AVVENTO Origine dell’avvento L'origine del tempo di Avvento viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale. Per quanto la prima festa di Natale sia stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a partire dal VI secolo. Senz'altro non desta meraviglia il fatto che l'Avvento nasca con una configurazione simile alla Quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel 380 il Concilio di Saragozza impose la partecipazione continua dei fedeli agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio. In seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni natalizie. In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni venivano caratterizzati dal digiuno. Tale arco di tempo fu chiamato "quaresima di s. Martino", poiché il digiuno iniziava l'11 novembre. Di ciò è testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI secolo. Attualmente l’avvento conta quattro settimane. Il Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi Vespri di Natale Itinerario liturgico La celebrazione dell’Avvento è caratterizzato da un duplice itinerario - domenicale e feriale - scandito dalla proclamazione della parola di Dio. Le domeniche Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell'Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture tratte dal lettere del Nuovo Testamento contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo. Le ferie Si ha una duplice serie di letture: una dall'inizio dell'Avvento fino al 16 dicembre, l'altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell'Avvento si legge il libro di Isaia, secondo l'ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell'ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell'Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza. Venuta del Signore Avvento significa venuta, arrivo, arrivo solenne. Con esso comincia il nuovo anno liturgico, nel quale celebreremo il mistero di Cristo nei suoi diversi momenti storici, con due punti culminanti: il Natale e la Pasqua. L'Avvento è la preparazione del primo, la Quaresima del secondo. Con il termine "adventus" si è inteso indicare l'anniversario della prima venuta del Signore; e d'altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi. L’avvento è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi ed è ricorda anche tutte le venute del Signore L'Avvento quindi contempla ogni venuta di Gesù. Prima di tutto la venuta storica del Signore in questo mondo. Ma con questa, contemporaneamente anche la sua venuta nella nostra comunità umana, qui, oggi. E questa, a sua volta, non viene considerata staccata dalla sua grande venuta: la sua manifestazione alla fine dei tempi. Anzi proprio con quest'ultima prende inizio nella prima delle quattro domeniche dell'Avvento. Avvento è attesa di ciò che hanno preannunziato i patriarchi, i profeti, i precursori, il popolo d'Israele e che inconsciamente hanno desiderato i pagani e i non credenti: una realtà diversa e migliore. L'avvento è uno spiraglio aperto sul panorama del progetto di Dio. E' lieta e amorosa speranza di un mondo più giusto, più sano, più nobile, tutto fondato sulla pace, fatto di amore, di convivenza, di rispetto reciproco, di fraternità. Non è sogno, non è utopia, ma certezza, proveniente dalla fede, che con Gesù è iniziato il Regno, che in Maria appare in modo meraviglioso che in parte è già ora presente e nella pienezza si realizzerà alla fine dei tempi. Celebrazione dell’Avvento Le celebrazioni liturgiche non sono mai semplice ricordo. Si tratta sempre, infatti, di avvenimenti che ci riguardano tuttora. Perciò questo celebrare significa rivivere. Tuttavia anche così è stato detto troppo poco, perché si potrebbe anche intenderlo alla stregua di quanto avviene per la commemorazione dei defunti. Si rivive col pensiero ciò che avvenne tanto tempo fa. La celebrazione liturgica, invece, fa rivivere il fatto, non soltanto col pensiero, ma nella realtà. Poiché ogni fatto rievocato dalla liturgia era un determinato incontro di Dio con gli uomini. Ora, Dio è sempre pronto a produrre l'essenziale, la grazia di quell'avvenimento, negli uomini che insieme lo celebrano. Essi vivono così lo stesso incontro con Dio di quelli che in passato presero parte al fatto a cuore aperto. Anzi, la