Brescia
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CAMERUN
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Redazione: Diego Piovani
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La misericordia è speranza
F
orse le prime brume autunnali ci hanno già fatto dimenticare il caldo torrido
della scorsa estate e la sete che
l’accompagnava. A me basta ricordarmene per far rivivere quel
disagio prolungato che mi pare
sia stato come il simbolo di tutti
i bisogni profondi che abitano
l’uomo, e davanti ai quali misuriamo tutta la nostra insufficienza. Di cosa abbiamo bisogno?
I nostri veri bisogni
Certamente abbiamo bisogno
di salute, ma anche di compagnia, di attenzione, di serenità e
di armonia attorno a noi. Abbiamo sete di pace, in mezzo a tanti
conflitti più o meno dichiarati e a
tanta litigiosità. Abbiamo bisogno
di giustizia e di lavoro, di solidarietà e di compassione. E non solo
per noi, ma anche per quei nostri
fratelli e sorelle che, fuggendo
dalla loro terra, a rischio della vita
cercano qui da noi ciò che a casa
loro non possono avere.
In quest’autunno, alla ripresa
delle attività, anche se ci dicono
(con le statistiche) che va meglio
e che la crisi è passata, ci siamo
ritrovati davanti tutti i problemi
irrisolti che, dopo la breve parentesi delle ferie, sono ancora
lì ben visibili. Perché “presto o
tardi i nodi vengono al pettine”,
come dice il proverbio, insieme
…alle trombe d’aria e alle inondazioni disastrose.
Possiamo fare qualcosa!
Con la sua ultima enciclica
Laudato si’ papa Francesco ci
ha invitato a prendere in considerazione il degrado ambientale,
umano e sociale, aggravato dal
problema ancora non risolto dei
profughi, che in qualche modo si
collega con il primo. E ci sollecita ad agire, per quanto possibile, per porvi rimedio.
Saremo in grado di fare qualcosa? Ormai sappiamo che non
saranno i soliti chiacchieroni,
che tentano di imbonirci con
molte parole o spaventarci con
le loro “sparate”, ad affrontare
in modo efficace queste gravi
emergenze. Le vicende del secolo scorso, il “secolo breve” che
“A DOMANI DIO CI PENSA...”
Vivere ogni giorno nella Misericordia di Dio
p. MARCELLO STORGATO, sx
Massimo, che
A lgiàpiccolo
da bambino partecipava volentieri all’economia
della povera famiglia con lavoretti faticosi e compensi
modesti, e mostrava preoccupazione per il borsello, già
svuotato per le spese indispensabili, la buona mamma
diceva: “Non te preoccupà
guaglió, che a domani Dio ci
pensa!”. Il cantante napoletano, grato alla sua città e alla
sua famiglia, lo ha candidamente raccontato al pubblico
del TG (martedì 27 ottobre)
e ha aggiunto: “Perché lassù
Uno c’è che pensa a noi: è importante pensarci!”.
Il calendario è il semplice
elenco di 365 giorni, di tanti
ieri, tanti oggi e tanti domani.
E per chi vuole e ci crede, è anche un elenco di 365 giorni, a
cui “ci pensa Dio”: ogni ieri ogni oggi - ogni domani. E ci
pensa con infinita misericordia.
Il 2016, infatti, iniziando dal
prossimo 8 dicembre 2015, festa dell’Immacolata, sarà l’anno della Misericordia, a tutti gli
effetti, grazie all’intuizione di
papa Francesco, al quale siamo
profondamente riconoscenti.
“Abbiamo tutti un disperato
bisogno di misericordia”: afferma don Matteo Zuppi, neo eletto arcivescovo di Bologna. “È il
vangelo che ci spinge a uscire
per le strade per incontrare
tutti, a cominciare dai poveri.
Gesù è sempre in cammino, e
così dobbiamo fare anche noi
cristiani… Non bisogna avere
paura di contaminarsi. Il cristiano non deve avere alcun timore
di ciò che può venirgli da fuori.
Deve temere solo il male che gli
può uscire dal cuore”.
Come vivere la Misericordia?
Ascoltiamo i suggerimenti di
papa Francesco: “È mio vivo
desiderio che il popolo cristiano
rifletta durante il giubileo sulle
opere di misericordia corporale
e spirituale. Sarà un modo per
risvegliare la nostra coscienza
spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare
sempre di più nel cuore del vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La
predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia
perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli”.
Abbiamo accolto l’invito e
abbiamo impostato il calen-
dario del 2016, che trovate
in questo numero del nostro
mensile, proprio sulle opere
di misericordia, corporale e
spirituale. Le abbiamo un po’
“aggiornate” alle situazioni
nuove, che si sono create nel
nostro mondo attuale, con
i senza-tetto, i senza-terra, i
senza-lavoro…, il bisogno di
riconciliazione, di pace, di conversione dalla corruzione…
Per ogni giorno dell’anno, abbiamo inserito una frase di papa Francesco come nostra riflessione quotidiana. Non è stato
difficile trovare parole semplici
e convincenti sulla Misericordia,
perché - ormai l’abbiamo capito
tutti! - questo è il pensiero forte e continuo del papa, ripreso
direttamente dal cuore del vangelo: è la vera “buona notizia”
portata da Gesù all’umanità di
tutti i tempi e luoghi.
Non ci resta che attuare,
ogni giorno dell’anno, il desiderio di accogliere la Misericordia e il proposito di viverla
praticamente, con noi stessi e
con tutti, secondo il pensiero di
Dio, che ci accompagna con infinita Misericordia. Ne guada■
gneremo in felicità!
p. GABRIELE FERRARI, sx
è ormai alle nostre spalle, continuano ancora nelle ingiustizie
e nella povertà di troppi nostri
fratelli e sorelle e nel degrado
ambientale, umano e sociale che
minaccia il nostro futuro.
Il ricordo di quelle vicende
dovrebbe farci “prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello
che accade al mondo e così riconoscere qual è il contributo che
ciascuno può portare”, dice il
papa in Laudato si’ (n. 19). Non
solo, ma dovrebbe far nascere
nel nostro cuore quel sentimento
di partecipazione e di solidarietà
che i nostri padri hanno saputo
avere e che invece sembra non
attecchire più in noi, oggi.
Meno pretese, più felicità
Papa Francesco ci ricorda che
solo la memoria di Dio e della
sua misericordia può motivare
la nostra azione per salvare questo mondo e prenderci cura del
nostro prossimo che ha bisogno.
C’invita a esaminare il nostro
stile di vita e a chiederci se non
sarebbe più umano vivere con
sobrietà, giustizia e compassione, prendendo come bilancia il
bene comune e la condizione dei
poveri. Ci suggerisce di adottare
l’atteggiamento del buon Samaritano che, passando accanto al
malcapitato, lo vede, si ferma,
scende da cavallo e gli si accosta, gli fascia le ferite e gli procura un alloggio.
E ricorda che i poveri non devono solo essere aiutati, ma devono farci riflettere, perché il loro
2015 NOVEMBRE n. 9
punto di vista è quello giusto per
giudicare il nostro standard di vita. Nessuno ci chiede di ridurci in
povertà, ma di vedere se non esageriamo nelle pretese e attese e
se non cediamo alle false offerte
del consumismo. Non potremmo
vivere con meno ed essere ugualmente felici? Ricordiamo l’ammonimento di Gesù: la qualità
della vita “non dipende da quanto
possediamo” (cf. Lc 12,15).
Missione di misericordia
Provvidenziale viene l’anno
della misericordia indetto dal
papa e che inizia con la prossima
festa dell’Immacolata. La misericordia deve diventare la legge
del mondo globale, che è stato
unificato in molti aspetti esterni,
ma che cerca ancora un cuore
che veramente ne sia il centro.
Solo Dio e il suo Cristo possono fare questo miracolo, anzi già
l’hanno fatto lasciando ora a noi
di “fare del mondo una sola famiglia”, come diceva san Guido
Conforti. Egli ha fondato i missionari saveriani come famiglia
per essere un piccolo nucleo di
comunione, attorno al quale si
coaguli la ricerca dell’unità del
mondo nella solidarietà.
È questa la missione dei saveriani e dei loro amici. Questo è
l’invito che ci viene dalla festa
del 5 novembre, memoria della
nascita al cielo del nostro padre
e fondatore, mentre il nuovo anno 2016 è ormai alle porte, per
il quale vi anticipiamo con il calendario gli auguri più fraterni di
grazia e pace.
■
Misericordia è ascolto e perdono. Padre Sergio Targa
durante una confessione, in
Bangladesh.
2015 novembre n.
9
ANNO 68°
CALENDARIO 2016
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2015 NOVEMBRE
MISSIONE E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
Grida ancora, Rachele
Anche oggi i suoi figli “non sono più”
la morte riesce a
N eanche
porre fine all’amore ma-
terno di Rachele. È come se li
portasse permanentemente in
grembo, i figli e i figli dei figli.
È dalla tomba che esce il pianto
funebre, quando non c’è più nessuno per piangere, perché il Paese è devastato. Lei che ha generato per la vita resta inconsolabile, perché quei figli, anzitempo e
in modo violento, ne sono stati
privati: “non sono più”.
Le armate straniere, dall’Assiria nel 722 e poi da Babilonia nel
587 a.C., hanno seminato devastazione e morte senza alcuna pietà.
Quello che il libro delle Lamentazioni dice in modo più articolato,
Rachele lo esprime con un grido
di pianto che, dalla sua tomba a
Efrata / Betlemme, si sente fino a
Rama, al di là di Gerusalemme.
Non c’è consolazione possibile: i
suoi figli “non sono più”.
Una Rachele di oggi,
in Palestina
Anche Matteo ha raccolto
questo grido, al quale il ritorno
dei superstiti nel 538 a.C. era
stato solo una provvisoria consolazione. Infatti, i figli di Rachele
continuano a morire, stavolta per
mano del loro re. Chi ha viscere
di madre in quest’umanità feroce deve disporsi al pianto.
Matteo va ancora più lontano
e ricorda di un bimbo sopravvissuto a un ordine dato dal Faraone
di uccidere tutti i neonati maschi
ebrei: Mosè, il quale ormai adulto, minacciato ancora di morte,
dovrà fuggire nel deserto, per tornarne con una missione di liberazione per tutto il popolo ebreo.
Gesù viene come antagonista
al potere di versare sangue. E la
vecchiaia non rende Erode più tollerante: ne uccide tanti per essere
sicuro di averne ucciso uno, colui
che viene come “re”. C’è ancora
da piangere,
Rachele! I
gridi di Rachele si levano nell’aria,
squarciano le
nubi, ma non
la pervicacia
di chi cerca
potere a ogni
costo.
Rachele
piange in
Iraq, piange
in Afghanistan, piange
MISSIONE BAMBINI
EVANGELIZZARE... IN RETE
p. MARCELLO STORGATO, sx
di Gesù a Pietro è raccontato nel vangelo di Giovanni
L’ invito
(21,6). Si riferisce alla “pesca miracolosa” avvenuta dopo la
resurrezione sul lago di Tiberiade. Pietro è con altri sei compagni.
Tutti d’accordo, vanno a pescare, ma in quella notte non prendono niente. All’alba, si presenta Gesù e grida loro: “Gettate le reti
sulla destra… e troverete”. Risultato: 153 grossi pesci! La pesca è
copiosa perché Pietro ha “gettato la rete” come ha detto Gesù. Infatti, quando si vuol far da soli o si vuol far di testa propria, non si
va molto lontano.
Il Pietro moderno è innovativo: poco portato alla fatica del lavoro manuale, si rivolge ai nuovi mezzi di comunicazione, anche per
predicare il vangelo: “entrare in rete”, fare un blog e chattare con
tutti, fino ai confini del mondo! Pensa che sia più comodo e, forse, anche più efficace. Comodo, certamente sì! Efficace? Dipende.
Per essere “pescatori di uomini”, comunque, è inevitabile la fatica
e ci vuole tanta pazienza.
■
La vignetta è di Gioba (don Giovanni Berti), pubblicata sul sito
www.gioba.it
2
LA PAROLA
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si
infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme
e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo
il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì
ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18”Un grido è
stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange
i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.
Matteo 2,16-18
16
sr. TERESINA CAFFI, mM
in Siria, piange nella repubblica
democratica del Congo, in Ruanda e in Burundi, piange fra le onde del Mediterraneo e sulle rotte
senza fine dei Balcani. Piange
nei Paesi dove non giunge più
notizia del figlio o della figlia
partiti. Piange ogni volta che il
calcolo mette disinvoltamente
sulla bilancia mucchi di morti.
sce anche a noi la rivolta conto il
male e l’urgenza di intervenire.
Dio solo le darà la consolazione vera, in quel suo discendente sopravvissuto all’eccidio,
che per dichiarare cominciato il
tempo della consolazione darà la
sua vita: “Beati coloro che sono
nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4).
Il pianto è un grido che toccò
l’Altissimo spingendolo a intervenire per il suo popolo (Es 3,7).
Ma è una palla che torna indietro, quando colpisce i muri cementati di indifferenza. Rachele
non esulta perché sono nuovi
martiri o futuri santi, piange per
le loro vite spezzate. E restitui-
Grida, Rachele, grida anche
oggi, grida per squarciare la tranquillità di chi pensa che la morte
sia un effetto collaterale tollerabile. Grida per chi pensa solo
DUE VESCOVI SAVERIANI
NUOVI TEOLOGI SAVERIANI
In varie date della scorsa estate, in
quattro noviziati
saveriani (Hortolandia - Brasile; Jakarta - Indonesia;
Salamanca - Messico; Kinshasa - rd
Congo), 23 giovani
hanno pronunciato
la professione religiosa aggregandosi alla famiglia
saveriana. Sono
di otto nazionalità: 7 burundesi, 6
congolesi, 3 camerunesi, 3 indonesiani, 2 brasiliani e
1 colombiano e 1
italiano.
Di questi, i tre saveriani indonesiani
continuano per un
Mons. Biguzzi con il neo vescovo saveriano
anno gli studi di fimons. Paganelli, sotto lo sguardo di san Guido Conforti
losofia; gli altri sono già a destinazione nelle 4
Il saveriano p. Natale Pagacomunità saveriane internazionelli, amministratore della dionali di teologia: 7 hanno ragcesi di Makeni in Sierra Leone,
giunto Yaoundé (Camerun); 5
è stato ordinato vescovo. L’orsono a Città del Messico; 4 sono
dinazione episcopale è avvenua Parma (Italia); 4 sono a Manita nel Centro pastorale di Mala (Filippine). In tutto, sono olkeni, alle ore 11 di sabato 31
tre 70 i saveriani studenti di teottobre 2015, con un’immensa
ologia. Ringraziamo il Signoe commossa partecipazione di
re della messe per questi nuovi
fedeli e anche di musulmani
giovani “operai” e auguriamo
della regione.
loro un buon cammino formaIl vescovo ordinante, mons.
tivo in vista della missione nel
Miroslaw Adamczyk, nunzio
mondo.
■
apostolico in Sierra Leone, ha
avuto come assistenti mons.
Patrick Koroma, vescovo di
Kenema, e il saveriano mons.
Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni.
Mons. Biguzzi è partito per
la Sierra Leone mercoledì 28
ottobre da Linate con volo
per la capitale Freetown. Sullo stesso aereo hanno viaggia- Studenti saveriani africani
to cinque famigliari di p. Na- della teologia di Parma
tale, tre amici di Parma e la
PREPARARSI
dott.ssa Martina Benelli. I noALLA
TERZA ETÀ
stri auguri sono accompagnaAnche i missionari invecti dalla preghiera per il nuochiano, e devono prepararsi
vo vescovo e tutto il popolo di
ad affrontare i vantaggi e le
Makeni.
■
a come passare nuove vacanze.
Grida per chi alimenta la guerra
e poi si presenta come benefattore. Grida per chi ha trovato ideali
per cui è disposto a uccidere.
Grida anche per i buoni che
vorrebbero circondarsi solo dei
loro. Grida per i politici che non
si chiedono da dove vengano
gli esodi forzati e non mettono
in causa le loro politiche. Grida per i giovani che stanno pensando dove possono guadagnare
un po’ di più. Grida per noi tutti.
Forse il tuo grido ci ricondurrà
alla ragione.
■
difficoltà della cosiddetta “terza età”, come tutti gli esseri
umani che, per grazia di Dio, ci
arrivano. Per noi missionari, a
volte, sembra difficile accettare
i limiti che l’età avanzata inevitabilmente comporta: correre
di meno, ridurre la frenesia
del fare, concederci più riposo
e precauzioni, controllare lo
stato di salute… Anche perché
sappiamo che non c’è un’età di
pensionamento dalla missione,
che è per tutta la vita.
Rispondendo a questa esigenza di preparazione, dal
23 al 25 novembre, nella casa
madre dei saveriani a Parma,
è stata organizzata una “tregiorni di formazione per la terza età”, con due incontri giornalieri, al mattino e al pomeriggio. Relatori sono il dott.
Carlo Toninello di Negrar (VR),
la dott.ssa Zaira Esposito e due
collaboratrici, il saveriano p.
Gabriele Ferrari.
■
LE LETTERE
DI PADRE DAGNINO
Il superiore generale p. Luigi
Menegazzo
ha diffuso
un invito a
preservare
“il patrimonio di corrispondenza
tenuto con
e dal confratello p. Amato Dagnino
(nella foto),
…un epistolario che può
contenere
preziose indicazioni per la vita
religiosa e spirituale”.
Si ritiene perciò opportuno catalogare e conservare
le lettere e i messaggi da lui
scritti. “Invito chi è in possesso
di lettere o altro materiale riguardante p. Amato Dagnino,
di mandarne copia a p. Gianni Viola” (Missionari Saveriani - Viale S. Martino 8 - 43123
Parma; Tel. 0521 920511; mail
[email protected]).
2015 NOVEMBRE
DIALOGO E SOLIDARIETÀ
LETTERE AL DIRETTORE
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saverianibrescia.it/ FB: Missionari Saveriani
“ACCETTO VOLENTIERI LA PROPOSTA”
Caro direttore,
mi rivolgo a te e a tutti gli amici saveriani. Molte e infinite grazie
per tutti questi anni che mi avete inviato il vostro meraviglioso mensile missionario, e per il bene che ha fatto alla mia anima e a coloro che
vi hanno letto, sacerdoti e laici. Per motivi di malattia, sono costretto
a chiudere la casella postale, perciò vi prego, con dispiacere, di non
inviare più il vostro giornale.
Ricordiamoci a vicenda nella preghiera e nell’apostolato, e auguri
per le feste di fine anno e per la vostra interessante missione nella
chiesa e nel mondo. Vi abbraccio in Cristo,
Francesco, via E-mail, Honduras
Desidero portare alla vostra conoscenza che mio padre è deceduto
da tempo e che l’abitazione è attualmente vuota. Questo al fine di
evitare spreco di materiale e spese di spedizione. Con grande stima,
un cordiale saluto, il figlio,
Dario, via E-mail, Besana in Brianza
Carissimi,
ringrazio tutti coloro che ci informano circa aggiornamenti di indirizzo postale, anche per facilitare la consegna a domicilio, che comunque in molte località avviene con ritardi incomprensibili. Alcune volte,
purtroppo, la posta ci torna indietro al mittente con motivazioni scritte
a tavolino (in ufficio), come la crocetta su “sconosciuto”: al postino,
forse, che non è più tenuto a “conoscere” i suoi destinatari…
Ricevere richieste per annullare l’invio del nostro mensile per motivi di malattia, di anzianità, di morte… ci dispiace sempre, perché sono
amiche e amici con cui abbiamo avuto un bel rapporto. All’amico
Dario abbiamo fatto la proposta di “proseguire la tradizione del papà,
per continuare a sentirci uniti come in una grande famiglia, per non
perdere i contatti, perché le nostre testimonianze ed esperienze di missione possano continuare a diffondersi. Il nostro mensile è uno strumento idoneo per far questo: si legge velocemente e offre spunti per la
vita di ogni giorno. Nella speranza di risentirti presto, cordiali saluti”.
La risposta dell’amico Dario non si è fatta attendere e ci ha commosso: “Accetto volentieri la proposta di continuare la tradizione di
mio padre, ed ecco il mio indirizzo…”.
C’è anche un altro bel messaggio che desidero pubblicare. È rivolto
alla saveriana Teresina Caffi, autrice delle riflessioni nella rubrica di
pagina 2, “Missione e famiglia”.
Cara sr. Teresina, sono da sempre amica dei saveriani e leggo sempre con piacere e profitto il giornale “Missionari Saveriani”; ma la
pagina che tu scrivi mi è particolarmente gradita. E ti sono grata per
la riflessione del mese di agosto, che mi ha fatto conoscere - a me che
da brava prof. di religione mi vanto di aver letto tutta la bibbia - un
episodio che mi era sfuggito: la famiglia di Paolo, il nipote affettuoso
e intraprendente e la sorella, che compaiono e scompaiono, ma fanno
parte della storia della salvezza che Dio ha scritto e continua a scrivere con le nostre storie. A te l’augurio di continuare a raccontare con
le tue belle parole la grande storia di Dio. Un abbraccio,
Stefania Felici, via E-mail, Ancona
Sono convinto che il messaggio di Stefania sia condiviso da tanti
lettori e lettrici, che saluto e ringrazio di cuore,
p. Marcello, sx
STRUMENTI D’ANIMAZIONE
AVVENTO NELLA... MISERICORDIA
“Il
tempo della misericordia”
Per il prossimo Avvento e Natale, proponiamo il libretto
(pp. 95, € 3.50). Il sussidio per il
2015-2016 è curato da don Luciano Squizzato, missionario nelle
Filippine e in Kenya.
È un bel modo per vivere
l’inizio del Giubileo della Misericordia, indetto da papa Francesco, riflettendo sulla Parola del
giorno e rileggendo le parole
che il papa ha pronunciato sul
“messaggio più forte”, quello
di Dio che ama e perdona.
Il sussidio, infatti, propone
ogni giorno due paginette con
tre passi: l’ascolto della Parola;
la riflessione personale o in famiglia; proposte per vivere il
giubileo in sintonia con papa
Francesco.
3
Richiedere a: EMI, Bologna (tel. 0521 326027, fax 051
327552, e-mail: [email protected], oppure direttamente dal sito internet www.emi.it).
I MISSIONARI SCRIVONO
I saveriani di Spagna salutano p. Gigi Signori, ora a Parma
Sembra quasi che anche gli
angeli del cielo abbiamo versato abbondanti lacrime per la partenza di p. Gigi, dopo più di dieci anni trascorsi in terra Spagnola. Nelle feste di addio celebrate a Cartagena e a Murcia, i numerosi amici e conoscenti hanno risposto numerosi sfidando la
pioggia, scesa abbondante all’inizio di settembre. Abbiamo potuto condividere le ultime riflesPadre Gigi Signori, al centro con occhiali, è stato salutato con due belle feste
sioni di p. Gigi sulla missione,
dagli amici spagnoli; ora inizia l’avventura a Parma
che in questi anni lo ha tanto arricchito. Animare una chiesa “distratta” non è un compito facile!
Ora p. Gigi Signori è pronto per un’altra missione: non quella sognata dell’Africa, ma quella richiesta
dall’obbedienza, alla casa madre di Parma, secondo il disegno di Dio.
Coraggio, p. Gigi! Siamo riconoscenti a Dio per il regalo della tua presenza tra noi. Puoi contare sulla nostra preghiera e sul nostro affetto di missionari, che siamo ancora qui in Spagna per animare gruppi e parrocchie. E, appena puoi, torna a farci visita per gustare un buon piatto di riso e lumache!
Confratelli di Spagna
In Camerun le scuole si riempiono di bambini e di... genitori
Sento il vociare degli allievi nel cortile della scuola. Le nostre P. Benigno Franceschetti tra i numerosi alunni
scuole si riempiono di ragazzi perché, nonostante le difficoltà eco- della scuola nel quartiere
nomiche, si crede alla vita. E perciò ogni anno si presenta l’esigen- di Songa, in Camerun
za di nuove aule scolastiche.
Il futuro del Camerun passa proprio da qui: dalle scuole
e dalle giovani forze che irrompono. Ma si tratta anche di
presentare a questi ragazzi dei modelli “credibili” e dei
valori che costruiscono l’uomo e non lo distruggono.
Cercheremo di assicurare una nostra maggiore presenza non solo nelle “nostre” scuole, ma anche nelle altre.
