TORRE DEL LAGO OPERA FESTIVAL 59° Festival Puccini Il Festival lirico dedicato a Giacomo Puccini rende omaggio nel 2013 ad altri due illustri compositori italiani: Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita e Pietro Mascagni nel 150 anniversario della nascita: a fianco dei celebri titoli pucciniani TOSCA, TURANDOT e il TABARRO Torre del Lago mette in scena CAVALLERIA RUSTICANA e RIGOLETTO 3 nuovi allestimenti per 5 titoli d’opera e 16 serate nell’arena in riva al Lago Massaciuccoli Il Festival di Torre del Lago propone nel 2013 un cartellone lirico di grande richiamo che da luglio ad agosto offrirà al pubblico dei melomani appuntamenti da non perdere all'insegna della musica del Maestro Puccini e, quest’anno, due titoli tra i più amati del repertorio lirico italiano, in omaggio a due grandi compositori italiani, Giuseppe Verdi di cui ricorre il bicentenario della nascita e Pietro Mascagni nell’occasione del 150 anniversario della nascita, compagno di studi di Giacomo Puccini e primo direttore, nel 1930, del Festival di Torre del Lago. L’inaugurazione della stagione, il 12 luglio è affidata alla rappresentazione del dittico IL TABARRO & CAVALLERIA RUSTICANA (repliche 10 e 17 agosto). Due titoli, entrambi già rappresentati a Torre del Lago, ma presentati per la prima volta in forma di dittico. Il Tabarro, uno degli atti unici del trittico pucciniano ha già visto 6 rappresentazioni a Torre del Lago, la prima nel 1957 e l’ultima nel 1991 mentre per Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni sarà la seconda volta a Torre del Lago dopo la messa in scena nel 1998. Il Dittico sarà una nuova produzione del cartellone 2013 della Fondazione Festival Pucciniano che reca la firma del grande regista e drammaturgo italiano Antonio Calenda e vede sul podio Alberto Veronesi. Tra gli interpreti straordinari, il gradito ritorno a Torre del Lago di Renata Lamanda, mentre sarà la prima volta del tenore Francesco Anile, del soprano armeno Karine Babajanayan che sarà Giorgetta e di Anda Louise Bogza Santuzza nel ruolo di Michele e Alfio il baritono Alberto Gazale completano il cast Luigi Roni, Mario Bolognesi, Silvia Pasini Il cartellone 2013 propone poi il tradizionale e monumentale allestimento dell’incompiuta pucciniana TURANDOT (13-20- 21 luglio/8-24 agosto) firmato da tre grandi dello spettacolo italiano, Maurizio Scaparro per la regia, Ezio Frigerio per le scene e Franca Squarciapino per i costumi. Sul podio si segnala il gradito ritorno della raffinata bacchetta di Daniel Oren che guiderà Orchestra e Coro del Festival Puccini (Oren cederà la bacchetta a Francesco Ivan Ciampa nella recita del 20 luglio) e straordinari interpreti come Giovanna Casolla nel ruolo della perfida Principessa Turandot che il soprano napoletano ha interpretato in oltre 500 recite, in tutto il mondo, a cui si alternerà il soprano Nila Masala nella recita del 21 luglio; al principe Calaf daranno voce il grande tenore italiano Marcello Giordani, e nella recita del 20 luglio, una giovane promessa del belcanto italiano, il tenore toscano Angelo Fiore al suo debutto nel ruolo, Liù saranno Majia Kovalenska e Cristine Lewis Ancora un nuovo allestimento nella proposta artistica del Festival Puccini 2013, è il capolavoro Pucciniano TOSCA (26 luglio/7-16-22 agosto) frutto di una coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia, l’Opéra de Monte-Carlo e il Teatro Regio di Torino - opera del regista monegasco Jean-Louis Grinda, con le scene di Isabelle Partiot-Pieri, i costumi di Christian Gasc e le luci di Roberto Venturi. Una Tosca elegante, essenziale e innovativa che vedrà interprete nel ruolo del titolo il soprano Norma Fantini, una delle massime interpreti del ruolo di Floria Tosca, ruolo che ha interpretato sui maggiori palcoscenici internazionali e già applaudita anche sul grande palcoscenico di Torre del Lago a cui si alternerà nella recita del 16 agosto il soprano lucchese Silvana Froli le cui interpretazioni sono state apprezzate dalla critica per la perfetta adesione ai canoni dell'interprete pucciniana, applaudita lo scorso anno nel ruolo della geisha di Nagasaki ; nel ruolo del pittore Mario Cavaradossi due grandi tenori, l’italiano Marco Berti e lo spagnolo Sergio Escobar. Il nuovo allestimento di Tosca è affidato alla bacchetta di Alberto Veronesi, titolo che il direttore milanese ha più volte diretto a Torre del Lago e recentemente anche in Cina per l’inaugurazione del nuovo Grand Theatre di Tianjin, teatro che per dimensioni e programmazione è il secondo Teatro della Cina. L’omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita con la proposta di RIGOLETTO, (19- 27 luglio /9-23 agosto) un nuovo allestimento per la seconda opera della trilogia del cigno di Busseto, ambientata a Mantova, nel Sedicesimo Secolo. L’opera che ha come protagonista il Duca di Mantova è affidata alla regia di Renzo Giacchieri, romano specialista dell’opera verdiana, ma che a Torre del Lago ha già firmato memorabili allestimenti pucciniani. Il Duca di Mantova sarà Francesco Demuro e Rigoletto Devid Cecconi , Gilda il soprano russo Ekaterina Bakanova. Sul podio di Torre del Lago debutta l’apprezzata bacchetta di Boris Brott direttore canadese di fama internazionale, mentre le scene sono di Alfredo Troisi per la Bottega Fantastica OMAGGIO A PIETRO MASCAGNI nel 150° della nascita Direttore nel 1930 della prima rappresentazione del Festival di Torre del Lago Puccini e Mascagni (di Fulvio Venturi) Mascagni e Puccini s’incontrarono s’incontrarono durante l’anno scolastico 1882 1882-83 del Regio Conservatorio di Milano. Il primo come allievo per Mascagni, l’ultimo per Puccini. Ne nacque un’amicizia spontanea e per qualche tempo i due giovani musicisti toscani condivisero l’alloggio in Vicolo San San Carlo. Dopo che Mascagni uscì dal conservatorio i due amici rimasero in contatto e Mascagni gioì sinceramente dell’affermazione che Puccini colse con Le Villi, rimanendone entusiasmato al punto di suonarle a memoria quando si trovava a casa. Poi, Puccini Puccin inviò al Sindaco della cittadina pugliese persino una lettera che attestava la sua antica amicizia con Mascagni e le sue ottime attitudini musicali. E tale lettera figurò, insieme a quelle dei vecchi insegnanti del conservatorio, tra gli attestati che consentirono nsentirono a Mascagni di ottenere l’ambita occupazione di direttore della Filarmonica e della Scuola di Musica di Cerignola. I due amici si incontrarono nuovamente a Napoli in occasione della prima rappresentazione al Teatro San Carlo delle Villi (15 gennaio genna 1888), dove Mascagni si recò espressamente per assistere alla rappresentazione, e fu un rinnovarsi di fraterni sensi. I contatti continuarono e quando Mascagni, con Cavalleria rusticana,, sbaragliò il campo dei contendenti e volò in finale del Concorso Sonzogno, Puccini fu il primo a complimentarsi. E’ lo stesso Mascagni ad informarci di quanto accadde con una lettera alla moglie: “… Puccini […] è addirittura pazzo per questo mio successo; quando lesse il mio nome nei giornali, mi fece subito un telegramma telegram a Roma […] Giacomo mi vuole sempre bene. Egli è certo del mio trionfo […] mi ha condotto a casa sua, mi ha regalato lo spartito dell’opera sua Edgar, di cui mi ha suonato molti pezzi (che musica!) e poi ha voluto sentire la mia Cavalleria […] I rapporti rimasero fraterni per tutto l’Ottocento. Mascagni presenziò alle prime di Puccini, e viceversa. Passò qualche altro anno e Mascagni partecipò sempre in prima persona ad ogni atto ufficiale che ancora riguardasse l’amico di sempre, poi Giovacchino Forzano, Forzano, librettista di entrambi ebbe una buona idea. Commemorare Giacomo Puccini a Torre del Lago, accanto alla villa dove il musicista aveva vissuto, aveva composto le sue musiche. Al tramonto, di fronte a quelle acque che Puccini tanto aveva amato, con una rappresentazione presentazione della Bohème, il capolavoro della gioventù. Direttore d’orchestra, Pietro Mascagni. Mascagni accettò, e fu una serata magica. Prima di alzare la bacchetta Mascagni disse qualche parola. Non fu un discorso di quelli che talvolta teneva, specie in quel periodo, ampollosi, quasi roboanti. Proprio qualche parola: “dissi che tutti eravamo riuniti per rendere onore e devozione a Giacomo Puccini, la cui memoria resta nel nostro cuore; in questo lembo di terra fu concepita e scritta la Bohème. [...] Invitai nvitai tutti a raccogliere lo spirito per un minuto[...] Dopo le mie parole, tutti, rimasero in piedi, silenziosi, mentre ogni luce si era spenta.” spenta.”i Finito il minuto e riaccese le luci di scena, iniziò lo spettacolo. 24 agosto 1930, era nato il Festival Pucciniano. Storie di amori traditi- di Antonio Calenda (regia Dittico Il Tabarro e Cavalleria Rusticana) Un delitto disperato conclude sia Il Tabarro che Cavalleria Rusticana, opere che svelano inattese assonanze: storie di amori tormentati e traditi, e di traditi sogni. Opere intessute di realismo, in questa temperie generate – l’una, Il Tabarro, tratta da La Houppelande di Didier Gold, l’altra dall’omonima novella di Giovanni Verga – ma che lasciano intuire un anelito al suo superamento. Ciò si realizza probabilmente grazie all’apporto inestimabile della musica. Raffinatissima, colma di intuizioni quella di Giacomo Puccini che ne Il Tabarro accondiscende alla tendenza al realismo allora in voga, ai dettami parigini di Zolà, ma inserisce in partitura strutture, innovazioni timbriche e formali che testimoniano la sua chiara intuizione della crisi novecentesca e del nuovo orizzonte verso cui volgeva la musica europea. Esuberante, declinata nel segno dell’esasperata sopraffazione emotiva, tesa e ricercata, la musica di Pietro Mascagni, la cui Cavalleria Rusticana subito trionfò sulle scene italiane e le scosse, restituendo linfa e sicurezza alla lirica e ponendo con decisione al centro dell’attenzione l’etica e le aspirazioni delle figure ai margini della società, dei vinti. Da esse però sgorgano una forza, un sortilegio che ci invitano a sottrarle alla limitante routine del realismo di provincia, restituendo alle opere cui appartengono un respiro più profondo e misterioso, capace di alludere – come lo erano certo i due compositori – ai mutamenti del Novecento, alle inquietudini della modernità. Inquietudini che vibrano nella nebbia che circonda il barcone sulla Senna, plumbeo sfondo de Il Tabarro. Un milieu misero, popolato da scaricatori, marinai, midinettes: personaggi di una piccola umanità sospesa fra un sogno di felicità e le amarezze del passato, la cui vita presente sembra scandita dal triste fluire della Senna, così tangibile fin dalle prime battute della partitura pucciniana. Ma la loro esistenza non vuol più essere soltanto di rassegnazione, non più solo il “Piegare il capo ed incurvar la schiena” cantato da Luigi. Li abbiamo intuiti sofferenti, quasi ossessionati dalla cupezza soffocante dei bassifondi, anelanti ad altri luoghi forse intravisti in gioventù: le “luci e le lusinghe” di cui - vagheggiando la vita parigina - narra Giorgetta, che fugge dalla sua dolente realtà abbandonandosi ad un amore adultero. Abbiamo avvolto le loro segrete speranze, le loro terribili disillusioni in atmosfere fassbinderiane fatte di luci radenti, di figure che si stagliano su un tramonto colmo di passione ma anche di senso di vendetta. La cifra iperrealistica, talvolta quasi brutale de Il Tabarro dunque si stempera e il racconto – fin dal piano di più immediata percezione, quello della figuratività – assume una sorta di violenza espressionista, un senso di maestosità da grande tragedia. Questo intento ha guidato il mio lavoro di regia. Concentrare gli artisti in palcoscenico, come pure l’attenzione della platea, non sul realismo minuto e angusto, ma su una tensione espressionista – di cui in Europa in epoca pucciniana si iniziavano a percepire i presagi – che faccia assurgere entrambe le opere a vette di grande forza allusiva. Gli amanti Giorgetta e Luigi, Michele, il Tinca e la Frugola non sono dunque portatori di mere tranche de vie: con la forza delle loro trepidazioni, con l’intima sconnessione delle loro psicologie e con la loro quotidianità si ergono invece a simboli potenti, da cui lo spettatore rimane conquistato, se non addirittura turbato. Anche i personaggi di Cavalleria Rusticana posseggono una potente tragicità, che risiede non tanto nella storia “rusticana”, quanto piuttosto nella forza ancestrale che li muove. Tale riflessione condivisa con lo scenografo Nicola Rubertelli, ci ha suggerito un’ambientazione tutt’altro che consueta