loro partecipazione, è perfino superiore a quella di chi allora fosse presente soltanto fisicamente, come per esempio un tale che si fosse trovato a passare di là dove Giovanni stava predicando, ma senza fermarsi. La celebrazione dell'Avvento è dunque vera partecipazioneall'attesa nostalgica della venuta di Dio e alla conversione richiesta da questa venuta. Vi si sente che nelle nostre tenebre Dio si fa sempre più vicino. Tempo di grazia In avvento inizia un tempo forte della vita cristiana, e Dio ci offre un'opportunità d'oro che non possiamo sprecare. È il momento della visita del Signore, il tempo della sua misericordia. « Celebrare » liturgicamente significa rendere presenti in mezzo alla comunità cristiana, con la fede e i sacramenti, i fatti storici della salvezza di Dio per l'uomo. Perciò nell'Avvento attualizziamo la venuta di Dio nella nostra storia, e questo costituisce una « buona novella » perenne, un vangelo sempre attuale. Il primo arrivo di Cristo ci rimanda simultaneamente alla sua ultima venuta, gloriosa e definitiva, alla fine dei tempi, come Signore della storia e giudice dei vivi e dei morti. Nel frattempo, si compiono le continue venute di Dio nel nostro mondo e nella nostra vita personale e comunitaria, al passo dei fatti quotidiani e attraverso i segni dei tempi. Nella nostra esperienza cristiana dell'Avvento ci deve essere un equilibrio fra le tre venute del Signore: passata, presente e futura, che confluiscono e sono celebrate nel tempo di grazia e di benedizione che iniziarne oggi. Come la speranza cristiana, l'Avvento è un assegno al portatore che il credente ha già in mano, ma che non ha ancora riscosso. È la tensione escatologica della speranza cristiana tra il « già », ma « non ancora ». Essa non è motivo di inquietudine o di mancanza di identità da parte del cristiano, ma di vigilanza permanente, di attesa attiva e di speranza gioiosa e sicura nella fede, che è la garanzia del futuro sperato (Eb 11,1). Invito alla speranza L'avvento è invito alla speranza.. Dio ha ormai donato tutto perché la speranza diventi realtà. Ma la realizzazione piena avverrà dopo il tempo intermedio, che precede l’ultimo giorno. La prima venuta di Cristo è insieme avvenimento e promessa. La realizzazione piena ci sarà con la sua seconda venuta ; la nostra esistenza che è situata nel tempo intermedio si deve vivere ancora nella speranza. “La speranza cristiana è vigilanza insonne ( Mt 24, 42-44 ), dolorosa nostalgia ( 2 Cor 5, 6-8 ) della vera patria, di quella meraviglie del secolo futuro che caricano di senso ma anche di provvisorietà il tempo presente ( 1 Cor 7, 29-35 ). Protendersi avanti (epekteinen) è il verbo che esprime questa tensione verso il futuro che dà senso al presente e ne fa insieme un esilio ( Fil 3, 14 ) . La speranza è la spiegazione e il sostegno dell’impegno del credente; essa investe le scelte storiche di irreversibile responsabilità e di un destino di eternità. Nell’anticipato possesso dei beni attesi, nella loro pregustazione essa è fonte di una gioia che resiste alle tribolazioni del presente e alle persecuzioni ( Rom 5, 3-4 ; Ebr 10, 36 ). Essa diventa il volto stesso della Chiesa, il segreto della sua credibilità ( 1 Pt 3, 15 ). La vita cristiana è quindi essenzialmente una vita di speranza; la speranza impronta di sé il rapporto del credente con Dio ma anche le sue responsabilità verso il mondo e verso la storia vista nel suo orizzonte di salvezza” ( Dizionario della Fede. G. Gatti pag 440 ) Il cristiano può e deve sperare. La sua speranza non è utopia è una certezza basata sulla parola di Dio. Egli sa che Dio opera nella storia e la conduce, non si scoraggia per le prove e le sofferenze ed è certo che Dio lo salva da ogni realtà di male e dalla morte, ma sa che ora è salvato nella speranza e che i cieli e la terra nuovi sono per dopo la storia. E sa anche che la sua speranza non lo dispensa dell’impegno, anzi lo stimola ad impegnarsi nel presente ( GS 38-39 ) Testimoni dell’Avvento Per arrivare al finale abbagliante del Natale dobbiamo aspettare intensamente la venuta di Dio, che arriva all'uomo con l'incarnazione nella stirpe umana di suo Figlio, Gesù Cristo. Durante le quattro settimane dell’Avvento dobbiamo prepararci