Ho partecipato a una riunione dei genitori degli allievi del quartiere. Mi ha stupito la massiccia partecipazione e la vivacità degli interventi. Il direttore ha
fatto presente le difficoltà dovute alla mancanza di strutture: non c’è acqua, non c’è elettricità, non ci sono ambienti adatti per le ricreazioni…
Ma l’attenzione è stata attirata dalla disposizione del ministro: tutti gli allievi, anche delle scuole elementari, devono presentarsi con un cartellino appeso al collo, che manifesti la loro identità e devono essere “frugati” prima di entrare. Questa norma è dovuta al fatto che nel nord Camerun i Boko Haram hanno compiuto
attentati servendosi di bambini… Siamo arrivati a questo punto! Ci vuole pazienza e coraggio.
p. Benigno Franceschetti, sx - Bafoussam, Camerun
Nella missione di Bongor, in Ciad, la Messa è alle 6 del mattino...
Tutti i giorni celebriamo la Messa alle ore 6, all’alba. La missione è al centro della cittadina di Bongor,
vicina al mercato, nel quartiere a maggioranza musulmana. In alcuni periodi dell’anno celebriamo la Messa
anche in una sala in un quartiere più periferico, non molto distante da dove viviamo.
Apriamo alle 5 del mattino e ci sono già persone che vengono a pregare. C’è un uomo e tre nipotini piccoli
- tra i 5 e gli 8 anni - che arrivano alle 5 e un quarto e stanno lì, in silenzio e senza muoversi, per
tutto il tempo fino alla Messa finita. È una cosa davvero sorprendente, anche per noi missionari!
Antxon, sx - Bongor, Ciad
SOLIDARIETÀ
GIAPPONE: AULE ANTISISMICHE A OSAKA
Oso scrivere per l’amore che sento per questa piccola comunità cristiana di Kaizuka, in Giappone. Le varie strutture,
costruite nel
dopo guerra, non sono più sicure; è necessario ricostruirle. Gli edifici
attuali possono resistere ai “terremoti comuni” fino a 3-4
gradi, ma nella zona di Osaka siamo in forte allerta per
scosse che possono causare gravi danni e vittime.
Da novembre 2014 con gli architetti abbiamo studiato le norme antisismiche e tutti i problemi tecnici relativi al caso. Dopo mesi di ricerche e discussioni, si ritiene
necessario un intervento radicale, ovvero abbattere e ricostruire la missione: la chiesetta per 100 posti, aule per
incontri e gruppi di catechismo, la casa parrocchiale. La
missione diventerebbe così un luogo sicuro per i fedeli e
un rifugio anche per la gente del luogo.
I cristiani da tempo stanno offrendo il loro generoso
contributo, puntando a raccogliere almeno la metà della cifra necessaria. Ora oso bussare anche alla porta degli amici disposti ad aiutare la missione in questa terra
giapponese, chiedendo un vostro contributo. Tante piccole gocce possono riempire il bicchiere! Le vostre offerte (fino a un massimo di € 20.000) aiuteranno a costruire sale antisismiche per gli incontri.
A nome dei fedeli di Kaizuka, vi ringrazio, invocando
la benedizione di Dio sulle vostre famiglie.
p. Pier Giorgio Manni, sx
PICCOLI PROGETTI
7/2015 - Giappone
Aule antisismiche per Osaka
La missione di Kaizuka-Osaka, costruita del
dopo guerra, è a rischio crollo; è necessario
ricostruire le strutture in modo sicuro, antisismico. La comunità sta contribuendo; si chiede
un aiuto per avere aule sicure per gli incontri e
la formazione, fino a un massimo di € 20mila.
• Responsabile del progetto è il saveriano
novarese p. Pier Giorgio Manni.
6/2015 - Congo RD
Sala polivalente a Panzi
A Panzi, i saveriani hanno bisogno di ultimare una sala polivalente per ospitare fino a mille
persone. Sarà dedicata al saveriano p. Piergiorgio Lanaro. Cercano un contributo di € 45mila.
• Responsabile del progetto è il saveriano
p. Franco Bordignon.
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2015 NOVEMBRE
ALZANO
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Tante tappe e tante storie...
Sessant’anni di presenza saveriana ad Alzano
S
essant’anni fa, il 7 ottobre
1955, iniziava ad Alzano
Lombardo la presenza stabile e
continua dell’istituto saveriano
per le missioni estere”, ovvero…
i missionari saveriani.
L’istituto è stato fondato dal
santo vescovo di Parma, mons.
Guido Conforti, che volle i suoi
missionari nelle lontane terre
dell’Asia, dove qualche secolo
prima san Francesco Saverio
era andato per portare a quelle
genti il vangelo e la fede cristiana.
Av e n doci affidato il
Saverio
c o m e
patrono
e modello,
i suoi
m i s P. Giovanni Castelli ha
sionari
avuto dal vescovo Piazzi
sono coil permesso di aprire la
nostra casa ad Alzano
nosciuti,
Lombardo nel 1955
appun-
to, come “saveriani”.
Da Grumone
e Gromo San Marino
La presenza saveriana ad Alzano, come già ha ben descritto
nel numero di ottobre p. Franco
Sottocornola, è stata preparata
da numerosi interventi di animazione missionaria condotti
dai saveriani che predicavano
le “feste missionarie” nelle generose e accoglienti parrocchie
della Bergamasca, provenendo
da Grumone (CR).
Da lì, dove i saveriani avevano
intessuto rapporti cordiali con la
famiglia del futuro papa Montini
(Paolo VI), rifugiatasi nella vicina Verolanuova (BS), un gruppo
di apostolini con alcuni educatori
era sfollato nei pressi di Gromo
San Marino nel 1943. Utilizzando le strutture allora esistenti - le
scuole elementari, l’asilo e il salone parrocchiale - hanno vissuto per un certo tempo con quella
popolazione cordiale e particolarmente accogliente.
p. GERARDO CAGLIONI, sx
La parentesi di Pedrengo
A guerra finita, il 7 giugno
1945, i saveriani, si sono stabiliti
nella Villa Sottocasa di Pedrengo che, per alcuni anni, ha accolto numerosi ragazzi bergamaschi
desiderosi di vivere l’avventura
missionaria. Qualcuno perfino ha sognato e sperimentato
la “palma del martirio”, come
p. Luigi Carrara di Cornale di
Pradalunga, ucciso in Congo 51
anni fa.
Molti di quei ragazzi sono
diventati bravi missionari e da
abili apostoli del vangelo hanno
lavorato (e alcuni lavorano ancora oggi) nelle missioni sparse
nei continenti d’Africa, Asia e
America Latina.
L’approdo finale
Nel 1955, il vescovo mons.
Giuseppe Piazzi, amico del bergamasco p. Giovanni Castelli,
superiore generale dei saveriani,
ci ha accolto ufficialmente nella
diocesi di Bergamo. E da allora
viviamo stabilmente nella citta-
Fateci un regalo: venite a trovarci!
Sessant’anni di presenza saveriana ad Alzano / 2
1994, quando i ragazzi
N elerano
quasi “scomparsi” e
la casa sembrava troppo grande
per così poche persone, qualcuno pensò bene di muoversi verso una nuova sede. Così, la casa
dell’istituto saveriano per le missioni estere di Alzano Lombardo,
fu trasferita dalla bella posizione
in via Adobati a via Ponchielli,
verso la valle del Serio.
Il nuovo edificio è certamente più funzionale, ma situato in
una zona meno popolosa della ex
Villa Santa Maria. I vivaci ragazzi, lentamente, sono spariti e sono rimasti alcuni saveriani perlopiù anziani, spesso reduci da una
lunga esperienza nelle missioni e
con qualche problema di salute.
4
Luogo d’incontri
aperto a tutti
Attualmente, i missionari che
vi risiedono (sette) si dedicano
al servizio delle comunità parrocchiali più vicine e a poche
giornate missionarie. Di tanto
in tanto, accogliamo gruppi di
catechesi che trascorrono una
mezza giornata in preparazione
ai sacramenti. C’è poi il Gams
(Gruppo amici dei missionari
saveriani), che si incontra regolarmente per la preghiera davanti all’Eucarestia, il terzo giovedì
del mese alle 20 e 30, e il gruppo
di fedeli che partecipa alla Messa missionaria del primo martedì
del mese, alle ore 15.
I rappresentanti dei gruppi missionari del vicariato di Alzano
s’incontrano nella nostra casa per
la programmazione mensile, ogni
terzo martedì del mese, alle 20 e
30. Infine, tutti i sacerdoti del vicariato di Alzano si radunano qui
per il loro ritiro spirituale mensile.
Un grazie e una preghiera
Quando si fa memoria di un
evento del passato, per farlo
rivivere e attualizzarlo oggi, si
guarda anche al futuro. Dove
non arriviamo noi con le nostre
forze, ci affidiamo - con la preghiera - all’aiuto del Signore.
E dato che il Signore ci è stato
p. G. CAGLIONI, sx
tanto vicino nel passato con la
sua azione provvidente, oggi lo
preghiamo di continuare a darci
altri missionari e di soccorrerci
ancora con la sua Provvidenza.
Sono circa 120 i bergamaschi
che sono diventati saveriani, e
20 sono le missionarie di Maria
- Saveriane bergamasche, calcolando anche i defunti, che in
questo mese commemoriamo.
Devo esprimere un grazie sentito a tutti i nostri famigliari, amici e benefattori che in questi 60
anni di vita saveriana ad Alzano ci hanno sostenuto, spiritualmente e materialmente, e chiediamo loro di continuare perché
possiamo restare ancora ad Alzano per tanto tempo e dare il
nostro modesto contributo alla
passione per la missione.
■
Alcuni saveriani bergamaschi nella casa di Alzano,
subito dopo la loro ordinazione sacerdotale
Gromo San Marino ha continuato a essere sede delle vacanze estive
degli apostolini saveriani per alcuni anni
dina di Alzano Lombardo.
All’inizio, i saveriani era ospiti nella vecchia filanda, divenuta
in seguito Villa Santa Maria. Era
un robusto edificio situato lungo
la Seriola, che inghiottiva di tanto in tanto i poveri palloni delle nostre partite a calcio. Molti
ragazzi sono stati formati nella
“scuola apostolica” di via Adobati e diversi saveriani si sono
alternati per la loro formazione
e il mantenimento di numerosi
ragazzi, in tempi particolarmente difficili.
Con l’aiuto della gente
La Provvidenza di Dio e la
generosità della gente ci hanno
sempre accompagnato. In particolare, è stata fondamentale l’accoglienza di tanti buoni sacerdoti
che ci hanno offerto - attraverso
il ministero e le giornate missionarie - la possibilità di trovare
aiuti concreti e di conoscere tanta
buona gente, altrettanto disponibile al progetto missionario.
L’animazione dei saveriani di
allora è stata molto importante
per il consolidarsi della fede in
tante comunità cristiane bergamasche. Anche il nostro seminario è stato acquistato e ingrandito, e tante spese sono state sostenute con l’aiuto di generosa gente amica.
■
(continua a lato)
TRA GLI INDIO MARACAXÌ
p. ILARIO TRAPLETTI, sx
Cari amici di “Missionari Saveriani”, sono felice di salutarvi. L’ultima comunità che ho “scoperto” in questi tempi è piccola, lontana e
difficile da raggiungere. Si chiama “As Pedras”. Per arrivarci si deve
percorrere una stradina stretta, tutta sali-scendi e pietre. Non c’è una
chiesa, ma solo una tettoia tenuta su da quattro pali. Ma vi dico che
ho incontrato gente cordiale e semplice; è stato bello andare là e stare con loro. La coordinatrice della comunità è anche maestra.
Ma, per carità, non ditemi di farvi vedere la scuoletta! È uno
stanzone di tavole, mangiate dalle termiti, tanto che vi crescono le
erbacce e vi entrano anche i cavalli e... serpenti (due). Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo detti: se il governo non ci costruisce la
scuola, la faremo noi. Infatti, stiamo lavorando. A parte la scuola e
la mancanza di luce elettrica, il resto è bello: la natura, il silenzio, e
soprattutto i bambini sempre allegri e chiassosi. Sono diventato loro
amico distribuendo caramelle: più di così...
Adesso ci stiamo organizzando per “costruire” la comunità. È difficile perché vivono isolati e lontani, ma vedo che quando arriviamo,
tutti sopraggiungono numerosi. Sono indio della tribù dei maracaxì:
vivono della loro povera agricoltura e con pochissimo bestiame.
Così passiamo il tempo tra una visita e l’altra alle numerose comunità. Siamo tre saveriani anziani e facciamo ciò che possiamo. Conto
sulle vostre preghiere: il Signore ci tenga sempre le mani sulla testa.
Padre Ilario Trapletti
con i bambini maracaxì
della comunità As Pedras
in Amazzonia
2015 NOVEMBRE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
Pioniere della missione in Ciad
Intervista al saveriano p. Gianfranco Sana
P
adre Gianfranco Sana,
saveriano bergamasco di
Ponte San Pietro, è il nuovo economo della comunità saveriana
di Brescia. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.
Come hai conosciuto
i saveriani?
Avevo espresso l’intenzione
di diventare missionario al prete del mio paese. Lui, che aveva
una sorella saveriana - Teresina
Paiocchi - mi ha fatto conoscere
i saveriani. Ma la vocazione nasceva anche dal mio interesse per
l’Africa. Erano i tempi di “Africa
70”, un gruppo di laici bergamaschi che organizzava mostre per
sostenere progetti in Burundi. Ho
deciso a 22 anni e, dopo il cammino di formazione, sono stato
ordinato prete a Parma nel 1980.
Poi subito la partenza?
Sì. Avrei dovuto andare in
Congo, ma a Natale del 1981
i saveriani sono stati espulsi
dal Burundi. Ero a Parigi per
imparare il francese, quando
arrivò p. Meo Elia e ci spiegò
che stavano cercando volontari
per aprire una nuova missione
in Camerun e Ciad. Mi sono reso disponibile e nel 1982 sono
partito per il Ciad con p. Sergio
Favarin e p. Romano Vidal: tre
pionieri!
Cosa avete trovato?
La missione era stata iniziata
da poco dagli “Oblati di Maria”.
Le comunità erano piccole, in
ambienti di prima evangelizzazione. La località si chiamava
Gunu-Gaya.
I primi 5 anni sono stati duri:
la zona affidataci era molto vasta
(circa 100 villaggi) e abbandonata dal punto di vista dell’evangelizzazione. Era proprio una
chiesa degli inizi.
a cura di DIEGO PIOVANI
Cosa avete fatto in quella
situazione?
Abbiamo organizzato il catecumenato con la gente che arrivava
dalle varie comunità, sperimentando il metodo della trasmissione orale del vangelo per preparare i catechisti. Questo ci ha aiutato
a imparare bene la lingua mussey.
Poi?
Sono andato in Camerun, appena al di là della frontiera, dove vive la stessa etnia con cui ho
lavorato quattro anni. Poi sono
sceso a sud nella città di Douala,
vivendo prima in parrocchia e in
seguito per dodici anni nella formazione degli studenti aspiranti
saveriani. Infine, per sette anni
mi sono dedicato alla pastorale
in una parrocchia di Yaoundé,
dove vive la comunità saveriana
degli studenti di teologia. Due di
loro sono ora animatori missionari in Italia: p. François a Sa-
“Il popolo arrivato dal cielo”
Al via la nuova mostra dei saveriani di Brescia
R
acconta il mito che gli esseri viventi abitavano in
cielo. Un bel giorno un cacciatore inseguiva l’armadillo che, per
sfuggirgli, bucò il tetto del cielo
e scese in terra calandosi con
una corda. Il cacciatore, attraverso lo stesso buco e con la stessa
corda, venne giù in terra seguito dai suoi famigliari. Catturato
l’armadillo, accese il fuoco e in
quel luogo costruì una capanna.
Nacque così il primo villaggio.
4
Kayapò,
un popolo affascinante
La leggenda scaturisce nella
foresta tropicale brasiliana del
Mato Grosso, a sud del Parà,
polmone verde dell’intero pianeta, culla di migliaia di esseri
viventi, ecosistema primordiale,
armonia di suoni e colori, corsi
d’acqua intrecciati. In questo
ambiente, vive l’affascinante
gruppo etnico dei kayapó.
Essi ricoprono il proprio
corpo di tatuaggi rossi
e neri, usando pigmenti
vegetali, con disegni che
rappresentano la famiglia
di appartenenza.
In compagnia di questo
popolo si snoda il percorso
della mostra 2015-2016,
allestita dai saveriani di
Brescia a San Cristo, aperta dal 14 novembre al 6
marzo 2016, da mercoledì
DIEGO PIOVANI
a domenica (feriali 9-12.30, 1517.30; festivi: 14.30-18.30). Ha
per titolo, “Il popolo che venne
dal cielo”.
Purtroppo, dai tempi della
conquista europea c’è una strategia di sfruttamento dei loro
territori che negli ultimi decenni
si è intensificata, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di
flora, fauna e vite umane.
i laboratori.
Le classi in visita alla mostra
potranno preparare degli elaborati su uno schema che verrà fornito e saranno oggetto di premiazione a conclusione della mostra.
Come progetto da sostenere,
proponiamo la missione saveriana di Redenção per aiutare un
centro di “taglio e cucito” per le
ragazze kayapó.
Laboratori e un concorso
Per le scuole sono allestiti
laboratori di artigianato e arte kayapó con diversi gradi di
difficoltà. Per informazioni e
prenotazioni tel. 349 3624217,
fax 030 3774965, e-mail [email protected]; la visita
alla mostra è gratuita, mentre la
partecipazione ai laboratori prevede un contributo di 2,50 € a
partecipante. È necessario che i
gruppi prenotino sia la visita sia
Gli eventi culturali
Siete invitati ai vari appuntamenti che fanno da corollario
alla mostra:
• sabato 14 novembre, alle 17:
conferenza d’inaugurazione sul
tema, “In difesa dei popoli indigeni”;
• sabato 5 dicembre alle 20.30:
concerto bandistico diretto da
Giulio Piccinelli (ingresso libero);
• venerdì 22 gennaio 2016 alle
20.30: conferenza di p. Pino Leoni sul tema, “Incontro con i kayapó”;
• venerdì 19 febbraio 2016
alle 20.30: serata quattro
cori (ingresso libero);
• sabato 12 marzo 2016
alle 19.30: serata conviviale con cibi e sapori latino-americani, € 25 a persona (prenotazione entro
il 20 gennaio 2016 al 349
3624217, e-mail kayapo@
saveriani.bs.it).
■
lerno e p. Serge
ad Ancona.
Ci sono differenze tra Ciad
e Camerun?
Enormi, così come ci sono
grandi differenze
all’interno del
Camerun. A sud è
Il bergamasco p. Gianfranco
in atto la seconda
Sana è il nuovo economo
evangelizzazione;
della comunità saveriana
a nord si è più indi Brescia… Benvenuto!
dietro. La stessa
di essere a Brescia. Svolgerò il
cosa vale dal punto di vista soruolo di economo, ma prefericiale ed economico. Anche nelle
sco lavorare in ambito pastorale.
città del sud ci sono situazioni
Vado volentieri nelle parrocchie,
difficili, dovute alla povertà e ad
anche per incontrare i gruppi
altri problemi, ma si vive meglio
missionari. La chiesa bresciana
e la gente arriva lì dalle montami sembra una realtà vivace.
gne per trovare lavoro.
Un bilancio della vita missionaria!
A me è piaciuta molto l’attività pastorale, perché i rapporti
con la gente sono intensi. Nella
formazione c’è meno scambio,
ma è un servizio importante per
il futuro della missione.
Com’è stato il rientro?
Il rientro è stato positivo. Le
forze iniziavano a diminuire, ma
credo che in Italia posso ancora dare qualcosa. Sono contento
Che Italia ha ritrovato?
Dal punto di vista umano e religioso trovo cambiamenti molto forti: i rapporti umani si sono impoveriti e tanti fattori contribuiscono all’isolamento delle persone. Constato anche una
diminuzione della fede religiosa. Non immaginavo un esodo
di migranti di queste dimensioni, ma forse il problema è che tra
la nostra gente fa fatica a passare
l’idea di condividere i nostri beni con i poveri.
■
ANDREA: CUORE BUONO E FORTE !
p. MARCELLO STORGATO, sx
Martedì 6 ottobre, la bella chiesa di Bussolengo (VR) era gremita,
con tanta gente in piedi, per dare l’ultimo saluto ad Andrea, il fratello maggiore di p. Gianni Zampini. Operato per tumore al pancreas e
all’intestino, ha trascorso un lungo e difficile periodo in sala di rianimazione all’ospedale veronese in Borgo Roma fino alla morte, avvenuta il 2 ottobre.
Sono stato varie volte a trovarlo: era fiducioso, assistito continuamente dalla sposa Quintina, che ha voluto porre sulla bara una corona con 42 rose rosse, quanti sono stati gli anni della loro vita coniugale. A noi saveriani in modo particolare chiedeva una preghiera per
la guarigione e la forza di sopportazione. Il fratello p. Gianni è venuto alcune volte a visitarlo da Cagliari, dove risiede e lavora, dopo aver
lasciato il suo servizio alla Libreria dei popoli a Brescia.
Durante l’omelia, p. Gianni ha ricordato Andrea e le sue belle doti
umane: il buon umore e la simpatia, l’amore per le missioni e per i missionari, i rapporti amichevoli e la solidarietà con i sofferenti, cui offriva “un bicer de vin” per tirarsi su,
la generosità e disponibilità verso
tutti, soprattutto per l’associazione degli Alpini, di cui andava fiero.
Alla fine, ho ringraziato Andrea - a nome dei saveriani e degli amici di Brescia - per i tanti viaggi in macchina, carica di
pesche, kiwi e cachi, promovendo una “colletta” tra gli agricoltori amici al tempo del raccolto.
Ho riportato le parole che il fratello Guglielmo mi ha confidato nell’ultima visita in ospedale:
“Andrea ha un cuore buono e un
cuore forte! Buono con tutti e
forte di fronte alla morte”.
Il suono di tromba e il coro degli Alpini hanno accompagnato
verso il cielo l’anima bella di Andrea. Riposi in pace!
Andrea Zampini, fratello di p. Gianni,
è deceduto il 2 ottobre
2015 NOVEMBRE
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 290891
E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094
IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari)
Comunità saveriana di Cagliari
Siamo tutti reduci dalle missioni nel mondo
L
a comunità saveriana della
Sardegna dal 10 settembre
è tutta concentrata a Cagliari,
nella sede di via Sulcis 5. Abbiamo iniziato timidamente l’anno
scorso in aprile con tre confratelli e poco a poco si sono aggiunti gli altri cinque.
La porta è sempre aperta…
Vogliamo che la nostra casa diventi un luogo di spiritualità missionaria, dove le persone possano
incontrarsi per conoscersi meglio
e incontrare Gesù nella purezza
del suo vangelo. Ogni missionario, nei tanti anni vissuti in missione, ha cercato di vivere il van-
gelo e di incarnarlo nelle culture.
Ora, destinati a lavorare
nell’animazione missionaria delle parrocchie, portiamo con noi
la nostra esperienza e ricchezza
umana e cristiana. I missionari
sono sempre disponibili e la porta è sempre aperta per accogliere
chi desidera ricevere il sacramento della riconciliazione, oppure per la direzione spirituale.
Attualmente sono due i “momenti forti” in casa: il martedì
alle 16, l’incontro col GAMS, il
gruppo amici dei missionari saveriani; e il giovedì alle 18, l’adorazione Eucaristica e la celebrazione della Messa. Siete tutti
p. GIUSEPPE IBBA, sx
invitati a partecipare personalmente, o almeno spiritualmente.
Meno giovani,
ma sempre entusiasti
“Andate in tutto il mondo,
predicate il mio vangelo a ogni
creatura”. Noi saveriani della comunità di Cagliari siamo
partiti giovanissimi con grande
entusiasmo per le varie missioni. Abbiamo servito la missione
del primo annuncio, portando il
vangelo dove non era ancora annunciato. Ci siamo investiti nelle varie attività di promozione
umana, dalle scuole, ai dispensari, ai progetti di sviluppo.
La comunità saveriana di Cagliari, 2015
Anche il ballo è una terapia
A Simaxis, nuova sede per i malati di Parkinson
Centro polivalente
N elcomunale
di Simaxis,
venerdì 9 ottobre è stata inaugurata ufficialmente la sede
provinciale dell’associazione
sarda malati di Parkinson. Numeroso il pubblico presente,
tra cui autorità politiche, civili
e militari. La sezione Oristanese, fortemente voluta e portata
avanti dal delegato provinciale
Ignazio Fadda, deve la sua realizzazione all’amministrazione comunale, che ha messo a
disposizione dell’associazione
un locale all’interno del Centro
polivalente comunale.
“Grazie” a Ignazio Fadda
L’incontro, moderato dal presidente regionale Giorgio Rocca,
ha visto l’alternarsi ai microfoni
dei vari rappresentanti dell’associazione e delle istituzioni. Il
sindaco Obinu ha fatto un breve
4
riassunto dell’operazione che ha
portato a Simaxis la sede associativa. In seguito, ha preso la
parola il neo delegato Ignazio
Fadda che, dopo aver ringraziato
tutti per la nascita della struttura,
si è soffermato sull’importanza
di avere a disposizione una sede per gli iscritti (ad oggi, oltre
140), dove è possibile non solo
incontrarsi ma anche affrontare i
problemi che i malati e le famiglie devono sopportare.
