Paola Martino – Università di Salerno
LA RI-CREAZIONE.
FANTASIA, CREATIVITÀ, SCUOLA
La letteratura, come tutta l‟arte, è la
confessione che la vita non basta.
F. Pessoa, Il poeta è un fingitore
Quello della letteratura dell‟infanzia è un territorio di frontiera, uno spazio vastissimo e in continuo
mutamento, che non si lascia confinare dai «mezzi blindati delle teorie» e dalla «copertura aerea delle
definizioni»1. Questa premessa se, da una parte, consente di cogliere lo spazio epistemico dilatato di questa
insularità e, insieme, continentalità disciplinare, dall‟altra, rende meno imprudente, per chi scrive queste
note, il rimaneggiamento di uno dei suoi maggiori interpreti di frontiera: Gianni Rodari. Questa apparente
rassicurazione, però, deve fare i conti con la difficoltà, data proprio dal muoversi in zone franche, di
individuare sulla frontiera di un sapere ibrido, meticciato, uno spazio di riflessività capace di riconoscersi
immediatamente come parziale e circoscritto. La presa d‟atto di questa difficoltà ci obbliga ad ammettere
immediatamente che il tema della fantasia e della creatività, oggetto di queste brevi riflessioni e affrontato
attraverso linguaggi periferici e centrali, è solo una nicchia teorica, uno dei possibili tentativi che il
pedagogista, muovendosi senza passaporto, può mettere in campo per cercare una dimora in quello spazio di
sconfinata libertà, abitato da petitiani fuorilegge2, che è l‟infanzia.
Fantasia e creatività diventano, allora, nell‟economia di queste note, parole maestre per tentare di
portarci carrollianamente dietro lo specchio e misurarci con quel mondo miniaturizzato dell‟infanzia che,
proprio attraverso il gesto fantastico-creativo, diviene il luogo del gigantismo della mente infantile e delle
sue connessioni incongrue. Esse sono, ancora, due inaggirabili premesse per tentare di delineare una
possibile ri-creazione di quell‟ineludibile forma veicolare della paideia istituzionale che è la scuola3.
La fantasia è una regione ontologica complessa che espone chiunque intenda scandagliarla alla
provvisorietà euristica. Aprendo nuove vie alla riflessione e all‟elaborazione narrativa, liberando un senso
pieno di libertà, essa consente rodarianamente di entrare nella realtà attraverso percorsi alternativi. «Il
mondo – scrive icasticamente il pensatore torinese – si può guardare a altezza d‟uomo, ma anche dall‟alto di
una nuvola. […] Nella realtà si può entrare dalla porta principale o infilarvisi – è più divertente – da un
finestrino»4. La fantasia è, come mostrato da Bruno Munari, insieme capriccio, bizzaria, stranezza, finzione,
estro, ubbìa, e, ancora, quella facoltà che agisce simultaneamente con l‟immaginazione e la creatività. Se la
fantasia è «tutto ciò che prima non c‟era anche se irrealizzabile», l‟invenzione «tutto ciò che prima non c‟era
ma esclusivamente pratico e senza problemi estetici» e la creatività «tutto ciò che prima non c‟era ma
realizzabile in modo essenziale e globale»5, non è difficile comprendere che queste tre facoltà agiscono e
prendono forma in uno spazio e in un tempo eccentrici: lo spazio del possibile e il tempo trasposto della
discronia.
La creatività è quella qualità umana che maggiormente ha a che fare con la produzione del nuovo, è
espressione di una generatività che partorisce sorpresa6, che connette ciò che apparentemente è dissimile e
1
P. BOERO, Alla frontiera. Momenti, generi e temi della letteratura per l’infanzia, Einaudi, Torino 1997, p.9.
Cfr. P. PETIT, Creatività. Il crimine perfetto, Ponte delle Grazie, Milano 2014.
3
Cfr. G. ACONE, La paideia introvabile, La Scuola, Brescia 2004.
