BOLLETTINO INTERNO DI GIOVENTÙ NAZIONALE MOVIMENTO
GIOVINEZZA
Anno I, N. 0 aprile 2005
EDITORIALE
In Iraq nuovi eroi italiani:
Noi (non) siamo uomini l'agente Calipari
d’oggi.
A me l’onore o, l’onere, di redigere
questo editoriale: Giulio Barbitta,
che fu, è (in attesa di diverse indicazioni) e – mi auguro – sarà il nostro
Segretario Nazionale è, suo malgrado, trattenuto foris portas e, spero
degnamente, tocca al sottoscritto
supplirlo. Dovrei parlarVi, stimati
Camerati, di ciò che intende essere
questa nuova testata... eppure,
l’umore di questi attimi mi sprona ad
una breve digressione che coinvolge
la nostra famigerata Area politica.
Non sono uomo di poche parole, ragion per cui vedrò di trattenermi, nei
limiti del possibile, da tedianti dissertazioni retoriche: il punto è che, a
prescindere da ciò che andrete leggendo, sono rimasto personalmente
esterrefatto dall’ambiente che ho
conosciuto quando, dieci mesi or sono, mi affacciai sulla scena politica
propriamente detta. Arrivisti, scissionisti, individualisti di bassa lega hanno falcidiato le nostre fila; ipocriti,
mentecatti, minorati hanno trovato la
propria dimensione nelle compagini
che, seppur parallele, ci affiancano.
Talvolta, le serpi che coltiviamo in
seno mortificano l’operato dei quei
pochi che, degni, potrebbero apportare un contributo significativo
all’Idea. Ho espressamente parlato di
Area perché, seppure comprendo
come sia facile strumentalizzare un
simile discorso contestualizzandolo al
nostro partito, specie ora che viviamo un difficile momento di transizione (tanti e tali sono stati dal mio ingresso, per quanto tardivo...), poco
o, nulla ha a che vedere direttamente o, indirettamente con la Fiamma
Tricolore e/o con Gioventù Nazionale.
E non parlo di quelle “patenti di cameratismo”, termine infelice riesumato troppo insistentemente, di cui
alcuni dicono d’andar fieri e che altri
sottraggono indiscriminatamente...
mi riferisco, meramente, alla cittadinanza. Cittadinanza intesa in senso
ellenico, ossia l’attività del buon cittadino, che altri potrebbero definire
come humanitas. (…)
segue a pagina 2
CADUTI CON ONORE, CORAGGIO E
SPIRITO DI SERVIRE LA PATRIA,
MA PURTROPPO IN UNA GUERRA
INGIUSTA, UNA GUERRA MIRATA
AL MONOPOLIO AMERICANO DEL
PETROLIO IRAKENO.
Dall'inizio della guerra in Iraq sono
caduti numerosi italiani, molti militari altri civili, ma questo non importa perchè perdere la vita in
guerra, in una guerra geograficamente così lontana da noi, comporta sempre un sacrificio da eroi.
L'ultimo episodio che lascia pensare
è la
morte dell'agente Calipari che servendo lo Stato per liberare l'ostaggio Sgrena ha sacrificato la sua vita, ha servito il nostro Stato senza
timore e conscio dei pericoli della
missione, si è avventurato per poter salvare una sua connazionale
rapita dalle falangi armate che non
riconoscono il nuovo governo Irakeno, ha offerto la sua vita per servire lo Stato, uno Stato quanto attento a tutelare i suoi operatori? (…)
segue a pagina 3
Sommario
- Ars comunicandi tra militanza classica e nuove prospettive pag. 2
- Un modo di vita pag. 3
- Stato sociale!!!??? pag. 4
- MODELLI DI FILOSOFIA POLITICA — Uno sguardo preliminare
pag. 5
- SOCIOLOGIA — Dal concetto di Razza al concetto moderno di Etnia
pag. 5
- CULTURA E SOCIETÀ — John R.R. Tolkien e l’«evasione del prigioniero» pag.6
- SULLEGÈIN — Tirteo, poeta-soldato della Sparta dorica pag. 7
- MUSICA — La musica futurista pag. 8
- AMBIENTE — Un mondo possibile pag. 9
- Fumare o non fumare?Non è questo il problema pag. 9
- LA FIAMMA IN...CUCINA — La ribollita pag. 10
- RECENSIONE — "Il guerriero della luce" di Paolo Coehlo pag.10
A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5
segue dalla prima…
Noi (non) siamo
uomini d’oggi.
Pagina 2
Ars comunicandi tra militanza classica e nuove
prospettive
M
(…) Già, perché la nostra condizione emarginata non è
(soltanto) dovuta alla discriminaz ione
cult ur ale, ma ssmediatica e sociale in cui riversiamo, ma anche e soprattutto
all’inettitudine civile – per trasporla in ambiente latino – delle
nostre maestranze, di gran parte, ahimé, della dirigenza e di
un consistente numero di elettori. Parole asperrime, crudeli, le
mie... dettate da un sentimento
di superiorità che è propriamente Fascista: io non sono un democratico, né tantomeno un
populista (ho in odio Plechanov
sin dai tempi delle scuole medie). Sono un aristocratico. E la
mia aristocrazia è culturale, letteraria, etica; certo non finanziaria, religiosa o, morale. Sono
un socialista nazionale, ma non
si confonda la dottrina economica con l’appiattimento dei mores
antiqui, delle artes del trivium,
come – in seconda istanza – del
quadrivium, cui, mio malgrado,
sono costretto ad assistere. Subentra qui, a mio opinabile giudizio, la funzione esercitata da
“Giovinezza”: una crescita collettiva, poiché pubblica, e individuale, perché subordinata alla
riflessione soggettiva, che nobiliti l’uomo, prima ancora del
Camerata, elevandolo da quelle
masse ignoranti di bolscevica
intuizione che ci circondano. Io,
superbamente e, forse, a sproposito, rispetto a quelle che
possono essere le mie effettive
possibilità, me ne frego di produrre letteratura per tutti. Il
tono di queste pagine sarà tra il
serio e il faceto, sovente intellettualistico, a volte ironico e,
perché no, sboccato. Sempre
antagonista, alternativo, non
conforme. Questa non sarà la
voce della Fiamma Tricolore, né
di Gioventù Nazionale. Sarà un
laboratorio d’idee - pur nel raggio d’azione del nostro partito le più diverse e contraddittorie,
sulle orme di quegli Accademici
che fecero del Fascismo la più
originale, la più mediterranea ed
europea delle Idee.
ilitanti che manifestano o manifestazioni di militanza nei forum?
Non è uno scioglilingua, ma un fatto da considerare e da analizzare.
La comunicazione ha molteplici forme, molteplici sviluppi e modalità. Il confronto è oggi, in questa epoca che ci vorrebbe massificati e
standardizzati, quanto mai importante e necessario. Ma dove avviene realmente il confronto?
La politica (e non è l’unica) sta cambiando, si sta “evolvendo” sfruttando le
enormi potenzialità messe a disposizione dai nuovi media: una volta, ad esempio, c’erano molti più comizi, oggi i contraddittori si fanno in TV, ricalcando il modello americano.
Una volta la sede del partito era un centro focale ed un coacervo di idee e stimoli; ammesso e non concesso che anche oggi sia così, è però innegabile che
un ruolo da protagonisti lo svolgano anche forum e chat. Non penso sia il caso
di storcere il naso di fronte a queste forme di comunicazione ed aggregazione;
penso sia il caso invece di coglierne il loro vero valore. E le loro potenzialità.
La sinistra in questo ci ha di molto superati: loro hanno dimostrato più lungimiranza, intuendo che questi new media ben potevano veicolare i loro concetti. Noi siamo ancora indietro.
In ambito musicale loro hanno creato dei network composti da persone più o
meno preparate inserite nei posti giusti: manager di etichette discografiche,
editori, produttori, recensori, giornalisti, artisti. Loro, ovviamente, possono
spingere il musicista che vogliono e riescono ad arrivare a tutti. Noi, che pure
vantiamo una produzione di musica veramente alternativa, ancora no.
