Nuove prospettive di studio sulle artiste dal Rinascimento al Novecento Convegno Bologna, 19-21 febbraio 2009 a cura di Vera Fortunati Giovedì 19 febbraio mattino (ore 9.00-13.00) Protagoniste del barocco europeo Ann Sutherland Harris, University of Pittsburgh Ann Sutherland Harris was born in Cambridge, England and was educated in both the USA and the UK (BA 1961 & PhD 1965, University of London [Courtauld Institute of Art]). She has lived in the States since 1965, teaching at Barnard College and Columbia University, and at several other places before joining the faculty of the University of Pittsburgh as Professor of the History of Art and Architecture in 1984. There she teaches a wide range of courses to undergraduate and graduate students. Her research focuses mainly on 17th century Europe, especially painters and sculptors working in Italy and France. She has a particular interest in artists’ drawings and what they reveal about artists’ ideas and intentions, as well as in artists’ self-perceptions and the roles they play as they interact with patrons and their demands. She has published books about Andrea Sacchi and Gian Lorenzo Bernini’s drawings and, most recently, a substantial survey of European 17th century art and architecture (Laurence King, London; 2005; 2nd ed. 2008). A full bibliography of her publications is available on her university’s web site. Dr. Harris became interested in the past and present situation of women during the late 1960s and 1970s, when she became an activist for improved status for women in academe. She testified before the US Congress in 1970 about the discrimination faced by women in higher education, and then helped to set up the Women’s Caucus for Art, an advocacy organization for women active as artists, art historians, and museum professionals: she was its first President (1972-74), and it is still active with many local branches and an annual meeting held in conjunction with that of the College Art Association. It has awarded prizes for lifetime achievement to many of the (now) best-known American women artists, beginning in 1978 with Isabel Bishop, Louise Nevelson, Georgia O’Keeffe, Selma Burke and Alice Neel. She also encouraged Wilhelmina Holladay to found a museum devoted to women artists, which she did twenty-one years ago: the National Museum for Women in the Arts in Washington, DC. Art history and activism came together when she and Linda Nochlin co-curated the traveling exhibition Women Artists, 1550-1950 for the Los Angeles County Museum in 1976-7 (also shown at the University Art Museum, Austin, Texas; the Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; and the Brooklyn Museum, New York). She was responsible for artists active in the 16th to 18th centuries, and Nochlin for the artists working after 1800, and she contributed most of the catalogue entries for the earlier artists as well as an introduction that provided the essential historical background for the pioneering women artists who emerged in Europe in the mid-sixteenth-century. Since then, she has occasionally written about twentieth-century women, including Alice Neel (1900-84), Elizabeth Murray (1940-2006) and Edna Andrade (1917- 2008), as well as contributing catalogue essays, articles and reviews about Artemisia Gentileschi and Sofonisba Anguissola, and a survey of recent scholarship on Sofonisba, Artemisia, Lavinia Fontana and Elisabetta Sirani for the exhibition, Italian Women Artists from the Renaissance to the Baroque held at the women’s museum in Washinton in 2007. Donne artiste italiane come rivali: Elisabetta Sirani e Artemisia Gentileschi Artemisia Gentileschi (1593–1654?) ed Elisabetta Sirani (1638–1665) non si sono mai conosciute, ed è possibile che a Bologna (città nativa della Sirani) le notizie riguardanti la pittrice romana siano state piuttosto scarse. I suoi funerali a Napoli - tenutisi proprio nello stesso periodo in cui la Sirani cominciò a firmare i propri primi quadri - si svolsero senza solenni celebrazioni. Artemisia non riuscì a godere di un’ottima reputazione e non guadagnò con il proprio mestiere quanto Sofonisba Anguissola o Lavinia Fontana. Non diventò famosa, nonostante viaggi e soggiorni di lavoro a Firenze, Venezia, e Napoli. Giovanni Baglione si limitò a concederle pochissimi commenti nella Vita scritta per il padre Orazio nel 1642. Nonostante tutto, si può tuttavia ipotizzare che qualche notizia sull’attività di Artemisia a Firenze sia giunta ugualmente all’orecchio della Sirani, che invece non si allontanò mai da Bologna. Queste informazioni, pur trattandosi di solo voci frammentarie, servirono a suscitare in Elisabetta una carica di ambizione che, diversamente, non avrebbe mai avuto. Maria Caterina Limentani Virdis, Università di Sassari Caterina Virdis Limentani è cattedratica di Storia dell’Arte Moderna (L-ART/02) presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Sassari. Si è laureata con Corrado Maltese presso l’Università di Cagliari, dove è iniziata la sua carriera, e successivamente ha insegnato nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Sassari, tenendo corsi di Storia dell’Arte Fiamminga e Olandese, Storia dell’Arte Contemporanea, Storia dell’Arte Moderna, Iconologia e iconografia, Comunicazione visiva. La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento europeo, con una predilezione per il Cinquecento: su questa tematica ha prodotto opere d’insieme coordinando anche lavori collettivi, con interventi su artisti come Bosch, Rubens, nei suoi rapporti con l’Italia, e Van Dyck. È inoltre specialista di indagini tecnologiche sui dipinti su tavola. Una parte delle pubblicazioni rivela peraltro il suo interesse per l’estetica e la produzione femminile. I suoi studi teorici si articolano fra la riflessione sul ruolo dell’analisi filologica, l’attenzione ai vari livelli dei significati e la problematica del formalismo fra percezione e ricezione. Dal 2002-203 ha diretto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova il Corso di Laurea in Cultura e Tecnologia della Moda, da lei stessa ideato. Ha un’ampia e importante produzione nell’ambito dei Gender Studies. Una prospettiva di genere per la pittura olandese di genere: Judith Leyster La produzione di Judith Leyster (Haarlem 1609-Heemstede 1660), che il suo cognome avrebbe indicato come stella d’orientamento nell’orizzonte pittorico del suo tempo, di fatto cadde in un vuoto di memoria dal quale iniziò ad uscire faticosamente alla fine del XIX° secolo. Dopo una premessa teorica sul significato dei termini genre e gender, che in inglese corrispondono all’ambiguo termine italiano genere, la relazione, ripercorrendo gli itinerari critici sulla pittrice, giunge a valutare il peso e le conseguenze di una doppia appartenenza. Francesca Bottacin, Università di Urbino Francesca Bottacin, ricercatore e docente di Storia dell’arte fiamminga e olandese e di Storia dell’arte moderna italiana ed europea presso la facoltà di Lettere dell’Università di Urbino, si è formata nelle Università di Padova e Venezia e si occupa di arte di confine. Le sue ricerche sono rivolte soprattutto ai rapporti tra pittura