4
G. RODARI, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 2010, p. 30.
5
B. MUNARI, Fantasia, Laterza, Bari 1997, pp. 9-16.
6
Per Bruner la creatività è « qualsiasi atto che produca “sorpresa produttiva”, cioè una modificazione concreta
inaspettata nelle diverse attività in cui l‟uomo si trova coinvolto. Tutte le forme di sorpresa produttiva hanno la loro
origine in una particolare forma di attività combinatoria, in un disporre i dati in prospettive nuove. Qualsiasi atto
creativo si avvale perciò del procedimento euristico che ha come momento essenziale l‟atto della scoperta» (J..
BRUNER, Il conoscere: saggio per la mano sinistra, Armando, Roma 1968, p. 142).
1
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indipendente, è, ancora, gardnerianamente la capacità umana di risolvere problemi 7. Il pensiero creativo è
fluido e flessibile, è un pensiero produttivo e divergente8.
Lungi dall‟essere facoltà ametodiche, non spiegabili mediante un linguaggio razionale e scientifico,
fantasia e creatività presentano delle costanti, sono potenziabili, educabili e, ancora, strutturali e dinamiche
componenti dell‟attività di pensiero. La grammatica della fantasia è universale e accanto alla Logica vi è
una Fantastica di novalisiana memoria capace di guidare l‟arte di inventare.
È proprio rincorrendo il sogno di Novalis, custodendo una parola, Fantastica, per trentaquattro anni,
superando l‟ideologia romantica dell‟artista come genio e declinando questa figura attraverso l‟immagine
di un tecnico capace di maneggiare un sapere conoscibile, trasmettibile e realizzabile (tensione utopica), che
Rodari giunge a fermare le strutture morfologiche della fantasia9 e a riconoscere la funzione cerniera svolta
dalla scuola per la promozione e la diffusione della creatività10.
Rodari riesce, grazie ad un dialogo costante con l‟opera piagetiana, bruneriana e gardneriana, per
citare solo alcuni dei suoi interlocutori psico-pedagogici, a porsi oltre alcune idee erronee che hanno
diversamente costellato la relazione razionalità-fantasia, pensiero direttivo- non-direttivo. Un luogo comune
vuole, infatti, che la fantasia compaia più precocemente della ragione. Questa falsa conoscenza è stata
alimentata dalla distinzione freudiana fra pensiero primario e pensiero secondario e ha finito, come
sottolineato da Guido Petter, per riflettersi anche nei programmi scolastici del 1956 e del 198511. Un altro
errore, non meno diffuso, consiste nell‟attribuire alla fantasia una funzione secondaria e contrapposta rispetto
a quella svolta dalla razionalità12, ma, diversamente da quanto inesattamente sostenuto dall‟opinione comune
e non solo, la fantasia cavalca con la ragione13, queste due funzioni mentali coesistono e la loro
compresenza può darsi anche mediante alternanza temporanea (emblematico in questo senso, ricorda Petter,
è il racconto rodariano Codice di avviamento fantastico).
Rodari affronta dialetticamente il tema della creatività e della divergenza finendo per elaborare una
teoria della mente infantile che trova nella fantasia il suo principio sussistente, la sua categoria reggente. È
difficile, come sottolineato da Franco Cambi, non cogliere nel corpo erotico dell‟opera rodariana il doppio
richiamo alla fantasia e all’utopia. Se, infatti, la fantasia è il baricentro della ricerca dell‟intellettuale
organico piemontese, questo punto di gravità s‟intreccia costantemente con i «temi dell‟emancipazionedisalienazione e dell‟utopia, col richiamo alla “onnilateralità” e libertà dell‟uomo» 14.
Il pensiero rodariano, che muove da una tensione antropologica e si misura con il marxismo critico, è
bidimensionale, prende forma attraverso l‟intreccio di creatività-fantasia ed utopia. Questo intreccio,
azzardiamo noi, è il binomio fantastico dell‟opera di questo intellettuale poliedrico.
L‟immagine dell‟infanzia che ci restituisce Rodari è quella di un fanciullo che «si ritma tra gioco e
impegno, vive una complessa dialettica tra questi momenti, che lo spinge da un lato verso la fruizione,
liberazione fantastica, il godimento della creatività, dall‟altro verso un preciso sentimento etico-sociale,
fondato sull‟uguaglianza e sulla giustizia, sulla volizione di una emancipazione universale […] Tra creatività
e impegno corre un preciso legame: la mente liberata e divergente risulta capace di decollare rispetto
7
Cfr. H. GARDNER, Aprire le menti. La creatività e i dilemmi dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1991.