per il capolavoro di Mascagni: abbiamo scelto un luogo simbolico pregnante, che costella l’iconografia risalente della Sicilia. Un teatro antico, ormai in rovina, invaso dalle erbe e dagli uomini si staglia al posto della piazza del paese, e solo sullo sfondo, troppo lontano, si nota un campanile. Se Michele nell’opera pucciniana uccideva il rivale in preda ad un eccesso d’ira, alla rivalsa contro un destino che lo vuole tradito, perdente, privo di quell’amore che rappresentava il suo unico riscatto, Alfio e Turiddu nella Cavalleria sono invece mossi dall’etica distorta dell’onore, del lavaggio dell’onta subita… È dunque una tragedia d’inganno e vendetta, più che d’amore, quella che si va a rappresentare nell’orchestra dell’antico teatro, che assiste muto ad un ennesimo sacrificio umano. Una cornice naturale per la vicenda, che può evocare accenti metateatrali – anche se non è stato questo il nostro intento – ma che soprattutto sublima questa storia di tradimento e gelosia e la innalza verso una più intensa, evidente universalità. Se Mascagni riuscì nella straordinaria evoluzione di far convivere in una forma lontana dall’estetica della verità com’è l’opera lirica, la bellezza di irraggiungibili pagine sinfoniche (è addirittura pleonastico citare l’Intermezzo), l’efficacia di un canto nuovo e più irruente, e forme che sembrano tratte dalla quotidianità (una serenata, una preghiera, uno stornello), piace pensare che sullo sfondo essenziale e decadente di questa cavea esse ritrovino – assieme ai profili dei protagonisti – la loro assoluta necessità, trasmutando il dato realistico in qualcosa di più metafisico. E piace immaginare che in questa nostra lettura, siano alla fine le antiche pietre di un teatro ad accogliere il dramma di Santuzza e Compare Turiddu, di Alfio e Lola, testimoniando ancora una volta il perpetrarsi di una tragedia che appartiene la storia dell’uomo. Alberto Veronesi direttore Da maggio 2012 direttore artistico e musicale del nuovo Grand Theatre di Tianjin. Veronesi è il primo primo occidentale ad essere chiamato a ricoprire questo incarico in Cina. Veronesi ricoprirà l’incarico dal 2012 al 2016, della sezione Opera del nuovo Grand Theatre di Tianjin, per dimensioni e programmazione 2° Teatro della Cina Nel gennaio 2010 l’Opera Orchestra of New York, OONY, ha nominato il maestro Alberto Veronesi direttore musicale, a partire dalla stagione 2011-2012. Il debutto è avvenuto il 25 ottobre 2010 alla Carnagie Hall, con un concerto e la registrazione di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e la Navarraise di Jules Massenet. Nel novembre 2011 ha diretto Adriana Lecouvreur con Angela Gheorghiu e Jonas Kaufmann. Nel marzo 2012 ci sarà un grande concerto con Placido Domingo.Nell’aprile 2011 è stato nominato Direttore Musicale Stabile della Fondazione Petruzzelli di Bari dove ha diretto, tra l’altro, la prima mondiale de Lo stesso Mare dal Libretto di Amos Oz e musiche di Fabio Vacchi. ll 9 ottobre a New York per le celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, in occasione del Columbus Day, il Maestro Veronesi ha diretto l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli in un concerto con brani di Bellini, Rossini Verdi e Puccini al Fedrick P. Rose Hall – Lincoln Center. L’estate del 2011 l’ha visto protagonista come ideatore e organizzatore dell’ International Bellini and Romantic Opera Festival. In ottobre ha diretto a Messina la prima mondiale del “Mameli” di Leoncavallo, in forma di concerto, al Teatro Vittorio Emanuele II. Il Maestro Alberto Veronesi, è artista ufficiale della Deutsche Grammophon, ha condotto una vasta ricerca nell’ambito del repertorio operistico del tardo Ottocento, inizio Novecento di compositori quali Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Giacomo Puccini e altri ed ha eseguito e registrato titoli poco conosciuti di questo periodo, nell’intento di dare una più vasta audience ad un repertorio spesso trascurato. Il Progetto Verismo, che Veronesi sta portando avanti con Deutsche Grammophon, dedicato al repertorio post romantico italiano, è iniziato nel 2006 con l’uscita di Edgar, l’opera giovanile di Puccini, registrata in versione integrale con Placido Domingo, molto apprezzata dalla critica. Il secondo album, Puccini Ritrovato, contiene versioni originali e alternative sia di arie ed ensembles famosi, sia di composizioni poco note, interpretate da Placido Domingo e dal soprano Violeta Urmana con i Wiener Philhamoniker, seguito poi nel 2009 da L’Amico Fritz, con una registrazione dal vivo alla Deutsche Oper di Berlino, con Angela Gheorghiu e Roberto Alagna. Sempre nello stesso anno viene pubblicato l’album, La Nuit de Mai, che contiene un poema sinfonico e arie da camera di Leoncavallo, interpretati da Domingo, Lang Lang e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2010 il pluripremiato, I Medici di Leoncavallo con Daniela Dessì e Placido Domingo. Nel gennaio 2011, la più recente uscita, Fedora di Umberto Giordano, con Placido Domingo, Angela Gheorghiu e l’Orchestra de La Monnais. Nato a Milano, Veronesi ha studiato al Conservatorio Verdi di Milano, diplomandosi a pieni voti in Pianoforte, Composizione e Direzione d’Orchestra. Ancora studente fondò l’Orchestra Guido Cantelli che è rimasta da allora orchestra residente del Conservatorio. Ha diretto questa formazione fino al 2000, con esecuzioni al Festival di Pasqua di Salisburgo (su invito di Claudio Abbado), a Santa Cecilia e al Maggio Musicale. Nel 1999 Veronesi è stato nominato Direttore Musicale del Festival Puccini di Torre del Lago nell’ambito del quale ha diretto tutte le opere del Maestro. Nel 2003, la sua produzione de La Bohème, ha vinto il premio Abbiati, dell’associazione Italiana Critici Musicali. Nel 2001 Veronesi è stato nominato Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo, dove esegue il ciclo completo delle sinfonie di Beethoven, Bruckner, Mahler e Shostakovich, oltre alla musica sinfonica del Novecento italiano e opere contemporanee. Nel novembre 2008 ha ricevuto la nomina di Direttore artistico della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. Alberto Gazale baritono – Michele (Il Tabarro) e Alfio (Cavalleria Rusticana) Voce morbida e potente, ha interpretato oltre settanta ruoli da protagonista nei maggiori teatri del mondo. Dopo gli studi universitari letterari, si è diplomato al conservatorio di Verona col massimo dei voti debuttando a livello internazionale, nel 1988, con l’acclamata interpretazione di Renato nel Ballo in Maschera che ha inaugurato l’Arena. Gazale ha calcato più volte il palcoscenico del Teatro alla Scala, interpretando Macbeth, Rigoletto, Conte di Luna e Otello sotto la direzione di Riccardo Muti. Fuori dai confini nazionali, invece, si è esibito alla Carnegie Hall di New York, Opernaus di Zurigo, Deutsche Oper di Berlino, Teatro Real di Madrid e al New Israeli Opera di Tel Aviv. Ha inaugurato la stagione 2012/13 con Cavalleria rusticana e I Pagliacci al Teatro Comunale di Bologna e con l’acclamata interpretazione di Jack Rance ne La fanciulla del west, all’Opéra de Montecarlo. Francesco Anile tenore – Luigi (Il Tabarro) e Turiddu (Cavalleria Rusticana) Nato a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, si è diplomato in Clarinetto nell’85 e nell’89 in Canto con il massimo dei voti al conservatorio calabrese “F. Cilea”. Successivamente, si è perfezionato con il baritono Aldo Protti a Cremona e, in seguito al cambio di vocalità da baritono a tenore, è stato seguito da Ottavio Taddei a Firenze. Dal 1999 ha iniziato la carriera nei maggiori teatri d’Europa e del mondo: Tokio, Seoul, Teatro nazionale dell’opera di Zagabria, Lubiana, Malta, Cairo, Daegu; da anni è presente, in ruoli principali, anche nei cartelloni dei più prestigiosi Teatri italiani: La Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, “Terme di Caracalla-Teatro dell’Opera di Roma”. Fra i registi che l’hanno diretto in scena figura anche Franco Zeffirelli. Chiara Angella soprano – Giorgetta (Il Tabarro) Diplomata con il massimo dei voti in Canto e in Musica vocale da camera al conservatorio “G. Verdi” di Milano e specializzata in regia e drammaturgia, presso il Teatro stabile del Veneto, dopo alcuni anni di studio sotto la guida del soprano Magda Olivero si perfeziona con i Maestri Luciano Pavarotti, Giuseppe Scandola e Maria del Fante. Il suo debutto è al Teatro Comunale di Firenze dove, appena ventiquattrenne, interpreta il ruolo di Cio cio San nella Madama Butterfly e il successo è così importante da vedersi riconfermata dallo stesso teatro fiorentino per molti ruoli, fra i quali Liù in Turandot, Lauretta nel Gianni Schicchi (con la direzione di J.Conlon) e Mimì ne La bohème. Ha già interpretato Giorgetta al Teatro Massimo di Palermo mentre, all’estero, Angella si propone non solo con il repertorio operistico ma anche cameristico, spaziando da Debussy a Beethoven. Renata Lamanda mezzo soprano – Frugola (Il Tabarro) e Lola (Cavalleria Rusticana) Giovanissima, vince il Concorso Internazionale per cantanti lirici “Città di Roma” e sempre nella capitale debutta nel ruolo di Carmen, al Teatro Brancaccio, sotto la direzione del Maestro Sergio La Stella. Ha cantato nei principali teatri d’opera italiani, con ruoli in Rigoletto, La Traviata, Simon Boccanegra e Aida; al repertorio pucciniano, Lamanda si avvicina con Suor Angelica e Madama Butterfly e, nel 2010, approda al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago interpretando Suzuki nella tragedia della geisha di Nagasaki, diretta da Eve Queler. Si ripropone nello stesso ruolo, l’anno successivo, al Petruzzelli di Bari e, sempre nel 2011, è Azucena (Il Trovatore) al Politeama di Lecce, Amneris (Aida) alle Terme di Caracalla e Norma, a Taormina, con Maria Guleghina e Aquiles Machado. Fra le rappresentazioni di quest’anno spicca Bersi, in Andrea Chenier, alla Carnegie Hall a New York con Roberto Alagna. Silvia Pasini mezzo soprano – Mamma Lucia (Cavalleria Rusticana) Dopo essersi diplomata in canto sotto la guida di Marika Rizzo, ha seguito numerosi corsi di perfezionamento al teatro dell’Opera di Roma, all’Accademia per Voci Verdiane di Parma (con il Maestro Alain Billard) e seguendo, fra gli altri, gli insegnamenti di Luciano Pavarotti. Il suo debutto è datato 1996, sul palco del teatro lirico di Cagliari, dove interpreta Fidalma nel Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa; nel 2002 ha vinto il “Mattia Pasini” ed è stata Santuzza nella Cavalleria Rusticana rappresentata al Flavio vespasiano di Rieti. Negli anni seguenti, Silvia Pasini calca i più importanti palcoscenici nazionali e internazionali: La Fenice di Venezia, con il ruolo di Fenena nel Nabucco; al teatro Sperimentale di Spoleto, nella pucciniana Manon Lescaut diretta da Sgarbi; al Municipal di Rio de Janeiro e ancora a Stoccarda, Pechino e in Olanda. Nel 2008 è Cenerentola nei numerosi teatri del circuito Aslico. Anda Louise Bogza – Santuzza (Cavalleria Rusticana) Anda-Louise Bogza ha studiato al Conservatorio "George Enescu" ed all’Accademia Musicale di Bucarest e di Praga (piano, cembalo e canto) Anda-Louise Bogza e stata ospite dei piu importanti teatri europei e di oltreoceano. Memorabili i suoi successi come AIDA alla STAATSOPER di VIENNA, alla DEUTSCHE OPER e STAATSOPER di BERLINO, all’Opera di Lipsia, alla New Israeli Opera di Tel Aviv ed in Giappone. Grande impressione ha destato anche la sua interpretazione di TOSCA a Firenze al MAGGIO MUSICALE FIORENTINO sotto la direzione di Zubin Mehta, poi TOSCA alla Bayerische Staatsoper di Monaco, all’Opera di Francoforte, all’Opera Nazionale di Bordeaux , alla Staatsoper Semperoper Dresda (nell 2009 e 2010 - direttore d´ orchestra Fabio Luisi, reg. Johannes Schaaf), all´ARENA di VERONA (2009 - sotto la direzione di PierGiorgio Morandi e Hugo de Ana), nell 2010 al TEATRO dell´OPERA di ROMA, alle Opere Nazionali di Bratislava e di Bucharest, al Grand Théatre de Luxembourg ed in Giappone. E´stata anche Katia – “KATIA KABANOVA” di Janáček alla Suntory Hall di Tokyo e DONNA ANNA all’Opera de Marseille. Ha debuttato all’Opéra Nationale de Paris Bastille e nel 2008 al Teatro Royal de la Monnaie Bruxelles come Principessa (Rusalka) e anche nel 2008 al TEATRO dell´OPERA di ROMA come RUSALKA in ruolo di protagonista. Il repertorio della soprano rumena include il ruolo di Leonora nel “IL TROVATORE”, eseguito all' ARENA di VERONA (2010 - reg. Franco ZEFFIRELLI, direttore d'orchestra Marco Armiliato), alla HAMBURG STAATSOPER, all´ Opera di Stato di Budapest , alla Royal Opera di Copenhagen, al TEATRO de la MAESTRANZA di Siviglia (sotto la direzione di Maurizio Arena). Questo ruolo e stato anche inciso per CD – Verdi - “Il Trovatore” Arte Nova Classics. All’Opera di Stato ed al Teatro Nazionale di Praga, due istituzioni con cui collabora tuttora, ha interpretato numerosi ruoli come KATIA ("Katia Kabanova"), JENUFA ("Jenufa"), SINA ("Verlobung im Traum"), DONNA ANNA ("Don Giovanni"), LEONORA ("Il Trovatore"), AIDA ("Aida"), TOSCA ("Tosca"), GIORGETTA ("Il tabarro"), AMELIA ("Un ballo in maschera"), ELISABETTA ("Don Carlo"), LISA ("La dama di picche"), MANON ("Manon Lescaut"), MINNIE ("La fanciulla del West"), ABIGAILLE ("Nabucco"), DESDEMONA ("Otello"), RUSALKA ("Rusalka"), TURANDOT ("Turandot") . Nel 1994 ha vinto il Primo Premio e il Premio del Pubblico al Concorso Internazionale di canto di Vienna. Nel 2008 ha ricevuto il Premio THALIA 2007 per l’interpretazione di Minnie nella "FANCIULLA DEL WEST"di Giacomo Puccini. 