Un plauso per la nascita del
nuovo punto di riferimento
dell’associazione è arrivato dal
dottor Salaris, dell’ospedale S.
Martino di Oristano, che ha ringraziato in particolare Ignazio
Fadda per l’attivismo dimostrato, vero motore dell’operazione.
Anche Antonio Sulis, si è complimentato con tutti per il grande
impegno profuso, per agevolare
i tanti malati.
Il saveriano p. Salvatore Marongiu benedice i locali che ospitano la nuova sede
provinciale dell’associazione sarda malati di Parkinson, a Simaxis (OR),
fortemente voluta dal delegato Iganzio Fadda, nostro caro amico
MARIO VIRDIS
Un farmaco… speciale!
Il Parkinson è un male subdolo,
spesso latente per anni, con sintomi apparentemente leggeri che
normalmente si sottovalutano. I
sardi colpiti si aggirano tra i 1.500
e i 2.000. Il presidente Rocca,
parlando della malattia, ha detto
che “lo stare insieme” aiuta molto il malato, tanto che, anche se
sembra strano, il ballo è risultato
un’ottima terapia per questo male.
Il ritmo, infatti, stimola il paziente a muoversi, rimuovendo così certi blocchi muscolari
derivanti dalla malattia e conseguentemente migliorando la
tonicità dei movimenti. La così
detta “tango terapia” si è rivelata
dunque un “farmaco” di buona
efficacia, tanto che nella serata si
è voluto dare una prova pratica
di questo ausilio terapico.
La benedizione di p. Tore
Al termine si è proceduto
all’inaugurazione dei locali con
il taglio del nastro e la benedizione, affidata a p. Salvatore
Marongiu, saveriano originario
di Cabras.
Dopo un breve intervallo, la
serata è stata allietata, oltre che
da un buon rinfresco, dal coro
polifonico Santu Atzei di Simaxis, dal gruppo musicale “Area
51” di Oristano e dal gruppo
folk “San Simaco” di Simaxis
con l’intermezzo della “prova”
di tango terapia.
■
Poi siamo tornati in patria,
non più giovani e con qualche
acciacco, ma carichi dell’esperienza missionaria. L’entusiasmo
per la missione è intatto. Grande è la nostalgia per la missione e il desiderio di comunicare
le meraviglie che il Signore ha
realizzato in quelle nazioni dove abbiamo passato i nostri migliori anni: p. Gianni Zampini
dalla Colombia, p. Luigi Caria
dalla Sierra Leone, p. Giuseppe
Veniero dal Congo, p. Giuseppe
Marzarotto dall’Indonesia, p.
Ezio Meloni da Burundi e Congo, p. Massimo Bartoli dall’Amazzonia, p. Giuseppe Ibba da
Congo e Camerun, fratel Guglielmo Saderi dal Congo.
In attesa di nuovi giovani
Il missionario non va in pensione! Resta sempre impegnato.
Se non gli è possibile nell’attività pastorale, lo è certamente nella
preghiera e nell’offerta quotidiana
della sua vita. Aspettiamo altri
nuovi giovani che continuino il
nostro lavoro! Preghiamo perché il
Signore mandi nuovi missionari…
Cari amici e benefattori, contiamo sempre sul vostro ricordo
al Signore e la vostra simpatia. Il
Signore ve ne ricompensi con la
sua benedizione!
■
Andrea, cuore buono e forte
p. MARCELLO STORGATO, sx
6 ottobre, la belM artedì
la chiesa di Bussolen-
go (VR) era gremita, con tanta gente in piedi, per dare l’ultimo saluto ad Andrea, il fratello maggiore di p. Gianni Zampini. Operato per tumore al pancreas e all’intestino, ha trascorso un lungo e difficile periodo in
sala di rianimazione all’ospedale veronese in Borgo Roma, fino
alla morte avvenuta il 2 ottobre.
Sono stato varie volte a trovarlo: era fiducioso, assistito continuamente dalla sposa Quintina, che ha voluto porre sulla bara una corona con 42 rose rosse,
quanti sono stati gli anni della
loro vita coniugale. A noi saveriani in modo particolare chiedeva una preghiera per la guarigione e la forza di sopportazione. Il
fratello p. Gianni è venuto alcune volte a visitarlo da Cagliari.
All’omelia, p. Gianni ha ricordato Andrea e le sue belle doti
umane: il buon umore e la simpatia, l’amore per le missioni e
per i missionari, i rapporti amichevoli e la solidarietà con i sofferenti, cui offriva “un bicer de
vin” per tirarsi su, la generosità
e disponibilità verso tutti, soprat-
tutto per l’associazione degli Alpini, di cui andava fiero.
Alla fine, ho ringraziato Andrea - a nome dei saveriani e degli amici di Brescia - per i tanti viaggi in macchina, carica di
pesche, kiwi e cachi, promovendo una “colletta” tra gli agricoltori amici al tempo del raccolto.
Ho riportato le parole che il fratello Guglielmo mi ha confidato: “Andrea ha un cuore buono e
forte! Buono con tutti e forte di
fronte alla morte”.
Il suono di tromba e il coro
degli Alpini hanno accompagnato verso il cielo l’anima bella di
Andrea. Riposi in pace!
■
Andrea, compianto
fratello di p. Gianni
Zampini, con p. Virginio
Simoncelli... alpini doc!
UNA CORSA ANCORA LUNGA !
ANITA SIMONCELLI
Cari amici, vi informo che a fine ottobre p. Virginio è stato trasferito
in un’altra struttura di riabilitazione (al momento di andare in stampa, non era ancora nota). Il lavoro di riabilitazione è tanto nell’arco
della settimana, i risultati sono pochi, però ci sono. E dicono che si vedranno meglio molto più avanti. Il suo morale è sempre alto nonostante la febbre che torna tutte le sere. Come faccia non so. Penso che
un po’ sia nel suo carattere e poi nella sua grande fede.
È stato sottoposto a una scintigrafia per stabilire da dove è partita una nuova infezione evidenziata negli esami del sangue e per poter combatterla con antibiotici mirati. Il batterio è stato trovato e localizzato nel bacino e una nuova cura è partita. Mio fratello non si fa
proprio mancare nulla!
Continuo a ripetervi, e non mi stancherò mai di farlo, di stargli vicino
con le preghiere, ma anche fisicamente, appena potete. Vi ringrazio
per l’amicizia che dimostrate a noi, ma soprattutto a mio fratello: serve
molto per andare avanti, perché la corsa è ancora molto lunga.
Post scriptum: Visto che p. Virginio è predisposto a prendere infezioni, se andate a trovarlo vi chiediamo di attenervi ad alcune osservanze igieniche: lavarsi le mani, all’interno della sua stanza, con un
flacone di disinfettante da usare prima di toccarlo; evitare di baciarlo; astenersi dall’andare a trovarlo quando si hanno raffreddamenti
in corso. Grazie.
2015 NOVEMBRE
CREMONA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
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La vita consacrata è dono di Dio
Da 30 anni saveriano missionario in Brasile
I
l documento delle chiese latino americane di
Aparecida afferma che “la vita
consacrata è un dono che Dio
Padre offre alla sua chiesa; è un
cammino di speciale sequela di
Cristo per dedicarsi con il cuore indiviso e come lui, a servizio di Dio e dell’umanità…”.
In questi 30 anni di vita religiosa saveriana mi sono accorto che c’è una pedagogia divina che alimenta e promuove la
crescita e la maturazione personale. In questo senso anche
la mia vita religiosa e missionaria, che ho cercato di vivere
in cammino come discepolo di
Cristo, è un dono e diventa anche un processo arricchente per
la mia santità e per il bene dei
popoli del mondo.
Come in una fotografia…
Nell’anno del mio noviziato
(1985 ad Ancona) ricordo volentieri le ‘tesine’ che il nostro
maestro dei novizi (oggi mons.
Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni in Sierra Leone)
ci faceva scrivere come ricerca
e studio personale sui concetti e
sulla bellezza della vita religiosa missionaria. Ricordo che tutto mi sembrava chiaro e definito,
semplice e lineare.
Sono passati trent’anni e guardandomi alle spalle posso rivedere come in fotografia le città
e le realtà sociali, economiche
e culturali in cui ho vissuto, le
diocesi e le chiese locali che ho
p. GABRIELE GUARNIERI, sx
amato, e continuo a vivere il dono che Dio mi ha voluto regalare.
Crescita umana e spirituale
Scrivere il vangelo della mia
consacrazione missionaria con
la vita, le azioni, la fragilità e
l’entusiasmo, non è uguale a
scrivere alcune pagine scritte in
noviziato e presentate al maestro dei novizi, con il titolo “La
spiritualità dei voti religiosi e la
bellezza della consacrazione alla
vita missionaria”. La questione è
molto più esistenziale, ecclesiale
e anche affascinante.
Le persone che incontriamo
nella nostra vita e missione ci
aiutano a essere quello che siamo, o meglio, ci aiutano e insegnano a diventare quello per cui
“La sua vita mi fa da specchio”
In memoria della mia cara sorella Fede
S
ono tornato dal Brasile per
rivedere mia sorella Fede,
salita al cielo il 31 agosto a Soncino. Per me è stato un vero dono di Dio stare con lei e con la
sua famiglia nei suoi ultimi giorni. Mi è difficile però dire chi è
stata mia sorella Fede. E se domando ai suoi cari, l’unica cosa che dicono è: “La sua porta
era sempre aperta; nella sua casa c’era sempre gente; accoglieva tutti e tutti si sentivano amati
personalmente da lei”.
Il suo piccolo testamento
Nelle loro angustie, i nipotini
sapevano che dalla nonna erano
accolti, potevano sfogarsi nel loro linguaggio, perfino con disegni e parole scritte; poi se ne andavano, sollevati e felici, avvolti
nel suo abbraccio. Anche i cosiddetti “extra-comunitari” avevano
4
per lei amore e rispetto: percepivano che non stavano ricevendo
un aiuto da qualcuno che volesse liberarsene. Nessuno mai si è
sentito giudicato, nessuno vedeva in lei un’ombra di riserva e,
meno ancora, di diffidenza.
Entrando nella sua stanza, ho
visto i suoi occhi brillare di gioia
e mi ha abbracciato. È venuto a
trovarmi un mio compagno che
lavora con me in Brasile. Mia
sorella non riusciva più a parlare. Appena siamo usciti dalla sua
stanza, lei ha chiesto a un nipote di scrivere ciò che voleva dirci: “Luce dei miei passi sia la tua
Parola, o Signore. Se il Signore
non costruisce la città, invano
noi mettiamo pietra su pietra. Se
non è Cristo la nostra luce, nulla
vale ciò che facciamo, e la chiesa cade. Vorrei che questo fosse
il mio piccolo testamento. Chie-
Padre Leone Occhio con la sorella Fede
accanto a lui, in una foto di famiglia nel 2013
p. LEONE OCCHIO, sx
do la vostra benedizione”.
Lacrime sì, tristezza no
Il giorno dopo, quando le dissi che il suo messaggio aveva già
fatto il giro del mondo, mi diede
uno sguardo di delusione. Le ho
detto: “Cara Fede, la tua vita non
ti appartiene; in Cristo, tu sei dono, pane per i tuoi figli e per le
loro famiglie; adesso lo sei anche
per me e per la mia missione”.
Lei si rassegnò, ma ho percepito che si sentiva contrariata. Poi disse: “Al mio funerale
non perdete tempo con discorsi
inutili; celebrate per me la Messa della Misericordia”. E indicò
lei stessa le letture e il salmo che
desiderava fossero usate: quelle
della Messa della Misericordia.
Al suo funerale ho concelebrato con due nipoti, sacerdoti diocesani. La gente del paese, a Gallignano di
Soncino, sembrava essere tutta lì.
Mi hanno chiesto
di dire due parole
durante il funerale.
Spontaneamente
ho cominciato così: “Lacrime sì, tristezza no!”. La vita
di questa mia sorella a me fa da specchio: non per vedere me stesso, ma
per vedere ciò che
dovrei essere come
missionario e come
dovrei agire nella
mia missione. ■
(continua
nel riquadro)
Il cremonese p. Gabriele Guarnieri ha celebrato in Brasile i 30 anni
di vita saveriana… Auguri!
noi siamo nati. La nostra vocazione ha bisogno di camminare e
maturare; la meta finale richiede
la pedagogia della crescita, quotidiana e spirituale.
La vita che viviamo non può
essere solo un rimpiangere i bei
tempi del noviziato, pensando
che andando avanti con gli anni le crisi aumentano, le cose si
complicano e invecchiando ci
accorgiamo che abbiamo ricevuto un tesoro immenso conservato in vasi di argilla.
Una grande scuola di vita
Un giorno ho letto un proverbio brasiliano che dice: “Si
invecchia senza volerlo, ma
per maturare bisogna volerlo!”.
Quindi, c’è una dimensione della consacrazione religiosa che
dipende molto dal potere della
nostra volontà di auto-formazione, dalla nostra umiltà e di-
sponibilità, dalla solidità della
nostra fede che illumina tutto,
facendoci apprezzare ogni fatto
e momento, ogni situazione e attività, come se fosse una grande
scuola di vita.
“Predicare bene e razzolare
male” non è solo una tentazione o un rischio, ma è una strada
arida e sterile che ci impedisce
di vedere Dio nella nostra vita
passata, di cercare Dio nelle situazioni che viviamo e di amare
Dio nelle scelte che faremo.
In questo cammino di discepolo, i voti di castità, di povertà,
di obbedienza per la vita missionaria sono dimensioni di santità
che posso e devo imparare, ricevere, amare, conquistare e vivere, oggi più di ieri e domani più
di oggi, per crescere nella chiesa e dimostrare con la vita e con
la parola che il vero missionario
è solo il santo!
■
COME ESSERE MISSIONARI OGGI ?
p. L. OCCHIO, sx
Mia sorella Fede aveva la capacità di accogliere senza giudicare,
di valorizzare ogni persona senza distinzione di cultura, religione o
situazione, anche morale. Semplicemente amando, ha testimoniato
quel Dio che non è venuto per giudicare, ma per comunicarci l’Amore e l’infinita Misericordia.
Pensando a lei, riemerge sempre in me una domanda: “Come fare
missione oggi?”. Se missione è opera del popolo di Dio, testimonianza di comunione, con disponibilità al servizio umile, perché in tanti
aspetti siamo ancora e solo noi preti a decidere?
In quei giorni, all’oratorio di Soncino si celebrava la “festa dei popoli”. Parlando con una signora brasiliana presente alla festa, le ho
chiesto se tornerà in Brasile. Mi
ha risposto: “Per una visita sì; per
restarvi no: la mia patria è qui”.
Per lei e per tanti altri la casa è
l’Italia, è Soncino, è la comunità
dell’oratorio. Non è un caso; è un
segno sacramentale del Regno.
La nuova Italia è proprio qui,
frutto di un processo del popolo di Dio: un mondo nuovo che
Dio sta creando per mezzo di voi.
Il regno di Dio è in mezzo a voi:
non lo vedete? È un mondo ricco di culture, fraterno, solidale,
felice… Prendetene coscienza!
Con gioia, perché questa è la vera ricchezza che il mondo aspetta e spera, e che voi potete donare a tutti.
Fede Occhio, sorella del saveriano
p. Leone, di Gallignano di Soncino (CR)
2015 NOVEMBRE
DESIO
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Alle radici della vocazione
Storie, sogni e idee degli amici di p. Alessio
qualcuno: “il bene
D iceva
contagia”. Ha funzionato
anche a Santa Margherita, la parrocchia di Lissone da cui proviene p. Alessio Crippa. È stata una
piacevole sorpresa scoprire tanti
compagni di viaggio di Alessio
che, quasi in concomitanza con
il suo cammino di preparazione
alla vita missionaria, hanno voluto dare un senso più profondo
alla loro vita con scelte coraggiose e di consacrazione a Dio.
Una bella squadra!
Ci siamo ritrovati in un folto
gruppo di amici nel cortile della
parrocchia ad ascoltare alcuni
racconti di vita: suor Monica,
dell’istituto delle Misericordine,
Alessandro, sacerdote da due anni nella diocesi di Perugia, Giovanni, sacerdote nella diocesi di
Milano, Francesca, impegnata
in una comunità di accoglienza
per persone con disagio sociale,
Chiara e Roberto Pallavicini,
sposi fidei donum, da tre anni a
servizio nella chiesa peruviana.
Abbiamo scoperto le storie,
i sogni, le idee degli amici di
Alessio, che da giovani condivi-
p. ANDREA GAMBA, sx
devano gli spazi dell’oratorio e
insieme svolgevano alcuni servizi in parrocchia.
Il concerto della vita!
Una prima serie di proposte
erano legate alla radice della loro
vocazione. Attraverso le relazioni
di amicizia e di servizio con varie persone della parrocchia, sono
stati trasmessi valori ed esperienze che hanno aiutato nel percorso
di maturazione della fede: famiglia, amici, catechisti, animatori,
sacerdoti, missionari… Una sinfonia di voci che hanno creato il
La tavola rotonda a Santa Margherita di Lissone con p. Alessio Crippa e gli amici con cui ha condiviso valori ed esperienze di vita
È stata grande festa per tutti
Parole-chiave dell’ordinazione di Alessio Crippa
F
esta è la parola che descrive meglio la celebrazione
della cerimonia di ordinazione
presbiterale di p. Alessio Crippa,
sabato 12 settembre, nella chiesa
di S. Maria Assunta di Lissone. È
stata festa per la grande famiglia
saveriana; festa per la sua famiglia d’origine, a cominciare da
papà Ettore e mamma Mariangela fino al nipotino Leonardo; festa
per i numerosi amici conosciuti
lungo il cammino; festa per la
comunità Santa Teresa Benedetta
della Croce di Lissone e in modo
particolare per la sua parrocchia.
Tanti “grazie”
e uno più grande
È stato un evento preparato
4
con cura, attraverso numerose
serate di animazione missionaria
che hanno fatto riflettere sulla
vocazione cristiana e hanno testimoniato il carisma di Conforti e dei saveriani. La cerimonia
dell’ordinazione è stata seguita
dalla “prima Messa” di p. Alessio, celebrata nella parrocchia di
Santa Margherita di Lissone, che
lo ha visto crescere e compiere i
primi passi nella fede.
La parola pronunciata con
insistenza da p. Alessio è stata
“grazie!”. Grazie per il dono
della sua famiglia, per l’accoglienza nei saveriani, per le tante amicizie, per chi ha preparato
la celebrazione Eucaristica e la
festa. Un ringraziamento pro-
Padre Alessio Crippa riceve l’abbraccio
di p. Marco Ballabio che, a conclusione
della “prima Messa” a Santa Margherita
di Lissone, gli ha donato una stola
ricamata dalle donne della Colombia
STEFANO SERRAINO
nunciato innanzitutto al Signore,
che gli ha permesso di scoprire
l’entusiasmo di essere accolto e
amato.
Essere dono gratuito
La gratitudine si è unita anche
a un’altra parola, che ha trovato
spazio nella sua vocazione: la
gratuità. La scelta di Alessio è
anche questo. La gratuità di un
giovane che avrebbe potuto scegliere tante altre strade, ma che
non lo avrebbero portato a spendersi gratuitamente, come lui
stesso desiderava. Il sacerdozio
per lui ha anche questo valore.
Essere chiamato alla vita missionaria e presbiterale, fa venire
in mente il gesto gratuito di Gesù che offre se stesso per amore
del suo popolo. E nell’omelia,
mons. Biguzzi ha richiamato
questo aspetto importante: “Un
sacerdote missionario deve vivere la dimensione dell’essere
dono gratuito per la gente che
incontra e soprattutto per chi tra
il popolo è considerato scarto”.
Ora il cammino di p. Alessio
continua in terra di missione. La
Thailandia lo attende per una sfida attraente: continuerà a testimoniare il vangelo e a donare se
stesso alle persone che incontrerà, insieme agli altri confratelli
saveriani che lì già lavorano per
il regno di Dio.
■
L’ordinazione sacerdotale del saveriano brianzolo di Lissone,
p. Alessio Crippa, avvenuta il 12 settembre, è ancora viva in
noi. Non possiamo dimenticare facilmente ciò che ha toccato
in profondità i nostri cuori. L’ordinazione è stata preparata da
vari incontri ai quali hanno partecipato tante persone. Il giorno
dell’ordinazione è stato davvero stupendo ed emozionante con
la chiesa parrocchiale gremita di gente e la cerimonia presieduta
dal vescovo emerito di Makeni (Sierra Leone), mons. Giorgio
Biguzzi.
Padre Alessio ora è pronto per la missione in Thailandia. E noi
vogliamo accompagnarlo con la nostra preghiera.
p. Domenico Meneguzzi, sx
concerto delle scelte di vita.
Sul senso della missione,
Francesca ha detto: “Possiamo
essere ottimi professionisti e non
avere Dio; dobbiamo rimettere
Dio al suo posto”. E don Alessandro ha aggiunto: “La missione fondamentale è vivere la vita
che abbiamo ricevuto in dono,
vivere il vangelo, voler bene
a tutti e custodire il cuore; non
siamo chiamati a vivere nell’isolamento, ma nella comunità
come luogo della fede”. Secondo suor Monica la missione vuol
dire raggiungere gli ultimi con la
misericordia di Dio.
La terza proposta era sulla
chiesa che sogniamo. Tutti hanno parlato di una chiesa accogliente, allegra, inclusiva, dove
c’è spazio per il dialogo e le
differenze alimentano il dialogo.
Un albero con tante fronde
La parrocchia di Santa Margherita è il terreno fertile dove
la piccola semente del Regno
è diventata albero: ha prodotto
tanti frutti buoni e sotto le sue
fronde molte persone hanno
trovato un’ombra ristoratrice.
Una fronda di quest’albero,
Alessio, arriverà fino in Thailandia per dare frutti di carità
a tante persone in cerca di speranza.
La comunità parrocchiale di
Lissone è composta da tante famiglie che arrivano da diverse
parti d’Italia e che sono riuscite a mettere insieme la ricchezza di tante tradizioni di fede. Le
radici hanno così potuto crescere in profondità in questo terreno
fecondo e l’albero si è sviluppato in modo meraviglioso.
■
DALLA BRIANZA A VICENZA
p. ANDREA GAMBA, sx
Rientrato dall’Amazzonia, ho avuto la grazia di avere a disposizione
un po’ di tempo per inserirmi nuovamente nella realtà italiana. Nella comunità saveriana di Desio, ho avuto modo di conoscere la pastorale della diocesi di Milano, di studiare e partecipare a qualche attività di animazione missionaria, soprattutto nelle scuole. L’incontro con
una chiesa vivace e ricca di iniziative ed esperienze a tutti i livelli mi
ha bene impressionato e mi ha dato speranza, nonostante alcune voci pessimistiche che si sentono qua e là.
Tra le attività nella nostra casa saveriana, ho avuto la lieta sorpresa
di scoprire che ancora oggi gli indumenti usati possono essere fonte
di solidarietà. La casa di Desio è come un cuore di mamma: accoglie
tutti, anche i fratelli musulmani che si riuniscono il venerdì per celebrare la loro fede. Un’ala è usata per accogliere i migranti nel periodo
estivo, e in inverno persone bisognose di assistenza. Le stanze a piano
terra sono luogo di incontro con varie associazioni.
Un’altra opportunità è il passaggio di tanti missionari: un’occasione
per conoscere e amare le missioni saveriane e le esperienze di annuncio del vangelo. Quanti sacrifici e quanta fede nelle vite donate! Inoltre, ci sono i volontari, i laici saveriani, il gruppo di preghiera di san
Padre Pio e altri amici, che con la loro presenza arricchiscono e completano il mosaico della comunità saveriana a Desio.
Ringrazio confratelli e amici che hanno reso questo mio passaggio
più gradevole e costruttivo. Ora mi rimbocco le maniche e guardo
avanti, nella comunità di Vicenza.
Padre Andrea Gamba (nella foto con alcune amiche di
Desio), dopo un periodo di sosta in Brianza, è partito per
Vicenza dove continuerà l’attività di animazione missionaria
2015 NOVEMBRE
FRIULI
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Cinquant’anni fa... il Giappone
È bello trasmettere la speranza cristiana
Luisa Gori, saveriana friulana
originaria di Tarcento, ha passato la maggior parte della sua
vita in Giappone. Ci racconta
un lungo cammino e la sua gioia
nel ripartire.
I
l 1965 è stato l’anno della mia prima partenza.
