XXVII CONCORSO
DI POESIA SARDA
CREI - ACLI
CHIARAMONTI
28 NOVEMBRE 2015
COMUNE DI CHIARAMONTI
AcliTerra
Associazione Professionale Agricola
C.R.E.I. - A.C.L.I.
della SARDEGNA
Settore Folk e Cultura
via Roma 173
09124 Cagliari
finito di stampare nel mese di novembre
Sprint
Nizza 29 - Sassari
2015
presso la casa editrice
via
Le fotografie sono state realizzate da Gianni Camedda e Bruno Maniga
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I VENTISETTE ANNI DEL PREMIO DI POESIA SARDA “CREI-ACLI SARDEGNA”
LE CERIMONIE DI PREMIAZIONE
I
SASSARI 5 Febbraio 1989
II SASSARI 11 Febbraio 1990
III SASSARI 24 Febbraio 1991
IV SASSARI 15 Marzo 1992
V
SASSARI 31 Ottobre 1993
VI MILIS 19 Novembre 1994
VII
MEANA SARDO 28 ottobre 1995
VIII
POZZOMAGGIORE 23 novembre 1996
IX DECIMOMANNU 11 ottobre 1997
X
BIELLA 5-6 Dicembre 1998
XI TULA 18 Dicembre 1999
XII BUDDUSO’ 18 Novembre 2000
XIII CODRONGIANOS 24 Novembre 2001
XIV
MONTI 9 Novembre 2002
XV
BENETUTTI 22 Novembre 2003
XVI SENEGHE 27 Novembre 2004
XVII
ELMAS 26 Novembre 2005
XVIII
SINISCOLA 25 Novembre 2006
XIX
PORTO TORRES 24 Novembre 2007
XX
SASSARI 13 Dicembre 2008
XXI SIURGUS DONIGALA 31 Ottobre 2009
XXII
TERGU 20 Novembre 2010
XXIII
MONTRESTA 26 Novembre 2011
XXIV
SILIUS 29 Dicembre 2012
XXV
LAERRU 22 Febbraio 2014
XXVI
SANTA GIUSTA 8 Novembre 2014
XXVII
CHIARAMONTI
28 Novembre 2015
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Lettera del Presidente Regionale delle ACLI della Sardegna
Ing. Fabio Meloni
La cerimonia di premiazione si svolge
quest’anno a Chiaramonti, come concordato a suo tempo con il Sindaco del
paese. E’ un’occasione propizia per incontrare e conoscere i migliori poeti della
Sardegna e nel contempo la comunità
locale. Intanto, mi piace ricordare che si
tratta della XXVII edizione del Premio,
un traguardo che premia un cammino
piuttosto lungo, possiamo sicuramente dire un pezzo della storia delle Acli
della Sardegna. Una storia sostanziata
dalla partecipazione di tantissimi poeti
in lingua sarda, dai più grandi ai piccoli,
uomini e donne, nella quale non è stato
meno importante il coinvolgimento della
gente, in tutti i paesi dove si è svolta la
cerimonia di premiazione.
Gli organizzatori, infatti, hanno scelto di realizzare un evento culturale che
camminasse in mezzo alla gente, portando sulla scena anche gli studenti delle
scuole medie e delle scuole elementari, con poesie e racconti. La cerimonia di
premiazione, come i poeti sanno, si è sempre svolta in località diverse. Da Sassari a
Decimomannu, da Milis a Siniscola, da Meana Sardo a Tula, da Porto Torres a Biella
e infine a Chiaramonti. Ovunque il Premio ha portato un contributo di cultura,
non solo di poesia, insieme a un’occasione di incontro e di riflessione. Grazie al
coinvolgendo, oltre che dei poeti, anche dell’Amministrazione locale, delle scuole e
della popolazione locale.
Come si può ben vedere, si tratta di un viaggio ogni volta più impegnativo,
che richiede risorse soprattutto umane e culturali. Ed è anche una scommessa,
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il cui risultato è di notevole importanza e riguarda la Sardegna intera, non
soltanto le Acli.
A questa prestigiosa iniziativa, che consiste anche nella realizzazione di un corposo
libretto, ha sempre risposto una partecipazione di poeti, sia adulti che bambini,
da ogni parte dell’isola e anche dalla penisola. Quest’anno poi si è pensato anche
agli anziani, in modo particolare, dando spazio alla loro dimensione esistenziale
e culturale, dedicando loro due sezioni tematiche, alle quali hanno concorso
numerosi poeti.
In quanto Premio di poesia sarda e non solo, le Acli hanno inteso proporsi anche
come motore di divulgazione della lingua, della musica e della cultura sarda,
inserendo dopo la cerimonia di premiazione dei momenti musicali, in particolare
con i cantadores a chiterra.
Infine, il mio sentito ringraziamento: all’organizzazione di questo Concorso, in
particolare a Franceschino Dettori, alla Giuria e a quanti hanno fattivamente
collaborato in tutti questi anni.
Cagliari, novembre 2015
Fabio Meloni
Presidente delle Acli della Sardegna
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COMITATO D’ONORE
Gianni Bottalico, Presidente Nazionale ACLI
Fabio Meloni, Presidente A.C.L.I. della Sardegna
Francesco Pigliaru, Presidente della regione Sardegna
Marco Pischedda, Sindaco di Chiaramonti
Dionigi Deledda, Sindaco di Orgosolo
Antonello Figus, Sindaco di Santa Giusta
Virginia Mura, Assessore Regionale Lavoro
Claudia Firino, Assessore Regionale Pubblica Istruzione
Silvio Lai, Senatore della Repubblica
Valter Piscedda, Consigliere regionale
Antonello Cabras, Presidente Fondazione Banco di Sardegna
Salvatore Mannoni, vice sindaco di Chiaramonti
Maria Antonietta Solinas, Assessore alla cultura di Chiaramonti
Paolo Tirotto, Parroco di Chiaramonti
Carlo Patatu, scrittore
Giovanni Carmelo Marras, Direttore Didattico
Gavinuccio Pinna, Presidente ACLI TERRA Sassari
Antonello Caria, Commissario ACLI Provinciali di Sassari
Mauro Carta, Presidente Provinciale ACLI Cagliari
Salvatore Orrù, Presidente Provinciale ACLI Nuoro
Carlo Tortora, Presidente Provinciale ACLI Oristano
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Il Presidente delle A.C.L.I. della Sardegna Fabio Meloni,
il Sindaco di Chiaramonti Marco Pischedda,
Franceschino Dettori, responsabile del Concorso di poesia sarda C.R.E.I. - A.C.L.I.
della Sardegna
ringraziano
Laura Pinna
Bastianella Ranedda
Franca Sanciu
Nicolina Spada
Amelia Soddu
Nannina Soddu
Antonello Ledda
Bastianino Soddu
Giovanni Forrija
Roberto Satta
Paolo Saba
La Nuova Sardegna
L’Unione Sarda
Il Messaggero Sardo
Radio e Televisioni
Segreteria FAP ACLI della Sardegna
La Segretaria Fap ACLI di Cagliari
La Segretaria FAP ACLI di Nuoro
La Segretaria Fap ACLI di Oristano
La Segretaria FAP ACLI di Sassari
Gli Sponsor
Mario Fiori, Monti
Tonino Sanna, Pozzomaggiore
Pro Loco Chiaramonti
Cantina del vermentino Monti
Panetterie Sanna, Pozzomaggiore
Cantina Pedres, Olbia
Azienda vinicola Binzamanna, Martis
Consulta Giovanile Chiaramonti
Aeroclub I Grifoni
Agriturismo Sas Damas
Ruiu Carni, Chiaramonti
Pasticceria Ziccheddu Cossu
Azienda Agricola Su Cannau,
Chiaramonti
Formaggi Muzzoni Margherita,
Chiaramonti
Agriturismo Pentuma, Chiaramonti
Agriturismo Spinalva, loc. Spinalva
Supermercati ABC
Ferdinanda Angioni
CANTADORES A CHITERRA NOITOLOS
Danilo Denanni di Chiaramonti
Matteo Dore di Osilo
Gian Daniele Calbini di Perfugas
Maria Teresa Denanni di Chiaramonti
Nathalie Faedda di Chiaramonti
Franco Sechi di Chiaramonti
CANTADORES
Francesco Falchi di Ardara
Francesco Manchia di Chiaramonti
Giuseppe Masia di Sassari
Massimiliano Murrighili di Telti
Maurizio Mocci di Riola Sardo
SONADORES DE CHITERRA
Nigola Saba de Cossuine
Paolo Senes di Sorso
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Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione A.C.L.I.
Sardegna, settore FoIk e Cultura sarda, in collaborazione con le
Presidenze Provinciali di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari, bandisce il
XXVII Concorso di Poesia Sarda inedita
(già Concorso Presidenza Provinciale A. C. L. I. Sassari).
REGOLAMENTO
IL CONCORSO SI ARTICOLA IN CINQUE SEZIONI
(A – B – C – D - E)
Possono partecipare tutti i poeti sardi, anche non residenti in Sardegna. Le poesie, espresse
nelle varianti della lingua sarda, incluse le parlate alloglotte di cui si richiede la traduzione
in una delle principali varianti della lingua sarda, non devono superare i 50 versi.
Sono esclusi dalla partecipazione i poeti che hanno vinto il Primo premio nell’edizione
precedente, limitatamente alla Sezione nella quale sono stati premiati. Possono invece
partecipare in una Sezione diversa.
SEZIONE A: POESIA INEDITA IN RIMA
“In memoria di Cicito Canu, dirigente A.C.L.I.”
Si concorre con una o due poesie in rima e metrica, a tema libero.
SEZIONE B: POESIA INEDITA SENZA RIMA
“In memoria di Ignazio Marras, dirigente A.C.L.I.”
Si concorre con una o due poesie senza rima, a tema libero.
SEZIONE C (La sezione è suddivisa in due sottosezioni)
E): Riservata agli alunni della Scuola Elementare, anno scolastico 2014/2015.
M): Riservata agli alunni della Scuola Media inferiore, anno scolastico 2014/2015.
Sia gli alunni della scuola elementare che quelli della scuola media possono partecipare
al concorso con una o due poesie, uno o due racconti o novelle che non superino le due
cartelle dattiloscritte a spazio due.
Si raccomanda vivamente ai concorrenti e agli insegnanti che curano il settore cultura sarda
di attenersi alle norme di carattere generale previste dal Bando e di allegare in busta chiusa
il certificato di frequenza, le generalità e il recapito completo e corretto dei concorrenti.
SEZIONE D: POESIA INEDITA CON TEMA PREFISSATO
“In memoria di Giuseppe Canu, dirigente ACLI”.
Sezione voluta dalla FAP ACLI della Sardegna - Federazione anziani e pensionati.
Tema: “In cale mundu semus andende?”
Si concorre con una o due poesie in rima o senza rima rispettando il tema prefissato.
SEZIONE E: POESIA INEDITA CON TEMA PREFISSATO
Sezione voluta da ACLI TERRA PROVINCIALE DI SASSARI
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Tema: “Sa terra est su chi produit. Ma est semper s’omine chi la cuntivitzat e non est
mai su padronu”.
è ammessa la partecipazione a tutt’e cinque le sezioni, con il limite di 2 (due) opere per
ciascuna sezione. Verrà premiata una sola opera dello stesso poeta.
Le opere, chiaramente dattiloscritte, vanno spedite in 8 (otto) copie o fotocopie, per
raccomandata, entro il 30 Giugno 2015, al seguente indirizzo: COMITATO REGIONALE
EMIGRAZIONE e IMMIGRAZIONE - ACLI - Via Roma, 130 - 07100 SASSARI.
Per la data di spedizione farà fede il timbro postale.
Le opere trasmesse devono essere inedite e mai premiate in altri concorsi. Tale clausola
sussiste fino al momento della premiazione del concorso di cui al presente Bando.
Le opere concorrenti devono essere completamente anonime o contrassegnate con un
motto o uno pseudonimo.
Tale motto o pseudonimo, le generalità, l’indirizzo ed eventuale numero telefonico, vanno
scritti su foglio a parte, chiuso in busta non trasparente, da allegare alle poesie inviate.
Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione e le Presidenze Provinciali delle ACLI si
riservano tutti i diritti di trasmissione e pubblicazione delle opere premiate.
La premiazione avverrà in una delle province sarde o presso sedi di emigrati sardi nel
continente italiano o all’estero, che ne abbiano fatto richiesta.
Si è candidata ad ospitare la premiazione del Concorso di cui al presente Bando
l’Amministrazione Comunale di
CHIARAMONTI (SS)
Gli autori premiati, menzionati o segnalati saranno avvisati per tempo a domicilio. Tutti
i concorrenti sono invitati alla premiazione la cui data sarà comunicata tempestivamente
dalla segreteria del Concorso tramite stampa o altro mezzo.
Compongono la Giuria
Giovanni Fiori
Presidente
Bonaria Mazzone
Commissario
Giampaolo Sardu
Commissario
Salvatore Tola
Commissario
Nino Fois
Presidente onorario della Giuria
Antonio Strinna
Segretario e Commissario
Il Comitato per l’Emigrazione e Immigrazione ACLI Sardegna si riserva il diritto
di pubblicare opere di altri poeti partecipanti o no al Concorso.
Il Presidente delle ACLI della Sardegna
Fabio Meloni
Il Responsabile del Concorso
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Franceschino Dettori
PREMIO POESIA SARDA INEDITA CREI-ACLI
XXVII EDIZIONE 2015
Sassari, 13 luglio 2015
Verbale nr 1
In data odierna il Segretario del Premio poesia sarda Acli Antonio Strinna,
coadiuvato dal Responsabile del settore folk e cultura sarda ACLI Franceschino
Dettori, ha provveduto all’apertura delle buste inviate dai poeti partecipanti e alla
successiva ripartizione delle opere nelle varie sezioni previste dal Bando di concorso.
Sono pervenute nr 138 opere, risultate tutte valide.
Gli adempimenti si sono svolti nel massimo ordine e nel rispetto del Bando di
concorso. Nessuna opera è stata esclusa.
La riunione, dedicata alla valutazione delle opere, viene fissata per il giorno 30 agosto
2015, alle ore 16.30, nei locali della sede provinciale delle Acli, via Roma 130, Sassari.
Ai singoli componenti della Commissione verranno puntualmente consegnate le
opere arrivate, divise per sezioni; gli stessi componenti saranno invitati formalmente
al loro domicilio per la riunione conclusiva di valutazione.
Il Segretario del Concorso
Antonio Strinna
Il responsabile del Concorso
Franceschino Dettori
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Sassari, 21 agosto 2015
Verbale nr. 2
In data odierna ha avuto luogo, presso il locale della sede provinciale delle Acli
di Sassari, la riunione della Commissione esaminatrice per il XXVII Concorso di
poesia sarda promosso dalle Acli regionali con la partecipazione dei Sigg.
Giovanni Fiori
presidente
Nino Fois
presidente onorario
Bonaria Mazzone
commissaria
Giampaolo Sardu
commissario
Antonio Strinna
commissario e segreterario
Ha presenziato alla riunione il Signor Franceschino Dettori, responsabile folk e
cultura sarda Crei-Acli. I componenti della Commissione esaminatrice si sono
presentati alla riunione dopo attento esame delle opere partecipanti. La riunione
è iniziata con una riflessione generale sullo stato di salute della poesia sarda e in
particolare di quello del Concorso, come pure si è discusso sull’aspetto linguistico
e su quello tematico. Si è quindi preso atto, con soddisfazione, della notevole
partecipazione di autori e di opere.
La Commissione giudicatrice ha ritenuto di premiare genericamente le classi e
non gli autori che hanno partecipato alla sezione riservata alle poesie prodotte
dai bambini.
