n°32 -FEBBRAIO 2012
direttore: DaviDe Lessi
È un giornale creato dagli studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia
L’EDITORIALE
«VEDRETE CAMBIARE LA
di Edoardo Da Ros
*Il presente editoriale è gentilmente offerto da Equitalia.
ine anno, tempo di bilanci. Inizio
anno, tempo di promesse. Ecco
quelle dell’ottimista Joseph Stiglitz, economista premio Nobel, che tra un
“l’economia andrà a rotoli” e un “moriremo
tutti”, ci promette un 2012 luminoso: “La
cosa positiva del 2011 è che, molto pro-
F
NOSTRA DIPLOMAZIA»
Intervista all’Ambasciatore Alessandro Grafini
famosa luce in fondo al tunnel. (maledetti
evasori!)
Epperò col 2012 facciamo sei anni di
sua negli ultimi anni. Nella sua esistenza,
questo giornale ha coperto: tre presidenze
del consiglio italiane, due presidenze americane e, ben più incredibile, due presidenze russe (diverse
Grande Inter di Mancinho, gli unici due
mondiali di calcio vinti consecutivamente
da nazionali dello stesso continente (l’Euro del sud); la primavera più lunga della
storia, ben il 300% in più del normale e il
conseguente deprezzamento dei datteri che
sta scuotendo l’economia globale; vi terrà
aggiornati anche sulle sanzioni all’Iran che
stanno penalizzando il già duramente colpito settore dei tappeti… (vi scoveremo!)
Oltre a tutto questo ben di Dio, in questi
sei anni, Rodolfo Toè ha scritto più recensioni musicali di Luzzatto Fegiz ; Edoardo
Buonerba ci ha parlato di più esperienze
all’estero dell’ex ministro Frattini; Francesco Marchesano è riuscito a farci passare
la voglia di leggere di Russia e Federico
Faleschini a farci odiare ogni forma di ecologismo, mentre si è risvegliata la nostra
sopita anima femminista grazie agli articoli
di Valeria Carlot; allo stesso tempo Emiliano Quercioli ha fatto chiarezza su questioni
più torbide del mare di Grado e Giovanni
Collot ha versato sui nostri capi litri di entusiasmo e ottimismo per il futuro utilizzando
e vi faremo
pagare!)
Molti altri hanno fatto molto altro in efnoi ci siamo sempre su
(tutto!)
Però se aveste bisogno di altro per rendervi
conto di quanto abbiamo reso le vostre vite
migliori, vi basti ricordare che negli ultimi
anni abbiamo anche organizzato le feste più
divertenti, le conferenze più interessanti,
messo in luce le magagne universitarie più
mode più trasgressive e sostenuto la candidatura del sindaco più innovatore. E ora che
ci penso, nessuno ci ha mai detto grazie!
-
di Dario Cavalieri,
Andrea Ferrara,
& Luca Marinaro
N
ato a Venezia nel ‘41, una laurea
in legge in tasca, l’Ambasciatore
gionali come l’Iniziativa Centroeuropea e
quella Adriatico-ionica.
Lo incontriamo al Bar dell’Università un
gelido pomeriggio di dicembre, l’intervista
formale che ci eravamo preparati si trasforma
in una cordiale chiacchierata.
e Zagabria. Partecipa all’ultima riunione
della CSCE (che si sarebbe trasformata in
OSCE poco dopo) e dirige cooperazioni re-
CONTINUA A PAG.4
Anche io vesto la tuta!
Le elezioni Slovene viste da vicino
di Tanja Lanza
elevata, ben il 65% degli elettori.
Un dato di questo tipo è dunque da assumere come un sintomo di una ritrovata
-
E... Vade Re(tro),
EVASORE!
di Giulia Zeni
I
l Governo Pahor ha concluso il mandato 2008-2011 e stando agli analisti
quelle del 4 dicembre sono state le
elezioni più rilevanti dall’indipendenza slovena in poi. Senz’altro hanno portato con sé
tanto stupore.
Per la prima volta in vent’anni durante i
dibattiti politici pre-elezioni non sono emerse le solite storie sul comunismo, le stragi , le colpe, bensì si è parlato del futuro,
dell’uomo medio, delle prospettive slovene
ed europee. Per questa ragione il tasso di af-
Premetto che mi sono occupato prima
di diplomazia bilaterale, poi multilaterale. Ecco che ho fatto l’Ambasciatore in tre
to riguarda la parte multilaterale, ho partecipato all’ultima riunione della CSCE
a Vienna, (prima che si trasformasse in
OSCE), in seguito al Consiglio d’Europa
di Strasburgo, di cui ero numero 2;
C
cabile, talora paragonabile al
furto – a seconda che ad essere
citato sia l’ex Premier Berlusconi o l’economista Padoa-Schioppa – l’evasione
verno democratico, un dato che urla; perché
stavolta vuole avere voce in capitolo e vuole
farsi sentire.
CONTINUA A PAG.5
!
forse incapaci di discernere quale delle
Ma tralasciando il candido sarcasmo
di chi può permettersi di puntare il dito
contro i non osservanti del settimo comandamento, perché di evadere, non
guadagnando, non ha facoltà, passiamo
ai fatti.
CONTINUA A PAG.7
2
Febbraio 2012
L’inizio del declino di Erdogan
TURCHIA - Potrà mai l’AKP spodestare il “divino” Ataturk?
di Giulia Daga
I
l 2012 si apre con nuovi interrogativi sul
futuro della Turchia.
Il 6 gennaio viene arrestato Ilker Basbug,
ex Capo di Stato Maggiore, con l’accusa di
guidare il presunto gruppo terroristico kemalista Ergenekon. È la prima volta nella
storia della Turchia che accade una cosa del
genere: l’esercito è sempre stato il guardiano
della laicità dello stato, governando il paese
a fasi alterne dal 1960 al 2002. Secondo analisti di Goldman Sachs la progressiva diminuzione del potere dell’esercito negli ultimi
anni è un passo avanti verso il consolidamento della società civile, e perciò fondamentale
per rafforzare la democrazia. D’altra parte,
però, fu proprio l’idolo dei militari, Mustafa
Kemal Ataturk, a trasformare il califfato in
una democrazia laica, mentre l’attuale primo
Costituzione per orientare lo stato verso un
modello teocratico . Il premier si distacca
dall’occidentalismo di Kemal anche in politica estera: rapporti stridenti con Israele e
Stati Uniti e allontanamento dall’obiettivo
di entrare in Unione Europea, tanto da considerarla ormai “una versione glamour di Disneyland”.
Dal 2012 inoltre la solennità nazionale del
19 maggio, in cui si celebra la gioventù e
il ricordo di Ataturk, potrà essere celebrata
pubblicamente solo ad Ankara e nelle scuole,
non nelle altre città.
Ci si può perciò chiedere come può la popolazione continuare a sostenere un presidente del Consiglio che va contro i principi
dell’ eroe nazionale, venerato come un dio,
le offese al cui nome costituiscono tuttora reato. Innanzitutto bisogna considerare che Erdogan ha portato la Turchia ad avere, almeno nel 2010, il terzo tasso di crescita più alto
al mondo dopo Cina e Singapore, sollevando
raggiunto il 45% mentre il 50% della spesa
pubblica serviva a pagare gli interessi del
debito estero. Inoltre ha fatto sì che Ankara
acquistasse sempre più importanza strategica nel Medio Oriente, tanto che il premier è
considerato da molte popolazioni arabe un
leader da cui prendere esempio.
Eppure il malcontento comincia a farsi
sentire, l’effetto“panem et circenses” della
crescita economica lascia spazio a preoccupazioni riguardo alla perdita di laicità e alle
misure poco democratiche che il governo
utilizza nei confronti di dissidenti e ultima-
mente dei militari. L’unico problema è che,
va concreta a meno che i kemalisti del CHP
e la sinistra radicale del partito MHP non si
coalizzino, sempre che i militari non organizzino un nuovo colpo di stato, che non farebbe
altro che riportare la Turchia verso la fragilità
e la debolezza del cinquantennio passato.
Sta di fatto che Erdogan sta lentamente perdendo consensi, e potrebbe subire una sconil Padre dei Turchi dal trono.
Elezioni, Egitto nel caos
Voto caratterizzato da scontri fra manifestanti ed esercito e fondamentalismo islamico
di Andrea Ferrara
M
entre in Tunisia si raccolgono i primi
frutti della Primavera araba con l’insediamento del nuovo governo, l’Egitto è
ancora in preda al caos, con elezioni “a rate”
che si svolgono in un clima di altissima
tensione tra i manifestanti di piazza Tahrir
e la potente lobby dei militari. L’intricato
sistema elettorale, infatti, prevede che le
votazioni per rinnovare i due rami del parlamento (l’Assemblea del Popolo e la Shura)
e per eleggere il Presidente siano spalmate
in sei turni. I primi due, che si sono svolti
negli scorsi mesi, hanno visto un trionfo del
Partito della Libertà e della Giustizia (oltre
40%), legato ai Fratelli Musulmani, e dei
sul partito liberale Al-Wafd del miliardario
piccoli movimenti nati nel corso della rivoluzione.
I Fratelli Musulmani sono stati la principale forza di opposizione al regime di Mubarak. Sono organizzati e diffusi in modo
capillare in tutto il territorio e hanno una
base popolare ben radicata, che li ha sicuramente avvantaggiati nella mobilitazione
rispetto a formazioni più recenti. Valgono
per loro le stesse considerazioni che ho già
fatto per Ennahda riguardo al voto all’islam
politico come garanzia di moralità nella gestione del potere, a maggior ragione in un
paese di grande tradizione musulmana come
l’Egitto. C’è da dire anche che le alternative
sono piuttosto deludenti: i “partiti di piazza
Tahrir” sono troppi e troppo frammentati, e
Al-Wafd rappresenta soprattutto i magnati
hanno senz’altro avuto qualche abboccamento con il regime.
A differenza del caso tunisino però, il
successo dei Fratelli mi suscita qualche
perplessità in più. Prima di tutto bisogna
considerare che la frammentazione e le rivalità all’interno della scena politica rendono altamente improbabile la formazione
di un governo di unità nazionale, come in
Tunisia. Invece, la formazione di un evenpererebbe il 60% in parlamento, anche se
due partiti ci sarebbero infatti troppe differenze rispetto al grado di apertura: mentre,
ad esempio, i Fratelli Musulmani sono ben
consci dell’importanza del turismo nell’esti) non guardano con simpatia i turisti in
costume che bevono birra sulle spiagge di
avuto ultimamente qualche contatto con i
militari, appoggiandone l’iniziativa di creare un Consiglio consultivo per stabilire i
principi della costituzione. Iniziativa a cui
si sono opposti i Fratelli Musulmani, che
ritengono che il compito debba spettare ad
una costituente democraticamente eletta.
le posizioni del partito della Libertà e della
Giustizia siano moderate come quelle di Er-
dogan e di Ghannouchi.
mente sostenuti, rispettivamente, da Qatar
e Arabia Saudita: le petromonarchie del
Golfo potrebbero così espandere la loro
portando qualche disturbo al fragile equililoro fede sunnita li separi e addirittura li opponga agli sciiti di Teheran, i Fratelli hanno
già annunciato di avere in programma un referendum per togliere il riconoscimento egiziano a Israele. Il che si aggiungerebbe alla
totale perdita di controllo del governo sulla
penisola del Sinai, dove si allunga l’ombra
di Al-Qa’ida e di altre organizzazioni terdefunto regime libico, che negli scorsi mesi
hanno effettuato diversi attentati contro i gasdotti che riforniscono Israele.
Il problema più grave che grava sull’Egitto
è però la presenza ingombrante dell’esercito. I militari, sostanzialmente, detengono il
potere dal colpo di stato del ‘52, piazzando
trona presidenziale, e non sembrano inten-
zionati a rinunciare ai propri privilegi e alla
propria posizione, e per giunta arrendersi
proprio a quegli islamisti che hanno cercato
di soffocare per tutti questi anni. Dopo aver
rovesciato Mubarak ed essere stato acclamato in piazza Tahrir, l’esercito si è ripreso
il potere, con la scusa di assumere un ruolo
di guida del processo democratico, instaurando un regime molto più duro di quello
precedente. Penso che abbiamo visto tutti le
terribili immagini delle repressioni attuate a
novembre e dicembre scorsi. Amnesty Internunciato gli orrori di cui si sono macchiati i
militari in questi mesi: “test della verginità”
alle dissidenti, civili giudicati da tribunali
militari, pallottole di gomma sparate agli
occhi dei manifestanti dai cecchini, probabilmente - afferma Salma El-Baradei, nipote
del candidato presidente Mohammed – anche uso di gas nervino sulla folla di piazza
Tahrir. E non è da escludere che in futuro
i militari possano continuare a disporre del
potere, manovrando il frammentato quadro
politico, anche se determinato elezioni democratiche.
In tutto ciò c’è da chiedersi quale sarà il
ruolo degli Stati Uniti. Preferiranno mantenere il fragile status quo o magari cercare
qualche accordo con i Fratelli Musulmani,
già vicini agli alleati del Golfo? Stando a
quanto ha rivelato il quotidiano libanese
Al-Diyar ci sarebbero già stati dei contatti.
Staremo a vedere.