13-20- 21 luglio/8-24 agosto TURANDOT dramma lirico in tre atti libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni musica di Giacomo Puccini ed. Casa Ricordi allestimento Fondazione Festival Pucciniano La Principessa Turandot Giovanna Casolla Nila Masala (21 luglio ) L’imperatore Altoum Salvatore D’Agata Timur Carlo Striuli Il Principe Ignoto (Calaf) Marcello Giordani Angelo Fiore (20 luglio) Liù Elena Mosuc Alida Berti (21 luglio) Kristin Lewis (8-24 agosto) Ping Giovanni Guagliardo Pang Nicola Pamio Pong Francesco Pittari Un mandarino Angelo Nardinocchi I Ancella Atsuko Koyama II Ancella Valentina Boi Regia di Maurizio Scaparro Regista assistente Luca Ramacciotti Scene di Ezio Frigerio Costumi di Franca Squarciapino Orchestra del Festival Puccini direttore Daniel Oren Francesco Ivan Ciampa (20/7) Coro del Festival Puccini Maestro del Coro Stefano Visconti Coro delle voci bianche del Festival Puccini Maestro del Coro voci bianche Sara Matteucci Maurizio Scaparro – (regia Turandot) Amore. La prima emozione che porto con me in questi giorni di prove a Torre del Lago riguarda Puccini e la parola amor. Da qui sono partito sentendo tutta la responsabilità, il fascino, le difficoltà di mettere in scena oggi, per questa occasione, la Turandot che certo segna il momento poeticamente più alto (e quindi irrisolto) della parola amore per il musicista toscano. E ho pensato naturalmente al caso che mi ha permesso di costruire questa Turandot sempre a Torre del Lago dopo l'esperienza che mi è particolarmente cara della Boheme. Due momenti cosi diversi legati appunto alla parola amore, e alle passioni, le speranze, i sogni, le delusioni, le vitalità che mutano e che ,forse, possono tramutarsi in una parola cantata, e sperata ma non vera, "eternità" e l'altra, inevitabilmente vera, "morte". Forse non casualmente la "favola" di Gozzi genialmente vista con gli occhi di Schiller che ci fa uscire dalla vita di tutti i giorni, giustifica nell'atmosfera di sogno le violenze più crudeli. E porta fino a punti altrimenti inarrivabili la tensione verso l'assoluto. E in effetti un punto non secondario delle mie riflessioni sulla Turandot riguarda lo straordinario amore di Puccini per il teatro. Penso alle sue parole per tanti aspetti provocatorie: "non avendo libretto come faccio musica? Ho quel gran difetto di scriverla solamente quando i miei carnefici burattini si muovono sulla scena. Potessi essere un sinfonico puro...ingannerei il mio tempo e il mio pubblico. Ma io nacqui tanti anni fa, tanti, quasi un secolo… e il Dio santo mi toccò col dito mignolo e mi disse : si vive per il teatro. Bada bene – solo per il teatro-. E ho seguito il suo consiglio." E le acute notazioni di Michele Girardi sul tema sottolineano nella Turandot " l'intento di fondere il grottesco che le maschere incarnano con l'eroico e il tragico di Turandot e Calaf e con l'elemento patetico rappresentato da Liù". Rispetto a Gozzi, Puccini "recupera così la dimensione novecentesca attraverso Reinhard e Schiller e dunque la sua Turandot acquista una diversa fisionomia decisamente arricchita da quella umanità che per Puccini costituiva uno stimolo essenziale. Turandot è una sfida di vita cantata alle stelle dove cinesi sono le figure "teatrali" e del nostro mondo, e di Torre del Lago, le passioni amorose chiuse li in un segreto che non si svela ma che forse è per Lui, e per noi, frammenti di vita che in modo diverso, in momenti diversi, è dato vivere. Torno a Torre del Lago, perché anche da qui sono partito, per la costruzione dello spettacolo, per potere pensare intensamente e meglio a Puccini, provare a calarmi e a calarci in un periodo storico vivissimo della Versilia, di una Viareggio (e di un Paese) che era, ben più di oggi, centro internazionale di vita artistica, segnatamente teatrale. E la stessa parola Cina evocava qui pensieri e immagini, avventure di vita che si legavano (con tracce che resistono ancora oggi nel tempo) al Liberty, ricordano Musha, o Chini, primo scenografo della Turandot. Anche per questo mi è stato di grande conforto, di stimolo, avere accanto Ezio Frigerio per le scene e Franca Squarciapino per i costumi, che hanno saputo suggerire sapienti raffinate atmosfere che mi auguro si avvicinino e ci avvicinino a quelle degli occhi di Puccini, per non cadere in arbitrari percorsi e tenerci invece bene stretti al poetico pudore che nasconde nella Cina, nel tempo delle favole di Puccini, un sofferto grido, forse l'ultimo. Mi è capitato di dire durante le prove agli amici della Fondazione, alla direzione orchestra, ai cantanti con i quali ho lavorato benissimo e con gioia, al coro,a i tecnici, dove forse non sarei arrivato, mi è capitato di dire che forse a scoprire il "mistero chiuso in me" di Calaf o quello di Puccini possono essere utili poche parole che tutti noi una volta nella vita (almeno me lo auguro) abbiamo pronunciato: "t'amo da morire". Che è poi il segreto, grande, per vivere. Maurizio Scaparro Daniel Oren – direttore d'orchestra Dotato di un talento naturale e precocissimo, Daniel Oren maturò il suo particolare interesse per l'opera grazie al grande Leonard Bernstein che nel 1968 lo scelse, appena tredicenne, come voce solista nei suoi Chichester's Psalms in occasione dell'inaugurazione della Televisione di Israele, ma in realtà fu la madre ad iniziare il giovane Daniel, ancora in tenera età, ad una formazione musicale completa con lo studio non solo del pianoforte e violoncello, ma anche del canto, armonia e contrappunto. Il M° Oren perfezionò poi i suoi studi in Europa, dedicandosi quasi esclusivamente alla direzione d'orchestra e nel 1975 prese parte, vincendolo, al prestigioso Concorso "Herbert von Karajan" riservato a giovani direttori d'orchestra: da quel momento iniziò per il giovane artista una carriera internazionale. Dopo il debutto negli Stati Uniti, con la sua acclamata partecipazione al Festival dei Due Mondi nel 1978, la fama di Oren si consolida anche in Italia: gli verrà infatti affidata la direzione stabile dell'Opera di Roma e, successivamente, del Teatro Verdi a Trieste dove recentemente è stato nominato Direttore musicale, del San Carlo di Napoli e del Carlo Felice a Genova. Anche negli ultimi anni il Maestro israeliano ha continuato a dirigere con successo nei maggiori teatri italiani (Firenze, Parma, Torino, Venezia), coltivando nel contempo stretti rapporti di collaborazione con i più autorevoli teatri europei e americani, tra i quali il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra, lo Staatsoper di Vienna, il Colón di Buenos Aires, il Teatro dell'Opera di Tokyo, l'Opera Houses di Houston, Dallas, San Francisco e l'Opéra-Bastille di Parigi dove ha ottenuto un successo senza precedenti con Leo Nucci, Roberto Alagna e Angela Gheorgiu. Alla predilezione per la lirica, con un repertorio che abbraccia la maggiore produzione romantica e verista italiana, Oren affianca la passione per la musica sinfonica, nella quale ha riscosso grande successo alla guida di importanti orchestre come quella dell'Accademia di Santa Cecilia a Roma (diretta per la prima volta nel 1978), l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica d'Israele, la Filarmonica di Berlino, e le orchestre radiofoniche di Monaco, Colonia, Stoccarda, Francoforte e Berlino tra le molte altre. La sua partecipazione con il Nabucco di Verdi alla stagione inaugurale della Nuova Opera di Israele nel dicembre 1994 ha rappresentato un momento particolarmente significativo nella carriera di Oren: questo evento musicale è riuscito a far collimare la sua passione per l'universo operistico e l'amore per la sua terra d'origine; per un musicista come Oren infatti la musica rappresenta il miglior veicolo per la pace, la tolleranza, e l'unico linguaggio che ci accomuna tutti. E' Direttore Artistico del Teatro Verdi di Salerno per il quale dirige molti titoli nel corso della stagione operistica. FRANCESCO IVAN CIAMPA - direttore d'orchestra Nato ad Avellino nel 1982, è diplomato in Direzione d’Orchestra al conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma e in Composizione e in Strumentazione per Banda presso il conservatorio di Musica “D. Cimarosa” di Avellino, dove ha seguito anche i corsi di Flauto e Pianoforte. E’ inoltre diplomato in Beni Culturali e della Conservazione. Si è perfezionato in Direzione d’Orchestra presso importanti Accademie e Scuole di Musica Nazionali e Internazionali con i Maestri Carlo Maria Giulini, Bruno Aprea, Joachin Achuccarro, Horacio Gutierrez, Gianandrea Noseda, Gabriele Ferro, Jorma Panula, Piotr Vandilovsky e Gianluigi Gelmetti. Ha diretto numerose e prestigiose Orchestre in Italia e all’estero riscuotendo sempre notevoli successi di pubblico e critica: tra le tante ricordiamo la Filarmonica “Toscanini” di Parma, l'Orchestra del Royal Northen College of Music di Manchester, l' Orchestra Sinfonica di Valencia e l’Orchestra dei Conservatori Italiani. E' stato assistente del M° Antonio Pappano nella rassegna “Memorial Pappano” a Benevento preparando l’Orchestra Giovanile del Conservatorio di Musica di Benevento. E’ stato, inoltre, nominato dalla Fundacion Eutherpe (Spagna) direttore assistente del M° Bruno Aprea con la Joven Orquesta Nacional de España 2009. Attualmente è assistente del M° Daniel Oren; ha curato e preparato varie produzioni operistiche in importanti teatri come l'Opera Bastille di Parigi, il Theatre du Capitol di Toulouse, il San Carlo di Napoli, il Petruzzelli di Bari e l’Arena di Verona. Recentemente ha diretto nell’ambito del prestigioso Festival Verdi 2012 del Teatro Regio di Parma Rigoletto e Nabucco al fianco di interpreti come Leo Nucci, Jessica Pratt, Michele Pertusi, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. Giovanna Casolla soprano – La Principessa Turandot Ha studiato al Conservatorio San Pietro a Majella, a Napoli, proseguendo la sua formazione con il maestro Michele Lauro e, successivamente, con il maestro Walter Ferrari. Il suo debutto è avvenuto a Spoleto in occasione del “Festival dei Due Mondi”, nella rappresentazione “Napoli Milionaria” di Nino Rota, con la regia di Eduardo De Filippo. Nel 1982 è al Teatro alla Scala di Milano con Il Tabarro di Puccini e quattro anni dopo canta per la prima volta al Metropolitan di New York nella parte di Eboli, in Don Carlo di Verdi. Calca le scene dei più prestigiosi festival e teatri nazionali e internazionali, come il Teatro dell’Opera di Roma, La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, l’Arena di Verona, il Grand Théâtre di Ginevra, la Deutsche Oper di Berlino, il Festival Puccini di Torre del Lago, il Teatro Liceu di Barcellona, il New National Theater di Tokyo e il Municipal di Rio de Janeiro. È stata la protagonista della famosa première cinese alla Città proibita nel 1998 e prima interprete nel nuovo finale del compositore cinese Hao Weiya, che inaugura il New National Theater di Pechino nel 2008. Forte anche il suo legame con l'Arena di Verona e il Festival Pucciniano di Torre del Lago, dove ha cantato in molteplici produzioni: Andrea Chénier, Cavalleria Rusticana, Tosca, Forza del destino, Aida, Turandot. E’ stata insignita nel 2011 del Premio Puccini. Nila Masala soprano—La Principessa Turandot Nata a Sassari nel 1973, si è diplomata in Canto Lirico presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara e dal 2000 al 2004 ha svolto attività didattica come docente presso l’Associazione musica per la pace “Bottega Ars Musicalis”, nelle sedi di L’Aquila e Pescara. Si è perfezionata presso l’Ateneo Internazionale della Lirica di Sulmona debuttando a Ortona, nel ruolo di Bianca in "The Villegne" di G. Albanese. Ha ottenuto il 1° premio del concorso internazionale "Cappuccilli - Patanè - Respighi" e, successivamente, del prestigioso contest di canto lirico "Ritorna Vincitor". Nel 2009 ha esordito nel ruolo della Principessa Turandot a Novara, Mantova e Lucca e ha eseguito per il Vaticano un ciclo di concerti a Londra, a scopo benefico. Ancora da protagonista dell’incompiuta pucciniana ha calcato il palcoscenico del teatro di Torre del Lago nelle recite del 12 e 20 agosto 2010 e, lo scorso ottobre, quello del teatro Verdi di Pisa. Marcello Giordani tenore – Il Principe ignoto (Calaf) Marcello Giordani è stato acclamato dalla critica internazionale come uno dei più importanti tenori dei nostri giorni. Egli è apparso sulla scena di tutti i principali teatri d’opera del mondo ed ha cantato con i più rinomati direttori d'orchestra. La sua eccezionale versatilità ed estensione vocale gli hanno permesso di coprire un vasto repertorio che va dal bel canto di Bellini, Donizetti e Rossini e il lirismo del repertorio operistico francese, alle opere di Puccini e Verdi che esigono qualità vocali di liricospinto, alle grandi composizioni vocali di Berlioz, quali La damnation de Faust e Les Troyens e, più recentemente, alle opere più rappresentative del Verismo italiano, Cavalleria Rusticana e I Pagliacci. Angelo Fiore tenore – Il Principe ignoto (Calaf) (20 luglio) Ventinove anni, originario di Partinico, ha iniziato giovanissimo gli studi musicali con il padre, cantante di musica leggera. Dopo aver raccolto consensi come interprete di brani della tradizione musicale italiana e anglosassone, a 22 anni incontra Monica Minarelli che lo “inizia” allo studio del canto lirico. Nel settembre 2010 vince il concorso “Opera Festival”, organizzato con la collaborazione italo-cinese e la direzione dell'Università e Teatro di Toronto, grazie al quale debutterà nel ruolo del Duca di Mantova in “Rigoletto”. Dal 2012 inizia a perfezionare la tecnica vocale con il maestro Carlo Meliciani e, sempre in quell’anno, viene selezionato dal Maggio Formazione di Firenze interpretare Gastone ne “La Traviata” di Giuseppe Verdi che proporrà, oltre che al teatro del Maggio Musicale Fiorentino, al Puccini Opera Festival e nei teatri di Pisa, Lucca e Livorno. Forte il suo impegno anche a livello internazionale, protagonista di numerosi concerti organizzati dalla Fondazione Festival Pucciniano fra Londra, Berlino e Mosca. Elena Mosuc soprano - Liù Nata a Iasi, in Romania, ha iniziato gli studi presso il locale Conservatorio "George Enescu" debuttando come solista, ancora prima di diplomarsi, al Teatro dell'Opera della sua città natale interpretando la Regina della Notte, Lucia, Gilda e Violetta. Nel 1993 è stata premiata con la Borsa di Studio Europea per la Musica (European Furtherance Furtherance Prize for Music) e, alla fine del 1995, con il “Bellini d'Oro” a Catania. Fin dall’inizio, la sua carriera è legata strettamente al Teatro dell'Opera di Zurigo, dove si esibisce in numerosi ruoli; momenti culminanti delle sue stagioni più recenti, inv invece, sono stati gli applauditissimi debutti nei ruoli di Norma, Liù (Turandot), Mimì (La Bohème) e Maria Stuarda a Zurigo e alla Staatsoper di Berlino. Ha collaborato con illustri maestri, fra i quali Placido Domingo e notissimi registi, incluso Franco Zeffirelli. Zeffirelli. Quattro anni fa le è stato conferito il premio della critica italiana "Lina Pagliughi: Siola d'oro" unitamente alla medaglia dell’alto patrocinio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Alida Berti soprano (21 luglio) Liù Inizia gli studi in Toscana con il Maestro Valiano Natali. Nel 1996, partecipa al concorso internazionale Accademia delle Muse, dove vince il premio per la migliore Voce. Nel 1997, si diploma ai corsi di perfezionamento dell’Accademia KAIROS di Verona, con i Maestri Maestri Monetti, Fussi, Canetti, Patti. Nel 2001 e 2002, canta in numerosi concerti e serate di Galà per il Festival Pucciniano. Nel 2003, continua ad avere un intensa attività concertistica, invitata anche da numerosi circoli lirici italiani. Dal 2007 per perfeziona il repertorio Operistico con il M° Marco Balderi con cui tiene importanti concerti. Nel 2008 è stata selezionata dalla Sig.ra Cristina Muti ed ingaggiata dal Ravenna Festival per la produzione di Traviata, diretta dal M° Patrick Fournillier. Fournillier. Successivamente viene invitata a Parma dalla Fondazione Arturo Toscanini per una Selezione dell’Opera Traviata diretta dal M° Patrick Fornillier. Kristin Lewis soprano – Liù (8-24 agosto) Lodata per le sue interpretazioni di eroine verdiane, è ori originaria ginaria di Little Rock, negli Stati Uniti d’America. Ha H iniziato lo studio del canto alla la University of Central Arkansas sotto la guida del Dr. Martha Antolik, Antolik proseguendo la sua formazione all'Università l'Università del Tennessee. Protagonista, nella stagione 2012-2013, 2012 delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, la soprano statunitense è stata ospite di prestigiose istituzioni musicali come la Staatsoper di Vienna e l'Opéra de Paris,, diretta da “bacchette” illustri tra le quali Zubin Mehta,, Riccardo Muti e Daniel Oren. Oltre ai ruoli verdiani, Kristin Lewis si è già cimentata con riconosciuto successo anche nelle opere di altri compositori incluso lo stesso Giacomo Puccini, interpretando Mimi in Bohème e Liu nell’incompiuta Turandot. Ruolo uolo, quest’ultimo, che reciterà anche al 59° Festival Puccini nelle rappresentazioni dell’8 e 24 agosto. Carlo Striuli basso - Timur Haa studiato canto con Mario e Marcello del Monaco, si è perfezionato quindi con Ettore Campogalliani. E' stato premiato ai concorsi 'Battistini', 'Viotti' ed 'I nuovi del Carlo Felice di Genova'. Scelto fuori concorso da Pavarotti per cantare al suo Fianco ne 'La Bohème' (Colline), all'Opera di Genova e nella Tournee a Pechino Pe nel 1986, Striuli ha partecipato alla Tournee dell'Arena di Verona a Tokyo con 'Aida' e 'Turandot' (1989-91) e a Francoforte con 'Nabucco' nel 1991. Ha cantato nei principali teatri italiani taliani fra i quali La Scala, Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Arena di Verona e il Massimo di Palermo, nonché nonch all'A.B.A.O. di Bilbao e al N.I.O. di Tel Aviv--Cesarea. Ha registrato per RAI-Radio Ernani, Il Trovatore, Attila, Carmen, Elisabetta al Castello, La Traniera, I Pittori Fiamminghi, Il Campiello e, per Rai Tv, con la Regia di Monicelli, il Ruolo di Don Basilio, (Il Barbiere di Siviglia) sulla vita di G. Rossini, nel film 'Rossini, Rossini'. 26 luglio/7-16-22 agosto TOSCA Dramma lirico in 3 atti Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratto dal dramma “La Tosca” di Victorien Sardou musica di Giacomo Puccini- ed. Casa Ricordi nuovo allestimento - coproduzione Fondazione Festival Pucciniano, Teatro Regio di Torino, Opera de Montecarlo, Palau de les arts Reina Sofia di Valencia Floria Tosca Norma Fantini Silvana Froli (16 agosto) Mario Cavaradossi Marco Berti (26 luglio) Sergio Escobar Il barone Scarpia Gabriele Viviani Cesare Angelotti Choi Seung Pil Spoletta Mario Bolognesi Il Sagrestano Angelo Nardinocchi Sciarrone Francesco Musino Un carceriere Massimiliano Damato Un pastore Eleonora Ronconi regia Jean Louis Grinda scene Isabelle Partiot Pieri costumi Christian Gasc Orchestra del Festival Puccini direttore Alberto Veronesi Coro del Festival Puccini Maestro del Coro Stefano Visconti Coro delle voci bianche del Festival Puccini maestro del coro Sara Matteucci Gli Interpreti Norma Fantini soprano – Floria Tosca Dotata di una voce potente, caratterizzata da una gamma impressionante, da agilità e ampiezza, riscuote successi dopo successi sui maggiori palcoscenici internazionali dove viene consacrate come una delle massime interpreti di Aida, La Forza del destino, Tosca e Manon Lescaut. Ai riconoscimenti oltre confine si aggiunge, nel novembre 2005, il “XXXV Premio Puccini”, assegnatole all’unanimità dalla Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago e che annovera nell’albo d’oro nomi del calibro di Maria Callas (alla memoria), Antonietta Stella e Katia Ricciarelli. Ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri del mondo (Covent Garden di Londra, Metropolitan Opera di New York, San Francisco Opera, Wiener) e lavorato con direttori d’orchestra di primissimo piano come Daniel Barenboim, Lorin Maazel e Zubin Mehta. Ha inaugurato la stagione 2012/13 con l’acclamata interpretazione de La forza del destino in una nuova produzione del Liceu di Barcelona, è tornata quindi sul palco del New National Theatre di Tokyo con Tosca e su quello della Staatsoper di Amburgo con Manon Lescaut e ancora con il capolavoro pucciniano. Silvana Froli soprano – Floria Tosca (16 agosto) Dotata naturalmente di voce di soprano, ha basato la sua formazione vocale privilegiando la ricerca personale allo studio sistematico, avvalendosi dei preziosi consigli ricevuti da importanti cantanti frequentate in ambito teatrale. Dopo gli studi di perfezionamento con Susanna Rigacci ha lavorato come interprete in importanti stagioni liriche e, nel 1998, ha superato le selezioni per realizzare un video con protagonista Andrea Bocelli, allestito da una produzione americana. Nel 2003 ha partecipato a uno speciale di Rai Tre su Torre del Lago e Giacomo Puccini e, di recente, è stata intervistata dalla Bbc come interprete pucciniana, per una produzione trasmessa in Gran Bretagna. All’attivo, la soprano ha i ruoli di Mimì, Tosca, Butterfly, Santuzza, Turandot, Isabeau, Silvia (nell’opera Zanetto di Mascagni) e le interpretazioni verdiane Aida, Leonora (Il Trovatore), Elisabetta (Don Carlo), Amelia (Il Ballo in maschera). In Nicaragua per Cavalleria Rusticana, è stata Butterfly nella 58° edizione del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Marco Berti tenore – Mario Cavaradossi (26 luglio) E’ il tenore italiano più conteso dai teatri lirici del mondo, che ne apprezzano la splendida qualità della voce, il timbro "all'italiana", la potenza dell'acuto, l'innata musicalità, la padronanza scenica e la maturità artistica. Comasco di nascita, nel 1989 si è diplomato in canto presso il conservatorio "G. Verdi" di Milano sotto la guida di Giovanna Canetti e ha proseguito gli studi di perfezionamento con Adelaide Saraceni, Pier Miranda Ferrero e GianFranca Ostini. Ha debuttato l’anno successivo a Cosenza, interpretando Pinkerton in Madama Butterfly e, da allora, la sua carriera si è progressivamente consolidata nei principali teatri italiani ed esteri. Recentemente, il suo repertorio si è arricchito del più impervio ruolo verdiano, Otello e il suo successo è stato così netto e immediato che il critico spagnolo Alonso Gonzalo, dopo aver assistito al suo debutto nei panni del Moro di Venezia, a settembre 2010 al Festival de Opéra de La Coruña, sul quotidiano "La Razón" ha definito Berti “l'Otello degli anni a venire, quello del futuro”. Oltre a Otello, Radamés, Riccardo, Adorno, Manrico ed Ernani sono le sue interpretazioni verdiane più acclamate ma, accanto a esse, è doveroso citare i ruoli pucciniani nei quali è interprete ugualmente applaudito e apprezzato per l'eleganza vocale e la disinvoltura scenica: Calaf, Des Grieux, Pinkerton, Cavaradossi ed Edgar, nell'opera omonima. Sergio Escobar tenore – Mario Cavaradossi Nato a Toledo, in Spagna, ha studiato canto presso il Conservatorio “Arturo Soria” e la “Escuela Superior de canto “di Madrid. Debutta nella capitale iberica nel 2007 interpretando Nemorino ne "L'elisir d'amore" di Donizetti e, due anni dopo, si esibisce nei ruoli verdiani di Alfredo (La Traviata) e Duca di Mantova (Rigoletto) ed è Pinkerton nella "Madama Butterfly" di Puccini. Nel 2012, Escobar ha vinto il concorso internazionale di canto “Ciudad de Logroño” e due secondi premi, al “Monserrat Caballé “e al concorso internazionale di Bilbao. Lo scorso ottobre ha raccolto un successo enorme al teatro “Luciano Pavarotti” di Modena e al teatro di Piacenza interpretando il ruolo protagonista dell’opera Don Carlo, nella versione in 5 atti. Quest’anno ha interpretato Corrado ne “Il Corsaro” di Verdi, con direzione musicale e regia di Gianluigi Gelmetti, Nabucco (Ismaele) al teatro Regio di Parma diretto da Renato Palumbo e Norma (Pollione) al Comunale di Bologna. Gabriele Viviani baritono – Il barone Scarpia Nato a Lucca, Gabriele Viviani ha debuttato a Treviso nei panni di Valentin del Faust di Gounod, diretto da Maag. Nonostante la sua giovane età, si è messo in evidenza interpretando ruoli principali come Enrico nella Lucia di