIO PREXONERA A CADENAS DE AMMENTU di Ida Patta di Cagliari Po cassàre nuscos de tando No isco prus: apo incortinàu sa suttèa antiga, in cale mundu seus andando?! de gravellos e rosas felludàdas. Pan’e velenos seus pappando! Alluppàu de s’area impestàda, Terra: Mama Soberàna cuddu nuscu antigu s’est fuìdu s’est totu unu prantu de cimentu! cun s’alidu arrancu de su ‘entu! Inu’est s’omin’e talentu? Prexonèra a cadenas de ammèntu, Issu puru, s’est bendiu in custas manos atonzadas... a su mengius pagadòre! chistio, che relichìa ‘e santu, Is babbài ant pedriu s’alligrìa: su semene chi babbài semenare velenos, m’iat intregàu naendo: no est balentìa! fìza, In custa mesa tenende contu e semenaddu appariciat ‘e morte... cun altivèsa in terra limpia ddue pappas tue puru pò incunzàre laòre ìnnidu! e ddue pasche pastore! Cuddu semene no est prus in usu, E ite lassas a su ‘enidòre? su pane puru est marigòsu! Pone sabàtas a su sentìdu e bae, pò unu mundu ìnnidu! 39 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) MENZIONE D’ONORE CAMINERAS UMBROSAS di Angelo Porcheddu di Banari Mama Terra: fiza ‘e s’universu chi dae sempre girend’est in tundu chena passare in caminu diversu e sentza si frimmare unu segundu sighit s’andare sou in s’infinidu covaccadu ‘e misteriu profundu; ca perunu mortale est arrividu a cumprender cale natura arcana hat custu mundu nostru parturidu. Ma s’ignota potentzia soberana ch’hat dadu motu, vida e su lugòre a s’accasazu ‘e sa zenia umana, si supponet chi cussu Criadore hat fattu sa terrena residentzia pro bi viver in paghe e cun amore. Ma s’omine in s’andera ‘e s’esistentzia, sende impastadu ‘e miseru piuere hat cun s’istintu presu sa cuscientzia, e custu mundu s’est postu a conduere in camineras chi s’umanidade, in s’adde umbrosa che l’hat fatta ruere. In s’adde inue, chena piedade, prò appagare bramas violeras s’est manciadu cun samben de su frade. E bestìdu ‘e podere, sas anderas fioridas hat infettadu a nou, luende terras, mares e aeras; contivizende ideas in costòu de mannesa, est lassende a s’istoria s’istiga infame ‘e s’operadu sou. Mundu de custa vida transitoria chi prò gulpa ‘e s’asurìa terrena, invece ‘e ispera...ispirat timoria prite sos males chi l’ ‘estin de pena: ingiustiscia, vilesa e violentzia cun tirannia, sun già in cangrena. E prò mesu ‘e sa trista isperientzia, mirende sos chentales de su ‘ennere... penso a sa sorte de s’umana erentzia. Si non paramus fronte prò prevennere sos infames de barbara cultura chi...messan concas, cunsensu pr’ottennere. E non ponimus frenu a s’avventura de frades disdicciados ch’in su mare chirchende vida...agattan sepoltura! Su mundu intantu sighit a girare in su misteriu ‘e s’infinida corte, de s’omine sighende a supportare: peccados graes...minettas de morte! 40 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) MENZIONE D’ONORE A CRAMMA RISPONDE di Pietro Sotgia di Dorgali Si! Ma da-e solu, depp’essere, non si podet bivere. chin cuddos frades Bidendelu sese chi jeo non connosco, cussu nidu da-e nu’ essedi sos de cudd’ala ‘e mares lontanos, cussu ziulu ‘e puzone, ma eppuru ispettande sa mamma po s’addescu? hane su propriu dolu E a cale prou, in sa ‘oche; si non b’esseret e chin uguales penas; un’attera oche, uguales sos disizos, pò cummentare s’armonia e-i sos gosos, de custu che-i sos puzones culazzu ‘e mundu? est muttinde su Tempus. Oje su cuccu Tempus chi est trummuzande sa Terra. est essiu cantande Ommines primma ‘e su sole de nou naschidorzu e tue, e d’atteras iscolas, ommine d’oje, han’a unire manos de azudu, a nue andas, mi dimando? e paraulas pò vrorire A cramma risponde universales Poemas de amore. 41 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) MENZIONE D’ONORE OMINE IN CAMINU di Istevene Arru di Sassari Sa natura, s’ambient ‘ e umanidade, De s’omine u’est sa dignidade su saludu, moral ‘e poberesa. daghi vivinde in algas a muntone Imbarat in coro s’isper’ atzesa si fraigat da’ perisse sa presone chi de su mundu sas mutas fitianas riduinde sa terra a carrarzu, non carrent novas ebbia metzanas, mare, litos e fiados a peddarzu, ma lompinde in totue che bentu semenend’in totue disaura. de mezorias beras siant s’orientu Su saludu, sa moral ‘e poberesa, pro su bene de totu pius fungudu. s’umanidade, s’ambient ‘e natura. Sa natura, s’ambient ‘e umanidade, In presse li bisonzat forte cura poberesa, moral ‘e su saludu. contr’a sa cultura ‘e su ‘inari A sos poberos manos de azudu chi nde bogat sos ogios pari pari benzant, como chi sambene sos ricos a sos potentes chi batint dannu sutzant nende chi rios si sunt sicos; a su gener’ umanu cun s’ingannu e pagant issos su presciu pius duru de torracontu sena seru in mente. sende chi sos “balentes “ su siguru Su saludu, sa moral ‘e poberesa, s’ant leadu fora da’ onzi male. s’umanidade, natura, s’ambiente. Sa natura, s’ambient ‘ e umanidade, Tevet torrare s’omine sapiente sa poberesa, saludu, morale. rispetende sa natura ch’est vida Cantas luas e ite feu sinnale de comunidade pius aunida de distruidura benit dae sa terra fora sos pegos padronos tirannos, ue in s’aera “s’efetu serra “ istegiende perigulos, afannos causat fogos a dresta, a manca paltinde a totu comune richesa. sena fagher peruna “zona franca” Sa natura, s’ambient ‘e umanidade, ferinde sa pesson’ a donz’edade. su saludu, sa moral ‘e poberesa. Su saludu, moral’e poberesa, sa natura, s’ambient ‘e umanidade. 42 SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA (In memoria di Giuseppe Canu) MENZIONE D’ONORE IN CALE MUNDU... di Salvatore Pintore di Sassari Dae cando appo vividu in sas cavernas, chi faghen creschere, irmentigados, subra sas palafittas, in pinnettas, s’inditze de sa timoria ebbia... in furros de nièra o sutta cubelturas de cannas, Passazzos faulalzos, in d’unu sigundu, est passadu tempus meda... ammuntonant ricchesas chi non durant, Una domo pro tottu, promissas faltzas a custu Mundu... in sa sotziedade de s’istare ‘ene, Che unu marigore arrivit sa dimanda: est s’inganniu ammanitzadu Ite nd’at a essere de a nois? ... Si bi pesso, dae sa faula de su depidu, finamentas eo non vivo pius bene dae sa ricchesa de pagos, semper pius pagos. intro su gurguddu de domo mia: L’ant ciamada ‘bulla ispeculativa’, Cabuobera de arte, ispirale e centru chena fine, su livellu nou de su gorroppu, abbaido tottu, iscumbatto pius a pianu su terrinu: s’ideale chi no at appozzu ue pasare. Ingannadu, avvelenadu, signadu, Casteddos de pabilu, rattachelos iffustu dae rios de sambene su destinu... de attalzu e bidru, ludu e cimentu, S’omine non vivet pius su Mundu cun poesia! isfidant s’imbaddinu de tottu sos bentos. In pagu tempus an bisestradu sa cara sua! Nidu de gherras, raidas de frementarzos, Appo dezisu: Endo sa domo de sa patria mia! sas tzittades de su mundu nou Non b’est pius s’amigu cumpridu, sunt creschidas chena misura: mi chirco un‘ appozzu pius siguru, inquinadas, violentadas, insiguras, a de die e a de notte non resesso pius a sonniare, inghiriadas dae sos poberos su tempus benidore est asie intzertu, asie iscuru...! 