BOLLETTINO INTERNO DI GIOVENTÙ NAZIONALE MOVIMENTO GIOVINEZZA Anno I, N. 0 aprile 2005 EDITORIALE In Iraq nuovi eroi italiani: Noi (non) siamo uomini l'agente Calipari d’oggi. A me l’onore o, l’onere, di redigere questo editoriale: Giulio Barbitta, che fu, è (in attesa di diverse indicazioni) e – mi auguro – sarà il nostro Segretario Nazionale è, suo malgrado, trattenuto foris portas e, spero degnamente, tocca al sottoscritto supplirlo. Dovrei parlarVi, stimati Camerati, di ciò che intende essere questa nuova testata... eppure, l’umore di questi attimi mi sprona ad una breve digressione che coinvolge la nostra famigerata Area politica. Non sono uomo di poche parole, ragion per cui vedrò di trattenermi, nei limiti del possibile, da tedianti dissertazioni retoriche: il punto è che, a prescindere da ciò che andrete leggendo, sono rimasto personalmente esterrefatto dall’ambiente che ho conosciuto quando, dieci mesi or sono, mi affacciai sulla scena politica propriamente detta. Arrivisti, scissionisti, individualisti di bassa lega hanno falcidiato le nostre fila; ipocriti, mentecatti, minorati hanno trovato la propria dimensione nelle compagini che, seppur parallele, ci affiancano. Talvolta, le serpi che coltiviamo in seno mortificano l’operato dei quei pochi che, degni, potrebbero apportare un contributo significativo all’Idea. Ho espressamente parlato di Area perché, seppure comprendo come sia facile strumentalizzare un simile discorso contestualizzandolo al nostro partito, specie ora che viviamo un difficile momento di transizione (tanti e tali sono stati dal mio ingresso, per quanto tardivo...), poco o, nulla ha a che vedere direttamente o, indirettamente con la Fiamma Tricolore e/o con Gioventù Nazionale. E non parlo di quelle “patenti di cameratismo”, termine infelice riesumato troppo insistentemente, di cui alcuni dicono d’andar fieri e che altri sottraggono indiscriminatamente... mi riferisco, meramente, alla cittadinanza. Cittadinanza intesa in senso ellenico, ossia l’attività del buon cittadino, che altri potrebbero definire come humanitas. (…) segue a pagina 2 CADUTI CON ONORE, CORAGGIO E SPIRITO DI SERVIRE LA PATRIA, MA PURTROPPO IN UNA GUERRA INGIUSTA, UNA GUERRA MIRATA AL MONOPOLIO AMERICANO DEL PETROLIO IRAKENO. Dall'inizio della guerra in Iraq sono caduti numerosi italiani, molti militari altri civili, ma questo non importa perchè perdere la vita in guerra, in una guerra geograficamente così lontana da noi, comporta sempre un sacrificio da eroi. L'ultimo episodio che lascia pensare è la morte dell'agente Calipari che servendo lo Stato per liberare l'ostaggio Sgrena ha sacrificato la sua vita, ha servito il nostro Stato senza timore e conscio dei pericoli della missione, si è avventurato per poter salvare una sua connazionale rapita dalle falangi armate che non riconoscono il nuovo governo Irakeno, ha offerto la sua vita per servire lo Stato, uno Stato quanto attento a tutelare i suoi operatori? (…) segue a pagina 3 Sommario - Ars comunicandi tra militanza classica e nuove prospettive pag. 2 - Un modo di vita pag. 3 - Stato sociale!!!??? pag. 4 - MODELLI DI FILOSOFIA POLITICA — Uno sguardo preliminare pag. 5 - SOCIOLOGIA — Dal concetto di Razza al concetto moderno di Etnia pag. 5 - CULTURA E SOCIETÀ — John R.R. Tolkien e l’«evasione del prigioniero» pag.6 - SULLEGÈIN — Tirteo, poeta-soldato della Sparta dorica pag. 7 - MUSICA — La musica futurista pag. 8 - AMBIENTE — Un mondo possibile pag. 9 - Fumare o non fumare?Non è questo il problema pag. 9 - LA FIAMMA IN...CUCINA — La ribollita pag. 10 - RECENSIONE — "Il guerriero della luce" di Paolo Coehlo pag.10 A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 segue dalla prima… Noi (non) siamo uomini d’oggi. Pagina 2 Ars comunicandi tra militanza classica e nuove prospettive M (…) Già, perché la nostra condizione emarginata non è (soltanto) dovuta alla discriminaz ione cult ur ale, ma ssmediatica e sociale in cui riversiamo, ma anche e soprattutto all’inettitudine civile – per trasporla in ambiente latino – delle nostre maestranze, di gran parte, ahimé, della dirigenza e di un consistente numero di elettori. Parole asperrime, crudeli, le mie... dettate da un sentimento di superiorità che è propriamente Fascista: io non sono un democratico, né tantomeno un populista (ho in odio Plechanov sin dai tempi delle scuole medie). Sono un aristocratico. E la mia aristocrazia è culturale, letteraria, etica; certo non finanziaria, religiosa o, morale. Sono un socialista nazionale, ma non si confonda la dottrina economica con l’appiattimento dei mores antiqui, delle artes del trivium, come – in seconda istanza – del quadrivium, cui, mio malgrado, sono costretto ad assistere. Subentra qui, a mio opinabile giudizio, la funzione esercitata da “Giovinezza”: una crescita collettiva, poiché pubblica, e individuale, perché subordinata alla riflessione soggettiva, che nobiliti l’uomo, prima ancora del Camerata, elevandolo da quelle masse ignoranti di bolscevica intuizione che ci circondano. Io, superbamente e, forse, a sproposito, rispetto a quelle che possono essere le mie effettive possibilità, me ne frego di produrre letteratura per tutti. Il tono di queste pagine sarà tra il serio e il faceto, sovente intellettualistico, a volte ironico e, perché no, sboccato. Sempre antagonista, alternativo, non conforme. Questa non sarà la voce della Fiamma Tricolore, né di Gioventù Nazionale. Sarà un laboratorio d’idee - pur nel raggio d’azione del nostro partito le più diverse e contraddittorie, sulle orme di quegli Accademici che fecero del Fascismo la più originale, la più mediterranea ed europea delle Idee. ilitanti che manifestano o manifestazioni di militanza nei forum? Non è uno scioglilingua, ma un fatto da considerare e da analizzare. La comunicazione ha molteplici forme, molteplici sviluppi e modalità. Il confronto è oggi, in questa epoca che ci vorrebbe massificati e standardizzati, quanto mai importante e necessario. Ma dove avviene realmente il confronto? La politica (e non è l’unica) sta cambiando, si sta “evolvendo” sfruttando le enormi potenzialità messe a disposizione dai nuovi media: una volta, ad esempio, c’erano molti più comizi, oggi i contraddittori si fanno in TV, ricalcando il modello americano. Una volta la sede del partito era un centro focale ed un coacervo di idee e stimoli; ammesso e non concesso che anche oggi sia così, è però innegabile che un ruolo da protagonisti lo svolgano anche forum e chat. Non penso sia il caso di storcere il naso di fronte a queste forme di comunicazione ed aggregazione; penso sia il caso invece di coglierne il loro vero valore. E le loro potenzialità. La sinistra in questo ci ha di molto superati: loro hanno dimostrato più lungimiranza, intuendo che questi new media ben potevano veicolare i loro concetti. Noi siamo ancora indietro. In ambito musicale loro hanno creato dei network composti da persone più o meno preparate inserite nei posti giusti: manager di etichette discografiche, editori, produttori, recensori, giornalisti, artisti. Loro, ovviamente, possono spingere il musicista che vogliono e riescono ad arrivare a tutti. Noi, che pure vantiamo una produzione di musica veramente alternativa, ancora no. Loro sfruttano i forum, le chat e le boards; producono materiale che genera degli indotti e veicola certe idee: dai quaderni, dai diari, ai blog o a network veri e propri (solo un nome, a noi scomodo: indymedia); loro riescono ad