ISI
Barga
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Anno 5, Numero 3
4 giugno 2008
Quando gli occhi dei bambini
Raccontano la storia di un popolo
VIAGGIO NEL BURKINA FASO
di Licia Landi
A distanza di quasi quattro mesi dal nostro
ritorno dal Burkina Faso, mi trovo ancora inadatta a questa realtà che corre
troppo, che non lascia il tempo di riflettere e di vivere. Le responsabilità e gli
impegni ci tengono lontani dal pensiero,
il pensiero di noi stessi e di quanto quell’esperienza ci abbia cambiato. Appena
tornati siamo stati catapultati di nuovo
in un mondo che ormai non ci apparteneva,una vita che dobbiamo vivere per
forza e che non abbiamo scelto. Il tempo
corre e quegli affetti sono dentro di me
come fotografie, come dei negativi che
hanno spesso la necessità di essere rivisti. Negativi che corrispondono però a
forti emozioni, ad esperienze di vita che
vorrei fossero mie. Non è la mancanza
dei “beni materiali” che li rende persone povere, perché loro in realtà tutte
queste comodità di cui ormai non ci
rendiamo più conto, non le conoscono
nemmeno e vivono cosi, semplicemente
per quello che sono, legati a nessuna
apparenza e a nessuna lotta quotidiana per
raggiungere il superfluo. Tutto ciò che noi
occidentali figli del progresso consideriamo
a volte felicità è per loro ben lontana; tutto
ciò che loro non hanno è vero motivo di
vivere spensieratamente la loro vita. È il
sorriso di quelle persone, quel sorriso che
non abbandona mai i loro volti, che non
dimenticherò mai. Sono liberi da eccessi,
liberi da conflitti continui che affliggono le
persone che non si accontentano mai, che
cercano sempre di raggiungere il massimo
che non potranno mai avere. Sono liberi di
vivere la loro vita come meglio credono,
senza frenesie. Sono persone che non si
dimenticano mai di salutarti, che ti accolgono e ti fanno sentire a tuo agio, quando da
noi questo non esiste poiché spesso facciamo finta di vedere, cambiamo addirittura
strada. In Burkina Faso la socializzazione è
la vera ricchezza! È la loro serenità, dignità
e forza interiore che vorrei avere e farne
motivo di vera gioia. Per non parlare di quei
bambini che abbiamo incontrato, malati e
belli allo stesso tempo, tristi e dolci. Non
potete capire quello che ci hanno dato abbracciandoci o regalandoci i loro sorrisi.
Eravamo impotenti di fronte a ciò, non potevamo dargli niente di quello che avremmo
voluto, non avremmo tolto loro la malattia,
non avremmo potuto dar loro una famiglia o
portarli via con noi al nostro ritorno, ma
solo un po’ di compagnia e chissà, forse un
piccolo ricordo di noi, che, anche se per
pochissimo tempo, abbiamo giocato un po’
con loro. Non siamo stati noi a render magici quei momenti, ma loro, quei piccoli, che ci
facevano star bene semplicemente con una
loro carezza. Ricordo quando una bambina
dell’orfanotrofio di Gorom Gorom aveva
raccolto i miei capelli in
tanti piccole trecce o un’altra, Asha, che mi diceva
con i suoi occhi quanto
avesse bisogno d’affetto,
quanto le mancasse la sua
mamma, sembravamo capirci. Sono emozioni che
non si possono spiegare,
troppo grandi per essere
comunicate, scriverle adesso sembra quasi un limite,
è per questo che non ho
parlato molto di quest’esperienza, parlarne non
serve a capire quello che
ho visto o sentito, ho paura
di non riuscire a trasmettere, ma tutto quello che non
ho ancora mai detto, vi
assicuro, è dentro di me.