Lammermoor di Donizetti, Marcello nella Bohème di Puccini, Paolo nel Simon Boccanegra di Verdi e Belcore nell’Elisir d’amore di Donizetti. Ha riscosso un enorme successo, di pubblico e di critica, a Bologna, dov’è stato Malatesta nel Don Pasquale di Donizetti. Fra le altre interpretazioni si ricordano le pucciniane La Bohème alla Suntory Hall di Tokyo, al Comunale di Bologna e al Covent Garden di Londra e Madama Butterfly a Trieste, dove gli è stato consegnato il premio di miglior cantante della stagione 2004/05. Al teatro di Torre del Lago torna nei panni di Scarpia, dopo che lo scorso anno aveva recitato ne La Bohème il ruolo di Marcello. Alberto Veronesi direttore 19- 27 luglio /9-23 agosto RIGOLETTO Melodramma in tre atti Libretto di Francesco Maria Piave Musica di Giuseppe Verdi- ed. Kalmus Il Duca di Mantova Francesco Demuro Rigoletto Devid Cecconi Gilda Ekaterina Bakanova Sparafucile Michail Ryssov Maddalena Chiara Chialli Giovanna Silvia Pasini Il Conte di Monterone Choi Seung Pil Marullo Angelo Nardinocchi Borsa Mario Bolognesi Il Conte di Ceprano Francesco Musino La Contessa Valentina Boi Usciere di Corte Massimiliano Damato Paggio della Duchessa Atsuko Koyama Cavalieri, dame, paggi, alabardieri Regia e luci Renzo Giacchieri scene di Alfredo Troisi per la Bottega Fantastica costumi Casa d’Arte Fiore Orchestra del Festival Puccini Direttore Boris Brott Coro del Festival Puccini Maestro del Coro Stefano Visconti La “Modernità” di Rigoletto Note di Renzo Giacchieri (regista Rigoletto) La “Modernità” di questo capolavoro Verdiano risiede essenzialmente nell’unitarietà della concezione drammatico-musicale: l’organizzazione unitaria data da Verdi alla partitura, e più volte documentata nei suoi carteggi all’epoca della composizione dell’opera, è richiamata dal compositore come una necessità morale ed artistica. Grazie ad essa i protagonisti della vicenda si spogliano di manierismi d’epoca: «i “pupazzi” rinascimentali di Victor Hugo», dal cui Le Roi s’amuse trae spunto la vicenda – scrive Petrobelli – «diventano figure nei cui conflitti ci possiamo ancor oggi identificare». «Un gobbo che canta? E perché no?Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio deforme e ridicolo e interamente appassionato e pieno d’amore»: così Verdi in copialettere. Figura centrale dell’opera, Rigoletto è delineato da Verdi come un carattere ambivalente , ricco di contrasti in cui la deformità morale del buffone di corte, cinico e crudele, è contrapposta drammaticamente nello stesso uomo all’immagine di padre ansioso, perseguitato dalla maledizione di un altro padre. Scrive Rubens Tedeschi : “Col Rigoletto si introduce un elemento nuovo che si svilupperà ulteriormente in Azucena, in Violetta: la complessità del personaggio. Rigoletto è deforme e malvagio, ma è anche un padre affettuoso e degno di pietà. Né è l’unico: il Duca è bello fuori e corrotto dentro; anche Gilda è equivoca, in bilico tra virtù e amore, mentre in Sparafucile convivono onore e banditismo. Questa eccezionale doppiezza di ogni personaggio crea l’ininterrotto rimescolio del dramma, la varietà delle situazioni, la perpetua incertezza propria della vita vissuta”. Di questi personaggi così magistralmente descritti dal Tedeschi nella loro doppiezza quello che più mi interessa è il Duca… appassionato libertino, un uomo moderno che ha il coraggio di essere se stesso, senza falsi moralismi. Ma in Rigoletto è la molteplicità delle situazioni che si sviluppa all’interno di una struttura di forte coesione drammatica: un “tutto” coerente entro il quale delineare poi i singoli personaggi attraverso il loro incontro/scontro, il confronto, la loro contrapposizione rispetto all’insieme. Musicalmente, questo interagire dei personaggi si realizza con arie e brani solistici ma anche e soprattutto con duetti, terzetti o vasti affreschi musicali da cui di volta in volta emerge il personaggio di turno, come ad esempio quello in cui partecipa il Coro nell’ambientazione della Corte di Mantova e da cui emerge la delineazione perfetta del Duca di Mantova come novello Don Giovanni mozartiano. In Rigoletto l’unità di base non è più l’aria, ma la “scena”, che può contenere arie, duetti, recitativi, cori la cui durata e posizione dipendono dalla struttura dell’intera “scena”, che prima era semplicemente la somma di singole unità contenute in essa: recitativo, aria, cabaletta, concertato. Ma è ancora più impressionante, in Rigoletto, la modernità della scansione degli eventi e la loro ambientazione: la magnifica sala del primo quadro e tutto quello che non vediamo, ma ascoltiamo immaginandone la visualità; il secondo quadro concepito in modo che si possano vedere il giardino della casa di Rigoletto e il vicolo, divisi dal muro di cinta del Palazzo di Ceprano; il salotto del Duca e, non visto, l’appartamento intuito in cui si compie fino in fondo la seduzione di Gilda; la riva del Mincio infine dove in una casa mezza diroccata vista appunto in “spaccato” si trovano l’osteria e al piano superiore il lupanare di Sparafucile e Maddalena; fuori, attraverso una fessura del muro, Gilda e Rigoletto spiano quel che accade. Quante ambientazioni, non sembrano una sorta di “spaccati” di set cinematografici o televisivi o addirittura elaborazioni visive computerizzate? Con queste premesse Rigoletto opera in se “moderna” in ogni sua valenza difficilmente consente all’intellettuale di oggi, che si cimenta con la messa in scena, di dedicarsi ad una operazione di stravolgimento per “demitizzare” e “attualizzare”, perché tale operazione è valida fino a che si limiti in generale a far giustizia di incrostazioni e mistificazioni, ossia di pseudo valori qui introvabili. Per concludere con Alberto Moravia: Verdi viene rappresentato e verrà sempre rappresentato perché la sua conoscenza dell’uomo risale all’epoca in cui per l’ultima volta l’uomo ebbe come fine se stesso, nient’altro che se stesso e niente meno di se stesso. Gli interpreti Boris Brott (direttore d’orchestra) Boris Brott è uno dei più richiesti direttori d’orchestra, in Canada e negli Stati Uniti. Ha svolto una brillante carriera internazionale come direttore ospite, educatore, motivatore e ambasciatore di cultura e attualmente è dirige la New West Symphony Orchestra in California, oltre che numerose compagini sinfoniche e concertistiche canadesi. E' inoltre Direttore artistico del Brott Festival, il più importante di musica classica nell’Ontario. Dopo essere stato assistente di Leonard Bernstein alla New York Philharmonic Orchestra, ha ricoperto il ruolo di Direttore Musicale del Royal Ballet al Covent Garden di Londra, Direttore principale alla BBC National Symphony Orchestra (Galles) e Direttore musicale della Northern Sinfonia of England. È stato impegnato anche come direttore ospite presso l’Orchestra Sinfonica di Toronto, quella del Quebec, di Vancouver, di Montreal, di Bari, di Gerusalemme, la Kitchener-Waterloo Symphony Orchestra, la Israel Chamber Orchestra, la Rotterdam Philharmonic Orchestra e la London Symphony Orchestra. Nel 2000 ha diretto Mass di Bernstein in Vaticano per Papa Giovanni Paolo II. Brott ha ricevuto numerose onorificenze in Canada e in Gran Bretagna e vinto prestigiosi concorsi internazionali di direzione d’orchestra. Svolge anche un’intensa attività di comunicatore, ospite di oltre cento programmi televisivi in America. Dal 2004 è direttore principale per i concerti dedicati ai giovani e alle famiglie della National Arts Centre Orchestra di Ottawa. Francesco Demuro tenore – Duca di Mantova Nato a Porto Torres il 6 gennaio 1978, ha studiato al conservatorio di Sassari per poi iscriversi, da privatista, a quello di Cagliari, dove ha seguito gli insegnamenti di canto del soprano Elisabetta Scanu. Il suo debutto a Parma, con Luisa Miller, è un successo completo di pubblico e critica e gli fa ottenere diversi inviti da parte di importanti teatri italiani ed esteri. Negli States ha esordito cantando La Traviata al Seattle Opera, seguita da uno strepitoso successo personale ottenuto al Suntory Hall di Tokyo nel Così fan tutte. Nell’estate del 2011 ha inaugurato la stagione areniana a Verona ancora con La Traviata strappando applausi a scena aperta mentre il brillante debutto alla Royal Opera House nel Gianni Schicchi, diretto dal maestro Pappano, gli è valso l’invito a tornare a Londra nel ruolo di Alfredo. A Torre del Lago si esibirà in Rigoletto, rappresentazione che lo vedrà in scena anche a Seattle. Devid Cecconi baritono – Rigoletto Originario di Firenze, dopo aver completato gli studi di canto ha partecipato all’edizione 2006 del concorso “Mattia Battistini”, vincendo il primo premio. Nello stesso anno è stato Rigoletto al Teatro Verdi di Trieste, diretto da Daniel Oren, con recite successive a Udine, Pordenone e Gorizia. Nel corso del 2007 ha debuttato ne Il Tabarro al Comunale di Modena, ripreso poi a Piacenza e Ferrara; al teatro Carlo Felice di Genova interpreta i ruoli principali di Forza del Destino, Rigoletto e Nabucco e recita in Madama Butterfly al National Center of Performing Arts di Mumbai, in India. Colleziona presenze di primissimo piano anche al Festival di Caracalla, al Teatro Verdi di Salerno, al Regio di Parma, al Festival del Teatro di Tel Aviv (che inaugura interpretando il Nabucco), al Teatro dell'Opera di Roma, al Bayerische Staatsoper e al Bunka Kaikan di Tokyo, alternandosi fra Gianni Schicchi, Rigoletto e Pagliacci. Il suo attuale repertorio include anche i ruoli di Falstaff, di Renato in Un Ballo in Maschera, Macbeth, Gerard in Andrea Chenier , Rodrigo nel Don Carlo e Trovatore. Ekaterina Bakanova Soprano lirico-leggero – Gilda Nata nel 1984 a Mednogorsk, città dei monti Urali, in Russia, ha iniziato gli studi musicali alla scuola d’arte della sua città trasferendosi in seguito a Mosca dove, dal 2001 al 2005, ha frequentato il Gnesin State College sotto la guida di Margarita Landa. Nel corso degli studi ha partecipato a diversi concorsi all’interno e all’esterno del College vincendo, nel 2004, il “Concorso Bella Voce” a Mosca, in Russia. Dal 2005 al 2009 ha cantato come solista al Teatro “Novaya Opera”, sempre nella capitale russa e nel 2011 si è diplomata all’Accademia di Musica di Gnesin. Il suo debutto è invece datato 2006, nel ruolo della Regina della Notte ne “Il Flauto Magico” e l’anno successivo, dopo il primo premio al concorso internazionale di Giuseppe Di Stefano “I giovani e l’opera”, è stata scelta per il ruolo di Gilda in Rigoletto al Festival “Luglio Musicale Trapanese”. Un personaggio che diventerà una costante nel repertorio di Ekaterina Bakanova, impegnata però anche in altre interpretazioni: Rosina ne Il Barbiere di Siviglia di Rossini, Angelica nella nuova produzione dell’Opera barocca “Orlando Paladino”, Sophie nel Werther, Micaela in “Carmen”. Le celebrazioni per l’anniversario mascagniano oltre che dalle rappresentazioni di Cavalleria Rusticana sono segnate dalla serata in programma l’11 agosto Con il Concerto che vede sul podio il Maestro Flavio Colusso e protagonisti Orchestra e Coro del Festival Puccini e solisti il tenore Sergio Escobar e il basso Luigi De Donato per l’esecuzione della “Messa di gloria” di Pietro Mascagni (una composizione del 1888,) e “Recondita armonia di bellezze diverse” di Flavio Colusso, scena lirica per tenore, basso, due voci in eco e orchestra composta sull’omonima scena di “Tosca” nel centocinquantesimo anniversario pucciniano. La Messa di gloria per tenore, baritono, coro e orchestra, fu composta nel 1888 come materiale di studio per gli allievi del conservatorio di Cerignola, dove Mascagni si trovava in qualità di direttore stabile della locale orchestra. Come lo stesso Mascagni scrisse all’editore Sonzogno, era una composizione “scritta per essere eseguita da un’orchestra di ragazzi che avevano scoperto dove si trova il Do centrale su pentagramma appena un anno e mezzo prima(…) Io credo che come musica di Chiesa possa andare: è di facilissima esecuzione e non manca di un certo effetto”. OMAGGIO A MASCAGNI E PUCCINI Flavio Colusso Recondita armonia di bellezze diverse Scena lirica per tenore, basso, voci in eco e orchestra (ca. 8’) commissione del Festival Pucciniano di Torre del Lago (ed. Musicaimmagine, Roma) Pietro Mascagni Messa di gloria (1888) per soli, coro e orchestra (ca. 52’) (ed. Curci, Milano) Orchestra e Coro del Festival Puccini tenore Sergio Escobar basso Luigi De Donato direttore Flavio Colusso Le “recondite armonie” di Flavio Colusso Claudio Strinati (© Musicaimmagine) Flavio Colusso nella sua parabola di compositore sta portando sempre