Si è infine proceduto alla valutazione e alla scelta delle opere da premiare. Per
ultimo sono state stilate le relative graduatorie di merito.
A conclusione della Riunione, la Commissione giudicatrice ha ritenuto di
pubblicare le poesie nel Libretto rispettando la grafia utilizzata dai poeti
partecipanti.
Il Presidente della Giuria
Il Segretario del Concorso
Giovanni Fiori
Antonio Strinna
Il Responsabile del Concorso – Delegato ACLI
Franceschino Dettori
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PREMIO POESIA SARDA
ACLI SARDEGNA 2015
GRADUATORIA SEZIONE A
1° Premio “Aeras ruajas de mare” di Maurizio Faedda di Ittiri
2° Premio “Amistade... puite” di Antonio Sannia di Bortigali
3° Premio “M’incantat sa luxi” di Dante Erriu di Silius
MENZIONI D’ONORE
“Tra migrantes” di Gerolamo Zazzu di Sassari
“Narami luna” di Barore Chessa di Cheremule
“Destinu eternu” di Luisa Masala di Sassari
GRADUATORIA SEZIONE B
1° Premio “Addae... ue naschiat su dillu ‘e s’ispiga” di Tetta Becciu di Ozieri
2° Premio “Istimande a tie” di Rachel Falchi di Sassari
3° Premio “E’ muddinendi” di Antonello Bazzu di Sassari
MENZIONI D’ONORE
“Accostendi is cortinas a sa notti” di Marinella Sestu di Iglesias
“Nuda eu” di Anna Maria Careddu di Sassari
“Rimpientu” di Maddalena Spano Santor di Sassari
“Est tando...” di Giangavino Vasco di Bortigali
“Fola in forma di boccia” di Giuseppe Tirotto di Castelsardo
GRADUATORIA SEZIONE D
1° Premio “Andala pro Damasco” di Istevene Flore di Sassari
2° Premio “Si tue bi ses!” di Angelo Maria Ardu di Flussio
3° Premio “Prexonera a cadenas de ammentu” di Ida Patta di Cagliari
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MENZIONI D’ONORE
“Camineras umbrosas” di Angelo Porcheddu di Banari
“A cramma risponde” di Pietro Sotgia di Dorgali
“In cale mundu...” di Salvatore Pintore di Sassari
“Omine in caminu” di Stefano Arru di Sassari
GRADUATORIA SEZIONE E
1° Premio “Terra” di Marco Ghisu di Sassari
2° Premio “Terra binidetta...” di Giuseppe Serra di Sassari
3° Premio “Sa terra est su produet...” di Gigi Piu di Magomadas
MENZIONI D’ONORE
“P’accuntità lu cori” di Domenico Mela di Castelsardo
“Mama terra” di Istevene Demelas di Chiaramonti
SEZIONE C
Scuole medie ed elementari.
La giuria ha deliberato di non assegnare alcun premio specifico ai singoli poeti, ma
di pubblicare comunque le opere presentate e di dare un formale riconoscimento
agli stessi e alle insegnanti.
Florinas, scuola secondaria di I grado, classe 2ª, insegnante Giovanna M. Ledda:
Lidia Arru, “Su sole”; Oussama Ibnorida, “S’amore”; Imane Kharbuch, “Sos
sognos”; Martina Nuvoli, “S’istiu”; Carlo Perazzona, “Su beranu”; Diego Perazzona,
“Su sole”; Gemma Sanna, “Sa musica”; Francesca Zara, “S’amistade”.
S. Lussurgiu, scuola secondaria di I grado, classe 1ª:
Davide Melia, “Campanile de bidda mia” e “Sa matita”; Antonio Meloni, “Passat
su tempus” e “Entu ‘e carrasegare”.
S. Lussurgiu, scuola elementare, classe 3ª:
Francesco Carbinu, “Una canzone chena sensu” e “Su sole”; Angelo Sechi,
“S’iscola” e “Sa oghe ‘e sa mudesa”; M. Chiara Panzali, “S’iscola”; Dalila Brazzi,
“Sa matita”; Anastasia Puddu, “Sa mudesa prus...”; Lorena Serreli, “Sa carrela ‘e
nanti”; Federica Caddeo, “Sa fadas”.
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
1° PREMIO
AERAS RUJAS DE MARE
di Maurizio Faedda
“Aeras rujas de mare abbìat su muttu antigu”, ecco la suggestiva atmosfera
e anche lo spirito con cui il poeta mette in movimento la sua narrazione
poetica. Una narrazione che guarda al passato, all’intensa e appassionata
attività che i contadini svolgevano una volta nelle campagne, e nel contempo
è una narrazione che guarda al futuro manifestando alla fine il suo accorato
auspicio: “torren atzudos, ispero, massajos a laurare”.
I versi sono intessuti di immagini e sentimenti, attinti discretamente
dalla memoria, capaci di attraversare un tempo ormai lontano; in questo
modo ci viene offerto un racconto la cui nostalgia traspare leggera e la sua
raffigurazione è lieve e densa di freschezza. “Birdes cunzados e tancas/ tottu in
bestes de laore”. Il contadino non si limita a sfruttarla, la terra, l’arricchisce e
la rende migliore. Perché ama la sua natura, come ama la propria.
Perciò la rende ancora più bella. Ed è una bellezza che si rivela anche nei
versi del poeta, avviando fin dall’inizio il suo naturale e intimo muttu antigu,
dentro il quale la musica e il ritmo sono lo spirito stesso della vita. Ed è così
che, con la forza della poesia, la terra diventa aeras rujas de mare.
La poetessa Rachel Falchi con Francesco Dettori a Santa Giusta
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
1° PREMIO
AERAS RUJAS DE MARE
di Maurizio Faedda di Ittiri
Aeras rujas de mare
abbiat su muttu antigu,
A passos in su ‘arvatu
prò semenare su trigu
intro sa tula sestada
massajos a laurare.
est a comintzos s’annada
cun atzas e arramatu
Dag’has s’incunza cumprida,
giughene s’erpitze fattu
fattu su fittu ‘e sa linna,
chi iscristat sa terra azigu,
sos boes in s’alapinna,
peri su tempus amigu,
remuzan proenda e sida.
sos boes in sas cameddas
Pro chi in campuras de vida
e chie sas bertuleddas
aidattone umpare
a semenare su trigu.
in sas cussorzas - che pare -,
crescan de crìas sos mantos
Birdes cunzados e tancas
e in chelos a ispantos
tottu in bestes de laore,
aeras rujas de mare.
manzaniles de lentore
isfunan grinas biancas,
Chittulianu a su friscu
a be-i imbegher sas francas
comintzas sas pulisias
sedes a irranulare
de prunitzas e tirìas,
arzolas a bentulare
ruos cun su briu aniscu,
fintza a su ruju’e su sero,
pane sutta su suiscu
torren atzudos, ispero,
ismurzas aunz’a figu
massajos a laurare.
brujende a lenu s’intrigu
sutta in cheas de carvone,
massarias e narvone
abbiat su muttu antigu.
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
2° PREMIO
AMISTADE... PUITE
di Antonio Sannia
Amistade... puite. Si capisce, il poeta fa subito una scelta. Quella del suo interlocutore.
Non una scelta qualunque, tanto meno banale, perché il suo interlocutore è
l’amicizia. Con lei dialoga mentre la osserva nelle tante situazioni della vita, le parla
con affettuosa e preoccupata attenzione fin da quando la scopre: “Che rundine
ligada/ cun cadenas e bentos”. La sua esistenza è ormai drammatica: “Prena ‘e
pruere, in mesu a terra e mare”.
Ma in fondo che cos’è la sua amistade, se non la barca della vita, il suo destino
sempre più precario? Una barca, spiega il poeta “Chi undas de traschìa/ iscuden a
sa rocca”.
Ma il dialogo del poeta con l’amicizia non può certo rassegnarsi e lasciare che vada
alla deriva, nelle fauci del naufragio. “Mancari a manos nudas/ carigna sas isperas”.
E infine: “Non ponza in dudas/ sas lughes prus sintzeras/ chi cun decoro das,
sorre amistade”. Sono versi, dunque, alla ricerca della luce. E la luce la conquistano
proprio quando la poesia si rivela nella sua essenza, naturalmente ospitale, onesta e
contrastata come i sentimenti dell’amicizia che anima il poeta.
Gavinuccio Pinna premia il poeta Gonario Carta Brocca a Santa Giusta
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
2° PREMIO
AMISTADE... PUITE
di Antonio Sannia di Bortigali
Che rundine ligada
E undas de traschia
cun cadenas e bentos,
iscuden a sa rocca
prena ‘e pruere, in mesu a terra e mare,
sa barca de sa vida, chena vela;
adduras ammudada,
t’an trampadu ‘e zenia,
nuda, chena sustentos,
sos nuscos de sa frocca,
ranos de ‘nudda’ as depidu incunzare.
chi de biancu an tintu sa bandela.
Orrios chena trigu
Cun ticcos de dulcore,
sun umbras in s’isprigu,
nieddos de mugore,
chi cuntentas si pesan a bolare.
an postu fozas grogas in carrela.
Covaldas, subra ‘e palas,
Impedrados de gosu
che mariposas chi non giughen alas.
fattos da’ un’amigu imbidiosu!
Muilande sos tronos,
Mancari a manos nudas,
accumpanzan cuntentos,
carigna sas isperas,
arzas dillirianas in su ballu;
de pruere incarralza donzi frade;
sun cantigos e sonos,
e non ponzas in dudas,
in tulas de lamentos,
sas lughes prus sintzeras,
sas caras ammuntadas cun s’isciallu,
chi cun decoro das, sorre amistade.
semende eremizu,
e poninde allughinzu,
in s’amore chi como est ruttu in fallu.
Tèssidu ‘e cannisone
miserinu, inserradu che presone.
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
3° PREMIO
M’INCANTAT SA LUXI
di Dante Erriu
L’incanto suscitato dalla luce, reale o metaforica che sia, è sempre una sorta di
prodigio. Se poi si tratta della luce della Luna, qualcosa di magico, qualcosa che
nasconde un grande potere, entra nella vita dell’uomo sino a trasformare la sua
realtà. “Studandi su prantu de mama/ ca perdiu at a fillu cun filla”.
Ma poi, con il sorgere del sole, torna drammatica la realtà di tanta gente disperata,
che viaggia per terra e per mare e anche nel deserto dell’abbandono, mentre la
nostra indifferenza ci rende ciechi e insensibili.
Sino a ignorare volutamente che sono molti i potenti, quelli delle industrie
multinazionali, che sfruttano le terre e le ricchezze di tanti popoli indifesi. Alla fine,
per i più poveri non rimane che lasciare anche quel poco che hanno e darsi alla
fuga: affrontare mari e terre pur sapendo che qualcuno potrebbe sfruttarli ancora,
e sapendo anche che la morte li aspetta da qualche parte, nel deserto o fra le onde.
E anche la poesia sa, insieme a loro, sa che l’incanto della luce non può ignorare
nessun destino, non lascia nel silenzio nessuna tragedia.
Giommaria Urgu premia Ida Patta a Santa Giusta
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
3° PREMIO
M’INCANTAT SA LUXI
di Dante Erriu di Silius
M’incantat notesta sa luxi
chi passat sa genti in su mari
chi mandat sa luna sinzilla.
circhendi sa terra ‘e biadesa
Studandi su dolu ‘e sa gruxi,
istrintus, mischinus, a pari
studandi su pranlu de marna
ca postus ddus eus in s’apretu
ca pérdiu at a fillu cun fìlla
poita, sa pagu richesa,
e passat mischin’una sprama!
pigau nd’eus chene rispetu:
Su soli non luxit cuntentu
Sa linna, petrollu, s’avóriu
pomora ‘e sa tìrria e su mundu,
mudendu giai totu sa terra;
ddi girat primau tot’in tundu
ndi benint pomor’ ‘e sa gherra
e mirat oi dogna trumentu
e nos seus sempri agiutóriu!
Pierino Mura premia due giovani poeti a Santa Giusta
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
MENZIONE D’ONORE
TRA MIGRANTES
di Gerolamo Zazzu di Sassari
Si mi cheres che frade ti atzeto,
in terr’anzena, prò me beneita.
bastat ch’epas sentidos cristianos.
Apo chircadu, dai gianna in gianna,
Non ti porr’una, ma ambas sas manos
a boghe bascia, ma cun fide manna,
che a persone cara, sa ch’iseto
de mi buscare su cabiju ‘e tita
chi ‘enzat dai lontanu, che amiga.
pro unu ticu ‘e late, a mi campare.
Sa janna ti l’aberzo. E fin’in mesa
E mi l’an dadu, da chi mesu rutu
ti fato setzer si, cun gentilesa,
m’an bidu e pianghende a sucutu,
ti mustras bon’istranzu. E a s’antiga,
unu biculu ‘e pane a mandigare.
pro ti pasare de sa caminada
Apo penad’in custa vida mia
chi t’at batidu dai log’atesu,
pro tantu tempus, forsi cantu ‘e Cristos.
a t’aggiuare mi ponzo de mesu,
Ma so torradu, cun sos ossos pistos,
a t’agatare pur’una falàda.
una die ‘ona, a sa terra nadìa...
Ses como fastizosu ventureri
Sa sorte tua mi ‘atit a iscancu
gai comente e deo so istadu
ca m’ammentat sa mia ‘e giovaneddu.
cando, lassende totu, so andadu
Beni seguru... e si ses peddinieddu
in chirca de tribagliu, feri-feri,
nieddu non giutas coro, chei su biancu,
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
MENZIONE D’ONORE
NARAMI LUNA
di Barore Chessa Cheremule
Cando sa luna est crabola
in mesu ‘e matas currende
no isco si curret gioghende
o timende in frascas sola
la cheria ‘ider ballende
in codinas de alzola.
Cantos amores accua
cantas ispadas gherrende
cantas laras preghende.
Nascher as bidu sa frua
sa vida as bidu morzende
muntesa a debile jua.
Narami cantu as bidu
peri su mundu girende
fizos de mare e de nidu
appenados o riende
e segretos chi as retzidu
in baddes e rios lughende.
In bennalzu ses lugosa
in cabidanni de chera
paret nuscada s’aera
paret festende s’isposa
femina ‘ona diciosa
fidele amiga sintzera.
Narami s’antighidade
de runaghes e berrittas
de allegras imbisittas
in tempus de amistade
de janas sa veridade
de signales e iscrittas.
Cale mezus bellesa
de una notte serena
tue in cara piena
de lughida gentilesa
in sa tua fieresa
galana ses e amena.
Ite naras ite naras
a s’istraccu pellegrinu
lugheli su caminu
lentorali tue sas laras
chi non li sian avaras
sas grascias de su Divinu.
De sos poetas sa vena
mai de musas ingrata
in quartos t’an fatta
poi torras piena
sos montes de Oliena
paren ‘estidos de prata.
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SEZIONE A - POESIA IN RIMA (In memoria di Cicito Canu)
MENZIONE D’ONORE
DESTINU ETERNU
di Luisa Masala di Sassari
Pàsida mariposa chena vida
in sa pedrabàina ‘e su balcone
istat frimma, muda e allentorida.
Bos miro cun ojos de terrore
cosas bellas chi ornàdes s’universu
Proìte, criadas da-i Deus cun amore,
No isco si este un iscrafione
crèschidu in crebadura ‘e su muru:
at spettu ‘e nieddu burbuglione.
daipòi finides che-i sa mariposa
cando at a bennere su mamentu giustu
Chi devet iscumpàrrer donzi cosa.
Lu miro ebìa, timo a lu toccare,
no est de pretziare a prima vista,
cosa de laudare o ammirare.