SOMMARIO:
Burkina Faso
2&3
Concorso di cucina
4&5
scuola
6
Ambiente e libri
7
ambiente
8
L’esperienza che non si dimentica
di Federica Cheli
È il 26 Gennaio 2008 , si parte.. per dove? Ouagadougou , Burkina Faso. Cosa sappiamo prima di partire? Poco in
realtà… sappiamo che partiremo, che saremo un gruppo di sei ragazzi, tra i quali pochi si conoscono, e 4 insegnanti. Via, , alle 11:00 dobbiamo essere all’aeroporto di Pisa, scalo a Parigi, poi verso Ouagadougou, capitale del
Burkina Faso. Inizialmente, i pensieri erano assolutamente vaghi… sapevamo si, che ci saremmo trovati in un'altra realtà, ma spesso, causa la grande quantità di mala informazione dei media, inconsciamente tendiamo a pregiudicare, con elevata superficialità. Comunque, nella serata del giorno stesso, arriviamo. Ci pare il caos. L’aeroporto
di Ouagadougou è ben diverso da quello di Pisa o di Parigi. Arrivati, dobbiamo mostrare i nostri documenti e il
libretto di vaccinazione. C’è un caldo pazzesco, e siamo molti, tutti attaccati. Fuori dall’aeroporto ci sono ancora
più persone.. stavano li per accompagnare i turisti o per far da “facchini”. C’erano persone di ogni età. Soprattutto
volevano venderci schede telefoniche, e questo lo notammo anche nei giorni a venire, perché ovunque c’era qualcuno che voleva venderti schede telefoniche. Ad attenderci c’erano persone appartenenti al Movimento Shalom,
che ci hanno montato su un “pulmino” e portato al centro d’accoglienza del Movimento: “LAFII ROGO”. Dormimmo ed aspettammo il giorno dopo. La mattina seguente uscii di camera e mi affacciai sul balcone. Per prima
cosa mi vidi passare davanti un avvoltoio, enorme. Poi senti delle voci, voci di bambini, che gridavano: “Les blanches, bon bon, bon bon…”. Ahi, pensai, sarò in grado? Mi sporsi un pochetto, e vidi che stavano rovistando tra la
spazzatura che ricopriva maggior parte del terreno che calpestavamo. Facemmo colazione, ed andammo in un
centro d’artigianato. Ognuno, li, teneva esposto ciò che produceva.. meraviglioso, oserei dire, il reparto musica.
Quando tornammo, alla sera, davanti al centro c’erano un sacco di bambini, non posso dirne con certezza il numero, ma erano molti, che vivevano nel “quartiere” li vicino. Iniziammo, cosi, a giocare a pallone con loro. E poi,
chiaramente, tanti “bon bon”. Mangiammo, chiacchierammo un po’, ed andammo a dormire. I giorni dopo furono
caratterizzati da varie e diverse esperienze. Andammo alla cava, dove le parole non sono sicuramente sufficienti
per descrivere le sensazioni provate. Le condizioni in cui vive la gente sono disumane, veramente. Bambini, passano giornate intere con gli adulti in queste cave, sotto il sole cocente, a lavorare con loro.. noi ai loro occhi? Mostri, mostri bianchi, con il cappellino per ripararsi dal sole..ed una bottiglia d’acqua sempre pronta all’uso, quando
loro cercavano anche solo bottiglie vuote, per la mancanza di contenitori. I giorni più toccanti di tutta l’esperienza
furono sicuramente quelli passati all’orfanotrofio di Gorom Gorom, 2 giorni indimenticabili. Sei ore di tragitto per
arrivare, sei ore di buche, direi.. arrivammo e già sapevamo con chi avremmo dovuto confrontarci… con noi stessi!! La prima notte fu, in qualche modo, come un mal di pancia, uno di quei mal di pancia che partono dal basso e
arrivano fino alla gola, in cui sembra che il tuo stomaco stia ballando la salsa con il tuo fegato. Eravamo in 5 in
stanza, le 5 ragazze che parteciparono al viaggio, ed avevamo paura, paura di come ci saremmo comportate il
giorno dopo. Non sapevamo che fare, perchè saremmo state a contatto con bambini.. bambini malati di AIDS..