più avanti l’istanza di camminare su una molteplicità di direzioni che si intersecano inevitabilmente e fatalmente in una unica via a sua volta diramantesi verso una pluralità di sentieri. E adesso l’impatto su Giacomo Puccini e sull’idea stessa della “recondita armonia” lo induce a elaborare una partitura in cui il tema fondamentale è proprio quello delle pieghe recondite su cui costruisce il suo discorso lontano da qualunque idea di citazionismo, del tutto estranea alla sua mentalità e alla sua prassi. In realtà la scrittura di Colusso è qui un vero e proprio dialogo con Puccini di cui vengono assunte una serie di idee che diventano la struttura e la linfa vitale della nuova opera, a cominciare da quel tipo di rapporto sublime con alcuni elementi determinanti da cui scaturisce sia il flusso dell’ispirazione pucciniana sia quello della ispirazione moderna di Colusso. Già il suono delle campane prediletto da Puccini, così tipicamente “romano”, entra naturalmente nel tessuto elaborato da Colusso – sia nel Te Deum dedicato a Puccini che nella Recondita armonia – quasi che i due maestri si rispondano a distanza, in maniera esplicita e misteriosa nel contempo. Da questo suono meraviglioso comincia quel processo per cui la musica sembra germogliare pianamente per invadere lo spazio sonoro animandolo della sua stessa presenza e moltiplicando gli echi che si inseguono e ascendono letteralmente verso un cielo che è nel contempo fisico e mentale. Qui lo spazio della chiesa teatina è in sé determinante quale fattore di creatività quasi condizionante sul tessuto musicale. La musica si dipana a suggerire una implicita rotazione che porta in alto avvolgendo gli ascoltatori-spettatori partecipi di un evento in corso che li vede coinvolti emotivamente e concettualmente. I musicisti sono sotto la cupola mirabile del Lanfranco e il senso della ascesa diviene elemento portante di tutta la composizione. Questa salita fu a suo tempo, nella prima metà del Seicento, la quintessenza del linguaggio pittorico barocco che nel severo e nobilissimo ambiente teatino trovò il proprio campo di espansione più pertinente. Ancora oggi chi entra in Sant’Andrea della Valle e medita sulla sovrana bellezza degli affreschi di Giovanni Lanfranco con l’Assunzione della Vergine, forse la prima cupola barocca in assoluto di tutta la storia della pittura occidentale, non può non avvertire quel senso di liberazione e di estasi con cui il pittore, allievo ideale del Correggio in quell’incredibile e precario equilibrio di sacro e profano, trascina coloro i quali si pongano di fronte alle opere con animo sgombro di pregiudizi e desideroso solo di capire e amare. Proprio il Lanfranco visse in prima persona quella idea dell’incrocio di tanti percorsi che portano verso altre dimensioni da cui scaturisce la dimensione barocca in sé. Ma non ci si può accontentare di una definizione. Qui non si tratta tanto di “barocco” ma di una dimensione universale dell’arte pittorica che pone al centro della sua ispirazione lo sganciamento dal gravame della materia pesante e consegue quell’istanza di leggerezza e profondità che induce a sentire il vortice del movimento e della salita dentro immagini ferme e depositate una volta per tutte sulla altissima cupola. La pittura del Lanfranco sollecita nell’osservatore una sorta di viscerale adesione al proprio linguaggio depurato da qualunque intellettualismo e da qualunque eccesso di riflessione speculativa che pure ne sono a presupposto. E Colusso nella elaborazione del testo musicale è completamente immerso in questa dimensione emotiva e quasi si direbbe viscerale da cui la sua opera scaturisce spontaneamente. Così l’allaccio con Puccini diventa diretto e immediato. La Madonna e Tosca cantano insieme e accanto a frammenti pucciniani, talvolta ben riconoscibili talvolta più segreti, trapelano anche le note solenni e bellissime di tempi ben più antichi come in una eco veramente commovente di un frammento di Arcadelt che viaggia insieme con tutto il resto. Ed eccole allora le “bellezze diverse” di cui dice Puccini che sono altrettanti spunti a salire verso il cielo della bellezza, tali da creare una vera e propria dinamica temporale su cui procede il discorso musicale complessivo. Così la Tosca pucciniana viene connessa con il Tonus solemnis gregoriano del Te Deum e questo a sua volta con evocazioni dei Maestri Cantori wagneriani in questa vera e propria necessità di ascesa che rapisce l’ascoltatore e lo porta verso una patria spirituale eletta, accompagnato da suoni possenti e marcati e da suoni eterei che sfiorano il battito leggero delle ali degli angeli. E, del resto, nel canto pucciniano stesso il tema del volo è affermato perentoriamente. Così nel discorso di Colusso si rimescolano i prediletti argomenti teatini quasi che un destino singolare e entro certi limiti insondabile avesse fin qui accompagnato il compositore, Maestro di Cappella teatino, nel solco di una tradizione secolare, a tenere sempre serrate le fila della propria ispirazione che ritorna continuamente verso la figura di san Giacomo (cui è legato anche il Padre fondatore dei Teatini, san Gaetano Thiene, che rinunciò ai suoi beni nell’antico Ospedale “degli Incurabili” di Roma), persino nella suggestione del nome essendo Giacomo il nome di Puccini stesso, quasi che una necessità storica portasse Colusso a tornare in continuazione sui temi fatali del Nome, della Speranza, del Sangue che già lo coinvolsero profondamente rispetto alla figura di san Gennaro e ora nel più vasto e universale tema del Te Deum. La musica di Colusso in effetti è tutta interpretabile come una colossale festa di ringraziamento (tale infatti è nella sua intima essenza il Te Deum) in cui la scrittura musicale assume plasticamente le forme di un inno in cui passato e presente convivono senza alcuna frattura e tutto è riplasmato da una mano che vive la dimensione della tradizione come un unico immenso retaggio dentro il quale la scrittura della piena maturità convive con la semplice immaginazione del fanciullo che assiste sbalordito alla sua stessa epifania e celebra la gloria della musica che dona bene e positività e realmente affratella in un afflato che mantiene intatto il suo fascino dialogando con l’altro da sé che pure le appartiene. Una messa giovanile di Mascagni Mario Morini (© Musicaimmagine, 1991) Sei mesi dopo il trionfale battesimo di Cavalleria rusticana, il 14 novembre 1890, Mascagni informava il M° Amintore Galli – direttore artistico di Casa Sonzogno ed eminente musicologo – di avergli spedito alcune sue composizioni, fra le quali una Messa a piena orchestra: «gratissimo – affermava – se potesse dare un’occhiata a quei miei lavori e dirmene, senza ritegno, il suo giudizio». Quanto alla Messa, lo invitava a considerare che «questo lavoro fu scritto per Cerignola, e questo è una forte attenuante per me», e «per farlo eseguire da un’orchestra di ragazzi». Tuttavia, concludeva, «io credo che, come Musica da chiesa, possa andare e nello stesso tempo non manca di un certo effetto. Lo dico perché l’ho già fatta eseguire diverse volte qui a Cerignola e ne ho sentito gli effetti. Se Lei crede utile qualche modifica o, magari, qualche pezzo nuovo, me lo dica francamente». Il giudizio del Galli sulla Messa fu certamente positivo se si accinse lui stesso a farne la riduzione per canto e pianoforte, come si apprende da un biglietto di Mascagni indirizzatogli il 16 febbraio 1891: «Carissimo Maestro, ebbi la sua graditissima cartolina e ricevetti, in pari tempo, il Kyrie, della mia Messa, ridotto per canto e piano. Oggi le rimando questo Kyrie, approvandolo completamente». Quella inviata al Galli era la Messa di Gloria a tre voci e piena orchestra, titolo con il quale la troviamo citata – insieme con una Messa da Requiem – in un volumetto edito a Livorno nell’agosto 1890: Del Maestro Pietro Mascagni memorie di Jacopo Magroni. Il Magroni – presidente dell’Istituto Musicale Cherubini di Livorno negli anni in cui Mascagni vi faceva i suoi studi – attribuiva appunto l’una e l’altra Messa al periodo cerignolese precedente la nascita di Cavalleria. Infatti troviamo notizie concernenti la Messa di Gloria nel “Mascagni” di Antonio Siniscalchi (Cerignola, 1892), dove è riprodotto un articolo apparso sull’Avanguardia di Lucera del 22-28 aprile 1888, in cui si dava conto della composizione mascagnana eseguita in quei giorni nella chiesa di S. Antonio a Cerignola, sotto la direzione dell’autore, che vi era profeticamente definito «artista cui è riservato un brillante avvenire». Della Messa si diceva che è «lavoro veramente forte e originale, pieno di bellezze, ispirato alle esigenze del gusto moderno», che «fin dal principio si rilevò la forza del concepimento lirico» e che il successo fu «completo e indiscusso. […] Al Sanctus, al Benedictus, all’Incarnatus le note si librarono libere, ardite, in una gloria di sentimento, di melodia, di affetto; e il canto saliva alto a lodare Iddio, in una fusione di suoni dolcissimi, inebrianti. E quando l’ultima nota echeggiò nel bellissimo finale, ci lasciò il desiderio acuto di sentire ancora, di sentire un’altra volta, la squisita spirituale opera d’arte». Al genere religioso Mascagni si era dedicato, sia pure occasionalmente, sin dagli anni della precoce adolescenza. Raccontava Alfredo Soffredini che nel 1876, quando cominciò a dargli lezioni di pianoforte, il non ancora tredicenne Mascagni gli aveva mostrato un Kyrie da lui composto: «D’arte non c’era che il concetto, l’idea; ma quel concetto, quell’idea erano mille volte più interessanti dei concetti e delle idee che formano i Kyrie di certi parrucconi». Sempre a proposito dei primi passi di Mascagni, il Soffredini ricordava che l’allievo aveva composto «una Messa per certa solennità religiosa da eseguirsi in un vastissimo tempio», a Livorno: «La mattina alle sette la folla riempì in modo tale la Chiesa che dopo cinque ore d’attesa il soffoco e la ressa imposero l’intervento della Questura per evitare seri guai: e ad onta del luogo sacro e della presenza dei vescovi e di tanta solennità liturgica al Sanctus scoppiarono gli applausi e all’Agnus Dei la commozione fu tale che più d’uno scoppiò in pianto». Della parte avuta da Mascagni, poco più che sedicenne, nella composizione di una Messa che risale al 1880, è cenno in una lettera da lui indirizzata nel luglio di quell’anno allo zio Luigi, a San Miniato al Tedesco: «Avrai ricevuto una cartolina dal M° Soffredini, dove si dice che prenderebbe l’incarico di dirigere le musiche sacre per le feste del Crocifisso. Quando parlai di questa cosa al maestro, al mio amico Barbini (che ha scritto insieme a me la Messa) e ad altri signori, tutti convennero che sarebbe una bellissima cosa […]. Componenti il corpo musicale per la Messa saremo più di cinquanta, senza contare gli strumenti che si troveranno colà. Le parti di concerto sono affidate a bravissimi cantanti». Studente a Milano, Mascagni aveva poi composto un mottetto che mandò al M° Giulio Pellegrini, organista nella Chiesa di S. Caterina a Livorno, il quale lo eseguì il 18 giugno 1882; e il Soffredini affermò di avere ammirato «in quelle poche note la più vera manifestazione del canto liturgico severo e ispirato». L’anno seguente componeva buona parte dell’Introibo, l’Alleluia e il Sanctus di una Messa per la festa di Maria SS.ma del Rosario, da lui interamente strumentata, che fu eseguita sotto la sua direzione nella Chiesa di S. Caterina a Livorno il 7 ottobre 1883. È dunque probabile che qualche pagina di quella musica giovanile confluisse nella Messa di gloria in Fa maggiore come d’altronde molte pagine e spunti tematici della Messa furono utilizzati e trasformati nella Cavalleria e nel Ratcliff. A Orvieto nel 1891, si celebrò con solenni manifestazioni il sesto centenario del celebre Duomo. Insistentemente pregato dal conte Valentini, presidente del comitato per le feste centenarie, Mascagni accettò di dirigervi la sua Messa di gloria. L’esecuzione ebbe luogo la mattina del 31 maggio, dinanzi a più di seimila persone che riempivano da molte ore il vasto tempio. Il Teatro illustrato scrisse: «Questa Messa era un avvenimento per l’arte musicale italiana e il pubblico, non solo di Orvieto, ma della vicina capitale e di tutte le città e paesi limitrofi, lo riguardava come tale. Impossibile descrivere l’animazione che fin dal giorno avanti andava prendendo questa tranquilla città. Ogni treno che giungeva, sia da Firenze, sia da Roma, era stracarico di viaggiatori che scendevano alla stazione e con la funicolare o a piedi entravano