Loro sfruttano i forum, le chat e le boards; producono materiale che genera
degli indotti e veicola certe idee: dai quaderni, dai diari, ai blog o a network
veri e propri (solo un nome, a noi scomodo: indymedia); loro riescono ad avvicinare i ragazzi, a fargli passare dei concetti; gli stessi ragazzi, spesso giovani ed in formazione, che poi però aderiscono entusiasti al concerto del cantante X o alla classica manifestazione “anti – fa” (chiudendo un ipotetico cerchio). Noi, semplicemente, di tutto questo facciamo poco e nulla.
Sarà
scomodo
parlare
di
guerrilla
marketing
(http://www.guerrigliamarketing.it)? Forse si, ma la cosa funziona.
È troppo tecnico parlare di stickering? Sicuramente si, ma a parte qualche
tentativo di FN (non so poi quanto “studiato”), di “bombardamento di sticker”
noi preferiamo non parlare, perché magari lo riteniamo incredibilmente poco
importante, se paragonato ad un “sano” volantinaggio. Che, sia mai, è uno
strumento potentissimo. La differenza che ho colto però, da studioso di comunicazione, è che mentre noi ne facciamo tukur una questione di AUT AUT, loro
integrano le due cose. Per loro sono complementari, per noi no. Chi ha ragione?
La realtà è che non ci sarebbe nulla di male nell’avvalersi in maniera corretta
dei nuovi e potenti mezzi comunicativi. In maniera matura, non litigando nei
forum ad esempio, ma cercando di essere costruttivi e di fornire una buona
immagine all’esterno.
Credo che i (macro) benefici di una nuova forma (assolutamente complementare e mai sostitutiva ) di militanza siano sostanzialmente tre:
1. creare nuovo interesse per il nostro Movimento, veicolando le nostre idee
ad un target che con i mezzi classici di comunicazione difficilmente raggiungeremmo;
2. in maniera graduale, preoccupandoci anche di guadagnare delle postazioni
“strategiche”, creare dei network che possano contenere le nostre idee, riuscendo a dimostrarne poi con i fatti la bontà;
3. svecchiare la nostra immagine. Noi oggi siamo esattamente come loro ci
vogliono: cattivi, tristi, chiusi, e chi più ne ha più ne metta. Dal momento che
invece abbiamo alle spalle dei grandi valori, dei grandi autori, dei validissimi
musicisti, dei grandi Uomini, non sarebbe forse il caso di “rispedire il pacco al
mittente”, dimostrando che è loro e solo a loro si addice il cliché di sfigato?
Noi abbiamo molto da dire ancora a questo modo, ma dobbiamo saperlo fare.
Possibilmente bene!
Federico, A. Moretti
Maurizio Petti
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segue dalla prima…
In Iraq nuovi eroi
italiani: l'agente
Calipari
(…) Il caso Calipari può essere colto come esempio per poter
analizzare che i servitori dello
Stato, in particolar modo le forze dell'ordine, spesso umiliati e
malretribuiti, consci che il loro
servizio può condurre al sacrificio della vita, offrono senza perplessità il loro contributo in difesa dell'ordine sociale e della comunità nazionale, ma una cosa
che lascia perplessi è che lo
Stato fino a che punto coordina
tale missioni, lancia allo sbaraglio i suoi servitori o cerca di
tutelarli
quel
minimo indispensabile per assicurargli una incolumità che possa
provenire dalle forze alleate dell'Italia in questa guerra?
Perder la vita in questo contesto
è un sacrifio da veri eroi dove
chi politicamente responsabile di
scelte contrarie agli interessi
nazionali dopo il peggio diffonde
solidarietà; ormai è risaputo che
è un conflitto voluto dagli U.S.A.
per la classica politica colonialista, una guerra che gli U.S.A.
hanno combattuto per portare la
democrazia, ma la pretesa di
portare la democrazia in Iraq,
per quanto illegittima perchè
non è lecito esportare con la
guerra ad altri paesi il regime di
governo voluto, è falsa ed ipocrita perchè se fosse veritiera,
dovrebbe portare la democrazia
anche in Pakistan dove il prezioso alleato degli Stati Uniti, Generale Musharaf, governa da
despota usando largamente forca e polizia militare, o in tutte le
zone dell' Africa in cui si combattono guerre civili e alcune
etnie vengono sottomesse, come il popolo Sharawi, e allora
perchè gli Stati Uniti non intervengono? Forse il gioco in tali
contesi non vale la candela?
Sempre economicamente parlando.
Emilio Pagliaro
Pagina 3
Un modo di vita
S
iamo figli del nuovo millennio. sempre che abbiamo avuto ministri
Un millennio caratterizzato da dell’istruzione pubblica che non sapesituazioni alle volte difficili da vano nemmeno parlare o scrivere in
comprendere o da superare. italiano.
In questa nuova era vediamo profilar- Quando ancora ci costringe a seguire
si all’orizzonte sempre più difficoltà e come cagnolini le mode perchè ci amsempre meno facilitazioni. Il lavoro mansiscono con i vari programmucci
scarseggia ed il costo della vita au- televisi, al tempo dei romani dicevano
menta; quando prima, abituati “PANEM ET CIRCESEM” ovvero pane e
com’eravamo, a spendere le cinquan- giochi nel circo massimo per tenere
ta mila del vecchio conio nella setti- b u o n o i l p o p o l i n o , c o m e i l
mana , ora ne spendiamo cinquanta “Serrabanda” serale o i cartoni del
del nuovo, non rendendoci conto che sabato per far si che i bimbi a casa
questo significa spendere il doppio.
stiano buoni, inondandoci così con
Oggi, con questi presupposti, è facile uno tsunami di panzanate liapilissiascambiare un idea e sposarla , perchè ne.
non ci resta null’altro che sia gratis, Ecco noi lottiamo contro tutto questo
generando così mode che finiscono e contro ciò che non va nel sistema,
nell’istante in cui nascono. Ma ciò non situazioni e fatti che non si possono
significa che questa idea che si prende riassumere in poche righe, perchè
come filosofia di vita, perchè l’idea di sono così tante da dare origine ad una
una destra sociale è anche un modo di nuova “TRECCANI”. E’ per questo che
vivere e di rapportarsi alle persone, in questo momento di estrema diffinon abbia un prezzo. Un costo che coltà chiediamo l’aiuto di tutte quelle
non è da intendersi materiale, ma in persone che come noi non vogliono
termini di sacrificio, di dedizione e di che tutto ciò continui anche per le gerinunce: infatti chi come noi ha deciso nerazioni future. Chiediamo l’aiuto di
di portare avanti un’idea non come gente che abbia la voglia e sappia farmoda, ma come filosofia di vita, si si martire per l’idea, come lo fu Sertrova ogni giorno della sua vita a gio, sempre presente nei nostri cuori,
combattere contro un sistema che è e come tanti altri ragazzi che hanno
nemico della gioventù, nemico della perso la vita per un’idea che l’idea più
crescita intellettuale
bella
del
mondo.
e
m o r a l e Un’idea dove vengono Un’idea dove vengono
dell’individuo.
premiati realmente i
premiati realmente i meriti di una persona e
Quando
lo
stato
permette
i
vari
meriti di una persona dove i “cocchi della ma“cataclismi” politici
estra” siano gli ultimi
e dove i “cocchi della della classe.
come il G8 senza
che i responsabili
maestra” siano gli Se anche giovane, spedei danni arrecati ai
ranza dell’avvenire, la
ultimi della classe. pensi com noi, se sei
cittadini, che avrebbero potuto benissianche tu un nuovo anmo essere i nostri genitori e chi come tagonista dei tempi moderni, butta via
me è figlio di onesti operai che hanno ciò che sai e ricomincia assieme a noi
dedicato una vita al sogno di costruirsi a costruire il nostro futuro ideale. Ci
un piccolo nido, una casa, una mac- saranno sacrifici, ci saranno vittorie, ci
china dando un’istruzione scolastica saranno sconfitte, ma tutto ciò non
superiore ai propri figli, sa che signifi- intaccherà la nostra corazza che è la
ca trovarsi a pagare i danni, che han- fede e la fiducia di voler cambiare fino provocato un branco di persone, nalmente le cose. Per un domani dire
con le amare lacrime della disperazio- “ORA BASTA!”, per poter gridare la
ne.
nostra rabbia contro il mondo intero.