Cfr. J. P. GUILFORD, La creatività, Loescher, Torino 1977.
9
Cfr. G. RODARI, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, cit.
10
Cfr. F. CAMBI, Collodi, De Amicis, Rodari. Tre immagini d’infanzia, Edizioni Dedalo, Bari 1985.
11
«Il pensiero primario sarebbe tipico dell‟età infantile, e consisterebbe in un periodo non ancora rigoroso, che utilizza
immagini e non ancora concetti, si serve largamente dell‟analogia, giunge a collegare sulla base di semplici somiglianze
(d‟insieme o di dettaglio) contenuti disparati, come accade anche nei „sogni ad occhi aperti‟, o nei veri e propri sogni
notturni, e cioè in attività che hanno luogo anche nell‟adulto quando l‟io reagisce temporaneamente a fasi precedenti del
suo sviluppo. Il pensiero secondario sarebbe invece quello logico, caratterizzato dal ragionamento e da
un‟interpretazione adeguata, „obiettiva‟, della realtà e degli eventi, quindi anche quello delle discipline scientifiche e
storiche , e comparirebbe nel bambino a una certa età, irrobustendosi poi via via in funzione della scolarità. Anche nei
programmi scolastici della scuola elementare troviamo un riflesso di questa convinzione. In quelli del 1956 si affermava
che il bambino di sei anni “è tutto intuizione, fantasia, affettività” (convalidando in tal modo l‟idea che la razionalità
interverrebbe solo dopo il suo ingresso nella scuola); in quelli del 1985 viene essenzialmente delineato un “bambino
della ragione”, come se il tempo della fantasia fosse per lui in via di superamento, e venisse ormai in primo piano
soprattutto l‟esigenza di un‟educazione delle sue capacità razionali» (G. PETTER, Ragione, fantasia, creatività nel
bambino e nell’adolescente, Giunti, Milano 2010, pp. 13-14).
12
Cfr. G. PETTER, Ragione, fantasia, creatività nel bambino e nell’adolescente, cit..
13
Cfr. AA.VV., Se la fantasia cavalca con la ragione. Prolungamenti degli itinerari suggeriti dall’opera di Gianni
Rodari, Juvenilia, Bergamo1983.
14
F. CAMBI, Collodi, De Amicis, Rodari. Tre immagini d’infanzia, cit., p. 122.
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all‟ideologia e di avvertire, attraverso il gioco (che è sempre gioco sociale), i principi della solidarietà e
dell‟uguaglianza. Così tra fantasia e coscienza etico-sociale esiste una simmetria profonda, anzi
un‟integrazione» 15.
L‟infanzia diviene il luogo elettivo per il darsi della trasformazione sociale. Il bambino, ricorda
Rodari, è il «mondo delicato in cui si forma il futuro»16 e la parola lo strumento per il darsi della liberazione,
il sasso gettato nello stagno della mente che produce onde concentriche, movimenti complessi, magici, che
si nutrono di fantasia, ricordi, esperienze. Il motto dal bel suono democratico rodariano allora diviene: «Tutti
gli usi della parola a tutti […] Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo»17.
Il bambino non è un passivo catalogatore di rappresentazioni, ma un attivo costruttore della sua
stessa mente. Questa evidenza pedagogica conduce Rodari a valorizzare la funzione educativa del pensiero
divergente e ad indicare un diverso metodo, percorso, per avvicinare l‟infanzia alla realtà. In quest‟ottica
Grammatica della fantasia è la cassetta degli attrezzi donata dal maestro e pedagogista piemontese alla
scuola per promuovere l‟attività creativa, produttiva del bambino. La scuola ha sempre privilegiato il
pensiero logico, verticale, lasciando sullo sfondo la forza produttiva e di ristrutturazione intuitiva propria del
pensiero creativo, laterale18.