43 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA 1° PREMIO TERRA di Marco Ghisu Terra e ancora terra! Quasi un’invocazione, sicuramente una narrazione mirata a comprendere come è stata trattata fin qui. Benedetta e talvolta maledetta, sono i due estremi. E lei, lei come si è comportata? Madre, sposa e a volte tiranna. E il poeta? Come racconta il suo rapporto con la terra, il poeta? “Respirada mi l’apo, ingullida/ e bestida. Suvrusciendela l’ap’intesa mia,/ in prumones, in pizu ‘e pedde”. Il poeta, da contadino, ha una visione della terra piuttosto intima, e una storia inseparabile dalla sua, che non si esaurisce nel tempo della sola esistenza. E perciò già pensa a quando nelle sue viscere giacerà il suo corpo di contadino: “In su sinu sou ap’a pasare e una pedra ‘e samben sou/ m’at a diventare su cherveddu...” Sono versi che respirano sicuramente poesia e anche mansuetudine, versi docili alla vita e alla terra che la vita fa generosamente scaturire. Elia Spanu, Francesco Dettori, Maria Teresa Pirrigheddu e Vanda Piseddu 44 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA 1° PREMIO TERRA di Marco Ghisu di Sassari Terra, terra Terra niedda, terra mùrina e galu terra... groga e sambinza, appettigada l’apo e fricchinada, terr’inciumida ‘e suore, attulada, carignada, terra ‘e pedra e de piore. malaitta e benneitta terra... Issa m’at imparadu s’umilesa Respirada mi l’apo, ingullida e omine m’at fattu, e bestida. in s’arcanu ‘e sa vida Suvruscièndela l’ap’intesa mia, so intradu: in prumones, deo in issa e issa intr’a mie. in pizu ’e pedde. Cuada mi l’apo in ùngias, Mamaterra chi tottu sos èsseres in sas pijas de sa carena, de su mundu accasazat: in su recamu ‘e sas pìnnigas, in sinu sou ap’a pasare in sa ‘istimenta... e una pedra ‘e sàmben sou m’at a diventare su cherveddu cando Terra mama, isposa e tirana, su corpus meu ‘e massaju prò a issa s’ischina apo pijadu, in intragnas suas... prò sempre e piantu e gosadu. s’at a isterrujare. 45 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA 2° PREMIO TERRA BINIDETTA di Giuseppe Serra Fin dal primo verso, il poeta si rivolge alla terra con profonda gratitudine: “Binidetta sia la terra/ chi zi nutri i lu bisognu...” E ammette senza esitazione che il Creatore ce l’ha data per onorarla e rispettarla. Ricorda come a primavera, con il sole e la pioggia, la natura dispieghi le ali. E ricorda anche, per la verità, che d’estate il lavoro è più pesante e la terra richiede più fatica e più sudore. Le stagioni si susseguono, ognuna con le sue risorse, e tutte ci danno di che nutrirci, grazie anche all’impegno dell’uomo. E quando sta per iniziare il nuovo anno, nonostante sia tanta la stanchezza accumulata, non ci rimane che ringraziare la terra e il suo creatore: “Pa lu be’ chi z’ha dunaddu!” Traspare in questi versi la ricerca dell’armonia: le stagioni, la natura, la terra. C’è l’uomo stesso, con i suoi bisogni autentici, soddisfatti senza violentare la ricchezza della terra. E’ una poesia che sa guardare verso l’alto e indicare così il sentiero migliore. Francesco Falchi premia il poeta Domenico Mela a Santa Giusta 46 SEZIONE E- PREMIO ACLI TERRA 2° PREMIO TERRA BINIDETTA di Giuseppe Serra di Sassari Binidètta sìa la tèrra E’ già tèmpu di triurà, chi zi nutrì i lu bisògnu.... l’aria càsdha no pasdhòna.... Ha una vìdda già signàdda ma tu sài chi chissà tèrra da un’ isthòria antìgga assai. dàzi pani a c’ha più fami. No pòi dì d’ asse paddrònu Lènu e tèbiu arrìb’ intàntu d’una còsa chi no è tòia.... lu cunsòru di l’attùgnu.... lu Criadòri zi l’ha dàdda, e si vèd’ i’ li cugnòri pa onoràlla e ripittàlla. frutta e incùgna d’isthasgiòni: Sinn’ iscèdda a primmabèra i’ la vigna li buddròni cu’ lu sèri chi cumpàri.... d’ uba bòna assai gusthòsa.... poi, cu’ l’èba di lu zèru, z’imprumìttini lu vìnu la natura ipàgli l’ari. p’ alligrà li ziminàddi. Vi so’ frutti chi accuglìmmu Pòi s’intèndi la frischùra pa lu nòsthru nutrimèntu.... di l’invèrru chi s’ appronta.... ma assai imprèssa La natura piglia sònnu immintigghèmmu e si pàsa pa un mamèntu: càntu Dèu z’ ha rigaràddu. l’òmmu intàntu fàzi cónti Cu’ lu sòri di l’isthìu, e già pensa a un’ àsthra annàdda.... lu trabàgliu è più pisànti.... ma sippùru s’ è isthraccàddu, e la tèrra zi dumànda ringrazièggia Lu chi è in Zèru.... più faddìgga e più sudóri. pa lu be’ chi z’ ha dunàddu! 47 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA 3° PREMIO SA TERRA EST SU CHI PRODUET di Gigi Piu Che cos’è la terra, afferma il poeta, se non ciò che produce? E’ una madre generosa che non ci nega niente e che ci affida ogni sua forma di vita e di ricchezza. Ma noi come la trattiamo? E’ l’immancabile domanda che dovremmo porci tutti, sempre. Certo l’uomo non la tratta con amore, dice convinto il poeta. “Isparghinde velenos in s’aera / faghet dannu in su regnu vegetale,/ gai matessi in su regnu animale...” Ci sentiamo padroni di tutto e di ogni cosa. Altro che ringraziare per tutto quanto la terra ci dona. Non ricordiamo neppure che, come dice il poeta: “Sos benes sun de tottu e de niunu...” Eppure, così facendo, l’uomo diventa causa dei suoi stessi mali e di quelli dei figli che devono ancora venire. La poesia, con il suo grido di denuncia, appare qui come il fuoco inestinguibile che dovrebbe toccare tutte le coscienze. Pubblico presente alla edizione tenuta a Santa Giusta 48 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA 3° PREMIO SA TERRA EST SU CHI PRODUET di Gigi Piu di Magomadas Sa terra est una mama generosa Mancu grascias li rendet a sa terra Ei su chi produet nos intregat, Sa chi tottu li dat pro lu campare... E de su chi sa terra mai negat La sighit fittianu a violare S’omine cuntivizat dogni cosa. Cun sos letàles ordinzos de gherra. No est trattada semper cun amore A lu narrer mi paret opportunu Da s’omine chi retzit sos produttos, Chi tottu amus dirìttos e doveres, Semper in chirca de sos menzus fruttos De tantos benes nos creeimus meres E pius abbundantzia ‘e laore. Ma sun benes de tottu e de niunu. Isparghinde velenos in s’aera Ma proite non pensan a sa fine... Faghet dannu in su regnu vegetale, Comente nos at nadu calicunu? Gai mantessi in su regnu animale Chi sos chi fizos de sa terra sunu Faghet intritzos de dogni manera. Fattos de terra, torran a pruìne S’omine, cuntivizat sas campagnas Beru, dogni dolore ispinghet boghe... Cun tribulìas ch’ispaccan su coro, Ma s’omine proite non si abbizat? Forrògat de sa terra in sas intragnas Chi tottugantu su chi cuntivizat E ammuntonat tidarzos de oro. A sa fine lu lassat tottu innoghe. Peccadu! Non s’ammentat chi est mortale... Podet campare finas a chent’annos... E no agatat pasu mancu un’ora. Ammuntonende, versende suore, Ca li bisonzat dogni minerale At a cuntivizare benes mannos Bucat sa terra e nde l’ogat a fora. Ma a sa fine, non ndest meressidore. 49 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA MENZIONE D’ONORE P’ACCUNTINTà LU CORI di Domenico Mela di Castelsardo Si vogliu avè lu cori be cuntentu Dadu chi lu viagiu sogu fendi aspettami chi torru, terr’amada. vogliu no sia ingratu lu diltinu, Vogliu turr’a vidè li to muntagni cussì pusadi impari in ausentu tutti li vaddhi di li me radigi vogliu sabè la vida s’è cambiada. e li funtani di li me disigi Si vogliu avè... tra bolchi di lecci e di caltagni Celtu n’agjiu a subì di alti e bassi e arrugiammi tutti li campagni l’usanzi pessi e tutti li valori, pa libarammi da li cuntibigi, ne gioani vi sarani e ne magiori e n’agjiu avè di tuttu gudimentu undi mitìa tandu li me passi. turrà a la me vida spensierada. Lu soli no parìa mai studassi Si vogliu avè... tutti sgubendi e di bon umori, Vogliu turr’a vide lu me paesi in branu prulparava l’alimentu da la me givintura è chi mi manca in dugna tanca ch’era suminada. e babbu chi riposa in chissa tanca Si vogliu avè... chi a la paltenza, pientu sinni fesi. Avà sogu inoga e mi manca tuttu Tanti cunsigli boni eddhu mi desi e li me dì so sempri più indigelti, cu l’occhi lagrimoni, a cabu banca, puru l’odori di li macchi arelti fanni i lu to caminu spirimentu e mi tichiava puru lu so fruttu. chi la fultuna a volti vo cilcada. Candu vi pensu, lu me cori è in luttu Si vogliu avè... e no m’allegru mancu in dì di felti, Undi giugava mi sarà alpitendi m’agjiu a pusà in chissu baltimentu lu patiu lisgjiu e l’alburu di pinu, cu lu bigliettu solu pa l’andada. li me cumpagni sempri haìa viginu Si vogliu ave lu cori bè cuntentu chi a volti mi li sogu sunniendi. alpettami chi torru, terr’amada. 