Corso di introduzione
all’archeologia
Docente Alessandro Furiesi
Lo scavo archeologico
Cosa è lo scavo archeologico
Lo scavo è la tecnica meglio conosciuta e più
comunemente
usata
nell'ambito
dell‘archeologia.
Uno scavo può interessare un sito archeologico
specifico o, specialmente nel caso di grandi
progetti, un insieme correlato di siti.
Nel corso del tempo le tecniche di scavo sono
cambiate, con la variazione degli interessi ed
il miglioramento delle conoscenze.
Tipi di scavo
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Lo scavo di ricerca - quando il tempo e le risorse sono
disponibili per scavare il sito interamente con un ritmo non
frenetico. Sono normalmente i tipi di scavi intrapresi da università
e di musei; possono avvalersi del lavoro volontario e in queste
occasioni, solitamente, si adottano i metodi più moderni di analisi
dei manufatti ritrovati e le analisi chimiche, fisiche e organiche più
approfondite.
Scavo preventivo – viene iniziato quando si prevede di effettuare
dei lavori. La normativa prevede che prima di aprire un cantiere in
un’area a rischio archeologico vengano condotte ricerche in
maniera da recuperare la maggior parte dei dati possibili prima
dell’inizio delle costruzioni, o nel caso della presenza di strutture
antiche, a salvaguardarle o addirittura aprirle al pubblico. Il lavoro
è a carico delle ditte e compiuto da archeologi professionisti.
Scavo di salvataggio - quando il sito è già stato danneggiato,
per esempio dall'erosione o da un cantiere di lavori intrapreso
senza l’avvio di scavi preventivi. In questi casi il tempo è
estremamente limitato e lo scavo diventa un esercizio di
limitazione dei danni. Normalmente sono i cantieri di scavo
intrapresi dalle soprintendenze archeologiche.
Quando si scava e quando non si
scava
Lo scavo deve essere iniziato nei casi detti in precedenza,
ma soprattutto è indispensabile per recuperare dati,
strutture e materiali che possano essere perduti da
interventi umani successivi. Oppure nel caso si debba
disporre di ulteriori informazioni su monumenti o siti
archeologici già scavati in precedenza.
Nel caso in cui non si disponga di fondi, strutture o
personale per recuperare o studiare i dati, non è
opportuno scavare. È molto meglio lasciare i materiali
sottoterra che rischiare che si deteriorino o siano
abbandonati in magazzini.
Non si scava solo per recuperare un bell’oggetto antico o
per riempire sale di musei.
Metodi: scavo ottocentesco
Lo scavo ottocentesco era di tipo estensivo, aveva
lo scopo di recuperare interamente aree urbane,
necropoli, grandi quantità di oggetti da esporre
nei musei, monumenti interi.
Si ricorreva a squadre di operai molto numerose,
senza raccolta di documentazione in corso di
scavo, ma semplicemente disegnando le
strutture e studiando i materiali recuperati.
Difficilmente venivano recuperate informazioni sui
materiali organici e resti di strutture lignee.
Metodi: i risparmi (metodo
Wheeler)
Sir Mortimer Wheeler (1890-1976) ha inventato un nuovo
metodo di ricerca su grande area.
Il suo metodo prevede di scavare un’ampia superficie
attraverso un certo numero di fosse quadrate.
L’analisi dei risparmi fra una fossa e l’altra permetteva di
conoscere le relazioni fra le strutture e gli strati del
terreno, permettendo così di recuperare un maggior
numero di dati e di predisporre una cronologia esatta di
quanto rinvenuto nell’area di scavo.
Lo svantaggio principale è che si recuperavano poche
informazioni orizzontali, le esatte planimetrie degli edifici,
ecc…
Scavo su grande area
Negli anni ’50 si andò affermando sempre di
più lo scavo di siti archeologici su grandi
aree, privilegiando quindi la conoscenza
dei rapporti orizzontali fra strati e strutture.
Contemporaneamente si è andata perfezionando la raccolta di documentazione
archeologica, compreso il campionamento
o la raccolta di materiale organico.
Scavo stratigrafico
Lo scavo stratigrafico è il metodo elaborato dall‘archeologia
per raccogliere e documentare i dati, disponibili in un
determinato sito, riguardo alle attività umane che vi
hanno avuto luogo e all'ambiente con cui hanno
interagito.
Il metodo è stato elaborato a partire dal concetto di
stratigrafia individuato in geologia, per cui le rocce si
depositano in strati sovrapposti, con quelle più antiche
alla base e quelle via via più recenti che le vanno a
coprire.
In modo analogo gli strati di terreno che si erano via via
depositati in un sito, permettevano di individuare la
successione cronologica dei manufatti che vi erano
rinvenuti.
Lo scavo stratigrafico è il moderno metodo
di ricerca. Già a partire da Wheeler,
nell’analisi dei risparmi fra una area e
l’altra si utilizzavano le tecniche di analisi
stratigrafica.
Oggi viene applicato non solamente
nell’analisi dello scavato, ma anche delle
strutture in elevato e degli scavi antichi.
La ricognizione archeologica
Cosa è la ricognizione
La ricognizione archeologica è il procedimento
metodologico attraverso il quale vengono raccolte
informazioni riguardo alla dislocazione, distribuzione
e organizzazione territoriale delle culture umane del
passato in una vasta area.
Gli
obiettivi
possono
essere
l'identificazione
sistematica di siti archeologici precedentemente
sconosciuti in una regione, l'individuazione
sistematica di resti di edifici o di scarichi di
immondizie in un sito determinato, oppure
l’approfondimento delle relazioni fra i siti
archeologici e le infrastrutture territoriali (strade,
ecc.).
La tecnica più semplice è quella della
ricognizione di superficie, che consiste nel
percorrere un'area a piedi o a volte con
mezzi di locomozione, alla ricerca di resti
o manufatti visibili in superficie.
La ricognizione viene solitamente decisa in
seguito ad un attento studio del territorio,
soprattutto dal punto di vista geofisico.
Per determinare l’area di studio vengono
anche incrociati i dati geofisici con
eventuali informazioni su rinvenimenti
precedenti, se disponibili
Si possono condurre ricognizioni di superficie intensive
o estensive, a seconda degli scopi dell'indagine.
Le prime prevedono la copertura completa dell'area
interessata e la documentazione di ogni manufatto
osservato. La squadra di ricognizione si dispone
lungo una linea, a distanze che dipendono dalle
caratteristiche del suolo e della vegetazione e dagli
scopi della ricerca, e percorre lentamente l'area
interessata.
I risultati delle osservazioni vengono quindi riportati in
pianta su una griglia.
La ricognizione estensiva copre un'area più vasta, ma
visitando direttamente solo alcune zone campione,
con lo scopo di identificare la presenza di siti
archeologici.
La topografia archeologica
Cosa è la topografia
E’ lo studio degli insediamenti, città o villaggi
che siano, individuandone l’evoluzione, le
aree funzionali, le infrastrutture.
Si occupa di analizzare le relazioni fra le
aree funzionali, gli edifici, i rapporti fra le
città ed il territorio, ecc.
Le planimetrie
L’analisi dei resti antichi all’interno di un
insediamento deve essere collegata al loro
posizionamento su planimetrie per uno studio
complessivo.
Possono essere realizzate vari tipi di piante:
complessive, su cui sono individuate tutte le
strutture schedate, senza distinzione cronologica
o di uso;
di fase, su cui sono individuate le strutture
schedate divise per periodi cronologici;
tipologiche, su cui sono individuate le strutture
schedate divise per tipologie architettoniche o di
uso.
Carta di rischio archeologico
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