3
Febbraio 2012
Paladini della democrazia nella terra di Putin
Osservatori internazionali alle elezioni parlamentari. Dal nostro inviato in Russia
governativa – ha dedicato l’1% del suo tempo alla campagna elettorale, utilizzandone
la quasi totalità per parlare – positivamente
– del presidente, del primo ministro o del
loro partito. Falcidiato da nuove norme burocratiche, l’arco costituzionale si è ristretto
negli ultimi 8 anni da 46 a 7 partiti registrati, ammessi dunque alle elezioni; solo 4 di
questi hanno superato lo sbarramento del
7%: oggi alla Duma siedono il partito di governo Russia Unita, il Partito Comunista –
unico partito d’opposizione vera, ma con un
programma alquanto anacronistico, e altri
di Francesco Marchesano
L
a strada e il cielo sono bianchi e bui,
mentre scivoliamo verso il primo seggio cullati dalla Toyota di Valerij. L’italiano,
l’inglese e la loro interprete russa si preparano al giorno più lungo della Missione. Il
nostro compito è quello di osservare le elezioni della Duma di Stato, insieme alle altre
198 paia di occhi internazionali distribuiti
dall’OSCE su tutto il territorio della Federazione Russa.
Ci troviamo nella cittadina di Neftekamsk,
costruita da zero in epoca sovietica attorno
autonoma del Bashkortostan, adagiata sugli
Urali meridionali alle porte della Siberia. La
maggiore attrazione di questa città prefabbricata è la testa di Lenin che spunta dalla
piazza centrale, fra il palazzone del comune
e un “Biznes Centr”.
Il mio risveglio è stato brusco, disturbato
dal caffè in polvere e dal vento gelato sulla
faccia.
Quello della presidente di seggio che abbiamo incontrato alle sette e trenta, mezz’ora prima dell’inizio del voto, non dev’essere stato migliore. Questo donnone alto
e biondo non poteva immaginare che due
inostrantsy
re della Russia profonda per turbare la sua
mattinata. Ci accoglie con un sorriso teso,
tiratissimo, e si protegge recitando sicura
decine di elettori che da subito affollano il
seggio.
Il senso di soggezione che il nostro formulario infonde negli scrutatori russi suscita
un’involontaria scintilla di piacere, quel tipo
Visita VOSTOK, la nuova rubrica di voci
dall’Est russo e slavo di
Presto sul sito anche tutte le indicazioni pratiche per diventare
osservatore elettorale
di godimento, talvolta irreprensibile ma mai
del tutto casto, provato da vigili, burocrati,
controllori e altri piccoli detentori di potere.
L’euforia della giornata elettorale e la mole
di lavoro non lasciano il tempo, però, per introspezioni di questo genere.
Inviamo via fax i risultati delle nostre osservazioni al “cervellone” OSCE impiantato
a Mosca. Seguiamo le urne mobili a casa di
vecchietti incapaci di recarsi ai seggi, eccidalla presenza di due europei. Osserviamo il
qui l’atmosfera è più rilassata e paesana, i
rapporti di potere fra presidente, scrutatori
e rappresentanti di partito sono addolciti
dalle relazioni interpersonali tipiche delle
piccole realtà. A tarda notte, seguiamo il
commissione territoriale, dove delegazioni
di scrutatori fanno registrare i loro dati su
un cartellone appeso alle pareti.
Tornato in Italia, il rapido blitz russo riLeggo il rapporto preliminare pubblicato
dall’OSCE. In fase di conteggio si sono registrate irregolarità nel 30% dei seggi osservati. Indipendentemente dai brogli compiuti
il giorno del voto, le elezioni in Russia non
sono democratiche. La televisione – tutta
Microcredito all’iraniana
Sono già 5 milioni le iraniane che godono di piccoli prestiti agevolati
di servizio sono donne. Nella Repubblica
Islamica del Medioriente il programma di
microcredito della Ong statunitense Relief
di Federica Cordioli
F
inalmente qualche buona notizia.
L’economia iraniana si è tinta di rosa
del Premio Nobel per la pace Mohammed
Yunus. Applicato in molti Paesi “in via di
sviluppo”, primo tra tutti il Paese natale
dell’inventore, il Bangladesh, ha permesso a molte persone di migliorare la propria
dali” che le equo-banche concedono a uomini e donne molti hanno potuto avviare
una piccola attività imprenditoriale. I tassi
di interesse ai quali questi prestiti vengono
dati sono bassissimi se non nulli. Le banche
“normali” solitamente sono restie a concedere prestiti a un contadino della Cambogia
o a un piccolo artigiano iracheno poiché
trascorreranno tutta la vita nel loro Paese
e, anzi, si dimostrano determinate nel far
crescere la piccola attività, come modo per
riscattarsi dalla condizione di povertà nella
quale sembravano destinate rimanere a vita.
Purtroppo in Iran solo il 10 % della popo-
alle donne delle province del Bardsir e
so di formazione, vengono formati gruppi di 5-6 persone ai quali viene data una
somma di denaro da dividere equamente e
da investire in un’attività. Ogni mese i debitori devono versare una piccola somma
sul conto per rinsaldare il debito. Anche lo
Stato iraniano nel 2005, anno del microcredito, si é impegnato per cercare di far
è ancora lunga, ma il fatto che 5 milioni
di iraniani, soprattutto iraniane, godano di
saldare il debito contratto. Le banche nate
li poiché esse, con quasi assoluta certezza,
ha contribuito ad alzare questa percentuale
e attualmente ben l’84% di tutte le persone
che nel mondo usufruiscono di questa forma
notizia. Importante è, come diceva Yunus,
“dare l’opportunità alle persone di uscire
con le loro forze dalla condizione di grande povertà nella quale versano”.
lato dall’attività delle organizzazioni internazionali, attive nella diffusione di buone
pratiche e nell’invitare i suoi membri a tener
fede agli impegni che hanno sottoscritto.
Accendo la televisione. Nonostante tutte
le irregolarità, il partito presidenziale Russia Unita non è arrivato al 50%. Alle scorse
elezioni, aveva ottenuto il 64,3%. Smentendo la loro proverbiale apatia, in due diverse
brogli a due passi dal Cremlino, senza neslare sono giovani della generazione di internet e rari rappresentanti della classe media
che vedono solo stagnazione nella stabilità
putiniana. I media nostrani si meravigliano
le manifestazioni e già parlano di “primavera russa”. Si respira aria di rivoluzione.
Ecco allora che nell’anima del piccolo paladino della democrazia si fa strada il piccolo senso di colpa del furfante che lancia
il sasso e scappa. Non è forse un gioco pericoloso quello praticato da una manciata di
osservatori internazionali, inviati per sette
giorni in un Paese lontano di cui conoscono
poco o nulla a dare punteggi di democraticità? Chi sono per giudicare se la “democrazia” – temuta dai russi, che l’associano
all’anarchia dei tragici anni Novanta – sia
meglio della stabilità attuale, auspicata da
tutti e apprezzata da molti?
dei miei ragionamenti. Non sono certo una
conferenza stampa dell’OSCE o una parola
ardita della Clinton a poter rovesciare Putin.
Il governo, allertato dalle proteste, cerca di
tamponare la ferita: il presidente ha promesbrogli alle presidenziali di marzo; Vladislav
stato allontanato dal Cremlino. Medvedev
ha annunciato riforme per la metà di febbraio, ma intanto ha nominato due putiniani di
ferro in posti chiave dell’amministrazione
il bellicoso Dmitrij Rogozhin. La maggioranza dei russi vive la sua vita, sopravvive
come può alla crisi, non si fa troppe illusioni
sul futuro e guarda con apprensione la nuova avanguardia di giovani e internauti che
vogliono cambiare la Russia. La piccola
OSCE, intanto, ha promosso elezioni free
and fair e seminato un chicco di autentica
democrazia.
4
Febbraio 2012
«VEDRETE CAMBIARE LA NOSTRA DIPLOMAZIA»
di Dario Cavalieri,
Andrea Ferrara,
& Luca Marinaro
CONTINUA DALLA PRIMA
P
er (ben) 5 anni all’Ince (Iniziativa
allo Iai (Iniziativa Adriatico-ionica,
ndr), di cui ho fondato il Segretariato.
Mi sono dunque occupato di mondo tedesco e di Europa orientale. E due sono gli
episodi che mi hanno segnato di più: il periodo da ambasciatore a Vienna – durante il
una volta. Partendo dal
suo predecessore, la Csce,
veicolo fondamentale dei
rapporti tra blocco occidentale e blocco orientale e altri Paesi neutrali,
- una volta trasformatasi in
gina che aveva reso complicate per decenni Osce, l’Organizzazione
le relazioni tra Italia e Austria), e l’esperien- ha avuto un ruolo di moza da primo Segretario Generale dello Iai. E’ nitoraggio sul funzionastata questa un’avventura nuova, poiché mi mento della democrazia
trovavo a gestire i rapporti tra otto Paesi di- parlamentare in tutti gli
versi, oltre che a tessere quelli con le istitu- stati membri. Quando tutzioni locali.
ti gli stati membri dell’ODiplomazia
bilaterale/multilaterale: sce avessero democrazie
come ha visto trasformarsi la Diplomazia funzionanti, forse questa
da quanto ne è entrato?
non avrebbe più ragione di esistere.
Passiamo ai Balcani, come ha visto
Tuttavia, nella prima parte della mia carriera evolversi la presenza dell’Italia in quei rapporti bilaterali erano più i più importan- sta zona?
ti. Poi, progressivamente, le due diplomazie
sono andate integrandosi. Emblematica la unitaria, dipende dai vari paesi. In Rodidata all’ingresso nell’Unione Europea io mente economica, c’è una forte presenza
rappresentavo il suo primo partner commer- di imprese italiane sorrette anche dalla
ciale, l’Italia. Noi e il rappresentante della Ue diplomazia del nostro paese. Mentre in
altri paesi più vicini a noi, come Slovenia
Attualmente, le due diplomazie procedono e Croazia, ci sono delle minoranze itain connessione. Se voi entrerete nel corpo di- liane. Di questi paesi seguiamo anche le
plomatico probabilmente vedrete prevalere la vicende politiche. Quando facevo l’amdiplomazia multilaterale. I diplomatici europei si sostituiranno ai diplomatici italiani.
Ma in connessione o contrasto? Pensi al
corpo diplomatico dell’Ue: non le sembra A Zagabria era l’opposto.
che il peso delle diplomazie nazionali sia
Non bisogna poi dimenticare l’imporancora estremamente rilevante?
tanza della politica culturale italiana, la
Usciamo un momento dall’Italia e dall’Eu- rete degli Istituti di Cultura che dipenropa in senso stretto. Pensate per esempio alla de dalle nostre ambasciate. Mi ricordo
Russia. Questa non è disposta a rinunciare ad quando organizzai la prima della Tosca:
- fu un evento di portata enorme. Un amsto continuerà a dare preminenza alla propria basciatore di un paese di cultura come
diplomazia. Ci sono Paesi più grandi, come il l’Italia non può dimenticare un aspetto
nostro, che mantengono forti interessi nazio- così rilevante, nella sua attività.
nali da difendere – ad esempio l’Adriatico,
Unione Europea e Balcani: nel 2013
per l’Italia. Paesi più piccoli, invece, magari ci sarà l’ingresso a pieno titolo della
Croazia e si continua a parlare della
vedersi svuotare le proprie diplomazie, alli- Serbia. Fino a che punto l’UE si può
Le due “entità” tuttavia si mescoleranno.
oggi, la diplomazia europea infatti è ancora
un bebè, a differenza delle secolari esperienze della diplomazia francese, inglese, italiana...
Una considerazione sulle organizzazioni
internazionali, prenda la NATO e l’OSCE.
Dopo la caduta della Cortina di Ferro hanno ancora senso così com’erano state concepite?
Non mettiamole assieme, sono due cose
to – ripeto – quello che ci condiziona è
la crisi economica.
Passiamo ad un altro argomento.
Nel corso della Sua carriera Le è mai
capitato di trovarsi in una situazione
di contrasto tra le Sue opinioni personali e ciò che Le veniva chiesto di
fare?
diverse. La NATO è opportuno mantenga la caratteristica di “braccio
armato dell’Occidente”.
Un esempio lampante s’è
avuto in Jugoslavia, a Sarajevo, dove le trattative
furono
essenzialmente
damento
nordatlantico
sulle forze serbe. L’Osce
Ucraina, Moldova sono fuori da questa
ottica. Paesi invece dell’ex Jugoslavia,
più l’Albania, sono una “macchia bianca” all’interno di una cartina in cui i paesi circostanti sono già parte dell’Unione. Di alcuni sono già state accettate le
candidature, quella serba resta in sospeso
per la questione del Kosovo. Ma io ritengo sia inevitabile che questi Paesi geo-
Nel senso che le mie opinioni personali
lone che poi – non solo per opera mia,
chiaro! - è prevalso. Vi porto un esempio
pratico: ho sempre ritenuto che l’annessione dell’Alto Adige da parte dell’Italia
nel ‘18 sia stato un errore, perché abbiamo tolto una parte di Tirolo all’Austria.
E quindi la via d’uscita, secondo me, era
nomia pari a quella di una regione. Anil problema si sarebbe pian piano risol-
punto vengano ammessi.
Negli ultimi anni ha visto dei cambiamenti di rotta nella politica estera italiana o c’è stata una sostanziale continuità?
La politica estera italiana, che io ho poindubbiamente una continuità che ha un
nome, un padre: De Gasperi. Diciamo che
ropea e d’appartenenza alla Nato sono sicuramente delle linee continuative.
