ò ς European Journalism Legitimation - membership in the GNS Press Association - The ECJ promotes publishing, publication and communication work of all types - P. Inter.nal I COMPORTAMENTI A RISCHIO Fantasie delittuose degli adolescenti ANNO IX N.RO 03 del 01/03/2013 Pag. psicologica Concorso Mater Dei La moglie di Tolstoj Orfeo Plauto Atlantide Nicodemate Non tutti sanno Gennaro mio fratello Aisopos et Faedrus Proverbi Fraseologia e didattica Momento tenero Pagina medica Antropologia Storia della musica Andraous Eros nei secoli Critica letteraria Politica e Nazione Piatti tipici Dalla Red. di Bergamo I grandi Pensatori Dentro la storia Da altri giornali Immagini d’altro tempo De cognomine disput. l’angolo della riflessione Paraleremi Leviora La satira L’angolo del cuore Gionale sul portale http://www.andropos.eu/antroposint heworld.html Giornale su Facebook Da qualche tempo, la cronaca italiana (e non solo) riporta notizie agghiaccianti circa il mondo dell'adolescenza. Una serie di romanzi dell'orrore diventati realtà: Adolescenti che tentano il suicidio, per insuccesso scolastico, o perché si vedono troppo grassi, oppure perché sono stati lasciati da chi volevano bene. Sono stati al centro dell'attenzione dei media, giovani assassini dei propri genitori, per motivi d‟eredità, “baby killers” e violentatori adolescenti di bambine. Tali comportamenti vanno considerati come assolutamente eccezionali e devianti o sta nascendo in qualche modo un fenomeno? Fenomeni di disagio giovanile più diffusi e frequenti, come i comportamenti autolesivi, le tossicodipendenze, la violenza, individuale o di gruppo, quanto incidono? Tutti si sforzano di capire il perché di tutto questo, tutti si affannano per trovare un motivo, un qualcosa di tangibile che possa togliere dall'imbarazzo del non sapere che fare. Probabilmente, nessuna indagine potrà mai esaurientemente descrivere ed analizzare fenomeni tanto diversi tra loro. Nel 2001, sono state 2.740 (ossia il 47% del numero totale) le consulenze su casi con problematiche rilevanti pervenute al Telefono Azzurro da parte di adolescenti. Di queste, circa il 20% presentava situazioni di disagio: problemi relazionali con i coetanei, difficoltà in ambito scolastico, fughe da casa, interruzioni di gravidanza, problematiche relative all‟uso di sostanze stupefacenti e intenzioni suicidarie. Relativamente all‟età, sono stati dodicenni, tredicenni e quattordicenni a prevalere nel numero delle richieste di aiuto: i quattordicenni, in particolare, costituiscono l‟età più rappresentata tra gli adolescenti (24%). In Italia circa il 40% degli studenti di scuola elementare e il 28% degli studenti di scuola media dichiara di aver subìto delle prepotenze “qualche volta o piuttosto spesso”; rispettivamente il 20% ed il 15% dichiara, invece, di aver inflitto prepotenze ad altri compagni con la stessa frequenza. Le sensazioni forti di cui i giovani sono in cerca sono: - rapporti sessuali non protetti, - guida pericolosa, - gioco d‟azzardo. I dati evidenziano che un numero crescente di ragazzi tra i 14 e i 18 anni esibisce forme di violenza nella famiglia e nella scuola: vandalismo, violenza negli stadi, aggressioni razziali, sassi dal cavalcavia, “baby gang”, violenze sessuali, sopraffazioni ai danni di coetanei. La prevenzione del suicidio minorile preoccupa e impegna le autorità e le istituzioni, essendo il suicidio una tra le prime cinque cause di mortalità per i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni ed essendo un fenomeno in crescita anche per la fascia di età tra i 12 ed i 14 anni. In Italia, il fenomeno del suicidio giovanile ha un‟incidenza contenuta rispetto al contesto europeo, e sono più numerosi tra i maschi; tra le femmine, invece, sono molto più frequenti i tentativi di suicidio. L‟adolescenza è la fase evolutiva che solitamente introduce questo elemento, può provocare uno stato di scoramento e afflizione temporanei che in situazione normale costituiscono un‟occasione di maturazione per la persona. Pensare alla propria morte, è una componente del processo evolutivo di tutti gli adolescenti. E‟ questo il periodo in cui ci si pone delle domande sulla vita:”Chi sono?”, “Perché vivo?”, “Cosa diventerò?”, “Perché morirò?”. (Continua) https://www.facebook.com/#!/group s/341962645843435/?fref=ts Canale Youtube http://www.youtube.com/user/MrFranc opastore 1 PETROLLI G.; “ I NUOVI ADOLESCENTI “; RAFFAELLO CORTINA EDITORE. 2 POTITO D., BERNARDI V., BUZI F., LORINI R.; “ADOLESCENTE FRA PSICHE E SOMA”; UTET. -1- Antropos in the world LE NUOVE GENERAZIONI IMPARANO DA NOI E‟ sempre più ricorrente l‟impatto con le parole più omologate quando entriamo nel merito del grande raggiro del gioco d‟azzardo. Più cittadini ripetono che per risolvere il disagio, la disperazione provocata dal gioco e dalle sue puntate, la sola opzione per annullare il gap tra distruzione e ricostruzione umana, sta nel vietare il gioco di azzardo in ogni sua esplicitazione. Senz‟altro vietare il gioco patologico, che ingenera devastazione e miserie umane, induce a riformulare stili di vita diversi e più consoni. Ma il problema vero per cui non c‟è un corretto intendimento sociale, sta nella differenza che intercorre tra vietare un diritto acquisito, e vietare qualcosa che danneggia la salute di ogni individuo. Tutta la partita si gioca in questa incoerenza. Non è contro il cittadino imprenditore che bisogna scatenare il finimondo, egli non commette alcun reato, né infrange una norma, tanto meno una legge statuale. Lo scontro in essere investe la salvaguardia di un diritto alla salute, che assume forma e contenuto di libertà perseguita e mantenuta, e la eventuale restrizione di un altro diritto acquisito ( la possibilità di accedere al gioco d‟azzardo), anch‟esso destinatario di pari dignità di scelta, responsabilità e azione morale. Mentre sui principi generali la discussione è immotivata, dal basso si sovrappongono i rilanci perentori della politica che fa guadagni impensabili sulle debolezze umane, accompagnando questo degrado con le reclame più rumorose e annichilenti, inducendo a credere in un guadagno facile, mentre si tratta di un vero e proprio raggiro. La partita è truccata non perché il gioco sta nelle mani del baro, ma perché il baro si traveste con la normalità di un sogno che vorrebbe ipotecare i domani: accade che per il trapezista improvvisato non c‟è alcuna tutela, c‟è dimenticanza colpevole della fune salvavita. Il gioco d‟azzardo è un capitolo importante delle entrate dello stato, attraverso illeggibili articoli, nascosti qua e là, nelle grandi battaglie democratiche che però sconfessano il diritto alla vita, di chi gioca, di chi in famiglia soffre ogni giorno di più. Un mare di soldi che circolano indisturbati, pervadono il mercato delle emozioni, polverizzano -2- amori e affetti, denari ed è fin troppo facile addebitare ciò alle solite mafie. In passato c‟è stato il monopolio delle grandi organizzazioni criminali, attualmente, a questo massacro di vite umane, c‟è l‟interpretazione a fare la differenza, che scava la fossa a uomini e donne di ogni età, una sorta di dazio indifferente al grande salvadanaio, quaderno dalle voci impossibili di ogni governo, di ieri, di oggi, di domani. Ho l‟impressione che combattere il drago con gli slogans, non sia interesse collettivo, forse è il caso di parlare con una nuova punteggiatura, con gli accenti collocati al posto giusto della partita della vita, dei diritti e delle libertà da curare, custodire e mantenere, proprio perché sconfiggere la dipendenza-malattia è più che mai una priorità. Il gioco d‟azzardo patologico è una malattia prevenibile, curabile e guaribile, ma che deve trovare sostegno in una politica che non si spoglia mai della sua dignità, senza dimenticare le nuove generazioni che osservano e imparano da noi. Vincenzo Andraous LIBRERIA ANTIQUARIA PRANDI s.n.c. di Dino e Paolo Prandi Viale Timavo, 75 – Tel. 0522 434.973 Cas.Post. 217 – Fax 0522 431.017 42121 REGGIO EMILIA www.libreriaprandi.it e-mail: [email protected] Antropos in the world Rivista di Salerno Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC / Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 / Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio Prov. Avellino – prot. 58196 – 16.10.2012 / Patrocinio Com. Pagani – prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patrocinio Prov. Salerno – prot. 167/st – 23.09.2009 / Patrocinio Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008 in collaborazione con il Rettorato del Santuario della Madonna del Carmine, Detta MADONNA DELLE GALLINE, la Fondazione del Carminello ad Arco e L’Ente Parrocchia SS. Corpo di Cristo, Chiesa Madre in Pagani, bandisce Il primo concorso di poesia religiosa ( proroga al 30 marzo ) “MATER DEI” Possono partecipare poeti di ogni nazionalità ed ovunque residenti, con una “laude dicata alla Sancta Virgo, Mater Crhisti”. L‟opera, non superiore ai 40 versi, va inviata in cinque copie, insieme con le generalità e brevi note biografiche dell‟artista, non oltre il 30 marzo 2013 al: dott. Prof. Franco Pastore - Direzione “Antropos in the world” – Via Posidonia, 171/h – 84100 Salerno. La partecipazione al premio è gratuita. Chi vuole, può liberamente fare una offerta per la mensa dei poveri della città di Pagani. In seguito sarà reso noto il luogo della manifestazione conclusiva, che prevede: Un breve saluto dell’autorità religiosa e del Dir. resp. di “Antropos in the world ”; una breve dissertazione sul connubio tra poesia e religione cristiana; un concerto di musica e canti; la consegna degli attestati alla carriera ed alla cultura; un concerto di musica sacra; la consegna dei premi ai primi tre artisti vincitori del premio; la lettura delle tre laude vincitrici; la consegna degli attestati di merito; la consegna degli attestati d’onore. I premi previsti sono: pergamene, coppe, targhe, la grande medaglia di Antropos, libri dello scrittore Franco Pastore, opere d’arte ed oggetti sacri. Non è esclusa la presenza di autorità politiche, religiose e militari e la partecipazione attiva di note emittenti televisive. Per informazioni / for information: [email protected] - Redazione / Drafting, tel/fax: 089.223738 –Direzione / Direction, tel 089.723814 -3- Antropos in the world LA DONNA NELLA STORIA Sof'ja Tolstaja a cura di Andropos Со́фья Андре́евна Толста́я (quinta parte) Con gli anni novanta Sonja iniziò a coltivare una serie di progetti di suicidio ed agli inizi del 1895 si allontanò da casa con l'intento di lasciarsi morire per assideramento, impressionata dalla trama del racconto Il padrone e il lavorante, che Tolstoj aveva appena terminato e consegnato a Čertkòv senza volere che la moglie lo inserisse nelle Opere complete . Lo scrittore aveva infatti fondato dieci anni prima, con gli amici tolstoiani, la casa editrice Posrednik, entrata col tempo sempre più in concorrenza con i progetti editoriali curati dalla contessa. In febbraio, l'improvvisa morte per scarlattina del figlioletto Ivàn, di sette anni, la segnò indelebilmente. Un giorno gridò, fuori di sé: «Perché, perché doveva essere Vanička e non Aleksandra?» e la bambina udì quelle parole terribili. Sonja, che aveva concentrato sull'ultimogenito tutto l'amore di cui era ancora capace, fu presa dalla disperazione e cercò rifugio nella preghiera. Per non lasciarla sola, Tolstoj – che si era allontanato sempre più dalla fede ortodossa – l'aspettava fuori dalla chiesa e la riaccompagnava a casa. A distanza di un anno e mezzo da quel lutto, lei scriverà alla sorella: « Dopo la morte di Vanička non ho più ritrovato il mio equilibrio. Lev è tenero e paziente con me, e io sento che da qualche tempo agisce su di me proteggendo la mia anima. Mi aiuta incessantemente con attenzioni e bontà, perché ha capito che ho perduto il mio equilibrio morale. » Nella stessa lettera comunicò il sollievo di aver riscoperto la passione per la musica (grazie ad un soggiorno estivo in casa Tolstoj del compositore e pianista Sergej Ivanovič Taneev) : « La musica è tutta la mia vita. Soltanto la musica mi permette di vivere. Studio, leggo, compero spartiti, vado ai concerti. E mi accorgo di farlo troppo tardi. Faccio progressi minimi e mi dispiace. Mi ha preso una specie di mania. Ma cosa posso aspettarmi da un'anima ferita? » Il marito, d'altra parte, era preoccupato dell'entusiasmo suscitato in lei da Taneev, e riuscì a calmare le proprie crisi di gelosia solo durante una sosta al monastero di Òptina Pustýn', nell'agosto del 1896. Nel luglio del 1898, per insofferenza verso la situazione familiare, lo scrittore progettò di fuggire in Finlandia con l'aiuto di alcuni amici, ma vi rinunciò poco dopo. In novembre, con il supporto della cognata Tanja, cercò senza successo di convincere la moglie a rompere i rapporti con Taneev, per il quale Sonja aveva ammesso di provare un sentimento platonico. Ella iniziò nel medesimo anno la lunga copiatura di Resurrezione, mal sopportando certe descrizioni contenute nel romanzo, dato che il marito si era ispirato per la trama al ricordo di Gaša, un'innocente cameriera da lui -4- sedotta in gioventù, che aveva preso una cattiva strada dopo essere stata licenziata e abbandonata a sé stessa. Nel 1901, dopo che Tolstoj fu scomunicato dal Santo Sinodo, ella si stabilì con lui in Crimea per farlo rimettere da una serie di acciacchi, ma nel gennaio del 1902 il marito si ammalò gravemente di polmonite, e in aprile, mentre era ancora convalescente, di tifo. Fino alla guarigione, fu accudito instancabilmente dalla moglie, che ebbe a riferire così le proprie attenzioni: « Ogni sera metto a letto mio marito come un bambino: gli fascio il ventre con una compressa d'acqua e di canfora, gli preparo del latte in un bicchiere, poso presso di lui il suo orologio, un campanello, lo svesto, lo rimbocco. Poi mi siedo nel salone e leggo i giornali fino a che lui non si addormenti. » La famiglia non riprese più a vivere a Mosca, ma fece il viaggio di ritorno, in luglio, verso Jasnaja Poljana. Qui i coniugi ritrovarono serenità, dedicandosi ciascuno alle proprie occupazioni. Sonja frequentava spesso il Museo storico di Mosca, impegnata nella stesura delle proprie memorie ed immersa nell'hobby della pittura. Nel maggio del 1909 Sonja trovò il manoscritto de Il diavolo, che il marito aveva composto vent'anni prima, nascondendolo sotto la fodera interna di una poltrona, affinché lei non lo leggesse. Per la trama di questo racconto Tolstoj si era ispirato, oltre che alla storia di un conoscente, anche alla propria relazione con Aksin'ja e alla successiva infatuazione per Donma. Sonja non la prese bene e ci fu una violenta lite. Dal canto suo, Tolstoj appuntò in giugno: « Ho guardato gambe nude, mi sono ricordato di Aksin'ja [...] e io non le chiedo perdono, non mi sono pentito, non mi pento ogni ora che passa e oso condannare gli altri.» In luglio lo scrittore, ormai ottantenne, fu invitato al congresso della pace a Stoccolma e iniziò a preparare una conferenza. La moglie lottò con lui parecchi giorni per dissuaderlo dal fare un viaggio così lungo e come ultima carta minacciò di uccidersi con la morfina; Tolstoj le strappò di mano la boccetta e rinunciò a partire. Ma Sonja non si dava pace: la ossessionava l'idea che i discepoli del marito – che lei chiamava «gli oscuri» o «i tenebrosi» – volessero avvelenarla e che tra lui e Čertkov vi fosse un amore omosessuale. (Continua) ntropos in the world MITOLOGIA GRECO-LATINA ORFEO (ὀνομακλυτὸν Ὀρφήν) a cura di Franco Pastore Ὀρφεύς, Orfeo, è nativo della Pieria, terra lontana e misteriosa abitata dai traci. Figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio Eagro (secondo altri del dio Apollo), con la dolcezza incantatrice del suo canto, placava le bestie feroci, animava le rocce ed influiva sugli elementi della natura. Orfeo fonde in sé apollineo e dionisiaco, perché figlio e pupillo del dio Apollo, è benefattore del genere umano, promotore delle arti e maestro di religione; in quanto figura dionisiaca, egli gode di un rapporto simpatetico con il mondo naturale, di intima comprensione del ciclo di decadimento e rigenerazione della natura. Dotato di una conoscenza intuitiva e nella vicenda stessa (di discesa agl‟inferi) presenta certe analogie con la figura di Diòniso per il riscatto dagli Inferi della Kore. Nelle Georgiche muore per mano delle Baccanti, adirate per la sua decisione di non amare più nessuno dopo la scomparsa di Euridice. Egli prese parte alla spedizione degli Argonauti, durante la quale da prova, in molte occasioni, della sua arte eccezionale, come quando fa avviare, con il suono della lira e con il canto, la nave rimasta inchiodata nel porto di Jolco, o di quando ferma le rocce semoventi alle Simplegadi, superando la potenza ammaliante delle Sirene. La sua fama è legata però soprattutto alla tragica vicenda d'amore che lo vide unito alla Driade Euridice, sua moglie, la quale, per sfuggire alle pressioni di Aristeo, innamorato pazzamente di lei, mise il piede su un serpente, che la uccise col suo morso velenoso. Orfeo, lacerato dal dolore, scese allora negli inferi per riportarla in vita. Raggiunto lo Stige, incantò Caronte il traghettatore e placò col canto il guardiano dell‟Ade, il Cerbero. Raggiunse poi la prigione di Issione, che, per aver desiderato Era, era stato condannato da Zeus a essere legato ad una ruota, che avrebbe girato all'infinito. Cedendo alle suppliche dell'uomo, Orfeo con il suono della lira arrestò il movimento della ruota. L'ultima prova fu con Tantalo che aveva ucciso il figlio per dare la sua carne agli dei e aveva rubato l'Ambrosia per darla agli uomini. Qui, Tantalo era condannato alla sete, pur essendo immerso nell‟acqua, che si abbassava tutte le volte che cercava di bere. Tantalo chiede quindi ad Orfeo di suonare la lira per far fermare l'acqua e i frutti. Suonando però, anche il suppliziato rimane immobilizzato e quindi non potè non può dissetarsi. Una volta raggiunta la sala del trono degli Inferi, Orfeo incontrò Ade e Persefone. La regina degli inferi, commossa dal racconto e dal dolore di Orfeo, approfittando del fatto che Ade stesse dormendo, lasciò che Euridice tornasse sulla terra, a condizione che Orfeo, precedendo Euridice per tutto il cammino fino alla porta dell'Ade non si voltasse mai all'indietro. Purtroppo, sulla soglia degli Inferi, credendo di esser già uscito dal Regno dei Morti, Orfeo non riuscì più a resistere e voltandosi ruppe la promessa e vide Euridice scomparire ritornare alle Tenebre per l'eternità. Tornato sulla terra, Orfeo Pianse per sette mesi ininterrottamente, finché non morì, ucciso dalle baccanti. . VESUVIOWEB.COM Di Aniello Langella 1 Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare: Grammatica del dialetto di Pietraroja di P. Bello Villa De Curtis, un Patrimonio a rischio, di G.Maddaloni. Napoli, le bombe e l‟ultima guerra mondiale, di Caffarelli. Quanno carètte Musullino di Salvatore Argenziano. Langella – Odio, vendetta e amore nel Vicereame di Napoli nel 1600. Il Natale in Napoli – La Novena 1) A. Langella è nato a Torre del Greco. Nel 1978, si laurea in Medicina e Chirurgia alla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia e Traumatologia a Padova ed in Riabilitazione a Trieste Assunto in Ente Ospedaliero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico del Mandamento Isontino. Ha scritto numerose pubblicazioni scientifiche. e, da più di 30 anni, studia Torre e il Vesuvio con amore e dedizione. -5- Antropos in the world IL TEATRO COMICO ROMANO La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurare una pestilenza invocando il favore degli dèi. