a cura di Elio Maritano
Christoph Willibald Gluck
Christoph Willibald Gluck (Erasbach, 2 luglio 1714 – Vienna, 15
novembre 1787) è stato un compositore tedesco, attivo soprattutto come
operista, uno dei maggiori, se non il principale, degli iniziatori del
cosiddetto periodo storico musicale che va sotto il nome di Classicismo
viennese, coprente tutto l'arco della seconda metà del XVIII secolo.
Attraverso nuove e radicali opere come Orfeo ed Euridice (1762) ed
Alceste (1767) riformò l'opera seria, da tempo in declino,
semplificandone la trama e cercando un sostanziale equilibrio tra musica
e canto.
Le sue riforme in ambito operistico ebbero grande fortuna influenzando
notevolmente molti compositori tra i quali Mozart, Antonio Salieri,
Cherubini, Berlioz e Wagner.
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Gluck nacque ad Erasbach (oggi Berching), una cittadina del Alto
Palatinato. Il padre era una guardia forestale sovrintendente ai pedaggi
di Erasbach e di alcuni ricchi possedimenti monastici. Dell'infanzia del
compositore si sa poco: con ogni probabilità ricevette lezioni di organo o
clavicembalo presso il collegio dei Gesuiti di Komatau, frequentato da un
fratello, e in questo periodo imparò a suonare il violino e il violoncello.
È certo invece che, per poter seguire le sue inclinazioni musicali
avversate in famiglia, fu costretto a fuggire di casa e a guadagnarsi da
vivere esibendosi nelle chiese e nelle piazze come cantore e suonatore
ambulante e che, dopo la riconciliazione col padre, visse per alcuni anni
a Praga dove proseguì gli studi musicali e frequentò la Facoltà di
Filosofia dell'università locale, seguendo i corsi di logica, fisica e
metafisica.
Praga
A Praga Gluck entra in contatto con le opere italiane di Johann Adolf
Hasse, basate sul modello di Metastasio. Un modello che trionfa in tutta
Europa e che il compositore tedesco ebbe modo di conoscere ancora
meglio quando si trasferì a Vienna, nel 1735, lavorando come "musico di
camera" presso il principe Lobkowitz.
Lasciata Vienna, Gluck si trasferì a Milano con il nobile Antonio Maria
Melzi, suo amico e protettore. Fu lo stesso Melzi ad affidare il giovane
compositore agli insegnamenti di un maestro molto rinomato, soprattutto
nel campo della musica strumentale: Giovanni Battista Sammartini.
È significativo che in questo periodo Gluck scriva alcuni brani
strumentali: le sei sonate in trio, pubblicate a Londra nel 1746.
Il teatro, però, rimaneva al centro dei suoi interessi. Il 26 dicembre 1741
la sua prima opera lirica, Artaserse, su testo di Metastasio, fu accolta con
favore dal pubblico del Teatro Regio Ducale di Milano. A questo
fortunato esordio fecero seguito poco meno di una decina di lavori scritti
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per i teatri di Milano, Venezia e Torino, che gli procurarono una buona
fama.
Nel 1745 si trasferì a Londra, dove con La caduta de' Giganti esordì,
questa volta con scarso successo, al King's Theatre.
Qui incontrò Händel - che per il più giovane collega non nutrì una
particolare stima (dopo aver ascoltato quest'opera, egli dichiarò che il
suo autore si intendeva di contrappunto come il suo cuoco) - e si esibì
con lui in un concerto. La grandiosa semplicità del modello teatrale di
Händel e in particolare l'uso drammatico del coro colpirono
profondamente Gluck, esercitando su di lui un influsso destinato a dar
frutti negli anni successivi.
Nel 1752 ritornò a Vienna dove, nominato Kapellmeister di un'importante
orchestra, pose base stabile – fatta eccezione per gli spostamenti legati
alla sua attività – fino alla morte.
Qui conobbe Giacomo Durazzo, direttore di due importanti teatri della
città, attorno al quale ruotavano molte attenzioni, soprattutto da parte di
molti appartenenti al mondo intellettuale e nobiliare che miravano a
restaurare il teatro d'opera.
Nel 1762 produsse Orfeo ed Euridice, destinata a diventare l'opera più
famosa di Gluck. Conclusa questa esperienza, Parigi divenne il nuovo
centro intellettuale cui Gluck decise di indirizzare il suo talento.
Contando anche sulle brighe di un suo nuovo amico, attaché
all'ambasciata francese a Vienna e aspirante librettista, noto come Le
Bailly du Roullet,e soprattutto sulla protezione della nuova delfina di
Francia, Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, già sua affezionata allieva
di canto, Gluck riuscì infine ad ottenere una ricca scrittura da parte
dell'Académie Royale de Musique e, nel 1763, partì alla volta della
capitale francese con la partitura di una nuova opera, già pronta. Si
trattava dell'Iphigénie en Tauride, scritta su libretto del Du Roullet, tratto
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da un testo di Racine: l'opera fu presentata nel 1774 e ottenne un
discreto successo seguito, a distanza di pochi mesi, da quello clamoroso
dell'Orphée et Eurydice.
Nel 1776 la stessa sorte toccò all'Alceste, mentre, proprio alla fine di
quell'anno giunse a Parigi Niccolò Piccinni, considerato il rivale di Gluck.
Negli anni successivi i vari sostenitori dei diversi musicisti diedero vita ad
accesi dibattiti su quale fosse la miglior forma di teatro d’opera adatta
allo spirito francese dell’epoca e anche questo è un particolare che la
dice lunga su quanto fosse pressante la volontà intellettuale collettiva di
rinnovamento.
Nel maggio del 1779 l'Iphigénie en Tauride ebbe grande successo, ma
poco tempo dopo sorte completamente opposta toccò a Echo et
Narcisse.
Con grande sconforto Gluck fece ritorno a Vienna e lì, dopo molti anni di
malattia, morì nel 1787. Il funerale seguì il rito cattolico come da lui
espressamente richiesto.
Tratto da Wikipedia enciclopedia libera- Enciclopedia della musica Rizzoli
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