L’Italia però non è Paese piccolo. È un
Paese che qualche volta ha aggiunto delle
cose: ad esempio, si è inventata le cooperazioni regionali. Quidi, nella continuità
della sua politica estera, l’Italia ha apportato degli elementi, non li ha soltanto subiti.
sviluppare la Democrazia come la intendiamo noi, ci sentiamo più a nostro agio nel
settore occidentale”. Più continuità di così
insomma...
Secondo lei l’Italia oggi conta meno
nello scacchiere globale, rispetto a qualche decennio fa?
C’è una crisi economica che evidentemente indebolisce fortemente il paese, ma
non soltanto noi. Quello che c’è di nuovo,
è il fatto che ci sia in Europa questa predoa un anno fa non si sentiva. E questo possiamo dire che condizioni in senso negativo
la politica estera italiana.
E in un’ottica più globale? L’Italia e gli
altri Paesi europei possono ancora avere
un peso in confronto agli USA e alle potenze emergenti o ci vuole una maggiore
integrazione europea?
Come abbiamo visto, il Regno Unito non
ci sta. Una politica estera comune, che metta insieme le grandi potenze europee, quei
4-5 paesi di maggior spessore, è molto difL’Italia ha suo peso, anche per la sua col-
era considerata “eretica”, anche se non
dichiarata in questa forma, fu sostanzialmente accettata. Quindi, in realtà,
non ho mai avuto opinioni che fossero
in contrasto con il Ministero in generale:
si inserivano in una dialettica in corso.
Potremmo concludere con qualche
considerazione sul mestiere di diplomatico. Ha qualche consiglio per noi?
Secondo Lei vale ancora la pena intraprendere la carriera diplomatica?
Certo, oggi ci sono molte altre opportunità, ma la carriera diplomatica ha ancora
il suo fascino. Vorrei darvi due consigli.
Primo: quando si è un diplomatico all’estero si rappresenta la Repubblica italiana.
Spesso ti viene messo a disposizione un
intero palazzo, anche con un certo valore
storico. Ad esempio, la sede dell’ambasciata di Vienna è il palazzo dove abitava
solo al palazzo reale: non banalizziamo
questi aspetti.
L’altro consiglio che vorrei darvi è quello di cercare di crearsi una specializzazione. Non ci sono specializzazioni vere
e proprie nella carriera diplomatica, però
ci si può specializzare in mondo arabo,
mondo balcanico, o imparare il russo, ad
esempio. Conviene munirsi di strumenti
linguistici e culturali che consentano di
seguire una carriera coerente. Questo non
viene ostacolato dal Ministero, anzi, viene
in qualche modo compreso e seguito.
Posso dirvi che sono stato contento di
farla, questa carriera. Ho avuto anch’io
- che si fanno - ma nel complesso le soddisfazioni sono di più. Io ho avuto come
ultimo regalo quello di creare un Segretariato, e questo mi fa concludere dicendo
che sono soddisfatto. E anche dal punto
diviene ricchi, ma insomma: si vive bene!
Trovate la versione integrale
dell’intervista al nostro sito
5
Febbraio 2012
ANCHE IO VESTO LA TUTA
di Tanja Lanza
Elezioni Parlamentari Slovene 2011: Errore statistico o miracolo?
del paese. Pretendono la decapitalizzazione della “Nova
you
got it?
-
sa dei maggiori pro-
-
Slovenia. Il partito di
Virant inveisce contro
-
della messa domenicale. Visto? La reden-
-
-
nazionale. Agli esordi
contava il favore di un
Perchè?
Come ex parlamentare
riceveva il sussidio da
-
sentato ad una trasmissione su una piccola
a tutti gli altri candidati sulla TV nazionaGolia
-
Davide contro
-
quale gli elettori siano rimasti fedeli alle
CONTINUA DALLA PRIMA
A
ltra sorpresa di queste elezioni è
l’entrata in scena sul palcoscenico politico sloveno del partito
“Slovenia Positiva’’ fondata dal carismati-
i politici stessi.
merciale “Mercator” (dove andate a fare
ora candidato a primo ministro. Ha ottime
der ed è un ottimo comunicatore.
A sole 7 settimane dalle elezioni
nute lo stesso giorno di quelle russe e croamondo. Come non riconoscergli il merito
da innumerevoli scandali. All’inizio della
campagna “Slovenia Positiva” viene dato predicava la giustizia sociale e lo stato le- cupazione e svolgesse allo stesso tempo il
lavoro per cui era dotato in modo onesto
errore strategico.
vi della terza forza politica in gioco tra le disoccupato?
Gregor Virant. Professore universitario ed
ex ministro nel governo socialdemocratie mentore per impostare un nuovo partito
di centro. Vi ricorda niente della politica
ni pare essere la maggiore causa del suo
È un partito tecnico nel quale si sono
- numerosi prestiti ad averlo avvantaggiato.
dere decisioni impopolari con la conditio
sine qua non di guardare sempre al futuro
Il motivo non è lo scoppio di una nuova
twitter
è scoperto essere poi lo pseudonimo del
vinto grazie ai voti delle case popolari e di
chi porta la tuta. Con questo epiteto voleva riferirsi in modo politicamente scorretto
tono nel sostegno alla costruzione del
dispone di una nuova immagine fresca con
un nuovo palezzetto dello sport e uno stacatturando l’attenzione di innumerevoli
voluto interpretare l’oltraggio a modo
mie vere e presunte sul suo conto.
-
to scegliere momento migliore per la sua
avevano da poco assistito alla lenta de-
Fonte: Ambroz Vuga
6
Febbraio 2012
Il CoraggIo della SolItudIne
Falcone e Borsellino: una strage di Stato
di Domiziana Corbelli
U
fessioni e soprattutto nomi ai pentiti quali
Ciancimino,Mutolo e Buscetta , occupandosi anche delle indagini sulle gare di appalti,
grazie alla collaborazione di Angelo Siino
(detto “il Ministro dei lavori pubblici di
“Sto vedendo la mafia in diretta; e quando sarò ucciso, sarà stata la mafia ad
uccidermi, ma non sarà stata lei ad aver voluto la mia morte” - Paolo Borsellino.
na strage di Stato. È così che Salsassinio del fratello e magistrato
Paolo durante una delle conferenze che organizza in tutta Italia, per tener vivo il ricordo di un audace che – come Falcone – si
è battuto per la giustizia, per quel “fresco
profumo di libertà che si oppone al puzzo
dominarono Palermo e ne insanguinarono
le strade, e rapidamente hanno visto svanire tutti i loro compagni e colleghi: dal Capitano dei carabinieri Basile, al magistrato
della contiguità, e quindi della complicità”,
e che è stato tradito dalla giustizia. Parole
di profonda commozione e rabbia riecheggiano nella sala; rabbia per uno Stato che ha
abdicato alle sue funzioni, abbandonando il
Meridione al governo di pochi per poter governare tutto il paese.
occasioni, ha lasciato soli coloro che maggiormente necessitavano di collaborazione
e difesa.
Così è stato per Falcone prima, quando il
giudice e consigliere istruttore Antonio Casiglio Superiore della Magistratura nomina
suo sostituto il magistrato Antonino Meli,
cui ancor oggi non è stata fatta chiarezza; e
Così è stato poi anche per Borsellino,
ma informativa del ROS che lo indica come
Luglio e giunta a Palermo il 25 Luglio, cinquando si reca in Germania per interrogare
-
tanti altri, tra cui gli agenti di scorta che si
trovavano con loro il giorno delle rispettive
stragi. E prima di loro Peppino Impastato
so cui denunciava i crimini e il malaffare di
alloggiare, un sistema di intercettazioni telefoniche, un impianto a raggi X; mentre al
Polizia Parisi il rafforzamento della propria
scorta Paolo viene assecondato. Persino da
morto viene tradito, dopo che il gup di Scotto e la Corte di Cassazione prosciolgono
trascritte tutte le informazioni più preziose
ge, nonostante prove pressoché schiaccianti
di colpevolezza.
Due vite molto simili: Giovanni e Paolo
insieme, le cui morti (la strage di Capaci del
nite eccessive; insomma: nessuno ha chiesto loro di morire per la patria. Affermazioni
davvero vergognose.
Eppure loro, che lavoravano per la nostra
terra, non sono mai fuggiti, neppure al co-
spetto della morte, rinunciando agli amici,
al calore della famiglia, alla serenità di un
sonno tranquillo. In vita chiamati eretici,
nella morte pianti come martiri e lodati con
scuole, vie e piazze a loro nome; ricordati
come eroi dopo che questo termine è stato
infangato da chi non lo meritava.
Le loro vite non si sono spente in quegli
attimi di vuoto del tritolo che brillava, ma
pulsano nella volontà di verità e giustizia.
Falcone: nel ruolo di Direttore degli affari
penali del Ministero di Grazia e Giustizia a
-
illeciti ai partiti, sulla corruzione e concussione ai livelli più alti della politica e della
-
Erano personaggi scomodi - sia per la mani che tentava di nascondere - che durante il
-
della storia e delle loro voci instancabili, del
loro duro e costante lavoro, dei loro sforzi
ed energie, non sono inutili e vane illusioni,
battuto una guerra impura, hanno vissuto
con onore, e sono morti. Forse bisognerebbe
aggiungere che sono morti con onore, ma la
morte è orribile, sempre.
Ciò che conta è camminare con le loro
idee, portare avanti i princìpi in cui cre-
silenzio pure.
Politici, comici mancati
Dalle mucche al neoprincipato, come ridere della crisi
di Alessia Anniballo
O
nite, come le molte misere tredicesime dilapidate in regali, il nuovo
anno è arrivato dirompente, scalciando via
quello vecchio con violenza, forse credendosi migliore, quando in realtà, a sfogliare i
quotidiani, le cronache confermano proprio
il contrario.
gli italiani, invece, le cui conseguenze sono
obbligati a subire, disperano al pensiero dei
tagli e degli aumenti delle tasse. E poiché
redità da dividere tra tutti i cittadini.
Magari qualche malinconico si azzardeperché almeno i soldi dei tributi servivano
come pagamento anticipato del biglietto per
godersi un cabaret perenne in diretta nazionale, se non addirittura internazionale.
Adesso tutta questa serietà, questi paroloni
e queste spiegazioni economiche sul perché
rea di triste austerità e non riescono di certo
a rendere meno amara la pillola.
Ma, come si suol dire, il lupo perde il pelo
ma non il vizio. E se anche al governo il
ca italiana. Di episodi divertenti, al limite
al proprio leader Di Pietro una bella vacca
grassa e gravida, in segno di speranza e futura prosperità. E pensare che solamente un
anno fa, gli stessi umoristici personaggi lasciavano volar via dei palloncini a forma di
delle vacche”… Solita coerenza italiana.
re contro cui combattere, riesuma la lotta
contro gli italiani. A tal scopo acclama con
fervore tonante la secessione; i tesseramenti sono
una chiamata alle armi
per la costituzione di un
Esercito Padano. “Siamo
al dunque!” incitano i cartelli della campagna per la
nuova naia “Il nord sfruttato non può mantenere
magine sottostante rappresenta un gruppetto di ragazzotti scalzi in camicia verde
rozzamente aperta. Il tesseramento, invece,
contiene il solenne giuramento: “Giuro solennemente di impegnarmi per il raggiungisono gli stessi che quando giocavano a fare i
ministri giurarono nelle mani del Presidente
della Repubblica Italiana.
Solo un accenno, giusto per fomentare, si
europea che invoca la benedizione del Padre
Eterno, che tutela la vita del concepito e pie-
ga gli interessi delle banche alla volontà del
popolo”. A chi tanto onore? Alla democraticissima Ungheria di Viktor Orbàn.
nostro territorio statale un terzo Stato sovrano: il Principato di Filettino. Comune della
provincia di Frosinone, sconosciuto a tutti
clamato il principato del principe reggente
la crisi, poiché non è cosa loro.
Filettino batte Padania.
7
Febbraio 2012
E... Va’ de re(tro), EVASORE!
-
di Giulia Zeni
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CONTINUA DALLA PRIMA
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IN MEMORIAM
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Per Samb, Diop e le altre vittime di una nuova follia
di Irene Manganini
I
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l contenuto di quest’articolo doveva es-
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Ora una domanda ponetevela: denuncereste un caro amico, uno zio o i vostri
genitori?
8
di Lorenzo Alberini
L
e pecore non erano molte, forse
una trentina, quaranta se contiamo le capre e il cane pastore.
L’uomo pastore, invece, era uno solo, e
in mezzo a tutte quelle pecore quasi non
l’avevamo visto. Accompagnava con fare
tranquillo il suo gregge lungo i prati brulli
dell’Algarve, sotto un cielo caldo ma, per
fortuna, ventilato. Il mare era vicino, e forse ciò può sembrare paradossale, visto che
noi friulani le pecore le accompagniamo in
montagna. Ma il Portogallo non ha grandi
montagne, e allora le si porta al mare. Questo però non lo pensavo mentre da lontano guardavo le pecore col loro pastore, l’avrei pensato molto più tardi, ricordando il
viaggio. Quando siamo scesi dal bus, due
giorni prima, io e Ilaria non sapevamo
cosa – o chi – avremmo incontrato lungo
quella linea evidenziata in rosso sulle nostre mappe trovate su internet. C’era scrit-
2012 Febbraio
to «The Algarve Way» - la Via algarviana
– e pareva che dovesse essere segnalata
lungo la strada con delle frecce, ma dov’era l’inizio delle via mica lo spiegava. Sapevamo solo che finiva sul mare, a Cabo de
Sao Vicente, l’angolo più a ovest d’Europa.