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un componimento poetico che comportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a metà strada fra la tragedia e l'elegia. Dante, infatti, intitolò comedìa il suo poema e considerò tragedia l’Eneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed una sua autonomia durante le fallofòrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre città si erano sviluppate forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi. Spettacoli simili si svolgevano alla corte del tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi. A Roma, prima che nascesse un teatro regolare, strutturato cioè intorno a un nucleo narrativo e organizzato secondo i canoni del teatro greco, esisteva già una produzione comica locale recitata da attori non professionisti, di cui non resta tuttavia documentazione scritta. Analogamente a quanto era accaduto nel VI secolo a.C. in Attica, anche le prime manifestazioni teatrali romane nacquero in occasione di festività che coincidevano con momenti rilevanti dell’attività agricola, come l’aratura, la mietitura, la vendemmia. PLAUTO: IL MERCANTE (182 a.C.) Come la satura, anche la recitazione dell’atellana preletteraria fu prerogativa dei giovani romani. Essi, nel tentativo di soddisfare il loro desiderio di recitazione senza incorrere nelle pene previste dalla legge per un cittadino che si dedicasse in forma professionale alla carriera dell’attore, diedero vita ad una forma teatrale per dilettanti, caratterizzata da un’accesa oscenità e da una forte aggressività verbale, oltre che dalla ricorrenza di maschere fisse (per esempio, Marcus, "lo sciocco", Pappus, "il vecchio avaro"). L’atellana trovò collocazione in coda alla rappresentazione degli spettacoli teatrali regolari di tipo tragico, con il nome di exodium Atellanicum. Il teatro comico regolare si sviluppò a Roma, insieme a quello tragico, a partire dalla seconda metà del III secolo a.C.: l'aspetto rilevante è che di questa produzione comica non sono sopravvissuti solo frammenti, come nel caso della tragedia latina arcaica, ma un cospicuo numero di opere che costituisce un'eccezionale documentazione: ventuno commedie di Plauto e sei di Terenzio. Titus Maccus Plautus, nacque a Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C.; i tria nomina si usano per chi è dotato di cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto l‟abbia mai avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il Palinsesto Ambrosiano, rinvenuto ai primi dell‟800 dal cardinale Angelo Mai, portò migliore luce sulla questione. Il nome completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta nella più attendibile versione Titus Maccius Plautus; da Maccius, per errore di divisione delle lettere, era uscito fuori il tradizionale M. Accius . Plauto fu un autore di enorme successo, immediato e postumo, e di grande prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non sappiamo quante fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo, verso la metà del II secolo, cominciò una sorta di attività editoriale, che fu determinante per il destino del testo di Plauto. La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da un‟oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano, e da una fantasiosa ricerca di situazioni ad effetto comico. -6- La commedia: Mercator «Il mercante» Il giovane Carino, di ritorno da un lungo viaggio per affari, porta con sé la bella cortigiana Pasicompsa, sua amante. Ma ha paura che suo padre Demifone, lo disapprovi, e perciò al vecchio vien detto che la donna è stata acquistata come ancella per la madre. Demifone però si innamora lui stesso della fanciulla, e briga per averla. Dice al figlio che la donna, per la sua bellezza, è inadatta a far da ancella ad una madre di famiglia. Si offre perciò comprarla lui al figlio, dicendo di voler favorire un “vecchio amico”: di rimando Carino afferma di avere in un suo “giovane amico” un compratore ancor più vantaggioso. I due si lasciano senza nulla di fatto. Demifone affida allora all'amico Lisimaco il compito di comprare la fanciulla, mentre Carino affida un identico compito al figlio di Lisimaco, Eutico. Lisimaco batte il figlio in velocità e porta la ragazza in casa sua, dove Demifone intende darsi con lei alla bella vita. Ma la moglie di Lisimaco, Dorippa, scopre la fanciulla, e Lisimaco è nei guai: interverrà Eutico, che restituirà Pasicompsa a Carino (disperato, e ormai in procinto di partire per un lungo esilio) e svergognerà Demifone. Sinossi: I temi-guida sono quello del conflitto tra padre e figlio e quello dell' ”esilio”, continuamente minacciato e attuato solo a parole. Su uno schema assai affine alla Casina, vediamo affrontarsi in rivalità amorosa un giovane (il mercante del titolo) e il suo anziano padre. Dopo una serie di mosse e contromosse, il giovane sconfiggerà le mire del vecchio, che ha fra l'altro una moglie battagliera, e si terrà la cortigiana che ama. LA MOGLIE DELL‟OSTE Commedia musicale in due atti, tratta dalla 12 novella de IL NOVELLINO di MASUCCIO SALERNITANO. Autore: Franco Pastore Regia di Matteo Salsano. Richiedi il Dvd ad [email protected] per un costo complessivo di € 5,50. Antropos in the world I GRANDI MISTERI A cura di Andropos Installazione del sistema di comunicazione (MUOS) a Niscemi Un anno fa, nella relazione Coraddu-Zucchetti, si faceva notare che le trasmissioni del MUOS dalla base USA di Niscemi potevano comportare gravi rischi per la navigazione aerea. Infatti, dalla documentazione prodotta dalla US-Navy , risulta come le parabole del MUOS siano destinate ad emettere con un angolo di inclinazione molto basso sull‟orizzonte (il suo valore minimo è di appena 17°), questo significa che due intensi fasci di microonde, del diametro di circa 20 metri, attraverseranno l‟atmosfera alle tipiche quote utilizzate dal traffico aereo civile e militare. L‟intensità del campo emesso da ciascuna parabola, per distanze inferiori ai 20 Km, è superiore ai 40 V/m (o 4 W/m2), mentre il limite di sicurezza previsto perché le strumentazioni di bordo degli aeromobili non subiscano gravi disturbi è di appena 1 V/m. Si tratta quindi di intensità decine di volte superiori ai limiti di sicurezza. Questo significa che un aereo che dovesse essere investito accidentalmente dal fascio di microonde emesso dal MUOS andrebbe incontro a gravi malfunzionamenti alla strumentazione di bordo, con rischi di guasto e di incidente che andrebbero attentamente valutati. Oltretutto la stazione NRTF Niscemi, nella quale si sta realizzando il MUOS, è collocata in una zona in cui il traffico aereo è particolarmente intenso: l‟aeroporto di Comiso la cui apertura dovrebbe essere imminente, si trova ad appena 19 Km di distanza, mentre aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km. Da quando il problema delle interferenze delle emissioni MUOS con il traffico aereo è stato sollevato per la prima volta, dalla relazione Coraddu-Zucchetti nel Novembre 2011, nessuno si è ancora preoccupato di valutare i rischi di incidente che ne derivano. Le autorità competenti sembrano piuttosto impegnate a scaricare le proprie responsabilità le une sulle altre, mentre i lavori per la realizzazione del MUOS, paradossalmente, vanno avanti come se non ci fosse alcun problema. L‟agenzia regionale per la protezione dell‟ambiente, ARPA-Sicilia, alla fine di Maggio 2012, produce un suo documento in cui esamina le problematiche sottolineate dalla relazione Coraddu-Zucchetti del Novembre 2011. A proposito del rischio di interferenza con il traffico aereo, si legge (punto 2b) “Tali aspetti non sono stati valutati da ARPA Sicilia in quanto attengono alle competenze dei soggetti deputati all‟assistenza ed al controllo del traffico aereo (ENAV, ENAC, Aeron.Militare)”. Nella stessa pagina dello stesso documento ARPAS si può leggere, al punto 2c, che le antenne paraboliche del MUOS potranno essere orientate, sul piano orizzontale, in un settore angolare dell‟ampiezza di circa 115° “da Sud-Est (109°) a Sud- Ovest (224°)”. Una cartina illustra poi la zona investita, mostrando come sia interessata buona parte della Sicilia sudorientale, compresa l‟intera provincia di Ragusa e l‟aeroporto di Comiso. Le emissioni interessano quindi, verosimilmente, buona parte del traffico aereo della Sicilia orientale, le loro possibili interferenze con gli aeromobili andrebbero quindi attentamente valutate, anche se ARPAS non si dichiara competente. - Le autorità responsabili del traffico aereo (ENAV, ENAC, Aeronautica Militare) hanno tenuto recentemente un incontro il 6 Febbraio a Palermo, presso l‟Assessorato ai Trasporti della Regione. La riunione, presieduta dal prefetto di Ragusa, aveva come tema proprio la “fornitura dei servizi di navigazione aerea connessi con l‟aeroporto di Comiso”. Ne dà notizia il ministro della difesa, l‟ammiraglio Di Paola, nella sua risposta scritta all‟interrogazione del senatore Giambrone, del Marzo 2012 [4], interrogazione che poneva proprio il problema delle interferenze delle emissioni MUOS con il traffico aereo. Ci si poteva aspettare che questo problema venisse affrontato proprio nella riunione dedicata alla sicurezza del traffico aereo dell‟aeroporto di Comiso, il più vicino al MUOS. Invece il ministro ammiraglio Di Paola riferisce che: “nella circostanza al rappresentante dell‟Aeronautica è stata rivolta una richiesta di chiarimento in merito all‟eventualità di interferenza tra le attività MUOS e quelle dell‟aeroporto di Comiso. Egli ha segnalato che non era a conoscenza del sistema MUOS, perché tematica di non sua competenza e non afferente allo specifico tema dell‟incontro, ma che ogni attività di volo civile su Comiso si sarebbe svolta in conformità con i parametri di sicurezza stabiliti dalla normativa vigente. Si segnala inoltre che, non essendo l‟argomento MUOS compreso nelle finalità della riunione, non se ne fa menzione nel documento riepilogativo relativo agli impegni assunti dai vari partecipanti alla riunione, elaborato dall‟assessorato”. Riassumendo, le autorità competenti per i problemi di inquinamento elettromagnetico e sicurezza del volo affermano di non essere a conoscenza del problema, di non essere competenti, e, in ogni caso, si rifiutano di affrontarlo. Un atteggiamento incomprensibile, a meno che l’intenzione vera e inconfessata non sia quella di lasciare che il MUOS venga realizzato in tempi rapidi, per mettere poi tutti di fronte al fatto compiuto. Un atteggiamento che però la popolazione, fermamente ostile a questo progetto, non può e non vuole accettare. (Da IL MANIFESTO del 17 febb.2013) -7- Antropos in the world NICODEMATE LA GIUNGLA Nel panorama chiacchierologico italiano non Ed altre mostruosità del genere. Ed il popolo? A parte qualche brontolio, risultò felice al 58% poteva mancare la giungla. Non secondo un sondaggio Doxa ! si tratta evidentemente di quelRenato Nicodemo la indiana narrata da Kipling _________________ e che è stata oggetto delle no1) Giungla retributiva (d. lav.) stre appassionate giovanili letDefinizione giornalistica del sistema salariale italiano, che indica le sperequazioni giuridiche ed economiche derivanti ture, ma di quella retributiva (1). dalla diversità di trattamento economico tra i lavoratori, Questo libro per soli adulti, intitolato soprattutto mediante un utilizzo non uniforme delle voci “Rapporto della Commissione parlamentare d‟in- retributive accessorie quali, assegni familiari, premi di chiesta sui trattamenti retributivi”, fu scritto produzione, rimborsi spese, buoni mensa, indennità varie etc. verso la fine degli anni Settanta, ma siccome Il fenomeno è tale che, spesso, a parità di mansioni o con la stessa anzianità di servizio, le retribuzioni nei diversi settori sembra scritto ieri ho pensato di ricordarlo per sono molto diverse tra loro. dimostrare che da noi i problemi non si risol- 2) Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia vono, si discutono, ci si ferma alle ampie e e Dirigente scolastico. Abilitato per l’insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogico - didattici, di articolate, spesso contrastanti, diagnosi, per cui legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mutatis mutandis la giungla retributiva esiste mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. ancora: basta seguire le notizie relative ai pri- Ha al suo attivo numerose pubblicazioni; qui di seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina vilegi delle varie caste esistenti nel nostro paese. Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I Se Mowgli si fosse trovato in quella giungla non nuovi programmi della scuola elementare,Verso i nuovi ne sarebbe uscito certamente vivo, altro che Orientamenti ed altro. Shere-Khan, la tigre, o Bandar-Log, il popolo scimmia! CIOÈ CIOÈ In questa vi abitavano bestie molto più feroci e mostruosità ben più orripilanti e per di più non Ecco un altro vocabolo di moda. persone avrebbe potuto contare sull‟aiuto di Baloo, l‟orso di elevata, media e bassa cultura, per istranero e Bagheera, la pantera vellutata. Avrebbe, infatti, incontrato persone che anda- da, per radio, per televisione, fanno a gara a vano in pensione all‟età di 45 anni con 40 anni di chi lo pronuncia più volte in un minuto. Peccato che non si sia fatta una graduaservizio, come se avessero incominciato a lavorare a cinque anni, quando i coetanei non anda- toria generale. Scritto, compare poco, ma vano nemmeno all‟asilo; buste paga che in ag- parlato è diventato invadente e viene usato, giunta alla voce stipendio ve ne erano ben altre questo è il bello, sempre a sproposito: se 24; dipendenti che percepivano l‟“indennità chiedi ad un giovane che ore sono, ti rimoglie”, dal che se da noi ci fosse stata la poli- sponde «cioè». Una volta si disse che l‟Italia era divengamia avrebbero percepito di certo l‟”indennità tata un pollaio, per via del « pio, pio, pio». arem”! Ora, a forza di «cioè, cioè, cioè», che Vi erano autisti che percepivano, da parte cosa è diventata? 