La fantasia e l‟immaginazione hanno trovato il loro spazio di trattazione, per un lungo periodo, come
ricorda lo stesso Rodari, in ambito filosofico per poi divenire il bersaglio teorico della giovinetta psicologia.
Proprio muovendo da questa premessa, non c‟è da sorprendersi né da meravigliarsi che nella scuola la
fantasia sia stata trattata, a vantaggio della memoria e dell‟attenzione, come una parente povera. L‟immagine
del bambino che sottende a questa idea di scuola è quella di uno «scolaro modello […] comodo e
malleabile»19, a questa visione Rodari, attraverso il suo sorriso pedagogico, contrappone, come
efficacemente mostrato dal poeta Zanzotto, una pedagogia gioiosa capace di «produrre una netta frattura con
il mito del bambino languido, piagnucoloso»20.
Rodari non esita a riconoscere il lavoro prezioso svolto da Vygotskij nel saggio Immaginazione e
creatività nell’età infantile. Lo psicologo russo, infatti, in questo libretto d’oro e d’argento, in cui si misura
con l‟immaginazione come modo proprio di operare della mente umana, giunge a riconoscere a tutti gli
uomini una comune attitudine alla creatività. Questa attitudine, però, risente dell‟azione di promozione o
d‟inibizione svolta dal contesto sociale e necessita, pertanto, di nutrimento21. Grammatica della fantasia si
configura, così, come una proposta per arricchire gli stimoli dell‟ambiente in cui il bambino cresce.
Dunque, né una teoria dell’immaginazione infantile, né una raccolta di ricette, ma un‟occasione per far
parlare il pensiero divergente e riconoscere al bambino il ruolo attivo e creativo che gli è proprio.
Il riconoscimento del valore educativo della fantasia e della creatività, anche sulla scorta della
lezione deweyana, porta con sé una rivoluzione della funzione docetica. In una scuola in cui il pensiero
divergente trova legittimazione, il pedagogo si trasforma in un animatore, in un promotore di creatività. Il
maestro, ammonisce Rodari, «non è più colui che trasmette un sapere bell‟e confezionato, un boccone al
giorno, un domatore di puledri; un ammaestratore di foche. È un adulto che sta con i ragazzi per esprimere il
meglio di se stesso, per sviluppare anche in se stesso gli abiti della creazione, dell‟immaginazione,
15
F. CAMBI, Collodi, De Amicis, Rodari. Tre immagini d’infanzia, cit., p. 126.
G. RODARI, Quello che i bambini insegnano ai grandi, in Esercizi di fantasia, Editori Riuniti, Roma 1981, p. 76.
17
G. RODARI, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, cit., p. 10.
18
« La correttezza è ciò che conta nel pensiero verticale. La ricchezza è ciò che importa nel pensiero laterale. Il pensiero
laterale non seleziona ma cerca di aprire altre vie. Con il pensiero verticale si seleziona l‟approccio più promettente a un
problema, il miglio punto di vista su una situazione. Con il pensiero laterale si generano tanti approcci alternativi nel
campo delle possibilità […] Con il pensiero laterale non ci si muove allo scopo di seguire una direzione bensì per
generarne una […] Il movimento e il cambiamento del pensiero laterale non sono un fine in sé ma un modo per dar
luogo alla rimodellazione […] Il pensiero verticale è analitico, il pensiero laterale è stimolatore» (E. DE BONO,
Creatività e pensiero laterale, Bur, Milano 1998, pp.38-40).
19
G. RODARI, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, cit., p. 161.
20
A. ZANZOTTO, Il sorriso pedagogico di Rodari, in C. DE LUCA (a cura di), Se la fantasia cavalca la ragione,
Juvenilia, Bergamo1983, p. 24.
21
«Qualsiasi inventore, qualsiasi genio è sempre una creatura del suo tempo e del suo ambiente. La sua capacità
creatrice muove dai bisogni, dagli interessi, dalle motivazioni più profonde che coinvolgono la sua interiorità. Nessuna
invenzione o scoperta scientifica appare prima che siano formate le condizioni materiali e psicologiche necessarie al suo
sorgere. La creatività è un processo storico progressivo, in cui ogni forma susseguente è condizionata dalle forme
antecedenti» (L. S. VYGOTSKIJ, Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti, Roma 1972, p.50).