50 SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA MENZIONE D’ONORE MAMA TERRA di Istevene Demelas di Chiaramonti Sa terra medas boltas est ingrata, Ierru, istiu, beranu e attunzu ma est funtana chi bundat costante sas istajiones chi marcan s’annada chi siat zona arrida o umata. a “s’omine” li restat su murrunzu. Un’ann’est mimina, un’ann’est bundante Cussolza nò sind’idet laorada nos dat su tant’e nos tenner in vida pessende a su fazile ‘alanzu pro cantu durat biu ‘ogn’abitante. s’incunza com’est cos’ismentigada. De varios colores abellida Ma da ghi torrat su tempus metanzu omines, animales e piantas tando umile abbasciat sa coa godin s’istrina de incantu estida. s’omine est passizeri, est un’instranzu. Pro generaziones chissà cantas Sighit s’andera a s’annada noa issa hat sighidu sa mantess’istiga traighet cudda terra chi l’hat fatu paret chi vivat cun santos e santas. e d’est cunvintu d’haer fatu proa. Hat bidu populos in gherra e briga Comporat caru, bendet a baratu prò s’afferrar’unu bicul’e terra cando girat su ‘entu a su revessu, inimighendesi sa zente amiga. ca sa natura tratat su sedatu. Da-e su idatone a s’alta serra Inoghe d’ogni bene ogn’interessu sa bramosia no hat calculadu benit purgad’e passad’in chiliru su dannu chi procurat una gherra. si b’hat ricchesas mannas in possessu. Ponzend’in tribulia su criadu, Su tempus chi nos batit totu a tiru pro esser de sa terra su padronu, e nos giamat cun potente oghe sa terr’est chi nos’hat inzenneradu. faghimus contos a s’ultimu giru. Da ch’intendimus soave ogni sonu, Fortes cun briu e cun tanta foghe de sa natura chi nos’hat in punzu da ch’enit s’or’e dare sos adios totu chepare, siat malu o bonu. morimus e lassamus tot’inoghe... ...Che barca mal’andad’in sos navios. 51 Riconoscimento fuori concorso della presidenza di Acli Terra provinciale di Sassari SU TEMPUS COMENTE DEO L’APO CONNOTU MASSAJU – ZONORATERI E PASTORE Su massaju de bona volontade no timiat fadiga e ne suore trabagliat sa terra cun amore ca est issa chi dat sue campare isperat bona annada de agatare s’annada mala pro issu est terrore. Ca pobera meda l’essit s’arzola trigu no che giughet a sa mola. Deo chi cussos tempos apo connotu mi paret feu a mi lamentare ma est giustu a los ammentare pro non los ismentigare in su totu fit sa zente sempre in abbulotu pagu trabagliu e nudh’a mandigare. Pro cussu fit sighida cuntierra no naro: de disastros de sa gherra. Gai metessi est pro su pastore chi pasculat s‘ama in logu anzenu de isperàntzia a su coro pienu chi s’ama si fetat mannu onore pienat cannadas cun amore trancuillo cuntentu e serenu. sighit a trabagliar e bona gana s’ama l’at dadu: latte petta e lana. Posca chi sa mala gherra est finida amos totu dae nou cumintzadu pensende chi cheriat su betzu lassadu e cumintzare una noa vida, no fit sa zent che innanti avilida pro su benesser chi fit arrivadu. Cun s’ispera passados sun sos annos como semus de nou in sos affannos. Su vintisette giustu pro ammentu su riccu s’est unu pagu moderadu cando su guvernu ada fundadu sos uffizios de collocamentu su braciante ant assiguradu e benefitzios mannos nd’ant tentu. legge fata cun bona intentzione pro assegnos e pro sa pinsione. Si aimis pensadu a su passadu su mundu coment est no fit bistadu. Antoninu Mureddu de Tzaramonte 52 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA meritevoli di pubblicazione Scuola Media di Florinas Amistade S’amore Est nodidu s’amigu: Est su sentidu pius bellu chena gana ti faghet a rier, s’amore. si ses seriu. Faghet una famiglia “Coment’istas?” ti preguntat cun duos chi si cheren. e ogni malu pessamentu t’iscontzat. Giambat su coro de sa zente Si ses cun a issu, e dae su malu ses ippeciale abberu. nde bogat su bonu. S’amigu Chena de amore ippeciale ti faghet sa vida. no b’at vida. Francesca Zara Oussama Ibnorida Sa musica S’Istiu Est unu modu de faeddare Su sole mannu mannu sa musica. iscaldit sa terra Pius de unu cristianu e tota la cussolat. ti podet cunvortare Sa lughe lassat pagu campu a sa notte in sa tristura. pro nos regalare pius tempus. In totue Su trigu, ingranidu, e de ogni tempus si tinghet de oro ippreviat. pro frunire sas tancas innanti de nos iffamigare. Gemma Sanna Martina Nuvoli 53 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA meritevoli di pubblicazione Scuola Media di Florinas Sos sognos Su sole Totu amus sognos. In su chelu lughet su sole B’at sognos chi si abberan e su mundu intreu abbratzat. e atteros chi no s’abberan. A crescher nos agiuat B’at sognos chi intran in sa vida de ogni die e pius cuntentos nos faghet. e atteros chi reparen, A sa vida mia pro sempre, e a su caminu meu in su mundu sognos ebia. lughe lis faghet. Diego Perazzona Imane Kharbouch Su beranu Su sole Est su tempus de sos fiores, Meda contos antigos naran de sos colores e de sa lughe chi fit su fogu de sos poveros, su beranu. chi fit unu siddadu Su tempus bonu pruite no aian nudda. sa vida annoadat a sa natura Los aggiuaiat e s’allegria battit a sos cristianos. cussu tundu lughente, E sas dies creschen cun megus. chi lis daiat lughe e los iscaldiat. E s’allegria lis battiat Carlo Perazzona su sole. Lidia Arru 54 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA meritevoli di pubblicazione Scuola Media di Santu Lussurgiu Entu ‘e carrasegare Su entu ‘e carrasegare chi attit in sos coros su cantu ‘e sa campaneddas de sos caddos, torradu est in bidda nostra! In s’aria, s’intennet s’allerghia de custas dies de festa. Peri sas carrelas si pesan car’ a chelu nues de pruine e cantigos chi lassan ispantada sa zente ch’iscultat. Sos cadderis, poderanne sa traditzione, pesan entu currinne in Bia ‘e Torni, e su coro meu si prenat de cuntentesa. Antonio Meloni Sa matita Sighit su pentzamentu meu. Iscriet sas peraulas chi mi naschen in su coro. Pintat in sas pazinas boidas su munnu de sa fantasia. M’intenno cuntentu ca appo pentzadu, ca appo pintadu, ca appo iscrittu sas ideas mias. E seo liberu che abile in sos montes prus altos e abbaido sa bellesa de su munnu. Davide Milia Sos campaniles de idda mia Unnu bannu annunziat a sa zente s’invitu po annare a cresia. Canno sonan po una festa, sas campanas sun allergas e deo curzo po accudire. Canno sonan, tristas e isconsoladas, prigunto:- Chi est su mortu? Un amigu si ch’est annadu. Unu de mancu in sa idda mia. In sa cresia ‘e Santu Predu, duos campaniles, che sentinellas, tenen contu de su tempus chi passat e non si frimat mai. Faghen cumpanzia a chie non dromit, a su sonu de s’ Ave Maria culzo a domo ca est ora de rientrare. Davide Milia Passat su tempus Abbaido sos puzones migrare, ispettanne chi torret s’eranu e canno s’ierru d’istringhet sa manu su sole cumintzat a torrare. In su chelu s’intennet s’alenu de sas albures mudas, sa terra si prenat de pinturas chi faghen su munnu serenu Antonio Meloni 55 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE meritevoli di pubblicazione Scuola Elementare di Santu Lussurgiu Versos chena sensu chi unu sensu ddu tenen Su sensu est mancunu