Quando lo stato permette che esista il Nei momenti facili, belli e gioiosi prenlavoro in nero togliendo così di bocca diamo esempio dai grandi, ma è nei
materialmente il pane alle famiglie momenti difficili che dobbiamo dare
che disperate non sanno più come l’esempio a tutti.
portare il cibo in tavola per i propri
figli.
A Noi, fratelli in un’idea.
Quando lo stato decide che un percor- A Noi figli del nuovo millennio.
so di studi è meglio di un altro, portandoci così a chiederci chi mai sarà
quell’individuo che ha scelto e se mai
Andrea Pavan
è stato in una scuola, ricordo ancora
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Stato sociale!!!???
O
ggi più che mai è acceso il dibattito trasversale ai vari schieramenti politici, relativo alla
riforma dello stato sociale e alla definizione
degli
spazi di manovra dello Stato
nell’ambito delle relazioni economiche che caratterizzano gli operatori del mercato.
L’attuazione di un organico disegno di rete di protezione
sociale ha le sue origini nella Germania bismarkiana
(fine XIX sec.) per poi passare all’Italia del governo fascista (IMI-IRI), durante il quale emerse l’innovativo
concetto di stato imprenditore, in concomitanza con la
nascita della macroeconomia keinesiana che vide negli
istituti socio-statali uno strumento di rilancio della domanda aggregata al fine di incrementare l’occupazione
e il reddito complessivo della società.
Concluso il II conflitto mondiale, l’intero blocco occidentale accettò un contemperamento delle logiche e delle
esigenze di mercato con i fini sociali propri dell’azione
statale. Quindi vennero rafforzati i sistemi pubblici di
previdenza, le politiche di sostegno agli individui ed alle
famiglie per combattere le povertà e i disagi, gli ammortizzatori sociali per il sostegno dei lavoratori in situazioni di difficoltà, le politiche per la casa a favore dei
ceti meno abbienti, le politiche per il diritto allo studio,
il modello pubblico di offerta di beni e di servizi sanitari.
Riferendoci al caso specifico italiano la spesa per lo
STATO SOCIALE e il frutto di interventi
stratificati nel tempo e disarticolati.
Le importanti riforme che segnarono decisivamente il campo sociale (INPSINAIL-INAM-ONMI-ONB) durante il governo fascista, furono mantenute da governi catto - comunisti sotto la retorica
di un’ antifascismo militante.
Purtroppo molti di questi istituti nati per
combattere le condizioni del cittadino,
promuovere la qualità della vita ed una
più equa ripartizione del reddito, finirono
per diventare strumento di creazione di
clientele elettorali, deviando dalle loro
specifiche finalità sociali.
Oltre a ciò dobbiamo aggiungere la congiuntura internazionale dei primi anni ’70 particolarmente critica dovuta
all’aumento consistente del prezzo delle materie prime
con l’emergere di un fenomeno sconosciuto alla scuola
keinesiana noto come stagflazione, aumento del tasso
di inflazione misto all’aumento del tasso di disoccupazione( la scuola Keinesiana fino a quel momento sosteneva, tramite l’ausilio della curva di Philips che la diminuzione del tasso di disoccupazione prodotto dallo
shock positivo di domanda pubblica era accompagnato
da un aumento dell’indice generale dei prezzi.)
Per i motivi sopra specificati, emersero e crebbero
d’importanza le teorie economiche della scuola neoclassico-monetarista che ebbe tra i suoi primi fautori i
liberisti Georges Lucas e Milton Friedman.
Costoro proposero con un disimpegno dello Stato
nell’ambito della sfera socio - economica nella discutibile convinzione che la presenza ingombrate dello Stato
limitasse la capacità dei privati di produrre reddito e
che le disuguaglianze sociali fossero spiegate da tali
diverse capacità.
La vittoria nel 1919 di Margaret Thatcher in Inghilterra
e nel 1980 di Ronald Reagan negli U.S.A, il crollo del
COMUNISMO provocato dal fallimentare tentativo da
parte degli organi di governo di attuare una programmazione economica centralizzata alimentarono il successo di tali proposte politico – economiche.
Da quel momento nei vari Stati europei in generale e in
Italia in particolare è stato messo in atto un processo di
progressivo smantellamento degli istituti sociali con il
conseguente allargamento della forbice della differenza
di reddito tra ceti più ricchi e ceti più poveri. In Italia
questo fenomeno è avvenuto sia sotto i vari governi del
centro – sinistra sia sotto i governi del centro – destra,
prigionieri degli interessi delle grosse multinazionali
favorevoli alla riduzione degli oneri sociali, computati
nel costo del lavoro, e degli strumenti di limitazione
della libertà di licenziamento ( basti ricordare la proposta di modifica dell’articolo 18 lanciata dal governo
D’ALEMA e riproposto dal governo BERLUSCONI). Quindi molti economisti oggi sostengono che questi sistemi
di protezione sociale nell’attuale contesto competitivo
sono ampiamente inefficaci perché lontani dal combattere effettivamente tutte le situazioni di disagio, inefficienti, perché molto costosi in rapporto ai risultati conseguiti e iniqui, in quanto troppo protesi al mantenimento dei benefici acquisiti e disattento a chi è socialmente escluso.
Sicuramente queste tre motivazioni hanno un loro fondamento, tuttavia esse non
possono essere utilizzate come un pretesto per ridimensionare il peso dello STATO SOCIALE .
Invece da tali constatazioni è necessario
partire per individuare i punti oggetto di
necessità di correzione di modifica sulla
base della consapevolezza che non tutti i
soggetti bisognosi vengono percepiti
dall’applicazione dei meccanismi di finanziamento di tale sistema sociale.
Difatti sono emerse nuove categorie intermedie tra i capitalisti e i lavoratori e il
contenuto de contratti di lavoro oggi è
molto più variegato rispetto a venti anni fa. Inoltre va
rilanciata una seria politica dei redditi protesa ad indirizzare in modo più incisivo la dinamica delle variabili
macroeconomiche in particolare occupazione e livello
del reddito. Per fare in modo che ciò avvenga è necessario che al tavolo su cui vengono definite tali politiche
siano presenti non solo le rappresentanze dei lavoratori
dipendenti dei capitalisti ma anche le rappresentanze
dei lavoratori parasubordinati , dei lavoratori autonomi,
dei disoccupati, degli studenti, dei pensionati e di tutti
gli altri soggetti i cui interessi fin ora vengono rappresentati non direttamente e che allo stato attuale godono di una tutela e di un diritto di parola inferiore alle
altre. A ciascuna di queste categorie deve corrispondere
una specifica rappresentanza corporativa di interessi e
dalla sintesi delle proposte delle varie corporazioni vengono definite le misure in cui devono essere utilizzati i
vari strumenti di politica economica quali consumo
pubblico, spesa pubblica, trasferimenti, variabili fiscali,
tariffe di servizi pubblici, ecc…
Antonio Condorelli
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Pagina 5
MODELLI DI FILOSOFIA POLITICA
Uno sguardo preliminare
L
a filosofia politica è quella forma di sapere che
si occupa delle interazioni tra gli uomini in
quanto esse sono regolate da relazioni di potere, che assicurano l’integrazione tra i diversi
attori sociali e ne governano i comportamenti anche
attraverso un certo uso della coercizione, ovvero della possibilità di comminare sanzioni. Per dirla alla
Petrucciani «la filosofia politica si occupa delle interazioni sociali fra gli uomini in quanto queste si configurano come relazioni di potere, e danno luogo a
discussione o a conflitto circa il modo in cui il potere
debba essere distribuito o organizzato». Oggetto
centrale della filosofia politica sono, quindi, le problematiche del potere. Proviamo, seguendo le parole
sempre di Petrucciani, a dare una definizione di
«potere»: per «potere» possiamo intendere la capacità che qualcuno ha di controllare, attraverso la propria influenza o minaccia di sanzioni, il comportamento di altre persone, ovvero di vedere obbedite le
proprie disposizioni.