in città». La Messa venne celebrata dal cardinale Vannutelli. L’orchestra era stata posta in fondo all’abside, in mezzo al coro, dietro all’altare maggiore. La parte del canto venne sostenuta dal tenore Francesco Marconi, che eseguì mirabilmente il Laudamus e il Qui tollis, a vicenda con il tenore Giuseppe Procacci, dal basso Ettore Borucchia, dal baritono Silla Carobbi. Il pubblico si commosse, s’entusiasmò e non si trattenne in più punti dall’acclamare il Maestro e gli esecutori. L’ importanza conferita all’avvenimento artistico dal luogo e dall’occasione solenne rese forse più severa la critica, il cui giudizio sulla Messa mascagnana si riassumeva in gran parte nel dubbio avanzato sul suo carattere religioso, carattere cercato evidentemente più nella forma che nella sostanza della composizione. «Sempre lo stile drammatico domina nei vari pezzi. Si cercherebbe invano in tutta la Messa un corale, una fuga o anche un semplice fugato», affermava la Gazzetta musicale, riconoscendo tuttavia che la sua struttura è «simmetricamente finita, elaborata con giusta proporzione di armonia» e la «strumentazione assai buona». In realtà, come si sarebbe riconosciuto poi, nell’insieme la Messa di gloria rivela il grande melodista che sa attingere una distillata semplicità e quella omogeneità di linee che sembra preannunciare i futuri conseguimenti perosiani. Mascagni avrebbe potuto rispondere ripetendo le parole indirizzate al conte Valentini quando aveva ceduto alle insistenze del comitato orvietano: «Dica ai suoi cittadini che non si aspettino che una preghiera. La Messa è una preghiera, tutta amore e tutta passione!». Fondazione Teatro della Pergola di Firenze Compagnia Italiana – Centro Europeo di Teatro d’Arte Fondazione Festival Pucciniano Torre del Lago, Viareggio (LU) Giovani, Cultura e Lavoro Formazione specialistica per tecnici e maestranze teatrali Torre del Lago, giugno/luglio 2013 e Formazione per giovani interpreti della scena Teatro della Pergola, Firenze, Autunno 2013 Un progetto di Maurizio Scaparro - coordinato da Ferdinando Ceriani Alta formazione gratuita per fonici, tecnici delle luci, truccatori e direttori di scena a Torre del Lago; a Firenze Ferruccio Soleri, il più celebre Arlecchino, inaugurerà in autunno le masterclass Dalla Commedia dell’Arte ai nuovi linguaggi dello spettacolo per giovani interpreti. L’attenzione ai giovani, alla formazione al lavoro è un caposaldo del progetto globale della Fondazione Teatro della Pergola per la Stagione 2014/2015, una sfida concreta in tempo di crisi per affermare con convinzione la possibilità di costruire un futuro con la cultura. Il progetto Formazione: Giovani – Cultura – Lavoro, ideato da Maurizio Scaparro e coordinato da Ferdinando Ceriani, è naturale prosecuzione di un lungo cammino iniziato nel 2011 con l’incontro internazionale “I Giovani e i Maestri – quale futuro?”, che ha portato nel giugno dello scorso anno all’ammissione della Fondazione Teatro della Pergola, come partner associato, all’E:UTSA (Europe: Union of Theatre Schools and Academies) per attivare nuove collaborazioni internazionali nel campo formativo e produttivo. L’E:UTSA è una rete internazionale che coinvolge le più importanti accademie teatrali europee (tra le altre, ricordiamo le accademie di Polonia, Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Lituania, Russia, Ungheria, Svezia) e nasce allo scopo di creare una rete di collaborazione, sperimentazione e ricerca tra le giovani creatività. A partire dallo scorso giugno hanno preso il via due percorsi di formazione e specializzazione: uno per tecnici e maestranze teatrali l’altro per giovani interpreti della scena in autunno. Il primo si realizza grazie alla inedita collaborazione tra la Fondazione Teatro della Pergola, la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago e la Compagnia Italiana. Dal 24 giugno al 11 luglio 2013, in concomitanza con il 59° Festival Puccini , a Torre del Lago, Viare ggio (LU), sono in programma 4 masterclass con laboratori gratuiti per la formazione specialistica di tecnici e maestranze teatrali. I corsi prevedono una parte teorica ma soprattutto un’applicazione pratica che seguirà gli allestimenti degli spettacoli del Festival e in particolare della Turandot diretta dal M° Daniel Oren con la regia di Maurizio Scaparro. I partecipanti potranno approfondire le loro conoscenze tecniche nel campo delle luci, del suono, della direzione di scena e del trucco con alcune tra le massime professionalità del settore Giancarlo Cauteruccio storico innovatore dell’uso della luce e Paolo Rizzotti direttore tecnico della Comédie Française di Parigi insieme ai docenti dei corsi: il light-designer Valerio Alfieri docente dell’Accademia della Luce di Vittorio Storaro, lo storico direttore di scena del Festival Pucciniano Tony Cremonese, il fonico Giovanni Grasso e la truccatrice del Festival di Torre del Lago Sabine Brunner. I laboratori, che si terranno nelle sedi della Festival Pucciniano, sono gratuiti e rivolti a giovani professionisti . In autunno gli orizzonti si allargano alle collaborazioni internazionali e alla Fondazione Teatro della Pergola e alla Compagnia Italiana si affiancano l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, l’E:UTSA (Europe: Union of Theatre Schools and Academies), LaMama di New York, e la Società Dante Alighieri di Parigi per realizzare lo Stage internazionale per giovani attori: Dalla Commedia dell’Arte ai nuovi linguaggi dello spettacolo. LE PROMOZIONI SPECIALI DEL FESTIVAL PUCCINI L’ABBONAMENTO Il grande apprezzamento presso il pubblico della FORMULA ABBONAMENTO ha indotto la Fondazione a confermare anche per il 2013 le speciali condizioni nell’acquisto di più titoli del cartellone. E’ possibile sottoscrivere un abbonamento a 3 o 4 titoli in ben 3 settori I II e III (date a scelta dello spettatore) e beneficiare di uno sconto del 30% sul prezzo del biglietto SPECIALE STUDENTI E ANZIANI Sconto del 15% sul prezzo del biglietto per under 26 , studenti universitari e over 65 da quest’anno anche per biglietti di secondo settore oltre che di l III e IV settore come consuetudine! per tutte le rappresentazioni. Per ulteriori informazioni o per acquistare i biglietti contatta le Biglietterie della Fondazione Festival Pucciniano a Torre del Lago 0584359322 o TuttoEventi a Viareggio allo 0584 427201 aperta tutto l’anno! HAI MENO DI 17 ANNI? CON UN 1EURO VIVI LA MAGIA DEL FESTIVAL PUCCINI il Festival Puccini mette a disposizione dei ragazzi (fino 17 anni compiuti) un contingente limitato di biglietti al costo di € 1,00 per tutte le opere in programma (comprese le prime) e consente ad un adulto accompagnatore di acquistare il proprio biglietto con uno sconto straordinario del 15% . la promozione e’ valida nei settori II e III. sino all’esaurimento del numero dei biglietti messi a disposizione. Se desideri acquistare i biglietti del Festival Puccini puoi farlo comodamente via telefono allo 0584 359322 o attraverso la biglietteria online visitando il nostro sito internet www.puccinifestival.it , pagando con carta di credito visa o mastercard. Altri Eventi/Music&More Amarcord Danzitalia - Italian Touring Dance Company Martedì Martedì 30 luglio – ore 21,15 coreografia e regia Luciano Cannito Con Rossella Brescia nel ruolo di Gradisca musiche di Nino Rota Scenografie di Carlo Centolavigna Costumi di Roberta Guidi di Bagno Profumo di anni Trenta, sul palcoscenico del Gran Teatro Puccini: liberamente ispirato al film premio Oscar di Federico Fellini, il balletto Amarcord inaugura il programma 2013 del Music & More nell’anno che celebra il 40mo anniversario della pellicola e il 20mo della scomparsa del Maestro riminese. Sotto la direzione di Luciano Cannito, con Rossella Brescia nel ruolo dell’avvenente parrucchiera Gradisca, Amarcord si presenta a Torre del Lago in una veste rinnovata rispetto all’esordio del 1995, andato in scena al Teatro San Carlo di Napoli e riproposto anche alla Scala e al Metropolitan di New York: sullo sfondo della Rimini d’inizio anni Trenta, il balletto prende per mano gli spettatori e li accompagna fra i piccoli problemi della gente comune, nella quotidianità di un’Italia a cavallo fra le due Guerre mai raccontata dai libri di storia. Così la storia di Titta, alter–ego del Fellini adolescente e della sua famiglia, si inserisce in un contesto di aneddoti e piccoli ritratti (la parrucchiera Gradisca, la disinibita Volpina e la mastodontica tabaccaia) legati da un filo comune che li rende interdipendenti, dove affiora comunque la spensieratezza e la voglia di vivere propria degli italiani dell’epoca. LUCIANO CANNITO Ha iniziato la sua carriera di coreografo e regista in Israele, nel 1986, con la produzione Passi Falsi; i suoi lavori sono stati rappresentati nei più prestigiosi teatri e festival di tutto il mondo ma oltre alla sua attività di coreografo‚ Cannito lavora regolarmente come regista ed autore di musicals e prosa. Nel 2004 ha realizzato il suo primo film per il cinema dal titolo “La lettera”‚ sul tema della pena di morte. Cofondatore e Direttore Artistico della Compagnia di Danza Dce Danzitalia, dal 2010 partecipa alla trasmissione “Amici” come esperto di danza e professore della cattedra di Ballo. Achille e Pentesilea Pentesilea Compagnia Emox Balletto Venerdì 2 agosto, ore 21,15 - Auditorium Enrico Caruso Coreografie e regia di Beatrice Paoleschi Musiche di Gioachino Rossini, Antonio Vivaldi, J. Sebastian Bach Costumi Santi Rinciari Danzatori: Francesco Mariottini, Eleonora Di Vita, Noemi Rossi, Serena Rampon, Giulia Lampredi, Vanessa Marsini, Sara Sicuro, Federica Taffoni, Chiara Della Latta, Eleonora Napoli, Anna Pesucci. Attori: Giulia Lino, Marco Lombardi Liberamente ispirato al dramma “Pentesilea” di Von Kleist, con questa nuova produzione la coreografia di Beatrice Paoleschi cerca di far emergere la complessa interiorità di personaggi che, pur provenienti alla sfera del mito, vengono proiettati in una dimensione moderna e umanizzati, nelle loro debolezze e grandi passioni. Pentesilea è la regina delle Amazzoni, forte e aggressiva tanto da privarsi del seno destro per utilizzare la sua arma, l’arco ma nello stesso tempo anche femminile e sensuale come Afrodite. La sua ambivalenza femminile la porterà a coltivare un amore tragico e travolgente per Achille, rivisitazione del binomio eros-thanatos, contrapposto al fresco rapporto con Protoe, amica e compagna di vita: con lei Pentesilea riacquista completamente la sua natura di donna tenera e sensuale, una parentesi di dolcezza su quel destino incombente che, presto, le farà precipitare entrambe in un gorgo di disperazione e di morte. Pierino e il lupo e… molto altro Gigi Proietti con l’Orchestra del Festival Puccini diretta dal maestro Michelangelo Galeati Sabato 3 agosto, ore 21,15 Parole e musica, con la grande voce di Gigi Proietti e le note del compositore Sergej Prokofiev suonate dall’Orchestra del Festival Puccini, per raccontare un classico senza età sospeso tra poesia, teatro e musica: “Pierino e il lupo” approda sul palco del Gran Teatro Puccini interpretato dall’attore-regista romano che ha preparato per il pubblico di Torre del Lago anche alcuni “classici” del suo repertorio. Sarà la voce narrante di Proietti a introdurre tutti gli strumenti che daranno vita ai personaggi del racconto: Pierino (interpretato dagli archi), l’uccellino (flauto traverso), l’anatra (oboe), il gatto (clarinetto), il nonno (fagotto), il lupo (corni), i cacciatori (fiati) e lo sparo dei fucili (timpani). Prokofiev scrisse “Pierino e il Lupo” nel 1936 e, a quasi ottant’anni di distanza, lo spettacolo è diventato un classico amato dai bambini ma apprezzato anche dagli adulti. Tanti sono gli attori noti che si sono cimentati nella voce narrante: Dario Fo, Roberto Benigni, Eduardo De Filippo ma anche Sean Connery e Mia Farrow. Dopo la fiaba, Gigi Proietti interpreterà alcuni ruoli ripresi dalla sua ampia carriera, arricchendo lo spettacolo con molte delle maschere tragicomiche tratte dallo sterminato repertorio dell'attore, incastonate tra versi e canzoni. Romeo & Giulietta Compagnia di Balletto del Teatro Nazionale Slovacco Lunedì 5 agosto, ore 21,15 Coreografie di Massimo Moricone Musiche di Sergej Prokofiev Scenografie e costumi di Lez Brotherston A tre anni dall’ultima apparizione nel cartellone del Festival Puccini, la più famosa tragedia shakesperiana che narra la sfortunata storia degli amanti di Verona torna in riva al lago di Massaciuccoli ballata da Alina Cojocaru e Federico Bonelli, stelle del Royal Ballet di Londra