avvicinare i ragazzi, a fargli passare dei concetti; gli stessi ragazzi, spesso giovani ed in formazione, che poi però aderiscono entusiasti al concerto del cantante X o alla classica manifestazione “anti – fa” (chiudendo un ipotetico cerchio). Noi, semplicemente, di tutto questo facciamo poco e nulla. Sarà scomodo parlare di guerrilla marketing (http://www.guerrigliamarketing.it)? Forse si, ma la cosa funziona. È troppo tecnico parlare di stickering? Sicuramente si, ma a parte qualche tentativo di FN (non so poi quanto “studiato”), di “bombardamento di sticker” noi preferiamo non parlare, perché magari lo riteniamo incredibilmente poco importante, se paragonato ad un “sano” volantinaggio. Che, sia mai, è uno strumento potentissimo. La differenza che ho colto però, da studioso di comunicazione, è che mentre noi ne facciamo tukur una questione di AUT AUT, loro integrano le due cose. Per loro sono complementari, per noi no. Chi ha ragione? La realtà è che non ci sarebbe nulla di male nell’avvalersi in maniera corretta dei nuovi e potenti mezzi comunicativi. In maniera matura, non litigando nei forum ad esempio, ma cercando di essere costruttivi e di fornire una buona immagine all’esterno. Credo che i (macro) benefici di una nuova forma (assolutamente complementare e mai sostitutiva ) di militanza siano sostanzialmente tre: 1. creare nuovo interesse per il nostro Movimento, veicolando le nostre idee ad un target che con i mezzi classici di comunicazione difficilmente raggiungeremmo; 2. in maniera graduale, preoccupandoci anche di guadagnare delle postazioni “strategiche”, creare dei network che possano contenere le nostre idee, riuscendo a dimostrarne poi con i fatti la bontà; 3. svecchiare la nostra immagine. Noi oggi siamo esattamente come loro ci vogliono: cattivi, tristi, chiusi, e chi più ne ha più ne metta. Dal momento che invece abbiamo alle spalle dei grandi valori, dei grandi autori, dei validissimi musicisti, dei grandi Uomini, non sarebbe forse il caso di “rispedire il pacco al mittente”, dimostrando che è loro e solo a loro si addice il cliché di sfigato? Noi abbiamo molto da dire ancora a questo modo, ma dobbiamo saperlo fare. Possibilmente bene! Federico, A. Moretti Maurizio Petti A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 segue dalla prima… In Iraq nuovi eroi italiani: l'agente Calipari (…) Il caso Calipari può essere colto come esempio per poter analizzare che i servitori dello Stato, in particolar modo le forze dell'ordine, spesso umiliati e malretribuiti, consci che il loro servizio può condurre al sacrificio della vita, offrono senza perplessità il loro contributo in difesa dell'ordine sociale e della comunità nazionale, ma una cosa che lascia perplessi è che lo Stato fino a che punto coordina tale missioni, lancia allo sbaraglio i suoi servitori o cerca di tutelarli quel minimo indispensabile per assicurargli una incolumità che possa provenire dalle forze alleate dell'Italia in questa guerra? Perder la vita in questo contesto è un sacrifio da veri eroi dove chi politicamente responsabile di scelte contrarie agli interessi nazionali dopo il peggio diffonde solidarietà; ormai è risaputo che è un conflitto voluto dagli U.S.A. per la classica politica colonialista, una guerra che gli U.S.A. hanno combattuto per portare la democrazia, ma la pretesa di portare la democrazia in Iraq, per quanto illegittima perchè non è lecito esportare con la guerra ad altri paesi il regime di governo voluto, è falsa ed ipocrita perchè se fosse veritiera, dovrebbe portare la democrazia anche in Pakistan dove il prezioso alleato degli Stati Uniti, Generale Musharaf, governa da despota usando largamente forca e polizia militare, o in tutte le zone dell' Africa in cui si combattono guerre civili e alcune etnie vengono sottomesse, come il popolo Sharawi, e allora perchè gli Stati Uniti non intervengono? Forse il gioco in tali contesi non vale la candela? Sempre economicamente parlando. Emilio Pagliaro Pagina 3 Un modo di vita S iamo figli del nuovo millennio. sempre che abbiamo avuto ministri Un millennio caratterizzato da dell’istruzione pubblica che non sapesituazioni alle volte difficili da vano nemmeno parlare o scrivere in comprendere o da superare. italiano. In questa nuova era vediamo profilar- Quando ancora ci costringe a seguire si all’orizzonte sempre più difficoltà e come cagnolini le mode perchè ci amsempre meno facilitazioni. Il lavoro mansiscono con i vari programmucci scarseggia ed il costo della vita au- televisi, al tempo dei romani dicevano menta; quando prima, abituati “PANEM ET CIRCESEM” ovvero pane e com’eravamo, a spendere le cinquan- giochi nel circo massimo per tenere ta mila del vecchio conio nella setti- b u o n o i l p o p o l i n o , c o m e i l mana , ora ne spendiamo cinquanta “Serrabanda” serale o i cartoni del del nuovo, non rendendoci conto che sabato per far si che i bimbi a casa questo significa spendere il doppio. stiano buoni, inondandoci così con Oggi, con questi presupposti, è facile uno tsunami di panzanate liapilissiascambiare un idea e sposarla , perchè ne. non ci resta null’altro che sia gratis, Ecco noi lottiamo contro tutto questo generando così mode che finiscono e contro ciò che non va nel sistema, nell’istante in cui nascono. Ma ciò non situazioni e fatti che non si possono significa che questa idea che si prende riassumere in poche righe, perchè come filosofia di vita, perchè l’idea di sono così tante da dare origine ad una una destra sociale è anche un modo di nuova “TRECCANI”. E’ per questo che vivere e di rapportarsi alle persone, in questo momento di estrema diffinon abbia un prezzo. Un costo che coltà chiediamo l’aiuto di tutte quelle non è da intendersi materiale, ma in persone che come noi non vogliono termini di sacrificio, di dedizione e di che tutto ciò continui anche per le gerinunce: infatti chi come noi ha deciso nerazioni future. Chiediamo l’aiuto di di portare avanti un’idea non come gente che abbia la voglia e sappia farmoda, ma come filosofia di vita, si si martire per l’idea, come lo fu Sertrova ogni giorno della sua vita a gio, sempre presente nei nostri cuori, combattere contro un sistema che è e come tanti altri ragazzi che hanno nemico della gioventù, nemico della perso la vita per un’idea che l’idea più crescita intellettuale bella del mondo. e m o r a l e Un’idea dove vengono Un’idea dove vengono dell’individuo. premiati realmente i premiati realmente i meriti di una persona e Quando lo stato permette i vari meriti di una persona dove i “cocchi della ma“cataclismi” politici estra” siano gli ultimi e dove i “cocchi della della classe. come il G8 senza che i responsabili maestra” siano gli Se anche giovane, spedei danni arrecati ai ranza dell’avvenire, la ultimi della classe. pensi com noi, se sei cittadini, che avrebbero potuto benissianche tu un nuovo anmo essere i nostri genitori e chi come tagonista dei tempi moderni, butta via me è figlio di onesti operai che hanno ciò che sai e ricomincia assieme a noi dedicato una vita al sogno di costruirsi a costruire il nostro futuro ideale. Ci un piccolo nido, una casa, una mac- saranno sacrifici, ci saranno vittorie, ci china dando un’istruzione scolastica saranno sconfitte, ma tutto ciò non superiore ai propri figli, sa che signifi- intaccherà la nostra corazza che è la ca trovarsi a pagare i danni, che han- fede e la fiducia di voler cambiare fino provocato un branco di persone, nalmente le cose. Per