La vita ci offre un raccolta ricchissima di forme di
potere poiché nessuna relazione sociale ne è esente.
Non si farà, perciò, torto a nessuno se ascriviamo
alla filosofia politica solo le forme di potere istituzionalizzate, che, a partire da una certa fase della storia
degli uomini, è stato definito come potere statale. A
questo punto occorre definire cosa è lo stato e ci serviremo della
definizione,
ormai divenuta
classica, offertaci
dal sociologo
Max Weber durante la famosa conferenza
del 1919 su
La politica come
professione:
«lo stato è, come
le
associazioni politiche ce
storicamente
lo precedono, un
rapporto di
dominio di uomini su uomini
basato sul mezzo
della
forza
legittima».
Per
Weber, quindi, la caratteristica del potere Caricatura di Max dello stato, oltre
a quella di
esercitarsi su un
Weber
determinato
territorio, è che
esso detiene il monopolio della forza legittima. Si
faccia però attenzione, Weber afferma che lo stato
detiene il monopolio della forza legittima, ovvero ritenuta tale. Ecco che nascono le domande della filosofia politica: in che consiste la legittimità? E qual è il
giusto ordinamento politico? Qual è l’ordinamento
politico che è legittimo non solo perché viene riconosciuto tale da coloro che a esso obbediscono, ma perché soddisfa dei requisiti di giustizia?
In questa umile rubrica cercheremo di illustrare le
varie risposte che la nostra Civiltà ha fornito, seguendo una carrellata di teorie e paradigmi di filosofi
anche lontani dalla nostra concezione politicoculturale. Infatti, scopo di questa semplice rubrica è
quello di proporre argomentazioni, di costruire un
ordito di ragionamenti intorno alle questioni che la
convivenza sociale e politica inevitabilmente soleva,
senza avere timore di confronto alcuno.
Giorgio Arconte
SOCIOLOGIA
Dal concetto di Razza al concetto
moderno di Etnia.
S
econdo il dizionario, la parola razza sta a indicare: un gruppo di individui, animali o vegetali,
che per un certo numero di caratteri comuni
possono essere distinti da altri appartenenti alla
stessa specie. Tale concetto,che ebbe il suo massimo
studioso in Darwin,venne utilizzato dal Nazismo per affermare la superiorita’ Ariana sulle altre razze. Cosi’ la
teoria della sopravvivenza e della conservazione della
specie divennero le “armi” ideologiche con cui giustificare
eccidi compiuti verso ebrei,zingari,portatori di handicap,e
ahimè verso Italiani, rei secondo la folle visione antropologica di Hitler,di essere un miscuglio di razze.Anche il
Comunismo distorse le teorie Darwiniane,e questo lo si
ritrova negli eccidi dei Gulag Staliniani,come nelle fosse
comuni di Pol-Pot.La storiografia del dopoguerra in un
impeto di caccia alle streghe,dipinse il Fascismo come un
regime razzista e classista,tacendo del fatto che Giovanni
Gentile gia’ nel 1942, ipotizzo’ una visone dei popoli non
divisi per razze ma per Etnie.Il contetto di Etnia è di difficile classificazione,ma puo’ essere riassunto in una sola
parola che ha grande significato: L’identita’.
L’appartenenza ad un popolo,ad una nazione,ad una civilta’ è sempre stato un traguardo per gli uomini,ma oggigiorno queste conquiste sono svilite dal mostro della
Globalizzazione che massifica e omologa tutto e tutti,distruggendo le diversita’
e svilendo i patriottismi.Questo è il vero razzismo,molto piu’ pericoloso dei
fantasmi Nazisti,perché agisce inconsapevolmente nelle
coscienze degli uomini e li rende schiavi di un sistema
consumistico e illiberale.
Noi di Fiamma Tricolore ci battiamo affinché la storia e le
tradizioni
non
vengano
uccise
dal
liberalcapitalismo,facciamo nostro il concetto di Etnia e crediamo nell’autodeterminazione dei popoli,esportando dove è
possibile LA SOCIALIZZAZIONE,l’unica arma che puo’
sconfiggere il male assoluto e ridare liberta’ alle persone.Come diceva Tolkien: “Le radici profonde non gelano”.
Renato Marialto
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CULTURA E TRADIZIONE
John R.R. Tolkien e l’«evasione del prigioniero»
S
e nella letteratura del Novecento c’è stato un
narratore che conosceva benissimo mito e simbolo questi era John Ronald Reuel Tolkien (
1892-1973 ), lo scrittore-cardine, l’autorechiave del fantastico moderno: colui che raccolse, riassunse ed esplicitò tutta la precedente tradizione e che,
con le sue opere, ne creò in pratica una nuova dalla
quale coloro che sono giunti dopo non possono fare a
meno. Ricordiamole subito: da The Hobbit ( 1937 ) a
Smith of Wootton Major ( 1968 ), da Farmer Giles of
Ham ( 1949 ) a The Adventures of Tom Bombadil (
1962 ) ai tre volumi che formano la sua opera principale, la fiaba più lunga del mondo, The Lord of the
Rings: The Fellowship of the ring ( 1954 ), The Two
Towers ( 1955 ) e The Return of the King ( 1955 ).
Perché Tolkien era così importante? Per la sua teorizzazione della narrativa fantastica e per la relativa messa
in pratica. Un vero talento per la linguistica, divenne
professore di inglese e di anglosassone a Oxford, scrisse e collaborò alla preparazione di dizionari, curò
l’edizione di antichi testi, conosceva e parlava le più
singolari e difficili lingue antiche e moderne ( dal sassone al goto, dal gaelico all’islandese ). Amava inventare
per se nuovi linguaggi, la loro scrittura, la loro pronuncia. Con queste basi linguistiche ad un certo momento
ritenne che fosse necessario immaginare e descrivere
gli esseri che parlavano tali linguaggi e i loro mondi, la
loro società, la loro storia, la loro geografia, le loro credenze, i loro costumi.
A questo intento filologico se ne deve aggiungere un
altro, per così dire “ideale”: Tolkien era profondamente
cattolico, cattolico in un’Inghilterra protestante che non
amava i cattolici, per di più un cattolico conservatore,
un «antiquato reazionario» come amava definirsi, che
credeva dunque in certi valori spirituali e sentiva che
nel suo Paese non esisteva una vera, profonda mitologia: decise allora di assumersi il compito di crearne una
che avesse presenti proprio quei valori simbolici, sacrali, eroici e anti-utilitaristici,
anti-materialisti, anti-macchinistici e anti-progressisti in
cui egli stesso credeva.
E’ interessante notare che questo punto di vista era
condiviso da altri amici, tutti cattolici, medievisti e devoti al fantastico: con essi Tolkien costituì all’inizio degli
anni Trenta un gruppo denominato gli Inklings ( una
parola che sta a metà strada fra idea abbozzata e inchiostro, e che si può tradurre come
scribacchini ).