che insieme agli 80 artisti della compagnia di Balletto del Teatro Nazionale Slovacco racconteranno l’eterna faida tra Montecchi e Capuleti, sulle coreografie di Massimo Moricone e le note di Sergei Prokofiev. Moricone, coreografo italiano tra i più importanti della sua generazione, si è formato a Roma nel Centro Sperimentale di Danza Contemporanea, perfezionandosi poi fra Bruxelles e Cannes. Nel 1991 è stato invitato dal Northern Ballet Theatre a creare una nuova versione del Romeo and Juliet di Prokofiev e lo spettacolo, con la sua coreografia, è diventato il più rappresentato dal Northern Ballet e mandato in onda anche dalla BBC nel giorno di natale del 1992. Nata a Bucarest, Alina Cojocaru ha studiato a Kiev e, nel ’97, è entrata nella Scuola del Royal Ballet di Londra che, due anni più tardi, la promuoverà solista. Ospite delle compagnie di balletto più prestigiose al mondo (fra le quali Zurich Ballet, Teatro alla Scala e il Nazional Ballet of China) e di numerosi galà internazionali, ha vinto numerosi premi e, ad aprile 2012, ha ricevuto dal presidente della Romania Ion Iliescu la medaglia di cavaliere della Repubblica Rumena. Entrato giovanissimo al Balletto di Zurigo, nel ’96, sotto la direzione di Heinz Spoerli, Federico Bonelli è stato nominato solista della compagnia dopo una sola stagione e nel 2003 è entrato a far parte del Royal Ballet di Londra come Principal Dancer. Ha danzato tutti i ruoli del repertorio classico e i principali di quello moderno e contemporaneo, premiato nel 2005 con il “Positano” e nel 2007 come miglior danzatore dell’anno dal National Dance Awards Critic’ Circle. Un bacio sul cuore Martedì 13 agosto, ore 21,15 Regia di Michele Placido Drammaturgia: Michele Placido – Giulia Calenda Con Michele Placido – Isabella Ferrari – Alessandro Preziosi Tre grandi attori, Michele Placido, Isabella Ferrari e Alessandro Preziosi danno vita alla grande storia d’amore tra Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi, facendola rivivere attraverso l’epistolario intimo dei due amanti che percorre non solo cinquant’anni di vita privata ma anche di storia d’Italia: dal primo incontro a Milano, all’epoca del debutto verdiano con Oberto conte di San Bonifacio, al trionfo del Nabucco, di cui la Strepponi fu la prima interprete, fino all’esilio d’amore a Parigi e alla lunga vita coniugale tra le brume della villa di S.Agata. E’ la storia tra una donna libera, una delle più importanti cantanti liriche del suo tempo e il primo grande compositore europeo, Giuseppe Verdi, uomo semplice e legato alla terra, un contadino come amava lui stesso definirsi, riservatissimo e restio ai clamori del mondo ma capace, quando si trattava di difendere i propri sentimenti, di tirar fuori una forza inaspettata. Un epistolario che freme di passione, gelosia e dolcezza e che aiuta a comprendere quanto la presenza di Giuseppina Strepponi, donna di straordinaria intelligenza e sensibilità, sia stata determinante accanto a Verdi: moglie, amica, amante ma anche musicista attenta e raffinata ascoltatrice, prodiga di consigli e suggerimenti. Cocciante canta Cocciante Domenica 18 agosto, ore 21,15 Accompagnato sul palco dall’Ensemble Symphony Orchestra, diretta da Leonardo De Amicis e da oltre 40 artisti, Riccardo Cocciante ripercorrerà in riva al lago di Massaciuccoli la sua straordinaria carriera di cantautore, dai primi successi degli anni Settanta ai brani più recenti delle “Opere Popolari”. Il “cantante dei sentimenti”, come più volte è stato definito, spazierà da “Margherita” alle uscite mondiali di “Notre Dame de Paris” e “Giulietta e Romeo”. Nel repertorio della serata confluiranno sicuramente i pezzi di “Sulle labbra e nel pensiero” , il disco dedicato ai fan che non conoscono il suo lavoro e che ripercorre la sua carriera e grandi successi come “Celeste nostalgia”, “Se stiamo insieme”, la versione rimasterizzata di “Michelle” dei Beatles e “Bella senz’anima”. Insieme a Cocciante si esibiranno anche i protagonisti dei musical “Notre Dame de Paris” e “Giulietta e Romeo” e di “The Voice of Italy”, il talent show che ha visto il cantautore nell’insolito ruolo di giudice e di caposquadra. Un’occasione che riconferma l’impegno dell’artista nei confronti dei giovani che si avvicinano al mondo della musica e chiedono, per questo, formazione e sostegno. Il flauto magico magico secondo l’orchestra l’orchestra di piazza vittorio una produzione Vagabundos e Orchestra di Piazza Vittorio Ispirato a “Il Flauto Magico” di W.A. Mozart Martedì 20 agosto, ore 21,15 Direzione artistica e musicale Mario Tronco Elaborazione musicale Mario Tronco e Leandro Piccioni Acquerelli, animazione e scene Lino Fiorito Costumi Ortensia De Francesco L’opera di Mozart diventa una favola musicale tramandata in forma orale a ciascuno dei musicisti e, come accade ogni volta che una storia viene trasmessa di bocca in bocca, le vicende e i personaggi si trasformano e anche la musica si allontana dalla versione originale. E’ questo “Il flauto magico” secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio, idea nata nel 2007 quasi come una sfida: raccontare un Flauto contemporaneo, originale, ambientato nella società multirazziale dei nostri tempi ma senza riferimenti alla geografia reale. Non si tratta dell’esecuzione integrale dell’opera di Mozart: le melodie sono riconoscibili ma alcune solo tratteggiate, senza sviluppo né parti virtuosistiche, intrecciate a brani originali dell’Orchestra. Dove i ruoli sono stati distribuiti in base a somiglianze di carattere o affinità con esperienze vissute dai singoli musicisti, chiamati ognuno a contribuire con la propria formazione culturale: arabo, inglese, spagnolo, tedesco, portoghese, wolof, italiano. L’Orchestra è sul palco, non nella buca come nelle opere e i musicisti diventano protagonisti, indossando in scena il costume del loro personaggio e guadagnando così il proscenio. E alla fine dello spettacolo quasi nasce il dubbio che le cose siano andate proprio così: che nel loro meraviglioso lavoro di esotismo, Mozart e Schikaneder si siano ispirati ai tanti racconti che narrerà l’Orchestra di Piazza Vittorio. Jesus Christ Superstar Compagnia Rockopera Mercoledì 28 agosto ore 21,15 Regia di Mara Mazzei Direzione musicale: Simone Giusti Scenografie: Fratelli Cinquini Costumi: Paolo Pagni Dopo un tour che ha raggiunto i più importanti teatri italiani, registrando il ‘tutto esaurito’ in ogni rappresentazione, il più grande musical di tutti i tempi riportato in scena da Rockopera torna a Viareggio in un’esecuzione che riscopre la partitura musicale originale, così come fu concepita negli anni ’70 dal giovanissimo Andrew Lloyd Webber. Lo spettacolo si avvale infatti della presenza di una grande orchestra sinfonica composta da 50 elementi e punta a riportare l’opera alla sua natura, mettendone in risalto la modernità nella parte in cui tentò, con successo, di coniugare per la prima volta musica colta e rock, rendendolo finalmente “rispettabile”. Oltre 80 artisti tra musicisti, cantanti e ballerini riproporranno l’opera rock composta da Andrew Lloyd Webber con testi di Tim Rice e ispirata alle vicende dell'ultima settimana della vita di Gesù, con l'ingresso a Gerusalemme, il processo, la condanna a morte e la crocifissione narrate dalla prospettiva di Giuda Iscariota, rappresentando il conflitto umano e ideologico tra i due personaggi. La compagnia Rockopera nasce nell’estate del 1998 su iniziativa di un gruppo di giovani provenienti da esperienze di carattere musicale e artistico in genere e il primo progetto che persegue è proprio la produzione del musical “Jesus Christ Superstar”, realizzato nell’allestimento originale con orchestra dal vivo. LE MOSTRE Marino Consani VIAGGIATORE DI LAGO – Foyer del Gran Teatro Giacomo Puccini dall’11 luglio al 30 agosto La luce che brilla e risciacqua tra i canneti del Massaciuccoli, i suoni degli uccellini che passano, le ombre intense delle vicine boscaglie: richiami e suggestioni che hanno eccitato le fantasie e ai quali Marino Consani rende omaggio con la precisione e la raffinatezza del disegno giapponese. Non si limita, Consani, all’impressione naturalistica ma scava più lontano, tra falaschi e squarci di padule, fino a scovare figure tratteggiate dai bagliori e dai giochi di luce, delicate come Butterfly o robuste come Tosca. Un ragionare che è una dedica garbata, poetica, un tantino ironica a un lago che, Puccini permettendo, lo asseconda e lo compiace. Nato a Stiava, Consani vive e lavora a Lucca; ha esposto i suoi lavori in importanti gallerie italiane, collabora con architetti e arredatori. FOTOGRAFIE CON QUALCUNO DENTRO – Sala Belvedere del Gran Teatro Giacomo Puccini dal 28 luglio al 3 agosto Non semplici illustrazioni di un libro ma parti di un’opera a sua volta originale, costruita dopo otto mesi di ricerca in tutta la Toscana per cogliere luoghi, luci e suggestioni che raccontassero in modo nuovo le “Poesie con qualcuno dentro” dello scrittore Ennio Cavalli. I venti scatti selezionati dai fotografi versiliesi Franca Polizzano e Rinaldo Serra fissano lo stile del poeta romagnolo, continuamente in bilico fra sogno e realtà, memoria ed estri quotidiani ma anche il suo vissuto personale, catturato fra i suoi versi dalla lente dell’obiettivo. Rinaldo Serra ha iniziato a scattare a 17 anni mostrando subito una forte inclinazione per la ritrattistica. Nel tempo ha sviluppato collaborazioni nel campo della moda e dello spettacolo e firmato numerose personali, fra le quali Ritratti (Milano, 1988), Il mare (La Spezia, 1992), Tournet (Pavia,1994), Facciam’ festa tuttavia (Viareggio, 2012). Fotografa dallo stile fortemente istintivo e creativo, Franca Polizzano ha lavorato su diversi set di cortometraggi come fotografa di back stage. Nel 2012 ha inaugurato la sua prima mostra personale in Toscana e, tra le sue ultime esposizioni, figurano quelle delle rassegne Luccautori e Racconti nella rete. Le telecamere Rai si accendono sul Pucciniano Tre rappresentazioni liriche del 59° Festival Puccini, il dittico (Il Tabarro e Cavalleria Rusticana), Turandot e Tosca, saranno riprese integralmente dalla Tv nazionale e messe in onda da Rai5 e Rai Italia, canale quest’ultimo che trasmette all’estero. Ogni trasmissione sarà preceduta da un breve documentario dedicato a Viareggio e Torre del Lago. Si aprono le porte del piccolo schermo per il Festival Puccini che, nell’edizione 2013, approda in tv su due reti Rai che racconteranno a tutta l’Italia e anche ai Paesi stranieri l’opera del Maestro e la magia delle opere che ogni anno vanno in scena in riva al lago di Massaciuccoli. I tecnici inviati dai centri di produzione di Roma e Torino saranno infatti al Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago per registrare Il Tabarro e Cavalleria Rusticana, il dittico che il 12 luglio aprirà il cartellone del Festival, l’incompiuta Turandot, in scena il 13, 20 e 21 luglio e l’8 e 24 agosto e il capolavoro Tosca, in programma il 26 luglio e il 7, 16 e 22 agosto. Le tre recite, riprese integralmente, saranno proposte in differita dal canale tematico Rai5 e, fuori dai confini nazionali, da Rai Italia, il canale che trasmette all'estero con l’obiettivo di valorizzare le eccellenze italiane e che ha scelto l’opera di Giacomo Puccini come “strumento” di punta per dare lustro al “prodotto Italia”. La regista Arnalda Canali curerà la regia televisiva di Turandot e Tosca mentre Il Tabarro e Cavalleria Rusticana saranno affidate alla regista Daniela Vismara. Le serate, per Rai Italia, verranno introdotte da Marina Milone e tutte le messe in onda saranno precedute da un breve documentario su Viareggio e Torre del Lago, realizzato dalle troupe dell’emittente televisiva nazionale durante la loro permanenza a Torre del Lago . Una collaborazione, quella fra Fondazione Festival Pucciniano e Rai, che concretizza uno strumento fondamentale per la promozione non solo della manifestazione torrelaghese e dell’arte di Puccini ma anche di tutta la città di Viareggio. Fondazione Festival Pucciniano e Oxfam Italia Insieme per cancellare la fame La Fondazione Festival Pucciniano ha raccolto l’appello di Oxfam Italia e si è impegnata a sensibilizzare il proprio pubblico per sostenere la battaglia di Oxfam Italia contro la fame. Durante tutti gli eventi in cartellone è possibile dare il proprio contributo lasciando una donazione nella busta che gli spettatori troveranno sulle poltroncine e che verrà ritirata all’uscita dalle maschere. Fondazione Festival Pucciniano Ufficio Stampa - 0584 350567- 348- 3859089 [email protected]