Alla fine, l’inizio lo abbiamo trovato, e
proseguendo abbiamo trovato tante altre
cose: una stradina silenziosa e rossa che
attraversava gli uliveti, il rombo sordo delle torri eoliche, il puzzo famigliare di un
simpatico porcile, la paura gelida di una
notte nel bosco, col vento che fasciava la
tenda facendola frusciare e la luna che vi
proiettava strane ombre arboree. Pareva
sussurrassero «siamo venuti a prendervi…» e invece non è arrivato mai nessuno, nemmeno il sonno, tanto che il sole
arancio del mattino sarebbe potuto essere
lo stesso della sera prima, quando l’avevamo lasciato per chiuderci nella tenda.
L’indomani siamo partiti presto, con lo zaino pieno di cose utili per attraversare l’Algarve: curiosità, avventura e buon umore.
Certo cibo e acqua ci mancavano, ma a
volte se pensi che siano dettagli sopravvivi lo stesso. Abbiamo camminato sotto il
sole torrido per otto ore, fermandoci per
un’ora appena nei pressi dell’unica fonte
d’acqua incontrata lungo la strada: un piccolo acquitrino circondato da salici e canne di bambù. Vi ci siamo fermati verso ora
di pranzo, ma non avendo un pranzo per
noi era solo l’ora più calda della giornata.
Alla sera, venticinque chilometri più a
sud da dove eravamo partiti, l’acqua potabile l’abbiamo trovata. Sgorgava da una
piccola fontanella in un piccolo paese
fantasma – tanto che non stava sulla mappa – ed era l’acqua più buona del mondo,
anche se poi mi ha dato il mal di pancia.
Una notte nel bosco ci era bastata, perciò non abbiamo esitato a prendere una
camera nella pensione più economica di
Vila do Bispo, l’allegra cittadina dove ci
hanno portati tre simpatici ragazzi austriaci di passaggio per il paese fantasma.
Eravamo solo a metà di quella linea rossa
sulle nostre mappe, ma almeno potevamo
toccare un letto vero e lavare via la fatica
con una doccia che sembrava oro. Ormai
eravamo vicini al mare e, quindi, alle pecore. Infatti le abbiamo trovate il mattino
seguente, una macchia grigia che avanzava irregolare sul verde secco dei prati
portoghesi. Belavano felici e spensierate
guidate da quel piccolo cane tutto pelo e
polvere rossa, mentre il pastore le accompagnava placido. Aveva il volto del colore
della terra e gli occhi neri che brillavano
al sole. Sopra gli abiti colorati portava una
specie di mantello di lana e per un attimo
ho pensato che fosse anche lui una pecora
grigia, se riusciva a sopportare quel caldo
sotto il mantello. Quello, unito al lungo
bastone che teneva in mano, lo faceva assomigliare a un principe della Mongolia.
Quando ci ha incrociati col suo gregge, il
principe ha sollevato una mano in un gesto di saluto e, sorridendo, ha proseguito
per la sua strada.
TURISTI IN MACEDONIA
E se Skopje fosse la meta del futuro?
di Margherita Gianessi
C
hi penserebbe a Skopje e alla Macedonia in generale come ad una meta turistica? Forse non in
molti, ma sicuramente più di quanti crediate. E tra quanti sono
stati in Macedonia: chi l’ha inclusa all’interno di un viaggio nei
Balcani come meta di passaggio, e chi invece l’ha scelta come
destinazione del suo viaggio? Sono pronta a raccogliere i dati
per il sondaggio. Nel frattempo, mi limito ad usare i dati che ho
a disposizione.
Nel Flip Hostel di Skopje, nel ponte dell’8 dicembre, c’erano
due italiane, due inglesi e un americano. Quasi una barzelletta.
Cinque turisti a Skopje a dicembre mi sembravano già troppi.
Cosa facevano tutti a Skopje?
Secondo l’Istituto nazionale di statistica macedone, il
numero di turisti nel febbraio del 2011 è cresciuto del
4,2% rispetto allo stesso mese del 2010, con un calo del
6,7% del turismo domestico a fronte di un incremento
del 14,8% del turismo straniero. Dei poco più di 27 000
turisti registrati nel febbraio del 2011, il 56% era straniero. Purtroppo le statistiche del sito dell’istituto non sono
aggiornatissime, ma la tendenza all’aumento del turismo
straniero si osserva anche negli anni precedenti. Per
quanto riguarda i paesi di provenienza dei turisti, nella
classifica del febbraio del 2011 gli Stati Uniti si trovano
al decimo posto, l’Italia all’undicesimo, e l’Inghilterra al
tredicesimo.
L’americano che si trovava al Flip Hostel era un ospite abituale. Di mestiere faceva il gambler, il giocatore di
azzardo. A lui bastava un pc, e per il resto poteva vivere
ovunque. Ok. Ma perché a Skopje? A quanto pare era innamorato di una macedone. Dei due inglesi, uno era in
viaggio per l’Europa, l’altro anche. Il primo aveva venduto la sua attività per viaggiare. Si occupava di segnaletiche per case in vendita. Il secondo era un soldato in
Afghanistan in congedo: dopo una notte a Skopje sarebbe ripartito subito per il Kosovo. Le due italiane avevano
scelto Skopje come meta del loro viaggio perché avevano
trovato un volo economico da Treviso, il più economico
che c’era a disposizione per quei tre giorni di ponte.
Ma non erano state le uniche. Spulciate tra i vostri
amici di Facebook e troverete qualcun’altro che ha scelto
come meta delle proprie vacanze Skopje in base ad un
solo criterio: il costo. Effettivamente, alla domanda “cosa c’è
di bello da vedere a Skopje”, non è facile rispondere. C’è la
fortezza, ci sono le moschee, ci sono i vicoli della vecchia città ottomana, e c’è tanto in ricostruzione.
La città è di fatto un cantiere a cielo aperto. Il 6 gennaio
è stato inaugurato l’Arco “Macedonia”, che ritrae parti della
storia e della tradizione macedoni a commemorazione dei
20 anni di indipendenza del paese. L’artista Valentina Stevanovska è autrice anche del monumentale “guerriero a cavallo” posto nel cuore della città. La realizzazione di questi
monumenti fa parte del controverso progetto Macedonia
2014, che prevede la realizzazione di 35 sculture nel centro
di Skopje.
Ma il governo macedone non è il solo a sperare in un aumento delle visite nel paese. Il proprietario del Flip Hostel,
un ragazzo di etnia albanese, intende vendere la casa dove
alloggiano ora i suoi ospiti e acquistare un nuovo spazio con
40 posti letto. Se credete anche voi nella sfida, volate a vedere
cosa succede in Macedonia.
9
Febbraio 2012
I MARINAI, I PROFETI, E LE BALENE DI
VINICIO CAPOSSELA
di Valentina Tonutti
P
rendere il largo con l’ultimo disco di
capitan Vinicio è cosa buona, giusta,
Il miglior disco italiano del 2011, un altro
picco per la sua carriera e un unico grande
tema: il mare.
Ma il mare - e tutti i personaggi che sguazzano dentro questo “Marinai, profeti, e balene” - non è altro che un favoloso pretesto
per dipingere la vita e l’uomo in tutte le sue
insicurezze, passioni, dolori e inquietudini.
Una dopo l’altra, ogni traccia ci fa sprofondare verso il fondo del mare sempre più
scuro, incontrando e tenendo per mano i singolari personaggi che il nostro cantastorie
rispolvera dalla grande letteratura e gentilmente ci presenta.
I riferimenti letterari sono infatti numerosi: troviamo lo zampino di Cèline (da
“Scandalo negli abissi”) in Pryntil, storia di
una sirenetta che una volta ottenute le gambe non esita ad usarle, o di Joseph Conrad in
Lord Jim, una ballata tra xilofoni e cori (il
riuscite, che narra l’errare come conseguenza dell’errore, ovvero dell’irrimediabilità di
quest’ultimo e della debolezza dell’uomo.
no qua: si possono riconoscere vere e proprie citazioni tratte dal classico di Melville,
“Moby Dick”, grazie al quale il capo della
ciurma trae ispirazione per una delle canzoni più imponenti ed epiche dell’album, La
bianchezza della balena, un incontro ravvianimale quasi epico.
Sempre prendendo ispirazione dallo stesso Melville, ma respirando un’aria diversa,
L’oceano Oilalà è un canto marinaresco per
farsi coraggio di fronte alla tempesta e al caglierà sempre mezz’ora prima dell’Uomo.
un’opera adatta all’ascolto di pochi, ma non
è così. Nonostante conoscere le vicende narrate dai vari personaggi sia una buona chiave per raggiungere gli angoli più remoti di
questo disco, gran parte della Grazia (quella
vera e sentita) è data anche dall’uso di strumenti antichi e desueti come vecchi carillon, percussioni indonesiane, la viola d’amore barocca, le onde Martenot, il theremin
e un pianoforte degli anni ’30, un Seiler (“è
venuto da una montagna, ha 90 anni e mai
un lifting”ci dice Capossela all’interno della curatissima edizione speciale dell’album)
issato e suonato su uno scoglio ad Ischia.
Ho avuto la fortuna e la gioia di poter godere questo disco anche dal vivo, e parlare
di concerto è riduttivo: i suoi sono spettacoli
completi, quasi teatrali, in cui tutti i musicisti sono vestiti da marinai e il capitano Vi-
nicio conduce la sua ciurma indossando un
cappello che gli avrei volentieri rubato.
Il palco è allestito con catene, bottiglie di
rhum, mantelli da polpo (per Polpo d’amor)
e tutto è incorniciato da una ricostruzione
in legno della pancia di una balena. Appena
questo corposo veliero inizia a salpare tutto
il pubblico si zittisce senza nessun ordine,
immersi completamente nella magia e nell’
incanto che pochi artisti riescono ad evocare.
Al verso “l’oceano farà quello che vuole.
Noi vogliamo del Rum, date un bicchiere di
DEL PROVINCIALISMO
Ascoltate rap, buttate via il resto (e sì, è un manifesto).
Ultimamente ho capito il segreto della grande musica italiana: è il suo provincialismo.
C’è gente che si lamenta del fatto che non
si riesca a farci conoscere all’estero. A me
sembra un gran dono, francamente (all’estero è pieno di stronzi, pure peggio che qui da
luoghi che hanno un nome. Da noi le strade
ci hanno la chiesa, in mezzo; non sono tirate
con la stecca.
Prendete i campioni del rock nostrano. Vasco Rossi e Ligabue, per dire. La chiave per
capirli – e per apprezzarli – è il loro provincialismo. Quello struggente sognare sonnecchiando nei piccoli paesini, quella volgarità di bassa lega che impera sovrana nei
americani! Come recitava Vasco Rossi.
Quando si parla di quello che viene suonato
Il vero r’n’r in salsa nostrana voglio dire. La
reazione frustrata di chi dice no, io non ci
su una verità importante. Qui da noi non esistono le metropoli, non esiste il grande respiro, la vivacità del rock internazionale: se
c’è una cosa che accomuna un Valdostano,
un Romano ed un Palermitano è il fatto che
l’Italiano, ad ogni latitudine, è un provincia-
stasera mi sbronzo e domani col cazzo che
ci vado in Chiesa (fateci caso: sia VR che
LL sono ragionieri, e se non avete frequentato ragioneria un buon pezzo della loro poetica non lo capirete mai, mi dispiace). La
disperazione di chi sa che il suo sforzo è
molto probabilmente destinato al fallimento: il rocker da provincia
è soprattutto un alcolizzato che continuerà ad affrontare la propria inade-
di Rodolfo Toè
Da noi la musica o è proscimmiotare qualcun altro. Prendi De André: ha
diventato splendidamente
provinciale, con ‘Rimini’,
‘Creuza de ma’ e ‘Le Nuvole’. Io dubito che
tra cinquant’anni varrà la pena ricordare
‘Bocca di Rosa’. Poteva scriverla chiunque,
anche un Checco Zalone oggi (peraltro, CZ
è pure molto bravo). ‘Creuza de Ma’, invece, è un’opera unica e proprio per questo intima, irripetibile. Artisti che provinciali non
sono, De Gregori per dire, o gli Afterhours,
no, credetemi. Perché? Perché puoi avere di
Questo essere provinciale è un qualcosa che
porto in punta di lingua, eppure non riesco
teristica che avverto a pelle: come dire che
qualcosa poteva essere soltanto in un luogo,
ed era lì, e genuina, e vera, o non avrebbe
potuto esser mai nulla. Convenitene: anche
campioni dell’indie nazionale contemporaneo come Le Luci o I Cani sono eminentemente provinciali. Riuscite a immaginare un
sere Berlinese, ma che non ha mai smesso di
mangiare tortellini.
Il provincialismo, anche se la prima reazione è di fuggirne a gambe levate, è dono prezioso. La sua assenza è il motivo per cui al
giorno d’oggi c’è troppa musica in Italia che
è ciarpame. Non è colpa di Xfactor o San
Remo (guai a toccare San Remo! Un’arena
Rum!” , c’è mancato poco che non saltassi
sul palco ma per fortuna sono riuscita a ri, con Il ballo di San Vito, tarantolante pezzo
contenuto in un album precedente.