Finas a deris lébia mariposa
bos miro e penso a su destinu meu:
Mòrrer non cherzo che una vile cosa.
A nudda lu poto assimizare:
si sa frina l’ispìnghet issu istat
ca sas alas no l’agiùana a bolare.
Si deo so vera immazine Tua
Deus de su Chelu, Babbu ‘e s’Eternu,
Liberami da-i cussa triste lua.
Passadu est su tempus de sos bolos
libera, bella, fìza ‘e sos fiores,
lèbia che bentu, fora ‘e sos dòlos.
Ca, Babbu Eternu, nos as seberàdu
comente sas criaduras pius pretziosas,
Creìmus forte in su chi nos as nadu.
Sa rara tua bellesa est un ammentu:
giustu un’immazine ‘e tristura.
S’abìzat de a tie solu su ‘entu.
Gai mi dispiaghet, triste mariposa
Pro su destinu chi t’est toccadu
Ma nois semus un’eterna rosa
Est custu su destinu ‘e sos fiores
e de sas mariposas alipintas?
Custu su destinu ‘e sos colores?
prò su Chelu chi Deus nos at donadu
a bi vivere in s’Eterna Lughe:
unu Destinu abèru fadadu,
Est custu su destinu ‘e su mundu
suspesu perenne in s’universu,
ballende a su sole sempre in tundu?
chi mi cunsòlat in sos tristes annos.
Deo ispetto cussu grande mamentu.
Chi m’agiùet a bincher sos affannos.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
1° PREMIO
ADDAE... UE NASCHIAT SU DILLU ‘E S’ISPIGA
di Tetta Becciu
Ci sono qui voci alte e potenti, che rischiarano il corso del tempo, il senso della vita e
della storia, sono voci del cuore e indubbiamente della poesia stessa. Sono voci, fin
dal primo dischiudersi della luce dell’alba, capaci di evocare luoghi lontani, sino a
trasformarli in visioni, decise a far emergere e rivivere - lungo un viaggio salvifico -,
ogni palpito, ogni passo, ogni sguardo. “Addae... ue naschiat su dillu de s’ispiga...”
E’ un filo sottile, sotteso al ricordo di un treno straniero, dal quale riemergono, sotto
un cielo limpido: “Tremidas de isettos/ in caminos isconnottos,/ in ateras lacanas.”
E’ un viaggio, in definitiva, che sperimenta il dolore della distanza, delle radici
strappate e del vento che non smette di trattarci come una fragile canna.
E’ un ritorno con ali stanche, ammette la poetessa, un ritorno che affida una piccola
luce alle sue lune ammajadoras, alle mura di una stanza vuota. Ma bastano le sue
ombre per imprigionare la notte. C’è un suggestivo ritorno, in questa poesia, ma
anche una conferma, aggiungiamo noi, una conferma del valore indiscutibile che la
poetessa è capace di far emergere dai suoi versi.
Antonio Strinna premia i giovani della scuola media di Bonnanaro a Santa Giusta
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
1° PREMIO
ADDAE... UE NASCHIAT SU DILLU ‘E S’ISPIGA
di Tetta Becciu di Ozieri
S’iscanzat
sa lughe fritta de s’albeschida,
su sole ischidat
muros de umbras,
un’aeresitta trazat
nuscos de lana ‘e monte
a murmuttos de memorias antigas
intro sos utturinos.
Sas boghes ispalattan
sa neula ‘e su tempus...
e su coro forrojat
renchénnidas de istajones
chi carignaio subra
fundales dudosos,
umpare a chizos ruttos
in sa mudesa.
Sa vida, curriat
che undas de trigu...
e in cussorzas de sole
naschian
amores pitzinnos.
Trenos istranzos, una die
nos che trazein... attesu,
partemus cara a lidos luntanos
in chirca ‘e mezoru.
De chelos innidos, como
naufragan sos pessos
addae...ue naschiat
su dillu ’e s’ispiga
e jubilos de erva
a sos passos creschidos
tra andàines antigas de binzas.
Tremidas de isettos
in caminos isconnottos,
in ateras lacanas, si perden
e falan trasidos
sos passos a sero.
Risidos imbetzados
subra istradiles boidos
s’addajan
tra fozas ingroghidas de atunzu.
Cun alas istraccas
torro a sa lughe mutza
de s’intrighinu,
a lunas ammajadoras
lassadas subra
sos muros de cudd’apposentu boidu...
cun sas umbras ch’impresonan sa notte.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
2° PREMIO
ISTIMANDE A TIE
di Rachel Falchi
Istimande a tie... credere, confidare, amare qualcuno. E’ allora che ci si può scoprire
dentro un vecchio orizzonte, tra ferite e magie, desideri e bugie, dice la poetessa.
Insomma, camminando in giro per il mondo, come un vagabondo, c’è sempre
qualche ricordo che continua a nutrirci come in passato.
E dopo la fatica di tanto cercare, di tante domande e sogni, ecco che il pensiero benché stanco -, approda a una nuova alba, a una speranza finalmente viva, dalla
quale sgorga la dolcezza della vita, la sua rugiada dissetante.
Tutto questo accade: “Cando afranzada a tie... galu s’ischidat/ un’atera die”.
Poco importa se il cuore, sino a un momento prima, era stanco e ferito, e si
trascinava senza pace. Ora c’è l’approdo, ci sono le sue braccia, sicure e accoglienti.
E anche le braccia della poesia qui non sono da meno, una poesia lieve e musicale,
consapevole delle sue risorse, per questo in grado di articolarsi con un variegato
registro espressivo.
Mario Fiori premia il poeta Elia Spano a Santa Giusta
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
2° PREMIO
ISTIMANDE A TIE
di Rachel Falchi di Sassari
E bida mi so
Matanadu,
de ammàchios bestida...
su coro faeddat
cun lantas in s’anima
chena assentu
e un’iscusorzu arribbadu...
e trazat preguntas,
feriferi,
fatuzadu
in custu beranu nuadu,
dae un’ammentu...
dae totu addae...
de mele imbivida,
mi nche so bida...
sa vida sigo
chen’assentu...
Rundende
in tancas
E torrat a tie
de basos e cadràmbulas...
s’oriolu cansidu...
cogliende istulas
e bramas istringo,
de milli promissas,
allentoridas...
sas dies s’istudan,
cando naschet sa die
infatu a issas...
... durche, m’inghiriat
un’ispera frorida...
...cando afranzada a tie...
galu s’ischidat
un’àtera die...
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
3° PREMIO
è MUDDINENDI
di Antonello Bazzu
Non c’è molta vitalità, dice il poeta, nella pioggerellina che scende lentamente,
sembra persino triste e svogliata. E tuttavia, mentre la osserva con crescente
attenzione, nota che nel suo viaggio discreto c’è comunque qualcosa di bello, di
straordinario. “Parini firi/ di sedda li gutteggi/ contraruzi”.
Poi, alla quiete sopravviene qualcosa di nuovo e di speciale. D’improvviso,
l’orizzonte si dischiude, una luce si accende prepotente, il cielo prende a borbottare,
prima senza convinzione e poi sempre più deciso, sino a diventare un vero e
proprio tuono.
Infine, l’orizzonte diventa più vicino. E torna la normalità della vita. Quella di due
tortore, dice il poeta, che in perfetta armonia iniziano a prepararsi il nido. Anche i
quadri, tratteggiati in questi versi, trovano così la loro armonia. Danno il senso di
una poesia che cerca e trova sempre il suo sentiero autentico, che sa elevarsi proprio
come lo sguardo del poeta.
Fabio Meloni con Giovanni Fiori e Angelo Pinna a Santa Giusta
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
3° PREMIO
è MUDDINENDI
di Antonello Bazzu di Sassari
Cant’è tristha
l’eba candu fara
a lenu a lenu e chena gana.
È muddinendi
e parini firi
di sedda li gutteggi
contraruzi.
I’ li fundari,
fendi bocca tuttinuna,
un zeru ischuntriosu
s’è azzesu di luzi,
biaittu
buibuttèggia pianu
e pari, anzi è
pròpiu un tronu...
alluntanu...
Innant’a la casdhàia
d’un puggioru d’aocci
dui tùsthuri
càrrani pàglia
pa’ appruntassi lu nidu.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
MENZIONE D’ONORE
ACCOSTENDI IS CORTINAS A SA NOTTI
di Marinella Sestu di Iglesias
Accostendi is cortinas a sa notti
apu bistu sa luna
Tui e deu
luxenti
mamma e filla una cosa sola
druciosa
candu si prenìat su coru
is ogus sene làcanas de mamma
a su prexu de pipìu chi nascìat
chi castiat a is fillus suus cun amori.
e is manus ciuexìant in tundu in tundu
su propriu pani de aiaia giai spongiau.
Apu pensau a tui, mamma,
a comenti chieta mi castiàst
Oi
e cuss’oghiada
cussu propiu sentidu intendu ancora
su tempus
prenda manna e dorada...
mai dd’at sfinigada.
Immoi
Mi mancat cussa carizia ‘e ogus
deu seu mamma
prus moddi de milli filus de seda
e candu a fillus mius imprassu
cussu mundu spantosu
sboddiccu aintr’ ‘e is ogus
aundi impari currestis cara a sa vida.
carizias...
Tui e deu
cussas chi m’as donau tui
mamma e filla una cosa sola
candu s’attobiànt in s’arruga
cussas chi m’as imparau.
àzzas de perdas
e donnia suidu mannu
parìat straccìa.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
MENZIONE D’ONORE
NUDA EU
di Anna Maria Careddu di Sassari
Nuda eu agghju caminatu illi
NUDA INDRENTU
Deselti di l’anima,
Indrentu a lu ‘arru... indrentu a li lagrimi
Sculza agghju sfìoratu li
Chi no luscichigghjani più
Pinnuli di ll’occhj e basgiatu
Indrentu... a surrisi vistuti di nieddu...
La to bucca niedda.
Svaniti in vapori e soni di cori molti...
Indrentu... indentru a sonni abortiti
Nuda eu.
La mani matina prima chi spuntia la dì.
Scurrimunda in mezu a li fogli
E li neuli vagabondi chi fugghjani
NUDA EU.
Indrentu a la notti’ in cilca di una
Innantu a li petri chi suspirani...
Stasgjoni ...palduta indrentu a un
Ilu campu aratu, undi la nii mòri
A l’autunnu... lu meu... Autunnu...
In filareddhj vessu lu mari macchjatu
Di sangu tranquillu chi si felma e
Suspira.
Nuda indrentu a venti vistuta di
Canti chi currini comu fantasimi...
Nudi indrentu a li Gigli di la me
Piccinnia.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
MENZIONE D’ONORE
RIMPIENTU
di Maddalena Spano Sartor di Sassari
Dicu basta a lu frastu di lu mundu
illu ripitissi di nutizii a catena!
Vana è la protesta;
ambàra lu rimpientu a bancicà
Neula niedda ruggjulona
li dì e no sèlvi carignà
und’andi cu passu lenu e straccu?
li scunfitti.
In coiu strintu cu l’umori meu
lachi una bulàttica tratta
So’ gjlati li prumissi palduti,
di ‘ita trista e d’ammenti.
mancu lu pientu li scaldi,
solu la sminticanzia resci
Aggju caminatu pa’ ustili strintòggj
a putà li frascaggj d’una ‘ita
undi la chèvia era tosta
stragna, affuata ill’inganni
chi mancu l’albata riscìa
chi guttiggjani tristura.
a chilivralla e no vi nascìa
mancu un fiori.
Lu mali è dittamu illa nostra
esistenzia, findi l’ora
No v’è branu chi asèttia una stunda
e la supprimi comu tinadda
a carignà frueddi e da l’uddastri
ficunda di pilèi pridaggj.
fruschi fuggj la ‘ita.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
MENZIONE D’ONORE
EST TANDO
di Giangavino Vasco di Bortigali
Cando mudine ebbia
Sa veridade nuda
donz’oru de sa terra
at a bessire a campu,
at a mustrare
subra sas imposturas
a s’iscultare nostru
de chie ingulimadu
de isperas sididu,
a sa ricchesa,
cando solu ‘e sas undas
s’amore at cattigadu,
de su mare
pistande sos sentidos
s’at a intender sa mùida
pinnigados
isprumosa,
da’ s’ódiu iscabadu
subra antigas ispundas
mascaradu ‘e giustìssia.
piccadas dae su tempus,
est tando
chi sa ‘oghe ‘e sa zente
ismentigada
at a pigare a chelu,
abboghinande
ganas de paghe,
in chirca de sa lughe
dae s’iscuru ingulta,
a pés de una rughe
insambenada.
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SEZIONE B - POESIA SENZA RIMA (In memoria di Ignazio Marras)
MENZIONE D’ONORE
FOLA IN FORMA DI BOCCIA
di Giuseppe Tirotto di Castelsardo
La piccinnia, fola eterna
Si ghjuggava in un campu di patatu
chi mai mori, ultima cosa ch’imbara
ma paria essè drentu a una ghjèsgia,
in sprìnduli di cori, di mimorii...
no pa’ lu muddori chi no v’era
ma pa’ la fedi chi dugnunu mittia,
Ah, vecchji ghjoggadori mei di tandu,
ghjugghèndila o abbaiddèndila
più giòani di me candu nutarii
la partidda, mittendi a banda
altru che a un ghjoggu
li miserii di la vidda, fintantu
ghjuggàvaddi tra una cadudda,
chi l’ùltimu frùsciu no attuppava
una bàsara, una zungadda! Assai
a sfrabbinà l’incantu immaghjnariu.
di più di un càlciu ad una bòccia v’era
Chi saori d’antiggu chissa fubba
in chissi piuarosi sirintini
a Marrasa ghjuggadda in cinqumila
faccia a mari, avà sireni, avà
e fora d’inghì solu immaghjnadda
umbrosi di maistrali
i’ lu tamtam chi, s’arrivava,
ma seri sempri avveru ispeciali
arrivava chi tuttu era cumpriddu.
pa’ ca’ la partidda la fagia,
Senza pasu ha curriddu lu progressu,
pa’ ca’ la partidda la vivia
più di l’anchi nirvosi di Monticu,
i’ li frùmbuli di mùsculi
più di l’amprosi pulmoni di Bassettu,
d’azzagghju, lìbbari finzamenta
rummigni imbaraddi che sulitari
i’ lu viagghju chi drentu
banderi a lu ventu
ad eddi matessi li purtava.
i’ lu campu vecchju vigna turraddu.
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SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
1° PREMIO
ANDALA PRO DAMASCO
di Istevene Flore
La via di Damasco, dove Saulo sperimentò la sua miracolosa conversione, è rimasta
nel tempo una storia e insieme una metafora di luce, straordinaria luce di vita. Oggi
è tutto diverso, dice il poeta: “Como bi falan lampos de disaura...” E poi, più avanti,
il contrasto appare ancora più forte: “A sole artu bi paschet sa notte...”
La conseguenza è di quelle terribili, capace di trasformare il destino degli uomini,
seminando la morte sul loro cammino. Il deserto della Siria è diventato il deserto
della vita e dell’anima. Un deserto del quale siamo responsabili un po’ tutti, dal
momento che il mondo si mostra sordo di fronte a tante tragedie, non ascolta il
lamento di tanta gente costretta a fuggire persino dalle proprie radici.
“Muda est sa paghe e morta sa rejone”, ne conclude amaramente il poeta, perché
sulla via di Damasco non splende ancora nessuna luce, nessuna speranza. E
tuttavia, l’attesa della conversione degli uomini -fino a quando la guerra non sarà
trasformata in pace-, è sempre in cima ai nostri pensieri. L’appello del poeta è forte,
i suoi versi sanno guardare lontano e alta è la loro voce, merita di essere ascoltata e
non soltanto da noi.