Inizialmente, dunque, Tolkien scrisse The Hobbit che
venne pubblicato nel 1937, una storia per bambini: la
riconquista del tesoro dei nani, rubato dal mago Smaug
e custodito nella Montagna Solitaria, ad opera di un
gruppo di cui fanno parte il mago Gandalf, il nano Thorin e l’hobbit Bilbo, quest’ultima una creatura piccola,
grassoccia, con i piedi pelosi, creata da Tolkien e in cui
rispecchiava se stesso. Il romanzo ottenne sia un lusinghiero successo, sia molte critiche. Il che spronò Tolkien in due direzioni: il successo, a scrivere una specie
di secondo Hobbit che poi, ampliandosi man mano con
gli anni, divenne un’opera di millequattrocento pagine,
qualcosa di molto diverso e assai più ambizioso,
un’opera per adulti, The Lord of the Rings, concluso nel
1949, ma pubblicato solo sei-sette anni dopo, a motivo
delle continue revisioni; le critiche invece lo spronarono
ad una conferenza che tenne alla St. Andrews
University nel 1939 e poi divenne il saggio On FairyStories ( 1947 ), non solo una difesa dalle accuse, ma
un vero e proprio «manifesto» della narrativa fantastica
moderna, delle sue origini, delle sue motivazioni e dei
suoi scopi.
La trama de Il Signore degli Anelli è dunque “classica” e
ricalca esattamente quelle degli antichi romanzi cavallereschi come era già stato per The Hobbit, ma Tolkien
conoscitore di poemi e saghe antichi e medievali, nonché dei poemi sacri dell’umanità, ha concentrato in questa sua opera che non è più soltanto per bambini mille
motivi, riferimenti, simboli e temi archetipici, filtrandoli
attraverso la propria sensibilità.
La Terra di Mezzo sarà pure un mondo di fantasia scaturito dall’immaginazione di Tolkien, ma essa è “vera” e
quando viene raccontato è “realtà”: nel mito, infatti,
come dice lo storico delle religioni Mircea Eliade, vi è
più vero del vero, più realtà della realtà. Lo scontro è
tra il Bene ( Numinor, il Vero Occidente ) e il Male (
Mordor ), o forse meglio tra Ordine e Caos, e non tanto
tra i buoni e i cattivi; la struttura è quella del viaggio
iniziatici, con la chiamata dell’eroe, gli ostacoli da superare, la prova suprema che mette in gioco se stesso, il
ritorno a casa; abbondano i riferimenti a miti Tradizionali: l’Isola Bianca, i Re Guaritori, la Spada Spezzata,
l’Albero Secco, i simboli della regalità, l’etica cavalleresca, il senso dell’amicizia e dell’onore, la soddisfazione
del dovere compiuto nel più totale disinteresse, la Natura intesa come vivente, senziente, non separata dagli
altri esseri viventi.
Un’opera «religiosa», come Tolkien affermò di essersi
reso conto rileggendone le bozze, anche se in essa non
si parla mai di religione. Un’opera, allora, «cattolica»,
ma nell’esatto senso etimologico dell’aggettivo: cioè
universale. Vale a dire basata su miti universali ( ancorché tratti dalle culture primordiali dell’Occidente ) e tale
da essere compresa da lettori di culture diversissime. E
la sua universalità viene confermata ancora oggi, a
trent’anni dalla morte dell’autore: il culmine, infatti, è
stato raggiunto dal film di Peter Jackson, anch’esso come il libro in tre parti, che è stato accolto con incredibile entusiasmo ed ha rilanciato il Tolkien letterario.
Un effetto positivo si è comunque verificato anche nei
paesi di lingua non inglese dove la traduzione di Tolkien
e di altri romanzi fantastici ha stimolato la produzione
nazionale soprattutto grazie alla riscoperta di miti,
leggende e folklore locali che sono spesso serviti da
base a romanzi fantasy: mentre inizialmente simili tentativi
avevano
subito
l’incredibile
accusa
di
«nazionalismo» nel senso più deleterio e meno nobile
del termine, adesso lo sfondo basato su antiche tradizioni o episodi storico reinterpretati fantasticamente
viene quasi ritenuto essenziale.
Domenico Pugliesi
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Pagina 7
SULLEGÈIN
Tirteo, poeta-soldato della Sparta dorica
I
n corrispondenza della prima uscita di “Giovinezza”,
occorre fare un breve preambolo a ciò che sarà mia
rubrica: trattasi, fondamentalmente, di un excursus letterario
in ambiente classico, atto ad evidenziare le analogie che la nostra
Idea presenta con il patrimonio
greco-romano in funzione formativa del polìtes, il cittadino.
nalità stridenti al limite della crudeltà, per come siamo soliti concepire, al giorno d’oggi, la nostra
esistenza: parafrasando B. Mussolini, potremmo a ragione affermare che <<Lo Spartiate disprezza la vita comoda>>; esercizio fisico, prove d’abilità e un
solo pasto serale, il brodo nero
spartano, accompagnavano tutto
il ciclo vitale del Lacedemone,
ponendo
in
essere
quell’ammonimento delle madri
che asseriva: <<Torna con questo o, sopra di questo>> - porgendo l’egida al pargolo sulla via
dell’addestramento.
<<Questo infatti è vergognoso,
che un uomo anziano, caduto in
prima fila, giaccia davanti ai giovani, lui che ha già candido il capo e canuto il mento, esalando
nella polvere l'animo intrepido,
tenendo tra le sue mani le pudende insanguinate - ciò che è brutto
per gli occhi e scandaloso a vedersi - e denudato nel corpo; invece ai giovani tutto si addice,
finchè li possegga lo splendido
fiore dell'amabile giovinezza (e il
giovane è) ammirato dagli uomini
e oggetto di desiderio per le donne, se resta in vita, e bello se
cade in prima fila...>> L’esaltazione della giovinezza è
un cardine della produzione di
Tirteo, nonché un valore imprescindibile della società spartana.
Una gioventù <<forte e bella>>,
quasi hitleriana, <<in grado di
spaventare il mondo>> (cfr.
“Mein Kampf”, di A. Hitler, capitolo sull’Hitlerjugend), che seguisse
i dettami del kalokagathòs (lett.
bello e buono) greco.
Il frammento si chiude con
un’esortazione che, sola, riassume nella concinitas il messaggio
dell’autore: <<Suvvia, ognuno
resista divaricando bene le gambe, piantato a terra con entrambi
i piedi, avendo morso il labbro coi
denti.>>
Ascrivibile di diritto fra gli autori
che sono fonte ispiratrice della
nostra azione, come l’Archiloco
(poeta giambico) di cui trattereè
mo in seguito, Tirteo
L’esempio compiuto che prenderemo in esame è la Sparta dorica
di Leonidas (eghemòn, lett. generale, eroe delle Termopili), del
legislatore Licurgo e, appunto,
del poeta elegiaco Tirteo.
Nato a Mileto, in Asia Minore, nella seconda metà del VII sec. a.C.,
visse a Sparta ove compose diverse opere (di cui rimangono
alcuni frammenti) e prese parte a
disparate campagne militari. Al
periodo dell’egemonia sulla “Lega
Delio-Attica” risale il tentativo
degli Ateniesi d’appropriarsi della
cittadinanza, sicuramente lacedemone, del poeta, sovente contrapposto a Solone (corrispettivo,
quest’ultimo, di chiara provenienza attica).
In particolare, mia intenzione è
quella di focalizzare lo sguardo
sul Frammento nr. 10, significativo per comprendere l’essenza
patriottistica
e
protonazionalistica degli Spartiati:
<<Infatti è bello che un uomo
valoroso muoia lottando per la
sua patria, caduto tra i combattenti della prima fila, ma la cosa
tra tutte la più penosa è che uno
vada mendicando dopo aver lasciato la sua città e i pingui campi, vagando ramingo con la propria madre e col vecchio padre e
coi piccoli figli e con la sposa legittima...>>
già
dall’introduzione è evidente come
la cultura della vergogna ellenica
s’esprima con fermezza nei passi
di Tirteo, pronto ad elogiare le
virtù militari e, altresì, a condannare la viltà dei disertori.