si non ddos cumprennes torraddos a lezere a unu a unu Una cantzone po istare allergos e po fagher ammacchiare sos ighinos chi si tupponan sas urigas, miserinos! Una cantzone chena sensu chi unu sensu ddu tenet Una lambriga illacanada e unu pianeta piticu piticu Una terra trasparente inue curret s’abba niedda Unu monte de idru chi est in su chelu unu vulcanu chi ruspiat sutzu tostu che linna Una linna tottu biaita comente sa tinta de una pinna Una pinna de mattones po fraigare casteddos de cartas Cartas de ferru grogu grogu lampadina bonu comente una piadina Una piadina de teulas biancatzas po fagher cadreas Cadreas de roba ‘e cartone Cartone fattu de pinnas Pinnas de tzerpente Unu tzerpente de sorighittos Sorighittos de frores Frores de caddu Caddu de piras Piras de tzimentu bonas a pappare Tzimentu fattu de elba de unu campu sutta ‘e mare Unu mare de fozas Fozas suba sos rampos de una nue Una nue de marmu de una cava ‘e rubinettos Rubinettos de telas po pintare Telas ‘e ozu ‘e olia Olia de prunas Prunas de pedde d’elefante Francesco Gambino S’iscola Est un’amiga, Unu logu ‘e imparu, unu libru apertu in sa maja. Inie agatto amigos chi m’iscultana, mastras bonas e attintzionadas. Potzo pintare cun sos cumpanzos. M’intenno che unu caddu chi curret in libertade in d’una campagna frorida, e sa fantasia olat car’a mare a sa ettada ‘e su sole. Angela Sechi 56 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE meritevoli di pubblicazione Scuola Elementare di Santu Lussurgiu Su sole Una botza ruia che fogu ch’iscaldit su logu, su coro ‘e sa zente, su munnu diventat cheghente de amore e allerghia comente in domo mia. Su sole iscaldit in s’istiu, e su puzone lassat su niu, faghet caldu fintzas a mie, non bio s’ora chi torret su nie. Francesco Gambino Sa matita Faghet musica, mi faghet intrare in su munnu de sa maja. Si tepes iscrier una poesia bastat solu unu pagu de fantasia. Cun sa matita iscrio notas musicales e potzo cantare druches messaggios de paghe. Dalila Brazzi Sa mudesa Sa mudesa est libertade, tranquillidade. In sa mudesa potzo fagher tottu. Mi permittit de lezer a oghe bassa, cumprenno e isiono sos contos prenos de maja e no istrobo a nemos. Sa mudesa mi faghet dromire tranquilla tranquilla. Anastasia Puddu S’iscola (2) Unu logu froridu de pitzinnos, ddos faghet intrare in sa fantasia e faghet enner sa maja de istudiare. Sa ogh’ ‘e sa mudesa Est sa fantasia mia, sa cuntentesa chi mi che leat allargu. Che mariposa, che maja, aintro mi naschet s’allerghia. Est unu frore coloradu chi cantat in sa campagna ermosa. Como as cumpresu tottu? Est comente un’attu raru! M’intenno libera. Non seo mai istada gosi emotzionada! Angela Sechi Maria Chiara Panzali 57 SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE meritevoli di pubblicazione Scuola Elementare di Santu Lussurgiu Sa mudesa prus ... Sa mudesa lebia, su delicadu carignu de su cantu de s’eranu a sa calada ‘e su sole faghen unu coro de oghes. E si ddu’est unu chelu chena una nue, s’intennen sos tzilivriches. Si iscultas cun attentzione as a intenner una ninnia druche chi ti at acumpanzare in sas avventuras prus dechidas. E non t’imentrighes: sa mudesa iscradit semper sas ideas tuas. Federica Caddeo Sa carrela ‘e nanti Est una festa. Unu divertimentu coloradu. S’intennet sa musica de sas campaneddas, sa uminiga, su lunis de sa pudda e... Cadderis mascherados, coriandolos che s’arca ‘e Noè. Sa carrela ‘e nanti est che unu contu fadadu. Lorena Serreli Sas fadas Pitzinnas prenas de maja, frores chi naschen in sa fantasia, faghen istare sa zente in armonia, faghen isionare sos pitzinnos in allerghia. Federica Caddeo 58 CHIARAMONTI Il nome Il toponimo medioevale Claramontis ha subìto, nel tempo, alcune variazioni: Claramunt, quindi Saramonte, Çaramonte, Çiaramonte e, infine, Zaramonte o Tzaramonte1, denominazione tuttora in uso nella parlata logudorese locale. Taluni attribuiscono il toponimo al fatto che il nucleo abitato è posto ‘a giaru’, e cioè in luogo chiaramente visibile anche da lontano, perché in posizione dominante. Mauro Maxia, invece, sposa la tesi che lo fa derivare dalla presenza della zara, o tzara; e cioè della climatide, che cresceva in quello che noi, oggi, chiamiamo Su Monte ‘e Cheja2. Da qui Zaramonte o Tzaramonte. Il paese, situato nella parte meridionale dell’Anglona, è posto a mo’ di sella fra il monte San Matteo e la collina di Codina Rasa. Tale collocazione felice offre allo sguardo del visitatore un panorama stupendo, a 360 gradi. Il territorio, caratterizzato dalla presenza di rilievi dai contorni sempre dolci, tipici del paesaggio anglonese, un tempo era ricco di boschi di querce nobili e di sugherete. Incendi dolosi e certa azione di rapina svolta dall’uomo hanno distrutto gran parte degli alberi e della macchia mediterranea, procurando un danno pressoché irreversibile. Resta tuttora l’impressione, all’osservatore non distratto, specie nella stagione primaverile, di trovarsi in mezzo a una sorta di mare verde che, spazzato in prevalenza dal Maestrale e movimentato da onde che s’inseguono senza sosta, pare essersi solidificato d’improvviso. Dalla sommità deSuMonte ‘e Cheja, dominano il paese i resti dell’antica parrocchiale, già dedicata a San Matteo e sorta sui ruderi di quello che fu il castello dei Doria (XIII secolo). Volgendo lo sguardo tutt’intorno, verso Est si stagliano netti 1 Cfr. MAURO MAXIA, I nomi di luogo dell’Anglona e della Bassa valle del Coghinas, ed. Il Torchietto, Ozieri 1994, pagg.126 e 429-430. 2 Il monte San Matteo. 59 all’orizzonte i contorni aspri e tormentati del monte Limbara, al quale si succedono i contrafforti del monte Sassu, che domina la sottostante piana di Ozieri. A Sud il terreno si eleva dolcemente, fra zone alberate e laghetti artificiali, fino ai confini di Ploaghe. A Ovest, la linea dell’orizzonte è definita dall’abitato di Osilo, sovrastato da quel che resta di una torre già appartenente al distrutto castello dei Malaspina. Quindi gli altipiani del territorio nulvese; per chiudere a Nord con le alture di Sedini e Laerru, col massiccio di monte Ruju e, in lontananza, i monti della vicina Corsica. Il panorama è ingemmato dalle macchie variopinte dei centri abitati di Osilo, Nulvi, Martis, Laerru, Sedini, Badesi, Trinità d’Agultu, Perfugas, Erula, Ozieri e Ardara. Disposti a semicerchio, essi fanno da corona a Chiaramonti. Di notte, le luci tremule di quei paesi danno l’illusione di stare davanti a un presepe, con effetti di una suggestione rara. Sono numerose le testimonianze che danno per certi, in questi luoghi, insediamenti umani consistenti e importantidi epoche prenuragica e nuragica. Per discendere, via via fino ai giorni nostri, con tracce rilevanti dei periodi romano e medievale. Il territorio vanta, in assoluto, il maggior numero di nuraghi su tutto il comprensorio anglonese: la presenza di ben 114 siti lo colloca ai primi posti fra i Domos de janas comuni dell’Isola. Interessanti e degne di nota sono altresì le domos de janas3 e i betili4 che è possibile visitare in quella parte di territorio che digrada verso Martis, Laerru e Perfugas. Gli aspetti più significativi della storia locale sono legati a un insediamento camaldolese nelle aree di Orria Manna e Orria Pitzinna, verso Sud-Ovest e lungo la direttrice Ploaghe-Nulvi, dove pare si sia costituito un primo nucleo di persone che, successivamente, diedero vita al borgo di Chiaramonti. Vi si ammira, in uno stato di conservazione ancora buono, la chiesetta di Santa Maria Maddalena (o Santa Maria de Orria Pitzinna), fabbricato di architettura romanico pisana, ricca di fascino anche per l’utilizzo sapiente della bicromia dei conci, oltre che per il sito in cui è stata eretta, forse, agli inizi del XII secolo. Successivamente alla divisione dell’isola in giudicati, in Sardegna furono costruiti numerosi castelli e altre strutture similari. A scopo difensivo. Fra questi il 3 Alla lettera, case delle fate. Si tratta di tombe ipogeiche prenuragiche scavate sulla roccia e decorate all’interno con bassorilievi. Molto interessanti le domos in località Murrone. 