1 loro, compensi straordinari per tratti di strada in salita ( mi sovviene quell‟asino che tirando un pesante carro su una strada in salita giudicava ____________ 1) Da “IL BEL PAESE o dell‟ITALIA CAPOVOLTA” di stupidi gli uomini per non aver costruito tutte le Renato Nicodemo- Ed. Menna, Avellino 1988 strade in discesa o in pianura!). CIOÈ CIOÈ -8- Antropos in the world QUANDO LA STAMPA E’ CORAGGIOSA DOPO TRENTATRE’ ANNI Un barlume di verità Nove mesi fa, dopo una serie di articoli sulla rivista ANTROPOS IN THE WORLD, nella premessa al libro-inchiesta “ IL CORAGGIO DELLA VERITA‟”, scrivevamo: «Leggendo queste pagine, si ha la netta sensazione di entrare in una dimensione particolare dove, tutto quello che è stato razionalmente appreso cessa ed ogni granello di umanità si stempera, si snatura e si fa aggressione alla dignità della persona umana. Qui, la vita non ha più valore e ciò che è sentimento soccombe, schiacciato dalla volontà di coniugare un potere assoluto, che è esercitato al di sopra di ogni legge umana e divina. Il senso stesso della vita s’identifica con la conquista di una supremazia, fatta di presunzione e privilegi, che costituiscono i pilastri di una filosofia del potere forte, con lunghe radici, che si diramano nelle principali istituzioni del nostro paese. La prima impressione è una sorta di sgomento, che scaturisce dall’impotenza dell’uomo comune a governare eventi ed azioni, che non è possibile controllare e da cui non ci si può difendere, in alcun modo. Di poi, emerge una spaventosa empietà, una scarsa considerazione per la vita umana, per cui poco importa se un centinaio d’innocenti muoiono, sia pure per un banale errore, l’importante che il mondo non sappia e che la torre del potere rimanga ben salda. Ciò che segue, lo si può definire unicamente allucinante: la morte come sigillo ed il delitto come risoluzione. Le immagini si succedono nitide, in uno stile rapido e semplice, che accentua la drammaticità degli eventi, senza abbandonarsi a virtuosismi demagogici. Le conclusioni anelano ad un disperato ritorno alla giustizia sociale ed alla legalità, in un contesto dove domina una immensa piētas per le povere vittime, ricordate soltanto dalle lacrime amare dei parenti sopravvissuti, in un mondo dove la storia medesima copre i loro nomi, con il velo del silenzio. Le parole erano dettate dalla rabbia per la colossale ingiustizia perpetrata ai danni delle innocenti vittime della strage di Ustica, ma soprattutto per la crudele indifferenza delle Istituzioni, che avevano sopportato la soppressione sistematica di tutti i testimoni, vanificando gli sforzi delle varie Associazioni che avevano cercato invano, per ben trentatré anni, di ottenere giustizia. E‟ stato l‟incontro con Mario Ciancarella a determinare l‟interesse di questa Direzione per le vicissi- tudini legate alle vittime di Ustica. E quando l‟ex capitano disse chiaramente che né gli avvocati, né la stampa ufficiale avevano voluto occuparsi di quella tragedia che, tra l‟altro, aveva distrutto anche la sua carriera e la sua vita, chi scrive decise di battersi per la verità. Si susseguirono così una serie di articoli, inviati on line a migliaia di lettori, in Italia ed all‟estero, che narravano di Ustica, di Sandro Marcucci, di Silvio Lorenzini, del maresciallo Dettori, della mafia politico-militare, della tragedia di Ramstein e tanto altro. Infine, nel giugno del 2012, gli articoli venivano raccolti nella pubblicazione IL CORAGGIO DELLA VERITA‟, cinquantasei pagine di notizie organizzate, finalizzate alla informazione rapida e completa di fatti, che gli anni avevano stemperato e vanificati. Ovviamente, Mario Ciancarella, ingiustamente definito “un inconsapevole portatore di elementi inquinanti “ (giudice Priore), assurgeva al ruolo di eroe della storia, perché solo gli eroi trovano il coraggio di continuare a vivere, nonostante le umiliazioni, le ingiuste degradazioni e la disistima di chi dovrebbe difenderti. Anche la pubblicazione veniva inviata ad organismi politici e militari, a biblioteche provinciali ed universitarie. Di poi, nonostante l‟indifferenza e l‟ingratitudine di certuni, veniva presentata, alla Scaletta di Salerno, ad esponenti di spicco della cultura meridionale. Ciò premesso, ci riempie di gioia leggere sul “Ustica, lo Stato condannato a risarcire i familiari delle vittime: "La strage causata da un missile". Quotidiano.Net: Ma ci fa ancora più piacere leggere su Il Tirreno di Pisa: “La procura di Massa ha riaperto una inchiesta sull'incidente aereo nel quale morirono, il 2 febbraio 1992 a Campo Cecina, i piloti Alessandro Marcucci e Silvio Lorenzini. Il pm Vito Bertoni indagherà per omicidio contro ignoti. Nello scorso mese di settembre, l' Associazione antimafia 'Rita Atria' aveva presentato un corposo esposto, per chiedere la riapertura delle indagini, contestando la tesi ufficiale secondo la quale i due piloti del velivolo antincendio erano morti in seguito a un incidente”. Franco Pastore -9- Antropos in the world IL RACCONTO DEL MESE: di Umberto Vitiello – Da Gente del Sud GENNARO, MIO FRATELLO Siamo nati entrambi in ottobre, lui due anni prima di me. Fisicamente non ci somigliavamo per niente e molti ci credevano amici e non anche fratelli. Amici lo eravamo davvero, anche perché eravamo i fratelli maschi più vicini di età. Tra Pietro, il nostro fratello maggiore, e lui c‟erano non solo cinque anni e mezzo che li dividevano, ma anche Rachele, mia sorella. Mentre l‟ultimo dei fratelli, Mario, è nato ben quattro anni e mezzo dopo di me. Più grande di me di due anni, ma per tanti versi ancora di più, come appariva a tutti, mi ha fatto da guida e da maestro parlandomi con entusiasmo dei suoi tanti interessi culturali e invogliandomi alla lettura di scrittori e poeti che non erano nei programmi scolastici delle classi che frequentavo. Non potrei né l‟avrei mai potuto immaginare senza un libro. La sua esistenza priva di libri è inconcepibile. Alla lettura si dedicò con passione, anzi direi con sommo gusto fin da quando era ragazzo. Un gusto che affinò col tempo, fino a rifiutarsi categoricamente di leggere quanto riteneva vuoto, banale, scontato, ripetitivo. Si appassionò presto alla grande letteratura, ai classici greci e a quelli latini, al romanzo dell‟ottocento francese, russo e inglese, per approdare prestissimo ai grandi scrittori e poeti del Novecento. A quelli morti da pochi anni e agli altri, i viventi: Garcia Lorca, Kafka, Hemingway, Dos Passos, Cesare Pavese, Alberto Moravia, Italo Calvino, Raffaele La Capria, Rocco Scotellaro1, Danilo Dolci, Carlo Levi, Albert Camus, Jean.Paul Sartre... Ricordo il giorno e le circostanze in cui di questo scrittore acquistò fresco di stampa “Il muro”, una raccolta di racconti che lesse d‟un fiato e mi fece leggere per poterne parlare con me, discuterne, spiegarmene le innovazioni linguistiche e di contenuto. E così fece con tanti altri libri. Ne potrei compilare un elenco foltissimo. Frequentava e mi faceva frequentare con lui il teatro di prosa e la lirica; ma anche il cinema, in particolar modo quello d‟essai. E all‟uscita amava discuterne per ore contenuto, linguaggio e interpretazione. Era abbonato alla “Fiera letteraria” diretta dal poeta Vincenzo Cardarelli. Leggeva altre riviste, come “Il Mondo” di Pannunzio ed era aggiornatissimo sulle novità letterarie, opere che allora si definivano “engagées”, impegnate, attente cioè ai problemi sociali, ai grandi avvenimenti contemporanei, alla vita dell‟uomo nella sua complessità e nelle sue tante angosce. E mostrava un talento spiccato per l‟analisi immediata, quasi naturale, del testo che leggeva e da cui si faceva fagocitare. Lo stesso talento che ha fatto di lui un regista pronto a cogliere l‟essenza, a capire gli snodi narrativi e le modalità interpretative delle opere, le cui pagine scritte avrebbe poi trasformate in linguaggio parlato, in gestualità e nelle varie altre espressività teatrali. Il suo teatro non poteva che nascere da un‟opera profondamente, peculiarmente letteraria. Fin dall‟inizio. Fin da quando, studente ginnasiale, frequentando al pomeriggio il Santuario del Buon Consiglio della Contrada Leopardi di Torre del Greco, dove siamo nati e abitavamo, si propose come animatore culturale e regista teatrale. Non delle orfanelle, ché non gli sarebbe mai stato consentito. All‟epoca affidate esclusivamente alle suore e alla Contessa De Cillis. Ma di un gruppo di ragazzi e di giovani iscritti alle varie associazioni o circoli, compresa la banda musicale, che avevano la propria sede nei locali aperti all‟esterno del Santuario fondato da don Raffaele Scauda. Prima che coi ragazzi, ai quali si dedicò solo anni dopo, iniziò a cimentarsi con quelli più grandi, maschi e femmine, scegliendo di volta in volta un testo tra quelli che l‟avevano maggiormente emozionato di Georges Bernanos, Diego Fabbri o di altri drammaturghi cattolici d‟avanguardia. E presto il suo impegno divenne garanzia di successo. A quel tempo non c‟era ancora la televisione. Ma il cinema sì, ed era molto frequentato. E tuttavia gli spettacoli teatrali da lui allestiti a Leopardi nel teatro del‟orfanotrofio facevano sempre il pieno. Il più delle volte i posti a sedere non bastavano e non pochi erano quelli che restavano per tutto lo spettacolo in piedi e in religioso ed attento silenzio dietro l‟ultima fila o lungo le pareti laterali. Uno dei due episodi che ricordo lo mandarono in bestia – cosa che per il suo carattere molto pacifico avveniva rarissimamente – è quello dei manifesti sbagliati, che lo fece poi anche molto divertire. Il dramma programmato quell‟anno aveva per titolo “Credo”, ma i manifesti - preparati ed affissi solo all‟ultimo momento - avevano un errore vistoso: “Credo” in tipografia era diventato “Creolo” (la “d” era stata scambiata per “ol” ). Cosa fare? Era ormai troppo tardi per poterli correggere e sostituirli. Il dramma, ripetuto per più sere, ebbe il solito grande successo e – ciò che divertì poi moltissimo Gennaro – nessuno gli chiese mai di quello strano titolo, neppure i giovani cronisti che cominciavano ad occuparsi di lui. Il secondo episodio è quello del dramma in cui assunse lui il ruolo del protagonista, uno degli ebrei rinchiusi in un campo di concentramento. Alla fine dell‟ultimo atto, andando verso i fili spinati, il prigioniero ribelle doveva essere sparato dalle SS. Compito affidato dietro le quinte a Gigino Ascione, un giovane cacciatore e membro della banda musicale, che emozionato non riuscì ad accendere in tempo i petardi che aveva preparato. Gennaro continuò allora il suo cammino fino ai fili spinati e, aggrappandovisi, gridò arrabbiatissimo e con voce straziante: - Mi dovevano sparare! – e si buttò per terra, ______________________________________________________ 1 ) Lucano di Tricarico, dove fu sindaco, Rocco Scotellaro morì a Portici, nel 1953, a soli 30 anni. Gennaro ebbe modo di frequentarlo. - 10 - Antropos in the world mentre esplodeva un grande prolungato applauso del pubblico, commosso fino alle lacrime, credendo fossero stati i fili spinati attraversati dalla corrente elettrica a causare la sua morte. Ciò che rasserenò poi Gennaro e salvò Gigino dai suoi rimbrotti. – Ma guai a te se sbagli una seconda volta – si limitò a dirgli. Coi ragazzini perse spesso la pazienza, ma non si arrabbiò mai. Neppure quando cominciava a non credere più di riuscire a farli recitare in maniera accettabile. - Continuano a pronunciare l‟italiano come se fosse una lingua straniera che non conoscono – mi confidò avvilito un giorno che assistevo alle prove. - Perché non li fai recitare nella lingua che parlano loro? - In napoletano? - Sì, nel loro dialetto. - Non ho trovato nessuna commedia in napoletano che si adatti a ragazzini della loro età. - Puoi tradurre nel loro linguaggio abituale quella che stai provando – gli consigliai e lui mi ascoltò e fu un vero successo. Con un solo problema, che per fortuna si risolse subito, grazie alla sua capacità di convincere anche i ragazzi più ribelli a non fare di testa loro. L‟azione dell‟intera commedia si svolgeva in una barbieria e il ragazzino, figlio d‟un barbiere, ch‟era stato preparato a recitare la parte che nella vita svolgeva suo padre, si presentò alla prima messinscena dello spettacolo con un rasoio vero. Invitato più volte a desistere dall‟adoperarlo, insisteva di non volere sostituirlo con quello falso, che definiva giocattolino di legno buono per le prove, non in presenza del pubblico. - Il pubblico neppure se ne accorgerà che il rasoio che adoperi è di legno – gli disse mio fratello. - Se ne accorgeranno i miei compagni, però. E poi mi prenderanno in giro chissà per quanto tempo – gli rispose lui, ripetendo poi che non avrebbe recitato se non col rasoio vero. E mio fratello invece di parlargli della pericolosità dell‟uso d‟un rasoio vero durante una commedia recitata da ragazzi, gli fece una breve ma convincente lezione su cos‟è il teatro. Concludendo che il vero attore è chi sa far credere vera una cosa che vera non è. - Quando io faccio la parte di uno che viene ammazzato, devo cadere per terra in modo che il pubblico si commuova credendomi davvero morto, pur sapendo che conclusa la scena io mi rialzo e sono più vivo di prima. - E questo che c‟entra col rasoio? - C‟entra e come! Io t‟ho insegnato a recitare, ma se tu hai bisogno d‟un rasoio vero vuol dire che non sei un bravo attore, perché non sai far credere vero quello che vero non è. Il ragazzo rifletté qualche secondo e poi, senza esitare, tirò dalla tasca il rasoio di suo padre e lo consegnò a mio fratello. Negli stessi anni, in casa di amici dove si andava a ballare o a fare i soliti giochi di società, mio fratello, facendo recitare talvolta anche me, presentava dei brevi testi teatrali, atti unici cabarettistici molto comici. Tutti, e in particolar modo gli anziani, si divertivano un mondo ad assistere a questi sketch, talvolta improvvisati. E fu così che su richiesta del fidanzato di nostra sorella, di cui si liberò meno di un anno dopo, un pomeriggio che eravamo andati in visita dai suoi in una cittadina vesuviana non molto lontana da dove abitavamo, alla presenza di una decina di altri invitati mio fratello ed io recitammo la scenetta piena di battute spiritose e di colpi di scena dell‟avvocato che veniva retribuito solo e sempre con patate. Gennaro iniziò con la presentazione dicendo che ci trovavamo in una cittadina agricola abitata per la maggior parte da contadini semianalfabeti. A questo punto si sentirono alcuni mugugni, ma non ne capimmo la ragione e ci mettemmo a recitare. Gennaro faceva l‟avvocato e io il contadino che gli va a chiedere di difenderlo in una causa civile che aveva con un suo vicino. E se vinciamo, dicevo, resterete sbalordito per la ricompensa che ho messo già in deposito per voi. L‟avvocato, convinto che si trattasse finalmente di denaro e non delle solite patate dei suoi tanti clienti campagnoli, accettò ben volentieri di difenderlo in tribunale, studiò per giorni interi la documentazione che era riuscito a procurarsi e vinse la causa. Ma quando il contadino andò da lui e gli disse che la ricompensa l‟aveva lasciata in strada, vicino al portone, l‟avvocato gli chiese disperato cosa gli avesse mai portato. E il contadino sorridente e compiaciuto gli disse: - Un‟intera carretta di patate, avvocà! Nessuno rise né applaudì, ma tutti si misero a mugugnare ad alta voce. - Assurdo – sentimmo che una signora tutta nervosa ed indispettita diceva. – È un teatro assurdo, per non dire altro. - Perché dite che è assurdo? – si permise di chiedere con tono molto pacato mio fratello. E dopo un attimo di silenzio generale, il fidanzato di nostra sorella si alzò, si avvicinò a noi due e ci disse a mo‟ di scusa che i suoi parenti non avevano mai assistito a uno sketch come il nostro e non sapevano come interpretarlo. (continua) - 11 - Antropos in the world PREMI LETTERARI L’Associazione musicale-culturale “New Melody” col patrocinio del Comune di Cancello ed Arnone, della Provincia di Caserta e della Regione Campania ed in collaborazione con i Portali on line La Voce del Volturno e CanSez.A) Disegni umoristici, Caricature, Foto- Arti. cello ed Arnone News, bandisce il Premio naSez.B) Racconti satirici o umoristici o Sillogi di Barzellette o Romanzi umoristici. Sez.C) Poesia zionale di Poesia inedita, in prima edizione, Il Mensile “BRONTOLO” presenta il XVII Concorso Nazionale di Satira, Umorismo, Poesie, Pittura, Scultura, Foto. -------- satirica o umoristica in lingua. Sez.D) Poesia satir. o umor. vernacola (con traduz. se non napoletana). Sez.E) Teatro umoristico Sez. F) Liriche in lingua (edite o inedite). Sez.G) Liriche vernacole (ed.o inedite,con traduz.) Inviare, meglio se per Computer o con CD, disegni, foto e testi inediti o pubblicati in libri, in unica copia firmata, con breve curricolo, recensioni e foto personale, entro il 30/Giugno/2013, alla Redazione: Via Margotta, 18 - 84127 Salerno. Tel.089/797917E-mail: [email protected] - L‟abbonamento alla Rivista (Ordinari, 20 euro; Sostenit., 30; Benemeriti, 50) dà diritto alla partecipazione gratuita al Concorso. - Il versam. può essere fatto a mano, con lettera, con vaglia o sul ccp N. 20456844, al Mensile BrontoloSatir.Umor. Culturale-84100 SA. “CALLIOPE” 2013 La Presidente del comitato organizzativo, Matilde Maisto, ed i suoi collaboratori tra cui Mattia Branco, Anya D‟Ambrosio, Arkin Jafuri e Antonio Foniciello, invitano poeti e neo poeti a partecipare numerosi al Premio di Poesia “CALLIOPE”, il cui regolamento è riportato in calce alla presente. Si precisa che la composizione della Giuria, nominata dal Comitato organizzatore, verrà resa nota mediante un comunicato stampa nel mese di aprile 2013. La cerimonia di Premiazione avrà luogo, alla presenza del Comitato d‟onore, mercoledì 22 maggio 2013, nel corso della trasmissione televisiva Anya Show, in onda in diretta su Italiamia canale 17, satellitare 936 – dalle ore 21 alle 23. Per il bando: www.cancelloedarnonenews.com E’GIA’ ACCADUTO Martedì 19 febbraio 2013, alle ore 10, presso l’Aula Magna delle Canossiane corso Garibaldi 58, su progetto di C. Leanti, “Art. 27 e vecchi merletti” di e con Vincenzo Andraous Al sax Andress Villani Un percorso educativo ostinato e contrario, un monologo sul carcere e l'uomo della condanna, nell'indifferenza dell'uomo della pena. Un ragazzino che rompe le regole ed entra ed esce da un carcere, dapprima trasgressivo, poi bullo e infine criminale. Il racconto del carcere in Italia negli ultimi 40 anni: i cambiamenti del panorama penitenziario, ridotto quasi a terra di nessuno, con i suoi falsi miti e i suo falsi eroi messi a nudo. Dove però la sopravvivenza lascia il posto alla nuova vita con le energie della speranza e la fatica degli impegni. - 12 - Antropos in the world AISOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANO L‟asino ed il passero ʹÒὶ ὄϑίς C'era una volta un asino stanco, che non se la sentiva di camminare fino alla stalla. Era inverno, faceva molto freddo ed erano ghiacciate tutte le strade. - Io mi fermo qui! – l’asino disse, buttandosi per terra. Un passerotto affamato gli si posò vicino e gli disse nell'orecchio: - Asino, tu non sei sulla strada, ma sopra un lago ghiacciato. Stai attento - Pieno di sonno, l'asino fece un grande sbadiglio e si addormentò. Ma il calore del suo corpo incominciò, a poco a poco, a sciogliere il ghiaccio, che, con uno schianto, si ruppe. Quando si trovò nell'acqua, l'asino si destò allarmato; ma era troppo tardi, ed affogò.