adeguatamente per la venuta del Signore. Le letture bibliche ci mettono nella tonalità propria del tempo di attesa dell’Avvento: speranza e gioia, conversione e apertura missionaria In quest'impegno possiamo fare affidamento su eccellenti consiglieri e pedagoghi, che la liturgia metterà man mano davanti ai nostri occhi. In progressione ascendente, sono le straordinarie figure del profeta Isaia, di Giovanni il Battista, di san Giuseppe e di Maria, la madre del Signore. Questi personaggi additano Uno che non è ancora apparso. Diversa è la disposizione d'animo della loro attesa. Va dalla tormentosa nostalgia di un profeta fino alla "lieta attesa" di una giovane madre, alla fede provata del giovane Giuseppe. Su questa falsariga anche nella liturgia dell'Avvento un senso di desolazione e di abbandono si mescola con un senso di gioia. Nella prima parte dell'Avvento, fino al 16 dicembre, la prima lettura di ogni giorno viene presa abitualmente dal profeta Isaia. La figura del Battista sarà invece al centro del vangelo quotidiano dal giovedì della seconda settimana fino allo stesso 16 dicembre. Entrambi i profeti incarnano l'attesa dell'Avvento precristiano. A partire dal 17 dicembre, il testo evangelico verrà preso dal vangelo dell'infanzia di Gesù secondo Matteo e Luca, in questo modo le persone di Giuseppe e, soprattutto, quella di Maria, la madre del Signore, acquistano un rilievo speciale nell'introdurre sulla scena il protagonista principale: lo stesso Gesù. Il profeta delle attese Molte letture di questo tempo liturgico vengono prese dai profeti, i grandi in attesa. Soprattutto dal libro di Isaia, il profeta più monumentale e ricco di testi messianici. La illimitata certezza della sua fede nel fatto che Dio avrebbe dato in dono il suo "Unto" (consacrato) e la sua salvezza, gli ha fatto trovare parole che anche per l'uomo d'oggi sono interpretazione dell'anelito verso Dio. « Fatevi coraggio, non abbiate paura: ecco, qui è il vostro Dio! ». dice Isaia. Anche il canto Rorate coeli desuper, e cioè: « Voi, o cieli, mandate dall'alto la vostra rugiada » è preso dal libro di Isaia. Isaia, si può definire il profeta delle attese di Dio. La sua profezia appare segnata da una fede viva e da una speranza appassionata. E si caratterizza soprattutto per il forte desiderio e la certezza di liberazione, di ripresa , di restaurazione, e da profondi fremiti di libertà, di giustizia, di pace. La sua è un’attesa carica di passione, un’invocazione della venuta di un liberatore e di un’era nuova, l’era messianica. Con una passione simile deve esser vissuta l’attesa dell’avvento. Il pericolo dei cristiani di oggi è che attendano un avvenire nuovo escludendo il Messia, talora anche una certa passione ma solo umana, che conta sulla scienza, sulla medicina, sulla politica, ma che esclude Dio. Di Isaia dobbiamo avere la passione per gli ideali ai quali egli chiama l’umanità, ma dobbiamo anche apprendere la lezione che un futuro davvero migliore o è tutto del Messia o non esiste in pieno. Il profeta del deserto La seconda figura centrale dell’Avvento è Giovanni il Battista. Il popolo cristiano si porta in spirito sulle rive del Giordano e, con la maggior intensità e devozione possibili, si abbandona all'atmosfera di attesa gioiosa e anche di severa ammonizione valida per tutti i tempi. Non è una canna agitata dal vento Di Giovanni è Gesù stesso che fa un grande elogio : «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento, un uomo avvolto in morbide vesti, un profeta? Sì, e più che un profeta, perché Giovanni è il più grande tra i nati di donna “ . La grandezza di Giovanni si basa sulla sua condizione di messaggero per eccellenza che prepara il cammino del Messia. Tuttavia, dato che appartiene ancora alla tappa dell'attesa più che a quella del compimento, “il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui ». Se non riconosciamo con la nostra condotta di essere un popolo favorito da Dio, rinato dall'acqua e dallo Spirito, corriamo il rischio di frustrare il disegno di Dio su di noi. Profilo e messaggio di un profeta Giovanni è stato un profeta pieno di umanità, malgrado il suo contegno austero, penitenziale e radicale. Egli sapeva di essere servitore della verità. Per questo fu