un domani dire con le amare lacrime della disperazio- “ORA BASTA!”, per poter gridare la ne. nostra rabbia contro il mondo intero. Quando lo stato permette che esista il Nei momenti facili, belli e gioiosi prenlavoro in nero togliendo così di bocca diamo esempio dai grandi, ma è nei materialmente il pane alle famiglie momenti difficili che dobbiamo dare che disperate non sanno più come l’esempio a tutti. portare il cibo in tavola per i propri figli. A Noi, fratelli in un’idea. Quando lo stato decide che un percor- A Noi figli del nuovo millennio. so di studi è meglio di un altro, portandoci così a chiederci chi mai sarà quell’individuo che ha scelto e se mai Andrea Pavan è stato in una scuola, ricordo ancora A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 4 Stato sociale!!!??? O ggi più che mai è acceso il dibattito trasversale ai vari schieramenti politici, relativo alla riforma dello stato sociale e alla definizione degli spazi di manovra dello Stato nell’ambito delle relazioni economiche che caratterizzano gli operatori del mercato. L’attuazione di un organico disegno di rete di protezione sociale ha le sue origini nella Germania bismarkiana (fine XIX sec.) per poi passare all’Italia del governo fascista (IMI-IRI), durante il quale emerse l’innovativo concetto di stato imprenditore, in concomitanza con la nascita della macroeconomia keinesiana che vide negli istituti socio-statali uno strumento di rilancio della domanda aggregata al fine di incrementare l’occupazione e il reddito complessivo della società. Concluso il II conflitto mondiale, l’intero blocco occidentale accettò un contemperamento delle logiche e delle esigenze di mercato con i fini sociali propri dell’azione statale. Quindi vennero rafforzati i sistemi pubblici di previdenza, le politiche di sostegno agli individui ed alle famiglie per combattere le povertà e i disagi, gli ammortizzatori sociali per il sostegno dei lavoratori in situazioni di difficoltà, le politiche per la casa a favore dei ceti meno abbienti, le politiche per il diritto allo studio, il modello pubblico di offerta di beni e di servizi sanitari. Riferendoci al caso specifico italiano la spesa per lo STATO SOCIALE e il frutto di interventi stratificati nel tempo e disarticolati. Le importanti riforme che segnarono decisivamente il campo sociale (INPSINAIL-INAM-ONMI-ONB) durante il governo fascista, furono mantenute da governi catto - comunisti sotto la retorica di un’ antifascismo militante. Purtroppo molti di questi istituti nati per combattere le condizioni del cittadino, promuovere la qualità della vita ed una più equa ripartizione del reddito, finirono per diventare strumento di creazione di clientele elettorali, deviando dalle loro specifiche finalità sociali. Oltre a ciò dobbiamo aggiungere la congiuntura internazionale dei primi anni ’70 particolarmente critica dovuta all’aumento consistente del prezzo delle materie prime con l’emergere di un fenomeno sconosciuto alla scuola keinesiana noto come stagflazione, aumento del tasso di inflazione misto all’aumento del tasso di disoccupazione( la scuola Keinesiana fino a quel momento sosteneva, tramite l’ausilio della curva di Philips che la diminuzione del tasso di disoccupazione prodotto dallo shock positivo di domanda pubblica era accompagnato da un aumento dell’indice generale dei prezzi.) Per i motivi sopra specificati, emersero e crebbero d’importanza le teorie economiche della scuola neoclassico-monetarista che ebbe tra i suoi primi fautori i liberisti Georges Lucas e Milton Friedman. Costoro proposero con un disimpegno dello Stato nell’ambito della sfera socio - economica nella discutibile convinzione che la presenza ingombrate dello Stato limitasse la capacità dei privati di produrre reddito e che le disuguaglianze sociali fossero spiegate da tali diverse capacità. La vittoria nel 1919 di Margaret Thatcher in Inghilterra e nel 1980 di Ronald Reagan negli U.S.A, il crollo del COMUNISMO provocato dal fallimentare tentativo da parte degli organi di governo di attuare una programmazione economica centralizzata alimentarono il successo di tali proposte politico – economiche. Da quel momento nei vari Stati europei in generale e in Italia in particolare è stato messo in atto un processo di progressivo smantellamento degli istituti sociali con il conseguente allargamento della forbice della differenza di reddito tra ceti più ricchi e ceti più poveri. In Italia questo fenomeno è avvenuto sia sotto i vari governi del centro – sinistra sia sotto i governi del centro – destra, prigionieri degli interessi delle grosse multinazionali favorevoli alla riduzione degli oneri sociali, computati nel costo del lavoro, e degli strumenti di limitazione della libertà di licenziamento ( basti ricordare la proposta di modifica dell’articolo 18 lanciata dal governo D’ALEMA e riproposto dal governo BERLUSCONI). Quindi molti economisti oggi sostengono che questi sistemi di protezione sociale nell’attuale contesto competitivo sono ampiamente inefficaci perché lontani dal combattere effettivamente tutte le situazioni di disagio, inefficienti, perché molto costosi in rapporto ai risultati conseguiti e iniqui, in quanto troppo protesi al mantenimento dei benefici acquisiti e disattento a chi è socialmente escluso. Sicuramente queste tre motivazioni hanno un loro fondamento, tuttavia esse non possono essere utilizzate come un pretesto per ridimensionare il peso dello STATO SOCIALE . Invece da tali constatazioni è necessario partire per individuare i punti oggetto di necessità di correzione di modifica sulla base della consapevolezza che non tutti i soggetti bisognosi vengono percepiti dall’applicazione dei meccanismi di finanziamento di tale sistema sociale. Difatti sono emerse nuove categorie intermedie tra i capitalisti e i lavoratori e il contenuto de contratti di lavoro oggi è molto più variegato rispetto a venti anni fa. Inoltre va rilanciata una seria politica dei redditi protesa ad indirizzare in modo più incisivo la dinamica delle variabili macroeconomiche in particolare occupazione e livello del reddito. Per fare in modo che ciò avvenga è necessario che al tavolo su cui vengono definite tali politiche siano presenti non solo le rappresentanze dei lavoratori dipendenti dei capitalisti ma anche le rappresentanze dei lavoratori parasubordinati , dei lavoratori autonomi, dei disoccupati, degli studenti, dei pensionati e di tutti gli altri soggetti i cui interessi fin ora vengono rappresentati non direttamente e che allo stato attuale godono di una tutela e di un diritto di parola inferiore alle altre. A ciascuna di queste categorie deve corrispondere una specifica rappresentanza corporativa di interessi e dalla sintesi delle proposte delle varie corporazioni vengono definite le misure in cui devono essere utilizzati i vari strumenti di politica economica quali consumo pubblico, spesa pubblica, trasferimenti, variabili fiscali, tariffe di servizi pubblici, ecc… Antonio Condorelli A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 5 MODELLI DI FILOSOFIA POLITICA Uno sguardo preliminare L a filosofia politica è quella forma di sapere che si occupa delle interazioni tra gli uomini in quanto esse sono regolate da relazioni di potere, che assicurano l’integrazione tra i diversi attori sociali e ne governano i comportamenti anche attraverso un certo uso della coercizione, ovvero della possibilità di comminare sanzioni. Per dirla alla Petrucciani «la filosofia politica si occupa delle interazioni sociali fra gli uomini in quanto queste si configurano come relazioni di potere, e danno luogo a discussione o a conflitto circa il modo in cui il potere debba essere distribuito o organizzato». Oggetto centrale della filosofia politica sono, quindi, le problematiche del potere. Proviamo, seguendo le parole sempre di Petrucciani, a dare una definizione di «potere»: per «potere» possiamo intendere la capacità che qualcuno ha di controllare, attraverso la propria influenza o minaccia di sanzioni, il comportamento di altre persone, ovvero di vedere obbedite le proprie disposizioni. La vita ci offre un raccolta ricchissima di forme di potere poiché nessuna relazione sociale ne è esente. Non si farà, perciò, torto a nessuno se ascriviamo alla filosofia politica solo le forme di potere istituzionalizzate, che, a partire da una certa fase della storia degli uomini, è stato definito come potere statale. A questo punto occorre definire cosa è lo stato e ci serviremo della definizione, ormai divenuta classica, offertaci dal sociologo Max Weber durante la famosa conferenza del 1919 su La politica come professione: «lo stato è, come le associazioni politiche ce storicamente lo precedono, un rapporto di dominio di uomini su uomini basato sul mezzo della forza legittima». Per Weber, quindi, la caratteristica del potere Caricatura di Max dello stato, oltre a quella di esercitarsi su un Weber determinato territorio, è che esso detiene il monopolio della forza legittima. Si faccia però attenzione, Weber afferma che lo stato detiene il monopolio della forza legittima, ovvero ritenuta tale. Ecco che nascono le domande della filosofia politica: in che consiste la legittimità? E qual è il giusto ordinamento politico? Qual è l’ordinamento politico che è legittimo non solo perché viene riconosciuto tale da coloro che a esso obbediscono, ma perché soddisfa dei requisiti di giustizia? In questa umile rubrica cercheremo di illustrare le varie risposte che la nostra Civiltà ha fornito, seguendo una carrellata di teorie e paradigmi di filosofi anche lontani dalla nostra concezione politicoculturale. Infatti, scopo di questa semplice rubrica è quello di proporre argomentazioni, di costruire un ordito di ragionamenti intorno alle questioni che la convivenza sociale e politica inevitabilmente soleva, senza avere timore di confronto alcuno. Giorgio Arconte SOCIOLOGIA Dal concetto di Razza al concetto moderno di Etnia. S econdo il dizionario, la parola razza sta a indicare: un gruppo di individui, animali o vegetali, che per un certo numero di caratteri comuni possono essere distinti da altri appartenenti alla stessa specie. Tale concetto,che ebbe il suo massimo studioso in Darwin,venne utilizzato dal Nazismo per affermare la superiorita’ Ariana sulle altre razze. Cosi’ la teoria della sopravvivenza e della conservazione della specie divennero le “armi” ideologiche con cui giustificare eccidi compiuti verso ebrei,zingari,portatori di handicap,e ahimè verso Italiani, rei secondo la folle visione antropologica di Hitler,di essere un miscuglio di razze.Anche il Comunismo distorse le teorie Darwiniane,e questo lo si ritrova negli eccidi dei Gulag Staliniani,come nelle fosse comuni di Pol-Pot.La storiografia del dopoguerra in un impeto di caccia alle streghe,dipinse il Fascismo come un regime razzista e classista,tacendo del fatto che Giovanni Gentile gia’ nel 1942, ipotizzo’ una visone dei popoli non divisi per razze ma per Etnie.Il contetto di Etnia è di difficile classificazione,ma puo’ essere riassunto in una sola parola che ha grande significato: L’identita’. L’appartenenza ad un popolo,ad una nazione,ad una civilta’ è sempre stato un traguardo per gli uomini,ma oggigiorno queste conquiste sono svilite dal mostro della Globalizzazione che massifica e omologa tutto e tutti,distruggendo le diversita’ e svilendo i patriottismi.Questo è il vero razzismo,molto piu’ pericoloso dei fantasmi Nazisti,perché agisce inconsapevolmente nelle coscienze degli uomini e li rende schiavi di un sistema consumistico e illiberale. Noi di Fiamma Tricolore ci battiamo affinché la storia e le tradizioni non vengano uccise dal liberalcapitalismo,facciamo nostro il concetto di Etnia e crediamo nell’autodeterminazione dei popoli,esportando dove è possibile LA SOCIALIZZAZIONE,l’unica arma che puo’ sconfiggere il male assoluto e ridare liberta’ alle persone.Come diceva Tolkien: “Le radici profonde non gelano”. Renato Marialto A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 6 CULTURA E TRADIZIONE John R.R. Tolkien e l’«evasione del prigioniero» S e nella letteratura del Novecento c’è stato un narratore che conosceva benissimo mito e simbolo questi era John Ronald Reuel Tolkien ( 1892-1973 ), lo scrittore-cardine, l’autorechiave del fantastico moderno: colui che raccolse, riassunse ed esplicitò tutta la precedente tradizione e che, con le sue opere, ne creò in pratica una nuova dalla quale coloro che sono giunti dopo non possono fare a meno. Ricordiamole subito: da The Hobbit ( 1937 ) a Smith of Wootton Major ( 1968 ), da Farmer Giles of Ham ( 1949 ) a The Adventures of Tom Bombadil ( 1962 ) ai tre volumi che formano la sua opera principale, la fiaba più lunga del mondo, The Lord of the Rings: The Fellowship of the ring ( 1954 ), The Two Towers ( 1955 ) e The Return of the King ( 1955 ). Perché Tolkien era così importante? Per la sua teorizzazione della narrativa fantastica e per la relativa messa in pratica. Un vero talento per la linguistica, divenne professore di inglese e di anglosassone a Oxford, scrisse e collaborò alla preparazione di dizionari, curò l’edizione di antichi testi, conosceva e parlava le più singolari e difficili lingue antiche e moderne ( dal sassone al goto, dal gaelico all’islandese ). Amava inventare per se nuovi linguaggi, la loro scrittura, la loro pronuncia. Con queste basi linguistiche ad un certo momento ritenne che fosse necessario immaginare e descrivere gli esseri che parlavano tali linguaggi e i loro mondi, la loro società, la loro storia, la loro geografia, le loro credenze, i loro costumi. A questo intento filologico se ne deve aggiungere un altro, per così dire “ideale”: Tolkien era profondamente cattolico, cattolico in un’Inghilterra protestante che non amava i cattolici, per di più un cattolico conservatore, un «antiquato reazionario» come amava definirsi, che credeva dunque in certi valori spirituali e sentiva che nel suo Paese non esisteva una vera, profonda mitologia: decise allora di assumersi il compito di crearne una che avesse presenti proprio quei valori simbolici, sacrali, eroici e anti-utilitaristici, anti-materialisti, anti-macchinistici e anti-progressisti in cui egli stesso credeva. E’ interessante notare che questo punto di vista era condiviso da altri amici, tutti cattolici, medievisti e devoti al fantastico: con essi Tolkien costituì all’inizio degli anni Trenta un gruppo denominato gli Inklings ( una parola che sta a metà strada fra idea abbozzata e inchiostro, e che si può tradurre come scribacchini ). Inizialmente, dunque, Tolkien scrisse The Hobbit che venne pubblicato nel 1937, una storia per bambini: la riconquista del tesoro dei nani, rubato dal mago Smaug e custodito nella Montagna Solitaria, ad opera di un gruppo di cui fanno parte il mago Gandalf, il nano Thorin e l’hobbit Bilbo, quest’ultima una creatura piccola, grassoccia, con i piedi pelosi, creata