4 I betili, monumenti del periodo nuragico, sono pietre gigantesche piantate sul terreno in posizione verticale. Gli si attribuisce una funzione sacra e raffigurano simboli di divinità maschili o femminili. Ce ne sono pure con rappresentazioni falliche rudimentali o mammellari. 60 castello di Chiaramonti, edificato dalla potente famiglia genovese dei Doria intorno al XIII secolo. Gli stessi Doria avevano già realizzato le rocche di Castelgenovese (oggi Castelsardo) e di Alghero. L’antico maniero chiaramontese dominava, dall’alto del monte San Matteo (Su Monte nella parlata locale), la vallata che si estende da Martis e Laerru fino a Perfugas; aveva, quasi dirimpettaia, l’altra rocca genovese di Casteldoria, che guarda anche verso Castelgenovese. Sotto i bastioni della fortificazione e per ragioni evidenti di sicurezza, ma anche per la salubrità del luogo, sorse subito dopo il primo nucleo di quello che divenne poi il villaggio di Chiaramonti. Le fortune alterne dei Doria coinvolsero anche il nostro castello. Sconfitti nel 1348 da Rambaldo di Corbera, i genovesi rientrarono in possesso della rocca due anni dopo, grazie al loro riavvicinamento al re d’Aragona, al quale si erano prima ribellati. Dopo la pace del 1355, fra il giudice d’Arborea e don Pietro, re d’Aragona, si conveniva che il castello fosse consegnato all’arcivescovo di Arborea, in attesa di una pronuncia al riguardo del papa Innocenzo VI. Nel 1357, il castello fu ceduto a Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, il quale non poté tuttavia possederlo. Nel 1410, il castello resistette all’assedio delle truppe guidate da Guglielmo di Narbona, figlio del Visconte Almerico. Poi, precipitate per sempre in Sardegna le sorti dei Doria, il forte continuò a far parte del patrimonio della casa d’Aragona. Tant’è che il re don Alfonso lo cedette in feudo nel 1439 (oppure nel 1443?) a certo Angelo Cano di Sassari, il quale lo abbandonò, lasciandolo andare definitivamente in rovina. Sui ruderi della fortezza ormai abbandonata fu edificata, probabilmente intorno al 1500, la prima chiesa parrocchiale, intitolata a San Matteo e abbandonata definitivamente nella seconda metà del XIX secolo. Dell’antico maniero resta ancora la torre, già utilizzata come campanile dopo la costruzione della chiesa. Sottoposte a restauro conservativo, ora le architetture Chiesa di San Matteo candide del monumento svettano sulla sommità del paese, sapientemente illuminate nelle ore notturne, quasi a vigilare ancora sulle sottostanti e fertili campagne anglonesi. Economia Lo zoccolo duro dell’economia locale è rappresentato dal comparto agro61 pastorale; il quale, sebbene in crisi da tempo, rappresenta pur sempre una fonte consistente del reddito dei chiaramontesi. Sono ancora numerose le aziende che allevano migliaia di capi ovini, bovini e suini. La coltivazione dei cereali, un tempo molto estesa e che aveva fatto dell’Anglona il granaio dell’Impero Romano, oggi si è ridotta all’essenziale, ancorché assistita dall’intervento pubblico. Di recente è comparsa qualche serra. Fino a pochi anni addietro, erano in piena attività tre caseifici: uno condotto da privati con criteri industriali; gli altri due da altrettante cooperative. Che, gestite dai soci conferitori del latte con attenzione scarsa verso l’organizzazione razionale e la produttività, non hanno retto alle crisi ricorrenti nel settore e hanno chiuso miserevolmente i battenti. Successivamente anche l’industriale privato si è arreso. Per il resto, le attività produttive locali si concentrano, in prevalenza,nei settoridell’artigianato (poche) e dei servizi. Monumenti Oltre ai ruderi del castello e alla citata chiesetta di Santa Maria Maddalena di Orria Pitzinna, è interessante visitare le domos de janas di Murrone, il nuraghe Ruju, la chiesa del Carmelo, di epoca secentesca, già facente parte di un corpo di fabbrica poderoso che aveva ospitato per alcuni secoli i monaci carmelitani e che, a seguito di un provvedimento adottato a cuor leggero dall’amministrazione comunale, fu abbattuto nella seconda metà degli Nuraghe ruju anni Sessanta del XX secolo. Dallo sperone orientale di Codina Rasa, i ruderi di quello che fu un mulino a vento guardano vigili il centro storico. Sono altrettanto degne di nota alcune tele del pittore di Porto Torres Mario Paglietti (1865-1943), conservate nella sala del Consiglio comunale (San Matteo che predica il Vangelo agli Etiopi, 1912 e Targa artistica che ricorda i Caduti di tutte le guerre, 1919) e nella chiesa parrocchiale (San Cristoforo del 1903 e Santa Lucia del 1904). Personaggi Il paese, a causa della miopia degli amministratori locali succedutisi nella prima metà del XX secolo, è rimasto isolato a lungo, tagliato fuori dalle correnti di traffico dei mezzi pubblici. Pertanto, fino agli anni Sessanta del Novecento, sono state ben scarse le opportunità offerte ai giovani che, concluse le elementari, desideravano spostarsi in città per compiervi gli studi medi, superiori e universitari. Ciò ha avuto, come ricaduta di segno negativo, il permanere nella popolazione, per troppi anni, 62 di un livello d’istruzione solitamente al di sotto della media di altri centri viciniori. Una tale condizione di svantaggio iniziale non ha mancato di limitare fortemente le possibilità di chi, avendone le capacità, aspirava a una condizione migliore e a farsi strada. Il che, invece, fu concesso solo a pochi privilegiati, per lo più appartenenti a famiglie facoltose. Fra i chiaramontesi che si sono distinti particolarmente, citiamo il professore Francesco Falchi (1848-1946), illustre oftalmologo dell’Università di Pavia, ove ha diretto a lungo la Clinica Oculistica. Un medaglione in marmo, collocato nell’atrio d’onore di quella Università, ne ricorda l’opera svolta nel campo della ricerca scientifica. Le sue pubblicazioni sono conservate anche presso la biblioteca della clinica omonima dell’Ateneo Turritano. Il Comune di Chiaramonti gli ha intitolato le scuole elementari. Il paese ha dato i natali anche a Bainzu (Gavino) Cossiga (1809-1855), poeta e contadino, autore di una pubblicazione pregevole intitolata ‘Su Poeta Cristianu: o Casa Satta siat sa doctrinetta in sonettos logudoresos’5. Il poeta era bisnonno paterno del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (19282010), al quale il Comune ha conferito la cittadinanza onoraria il 7 Dicembre 2001. Era altresì di Chiaramonti quel Nicolò Vare che, in rappresentanza dell’Incontrada di Chiaramonti e dei territori della regione Anglona, nel 1388 partecipò alle trattative che si conclusero con la pace fra il Giudice d’Arborea e il re Giovanni di Aragona. Merita di essere ricordato anche il dott. Giorgio Falchi (1843-1922). A proprie spese, egli istituì in questo centro la prima biblioteca pubblica, tentò inutilmente la costituzione di un asilo infantile e di una sorta di società cooperativa fra contadini; infine, lasciò alla popolazione chiaramontese i propri libri e gran parte delle proprie sostanze, col mandato di utilizzarle per la emancipazione culturale dei giovani capaci e meritevoli, ma privi di mezzi economici. Con i proventi di quel lascito fu edificato il caseggiato del vecchio asilo infantile, che entrò in funzione nel 1937. L’edificio oggi ospita il Centro Sociale e la sala del consiliare del Comune. 