sincero fino alla durezza e alla mancanza di diplomazia; tanto che la sua onestà e il suo amore per la verità gli costarono la vita, per aver rimproverato a Erode Antipa il suo matrimonio con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. Fu anche un uomo umile e, per questo, assennato. Avrebbe potuto manipolare il favore popolare a suo profitto, ma non cedette alla tentazione di darsi importanza. Sapeva molto bene che la sua persona e la sua attività profetica erano in funzione di un altro superiore a lui: « Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire » (Gv 3,29s). Infine fu un testimone. La sua ripetuta testimonianza profetica su Cristo risponde alla missione che gli era stata affidata: preparare le vie del cuore umano a discernere i segni dei tempi messianici già presenti in Gesù di Nazaret, il messia atteso e misconosciuto. Del messaggio di questo affascinante e vigoroso profeta va sottolineata, in questo tempo di Avvento, la conversione effettiva all'amore e alla giustizia. Il nostro mondo sperimenterebbe una profonda rivoluzione sociale, la più efficace, se solo ognuno di noi mettesse in pratica questa breve consegna: convertirsi all'amore e alla giustizia. La fede e la conversione cristiana sono la prassi etica di un amore liberatore che comunica agli altri la salvezza ricevuta da Dio e l'amore con il quale Dio ci ama con misericordia inesauribile. Per questo sfociano inevitabilmente nell'amore per i fratelli e nel desiderio di giustizia. Convertirsi a Dio e all'uomo, cominciare a essere cristiani, è scegliere l'onestà incorruttibile dal punto di vista personale e familiare, sociale e politico, amministrativo e imprenditoriale, professionale ed educativo, informativo e sindacale. Perché la giustizia sociale e l'equità, l'amore e il rispetto per gli altri non si istituiscono nella società automaticamente, a colpi di leggi e di riforme strutturali, se le persone non si convertono con un cambiamento radicale di criteri e di condotta. Giuseppe il giusto Padre legale Il vangelo ci dice che, per mezzo di Giuseppe, Gesù entra nella discendenza di Davide e in Cristo si compie l'oracolo messianico del profeta Geremia: il germoglio di Davide si chiamerà « Signore-nostragiustizia», cioè nostra salvezza. Salvatore (Gesù) è proprio il nome che Giuseppe metterà al bambino che nascerà da Maria, sua sposa, che ha concepito per opera dello Spirito Santo, come spiega « in sogno un angelo del Signore » a Giuseppe. È l'espressione biblica usata per designare una rivelazione di Dio a qualcuno. L'unzione creatrice dello Spirito è decisiva per aprire la via all'Emmanuele (Dio-con-noi), che darà inizio a un popolo nuovo e a un'umanità rigenerata. Ma, per realizzare questo piano di salvezza. Dio conta anche sulla collaborazione umana di Maria come madre naturale e di Giuseppe come padre legale del germoglio giusto che viene a prendere possesso del trono di Davide: il Messia Gesù. La fede che obbedisce Giuseppe e Maria erano già promessi sposi, quando lei si trovò in attesa di un figlio prima che andassero a vivere insieme. Il fidanzamento che precedeva il matrimonio era, tra gli ebrei, un impegno matrimoniale stabile. Di qui il linguaggio dell'angelo: « Maria, tua sposa». Se Giuseppe voleva rompere il matrimonio, non aveva alternativa: o la denuncia pubblica o il ripudio. La sua decisione di persona giusta fu di abbandonare segretamente Maria, senza denunciarla. Allora c'è l'« annuncio » dell'angelo del Signore a Giuseppe, con le parole: « Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo ». Questa è la rivelazione fondamentale e il dato di fede del vangelo di oggi. A che cosa poteva obbedire la riserva di Giuseppe? Conoscendo Maria, sua sposa, come dubitare di lei? Impossibile! Inoltre, Maria lo aveva senza dubbio messo al corrente di quello che succedeva. La sua riserva, perciò, non si riferiva a Maria, ma a se stesso. Non vuole interferire nei piani del Signore, che non comprende. Che parte poteva avere come futuro sposo di una donna che Dio aveva toccato con il suo Spirito? La parola dell'angelo del Signore venne a dargli sicurezza, chiarezza sulla sua missione e fiducia in Dio. Sarebbe stato il padre « legale » del figlio di Maria, venuto dallo Spirito