Il Concilio era appena concluso: un tempo di grandi attese e
profondi cambiamenti. In una
cultura secolare diversa dalla
nostra, come quella giapponese, in un mondo ricco di tanti
valori ma privo della luce della
speranza cristiana, solo poco a
poco abbiamo scoperto la novità
e la freschezza che i documenti
del Concilio donavano al nostro
annuncio.
Scambi, incontri e attività
Oggi parto certamente con più
coraggio ed entusiasmo di allo-
ra, nella gioia di incontrare nuovamente tante persone amiche,
molte delle quali hanno avuto la
grazia di credere e desiderare il
battesimo. La parrocchia in cui
sono inserita fa parte di un’unità
pastorale costituita da tre parrocchie, con la ricchezza di scambi
e attività che questo comporta.
Un’altra straordinaria occasione di annuncio è l’insegnamento a
studentesse non cristiane che frequentano l’università Cattolica.
Da molti anni posso trasmettere
loro il fondamento della speranza
cristiana, nei confronti dei problemi che nessuno può eludere, e
cioè: il dolore, il male, la morte.
La stima per la moglie
L’amicizia è sempre qualcosa
che ci arricchisce. È soprattutto
nell’incontro con l’altro che si
capiscono mentalità, tradizioni,
modi di rapportarsi con gli altri,
sr. LUISA GORI, mM
stili di vita, valori... Quando poi
si è con fratelli e sorelle cristiani, ci si sente in famiglia. Penso
al signor Nogami, ora più che
ottantenne. Ha curato la moglie
malata per oltre otto anni.
Dopo che il Signore la chiamò
a sé, una domenica il sacerdote
lo invitò a dire qualcosa di lei
ai cristiani. Ne parlò con tanta
stima e commozione che non
ci accorgemmo del tempo che
passava: più di quaranta minuti!
Quando nasce qualche problema, ci viene spontaneo rivolgerci a lui, per la sua saggezza,
modestia e bontà.
Il fascino di Gesù!
E il signor Nitta? Da bambino aveva frequentato una chiesa
protestante. All’università aveva
partecipato a un gruppo di studio
della Bibbia, ma solo due o tre
volte, perché sentiva che avvici-
Il significato di un incontro
Festa di genitori e parenti dei saveriani friulani
L
a tradizionale festa dei genitori e parenti dei saveriani friulani è stata caratterizzata
quest’anno da una nota nuova
per la nostra comunità: il superiore p. Antonio Guiotto lascia il
posto a p. Giuseppe Pettenuzzo.
La logica di questo cambiamento
corrisponde esattamente a quella
che è la finalità propria del nostro
istituto, che è tutto ed esclusivamente rivolto alla missione.
Il saluto di p. Antonio
Padre Antonio Guiotto sta per
tornare in Sierra Leone, dove
riprenderà il suo lavoro apostolico che l’aveva già impegnato
con entusiasmo e sacrificio per
33 anni. Ha comunicato questa
bella notizia all’assemblea con
voce vibrante e con gioia evidente, come realizzazione del
suo più bel sogno.
Noi, suoi confratelli, gli siamo
profondamente grati per l’esempio della sua generosità, del suo
zelo apostolico, per la serietà, la
serenità e la cordiale testimo-
4
nianza fraterna che ci lascia: è
un’eredità preziosa che non possiamo dimenticare.
Lo accompagniamo con la
consapevolezza che la sua lontananza geografica non ci separa, perché siamo tutti convinti di
quella forza di coesione che in
Cristo ci unisce.
Il benvenuto a p. Giuseppe
Padre Giuseppe Pettenuzzo, il
nuovo rettore, ha maturato negli
anni tanta conoscenza e capacità
di gestire sapientemente situazioni
anche difficili. Calma, pacatezza
e determinazione sono qualità che
garantiscono equilibrio ed efficacia anche alle nostre comunità.
Con lui siamo in cordata sul
sentiero che la Provvidenza ci
segna, giorno dopo giorno. Ringraziamo Dio per quello che p.
Antonio è stato e per quello che
p. Giuseppe sarà per la nostra
comunità saveriana.
Sentirsi una sola famiglia
A tutti i nostri parenti e amici,
p. MARIO CRUDER, sx
che ci hanno onorato con la loro presenza e hanno allietato di
una gioia sentita e familiare le
ore serene di questa giornata, va
il nostro ricordo riconoscente e il
“grazie” più vivo. Ciò conferma
e intensifica quel legame incomparabile che ha la sua forza nella
comune preghiera.
L’incontro ha messo in risalto
la presenza spirituale di tutti i
missionari friulani dislocati nelle regioni più diverse del mondo.
Ci siamo sentiti uniti e partecipi
di una sola famiglia.
Una sorpresa particolarmente
gradita è stata la proiezione di un
filmato realizzato da p. Fiorenzo Raffaini che ha illustrato in
modo efficace e coinvolgente la
figura del santo fondatore Guido
Conforti. Tutti sono rimasti ammirati ed entusiasti.
In questo contesto, nella semplicità e spontaneità, si
è creato un clima di piacevole amicizia che continuerà ad
alimentare di serenità le nostre
giornate.
■
Intorno all’altare si trovano riuniti famigliari e amici dei saveriani friulani,
a conclusione della Messa nella giornata di festa a loro dedicata
Luisa Gori, prima da sinistra, saveriana del Friuli, con le consorelle del Giappone
dov’è missionaria da 50 anni
narsi a Gesù diventava “pericoloso”: troppo forte il fascino che
emanava.
Vent’anni dopo, cominciò a
venire spesso alla Messa domenicale. Quando il parroco gli
propose di studiare più profondamente il cristianesimo, Nitta
aderì subito: è stato battezzato
ed è tuttora per noi un punto di
riferimento sicuro.
Efficienza e sfide
Tanti sono i problemi che la
società e la chiesa in Giappone
devono affrontare. La straordinaria efficienza di tutti i servizi sociali facilita un alto tenore di vita
e un ottimo livello di sicurezza.
Ma al contrario, produce un
alto numero di persone che per
motivi vari non riescono a stare al passo: persone senza fissa
dimora, con problemi mentali,
suicidi, bullismo, bambini e ragazzi che si rifiutano di andare a
scuola, famiglie disgregate. Una
sfida è anche la denatalità rispetto all’alto numero di anziani.
Perché parto ancora
In Giappone, si è soliti andare
al tempio shintoista a chiedere
una benedizione per i neonati, al
tempio buddhista per i funerali,
e magari sposarsi con un rito
cristiano. Tutto questo però ha
poco a che vedere con la fede:
sono solo consuetudini.
È per questo che riparto per il
Giappone. Mi commuove sempre pensare che “vangelo” vuol
dire “buona notizia”. Vado per
portare questa novità assoluta,
puro dono di Dio. Vado perché
questa novità è sorgente di una
speranza che “tiene” di fronte
a qualsiasi traversia, ed è forza
che ci dà la capacità di perdonare e amare perché abbiamo sperimentato che Dio ci ha amato e
perdonato per primo.
■
RIPARTO PER LA SIERRA LEONE
p. MARIO CRUDER, sx
Cari lettori di “Missionari Saveriani”, Dio mi ha fatto la grazia di poter tornare in missione nella Sierra Leone, dove ho speso 33 anni di
apostolato missionario. Domenica 27 settembre, ho salutato genitori
e parenti dei saveriani friulani, presenti alla festa; ora estendo il mio
saluto a tutti voi che ci seguite attraverso il nostro mensile.
Ho vissuto tre anni belli qui in Friuli. Ho conosciuto le famiglie dei
missionari, tanti sacerdoti, comunità cristiane, amici e benefattori che
in varie occasioni ho incontrato in casa e nelle parrocchie. Ho apprezzato la bontà e cordialità della gente, la sua laboriosità, e anche la
bontà di tanti prodotti tipici del Friuli e la bellezza dei paesaggi. Ho
gustato le belle tradizioni cristiane della storia, passata da Aquileia
con i suoi santi vescovi ai vari santuari sparsi sul territorio, che parlano della fede di questa popolazione.
Torno in Sierra Leone con la gioia di incontrare, oltre ai miei confratelli, anche tanta gente che ho conosciuto, amato e a cui ho cercato di donare la speranza di una vita illuminata dal vangelo di Gesù.
Sono consapevole che alla mia età non sarà facile affrontare le sfide
della missione di questo nostro tempo in rapida evoluzione. Per questo vi
chiedo di accompagnarmi con la vostra preghiera e di continuare la vostra
collaborazione
Padre Giuseppe Pettenuzzo, nuovo rettore
nell’impegno di
della comunità saveriana di Udine, e
portare Cristo a
p. Antonio Guiotto, rettore uscente, incontratutti i popoli delno i famigliari alla festa del 27 settembre
la terra.
Cercherò di
farmi vivo con
qualche esperienza vissuta
da raccontare
sul nostro mensile, strumento prezioso di
collaborazione
missionaria tra
le nostre comunità cristiane in
Italia e le nuove
della missione.
2015 NOVEMBRE
MACOMER
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Sacerdote saveriano da 50 anni
Doppia vocazione di missionario e insegnante p. GESUINO PIREDDA, sx
amo cerimonie e anniN onversari.
Quando mi è stato
proposto di celebrare a Borore
(NU), mio paese natale, il 50°
di ordinazione, ho fatto qualche
resistenza. Poi, sapere che con
me ci sarebbe stato don Nino
Pilu, mio coetaneo e compagno
d’infanzia, mi ha convinto. La
celebrazione del 50° di due sacerdoti nello stesso anno sarebbe
stato un evento straordinario per
la comunità di Borore.
A Borore una gran festa!
Domenica 19 luglio 2015 era
presente il vescovo mons. Morfino che ha presieduto la santa
Messa. Non mi aspettavo tanta
partecipazione: i sacerdoti della
forania erano presenti al completo e poi la gente, che con i
canti rendeva l’atmosfera ancora
più esaltante.
Non sono mancati i doni: una
casula donata dalla comunità,
un calice dal vescovo, una targa
da parte dell’amministrazione
comunale, una bella icona della
Madonna donata dai sacerdoti.
Non è mancata neppure la pergamena con la benedizione di
papa Francesco. Tutto si è concluso nei saloni dell’oratorio con
un rinfresco.
La partenza dalla Sardegna
È difficile dire il momento
in cui è maturato il mio “sì” a
Dio. Credo che non ci sia un
momento preciso, ma è frutto di
una disponibilità di mente e di
cuore a quello che Dio poteva
suggerirmi. Ho alcuni momenti
fissi nella memoria.
Uno è il 18 agosto 1952, giorno della mia prima partenza, a
soli 13 anni. Ricordo la stazione
animata allora da tanti giovani
in partenza per il “continente” e
per l’Europa in cerca di lavoro.
Ricordo gli abbracci, le lacrime,
un agitare di mani protese dal
finestrino, quasi ad afferrare gli
ultimi frammenti di quel mondo
che stava scomparendo ai miei
occhi. Poi la nave, una magia di
luce, che ora diventava malinconica realtà, mentre si allontanava
dal molo.
Il viaggio per Nizza Monferrato durò 36 ore. Poi le altre tappe della mia formazione
saveriana: Venezia, Ravenna,
Desio, Roma, Milano, Parma
dove, nel duomo, ho ricevuto il
sacramento dell’Ordine il 17 ottobre 1965, dalle mani del card.
Gonfalonieri.
Cremona, città gentile
Il resto è la storia di questi 50
anni. Affido a Dio il giudizio su
come li ho vissuti, ma un punto
fermo c’è. Sull’immaginetta ricordo di 50 anni fa avevo scritto
in latino “Scio cui credidi” (So
in chi ho creduto). L’ho riproposta anche oggi. Chi mi ha sostenuto in tutti questi 50 anni è stato
proprio Gesù, sempre, anche nei
momenti più difficili. “Mandati
a portare il lieto annuncio” è il
nucleo fondamentale del mandato missionario, sulla base di un
atteggiamento di amore verso le
persone.
Il mio percorso esistenziale è
stato caratterizzato soprattutto
dall’impegno come insegnante
nelle scuole saveriane, soprattutto a Cremona, città che ho
amato anche per la sua gente
gentile, accogliente, generosa e
per l’attenzione che sempre ha
dimostrato per i saveriani.
La nostra missione continua...
Il programma per l’anno 2015-2016
P
untualmente, come promesso nella giornata di saluto alla città di Macomer, l’11
ottobre scorso, io e p. Giuseppe Marzarotto ci siamo presentati davanti alla ex-casa saveriana di via Toscana 9 e… abbiamo
suonato il campanello. Abbiamo
provato una strana sensazione
nel non essere più i “proprietari”, ma anche una grande gioia
interiore: la casa saveriana è ora
diventata “Centro pastorale San
Guido Conforti”.
Ciò che con tanti sacrifici era
stato costruito da tante
anime generose e da numerosi benefattori, è diventato adulto: una casa,
un nido, un alveare dove tante realtà giovanili,
di volontariato e di solidarietà hanno trovato un
luogo dove incontrarsi e
crescere.
4
La nostra
presenza mensile
Come già annunciato, i
saveriani saranno presenti
a Macomer una settimana
al mese (normalmente la
seconda settimana) e questo è il calendario delle
nostre prossime presenze: dall’8
al 15 novembre; dal 6 al 13 dicembre; dal 10 al 17 gennaio;
dal 7 al 14 febbraio; dal 6 al 13
marzo; dal 3 al 10 aprile; dall’8
al 15 maggio; dal 5 al 12 giugno.
Un saveriano rimarrà in casa per essere a disposizione della gente per i seguenti servizi: le
confessioni e i colloqui; guidare il rosario missionario il martedì alle 15,30; celebrare la Messa
comunitaria il mercoledì alle 19;
guidare l’adorazione Eucaristica
il giovedì alle 18,45.
p. GIANNI ZAMPINI, sx
L’altro saveriano visiterà le delegate saveriane del centro nord
della Sardegna e terrà i contatti
con i sacerdoti della zona.
Tante altre attività
Ricordiamo inoltre alcuni altri appuntamenti importanti: a
novembre celebreremo gli “Otto dies a sas Animas”; in dicembre ci sarà il ritiro dell’avvento
per tutte le zelatrici, per la durata di una giornata; in gennaio faremo visita alle delegate nei loro
rispettivi paesi; in febbraio ci sarà il ritiro di quaresima e
in marzo il ritiro della Pasqua; in aprile, maggio e
giugno visitiamo le zelatrici e i loro parroci.
Questa nostra presenza, anche fisica, garantirà
la vicinanza e il continuo
interesse per la gente e per
le iniziative di animazione missionaria desideriamo continuare. Lo Spirito
Santo ci illumini e ci aiuti
a realizzare queste attività
missionarie con la generosa partecipazione dei fedeli, che ringraziamo per la
loro attenzione, sollecitudine e collaborazione. ■
Padre Gesuino Piredda, saveriano della comunità di Brescia, ha festeggiato
in luglio nel paese natale di Borore il 50° di ordinazione sacerdotale… Auguri!
Dall’Indonesia a Brescia
Poi la prima esperienza missionaria in Indonesia sulle orme
di san Francesco Saverio, che
quelle terre aveva evangelizzato cinque secoli fa. E proprio là,
alle isole Molucche, mi è stato
ulteriormente chiaro il senso del
mio mandato missionario. Alla
fine della Messa, in uno sperduto
villaggio della foresta equatoriale, un indigeno mi dice: “Grazie,
padre, del dono di Gesù”. Aveva
capito perfettamente il significato dell’annuncio missionario.
Dopo il lungo periodo di insegnamento a Cremona, da alcuni
anni mi trovo a Brescia, per dare
una mano ai parroci nel servizio
pastorale e nella redazione di
qualche articolo per le riviste.
Come assistente spirituale della onlus “Pro meninos de rua”,
seguo in Brasile alcuni centri
di accoglienza per i bambini di
strada.
Ora continuo a vivere al servizio della gioia e della speranza
di ogni uomo, cercando di condividerne il peso delle tristezze e
delle angosce, scegliendo la via
della compassione e della misericordia nella predilezione per i
più deboli, piccoli e poveri. ■
UNA CORSA ANCORA LUNGA !
ANITA SIMONCELLI
Cari amici,
vi informo che
a fine ottobre
p. Virginio è
stato trasferito in un’altra
struttura di riabilitazione
(al momento
di andare in
stampa, non
era ancora
nota). Il lavoro di riabilitazione è tanto
Andrea, compianto franell’arco deltello di p. Gianni Zampini
la settimana,
deceduto il 2 ottobre, con
i risultati sono
p. Virginio Simoncelli...
alpini doc!
pochi, però ci
sono. E dicono che si vedranno meglio molto più avanti. Il suo morale è sempre
alto nonostante la febbre che torna tutte le sere. Come faccia non so.
Penso che un po’ sia nel suo carattere e poi nella sua grande fede.
È stato sottoposto a una scintigrafia per stabilire da dove è partita una nuova infezione evidenziata negli esami del sangue e per poter combatterla con antibiotici mirati. Il batterio è stato trovato e localizzato nel bacino e una nuova cura è partita. Mio fratello non si fa
proprio mancare nulla!
Continuo a ripetervi, e non mi stancherò mai di farlo, di stargli vicino
con le preghiere, ma anche fisicamente, appena potete. Vi ringrazio
per l’amicizia che dimostrate a noi, ma soprattutto a mio fratello: serve
molto per andare avanti, perché la corsa è ancora molto lunga.
Post scriptum: Visto che p. Virginio è predisposto a prendere infezioni, se andate a trovarlo vi chiediamo di attenervi ad alcune osservanze igieniche: lavarsi le mani, all’interno della sua stanza, con un
flacone di disinfettante da usare prima di toccarlo; evitare di baciarlo; astenersi dall’andare a trovarlo quando si hanno raffreddamenti
in corso. Grazie.
2015 NOVEMBRE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo)
SAVERIANI MARCHE
Il mondo intero mi aspettava...
Giovane anconetano a Yaoundé in Camerun
C
ari amici di “Missionari
Saveriani”, sono originario della parrocchia Santa Maria
Liberatrice di Posatora ad Ancona, e sono studente saveriano. Da quattro anni mi trovo a
Yaoundé, capitale del Camerun,
dove c’è la comunità internazionale degli studenti saveriani di
teologia.
L’attività principale di uno studente è lo... studio; perciò ogni
mattina andiamo a scuola con il
nostro pulmino e nel pomeriggio
i “compiti” occupano gran parte
del tempo. Ma oltre all’attività
accademica, un’altra cosa importante è la vita comunitaria.
Una comunità multiculturale
Completati gli studi di filosofia, nel 2012 ho cominciato
la teologia nella scuola SaintCyprien, dove si riuniscono
gli studenti di varie congregazioni: siamo oltre 250 giovani
religiosi provenienti da numerosi Paesi dell’Africa, alcuni
dalle Filippine, e io sono l’unico europeo.
Ciò che più colpisce in una
comunità saveriana di teologia
è la multi culturalità. Ricordo il
giorno in cui sono arrivato. Era
notte, esco dall’aeroporto e ad
aspettarmi c’è p. Paolo Tovo,
rettore della comunità, con una
mia foto in mano per riconoscermi e altri confratelli dai volti uno
diverso dall’altro: chi veniva
dall’Indonesia, chi dal Brasile,
chi dal Congo RD, chi dal Messico... Era come se il mondo intero mi stesse aspettando.
DIEGO PIRANI, sx
La città come un formicaio
Siamo di nove nazioni diverse, ognuno con le proprie caratteristiche ed abitudini, ma tutti
con lo stesso desiderio: portare
la buona notizia del vangelo nel
mondo. Yaoundé è un’immensa
città dove si riuniscono più di
due milioni di persone. È il centro amministrativo della nazione. L’attività principale è il piccolo commercio fatto in strada o
nei piccoli negozi.
La prima cosa che colpisce
è la grande disparità che esiste
tra i pochi ricchi e la stragrande maggioranza di persone che
si batte ogni giorno per portare
a casa qualche soldo per mangiare, per mandare i bambini a
scuola e per curarsi quando la
malattia arriva. E i soldi racimo-
Quattro anni di belle scoperte
Il 5 novembre la professione perpetua
S
ono passati già quattro
anni dal giorno in cui ho
detto per la prima volta il mio
“sì” al Signore con i voti di povertà, castità, obbedienza per la
missione nella famiglia saveriana. Il 5 novembre di ogni anno,
giorno della festa del nostro santo fondatore Guido Conforti, ho
rinnovato quel “sì” davanti al
superiore, a Dio e alla chiesa.
In realtà, tutti i giorni il Signore
mi ha chiamato in mille modi a
confermare il mio “sì”.
“Sì” definitivo alla missione
In quattro anni, la preghiera,
la Parola di Dio, l’Eucaristia, lo
studio, la vita comunitaria, l’incontro con tante persone mi hanno accompagnato, fatto crescere
e maturare. Quattro anni di scoperte. Ma la più grande scoperta
che si rinnova continuamente è
4
la presenza di Dio nella mia vita,
e la convinzione che lui mi ama.
Con questa certezza nel cuore mi preparo al momento più
intenso del mio cammino di
formazione: la professione perpetua! Il prossimo 5 novembre
qui a Yaoundé sarà un giorno
speciale, perché assieme ai miei
confratelli Innocent del Congo e
Dieudonné del Burundi quel “sì”
pronunciato ogni anno diventerà un “sì” definitivo per tutta la
vita, con il dono di tutta la mia
vita al Signore.
Ringrazio il Signore!
In questi ultimi mesi di preparazione ho ripercorso la mia
storia e ho visto quanti doni il
Signore mi ha fatto. Non mi resta che ringraziarlo per il dono
della mia famiglia, che mi è stata sempre vicina e mi ha dimo-
Diego Pirani con il confratello camerunese Raoul durante un’uscita
sulla collina dietro casa: insieme per abbracciare il mondo!
15 agosto: Diego Pirani porta la Comunione
a questa famiglia “matriarcale”; l’anziana
madre ha preso il diploma per i 64 anni
di partecipazione al gruppo Mariano
D. PIRANI, sx
strato il suo amore.
Un ricordo speciale va alla
mia comunità parrocchiale di
Santa Maria Liberatrice che mi
ha accolto e cresciuto nella vita
cristiana e nell’impegno pastorale, e un grazie particolare a
don Antonio Recanatini. Grazie
ai tanti saveriani incontrati fin
dalla mia giovane età, quando
facevo il chierichetto a Posatora:
voglio ricordare p. Narciso, p.
Aldo, p. Nando, p. Piergiorgio,
p. Nicola, p. Emilio, p. Giuseppe, il benemerito Nino Cozzi…
Ognuno mi ha testimoniato la
bellezza del vangelo e la gioia
nel donarlo agli altri.
La ricerca di Dio continua
Il cammino di fede non è un
cammino solitario. Ha bisogno
di compagni di viaggio e il Signore me ne ha dati tanti a partire dai formatori, i confratelli e
le persone incontrate a Desio, ad
Ancona e qui in Camerun. La
ricerca di Dio continua, ma di
fronte a tanta grazia ricevuta non
posso che dire “sì” a Gesù, nella
semplicità e nel servizio.
Mi tuffo in questa meravigliosa avventura, incontro alle persone che il Signore mi farà incontrare sul mio cammino per
far sapere loro che c’è un Dio
misericordioso, pieno di amore
che attende il nostro “sì”. Grazie per il vostro continuo sostegno. Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera.
■
lati non sono mai sufficienti.
Di giorno i quartieri sono un
grande formicaio con gente che
va e viene, trasporta cose, s’incontra, vende, acquista, vive!
Al tramonto il via-vai aumenta
per la gente che rientra a casa e
cerca di comprare qualcosa per
la cena, fino a quando la notte
diventa troppo pericolosa a causa dei banditi che cercano le loro
“prede”, e tutto si calma.
Ognuno ha un incarico
La nostra comunità si trova in
un quartiere della periferia. Come saveriani abbiamo la gestione della parrocchia da noi fondata più di trent’anni fa, quando
ancora la foresta lasciava spazio
alle poche case presenti; oggi
è diventato un quartiere molto
popolato, dove le case si sovrappongono le une sulle altre.
In questo contesto svolgiamo
il nostro apostolato. Ogni studente ha un incarico: catechismo, apostolato nella prigione,
animazione missionaria e vocazionale, bambini di strada…
Io facevo parte del “gruppo
culturale” formato da giovani
che animano la parrocchia con
rappresentazioni teatrali e altre
attività; in più mi sono dedicato al coordinamento delle comunità ecclesiali di base: ogni
mercoledì i cristiani s’incontrano per condividere la Parola
di Dio e per trattare i problemi
della vita di ogni giorno alla luce della fede.