Un disco che non infanga i riferimenti al
passato, non fa rivoltare Omero nella tomba,
persegue, quello del Destino imperscrutabi-
continua a non sbagliare un colpo.
di provincialismo). Il problema è che l’Arte
ha perso contatto con la provincia. Andatelo
a dire ai vostri amici scemi che fanno muNI! Secondo me non l’hanno capito, anche
se era chiaro già all’epoca delle radio libere.
Dove trovare musica che sia ancora capace
di emozionare, di avere quel granello di italianità che sembra perduto? Ammetto che la
risposta mi mette a dura prova. Perché sto
per suggerirvi di consacrarvi anima-e-core
al rap italiano. Un rapper riesce ad avere ancora i piedi ben piantati per terra, almeno da
noi. La parola “quartiere” è un liet motiv comunissimo, per ogni artista del genere. Prendi una canzone di hip hop italiano. La qualità è altalenante, ok; ancora una volta non
siamo gli americani, ok, ma proprio questo è
il bello. Non a caso il rap in Italia è l’unico
genere che ha ancora qualcosa da dire. Andate a dare a un quindicenne incazzato (l’unica categoria umana che valga qualcosa ai
Che Clara, vedrete cosa vi risponderà. Quella è la strada da seguire se volete liberarvi,
una volta per tutte, dell’indie per studenti
universitari (e voi non siete degli eunuchi e
in fondo volete liberarvene, di questi melodrammatici egocentrici del menga). Non mi
sento di fare nessun nome, ora come ora.
Buttatevi nella mischia, e ballate.
Il rap italiano è una bella scoperta per me,
sissignore. Continuo a guardarlo con lo stupore di chi si scopre un pò vecchio al suo
cospetto.
una cosa e ti senti ormai sorpassato per farne
parte, vuol dire che vale.
Appassionato di musica? Segui su
le nostre rubriche musicali: le recensioni «in due righe» di Dies Irae
e le nuove note da scoprire ogni domenica su
!
10
Febbraio 2012
AI WEIWEI
ARTISTA, ARCHITETTO, URBANISTA,
ATTIVISTA, FIGURA POLITICA, UOMO.
A
i Weiwei è un artista cinese classe 1957. Molti lo avranno sentito nominare solamente in
seguito allo scalpore suscitato dalla sua incarcerazione per ordine del governo cinese, ritenuta
ingiusta da una pluralità di voci, anche illustri. Molti
altri, forse, nemmeno lo conoscono, e ignorano del
tutto di cosa si occupi nella vita questo paffuto signore tanto scomodo al governo di Pechino. Ai Weiwei è
un artista multi-campo, capace di spaziare dalla pittura alla scultura, dalla scrittura (il suo blog è stato per
anni bandiera di libertà d’espressione per migliaia di
artisti cinesi) all’architettura (suo è il progetto per lo
stadio di Pechino per le Olimpiadi del 2008). Ai ha
una personalità incredibilmente complessa e sfaccettata, che ha deciso di mettere a nudo in questa serie
di interviste contenute nel libro. Suo “confessore”
per l’occasione è Hans-Ulrich Obrist, curatore artistico di Zurigo, critico e storico d’arte, vice-direttore
della rinomata Serpentine Gallery di Londra. Obrist
non è nuovo al lavoro di intervistatore: suo, infatti,
il “The Interview Project”, una serie di lunghe intertori e personalità pubbliche come Yoko Ono ed Eric
Hobsbawm, ma anche stimati architetti e giovani
artisti come John Baldessari, Rem Koolhaas, Nancy
Spero e Zaha Adid.
In questo libretto di poco più di un centinaio di pagine
sono raccolte le conversazioni che il curatore svizzero
e l’artista cinese hanno avuto tra il maggio 2006 e la
mente nel maggio del 2011, periodo durante il quale
società cui fa capo l’artista. Probabilmente, la decisione di pubblicare questa serie di interviste proprio
nel momento in cui l’artista era in carcere, è dovuta
Ai Weiwei speaks with Hans Ulrich
Obrist
Edizioni Penguin Books, 2011, £5.00
cui il suo laboratorio creativo in periferia
vera e propria. Tutto il resto, la fama, gli
ingaggi, le esposizioni, è seguito quasi
di Stefano Facchinetti
risonanza ottenuta dal caso di Ai Weiwei. D’altro canto, è vero
Weiwei, l’artista tanto scomodo al governo cinese, per comprendere quali siano i suoi obiettivi e i valori che stanno dietro alle sue
senza dubbio illuminante. Durante le interviste, Obrist incalza Ai
Weiwei con domande d’ogni tipo e Ai, per contro, lascia libero
sfogo alla parlantina, raccontando aneddoti ed esperienze, sogni e
colari attenzioni al di fuori del campo artistico, specialmente come
in una società come la Cina, qualunque argomento riguardante il diritto d’espressione diventa inevitabilmente politico. Quindi io sono divenuto naturalmente una
». Il peso politico e il ruolo di attivista, insomma, se
li è trovati addosso, quasi naturalmente, come conseguenza del suo
lavoro e dei valori personali espressi attraverso di esso.
sia per la Cina, travolta da eventi e cambiamenti importanti, sia
per Ai Weiwei, che ha cercato di interpretare questi cambiamenti
nel modo più artistico possibile. Durante il 2008, infatti, la Cina
lo del latte avvelenato alla melamina, passando per le rivolte del
e alle Olimpiadi di Pechino che, ammette tristemente Ai, hanno
fatto piombare la Cina in uno stato di polizia senza precedenti, con
severe limitazioni alle libertà dei cittadini, senza che alcuno stimolo sia nato per riforme o cambiamenti socio-politici. Ai Weiwei,
durante ognuno di questi avvenimenti, si è reso protagonista con
corruzione e gli abusi del governo cinese.
La lunga conversazione, poi, attraversa ovviamente tutti i generi artistici, dalla musica alla poesia, dalla pittura e scultura, dalla
scrittura all’architettura. Quest’ultima arte, in particolare, che ha
consacrato Ai Weiwei come urbanista ed architetto di fama mondiale, è venuta quasi per caso, per ammissione dello stesso Ai, che
confessa di non aver avuto alcuna formazione tecnica in senso
stretto. Prima c’è stata la dimensione del gioco, un gioco natura-
Tematica importante nel suo lavoro di
architetto ed urbanista è sicuramente l’impossibilità di
dare un’immagine all’anima di una città (come sostenuto
dall’urbanista Boeri e dal pittore Kokoshka). Ai Weiwei
è dilaniato dal dualismo della città (in generale) e di Pechino (in particolare): se da un lato la vede come il posto più inospitale e disumanizzante del mondo, dall’altro
urbano come l’espressione più alta di modernità e futuro
dell’umanità. E’ un luogo magico, centro nevralgico da
dove passano tutte le informazioni, è il motore che muove
dell’uomo, per Ai Weiwei, non sta in un utopico ritorno
alla dimensione rurale: ritornare al passato sarebbe non
solo anacronistico, ma un’involuzione dell’intera umanità. La soluzione, invece, è rendere più vivibili questi centri
propria città, anziché essere ingoiati dal caos e dal grigiume.
Obrist e Ai parlano di tutto: i piani per il futuro, i sogni nel
probabili domande da fare a Dio, le parole preferite (una
su tutte, forse un po’ scontata, “freedom”
sulla musica e sul silenzio, la poesia come sentimento religioso, Mayakovsky, Whitman, Baudelaire e Rimbaud,
Nonostante il clima estremamente poco liberale che lo circonda, Ai Weiwei riesce comunque a trasmettere un sene nella modernità, nel valore dei blog, dei social network
di invenzioni dell’uomo. Ispirato da Wittgenstein e Frank
Lloyd Wright, ammirato da Hirst e Koons, Ai Wewei riesce a farsi portavoce dei desideri di rinnovamento e libertà
di espressione di tutta la popolazione cinese. Istanze e dele spalle.
di aumentare le vendite del libro, grazie alla grande
DI COSA PARLIAMO
QUANDO PARLIAMO
DI PERFEZIONE
Trentasette frammenti di vita vera
di Stefania Ellero
L
eggere un racconto di Carver è
un’esperienza che comporta la divisione in più livelli di comprensione. Al primo livello di lettura si trova il
particolare la sua narrativa è la possibilità
di fermarsi al primo livello e rimanerne comunque incantati.
Da dove sto chiamando è la raccolta dei
trentasette migliori racconti dell’intera carriera di Raymond Carver, selezionati da lui
stesso prima di morire.
I protagonisti sono, come sempre nelle
sue opere, persone comuni, spesso coppie,
a volte giovani, senza attitudini particolari
e senza grandi ambizioni. Si differenziano
dai protagonisti di un racconto o romanzo
aver perso quella scintilla che li rende vivi e
che allo stesso tempo li allontana dal lettore.
L’ambiente che li circonda è spesso metafora di un disagio interno che loro stessi non
riescono a comprendere, e che viene raccontato in un modo allo stesso tempo realistico
e fortemente simbolico.
I personaggi di Carver sono ben lontani
dall’essere monodimensionali, distanti dalla
realtà. Sono persone che ti aspetti di incontrare o che ricordi di aver già incontrato, in
un modo o nell’altro, con un diverso nome
e un diverso volto. Sono persone vere nel
loro essere banali, disilluse, arrabbiate. Normali nel loro sbagliare, nel loro comportarsi
male, nel loro agire in modo diverso da quello che sentono. Sono normali soprattutto nel
non avere un senso: è prassi comune cercare
si legge, cercare qualcosa che vada oltre la
prosa e le azioni. Se con Carver questo è
possibile, non è essenziale: nelle sue storie
non serve cercare un senso, come nella vita
non tutte le azioni compiute o le parole dette
nascondono qualche spiegazione razionale
plicemente non c’è, e non chiede nemmeno
di essere ricercato. Solo di essere letto.
Uno dei maggiori punti di forza della
sua narrativa rimane lo stile,
all’osso
l’essenziale.
Da dove sto chiamando
Raymond Carver
2010, 544 p. Einaudi
«Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste».
essere detta in mille modi, con svariati giri
di parole, ma solo uno sarà quello esatto per
esprimere il concetto che abbiamo in mente.
Il talento di Carver sta nello scoprire proprio
queste parole perfette.
«Era proprio la cosa che volevo fare con
giuste, le immagini precise, ma anche la
punteggiatura esatta e appropriata per far
sì che il lettore fosse attratto e coinvolto
pace di distogliere lo sguardo dal testo, a
meno che non gli andasse a fuoco la casa
attorno».
tare, si deve semplicemente leggere.
Oltre ad essere un capolavoro della letteratura contemporanea questo libro diventa
quindi anche un’importante lezione di stile; di come si possa non raccontare nulla,
all’apparenza (la maggior parte delle critiche mosse a questi racconti riguarda appunto la presunta inconsistenza delle trame),
ma lo stesso tempo
catturare
il
lettore
e
trascinarlo
di
peso dentro la vita
di qualcun
a riempirlo
di angoscia
(Di
cosa
parliamo
quando
parliamo
d ’ a m o re ,
Con tanta di quell’acqua a due passi da
casa), a commuoverlo (Cattedrale, Una
cosa piccola ma buona, a mio parere i due
derlo partecipe in prima persona di piccoli
frammenti della vita di qualcun altro.
Il pubblico è da sempre diviso sul ritenere Carver uno dei migliori scrittori della
narrativa contemporanea oppure l’autore
più sopravvalutato del ventesimo secolo. A
mio parere rimane un autore che chiunque
voglia creare qualcosa tenendo in mano una
penna dovrebbe leggere con molta attenzione, per poi rimanere in silenzio e cominciare
a imparare.
11
Febbraio 2012
«MOVING MILLIONS»
di
JEFFREY KAYE
di Federica Cordioli
F
iglio di ebrei emigrati negli
USA, il giornalista indipendente Kaye ha partorito questo libro grazie ad una documentazione accuratissima e ad anni ed anni di esperienza
personale accumulata sul campo di lavoro. Infatti, è corrispondente speciale
della rete PBS e si è occupato pressoché
per tutta la vita di questioni migratorie,
andando direttamente sui “punti caldi”
Messico-USA, Senegal, Emirati Arabi
Uniti, Italia, Irlanda, Spagna, Polonia).
Ciò che l’autore vuol cercare di far capire è che il fenomeno migratorio non
è una questione solamente individuale e
un po’ se vogliamo improvvisata: se le
motivazioni che spingono le persone a
lasciare la propria terra d’origine sono
certamente personali, non lo è altrettanto il “sistema” che controlla e dirige
sone in cerca di condizioni di vita più
disperazione altrui per arricchirsi? Persone spregiudicate, spesso della stessa
nazionalità di coloro che sono costretti
ad emigrare, organizzate in una vera e
seri umani (chiamati in gergo coyote).