tutti, dal primo all’ultimo. E ci domandavamo: “ma come faremo? Dobbiamo toccarli? Potremmo prenderli in
braccio’?” avevamo paura.. la mattina dopo, quando mi alzai, uscii fuori per fumare una sigaretta, prima della
colazione. Mi misi seduta su una sedia che stava li fuori, e mi si avvicinò un bambino, mi venne in braccio ed appoggiò la sua testa sul mio petto. Da quel momento già seppi come mi sarei comportata. E fu lo stesso per tutti gli
altri.. non c’erano incertezze, neanche un dubbio. Quando ce ne andammo, dopo due giorni, quei bambini ci mancavano, da morire. E tutti arrivammo alla solita conclusione: ci avevano dato di più quei bambini con i loro sorrisi,
che non noi andando da loro. Una bambina in particolare passò più tempo con me. Mi ricordo che quando salimmo sui cammelli per fare una camminata, la bambina si bloccò e mi guardò, continuò poi a guardarmi per tutto il
tragitto che feci, e quando tornai li, nel centro, stava proprio lì dove l avevo lasciata, ad aspettarmi. Penso non ci
sia altro da dire. Andammo poi nel deserto, ed in ogni posto, notavamo la differenza tra etnie, sostanziale. Li, a
Gorom Gorom per esempio, un uomo, l’uomo a cui dovevamo pagare la ”girata” sui cammelli, non volle parlarmi.
Perché ero una donna, questo penso fosse il problema, ed inoltre avevo i pantaloni corti, immaginiamoci!! Prima
di arrivare all’orfanotrofio ci fermammo vicino al villaggio dove è stato costruito il pozzo in onore di Eros Coltelli. Questo penso sia stato il momento più commovente, per tutti. Ezio, il padre, che riprendeva, bambini che saltavano nell’acqua, contenti. Gli occhi brillavano, sembrava impossibile. E poi il regalo del capo villaggio, come
ringraziamento: un pollo. Eheh.. chiaramente poi lo donammo ad un bambino che incontrammo per la strada. Un
altro episodio che mi lasciò perplessa si presentò a Pô, dove ci fermammo in un ristorante a mangiare. Davanti al
ristorante, si raggruppavano bambini che aspettavano che qualcuno gli desse da mangiare. Due benestanti signori,
neri, che sedevano al lato del nostro tavolo, disturbati dalla loro presenza, presero un sasso e glielo lanciarono. La
rabbia provata in quel momento fu grande, bloccata però dalla consapevolezza che non avremmo potuto far niente, perché avevamo le mani legate. Non ho molto altro da dire, è difficile parlarne, veramente. Però ringrazio chi
mi ha permesso di far questo viaggio, ringrazio tutte le persone che hanno fatto parte del nostro gruppo, per l’armonia che sono riusciti a creare. E ringrazio quei bambini, per i loro sorrisi. Ringrazio i ragazzi burkinabès che
hanno accompagnato le nostre serate a suon di jambè, e ringrazio il nostro autista, scaltro e sicuro, ed il nostro
accompagnatore, fedele fino all’ultimo. Per la prima volta nella mia vita, poco mi ha dato più di ogni altra cosa.
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di Erica Piacenza
Eccoci di nuovo qua!