Al centro della giornata…
Dall’anno scorso sono catechista con i giovani e gli adulti; è
un’esperienza molto bella e impegnativa con un gruppo di trenta giovani, papà e mamme che
si preparano a ricevere il battesimo. La domenica è dedicata alla
distribuzione della Comunione
ai malati. È un momento molto
importante per condividere la fede con le persone che soffrono e
attendono di ricevere il Corpo di
Cristo, unico consolatore nella
sofferenza.
Per fare tutto questo abbiamo bisogno di alimentarci ogni
giorno all’unica sorgente di fede, speranza e carità, che è Gesù.
Perciò la preghiera comunitaria,
la Parola di Dio, l’Eucarestia rimangono il centro delle nostre
giornate.
■
SPAZIO GIOVANI
“MISSION POSSIBLE” VI ASPETTA !
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
Dopo l’estate missionaria, che ha visto il successo dei campi missionari di Ancona, Udine, Ceuta e Thailandia, il 18 ottobre ci siamo ritrovati in via del Castellano per lo scambio di opinioni sulle esperienze
estive e altre iniziative, specialmente quelle riguardanti gli immigrati, gli ultimi, gli emarginati.
Abbiamo fissato anche il programma per l’anno 2015 - 2016, tra riflessione e preghiera missionaria, presenza tra i non evangelizzati in
Italia e nel mondo, ritiri spirituali, fraternità e incontri, adorazione,
carisma saveriano… Ci accompagna come “guida”
l’esortazione apostolica di
papa Francesco, “La gioia
del vangelo”.
Il gruppo “Mission possible” aspetta anche voi…
Nel prossimo numero vi
aggiorneremo sul calendario degli incontri. Rimaniamo in contatto! (Mail: [email protected];
Cell. 333 8856374)
P. Alberto nella sinagoga di Ceuta
con i giovani che hanno partecipato al campo estivo 2015
2015 NOVEMBRE
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR)
Cronaca di un’ordinazione
“Sono diventato sacerdote a Mwenga”
di questo articolo
A ll’inizio
la mia testa è confusa…
Sono tanti gli eventi, le gioie, le
emozioni. E tra le tante cose c’è
sempre l’immancabile “grazie”.
Grazie a Dio per aver fissato il
suo sguardo misericordioso su di
me, chiamandomi a essere sacerdote missionario. Non ha contato i miei peccati, ma ha avuto
compassione di me e mi ha scelto per annunciare il vangelo.
Grazie alla famiglia saveriana
che mi ha accolto e fatto crescere nella fede. Grazie a tutti i formatori che mi hanno avuto come
studente. Grazie ai miei genitori
per l’esempio di vita cristiana e
per l’ottima educazione che mi
hanno dato.
Una lunga preparazione
Ho lasciato l’Italia per il Con-
go il 9 luglio scorso. Ho poi partecipato agli esercizi spirituali
predicati dal vescovo che mi ha
ordinato sacerdote. Dopo questa
settimana di grazia, sono andato
a Mwenga per salutare i miei genitori. Sono andato anche a Kitutu, per salutare i confratelli e
per rivivere l’esperienza fatta nel
2003 prima di entrare tra i saveriani. Dopo i saluti a genitori e
amici, ho deciso di ritirarmi nella casa saveriana a Bukavu per
dedicarmi di più alla preghiera.
Venerdì 21 agosto sono partito per Mwenga con p. Faustino
Turco, superiore dei saveriani
in Congo. In viaggio abbiamo
pregato, cantato, ballato anche
stando seduti! Sento che ormai
il momento dell’ordinazione sta
arrivando: sono silenzioso, prego
di più, chiedo alla Madonna di
p. ADILI MWASSA EMMANUEL, sx
aiutarmi, di intercedere per me.
Tutta la parrocchia
mobilitata
A Mwenga siamo accolti dai
seminaristi diocesani che svolgono il loro stage. La parrocchia
è piena di ospiti. Alle 21 chiedo
a p. Faustino di accompagnarmi
a salutare i miei. Tutta la casa è
in festa: lo è da tre giorni e io mi
sento in imbarazzo. Ci vengono
incontro. Parliamo un po’ e poi
torniamo in parrocchia.
Sabato mattina è giorno di ritiro
spirituale, guidato da p. Faustino.
È un momento bello, di amicizia,
ma soprattutto di commozione.
Pensavo: quanto è grande il sacerdozio, e io sono piccolo! Torniamo in parrocchia, ma io continuo
il ritiro. Alle ore 15 arriva il vescovo. La Messa viene celebrata
Cinquant’anni di vita saveriana
“Senza il Signore, dove saremmo noi oggi?”
C
elebrare le date della vita
passata è un’abitudine del
nostro tempo. Il 3 ottobre scorso
è toccato a coloro che hanno fatto i voti religiosi come saveriani
nel 1965. Quell’anno ricorreva
il centenario della nascita del
nostro fondatore san Guido, e il
superiore generale p. Giovanni
Castelli aveva voluto fare le cose in grande.
I nuovi professi dei due noviziati di Nizza Monferrato (AT) e
San Pietro in Vincoli (RA) erano stati tutti convocati a Parma
per fare insieme la professione
religiosa. Eravamo sessanta:
una cifra “astronomica” anche
per allora!
Una festa memorabile!
Quella mattina la chiesa della casa madre dei saveriani era
piena come un uovo. C’erano i
sessantatre nuovi saveriani, gli
studenti teologi di Parma; c’era
anche un bel numero di parenti
e i saveriani delle varie comunità
in Italia.
La solenne celebrazione fu
“concelebrata” (allora era una
vera novità conciliare!) dai superiori e dai nuovi saveriani già
sacerdoti; essa fu segnata dalla
commozione. In un refettorio
zeppo di convitati scoppiò l’allegria tipica delle feste saveriane. Era giusto che fosse così: la
famiglia cresceva. Finita la festa,
tutti alla loro destinazione!
La Messa di ringraziamento
A distanza di cinquant’anni
alcuni di noi ci siamo ritrovati. Dei sessantatre saveriani che
eravamo, ancora vivi siamo solo
diciotto. Il numero è stato sfoltito
da vicende personali e da sorella
morte, che è venuta a prendersene già alcuni. C’è ancora il
maestro di Nizza Monferrato, p.
Francesco Cavallo, arrivato inos-
I saveriani Bertocchi, Ferrari, Lanaro e Tam hanno celebrato, insieme ad altri confratelli, il 50° di professione
religiosa nel santuario San Guido Conforti a Parma
4
p. GABRIELE FERRARI, sx
sidabile alla veneranda età di 95
anni, in piena forma, che ora vive
nella nostra comunità di Salerno.
Ci siamo trovati per iniziativa
di p. Alberto Lanaro presso la
casa madre di Parma; abbiamo
condiviso le nostre storie, tutte
interessanti. La sera del 3 ottobre abbiamo celebrato la Messa
di ringraziamento, e dopo cena
abbiamo celebrato ancora in
fraternità la gioia di essere saveriani.
Abbiamo attraversato
un’epoca storica
Guardando la foto di allora, i
ricordi si sono fatti strada nella
memoria ormai arrugginita… Ci
troviamo ora invecchiati in fretta, dopo cinquant’anni di attività
molto intensi e interessanti. Già
questa è una grazia! Quante cose
sono cambiate e passate in questi cinquant’anni, che costituiscono un’epoca storica: il concilio, il sessantotto, la caduta del
muro di Berlino, cinque papi,
la missione... Di queste vicende
siamo stati protagonisti diretti
o indiretti. Da esse siamo stati
in qualche modo attraversati e
cambiati.
Certamente non siamo più
quelli del 3 ottobre 1965. Quante
volte abbiamo potuto vedere che
le nostre forze non erano sufficienti, ma ogni volta ci siamo
anche meravigliati del bene che
Dio ha fatto attraverso di noi! Se
non avessimo seguito la chiamata del Signore, dove saremmo
oggi?
■
P. Adili Emmanuel, primo a sinistra, celebra la sua “prima Messa” nella parrocchia di
Mwenga, in Congo; lavorerà come animatore nella comunità brianzola di Desio
all’aperto. L’impianto si fa sentire, i cori hanno passato tutta la
giornata a fare le prove. Si respira
ovunque un’atmosfera particolare.
Preghiera, confessione
e… doccia
La notte tra sabato e domenica 23 agosto è molto lunga.
È una notte di stupore, di preghiera e ringraziamento. Alle 5
del mattino vado a pregare nella
chiesa della parrocchia. Incontro un sacerdote e iniziamo a
parlare. Mi dà qualche consiglio
riguardante il sacerdozio e io lo
ringrazio. Rimango in chiesa fin
verso le 7, poi mi confesso, faccio la doccia e sono pronto per
la processione.
La Messa inizia alle ore 9. La
piazza è stracolma, ma non saprei dire quante persone, forse
più di duemila. Durante la celebrazione si canta e si balla con
tutto il corpo. Nella sua omelia
il vescovo spiega il senso del
sacerdozio: il sacerdote è uomo
di preghiera, umile, coraggioso,
che mette al centro l’Eucaristia.
Dio si fida di noi!
Dopo l’omelia, arriva il momento culminante del rito. La
grazia di Dio scende su di me,
con l’imposizione delle mani
del vescovo mons. Sebastien
Muyengo. Dio mi rende sacerdote - missionario. Il giorno dopo celebro la prima Messa nella
chiesa parrocchiale.
Grazie a tutti i saveriani venuti a Mwenga, a tutti gli amici, alla parrocchia che ha partecipato
e mi ha dimostrato il suo affetto.
Dio si fida di noi, e si è fidato anche di me. Chiedo un cuore umile, comprensivo, aperto alla preghiera, che allontani da me la superbia e l’arroganza.
■
UN SORPRENDENTE POMERIGGIO
PAOLA CURTI
Sono andata a passare un po’ del mio tempo in compagnia dei saveriani ospiti del quarto piano, in casa madre a Parma. Anche lì succedono cose impreviste.
Arrivata in portineria incontro Giò, triste e sconsolato. Mi siedo con
lui su una panchina per capire i motivi, ma inutilmente. Lo convinco
a salire con me al quarto piano. Nella sala TV, iniziamo a parlare dei
campioni di calcio del passato (Rivera, Mazzola…) e della mitica squadra del tempo di Giò, delle partite giocate e dei ruoli (pare che lui fosse un “cannoniere”).
Con noi ci sono i confratelli saveriani Luigi, Rolando, Michelangelo, Angelo, Pierino, Francesco. In un angolo della stanza Gino e Quartiglio giocano a dama, anche se ogni tanto si uniscono a noi per aggiungere qualche dettaglio. Giò ricorda la sua permanenza negli Stati
Uniti, in Canada e forse anche in Africa (al quarto piano, gli “ex africani” in questo momento sono la maggioranza).
Si unisce alla compagnia anche Lele Cimarelli, prossimo rettore della casa madre. S’intrecciano storie di vita passata, episodi curiosi, viaggi avventurosi, spostamenti, amicizie mai dimenticate, ricordi… Lele,
piacevolmente sorpreso dalla riuscita dell’incontro, accoglie la proposta di una cartina del mondo
da appendere alla parete, dove poter segnare i luoghi di
cui abbiamo parlato.
Sono quasi le 18: Vincenzo
e Giampietro ci ricordano che
è l’ora del rosario comunitario. Alla spicciolata raggiungiamo chi è già in cappella. Con la cena si conclude il
pomeriggio. Quel giorno sono tornata a casa con il cuore
pieno di gioia.
2015 NOVEMBRE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
Sacerdote saveriano da 50 anni
Doppia vocazione di missionario e insegnante p. GESUINO PIREDDA, sx
amo cerimonie e anniN onversari.
Quando mi è stato
proposto di celebrare a Borore
(NU), mio paese natale, il 50°
di ordinazione, ho fatto qualche
resistenza. Poi, sapere che con
me ci sarebbe stato don Nino
Pilu, mio coetaneo e compagno
d’infanzia, mi ha convinto. La
celebrazione del 50° di due sacerdoti nello stesso anno sarebbe
stato un evento straordinario per
la comunità di Borore.
A Borore una gran festa!
Domenica 19 luglio 2015 era
presente il vescovo mons. Morfino che ha presieduto la santa
Messa. Non mi aspettavo tanta
partecipazione: i sacerdoti della
forania erano presenti al completo e poi la gente, che con i
canti rendeva l’atmosfera ancora
più esaltante.
Non sono mancati i doni: una
casula donata dalla comunità, un
calice dal vescovo, una targa da
parte dell’amministrazione comunale, una bella icona della Madonna donata dai sacerdoti. Non
è mancata neppure la pergamena
con la benedizione di papa Francesco. Tutto si è concluso nei saloni dell’oratorio con un rinfresco.
La partenza dalla Sardegna
È difficile dire il momento
in cui è maturato il mio “sì” a
Dio. Credo che non ci sia un
momento preciso, ma è frutto di
una disponibilità di mente e di
cuore a quello che Dio poteva
suggerirmi. Ho alcuni momenti
fissi nella memoria.
Uno è il 18 agosto 1952, giorno
della mia prima partenza, a soli 13
anni. Ricordo la stazione animata
allora da tanti giovani in partenza
per il “continente” e per l’Europa in cerca di lavoro. Ricordo gli
abbracci, le lacrime, un agitare di
mani protese dal finestrino, quasi
ad afferrare gli ultimi frammenti
di quel mondo che stava scomparendo ai miei occhi. Poi la nave,
una magia di luce, che ora diventava malinconica realtà, mentre si
allontanava dal molo.
Il viaggio per Nizza Monferrato durò 36 ore. Poi le altre tappe
della mia formazione saveriana:
Venezia, Ravenna, Desio, Roma,
Milano, Parma dove, nel duomo, ho ricevuto il sacramento
dell’Ordine il 17 ottobre 1965,
dalle mani del card. Gonfalonieri.
Cremona, città gentile
Il resto è la storia di questi 50
anni. Affido a Dio il giudizio su
come li ho vissuti, ma un punto
fermo c’è. Sull’immaginetta ri-
Il grande “regista” della troupe
Padre Romano ha lasciato Brescia per Parma
S
ul finire dell’estate, una
notizia ci ha rattristato
tutti: padre Romano Didoné,
decano della comunità saveriana di Brescia e storico “economo”, ha dovuto trasferirsi alla
casa madre di Parma per essere
seguito meglio, come merita un
ottantaduenne che dopo tanto
instancabile lavoro, vede i primi
acciacchi dell’età affievolire un
fisico asciutto e leggero.
Ma se la salute inizia a fare i
capricci, lo spirito di p. Romano
rimane indomito. Fino all’ultimo
giorno di permanenza a Brescia
ha consegnato la posta nei vari
uffici e ha “diretto” le operazioni
in cucina.
4
Tutti, tranne lui!
Padre Romano è un po’ un
simbolo dei saveriani a Brescia.
Qui dal 1992, conosceva tutti i
sacerdoti di Brescia, che si riferivano a lui per avere un aiuto
nel ministero delle confessioni e delle Messe, per offrire ai
saveriani giornate missionarie
e intenzioni di sante Messe da
celebrare. Già da qualche mese i sacerdoti hanno trovato un
sostituto per questo importante
servizio in diocesi: è p. Salvatore Marongiu, sardo di origine,
missionario in Congo ed esperto in computer e network (Cell.
331 2966416).
Ma anche nella comunità saveriana il suo ruolo era così intenso, che si ha una sensazione
strana non vederlo aggirarsi in
refettorio, quando a pranzo e a
cena controllava che tutto fosse in ordine… Era sempre il
primo ad arrivare e l’ultimo a
prendere posto per consumare
i pasti quotidiani. Per non parlare, delle grandi occasioni di
festa: spingeva il carrello portastoviglie avanti indietro nella
sala Romanino più e più volte,
preoccupandosi che tutti fossero
serviti… Tutti tranne lui!
Era sempre lui a dettare i
tempi di uscita delle portate e a
guidare il team delle cameriere
per una sera, come un regista
cinematografico
DIEGO PIOVANI
che prima di un ciak si accerta
che tutto sia a posto. Così, dalla fine di agosto anche il personale della casa e della cucina
sì è trovato privo di un fondamentale punto di riferimento.
Ha preso il suo posto p. Marco
Vigolo, che lavora a Brescia
già da vari anni.
Un legame che rimane
Sarà strano anche trovare vuoto il suo ufficio al primo piano,
con le carte sempre ordinate
sulla scrivania e i biglietti pronti
per ringraziare personalmente
benefattori e benefattrici delle
nostre missioni. Mancherà la
sua figura minuta e misurata,
fatta di silenzi e poche parole,
mai banali, che spesso coglievano nel segno per schiettezza.
Mancheranno le sue passeggiate nei corridoi o fino alla
portineria, quasi a misurare il
tempo nei passi lenti attraverso il cortile.
Per fortuna, Parma non
è lontana, e p. Romano
sarà felice di ricevere visite e telefonate dall’accento bresciano (Cell. 333
8599321). Ci auguriamo
che riesca a portare nella nuova comunità un pizzico di tutti
noi, che l’abbiamo conosciuto
in questi anni, sicuri che i legami forti non si spezzano con un
trasferimento.
■
P. Romano Didonè, ora a Parma,
con Sonia Taglietti dell’Ufficio
abbonamenti di Brescia
Padre Gesuino Piredda, saveriano della comunità di Brescia, ha festeggiato
in luglio nel paese natale di Borore il 50° di ordinazione sacerdotale… Auguri!
cordo di 50 anni fa avevo scritto
in latino “Scio cui credidi” (So in
chi ho creduto). L’ho riproposta
anche oggi. Chi mi ha sostenuto in
tutti questi 50 anni è stato proprio
Gesù, sempre, anche nei momenti
più difficili. “Mandati a portare il
lieto annuncio” è il nucleo fondamentale del mandato missionario,
sulla base di un atteggiamento di
amore verso le persone.
Il mio percorso esistenziale è
stato caratterizzato soprattutto
dall’impegno come insegnante
nelle scuole saveriane, soprattutto a Cremona, città che ho
amato anche per la sua gente
gentile, accogliente, generosa e
per l’attenzione che sempre ha
dimostrato per i saveriani.
Dall’Indonesia a Brescia
Poi la prima esperienza missionaria in Indonesia sulle orme
di san Francesco Saverio, che
quelle terre aveva evangelizzato cinque secoli fa. E proprio là,
alle isole Molucche, mi è stato
ulteriormente chiaro il senso del
mio mandato missionario. Alla
fine della Messa, in uno sperduto
villaggio della foresta equatoriale, un indigeno mi dice: “Grazie,
padre, del dono di Gesù”. Aveva
capito perfettamente il significato dell’annuncio missionario.
Dopo il lungo periodo di insegnamento a Cremona, da alcuni
anni mi trovo a Brescia, per dare
una mano ai parroci nel servizio
pastorale e nella redazione di
qualche articolo per le riviste.
Come assistente spirituale della
onlus “Pro meninos de rua”, seguo in Brasile alcuni centri di accoglienza per i bambini di strada.
Ora continuo a vivere al servizio della gioia e della speranza
di ogni uomo, cercando di condividerne il peso delle tristezze e
delle angosce, scegliendo la via
della compassione e della misericordia nella predilezione per i
più deboli, piccoli e poveri. ■
TRA GLI INDIO MARACAXÌ
p. ILARIO TRAPLETTI, sx
Cari amici di “Missionari Saveriani”, sono felice di salutarvi. L’ultima comunità che ho “scoperto” in questi tempi è piccola, lontana e
difficile da raggiungere. Si chiama “As Pedras”. Per arrivarci si deve
percorrere una stradina stretta, tutta sali-scendi e pietre. Non c’è una
chiesa, ma solo una tettoia tenuta su da quattro pali. Ma vi dico che
ho incontrato gente cordiale e semplice; è stato bello andare là e stare con loro. La coordinatrice della comunità è anche maestra.
Ma, per carità, non ditemi di farvi vedere la scuoletta! È uno
stanzone di tavole, mangiate dalle termiti, tanto che vi crescono le
erbacce e vi entrano anche i cavalli e... serpenti (due). Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo detti: se il governo non ci costruisce la
scuola, la faremo noi. Infatti, stiamo lavorando. A parte la scuola e
la mancanza di luce elettrica, il resto è bello: la natura, il silenzio, e
soprattutto i bambini sempre allegri e chiassosi. Sono diventato loro
amico distribuendo caramelle: più di così...
Adesso ci stiamo organizzando per “costruire” la comunità. È difficile perché vivono isolati e lontani, ma vedo che quando arriviamo,
tutti sopraggiungono numerosi. Sono indio della tribù dei maracaxì:
vivono della loro povera agricoltura e con pochissimo bestiame.
Così passiamo il tempo tra una visita e l’altra alle numerose comunità. Siamo tre saveriani anziani e facciamo ciò che possiamo. Conto
sulle vostre preghiere: il Signore ci tenga sempre le mani sulla testa.
Padre Ilario Trapletti
con i bambini maracaxì
della comunità As Pedras
in Amazzonia
2015 NOVEMBRE
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
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Una bella proposta per i saveriani
Intervista al vescovo saveriano mons. Zon a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
P
apa Francesco ha nominato vescovo della diocesi
dell’Alto Solimões il saveriano p.
Adolfo Zon Pereira. Questa nomina ci riempie di consolazioni.
La prima viene dal fatto che
un vescovo saveriano si ispira
all’esempio di san Guido Conforti, vescovo e missionario.
Una seconda consolazione è che
il nuovo vescovo non è italiano,
ma spagnolo, nato e cresciuto vicino a Santiago di Compostela.
La gioia ci porta a dire: “Ora la
missione dei saveriani di fare del
mondo una sola famiglia segue
una traccia internazionale”.
Nella sua recente visita in Italia, mons. Zon è venuto a trovarci a Tavernerio (CO). Ci ha parlato del suo nuovo servizio nella
chiesa missionaria, confidandoci
ciò che gli è passato nella testa
nei giorni in cui gli è stata comunicata la volontà del papa.
5 giorni per cambiare vita…
Quando il 13 agosto 2014 il
nunzio apostolico del Brasile mi
ha comunicato che papa Francesco mi aveva nominato vescovo,
sono rimasto attonito. Sono riuscito solo a dire: “Mi è concesso
di riflettere, prima di dare una
risposta?”. “Sì, hai cinque giorni!”. Ho pensato alla mia prima
professione missionaria, quando
ho detto al Signore un “sì”, che
vale anche oggi.
Il 18 agosto ho comunicato
che avrei accettato e il nunzio mi
ha detto: “Sarai vescovo dell’Alto Solimões”. Io che da vent’anni sono missionario lungo i fiumi del Parà, sempre in mezzo
alla gente, non avevo mai sentito
nominare quel luogo, al confine
tra Brasile, Colombia e Perù!
È molto distante…
A tremila chilometri di di-
stanza mi attendeva una diocesi
grande come mezza Italia: otto
parrocchie e sedici sacerdoti di
nazionalità diversa. Ho preso le
mie prime decisioni pastorali:
comincerò con la visita alle 20
comunità distribuite sulle sponde del fiume Javari, lungo 1.200
chilometri, con distanze enormi.
Non comprerò una barca; mi
sposterò su barche del servizio
pubblico. In ogni comunità sosterò cinque giorni.
E così hai fatto?
Sì! Ho incontrato gente semplice, che si vuol bene. Tutti mi
dicevano di restare sempre con
loro. Di fatto, sono privi di un’organizzazione: non hanno un coordinatore né ministri della Parola e
dell’Eucarestia… Perciò ho deciso di passare da una formazione
centralizzata alla formazione seguita da team itineranti.
L’essenza della vera felicità
Una particolare storia d’amore famigliare
una volta una ragazC’ era
za, Elena, che sognava di
crescere presto. “Da grande farò il medico - pensava - andrò
in Africa e mi occuperò dei figli
degli altri”. Quella ragazza ha
realizzato il suo sogno: si è laureata in medicina ed è partita per
l’Africa, dove i poveri continuavano a rimanere poveri
Elena arriva a Nairobi, in
Kenya, poi a Meru e infine nel
piccolo villaggio di Mikinduri.
Là, insieme a Sergio, un altro
medico italiano, i successi si alternavano a malattie che, seppur
banali, mietevano tante vittime.
Alla missione avevano adibito un edificio per accogliere i
bambini malnutriti, abbandonati
4
dalle famiglie. I due volontari
medici vi lavorano fino al giorno in cui Sergio rientra in Italia.
Elena, invece, contro ogni previsione iniziale, decide di fermarsi
a Mikinduri.
Una strana bici-ambulanza
Una sera, dopo cena, il guardiano invita la dottoressa a recarsi all’ambulatorio per un caso
urgente. Fuori era parcheggiata
una strana ambulanza: una bicicletta con un seggiolino posteriore capovolto, in grado di sorreggere una specie di “fagotto”.