( Aἲsopoς – μύθος VIII) . Lexicon necessarium: Assunnàte: piena, morta di sonno. A cuccà: a coricarsi; dall’it. coricare, per sincope Ed assim. Regressiva (rc=cc). Còsse: cosce, gambe; dall‟acc. lat. coxa(m) „O CIUCCIO e „O PASSERO ( „E cunsiglie ca nun se pagano, nu‟ sò bbuòne.) C‟era „na vota „ nu ciuccio, assunnato, troppo stanco per andarsi a cuccà, se sdraiàje sopra un lago ghiacciato, „e russànne se mettètte „a sunnà. „N‟aucelluzzo n‟avètte pietà „e o vulètte per forza scetà: - Stai durmenne sopra un ghiacciato, si se scioglie, tu muòre affucàte!Ma „o ciùccio è ciùccio si sa manco Cristo „o fa arragiunà: se tiràje „a còra ndè còsse, se chiurètte „o pertùse de‟ rècchie „e addurmètte perfin‟‟e pellècchie. Mentre stéva ndò meglio do‟ suònno, nfùnn‟ò lago scennètte arrutànne, Se muvètte che cosce arrancànne ma nisciùne „o putètte salvà. Fabula docet („ύò: I consigli che non si pagano non sono considerati NON TUTTI SANNO CHE A tutti i pensionati che riscuotono la pensione in contanti, sarà corrisposta anticipatamente la rata di marzo, esigibile dal 1° al 6 di marzo presso l‟ufficio postale dove normalmente la pensione viene riscossa. Per tutti gli altri pensionati che riscuotono con bonifico ccb, ccp o libretto postale, la data di esigibilità rimarrà quella consueta del giorno 16 marzo. Questa straordinaria modalità di pagamento è stata prevista per dare più tempo ai pensionati di dotarsi di un conto corrente postale o bancario, di un libretto postale o di una carta prepagata sulla quale accreditare la pensione. Le nuove norme della manovra finanziaria hanno, infatti, introdotto dei limiti al pagamento in contanti a partire dal 7 marzo 2012. Tali limiti prevedono l‟impossibilità da parte dell‟Istituto di effettuare il pagamento in contanti per importi pari o superiori a 1000 euro. Le pensioni pari o superiori a tale importo possono essere accreditate esclusivamente su conto corrente postale o bancario, su libretto postale o su carta prepagata abilitata. Pertanto i pensionati che percepiscono una pensione in contanti, dovranno comunicare immediatamente, se non lo hanno nel frattempo già fatto, alla propria sede di competenza, le coordinate bancarie (codice Iban) necessarie per l‟accredito. Il modello da utilizzare è disponibile su questo sito (vedi Sezioni di riferimento) o presso l‟ufficio relazioni con il pubblico della sede. Se invece hanno scelto di avvalersi di un conto corrente o di un libretto postale la variazione delle modalità di accredito della pensione sarà comunicata direttamente da Poste italiane all‟Istituto. Coloro che non comunicheranno il codice Iban, a partire dal mese di marzo non potranno riscuotere la pensione. Si precisa inoltre che anche i pensionati che percepiscono una rata mensile di pensione inferiore a 1000 euro, potrebbero superare il limite consentito per il pagamento in contanti nel caso di somme aggiuntive, competenze arretrate, tredicesima o eventuali rimborsi. Per questo motivo si invitano tutti i pensionati che riscuotono la pensione in contanti a comunicare nel più breve tempo possibile il codice Iban.“ Nell’antica Inghilterra la gente non poteva fare sesso senza il consenso del Re Quando la gente voleva un figlio doveva chiedere il permesso al Re, il quale consegnava una targhetta che dovevano appendere fuori dalla porta mentre avevano rapporti. La targhetta diceva Fornication Under Consent of the King (F. U.C. K.). - 13 - Antropos in the worldc PROVERBI, DETTI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA Lu gilusu mori curnutu. A surci vecchi nun si nzigna a tana Fimmina senz’amuri è fiore senza adduri Nun ludari la jurnata, si nun scura la sirata. Esplicatio: Il geloso muore cornuto. Al vecchio topo non sio insegna la tana. Una donna senza amore è un fiore senza odore. Non si loda la giornata se non si giunge prima a sera. Implicanze semantiche: gilusu: geloso; dall‟accusativo latino medievale zelōsu-m curnutu: cornuto; dall‟accusativo latino cornūtu-m, da cornu Sirica Dora fimmina: dall‟accusativo latino fēmina-m, con raddoppio popolare della post-tonica , normale in una parola sdrucciola. jurnata: giornata; dal francese journée, a sua volta dal latino diurnum FRASEOLOGIA E DIDATTICA DELLE LINGUE a cura di Andropos La paremiologia, dal greco ὶ(proverbio, detto), è la scienza che studia i proverbi, i modi di dire ed ogni frase che ha il fine di trasmettere la conoscenza basata sull'esperienza. La fraseologia, anche se affiancata alla paremiologia, ci piace distinguerla, perché presenta differenziazioni. Noi la distinguiamo in: Fraseologia cognitiva – Fraseo-pragmatica – Fraseodidattica Fraseologia computazionale. Tra l‟altro, siamo fortemente convinti che lo studio delle lingue non può essere mai completo senza lo studio della fraseologia e della paremiologia. Tralasciando per ora la paremiografia e la fraseografia, diciamo che la Fraseologia, come del resto la paremiologia, occupa uno spazio importante nella ricerca e nella didattica delle lingue. La fraseologia (o frasologia) è, in campo linguistico, lo studio della frase. Il termine deriva da due termini greci: φράζω (phrázo, "esporre") e λòγος (lògos, "studio"). Altri campi di relazione sono: Linguistica applicata alla fraseologia e alla paremiologia Traduttologia applicata alla fraseologia e alla paremiologia Fonti documentali fraseologiche e paremiologiche Analisi del discorso: fraseologismi e paremie Letteratura, storia, tradizioni e folclore Fraseologia, paremiologia e onomastica Già da diversi anni in Italia lo studio della Fraseologia e della Paremiologia occupa uno spazio importante nella ricerca e nella didattica delle lingue, come si può - 14 - costatare dai diversi corsi di studi universitari che offrono uno spazio privilegiato per il loro studio teorico e pratico, dalle numerose Tesi di laurea dedicate allo studio della Fraseologia e della Paremiologia sempre più in aumento, dai numerosi incontri realizzati con l'obiettivo di confrontarsi, scambiare opinioni a riguardo e dalle pubblicazioni che ogni anno troviamo nelle librerie. Lo studio della Fraseologia in Italia merita di avere uno spazio proprio, un organo che si occupi del suo studio in modo scientifico: è questo il motivo che induce alla realizzazione di questo secondo incontro il quale mira alla creazione di una associazione italiana di fraseologia e paremiologia. Siamo fortemente convinti che lo studio delle lingue non può essere mai completo senza lo studio della fraseologia e della paremiologia. Ad esempio, i proverbi meteorologici diventano i testimoni delle affinità, delle influenze reciproche, di una secolare osmosi linguistica (paremica) e culturale fra i paesi di parlata neolatina e i loro vicini. I confini dello spazio romanzo europeo con gli ambiti linguistici vicini non costituiscono così una barriera: sono luoghi di passaggio, aree transfrontaliere «osmotiche» e permeabili, in buona parte eredi del patrimonio culturale dei nostri antenati di Grecia e Roma. Antropos in the world MOMENTO TENERO Come si può bruciar d’amore, quando la tristezza si scioglie in smarrita malinconia. Continuo ancora a vivere sul filo dei miei sogni. Fluttuano le ombre, nella notte, ed una voce tessuta d’infinito, frantumando angoscia, LILIUM di Franco Pastore ________________ Dalla raccolta Il profumo d‟Ermione” Link Videolirica: http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=LbDd5eoNoes mi sussurra pace. E’ allora, abbracciato allo stelo, un giglio immane mi trasporta in celo. APPROFONDIMENTO LINGUISTICO LE FIGURE RETORICHE A cura di Andropos L’Adiectio, la Detractio, la Mutazio... L’adiectio, riguarda l‟aggiunta di elementi linguistici con conseguente ridondanza dell'espressione. La detractio, invece, riguarda eliminazione di elementi linguistici che portano a un cambiamento della sequenza. Sono gli aspetti essenziali della mutatio, che caratterizza la figura retorica. A queste si aggiungono la trasmutatio, ossia cambiamento della posizione di alcuni elementi linguistici che portano a un cambiamento della sequenza e la immutatio, cioè la sostituzione di elementi linguistici tramite sinonimi, accrescitivi, diminutivi. In effetti è la mutatio, ossia la variazione che permette di individuare e differenziale le figure retoriche. Ad esempio, nell‟apocope va via una parte del lessema: bel, invece di bello o fra‟, invece di frate. Così, nella cacofonia, certi accostamenti linguistici producono un suono sgradevole (mutatio): “ Somniare somnium” - “Trentatrè trentini entrarono trotterellando a Trento”. Così, il climax, che dispone i termini secondo un voluto crescendo: Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d‟ira, (Dante) A proposito poi della trasmutatio, ne troviamo un valido esempio nella catafora, che colloca il soggetto d‟inizio a fine frase: «baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.» (Ugo Foscolo, A Zacinto) Il Cacofemismo, infine, fornisce un esempio mirabile di immutatio, usando un termine sgradevole al posto di uno gradevole che nel contesto acquista un valore positivo, anche ammirativo o affettivo: “Mio caro, sei proprio un mascalzoncello!” “Il mio piccolo pasticcione piagnucoloso” “ Ti caverei gli occhi, dalla gioia “ “Ti ammazzerei di baci e di carezze” - 15 - Antropos in the world LA PAGINA MEDICA SULLA SESSUALITA’ DELLA DONNA Premessa: Quello che è stato scritto sulla sessualità femminile, sia in ambito artistico che scientifico, fin dai tempi di Adler1, riflette le conoscenze che l‟uomo ha del mondo femminile. La donna è intesa come un oggetto per l’uomo il cui compito è di essere attraente e di partorire bambini: la sua vita trova giustificazione nell‟amore e nell‟allevamento dei figli. A causa del predominio maschile e del conseguente ruolo femminile subalterno, le donne accettano questo giudizio. Oltre ai fattori fisici, quindi, esistono altri fattori che influenzano l‟atteggiamento della donna nei confronti della sessualità come l‟atteggiamento della cultura, l‟influenza dell‟uomo dovuta al suo corteggiamento attivo, alla sua stabilità economica e alla sua migliore istruzione. L‟educazione delle ragazze mira perciò ad adeguarsi a questi fattori per quanto riguarda il problema dell‟amore. La sessualità femminile dipende da vari elementi e non è uniforme in quanto gli impulsi sessuali sono espressione dello stile di vita, frutto della capacità creativa individuale. Fin dall‟infanzia la cultura influenza le pulsioni sessuali, come tutte le altre pulsioni, che vengono inibite o sviluppate a seconda delle esperienze vissute dall‟individuo. Perciò se l‟educazione della bambina conduce a un atteggiamento passivo nei confronti della vita in generale, allora anche il suo comportamento sessuale sarà passivo. Lo sviluppo della capacità di amare è favorito o meno da certe condizioni presenti fin dall‟infanzia delle ragazza. Sono elementi favorevoli alla preparazione all‟amore e alla vita di coppia l‟essere ottimista verso il futuro, credere nella propria forza, avere coraggio, rispettare il proprio ruolo femminile ed essere in grado di relazionarsi con gli altri. Uno sviluppo sfavorevole può essere determinato da mancanza di fiducia in sé e negli altri con conseguenti sentimenti di debolezza e di inferiorità, il disprezzo per il proprio ruolo femminile, un forte attaccamento a una singola persona della famiglia, un cattivo matrimonio dei genitori caratterizzato da infedeltà, sconsideratezza o brutalità del padre e mancanza di amore. - 16 - Adler conclude individuando alcuni elementi chiave che favoriscono un atteggiamento sano della donna verso il sesso: una spiegazione precoce relativa all‟immutabilità del ruolo sessuale e una riconciliazione con esso; una preparazione educativa all‟amore in accordo con il sentimento comunitario; il rispetto per il ruolo femminile; l‟apertura alla vita e alla società umana2. Conclusioni: La sessualità femminile è molto complessa ed è influenzata da molti fattori. Ancor più che nell‟ uomo, una soddisfacente sessualità nella donna richiede serenità psicologica e compliciplicità col partner. I meccanismi che generano l‟ orgasmo nella donna sono ancora solo parzialmente noti, ma è perfettamente normale che una donna raggiunga il piacere solo con la stimolazione del clitoride. Questo non significa che la sua ragazza in assoluto non potrà mai raggiungere l‟orgasmo con il rapporto penetrativo, anche perché si ritiene che le strutture che vengono stimolate a livello vaginale altro non siano che il “prolungamento interno” delle strutture clitoridee. Non esiste un “metodo universale” che garantisca di poter correttamente stimolare queste zone. Ogni coppia deve provare e trovare i suoi modi affinché il rapporto sia appagante per entrambi i partner, abbandonando le preoccupazioni, i disagi o le tensioni che rischiano di togliere di spontaneità al rapporto2. ______________ 1)Adler A. (1970) “Psicologia Individuale Prassi e Teoria” Newton Compton Editori, Roma 2) Tamara Agosti, psicologa e psicoterapeuta. 