da Tolkien e in cui rispecchiava se stesso. Il romanzo ottenne sia un lusinghiero successo, sia molte critiche. Il che spronò Tolkien in due direzioni: il successo, a scrivere una specie di secondo Hobbit che poi, ampliandosi man mano con gli anni, divenne un’opera di millequattrocento pagine, qualcosa di molto diverso e assai più ambizioso, un’opera per adulti, The Lord of the Rings, concluso nel 1949, ma pubblicato solo sei-sette anni dopo, a motivo delle continue revisioni; le critiche invece lo spronarono ad una conferenza che tenne alla St. Andrews University nel 1939 e poi divenne il saggio On FairyStories ( 1947 ), non solo una difesa dalle accuse, ma un vero e proprio «manifesto» della narrativa fantastica moderna, delle sue origini, delle sue motivazioni e dei suoi scopi. La trama de Il Signore degli Anelli è dunque “classica” e ricalca esattamente quelle degli antichi romanzi cavallereschi come era già stato per The Hobbit, ma Tolkien conoscitore di poemi e saghe antichi e medievali, nonché dei poemi sacri dell’umanità, ha concentrato in questa sua opera che non è più soltanto per bambini mille motivi, riferimenti, simboli e temi archetipici, filtrandoli attraverso la propria sensibilità. La Terra di Mezzo sarà pure un mondo di fantasia scaturito dall’immaginazione di Tolkien, ma essa è “vera” e quando viene raccontato è “realtà”: nel mito, infatti, come dice lo storico delle religioni Mircea Eliade, vi è più vero del vero, più realtà della realtà. Lo scontro è tra il Bene ( Numinor, il Vero Occidente ) e il Male ( Mordor ), o forse meglio tra Ordine e Caos, e non tanto tra i buoni e i cattivi; la struttura è quella del viaggio iniziatici, con la chiamata dell’eroe, gli ostacoli da superare, la prova suprema che mette in gioco se stesso, il ritorno a casa; abbondano i riferimenti a miti Tradizionali: l’Isola Bianca, i Re Guaritori, la Spada Spezzata, l’Albero Secco, i simboli della regalità, l’etica cavalleresca, il senso dell’amicizia e dell’onore, la soddisfazione del dovere compiuto nel più totale disinteresse, la Natura intesa come vivente, senziente, non separata dagli altri esseri viventi. Un’opera «religiosa», come Tolkien affermò di essersi reso conto rileggendone le bozze, anche se in essa non si parla mai di religione. Un’opera, allora, «cattolica», ma nell’esatto senso etimologico dell’aggettivo: cioè universale. Vale a dire basata su miti universali ( ancorché tratti dalle culture primordiali dell’Occidente ) e tale da essere compresa da lettori di culture diversissime. E la sua universalità viene confermata ancora oggi, a trent’anni dalla morte dell’autore: il culmine, infatti, è stato raggiunto dal film di Peter Jackson, anch’esso come il libro in tre parti, che è stato accolto con incredibile entusiasmo ed ha rilanciato il Tolkien letterario. Un effetto positivo si è comunque verificato anche nei paesi di lingua non inglese dove la traduzione di Tolkien e di altri romanzi fantastici ha stimolato la produzione nazionale soprattutto grazie alla riscoperta di miti, leggende e folklore locali che sono spesso serviti da base a romanzi fantasy: mentre inizialmente simili tentativi avevano subito l’incredibile accusa di «nazionalismo» nel senso più deleterio e meno nobile del termine, adesso lo sfondo basato su antiche tradizioni o episodi storico reinterpretati fantasticamente viene quasi ritenuto essenziale. Domenico Pugliesi A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 7 SULLEGÈIN Tirteo, poeta-soldato della Sparta dorica I n corrispondenza della prima uscita di “Giovinezza”, occorre fare un breve preambolo a ciò che sarà mia rubrica: trattasi, fondamentalmente, di un excursus letterario in ambiente classico, atto ad evidenziare le analogie che la nostra Idea presenta con il patrimonio greco-romano in funzione formativa del polìtes, il cittadino. nalità stridenti al limite della crudeltà, per come siamo soliti concepire, al giorno d’oggi, la nostra esistenza: parafrasando B. Mussolini, potremmo a ragione affermare che <<Lo Spartiate disprezza la vita comoda>>; esercizio fisico, prove d’abilità e un solo pasto serale, il brodo nero spartano, accompagnavano tutto il ciclo vitale del Lacedemone, ponendo in essere quell’ammonimento delle madri che asseriva: <<Torna con questo o, sopra di questo>> - porgendo l’egida al pargolo sulla via dell’addestramento. <<Questo infatti è vergognoso, che un uomo anziano, caduto in prima fila, giaccia davanti ai giovani, lui che ha già candido il capo e canuto il mento, esalando nella polvere l'animo intrepido, tenendo tra le sue mani le pudende insanguinate - ciò che è brutto per gli occhi e scandaloso a vedersi - e denudato nel corpo; invece ai giovani tutto si addice, finchè li possegga lo splendido fiore dell'amabile giovinezza (e il giovane è) ammirato dagli uomini e oggetto di desiderio per le donne, se resta in vita, e bello se cade in prima fila...>> L’esaltazione della giovinezza è un cardine della produzione di Tirteo, nonché un valore imprescindibile della società spartana. Una gioventù <<forte e bella>>, quasi hitleriana, <<in grado di spaventare il mondo>> (cfr. “Mein Kampf”, di A. Hitler, capitolo sull’Hitlerjugend), che seguisse i dettami del kalokagathòs (lett. bello e buono) greco. Il frammento si chiude con un’esortazione che, sola, riassume nella concinitas il messaggio dell’autore: <<Suvvia, ognuno resista divaricando bene le gambe, piantato a terra con entrambi i piedi, avendo morso il labbro coi denti.>> Ascrivibile di diritto fra gli autori che sono fonte ispiratrice della nostra azione, come l’Archiloco (poeta giambico) di cui trattereè mo in seguito, Tirteo L’esempio compiuto che prenderemo in esame è la Sparta dorica di Leonidas (eghemòn, lett. generale, eroe delle Termopili), del legislatore Licurgo e, appunto, del poeta elegiaco Tirteo. Nato a Mileto, in Asia Minore, nella seconda metà del VII sec. a.C., visse a Sparta ove compose diverse opere (di cui rimangono alcuni frammenti) e prese parte a disparate campagne militari. Al periodo dell’egemonia sulla “Lega Delio-Attica” risale il tentativo degli Ateniesi d’appropriarsi della cittadinanza, sicuramente lacedemone, del poeta, sovente contrapposto a Solone (corrispettivo, quest’ultimo, di chiara provenienza attica). In particolare, mia intenzione è quella di focalizzare lo sguardo sul Frammento nr. 10, significativo per comprendere l’essenza patriottistica e protonazionalistica degli Spartiati: <<Infatti è bello che un uomo valoroso muoia lottando per la sua patria, caduto tra i combattenti della prima fila, ma la cosa tra tutte la più penosa è che uno vada mendicando dopo aver lasciato la sua città e i pingui campi, vagando ramingo con la propria madre e col vecchio padre e coi piccoli figli e con la sposa legittima...