3
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dell‟impegno costruttivo in una serie di attività che vanno ormai considerate alla pari: quelle di produzione
pittorica, plastica, drammatica, musicale, affettiva, morale […] conoscitiva, […] ludica »22.
Quella rodariana è una scuola viva, una scuola della ri-creazione promossa da quel produttore,
creatore di valori e cultura che è l‟allievo non più inteso come mero consumatore, ma come attivo costruttore
del suo stesso conoscere. La scuola di Rodari è, ancora, una comunità educante in cui, attraverso lo studio
di quell‟unica materia che è la realtà e la sinergica azione paidetica formale e informale23, si contribuisce a
formare il cittadino mediante un‟educazione integrale che non si limita ad istruire (insegnare a leggere,
scrive e far di conto), a produrre competenze, abilità, ma che s‟impegna ad accogliere la vita intera del
bambino24. È una scuola in cui ogni bambino è pensato come fatto nuovo con il quale il mondo ricomincia
ogni volta da capo25.
22
G. RODARI, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, cit., pp. 167-168.
Cfr. G. ACONE, L’orizzonte teorico della pedagogia contemporanea, Edisud, Salerno 2005.
24
«L‟idea di fondo della sua concezione di scuola è che essa non è solo il luogo dove il maestro e il bambino lavorano,
uno per insegnare l‟atro per imparare: la scuola comprende i genitori, i maestri e i professori, le biblioteche, i Comuni,
la televisione, tutto. Tutto è educante e influisce in modo positivo o negativo sui bambini, sui giovani e sugli adulti. Una
scuola così “grande” non può essere limitata al leggere, scrivere e far di conto, ma deve accogliere la vita del bambino e
le “passioni”, cioè gli ideali, degli adulti, in un confronto continuo di esperienze, di sogni, di progetti» (M. LODI, La
scuola di Rodari, in G. RODARI, Scuola di fantasia, Einaudi, Torino 2014, p.IX).
25
Cfr. G. RODARI, Scuola di fantasia, Einaudi, Torino 2014.
4
23
Riferimenti bibliografici
AA.VV., Se la fantasia cavalca con la ragione. Prolungamenti degli itinerari suggeriti dall’opera di Gianni
Rodari, Juvenilia, Bergamo1983.
ACONE G., L’orizzonte teorico della pedagogia contemporanea, Edisud, Salerno 2005.
ACONE G., La paideia introvabile, La Scuola, Brescia 2004.
BOERO P., Una storia, tante storie. Guida all’opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino 2010.
BOERO P., Alla frontiera. Momenti, generi e temi della letteratura per l’infanzia, Einaudi, Torino 1997.
BRUNER J., Il conoscere: saggio per la mano sinistra, Armando, Roma 1968.
CAMBI F., Collodi, De Amicis, Rodari. Tre immagini d’infanzia, Edizioni Dedalo, Bari 1985.
DE BONO E., Creatività e pensiero laterale, Bur, Milano 1998.
GARDNER H., Aprire le menti. La creatività e i dilemmi dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1991.
GUILFORD J. P., La creatività, Loescher, Torino 1977.
LODI M., La scuola di Rodari, in G. RODARI, Scuola di fantasia, Einaudi, Torino 2014.
MUNARI B., Fantasia, Laterza, Bari 1997.
PETIT P., Creatività. Il crimine perfetto, Ponte delle Grazie, Milano 2014.
PETTER G., Ragione, fantasia, creatività nel bambino e nell’adolescente, Giunti, Milano 2010.
RODARI G., Scuola di fantasia, Einaudi, Torino 2014.
RODARI G., Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 2010.
RODARI G., Esercizi di fantasia, Editori Riuniti, Roma 1981.
VYGOTSKIJ L. S., Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti, Roma 1972.
ZANZOTTO A., Il sorriso pedagogico di Rodari, in C. DE LUCA (a cura di), Se la fantasia cavalca la ragione,
Juvenilia, Bergamo1983.
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