Maria Teresa Pirrigheddu premia una giovane poetessa a Santa Giusta
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SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
1° PREMIO
ANDALA PRO DAMASCO
di Istevene Flore di Sassari
Segundu sas Sagradas Iscriduras
in s’andala
E su mundu surdu chi no bidet
chi jughiat a Damasco
ne intendet
bi falaiant lampizos de vida
su lamentu chi nd’essit
e sos tzegos a sa congruida
dae sa crosta issambenada
perdidu s’ogru... achistaiant sa vista.
de sas peraulas finidas.
Como bi falant lampos de disaura
Muda est sa paghe
litanias de aschiu a s’isfunada
e morta sa rejone
cun sa mitralla
chena mancu
pronta a traghidare
dies pitzinnas de allevare
chirchende puntamentos de morte
e fuet sa zente a sa disisperada
e carres bias de poder marturare.
ca in s’andala
chi jughet a Damasco
In cussa terra
paret finas s’isperantzia abbruvurada.
de passos lantados
a sole artu bi paschet sa note
e umbras de frores si sunt allizados
in d-unu irvariu atzesu che fogu
chi lassat a fine
su desertu in s’anima.
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SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
2° PREMIO
SI TUE BI SES!
di Angelo Maria Ardu
Attorno a noi c’è un mondo percorso da infiniti labirinti, fa notare il poeta, spesso
oscuri e intricati, che l’uomo stesso ha costruito con le sue ambizioni piene di
egoismo e a volte anche di malvagità. A farne le spese sono soprattutto i bambini,
le donne e i vecchi. L’amicizia, uno dei sentimenti più belli, è diventata sempre più
rara, anche se in realtà ne abbiamo sempre più bisogno.
“Ma deo fuo dae custos corrales...” dice il poeta, convinto che la sua anima desidera
comunque la quiete, la tranquillità, la pace con se stessi e gli altri. Meglio l’amicizia,
quella segnata da una stretta di mano sincera.
“Non cherz’istare sempre fue-fue...” I sentieri lontani sono privi delle fontane dalle
quali vorrebbe abbeverarsi. E tuttavia, nel suo cuore vuole ancora sperare: “Ch’in
cussu mundu bi ses finas tue”.
C’è sempre qualcuno, vicino o lontano, del quale sentiamo particolarmente bisogno.
E questo qualcuno, con o senza un nome preciso, è la poesia stessa. Quando è
capace, come in questo caso, di dare senso e vita alle nostre attese.
Coro Polifonico di Santa Giusta
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SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
2° PREMIO
SI TUE BI SES!
di Angelo Maria Ardu di Flussio
In d’unu mund”e labirintos prenu
Ma deo fuo da custos corrales
s’omine sighit in su faghe-faghe,
e cherzo esser lizeru chi ‘olat,
in lacanas tra sa gherr’ e sa paghe
che s’abe ch’in su fiore s’imbolat
semenende disordines e lua,
a nde suer su sutzu chena fele,
prò sighire s’ambizione sua
prò fagher ischiscionadas de mele
risolutu lu girat chena frenu.
e indrucher sos ranchidos canales.
Si sentimentos bonos d’amistade
Cherzo drommir’ in campuras amenas
como non chinghet su gener’ umanu,
e respirare s’aria prus neta,
non b’at amigu ch’istringhet sa manu
cherzo lassare s’anima chieta
si si caminat sighinde s’ingannu,
che ninnada da sas frinas lizeras,
su pitic’ est isciau de su mannu
torrar’ istrintas de manos sintzeras
su mannu trubat chena piedade.
finas chi samben mi curret in venas.
Cando su male lacan’ est rugende
Non cherz’ istare semper fue-fue
ferit e dolet su sentidu sanu,
sigher anderas lontanas-lontanas,
si rispetu non b’at a s’anzianu
cherzo ciapare in cussas funtanas
ne a femìnas e ne a pitzinnos.
s’aba pulid’ e torrare a buffare,
Una ‘oghe intendo cun tintinnos,
prò ch’in su coro torr’a isperare
“in cale mundu che semus andende”?
ch’in cussu mundu bi ses finas tue...
37
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
3° PREMIO
PREXONERA A CADENAS DE AMMENTU
di Ida Patta
Più o meno consapevolmente, io credo, capita a tutti di rimanere prigionieri dei
ricordi, ma anche del tempo, dei profumi e dei luoghi che ci sono più cari. Ecco,
dunque, il viaggio che compie la poetessa attraverso questi versi, presa anche nelle
fibre più intime. Ma del suo passato sceglie, in particolare, il seme delle sue origini,
le sagge parole del padre: “Fiza, tenende contu e semenaddu/ cun altivèsa in terra
limpia/ pro incunzare laore innidu!”
Ma il suo viaggio è anche un modo per guardarsi attorno, capire come va il mondo
e infine interrogarsi. “In cale mundu seus andando?” E la risposta non lascia adito
a dubbi. “Pane e velenos seus pappando! Terra: mama soberana, seus tottu unu
prantu de cimentu!”
E dunque, c’è una domanda che non possiamo proprio eludere: “E ite lassas a su
‘enidore?” Il dramma di questo interrogativo conferisce alla poesia un di più di
dignità, una dignità che si sostanzia con la sua accorata ricerca sull’uomo di ieri e
quello di oggi. Qui la poesia, spogliata di qualunque artificio, sa essere naturalmente
speculare a tutto quanto il suo sguardo riesce a scoprire.
Gruppo di amici a Santa Giusta
38
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
3° PREMIO
PREXONERA A CADENAS DE AMMENTU
di Ida Patta di Cagliari
Po cassàre nuscos de tando
No isco prus:
apo incortinàu sa suttèa antiga,
in cale mundu seus andando?!
de gravellos e rosas felludàdas.
Pan’e velenos seus pappando!
Alluppàu de s’area impestàda,
Terra: Mama Soberàna
cuddu nuscu antigu s’est fuìdu
s’est totu unu prantu de cimentu!
cun s’alidu arrancu de su ‘entu!
Inu’est s’omin’e talentu?
Prexonèra a cadenas de ammèntu,
Issu puru, s’est bendiu
in custas manos atonzadas...
a su mengius pagadòre!
chistio, che relichìa ‘e santu,
Is babbài ant pedriu s’alligrìa:
su semene chi babbài
semenare velenos,
m’iat intregàu naendo:
no est balentìa!
fìza,
In custa mesa
tenende contu e semenaddu
appariciat ‘e morte...
cun altivèsa in terra limpia
ddue pappas tue puru
pò incunzàre laòre ìnnidu!
e ddue pasche pastore!
Cuddu semene no est prus in usu,
E ite lassas a su ‘enidòre?
su pane puru est marigòsu!
Pone sabàtas a su sentìdu
e bae, pò unu mundu ìnnidu!
39
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
MENZIONE D’ONORE
CAMINERAS UMBROSAS
di Angelo Porcheddu di Banari
Mama Terra: fiza ‘e s’universu
chi dae sempre girend’est in tundu
chena passare in caminu diversu
e sentza si frimmare unu segundu
sighit s’andare sou in s’infinidu
covaccadu ‘e misteriu profundu;
ca perunu mortale est arrividu
a cumprender cale natura arcana
hat custu mundu nostru parturidu.
Ma s’ignota potentzia soberana
ch’hat dadu motu, vida e su lugòre
a s’accasazu ‘e sa zenia umana,
si supponet chi cussu Criadore
hat fattu sa terrena residentzia
pro bi viver in paghe e cun amore.
Ma s’omine in s’andera ‘e s’esistentzia,
sende impastadu ‘e miseru piuere
hat cun s’istintu presu sa cuscientzia,
e custu mundu s’est postu a conduere
in camineras chi s’umanidade,
in s’adde umbrosa che l’hat fatta ruere.
In s’adde inue, chena piedade,
prò appagare bramas violeras
s’est manciadu cun samben de su frade.
E bestìdu ‘e podere, sas anderas
fioridas hat infettadu a nou,
luende terras, mares e aeras;
contivizende ideas in costòu
de mannesa, est lassende a s’istoria
s’istiga infame ‘e s’operadu sou.
Mundu de custa vida transitoria
chi prò gulpa ‘e s’asurìa terrena,
invece ‘e ispera...ispirat timoria
prite sos males chi l’ ‘estin de pena:
ingiustiscia, vilesa e violentzia
cun tirannia, sun già in cangrena.
E prò mesu ‘e sa trista isperientzia,
mirende sos chentales de su ‘ennere...
penso a sa sorte de s’umana erentzia.
Si non paramus fronte prò prevennere
sos infames de barbara cultura
chi...messan concas, cunsensu pr’ottennere.
E non ponimus frenu a s’avventura
de frades disdicciados ch’in su mare
chirchende vida...agattan sepoltura!
Su mundu intantu sighit a girare
in su misteriu ‘e s’infinida corte,
de s’omine sighende a supportare:
peccados graes...minettas de morte!
40
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
MENZIONE D’ONORE
A CRAMMA RISPONDE
di Pietro Sotgia di Dorgali
Si! Ma da-e solu,
depp’essere,
non si podet bivere.
chin cuddos frades
Bidendelu sese
chi jeo non connosco,
cussu nidu da-e nu’ essedi
sos de cudd’ala ‘e mares lontanos,
cussu ziulu ‘e puzone,
ma eppuru
ispettande sa mamma po s’addescu?
hane su propriu dolu
E a cale prou,
in sa ‘oche;
si non b’esseret
e chin uguales penas;
un’attera oche,
uguales sos disizos,
pò cummentare s’armonia
e-i sos gosos,
de custu
che-i sos puzones
culazzu ‘e mundu?
est muttinde su Tempus.
Oje su cuccu
Tempus chi est trummuzande sa Terra.
est essiu cantande
Ommines
primma ‘e su sole
de nou naschidorzu
e tue,
e d’atteras iscolas,
ommine d’oje,
han’a unire manos de azudu,
a nue andas, mi dimando?
e paraulas pò vrorire
A cramma risponde
universales Poemas de amore.
41
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
MENZIONE D’ONORE
OMINE IN CAMINU
di Istevene Arru di Sassari
Sa natura, s’ambient ‘ e umanidade,
De s’omine u’est sa dignidade
su saludu, moral ‘e poberesa.
daghi vivinde in algas a muntone
Imbarat in coro s’isper’ atzesa
si fraigat da’ perisse sa presone
chi de su mundu sas mutas fitianas
riduinde sa terra a carrarzu,
non carrent novas ebbia metzanas,
mare, litos e fiados a peddarzu,
ma lompinde in totue che bentu
semenend’in totue disaura.
de mezorias beras siant s’orientu
Su saludu, sa moral ‘e poberesa,
pro su bene de totu pius fungudu.
s’umanidade, s’ambient ‘e natura.
Sa natura, s’ambient ‘e umanidade,
In presse li bisonzat forte cura
poberesa, moral ‘e su saludu.
contr’a sa cultura ‘e su ‘inari
A sos poberos manos de azudu
chi nde bogat sos ogios pari pari
benzant, como chi sambene sos ricos
a sos potentes chi batint dannu
sutzant nende chi rios si sunt sicos;
a su gener’ umanu cun s’ingannu
e pagant issos su presciu pius duru
de torracontu sena seru in mente.
sende chi sos “balentes “ su siguru
Su saludu, sa moral ‘e poberesa,
s’ant leadu fora da’ onzi male.
s’umanidade, natura, s’ambiente.
Sa natura, s’ambient ‘ e umanidade,
Tevet torrare s’omine sapiente
sa poberesa, saludu, morale.
rispetende sa natura ch’est vida
Cantas luas e ite feu sinnale
de comunidade pius aunida
de distruidura benit dae sa terra
fora sos pegos padronos tirannos,
ue in s’aera “s’efetu serra “
istegiende perigulos, afannos
causat fogos a dresta, a manca
paltinde a totu comune richesa.
sena fagher peruna “zona franca”
Sa natura, s’ambient ‘e umanidade,
ferinde sa pesson’ a donz’edade.
su saludu, sa moral ‘e poberesa.
Su saludu, moral’e poberesa,
sa natura, s’ambient ‘e umanidade.
42
SEZIONE D - PREMIO FAP ACLI DELLA SARDEGNA
(In memoria di Giuseppe Canu)
MENZIONE D’ONORE
IN CALE MUNDU...
di Salvatore Pintore di Sassari
Dae cando appo vividu in sas cavernas,
chi faghen creschere, irmentigados,
subra sas palafittas, in pinnettas,
s’inditze de sa timoria ebbia...
in furros de nièra o sutta cubelturas de cannas,
Passazzos faulalzos, in d’unu sigundu,
est passadu tempus meda...
ammuntonant ricchesas chi non durant,
Una domo pro tottu,
promissas faltzas a custu Mundu...
in sa sotziedade de s’istare ‘ene,
Che unu marigore arrivit sa dimanda:
est s’inganniu ammanitzadu
Ite nd’at a essere de a nois? ... Si bi pesso,
dae sa faula de su depidu,
finamentas eo non vivo pius bene
dae sa ricchesa de pagos, semper pius pagos.
intro su gurguddu de domo mia:
L’ant ciamada ‘bulla ispeculativa’,
Cabuobera de arte, ispirale e centru chena fine,
su livellu nou de su gorroppu,
abbaido tottu, iscumbatto pius a pianu su terrinu:
s’ideale chi no at appozzu ue pasare.
Ingannadu, avvelenadu, signadu,
Casteddos de pabilu, rattachelos
iffustu dae rios de sambene su destinu...
de attalzu e bidru, ludu e cimentu,
S’omine non vivet pius su Mundu cun poesia!
isfidant s’imbaddinu de tottu sos bentos.
In pagu tempus an bisestradu sa cara sua!
Nidu de gherras, raidas de frementarzos,
Appo dezisu: Endo sa domo de sa patria mia!
sas tzittades de su mundu nou
Non b’est pius s’amigu cumpridu,
sunt creschidas chena misura:
mi chirco un‘ appozzu pius siguru,
inquinadas, violentadas, insiguras,
a de die e a de notte non resesso pius a sonniare,
inghiriadas dae sos poberos
su tempus benidore est asie intzertu, asie iscuru...!
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
1° PREMIO
TERRA
di Marco Ghisu
Terra e ancora terra! Quasi un’invocazione, sicuramente una narrazione mirata a
comprendere come è stata trattata fin qui. Benedetta e talvolta maledetta, sono i due
estremi. E lei, lei come si è comportata? Madre, sposa e a volte tiranna.
E il poeta? Come racconta il suo rapporto con la terra, il poeta? “Respirada mi
l’apo, ingullida/ e bestida. Suvrusciendela l’ap’intesa mia,/ in prumones, in pizu
‘e pedde”.
Il poeta, da contadino, ha una visione della terra piuttosto intima, e una storia
inseparabile dalla sua, che non si esaurisce nel tempo della sola esistenza. E perciò
già pensa a quando nelle sue viscere giacerà il suo corpo di contadino: “In su sinu
sou ap’a pasare e una pedra ‘e samben sou/ m’at a diventare su cherveddu...” Sono
versi che respirano sicuramente poesia e anche mansuetudine, versi docili alla vita
e alla terra che la vita fa generosamente scaturire.
Elia Spanu, Francesco Dettori, Maria Teresa Pirrigheddu e Vanda Piseddu
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
1° PREMIO
TERRA
di Marco Ghisu di Sassari
Terra, terra
Terra niedda, terra mùrina
e galu terra...
groga e sambinza,
appettigada l’apo e fricchinada,
terr’inciumida ‘e suore,
attulada, carignada,
terra ‘e pedra e de piore.
malaitta e benneitta terra...