neerlandese e italiana (Caravaggio e gli olandesi), con particolare riguardo alla pittura veneta (Tiberio Tinelli, su cui scrive una monografia nel 2004, e la sua conoscenza di Rubens e van Dyck; Joseph Heintz, etc.) e quella marchigiana (Giusto di Gand, Federico Barocci, storia del collezionismo regionale). A tali argomenti dedica curatele di convegni (Rubens, 1992), saggi, schede, recensioni e articoli in vari testi e cataloghi, nonché riviste quali “Critica d’Arte”, “Arte Veneta”, “Studi Veneziani”, “Notizie da Palazzo Albani”, “Venezia Arti”, “Bollettino del Museo Civico di Padova”. Numerosi suoi studi sono poi indirizzati alle donne nell’arte, sia antica (Marianna Carlevarjs, Giovanna Garzoni) che contemporanea, per cui ha curato esposizioni e cataloghi (Daniela Yais, Sivia Patrono). Diversi anche i contributi sull’Ottocento, dalla risistemazione del “Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea” di Padova, alla partecipazione a mostre (Padova 1994, Tracciati del Femminile…; 2000, Dipinti dell’Ottocento…), agli articoli e interventi a convegni (Ferrara, Genova) relativi a disegni di Giovan Battista Cavalcaselle di dipinti fiamminghi, all’ultima monografia su I disegni per la Gerusalemme Liberata di Giovanni De Min, 2008. Vizi privati e pubbliche virtù: Giovanna Garzoni dal ritratto alla natura morta La scoperta dell’istruttoria del processo per “Strigarie” intentato presso Il Santo Uffizio da Giovan Giacomo Garzoni, padre di Giovanna, nei confronti del di lei marito il ritrattista veneziano Tiberio Tinelli (BOTTACIN, 1998), unita alla conoscenza della pratica di Tiberio di far ritratti in miniatura (Il Libretto dei conti.., a c. di LANFRANCHI STRINA, 2000; BOTTACIN, 2000), non solo hanno portato alla luce una scabrosa vicenda privata ma hanno anche dato la possibilità di precisare gli inizi artistici della pittrice. Il ritratto “di minio”, con cui Garzoni per l’appunto principia la sua carriera (oltre alla già nota pratica di “Figura” con Palma il Giovane), pur se mai del tutto abbandonato, viene in seguito avvicendato dalla più asettica Natura morta. Sarà stata una scelta dettata unicamente dalla committenza o dalle richieste di mercato o le questioni personali possono aver in qualche modo interferito nelle sue preferenze? Attraverso un percorso pittorico e documentario si cercherà di chiarire tale peculiare evoluzione artistica. Giovedì 19 febbraio pomeriggio (ore 15.00-19.30) Giovanna Perini, Università di Urbino Bolognese, laureatasi (1979) e perfezionatasi (1983) con lode alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è stata Visiting Associate Professor presso la Johns Hopkins University di Baltimora (19841986), consulente esterno presso la Soprintendenza ai beni artistici e storici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna (1989-1999), nonché Professore Associato presso l’Università di Roma II Tor Vergata dal 1993 al 2000, quando è diventata Professore Straordinario. Dal novembre 2001 è in forze all’Università di Urbino, dove dirige l’Istituto di Storia dell’Arte ed Estetica. Nel 1994 è stata Robert Baldwin Seminar Professor a Oberlin College, Oberlin (Ohio). Ha ottenuto numerose borse straniere: British Council (1983-1984), J. Paul Getty Postdoctoral Fellowship (1985-1986), Fellowship di Villa I Tatti (1987-1988), Paul Mellon Visiting Senior Fellowship presso il CASVA di Washington (1997). È socio dell’Accademia Clementina di Bologna e dell’Accademia Raffaello di Urbino, è membro dell’Association of Art Historians e della Courtauld Association of Former Students in Gran Bretagna, della Renaissance Society of America e della College Art Association of America negli Stati Uniti. Nel 1992 è stata eletta membro del Comitato Italiano del C.I.H.A. (Comité International d’Histoire de l’Art). Dal 1980 ha tenuto conferenze e partecipato a convegni scientifici presso sedi universitarie, museali e scientifiche italiane, britanniche, tedesche, francesi, olandesi ed americane. Artiste per caso: condizionamenti biografici e scelte professionali delle donne artiste tra Medioevo ed Età Moderna Fiorella Frisoni, Università Statale di Milano Fiorella Frisoni si è laureata in Lettere presso l’Università degli studi di Bologna, discutendo una tesi su: La cerchia di Guido Reni: Giovanni Andrea Sirani, e nella stessa sede ha frequentato e concluso la Scuola di Perfezionamento in Archeologia e Storia dell’arte greca e romana e la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte medioevale e moderna. Ricercatore dal 1980 presso la cattedra di Storia dell’arte medioevale e moderna della Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, dall’ottobre del 1989 si è trasferita presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Milano, dove dal 1992 ha coperto per affidamento gli insegnamenti di Storia dell’arte medioevale e moderna II, di Istituzioni di storia dell’arte e, infine, di Storia dell’arte moderna. Gli ambiti di ricerca riguardano prevalentemente la pittura bolognese del Seicento, con particolare riguardo alla scuola dei Carracci e alla cerchia di Guido Reni, in particolare Giovanni Andrea ed Elisabetta Sirani; a quest’ultima ha dedicato alcuni saggi. Recentemente i suoi interessi si sono estesi alla pittura bresciana dal Rinascimento al Settecento; in questo ambito Fiorella Frisoni collabora da diversi anni con i Musei Civici di Arte e Storia Brescia. Su alcune pale d’altare di Elisabetta Sirani e dintorni Nella produzione di Elisabetta Sirani le pale d’altare, peraltro non numerose, sono state forse meno indagate rispetto alla quadri da stanza, anche a causa di qualche ingenuità e goffaggine che segnano le pale giovanili. In questa occasione ci si propone di indagare anche questo aspetto dell’attività della pittrice, per analizzarla in relazione ai modelli coevi di ambito reniano, in particolare quelli del padre Giovanni Andrea, ma non solo. Fra le opere mature si prendono in esame, in particolare, un’incantevole paletta, recentemente individuata in una chiesa romana, che fu dipinta nel 1661 per Margherita de’ Medici, vedova del duca Edoardo Farnese, il Sant’Antonio che riceve la visita del Bambino, del 1663, già in San Leonardo ed oggi nella Pinacoteca Nazionale di Bologna e l’avventante pala in San Pietro a Bologna, La Vergine col Bambino e i santi Domenico e Antonio, in condizioni non perfette ma interessante, quanto a composizione, e non esente da echi guercineschi. Viene anche riconsiderata la pala di Vignola, da restituire, forse, a Giovanni Andrea Sirani. Consuelo Lollobrigida, Sapienza Università di Roma Specializzata in Storia dell’Arte Medievale e Moderna a Roma, Consuelo Lollobrigida è dottore di ricerca in “Strumenti e Metodi per la Storia dell’Arte” (XX ciclo) e professore a contratto di “Pedagogia e Didattica dei Beni Culturali” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia – studi storico artistici – della “Sapienza” di Roma, dove collabora con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna del prof. Sergio Rossi e della prof.sa Caterina Volpi. Si è specializzata in restauro dei dipinti e in Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha superato lo