Spesso neppure gli Stati che dovrebbero accogliere e integrare queste persone
nella loro nuova società offrono scarsa
assistenza. Pur soffermandosi in particolare sulle politiche migratorie passate
e presenti degli USA, Kaye tratta anche
quelle degli Emirati Arabi Uniti citando
sviscera inoltre la questione migratoria
cercando di illustrare i motivi per i quali
essa non sia soltanto un problema, come
spesso i diversi Stati la considerano, ma
anche e soprattutto una risorsa. Lo stesso ex Ministro degli Esteri Franco Frattini propose di far entrare in Europa 20
milioni di lavoratori in più per colmare
il
va andando incontro. La stessa Europa è
stata ed è ancora fortemente interessata
da questo fenomeno, si pensi alla migrazione di persone dall’Europa dell’Est, e
a come questo sia motivo di scontro tra
i diversi Stati. Appurato che il fenomeno migratorio c’è e ci sarà sempre, gli
Stati saranno capaci di gestirlo in modo
tale che esso non rappresenti più un
problema, ma un modo di integrazione
LO CHIAMAVANO
PROGRESSO
La nuova frontiera deLLa Lettura digitaLe
di Stefania Ellero
L
’
(abbreviazione per libro elettronico) è un argomento
che ancora oggi, a quasi cinque
anni dal lancio del primo eReader sul
mercato, continua a dividere il popolo
dei lettori in due grandi fazioni: se da
una parte troviamo chi lo saluta come
la nuova frontiera dell’editoria, dall’altro abbiamo chi lo demonizza come un
annullamento del valore del libro.
In realtà il problema è, come al solito,
soprattutto italiano: basti confrontare i
dati di vendita degli eReader in un paese come gli Stati Uniti rispetto all’Italia
per rendersi conto, al netto del divario
tra il numero di abitanti, che è proprio la
mentalità ad essere diversa.
In Italia l’editoria digitale è ancora
considerata un settore di nicchia, quasi
un ripiego per ciò che non è degno di
entrare in una libreria vera e propria. Da
un lato questo può rivelarsi un vantaggio – consente agli editori la pubblicazione anche di quei volumi che, pur essendo richiesti, non abbiano garanzie di
vendita tali da portare alla pubblicazione in cartaceo: un tempo sarebbero stati semplicemente ignorati, oggi si ha la
possibilità di pubblicarli in digitale con
minore rischio e permettendone così la
lettura anche solo a quei pochi che ne
siano davvero interessati. Dall’altro
lato, tuttavia, questo “bene di pochi”
va a svantaggio di molti, perché relega
l’
in una posizione subalterna, la
in cui gettare quei libri che
interessano solo a
, mentre
con il grande pubblico si continua a investire sul cartaceo. E questo già di per
sé, senza la marea di pregiudizi che già
circondano il digitale, è un punto di partenza assolutamente sbagliato.
In realtà i fattori a favore del digitale
sono molteplici, non da ultimo quello
ecologico. I libri sono composti principalmente da carta, non si tratta certo
di una novità. In un periodo che sicuramente non ha bisogno di ulteriori problemi ecologici il risparmio della carta
risulta un fattore da non sottovalutare,
per quanto diversi editori siano già passati alla stampa su carta riciclata.
Un altro fattore è quello del risparmio
economico. Il prezzo dei libri si fa sempre più alto – una media di oltre venti
euro per l’edizione rilegata, intorno ai
dieci per quella economica – e un lettore
valente di cinque o dieci libri cartacei. Il
problema è appunto che anche il prezzo dei libri digitali al momento rimane
troppo alto. Togliendo tutte le spese di
stampa, di rilegatura, d’imballaggio, distribuzione, gestione dei resi, il prezzo
di un eBook si mantiene poco più basso
rispetto all’edizione cartacea (con alcuni paradossi, che vedono l’edizione
elettronica venduta a un prezzo più alto
globale, possibile solo se
vi è collaborazione tra i
Paesi che sono le destinazioni privilegiate dei
migranti? Lasciando da
parte interessi economici
e politici, gli Stati matureranno quella coscienza
globale del “non pensare
solo a casa propria” che
sembra la chiave giusta
di lettura del fenomeno migratorio? Di certo
non si può tornare come
la cittadina di Hazleton
(USA), dove nel 1911 ai
bambini veniva vietato di
giocare con gli stranieri
e che purtroppo sembra
che questo, nella multiculturale America, si stia
ripetendo. Con linguaggio fresco e avvincente, tipico del reportage
giornalistico, l’autore ci
porta dentro questo fenomeno svelandoci elementi
impensabili. Forse proprio a partire da
questo libro,che mette luce su ciò che
sta dietro un fenomeno di cui sentiamo
parlare tutti i giorni, si risveglia un po’
di quella coscienza globale che spesso,
purtroppo, manca.
Migrazione Globale
Jeffrey Kaye
Arianna Editrice, 2011 16,50 €
rispetto all’edizione economica dello
stesso volume).
A vantaggio del
digitale va di certo
la comodità di lettura: consente infatti
di “immagazzinare”
bri su un dispositivo
dello stesso peso di
un cellulare.
La nuova tecnologia eInk permette inoltre di leggere
anche per ore sullo
schermo senza andare incontro a spiacevoli mal di testa spesso causati dai display
retroilluminati. Leggere su un eReader
è infatti forse meno
faticoso che leggere
su carta, data la leggerezza del dispositivo e la possibilità di
variare la grandezza
dei caratteri a proprio piacimento. La
agli angoli come segnalibro, la sensamaggior parte dei lettori possiede inol- zione di tenere il libro in mano. Molti
tre dizionari integrati che permettono di
in particolare sottolineano il fatto che
delle parole semplicemente selezionan- l’eBook non abbia l’odore della carta:
dole; insomma, il massimo della comoché l’odore dei libri rimarrà un fattore
dità.
Una delle lamentele più comuni da preponderante rispetto a ciò che davvero è importante, ovvero i contenuti,
parte dei dissidenti gioca sulla
dei “bei tempi andati”, insistendo sul
progresso, qualsiasi strada esso possa
non potrà mai sostituire la consistenza seguire.
delle pagine di carta, le orecchie fatte
12
Febbraio 2012
LE IDI DI MARZO
«There’s only one thing I value and that’s loyalty.
And without it, you’re nothing.»
di Amalia Sacchi
C
S
rende nota al suo capo, l’addetto stampa
Paul Zara (Philip Seymour Hoffman).
Zara, sentendosi tradito solo per il fatto
che Stephen abbia considerato l’ipotesi di
Sconfinare non identifica alcuna
posizione politica, in quanto libera
espressione dei singoli membri che
ne costiuiscono il Comitato di Redazione.
Sconfinare è un periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio
2006, n° di registrazione 4/06.
Editore e Propietario: Assid
“Associazione studenti di scienze
internazionali e diplomatiche”.
Direttore: Davide Lessi
Impaginazione e grafica:
Nicolas Lozito, Francesco Marchesano
voir la vie en Rose avec
les yeux des «années folles»
di Giulia Bertossi
e avete bisogno di una buona ragione per andare a vedere “Le Idi
di Marzo”(titolo originale “The Ides of
March”) di George Clooney, quel motivo
sarà Ryan Gosling. Il giovane attore infatti interpreta alla perfezione il ruolo assegnatogli, quello di Stephen Meyers, vice
addetto stampa alla campagna del candidato democratico Mike Morris, inscenato
da Clooney stesso.
ragut North di Beau Willimon, si svolge tutto dietro le quinte della campagna
elettorale in Ohio del governatore della
Pennsylvania, Mike Morris. Lo spettatore
stampa. Morris saldamente legato ai valori della Costituzione (“I’m not a Christian,
I’m not an Atheist. I’m not Jewish, I’m
not Muslim. My Religion, what I believe in? Is called, The Constitution Of The
United States Of America.” traduzione:
“Non sono cristiano, non sono ateo. Non
sono ebreo, non sono musulmano. La mia
religione, quello in cui credo? Si chiama
Costituzione degli Stati Uniti d’America”) deve affrontare alle Primarie Democratiche il Senatore Ted Pullman, che ha
dalla sua parte l’abile Tom Duffy (Paul
Giamatti), capo della campagna elettorale,
il quale offrirà a Meyers un posto nel suo
team, vista l’abilità del giovane. Meyers
tuttavia, dopo aver considerato l’offerta,
MIDNIGHT IN PARIS
osa accade a Mezzanotte nella
gativo a cui risponde Mr Woody
Allen nella sua nuova pellicola presentata a
Cannes, tanto attesa quanto criticata.
ps-Élysées: questi sono gli immancabili
stereotipi scelti dal regista per l’overture di
Minuit à Paris.
Woody Allen inscena la vicenda ironicosurreale vissuta da Gil, scrittore americano
in crisi con la sua ultima opera ma soprattutto con se stesso. Recatosi nella capi-
lavorare per l’avversario, decide di licen(Evan Rachel Wood), stagista ventenne
Stephen di uscire indenne dalla situazione
solo a “fare notizia”.
Clooney riesce a fornirci in 101 minuti
un quadro abbastanza completo sull’America di oggi, che si appresta al voto questo
novembre. E’ capace di mettere in scena
quei dubbi e quelle perplessità che saranno all’ordine del giorno nella campagna di
Obama e sembra voler stuzzicare l’attuale
Presidente invitandolo a giocare bene le
sue carte vista l’avanzata Repubblicana.
Se volete capire qulacosa di più di come
funzionano le elezioni negli Stati Uniti e
magari avete bisogno di una spinta per interessarvene, andate al cinema (o almeno
guardatelo in streaming). VOTO: 3/5.
Redazione: Lorenzo Alberini, Alessia Anniballo, Elena Bellitto, Giulia Bertossi, Elisabetta Blarasin, Edoardo Buonerba, Davide
Caregari, Valeria Carlot, Dario Cavalieri,
Tea Chkaidze, Margherita Cogoi, Domiziana Corbelli, Giovanni Collot, Giulia Daga,
Emmanuel Dalle Mulle, Gabriella De Domenico, Stefania Ellero, Manuela Esposito,
Federico Faleschini, Andrea Ferrara, Tanja
Lanza, Margherita Gianessi, Irene Lizzola,
Davide Lessi, Nicolas Lozito, Matteo Lucatello, Andrea Lucchetta, Irene Manganini,
Luca Alvise Magonara Yamada, Alice Mantoani, Francesco Marchesano, Elena Marsoni, Elena Mazza, Marianna Moioli, Nicola
Perencin, Diego Pinna, Francesco Plazzotta,
Emiliano Quercioli, Stefano J. Rossi, Amalia
Sacchi, Francesco Scatigna, Emma Schiavon,
Stefano Suardi, Rodolfo Toè, Valentina Tonutti, Fabiola Torroni, Margherita Vismara,
Gabriele Zagni, Giulia Zeni.
supponente,immatura e un po viziata, il protagonista si ritrova catapultato in una Parigi
degli Anni Venti allo scoccare della mez-
inappagato desiderio di esprimere la proria
anima che li conduce a rivolgere lo sguardo
verso le epoche passate..nella disperata ricerca di qualcosa di diverso che li illumini,
L’artista si trova cosi travolto da una sorta
di missione che consiste nel produrre qualcosa che, impercettibile agli occhi della società di appartenenza temporale, da prova
del valore di se stesso ; la missione a cui mi
riferisco consiste in un grido di disperazione
che trova espressione nella realizzazione di
so in un sentimento dal retrogusto amaro,
un rifugio cui i posteri, coloro che si troveranno nello stesso dramma esistenziale,
cercheranno conforto .Woody Allen dipinge
un malinconico aneddoto riconducibile all’
“Eterno ritorno” niciano, un’eterna condanna a ritenere rigogliosa un’epoca che forse
che concepisce il reale in modo totalmente
eternonomo rispetto al contesto, alla realtà a
cui appartiene.
Egli riesce a penetrare in un mondo costituito dagli artisti ai quali ha sempre rivolto
la sua piu grandi ammirazione. Incontrerà
i grandi degli Anni Ruggenti; salirà su una
carrozza e accanto a Heminguay ascolterà
attonito il suo struggente monologo sull’amore e sulla morte; prenderà parte ad una
pagna Gilda, incontrerà Picasso e sarà disarmato dal “surreale” dibattito con Dali,
Bunuel e Man Ray.
cente e misteriosa amante di Picasso e Modigliani .
nato dal raffronto con gli artisti precedenti
a loro volta contraddistinti dalla stessa condizione.
E’ proprio alla luce di tutto ciò che vale la
legge del “ carpe diem ”.E forse il Gil di Allen , ritornato al presente, comprende la precarietà dell’esistenza e sceglie di goderne
appieno, apprezzando piccoli attimi di felicità, attimi che seppur rari possono essere
vissuti da ciascuno di noi: attimi racchiusi
nella contemplazione di cio che di positivo
ha da offrire cio che ci circonda... come passeggiare a Parigi sotto la pioggia.
distante in termini temporali quanto vicina
all’anima di Gil. Ella gli farà conoscere i
segreti di quella che per Gil rappresenta l’
“Eta dell’oro” – i ruggenti anni Venti- rivelandogli la sua sfrenata passione verso
il fascino della Belle Epoque; Gil insieme
alla giovane faemme fatale si ritroverà cosi
protagonista di un’altro viaggio a metà tra
“Orlando” della Woolf e un’esperienza
alla “Stargate” attraverso quella che a sua
volta Adriana concepisce come la sua “Età
dell’oro”.
Woody Allen ci pone di fronte a una pro-
stile hollywoodiano tanto acclamato e seducente quanto fuorviante in termini di qualità
e taglio d’autore.
Sarà perche la sequenza scenica d’esordio
sul costante senso di disillusione nei con-
costituisce a mio modestissimo parere il
ritorno del grande maestro che negli utimi
dell’intramontabile incipit del capolavoro
indiscusso “Manhattan”; sarà perche il cinismo dell’uomo di mezza eta non troppo realizzato sebbene potenzialmente talentuoso
incarnato da uno straordinario Owen Wilson
se stesso; sarà per la qualità della colonna
sonora; sarà per la sottile ironia, inconfonWoody Allen è ritornato alla vita.
risposta all’ insoddisfatta ricerca
di nuovi stimoli, di nuove visioni
che spinge i visionari, gli artisti,
coloro che di quel contesto non
si sentono parte, a guardarsi indietro verso le opere passate,
frutto di un’identico senso di
inettitudine.