5 Il poeta cristiano, ovvero una piccola dottrina esposta con sonetti in lingua sarda logudorese. 63 Ricorrenze importanti La festa del patrono San Matteo si celebra il 21 Settembre, organizzata da un comitato composto dai cinquantenni. Da una decina d’anni in qua, nella stagione estiva la Pro Loco promuove la Sagra dell’agnello, con cena collettiva all’aperto. Ma la festa grande del paese è da sempre quella campestre dedicata a Santa Giusta, in calendario il primo Sabato di Maggio. Il programma dei festeggiamenti prevede, fra l’altro, il pranzo offerto gratuitamente sul sagrato della chiesa a tutti i partecipanti. A seguire, la chilometrica processione con le autovetture, per riportare in paese il simulacro della santa. In occasione della vigilia pasquale, Sapadu Santu6, continua a tramandarsi una consuetudine abbastanza curiosa e che non ha riscontro, per quanto ci risulta, in alcun altro centro della Sardegna: la deposizione dei romagliettes (mazzetti di fiori accompagnati da biglietti con frasi galanti), da parte dei giovani del luogo, sui davanzali delle finestre delle ragazze ritenute dechidas, e cioè graziose e simpatiche.Al contrario, sulla soglia di casa di quelle considerate pazosas, ossia altere e presuntuose, vengono scaricati mucchi consistenti paglia. Non sempre pulita. Carlo Patatu 6 Sabato Santo. Chiesa di Santa Giusta 64 ASSOCIAZIONE CULTURALE E FOLCLORISTICA “CANTADORES A CHITERRA DE DERIS, DE OE E DE SEMPRE” L’Associazione culturale e folkloristica “Cantadores a chiterra de deris, de oe e de sempre” si propone di valorizzare e diffondere il grande patrimonio del canto tradizionale sardo, in particolare del canto a chitarra. A questo scopo, l’Associazione mette a disposizione dei Comitati locali e dei Circoli sardi (in Italia e all’estero) i suoi artisti, quelli giovani e quelli di grande esperienza. Si ricorda qui, per inciso, la partecipazione di questi cantadores al Convegno realizzato per ricordare lo studioso piemontese Giuseppe Ferraro, in provincia di Alessandria, e infine alla prestigiosa Biennale di Venezia, edizione 2008. Inoltre, si deve anche a questa Associazione il progetto del Parco e Museo del canto sardo a chitarra, già fruibile nel sito www.cantosardoachitarra.it, ideato e realizzato insieme a FAP ACLI Sardegna. Per la partecipazione di questi artisti a manifestazioni o semplici serate - in Sardegna, nella penisola e all’estero -, l’Associazione chiede unicamente il rimborso delle spese di viaggio, il vitto e l’alloggio. Chi fosse interessato a questa proposta può rivolgersi direttamente al Presidente dell’Associazione Pietrino Marongiu 348 9157763. 65 SOCI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E FOLKLORISTICA “CANTADORES A CHITERRA DE DERIS, DE OE E DE SEMPRE” Cau Antonino Cubeddu Antonio Dettori Franceschino Flore Giovanni Loria Gavino Mannu Francesco Maria Marongiu Antonio Mangatia Nino Marongiu Pietrino Massaiu Giuseppe Masia Giuseppe Mocci Maurizio Muntoni Giovanni Maria Murrighili Massimiliano Pirrigheddu Maria Teresa Saba Nicola Speranza Vito Satta Angelo Paolo Strinna Antonio Giuseppe Tamponi Giuseppe Zucca Alberto Olbia Seneghe Sassari Scano Montiferro Osilo Cannigione Osilo Sassari Osilo Oliena Sassari Riola Sardo Tempio Pausania Olbia Tempio Pausania Cossoine Cuglieri Alghero Sassari Tempio Pausania Neoneli 66 A Franziscu: A visitare custa zona rara piaghere mi faghede e recreu, FRANZISCU a cuminzu de onzi gara sempre ammentat su numene meu. Presentadore onu, boghe giara donu ch’a isse li ha dadu Deu. Vivet cun sa FAMIGLIA senza dannos l’ider PRESENTENDE a sos chentu annos. Dae Peppe Pintus (Unu veru AMIGU) Risposta a Peppe Grascias Peppe pro custu fiore ch’in Santa Giustu mi as intregadu de veru coro lu apo atzedadu ca intregadu mi l’as cun amore. Deo presentende, Tue cantadore fettemus cantu amos disitzadu, candu custu mundu amos lassadu Lassemus istigas riccas de onore. In s’ateru sighir in sos intentos si no lu acansat, Maria cun Deu ambos: ammanitzende ballos e cantos. Sighinde de custa vida sos ammentos su cantu Tou, su ciarare meu ispasset, in chelu Anghelos e Santos. Chi ses amigu lus minifestende deo a chie no creet lu so nende. DAE CORO Tathari 9 de Sant’Andria 2014 ammentu a Peppe Peppe: tue no ischias cantu dolore ada su morer tou causadu in custu mundu tue as lassadu, melodias pienas de amore, che sinzeru e ballente cantadore no as esser mai ismentigadu, che ateros, ch’inie as agatare as sighir dae nou a cantare. 67 PEPPE PINTUS cantadore de deris, de oe e de sempre Comente fizos de sa matessi mama e-i sa matessi istoria, tott’umpare oe ti cherimus intregare cust’ammentu de poesia, cantigos e affettu. E ammentendedi podimus puru narrer dae coro chi sa ricchesa de sa vida e de sa ‘oghe tua est galu intro a nois, pro sa cale ricchesa no t’amus a ringrasciare mai abbastanzia. Sas grascias nostras sun tottu in su bene chi t’amus cherfidu e chi su tempus no hat mai a cancellare. 68 SA DISPIDIDA Si s’ultimu pensamentu no aurtidi sue de innanti, custu at a essere s’ultimu cuncursu CREI ACLI de Sardigna chi deo fatto comente ingarrigadu. Penso chi basten trint’annos innanti e poi dados a sa cultura nostra, cun mannu piaghere. So meda cuntentu chi mi nde so lende una responsabilidade manna. Apo a servire de imparu a chie at a leare s’ingarrigu chi deo como so lassende, sempre chi issu lu chelfada. Si fit bistadu a fagher meu, aia ingarigadu su “ischìdu” dirigente Tatharesu, su chi medas boltas s’at isciuccadu sa ‘ucca nende chi su cuncursu fit imbetzende in manos de unu incompetente chi no l’hat mai rinnovadu. A narrer sou su rinnovu diat esser a cumbidare a sa premiazione de su cuncursu numenes altolocados. At tennere finzamentas rejone, ma dae sempre deo apo pensadu - comente a mie ateros intenditore -, chi sos bonos cuncursos los faghen sos poetas cun sas operas insoro, sunt issos de tennere in cunsideru mannu, no sos istranzos. Sos istranzos puru bi cheren, ma comente istranzos. Si sa limba nostra est ancora bia lu devimos a sos poetas ca cun s’iscriere insoro no l’an lassada morrer, gai matessi sos cantadores a chiterra, sos tenores, sos coros, sos cuncordos. Proa nde siat chi in custu cuncursu no sunt mancados mai, sunt issos chi arrichin sa die de sa premiazione de su cuncursu de sa Acli de Sardigna, ca sas cantones l’as iscriene sos poetas e sos cantadores las cantana. A chie narat chi si cuncursu est imbetzende deo rispondo chi s’unicu a imbetzare so deo, e no mi nde dispiaghet, sempre chi Deus mi lesset sanu comente oe. E l’ammento puru che su cuncursu nostru est istadu su primu a fagher partezipare sas iscolas, sas medias e sas elementares. Duncas, li dimando: semus imbetzados puru cando hamus fattu intrare sa ‘entada noa e frisca de sos pitzinnos? Ringrascio sa dirigenza de s’Acli de sardigna pro m’aer tentu in cunsideru dendemi custu ingarrigu, sos giurados chi mai an pretesu nuddha pro su trabagliu insoro, fattu cun cuscenscia e dende sempre su meritu a sa poesia, e sos segretarios chi, pro su trabagliu insoro, no an mai pretesu nuddha. Sas grascias prus mannas andan a sos poetas, ca sunt issos chi an fattu mannu custu cuncursu. Un’abbratzu mannu dae coro a tottu. Frantziscu Prima edizione del Premio svolta il 5 febbraio 1989. 