stage di Specializzazione presso la Macro (già Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea), per la quale ha ideato e organizzato laboratori didattici e creativi. Ha collaborato a programmi di catalogazione artistica svolgendo la schedatura di numerose collezioni d’arte, ambito nel quale ha curato la catalogazione di alcune opere del patrimonio del Polo Museale Romano. Ha curato l’ordinamento e la progettazione di allestimenti museali e mostre. Ha collaborato in qualità di ricercatrice presso la Arti srl e Comunicare Organizzando. Ha collaborato in qualità di ricercatrice presso alcuni dei più prestigiosi antiquari romani. Nel 1994 ha fondato Palladio specializzandosi nel campo della formazione e progettando interventi in ambito artistico, culturale e psicologico, riguardanti lo sviluppo delle capacità individuali della conoscenza, della fruizione e dell’elaborazione. Nel 2000 ha conseguito l’abilitazione alla professione di guida turistica e all’insegnamento della Storia dell’Arte negli Istituti superiori. Svolge abitualmente attività didattica e divulgativa sia in lingua italiana che in lingua inglese. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Donne Artiste nella Roma Barocca. Una prima ricognizione: Plautilla Bricci, Maddalena Corvina, Caterina Ginnasi e Virginia da Vezzo Il pionieristico studio di Anna Sutherland Harris e Linda Nochlin sulle donne artiste, seguito da The Obstacle Race: The Fortunes of Women Painters and their works (a cura di G. Greer, 1979), è stato accompagnato negli ultimi decenni da approfondite ricerche su alcune nodali presenze femminili nell’arte italiana: gli importanti contributi di Vera Fortunati sull’ambiente bolognese avviati con i saggi su Properzia de’ Rossi (Per una storia della presenza femminile nella vita artistica del Cinquecento bolognese: Properzia de’ Rossi, Bologna 1981) e su Lavinia Fontana (Bologna 1986); la ricostruzione del percorso artistico di Sofonisba Anguissola e le sue sorelle (Milano 1987) e di Fede Galizia (Torino 1989), a cura di Flavio Caroli; il lavoro di G. Casale su Giovanna Garzoni (Giovanna Garzoni “Insigne miniatrice” 1600-1670, Milano-Roma 1991) e l’antologia di pittrici venete dal Cinquecento al Novecento a cura di C. Limentani Virdis (Milano-Venezia 1996), solo per citare i più noti alla bibliografia di genere. La partecipazione delle donne alla vita artistica romana ha visto rivolgere l’attenzione prevalentemente sulla figura di Artemisia Gentileschi, le cui vicende artistiche e private, illustrate in tempi ormai lontani nel romanzo Artemisia (Banti, 1947), hanno alternativamente diviso gli interessi e le ricerche degli storici e storici dell’arte. La realtà romana è stata oggetto di sporadiche e frammentate indagini, mai orientate ad un’organica analisi monografica sull’argomento. Donne artiste nella Roma barocca: una prima ricognizione intende presentare i risultati di una ricerca di dottorato che, partendo dallo scarno materiale documentario, si è indirizzata verso la ricostruzione del tessuto socio-economico della Roma della prima metà del XVII secolo e della prima classificazione delle pittrici accademiche di San Luca. In questa sede si espongono, in particolare, i risultati delle ricerche che hanno seguito le tracce dell’architetto Plautilla Bricci; della pittrice e architetto Caterina Ginnasi; della miniaturista Maddalena Corvina; della pittrice Virginia da Vezzo; dell’acquafortista Anna Maria Vaiani. La ricostruzione biografica e la ricognizione delle opere ha fornito gli strumenti per individuare nell’ambiente del “dissenso” romano, quel trasparente limbo che ha accompagnato e protetto l’affermazione della cultura figurativa femminile. In particolar modo, si sono identificati in Cassiano Dal Pozzo e nel milieau dei molti francesi, intellettuali e non, che vivevano a Roma i registi di una società che rapidamente volgeva lo sguardo verso le epocali trasformazioni del secolo successivo. Vera Fortunati, Università di Bologna Vera Fortunati, ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Bologna, si è occupata prevalentemente dell’arte bolognese ed emiliana del Cinquecento e del Seicento. Tra i numerosi interventi si segnalano: Pittura bolognese del ’500, Bologna 1986; Bartolomeo Cesi e l’affresco dei canonici lateranensi, Firenze 1997; I dipinti murali di Palazzo Poggi, Bologna 2000. Attualmente si sta occupando dell’iconografia della follia nel Rinascimento in Europa, come si evidenzia nel contributo per il catalogo della mostra su Amico Aspertini, 1474-1552: artista bizzarro nell'età di Dürer e Raffaello (2008). Dal 1994 hanno inizio studi sulle donne artiste con saggi e cataloghi di mostre (Lavinia Fontana, Milano 1994 e Washington 1998; Vita artistica nel monastero femminile. Exempla, Bologna 2002; Pregare con le immagini. Il Breviario di Caterina Vigri, Bologna 2000; Elisabetta Sirani, Bologna 2004; Italian Women Artists from Renaissance to Baroque, Washington 2007; Properzia de’ Rossi, Bologna 2008). La fortuna di Correggio nella produzione artistica di Lavinia Fontana Nuovi documenti evidenziano l’importanza di Correggio nella produzione figurativa di Lavinia Fontana. Nell’inventario dei dipinti posseduti dal cardinale Girolamo Bernerio, pubblicato da Schütze, compare “un quadro della Madonna sponsalino di S. Catherina copia del Correggio copiata da Lavinia”. I rapporti tra Lavinia e il cardinale di Ascoli sono stati indagati da Galli, Ghirardi e Schütze che hanno approfondito il ruolo significativo giocato dall’ecclesiastico per le tarde committenze romane di Santa Sabina e San Paolo fuori le Mura. Ma alla luce delle nuove testimonianze sembrerebbe che l’amicizia della Fontana con l’ecclesiastico domenicano si possa fare risalire al primo soggiorno romano dell’artista bolognese durante il pontificato di Sisto V (1585-1590), quando la pittrice consolida i legami con l’erudito Ciaconio e con Fulvio Orsini. È il cardinale Bernerio, nativo di Correggio, a stimolare Lavinia ad una conoscenza diretta del grande parmense, in linea con le novità sperimentali dei giovani Carracci. Alcuni dipinti inediti di recente scoperta e evidenziano come sia fondamentale l’apporto correggesco per il rinnovarsi della pittura di Lavinia, sia nel genere sacro, che in quello profano. Venerdì 20 febbraio mattina (ore 9.30-13.00) Sacro al femminile Bernardina Sani, Università di Siena Bernardina Sani è professore ordinario di Storia dell’arte moderna. Laureata in Lettere nella Facoltà di Lettere di Firenze con una tesi su Giacomo Balla, si è presto dedicata allo studio di riviste, carteggi, fonti riguardanti le arti dal Cinquecento al primo Novecento. Ha compiuto ricerche sull’arte del ritratto a pastello nel Settecento e sui disegni a tre matite del Seicento. Attualmente si occupa di problemi di arte senese del Cinquecento e del Seicento collaborando con il Provenance Index del Getty Institute of Research per un progetto sul collezionismo a Siena. Fa parte di un progetto nazionale per la costituzione di un archivio dei restauratori coordinato dall’Università della Sapienza di Roma e dalla Fondazione Secco Suardo di Bergamo, curando una banca dati