Issa m’at imparadu s’umilesa
Respirada mi l’apo, ingullida
e omine m’at fattu,
e bestida.
in s’arcanu ‘e sa vida
Suvruscièndela l’ap’intesa mia,
so intradu:
in prumones,
deo in issa e issa intr’a mie.
in pizu ’e pedde.
Cuada mi l’apo in ùngias,
Mamaterra chi tottu sos èsseres
in sas pijas de sa carena,
de su mundu accasazat:
in su recamu ‘e sas pìnnigas,
in sinu sou ap’a pasare
in sa ‘istimenta...
e una pedra ‘e sàmben sou m’at
a diventare su cherveddu cando
Terra mama, isposa e tirana,
su corpus meu ‘e massaju
prò a issa s’ischina apo pijadu,
in intragnas suas... prò sempre
e piantu e gosadu.
s’at a isterrujare.
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
2° PREMIO
TERRA BINIDETTA
di Giuseppe Serra
Fin dal primo verso, il poeta si rivolge alla terra con profonda gratitudine: “Binidetta
sia la terra/ chi zi nutri i lu bisognu...” E ammette senza esitazione che il Creatore
ce l’ha data per onorarla e rispettarla. Ricorda come a primavera, con il sole e la
pioggia, la natura dispieghi le ali. E ricorda anche, per la verità, che d’estate il lavoro
è più pesante e la terra richiede più fatica e più sudore.
Le stagioni si susseguono, ognuna con le sue risorse, e tutte ci danno di che nutrirci,
grazie anche all’impegno dell’uomo. E quando sta per iniziare il nuovo anno,
nonostante sia tanta la stanchezza accumulata, non ci rimane che ringraziare la terra
e il suo creatore: “Pa lu be’ chi z’ha dunaddu!”
Traspare in questi versi la ricerca dell’armonia: le stagioni, la natura, la terra. C’è
l’uomo stesso, con i suoi bisogni autentici, soddisfatti senza violentare la ricchezza
della terra. E’ una poesia che sa guardare verso l’alto e indicare così il sentiero
migliore.
Francesco Falchi premia il poeta Domenico Mela a Santa Giusta
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SEZIONE E- PREMIO ACLI TERRA
2° PREMIO
TERRA BINIDETTA
di Giuseppe Serra di Sassari
Binidètta sìa la tèrra
E’ già tèmpu di triurà,
chi zi nutrì i lu bisògnu....
l’aria càsdha no pasdhòna....
Ha una vìdda già signàdda
ma tu sài chi chissà tèrra
da un’ isthòria antìgga assai.
dàzi pani a c’ha più fami.
No pòi dì d’ asse paddrònu
Lènu e tèbiu arrìb’ intàntu
d’una còsa chi no è tòia....
lu cunsòru di l’attùgnu....
lu Criadòri zi l’ha dàdda,
e si vèd’ i’ li cugnòri
pa onoràlla e ripittàlla.
frutta e incùgna d’isthasgiòni:
Sinn’ iscèdda a primmabèra
i’ la vigna li buddròni
cu’ lu sèri chi cumpàri....
d’ uba bòna assai gusthòsa....
poi, cu’ l’èba di lu zèru,
z’imprumìttini lu vìnu
la natura ipàgli l’ari.
p’ alligrà li ziminàddi.
Vi so’ frutti chi accuglìmmu
Pòi s’intèndi la frischùra
pa lu nòsthru nutrimèntu....
di l’invèrru chi s’ appronta....
ma assai imprèssa
La natura piglia sònnu
immintigghèmmu
e si pàsa pa un mamèntu:
càntu Dèu z’ ha rigaràddu.
l’òmmu intàntu fàzi cónti
Cu’ lu sòri di l’isthìu,
e già pensa a un’ àsthra annàdda....
lu trabàgliu è più pisànti....
ma sippùru s’ è isthraccàddu,
e la tèrra zi dumànda
ringrazièggia Lu chi è in Zèru....
più faddìgga e più sudóri.
pa lu be’ chi z’ ha dunàddu!
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
3° PREMIO
SA TERRA EST SU CHI PRODUET
di Gigi Piu
Che cos’è la terra, afferma il poeta, se non ciò che produce? E’ una madre generosa
che non ci nega niente e che ci affida ogni sua forma di vita e di ricchezza. Ma noi
come la trattiamo? E’ l’immancabile domanda che dovremmo porci tutti, sempre.
Certo l’uomo non la tratta con amore, dice convinto il poeta.
“Isparghinde velenos in s’aera / faghet dannu in su regnu vegetale,/ gai matessi in
su regnu animale...”
Ci sentiamo padroni di tutto e di ogni cosa. Altro che ringraziare per tutto quanto
la terra ci dona. Non ricordiamo neppure che, come dice il poeta: “Sos benes sun de
tottu e de niunu...”
Eppure, così facendo, l’uomo diventa causa dei suoi stessi mali e di quelli dei figli
che devono ancora venire. La poesia, con il suo grido di denuncia, appare qui come
il fuoco inestinguibile che dovrebbe toccare tutte le coscienze.
Pubblico presente alla edizione tenuta a Santa Giusta
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
3° PREMIO
SA TERRA EST SU CHI PRODUET
di Gigi Piu di Magomadas
Sa terra est una mama generosa
Mancu grascias li rendet a sa terra
Ei su chi produet nos intregat,
Sa chi tottu li dat pro lu campare...
E de su chi sa terra mai negat
La sighit fittianu a violare
S’omine cuntivizat dogni cosa.
Cun sos letàles ordinzos de gherra.
No est trattada semper cun amore
A lu narrer mi paret opportunu
Da s’omine chi retzit sos produttos,
Chi tottu amus dirìttos e doveres,
Semper in chirca de sos menzus fruttos
De tantos benes nos creeimus meres
E pius abbundantzia ‘e laore.
Ma sun benes de tottu e de niunu.
Isparghinde velenos in s’aera
Ma proite non pensan a sa fine...
Faghet dannu in su regnu vegetale,
Comente nos at nadu calicunu?
Gai mantessi in su regnu animale
Chi sos chi fizos de sa terra sunu
Faghet intritzos de dogni manera.
Fattos de terra, torran a pruìne
S’omine, cuntivizat sas campagnas
Beru, dogni dolore ispinghet boghe...
Cun tribulìas ch’ispaccan su coro,
Ma s’omine proite non si abbizat?
Forrògat de sa terra in sas intragnas
Chi tottugantu su chi cuntivizat
E ammuntonat tidarzos de oro.
A sa fine lu lassat tottu innoghe.
Peccadu! Non s’ammentat chi est mortale...
Podet campare finas a chent’annos...
E no agatat pasu mancu un’ora.
Ammuntonende, versende suore,
Ca li bisonzat dogni minerale
At a cuntivizare benes mannos
Bucat sa terra e nde l’ogat a fora.
Ma a sa fine, non ndest meressidore.
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
MENZIONE D’ONORE
P’ACCUNTINTà LU CORI
di Domenico Mela di Castelsardo
Si vogliu avè lu cori be cuntentu
Dadu chi lu viagiu sogu fendi
aspettami chi torru, terr’amada.
vogliu no sia ingratu lu diltinu,
Vogliu turr’a vidè li to muntagni
cussì pusadi impari in ausentu
tutti li vaddhi di li me radigi
vogliu sabè la vida s’è cambiada.
e li funtani di li me disigi
Si vogliu avè...
tra bolchi di lecci e di caltagni
Celtu n’agjiu a subì di alti e bassi
e arrugiammi tutti li campagni
l’usanzi pessi e tutti li valori,
pa libarammi da li cuntibigi,
ne gioani vi sarani e ne magiori
e n’agjiu avè di tuttu gudimentu
undi mitìa tandu li me passi.
turrà a la me vida spensierada.
Lu soli no parìa mai studassi
Si vogliu avè...
tutti sgubendi e di bon umori,
Vogliu turr’a vide lu me paesi
in branu prulparava l’alimentu
da la me givintura è chi mi manca
in dugna tanca ch’era suminada.
e babbu chi riposa in chissa tanca
Si vogliu avè...
chi a la paltenza, pientu sinni fesi.
Avà sogu inoga e mi manca tuttu
Tanti cunsigli boni eddhu mi desi
e li me dì so sempri più indigelti,
cu l’occhi lagrimoni, a cabu banca,
puru l’odori di li macchi arelti
fanni i lu to caminu spirimentu
e mi tichiava puru lu so fruttu.
chi la fultuna a volti vo cilcada.
Candu vi pensu, lu me cori è in luttu
Si vogliu avè...
e no m’allegru mancu in dì di felti,
Undi giugava mi sarà alpitendi
m’agjiu a pusà in chissu baltimentu
lu patiu lisgjiu e l’alburu di pinu,
cu lu bigliettu solu pa l’andada.
li me cumpagni sempri haìa viginu
Si vogliu ave lu cori bè cuntentu
chi a volti mi li sogu sunniendi.
alpettami chi torru, terr’amada.
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SEZIONE E - PREMIO ACLI TERRA
MENZIONE D’ONORE
MAMA TERRA
di Istevene Demelas di Chiaramonti
Sa terra medas boltas est ingrata,
Ierru, istiu, beranu e attunzu
ma est funtana chi bundat costante
sas istajiones chi marcan s’annada
chi siat zona arrida o umata.
a “s’omine” li restat su murrunzu.
Un’ann’est mimina, un’ann’est bundante
Cussolza nò sind’idet laorada
nos dat su tant’e nos tenner in vida
pessende a su fazile ‘alanzu
pro cantu durat biu ‘ogn’abitante.
s’incunza com’est cos’ismentigada.
De varios colores abellida
Ma da ghi torrat su tempus metanzu
omines, animales e piantas
tando umile abbasciat sa coa
godin s’istrina de incantu estida.
s’omine est passizeri, est un’instranzu.
Pro generaziones chissà cantas
Sighit s’andera a s’annada noa
issa hat sighidu sa mantess’istiga
traighet cudda terra chi l’hat fatu
paret chi vivat cun santos e santas.
e d’est cunvintu d’haer fatu proa.
Hat bidu populos in gherra e briga
Comporat caru, bendet a baratu
prò s’afferrar’unu bicul’e terra
cando girat su ‘entu a su revessu,
inimighendesi sa zente amiga.
ca sa natura tratat su sedatu.
Da-e su idatone a s’alta serra
Inoghe d’ogni bene ogn’interessu
sa bramosia no hat calculadu
benit purgad’e passad’in chiliru
su dannu chi procurat una gherra.
si b’hat ricchesas mannas in possessu.
Ponzend’in tribulia su criadu,
Su tempus chi nos batit totu a tiru
pro esser de sa terra su padronu,
e nos giamat cun potente oghe
sa terr’est chi nos’hat inzenneradu.
faghimus contos a s’ultimu giru.
Da ch’intendimus soave ogni sonu,
Fortes cun briu e cun tanta foghe
de sa natura chi nos’hat in punzu
da ch’enit s’or’e dare sos adios
totu chepare, siat malu o bonu.
morimus e lassamus tot’inoghe...
...Che barca mal’andad’in sos navios.
51
Riconoscimento fuori concorso della presidenza di Acli Terra provinciale di Sassari
SU TEMPUS COMENTE DEO L’APO CONNOTU
MASSAJU – ZONORATERI E PASTORE
Su massaju de bona volontade
no timiat fadiga e ne suore
trabagliat sa terra cun amore
ca est issa chi dat sue campare
isperat bona annada de agatare
s’annada mala pro issu est terrore.
Ca pobera meda l’essit s’arzola
trigu no che giughet a sa mola.
Deo chi cussos tempos apo connotu
mi paret feu a mi lamentare
ma est giustu a los ammentare
pro non los ismentigare in su totu
fit sa zente sempre in abbulotu
pagu trabagliu e nudh’a mandigare.
Pro cussu fit sighida cuntierra
no naro: de disastros de sa gherra.
Gai metessi est pro su pastore
chi pasculat s‘ama in logu anzenu
de isperàntzia a su coro pienu
chi s’ama si fetat mannu onore
pienat cannadas cun amore
trancuillo cuntentu e serenu.
sighit a trabagliar e bona gana
s’ama l’at dadu: latte petta e lana.
Posca chi sa mala gherra est finida
amos totu dae nou cumintzadu
pensende chi cheriat su betzu lassadu
e cumintzare una noa vida,
no fit sa zent che innanti avilida
pro su benesser chi fit arrivadu.
Cun s’ispera passados sun sos annos
como semus de nou in sos affannos.
Su vintisette giustu pro ammentu
su riccu s’est unu pagu moderadu
cando su guvernu ada fundadu
sos uffizios de collocamentu
su braciante ant assiguradu
e benefitzios mannos nd’ant tentu.
legge fata cun bona intentzione
pro assegnos e pro sa pinsione.
Si aimis pensadu a su passadu
su mundu coment est no fit bistadu.
Antoninu Mureddu
de Tzaramonte
52
SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA
meritevoli di pubblicazione
Scuola Media di Florinas
Amistade
S’amore
Est nodidu s’amigu:
Est su sentidu pius bellu
chena gana ti faghet a rier,
s’amore.
si ses seriu.
Faghet una famiglia
“Coment’istas?” ti preguntat
cun duos chi si cheren.
e ogni malu pessamentu t’iscontzat.
Giambat su coro de sa zente
Si ses cun a issu,
e dae su malu
ses ippeciale abberu.
nde bogat su bonu.
S’amigu
Chena de amore
ippeciale ti faghet sa vida.
no b’at vida.
Francesca Zara
Oussama Ibnorida
Sa musica
S’Istiu
Est unu modu de faeddare
Su sole mannu mannu
sa musica.
iscaldit sa terra
Pius de unu cristianu
e tota la cussolat.
ti podet cunvortare
Sa lughe lassat pagu campu a sa notte
in sa tristura.
pro nos regalare pius tempus.
In totue
Su trigu, ingranidu,
e de ogni tempus
si tinghet de oro
ippreviat.
pro frunire sas tancas
innanti de nos iffamigare.
Gemma Sanna
Martina Nuvoli
53
SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA
meritevoli di pubblicazione
Scuola Media di Florinas
Sos sognos
Su sole
Totu amus sognos.
In su chelu lughet su sole
B’at sognos chi si abberan
e su mundu intreu abbratzat.
e atteros chi no s’abberan.
A crescher nos agiuat
B’at sognos chi intran in sa vida de ogni die
e pius cuntentos nos faghet.
e atteros chi reparen,
A sa vida mia
pro sempre,
e a su caminu meu in su mundu
sognos ebia.
lughe lis faghet.
Diego Perazzona
Imane Kharbouch
Su beranu
Su sole
Est su tempus de sos fiores,
Meda contos antigos naran
de sos colores e de sa lughe
chi fit su fogu de sos poveros,
su beranu.
chi fit unu siddadu
Su tempus bonu
pruite no aian nudda.
sa vida annoadat a sa natura
Los aggiuaiat
e s’allegria battit a sos cristianos.
cussu tundu lughente,
E sas dies creschen cun megus.
chi lis daiat lughe e los iscaldiat.
E s’allegria lis battiat
Carlo Perazzona
su sole.
Lidia Arru
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SEZIONE C - SOTTOSEZIONE M - SCUOLA MEDIA
meritevoli di pubblicazione
Scuola Media di Santu Lussurgiu
Entu ‘e carrasegare
Su entu ‘e carrasegare
chi attit in sos coros
su cantu ‘e sa campaneddas
de sos caddos,
torradu est
in bidda nostra!
In s’aria,
s’intennet s’allerghia
de custas dies de festa.
Peri sas carrelas
si pesan car’ a chelu
nues de pruine
e cantigos
chi lassan ispantada
sa zente ch’iscultat.