Dopo quasi due giorni di riflessione, ma soprattutto di riadattamento psicologico alla
vita Occidentale,ho trovato il tempo per mettermi al lavoro e farvi partecipi della meravigliosa esperienza in Africa, con persone altrettanto meravigliose. Il destino ci ha
uniti, così per caso e senza imposizioni sono nate nuove e preziose amicizie. Penso
e ripenso a quei giorni passati laggiù, alle nostre giornate ricche di squarci di realtà
cruda, al nostro farci la doccia, alla nostra cena consumata con allegria, al nostro gazebo, alla nostra terrazzina e, infine, a quella brezza leggera e fresca che ci cullava
nelle nostre chiacchierate. Una storia secondo me non è fatta solo di un inizio o di
una fine. C’è sempre qualche cosa
che la precede e un’altra che la
prosegue, oltre l’ultima parola. Una
Storia è un Viaggio. Ma quando
non puoi partire veramente e raggiungere di nuovo quel luogo,
quando mancano le mappe, ecco
che si accende la mente, il ricordo,
la fantasia, la possibilità di ritornare
in quel luogo, anche se non fisicamente, con la presunta forza del
pensiero. Una storia non è mai solo tua, è come un sasso gettato
nell’acqua, non sai mai dove arriveranno i cerchi nel loro ampliarsi
e neppure quanto il sasso impiegherà per toccare la Terra. Sai solo che il fondo c’è, da qualche parte laggiù e che forse quando sarà raggiunto, molto
probabilmente i cerchi non avranno ancora trovato una meta. Per questo motivo tutti,
alla fine, ci sentiamo come abbracciati da quei cerchi, ci sembra di essere parte di
qualcuno che forse abbiamo solo sfiorato. Un giorno ti trovi in una terra straniera, in
un continente desolato, diverso dal tuo, tartassato da miseria e povertà, e anche se
all’inizio avevi provato anche solo un minimo di paura, ora con questa compagnia,
non hai più timore di niente, con armonia e unione si riesce a superare tutto, a passare giorni felici e ad affrontare giorni terribili.Ecco quello che è successo a noi. Definiamoci squadra compatta, infallibile, siamo stati davvero forti, straordinari, le foto ne
sono la testimonianza. Guardando il cielo penso a quel posto , al nostro centro di Laafi, a Ouaga e come per magia nelle mie orecchie si rievocano le nostre voci , le risate, il suono dei Jambès. Cerco di inalare l’aria, nessun profumo, ma quello è dentro di
me, mi chiudo a riccio e cade una lacrima, le cose sono già cambiate, siamo vicini
ma distanti: niente più colazioni insieme con i Pifferielli alla marmellata, niente viaggi
nel deserto con il mitico furgoncino bianco guidato da Irissa; c’è solo pressione e l’obbligo di mettersi a lavoro per non pensare, ma è difficile, più lavoro, più penso, devo
staccare la spina da laggiù , devo tornare alla mia vita qui. Ma non crediate che Voi
amici, tu, i professori, i bambini, le suore, quella gente carismatica, quella fede espansa ogni mattina alle 5:00 dai megafoni(messa islamica), quella polvere, quel sole, quell’arida vegetazione, non mi vengano a trovare ogni sera in Un sogno interinabile, accompagnato da dolci note musicali. Tutto è nella mia mente e ci rimarrà sempre.
“A scuola di prodotti tipici”
La terza rassegna del Concorso dell’Istituto Alberghiero
Quest’anno ha avuto luogo, presso l’istituto superiore d’istruzione di Barga, la terza rassegna del concorso di Scuole Alberghiere Città di Barga “A Scuola di prodotti tipici”, che per la prima volta, ha coinvolta scuole straniere. Il Concorso,
durato dal 28 Febbraio al 1 Marzo 2008, era mirato alla sollecitazione di approfondimenti sulla gastronomia e sulla cultura
del prodotto tipico e da rilanciare oltre i confini del territorio di provenienza, oltre che all’incontro, da parte degli allievi,
con realtà diverse, con conseguente incremento di socializzazione prima e scambio di metodi di lavoro poi.
Della sezione estera facevano parte:
1) FRANCIA(Lycée des metiers de l’Hotellerie “Santo Demani”Saint Cloud)
2)OLANDA (ROC Midden Nederland Nieuwegein)
3)REGNO UNITO ( Belfast Metropolitan College
Departement of Hospitality Leisure and Tourism- centre for catering and food production)
Della sezione italiana, invece, facevano parte:
1)IIS “G:Giolitti” di Torino
2)IPSSAR “F.Martini” di Montecatini Terme (Pistoia)
3)IPSSAR “G:Marchitelli”di Villa Santa Maria (Chieti)
4)IPSSAR “P.Artusi” di Riolo Terme (Ravenna)
5)IPSSAR “P.Artusi” di Roma
6)IPSSAR “Tor Carbone”di Roma
Il primo giorno c’è stato l’arrivo alla sede di Barga, la registrazione dei partecipanti e la visita dei laboratori dove si sono
svolte le prove. Il secondo giorno prevedeva l’assegnazione delle postazioni di lavoro e dell’ordine di presentazione dei
piatti, in base alla tipologia.