sui restauratori che hanno lavorato nel territorio senese. Ha insegnato Storia della critica d’arte nel Corso di laurea in lettere e nella Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, attualmente insegna Storia dell’Arte Moderna nel corso triennale di Scienze dei Beni storico-artistici e Storia della critica d’arte nella laurea specialistica in Storia dell’Arte. Fa parte del Comitato scientifico della rivista “La Diana”. Tra i suoi studi: Le vrai et le faux dans l’oeuvre de Bastianini, “La Revue de l’art”, 21, 1973, pp. 102-107; Rosalba Carriera. Lettere, Diari, Frammenti, Firenze 1985; La 'furia francese' di Rosalba Carriera. Ses rapports avec Watteau et les artistes français in Antoine Watteau, le peintre, son temps et sa légende, Paris, 1987, pp. 73-84; Rosalba Carriera, Torino 1988; Siena tra Purismo e Liberty, catalogo della mostra, Siena 1988, pp. 15-24, 76-80, 91-96, 119121; Un episodio del Barocco a Siena: Ercole Ferrata nella Cappella del Taja in San Vigilio, in “Nuovi Studi”,4, 1997, pp. 183-191; G. Chelazzi Dini, A. Angelini, B. Sani, Pittura senese, Milano 1997; La fatica virtuosa di Ottavio Leoni, Torino 2005. Le arti nei conventi e nei conservatori femminili senesi. Una nuova prospettiva di ricerca Negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli studi sugli artisti attivi a Siena dopo la caduta della Repubblica (1555) con un’attenzione marcata ai problemi di mecenatismo e collezionismo di quel periodo. In tale fervore di studi, nessuno ha rivolto la propria attenzione alle arti esercitate nei monasteri femminili senesi e alle committenze monastiche dei cicli pittorici presenti nelle chiese dei conventi, meno che mai nei conventi femminili dove è arduo riconoscere un’attività artistica delle monache. Nel Settecento la soppressione decretata da Pietro Leopoldo di Lorena provoca la chiusura di molti monasteri; i loro arredi furono dispersi e i loro archivi subirono perdite. Parte del patrimonio artistico e documentario fu trasportato nei Conservatori femminili riuniti senesi da cui il materiale archivistico è passato solo di recente, previa inventariazione, nell’Archivio di Stato di Siena. Queste vicende storiche hanno reso difficile individuare manufatti prodotti dalle monache, ma le perdite dei documenti hanno anche ostacolato lo studio di un loro possibile ruolo nella promozione degli apparati artistici delle chiese monastiche. In questa occasione si intende analizzare il caso delle monache Gesuate di Vallepiatta dette le Povare di Vallepiatta o le Monache di Santa Elisabetta della Visitazione, fondate nel 1367 da Caterina Colombini, cugina del Beato Giovanni Colombini fondatore dei Gesuati (1360). Angela Ghirardi, Università di Bologna Ricercatore di Storia dell’arte moderna, Angela Ghirardi lavora presso il Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna. Dal 2001 è Responsabile della Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS) - Indirizzo di Storia dell’arte dove insegna Storia dell’arte moderna. Nei corsi di laurea triennali e nel biennio magistrale insegna Storia comparata dell’arte dei paesi europei (età moderna). La sua attività di ricerca si rivolge soprattutto alla pittura del Cinque-Seicento, puntando specialmente sul tema del ritratto e della scena di genere, sul secondo Cinquecento bolognese, sulla presenza delle donne nell’arte, sull’iconografia delle “sante vive” del Rinascimento. Alle pittrici ha dedicato diversi studi pubblicati su riviste, su cataloghi di mostre e di musei; i maggiori contributi riguardano Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Fede Galizia, Elisabetta Sirani e Suor Orsola Maddalena Caccia. Sulle tracce di suor Agata Sfondrati e di suor Orsola Maddalena Caccia, artiste in convento Si intende riportare all’attenzione la figura di artista di Agata Sfondrati, angelica del convento milanese di San Paolo Converso, vagliando le memorie antiche che informano sulle sue qualità di pittrice, oltre che di committente di artisti (come, ad esempio, il Cerano). Poi, sulla scorta di un’intuizione di Giovanni Testori, si passa dalla Milano borromaica al territorio piemontese, al confine tra il Ducato sabaudo e quello gonzaghesco, dove vive suor Orsola Maddalena Caccia, operosa nel convento delle Orsoline di Moncalvo (Asti). Le ricerche sulla suora-pittrice monferrina si sono già avviate, puntando soprattutto sulla sua produzione di originali nature morte, ma molto rimane da scoprire e, tra le tante piste ancora da percorrere, quella che si vuole qui seguire riguarda le scelte iconografiche, il rapporto con l’illustrazione libraria e la suggestione di illustri modelli. Mª Elena Díez Jorge, Università di Granata Ha compaginado sus investigaciones de la multiculturalidad en el arte con la línea de investigación de la Historia de las mujeres, participando en diversos proyectos I+D sobre el tema. Ha impartido conferencias y publicado diversos artículos al respecto, haciendo especial referencia a los espacios de mujeres. Fruto de estas investigaciones es el curso de doctorado Ciudad, arquitectura y género, que imparte dentro del programa de Doctorado del Departamento de Historia del Arte. En esta línea cabe citar la coordinación del libro Las mujeres y la ciudad de Granada en el siglo XVI, publicado por el Ayuntamiento de Granada, y el libro Las mujeres y la paz: génesis y evolución de conceptualizaciones, símbolos y prácticas, del que es coautora, publicado por el Instituto de la Mujer del Ministerio del Trabajo y Asuntos Sociales. Ha publicado diversos libros y textos sobre la Alhambra en los que ha iniciado la investigación acerca de los espacios femeninos así como la participación de las mujeres tanto en la época nazarí como en la etapa cristiana del siglo XVI, estudiados en libros como La Alhambra y el Generalife editado por la Junta de Andalucía y traducido recientemente al inglés. Destacan sus múltiples colaboraciones con diversos proyectos nacionales y europeos sobre patrimonio, tanto en la elaboración de inventarios como en la coordinación y difusión del patrimonio. Resultado de este trabajo es el libro Construyendo Universidad del que fue la coordinadora. Fue directora del Secretariado de Patrimonio de la Universidad de Granada desde 2001 al 2004 y desde ese año desempeñó el cargo académico de Vicerrectora de Patrimonio de la Universidad de Granada hasta el 2008. Ha impartido conferencias a nivel nacional e internacional e impartido clases al respecto en diversas universidades extranjeras. Aproximación historiográfica sobre las mujeres artistas en España. Siglos XV-XVI (Approssimazione storiografica sulle donne artiste nella Spagna. Secoli XV-XVI) Le nostre ricerche sulla presenza delle donne in ambito architettonico nel periodo di transizione tra il Medioevo e l’era moderna ci ha indotto ad avvalorare in un certo senso la tesi mantenuta nello studio della Storia delle Donne sul confronto fra una supposta maggior libertà delle donne nel Rinascimento ed un minor numero di donne artiste, soprattutto per quel che riguarda il Quattrocento. L’analisi effettuata nell’ambito architettonico, confermando una minor presenza delle donne a piè d’opera man