Woody ci insegna a non pensare, a scegliere di indossare i panni dell’ingenuo. Ci insegna che
solo su
.net
13
2012 Febbraio
di Barbara Peressoni
28 Novembre 2011.
iunge in Italia la notizia della scomparsa dell’onorevole Lucio Magri,
protagonista della sinistra eretica e celebre
fondatore de Il manifesto. A fare clamore,
più del rammarico per la morte di uno degli ultimi grandi idealisti della Politica del
passato, è stata la sua ultima volontà che ha
mente più controversi, e meno noti, in materia di bioetica: il suicidio assistito. Questa
è stata la lucida decisione di Magri, e, come
lui, di altre centinaia di persone per le quali
la vita era diventata intollerabile.
In Italia questa pratica è vietata. In Svizzera, invece, è permesso da una legge del
1941. «Non è reato», recita l’articolo 115
del codice penale elvetico, «istigare o prestare aiuto al suicidio, a meno che non venga fatto per motivi egoistici». Proibita, invece, l’eutanasia.
La differenza è essenziale: mentre
nell’eutanasia è il medico a procurare la
morte al paziente che ne fa, o ne abbia fatto, richiesta, nel suicidio assistito, invece,
è il paziente stesso a togliersi la vita, con
il sostegno di un’équipe medica. La morte
viene indotta con un farmaco letale che agisce senza provocare dolore. Vengono diluiti
15 grammi di pentobarbital di sodio in un
bicchiere di acqua che poi il paziente assu-
G
merà autonomamente. Un cioccolatino per
alleviare l’amaro e poi un sonno profondo
che porta rapidamente al coma. Il farmaco
dunque agisce paralizzando la respirazione.
Nel vecchio continente la pratica del
suicidio assistito è permessa , oltre che in
Svizzera, anche in Belgio, Lussemburgo e
Unito, invece, sono più vicine a posizioni
di chiusura.
Ritornando alla Svizzera, le due maggiori
associazioni a praticare il suicidio assistito
sono la Dignitas, fondata nel 1998 dall’avvocato Ludwig Minelli a Forch, nei pressi
di Zurigo, e la Exit a Berna. Quest’ultima ha
morire a causa di una malattia incurabile,
lori incontrollabili e insopportabili. Ha fatto
discutere la decisione della Corte Suprema
svizzera di equiparare i gravi disturbi menla richiesta di Lucio Magri sia stata accolta,
depressione in seguito alla morte della moglie, apice di una vita di delusioni politiche.
Il sarto di Ulm. Una possibile storia del
Pci. Questo il titolo dell’ultimo libro di Magri, pubblicato nel 2009, titolo emblematico
che riprende un apologo di Bertold Brecht
in cui un sarto sosteneva di poter volare con
un apparecchio che si era costruito da solo e
un giorno si presentò dal vescovo della sua
città, dicendogli: «Ora posso volare». Il prelato non si emozionò particolarmente. Semplicemente disse all’artigiano: «Allora pro-
Olanda. Quasi tutti gli stati europei, Italia
esclusa, si stanno muovendo per trattare
la legislazione in materia. Controversa la
questione per la Germania per la dolorosa
memoria del programma di sterminio nazista Aktion 74. Nel 2009 però è stata approvata una legge che sancisce la legittimità
dell’eutanasia passiva. Francia e Regno
una sua branca anche in Italia, la Exit Italia
appunto, che fornisce assistenza e supporto
in merito.
Il costo complessivo della pratica si aggira attorno ai cinquemila euro.
Come si può leggere sul sito della Dignitas, tale pratica è rivolta a coloro i quali,
in grado di intendere e volere, scelgano di
Ma, commenta Brecht, “dopo alcuni secoli
gli uomini riuscirono effettivamente a volare”.
Come commentato splendidamente da un
articolo su la Repubblica, anche Magri voleva volare, voleva cambiare il mondo, e il
mondo degli ultimi anni gli appariva un’insopportabile smentita della sua utopia, il segno intollerabile di un fallimento, la constatazione amarissima della separazione tra sé
da sé, ma evitando agli amici lo spettacolo
del sangue sul selciato.
L’aiuto che non risolve i problemi dei paesi del Terzo Mondo
di Elisabetta Blarasin
F
atto il pieno di spirito natalizio: panettoni,
regali, parenti e Bontà. Quasi quanto Babbo
Natale, tutti quanti siamo stati bombardati di
che chiedono di ricordare anche i meno fortunati tra
l’abbondanza delle feste. Nel fare un giro in centro ci si
è imbattuti in banchetti di equosolidale o nelle pigotte
UNICEF e più di qualcuno avrà pensato di fare un regalo che fosse anche una donazione. Pieni di spirito di
condivisione e volontà di aiutare abbiamo dato i nostri
nati. Ma che tipo di aiuto viene offerto loro?
Il sostegno è rivolto ai Paesi in via di sviluppo perché
diventino Paesi sviluppati. In altre parole si promuove
la loro occidentalizzazione.
Nell’ideare e attuare progetti umanitari raramente i
cosiddetti benefattori si prendono il tempo per valutare
quale sia il benessere che i Paesi da aiutare cercano.
Viene dato per scontato che basti fornire loro i mezzi
per uno sviluppo «all’occidentale» per tirarli fuori dai
i fondi di certo non bastano per un impianto di climatizzazione. Basiti e attoniti, i volontari non riescono a
spiegarsi perché la scuola che hanno donato venga lasciata vuota e ad essa si continui a preferire una capannon può essere calato dall’alto in una realtà sconosciuta
ma deve essere consapevole e frutto di una collabora-
zione.
a priori l’idea di co-sviluppo ritenendosi già in possesso di
tutte le caratteristiche necessarie al benessere e non dovendo
imparare nulla, tanto meno da chi non è sviluppato.
Partendo da tale premessa prendono il via la maggior parte
dei progetti di associazioni e fondazioni locali o internazionali che, benché ci provino da sempre, non riescono mai a
rendere quei Paesi da aiutare Paesi sviluppati.
La cronicizzazione di una realtà divisa tra ricchi e poveri del mondo è innegabile. La causa sta nell’atteggiamento
assunto dai primi verso i secondi. I fondi vengono investi
disporre come meglio crede. E’ infatti troppo arretrato pure
per capire quali sono i problemi principali della realtà in cui
da sempre vive e con cui ogni giorno si fronteggia.
Lo spirito umanitario dei potenti del mondo cala su questa
realtà e con la sua grande mano la spazza via per fornire un
modello che troppo spesso, per non dire sempre, risulta incompatibile con le esigenze del luogo.
Invece di prendere per mano lo sfortunato e andare insieme
verso la serenità, i potenti si riuniscono e come il Leviatano
controllano e limitano la libertà per favorire il loro progetto.
Sembra che scontrarsi con la mal riuscita dei loro progetti
che non risolvono o aggravano la situazione non basti a fargli
siano per collaborare e non spingere a forza allo sviluppo dei
Paesi più disagiati.
Noi diamo i soldi, i «benefattori» fanno buchi nell’acqua,
i poveri rimangono poveri. E intanto ci arrivano i biglietti di
Natale.
14
Febbraio 2012
L’ANNO DEL DRAGO
come confondersi le idee
di Luca Marinaro
A
: Buongiorno e benvenuti a “2012 –
Uno spasso con la tua famiglia!”. In
te alla domanda che da tempo ci attanaglia.
La psicosi della Fine del Mondo è fondata?
B: Nel 2012 verremo tutti brutalmente annichiliti? Tra un anno (ormai meno) l’Apocalisse, o forse no? Se trovate questo show
offensivo per la morale e derisorio per il
destino delle persone, è chiaro che non avete mai visto Uomini e Donne!
A: E se i Maya avessero ragione? E se la
Terra si fermasse? E se mia nonna avesse
avuto le ruote? Adesso sarebbe un’impresa
di trasporti (è la mia risposta)! Bene, 2012.
cui a quanto pare tutto ciò che conosciamo,
tutto ciò che amiamo, ma anche tutto ciò che
detestiamo dal profondo del cuore (come le
B: Questo l’avrebbero predetto i Maya.
Uso il condizionale perché non l’avrei mai
saputo se non me l’avesse detto Voyager.
Un popolo conosciuto per la sua innata gentilezza, spesso dimostrata dal modo in cui
strappavano il cuore ai prigionieri ancora
vivi. Detto ciò, mi piacerebbe aggiungere
che secondo l’astrologia cinese, a Febbraio inizia l’anno del Drago, caratterizzato da
cambiamenti repentini e sconvolgenti, neanche si fossero messi d’accordo.
A: Il 21 dicembre 2012 termina il calendario Maya, ma notizie più allarmanti vengono
dal nostro paese. Per quella data Trenitalia
indice uno sciopero generale tanto per semB: Abbiamo esempi di gente che ha abbandonato casa, lavoro e famiglia per vivere in
solitudine sui monti. Un’ ottima scelta considerato che potrebbe non succedere niente e
che poi vostra moglie vi picchierebbe!
A: C’è poi chi ritiene che sia la data scelta dagli alieni per invadere la Terra. Signinient’altro da fare e, visti i problemi che
questo pianeta ha, ci perderebbero loro!
B: E se fosse tutta una montatura per far
soldi? Che 8000 talk show sulla cosa, 500
con sedicenti esperti e tante riviste sulla
Fine in vendita ne siano un segno? Ma non
soffermiamoci sull’argomento, per questo
genere di informazioni potete comprare il
nostro libro in ogni edicola a soli 9,99€!
A: Passiamo alle domande da casa.
del Calendario?
A: Cosa vuoi che succeda? Si stacca il foglietto e si passa al giorno dopo! Non lascia-
ma cerchiamo di restare calmi!
avuto senso aver perso tempo a studiare
B: Domanda sensata in effetti...
A: Quello che mi chiedo dall’asilo! Comunque se lasciare casa e lavoro per costruirsi un bunker antiatomico è solo una scusa
per non studiare, vergognati e torna sui libri!
DOMANDA 3: Come moriremo? Asteroidi? Maremoti? Epidemie?
B: Maremoti? Non hai mai visto l’acqua
alta di Venezia! E poi cos’è tutta questa fretta di andare nel mondo dei più?
DOMANDA 4: Come posso usare questo
presente momento per diventare la personigrande visione che abbia mai avuto su me
stesso?
senso comprare i regali di Natale!
A: Sembra più una domanda che ti fanno
su quei volantini che ti lasciano con scritto
vero... non avranno più niente di cui parlare!
non vede l’ora di sedersi con i pop corn e di
godersi lo spettacolo!
A: In ogni caso fonti autorevoli, quali mia
madre, hanno dichiarato “La cosa non mi
preoccupa per niente, adesso mangia!”.
facciamo?
A: Non per rispondere con spietato cininon ha senso, è solo un passatempo.
B: Consideri le guerre un passatempo?
A: Suvvia, stiamo parlando di cose serie
adesso!
B: Prima di chiudere, la mia domanda è:
secondo voi, nell’Universo più vasto, sperduto, incommensurabilmente (bella parola
eh?) enorme tra tutti i pianeti che ci possono
A: Siamo convinti che se le cose devono andare davvero male, allora di sicuro il
LA TERZA
CUCINA PER
DAI POSTERI L’ARDUA SENTENZA
UNIVERSITARI:
GUERRA MONDIALE:
di Giulia Daga
S
A: In tal caso il problema non si pone!
B: Possiamo anche dire che molte persone
i dice che fosse scoppiata in tempi
non sospetti, e che ci si sia accorti
di esservi dentro solo quando gli ef-
parole come lotta al terrorismo, interventi
umanitari armati e azioni militari preventive
celassero l’effettivo svolgersi di una terza
guerra mondiale, che seguisse però schemi
diversi dal modo classico di farsi la guerra
in termini globali –nessuna dichiarazione
scritta o alleanze dai nomi altisonanti insomma- . Tuttavia l’innesco effettivo derivò
da una parola che rappresenta invece una
si economica.
D’altronde, belligerare per risolvere recessioni ha sempre funzionato in passato, il
boom successivo è assicurato. Quanto è dolè di questa natura la condizione umana. E
allora la guerra diventa essenziale, fondaO forse no?
Forse c’è soltanto qualcuno molto in alto
che non riesce a disintossicarsi dalla mania dei giochi di ruolo. Forse l’insaziabile
buon senso.
Sta di fatto che scoppiò. Si accese nel
mezzo di una Weimar mondiale, ma la crisi
non era solo economica.
La globalizzazione aveva portato con sé
movimenti nazionalisti, più si veniva a contatto con nuove culture tanto più era lontana
l’integrazione. La gente aveva paura, quel
genere di paura alimentata dai mass media,
APRO IL FRIGO E
GIOCO A JENGA
miccia per il disastro.
Inoltre, nel Vicino Oriente erano avvenuti cambiamenti epocali: le dittature a lungo
amiche dell’occidente avevano lasciato il
posto a processi di democratizzazione, che
Passarono degli anni di tensione profonda,
tra minacce atomiche iraniane e il rischio di
un attacco preventivo israeliano.