>> già dall’introduzione è evidente come la cultura della vergogna ellenica s’esprima con fermezza nei passi di Tirteo, pronto ad elogiare le virtù militari e, altresì, a condannare la viltà dei disertori. Occorre precisare, poi, che la vita dello Spartiate era scandita da un ritmo quasi musicale (da cui l’accompagnamento dei flauti sul campo di battaglia, ove quesi l’archetipo del “fascista perversi venivano recitati per spro- fetto”. Federico A. Moretti nare gli opliti) che imponeva to- GIOVENTU' NAZIONALE è l'organizzazione giovanile del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE. Nasce il 22 settembre del 2002 in seguito al suo I Congresso Nazionale, in occasione del quale furono decisi il lo statuto, il simbolo e il Segretario Nazionale (con l'elezione per acclamazione del camerata romano Vincenzo Galizia). Precedentemente al Congresso, ufficialmente non esisteva una vera e propria struttura giovanile all'interno del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE: i giovani hanno preso parte all'attività politica direttamente all'interno del partito. GN vuole rappresentare la componente più entusiasta e combattiva del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE. Il nostro compito è quello di stimolare il Movimento verso tematiche innovative, indirizzando l'attività politica nei confronti dei giovani e delle nuove generazioni. Gli ultimi anni hanno visto un crescente disinteresse dell'opinione pubblica, e dei giovani in particolare, nei confronti della politica. Di conseguenza, anche la figura del "militante" ha subito un ridimensionamento, in tutte le aree ed i partiti politici. Il compito di GN è quello di invertire questa tendenza e far riavvicinare i giovani alla politica, alla militanza ed alla coscienza nazionalpopolare e nazionalrivoluzionaria. Il giovane si sente attratto dalle nostre idee e dalle nostre tesi deve trovare in noi un qualcosa che faccia da tramite per la futura militanza nel Partito. Per questo è indispensabile trovare nuove forme di aggregazione che, se necessario, dovranno affiancare o rimpiazzare quelle ormai obsolete. Quindi, oltre a rilanciare forme di militanza "tradizionali" e a noi care (volantinaggi, affissioni, cortei, concerti di musica alternativa) dobbiamo sforzarci di trovarne di nuove. Le frontiere di Internet e delle nuove tecnologie ci proiettano in quella che qualcuno ha chiamato "Cybermilitanza". Noi siamo dei Tradizionalisti, ma la nostra forza è anche nel saper anticipare i tempi... è quindi nostro dovere indagare anche questa nuova forma di militanza.Se da un lato quindi GN deve attirare giovani mediante strumenti non necessariamente "partitici", d'altro canto non deve essere neppure un mero "contenitore", dove relegare i giovani del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE. Anzi, GN ha il dovere di formare gli uomini del domani e la futura classe dirigente del Partito. GN non è il "partito dei piccoli"...non vogliamo creare cioè un'altro "sottopartito" i cui ruoli possano sovrapporsi o addirittura entrare in conflitto con quelli del Partito. Noi vogliamo che GN sia il fiore all'occhiello, la speranza e l'avvenire del MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE, per questo non ha senso parlare di una linea politica del Partito e di una di GN. La linea politica nazionalpopolare è una, antagonista e rivoluzionaria. NOI SIAMO GLI EREDI DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 8 MUSICA La musica futurista I l Futurismo nacque nel 1909 grazie al poeta Filippo Tommaso Martinetti e aveva la particolarità di rivolgersi a tutte le arti, comprendendo sia poeti che pittori, scultori, musicisti, e così via, proponendo in sostanza un nuovo atteggiamento nei confronti del concetto stesso di arte. Il primo musicista che tentò di rinnovare radicalmente il linguaggio musicale tradizionale fu Francesco Pratella, autore del "Manifesto dei Musicisti futuristi" datato l' 11 Gennaio 1911 e "La musica futurista-Manifesto tecnico" che risale invece al 29 Marzo 1911. Altro musicista futurista è il pittore Luigi Russolo che l'11 Marzo 1913 pubblica "L'arte dei Rumori". Secondo Russolo la musica futurista deve essere fatta prevalentemente di rumori e non di suoni armonici. Rumori della vita quotidiana mescolati assieme come in un improvvisazione (vengono simulati ululati, rombi, stropiccii, gorgoglii, sibili e ronzii). Per riprodurre questi rumori Luigi Russolo inventò vari strum e n t i c o m e l’”intonarumori” e il “rumorarmonio”. Le esibizioni dei musicisti futuristi provocavano spesso reazioni violente nel pubblico che poi venivano sedate dall’intervento della polizia. Russolo sarà l'unico che si trasferirà a Parigi e continuerà ad aggiornare e a sviluppare la musica futurista, continuando la sua attività di inventore. Dai compositori stranieri contemporanei venne considerato l'unico grande musicista futurista, ma la sua opera non avrà successori immediati. Tuttavia la musica concreta degli anni 60, (John Cage) deve molto alla sperimentazione futurista e ai "rumori trovati" degli spettacoli radiofonici di Marinetti. Qui di seguito riportiamo il "Manifesto dei Musicisti futuristi" di Francesco Pratella: 1. Convincere i giovani compositori a disertare licei, conservatori e accademie musicali, e a considerare lo studio libero come unico mezzo di rigenerazione. 2. Combattere con assiduo disprezzo i critici, fatalmente venali e ignoranti, liberando il pubblico dall'influenza malefica dei loro scritti. Fondare a questo scopo una rivista musicale indipendente e risolutamente avversa ai criteri dei professori di conservatorio e a quelli avviliti del pubblico. 3. Astenersi dal partecipare a qualunque concorso con le solite buste chiuse e le relative tasse d'ammissione, denunziandone pubblicamente le mistificazioni e svelando la incompetenza delle giurie, generalmente composte di cretini e di rammolliti. 4. Tenersi lontani dagli ambienti commerciali o accademici, disprezzandoli, e preferendo vita modesta a lauti guadagni per i quali l'arte si dovesse vendere. 5. Liberare la propria sensibilità musicale da ogni imitazione o influenza del passato, sentire e cantare con l'anima rivolta all'avvenire, attingendo ispirazione ed estetica dalla natura, attraverso tutti i suoi fenomeni presenti umani ed extraumani; esaltare l'uomo-simbolo rinnovantesi perennemente nei vari aspetti della vita moderna e nelle infinite sue relazioni intime con la natura. 6. Distruggere il pregiudizio della musica "fatta bene" - rettorica ed impotenza - proclamare un concetto unico di musica futurista, cioè assolutamente diversa da quella fatta finora. Formare così in Italia un gusto musicale futurista, e distruggere i valori dottrinari, accademici e soporiferi, dichiarando odiosa, stupida e vile la frase: "Torniamo all'antico". 7. Proclamare che il regno del cantante deve finire e che l'importanza del cantante rispetto all'opera d'arte corrisponde all'importanza di uno strumento dell'orchestra. 8. Trasformare il titolo ed il valore di "libretto d'opera" nel titolo e valore di "poema drammatico o tragico per la musica" sostituendo alle metriche il verso libero. Ogni operista d'altronde, deve assolutamente e necessariamente essere autore del proprio poema. 9. Combattere categoricamente le ricostruzioni storiche e l'allestimento scenico tradizionale e dichiarare stupido il disprezzo che si ha pel costume contemporaneo. 10. Combattere le romanze del genere Tosti e Costa, le stomachevoli canzonette napoletane e la musica sacra, che non avendo più alcuna ragione di essere, dato il fallimento della fede, è diventata monopolio esclusivo d'impotenti direttori di conservatorio e di qualche prete incompleto. 