mano che ci si avvicina al Cinquecento, ha motivato la necessità di verificare se ciò che osservavamo nel campo dell’architettura potesse estendersi anche ad altre arti. In questo senso, è degno di nota il caso di Sofonisba Anguissola, nella corte spagnola durante il regno di Filippo II, considerato come un precedente per altre donne che dipinsero in altre corti europee. Ancor prima di Sofonisba, Caterina van Hemessen fu pittrice da camera di María di Ungheria, sorella dell’imperatore Carlo I di Spagna (V di Germania). La nostra ricerca non è incentrata, tuttavia, su questi personaggi femminili che sono stati studiati ed analizzati in profondità dagli esperti in materia, soprattutto nel caso di Sofonisba, bensì sull’appoggio che la corte spagnola potè o meno offrire alle donne pittrici: ¿significava forse che una donna che dipingeva veniva guardata con minor diffidenza in Spagna? Qual era la tradizione spagnola per quanto riguarda le donne artiste? La ricerca che ci ha permesso di conoscere il contesto sociale delle donne nell’ambito artistico a cavallo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento in Spagna ci ha condotto inizialmente ad effettuare uno studio storiografico su quanto già studiato ed analizzato. A questo scopo, abbiamo analizzato alcuni trattati, testi e fonti dell’epoca, tra cui la ricca trattatistica spagnola del Seicento i repertori biografici dell’Ottocento, culminando con la bibliografía più aggiornata, sempre in cerca di notizie e riflessioni sulle donne artiste in Spagna agli inizi dell’era moderna. Ci è parso opportuno riflettere su quest’aspetto, allo scopo di apportare in questo congresso elementi che permettano di effettuare un’analisi comparativa con altri contesti geopolitici. Mark Gregory D’Apuzzo, Musei Civici d’Arte Antica di Bologna È funzionario conservatore presso i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna. Si è laureato alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna e, presso la stessa Università, si è diplomato nel 2000 alla Scuola di Specializzazione in storia dell’arte con uno studio sul complesso decorativo della chiesa di San Michele Arcangelo di Jola. La sua attività di ricerca si è spesso rivolta al rapporto fra la predicazione di Girolamo Savonarola e le arti figurative, cui ha dedicato saggi e contributi in riviste e cataloghi di mostre. Si è occupato di pittura (Francesco Francia) e di scultura bolognese (Ercole Lelli) e nel 2006 ha pubblicato un volume dal titolo I segni del tempo: metamorfosi della vecchiaia nell'arte dell’Occidente, che ripercorre attraverso i secoli, dall’arte greca all’Ottocento, il tema iconografico della vecchiaia. Eufrasia Burlamacchi, monaca artista nel convento savonaroliano di San Domenico di Lucca La figura di Eufrasia Burlamacchi, monaca artista nel convento savonaroliano di San Domenico di Lucca, è nota attraverso la testimonianza del Libro del Necrologio in cui non solo sono ricordate ed elogiate le sue virtù di «Religiosa molto servente e observantissima in tutte le cose che ordina la Regola e la Costituzione, sollecita e devota alle Divine laude nott’e giorno», ma anche le sua doti nel leggere, nel cantare, e soprattutto nello scrivere e miniare testi. Il documento attesta, infatti, che di propria mano Eufrasia scrisse «libbri da cantare il Divino Officio di lettere grosse con le note, capi versi e minii molto belli, cioè tre Antiphanarij, un Graduale, un Psalmista e un Collettario». Si intende riprendere l’argomento, già affrontato in precedenza (2002), relativo all’attività della monaca miniatrice, verificando quanto il linguaggio adottato per decorare i preziosi manoscritti, volutamente asciutto, semplificato, disadorno, possa riflettere le raccomandazioni espresse in trattati e lettere da Girolamo Savonarola, nell’intento di invitare fedeli e comunità monastiche ad abbracciare una vita improntata a forte devozione, al riparo da vanità e lussi. Serena Simoni, Università di Bologna Nata a Ravenna il 25 aprile 1960, si è laureata presso l'Università di Bologna in Lettere moderne con una tesi in Psicologia dell’arte dal titolo Il concetto di genio tra tardo Umanesimo e primo Rinascimento, relatore il Prof. Alessandro Serra. Dal 1988 al 1992 ha lavorato come catalogatrice e ricercatrice per l'IBC - Soprintendenza ai Beni Librari - della Regione Emilia-Romagna, collaborando alla redazione delle schede di catalogo del fondo delle stampe della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna. Dal 1992 è insegnante di ruolo per Storia dell'Arte nelle medie superiori della provincia di Ravenna. Nel 2005 è stata nominata Cultore della disciplina per Storia dell'arte presso l'Università di Bologna. Dal 2001 ricopre l’incarico di Supervisore di Tirocinio dell’indirizzo di Storia dell'Arte alla SSIS (Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) dell’Università di Bologna, presso cui ha insegnato Arte e scritti degli artisti nell’Ottocento e nel Novecento, e dal 2007 Didattiche e prospettive di genere nella Storia dell'arte del '900. Dal 1993 al 2006 ha fatto parte della Commissione di arti visive del Comune di Ravenna per cui ha curato mostre di arte contemporanea. Ha collaborato per riviste specializzate e quotidiani con articoli e recensioni di arte contemporanea; attualmente collabora con settimali locali e mensili nazionali con articoli di arte, cultura, teatro. Dalla fine degli anni ’90 ha orientato la sua ricerca su alcune figure di artiste, fra cui Barbara Longhi, e sull’approfondimento del panorama storico-artistico romagnolo del ‘500. Su questi temi ha pubblicati numerosi articoli e tenuto conferenze pubbliche. Barbara Longhi (1552-1638) civis et pictrix Ravennae Gli appellativi di civis et pictrix Ravennae tramite cui viene indicata e si definisce Barbara Longhi (1552-1638) individuano il legame dell'artista con il territorio - inteso come esaltazione di cittadinanza e municipalità - e la rilevanza/consapevolezza della sua professione, costruita all'interno dell'attiva bottega di famiglia. La prima parte dell'intervento circoscrive la sua figura di virtuosa attraverso le parole poetiche e critiche dei contemporanei - da Vasari a Manfredi, dalla poetessa parmense Barbara Torelli Benedetti al letterato mantovano Antonio Beffa Negrini, all'agostiniano Gregorio Caldei - e il sistema di relazioni spesso al femminile che legano la pittrice alla famiglia e alla città. Basandosi poi su alcune opere inedite e conosciute, e sulle collaborazioni condotte sulle tele del fratello, si evidenziano temi e soggetti ricorrenti nella sua pittura profondamente devota, attenta alle indicazioni controriformiste in materia di immagini. Venerdì 20 febbraio pomeriggio (ore 15.00-19.30) Pratiche artistiche e storiografia Lucia Tongiorgi Tomasi, Università di Pisa Prorettore vicario dell’Università di Pisa, è professore ordinario di ‘Storia dell’Arte Moderna’ presso il Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa. Ha insegnato per un triennio presso le Università di Udine e Siena; ha diretto la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, dove attualmente dirige la Scuola di Dottorato in Storia delle Arti