Occorre precisare, poi, che la
vita dello Spartiate era scandita
da un ritmo quasi musicale (da
cui l’accompagnamento dei flauti
sul campo di battaglia, ove quesi l’archetipo del “fascista perversi venivano recitati per spro- fetto”.
Federico A. Moretti
nare gli opliti) che imponeva to-
GIOVENTU' NAZIONALE è l'organizzazione
giovanile del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA
TRICOLORE. Nasce il 22 settembre del 2002 in
seguito al suo I Congresso Nazionale, in occasione del quale furono decisi il lo statuto, il
simbolo e il Segretario Nazionale (con l'elezione per acclamazione del camerata romano
Vincenzo Galizia). Precedentemente al Congresso, ufficialmente
non esisteva una vera
e propria struttura
giovanile
all'interno
del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE: i giovani
hanno preso parte
all'attività
politica
direttamente all'interno del partito.
GN vuole rappresentare la componente
più entusiasta e combattiva del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA
TRICOLORE. Il nostro compito è quello di stimolare il Movimento verso tematiche innovative, indirizzando l'attività politica nei confronti
dei giovani e delle nuove generazioni. Gli ultimi anni hanno visto un crescente disinteresse
dell'opinione pubblica, e dei giovani in particolare, nei confronti della politica. Di conseguenza, anche la figura del "militante" ha subito un
ridimensionamento, in tutte le aree ed i partiti
politici. Il compito di GN è quello di invertire
questa tendenza e far riavvicinare i giovani
alla politica, alla militanza ed alla coscienza
nazionalpopolare e nazionalrivoluzionaria. Il
giovane si sente attratto dalle nostre idee e
dalle nostre tesi deve trovare in noi un qualcosa che faccia da tramite per la futura militanza
nel Partito. Per questo è indispensabile trovare
nuove forme di aggregazione che, se necessario, dovranno affiancare o rimpiazzare quelle
ormai obsolete. Quindi, oltre a rilanciare forme
di militanza "tradizionali" e a noi care
(volantinaggi, affissioni, cortei, concerti di
musica alternativa) dobbiamo sforzarci di trovarne di nuove. Le frontiere di Internet e delle
nuove tecnologie ci proiettano in quella che
qualcuno ha chiamato "Cybermilitanza". Noi
siamo dei Tradizionalisti, ma la nostra forza è
anche nel saper anticipare i tempi... è quindi
nostro dovere indagare anche questa nuova
forma di militanza.Se da un lato quindi GN
deve attirare giovani mediante strumenti non
necessariamente "partitici", d'altro canto non
deve essere neppure un mero "contenitore",
dove relegare i giovani del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE. Anzi, GN ha il
dovere di formare gli uomini del domani e la
futura classe dirigente del Partito.
GN non è il "partito dei piccoli"...non vogliamo creare cioè un'altro "sottopartito" i cui
ruoli possano sovrapporsi o addirittura entrare
in conflitto con quelli del Partito. Noi vogliamo
che GN sia il fiore all'occhiello, la speranza e
l'avvenire del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA
TRICOLORE, per questo non ha senso parlare
di una linea politica del Partito e di una di GN.
La linea politica nazionalpopolare è una, antagonista e rivoluzionaria.
NOI SIAMO GLI EREDI DEL
FRONTE DELLA GIOVENTÙ
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Pagina 8
MUSICA
La musica futurista
I
l Futurismo nacque nel 1909 grazie al poeta Filippo Tommaso Martinetti e aveva la particolarità di
rivolgersi a tutte le arti, comprendendo sia poeti
che pittori, scultori, musicisti, e così via, proponendo in sostanza un nuovo atteggiamento nei confronti del concetto stesso di arte.
Il primo musicista che tentò di rinnovare radicalmente
il linguaggio musicale tradizionale fu Francesco Pratella, autore del "Manifesto dei Musicisti futuristi" datato l'
11 Gennaio 1911 e "La
musica futurista-Manifesto
tecnico" che risale invece
al 29 Marzo 1911. Altro
musicista futurista è il pittore Luigi Russolo che l'11
Marzo
1913
pubblica
"L'arte dei Rumori". Secondo Russolo la musica
futurista deve essere fatta
prevalentemente di rumori
e non di suoni armonici.
Rumori della vita quotidiana mescolati assieme come in un improvvisazione
(vengono simulati ululati,
rombi, stropiccii, gorgoglii,
sibili e ronzii). Per riprodurre questi rumori Luigi
Russolo inventò vari strum e n t i
c o m e
l’”intonarumori”
e
il
“rumorarmonio”. Le esibizioni dei musicisti futuristi
provocavano spesso reazioni violente nel pubblico che
poi venivano sedate dall’intervento della polizia.
Russolo sarà l'unico che si trasferirà a Parigi e continuerà ad aggiornare e a sviluppare la musica futurista,
continuando
la
sua
attività
di
inventore.
Dai compositori stranieri contemporanei venne considerato l'unico grande musicista futurista, ma la sua
opera non avrà successori immediati.
Tuttavia la musica concreta degli anni 60, (John Cage)
deve molto alla sperimentazione futurista e ai "rumori
trovati" degli spettacoli radiofonici di Marinetti.
Qui di seguito riportiamo il "Manifesto dei Musicisti
futuristi"
di
Francesco
Pratella:
1. Convincere i giovani compositori a disertare licei,
conservatori e accademie musicali, e a considerare lo
studio libero come unico mezzo di rigenerazione.
2. Combattere con assiduo disprezzo i critici, fatalmente venali e ignoranti, liberando il pubblico dall'influenza malefica dei loro scritti. Fondare a questo scopo una rivista musicale indipendente e risolutamente
avversa ai criteri dei professori di conservatorio e a
quelli avviliti del pubblico.
3. Astenersi dal partecipare a qualunque concorso con
le solite buste chiuse e le relative tasse d'ammissione,
denunziandone pubblicamente le mistificazioni e svelando la incompetenza delle giurie, generalmente composte di cretini e di rammolliti.
4. Tenersi lontani dagli ambienti commerciali o accademici, disprezzandoli, e preferendo vita modesta a
lauti guadagni per i quali l'arte si dovesse vendere.
5. Liberare la propria sensibilità musicale da ogni imitazione o influenza del passato, sentire e cantare con
l'anima rivolta all'avvenire, attingendo ispirazione ed
estetica dalla natura, attraverso tutti i suoi fenomeni
presenti umani ed extraumani; esaltare l'uomo-simbolo
rinnovantesi perennemente nei vari aspetti della vita
moderna e nelle infinite sue relazioni intime con la natura.
6. Distruggere il pregiudizio della musica "fatta bene" - rettorica ed impotenza - proclamare un concetto unico di musica futurista, cioè assolutamente
diversa da quella fatta finora. Formare così in Italia
un gusto musicale futurista, e distruggere i valori
dottrinari, accademici e
soporiferi, dichiarando odiosa, stupida e vile la frase: "Torniamo all'antico".
7. Proclamare che il regno
del cantante deve finire e
che l'importanza del cantante rispetto all'opera
d'arte corrisponde all'importanza di uno strumento
dell'orchestra.
8. Trasformare il titolo ed il valore di "libretto d'opera"
nel titolo e valore di "poema drammatico o tragico per
la musica" sostituendo alle metriche il verso libero. Ogni operista d'altronde, deve assolutamente e necessariamente essere autore del proprio poema.
9. Combattere categoricamente le ricostruzioni storiche e l'allestimento scenico tradizionale e dichiarare
stupido il disprezzo che si ha pel costume contemporaneo.
10. Combattere le romanze del genere Tosti e Costa,
le stomachevoli canzonette napoletane e la musica sacra, che non avendo più alcuna ragione di essere, dato
il fallimento della fede, è diventata monopolio esclusivo
d'impotenti direttori di conservatorio e di qualche prete
incompleto.