Sos cadderis,
poderanne sa traditzione,
pesan entu
currinne in Bia ‘e Torni,
e su coro meu
si prenat de cuntentesa.
Antonio Meloni
Sa matita
Sighit su pentzamentu meu.
Iscriet sas peraulas
chi mi naschen in su coro.
Pintat in sas pazinas boidas
su munnu de sa fantasia.
M’intenno cuntentu
ca appo pentzadu,
ca appo pintadu,
ca appo iscrittu
sas ideas mias.
E seo liberu
che abile
in sos montes
prus altos
e abbaido
sa bellesa
de su munnu.
Davide Milia
Sos campaniles de idda mia
Unnu bannu
annunziat a sa zente
s’invitu po annare a cresia.
Canno sonan po una festa,
sas campanas sun allergas
e deo curzo po accudire.
Canno sonan,
tristas e isconsoladas,
prigunto:- Chi est su mortu?
Un amigu si ch’est annadu.
Unu de mancu in sa idda mia.
In sa cresia ‘e Santu Predu,
duos campaniles,
che sentinellas,
tenen contu
de su tempus chi passat
e non si frimat mai.
Faghen cumpanzia a chie non dromit,
a su sonu de s’ Ave Maria
culzo a domo ca est ora de rientrare.
Davide Milia
Passat su tempus
Abbaido sos puzones migrare,
ispettanne chi torret s’eranu
e canno s’ierru d’istringhet sa manu
su sole cumintzat a torrare.
In su chelu s’intennet s’alenu
de sas albures mudas,
sa terra si prenat de pinturas
chi faghen su munnu serenu
Antonio Meloni
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SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE
meritevoli di pubblicazione
Scuola Elementare di Santu Lussurgiu
Versos chena sensu
chi unu sensu ddu tenen
Su sensu est mancunu
si non ddos cumprennes
torraddos a lezere a unu a unu
Una cantzone po istare allergos
e po fagher ammacchiare sos ighinos
chi si tupponan sas urigas, miserinos!
Una cantzone chena sensu chi
unu sensu ddu tenet
Una lambriga illacanada
e unu pianeta piticu piticu
Una terra trasparente
inue curret s’abba niedda
Unu monte de idru
chi est in su chelu
unu vulcanu chi ruspiat sutzu
tostu che linna
Una linna tottu biaita
comente sa tinta de una pinna
Una pinna de mattones
po fraigare casteddos de cartas
Cartas de ferru grogu
grogu lampadina
bonu comente una piadina
Una piadina de teulas biancatzas
po fagher cadreas
Cadreas de roba ‘e cartone
Cartone fattu de pinnas
Pinnas de tzerpente
Unu tzerpente de sorighittos
Sorighittos de frores
Frores de caddu
Caddu de piras
Piras de tzimentu bonas a pappare
Tzimentu fattu de elba
de unu campu sutta ‘e mare
Unu mare de fozas
Fozas suba sos rampos de una nue
Una nue de marmu
de una cava ‘e rubinettos
Rubinettos de telas po pintare
Telas ‘e ozu ‘e olia
Olia de prunas
Prunas de pedde d’elefante
Francesco Gambino
S’iscola
Est un’amiga,
Unu logu ‘e imparu,
unu libru apertu in sa maja.
Inie agatto amigos
chi m’iscultana,
mastras bonas
e attintzionadas.
Potzo pintare
cun sos cumpanzos.
M’intenno che unu caddu
chi curret in libertade
in d’una campagna frorida,
e sa fantasia olat
car’a mare
a sa ettada ‘e su sole.
Angela Sechi
56
SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE
meritevoli di pubblicazione
Scuola Elementare di Santu Lussurgiu
Su sole
Una botza ruia che fogu
ch’iscaldit su logu,
su coro ‘e sa zente,
su munnu diventat cheghente
de amore e allerghia
comente in domo mia.
Su sole iscaldit in s’istiu,
e su puzone lassat su niu,
faghet caldu fintzas a mie,
non bio s’ora chi torret su nie.
Francesco Gambino
Sa matita
Faghet musica,
mi faghet intrare in su munnu de sa maja.
Si tepes iscrier una poesia bastat solu
unu pagu de fantasia.
Cun sa matita
iscrio notas musicales
e potzo cantare
druches messaggios
de paghe.
Dalila Brazzi
Sa mudesa
Sa mudesa est libertade,
tranquillidade.
In sa mudesa
potzo fagher tottu.
Mi permittit de lezer
a oghe bassa,
cumprenno e isiono
sos contos prenos de maja
e no istrobo a nemos.
Sa mudesa
mi faghet dromire
tranquilla tranquilla.
Anastasia Puddu
S’iscola (2)
Unu logu froridu
de pitzinnos,
ddos faghet intrare
in sa fantasia
e faghet enner
sa maja de istudiare.
Sa ogh’ ‘e sa mudesa
Est sa fantasia mia,
sa cuntentesa
chi mi che leat allargu.
Che mariposa,
che maja,
aintro mi naschet s’allerghia.
Est unu frore coloradu
chi cantat
in sa campagna ermosa.
Como as cumpresu tottu?
Est comente un’attu raru!
M’intenno libera.
Non seo mai istada
gosi emotzionada!
Angela Sechi
Maria Chiara Panzali
57
SEZIONE C - SOTTOSEZIONE E - SCUOLA ELEMENTARE
meritevoli di pubblicazione
Scuola Elementare di Santu Lussurgiu
Sa mudesa prus ...
Sa mudesa lebia,
su delicadu carignu
de su cantu de s’eranu
a sa calada ‘e su sole
faghen unu coro de oghes.
E si ddu’est unu chelu
chena una nue,
s’intennen sos tzilivriches.
Si iscultas cun attentzione
as a intenner
una ninnia druche
chi ti at acumpanzare
in sas avventuras
prus dechidas.
E non t’imentrighes:
sa mudesa
iscradit semper sas ideas tuas.
Federica Caddeo
Sa carrela ‘e nanti
Est una festa.
Unu divertimentu
coloradu.
S’intennet sa musica
de sas campaneddas,
sa uminiga,
su lunis de sa pudda e...
Cadderis mascherados,
coriandolos
che s’arca ‘e Noè.
Sa carrela ‘e nanti
est che unu contu fadadu.
Lorena Serreli
Sas fadas
Pitzinnas prenas de maja,
frores chi naschen
in sa fantasia,
faghen istare sa zente
in armonia,
faghen isionare sos pitzinnos
in allerghia.
Federica Caddeo
58
CHIARAMONTI
Il nome
Il toponimo medioevale Claramontis ha subìto, nel tempo, alcune variazioni:
Claramunt, quindi Saramonte, Çaramonte, Çiaramonte e, infine, Zaramonte o
Tzaramonte1, denominazione tuttora in uso nella parlata logudorese locale. Taluni
attribuiscono il toponimo al fatto che il nucleo abitato è posto ‘a giaru’, e cioè in
luogo chiaramente visibile anche da lontano, perché in posizione dominante. Mauro
Maxia, invece, sposa la tesi che lo fa derivare dalla presenza della zara, o tzara; e cioè
della climatide, che cresceva in quello che noi, oggi, chiamiamo Su Monte ‘e Cheja2.
Da qui Zaramonte o Tzaramonte.
Il paese, situato
nella parte meridionale
dell’Anglona, è posto a
mo’ di sella fra il monte
San Matteo e la collina
di Codina Rasa. Tale collocazione felice offre allo
sguardo del visitatore un
panorama stupendo, a
360 gradi. Il territorio, caratterizzato dalla presenza di rilievi dai contorni
sempre dolci, tipici del
paesaggio anglonese, un
tempo era ricco di boschi di querce nobili e di sugherete. Incendi dolosi e certa azione di rapina svolta dall’uomo hanno distrutto gran parte degli alberi e della macchia
mediterranea, procurando un danno pressoché irreversibile. Resta tuttora l’impressione, all’osservatore non distratto, specie nella stagione primaverile, di trovarsi in
mezzo a una sorta di mare verde che, spazzato in prevalenza dal Maestrale e movimentato da onde che s’inseguono senza sosta, pare essersi solidificato d’improvviso.
Dalla sommità deSuMonte ‘e Cheja, dominano il paese i resti dell’antica
parrocchiale, già dedicata a San Matteo e sorta sui ruderi di quello che fu il castello
dei Doria (XIII secolo). Volgendo lo sguardo tutt’intorno, verso Est si stagliano netti
1 Cfr. MAURO MAXIA, I nomi di luogo dell’Anglona e della Bassa valle del Coghinas, ed. Il Torchietto, Ozieri 1994, pagg.126 e 429-430.
2 Il monte San Matteo.
59
all’orizzonte i contorni aspri e tormentati del monte Limbara, al quale si succedono
i contrafforti del monte Sassu, che domina la sottostante piana di Ozieri. A Sud il
terreno si eleva dolcemente, fra zone alberate e laghetti artificiali, fino ai confini di
Ploaghe. A Ovest, la linea dell’orizzonte è definita dall’abitato di Osilo, sovrastato
da quel che resta di una torre già appartenente al distrutto castello dei Malaspina.
Quindi gli altipiani del territorio nulvese; per chiudere a Nord con le alture di Sedini
e Laerru, col massiccio di monte Ruju e, in lontananza, i monti della vicina Corsica.
Il panorama è ingemmato dalle macchie variopinte dei centri abitati di Osilo, Nulvi,
Martis, Laerru, Sedini, Badesi, Trinità d’Agultu, Perfugas, Erula, Ozieri e Ardara.
Disposti a semicerchio, essi fanno da corona a Chiaramonti. Di notte, le luci tremule
di quei paesi danno l’illusione di stare davanti a un presepe, con effetti di una
suggestione rara.
Sono numerose le testimonianze che danno per certi, in
questi luoghi, insediamenti umani
consistenti e importantidi epoche
prenuragica e nuragica. Per discendere, via via fino ai giorni nostri,
con tracce rilevanti dei periodi romano e medievale. Il territorio vanta, in assoluto, il maggior numero
di nuraghi su tutto il comprensorio
anglonese: la presenza di ben 114
siti lo colloca ai primi posti fra i
Domos de janas
comuni dell’Isola. Interessanti e degne di nota sono altresì le domos de janas3 e i betili4 che è possibile visitare in quella
parte di territorio che digrada verso Martis, Laerru e Perfugas.
Gli aspetti più significativi della storia locale sono legati a un insediamento
camaldolese nelle aree di Orria Manna e Orria Pitzinna, verso Sud-Ovest e lungo la
direttrice Ploaghe-Nulvi, dove pare si sia costituito un primo nucleo di persone che,
successivamente, diedero vita al borgo di Chiaramonti. Vi si ammira, in uno stato di
conservazione ancora buono, la chiesetta di Santa Maria Maddalena (o Santa Maria
de Orria Pitzinna), fabbricato di architettura romanico pisana, ricca di fascino anche
per l’utilizzo sapiente della bicromia dei conci, oltre che per il sito in cui è stata eretta,
forse, agli inizi del XII secolo.
Successivamente alla divisione dell’isola in giudicati, in Sardegna furono
costruiti numerosi castelli e altre strutture similari. A scopo difensivo. Fra questi il
3 Alla lettera, case delle fate. Si tratta di tombe ipogeiche prenuragiche scavate sulla roccia e decorate all’interno
con bassorilievi. Molto interessanti le domos in località Murrone.
4
I betili, monumenti del periodo nuragico, sono pietre gigantesche piantate sul terreno in posizione
verticale. Gli si attribuisce una funzione sacra e raffigurano simboli di divinità maschili o femminili. Ce ne sono
pure con rappresentazioni falliche rudimentali o mammellari.
60
castello di Chiaramonti, edificato dalla potente famiglia genovese dei Doria intorno
al XIII secolo. Gli stessi Doria avevano già realizzato le rocche di Castelgenovese
(oggi Castelsardo) e di Alghero. L’antico maniero chiaramontese dominava, dall’alto
del monte San Matteo (Su Monte nella parlata locale), la vallata che si estende da
Martis e Laerru fino a Perfugas; aveva, quasi dirimpettaia, l’altra rocca genovese
di Casteldoria, che guarda anche verso Castelgenovese. Sotto i bastioni della
fortificazione e per ragioni evidenti di sicurezza, ma anche per la salubrità del
luogo, sorse subito dopo il primo nucleo di quello che divenne poi il villaggio di
Chiaramonti.
Le fortune alterne dei Doria coinvolsero anche il nostro castello. Sconfitti nel
1348 da Rambaldo di Corbera, i genovesi rientrarono in possesso della rocca due
anni dopo, grazie al loro riavvicinamento al re d’Aragona, al quale si erano prima
ribellati. Dopo la pace del 1355, fra il giudice d’Arborea e don Pietro, re d’Aragona,
si conveniva che il castello fosse consegnato all’arcivescovo di Arborea, in attesa di
una pronuncia al riguardo del papa Innocenzo VI. Nel 1357, il castello fu ceduto
a Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, il quale non poté tuttavia
possederlo.
Nel 1410, il castello resistette all’assedio
delle truppe guidate da Guglielmo di Narbona,
figlio del Visconte Almerico. Poi, precipitate
per sempre in Sardegna le sorti dei Doria,
il forte continuò a far parte del patrimonio
della casa d’Aragona. Tant’è che il re don
Alfonso lo cedette in feudo nel 1439 (oppure
nel 1443?) a certo Angelo Cano di Sassari,
il quale lo abbandonò, lasciandolo andare
definitivamente in rovina. Sui ruderi della
fortezza ormai abbandonata fu edificata,
probabilmente intorno al 1500, la prima
chiesa parrocchiale, intitolata a San Matteo e
abbandonata definitivamente nella seconda
metà del XIX secolo. Dell’antico maniero resta
ancora la torre, già utilizzata come campanile
dopo la costruzione della chiesa. Sottoposte
a restauro conservativo, ora le architetture
Chiesa di San Matteo
candide del monumento svettano sulla
sommità del paese, sapientemente illuminate nelle ore notturne, quasi a vigilare
ancora sulle sottostanti e fertili campagne anglonesi.
Economia
Lo zoccolo duro dell’economia locale è rappresentato dal comparto agro61
pastorale; il quale, sebbene in crisi da tempo, rappresenta pur sempre una fonte
consistente del reddito dei chiaramontesi. Sono ancora numerose le aziende che
allevano migliaia di capi ovini, bovini e suini. La coltivazione dei cereali, un tempo
molto estesa e che aveva fatto dell’Anglona il granaio dell’Impero Romano, oggi
si è ridotta all’essenziale, ancorché assistita dall’intervento pubblico. Di recente è
comparsa qualche serra. Fino a pochi anni addietro, erano in piena attività tre caseifici:
uno condotto da privati con criteri industriali; gli altri due da altrettante cooperative.
Che, gestite dai soci conferitori del latte con attenzione scarsa verso l’organizzazione
razionale e la produttività, non hanno retto alle crisi ricorrenti nel settore e hanno
chiuso miserevolmente i battenti. Successivamente anche l’industriale privato si
è arreso. Per il resto, le attività produttive locali si concentrano, in prevalenza,nei
settoridell’artigianato (poche) e dei servizi.
Monumenti
Oltre ai ruderi del castello e alla citata chiesetta di Santa Maria Maddalena
di Orria Pitzinna, è interessante
visitare le domos de janas di Murrone,
il nuraghe Ruju, la chiesa del
Carmelo, di epoca secentesca, già
facente parte di un corpo di fabbrica
poderoso che aveva ospitato per
alcuni secoli i monaci carmelitani e
che, a seguito di un provvedimento
adottato
a
cuor
leggero
dall’amministrazione comunale, fu
abbattuto nella seconda metà degli
Nuraghe ruju
anni Sessanta del XX secolo.