Santo per salvare il popolo dai suoi peccati. Il dubbio fu vinto con l'obbedienza della fede. È così che san Giuseppe si collega alla dinastia messianica: non solo per la genealogia, ma, e soprattutto, per il dinamismo dell'obbedienza della sua fede, che lo spinge ad accettare una missione oscura e senza lustro speciale, ma molto importante nei piani di Dio sulla salvezza umana. Un modello di fede matura Senza cedere alla tentazione dell'abbandono, il giusto Giuseppe si addentra nella radiosa oscurità del mistero di Dio. La sua statura viene ingigantita dalla fede che lo animò. Per questo la sua figura appare nell'Avvento come prototipo e modello biblico della fede. La vita di ognuno di noi, come ogni vita, è vocazione, progetto e prova di Dio; e deve essere anche risposta incondizionata da parte nostra, senza chiedergli prove, ma confidando pienamente in lui, come fece quell'uomo semplice che era Giuseppe. Oggi quest'attore secondario ma dal fascino ineguagliabile merita una menzione speciale, per una serie di qualità che servono da modello al credente di ogni tempo e luogo, come: l'enorme rispetto davanti al mistero operato da Dio in Maria; l'integrità e l'onestà; il silenzio e la laboriosità scevra di protagonismo; la fedeltà di uomo buono a tutta prova; l'umiltà e, soprattutto, la disponibilità assoluta alla vocazione di servizio e alla missione che il Signore gli affidò. Maria donna del “sì” La liturgia legge in questo tempo tutti i racconti che si riferiscono alla preparazione più immediatamente umana meditando in che modo la madre dell'Atteso ne vivesse la venuta. Nel suo corpo e, come riferisce la Scrittura, anche nella sua fede (Le 1,45) e nella gioia messianica del Magnificat. Il segno dell'Emmanuele La liturgia vede compiuta in Maria la profezia messianica di Isaia 7, 10-14 sull’Emmanuele È il che Dio da al riluttante re Acaz (VIII secolo a.C.), tentato di cercare l'alleanza assira per liberarsi dei suoi minacciosi vicini, i re di Damasco ad Aram e di Efraim in Samaria. Tutto perché non si fidava di Dio. Il segno che gli viene dato per bocca del profeta è la nascita di un bambino da una donna vergine. Questo bambino, che avrebbe assicurato la sopravvivenza del regno davidico, secondo la promessa divina fatta a Davide attraverso il profeta Natan, poteva essere il figlio della stessa moglie del re Acaz, ancora giovane e senza figli. L'evangelista Matteo, nel brano dell'annuncio dell'angelo a Giuseppe mette direttamente in relazione la profezia di Isaia con la vergine Maria, madre di Gesù: « Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa Dio-con-noi » (Mt 1,22-23). A partire da questo riferimento, la tradizione della Chiesa ha sempre inteso il testo di Isaia nel significato cristologico e mariano. L'angelo assicura Maria che concepirà per opera dello Spirito Santo e darà alla luce un bambino al quale metterà nome Gesù, e sarà chiamato Figlio di Dio. Il concilio Vaticano II, commentando l'annunciazione e il « sì » con il quale Maria accettò la proposta di Dio e divenne la madre di Gesù,sottolinea il parallelismo Eva-Maria, peccato-salvezza, disobbedienza-obbedienza, libertà per il peccato e per la redenzione (LG 56). Il « sì » di Maria Nella scena dell’annunciazione appare chiaro il fatto della venuta di Dio tra noi, dell'incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, nel seno di una ragazza ebrea di nome Maria, Ed è chiara la disponibilità di Maria, il suo “ sì” senza condizioni. II « sì » di Maria fu la sua scelta radicale, il suo impegno totale e personale con il Signore. Accettò il piano di salvezza di Dio senza alcuna riserva e in mezzo al chiaroscuro della fede, perché in quel momento non poteva conoscere in tutta la loro complessità le conseguenze del suo « avvenga ». Il corso degli anni e i fatti della vita di Gesù le mostreranno minutamente la volontà di Dio; ma la sua prima decisione fu irrevocabile. L'« avvenga » di Maria di Nazaret è un « sì » per l'uomo nuovo, per la nuova umanità salvata da Dio in Cristo; e mostra a noi, cristiani di oggi, il modo per scegliere definitivamente il vangelo e assumere impegni concreti di presenza nel mondo e nella società in cui viviamo. Fede e speranza Maria è colei che ha accolto nel miglior modo