Breve visita alla città di Barga per gli accompagnatori. Fase finale della sezione italiana:
gara di cucina e gara di sala-bar. Dopodichè
inizio delle presentazioni alla giuria, al termine, escursione a carattere turistico ed enogastronomico con pranzo.
Il terzo ed ultimo giorno prevedeva il chek out
e trasferimento all’I.S.I. di Barga con cerimonia di chiusura del concorso presso il Teatro
dei Differenti di Barga. Premiazione del concorso “Città di Barga” e premiazione del concorso “Club del Fornello”.
Infine partenza dalla sede dell’I.S.I. di Barga.
I partecipanti alla gara dovevano inviare le
ricette di un piatto e di un cocktail. Ingrediente base del piatto doveva essere, a scelta, uno
fra i prodotti tipici della Garfagnana, quali
Farro della Garfagnana IGP,Farina di neccio
della Garfagnana DOP, Granturco formenton
ottofile della Garfagnana, Trota della valle del
Serchio e miele della Garfagnana e valle del
Serchio.
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Tra i banchi
di scuola
Sfida fra i fornelli e dietro i banchi per gli studenti dell’istituto alberghiero
Tre giorni all’insegna del gusto
Cultura culinaria in primo piano all’Isi di Barga
Fois gras
Proposto dall’istituto francese
Carpaccio di Trota
Proposto dall’ISI di Barga
Farrotto
Proposto dall’ISI di Barga
Andijvie Stampot met spekies
Dall’istituto Olandese
Degustazione di formaggi della Garfagnana con mieli di produzione della Valle
del Serchio
Proposto dall’ISI di Barga
Baileys chocolate mousse with Bushmills irish wiskey ice cream
Proposto dall’istituto britannico
Parte importante , se non fondamentale del Concorso, I premi:
1° premio sezione italiana: 500€ + trofeo. Vincitore: IPSSAR TOR CARBONE DI
ROMA
2° premio sezione italiana: 300€+ trofeo. Vincitore: IPSSAR ARTUSI DI RIOLO
TERME
3° premio sezione italiana: 200€+ trofeo. Vincitore: IPSSAR ARTUSI DI ROMA
1° speciale sezione estera :200€ + trofeo. Vincitore: Belfast Metropolitan College of
Belfast
TEATRO… ROBA DA ANTENATI? Attesa per lo spettacolo di venerdì mattina
“Traviata”, il dramma in scena al Differenti
Studenti e attori interpretano l’opera di Verdi
Non sempre ciò che sembra risulta essere, grande verità.
Al giorno d’oggi, per esempio, si pensa che i giovani non siano interessati all’Opera, o a tutto ciò che riguarda
il teatro. E noi, a tutti gli amanti delle apparenze gridiamo: “No!!!”, perché non è cosi. Siamo giunti alla conclusione
che il disinteresse giovanile a questo tipo di esperienze è soltanto la conseguenza di mancate richieste di collaborazione
da parte di istituzioni. È proprio per questo che noi ragazzi della 5^A del liceo linguistico di Barga, insieme ad altri ragazzi dell’Istituto e non, abbiamo iniziato a lavorare per mettere in scena “La Traviata”di Giuseppe Verdi.
Dall’idea del pianista Massimo Salotti, accolto calorosamente dalla nostra professoressa Paola Stefani, è nato
infatti un laboratorio su “La drammaturgia musicale”.
Un momento di analisi, ascolto ed approfondimento
del linguaggio musicale, dalla liederistica all’aria d’opera.
Schubert, Schumann, R.Strauss, Verdi, Puccini, Mozart, Messiaes ci hanno fatto compagnia in questi mesi di studio, permettendoci di scoprire il gusto e la ricerca musicale.
Grazie poi al finanziamento del Ministero della Pubblica Istruzione l’idea di allestire un’opera ha iniziato lentamente a prendere corpo… ed oggi eccoci qua, accanto a Violetta Valery, Giorgio e Alfredo.
Il progetto è seguito dai docenti responsabili Prof.ssa
Paola Stefani e prof. Chiara Presciuttini.
Mente del progetto, Massimo Salotti, pianista, che ci
ha seguito nell’intero percorso.