E poi la miccia fu accesa: la Palestina fu
riconosciuta dall’ Assemblea Generale delle
Nazioni Unite, Israele rispose invadendo la
tifada, ma questa volta non rimase sola. Si
unirono Egitto, Tunisia, Siria,Turchia, Iraq,
Pakistan, e naturalmente l’Iran. Qatar ed
Emirati rimasero neutrali. A questo punto gli
Stati Uniti comandarono un intervento NATO
per richiamare l’ordine. Fu la nuova scintilla:
Russia e Cina gridarono all’ennesima azione
imperialista americana, sostenuti da India e
Venezuela.
Nel frattempo all’interno del blocco occidentale cominciavano a crearsi crepe: la
Francia denunciava il comportamento di Israele e si batteva contro l’intervento. Dall’altra
parte la Germania le ricordava che un grande
sconvolgimento mondiale poteva essere l’unica via d’uscita dal grande buco nero che
stava risucchiando l’Europa, infatti gli USA
promettevano porzioni di territori e risorse
alla luce delle nuove invasioni.
Poi un’altra crisi sconvolse il Medio Oriente: la guerra civile in Arabia Saudita. Il popolo sosteneva la Palestina, ma i regnanti
continuavano a fornire basi militari agli Stati
Uniti. Tuttavia la rivolta non poté essere repressa. L’occidente tremò come non mai.
In una conferenza a porte chiuse a Doha,
nemici e amici si accordarono sull’uso dell’a-
di Daniele Cozzi
L
tomica: nessuno voleva la distruzione
completa del mondo, si trattava solo di
ridistribuire le ricchezze. Ma questa volta
non sarebbe andata come al solito, nessuno
ad est di Ankara avrebbe accettato un compromesso se non fossero cambiati i rappordel capitalismo o la morte. O forse invece
andò proprio come al solito, qualcuno si
sarebbe arreso di fronte al luccicante miraggio di promettenti vantaggi economici,
così che l’unico valido risultato della guerra sarebbero stati milioni di morti, senza
che il mondo cambiasse di una virgola.
Nessuna rivoluzione sostanziale quindi,
ma tante cose da ricostruire: nuovi investimenti, nuove speculazioni, nuovi posti di
lavoro, mutui e prestiti dati come caramelrale può generare, una leggera pace appa-
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e vacanze sembrano ormai così lontane da poterci mandare una cartolina
e gli esami così vicini da pestarci i piedi.
Quale miglior modo per passare una serata
tranquilla e divertente di una partita a Jenga
con gli amici? Il bello della ricetta che state
per leggere è che non serve il Jenga, basta il
Risiko! No, non stiamo cucinando dei giochi da tavolo, ma un Jenga di pancetta! Mi
seguite? Costruiremo una bella torre stile
Jenga con la pancetta! Per la cronaca: non
è carino farla se ci sono anche commensali
vegetariani. Per dell’altra cronaca: se il nostro corpo fosse un tempio non dovremmo
mangiare altro che candele!
Mettendoci all’opera, tagliamo la nostra
pancetta a strisce grosse, come dei parallelepipedi per capirsi. Versiamo dell’olio in
una padella e ci adagiamo amorevolmente
la cuocere come più piace. C’è chi la ama
croccante quasi carbonizzata e chi la preferisce morbida: fate voi.
Ovviamente per fare un bel Jenga alto e
impressionante i pezzi vanno grossi, dando
Ci dovremo cimentare nel prendere i pezzi di pancetta uno ad uno e «montarli» per
fare una bella torre, il più alta possibile.
L’importante è che i vostri ospiti non stiano
torri, mettendosi a giocare con la cena.
Soddisfatti del vostro nuovo gioco da tavola?
@sticocci se volete reclamare su Twitter!
II
Februar 2012
Turisti v Makedoniji.
je Margherita Gianessi
Kdo bi pomislil na Skopje in Makedoni-
iz katerih prihajajo turisti, je razvidno, da se
stem mestu.
dejavnost, da je lahko potoval. Ukvarjal
se je z oglaševanjem hiš za prodajo. Drugi
je bil vojak v Afganistanu na dopustu: po
prijatelji na Facebooku in našli boste še
koga, ki si je izbral kot destinacijo svojih
ni. Na vprašanje “kaj je lepega za videti
li. Med tistimi, ki so obiskali Makedonijo;
kot prehodno destinacijo in kdo jo je izbral
je bil zaljubljen v makedonko. Eden od
na Kosovo. Obe italijanki sta izbrali Skopje kot cilj svojega potovanja, ker sta našli
poceni let iz Trevisa, najcenejšega, ki je bil
na voljo za tiste tri dni podaljšanega konca
tedna.
zbrati podatke in izvesti ustrezno raziskavo.
No, do takrat pa se bom omejila le na podatke, ki jih imam na voljo.
ga otomanskega mesta in veliko zgradb v
prenovi.
Šestega januarja so otvorili Slavolok “Makedonija”, ki prikazuje prizore iz makeValentina Stevanovska je avtorica slavolo-
vikendom 8. decembra, sta bili nastanje-
merava prodati hišo, kjer so sedaj nastanjeni njegovi gostje in si kupiti nove prostore s
kot 27 000 registriranimi turisti februarja
Vendar makedonska vlada ni edina, ki
isti mesec prejšnjega leta, s 6,7% upadom
tev teh spomenikov je del kontroverznega
projekta Makedonija 2014, ki predvideva
postavitev 35 kipov v centru Skopja (da bi
si ustvarili predstavo o obsegu projekta,
poglejte na: http://www.youtube.com/
inštituta za statistiko, se je februarja 2011
smešno: pet turistov v Skopju decembra, to
odletite pogledati kaj se dogaja v Makedoniji.
-
Parlamentarne volitve v Sloveniji
Nadaljuevanje s I. strani
ljudi, za socialo, gospodarsko rast in pravno
let, brezposelnost 11%.
ljudi« je njegova predvolilna parola, ki jo v
v prejšnjem sklicu ostala izven parlamenta.
ka je dobila 4,8% glasov, kar predstavlja
inštitucij so kazale njegovo zmago in to ne
za las. Ampak ankete niso volilne napovedi,
goji konservativne vrednote. Njeni resorji
so predvsem za kmetijstvo, okolje, promet.
kot 20 let; v prvi slovenski vladi je bil minister za obrambo, je volitve izgubil. Vse
dosegel 29% glasov, Janša pa 26%. Analitiki pravijo, da so Janšo zmage stale njegove
Ne smemo pozabiti na dveh »eksotov«
v parlamentu: predstavnika italijanske in
nacionalni televiziji z ostalimi predsedniki
strank. Spet drugi pravijo, da se je na vo-
nivoju predstavlja velik del v zakonodajnem
pana. S te stranke prihaja zdajšnji evroposlanec in predsednik prve slovenske vlade
ni televiziji 2 dni pred volitvami oz. nekaj
»Danes so dovoljene sanje, jutri je
pomogli priseljenci iz bivših Jugoslovanskih
republik. Nekateri trdijo, da so se le-ti pred
volitvami organizirali, klicali med seboj in
(cca. 200.000 po letu 91’) predvolilne ra-
ob osamosvojitvi Slovenije junija 1991.
vansko narodno armado je umrlo 19 Slovencev, 45 iz drugih republik Jugoslavije.
nil resnost situacije v kateri je Slovenija:
trebujemo jutri«. Mandat za sestavo vlade je
-
-
vidi, vici. Suvereno, po drugi strani pa s
primerjal z zmago Nigela Manslla s Ferra-
enega izmed bivših slovenskih politikov: en
mandat v parlamentu je malo, dva sta ve-
delila Avstrijo in Ogrsko do konca 1. sv.
tekmi nove sezone. Vlada, ki se trenutno
formira bo prva v zgodovini Slovenije, ki
glavo slovenske kokoši.
desno in delati predvsem na programu. Ve-
razmišljajo o uvedbi rubrike »narodnost«
mama je Slovenka. Njegovi dobri odnosi do
priznava pravico in jim pomaga pri gradnji
kot pravijo njegovi nasprotniki avtoritaren
na drugi strani parlamentarno demokracijo,
strovanja streznile (in ko so se slovenski
strovali) se nadaljuje koalicijsko usklaje-
ima veliko doktorjev znanosti, strokovnja-
V parlament so se uvrstili še Desus –
stranka upokojencev, ki je dobila 7% glasov. V Sloveniji je 550.000 upokojencev,
populacija Slovenije je 2.055.214 ljudi,
ampak je razpredena po celi Sloveniji. Tako
tu, tako bodo tudi v parlamentu – športniki
stavil moderni štadion in športno dvorano,
intenzivnejšim pogajanjem in usklajevanjem. Sestavljanje koalicij bo trajalo kar
imajo levosredinsko koalicijo pod vodst-
trgi Slovenijo k temu silijo. Gotovo to ne
jala reforme (tako visokih cen bencina kot
-
imel prijateljske odnose z Jadranko Kosor.
-
dobrobit Slovenije.
Številka 31- Februar 2012
Glavni Urednik: DaviDe Lessi
Parlamentarne volitve v Sloveniji 2011
nih demokratov premiera Pahorja. Na
je Ambrož Vuga
kazale niti uvrstitve v parlament. Televi-
V
mandat 2008 – 2011. Po ocenah
nekaterih analitikov so 4.12.2011 bile
najpomembnejše volitve po osamosvojitvi
Slovenije pred 20 leti in so prinesle veliko
Borut Pahor, doma iz Šempetra pri Gorici, predsednik Socialnih demokratov SD,
reformirane moderne stranke, ki izhaja iz
levo-sredinsko vlado. Mandat so zaznamovale mnoge afere njegovih koalicijskih partnerjev. To so tvorili Liberalna demokracija
Slovenije LDS, stranke, ki je imela vodilke je bil bivši predsednik Janez Drnovšek.
Koalicijo so sestavljali še stranka Zares,
ki je nastala z odcepitvijo od LDS in Desus – stranka upokojencev. Prve tri stranke
opoziciji: Slovenska demokratska stranka
SDS Janeza Janše, ki je bil mandatar v letih 2004-2008, Slovenska ljudska stranka
SLS in Slovenska nacionalna stranka SNS)
leva sredina oz. desna sredina. Bolj levo so
te stranke, ki priznavajo partizane kot heroje, ne priznavajo oz. le delno medvojne
zavzemale za osamosvojitev Slovenije
izpod Jugoslavije, volivci delno hodijo v
pe danes. Iz tega razloga je bila tudi volilna
Gregor Virant, univerzitetni profesor in
minister v vladi Janeza Janše se je hotel
otresti sence svojega bivšega šefa in ustanovil stranko, za katero pravi, da ni niti
na levici, niti na desnici. Je programska
stranka v kateri so se zbrali neoliberalni
ekonomisti, po Naomi Klein chicago boysi,
podjetje Merkator. Ko je leta 2010 kandi-
dobila moderno športno dvorano in stadion.
Leta 2010 je bila Ljubljana svetovna prestolnica knjige in tako pritegnila marsikaterega ljubitelja knjig. Na Forbesovi lestvici je
zaradi nesodelovanja socialnih partnerjev)
se bo nadaljevalo v novem mandatu. Mandat za sestavo vlade je od predsednika re-
katero pravi, da je najlepše mesto na svetu. Njegova zasluga je, da se je v mestu v
-
gle dogovoriti glede sprejetja pomembnih
reform: pokojninske, zdravstvene, javnega
sektorja in drugih. Zaušnica vladi so bili
tudi nesprejetje 3 reform na referendumu.
karizmo, zna se obnašat in komunicirat.
panjo za parlamentarne volitve, ki so bile
na isti dan kot v Rusiji in na Hrvaškem –
Stranke v odhodu so zaznamovale afere
tiranje podjetij, ki so bile blizu koalicijskim
strankam, vprašanja energetike, vojaške
opreme, podkupovanja. Nekemu politiku
Stranka Pozitivna Slovenija, ki jo je usta-
lestvici Reader’s Digest je najbolj pošteno
prijazni, ampak conditio sine qua non za
cijo Nove Ljubljanske banke. Ta inštitucija
-
bivši poslanec je prejemal nadomestilo za
brezposelnost. Bil je sicer brezposeln, kar
uradno. Velik del potencialnih volivcev kabralca postavi pred vprašanje: je to pošteno,
nesposobnost?
rupcijo, bogastvo do katerega naj bi prišel
-
je presenetil volivce, raziskovalce javnega
ena izmed ulic v glavnem mestu ne bo imenovala po Titu, bivšemu jugoslovanskemu
predsedniku. Desne stranke so se na tem
strankami LDS
in Zares, ter
stranki Social-
vojnih pobojih, ampak o prihodnosti, pro-
in
danes. Tita navajamo kot primer elementa,
tudi celotni Sloveniji?
Boljši trenutek za kandidaturo in volitve
ne bi mogel
izbrati. Volivce
je dobil na levici, predvsem
nostalgijo, mlajši pa od staršev spoznava-
mizirati, res pa je, da je bil jugoslovanski
vzhodni Evropi. Veliko ljudi se spomni na
z
kar nekateri smatrajo za glavno napako, ki
ga je stala zmage. Nekateri so mnenja, da so
tako predvsem njegovi nasprotniki, trdijo,
da je svoj uspeh gradil na velikih kreditih.
Levica troši denar, da bi desnica spet mo-
aferami
in odnosa do narodne in osvobodilne borbe.
Nadaljuje se na strani II
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