69 Momenti conviviali a Santa Giusta 70 Matteo Dore, Giuseppe Masia, Maria Teresa Pirrigheddu, Francesco Falchi, Peppe Pintus, Roberto Cadoni, Nicola Saba, Angelo Pinna, Antonio Strinna e Francesco Dettori Roberto Cadoni e il sindaco Angelo Pinna a Santa Giusta 71 Ammentos Sos donos de s’Ispiritu Santu Gavino Cossiga, Chiaramonti Sas operas de misericordia corporales Gavino Cossiga, Chiaramonti S’AMORE E-I S’ODIU Lorenzo Brozzu, Chiaramonti SU TRIBAGLIU DE SU PASTORE Bainzu Truddaiu, Chiaramonti CRESCHINDE SI DIMINUIDI Rimundu Piras, Idda Noa POETUTZOS Rimundu Piras, Idda Noa Serenada a una rosa Giovanni Fiori, Ittiri S’EDUCAZIONE Antonino Paba, Giave S’ARADORE E - I SU ‘OE Antonino Paba, Giave TRA DUOS COMPARES DE BATTIZU BEFFULANOS Bobore Marceddu, Oniferi BEFFE DE CARRASEGARE Antonino Paba, Giave 72 SOS DONOS DE S’ISPIRITU SANTU SAS OPERAS DE MISERICORDIA CORPORALES Sa Sapienzia in sa vida presente Su dare a mandigare a sos famidos Ordinat in su bene Est un’opera grande e singulare; s’operare.S’Intendimentu si prestat fidente A bier dare puru a sos sididos A tottu sos Misterios adorare. Est cosa tota digna de laudare. Su Consizu prevenit fidelmente E si sos nudos benini ‘estidos, Attales sos ingannos de iscansare. Cun Deus sempre si det meritare. Sa Fortalesa dat vigore e mente Cando sos pellegrinos affliggidos Pro poder tota sa legge osservare. S’alloggiant, oh! ite bellu ospedare! Sa Sienzia insinzat e addestrat Visitare s’infirmu e languente, A fagher sa divina voluntade. Est assione cara e amorosa; Sa Piedade est donu chi ammaestrat E i sos presoneris similmente, A viver in sa vera santidade. Dendelis pro cunfortu calchi cosa; Su Timore refrenat e arrestat Interrare sos mortos, finalmente, S’abusu de s’umana libertade. Opera est umana e piedosa. Gavino Cossiga Gavino Cossiga Chiaramonti Chiaramonti 73 S’AMORE E-I S’ODIU S’amore S’odiu Cando s’allummat su fogu ‘e s’amore, S’odiu naschet da’ un’istinchidda, da-e sas raighinas de s’intragna, ch’in su lughinzu de s’ira ‘e “Cainu”, pro su cumpagnu o pro sa cumpagna est sa punta affilada ‘e s’ispadinu est sienda ‘ogni pena, ‘ogni dolore. ch’inghettat coros, trassidda-trassidda. Est dulche sa fadiga, su suore Est fele fermentadu dogni midda furriad’in sos annos de siccagna, pro tingher de nieddu su destinu, solu pro ‘ider s’amada campagna semenende de rughe su caminu bestida ‘e un’ispiga, unu fiore. in sa paghe biada de una ‘idda. E si ti mujat su pesu ‘e sos annos, In ue passat “issu”, sa tristura non times, ca s’amore tou antigu b’abitat cun sos tragos, sos dolores, t’isgiarit dogni pidigu chizolu. su disisperu, piantu e corruttu. Ca sun de mele finzas sos ingannos Ca cussa falche de sa disaura cando t’abbratzat riende un’amigu nde segat caralighes e fiores chi ti dat brios, incantu e consolu. lassende in terra mannujos de luttu. Lorenzo Brozzu Chiaramonti 74 SU TRIBAGLIU DE SU PASTORE Prim’ ‘e cantare in chelu sa chilandra leas puntuda, accutta, una resorza, in sos dulzes manzanos de abrile, bocchis s’ultimu anzone nadu in maju ses fatt’a s’’ama o murghende in sa mandra. e che li ‘ogas mattivuzu e corza! Da-e prima ‘e sas chimbe, a s’impuddile, Cuss’anzone o forsis calchi paju che unu rusignolu in s’adde amena ti servin pro sa festa ‘e sa tusura cantas armoniosu in su cuile. sutta s’alvure umbrosa cando has aju. In costera, in su monte o in s’ena Da-e s’antighidade pius oscura t’has fattu mandra, pasciale o pinnetta vives pro su pius in solidade, e bramas ch”happas annada piena... godende in sa foresta aria pura. Ses da-e mes’attunzu a pan’e petta, Mancari che a prima, caru frade, liberu, trancuillu in sa campagna, non ses fattende vita turmentosa: isfidende de su chelu ‘ogni minetta. finas sa legge, s’autoridade S’ama bella chi tenes pro cumpagna t’aggiuat e ti porrit calchi cosa in s’attunzu t’hat dadu sos anzones cando siccagnas o s’abba crudele cun petta saborida intro s’intragna. ti faghet s’ama tua infruttuosa. Poi de s’instellàda, latte pones Bastat, sempre a s”ama ista fidele, in lamas e labias su manzanu pastore, in s’arte tua dilettosu e cantas bellas liricas cantones. che-i s’abe in sa chera e a su mele, e sempre in s’onestade happas riposu. In s’incantadu e fioridu ‘eranu, versu sa fin’e maju, in sa cunsorza, Bainzu Truddaiu sutta su dulze raju solianu, Chiaramonti 75 CRESCHINDE SI DIMINUIDI POETUTZOS (da Misteriu) (da Misteriu) Corru Andala, tenes fama e lumene: Poetutzos ch’istades lima-lima tue ses de su Temo fundadore, che chie pintirinat una tzuca, sas abbas tuas friscas che lentore no torredas pius abberrer buca filtradas da sas rocas friscas sùmene. pò fagher poesias chena rima. Da chi faghinde tretu enin fiùmene Cantedas, ma rimende che in prima, pelden friscura, puresa e sabore: che Pisurtzi, Murenu, Mossa e Luca, s’abba est pesante e cambiat colore a concas ispilidas in parruca e si guastat creschinde in volumene. no lis ponzedas cabu né istima. Gai s’omine peldet sa salude, Ca, po dissaldizare sa Saldigna, creschinde in annos, cunfromma a s’edade peldinde tempus s’ispatzan po mastros, diminuit in foltza e voluntade literadeddos de bascia zenia e peldet in sos brios sa vertude: ch’a copiare s’arrangian ebbia totu sos donos de sa gioventude induinde a cumponner impiastros che li olan in s’antzianidade. a sos chi druches sun che carapigna. Rimundu Piras Rimundu Piras Idda Noa Idda Noa Su deghennoe ‘e Sant’Andria 1976 Su vintinoe ‘e Sant’Andria 1976 76 Serenada a una rosa (da Camineras, Gianni Trois editore, Cagliari) Eàllu, millu mi’ ‘enzende a maju frunidu a nou a sa fatta ‘e sa die e deo inoghe so ‘izende a tie rosa ancora serrada in su tenaju! Sonazadu su masone paschet ispartu in sa tanca e-i sa luna bianca faghet in chelu balcone. Da-e sos montes s’ ‘Udrone s’est appenas acceradu. Su massaju hat appazadu sos boes in su ‘acchile: torrat sa vida, a puddile, lughet s’abba intro su adu. Isparghe sas fozas tuas a su ‘asu ‘e su ‘eranu; abberi che una manu sas dulches ganas chi cuas in sas laras tottas duas caldas, sìncheras che ou. Tue ses lentore nou subra s’erva fionda e falas mudende vida a sa terra in sinu sou. Noa sa lughe a mannujos s’altzat pàsida e lizera isparghendesi in s’aera cun largos chintales rujos. Fuma-fuma sos restujos s’ ‘iden intro s’ ‘adde attesu... Rosa, si non m’has intesu drommi, non t’ischides, pasa! Ma isco ch’intesu m’hasa, chi m’amas, chi m’has cumpresu. Fadados mizas de mundos in sas pupias inserras; accordas chentu chiterras cun sos pilos tuos brundos. Sos bellos càvanos tundos T’inghìriana sos chizos; sas ojadas sunu lizos chi s’abberini che prendas; funtana frisca ‘e siendas, riu ‘e dèchidos disizos Eallu, millu mi’, ‘ennidu est maju frunidu a nou a sa fata ‘e sa die e deo inoghe so mirende a tie rosa ispamparriada in su tenaju. Giovanni Fiori Ittiri 77 S’EDUCAZIONE S’ARADORE E - I SU ‘OE Chi ‘hat connottu bona educascione Ara su -’oe, narat s’aradore amat, siguramente, s’onestade, dendel’un’insaccada de puntorzu, su coro l’hat pienu ‘e bonidade senza pensare c’acutu dolore de ogni tempus, pro dogni persone. li procurat passendeli su corzu; Est virtuosu e cun serenidade senza cunsiderare chi suore usat, modestu, dignu paragone; versat pro li cumprire su laorzu, trattat sos fattos cun seriedade trazende cun pascenscia e cun amore ca non partit de mala intenzione. dogni di’e s’aradu s’ispregorzu. Pro issu su decoro e-i s’onore, Invec’e l’esser unu gratu