Il cast, di prim’ordine, sarà composto da giovani ed
affermati artisti quali Chiara Giudice (Violetta), Gabriele
Mangione (Alfredo Germont) e Giulio Boschetti ( Giorgio
Germont). Al pianoforte lo stesso Prof. Massimo Salotti.
Un ringraziamento particolare anche ad Emiliana
Paoli, apprezzata regista, che ha avuto l’arduo compito di coordinare l’intero allestimento.
Non c’è che dire… Una bella scommessa.
A FUOCO MOBILI E MATERASSI, MISTERO A VILLA GHERARDI
Dal titolo vi starete chiedendo: “ che tipo di fenomeni?” fenomeni extraterrestri, beh NO!.. fenomeni ultraterreni, neanche mi spiace… fenomeni da baraccone.. fuochino! ( non prendete spunto) , fenomeni di vandalismo??, l'accendiamo? Certo!... non letteralmente s’intende. Vogliamo infatti parlare di tutti quei fatti, accaduti nel raggio della nostra
“tranquilla” scuola. Negli ultimi anni l'ambiente circostante ha subito atti, più o meno eclatanti, che lo hanno gravemente danneggiato. All’incirca tutti siamo a conoscenza del fatto più grave, o almeno ritenuto da noi tale: i fuochi
appiccati a Villa Gherardi, lo storico palazzo a disposizione dell'Istituto Alberghiero di Barga e ormai da molto tempo
chiuso. La Villa ha riportato danni ad alcuni mobili e in particolare a dei materassi. Oltre a danneggiare un edificio di
grande importanza, il fuoco potrebbe nuocere anche alla vostra salute, con tutte le tossine liberate nell'aria, che ora
state respirando. I vandali non sono ancora stati scoperti, ma l’indagine è tutt’ora aperta. Non possiamo però lasciar
passare un'altro atto accaduto proprio davanti ai nostri occhi, che si ipotizza sia collegato al primo: la staccionata
bruciata davanti alla scuola. Ora vi chiediamo di rispondere a questa precisa e semplice domanda: “ PERCHE’?”;
Cioè che senso ha come gesto? È stato divertente?”; Quesiti esistenziali che forse non troveranno mai una risposta
soddisfacente. Riflettete prima di agire!, pensate prima di prendere in mano un accendino! Potrebbe essere pericoloso per gli altri, ma soprattutto per voi. Continuando la nostra lista troviamo molti altri atti di vandalismo: si passa dai
pugni nelle pareti del corridoio, che hanno causato molti disagi durante le lezioni e la perdita della privacy che vige in
una classe, alle fastidiose scritte bianche, nere e blu nel cortile dell’istituto. Anche per quanto riguarda i graffiti, va
bene esternare i propri sentimenti alla persona a cui volete bene, ma non lo fate in posti pubblici e in modo permanente. Alla maggior parte della gente, che la mattina arriva stanca e stressata, dopo un mese, non gli frega più nulla
delle vostre vite private ( e non stiamo parlando per esperienza personale). Potremmo enumerare ancora altri atti
vandalici: dai bagni della scuola distrutti, ai piccoli monumenti vicini alla scuola, come la piccola fontana davanti a
Villa Gherardi che è di grande valore storico, che è trascurata ormai da tempo e ora usata come grande cestino della
spazzatura. Ragazzi: la conclusione è questa: chi danneggia la natura, danneggia se stesso. Imparate a valorizzare
anche i piccoli dettagli che vi circondano e potrete apprezzare di più l’ambiente in cui vivete.