possibile il Redentore, figlio di Dio e figlio suo. Lei è la donna dalla fede adamantina, dalla speranza indomita che ha accolto Gesù con l’animo degli “anawin” di Israele, con umiltà straordinaria. Sempre disponibile alla parola divina, ha accettato la chiamata ed ha seguito la vocazione che il Signore le ha indicato, è vissuta, una “spada le ha trapassato il cuore”, ma è sempre stata traboccante di gioia. Alcuni spunti per la riflessione L' Avvento è più di un tempo limitato a quattro settimane del calendario. E’ tutto uno stile di vita, di cui la liturgia suggerisce alcune caratteristiche. La liturgia dell’ Avvento invita alla vigile attesa. La vigilanza, è virtù specifica di chi vive in fervorosa attesa del Messia Salvatore. Cosa dobbiamo attendere ? Come dobbiamo attendere ? L’avvento richiede una fede viva , che è nutrimento e sostegno per accogliere, come Maria, il mistero di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza; L'avvento è invito ad avere la speranza, di chi confida nell’amore misericordioso di Dio. E’ un invito rivolto oggi ad un mondo dove la geografia della disperazione è persino più larga della geografia della fame. Perché tanta disperazione? Cosa possiamo fare perché gli uomini riprendano a sperare? Anche coloro che sperano, perché credono in Gesù che viene,esperimentano le sofferenze, le persecuzioni, la lentezza della realizzazione delRegno. Che fare perché la speranza non vacilli ? L’avvento è invito alla preghiera, affettuosa invocazione all’Atteso: “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22, 20). Come è la mia preghiera? Avvento è chiamata alla gioia. Vive nella gioia chi ha un’attesa che si concretizza in una Persona e che si apre al suo completamento nel Regno dei cieli. Dice uno scrittore "Se i cristiani non proveranno gioia davanti a Dio, vuol dire che sono diventati atei pratici". Cosa dire di questa affermazione? L’Avvento è tempo propizio per far spazio a Cristo, l’unico medico che può guarire le nostre debolezze e consolarci con la sua presenza. L'avvento ricorda che Gesù viene anche ogni giorno. Dove io riesco a scorgere i segni della sua venuta ? La venuta di Gesù che passa attraverso la mangiatoia e la croce e inaugura il Regno, insegna che dobbiamo passare attraverso lo spogliamente dall'egoismo e dalla semplicistica mentalità odierna per trovare la bontà difficile ma vera. Questa venuta insegna a un mondo tutto proteso al benessere, al piacere, al facile guadagno, che rifiuta ogni sacrificio, che bisogna passare attraverso la povertà del Bambino per generare un avvenire ricco di umanità. La liturgia presenta in Isaia, Giovanni il Battista, Giuseppe e Maria quattro testimoni dell’Avvento. Cosa mi dicono? Cosa mi insegnano? Inno del Tempo di Avvento 1. Eterno Creatore del mondo che regoli il corso del tempo, il giorno tu alterni alla notte per dare sollievo ai tuoi figli. 2. Già canta l'araldo del giorno, la luce che guida le genti; dissolve le forze del male, il buio che copre la terra. 3. La sua melodia di salvezza conduce gli erranti all'approdo; al palpito della sua voce si placa il tumulto del mare. 4. Si desta al clamore la Chiesa: è stato lavato il peccato! Il canto del gallo c'invita, muoviamoci incontro al Signore. 5. Il cantico della speranza cantiamo con fede, fratelli; il canto di fede cantiamo, è sorta l'aurora di pace. 6. Gesù Salvatore e Signore rivolgi il tuo sguardo sul mondo, la colpa è lavata dal pianto se guardi i nostri peccati. 7. Tu luce increata risplendi tu scuoti le menti dal sonno; e noi ti invochiamo, Signore, ammantaci con il tuo amore. Amen Preghiera Ti benediciamo, Padre nostro, Dio della promessa, Dio della speranza, per questo tempo di grazia. Eravamo sprofondati nella nostra piccola meschinità, ma oggi alziamo gli occhi verso la tua aurora. Oggi è il giorno della tua visita, il tempo della tua misericordia. Grazie, Signore, perché ci inviti alla mensa del tuo regno. Fa' che ti rispondiamo vigili nella fede e pronti nell'amore, con speranza gioiosa, con piena disponibilità. Saliremo lieti alla casa del nostro Dio, perché sei tu che dai significato alla nostra vita, forza alla nostra debolezza e giovinezza ai nostri anni. Preparaci tu stesso alla tua grande venuta. Amen.