11. Provocare nei pubblici una ostilità sempre crescente contro le esumazioni di opere vecchie che vietano
l'apparizione dei maestri novatori, ed appoggiare invece ed esaltare tutto ciò che in musica appaia originale e
rivoluzionario, ritenendo un onore l'ingiuria e l'ironia
dei moribondi e degli opportunisti.
Ed ora la reazione dei passatisti mi si riversi pure addosso con tutte le sue furie. Io serenamente rido e me
ne infischio: sono asceso oltre il passato, e chiamo ad
alta voce i giovani musicisti intorno alla bandiera del
Futurismo che, lanciato dal poeta Marinetti nel "Figaro"
di Parigi, ha conquistato in breve volgere di tempo i
massimi centri intellettuali del mondo.
Andrea La Barbera
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AMBIENTE
Un mondo possibile
In materia ambientale,raccogliamo tra le piu' tristi eredità che le nostre classi dirigenti passate e presenti ci potessero lasciare,siamo succubi del petrolio,non ricicliamo adeguatamente,consumiamo piu' di quanto la biosfera
riesca a generare,stiamo cancellando il polmone mondiale,la foresta amazzonica per via delle multinazionali del
legno,stiamo liberando,attraverso le combustioni la anidride carbonica da cui ne deriverebbe l'effetto serra,in poche parole,stiamo creando squilibrio e disordine.
La politica mondiale sembra essersi mossa in direzione pro ambiente attraverso il discusso protocollo di Kyoto nel
quale ci si impegna a ridurre le emissioni di co2,peccato che il maggiore inquinatore mondiale non lo abbia sottoscritto,gli Stati Uniti.
Nel piccolo invece,siamo sommersi da discariche abusive e non,da roghi di pneumatici che anneriscono i nostri
orizzonti,da un'aria che puzza di diesel.
Per invertire la rotta,ci vorrebbe una politica piu' chiara e meno criminale nella gestione dei rifiuti e dovrebbe essere chiaro che alcune scelte ambientali,dovrebbero essere di pertinenza esclusivamente scientifica e non politica,è la scienza che deve dettare alla classe dirigente come muoversi.Di recente,un partito della maggioranza,per
fini verosimilmente puramente lobbistici aveva chiesto,scavalcando i comitati scientifici nettamente contrari l'ampliamento di un mese della finestra di caccia,inserendo tra le specie cacciabili diverse altre.Per fortuna la proposta non ebbe luogo a procedere ma si evince la scarsa sensibilità e la nulla consonanza con gli studiosi del settore.Bisognerebbe ricordare ai fautori di queste idee malsane che l' ambiente,la biodiversità,la qualità della vita
sono patrimonio di tutti,non soggiogabile alle normali,spietate logiche del denaro.Le soluzioni tecnologiche di tutela ambientale ci sono ma faticano ad essere massificate per motivi economici e ovviamente di scarsa propulsio0ne politica.
Le alternative che abbiamo in materia sono molteplici ad esempio,la produzione del biodiesel che si estrae da
semi costa molto di piu' del classico diesel quindi per essere competitivo,deve essere detassato ed allora perchè l'
anno scorso era detassata una quota di 300.000 barili e quest'anno soli 200.000?
in materia di rifiuti urbani,la gente meridionale,non vuole i CDR non perchè facciano male ma perchè si fida scarsamente o nulla dello Stato e la paura è quella che non si costruiscano bene perchè lo Stato non è ovunque in
Italia.Non è facile per il cittadino tipo avere fiducia in queste istituzioni,dove le sanatorie in materia edilizia sono
diventate la normalità,dove anche il Presidente del Consiglio ha da nascondere qualche magagna edilizia,dove le
leggi ad hoc sono il vero motivo della compattezza politica,queste genti,stanno usando il nostro Stato,i nostri apparati,la nostra Nazione per propri fini!
dobbiamo INDIGNARCI,sempre e comunque perchè quando accetteremo queste cose come normalità,vorrà dire o
che siamo vecchi dentro o peggio,che siamo diventati come loro.Cari amici,la parola d'ordine deve essere: essere
critici nei confronti di chiunque,pensare con la propria testa,essere sempre detrattori di chi tratta la nostra Italia
come la sua azienda,essere noi stessi,perchè un altro mondo,E'possibile!
Salvatore Coronella
Fumare o non fumare?Non è questo il problema
Il 10 gennaio è entrata in vigore la legge “antifumo” per i locali pubblici. I giorni che hanno preceduto questa data hanno visto i mass-media riempirsi di dibattiti e dei soliti paginoni editoriali ancora più fumosi della materia
oggetto del contendere.
La legge interessa circa 250.000 esercizi pubblici in Sicilia, nei quali il fumo diventerà tabù: sarà possibile fumare
solo in apposite sale , separate dalle altre, segnalate con apposite insegne luminose, e munite di appositi impianti
con ventole e ionizzatori. Il tutto ha un costo di circa 20.000 euro per ciascun locale che vuole adeguarsi. Le
strutture oggi adeguate rappresentano il 2%. Di qui le proteste delle associazioni di commercianti che hanno richiesto una proroga di alcuni mesi per l’entrata in vigore della legge. Ma il Ministro Sirchia sa bene grazie ai sondaggi che la legge è ben voluta dall’80% degli italiani e che quindi non perderà consensi per le prossime elezioni.
Quindi il problema per noi non sta nel contenuto della legge , che senza dubbio tutela la salute dei cittadini, e
quindi è da ritenersi “ iusta “, ma sta nel modo in cui viene messa in atto e nel modo in deve essere fatta valere.
I proprietari delle imprese in questione(bar, ristoranti , pub,ecc....), non ostante abbiano avuto un anno per attrezzarsi , che tipo di aiuto hanno avuto dal governo ? Nessuno in concreto.
Facciamo un esempio: se lo stato pone in essere la legge che come il divieto di sosta e alla sua violazione fa seguire il pagamento di una multa è giusto, ma non è corretto, perché ai milioni di utenti che utilizzano le auto non
fornisce altra alternativa che violare la legge e parcheggiare ovunque visto che non esistono parcheggi o mezzi
pubblici di trasporto.
Fin quando si andrà avanti così i nostri codici saranno pieni di leggi giuste da un profilo, ma che dal punto di vista
della concretezza vedranno sempre “chiudere un occhio” a chi deve farle rispettare, e violarle a chi le deve osservare.
Non meravigliatevi se fra un paio di settimane qualcuno per “sbaglio “ fumerà dove non dovrebbe..è il mistero
della giustizia italiana.
Antonio Condorelli
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RECENSIONE
Noi siamo l’avanguardia studentesca
C
aro lettore,sicuramente avrai qualche volta
sentito parlare di questa associazione che si
sta sviluppando in tutta Italia. Il nostro obiettivo è quello di difendere i diritti di ogni studente che sia di qualunque ceto sociale ma specialmente gli studenti che appartengono a scuole statali
dove i diritti di ogni studente devono essere tutelati
contro questo sistema che ci vuole solo schiavi e che
c’impone la “dittatura del sorriso”.
Da qualche anno sta veramente iniziando la fine della
scuola pubblica e i motivi di questo disastro, che pian
piano passando da Berlinguer alla Moratti,stanno arrivando alla conclusione e si possono elencare facilmente:
I soldi che dovrebbero essere destinati alla scuola
pubblica per l’efficienza dei laboratori e per garantire
agli studenti ambienti sani e sicuri,vengono devoluti
alle scuole private,rendendole migliori(sotto tutti i
punti di vista)rispetto alle scuole pubbliche.Cosi facendo si crea una discriminazione che favorisce le
famiglie più agiate che possono permettersi di iscrivere i propi figli in scuole private in cui potranno vantare buone strutture e laboratori efficientissimi,penalizzando di conseguenza gli studenti della
scuola pubblica che saranno costretti a studiare in
luoghi sempre più fatiscenti,in classi sempre più numerose e con attrezzature non al passo con i tempi.E
questo è solo un piccolo “assaggio” di quello che ci
troviamo a subire;potremmo parlare anche della
“licealizzazione” che porta ad una decaduta degli istituti tecnici e del valore del loro diploma;cosi che tutti
gli istituti diventeranno dei fantomatici licei che daranno un titolo di studio e quindi lasceranno poca
possibilità
di lavoro al
ragazzo,se
non affrontando
un
università.