Pasquini Eleonora & Jennifer Bechelli
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Variabilità climatica
L’uomo è il maggiore imputato
Chi non ha ancora sentito parlare di surriscaldamento terrestre, effetto serra o deforestazione? Sono ormai pochissime
le persone che non hanno ancora udito, anche di sfuggita, questi termini, propri di un processo che, molto probabilmente, porterà a un profondo e sentito cambiamento globale su tutti i fronti. Queste parole si ritrovano ormai su ogni
rivista, programma televisivo, telegiornale, radio, e chi più ne ha più ne metta. Le catastrofi naturali stanno diventando
sempre più frequenti e la questione non sta allarmando solo me, ma anche esperti climatologhi, che prima erano arrivati quasi a negare l’esistenza di un possibile pericolo. Ma i dati parlano chiaro, chiarissimo direi! Per schiarirci un po’
le idee ,proviamo ad andare più nello specifico. Alluvioni, cambiamenti climatici, scioglimento delle grosse porzioni di
banchisa polare, sono alcuni dei molti fenomeni che hanno influenzato ogni singola parte del nostro mondo. Chi è la
causa di questo cambiamento? Se andiamo ad analizzare le cause principali fino in fondo, vediamo che alla radice del
problema il colpevole è sempre lo stesso: l’Uomo. E chi altrimenti?. È infatti questo che con l’emissione di CO2, da
parte delle grandi industrie, dei rifiuti, insomma di tutto quell’insieme di cose racchiuse dalla parola una sola parola:
“INQUINAMENTO”, che provoca a poco a poco, non più tanto lentamente, il rafforzamento dell’effetto serra, che come
tutte le cose apparentemente a favore dell’uomo, se cade nell’eccesso diventa pericoloso, causando l’amento delle
temperature , di conseguenza sconvolgimento di habitat e infine la morte di creature che no sono riuscite ad adattarsi
alle nuove condizioni. Forse la natura una mano ce la potrebbe anche dare!, se noi gli permettessimo di agire. le piante sono in grado di mantenere la concentrazione di Co2 stabile, ma che succede? L’uomo, che a questo punto penso
abbia tendenze suicide, arriva nelle zone con la più alta concentrazione di alberi (generalmente le foreste tropicali sono le più gettonate) e attua ciò che viene chiamata “La Deforestazione”. Per chi non sapesse cosa sia, come suggerisce la parola stessa, è l’abbattimento degli alberi di una foresta effettuato per scopi di lucro e per ottenere terreno coltivabile. Questo non solo porta a un incremento del Co2 nell’atmosfera, ma danneggia gravemente anche il terreno,
portando a una diminuzione della fertilità del suolo. Temperature in crescita, migrazioni delle piogge, aria alterata da
sostanze inquinanti, scioglimenti dei ghiacciai, terremoti… Conviene veramente affrontare tutto questo, quando con un
semplice e piccolo gesto potresti evitarlo? Spetta a voi decidere….
Eleonora Pasquini
Libri e Recensioni
Autore :Khaled Hosseini
Traduzione: Isabella Vaj
Casa editrice: Piemme 2007
Pagine:416
Afghanistan, 1974. Mariam è una figlia illegittima,una “harami” ,
come vengono chiamate nel suo paese, di un ricco uomo d'affari
di Herat e di una sua donna di servizio. Viene allontanata dal paese, con sua mamma, in una piccola casetta di campagna. Il padre
Jalil, proprietario di un cinema , la va a trovare ogni giovedì, provvede alle loro necessità e imbottisce la testa della piccola Mariam
di sogni, speranze e desideri. Invano Nana, sua madre, tenta di
far capire alla figlia la cruda realtà delle cose, era stato infatti il
padre a farle allontanare dalla città, isolate da tutto e nelle condizioni peggiori. Stimolata anche dagli insegnamenti dell'anziano e
affettuoso mullah Faizullah, che la sprona a studiare e ad allontanarsi da quella condizione di povertà e di degrado, Mariam decide di andare ad Herat per convincere Jalil a
riprendere lei e sua madre con sé. Il viaggio non ha l'esito atteso, e anzi è l'inizio di
una serie di tragedie che cambieranno la vita di Mariam per sempre...
Se Il cacciatore di aquiloni era focalizzato sul rapporto tra padri e figli e sull'amicizia
maschile, Mille splendidi soli esplora i misteri del rapporto madre-figlia, dell'amicizia tra
donne e della terribile condizione femminile in Afganistan.La storia di due intrepide
donne, che coraggiosamente continuano ad andare avanti, due racconti che si intrecciano in modo inaspettato, per farti commuovere, piangere e sorridere. Sullo sfondo :
la storia dell'Afghanistan, la repubblica, il colpo di stato comunista del 1978, l'invasione
sovietica, la vittoria dei mujahiddin del 1989, l'avvento dei talebanie la guerra del 2001. Khaled Hosseini ha polverizzato molti record di vendita e con il suo romanzo è entrato nella classifica dei 5 libri rivelazione del 2007. beh… ma come si dice in questi casi… giudicate voi stessi. Soddisfatti o rimborsati!