Alla luce della lampada, Elena
nota sbigottita che quel fagotto
era un bambino scheletrico. Gli
occhietti erano infossati e tutto il
corpicino appariva ricoperto di
ferite e cicatrici.
Anche il lobo di
un orecchio era
tagliato e il braccio destro era
paralizzato. Elena lava il bimbo
di nome Paul e
gli fa mangiare
qualche cucchiaio d’acqua
e zucchero che
il piccolo beve
avidamente. Poi
dorme tutta la
notte e si sveglia
Elena e Paul, in una fotografia del 2003, mamma e figlio
all’arrivo della
che si sono scelti in Africa all’inizio degli anni duemila
dottoressa.
p. L. MAGGIONI, sx
“Mamma Elena”
Pian piano il bambino recupera peso, ma quando la dottoressa
non è presente, egli rifiuta il cibo. Con il tempo, anche le ferite
guariscono, ma Paul ha qualche
grave problema psichico. Malgrado ciò, i suoi occhi sono vivaci e il suo volto sorridente. Di
lui si potrebbe dire che “è l’essenza della felicità!”. Il piccolo
inizia a chiamare Elena mamma
e lei d’improvviso si sente veramente realizzata!
Un giorno, Paul riconosce suo
padre fra i malati gravi dell’ambulatorio e gli va incontro.
L’uomo racconta che la moglie
era morta e confessa di aver abbandonato il figlio nella foresta.
Qualche giorno dopo, l’uomo
muore. L’amore fra Elena e Paul
cresce e i due sono inseparabili. Arrivano in Italia per fare la
diagnosi della disabilità e poi
tornano in Africa.
“Sono stata scelta…”
Ora i due sono una famiglia…
Paul ha una nuova mamma ed
Elena un figlio. Da qualche anno vivono in Italia, perché qui il
piccolo può recuperare alcune
abilità.
Quando qualcuno le chiede
perché ha adottato un disabile
rinunciando al suo sogno, Elena risponde: “Io non ho adottato
un disabile, ma il bambino mi ha
■
scelta come madre!”.
Mons. Adolfo Zon (terzo da destra), vescovo saveriano dell’Alto Solimões,
ha incontrato i saveriani della comunità di Tavernerio
Ci sono anche popoli
indio?
In diocesi vivono anche sei etnie di indio. Sono circa 76mila e
non hanno mai avuto un contatto
con il vangelo. Potrei dire che
ci sono “poche possibilità”, ma
questa non è tutta la verità. La
situazione della mia diocesi mi
fa apprezzare l’impostazione pastorale che i saveriani hanno dato
ad Abaetetuba, nel Parà, in piena
sintonia con la chiesa brasiliana.
Un invito ai saveriani?
Se il papa mi ha mandato ve-
scovo nell’Alto Solimões, è stato anche per invitare i saveriani
ad assumere una nuova area di
primo annuncio. Nella mia diocesi c’è una regione estesa quanto le Marche e la Toscana, popolata da indio allo stato d’innocenza. I saveriani in Brasile
potrebbero riposizionarsi grazie
al “primo annuncio”. Ciò permetterebbe loro di approfondire la conoscenza degli indio e,
insieme, tornare al Dio che vive con gli uomini, accompagnandoli in quel paradiso terrestre.
■
TRA GLI INDIO MARACAXÌ
p. ILARIO TRAPLETTI, sx
Cari amici di “Missionari Saveriani”, sono felice di salutarvi. L’ultima comunità che ho “scoperto” in questi tempi è piccola, lontana e
difficile da raggiungere. Si chiama “As Pedras”. Per arrivarci si deve
percorrere una stradina stretta, tutta sali-scendi e pietre. Non c’è una
chiesa, ma solo una tettoia tenuta su da quattro pali. Ma vi dico che
ho incontrato gente cordiale e semplice; è stato bello andare là e stare con loro. La coordinatrice della comunità è anche maestra.
Ma, per carità, non ditemi di farvi vedere la scuoletta! È uno
stanzone di tavole, mangiate dalle termiti, tanto che vi crescono le
erbacce e vi entrano anche i cavalli e... serpenti (due). Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo detti: se il governo non ci costruisce la
scuola, la faremo noi. Infatti, stiamo lavorando. A parte la scuola e
la mancanza di luce elettrica, il resto è bello: la natura, il silenzio, e
soprattutto i bambini sempre allegri e chiassosi. Sono diventato loro
amico distribuendo caramelle: più di così...
Adesso ci stiamo organizzando per “costruire” la comunità. È difficile perché vivono isolati e lontani, ma vedo che quando arriviamo,
tutti sopraggiungono numerosi. Sono indio della tribù dei maracaxì:
vivono della loro povera agricoltura e con pochissimo bestiame.
Così passiamo il tempo tra una visita e l’altra alle numerose comunità. Siamo tre saveriani anziani e facciamo ciò che possiamo. Conto
sulle vostre preghiere: il Signore ci tenga sempre le mani sulla testa.
Padre Ilario Trapletti
con i bambini maracaxì
della comunità As Pedras
in Amazzonia
2015 NOVEMBRE
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
IBAN - IT 71 Z 01030 15807 000000040579 (Monte Paschi Siena, Taranto)
Il campo scout dai saveriani
Siamo tutti uniti nell’unica missione
F
ra le caratteristiche missionarie della comunità saveriana di Taranto, abbiamo anche
quella di accogliere i gruppi ecclesiali in cerca di una struttura
adatta per la formazione dei loro
membri. In questo modo, noi saveriani abbiamo l’occasione per
aprire di più i nostri ospiti allo
spirito missionario.
Una bella invasione!
Negli ultimi mesi, rilevante
è stato il campo di formazione
Agesci (Associazione guide e
scout cattolici italiani). Essa è
nata nel 1974 dalla fusione delle associazioni scout cattoliche
ASCI (maschile) e AGI (femminile). L’associazione conta oggi
circa 180mila aderenti.
Il campo scout organizzato
presso i saveriani di Taranto è
stato uno degli otto che l’Agesci
regionale organizza ogni anno
per i bambini che stanno vivendo il penultimo anno di vita in
branco / cerchio.
Vi hanno partecipato 35 bambini (29 lupetti e 6 coccinelle)
provenienti da tutta la regione,
oltre a uno che veniva da Matera. In Puglia, gli scout sono
forti e ben radicati: si pensi che
degli scout provenienti da tutte
le regioni d’Italia (circa 100mila) che hanno incontrato papa
Francesco il 13 giugno scorso,
in piazza San Pietro, quelli pugliesi erano quasi 10mila.
Per potenziare la fantasia!
Il campo di lupetti e coccinelle
si proponeva di fornire ai bambini gli strumenti e le conoscenze
utili a portare e ad accendere nei
propri branchi il clima di gioia e
di famiglia felice. Per raggiun-
p. SANFELICE e SEMERARO
gere tale obiettivo (sullo sfondo
della storia e delle origini di Taranto) sono state proposte varie
attività originali e sorprendenti,
adatte a creare nei bambini stupore, sorpresa e meraviglia, al
fine di sviluppare al massimo la
loro fantasia.
Gli obiettivi specifici sono
stati i seguenti: educare alla
creatività e allo sviluppo della
fantasia, alla gioia e al clima di
famiglia felice, al coraggio di
esprimersi mettendo in gioco
i propri talenti, all’animazione
con le tecniche teatrali, alla conoscenza di sé e degli altri…
Laboratori, gita
e caccia… spirituale
Il campo è iniziato con l’accoglienza e la conoscenza reciproca. Abbiamo subito chiesto ai
bambini di prendere un impegno
Una proposta senza paura
Animatore missionario tra i giovani pugliesi
anni sono rientraD atonove
dal Bangladesh, dopo
avervi lavorato per 27 anni: un
Paese asiatico povero economicamente, ma ricco dal punto di
vista culturale.
Da tre anni sono a Lama - Taranto e, pur non essendo in missione nel senso “tradizionale”
del termine, non mi sento e non
voglio essere meno missionario
di quando ero in Bangladesh.
Cerco, con entusiasmo e amore
di convincere i fedeli che incontro nelle parrocchie a far sì che
il vangelo sia portato in tutto il
mondo.
Questo compito, infatti, fa
parte della natura del cristiano,
e quindi di tutti noi. Senza questo interesse non possiamo dirci
cristiani, cioè seguaci di Gesù,
come insegna in maniera chiara
e inequivocabile papa Francesco
nella sua esortazione apostolica
“Evangelii Gaudium”.
La possibilità del raccolto
È ovvio che non tutti possono
partire, lasciare la propria terra
e andare in “missione”. Questa
decisione spetta a chi il Signore
dà l’ispirazione e la vocazione di
mettersi generosamente e coraggiosamente a totale disposizione
per questo scopo. È per questo
che considero mia priorità fare
promozione vocazionale missionaria, invitando adolescenti e
giovani a pensare che il Signore
può chiamarli a diventare “operai missionari”.
Con il consenso degli insegnanti di religione e dei direttori
scolastici, ho iniziato a fare due
incontri “missionari” annuali in
molte classi di terza media e anche in qualche scuola superiore.
Finora ho incontrato circa 600
alunni. Sono convinto che più
si semina,
più c’è la
possibilità di un
raccolto.
“Raccolto”, che
natural-
Padre Claudio Mantovani, animatore missionario a Taranto,
intrattiene con i suoi giochi di
prestigio un gruppo di scout
ospite dei saveriani
4
p. CLAUDIO MANTOVANI, sx
mente, dipende dal Signore che
ha modi e tempi che solo Lui
conosce.
Portare avanti
l’opera missionaria
Ma non mi fermo qui: invito
sempre anche genitori e nonni
a diventare promotori presso
i figli e i nipoti, prospettando
loro senza paura la vocazione
missionaria. Una fede vera e
sincera non può aver paura di
farsi promotori vocazionali con
la preghiera (Mt 9,37-39) e la
formazione dei giovani, prima
di tutto in famiglia.
La chiesa del concilio Vaticano II, nel documento “Ad
Gentes” (n° 7) dice: “La finalità
dell’attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale
vuole che tutti gli uomini siano
salvi e giungano alla conoscenza
della verità... Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro
colpa ignorano il vangelo, alla
fede, senza la quale è impossibile piacergli, è tuttavia compito imprescindibile della chiesa
portare avanti l’opera missionaria, che conserva in pieno, oggi
come sempre, la sua validità e
necessità”.
Ripetiamo anche noi le parole del fondatore dei saveriani san
Guido Conforti, esprimendo una
preghiera e un augurio: “Sia da
tutti conosciuto e amato Nostro
Signore Gesù Cristo!”.
■
Gli scout in cerchio davanti alla casa
saveriana di Taranto, sede di uno
dei loro campi di formazione
personale per il campo. Poi sono cominciati i laboratori sulla
tecnica delle ombre cinesi, sulla costruzione di una maschera
personalizzata e sulle tecniche
di recitazione per lo spettacolino che abbiamo poi tenuto domenica mattina alla presenza dei
genitori.
Inoltre, sabato mattina tutto il
gruppo è andato a visitare i resti della villa romana di Parco
Saturo. Ci sono stati anche una
“caccia spirituale” sulla figura di
papa Giovanni Paolo II e due incontri di catechesi sui “talenti”,
guidati da don Graziano. In una
divertente serata, p. Claudio ha
intrattenuto i ragazzi con alcuni
suggestivi numeri del suo repertorio di giochi di prestigio…
Le parole d’ordine
Al termine della Messa di
chiusura, p. Carmelo, rettore della comunità saveriana,
è passato a salutare il gruppo,
dando la parola d’ordine ai lupetti e alle coccinelle, secondo
il loro saluto. Alle coccinelle ha
raccomandato di “volare alto,
verso le altezze interiori dove
s’incontra Dio”. Ai lupetti ha
augurato di diventare “cacciatori di altri ragazzi”.
Nella formazione umano-cristiana dei bambini, l’Agesci ha
presente ciò che papa Francesco esprime con il binomio “discepolo - missionario”. In particolare, il 13 giugno ha detto
agli scout: “Siete preziosi per la
chiesa!”. E il presidente dell’Agesci nazionale, Matteo Spanò,
ha commentato: “Questa udienza per noi è il punto finale di un
pellegrinaggio e di una riflessione sui temi cari al papa”.
■
TRA GLI INDIO MARACAXÌ
p. ILARIO TRAPLETTI, sx
Cari amici di “Missionari Saveriani”, sono felice di salutarvi. L’ultima comunità che ho “scoperto” in questi tempi è piccola, lontana e
difficile da raggiungere. Si chiama “As Pedras”. Per arrivarci si deve
percorrere una stradina stretta, tutta sali-scendi e pietre. Non c’è una
chiesa, ma solo una tettoia tenuta su da quattro pali. Ma vi dico che
ho incontrato gente cordiale e semplice; è stato bello andare là e stare con loro. La coordinatrice della comunità è anche maestra.
Ma, per carità, non ditemi di farvi vedere la scuoletta! È uno
stanzone di tavole, mangiate dalle termiti, tanto che vi crescono le
erbacce e vi entrano anche i cavalli e... serpenti (due). Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo detti: se il governo non ci costruisce la
scuola, la faremo noi. Infatti, stiamo lavorando. A parte la scuola e
la mancanza di luce elettrica, il resto è bello: la natura, il silenzio, e
soprattutto i bambini sempre allegri e chiassosi. Sono diventato loro
amico distribuendo caramelle: più di così...
Adesso ci stiamo organizzando per “costruire” la comunità. È difficile perché vivono isolati e lontani, ma vedo che quando arriviamo,
tutti sopraggiungono numerosi. Sono indio della tribù dei maracaxì:
vivono della loro povera agricoltura e con pochissimo bestiame.
Così passiamo il tempo tra una visita e l’altra alle numerose comunità. Siamo tre saveriani anziani e facciamo ciò che possiamo. Conto
sulle vostre preghiere: il Signore ci tenga sempre le mani sulla testa.
Padre Ilario Trapletti
con i bambini maracaxì
della comunità As Pedras
in Amazzonia
2015 NOVEMBRE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC)
Storia di grande devozione
La festa “Ra Razia” è sempre un successo
C
on l’ammaliante spettacolo dei fuochi pirotecnici
anche quest’anno si sono svolti
i festeggiamenti in onore della
Madonna della Grazia ovvero
“a festa ra Razia”, come viene
definito dai gallicesi questo importante momento per il quartiere, che si ripete ogni anno il
sabato successivo alla festività
del 15 agosto. La tradizione, che
affonda le sue radici in un lontano passato, è ancora avvertita
con profonda devozione dagli
abitanti, non solo di Gallico ma
dell’intera vallata.
Il percorso di formazione
“Insieme consacrati in Maria”, è stato il tema che ha caratterizzato il consueto percorso di
formazione e preparazione spirituale, durato sette sabati, durante
i quali le varie chiese della vallata, a turno, hanno animato la
liturgia vespertina.
In occasione del sesto sabato
si è svolta la tradizionale “discesa” della sacra effige della Madonna presso la chiesa di Maria
di Porto Salvo in Gallico Marina, dopo la rituale consegna al
parroco e la stesura del relativo
atto. Quest’anno la processione
si è svolta venerdì 14, per non
farla coincidere con il ferragosto.
Sabato 22, al suono dei mortaretti, sono stati dichiarati aperti i
festeggiamenti e, in processione,
la sacra icona è tornata al santuario di Gallico Superiore.
Tanti eventi per ogni gusto
Per quanto concerne l’aspetto
religioso, oltre alle celebrazioni
NANÀ BERTÈ
Eucaristiche, si sono svolte altre
due processioni, arricchite con
canti e preghiere della nostra tradizione Mariana e accompagnati
dalla banda del quartiere di Archi. A guidarle don Gaetano Galatti, parroco di San Biagio e di
San Nicola di Bari, e p. Pierluigi
Felotti, che vi ha partecipato per
l’ultima volta in veste di rettore
del santuario.
La festa ha seguito la forma
tradizionale e, accanto alle manifestazioni religiose, si sono
svolte quelle civili. Sul palco allestito nella piazza antistante la
chiesa si sono esibiti vari gruppi
musicali, con la guest star Annalisa Minetti. Tutti hanno attirato
e intrattenuto piacevolmente il
numeroso pubblico accorso. Tra
i vari eventi, ha avuto molto seguito il 90° giro ciclistico Ma-
Accoglienza in tutte le sue forme
Prima fiera del libro al parco della Mondialità
L
ibri, tanti libri, una montagna di libri per tutti. È
accaduto il 4 e 5 luglio al parco della Mondialità di Gallico,
in occasione della “Xénia Book Fair”, prima fiera del libro
all’aperto a Reggio Calabria. Il
principale tema discusso è stato
“l’accoglienza”. L’encomiabile
iniziativa ha messo a disposizione dei numerosi visitatori una
vasta produzione libraria, grazie
anche alla partecipazione delle
case editrici calabresi che hanno
aderito.
Tra paura e ritardi
L’accoglienza è stata il leitmotiv di tutti i dibattiti, gli incontri
e gli spettacoli che hanno animato l’evento. Nei due incontri con
4
personalità istituzionali, accademiche e artistiche si è discusso
molto di “Xénia” e di come essa sia stata concepita e vissuta
dall’antica cultura greca fino ai
giorni nostri.
Durante la tavola rotonda sui
progetti territoriali relativi a sviluppo e integrazione, moderata
da Oreste Arconte, sono emersi
due aspetti: la paura causata dai
continui “esodi” di persone che
si riversano sulle nostre coste e
il ritardo da parte della politica,
che lavora sempre sull’emergenza ma è in difficoltà quando deve elaborare piani di intervento
risolutivi.
Non mancano
i buoni esempi
L’accoglienza
è un valore e una
pratica che soltanto un’adeguata
educazione può
garantire. Infatti, ha affermato p.
Giovanni La Manna, “essa non nasce
spontaneamente;
per questo occorre lavorare con i
ragazzi”. Le alternative al rifiuto ci
sono, solo che la
politica e i media
spesso sono restii a
percorrere le strade
giuste nel rispetto
delle potenzialità
La bancarella della mostra “Xénia Book Fair” che si è
locali.
tenuta al parco della Mondialità di Gallico a inizio luglio
NANÀ BERTÈ
Eppure gli esempi positivi non
mancano, come hanno testimoniato Maria Antonietta Sacco,
che ha esposto il progetto Albit
per l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati politici, e Bruna
Labate Mangiola del Coordinamento emergenza migranti di
Reggio Calabria.
Per Cécile Kyenge, l’emigrazione è un fenomeno naturale,
insito nell’uomo, che nessuno
potrà mai fermare. Rifiutare
chi emigra significa denunciare
l’incapacità di capire e gestire il
grave problema.
Calabria, crocevia di culture
“La Xénia dal mondo antico a
oggi” è stato il tema affrontato
dai rappresentanti del mondo
accademico, Berlingò, Meliadò
e Baglio. Hanno ripercorso la
storia e la cultura classica declinando il valore dell’accoglienza
attraverso i secoli. In ogni epoca tale valore ci ha interpellati e
oggi, di fronte ad atteggiamenti
ostili e non ospitali, lo fa ancora
di più richiamandoci alle nostre
responsabilità.
Lavorare per l’integrazione è l’aspetto più arduo perché
subentra il timore di veder
contaminata o perduta la propria
identità e i propri valori. D’altronde la nostra terra è stata sempre un crocevia di culture e civiltà diverse, che l’hanno contaminata e nel contempo arricchita e
aperta a nuovi incontri culturali,
sociali e umani…
■
L’immagine della Madonna
della Grazia in santuario dopo
la processione nella festa “ra Razia”
donna della Grazia sull’abituale
e impegnativo percorso.
Non sono mancati gli elementi tipici delle sagre popolari: le
classiche bancarelle di dolciumi
calabresi con “nzuddha, ciciri e
nucinni mericani”, i panini con
la salsiccia, i giocattoli, il tiro a
segno e le giostre che si pongono
ogni anno come insostituibile polo di attrazione per i più giovani.
Una valutazione
per il futuro
Finita la festa, per gli organizzatori inizia il tempo della verifica con un’accurata analisi di
quanto è stato realizzato, per valutare i punti di forza e quelli di
debolezza, affinché la tradizione
non corra il rischio di trascinarsi
stancamente.
Forse occorre arricchire la “festa” con nuovi elementi culturali e ricreativi, che valorizzino
meglio le peculiarità del nostro
quartiere e attrarre soprattutto i
giovani gallicesi perché, attraverso una conoscenza più approfondita dei costumi e delle tradizioni, essi possano rinsaldare il
senso di appartenenza alla propria terra. Si potrebbe pensare a
una formula più flessibile e aggiornata, che sia più rispondente
alle trasformazioni socio-culturali che connotano il nuovo profilo del territorio di Gallico. ■
60 ANNI DI MESSA DI P. CALARCO
p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
Venerdì 9 ottobre, p. Domenico Calarco, saveriano di Bagnara Calabra, ha festeggiato 60 anni di sacerdozio missionario. I saveriani del
collegio Conforti con p. Mula e p. Pegueiro della direzione generale,
hanno condiviso con lui in questo giorno di gioia e gratitudine.
Durante l’omelia p. Domenico ha ringraziato il Signore e la famiglia
saveriana: “Il sacerdozio che Dio mi ha concesso in Cristo Gesù, è un
dono che appartiene non a me, ma esclusivamente a Dio e all’umanità. A me è stato soltanto affidato l’incarico di predicare che il regno
dei cieli è vicino e che Gesù è il Signore, l’Uomo-Dio della nostra salvezza, colui che costituisce il valore, la gioia e la speranza dell’umanità”.
“Questi sessant’anni di sacerdozio missionario - ha proseguito p.
Domenico - sono stati caratterizzati da liete e, a volte, da tristi memorie, ma sempre colme
dell’amore e della misericordia
di Dio. Sono pertanto molto felice che Dio mi abbia chiamato e
iniziato al sacerdozio. Nel frattempo, mi rammarico di non aver
sempre, nella mia lunga vita sacerdotale e missionaria, acclamato e testimoniato Cristo; e di questo chiedo fiduciosamente perdono a Dio e a voi tutti”.
Anche noi saveriani abbiamo
ringraziato p. Domenico per il suo
amore alla missione, la sua testimonianza di vita e il “sì” generoso che egli silenziosamente offre
ogni giorno, come servo buono e
fedele. Dopo l’Eucaristia abbiamo
proseguito la festa con la cena comunitaria.
P. Domenico Calarco ha celebrato
60 anni di sacerdozio missionario
insieme ai confratelli “romani”:
Ad multos annos, professore!
2015 NOVEMBRE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
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Una bella festa a Santa Lucia
P. Marcello è missionario saveriano da 50 anni
4 ottobre p. MarD omenica
cello Storgato ha festeg-
giato i suoi 50 anni di professione religiosa e missionaria nella
sua comunità parrocchiale, dove
vivono le famiglie dei fratelli e
della sorella Maria. Dal collegio
Conforti di via Aurelia abbiamo
raggiunto Santa Lucia – Fonte-
nuova, sulla via Palombarese, in
cinque saveriani provenienti da
Messico, Brasile, Italia, Indonesia e Giappone.
La vocazione missionaria
La chiesa era piena per una
celebrazione molto partecipata
e animata da un bel coro di giovani. Tutti abbiamo
ringraziato Dio per
il dono dei cinquant’anni di professione religiosa
saveriana di p.
Marcello. Durante
l’omelia, p. Marcello ha parlato di
come è nata la sua
vocazione.
Da giovane si
preparava a diventare sacerdote nella diocesi Sabina.
Studiava nel semiPadre Marcello Storgato durante la celebrazione per
nario di Magliano e
i 50 anni di professione religiosa nella chiesa
in quello regionale
di Santa Lucia, a Roma
p. NICOLA MASI, sx
di Anagni. Poi è arrivato un saveriano che ha scompigliato tutto
e si è portato dietro cinque giovanotti, tra cui Marcello. Cinque
nuovi missionari da inviare nel
mondo!
Come lui stesso ci ha ricordato durante l’omelia, tra famiglia
e missione non c’è contrapposizione anzi: senza la prima non
c’è neanche la seconda. Senza
l’aiuto costante delle famiglie
cosa potrebbero fare i missionari oggi?
21 anni in Bangladesh
Padre Marcello chiese e ottenne di andare in Bangladesh, per
sostituire un saveriano, p. Rota,
morto sul campo in seguito a una
grave forma di polmonite. Arrivato in missione, carico di Gesù e
del suo vangelo, si è appassionato
per quella gente, che considerava
la sua nuova famiglia. Rimase in
Bangladesh 21 anni. Soffrì quando lo richiamarono in Italia per
dirigere il mensile “Missionari
Saveriani”. Ma lo fa con passione, come servizio alla missione
che i saveriani svolgono in tante
nazioni del mondo.