Questo
è
pazzesco!!!!
Continuando con questo passo si
in iz iera nn o
ad
avere
scuole
di
“serie A” e
scuole
di
“serie B” e
di
conseguenza studenti
di
“serie A” e
“di
serie
B”.Noi siamo contro e
lottiamo
anche per il
nozionismo
scolastico
che non fa
sviluppare al
ragazzo la capacità critica che è importante e fondamentale per capire ciò che viene deciso per NOI.
Con questo breve articolo speriamo di avervi fatto
capire ciò per cui veramente lottiamo e che porteremo avanti per sempre.
P
"Il guerriero della luce"
di Paolo Coehlo
ADESSO BASTA!!! NOI SIAMO UOMINI LIBERI
CHE LOTTANO PER CAMBIARE CIO’ CHE NON ACCETTIAMO,E GRIDEREMO SEMPRE PIU’ FORTE IL
NOSTRO DISPREZZO VERSO CHI VUOLE CALPESTARE I NOSTRI DIRITTI!!!
aulo Coehlo, autore contemporaneo, considerato
uno degli autori più importanti del nostro secolo
e troppo sottovalutato dal nostro ambiente culturale.
Tanti anni fa ci siamo innamorati di J.R.Tolkien, autore
complesso, assai critico nei confronti del mondo moderno, autore che per lo più ci ha incantati con le sue infinite descrizioni, ci ha meravigliato con la sua fantasia ed
abilità nel saper creare personaggi e vicende e ci ha legati a sè narrando l'eterna lotta del Bene e del Male; mi
riferisco ovviamente alla sua opera più conosciutà (il
signore degli anelli), senza per altro dimenticare altri
suoi capolavori come il Simarillon, Racconti Perduti, Racconti ritrovati, lo Hobbit.
Con Tolkien la nostra tradizione culturale ha fatto, per
così dire, un'operazione di "inglobamento"; non si può
certo affermare che egli fosse fascista, ma per la qualità
dei temi da lui trattati, ci piace considerarlo uno dei nostri.
Ecco! Lo stesso io vi propongo di fare con questo altro
autore: Coehlo, autore sudamericano con uno stile di
scrittura semplice, ma capace di veicolare grandi messaggi usando per altro stereotipi a noi cari.
Un testo in particolare mi interessa presentarvi: il guerriero della luce.
Chi è il guerriero della luce?
Il guerriero è un cavaliere medievale dal cuore puro, il
guerriero è un Uomo che sa capire i Segni, che sa riconoscere i suoi limiti, che sa cadere e rialzarsi con eguale
dignità, che è umile e coraggioso, il guerriero è l'uomo
moderno che ha percorso una strada, ha creduto in nei
Valori, ma per un attimo si è perso, confuso tra un Bene
difficile da raggiungere e un Male sempre affabulatore e
a portata di mano...il Guerriero è ognuno di noi.
Questo libro è scritto in una forma molto particolare:
ogni pagina contiene un piccolissimo racconto, che reca
in sè un grande messaggio, una sorta di guida.
E' anche scritto con un'enfasi religiosa non indifferente;
continui sono i riferimenti a Gesù e al Diavolo, ma questo non deve dissuadere dalla lettura, non si tratta di
una Bibbia...il Bene è il Bene comunque lo si voglia chiamare.
Non dimentichiamo poi che Coehlo non è un religioso,
ma più un mistico esoterico (come può facilmente desumere chiunque abbia dimestichezza con l'argomento,leggendo i suoi altri testi); credo che la scelta di
"usare" (o sono loro ad usare lui!) Gesù e il Diavolo sia
semplicemente dovuta
ad un'esigenza di chiarezza e semplicità.
Consiglio a tutti la lettura di questo piccolo libro azzurro,
magari senza seguire un ordine vero e proprio, ma semplicemente aprendo, giorno per giorno, una pagina a
caso...ognuno potrebbe trovare la risposta che sta cercando.
“UN GUERRIERO DELLA LUCE E' SEMPRE IMPEGNATO.
E' SCHIAVO DEL SUO SOGNO E LIBERO NEI PROPRI
PASSI.”
Samuele De Santis
Carlotta Buscaglia
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LA FIAMMA IN...CUCINA
P
La ribollita
erché in un giornale di un movimento politico si parla di cucina? Questa è una domanda che potrebbero
farsi tutti coloro che leggono “Giovinezza”. D’altronde, non è proprio la cucina che fa ricordare l’italiano
nel mondo oltre la musica? Non siamo definiti “italiani: spaghetti e mandolino”? Ecco il perché, in sunto,
di questa mia scelta, quella di proporre servizi sulla cucina. Sulla cucina toscana, perché io sono molto
legato ai piatti della mia regione. E voglio iniziare con uno dei tipici piatti pratesi (ripreso, anzi, ricopiato spudoratamente, in seguito, dalle altre località toscane, soprattutto da quegli avvoltoi di Firenze, che senza le idee e
l’arte pratese certamente non vivrebbero), la “ribollita”, che a Prato assume il nome di “minestra di pane”. La
ribollita rappresenta nell’immaginario collettivo “i’mangiare de’ poeri”, ovvero il cibo dei poveri, dei proletari e dei
contadini. Ma la “ribollita”, nonostante venga copiata spudoratamente (ma non nel sapore) anche dalle più accese multinazionali della cucina nostrana (Buitoni in primis), rimane sempre l’orgoglio delle nonne, che buttano via
mezza giornata per far contenti i propri parenti.
Prepararla è facilissimo (ma, come detto, ci vuole mezza giornata per farlo e poi vi spiegherò il perché). Bisogna,
intanto, procurarsi un ciuffo di cavolo nero e un quarto di verza. Poi, un porro, due patate, due carote, un mazzetto di bietola, una cipolla, due gambi di sedano (mi raccomando, non le foglie!), due zucchine, due pomodori
pelati e 300 grammi di fagioli cannellini. Tolti i fagioli, vi consiglio di prendere tutte le altre verdure da un ortolano o da un contadino e non al supermercato. Procurarsi, inoltre, del sale e del pepe, l’olio extra vergine d’oliva e
250 grammi di pane indurito (il top è la bozza pratese vecchia di due-tre giorni).
Inizialmente, versate in un catino i fagioli cannellini (compresa l’acqua della scatoletta) e lasciateli a
“bagnomaria” (a mollo, a bagno) per otto ore (ecco il motivo della mezza giornata). Poi, versate il tutto
(compresa l’acqua dei fagioli) in una pentola con due litri d’acqua e fate lessare i cannellini.
Nel frattempo, però, tagliate a casaccio tutte le altre verdure (come direbbe Pipino il Breve, “le dimensioni non
contano…”) meno la cipolla che deve essere tagliata a fettine fini. Fate rosolare la cipolla tagliata a fettine in
un’altra pentola con una “C” abbondante di olio d’oliva e, via via, aggiungete le altre verdure tagliate. Aggiungete, poi, l’acqua di cottura dei fagioli con metà cannellini. L’altra metà va aggiunta dopo averla passata al setaccio
(col passaverdure). Regolate a vostro piacimento il sale ed il pepe e fate cuocere a fuoco lento per circa due ore.
Dopodiché, immergete il pane tagliato a fettine, mescolate il tutto bene bene e fate bollire per altri dieci minuti.
Infine, lasciate riposare per pochi minuti e servite in piatti di coccio (come la tradizione vuole) con un filo d’olio
extra vergine d’oliva rigorosamente toscano.
E ricordatevi che qualunque cucina è retta da una fiamma e che senza fiamma non si mangia.
Marco Gargini
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Giovinezza n.1