Visive; ha sovrinteso per molti anni all’attività del Gabinetto Disegni e Stampe, divenuto oggi Museo della Grafica. I campi della sua ricerca insistono nel dominio dell’arte moderna, con particolare riguardo ai rapporti tra arte e scienza, alla storia dei giardini, alla iconografia naturalistica, alla natura morta e, in genere, all’arte toscana tra Cinque e Settecento. È stata ‘visiting professor’ al Getty Center for History of Art and Humanities, Malibu (Cal.,Usa) e ‘Jsahia Berlin visting professor’ presso il Department of History of Art dell’Oxford University (U.K). Su invito, ha condotto ricerche e ha pubblicato volumi presso la Oak Spring Garden Library, Upperville, Virginia, Usa (Rachel Mellon Foundation, di cui è attualmente membro). Dal 1999 al 2002 é stata nominata Senior Fellow del Committee di ‘Gardens and Landscape Studies’ di Dumbarton Oaks, Trustees of Harvard University, Washington, D.C. (Usa). Nell’anno accademico 2002 è stata invitata a tenere un ciclo di seminari nelle scuole di dottorato delle Università statali di San Paulo (USP) e di Campinas (Unicamp) in Brasile. Su incarico del Royal Collection Trust (UK) ha pubblicato nel 2007 due volumi sui manoscritti relativi all’ Erbario miniato di Cassiano dal Pozzo conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor (Harvey Miller Publ.). Fa parte del comitato editoriale del ‘Journal of Garden History’. Dirige la collana ‘Giardini e Paesaggio’ dell’Editore Olschki di Firenze. È autrice di oltre centoventi pubblicazioni tra volumi, saggi e cataloghi di mostre. Ha ideato e curato l’ allestimento di svariate esposizioni, tra le quali una presso la Biblioteca Estense di Modena (1984), due presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (1984, 1990); una presso l’Istituto Italiano di Cultura di Washington, D.C., Usa (‘Italian Botanical Art Today’, 2001), e una presso la National Gallery of Art di Washington D.C., Usa (‘Flowering of Florence. Botanical Art for the Medici’, 2002). Nel maggio 2009 si inaugurerà la mostra ‘Il cannocchiale e il pennello. Arte scienza nell’età di Galilei’, da lei curata. Ha organizzato convegni a livello nazionale e internazionale e ha tenuto conferenze e seminari in numerose università e istituzioni culturali italiane, europee, nordamericane e sudamericane. È accademica ordinaria dell’Accademia delle Arti del Disegno, accademica corrispondente dell’Accademia dei Georgofili e Fellow della Linneian Society di Londra. È stata insignita dell’onorificenza del Cherubino dall’Ateneo pisano. Donne e giardini. Marie Luise Gothein e “La storia dell’arte dei giardini” La pubblicazione della traduzione italiana del volume Geschichte der Gartenkunst di Marie Luise Gothein apparsa nella collana ‘Giardini e Pesaggio’ dell’editore Olschki, curata da Lucia Tongiorgi Tomasi e da Luigi Zangheri, ha offerto l’occasione di ripercorrere sinteticamente il contributo variamente offerto dalle donne al ‘tema giardino’ in Europa tra il XIX e il XX secolo. Accanto alle scrittrici, alle progettiste e alle prime ‘landscape gardeners’, si fa anche strada una più solida dimensione storica e teorica impersonata appunto da Gothein. Apparsa nel lontano 1914, la ponderosa opera costituisce ancor oggi una vera e propria pietra miliare per chi si avvicini al tema giardino, sia per la moderna dimensione interdisciplinare che per il solido contesto storico in cui il fenomeno viene analizzato. Il giardino, fino ad allora considerato marginale nella storia della cultura e ritenuto se mai un soggetto consono ad un approccio ‘femminile’, acquista invece, proprio in virtù della sensibilità, dell’intuito e delle approfondite ricerche dell’autrice che spaziano in una dimensione europea ed extraeuropea, un vigore storico e una sostanza critica che hanno contribuito a conferire al tema un indiscutibile statuto di scienza e di scienza storico-artistica in particolare. Floriana Cioccolo, Université de Caen-Basse Normandie Floriana Cioccolo si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Pisa con una tesi in Storia del disegno, dell’incisione e della grafica sotto la guida di Lucia Tongiorgi Tomasi. Ha quindi pubblicato ricerche sul Settecento e primo Ottocento, privilegiando l’indagine documentaria (specie sugli epistolari), il rapporto testo-immagine e il contributo femminile alla letteratura e alle arti. In quest’ultimo ambito, ha partecipato al convegno internazionale italo-francese del 1997, nei cui atti (L’educazione dell’uomo e della donna nella cultura illuministica, 2000) compare il suo intervento Artiste a Parma e a Milano. La creatività femminile fra obbligo pedagogico e veto istituzionale. Conseguito il DEA presso l’Université de Caen-Basse Normandie, si è iscritta all’Ecole doctorale presso la stessa università preparando sotto la direzione di Silvia Fabrizio-Costa la tesi, di prossima discussione, dal titolo Marianna Candidi Dionigi. Une femme écrivain et peintre à l’âge néoclassique. Durante tale nuova fase di studi, si è avvicinata anche all’immaginario del/sul femminile nel Novecento, ad esempio pubblicando nel 2008 un saggio su Dino Buzzati critico d’arte e la scultrice-pittrice americana Lee Bontecou. “Viaggi in alcune città del Lazio” di Marianna Candidi Dionigi. Un’esperienza editoriale in età neoclassica La fama della romana Marianna Candidi Dionigi (1757-1826) si è offuscata nel tempo fin quasi all’oblio. Si è scelto di analizzare il progetto per i Viaggi in alcune città del Lazio che diconsi fondate dal Re Saturno, pubblicati dal 1809 al 1812, per non frammentare i diversi aspetti di un’attività complessa. Oltre all’influsso di teorie politico-archeologiche quale l’origine “pelasgica” delle vestigia ciclopiche, i Viaggi manifestano la riflessione sul rapporto testo-immagine, dispiegato in tavole di eccezionale qualità tratte da disegni realizzati sul campo da Marianna. La corrispondenza inedita restituisce la collaborazione con gli incisori, in aspetti pratici (costi e qualità della carta) come nelle difficoltà della resa di singole immagini con conseguenti ritocchi al piano editoriale. Venivano informati degli invii, tra disguidi postali e incidenti di consegna, amici pronti a distribuire fascicoli a sottoscrittori in varie città. Dal contesto socio-economico così ritrovato emerge la tenacia dell’autrice nel diffondere il frutto della passione erudita illustrato dal proprio talento di paesaggista. All’esperienza arrise il successo: tutte le copie furono vendute e, come testimoniano ospiti del suo salotto, ancora in età avanzata Marianna si rispecchiava nel bell’in-folio oblungo. Tale compiacimento restituisce unità alle competenze acquisite frequentando Petit-Radel, Séroux d’Agincourt e Charles Erskine, nonché pionieri dell’archeologia quali l’inglese Edward Dodwell e l’americano John Izard Middleton. Nell’affidamento consapevole a dotti di sua elezione, Marianna rivelò una forma mentis orgogliosamente paritaria che la rese maestra della generazione più giovane. Paola Goretti, L.UN.A, Libera Università delle Arti, Bologna Antichista, professore di Storia del Costume presso L.UN.A (Libera Università delle Arti) Bologna, lavora ai sistemi di “umanità