11. Provocare nei pubblici una ostilità sempre crescente contro le esumazioni di opere vecchie che vietano l'apparizione dei maestri novatori, ed appoggiare invece ed esaltare tutto ciò che in musica appaia originale e rivoluzionario, ritenendo un onore l'ingiuria e l'ironia dei moribondi e degli opportunisti. Ed ora la reazione dei passatisti mi si riversi pure addosso con tutte le sue furie. Io serenamente rido e me ne infischio: sono asceso oltre il passato, e chiamo ad alta voce i giovani musicisti intorno alla bandiera del Futurismo che, lanciato dal poeta Marinetti nel "Figaro" di Parigi, ha conquistato in breve volgere di tempo i massimi centri intellettuali del mondo. Andrea La Barbera A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 9 AMBIENTE Un mondo possibile In materia ambientale,raccogliamo tra le piu' tristi eredità che le nostre classi dirigenti passate e presenti ci potessero lasciare,siamo succubi del petrolio,non ricicliamo adeguatamente,consumiamo piu' di quanto la biosfera riesca a generare,stiamo cancellando il polmone mondiale,la foresta amazzonica per via delle multinazionali del legno,stiamo liberando,attraverso le combustioni la anidride carbonica da cui ne deriverebbe l'effetto serra,in poche parole,stiamo creando squilibrio e disordine. La politica mondiale sembra essersi mossa in direzione pro ambiente attraverso il discusso protocollo di Kyoto nel quale ci si impegna a ridurre le emissioni di co2,peccato che il maggiore inquinatore mondiale non lo abbia sottoscritto,gli Stati Uniti. Nel piccolo invece,siamo sommersi da discariche abusive e non,da roghi di pneumatici che anneriscono i nostri orizzonti,da un'aria che puzza di diesel. Per invertire la rotta,ci vorrebbe una politica piu' chiara e meno criminale nella gestione dei rifiuti e dovrebbe essere chiaro che alcune scelte ambientali,dovrebbero essere di pertinenza esclusivamente scientifica e non politica,è la scienza che deve dettare alla classe dirigente come muoversi.Di recente,un partito della maggioranza,per fini verosimilmente puramente lobbistici aveva chiesto,scavalcando i comitati scientifici nettamente contrari l'ampliamento di un mese della finestra di caccia,inserendo tra le specie cacciabili diverse altre.Per fortuna la proposta non ebbe luogo a procedere ma si evince la scarsa sensibilità e la nulla consonanza con gli studiosi del settore.Bisognerebbe ricordare ai fautori di queste idee malsane che l' ambiente,la biodiversità,la qualità della vita sono patrimonio di tutti,non soggiogabile alle normali,spietate logiche del denaro.Le soluzioni tecnologiche di tutela ambientale ci sono ma faticano ad essere massificate per motivi economici e ovviamente di scarsa propulsio0ne politica. Le alternative che abbiamo in materia sono molteplici ad esempio,la produzione del biodiesel che si estrae da semi costa molto di piu' del classico diesel quindi per essere competitivo,deve essere detassato ed allora perchè l' anno scorso era detassata una quota di 300.000 barili e quest'anno soli 200.000? in materia di rifiuti urbani,la gente meridionale,non vuole i CDR non perchè facciano male ma perchè si fida scarsamente o nulla dello Stato e la paura è quella che non si costruiscano bene perchè lo Stato non è ovunque in Italia.Non è facile per il cittadino tipo avere fiducia in queste istituzioni,dove le sanatorie in materia edilizia sono diventate la normalità,dove anche il Presidente del Consiglio ha da nascondere qualche magagna edilizia,dove le leggi ad hoc sono il vero motivo della compattezza politica,queste genti,stanno usando il nostro Stato,i nostri apparati,la nostra Nazione per propri fini! dobbiamo INDIGNARCI,sempre e comunque perchè quando accetteremo queste cose come normalità,vorrà dire o che siamo vecchi dentro o peggio,che siamo diventati come loro.Cari amici,la parola d'ordine deve essere: essere critici nei confronti di chiunque,pensare con la propria testa,essere sempre detrattori di chi tratta la nostra Italia come la sua azienda,essere noi stessi,perchè un altro mondo,E'possibile! Salvatore Coronella Fumare o non fumare?Non è questo il problema Il 10 gennaio è entrata in vigore la legge “antifumo” per i locali pubblici. I giorni che hanno preceduto questa data hanno visto i mass-media riempirsi di dibattiti e dei soliti paginoni editoriali ancora più fumosi della materia oggetto del contendere. La legge interessa circa 250.000 esercizi pubblici in Sicilia, nei quali il fumo diventerà tabù: sarà possibile fumare solo in apposite sale , separate dalle altre, segnalate con apposite insegne luminose, e munite di appositi impianti con ventole e ionizzatori. Il tutto ha un costo di circa 20.000 euro per ciascun locale che vuole adeguarsi. Le strutture oggi adeguate rappresentano il 2%. Di qui le proteste delle associazioni di commercianti che hanno richiesto una proroga di alcuni mesi per l’entrata in vigore della legge. Ma il Ministro Sirchia sa bene grazie ai sondaggi che la legge è ben voluta dall’80% degli italiani e che quindi non perderà consensi per le prossime elezioni. Quindi il problema per noi non sta nel contenuto della legge , che senza dubbio tutela la salute dei cittadini, e quindi è da ritenersi “ iusta “, ma sta nel modo in cui viene messa in atto e nel modo in deve essere fatta valere. I proprietari delle imprese in questione(bar, ristoranti , pub,ecc....), non ostante abbiano avuto un anno per attrezzarsi , che tipo di aiuto hanno avuto dal governo ? Nessuno in concreto. Facciamo un esempio: se lo stato pone in essere la legge che come il divieto di sosta e alla sua violazione fa seguire il pagamento di una multa è giusto, ma non è corretto, perché ai milioni di utenti che utilizzano le auto non fornisce altra alternativa che violare la legge e parcheggiare ovunque visto che non esistono parcheggi o mezzi pubblici di trasporto. Fin quando si andrà avanti così i nostri codici saranno pieni di leggi giuste da un profilo, ma che dal punto di vista della concretezza vedranno sempre “chiudere un occhio” a chi deve farle rispettare, e violarle a chi le deve osservare. Non meravigliatevi se fra un paio di settimane qualcuno per “sbaglio “ fumerà dove non dovrebbe..è il mistero della giustizia italiana. Antonio Condorelli A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 10 RECENSIONE Noi siamo l’avanguardia studentesca C aro lettore,sicuramente avrai qualche volta sentito parlare di questa associazione che si sta sviluppando in tutta Italia. Il nostro obiettivo è quello di difendere i diritti di ogni studente che sia di qualunque ceto sociale ma specialmente gli studenti che appartengono a scuole statali dove i diritti di ogni studente devono essere tutelati contro questo sistema che ci vuole solo schiavi e che c’impone la “dittatura del sorriso”. Da qualche anno sta veramente iniziando la fine della scuola pubblica e i motivi di questo disastro, che pian piano passando da Berlinguer alla Moratti,stanno arrivando alla conclusione e si possono elencare facilmente: I soldi che dovrebbero essere destinati alla scuola pubblica per l’efficienza dei laboratori e per garantire agli studenti ambienti sani e sicuri,vengono devoluti alle scuole private,rendendole migliori(sotto tutti i punti di vista)rispetto alle scuole pubbliche.Cosi facendo si crea una discriminazione che favorisce le famiglie più agiate che possono permettersi di iscrivere i propi figli in scuole private in cui potranno vantare buone strutture e laboratori efficientissimi,penalizzando di conseguenza gli studenti della scuola pubblica che saranno costretti a studiare in luoghi sempre più fatiscenti,in classi sempre più numerose e con attrezzature non al passo con i tempi.E questo è solo un piccolo “assaggio” di quello che ci troviamo a subire;potremmo parlare anche della “licealizzazione” che porta ad una decaduta degli istituti tecnici e del valore del loro