3) Mario Maggi, Andrologo e sessuologo, Laureato in Medicina e Chirurgia presso l‟Università degli studi di Firenze, si è specializzato in Endocrinologia nel medesimo Ateneo. Dal 2005, è Direttore S.O.D. Medicina della Sessualità e Andrologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze. Antropos in the world NOTE ANTROPOLOGICHE: a cura di Vincenzo Andraous BULLISMO CONTEMPORANEO Ora che i riflettori sono stati spenti e la grancassa mediatica ha smesso di emettere suoni scomposti, forse adesso sarà possibile avere memoria, con maggior delicatezza e buon senso, di quei giovanissimi che hanno deciso di abbandonare per sempre i banchi di scuola, gli amori, i sogni e le speranze. Forse sarà possibile consegnare il giusto valore alle parole, quelle che non intendono farsi condizionare dalle altre più altisonanti, scagliate per creare una labirintite artificiale, quelle parole che non chiariscono mai le responsabilità individuali, che non stanno sulle labbra dell‟intrattenitore di turno, o sulla battuta pronta di chi vuol rimanere dietro le quinte del dolore, escludendo la possibilità di una via di emergenza che non di rado salva la vita. Qualcuno intende cavarsela additando la scuola un ammasso informe di linee didattiche, spesso contrapposte alle relazioni importanti che fanno crescere. La famiglia un ibrido travestito di buone intenzioni. I giovani una tribù di selvaggi tutti uguali, omologati, disordinati. Sono queste le etichette e i luoghi comuni con cui si liquidano maldestramente le tragedie di una società caduta in disuso, per l‟incapacità di comprendere quanto incivile sia disperdere la propria coscienza critica, anche nel caso questa sottoscriva un malcostume diventato trend nazionale. Quanto diseducativo può diventare il tentativo di lenire un dolore lacerante con la divulgazione di verità contraffatte. Chi la scuola l‟ha abbandonata a un‟età obbligante, sa bene che il rimpianto non è una condizione attenuante. Chi nella famiglia non ha trovato amore che protegge ma una via di fuga virtuale, sa bene come la selva oscura può ingannare al punto da farti soccombere. Chi in gioventù ha bruciato le tappe del tutto e subito, sa bene come è facile perdere la propria dignità e depredarne parte agli altri. Questa è la società che abbiamo in sorte, non era migliore quella precedente, piuttosto siamo cambiati noi, sono cambiate le sensibilità e quindi gli interessi da esibire: nella fisicità che irrompe nella domanda, nella fragilità che traspare alla risposta. Atteggiamento diseducativo a tal punto da indicare le scomparse premature e drammatiche di tanti ragazzi come il risultato di una debolezza inconfessabile. Invece basterebbe pensare alla scuola come a un luogo che insegna dalle retrovie la storia che appartiene a ognuno, incocciandone le anse e gli anfratti, mai delegando ad altri oneri propri, mai caricandosi deleghe che non le competono. Occorre accettarla questa sfida sbraitata dal bullismo contemporaneo, da questi nullatenenti delle relazioni, evitando inutili paragoni con il passato, piuttosto cercando di onorare chi non c‟è più con coraggio e coerenza, con la fermezza necessaria a educare al dialogo e all‟ascolto. ADDIO MAMMA (Febbraio 2003) Il freddo gelido della notte avvolge i miei sonni inquieti. Offuscano le tenebre anche la mente. Invano, sotto la coltre, la mano incerta e tremante cerca l'altra mano, che non c'è. Anna Burdua _____________ A. BURDUA - Alcune pubblicazioni: Uomini illustri ericini – Trapani 1994; Casati nobili ericini del P.M.F. Giuseppe Castronovo - Trascrizione. Trapani 1997; La Biblioteca Comunale Vito Carvini di Erice – Notizie storiche. Guida all’uso. Trapani 1999; Il Museo Antonio Cordici di Erice – Trapani 2004, Lazzaro Spallanzani in Sicilia – Trapani 2010; Elenco classificazione delle vie comunali di Monte San Giuliano 1867- Trapani 2011; Oltre la collina – Trapani 2012; - 17 - Antropos in the world STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore IL MELODRAMMA - MOZART IN ITALIA (terza parte) Wolfgang tornò quindi assai contrariato nella sua città natale: con la morte della madre e la presa di coscienza delle proprie capacità musicali, egli aveva sempre più voglia di poter viaggiare e confrontarsi con le nuove realtà culturali, cose che sicuramente la piccola e provinciale Salisburgo non poteva offrirgli. A Salisburgo egli era alle dipendenze, come del resto il padre Leopold, della Corte Arcivescovile, Leopold come vice-direttore di cappella, Wolfgang come organista. A Wolfgang, tuttavia, questa occupazione andava stretta: mentre per il padre era importante che il figlio potesse consolidare sempre più la propria posizione di dipendente con uno stipendio fisso, Wolfgang aspirava a qualcosa di più, forse ad essere un artista completamente libero. In questo senso Mozart era veramente figlio del suo tempo, dell'epoca che avrebbe cioè portato alla Rivoluzione Americana e alla Rivoluzione Francese. A causa di tale sete di libertà, Wolfgang cominciò ad avere dissidi sempre più frequenti col padre (che vedeva in lui un degno successore per un incarico ben stipendiato alla corte locale), ma soprattutto con l'Arcivescovo di Salisburgo Hieronymus von Colloredo, al quale spesso le biografie su Mozart dedicano giudizi ingrati. Di sicuro egli, che può essere definito a ben vedere un degno rappresentante del Dispotismo illuminato , non capì di aver un genio al proprio servizio ma è anche vero, però, che Mozart domandasse sempre più di frequente licenze straordinarie e sempre più lunghe, cosa che Colloredo, ovviamente, mal sopportava. Ciò, in modo inevitabile, non poteva che portare a una rottura tra i due. L'occasione arrivò presto. Grazie ai contatti con i Weber, a Wolfgang venne commissionata un'opera, Idomeneo, ossia Ilia ed Idamante, da rappresentarsi a Monaco. Convinto di poter accattivarsi con questa il favore della Corte, Mozart si gettò nella composizione con entusiasmo, e alla fine del 1780 era nella capitale bavarese. Il 29 gennaio 1781 Idomeneo andò in scena con successo trionfale, tanto che ne vennero disposte numerose repliche; nello stesso periodo, l'Imperatrice Maria Teresa moriva, e l'Arcivescovo Colloredo si recò a Vienna per i funerali. Mozart entrò nella Massoneria proprio dopo la partenza per Vienna, mentre la sua carriera di musicista era al culmine del successo. Questi fatti "costrinsero" Wolfgang a rimanere più del dovuto fuori sede e a raggiungere il suo padrone nella capitale austriaca: ufficialmente per ricongiungersi a lui e scusarsi, in realtà con - 18 lo scopo di farsi assumere dal nuovo Imperatore Giuseppe II, cosa che però non accadde. Solo nel 1787 Mozart sarà nominato compositore di Venne iniziato come apprendista il 14 dicembre 1784, nella Loggia “La Beneficenza” di Vienna. Il compositore, in poco tempo, percorse tutto il cammino iniziatico della massoneria “bruciando le tappe”: nel marzo del 1785 fu elevato al grado di Compagno e il mese successivo, il 22 aprile, divenne Maestro. Nel frattempo, anche suo padre Leopold venne iniziato ai misteri della Libera Muratoria. L'appartenenza massonica di Mozart non fu per adesione formale, ma trasse fondamento in profondi convincimenti esoterici e spirituali, che egli tradusse in musica, nelle Opere che più si riallacciano ai simboli e agli ideali massonici: fra questi, resta impareggiabile la simbologia del “Flauto Magico”. Simbolico anche il carattere di progressione delle terze parallele, che contraddistingue la parte finale dell'opera K623. Il carattere massonico, poi, è impresso pure nella tonalità (con predilezione di mi bemolle) e nei timbri, dove è predominante la presenza di strumenti a fiato e voci maschili. All'universo della musica massonica apparterrebbero, fra le altre opere, la “Cantata K471” del 1785, “L'Adagio” per 2 clarinetti e 3 corni di bassetto K411 dello stesso anno e la “Musica Funebre Massonica” K477 (pure questa del 1785), oltre alla “Piccola Cantata Massonica” K623 del 1791. Mozart morì cinquanta minuti dopo la mezzanotte del 5 dicembre 1791 a Vienna. Le esequie furono celebrate il 6 dicembre, alle tre del pomeriggio. Il feretro fu portato al Duomo di Santo Stefano, davanti alla Cappella del Crocifisso, nei pressi del "pulpito di Capistran", dove per i funerali più modesti la benedizione avveniva all'aperto. Il corpo venne poi sepolto in una fossa comune del cimitero di San Marco. La sepoltura in una fossa comune era consona allo status sociale di Mozart e non fu dettata da motivi economici. Mozart, d'altronde, pur non godendo di un successo strepitoso negli ultimi suoi anni di vita, era pur sempre imperial-regio compositore di corte con un modesto stipendio di 800 fiorini l'anno. Peraltro, va notato come - pur essendo di fatto andato disperso l'esatto luogo di sepoltura di Mozart - vi siano a Vienna ben due monumenti funerari del compositore in due diversi cimiteri, uno presso il Cimitero di St. Marx e un altro presso il Cimitero centrale (Zentralfriedhof). Antropos in the world Ancel Keys, l’americano che scoprì la dieta dei contanini del Cilento - 19 - Andropos in the world UNA DONNA NELLA LETTERATURA – A cura di Andropos MARA (Da La ragazza di Bube del Cassola) In una Italia immersa nel caos di fine conflitto, voler male a nessuno” e la consapevolezza cui negli anni dal 44 al 1948, Bube, partigiano nella zona giunge la ragazza, con di Firenze, a poco più di un mese dalla fine della la sua morale umile, guerra uccide un maresciallo dei carabinieri e suo ma scaturita da ripenfiglio. Verrà condannato a quattordici anni di carcere samenti lunghi e laboe Mara, la fidanzata, lo aspetterà, cercando di trovare riosi, che le fanno abun significato a quel gesto di violenza che ha segnato bandonare i sogni e la così dolorosamente le loro esistenze. Mara è la vera proiettano nella diffiprotagonista del romanzo. cile realtà della soffeBube è un compagno di lotta del fratello, Sante, renza. ucciso dai tedeschi durante i mesi della Resistenza, e È proprio il cammino del dolore e della conosulla via del ritorno si ferma a visitare la famiglia scenza ad aprire gli orizzonti della protagonista e a dell‟amico. Mara ha solo sedici anni, è ancora una favorire lo sviluppo della sua personalità: Mara, ragazzina immatura e inconsapevole: la guerra, accompagnata dal padre, si reca a Firenze per un l‟arrivo degli Americani, i partigiani, tutto per lei colloquio con Bube. Durante l'incontro la ragazza si diventa uno spettacolo da godere con la stessa accorge che il suo amore per Bube è ancora forte e curiosità avida ed egoista di un bambino al circo. decide, da quel momento, che sarà sempre la sua Come si può intuire anche dal titolo, Anche donna. assistere all‟innamoramento di Bube, questo «giovaRegimen Sanitatis Salernitanum nottello timido» che ha vissuto e sofferto tanto e vuole atteggiarsi a uomo, per lei è un gioco diver- Caput XV – XVI tente, un campo nuovo per sperimentare le armi della DE NIMIA POTATIONE VINI civetteria e potersi vantare con le amiche. Mara si Si tibi noceat potatio serotina ritrova fidanzata a Bube quasi senza accorgersene, vina hora matutina rebibas senza esprimere esplicitamente una scelta, un‟opinioet erit medicina. ne. Bube era l‟amico fraterno di Sante, è innamorato gignit et humores di lei, ed è una figura attraente e affascinante, con la melius vinum meliores. sua storia di partigiano e quell‟aria allo stesso tempo si fuerit nigrum, indifesa e agguerrita: il resto viene da sé, con la corpus reddit tibi pigrum. meccanica naturalezza dell‟acqua che scorre. Così, Sit clarumque vetus vinum, quando Bube si macchia di un crimine che lo porterà subtile, maturum, ac bene lymphatum, al carcere, Mara si ritrova legata a lui per la vita, non saliens, moderamine sumptum. più “Mara” ma, appunto, “la ragazza di Bube”, un ruolo che assorbe e comprende tutta la sua esistenza. Se ti par che il vin bevuto Ma proprio attraverso questa sofferenza si forma alla ser ti sia nociuto, il carattere della ragazza, che si lascia alle spalle il troverai che medicina mondo di sogni, desideri frivoli e fantasticherie è il riberne la mattina. dell‟infanzia e diventa una donna, capace di guardare Sogliono gli ottimi liquori alla vita con coraggio e onestà. Cassola cala il generare altrettanti umori. romanzo in uno scenario di particolare ricchezza e ma il vini nero avverte complessità, ma il messaggio dell‟opera vuole spinch’egli rende il corpo inerte. gersi oltre la specifica contingenza storica: il signiSia maturo il vin e annoso, ficato della vita, del sacrificio e del dolore è ciò su legge, limpid’e spumoso ; cui il lettore riflette seguendo la vicenda di Mara e pur con l’acqua mai nol bere Bube. “E’ cattiva la gente che non ha provato doche un madico bicchiere. lore, Perché quando si prova il dolore, non si può più - 20 - Antropos in the world L’EROS NEI SECOLI – A cura di Andropos Alexandra Kollontai, Lettera alla gioventù lavoratrice (1923) Mio giovane compagno, mi chiedete quale sia il ruolo che l'ideologia proletaria assegna all'«amore». Quel che vi turba è che la gioventù lavoratrice sia attualmente «più occupata dall'amore e da tutte le questioni connesse» che dai grandi compiti con i quali la repubblica dei lavoratori deve misurarsi. Se le cose stanno così (da lontano mi è difficile giudicare), cerchiamo una spiegazione a questo fenomeno e ci riuscirà più facile trovare insieme una risposta alla prima domanda: qual è il posto occupato dall'amore nell'ideologia della classe operaia? È fuor di dubbio che la Russia sovietica è entrata in una nuova fase della guerra civile: il fronte rivoluzionario si è spostato sul terreno della lotta tra due ideologie, tra due culture: quella borghese e quella proletaria. L'incompatibilità tra le due ideologie è sempre più evidente, il contrasto tra le due culture contrapposte è sempre più aspro. Con la vittoria dei principi e degli ideali comunisti in campo politico ed economico, è indispensabile che si compia una rivoluzione nella concezione del mondo, nei sentimenti, nella struttura spirituale dell'umanità lavoratrice. Sin da ora possiamo notare il formarsi di un nuovo atteggiamento verso la vita, la società, il lavoro, l'arte, le «regole di vita» (in altre parole, la morale). Di queste regole di vita le relazioni tra i sessi sono parte integrante. La rivoluzione sul fronte dello spirito corona la grande svolta provocata nella mentalità degli uomini da cinque anni di repubblica dei lavoratori. Ma più la lotta tra le due ideologie si fa intensa, più il campo che essa abbraccia è vasto, e più gli «enigmi della vita», di giorno in giorno più numerosi, si ergono inevitabilmente di fronte all'umanità; ad essi solo l'ideologia della classe operaia è in grado di dare una risposta soddisfacente. Fra questi problemi figura la questione da voi sollevata: l'«enigma dell'amore», o in altre parole la questione delle relazioni tra i sessi, problema antico quanto la stessa umanità. Nelle differenti tappe del suo sviluppo storico, l'umanità ha tentato di risolvere la questione in diversi modi. Le chiavi cambiano, ma l'«enigma» rimane tale. Esse dipendono dall'epoca, dalla classe, dallo «spirito del tempo» (la cultura). In Russia, durante gli anni della guerra civile e della lotta sull'orlo del baratro, poca gente si appassionava a quest'enigma. L'umanità lavoratrice era preda di altri sentimenti, di altre prove e passioni più attuali. In quei momenti chi si preoccupava seriamente dei dolori e dei tormenti dell'amore, mentre la morte cieca era in agguato dietro ogni uomo? Mentre la sola questione era questa: chi vincerà? La rivoluzione, cioè il progresso, o la controrivoluzione, cioè la reazione? Di fronte al terribile volto della sollevazione contro-rivoluzionaria, il dolce Eros alato (dio dell'amore) è dovuto timorosamente scomparire dalla superficie della vita. Mancavano tempo e forze morali superflue da poter essere consacrate «alle gioie e ai tormenti» dell'amore. Così vuole la legge di conservazione dell'energia morale e sociale dell'umanità. Globalmente, quest'energia è sempre incanalata verso lo scopo principale, immediato, in un dato momento storico. Per un certo periodo, tutto è parso dominato dalla semplice voce della natura: l'istinto biologico di riproduzione, l'attrazione dei sessi opposti. L'uomo e la donna si univano e si lasciavano senza complicazioni, molto più agevolmente, molto più facilmente di prima. Si univano senza grandi turbamenti interiori e si separavano senza lacrime né dolore. "L'amore fu senza gioia, la separazione sarà senza pena". La prostituzione, questo è vero, era scomparsa, ma si assisteva alla evidente moltiplicazione di rapporti sessuali liberi, senza reciproci obblighi, il cui motore era l'istinto di riproduzione allo stato puro, senza l'ornamento delle emozioni amorose. Alcuni ne sono stati spaventati. Ma, di fatto, in quegli anni le relazioni tra i sessi non potevano prendere altra forma. O l'unione si manteneva, sulla base di un sentimento di cameratismo a tutta prova, di una lunga amicizia ancor più rafforzata dalla gravità del momento, oppure si creava occasionalmente, in mezzo ad altre preoccupazioni, per il soddisfacimento di un puro istinto biologico; e i due compagni si affrettavano a sbarazzarsene per non esserne intralciati nello svolgimento della loro principale ed essenziale attività, la rivoluzione. L'istinto di riproduzione allo stato puro, che sorge facilmente ma passa con rapidità, quest'attrazione sessuale senza radici spirituali e morali, questo «Eros senz'ali», assorbe molte meno energie individuali che non l'esigente Eros alato, l'amore che è intessuto di una sottile trama di svariatissime emozioni d'ordine spirituale e morale. L'Eros senz'ali non procura notti insonni, non fiacca la volontà, non confonde la fredda attività dell'intelletto. Nell'ora in cui risuonava per l'umanità lavoratrice l'appello incessante della campana a martello della rivoluzione, la classe dei combattenti non aveva il diritto di abbandonarsi all'Eros alato. In quei momenti era inopportuno, per i membri della collettività in lotta, utilizzare le proprie forze spirituali per esperienze marginali, senza diretta utilità per la causa della rivoluzione. L'amore individuale, fondato sulla «coppia», teso verso un solo essere, esige un enorme dispendio di energie spirituali. Ora, la classe operaia, che costituisce la vita nuova, aveva interesse non solo a risparmiare parsimoniosamente i propri mezzi materiali, ma anche a fare economia dell'energia spirituale e morale di ciascuno in vista dei compiti comuni della collettività. Ecco perché, in questo periodo di intensa lotta rivoluzionaria, l'impegnativo Eros alato aveva spontaneamente ceduto il posto al meno esigente istinto riproduttivo, l'Eros senz'ali. (continua) ARECHI II di Franco Pastore. Richiedi il Dvd a: [email protected]– [email protected] Tel. Redazione Salerno: 089.223738 - 21 - Antropos in the world CRITICA LETTERARIA MEDITAZIONI AL FEMMINILE di Michela Zanarella Un empito forte sostiene questa poesia, che gronda emozioni spesso tumultuose. L‟attraversa una luce forte, a volte addirittura violenta, che declina l‟intensità dell‟eros. Michela Zanarella si considera una ideale discepola di Alda Merini, alla quale si è sentita e si sente profondamente legata (è tuttora in rapporto con le figlie della grande poetessa milanese, cui ha dedicato dei versi che figurano anche in questa raccolta) e in effetti anche la sua poesia è nutrita di un eros che si pone come sfida al