vestita” mediante l’uso di fonti intrecciate. Già docente di Scenari presso l’Università dell’Immagine di Milano (1998-2005), di Estetica della moda presso l’Università di Rimini (2002-2003), di Iconografia teatrale presso l’Università di Bologna (20002002), visiting professor di numerosi atenei, ha pubblicato una trentina di saggi sul costume di età medievale, moderna e contemporanea, oltre a numerosi contributi sugli abiti liturgici e sul guardaroba letterario, curando mostre, convegni, servizi alla didattica. Ha collaborato a progetti di ricerca per istituzioni nazionali e internazionali (Polo Museale Bolognese, Soprintendenza ai Beni Storico Artistici, IBC Emilia-Romagna, Ministero dei Beni Culturali, FMR, Fondazione Cerratelli, Furla, L’Oréal, Wella, Aldo Coppola, Bondardo Comunicazione, Poligrafico dello Stato, DragocoSymrise Fragrance New York, Università di Alicante, Università di San Paolo del Brasile e molti altri). E’ esperta di integrazione sensoriale e di cultura dell’estetica, ha cui ha dedicato gran parte dell’attività scientifica. La Via della Rosa: botanica e ispirazione nell’erbario di Emily Dickinson Conservato nella prestigiosa biblioteca di Harvard a seguito di complicatissime vicissitudini testamentarie dovute ai frazionamenti del corpus cartaceo, recentemente editato in lussuosa edizione fac-simile, l’erbarium di Emily Dickinson non è un semplice esercizio tassonomico di collezionismo botanico ma una sorta di “libro d’ore”: un libro di devozione intima mediante il quale accostarsi alla Sacralità della Natura. Con dedizione monastica, Emily coltiva infatti la passione per il giardinaggio fin dall’adolescenza. L’intreccio tra coltivazione del giardino e custodia iconografica diviene così la fonte primaria della rielaborazione artistica: in un totale processo di fecondazione tra Bellezza del Creato e Bellezza della Parola, di entrambi restituivo e rifulgente. Sembrava un fiore lei stessa, disse di lei un’amica. A forza di curare rose regali Bourbon e fiori umilissimi di campo, Emily era diventata ciò che più amava, come fondendosi: infinito silenzio, infinita poesia. Beatrice F. Buscaroli, Direttore artistico Fondazione Carisbo, Bologna Docente di Storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Ravenna del 1999, dal 2005 è direttore artistico della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con incarichi curatoriali, acquisizioni e ordinamento collezioni. Già curatore delle mostre e dei musei presso le Civiche Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, dal 1998 al 2003 ha coordinato e diretto l’organizzazione, la cura scientifica e la promozione delle dello spazio Lamec del Comune di Vicenza. Si è occupata della storia delle donne artiste fin dal 1998, quando ha diretto, con Cristina Comencini, la realizzazione di un video in alta definizione prodotto dalla RAI dedicato ad Artemisia Gentileschi e, successivamente, in diversi interventi critici, su artiste antiche e contemporanee, quali Lidia Puglioli, Bianca Arcangeli, Norma Mascellani. Membro del comitato scientifico della mostra su Elisabetta Sirani (Bologna, Museo Civico), ha pubblicato il racconto su Elisabetta Sirani ( “Il veleno, l’arte, storia vera e teatrale di E. Sirani” Marietti 1820 (Milano 2004). Nel febbraio 2005, ha partecipato al convegno internazionale dedicato a Paul Claudel, durante il quale ha svolto una relazione dedicata al rapporto tra lo scrittore e la sorella scultrice. Nel 2007 ha curato, con il prof. Hans Albert Peters, la mostra e il catalogo (comitato scientifico) L’Arte delle Donne dal Rinascimento al Surrealismo (Milano 2008), principale mostra italiana mai dedicata alle donne artiste. È critico d’arte de “Il Domenicale” e collabora regolarmente a “Il Giornale”, “Il Resto del Carlino”, “Il Giornale di Vicenza”, “Arte”, “Il Tempo”, “Rassegna Bibliografica Italiana”. Camille Claudel, modello, simbolo In questo intervento si sottolinea la profondità del rapporto tra Camille Claudel e il fratello Paul Claudel, analizzando alcune vicinanze biografiche e spirituali tra i due fratelli assolutamente inedite in Italia. Si confrontano alcune opere dei due autori, cercando di ridare corpo alla straordinaria vicinanza che li unì in vita, e di sfatare alcuni luoghi comuni nati successivamente. Federica Muzzarelli, Università di Bologna Federica Muzzarelli è ricercatore in Storia dell’arte contemporanea presso il Dipartimento delle Arti visive dell’Università di Bologna. Per la stessa Università insegna Storia e tecnica della fotografia nel corso di Laurea in Culture e Tecniche della Moda e Cultura visuale e immaginari della moda al Master in Produzione e Cultura della Moda. Tra i suoi scritti: Formato tessera. Storia arte e idee in photomatic (Bruno Mondadori 2003); Le origini contemporanee della fotografia. Esperienze e prospettive delle pratiche ottocentesche (Quinlan 2007); Il corpo e l'azione. Donne e fotografia tra otto e novecento (Atlante 2007). Ha inoltre partecipato a opere collettive con i seguenti scritti: Obiettivi di viaggio in In viaggio (Editrice Compositori 2002); L’immaginario automatico in Il battito della fotografia (Clueb 2000); Lisa Lyon. Robert Mapplethorpe e Helmut Newton in Excess. Moda e Undreground negli anni ’80 (Charta 2004); Le pioniere in Lo sguardo italiano. Fotografie italiane di moda dal 1951 a oggi (Charta 2005). Collabora alla rivista “Around Photography” ed è nella redazione di “ZoneModa Journal”. Prove d’identità. Donne e fotografia nell’Ottocento Nei quasi Sessant’anni che intercorrono tra la data ufficiale del brevetto della fotografia e l’alba del Ventesimo secolo, le donne mostrano un interesse molto speciale nei confronti del nuovo strumento messo a disposizione dalla scienza e dalla tecnica. Nonostante la difficoltà e gli ostacoli che le donne che aspirano alla gratificazione artistica si trovano ancora ad affrontare, la fotografia viene immediatamente percepita da alcune di loro come il mezzo più idoneo ad un discorso identitario e autobiografico. Al di là dunque delle esigenze dettate dalle dimensioni formali e stilistiche che l’arte di quel periodo impone anche alla fotografia, situazione in seguito stigmatizzata nella categoria critica detta pittorialismo, le donne incontrano istintivamente gli aspetti più concettuali del fotografico, misurandosi con la possibilità offerta da questo mezzo così apparentemente maschile di accedere ai territori dell’esperienza performativa e autorivelativa. Sabato 21 febbraio mattina (ore 9.30-12.00) Arte al femminile fra Settecento e Ottocento Lucia Cardellini, Università di Padova Si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Padova nel 2000 con la tesi Elisabeth Vigée Le Brun e le sue suggestioni fiammingo-olandesi (relatrice prof. Caterina Virdis Limentani) e si è specializzata in Storia dell’Arte e delle Arti Minori presso lo stesso Ateneo nel 2004 con la tesi La diffusione e l’interpretazione delle Eikones di Filostrato da Demetrio Mosco a Blaise de Vigeneré ovvero da Tiziano a Poussin –un repertorio iconografico filostrateo tra Cinque e Seicento- (relatore prof. Alessandro Ballarin). Dal gennaio 2001 al novembre del 2004 