diploma;cosi che tutti gli istituti diventeranno dei fantomatici licei che daranno un titolo di studio e quindi lasceranno poca possibilità di lavoro al ragazzo,se non affrontando un università. Questo è pazzesco!!!! Continuando con questo passo si in iz iera nn o ad avere scuole di “serie A” e scuole di “serie B” e di conseguenza studenti di “serie A” e “di serie B”.Noi siamo contro e lottiamo anche per il nozionismo scolastico che non fa sviluppare al ragazzo la capacità critica che è importante e fondamentale per capire ciò che viene deciso per NOI. Con questo breve articolo speriamo di avervi fatto capire ciò per cui veramente lottiamo e che porteremo avanti per sempre. P "Il guerriero della luce" di Paolo Coehlo ADESSO BASTA!!! NOI SIAMO UOMINI LIBERI CHE LOTTANO PER CAMBIARE CIO’ CHE NON ACCETTIAMO,E GRIDEREMO SEMPRE PIU’ FORTE IL NOSTRO DISPREZZO VERSO CHI VUOLE CALPESTARE I NOSTRI DIRITTI!!! aulo Coehlo, autore contemporaneo, considerato uno degli autori più importanti del nostro secolo e troppo sottovalutato dal nostro ambiente culturale. Tanti anni fa ci siamo innamorati di J.R.Tolkien, autore complesso, assai critico nei confronti del mondo moderno, autore che per lo più ci ha incantati con le sue infinite descrizioni, ci ha meravigliato con la sua fantasia ed abilità nel saper creare personaggi e vicende e ci ha legati a sè narrando l'eterna lotta del Bene e del Male; mi riferisco ovviamente alla sua opera più conosciutà (il signore degli anelli), senza per altro dimenticare altri suoi capolavori come il Simarillon, Racconti Perduti, Racconti ritrovati, lo Hobbit. Con Tolkien la nostra tradizione culturale ha fatto, per così dire, un'operazione di "inglobamento"; non si può certo affermare che egli fosse fascista, ma per la qualità dei temi da lui trattati, ci piace considerarlo uno dei nostri. Ecco! Lo stesso io vi propongo di fare con questo altro autore: Coehlo, autore sudamericano con uno stile di scrittura semplice, ma capace di veicolare grandi messaggi usando per altro stereotipi a noi cari. Un testo in particolare mi interessa presentarvi: il guerriero della luce. Chi è il guerriero della luce? Il guerriero è un cavaliere medievale dal cuore puro, il guerriero è un Uomo che sa capire i Segni, che sa riconoscere i suoi limiti, che sa cadere e rialzarsi con eguale dignità, che è umile e coraggioso, il guerriero è l'uomo moderno che ha percorso una strada, ha creduto in nei Valori, ma per un attimo si è perso, confuso tra un Bene difficile da raggiungere e un Male sempre affabulatore e a portata di mano...il Guerriero è ognuno di noi. Questo libro è scritto in una forma molto particolare: ogni pagina contiene un piccolissimo racconto, che reca in sè un grande messaggio, una sorta di guida. E' anche scritto con un'enfasi religiosa non indifferente; continui sono i riferimenti a Gesù e al Diavolo, ma questo non deve dissuadere dalla lettura, non si tratta di una Bibbia...il Bene è il Bene comunque lo si voglia chiamare. Non dimentichiamo poi che Coehlo non è un religioso, ma più un mistico esoterico (come può facilmente desumere chiunque abbia dimestichezza con l'argomento,leggendo i suoi altri testi); credo che la scelta di "usare" (o sono loro ad usare lui!) Gesù e il Diavolo sia semplicemente dovuta ad un'esigenza di chiarezza e semplicità. Consiglio a tutti la lettura di questo piccolo libro azzurro, magari senza seguire un ordine vero e proprio, ma semplicemente aprendo, giorno per giorno, una pagina a caso...ognuno potrebbe trovare la risposta che sta cercando. “UN GUERRIERO DELLA LUCE E' SEMPRE IMPEGNATO. E' SCHIAVO DEL SUO SOGNO E LIBERO NEI PROPRI PASSI.” Samuele De Santis Carlotta Buscaglia A N N O I , N . 0 A PR IL E 2 0 0 5 Pagina 11 LA FIAMMA IN...CUCINA P La ribollita erché in un giornale di un movimento politico si parla di cucina? Questa è una domanda che potrebbero farsi tutti coloro che leggono “Giovinezza”. D’altronde, non è proprio la cucina che fa ricordare l’italiano nel mondo oltre la musica? Non siamo definiti “italiani: spaghetti e mandolino”? Ecco il perché, in sunto, di questa mia scelta, quella di proporre servizi sulla cucina. Sulla cucina toscana, perché io sono molto legato ai piatti della mia regione. E voglio iniziare con uno dei tipici piatti pratesi (ripreso, anzi, ricopiato spudoratamente, in seguito, dalle altre località toscane, soprattutto da quegli avvoltoi di Firenze, che senza le idee e l’arte pratese certamente non vivrebbero), la “ribollita”, che a Prato assume il nome di “minestra di pane”. La ribollita rappresenta nell’immaginario collettivo “i’mangiare de’ poeri”, ovvero il cibo dei poveri, dei proletari e dei contadini. Ma la “ribollita”, nonostante venga copiata spudoratamente (ma non nel sapore) anche dalle più accese multinazionali della cucina nostrana (Buitoni in primis), rimane sempre l’orgoglio delle nonne, che buttano via mezza giornata per far contenti i propri parenti. Prepararla è facilissimo (ma, come detto, ci vuole mezza giornata per farlo e poi vi spiegherò il perché). Bisogna, intanto, procurarsi un ciuffo di cavolo nero e un quarto di verza. Poi, un porro, due patate, due carote, un mazzetto di bietola, una cipolla, due gambi di sedano (mi raccomando, non le foglie!), due zucchine, due pomodori pelati e 300 grammi di fagioli cannellini. Tolti i fagioli, vi consiglio di prendere tutte le altre verdure da un ortolano o da un contadino e non al supermercato. Procurarsi, inoltre, del sale e del pepe, l’olio extra vergine d’oliva e 250 grammi di pane indurito (il top è la bozza pratese vecchia di due-tre giorni). Inizialmente, versate in un catino i fagioli cannellini (compresa l’acqua della scatoletta) e lasciateli a “bagnomaria” (a mollo, a bagno) per otto ore (ecco il motivo della mezza giornata). Poi, versate il tutto (compresa l’acqua dei fagioli) in una pentola con due litri d’acqua e fate lessare i cannellini. Nel frattempo, però, tagliate a casaccio tutte le altre verdure (come direbbe Pipino il Breve, “le dimensioni non contano…”) meno la cipolla che deve essere tagliata a fettine fini. Fate rosolare la cipolla tagliata a fettine in un’altra pentola con una “C” abbondante di olio d’oliva e, via via, aggiungete le altre verdure tagliate. Aggiungete, poi, l’acqua di cottura dei fagioli con metà cannellini. L’altra metà va aggiunta dopo averla passata al setaccio (col passaverdure). Regolate a vostro piacimento il sale ed il pepe e fate cuocere a fuoco lento per circa due ore. Dopodiché, immergete il pane tagliato a fettine, mescolate il tutto bene bene e fate bollire per altri dieci minuti. Infine, lasciate riposare per pochi minuti e servite in piatti di coccio (come la tradizione vuole) con un filo d’olio extra vergine d’oliva rigorosamente toscano. E ricordatevi che qualunque cucina è retta da una fiamma e che senza fiamma non si mangia. Marco Gargini REDAZIONE Giulio Barbitta -Direttore politico e responsabile- (Reggio di Calabria) Alessio Belli (Prato) Andrea LaBarbera (Palermo) Andrea Pavan (Biella) Antonello Pinnella -impaginazione- (Milano) Antonio Condorelli (Catania) Carlotta Buscaglia (Terni) Domenico Pugliesi (Reggio di Calabria) Emilio Pagliaro (Caserta) Federico Moretti (Varese) Giorgio Arconte (Reggio di Calabria) Giuseppe Penna -vignettista- (Reggio di Calabria) Marco Gargini (Prato) Maurizio Petti (Terni) Samuele DeSantis (Chieti) Renato Marialto (Napoli) Sito internet: www.gioventunazionale.org E-mail: [email protected]