Dallo sperone orientale di Codina Rasa, i ruderi di quello che fu un mulino a
vento guardano vigili il centro storico.
Sono altrettanto degne di nota alcune tele del pittore di Porto Torres Mario
Paglietti (1865-1943), conservate nella sala del Consiglio comunale (San Matteo che
predica il Vangelo agli Etiopi, 1912 e Targa artistica che ricorda i Caduti di tutte le
guerre, 1919) e nella chiesa parrocchiale (San Cristoforo del 1903 e Santa Lucia del
1904).
Personaggi
Il paese, a causa della miopia degli amministratori locali succedutisi nella
prima metà del XX secolo, è rimasto isolato a lungo, tagliato fuori dalle correnti di
traffico dei mezzi pubblici. Pertanto, fino agli anni Sessanta del Novecento, sono state
ben scarse le opportunità offerte ai giovani che, concluse le elementari, desideravano
spostarsi in città per compiervi gli studi medi, superiori e universitari. Ciò ha avuto,
come ricaduta di segno negativo, il permanere nella popolazione, per troppi anni,
62
di un livello d’istruzione solitamente al di sotto della media di altri centri viciniori.
Una tale condizione di svantaggio iniziale non ha mancato di limitare fortemente le
possibilità di chi, avendone le capacità, aspirava a una condizione migliore e a farsi
strada. Il che, invece, fu concesso solo a pochi privilegiati, per lo più appartenenti a
famiglie facoltose.
Fra i chiaramontesi che si sono
distinti particolarmente, citiamo il
professore Francesco Falchi (1848-1946),
illustre oftalmologo dell’Università di
Pavia, ove ha diretto a lungo la Clinica
Oculistica. Un medaglione in marmo,
collocato nell’atrio d’onore di quella
Università, ne ricorda l’opera svolta nel
campo della ricerca scientifica. Le sue
pubblicazioni sono conservate anche
presso la biblioteca della clinica omonima
dell’Ateneo Turritano. Il Comune di
Chiaramonti gli ha intitolato le scuole
elementari.
Il paese ha dato i natali anche a
Bainzu (Gavino) Cossiga (1809-1855), poeta
e contadino, autore di una pubblicazione
pregevole intitolata ‘Su Poeta Cristianu: o
Casa Satta
siat sa doctrinetta in sonettos logudoresos’5. Il
poeta era bisnonno paterno del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (19282010), al quale il Comune ha conferito la cittadinanza onoraria il 7 Dicembre 2001.
Era altresì di Chiaramonti quel Nicolò Vare che, in rappresentanza
dell’Incontrada di Chiaramonti e dei territori della regione Anglona, nel 1388
partecipò alle trattative che si conclusero con la pace fra il Giudice d’Arborea e il re
Giovanni di Aragona.
Merita di essere ricordato anche il dott. Giorgio Falchi (1843-1922). A proprie
spese, egli istituì in questo centro la prima biblioteca pubblica, tentò inutilmente la
costituzione di un asilo infantile e di una sorta di società cooperativa fra contadini;
infine, lasciò alla popolazione chiaramontese i propri libri e gran parte delle proprie
sostanze, col mandato di utilizzarle per la emancipazione culturale dei giovani capaci
e meritevoli, ma privi di mezzi economici. Con i proventi di quel lascito fu edificato
il caseggiato del vecchio asilo infantile, che entrò in funzione nel 1937. L’edificio oggi
ospita il Centro Sociale e la sala del consiliare del Comune.
5 Il poeta cristiano, ovvero una piccola dottrina esposta con sonetti in lingua sarda logudorese.
63
Ricorrenze importanti
La festa del patrono San Matteo si celebra il 21 Settembre, organizzata da un
comitato composto dai cinquantenni. Da una decina d’anni in qua, nella stagione
estiva la Pro Loco promuove la Sagra dell’agnello, con cena collettiva all’aperto. Ma
la festa grande del paese è da sempre quella campestre dedicata a Santa Giusta, in
calendario il primo Sabato di Maggio. Il programma dei festeggiamenti prevede, fra
l’altro, il pranzo offerto gratuitamente sul sagrato della chiesa a tutti i partecipanti.
A seguire, la chilometrica processione con le autovetture, per riportare in paese il
simulacro della santa.
In occasione della vigilia pasquale, Sapadu Santu6, continua a tramandarsi
una consuetudine abbastanza curiosa e che non ha riscontro, per quanto ci risulta,
in alcun altro centro della Sardegna: la deposizione dei romagliettes (mazzetti di
fiori accompagnati da biglietti con frasi galanti), da parte dei giovani del luogo, sui
davanzali delle finestre delle ragazze ritenute dechidas, e cioè graziose e simpatiche.Al
contrario, sulla soglia di casa di quelle considerate pazosas, ossia altere e presuntuose,
vengono scaricati mucchi consistenti paglia. Non sempre pulita.
Carlo Patatu
6 Sabato Santo.
Chiesa di Santa Giusta
64
ASSOCIAZIONE CULTURALE E FOLCLORISTICA
“CANTADORES A CHITERRA DE DERIS, DE OE E DE SEMPRE”
L’Associazione culturale e folkloristica “Cantadores a chiterra de deris, de oe e de sempre”
si propone di valorizzare e diffondere il grande patrimonio del canto tradizionale sardo,
in particolare del canto a chitarra. A questo scopo, l’Associazione mette a disposizione dei
Comitati locali e dei Circoli sardi (in Italia e all’estero) i suoi artisti, quelli giovani e quelli
di grande esperienza. Si ricorda qui, per inciso, la partecipazione di questi cantadores
al Convegno realizzato per ricordare lo studioso piemontese Giuseppe Ferraro, in
provincia di Alessandria, e infine alla prestigiosa Biennale di Venezia, edizione 2008.
Inoltre, si deve anche a questa Associazione il progetto del Parco e Museo del canto sardo
a chitarra, già fruibile nel sito www.cantosardoachitarra.it, ideato e realizzato insieme a
FAP ACLI Sardegna. Per la partecipazione di questi artisti a manifestazioni o semplici
serate - in Sardegna, nella penisola e all’estero -, l’Associazione chiede unicamente il
rimborso delle spese di viaggio, il vitto e l’alloggio.
Chi fosse interessato a questa proposta può rivolgersi direttamente al Presidente
dell’Associazione Pietrino Marongiu 348 9157763.
65
SOCI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E FOLKLORISTICA
“CANTADORES A CHITERRA DE DERIS, DE OE E DE SEMPRE”
Cau Antonino
Cubeddu Antonio
Dettori Franceschino
Flore Giovanni
Loria Gavino
Mannu Francesco Maria
Marongiu Antonio
Mangatia Nino
Marongiu Pietrino
Massaiu Giuseppe
Masia Giuseppe
Mocci Maurizio
Muntoni Giovanni Maria
Murrighili Massimiliano
Pirrigheddu Maria Teresa
Saba Nicola
Speranza Vito
Satta Angelo Paolo
Strinna Antonio Giuseppe
Tamponi Giuseppe
Zucca Alberto
Olbia
Seneghe
Sassari
Scano Montiferro
Osilo
Cannigione
Osilo
Sassari
Osilo
Oliena
Sassari
Riola Sardo
Tempio Pausania
Olbia
Tempio Pausania
Cossoine
Cuglieri
Alghero
Sassari
Tempio Pausania
Neoneli
66
A Franziscu:
A visitare custa zona rara
piaghere mi faghede e recreu,
FRANZISCU a cuminzu de onzi gara
sempre ammentat su numene meu.
Presentadore onu, boghe giara
donu ch’a isse li ha dadu Deu.
Vivet cun sa FAMIGLIA senza dannos
l’ider PRESENTENDE a sos chentu annos.
Dae Peppe Pintus
(Unu veru AMIGU)
Risposta a Peppe
Grascias Peppe pro custu fiore
ch’in Santa Giustu mi as intregadu
de veru coro lu apo atzedadu
ca intregadu mi l’as cun amore.
Deo presentende, Tue cantadore
fettemus cantu amos disitzadu,
candu custu mundu amos lassadu
Lassemus istigas riccas de onore.
In s’ateru sighir in sos intentos
si no lu acansat, Maria cun Deu
ambos: ammanitzende ballos e cantos.
Sighinde de custa vida sos ammentos
su cantu Tou, su ciarare meu
ispasset, in chelu Anghelos e Santos.
Chi ses amigu lus minifestende
deo a chie no creet lu so nende.
DAE CORO
Tathari 9 de Sant’Andria 2014
ammentu a Peppe
Peppe: tue no ischias cantu dolore
ada su morer tou causadu
in custu mundu tue as lassadu,
melodias pienas de amore,
che sinzeru e ballente cantadore
no as esser mai ismentigadu,
che ateros, ch’inie as agatare
as sighir dae nou a cantare.
67
PEPPE PINTUS
cantadore de deris, de oe e de sempre
Comente fizos de sa matessi mama e-i sa matessi
istoria, tott’umpare oe ti cherimus intregare
cust’ammentu de poesia, cantigos e affettu.
E ammentendedi podimus puru narrer dae coro
chi sa ricchesa de sa vida e de sa ‘oghe tua
est galu intro a nois, pro sa cale ricchesa no t’amus
a ringrasciare mai abbastanzia. Sas grascias nostras
sun tottu in su bene chi t’amus cherfidu e chi su tempus
no hat mai a cancellare.
68
SA DISPIDIDA
Si s’ultimu pensamentu no aurtidi sue de innanti, custu at a essere s’ultimu cuncursu CREI
ACLI de Sardigna chi deo fatto comente ingarrigadu. Penso chi basten trint’annos innanti e
poi dados a sa cultura nostra, cun mannu piaghere. So meda cuntentu chi mi nde so lende
una responsabilidade manna. Apo a servire de imparu a chie at a leare s’ingarrigu chi deo
como so lassende, sempre chi issu lu chelfada. Si fit bistadu a fagher meu, aia ingarigadu
su “ischìdu” dirigente Tatharesu, su chi medas boltas s’at isciuccadu sa ‘ucca nende chi su
cuncursu fit imbetzende in manos de unu incompetente chi no l’hat mai rinnovadu. A
narrer sou su rinnovu diat esser a cumbidare a sa premiazione de su cuncursu numenes
altolocados. At tennere finzamentas rejone, ma dae sempre deo apo pensadu - comente a
mie ateros intenditore -, chi sos bonos cuncursos los faghen sos poetas cun sas operas insoro,
sunt issos de tennere in cunsideru mannu, no sos istranzos. Sos istranzos puru bi cheren, ma
comente istranzos. Si sa limba nostra est ancora bia lu devimos a sos poetas ca cun s’iscriere
insoro no l’an lassada morrer, gai matessi sos cantadores a chiterra, sos tenores, sos coros,
sos cuncordos. Proa nde siat chi in custu cuncursu no sunt mancados mai, sunt issos chi
arrichin sa die de sa premiazione de su cuncursu de sa Acli de Sardigna, ca sas cantones l’as
iscriene sos poetas e sos cantadores las cantana.
A chie narat chi si cuncursu est imbetzende deo rispondo chi s’unicu a imbetzare so deo, e
no mi nde dispiaghet, sempre chi Deus mi lesset sanu comente oe.
E l’ammento puru che su cuncursu nostru est istadu su primu a fagher partezipare sas
iscolas, sas medias e sas elementares. Duncas, li dimando: semus imbetzados puru cando
hamus fattu intrare sa ‘entada noa e frisca de sos pitzinnos?
Ringrascio sa dirigenza de s’Acli de sardigna pro m’aer tentu in cunsideru dendemi custu
ingarrigu, sos giurados chi mai an pretesu nuddha pro su trabagliu insoro, fattu cun
cuscenscia e dende sempre su meritu a sa poesia, e sos segretarios chi, pro su trabagliu
insoro, no an mai pretesu nuddha. Sas grascias prus mannas andan a sos poetas, ca sunt
issos chi an fattu mannu custu cuncursu.
Un’abbratzu mannu dae coro a tottu.
Frantziscu
Prima edizione del Premio svolta il 5 febbraio 1989.
69
Momenti conviviali a Santa Giusta
70
Matteo Dore, Giuseppe Masia, Maria Teresa Pirrigheddu, Francesco Falchi, Peppe Pintus,
Roberto Cadoni, Nicola Saba, Angelo Pinna, Antonio Strinna e Francesco Dettori
Roberto Cadoni e il sindaco Angelo Pinna a Santa Giusta
71
Ammentos
Sos donos de s’Ispiritu Santu
Gavino Cossiga, Chiaramonti
Sas operas de misericordia corporales
Gavino Cossiga, Chiaramonti
S’AMORE E-I S’ODIU
Lorenzo Brozzu, Chiaramonti
SU TRIBAGLIU DE SU PASTORE
Bainzu Truddaiu, Chiaramonti
CRESCHINDE SI DIMINUIDI
Rimundu Piras, Idda Noa
POETUTZOS
Rimundu Piras, Idda Noa
Serenada a una rosa
Giovanni Fiori, Ittiri
S’EDUCAZIONE
Antonino Paba, Giave
S’ARADORE E - I SU ‘OE
Antonino Paba, Giave
TRA DUOS COMPARES DE BATTIZU BEFFULANOS
Bobore Marceddu, Oniferi
BEFFE DE CARRASEGARE
Antonino Paba, Giave
72
SOS DONOS DE S’ISPIRITU SANTU
SAS OPERAS DE MISERICORDIA
CORPORALES
Sa Sapienzia in sa vida presente
Su dare a mandigare a sos famidos
Ordinat in su bene
Est un’opera grande e singulare;
s’operare.S’Intendimentu si prestat fidente
A bier dare puru a sos sididos
A tottu sos Misterios adorare.
Est cosa tota digna de laudare.
Su Consizu prevenit fidelmente
E si sos nudos benini ‘estidos,
Attales sos ingannos de iscansare.
Cun Deus sempre si det meritare.
Sa Fortalesa dat vigore e mente
Cando sos pellegrinos affliggidos
Pro poder tota sa legge osservare.
S’alloggiant, oh! ite bellu ospedare!
Sa Sienzia insinzat e addestrat
Visitare s’infirmu e languente,
A fagher sa divina voluntade.
Est assione cara e amorosa;
Sa Piedade est donu chi ammaestrat
E i sos presoneris similmente,
A viver in sa vera santidade.
Dendelis pro cunfortu calchi cosa;
Su Timore refrenat e arrestat
Interrare sos mortos, finalmente,
S’abusu de s’umana libertade.
Opera est umana e piedosa.
Gavino Cossiga
Gavino Cossiga
Chiaramonti
Chiaramonti
73
S’AMORE E-I S’ODIU
S’amore
S’odiu
Cando s’allummat su fogu ‘e s’amore,
S’odiu naschet da’ un’istinchidda,
da-e sas raighinas de s’intragna,
ch’in su lughinzu de s’ira ‘e “Cainu”,
pro su cumpagnu o pro sa cumpagna
est sa punta affilada ‘e s’ispadinu
est sienda ‘ogni pena, ‘ogni dolore.
ch’inghettat coros, trassidda-trassidda.
Est dulche sa fadiga, su suore
Est fele fermentadu dogni midda
furriad’in sos annos de siccagna,
pro tingher de nieddu su destinu,
solu pro ‘ider s’amada campagna
semenende de rughe su caminu
bestida ‘e un’ispiga, unu fiore.
in sa paghe biada de una ‘idda.
E si ti mujat su pesu ‘e sos annos,
In ue passat “issu”, sa tristura
non times, ca s’amore tou antigu
b’abitat cun sos tragos, sos dolores,
t’isgiarit dogni pidigu chizolu.
su disisperu, piantu e corruttu.