Eleonora Pasquini
REDAZIONE
Redazione di NO COMMENT:
Federica Cheli, Licia Landi, Erica Piacenza, Eleonora
Pasquini, Noah Tortelli, Mattia, Bechelli Jennifer,
Raffaelli Annamaria
Coordinamento:
Maria Elena Bertoli
Roberto Salotti
Istituto Statale di
Istruzione—Barga
Via dell’Acquedotto, 18
Barga
(Lucca)
Tel.: 0583723026
Fax: 0583723595
E-mail: [email protected]
Siamo su
Internet
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Per un’Isi ad impatto ambientale tendente a zero
Si è costituita quest’anno, all’interno dell’ISI di Barga, su mandato del collegio dei docenti e con il pieno sostegno della dirigente, una Commissione Ambiente formata, per ora, da sette docenti, che ha come scopo di provvedere all’elaborazione e all’attuazione di proposte per ridurre l’impronta ecologica della nostra scuola.
Anche il nostro Istituto, che è un sistema grande e complesso, in questi nostri tempi di emergenze energetiche e ambientali, deve
attrezzarsi per raggiungere livelli di sostenibilità il più possibile adeguati.
Vari sono i settori d’intervento nell’ambito dei quali la commissione ha pensato di agire: quello dell’energia, quello dei rifiuti,
quello dell’acqua e quello dell’utilizzo di materie prime che siano ecologicamente e socialmente sostenibili.
Per andare più nel dettaglio, le proposte che sono emerse dagli incontri finora svolti dalla commissione sono:
Avviare una campagna all’interno dell’ISI per incentivare l’uso dell’acqua di fonte e per far conoscere alcune vicende discusse relative ad alcune case produttrici per arrivare poi, come obiettivo finale, a togliere dai distributori interni alla
scuola le bottigliette di acqua minerale, che sono ormai un incivile residuo dell’era fossile ormai quasi conclusa, e le
lattine. Questa campagna dovrà realizzarsi con il coinvolgimento di un gruppo di alunni mediante volantini, incontri
ecc.
Acquistare carta riciclata (carta igienica, carta per fotocopie e pensare alla costituzione fra gli alunni di un gruppo d’acquisto di quaderni di carta riciclata).
Effettuare fotocopie fronte-retro per evitare inutili sprechi di carta.
Installare termostati nelle varie ale e corridoi dell’Istituto per regolare la temperatura.
Effettuare la raccolta differenziata anche della plastica e delle lattine e verificare la possibilità di differenziare l’organico
nelle cucine.
Verificare la possibilità di utilizzare tè, caffé, cacao e zucchero di canna del commercio equo e solidale nel bar della scuola.
Per ora la Commissione è riuscita ad attuare il punto 3 in quanto la dirigente ha reso obbligatorie le fotocopie fronte-retro.
Rispetto ai punti 1 e 4 la dirigente ha già richiesto alla Provincia di Lucca che intervenga per inserire in ogni corridoio della
scuola un termostato per la regolazione della temperatura secondo i bisogni termici del momento e una fonte in modo che studenti, professori e tutto il personale possano rifornirsi dell’ottima acqua del comune usando recipienti riutilizzabili come borraccette e bicchieri di plastica rigida che ciascuno può portarsi all’uopo.
Speriamo dunque che la Provincia installi effettivamente i termostati e le fonti ma soprattutto speriamo che una nuova sensibilità
cresca, cresca sempre di più fra noi studenti, docenti e personale affinché il nostro ISI divenga sempre più una comunità che
cammina unita verso l’obiettivo della sostenibilità.
Maria Elena Bertoli
Ricordiamo a tutti che sabato 7 mattina faremo la festa di fine anno
scolastico, con musica e molto altro.. Vi aspettiamo, per gettarci alle spalle,
tutti insieme, questo lungo ed estenuante anno passato!!
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