ha svolto varie collaborazioni con il Museo Civico degli Eremitani di Padova nell’ambito di riordini e schedature di materiale del “Gabinetto Disegni e Stampe”, anche per pubblicazioni del museo stesso, di allestimenti di mostre e di studi teorici per la realizzazione di un nuovo database di gestione delle schedature del “Gabinetto Disegni e Stampe”. Dal 1998 al 2004 ha partecipato a vari convegni sugli studi di genere dell’Ateneo di Padova e su temi museali. Dal maggio 2005, dopo altre precedenti esperienze a contratto presso la stessa sede, è impiegata a tempo indeterminato a livello amministrativo presso la Presidenza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Padova. Mme Van Dyck, Mme Rubens? L'influenza della pittura fiamminga e olandese del ’600 nella pittura di Élisabeth Vigée Le Brun Madame Van Dyck, Madame Rubens! Così Elisabeth Vigée Le Brun veniva acclamata all’apice della sua carriera, nel bel mezzo del suo soggiorno italiano. Sin dalla fanciullezza la pittrice fu sempre affascinata dalle opere di Rubens ed ebbe poi la possibilità di conoscere altri importanti pezzi del Seicento fiammingo e olandese nelle più ricche collezioni francesi del Settecento. Spesso lei stessa, nei Souvenirs, confessa questa “dipendenza” (ne è emblema l’autoritratto del 1782), ma anche molti critici coevi, pur nella loro misoginia, si resero conto, ben prima della sua fuga in Italia agli albori della Rivoluzione, dell’ispirazione fiamminga di certe sue opere. Come è triste consuetudine, anche per pittrici valide, l’assonanza di alcune sue opere con dipinti dei grandi maestri sfocia nell’infelice complimento di essere abile quanto un uomo, ma la Vigée Le Brun riuscì ad accogliere tali commenti sfruttandoli con astuzia per alimentare ulteriormente la sua notorietà e il suo successo. Stefania Biancani, Università di Bologna Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Specialista in Storia dell’Arte, Stefania Biancani è dottore di ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna, dove attualmente è titolare di borsa di studio per attività di ricerca post-dottorato sulla pittrice francese Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842). Tra i suoi campi di indagine dedica particolare attenzione al tema dell’artista donna in Italia e in Europa dal Rinascimento all’Ottocento, con diverse pubblicazioni tra le quali si segnalano gli studi sulle pittrici bolognesi Caterina Vigri e Angela Teresa Muratori. Nell’ambito di queste ricerche ha inoltre collaborato dal 1996 al 2002 con la Provincia di Bologna con attività di ricerca per la realizzazione del Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste e ha partecipato ad importanti mostre internazionali (Lavinia Fontana, Bologna 1994; Lavinia Fontana of Bologna, Washington D.C. 1998; Le immagini affamate. Donne e cibo nell’arte, Aosta 2005; Italian Women Artists from Renaissance to Baroque, Washington D.C. 2007; L’Arte delle Donne dal Rinascimento al Surrealismo, Milano 2007-2008). Dal 1994 ha rapporti continuativi di collaborazione didattica con l’Università di Bologna per l’insegnamento di Storia dell’Arte Moderna, ed è stata titolare dell’insegnamento di Storia dell’Arte comparata dei Paesi europei presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte; è inoltre docente di Storia dell’Arte presso le sedi bolognesi dell’University of California e ECCO Program (The Eastern College Consortium Bologna-Italy: Vassar College, Wellesley College, Wesleyan University). Lo specchio e il personaggio: Élisabeth Vigée Le Brun tra autoritratto e autobiografia Editi a Parigi tra il 1835 e il 1837, i tre volumi dei Ricordi di Élisabeth Vigée Le Brun raccontano l’esperienza di una vita d’artista particolarmente intensa, svoltasi a contatto delle principali corti europee nel lungo passaggio tra l’ultima stagione dell’Ancien Régime e l’avvento della Restaurazione. Lontana dall’essere una trasposizione in presa diretta degli avvenimenti storici, la narrazione ricostruisce un mondo in cambiamento filtrato attraverso il ricordo di chi è ormai consapevole degli esiti finali degli eventi. Cosciente della fama acquisita come ritrattista, Élisabeth Vigée Le Brun ripercorre il proprio percorso autobiografico in modo originale, riservando particolare attenzione alla propria arte. L’artista desidera infatti che la sua cifra pittorica sia ricordata e tramandata e lo stesso personaggio autobiografico è costruito, in sintonia con gli autoritratti pittorici, secondo aneddoti che ne rivelino l’innata vocazione e la totale devozione all’arte. Essere ricordata sopra ogni cosa in quanto artista: nell’universo della scrittura memorialista, è questa l’intenzione che emerge dall’autobiografia di una pittrice francese all’aprirsi della contemporaneità. Irene Graziani, “Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste” della Provincia di Bologna Si è laureata in Lettere Classiche nel 1991 e si è specializzata in Storia dell’Arte e delle Arti Minori nel 1996 presso la Scuola di Specializzazione dell’Università degli Studi di Bologna; nel 2002 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi su La bottega dei Torelli; ha svolto numerosi incarichi di docente a contratto presso l’Università di Bologna (presso il Corso di Laurea in Economia e Gestione dei Servizi Turistici presso la Facoltà di Economia - Sede di Rimini e presso la Facoltà di Conservazione dei beni culturali - Sede di Ravenna). Accanto alle indagini sulla pittura bolognese del XVIII secolo, fin dal 1994 si è particolarmente interessata al fenomeno della donna artista e allo studio della creatività femminile nel chiostro (Caterina de’ Vigri), sia collaborando alla fondazione del Centro di documentazione per la storia delle donne artiste promosso dalla Provincia di Bologna, che pubblicando saggi (fra cui, recentemente, il volume in collaborazione con Vera Fortunati su Properzia de’ Rossi) e partecipando con schede di catalogo a mostre (Lavinia Fontana, Bologna 1994; Washington, 1998; Elisabetta Sirani, Bologna 2004). Aggiunte all’attività di Lucia Casalini Torelli ritrattista Nella Bologna dell’età di Lambertini Lucia Casalini Torelli raggiunge l’apice del successo nell’arte del ritratto. Le fonti ne celebrano le qualità, in un crescendo di apprezzamenti fino a definirla “molto esperta, et intendente nell’effigiare ritratti” (Marrini, 1765-1766), genere nel quale “molto prevalse” (Crespi, 1769). Dai ritratti per i veronesi Conti Buri, “di buon gusto e molto lodati” (Dal Pozzo, 1718), compiuti intorno al 1710, durante il soggiorno a Verona, patria d’origine del marito, il pittore Felice Torelli, alla fama ampia e riconosciuta che le valse “l’onore di servire molte Dame, Cavalieri, Eminentissimi Porporati ed altri qualificati soggetti” (Orlandi, 1734), l’artista si afferma presso una committenza variegata: aristocratici, ma anche artigiani del ceto piccolo-borghese, si rivolgono alla pittrice bolognese, fiduciosi nella sua accertata abilità e nelle compiacenti premure riservate da Lucia ai propri modelli. Nella relazione si intende ampliare il catalogo della pittrice come ritrattista, attraverso la segnalazione di due dipinti.