mondo e insieme capovolgimento di ogni moralismo ipocrita per diventare chiave di una nuova e più alta libertà. La libertà che solo la poesia, insieme sacra e dissacrante, può dare. Tuttavia quella di Michela Zanarella è anche una poesia del “sogno”, inteso come un muovere “alla conquista di terre lontane”e salpare “verso l’ignoto”, spingersi innanzi fino ad entrare “nel grembo dell’eternità”. E‟ una poesia colma di passione sensuale ma anche colma di cielo e di immagini di uno spazio infinito, e come tale spirituale. Michela Zanarella è una voce giovane che trabocca di vitalità e di amore per la vita, vuole donare se stessa e non teme di manifestarsi con slancio in un mondo invece sempre più invaso dal cinismo e sempre più spento di sentimenti, dove anche la poesia diventa spesso solo un arido De profundis. Anche se la poetessa ha coscienza di vivere in un tale mondo e difatti scrive : “Siamo spiriti di un secolo che divora le memorie“ non se ne lascia sopraffare e si abbandona alla intima fiducia quasi proponendosi una sorta di missione salvifica di cui la poesia che le sgorga dentro sente che la fa strumento. Poesia, ella dice, non cercata, non programmata, ma che anzi in qualche modo la costringe alla sua necessità, in quanto vocazione ineludibile. Pur con qualche intemperanza dovuta appunto a questa sua grande generosità, e a questo suo abbandonarsi irrefrenabile alle vibrazioni della propria sensibilità e agli empiti tempestosi del suo animo, che fanno sì che a volte le sue composizioni poetiche appaiano simili a un fiume in piena, o meglio a un torrente - 22 - che scenda con irruenza, affrontando il rischio di balzi e rocce, questa sua voce si fa ascoltare, esige attenzione, si circoscrive e si staglia. Afferma infatti:“Non sono io a scegliere di scrivere, è la poesia che mi sceglie quando vuole, senza chiedere. Nessuno mi ha insegnato a scrivere. Un giorno, dopo essere sfuggita alla morte, una forza incontrollabile ha preso possesso della mia mente e mi ha guidato nella scoperta di una nuova realtà, una realtà sensibile. Penso che il destino mi abbia affidato una luce particolare per sognare e per aiutare gli altri a sognare.” Michela Zanarella crede nel potere della parola e non teme di proclamarlo. Questo atto di fede è molto bello, e permea tutta la sua scrittura. Ci vuole coraggio oggi per fare un‟affermazione del genere, ed io plaudo a questo coraggio di Michela Zanarella. Ritrovare le radici profonde da cui la parola sgorga con una sua forza oracolare, come era chiaro agli antichi, e rifiutare di considerarla soltanto quella convenzione, codice e segno che ci ha consegnato lo strutturalismo, questo è importante in un tempo di pensiero prevalentemente debole e a volte perfino debolissimo, in cui si è perso anche soltanto il coraggio di aspirare, di alimentare il desiderio dei grandi spazi di cui abbeverare l‟anima, di cui alimentare il cuore. Cita ancora l‟amata Merini, Michela, quando parla del poeta come "giocatore", fuorilegge della realtà e ispirandosi a lei dice “Spero di essere un discreto giocatore”. Io credo che lo sia e che possa sempre più affinare e pulire i suoi versi, assumendo su di sé il peso, ma anche la gioia del suo destino poetico. Di gioia – altra cosa essenziale – la sua poesia parla molto, ed è chiaro che lo fa non gratuitamente, ma attraverso il dolore. Perché la sua poesia è altrettanto percorsa da lacrime che da risa, si nutre di singhiozzi come di baci. Le sillabe dei suoi versi sono labbra - pollini e resine cantano la vita, la metamorfosi si compie nelle foglie arrossate della quercia. Auguriamo di cuore a Michela un lungo cammino nei percorsi della poesia, e il fiorire di molti germogli. Donatella Bisutti Antropos in the world I GRANDI PENSATORI: a cura si Andropos EDMUND HUSSERL (seconda parte) La prima opera di Husserl, Filosofia dell'aritmetica (1891), é dedicato a Brentano, dal quale Husserl riprende il concetto di intenzionalità come carattere costitutivo degli atti psichici che 'tendono' sempre necessariamente verso il loro oggetto. Su questa base, Husserl considera la genesi del concetto di numero : esso a suo avviso deriva da un atto unitario della mente, che dirige intenzionalmente la sua attenzione su molteplicità di oggetti riuniti in 'aggregato' specifico (ad esempio un insieme di mele). A partire da questo, esso procede a ricavare per astrazione il concetto generale di aggregato, concepito come collegamento collettivo delle unità costitutive di una molteplicità; procedendo a contare tali unità, si arriva al concetto di numero. Husserl riconosce la esistenza autonoma dei numeri come forme generali, cioè come strutture rappresentative costanti del soggetto, le quali condizionano l'attività conoscitiva, ma nella misura in cui descrive tali strutture nella loro genesi e organizzazione mentale, resta ancora vincolato allo psicologismo . In seguito ad una recensione critica di Frege, apparsa nel 1894, che Husserl rimprovera di confondere ancora il piano logico con quello psicologico, e alla lettura di Bolzano, Husserl si allontano a poco a poco dallo psicologismo. Riconosce che la logica per compiere ragionamenti o deduzioni corrette, ma ha a che fare anche con il significato dei concetti e, quindi, con il loro contenuto oggettivo. Si pone dunque la necessità di affrontare il problema delle relazioni tra logica e psicologia e Husserl lo fa con lo scritto Ricerche logiche . Le leggi che descrivono i processi psicologici sono generalizzazioni che partono dall'esperienza e pertanto non hanno validità necessaria, ma sono modificabili o correggibili in base all'accertamento di fatti empirici. I princìpi logici e matematici, invece, sono necessariamente veri e la verità stessa é atemporale, cosicchè il rapporto fra premesse e conclusione nei ragionamenti non é riducibile all'accertamento empirico di relazioni di coesistenza o di successione di atti psichici. Una logica pura non é quindi fondabile su basi empirico-psicologiche, ma non può nemmeno avere un carattere meramente formale; essa invece deve essere la teoria di ogni possibile tipo di ragionamento, in grado di determinare le condizioni ideali di possibilità della scienza in generale. Su questa base, Husserl analizza il concetto di significato; egli ritiene che l'unità minima di significato sia non il termine Linguistico singolarmente preso, ma la proposizione, la quale in generale enuncia che qualcosa o é o non é. La logica studia la proposizione a prescindere dal fatto che essa sia vera o falsa oppure che sia formulata verbalmente o pensata da qualcuno; sotto questo profilo, dunque, essa é pienamente indipendente dalla psicologia e non si configura come scienza del pensiero. Per proposizione però Husserl intende non i singoli enunciati, ma l'unità o l' essenza di tutti gli enunciati con lo stesso significato. Questa essenza ha esistenza autonoma rispetto ai singoli enunciati, allo stesso modo degli universali (ad esempio la bianchezza), i quali non sono entità singole, ma l'insieme o l'essenza di una molteplicità di cose singole (in questo caso le singole cose bianche). Di queste essenze, secondo Husserl, abbiamo un'esperienza autoevidente, caratterizzata da una certezza superiore a ogni certezza data dalle scienze empiriche: egli chiama questa esperienza intuizione categoriale, per distinguerla dalla semplice intuizione empirica, che carpisce solamente oggetti individuali. La logica pura consiste nella descrizione di queste essenze, che sono alla base di ogni tipo di indagine e scienza: si tratta di un'analisi fenomenologica, che mostra come le leggi logiche appaiono ed operano nel vissuto (in tedesco Erlebnis ) concreto della conoscenza. Partendo dalla considerazione dell'oggetto intenzionale dei vari atti psichici, essa descrive come tali leggi, indipendenti dall'esperienza, si realizzano soggettivamente in riferimento agli oggetti, che sono intenzionali negli atti conoscitivi. Per Husserl l'ideale della vera filosofia consiste nel realizzare l'idea della conoscenza assoluta, basandosi su un fondamento certo, e la fenomenologia é il metodo che permette di raggiungere questo obiettivo. Questo programma Husserl lo delinea e lo svolge negli scritti successivi alle Ricerche logiche , nella Filosofia come scienza rigorosa e, specialmente, nelle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica . Per costituirsi come scienza rigorosa, la filosofia non deve assumere nulla come ovvio e indiscutibile, ma deve raggiungere criticamente un fondamento dotato di evidenza assoluta. (Continua) - 23 - Antropos in the world POLITICA E NAZIONE TEATRO, TEATRINO E MARIONETTE ovvero, il pensiero spicciolo del cittadino comune Questo teatrino elettorale, è utile ricordarlo, è dovuto alla faccenda dello spread, che in passato era abbastanza stabile e si aggirava intorno a 150. Comunque, è bene ricordare che il duo Merkel-Sarkozy, con mosse sbagliate, ha messo in dubbio la propria capacità di gestire il governo d‟Europa e la crisi da loro provocata. Infatti, i due “grandi” strateghi franco-teutonici hanno acuito la crisi, dal momento in cui decisero di bloccare gli aiuti alla Grecia pretendendo la partecipazione delle banche coinvolte che erano essenzialmente francesi, tedesche e inglesi. Così gli investitori internazionali si sono spaventati perché hanno avuto paura della caduta dell‟euro. In questo panorama si è avuta la fuga dai titoli di debito europei, la crisi ha assunto contorni gravissimi ed in Italia i lavoratori ed i pensionati hanno dovuto pagare, con il proprio sangue, tasse e imposte ingiuste, inventate per salvare le banche esposte al debito. Tutto ciò grazie ad uno scellerato governo “speciale” voluto dal capo dello Stato che, invece di pensare al bene del popolo, ha pensato al bene delle banche con l‟invenzione e la famige- Tu che ne pensi della situazione? Pare di essere in una notte buia,in cui tutte le vacche sono nere! rata imposizione di tasse e balzelli, che hanno fatto crollare tutti i valori della crescita dell‟Italia. Ciò ha portato alla recessione, con la conseguenza che la disoccupazione ha raggiunto i massimi storici. In questo contesto, gli Italiani sono stati chiamati ad eleggere un nuovo governo con la responsabilità di dover scegliere per “il meno peggio”, ma come identificarlo, in questo squallore politico ? L‟impresa è stata difficile, perché i candidati alla guida del paese non hanno voluto assumere impegni precisi ed hanno rimandato, a dopo le elezioni, le questioni fondamentali. Gli italiani hanno fatto fatica a capire dove stava la bufala e dove iniziava la realtà, perché tutti erano contro tutti, con il diabolico meccanismo della macchina del fango e la pioggia delle meschinità, indegne di un politico che si rispetti. Intanto, ciò ha costretto gli elettori a fare una rapida classifica, al fine di individuare chi potesse costituire il male minore. Ovviamente, gli autori della sarabanda si sono presentati tutti come “Cristi” immacolati e propositivi, con programmi che eccedendo in demagogia, mancano di proposte concrete per il rilancio dell‟economia e la crescita del paese. Oggi, purtroppo, al di là delle chiacchiere, nessuno è in grado di capire come sarà possibile concretizzare un governo a guida stabile e duratura, che possa affrontare, con capacità e serietà, le questioni fondamentali dell‟economia, per un domani migliore dell‟Italia e dei giovani. Se fosse vissuto oggi, Diogene, per andare alla ricerca dell‟uomo, più che di una lanterna, avrebbe avuto bisogno di una gigantesca fotoelettrica …. comunque, ne vedremo delle belle! Mario Bottiglieri _______ Mario Bottiglieri, ex impiegato dell’Ufficio tecnico del Comune di Salerno. - 24 - Antropos in the world PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore (seconda parte) RICETTE - 2 spicchi di aglio GENOVESE Ingredienti (per 4 persone) - 1 dl di olio - ½ kg di carne (lacerto) - una manciata di prezzemolo - ½ kg di cipolle - poco latte, sale, pepe - 1 cucchiaio di passata di pomodoro Preparazione - Olio extra vergine d‟oliva Pulire le cipolle togliendo le foglie esterne e farle - Prezzemolo, sale , pepe scottare per circa 10 minuti in acqua salata in quantità sufficiente a ricoprirle; . sgocciolarle, tagliare via Preparazione: Far rosolare nell‟olio il pezzo di carne, aggiungere la parte superiore e tenerla a parte (servirà come le cipolle affettate, il cucchiaio di passata, il prezzemolo coperchio), con un coltellino sottile e affilatissimo tritato, il pepe e aggiustare di sale. Lasciar cuocere svuotare le cipolle eliminando le foglioline interne in lentamente (a calore moderatissimo) fino a che la carne modo da ottenere dei cestini. Pulire bene i funghi,tritarli e farli cuocere in una prende un bel colore dorato (attenzione a non bruciate cucchiaiata di aglio, versarli poi in una terrina, carne e cipolla). Aggiungere un mezzo bicchiere di vino bianco secco, lasciare asciugare e continuare la aggiungervi il trito di carne, la mollica di pane cottura. Quando la carne è tenera e cotta, toglierla dalla precedentemente bagnata nel latte e ben strizzata, casseruola e si continua la cottura fino a quando la l‟aglio schiacciato, il prezzemolo tritato, il sale, il cipolla risulta completamente “consumata”. Affettare la pepe ed eventualmente un cucchiaio di olio. carne e servirla calda con un po‟ di sugo. Con il resto Mescolare poi in modo da ottenere un composto del sugo e parmigiano grattugiato condire 400 gr di omogeneo e riempire con questo le cipolle, quindi chiuderle con il coperchietto. Versare il rimanente pasta ( ziti o penne a candela o altra pasta preferita). olio in una pirofila, aggiungervi una noce di burro e CIPOLLE COTTE IN CROSTA DI PANE - 500 gr di pasta di pane lievitata (si può acquistare adagiarvi le cipolle; farle prima rosolare molto bene sul fuoco, quindi coprire il recipiente e terminare la già pronta) cottura in forno alla temperatura di 180° . - 500 gr di cipolle Sgocciolare le cipolle dalla pirofila, aggiungere al - 70 gr di pancetta affumicata affettata fondo di cottura il rimanente burro, dare qualche - 1 dl di olio - Sale, pepe minuto di cottura, versare la salsetta sulle cipolle, Preparazione: quindi servire come contorno o piatto di mezzo. Affettare le cipolle sottilissime e metterle ad ap- FRITTATA DI CIPOLLE passire in mezzo dl di olio, salare, pepare e farle Ingredienti (per 4 persone) stufare aggiungendo un po‟ di acqua o meglio brodo. - 8 uova Dividere la pasta in due parti, tirarne una dello - 400 gr di cipolle spessore di circa ½ cm e con essa foderare una teglia - 50 gr di burro ben unta di olio; distribuirvi sopra le cipolle cotte, coprire queste ultime con la pancetta affettata e - olio, sale ricoprire il tutto con la seconda parte di pasta di pane, Preparazione: tirata con il matterello. Saldare bene i bordi delle due Tagliare le cipolle a fettine sottili e metterle in acqua paste e ungere la superficie con olio. Mettere la teglia per qualche ora. Versare nella padella un po‟ d‟olio, in forno alla temperatura di 200-220° e lasciarvela farlo scaldare, aggiungere le cipolle, tenere il fuoco fino a quando la pasta si presenterà ben dorata. Si può bassissimo, coprire e fare macerare lentamente. Quando le cipolle sono quasi disfatte, aggiungere 25 servire la focaccia appena sfornata, oppure tiepida. grammi di burro, fare fondere, unire le uova, battute CIPOLLE RIPIENE e salate, mescolare bene e lasciare rapprendere. Ingredienti (per 4 persone) Capovolgere la frittata ( io faccio rapprendere la - 8 cipolle di media misura parte superiore sotto il grill del forno). Servirla - 300 gr di carne di vitello tritata tenerissima, appena rappresa e molto calda. Con - 200 gr di funghi porcini queste dosi si possono fare due frittate. - 20 gr di burro - 30 gr di mollica di pane - 25 - Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI BERGAMO IRENA SENDLER UN CORAGGIOSO CUORE POLACCO NEL GHETTO DI VARSAVIA: “Le persone che / andavo a trovare nel / ghetto le ricordo con / rispetto, ammirazione /e commozione. / Ricordo il loro / Quella che vi raccontiamo è una storia di straordinario eroismo, di una non comune sensibilità per il prossimo, la storia tutta al femminile di una grande attivista sociale, proclamata “Giusta tra le Nazioni” dall‟istituto di Yad Vashem nel 1965, proposta per il Premio Nobel per la Pace nel 2007. Nel 1991 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Israele per aver salvato dalla morte 2500 bambini ebrei, facendoli uscire segretamente dal ghetto di Varsavia (inverno 1940-16 maggio 1943), a rischio della vita, fornendo loro falsi documenti e ricoverandoli in case private fuori dal ghetto o in istituti religiosi cattolici. È stata poi dimenticata per oltre mezzo secolo, soffocata dalla cappa grigia del comunismo sovietico in Polonia. Stiamo parlando di Irena Sendler (da nubile Irena Krzyzanowska), polacca di origine, nata nel 1910, vissuta a Varsavia e recentemente scomparsa (2008), della cui incredibile biografia poco o nulla si conosce. Ad onorare la memoria di questa eroina del „900 è stata la conferenza della dott.ssa Domenica Pittarelli, specialista in Relazioni Internazionali, membro della Comunità Polacca di Torino, relatrice all‟incontro intitolato “Un coraggioso cuore polacco nel ghetto: Irena Sendler”, nella Giornata della Memoria 2013. Un evento importante, che si è svolto lo scorso 26 gennaio nella splendida cornice della Sala Consiliare di Palazzo Frizzoni, alla presenza di una numerosa scolaresca dell‟Istituto “Secco Suardo” di Bergamo, organizzato dal Consiglio delle Donne presieduto dalla dott.ssa Luisa Pecce - e dall'Assessorato alle Politiche Sociali e Pari Opportunità del Comune di Bergamo, con la collaborazione dell'Associazione Infanzia&Città. La storia della Sendler è decisamente fuori dal comune. Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, Irena Sendler ha 29 anni e lavora come assistente sociale per l‟amministrazione comunale di Varsavia, dove, con il supporto del direttore del dipartimento - che per questo verrà deportato ad Auschwitz -, soccorre gli ebrei, chiusi nel ghetto. Nell‟autunno del 1940, infatti, viene recintato il - 26 - impegno a favore / degli altri. / Li ricordo tutti, / giovani e meno giovani.” (Irena Sendler) ghetto di Varsavia e quasi 400.000 ebrei sono trasferiti al suo interno, in condizioni igieniche precarie, aggravate dalla mancanza di cibo e medicine: si moltiplicano le epidemie, il tifo in particolare, e il tasso di mortalità risulta elevatissimo. In veste di infermiera, Irena riesce ad ottenere un lasciapassare; ufficialmente entra nel ghetto per la disinfestazione, in realtà organizza una capillare rete di soccorso procurando cibo, generi di conforto, vestiti. Nel ghetto porta la stella di David, non solo per confondersi fra la folla, ma anche in segno di solidarietà. Nel 1942 nasce l‟organizzazione segreta “Consiglio per l‟aiuto agli ebrei” ( “Konrad Zegota”) e Irena ne diventa attivista, come responsabile del dipartimento infantile, con il nome in codice di “Jolanta”. Venuta a conoscenza della decisione dei nazisti di distruggere il ghetto, Irena inizia a trasferire i bambini, in veste di infermiera, utilizzando strategie accuratissime, diverse da caso a caso: nascondendoli nelle ambulanze, o nel tramvai che attraversava il ghetto o nelle cassette da lavoro dei suoi fedelissimo collaboratori, piuttosto che servendosi personalmente dell‟uscita dal ghetto attraverso l‟istituto del Tribunale, presieduto dai nazisti. Spesso i piccoli venivano addormentati con i sonniferi e rinchiusi in un sacco o in una cassa per passare nella parte ariana, facendo credere agli uomini della Gestapo che si trattava di morti per tifo. Dopo la fuga, i bambini venivano raccolti in centri di assistenza, dove imparavano ad adattarsi al nuovo ambiente, per poi essere assegnati a famiglie, orfanotrofi o conventi cattolici. Nel dicembre del 1942 Irena viene scoperta dai nazisti: arrestata e torturata brutalmente per tre mesi, senza riuscire a farla parlare, è condannata a morte e portata nel carcere di Pawiak. L‟organizzazione “Zegota” riesce, all‟ultimo momento, a corrompere un generale nazista con una grossa somma di denaro, salvando Irena, già condannata alla fucilazione. Antropos in the world Da quel momento la sua vita cambia: non può più entrare nel ghetto, deve vivere in clandestinità, con il nome di Klara Dabrowska. Questo non le impedisce di continuare a collaborare con “Zegota” e aiutare gli ebrei, coordinando il salvataggio di molti bambini ( 2.500 i bambini salvati da Irena Sendler, pari al doppio degli ebrei della famosa Schindler's List). Durante l‟Insurrezione di Varsavia, Irena lavora come infermiera nel Punto Sanitario e, dopo la guerra, entra nel Centro di Aiuto Sociale della capitale. Contribuisce a creare orfanotrofi, un Centro di Assistenza per le madri e i bambini in difficoltà, alcune istituzioni a sostegno delle famiglie disoccupate. Viene perseguitata anche dai Servizi di Sicurezza comunisti: nel 1949, è arrestata e brutalmente interrogata, perché sospettata di nascondere membri dell‟Esercito Partigiano (AK); in carcere perde un bambino, nato prematuramente. Dal 1948 al 1968 è iscritta al Partito Operaio Unificato Polacco, da cui esce, dopo il 1968, in segno di protesta per le repressioni contro studenti ed intellettuali, e per la campagna antisemita lanciata dal governo. Nel 1980 aderisce a “Solidarnosc”. Nel 1999, un insegnante americano, Norman Conard, colpito dalla sua storia, fa mettere in scena dalle sue giovani allieve del Kansas un‟opera teatrale, intitolata “Life in a Jar” (“La vita in un barattolo”). Il titolo si riferisce al modo con cui Irena Sendler aveva conservato i nomi dei bambini ebrei salvati, scritti su un rotolo di carta velina con linguaggio cifrato, interrato sotto un melo del giardino di casa, in un barattolo di vetro, appunto, con i dati dei veri genitori e di quelli adottivi, insieme ad alcuni effetti personali. Al termine del conflitto, la sua lista, consegnata ai leader della comunità ebraica, permise ai sopravvissuti di scoprire le proprie origini e di ritrovare, in alcuni casi, le famiglie d‟origine, in gran parte assassinate nei campi di sterminio nazisti. Maria Imparato Fiera del crocifisso ritrovato 2013, il programma il progetto "Nel diverticolo del tempo" è il primo evento previsto per l'edizione 2013 della fiera del Crocifisso ritrovato ed è basato sul connubio tra momenti e monumenti storici. Esso consiste in tre rappresentazioni teatrali: L'arechi II, Sighelgaita e la Scuola Medica Salernitana, La moglie dell'oste, quest'ultima già rappresentata al teatro dei Barbuti nel 2006. Le tre rappresentazioni sono tratte dall'opera del noto commediografo Franco Pastore, sono dirette dall'attore salernitano Matteo Salsano e messe in scena dalla compagnia "La bottega di San Lazzaro" . Particolarmente suggestive saranno le location in cui le opere saranno rappresentate: Chiesa di San Pietro a Corte, Tempio di Pomona e Duomo di San Matteo. - 27 - Antropos in the world DENTRO LA STORIA – A cura di Andropos LO SBARCO IN SICILIA (seconda parte) Dopo qualche scaramuccia e varie manovre diversive verso l'interno, i garibaldini, il 27, giunsero a Palermo e si apprestarono ad entrare in città, ma prima dovettero attraversare il Ponte dell'Ammiraglio, presidiato dai militari borbonici. Dopo un duro scontro, le truppe reali abbandonarono il campo e rientrarono a Palermo, una colonna attraverso la Porta Termini, l'altra attraverso la Porta Sant'Antonino. Nei successivi scontri tra Porta Sant'Antonino e Porta Termini cadeva l'ungherese Luigi Tüköry, mentre furono feriti, fra gli altri, Benedetto Cairoli, Stefano Canzio e Nino Bixio. Aiutati dall'insurrezione di Palermo, tra il 28 maggio ed il 30 maggio i garibaldini e gli insorti, combattendo spesso strada per strada, conquistano tutta la città, nonostante il bombardamento indiscriminato condotto dalle navi borboniche e dalle postazioni presenti presso il piano antistante Palazzo dei Normanni e il Castello a Mare. Il 29 maggio si aveva un deciso contrattacco delle truppe regie che, però, veniva arginato. Il giorno 30 maggio i borbonici, asserragliati nelle fortezze lungo le mura, chiesero un armistizio. Garibaldi, ormai padrone della città, si proclamò "dittatore" nominando un governo provvisorio in cui risaltava il ruolo di Francesco Crispi. Dopo un armistizio dal 30 maggio al 3 giugno, il giorno 6 giugno le truppe che difendevano il capoluogo siciliano capitolavano in cambio del permesso di lasciare la città e ottenendo l'onore delle armi. In quei giorni il porto di Palermo divenne un affollato crocevia dei più disparati personaggi, compresi molti cronisti di giornali inglesi ed americani, tra cui Ferdinand Eber, corrispondente del Times che entrò a far parte dei Mille con il grado di colonnello. Il 30 maggio sbarcò dal suo panfilo personale Alexandre Dumas con armi e champagne. Il 6 giugno arrivò Giuseppe La Farina, inviato da Cavour, che temeva i mazziniani, per prendere il controllo della situazione a favore del Regno di Sardegna, senza, però, trovare al momento un'accoglienza favorevole. Lascerà nelle lettere di quei giorni severi giudizi sui garibaldini ed il governo dittatoriale e continuerà a complottare per l'immediata annessione, fino alla sua espulsione. In giugno ai garibaldini si aggregarono altri volontari siciliani e quelli provenienti da altre parti d'Italia, i cui arrivi si succedevano quasi quotidianamente, inquadrandosi in quello che poi fu chiamato esercito meridionale. Il 2 ed il 3 giugno, - 28 - arrivarono a Catania, che intanto era insorta, due imbarcazioni con diversi volontari e rifornimenti provenienti da Genova, dopo un lungo viaggio che aveva toccato Malta. Il 7 giugno arrivarono 1500 fucili da Malta (forniti dagli inglesi). L'11 giugno sbarcò a Marsala una nave di rifornimenti (l'Utile) con 69 uomini al comando di Carmelo Aglietta, 1000 fucili e molte munizioni. Il 18 giugno sbarcò a Castellammare del Golfo la seconda vera e propria spedizione, proveniente da Genova e comandata dal generale Giacomo Medici, con tre navi, circa 3500 volontari, 8000 fucili moderni e munizioni Il 5 ed il 7 luglio sbarcarono a Palermo 1800 volontari comandati da Enrico Cosenz. Il 9 luglio su una vecchia carboniera arrivarono diverse centinaia di volontari. Il 22 luglio su due navi arrivarono a Palermo circa 2000 volontari, quasi tutti lombardi, al comando di Gaetano Sacchi. I garibaldini furono riorganizzati e verso la fine del mese di giugno mossero da Palermo, divisi in tre colonne, verso la conquista dell'isola. La brigata di Stefano Türr (poi comandata da Eber), con circa cinquecento uomini, s'incamminò per l'interno, Bixio con circa 1700 uomini verso Catania, passando da Agrigento, e Medici con Cosenz, al comando della colonna più importante, avanzarono lungo la costa settentrionale. Qui il 20 luglio le truppe borboniche vennero sconfitte nella battaglia di Milazzo, a cui partecipò lo stesso Garibaldi, giunto da Palermo. I garibaldini guidati da Medici giunsero a Messina il 27 luglio, quando già una parte delle truppe borboniche aveva lasciato la città Il giorno seguente, giunse Garibaldi. Con la città in mano ai Mille, il generale Tommaso Clary, comandante dei borbonici, e Medici sottoscrissero una convenzione, che prevedeva l'abbandono di Messina da parte delle milizie borboniche, a patto che non venisse arrecato alcun danno alla città e che il loro imbarco verso Napoli non fosse molestato. Garibaldi aveva ottenuto così campo libero, e i soldati borbonici si reimbarcarono verso il continente. A presidiare la Real Cittadella, affacciata sul porto, rimase solo una piccola guarnigione che non tenterà alcuna azione bellica, ma che si arrenderà solo mesi più tardi. Il 28 luglio capitolarono anche le fortezze di Siracusa e Augusta. Così veniva completata la conquista dell'isola. (continua) Antropos in the world IO LA PENSO COSI’ RELATIVISMO CATTOLICO-SESSUALE IL MATRIMONIO NON CONSUMATO Il “sacramento deduttivo” ovvero il sacramento dell‟atto sessuale, di fatto sancisce il reale matrimonio; non si censuri e non si ritenga biasimevole questa mia considerazione, perché negare la sostanza concreta , effettiva , di un apparentemente ipotetico ottavo sacramento? Un inno al sesso col proprio partner, il quale dovrebbe esser esente da qualunque altra differente licenziosità o “degradante appetito”. Purtroppo la realtà sostiene che restare fedeli e, soprattutto, leali per l‟intero arco della esistenza, è innaturale, si scontra con la natura umana: chi dice di attuare o di aver realizzato una tale condizione anomala, è un volgare simulatore, insincero, menzognero, con le maiuscole. E‟ impossibile sollevare un palazzo con le sole proprie forze; lo sforzo del “costantemente attaccati” equivale alla fatica immane, sisifesca, che occorrerebbe per un‟azione del genere, disumana, irrealizzabile. Smettiamola di ingannarci a vicenda: Esistono sfide contro se stessi che vanno assai al di là delle possibilità della specie umana, il tentativo di fedeltà per una vita intera rientra in una di queste sfide impossibili. Ma se la nostra natura è fatta in un certo modo, perché cercare di modificarla? E poi, perché nascondere una realtà tanto semplice ed evidente? L‟uomo e la donna, a causa delle proprie imperfezioni, sono sottoposti a vincoli ben precisi, sono costretti ad affrontare limiti che non possono e non potranno mai varcare; almeno vi sia un minimo di onestà e di sensibilità nel riconoscerlo: è impossibile andare “più in là di tali limiti”, è sciocco/a e presuntuoso/a chi afferma di concretizzare o di aver concretizzato una convivenza nella quale il risultato sia (sia stato) l‟autentica, spontanea dedizione. L‟infedeltà messa in pratica (UN “PECCATO” CHE PRIMA O POI LO SI FARA‟ SCONTARE, CON UNA RIVALSA O RITORSIONE PIU‟ O MENO AMPIA, TALUNE VOLTE MAGARI ATROCE) od anche lo spingersi con pensieri fantasie erotiche verso uno differente dal consueto noioso “inamovibile”, insomma il tradimento “materiale o spirituale” - ci intendiamo, vero? - sono le uniche tangibili effettive realtà; la (finta) fedeltà resterà sempre forzata oppure non si sono presentate opportunità concrete di verificare questo “sublime attaccamento”; la (innaturale) fedeltà di chi mentendo dice di applicarla, sarà soltanto totale simulazione, assurdamente artificiosa: togliamoci questo scudo di falsità, scagliamolo via lontano! NON SI DOVREBBE ESSER MENZOGNERI SULLE QUESTIONI IMPORTANTI, EPPURE E‟ IMPOSSIBILE NON INGANNARE LA PERSONA CHE SI DICE DI AMARLA PER DAVVERO, E‟ IMPOSSIBILE SEPPURE ORRIBILE NON GIOCARE TANTISSIME VOLTE CON I SENTIMENTI, SIAMO TUTTI CARICHI DI IPOCRISIA SULLE QUESTIONI IMPORTANTI… DOVREMMO CONTINUAMENTE CONFESSARE LE NOSTRE PULSIONI, DESIDERI, TANTE IMMAGINI EROTICHE CON ALTRI PARTNERS … “amare per davvero” .. ”assiduo attaccamento” … Sono concetti inesistenti … irreali ipocrite balordaggini … Non sarà mai autentico, mai potrà esistere il vero legame e se fossimo dominati da bagliori di spontaneità, tutti confesseremmo di continuo le nostre “fughe spirituali”: una delle condizioni, questa, se la si attuasse, dell’essere in minima parte per davvero se stessi . Giuffrida Farina eventi FONDATORE – DIR. EDITORIALE Livio Pastore DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Sbarra EDITORE Ass. Culturale Eventi Via Pedagnali,65 - Sarno (Salerno) Tel.: 081967292 [email protected] - 29 - Antropos in the world DE COGNOMINE DISPUTĀMUS a cura di Gaetano Rispoli “ Il soprannome è l’orma di una identità forte, che si è imposta per una consuetudine emersa d’improvviso, il riconoscimento di una nobiltà popolare, conquistata in virtù di un ruolo circoscritto alla persona, quasi una spinta naturale a proseguire nella ricerca travagliata di un altro sé. Il sistema antroponimico era dunque binominale, formato da un nome seguito o da un’indicazione di luogo (per es.: Jacopone da Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugolino) o da un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un attributo relativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il patrimonio dei cognomi era pertanto così scarso, che diventava necessario ricorrere ai soprannomi, la cui origine non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di come si siano formati, e la maggior parte di essi resta inspiegabile a studiosi e ricercatori. Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad accostamenti di immagini paradossali ed arbitrari. Inutilmente ci si sforzerebbe di capire il significato e l’origine di soprannomi come "centrellaro" o come "strifizzo" o "trusiano", lavorando solo a livello di ricerca storica e filologica. E così, moltissimi soprannomi restano inspiegabili, incomprensibili, perché si è perso ormai il contesto storico, sociale e culturale o, addirittura, il ricordo dell’occasione in cui il soprannome è nato. Verso il XVIII° secolo, il bisogno di far un po’ d'ordine e la necessità di identificare popolazioni diventate ormai troppo popolose porta all'imposizione per legge dell'obbligo del cognome. Questo mese, ci occuperemo del cognome: ESPOSITO L'origine etimologica del cognome Esposito è ben nota, e proviene dalla parola esposto, cioè messo nella ruota degli esposti. Quest'ultima, tuttora visibile presso la parete esterna dell'Ospedale dell'Annunziata di Napoli, era destinata ad accogliere tutti i bambini abbandonati dalle madri ed affidati alla misericordia della Madonna dell'Annunziata. Il meccanismo della ruota era tale da consentire alla madre di mantenere ignota la propria identità, in quanto dall'interno non era possibile visualizzare chi lasciasse il bambino. - 30 - Nella sala interna, il bambino veniva accolto e dotato di un segno di riconoscimento, di cui una parte veniva data alla madre (una mezza medaglietta, un lembo di lenzuolo, o altro oggetto).Questo accorgimento consentiva, in caso di pentimento, che madre e figlio potessero essere ricongiunti. Il primo Esposito della storia, come accennato, fu registrato presso l'Ospedale dell'Annunziata, il 1 gennaio 1623. Si trattava di Fabritio, di anni due. La ruota funzionò fino al 22 giugno 1875, allorché fu chiusa, ma i bambini continuarono ad essere accolti nel brefotrofio fino al 1980. L'attività della ruota conobbe una sola interruzione, in corrispondenza del decennio francese. Fu allora, infatti, che Gioacchino Murat, considerando quel cognome come un marchio infamante, diede disposizione che i bambini abbandonati non fossero più chiamati Esposito, ma che tutti quelli lasciati nella ruota in un certo giorno ricevessero un nome di fantasia. Da questa consuetudine derivarono numerosi cognomi, e tra i tanti casi se ne ricorda uno particolare del 1862. La parola scelta per quella giornata era Genito, e tale cognome fu attribuito ad uno dei bambini abbandonati. Per un errore di trascrizione, il cognome divenne Gemito, ed il bambino in questione fu chiamato Vincenzo Gemito. In età adulta, sarebbe diventato uno dei grandi pittori della Scuola napoletana. In Italia, 38.397 persone hanno il cognome Esposito e, tra i cognomi più diffusi, sta al quarto posto. A Napoli, 13.068 persone si chiamano Esposito. L'archivio cartaceo tra registri, fasci e fascicoli, comprende circa 7.500 unità archivistiche che si riferiscono alle diverse attività della Casa Santa, dalla gestione del suo patrimonio, all'attività del Banco e vanno dal XV secolo al 1950. Si distinguono tra questi le serie Deliberazioni e Filze dei Projetti, che riguardano i bambini anonimamente abbandonati attraverso la Ruota degli Esposti. Ma chi, tra il 700 e l‟800, rinunciava in tal modo alle sue creature? Erano, sicuramente, madri disperate, appartenenti a ceti poveri della popolazione, spesso vedove, o comunque sole e prive di risorse economiche ed emotive per allevare un altro figlio. Non mancavano però gravidanze illegittime e quindi scomode da sostenere; il merco, una medaglietta di piombo, legata al collo del bambino, ne suggellava inequivocabilmente il destino. Antropos in the world IMMAGINI D’UN ALTRO TEMPO NON VIVEVA IN UN GHETTO LA COMUNITA’ EBRAICA DI ERICE Fondamentale per lo studio degli ebrei ericini è il Registro del notaio della Regia Curia Giovanni Maiorana composto da 150 documenti e che ha inizio proprio con un atto relativo alla Giudecca. Padre Giuseppe Castronovo indica il quartiere da loro preferito, chiamato Rabato, tra la chiesa di di Sant‟Antonio e il Balio. Di questo quartiere oggi non resta che la via Giudaica e il vicolo Giudaico. Un altro storico ericino, Antonio Cordici, vissuto fra il XVI e XVII secolo, descrive le case degli ebrei ricoperte di lastre di pietra piuttosto che di tegole e ciò per difendersi dai giovani che lanciavano sassi sulle loro case soprattutto durante la Settimana Santa. Gli ebrei non avevano un ghetto ma una sinagoga e vivevano in comune con i cristiani. Non mancarono, tuttavia, duri e sanguinosi scontri come quando, nel 1392, i cristiani obbligarono gli ebrei alla conversione cattolica ed uccisero coloro che si erano rifiutati o quando furono commesse stragi e rapine a loro danno tanto che fu necessario l‟intervento del Re Martino che ordinò che non si ripetessero più simili atti. La Giudecca era amministrata da uno o più prothi e dagli anziani; per gli affari più importanti si riuniva una specie di Consiglio Generale della Sinagoga, spesso la riunione avveniva in una Chiesa cristiana che, secondo quanto riportato nel documento XLIII del Registro Maiorana, pare si tratti della chiesa di San Giuliano. I Prothi riscuotevano dai correligionari la gezia, l‟imposta sugli ebrei creata dagli Arabi e mantenuta anche dai Normanni. Ai prothi spettava mandare a Palermo il denaro dovuto dalla Giudecca. Oltre ai prothi vi erano anche i judices in lege mosaica cioè coloro che giudicavano secondo la legge di Mosè. Spesso gli ebrei non si fidavano dei loro stessi ufficiali, in tal caso si recavano dinanzi ad un notaio per pubblicare la protestacionem alla quale poteva seguire una denunzia. Oltre ai propri ufficiali gli ebrei erano sottoposti anche al Tribunale del Vicesecreto,composto da magistrati cristiani, talvolta le controversie fra cristiani ed ebrei erano sottoposte all‟arbitrato dei Probi Viri. Vi era anche un ufficiale cristiano che aveva una speciale giurisdizione sugli ebrei: il Gubernator Judeor che si faceva assistere da un Assessor Giusperito. Come per l‟amministrazione delle loro Università gli ebrei erano sottoposti ai propri ufficiali che si regolavano secondo la legge mosaica e ai magistrati cristiani che applicavano le leggi del Regno, così anche nell‟interno della famiglia e nell‟eredità è probabile che la legge mosaica e la legge del Regno avessero vigore insieme. Gli ebrei esercitavano in Erice vari mestieri e professioni: molti erano ciabattini, altri fabbri; non mancarono i medici la cui opera si limitava forse ai correligionari e agli schiavi. Naturalmente gli ebrei erano più abili nell‟esercizio del commercio, primo fra tutti il commercio di pelli e cuoiame perché molti ebrei erano calzolai e conciapelli. A testimonianza della presenza ebraica, oltre ai molti cognomi rimasti in uso, nomi di strade esistono le testimonianze archeologiche: una lapide in pietra incassata in una parete dell‟atrio del Museo Civico proveniente dal cimitero ebraico di Fontanella; una lucerna di impasto beige con menorah ( candelabro a sette bracci) tipico delle comunità ebraiche; una iscrizione ibrida proveniente dalla chiesa di Santo Ippolito di dubbio significato. Il 18 giugno 1492 Ferdinando il Cattolico, con un editto, ordinò che, entro tre mesi, gli ebrei dovevano abbandonare per sempre la Sicilia dopo aver venduto i beni mobili e immobili o chiedere il battesimo e convertirsi al Cristianesimo. Molti preferirono la fuga negli Stati musulmani dell‟Africa settentrionale altri furono accolti nello Stato Pontificio dove si convertirono ed entrarono in Ordini religiosi. La cacciata degli ebrei che fino al XV secolo rappresentavano circa un terzo della popolazione della Sicilia costituì comunque un fatto grave per l‟economia dell‟Isola ed anche per Erice. Anna Burdua ______________ Anna Burdua, ericina, ha conseguito la laurea in materie letterarie presso l‟Università di Palermo. Dirigente del settore cultura (Biblioteca, Museo e dell‟Archivio Storico) dal 1978 al 2010 ha orientato i suoi studi principalmente sulla storia di Erice per la diffusione e la divulgazione del patrimonio storicoculturale. - 31 - Antropos in the world I paraleremi 1 di un greco a Casatori2, “sull’estruizione”3 (IV ed ultima parte) Elio Lico Elio Lico Elio Lico Elio Lico Elio Lico Elio Lico Elio Lico : - Ma la scuola, l‟istruzione, la cultura…: - Quale? Quella priva di contenuti, dove l‟informatica la fa da padrona, annullando il pensiero individuale, in un globalismo culturale senza forza di discernimento? …: - Mio Dio, siamo dunque a questo punto? : - Per Giuda! Non si leggono più libri, si parla una lingua che è piena di barbarismi ed enormità linguistiche, si scrive per acronimi e segni: t.v.b. per ti voglia bene, per è divenuto una x, non con nn ed altro. Le automazioni hanno tolto posti di lavoro, parlano di sostituire l‟insegnante con il computer, non si salgono più scale, non si cammina più a piedi ed anche l‟ amore è divenuto un esercizio fisico, tra partner che si incontrano per caso, o che comunque si conoscono poco. Devo continuare?: - Ma il valore della famiglia, dove lo mettiamo?: - La famiglia, quale famiglia? Forse le unioni di fatto? La promiscuità la fa da padrona e la normalità è oggi considerata anormale. La semplice e giusta considerazione della diversità si è evoluta in una contitio privilegis, che stravolge tradizioni ed istituzioni. La donna, nel processo di rivendicazione dei propri diritti, ha macinato entrambi i ruoli di madre e di moglie: non è cresciuta come donna, ma ha preso il posto dell‟uomo e, come lui, aspira a carriere, guida il camion, va ad uomini, dando un calcio a tutti quei valori che, per secoli, l‟hanno vista regina dell‟equilibrio familiare, madre ed educatrice dei propri figli. : - E l‟uomo?: - L‟uomo ha quel che ha seminato!: - In che senso?: - Nel senso che è la giusta punizione per non aver mai apprezzato e riconosciuto i sacrifici della donna, quando era regina del focolare; per non parlare della violenza maschile e della presunzione tipica del maschilista. Ma c‟è ancora altro… : - Cosa!?: - L‟uomo, alla fine del secondo millennio, è divenuto molle, senza carattere; ha perso quella autorevolezza che derivava dalla sua forza d‟ animo, dalla volontà di sacrificarsi per la crescita della famiglia. Tra l‟altro, è divenuto svogliato negli studi, incapace a perseguire un qualunque obbiettivo, più incline ad appoggiarsi al lavoro della compagna, che conquistare traguardi personali di prestigio. La sua incertezza lo ha perduto-. : - Si ma quando avrà coscienza di quel che ha determinato la sua superficialità, può darsi che avrà un impulso di recupero…: - Personalmente, non credo più nelle capacità dell‟ uomo e tanto meno nella sua coscienza; troppe volte ha scritto miserevoli pagine di storia. Alla fine, penso che, in un atto estremo di autocommiserazione, invece di adoperarsi per una sua rivalutazione, non farà altro che affidarsi alla misericordia di un Dio che tutto perdona -. Andropos ____________ 1) τα παραληρήματα, vaneggiamenti, deliri, follie. 2) Casatori, frazione di S.Valentino Torio, nell‟agro nocerino-sarnese. 3) Intuizione estrema. - 32 Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI PAGANI LA MENSA DI TOMMASO Telegramma del Vescovo Giuseppe al Santo Padre Benedetto XVI In data 04.01.2013, don Flaviano Calenda, parroco del SS. Corpo di Cristo di Pagani, esplicitava al Commissario prefettizio di Pagani la necessità di una “Mensa dei poveri”, appunto “La mensa di Tommaso, (dal Beato Tommaso Maria Fusco), e chiedeva, nel nome del Signore e in aiuto dei poveri, un‟attrezzatura per la ristorazione, della quale il Comune era in possesso. Per intervento del Santo Tommaso, tale materiale è stato messo a disposizione e, dopo un intenso e faticoso lavoro di smontaggio, trasporto e di rimontaggio, a fine mese, tutti i poveri di Pagani troveranno pane, in un momento così critico per il nostro paese. L‟idea di realizzare una mensa a Pagani è nata dal quotidiano contatto con persone che vivono disagi economici e, circa un anno fa, l‟idea ha assunto contorni sempre più concreti. L‟occasione propizia è stata offerta dalla Fondazione Carminello ad Arco, che ha messo a disposizione della Parrocchia del SS. Corpo di Cristo, ampi spazi per la Caritas: un ampio salone, con servizi all‟interno del Cortile, e tre ampi locali ad angolo, tra via Matteotti e via Campitelli, al piano terra. Questi ultimi, che si presentavano fatiscenti e degradati, come i signori Commissari hanno potuto verificare personalmente, son serviti allo scopo, grazie ad interventi di adattamento, riorganizzazione degli spazi e riadattamento dei servizi. Sua Eccellenza, mons. Giuseppe Giudice, in occasione della benedizione dell‟organo al Santuario della Madonna delle Galline, si è detto impaziente di vedere la mensa in funzione. I beneficiari saranno tutti i poveri di Pagani, con il coinvolgimento di tutte le Parrocchie, in quanto ciascun parroco segnalerà i propri poveri. L’inaugurazione della mensa avverrà venerdì otto marzo, alle ore 20. Nocera Inferiore. 12 febbraio 2013 - Ecco il testo del telegramma che stamattina il Vescovo, a nome di tutta la Diocesi, ha inviato al Papa: “ Beatissimo Padre, nello stupore ed incredulità, abbiamo accolto l’annuncio con il quale Ella modifica le modalità del suo servizio petrino. Questo gesto lo leggiamo nella fede, nell’amore alla Chiesa, segno di una grande libertà interiore e gesto che educa, venendo da un Papa teologo. La Diocesi di Nocera Sarno, unita al suo Pastore, le dice grazie per l’alto e luminoso magistero di questi otto anni e prega per Lei in questo momento significativo della sua vita e della vita della Chiesa. Santità, ci benedica.” Giuseppe Giudice, vescovo Ἰησοῦς Χριστὸς Θεοῦ Υἱὸς Σωτήρ Iēsous Christos Theou Hyios Sōtēr "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore" L‟acronimo risulta dunque ΙΧΘΥΣ, che in greco significa "pesce", per i primi cristiani era un segno di riconoscimento non compromettente. - 33 - Antropos in the world LEVIORA La barzelletta illustrata da Paolo Liguori Sui simpatici ed ottimi carabinieri – Ad un posto di blocco:- Signora, non è consentito portare cani in auto?-. - Ma è di pelouche! -. -Non faccia la spiritosa, non le ho chiesto la razza! -. Cose dell’altro mondo – La pulce alla mamma:- Mi racconti la favola di pidocchio?- E tra topi : Attento, sta arrivando un gatto nero! -. L'altro:- "Oh, non importa, io non sono superstizioso...Gira sul web -Tutte le volte che una signora passa davanti a un supermercato, un pappagallo le dice sempre :- Brutta …brutta!-. La donna, stufa di essere presa in giro, parla con il proprietario e lo prega di mettere a tacere il pappagallo. Il giorno dopo la signora passa tutta elegante e truccata davanti al supermercato ed il pappagallo: - Lo sai già, no? – Cose dell’altro mondo – Un tizio è alla stazione, in attesa del treno per Roma. Per ingannare il tempo, sale su di una bilancia parlante ed inserisce una moneta. Risposta:- Sei alto un metro e settanta , pesi 65 kg e stai aspettando il treno per Roma - Perdiana, pensa tra sé, come fa a saperlo? -. Allora. inserisce un‟ altra moneta e la bilancia ripete: - Sei alto un metro e settanta, pesi 65 kg e stai aspettando il treno per Roma -. Incuriosito, va a procurarsi altre monete e riprova. Di rimando, la bilancia ripete:- Sei alto un metro e settanta, pesi 65 kg e, per fare il fesso, hai perso il treno per Roma -. Vecchia ma sempre bella – Una professoressa universitaria stava dando le ultime informazioni sull'esame finale, fissato per il giorno seguente, precisando che non ci sarebbero state scuse, per chi non avesse partecipato all'esame, a meno che non avesse avuto un incidente grave, infermità o morte di un qualche parente prossimo. Uno spiritoso, seduto in fondo all'aula, ironizzando:- Tra questi motivi giustificanti, possiamo includere la stanchezza per attività sessuale?- L'aula scoppiò a ridere. La professoressa aspettò pazientemente che l'uditorio si calmasse, poi, al pagliaccio rispose: - Questo non è un motivo di giustifica, poiché la prova sarà di tipo test; potrà venire e scrivere con l'altra mano... o può rispondere in piedi, se non può sedersi... -. - 34 - Antropos in the world L’ANGOLO DELLA SATIRA RESPIRO DEMOCRATICO PRIMA DELLE ELEZIONI Votare o non votare? Chi? Qualche vecchia cariatide? Quante promesse vane! Siam proprio un popolo di … sciocchi, o allocchi! Che crede ai balocchi, ai parolai, ai finocchi, ai procacciatori di vento, ai professori dementi, a quelli rincoglioniti, ai produttori di guai e non impara mai. Andropos Quanti di voi avranno notato che la prestigiosa valuta europea è contrassegnata, sul rovescio dell‟euro ellenico, da una occhiuta civetta. Evidentemente, i neoellenici non hanno bel soppesato l‟influenza del rigore imposto dai banchieri. E noi, non ricchi cugini, qualche scongiuro potremo arzigogolare oggi, per almeno attutire gli effetti della tempesta monetaria? Oppure aspetteremo sereni e rassegnati gli eventi? Armando Ciappa [Dal Mattino del 19 maggio 2012) L‟ANGOLO DEL CUORE LA MIMOSA ( La douce chanson de Annette) Mentre ti apri, come in un amplesso, cercando di sfiorarmi con la voce, entri, profondamente, quale luce, gridandomi accorata: - Ora, adesso! Sospiri soffocati tra fonemi, carezze come aliti di vento, i tuoi profumi avverto, in un contento, d‟ intenso e carnale appagamento. E‟ come odorare una mimosa, che porti sulle labbra e, ad occhi chiusi, fantastichi sull‟intimo più ascoso, che accende me, rendendomi desioso. Un bacio, a fior di labbra, sussurrato, ravviva all‟istante il nostro verso; un ciao, detto alquanto frastornato, ti fa sentire il re dell‟universo. Andropos ____________ Dalla raccolta “Il profumo di Ermione In video poesia: http://www.youtube.com/watch?feature=playe r_detailpage&v=QDTy-3VsEOs - 35 - ANTROPOS IN THE WORLD, Rivista e Teleweb, hanno, inoltre , il patrocinio degli Enti Carminello e SS. Corpo di Cristo. Il giornale è a disposizione dei nostri lettori sul portale: http://www.andropos.eu/antroposintheworld.html ma può essere richiesto anche in forma cartacea, previo la sottoscrizione di un abbonamento annuale La teleweb ANTROPOS IN THE WORLD e la sua rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma di idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum. (Acquisto Spazio/web del 26/04/06 -Aruba S.P.A.) Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC / Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 / Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio Prov. Avellino – prot. 58196 – 16.10.2012 / Patrocinio Com. Pagani – prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patrocinio Prov. Salerno – prot. 167/st – 23.09.2009 / Patrocinio Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008 Rivista e tele-web omonima: http://www.andropos.it in versione europea http://www.andropos.eu Canale videoYutube Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. 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