La chiesa di Santa Lucia ha vibrato al ricordo di questi avvenimenti. Durante la celebrazione i
canti e le preghiere, i battimani e
gli abbracci si sono intrecciati in
continuazione. Poi ancora, dopo
la Messa, ci siamo ritrovati in
tanti per continuare la festa con
il pranzo, cantando e mostrando
tutta la nostra felicità. Dio infatti
sceglie gente ordinaria come noi
per realizzare il suo sogno e fare
del mondo una sola famiglia.
Tutti coinvolti!
In due sessioni di animazione, guidate dal nipote Alberto e
dall’amico Fabrizio, sono state
mostrate foto e video che ripercorrevano i momenti più impor-
tanti della vita di p. Marcello in
questi 50 anni. Noi saveriani siamo rimasti meravigliati nel vedere tutto quello che famigliari
e amici hanno organizzato per
la festa, segno del loro grande
affetto e sincera gratitudine per
p. Marcello. Ci siamo sentiti come in una sola grande famiglia,
dove tutti siamo stati coinvolti,
con il desiderio di condividere
con lui il dono della missione
per tutta la vita.
Alla fine della festa, p. Marcello ha dato a tutti i presenti
un poster con l’immagine di papa Francesco e la scritta: “Ciao!
Come va la gioia a casa tua?”.
Con queste belle parole, che allo stesso tempo sono un interrogativo e un augurio, ci siamo
lasciati, con l’impegno di far sì
che la gioia del vangelo non rimanga chiusa nelle nostre case,
ma sia condivisa con tutti.
■
Bella proposta per i saveriani
Intervista al vescovo saveriano mons. Zon
P
apa Francesco ha nominato vescovo della diocesi dell’Alto Solimões il saveriano p. Adolfo Zon Pereira, che si
ispira all’esempio di san Guido
Conforti, vescovo e missionario. Questa nomina ci riempie di
consolazioni. Nella sua recente
visita in Italia, mons. Adolfo ci
ha parlato del suo nuovo servizio nella chiesa missionaria.
vale anche oggi.
Il 18 agosto ho comunicato
che avrei accettato e il nunzio mi
ha detto: “Sarai vescovo dell’Alto Solimões”. Io che da vent’anni sono missionario lungo i fiumi del Parà, sempre in mezzo alla gente, non avevo mai sentito
nominare quel luogo, al confine
tra Brasile, Colombia e Perù!
È molto distante…
A tremila chilometri di distanza mi attendeva una diocesi grande come mezza Italia: otto parrocchie e sedici sacerdoti di nazionalità diversa. Ho preso le mie
prime decisioni pastorali: comincerò con la visita alle 20 comunità distribuite sulle sponde del
fiume Javari, lungo 1.200 chilometri, con distanze enormi. Non
comprerò una barca; mi sposterò su barche del servizio pubblico. In ogni
Mons. Adolfo Zon, vescovo saveriano
comunità sodell’Alto Solimões, con altri
sterò cinque
vescovi “novelli”, a Roma
giorni.
5 giorni per cambiare vita…
Quando il 13 agosto 2014 il
nunzio apostolico del Brasile mi
ha comunicato che papa Francesco mi aveva nominato vescovo,
sono rimasto attonito. Sono riuscito solo a dire: “Mi è concesso di riflettere, prima di dare una
risposta?”. “Sì, hai cinque giorni!”. Ho pensato alla mia prima
professione missionaria, quando
ho detto al Signore un “sì”, che
4
E così hai
fatto?
Sì! Ho incontrato gente semplice,
che si vuol
bene. Tutti mi dicevano di restare
sempre con
a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
loro. Di fatto, sono privi di un’organizzazione: non hanno un coordinatore né ministri della Parola e dell’Eucarestia… Perciò ho
deciso di passare da una formazione centralizzata a una formazione seguita da team itineranti.
Ci sono anche popoli indio?
In diocesi vivono anche sei etnie di indio. Sono circa 76mila e
non hanno mai avuto un contatto con il vangelo. Potrei dire che
ci sono “poche possibilità”, ma
questa non è tutta la verità. La situazione della mia diocesi mi fa
apprezzare l’impostazione pastorale che i saveriani hanno dato
ad Abaetetuba, nel Parà, in piena
sintonia con la chiesa brasiliana.
Un invito ai saveriani?
Se il papa mi ha mandato vescovo nell’Alto Solimões, è stato
anche per invitare i saveriani ad
assumere una nuova area di primo annuncio. Nella mia diocesi
c’è una regione estesa quanto le
Marche e la Toscana, popolata da
indio allo stato d’innocenza. I saveriani in Brasile potrebbero riposizionarsi privilegiando il “primo annuncio”. Ciò permetterebbe loro di approfondire la conoscenza degli indio e, insieme, tornare al Dio che vive con gli uomini, accompagnandoli in quel
paradiso terrestre.
■
Padre Marcello con le sorelle Caterina e Maria,
alla festa per il 50° di professione religiosa e missionaria
60 ANNI DI MESSA DI P. CALARCO
p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
Venerdì 9 ottobre, p. Domenico Calarco, saveriano di Bagnara Calabra, ha festeggiato 60 anni di sacerdozio missionario. I saveriani del
collegio Conforti con p. Mula e p. Pegueiro della direzione generale,
hanno condiviso con lui in questo giorno di gioia e gratitudine.
Durante l’omelia p. Domenico ha ringraziato il Signore e la famiglia
saveriana: “Il sacerdozio che Dio mi ha concesso in Cristo Gesù, è un
dono che appartiene non a me, ma esclusivamente a Dio e all’umanità. A me è stato soltanto affidato l’incarico di predicare che il regno
dei cieli è vicino e che Gesù è il Signore, l’Uomo-Dio della nostra salvezza, colui che costituisce il valore, la gioia e la speranza dell’umanità”.
“Questi sessant’anni di sacerdozio missionario - ha proseguito p.
Domenico - sono stati caratterizzati da liete e, a volte, da tristi memorie, ma sempre colme
dell’amore e della misericordia di
Dio. Sono pertanto molto felice
che Dio mi abbia chiamato e iniziato al sacerdozio. Nel frattempo, mi rammarico di non aver
sempre, nella mia lunga vita sacerdotale e missionaria, acclamato e testimoniato Cristo; e di questo chiedo fiduciosamente perdono a Dio e a voi tutti”.
Anche noi saveriani abbiamo
ringraziato p. Domenico per il suo
amore alla missione, la sua testimonianza di vita e il “sì” generoso che egli silenziosamente offre
ogni giorno, come servo buono e
fedele. Dopo l’Eucaristia abbiamo
proseguito la festa con la cena comunitaria.
P. Domenico Calarco ha celebrato
60 anni di sacerdozio missionario
insieme ai confratelli “romani”:
Ad multos annos, professore!
2015 NOVEMBRE
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Tutti in marcia per la pace
L’accoglienza nelle varie religioni mondiali
I
l 27 settembre si è svolta
la quarta marcia della pace della Romagna “Forlì-Bertinoro” a piedi e in bicicletta da
Forlì, Cesena e Forlimpopoli.
Alla marcia hanno partecipato
sette delegazioni europee del
progetto “Migra.in”, per rendere il mondo un posto più accogliente per tutti. È stata anche
un’occasione di incontro tra le
varie opportunità di accoglienza sul territorio romagnolo: per
i rifugiati, i richiedenti asilo, i
disoccupati e i giovani in cerca
di lavoro.
All’arrivo, presso la Rocca
Malatesta di Bertinoro, cittadina
famosa per la colonna dell’ospitalità (vedi foto), è stata esposta
una statua dello scultore Sandro
Pagliuchi che rappresenta una
giovane nell’atto di liberare tre
colombe, simbolo di pace. Nel
pomeriggio c’è stata la tavola
rotonda “L’ospitalità di Abramo”, sul significato dell’ospitalità per lo straniero, il povero e
l’afflitto nelle tre grandi religioni monoteiste.
Abramo, modello
di credente ospitale
Al dibattito, nel teatro del centro universitario di piazza Novelli, hanno partecipato numerose
personalità. Il domenicano padre
Monge, responsabile del centro
interculturale per il dialogo a
Istanbul, città ponte tra Oriente
e Occidente, ha detto che dopo
dissidi e conflitti storici secolari occorre riscoprire l’autentico
messaggio di pace proprio del-
p. DINO MARCONI, sx
le grandi religioni. Abramo è
riconosciuto come “padre nella
fede” da ebrei, cristiani e musulmani ed è considerato il modello del credente ospitale, sempre
aperto all’incontro con l’altro.
I testi sacri delle tre grandi
religioni monoteiste ricordano
l’incontro di Abramo con i tre
angeli alla quercia di Mamre.
L’incontro è sotto un albero, ma
la tenda ha quattro porte aperte.
Padre Claudio Monge ci ha ricordato che una piccola comunità di padri domenicani viveva già
dal 1320 nel quartiere genovese
di Istanbul sotto la torre Galata.
Dialogo, ascolto e silenzio
L’assessore alla cultura
dell’Emilia Romagna, Massimo
Mezzetti, ha parlato da credente
Cappellani, Croce Rossa e la pace
Il bene più importante per l’umanità
A
Galeata (FC), in piazza
Gramsci, sotto il portico
davanti al teatro comunale, trovo
una lapide con la scritta di Bargellini in onore di don Giulio Facibene, cappellano militare durante la prima guerra mondiale.
La “Madonnina del Grappa”
Nel luglio 1916 don Giulio
era sul fronte dell’Isonzo e poi
sul monte Grappa, per assistere
i morenti e i feriti negli ospedali
da campo, portando il conforto
della fede ai giovani soldati. Poi
dal 1930 al 1936, don Giulio è
stato rettore del santuario di
Sant’Ellero, ma non dimenticando mai le sofferenze e la morte
di tanti giovani soldati della cosiddetta “generazione perduta”.
Don Giulio Facibeni, il povero facchino della Provvidenza
4
divina, ha fondato l’Opera della
Divina Provvidenza “Madonnina
del Grappa”, per ricordare le vittime della guerra sul Grappa. Qui
il cardinale Giuseppe Sarto, poi
papa Pio X, aveva collocato la
statua della “Madonnina”, come
la chiamavano i soldati.
Morire o vivere
per un ideale?
L’istituto fu inaugurato il 4
novembre 1924 come famiglia
degli orfani di guerra e di altre
disgrazie, una piccola comunità
caritativa nel rione operaio di
Rifredi, sul modello del Cottolengo. Le due guerre mondiali ci
hanno dato santi cappellani militari, come don Giulio Facibene,
don Carlo Gnocchi, don Giovanni Minzoni…
Al cappellano don Baronio
Una delle formelle costruite dai ragazzi sul monumento ai caduti di Mezzano (RA)
p. DINO MARCONI, sx
i soldati sul monte Podgora affidavano i figli e lui, tornato a
Cesena, iniziò l’accoglienza e
l’assistenza dei ragazzi per rimediare ai disastri morali e materiali che la guerra aveva causato. I cappellani militari come
don Minzoni sono stati accanto
ai soldati per ricordare loro che
il bene vince sul male e che (secondo la mentalità del tempo)
“spendere la vita per un ideale
non è morire, è vivere!”.
La cosa più importante
Occorre imparare un modo
pacifico di fare memoria. Dalla
storia risorgimentale chi ha confortato e aiutato i soldati feriti e
morenti è stata anche la Croce
Rossa, sorta con la disastrosa
battaglia di Solferino e San Martino. L’idea del fondatore Henry
Dunant era già di Ferdinando
Palasciano che diceva: “Non è
più un nemico il ferito di guerra”. Il motto della Croce Rossa
è “Inter arma caritas” (carità tra
le armi); poi si è giunti al simbolo della Mezzaluna islamica e
alla Stella di Davide, segni delle
tre religione monoteiste.
A Mezzano ho visto, sul monumento ai caduti, la frase sulla pace del poeta cinese Li Tien
Min: “Se ti chiedono qual è la
cosa più importante per l’umanità rispondi prima, dopo e sempre... la pace”. Le formelle dei
ragazzi delle medie sul monumento raffigurano molto bene la
convivenza pacifica, in opposizione alla guerra.
■
valdese ricordando la frase di Panikkar: “il dialogo
inevitabile e indispensabile
non è solo un imperativo sociale, un dovere storico”. Il
dialogo avviene tra persone,
più che tra religioni. Al suo
tavolo ci si siede educati,
per superare i modelli culturali di identità e differenza, con l’ascolto e il silenzio
che ci rivela l’altro.
Maura De Bernart, docente di studi giudaici e socio
religiosi presso la facoltà
di scienze politiche dell’università di Bologna, ha
invitato a rompere le tavole
del Sinai (della vicinanza di
Dio) e quelle di Auschwitz
(della lontananza di Dio).
Memoria e perdono
La locandina della conferenza sul tema:
sono importanti
“L’ospitalità di Abramo”, che si è tenuta a
In conclusione, è stato Bertinoro, in occasione della marcia della pace
da Forlì-Bertinoro, edizione 2015
sottolineato che il dolore
dell’altro serve per avere
islamica di Bologna. Ma già a
lenti con cui leggere la storia con
Parma, il 24 agosto in una conla memoria degli anziani e l’eferenza, il prof. Francesco Zanroismo del bene. Bisogna smetnini aveva ammonito sul rischio
tere di spolverare il proprio relidella riduzione dell’islam a idequiario per progettare il futuro.
ologia se non si riesce a superare
Per capire l’enigma del passato
la paura con la conoscenza e il
nella storia occorre la memoria
dialogo, come fece san Francee il perdono, non l’oblio o la
sco nell’incontro con il sultano
vendetta.
d’Egitto.
■
Era assente Yassine Lafram,
(continua nel riquadro)
coordinatore della comunità
La marcia della pace della
Romagna Forlì-Bertinoro,
domenica 27 settembre
LA COLONNA DELL‘ OSPITALITÀ
Sulla piazza di Bertinoro, sotto
la torre comunale, la colonna degli anelli simbolo dell’ospitalità. È
chiamata così perché i viandanti, i
passanti e i pellegrini vi legavano i
cavalli e i giumenti, per essere ospitati dalla famiglia dell’anello; sotto,
la torre comunale di Bertinoro (foto
di Dino Marconi, settembre 2015).
2015 NOVEMBRE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Il gusto di una vita “matta”
A Salerno ho incontrato tanta bella gente
I
l 12 settembre 2015 sono
stato ordinato prete nella
mia parrocchia di origine, Santa
Maria Assunta in Lissone (MB).
Da quel giorno non ho smesso di
chiedere al Signore la grazia di
diventare pane spezzato per gli
altri mediante una vita donata,
capace di compassione, pronta
nel chinarsi al servizio dei poveri, forte nel denunciare i soprusi
dei prepotenti, radicale nel provare a seguire Gesù, determinata
nel camminare insieme con gli
altri, certa che da solo non sia
possibile assaporare e diffondere
il profumo di Cristo.
Un cammino esigente
Questi sono gli aspetti che
amo del missionario saveriano;
aspetti che mi hanno “conquista-
to” fin dagli anni in cui p. Giovanni Gargano (Giuà) mi accompagnava per capire quale potesse
essere la mia vocazione. Li ho
“sentiti dentro” negli anni della
formazione saveriana e nell’ultimo periodo trascorso a Salerno.
Nella “nostra” Salerno tutto
questo mi è risuonato “dentro”,
osservando il coinvolgimento di
tante persone intorno alla casa saveriana. Ho incontrato tanta gente
“bella”, che dona la sua vita senza
paura, pronta ad andare incontro a
chi è escluso, impoverito, lasciato da parte. Ho visto con i miei
occhi il tentativo di proporre ai
giovani un cammino esigente...
Ricordo una preghiera composta da don Tonino Bello: “Santa
Maria, compagna di viaggio...,
aiutaci a scommettere con più
p. ALESSIO CRIPPA, sx
audacia sui giovani e preservaci
dalla tentazione di blandirli con
furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre
scelte di autenticità e coerenza
essi saranno ancora disposti a
lasciarsi sedurre”.
Andare oltre…
A Salerno ho potuto ammirare
da parte dei saveriani, dei laici
saveriani e degli amici che collaborano all’accoglienza delle persone senza dimora, alla mostra
interculturale, ai campi di lavoro
estivi e alle altre attività, il tentativo di proporre scelte autentiche
e coerenti. Questo mi ha fatto
bene e mi ha aiutato a crescere
verso l’ordinazione presbiterale
con il cuore gonfio del desiderio
missionario.
I tanti martiri della missione
Laici, religiosi o atei di ogni epoca e tempo
farvi scoprire
V ogliamo
ciò che ha spinto uomini
e donne del nostro tempo a essere martiri, ovvero testimoni.
Il pensiero va ai primi martiri
cristiani come san Massimiliano
di Tebessa (295 d.C.), protettore degli “obiettori”. Condotto
nel Foro dinanzi al proconsole
Dione, fu da questi interrogato
circa le ragioni del suo rifiuto a
prendere le armi e con fermezza
rispose: “Non mi è lecito fare il
soldato, giacché sono cristiano”.
Fari di luce per tutti!
Ma non possiamo dimenticare tutti quei martiri dei nostri
giorni, come Annalena Tonelli,
Carlo Urbani e le tre saveriane
che, nell’unicità della loro vita,
hanno testimoniato l’amore per
Cristo fino alla morte.
Annalena ha testimoniato con
semplicità ciò che aveva scelto: essere per gli altri, i poveri,
i sofferenti, gli abbandonati, i
non amati… Voleva seguire solo Gesù.
Una grande figura è stato
anche Carlo Urbani, che ha dedicato la sua vita a proteggere
e a salvare la vita degli altri,
ucciso dalla SARS, che aveva
contribuito a “scoprire”. Una
sua amica lo ricordava con
queste parole: “Eri un uomo
che curava con l’animo e con la
passione d’amore… Ora ti vedo
nel cuore di Dio e sei un faro di
Padre Ottorino Maule durante una
lezione di catechismo, in Burundi
4
p. CARLO POZZOBON, sx
luce per noi tutti”.
Luigi Pintor, un cosiddetto “ateo”, aveva scritto che in
un’intera vita non c’è cosa più
importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il
collo, possa rialzarsi. “È nell’inginocchiarmi perché stringendomi il collo, loro possano rialzarsi e riprendere il cammino
o addirittura camminare dove
mai avevano camminato, che io
trovo pace, carica, certezza che
tutto è grazia”.
Il vangelo nella vita
Un altro testimone importante è stato il saveriano p. Ottorino Maule che, testimoniando il
vangelo, aveva denunciato alcuni soldati tutsi che avevano assassinato una decina di giovani
hutu innocenti. A causa di questa
denuncia, il 30 settembre 1995
egli è stato ucciso da tre soldati, insieme a p. Aldo Marchiol e
Catina Gubert. Padre Ottorino
confidava a un amico: “Una sana igiene mentale consiglierebbe
ogni tanto di staccare la spina, di
uscire dal Paese e, per un po’ di
tempo, di pensare ad altro; ma
la gente non può permetterselo;
perché dovremmo permettercelo
noi?”.
Tutte queste figure hanno incarnato le parole del vangelo nella
loro vita quotidiana, hanno concretamente vissuto da discepoli
e, come dice papa Francesco: “Il
discepolo sa offrire la vita intera
e giocarla fino al martirio come
testimonianza di Gesù...” (Evangelii Gaudium n. 24).
■
Padre Alessio Crippa riceve l’abbraccio
di p. Marco Ballabio che, a conclusione
della “prima Messa” a Santa Margherita
di Lissone, gli ha donato una stola
ricamata dalle donne della Colombia
Anche a Salerno ho potuto così assaporare il gusto di una vita
“matta”, che prova a rischiare
nel vivere ciò che crede, che
non si accontenta di “rimanere
a galla” in acque tranquille, sicure... La missione mi chiama e
ci chiama tutti ad andare oltre,
a uscire dal nostro piccolo orizzonte sporcandoci le mani!
“Andate, senza paura!”
L’ordinazione sacerdotale
diventa per me la possibilità di
spezzare il Pane e la Parola di
Dio, distribuire la forza straripante e sovversiva della presenza di Gesù nella storia, attraverso il banchetto Eucaristico. Sovversiva perché non può lasciare
le cose come stanno, provoca
inquietudine, scardina la paura
dell’uscire ad annunciare la novità del vangelo. Essa è l’unica
realtà che cambia la vita, come
il lievito nella farina.
Proprio per questo, “Non
abbiate paura... andate!” (Mc
16,6.7), sono state le parole
guida della mia ordinazione.
Le parole del Risorto che si
rende presente nel pane e nel
vino, sono un invito ad amare
la missione: “Andate!”.
Grazie per l’affetto!
I saveriani, il parroco di Palomonte don Angelo, i giovani di
Salerno hanno affrontato ben 12
ore di pullman per essere presenti alla mia ordinazione: è stata
una cosa davvero commovente!
Tanta gente che ha pregato per
me e che mi ha accompagnato
anche “da lontano”, tutto l’amore ricevuto gratuitamente, mi ha
sollevato e sospinto, facendomi
sentire come un bimbo in braccio alla mamma.
Mi sono sentito immerso da
tanto bene “irresistibile”! Davvero posso dire che l’amore di
Dio si è reso presente! L’amore di Cristo mi precede, mi accompagna e mi segue. Ieri, oggi
e domani. A Lissone, a Parma, a
Salerno e... in Thailandia. Grazie
di tutto!
■
DA BRESCIA A SALERNO, VIA MESSICO
p. MARIO GALLIA, sx
Dal 1° settembre sono a Salerno come rettore della comunità saveriana. Nato a Brescia, sono entrato dai saveriani in prima media nel
1968. Sono stato ordinato sacerdote nel settembre del 1982 a Parma.
Dopo l’ordinazione avevo chiesto di partire per il Messico, ma i superiori hanno pensato di mandarmi a lavorare nella formazione degli
aspiranti saveriani a Brescia.
Finalmente nel ‘90 è arrivata la destinazione per il Messico. Ho lavorato per dodici anni nelle missioni saveriane di Santa Cruz e Acoyotla
tra gli indio e ho imparato il nàhuatl, la lingua degli aztechi. Per visitare le comunità andavo a cavallo, giacché non c’era ancora la strada,
ma solo sentieri di montagna.
Pensavo di andare in Messico per insegnare il vangelo a quelle popolazioni, ma ho scoperto che gli indio
avevano già una ricca tradizione di religiosità popolare, a volte intessuta da un
po’ di sincretismo. C’è stato quindi un ricco scambio di valori umani e cristiani tra
loro e noi missionari.
Nell’estate del 2003 i superiori mi hanno
chiesto di dedicarmi alla formazione degli studenti saveriani di teologia, nella comunità internazionale a Città del Messico, con giovani di otto diverse nazionalità.
Dopo dieci anni, sono tornato in Italia,
e mi è stato chiesto di svolgere il ruolo di
rettore della comunità saveriana di Salerno. Lo faccio volentieri, mentre saluto
e ringrazio p. Carlo Pozzobon per il servizio che ha svolto con grande dedizione
in questi ultimi anni.
Padre Mario Gallia, nuovo rettore dei
saveriani di Salerno: benvenuto!
2015 NOVEMBRE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
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C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio)
TAVERNERIO
Una bella proposta per i saveriani
Intervista al vescovo saveriano mons. Zon a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
P
apa Francesco ha nominato vescovo della diocesi
dell’Alto Solimões il saveriano p.
Adolfo Zon Pereira. Questa nomina ci riempie di consolazioni.
La prima viene dal fatto che
un vescovo saveriano si ispira
all’esempio di san Guido Conforti, vescovo e missionario.
Una seconda consolazione è che
il nuovo vescovo non è italiano,
ma spagnolo, nato e cresciuto vicino a Santiago di Compostela.
La gioia ci porta a dire: “Ora la
missione dei saveriani di fare del
mondo una sola famiglia segue
una traccia internazionale”.
Nella sua recente visita in Italia, mons. Zon è venuto a trovarci a Tavernerio (CO). Ci ha parlato del suo nuovo servizio nella
chiesa missionaria, confidandoci
ciò che gli è passato nella testa
nei giorni in cui gli è stata comunicata la volontà del papa.
5 giorni per cambiare vita…
Quando il 13 agosto 2014 il
nunzio apostolico del Brasile mi
ha comunicato che papa Francesco mi aveva nominato vescovo,
sono rimasto attonito. Sono riuscito solo a dire: “Mi è concesso
di riflettere, prima di dare una
risposta?”. “Sì, hai cinque giorni!”. Ho pensato alla mia prima
professione missionaria, quando
ho detto al Signore un “sì”, che
vale anche oggi.
Il 18 agosto ho comunicato
che avrei accettato e il nunzio mi
ha detto: “Sarai vescovo dell’Alto Solimões”. Io che da vent’anni sono missionario lungo i fiumi del Parà, sempre in mezzo
alla gente, non avevo mai sentito
nominare quel luogo, al confine
tra Brasile, Colombia e Perù!