amigu, sa gentilesa e-isa cortesia, ca preziosu est tantu a dies d’oe sun cosas sagras de summu valore. li dàt penas amaras e castigu. No est superbu,ne tenet manìa Ma,s’è tanta fadiga hat bonu proe, de vanidades perunas, s’amore s’hat fatt’avena e orzu e fa ‘e trigu, c’hat in su sinu est pro su bene ebbia. parte ‘ona la devet a su ‘oe. Antonino Paba Antonino Paba Giave Giave 78 TRA DUOS COMPARES DE BATTIZU BEFFULANOS A) Compare unu saludu già bos rendo: fia da ora senza bos bojare, B) Custos disizos bostros los cumprendo, però b’hat pagu cosa ‘e bos contare; A) si no mi rispondides no m’offendo, ma rispettadu cheret su compare; B) de s’offesa patida non discutto, e si bos offendides mi nd’affutto. B) Deo bos naro cun sinzeridade chi creia chi fizis finzas mortu; A) custu non paret bell’un’acconnortu, però so biu prò sa veridade; B) sinnu sa morte tenet piedade gai bos lassat che burricu isortu; A) biu ancora de restare creo: a sos chent’annos sa morte mi leo. A) Isco sa morte est cosa naturale, ma gal’ ‘e issa non tenzo disizos; B) ma mi paret nd’hapedas assimizos, anzis cun issa sezis tale e cale; A) Moride bois, tantu non b’hat male: bi penso deo a muzere e a fizos; B) fettat puru sa morte s’attrivida tant’a comare lograd’hap ‘in vida. B) De issa mi che so’ innamoradu e l’hap’amada cun veru rispettu; A) forzis colchende tott’in d’unu lettu de corros m’hades bene garrigadu; B) no mi podia istare chirriadu, ligadu da-e amore e tantu affettu; A) m’a su chi l’hapo dadu su battizu, compare bos cunfesso chi m’est fizu. B) Ma si sun custos sos fattos istrambos tand’hamus fattu su messonz’a giambos; A) compa, non sol’umpar’hamus messadu, ma hamus finzas paris triuladu; B) de corramenta est mannu su signale s’hamus usadu finzas su giuale. A) Nois hamus bugliadu de seguru ma cosas goi nde suzzedin puru; B) S’andamus a sa corte ‘e Inghilterra ‘idimus corros chi toccan’a terra; A) ma cussos sunu corros importantes, ca sunu de reinas e regnantes; B) su doppiu han’a baler’a su nessi, però già restan corros su matessi; A) Finzas sos corroso d’oro sun metzanos, compa, adiosu e a nos bider sanos; B) Corros non s”idan minores ne mannos, menzus senza e bugliende a sos chent’ annos. Bobore Marceddu Oniferi 79 BEFFE DE CARRASEGARE (A un amigu pro su ‘inu chi l’han furadu in carrasegare, da-e su magasinu.) It’arrore t’han ‘asciuttu III sos carrazzolos, perdeu. Fis tranquille pensende Custu pre te est colpu feu a su trabagliu ogni die, chi sa paghe t’hat distruttu. gen.ero su cumbidende sos araigos rie-rie; Zertamente s’attrivida chie det esser e chie malandrinos l’hana fatta, c’hat tramadu su peleu, zente chi, forsi, in cumbatta non bi la perdonet Deu la passat tota sa vi da: sa pena chi ses suffrinde: in cussa notte iscurida, pro chi ti mustres ridinde cantende calchi murmuttu, custu, pro te, est colpu feu. sun andados che a puttu IV pro fagher sa brull’a tie, Beru ch’in carrasegare e prima ‘e fagher die brullan sas bonas persones, sos istelzos tan’asciuttu. cumbinende funziones II chi faghen dilliriare, Ma mirade ite faina ma custu no est brullare c’hana fattu in bidda mia; ch’est de beffe su produttu; cust’est giogu ‘e piseddina ponner sas cubas in luttu o de avezos manìa; sun iscenas de galera: zertu no est un ebbia ahi, it’ingrata manera su c’a tie hat postu neu; chi sa paghe t’hat distruttu. si che deris, cun recreu, Antonino Paba no lu cantas calchi muttu, nd’has rejone, t’han asciuttu Giave 1951 sos carrazzolos, perdeu! 80 Cantina del Vermentino Monti Boltas meda si devene a su ‘inu sas improvvisas rivelaziones de calchi ladru e de calchi assassinu. E cantos viles, cantos lazzarones, faghen omaggiu a su diciu latinu iscopiende sas intenziones! Proite cand’est bidu in cantidade CANTINA DEL VERMENTINO faghet narrer sa pura veridade. Via San Paolo, 2 07020 Monti Su ‘inu est zertament’un’alimentu SARDEGNA - Italy chi donat forza e vigore a s’umanu; telefono +39 0789 44012 su ‘in’est bonu pro meigamentu, fax +39 0789 449128 c’a boltas su malaidu attit sanu; [email protected] su ‘in’est babbu ‘e su divertimentu ma cheret bidu pianu-pianu: cheret usadu cun rigore mannu, gustat s’est pagu, s’est troppu faghet dannu. Associazione Culturale Carrozzu Longu Chiaramonti Cando fimus nieddos Quando eravamo neri Cando fimus nieddos nois in unu chizolu cuados, timende puru ‘e faeddare, timende ‘e isbagliare, Quando i neri eravamo noi, nascosti in un angolo per paura anche di parlare, paura di sbagliare. fit onzi ‘orta chi essiaimus, che canes cue non b’intramus. Chentza pedde de colore fit s’ojada a sebestare. Questo tutte le volte che uscivamo, come cani “lì” non entriamo. Anche se non ci distinguevano dal colore bastava la nostra espressione per individuarci. Cando fimus nieddos nois che carvone, iscatzados, drommiaimus in barracas e in s’ispera mezorias. Quando eravamo neri noi come il carbone, cacciati, dormivano in baracche nella speranza di migliorare. Cando fimus nieddos nois a ricatu presos, dae sa mesa iscatzados, chentza nòmene istivinzados, Quando i neri eravamo noi, legati al ricatto, cacciati dalla tavola inbandita, senza nome, sopranominati. canes malos giagarados, in die lìbera atrumados, pro sa paghe ‘asende manos nois pro non pàrrere isfrutuados. Cani cattivi allontanati, nella giornata libera uniti tra noi, per il quieto vivere “baciando mani” per non sembrare sfruttati. Cando fimus nieddos nois chei sa musca sebestados, pro nois solu sos tribaglios chi non cheriant fagher àteros. Quando i neri eravamo noi, come le mosche individuati, per noi solo lavori che non volevano fare altri. Cando fimus nieddos nois in logu atzetados, che animales istrejidos, a sa muda minatados. Quando i neri eravamo noi, in nessuna parte accettati, come animali allontanati, in silenzio minacciati. Cando fimus nieddos nois in chizolu birgonzosos, aimbarende ‘e mezorare e una die pro torrare Quando i neri eravamo noi, in un angolo, vergognosi, in attesa di migliorarci, e un giorno ritornare in una terra mudada, zente noa pagu educada, o semus nois de duos logos o mancu unu e semus solos. in una terra cambiata, nuova gente poco educata o siamo noi di due luoghi (patrie) o di nessun luogo e siamo soli. Cando fimus nieddos nois non cumpresos, ibbandados, fit che marcu in sa cara: “cussu est malu benit dae fora”. Quando i neri eravamo noi, non capiti, sbandati, era come un marchio sul viso: “quello è cattivo, arriva da fuori..” SU INU Unu sabiu antigu ‘e raros pannos, riccu d’esperienza e lichitu, neit: si buffas abba, s’appetitu perdes e t’intran frebbas e affannos; e affacc’ a sa birra b’hat iscrittu: s’ies de custa campas pro chent’annos. M’a fiancu a su ‘inu scrittu hat gai buffa de custu chi non moris mai! Antonino Paba Agriturismo Spinalva - Loc. Spinalva, strada statale 672 - Sassari-Tempio (SS 672) Km.22, bivio Laerru Tel. 079.564714 - Cell. 349.4174311 e-mail: [email protected] VIA GRAZIA DELEDDA 14 - CHIARAMONTI TEL. 079 569091 PANIFICIO PUGGIONI LORENZO Via Capitano Coppu 26 CHIARAMONTI Tel. 079 569264 via san matteo, 13 - chiaramonti tel. 079 569541 Bed & Breakfast da via Mattea Vittorio Veneto 15 - Chiaramonti Tel. 360 501287 Azienda Agricola Su Cannau Reg. Su Cannau - Chiaramonti (SS) Tel. 349 7182318 - 079 569506 Agriturismo SAS DAMAS Loc. Sas Piras - Chiaramonti Aperto tutto l’anno Menù tipico Offre servizi di pernottamento Tel. 079 / 569464 - 3460236120 - 3404036883 e-mail: [email protected] Formaggi Muzzoni Margherita produzione propria Via Europa Unita, 18 - Chiaramonti Tel. 079 569500