Ca sun de mele finzas sos ingannos
Ca cussa falche de sa disaura
cando t’abbratzat riende un’amigu
nde segat caralighes e fiores
chi ti dat brios, incantu e consolu.
lassende in terra mannujos de luttu.
Lorenzo Brozzu
Chiaramonti
74
SU TRIBAGLIU DE SU PASTORE
Prim’ ‘e cantare in chelu sa chilandra
leas puntuda, accutta, una resorza,
in sos dulzes manzanos de abrile,
bocchis s’ultimu anzone nadu in maju
ses fatt’a s’’ama o murghende in sa mandra.
e che li ‘ogas mattivuzu e corza!
Da-e prima ‘e sas chimbe, a s’impuddile,
Cuss’anzone o forsis calchi paju
che unu rusignolu in s’adde amena
ti servin pro sa festa ‘e sa tusura
cantas armoniosu in su cuile.
sutta s’alvure umbrosa cando has aju.
In costera, in su monte o in s’ena
Da-e s’antighidade pius oscura
t’has fattu mandra, pasciale o pinnetta
vives pro su pius in solidade,
e bramas ch”happas annada piena...
godende in sa foresta aria pura.
Ses da-e mes’attunzu a pan’e petta,
Mancari che a prima, caru frade,
liberu, trancuillu in sa campagna,
non ses fattende vita turmentosa:
isfidende de su chelu ‘ogni minetta.
finas sa legge, s’autoridade
S’ama bella chi tenes pro cumpagna
t’aggiuat e ti porrit calchi cosa
in s’attunzu t’hat dadu sos anzones
cando siccagnas o s’abba crudele
cun petta saborida intro s’intragna.
ti faghet s’ama tua infruttuosa.
Poi de s’instellàda, latte pones
Bastat, sempre a s”ama ista fidele,
in lamas e labias su manzanu
pastore, in s’arte tua dilettosu
e cantas bellas liricas cantones.
che-i s’abe in sa chera e a su mele,
e sempre in s’onestade happas riposu.
In s’incantadu e fioridu ‘eranu,
versu sa fin’e maju, in sa cunsorza,
Bainzu Truddaiu
sutta su dulze raju solianu,
Chiaramonti
75
CRESCHINDE SI DIMINUIDI
POETUTZOS
(da Misteriu)
(da Misteriu)
Corru Andala, tenes fama e lumene:
Poetutzos ch’istades lima-lima
tue ses de su Temo fundadore,
che chie pintirinat una tzuca,
sas abbas tuas friscas che lentore
no torredas pius abberrer buca
filtradas da sas rocas friscas sùmene.
pò fagher poesias chena rima.
Da chi faghinde tretu enin fiùmene
Cantedas, ma rimende che in prima,
pelden friscura, puresa e sabore:
che Pisurtzi, Murenu, Mossa e Luca,
s’abba est pesante e cambiat colore
a concas ispilidas in parruca
e si guastat creschinde in volumene.
no lis ponzedas cabu né istima.
Gai s’omine peldet sa salude,
Ca, po dissaldizare sa Saldigna,
creschinde in annos, cunfromma a s’edade
peldinde tempus s’ispatzan po mastros,
diminuit in foltza e voluntade
literadeddos de bascia zenia
e peldet in sos brios sa vertude:
ch’a copiare s’arrangian ebbia
totu sos donos de sa gioventude
induinde a cumponner impiastros
che li olan in s’antzianidade.
a sos chi druches sun che carapigna.
Rimundu Piras
Rimundu Piras
Idda Noa
Idda Noa
Su deghennoe ‘e Sant’Andria 1976
Su vintinoe ‘e Sant’Andria 1976
76
Serenada a una rosa
(da Camineras, Gianni Trois editore, Cagliari)
Eàllu, millu mi’ ‘enzende a maju
frunidu a nou a sa fatta ‘e sa die
e deo inoghe so ‘izende a tie
rosa ancora serrada in su tenaju!
Sonazadu su masone
paschet ispartu in sa tanca
e-i sa luna bianca
faghet in chelu balcone.
Da-e sos montes s’ ‘Udrone
s’est appenas acceradu.
Su massaju hat appazadu
sos boes in su ‘acchile:
torrat sa vida, a puddile,
lughet s’abba intro su adu.
Isparghe sas fozas tuas
a su ‘asu ‘e su ‘eranu;
abberi che una manu
sas dulches ganas chi cuas
in sas laras tottas duas
caldas, sìncheras che ou.
Tue ses lentore nou
subra s’erva fionda
e falas mudende vida
a sa terra in sinu sou.
Noa sa lughe a mannujos
s’altzat pàsida e lizera
isparghendesi in s’aera
cun largos chintales rujos.
Fuma-fuma sos restujos
s’ ‘iden intro s’ ‘adde attesu...
Rosa, si non m’has intesu
drommi, non t’ischides, pasa!
Ma isco ch’intesu m’hasa,
chi m’amas, chi m’has cumpresu.
Fadados mizas de mundos
in sas pupias inserras;
accordas chentu chiterras
cun sos pilos tuos brundos.
Sos bellos càvanos tundos
T’inghìriana sos chizos;
sas ojadas sunu lizos
chi s’abberini che prendas;
funtana frisca ‘e siendas,
riu ‘e dèchidos disizos
Eallu, millu mi’, ‘ennidu est maju
frunidu a nou a sa fata ‘e sa die
e deo inoghe so mirende a tie
rosa ispamparriada in su tenaju.
Giovanni Fiori
Ittiri
77
S’EDUCAZIONE
S’ARADORE E - I SU ‘OE
Chi ‘hat connottu bona educascione
Ara su -’oe, narat s’aradore
amat, siguramente, s’onestade,
dendel’un’insaccada de puntorzu,
su coro l’hat pienu ‘e bonidade
senza pensare c’acutu dolore
de ogni tempus, pro dogni persone.
li procurat passendeli su corzu;
Est virtuosu e cun serenidade
senza cunsiderare chi suore
usat, modestu, dignu paragone;
versat pro li cumprire su laorzu,
trattat sos fattos cun seriedade
trazende cun pascenscia e cun amore
ca non partit de mala intenzione.
dogni di’e s’aradu s’ispregorzu.
Pro issu su decoro e-i s’onore,
Invec’e l’esser unu gratu amigu,
sa gentilesa e-isa cortesia,
ca preziosu est tantu a dies d’oe
sun cosas sagras de summu valore.
li dàt penas amaras e castigu.
No est superbu,ne tenet manìa
Ma,s’è tanta fadiga hat bonu proe,
de vanidades perunas, s’amore
s’hat fatt’avena e orzu e fa ‘e trigu,
c’hat in su sinu est pro su bene ebbia.
parte ‘ona la devet a su ‘oe.
Antonino Paba
Antonino Paba
Giave
Giave
78
TRA DUOS COMPARES DE BATTIZU BEFFULANOS
A) Compare unu saludu già bos rendo: fia da ora senza bos bojare,
B) Custos disizos bostros los cumprendo, però b’hat pagu cosa ‘e bos contare;
A) si no mi rispondides no m’offendo, ma rispettadu cheret su compare;
B) de s’offesa patida non discutto, e si bos offendides mi nd’affutto.
B) Deo bos naro cun sinzeridade chi creia chi fizis finzas mortu;
A) custu non paret bell’un’acconnortu, però so biu prò sa veridade;
B) sinnu sa morte tenet piedade gai bos lassat che burricu isortu;
A) biu ancora de restare creo: a sos chent’annos sa morte mi leo.
A) Isco sa morte est cosa naturale, ma gal’ ‘e issa non tenzo disizos;
B) ma mi paret nd’hapedas assimizos, anzis cun issa sezis tale e cale;
A) Moride bois, tantu non b’hat male: bi penso deo a muzere e a fizos;
B) fettat puru sa morte s’attrivida tant’a comare lograd’hap ‘in vida.
B) De issa mi che so’ innamoradu e l’hap’amada cun veru rispettu;
A) forzis colchende tott’in d’unu lettu de corros m’hades bene garrigadu;
B) no mi podia istare chirriadu, ligadu da-e amore e tantu affettu;
A) m’a su chi l’hapo dadu su battizu, compare bos cunfesso chi m’est fizu.
B) Ma si sun custos sos fattos istrambos tand’hamus fattu su messonz’a giambos;
A) compa, non sol’umpar’hamus messadu, ma hamus finzas paris triuladu;
B) de corramenta est mannu su signale s’hamus usadu finzas su giuale.
A) Nois hamus bugliadu de seguru ma cosas goi nde suzzedin puru;
B) S’andamus a sa corte ‘e Inghilterra ‘idimus corros chi toccan’a terra;
A) ma cussos sunu corros importantes, ca sunu de reinas e regnantes;
B) su doppiu han’a baler’a su nessi, però già restan corros su matessi;
A) Finzas sos corroso d’oro sun metzanos, compa, adiosu e a nos bider sanos;
B) Corros non s”idan minores ne mannos, menzus senza e bugliende a sos chent’ annos.
Bobore Marceddu
Oniferi
79
BEFFE DE CARRASEGARE
(A un amigu pro su ‘inu chi l’han furadu in carrasegare, da-e su magasinu.)
It’arrore t’han ‘asciuttu
III
sos carrazzolos, perdeu.
Fis tranquille pensende
Custu pre te est colpu feu
a su trabagliu ogni die,
chi sa paghe t’hat distruttu.
gen.ero su cumbidende
sos araigos rie-rie;
Zertamente s’attrivida
chie det esser e chie
malandrinos l’hana fatta,
c’hat tramadu su peleu,
zente chi, forsi, in cumbatta
non bi la perdonet Deu
la passat tota sa vi da:
sa pena chi ses suffrinde:
in cussa notte iscurida,
pro chi ti mustres ridinde
cantende calchi murmuttu,
custu, pro te, est colpu feu.
sun andados che a puttu
IV
pro fagher sa brull’a tie,
Beru ch’in carrasegare
e prima ‘e fagher die
brullan sas bonas persones,
sos istelzos tan’asciuttu.
cumbinende funziones
II
chi faghen dilliriare,
Ma mirade ite faina
ma custu no est brullare
c’hana fattu in bidda mia;
ch’est de beffe su produttu;
cust’est giogu ‘e piseddina
ponner sas cubas in luttu
o de avezos manìa;
sun iscenas de galera:
zertu no est un ebbia
ahi, it’ingrata manera
su c’a tie hat postu neu;
chi sa paghe t’hat distruttu.
si che deris, cun recreu,
Antonino Paba
no lu cantas calchi muttu,
nd’has rejone, t’han asciuttu
Giave 1951
sos carrazzolos, perdeu!
80
Cantina del Vermentino Monti
Boltas meda si devene a su ‘inu
sas improvvisas rivelaziones
de calchi ladru e de calchi assassinu.
E cantos viles, cantos lazzarones,
faghen omaggiu a su diciu latinu
iscopiende sas intenziones!
Proite cand’est bidu in cantidade
CANTINA DEL VERMENTINO
faghet narrer sa pura veridade.
Via San Paolo, 2
07020 Monti
Su ‘inu est zertament’un’alimentu
SARDEGNA - Italy
chi donat forza e vigore a s’umanu;
telefono +39 0789 44012
su ‘in’est bonu pro meigamentu,
fax +39 0789 449128
c’a boltas su malaidu attit sanu;
[email protected]
su ‘in’est babbu ‘e su divertimentu
ma cheret bidu pianu-pianu:
cheret usadu cun rigore mannu,
gustat s’est pagu, s’est troppu faghet dannu.
Associazione Culturale Carrozzu Longu
Chiaramonti
Cando fimus nieddos
Quando eravamo neri
Cando fimus nieddos nois
in unu chizolu cuados,
timende puru ‘e faeddare,
timende ‘e isbagliare,
Quando i neri eravamo noi,
nascosti in un angolo
per paura anche di parlare,
paura di sbagliare.
fit onzi ‘orta chi essiaimus,
che canes cue non b’intramus.
Chentza pedde de colore
fit s’ojada a sebestare.
Questo tutte le volte che uscivamo,
come cani “lì” non entriamo.
Anche se non ci distinguevano dal colore
bastava la nostra espressione per individuarci.
Cando fimus nieddos nois
che carvone, iscatzados,
drommiaimus in barracas
e in s’ispera mezorias.
Quando eravamo neri noi
come il carbone, cacciati,
dormivano in baracche
nella speranza di migliorare.
Cando fimus nieddos nois
a ricatu presos,
dae sa mesa iscatzados,
chentza nòmene istivinzados,
Quando i neri eravamo noi,
legati al ricatto,
cacciati dalla tavola inbandita,
senza nome, sopranominati.
canes malos giagarados,
in die lìbera atrumados,
pro sa paghe ‘asende manos nois
pro non pàrrere isfrutuados.
Cani cattivi allontanati,
nella giornata libera uniti tra noi,
per il quieto vivere “baciando mani”
per non sembrare sfruttati.
Cando fimus nieddos nois
chei sa musca sebestados,
pro nois solu sos tribaglios
chi non cheriant fagher àteros.
Quando i neri eravamo noi,
come le mosche individuati,
per noi solo lavori
che non volevano fare altri.
Cando fimus nieddos nois
in logu atzetados,
che animales istrejidos,
a sa muda minatados.
Quando i neri eravamo noi,
in nessuna parte accettati,
come animali allontanati,
in silenzio minacciati.
Cando fimus nieddos nois
in chizolu birgonzosos,
aimbarende ‘e mezorare
e una die pro torrare
Quando i neri eravamo noi,
in un angolo, vergognosi,
in attesa di migliorarci,
e un giorno ritornare
in una terra mudada,
zente noa pagu educada,
o semus nois de duos logos
o mancu unu e semus solos.
in una terra cambiata,
nuova gente poco educata
o siamo noi di due luoghi (patrie)
o di nessun luogo e siamo soli.
Cando fimus nieddos nois
non cumpresos, ibbandados,
fit che marcu in sa cara:
“cussu est malu benit dae fora”.
Quando i neri eravamo noi,
non capiti, sbandati,
era come un marchio sul viso:
“quello è cattivo, arriva da fuori..”
SU INU
Unu sabiu antigu ‘e raros pannos,
riccu d’esperienza e lichitu,
neit: si buffas abba, s’appetitu
perdes e t’intran frebbas e affannos;
e affacc’ a sa birra b’hat iscrittu:
s’ies de custa campas pro chent’annos.
M’a fiancu a su ‘inu scrittu hat gai
buffa de custu chi non moris mai!
Antonino Paba
Agriturismo Spinalva - Loc. Spinalva, strada statale 672 - Sassari-Tempio (SS 672) Km.22, bivio Laerru
Tel. 079.564714 - Cell. 349.4174311 e-mail: [email protected]
VIA GRAZIA DELEDDA 14 - CHIARAMONTI
TEL. 079 569091
PANIFICIO
PUGGIONI LORENZO
Via Capitano Coppu 26
CHIARAMONTI
Tel. 079 569264
via san matteo, 13 - chiaramonti
tel. 079 569541
Bed & Breakfast
da
via
Mattea
Vittorio Veneto 15 - Chiaramonti
Tel. 360 501287
Azienda Agricola Su Cannau
Reg. Su Cannau - Chiaramonti (SS)
Tel. 349 7182318 - 079 569506
Agriturismo
SAS DAMAS
Loc. Sas Piras - Chiaramonti
Aperto tutto l’anno
Menù tipico
Offre servizi di pernottamento
Tel. 079 / 569464 - 3460236120 - 3404036883
e-mail: [email protected]
Formaggi
Muzzoni Margherita
produzione propria
Via Europa Unita, 18 - Chiaramonti
Tel. 079 569500
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XXVII - Chiaramonti - Canto sardo a chitarra