È molto distante…
A tremila chilometri di di-
stanza mi attendeva una diocesi
grande come mezza Italia: otto
parrocchie e sedici sacerdoti di
nazionalità diversa. Ho preso le
mie prime decisioni pastorali:
comincerò con la visita alle 20
comunità distribuite sulle sponde del fiume Javari, lungo 1.200
chilometri, con distanze enormi.
Non comprerò una barca; mi
sposterò su barche del servizio
pubblico. In ogni comunità sosterò cinque giorni.
E così hai fatto?
Sì! Ho incontrato gente semplice, che si vuol bene. Tutti mi
dicevano di restare sempre con
loro. Di fatto, sono privi di un’organizzazione: non hanno un coordinatore né ministri della Parola e
dell’Eucarestia… Perciò ho deciso di passare da una formazione
centralizzata alla formazione seguita da team itineranti.
C’
era una volta una ragazza, Elena, che sognava di
crescere presto. “Da grande farò il medico - pensava - andrò
in Africa e mi occuperò dei figli
degli altri”. Quella ragazza ha
realizzato il suo sogno: si è laureata in medicina ed è partita per
l’Africa, dove i poveri continuavano a rimanere poveri
Elena arriva a Nairobi, in
Kenya, poi a Meru e infine nel
piccolo villaggio di Mikinduri.
Là, insieme a Sergio, un altro
medico italiano, i successi si alternavano a malattie che, seppur
banali, mietevano tante vittime.
Alla missione avevano adibito un edificio per accogliere i
bambini malnutriti, abbandonati
4
dalle famiglie. I due volontari
medici vi lavorano fino al giorno in cui Sergio rientra in Italia.
Elena, invece, contro ogni previsione iniziale, decide di fermarsi
a Mikinduri.
Una strana bici-ambulanza
Una sera, dopo cena, il guardiano invita la dottoressa a recarsi all’ambulatorio per un caso
urgente. Fuori era parcheggiata
una strana ambulanza: una bicicletta con un seggiolino posteriore capovolto, in grado di sorreggere una specie di “fagotto”.
Alla luce della lampada, Elena
nota sbigottita che quel fagotto
era un bambino scheletrico. Gli
occhietti erano infossati e tutto il
corpicino appariva ricoperto di
ferite e cicatrici.
Anche il lobo di
un orecchio era
tagliato e il braccio destro era
paralizzato. Elena lava il bimbo
di nome Paul e
gli fa mangiare
qualche cucchiaio d’acqua
e zucchero che
il piccolo beve
avidamente. Poi
dorme tutta la
notte e si sveglia
Elena e Paul, in una fotografia del 2003, mamma e figlio
all’arrivo della
che si sono scelti in Africa all’inizio degli anni duemila
dottoressa.
Ci sono anche popoli
indio?
In diocesi vivono anche sei etnie di indio. Sono circa 76mila e
non hanno mai avuto un contatto
con il vangelo. Potrei dire che
ci sono “poche possibilità”, ma
questa non è tutta la verità. La
situazione della mia diocesi mi
fa apprezzare l’impostazione pastorale che i saveriani hanno dato
ad Abaetetuba, nel Parà, in piena
sintonia con la chiesa brasiliana.
Un invito ai saveriani?
Se il papa mi ha mandato ve-
L’essenza della vera felicità
Una particolare storia d’amore famigliare
Mons. Adolfo Zon (terzo da destra), vescovo saveriano dell’Alto Solimões,
ha incontrato i saveriani della comunità di Tavernerio
p. L. MAGGIONI, sx
“Mamma Elena”
Pian piano il bambino recupera peso, ma quando la dottoressa
non è presente, egli rifiuta il cibo. Con il tempo, anche le ferite
guariscono, ma Paul ha qualche
grave problema psichico. Malgrado ciò, i suoi occhi sono vivaci e il suo volto sorridente. Di
lui si potrebbe dire che “è l’essenza della felicità!”. Il piccolo
inizia a chiamare Elena mamma
e lei d’improvviso si sente veramente realizzata!
Un giorno, Paul riconosce suo
padre fra i malati gravi dell’ambulatorio e gli va incontro.
L’uomo racconta che la moglie
era morta e confessa di aver abbandonato il figlio nella foresta.
Qualche giorno dopo, l’uomo
muore. L’amore fra Elena e Paul
cresce e i due sono inseparabili. Arrivano in Italia per fare la
diagnosi della disabilità e poi
tornano in Africa.
“Sono stata scelta…”
Ora i due sono una famiglia…
Paul ha una nuova mamma ed
Elena un figlio. Da qualche anno vivono in Italia, perché qui il
piccolo può recuperare alcune
abilità.
Quando qualcuno le chiede
perché ha adottato un disabile
rinunciando al suo sogno, Elena risponde: “Io non ho adottato
un disabile, ma il bambino mi ha
■
scelta come madre!”.
scovo nell’Alto Solimões, è stato anche per invitare i saveriani
ad assumere una nuova area di
primo annuncio. Nella mia diocesi c’è una regione estesa quanto le Marche e la Toscana, popolata da indio allo stato d’innocenza. I saveriani in Brasile
potrebbero riposizionarsi grazie
al “primo annuncio”. Ciò permetterebbe loro di approfondire la conoscenza degli indio e,
insieme, tornare al Dio che vive con gli uomini, accompagnandoli in quel paradiso terrestre.
■
GRAZIE PERCHÉ CI SIETE !
p. LINO MAGGIONI, sx
Il 27 settembre abbiamo celebrato la festa degli amici svizzeri,
che si sono regalati una bella fotografia nel nostro parco.
Il 4 ottobre abbiamo replicato con la festa con gli amici italiani;
p. Filippo Rondi ha celebrato l’Eucaristia con loro.
Padre Paolo Gallo ha celebrato anche a Tavernerio il
25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
Il nostro bel mercatino missionario!
2015 NOVEMBRE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza)
Un cammino con tre viaggi
50° di ordinazione nella comunità di Campiglia
È
bello rileggere la nostra
vita con stupore, non per
nostalgia del passato, non per
lamentarsi del presente, ma per
renderci conto delle tappe della vita, del filo rosso che l’ha
guidata, degli interventi del Signore. È un riappropriarci del
passato ed è crescere nell’ammirazione e nella riconoscenza
verso Dio e a tante persone.
Nell’Eucaristia per il 50° di
ordinazione sacerdotale celebrata nel mio paese natale di Campiglia dei Berici il 20 settembre,
ho fatto memoria della mia espe-
p. GIUSEPPE DOVIGO, sx
rienza sacerdotale missionaria,
paragonando questi 50 anni a un
cammino di tre viaggi.
Il viaggio geografico
Per alcuni anni ho vissuto in
alcune regioni d’Italia: Emilia (a
Parma), Piemonte (Nizza Mon-
Padre Giuseppe Dovigo con i suoi famigliari al termine della celebrazione
per il 50° di ordinazione sacerdotale, a Campiglia dei Berici
Bella proposta per i saveriani
Intervista al vescovo saveriano mons. Zon
P
apa Francesco ha nominato vescovo della diocesi dell’Alto Solimões il saveriano p. Adolfo Zon Pereira, che si
ispira all’esempio di san Guido
Conforti, vescovo e missionario. Questa nomina ci riempie di
consolazioni. Nella sua recente
visita in Italia, mons. Adolfo ci
ha parlato del suo nuovo servizio nella chiesa missionaria.
vale anche oggi.
Il 18 agosto ho comunicato
che avrei accettato e il nunzio mi
ha detto: “Sarai vescovo dell’Alto Solimões”. Io che da vent’anni sono missionario lungo i fiumi del Parà, sempre in mezzo alla gente, non avevo mai sentito
nominare quel luogo, al confine
tra Brasile, Colombia e Perù!
È molto distante…
A tremila chilometri di distanza mi attendeva una diocesi grande come mezza Italia: otto parrocchie e sedici sacerdoti di nazionalità diversa. Ho preso le mie
prime decisioni pastorali: comincerò con la visita alle 20 comunità distribuite sulle sponde del
fiume Javari, lungo 1.200 chilometri, con distanze enormi. Non
comprerò una barca; mi sposterò su barche del servizio pubblico. In ogni
Mons. Adolfo Zon, vescovo saveriano
comunità sodell’Alto Solimões, con altri
sterò cinque
vescovi “novelli”, a Roma
giorni.
5 giorni per cambiare vita…
Quando il 13 agosto 2014 il
nunzio apostolico del Brasile mi
ha comunicato che papa Francesco mi aveva nominato vescovo,
sono rimasto attonito. Sono riuscito solo a dire: “Mi è concesso di riflettere, prima di dare una
risposta?”. “Sì, hai cinque giorni!”. Ho pensato alla mia prima
professione missionaria, quando
ho detto al Signore un “sì”, che
4
E così hai
fatto?
Sì! Ho incontrato gente semplice,
che si vuol
bene. Tutti mi dicevano di restare
sempre con
a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
loro. Di fatto, sono privi di un’organizzazione: non hanno un coordinatore né ministri della Parola e dell’Eucarestia… Perciò ho
deciso di passare da una formazione centralizzata a una formazione seguita da team itineranti.
Ci sono anche popoli indio?
In diocesi vivono anche sei etnie di indio. Sono circa 76mila e
non hanno mai avuto un contatto con il vangelo. Potrei dire che
ci sono “poche possibilità”, ma
questa non è tutta la verità. La situazione della mia diocesi mi fa
apprezzare l’impostazione pastorale che i saveriani hanno dato
ad Abaetetuba, nel Parà, in piena
sintonia con la chiesa brasiliana.
Un invito ai saveriani?
Se il papa mi ha mandato vescovo nell’Alto Solimões, è stato
anche per invitare i saveriani ad
assumere una nuova area di primo annuncio. Nella mia diocesi
c’è una regione estesa quanto le
Marche e la Toscana, popolata da
indio allo stato d’innocenza. I saveriani in Brasile potrebbero riposizionarsi privilegiando il “primo annuncio”. Ciò permetterebbe loro di approfondire la conoscenza degli indio e, insieme, tornare al Dio che vive con gli uomini, accompagnandoli in quel
paradiso terrestre.
■
ferrato), Lombardia (a Desio),
Lazio (a Roma) e Campania (a
Salerno). Poi il grande viaggio
verso l’Africa, in Congo, che ho
rifatto una decina di volte nei 33
anni di vita in missione.
Il Congo è un immenso paese,
dove la natura è esuberante e imponente per i grandi laghi Tanganika e Kivu, per le foreste e
suoi vulcani, per le sue ricchezze
minerarie e il mondo animale.
Il viaggio dell’incontro
Si arriva in Congo la prima volta come bambini, che imparano a
parlare, a conoscere, a muoversi.
E quando si sbaglia, e si pronuncia un vocabolo al posto di un altro, tutti ridono e tu ridi con loro.
Ricordo, nel primo anno, il mio
errore nel pronunciare la parola
risurrezione (ufufuko) nella lingua locale… Ciò ha provocato
una clamorosa risata generale
nell’assemblea dei 500 alunni che
partecipavano alla Messa.
Il confronto con altre culture
dà l’occasione di ammirare alcune cose che noi abbiamo perso: la
semplicità, l’accoglienza, l’amore per la vita, la ricchezza di relazioni, la saggezza degli antenati,
il senso del sacro, la fede in Dio.
Certo, bisogna esercitare alcune virtù: l’adattamento, l’ascolto, il dialogo, la pazienza, la
fraternità. La relazione cambia,
si perfeziona con il passare degli
anni. Se in un primo momento
si lavora per migliorare le condizioni di vita della popolazione (scuole, ambulatori, sorgenti
d’acqua, chiese…), poi s’impara a stare insieme, a collaborare
accettando ritmi diversi e gusti
differenti, e infine (è l’ideale)
si arriva ad adottare le loro difficoltà, a sposare la loro causa,
amando fraternamente.
Il viaggio della
crescita spirituale
Sono stato ordinato sacerdote
nell’ottobre 1965, che segnava
la fine del Concilio Vaticano, il
grande evento storico di rinnovamento e cambiamento epocale nella chiesa e nel mondo. Ho
conosciuto il tempo prima del
Concilio e il pensiero tradizionale della chiesa; ho seguito da
giovane studente di teologia il
Concilio durante le sue assemblee e discussioni e, infine, ho
esultato e vissuto nel dopo Concilio Vaticano II.
Tutto questo mi ha introdotto
nello spirito di una continua ricerca che deve continuare nella vita.
Dio, infatti, non è monotonia, ma
è novità di vita ed è inesauribile.
Il cammino di fede è faticoso, ed
è segnato da tappe progressive.
Il nostro filo di salvezza
Si dice che la vita, con le sue
difficoltà, dubbi e contraddizioni, sia un labirinto dove è
difficile trovare la via d’uscita.
Allora c’è bisogno di un filo
conduttore per uscirne… Qual è
il nostro filo di salvezza?
Si scopre, con il passare del
tempo, con l’approfondimento, l’esperienza e pure la fatica
di trasmettere agli altri, che il
vangelo nella sua semplicità e
saggezza è sempre più luce, riferimento e consolazione.
Necessita l’atteggiamento
esemplare del bambino proposto da Gesù nel vangelo. Un
bambino inerme, senza difesa,
senza pretese, il più debole degli
ultimi, che ci insegna fiducia e
disponibilità.
■
(continua nel riquadro)
LA TENTAZIONE DI FERMARSI
p. G. DOVIGO, sx
I tre viaggi (o meglio i tre profili di un unico viaggio) sono un invito
a un esodo geografico, umano e spirituale dal piccolo al grande, dal ristretto allo spazio infinito, dal rapporto superficiale allo scambio profondo, per godere di un panorama sempre più vasto, per dare respiro maggiore alla vita, per gustare la bellezza dell’amore di Dio e dei fratelli!
L’esodo non è finito; c’è sempre la tentazione di fermarsi, di chiudersi, di dire: “Ora basta!”. Kierkegaard scrive: “La vita deve essere capita solo all’indietro, ma va vissuta sempre e solo in avanti”.
Così oggi, nella chiesa grande e bella dove sono stato battezzato
il 17 febbraio del 1938, dove
ho intravisto la mia vocazione, dove ho celebrato la prima Messa nel 1965, dove sono entrato tante volte nei periodi di riposo, vorrei usare le
tre parole suggerite da papa
Francesco agli sposi: “grazie,
per favore, scusa”.
E io, per favore, chiedo al
Signore che mi dia il dono
della riconoscenza e, per favore, chiedo a voi di continuare ad accompagnarmi
con il ricordo affettuoso della preghiera.
Padre Giuseppe Dovigo e il
quadro di papa Francesco come
dono per il 50° di sacerdozio
2015 NOVEMBRE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino)
Padre Renato Trevisan ha raccontato la sua
esperienza missionaria con il popolo kayapó
in Amazzonia durante la festa con amici,
famigliari e benefattori dei saveriani di Zelarino
Tradizioni che fanno bene al cuore
Festa con i nostri grandi amici e i benefattori
L
e buone tradizioni si tramandano con gioia e così,
ogni anno, ci troviamo insieme:
parenti dei missionari, amici e
benefattori. Il 4 ottobre nella casa dei missionari a Zelarino eravamo almeno 250, insieme a un
bel gruppo di volontari. Gli anni
passano, i figli e i nipoti crescono; ne arrivano altri… Ma trovarsi per vivere con semplicità
l’ideale caro a san Guido Conforti, di “fare del mondo un’unica famiglia”, non tramonta mai.
Padre Trevisan e i kayapó
La festa è cominciata con
molta semplicità. Padre Renato
Trevisan, che ha vissuto un bel
pezzo della sua vita missionaria
in Amazzonia, ci ha fatto conoscere, attraverso i copricapi con
le piume di pappagallo e qualche
passo di danza, come si vive, si
lavora, si soffre e si gioisce insieme agli indio. In un territo-
rio grande quasi come l’Italia, i
missionari lavorano con diverse
tribù, in particolare con i kayapó.
Naturalmente, nel corso di 50
anni i saveriani hanno dovuto
cambiare il modo di relazionarsi
con loro. Partendo da lingua, usi
e costumi, stanno cercando di
aiutarli a non cadere nel tranello
della “modernità”. Fanno anche
i “mediatori culturali” tra diversi
gruppi etnici e anche tra loro.
La comunità missionaria ormai è internazionale e questo è
un ottimo allenamento all’accoglienza e conoscenza reciproca.
Ciò comporta che nel lavoro di
evangelizzazione (annuncio del
vangelo) e di promozione umana (valorizzazione delle culture
locali e inserimento nel mondo
moderno), il missionario non si
stanca mai. Anzi è sempre entusiasta di essere in mezzo alle
varie popolazioni, perché impara
a donare e a ricevere.
p. OLIVIERO FERRO, sx
Tutti insieme alla Messa
e al pranzo
Subito dopo, abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia,
presieduta dal nuovo rettore, p.
Giuseppe Cisco, attorniato dagli
altri saveriani: p. Sergio Cambiganu, in partenza per San Pietro
in Vincoli, p. Renato Trevisan, p.
Mario Diotto, p. Franco Lizzit,
p. Oliviero Ferro (new entry) e
p. Paolo Gallo.
Due brevi pensieri, tra i tanti
ascoltati nell’omelia, meritano di essere conosciuti da tutti.
“Permesso, grazie, scusa, sono
parole scritte sulla porta della
vita”, dice papa Francesco. “Io
non posso temere un Dio che si
è fatto così piccolo per me; io lo
amo”, diceva santa Teresa del
Bambin Gesù.
Almeno una ventina di amici
volontari di tutte le età, hanno
preparato il pranzo per tutti, e
noi abbiamo accettato l’invito
Il saluto di chi va e chi arriva
Padre Sergio Cambiganu ringrazia tutti
termine della Messa,
A lpadre
Sergio Cambiganu,
rettore uscente della Comunità
saveriana, ha salutato tutti i presenti e, attraverso queste righe,
saluta tutti gli amici e le amiche
dei saveriani veneziani.
“Questi tre anni a Zelarino,
ha detto p. Sergio, sono volati
come un lampo. Prima di tutto
devo ringraziare il Buon Dio per
avermi concesso questa espe-
rienza tanto intensa. I rapporti
che si sono costruiti nelle diocesi di Venezia e Padova sono stati
molto profondi e certamente mi
hanno aiutato a sviluppare l’amore per il regno dei cieli.
Ringrazio chi mi ha voluto
bene, ancor di più chi ha fatto
fatica a volermi bene, e chi mi
ha perdonato magari con un
sorriso. Le partenze non sono
mai indolori. Lascio amici sin-
ceri con cui ho avuto veramente una profonda comunione di
spirito.
Questo distacco mi provoca
inevitabilmente un dolore nel
cuore. A Ravenna c’è la nostra
casa di spiritualità e spero di
continuare, anche là, a vivere l’ideale missionario del nostro fondatore san Guido Conforti. Vi
saluto con affetto”, ha concluso
p. Sergio Cambiganu.
■
Padre Oliviero Ferro si presenta
S
ono p. Oliviero Ferro, piemontese di nascita. Ho lavorato in Africa (Congo e Camerun) e in varie comunità saveriane in Italia (Sardegna, Calabria,
Campania, Puglia, Lombardia).
Ringrazio per l’accoglienza fra-
terna. Ho visto che ci sono tante
persone buone e sono contento di
fare un pezzo di strada con voi.
Mi occuperò della pagina di
“Missionari Saveriani” di Zelarino, per questo vi chiedo gentilmente di aiutarmi con le vostre
testimonianze, ricordi e altre cose belle che ritenete bene di far
conoscere a tutti. Potete mandarle (insieme alle foto) all’indirizzo della casa o al mio indirizzo
mail: [email protected]
Grazie!
■
volentieri: lo faceva anche Gesù
quando era su questa terra! E così, piano piano, le lingue si sono
sciolte, si sono fatte nuove amicizie e i ricordi hanno cominciato a prendere posto nei cuori
di tutti noi. E mentre p. Mario
Diotto estraeva i biglietti della
lotteria, qualcun altro “andava a
caccia” di cose buone da raccontarvi. Ve ne proponiamo alcune.
nari. Gino dice che è contento che
quest’anno ci sia molta gente.
Per finire, il pensiero di due
volontari. Mariarosa è venuta
per collaborare con i missionari,
ma ha guadagnato gioia, allegria
e conoscenza di altri volontari,
insieme alla felicità di fare il bene. Farzad in questi dieci anni
ha visto l’esempio di tanti volontari: si è reso conto che sono
persone sincere.
E chi lavora sa che la festa ha
un prima, un durante e un dopo.
Chi ama, non si ferma mai: va fino in fondo.
■
Chi ama non si ferma mai
Maria Luisa viene alla festa da
circa 25 anni. Ci dice che ha fatto
nuove amicizie e si sente in famiglia. A Gordiano è piaDa sinistra, p. Renato Trevisan, p. Giuseppe Cisco (nuovo
ciuta molto la Messa.
rettore) e p. Sergio Cambiganu (rettore uscente) durante
Manuel e Ilaria sono
la Messa con famigliari, amici e benefattori di Zelarino
contenti di vedere insieme giovani e anziani che fanno famiglia.
Daniele e Gianfrancesco sono contenti di
incontrare: li aiuta ad
aprirsi al mondo, a conoscere altre culture e
lo educa all’accoglienza. Anche Paulina e
Giovanni sono felici di
stare insieme ai missio-
INCONTRI DI PREGHIERA
IN CASA E FUORI
Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento del giovedì con il
Gams (Gruppo amici missionari saveriani), sempre nella cappella dei
saveriani a Zelarino. Ci scambieremo tante informazioni e pregheremo per le vocazioni e per le missioni. Ecco il calendario degli incontri:
segnate subito sulle vostre agende!
2015
19 novembre
17 dicembre
2016
21 gennaio
18 febbraio
17 marzo
21 aprile
19 maggio
16 giugno
15 settembre
20 ottobre
17 novembre
15 dicembre
ore 15,30
ore 15,30
Padre Oliviero Ferro, new entry
della comunità
saveriana
di Zelarino
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
ore 16,30
ore 16,30
ore 16,30
ore 16,30
ore 16,30
ore 15,30
ore 15,30
Ricordiamo anche gli incontri mensili di formazione per i gruppi
missionari parrocchiali e simpatizzanti sul tema: “Abitare... abitando…
abitiamo”, presso il Centro pastorale Card. Urbani, via Visinoni 4/C, a
Zelarino, una domenica al mese, dalle 15 alle 17,30. Ecco il calendario.
4
Con alcuni saveriani di Zelarino, la parte
più giovane dei volontari… Grazie!
Una parte dello “staff” che rende possibile ogni anno
le feste organizzate dai saveriani di Zelarino
15 novembre
13 dicembre
17 gennaio
21 febbraio
13 marzo
24 marzo
17 aprile
15 maggio
- “Mettere al mondo il mondo”
- “Non c’è due senza te”
- “Il mondo che vorrei”
- “Cristo abita il mondo”
- “Mai senza l’altro”
- Veglia per i missionari martiri (20,30-21,30)
- “Parrocchia... gente che vive in tende!”
- Festa dei popoli: “Abitare insieme un mondo più
umano, più giusto” (dalle 9 alle 15)
2016
GENNAIO
Opera di misericordia:
accogliere e aiutare i profughi e i migranti da guerra e fame
Profughi trattenuti dalla rete metallica al confine tra
Ungheria e Serbia, sperando in un varco (foto A. Nimani / Afp)
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PACE MONDIALE
Madre di Dio
Fare la pace è un lavoro artigianale
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ss. Basilio e Gregorio
2a tempo di Natale
La gioia di Dio è perdonare!
Gesù è la vera luce che illumina ogni uomo
+ p. Giuseppe De Cillia, Parma
s. Ermete
La misericordia può salvare l’uomo e il mondo dal peccato
s. Amelia
Misericordia non è buonismo
INFANZIA MISSIONARIA
Epifania
Oggi Gesù inaugura la fratellanza universale
Natale ortodosso
s. Luciano
s. Massimo
s. Alessia
Solo l’amore riempie le voragini negative
Dio non smette mai di aspettarci con amore
Dio ha il cuore in festa per ogni figlio che ritorna

Battesimo del Signore Quando i bambini sono tutelati, la società migliora
s. Igino papa
s. Modesto
s. Ilario
s. Felice
s. Mauro
s. Marcello
Se non c’è misericordia, non siamo in comunione con Dio
Non basta osservare i precetti, se non c’è misericordia
È l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti
L’amore dà compimento a tutti i comandamenti
Solo la giustizia di Dio ci può salvare
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La giustizia di Dio si è rivelata nella Croce
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
Giornata del rifugiato
Giornata ebraico-cristiana
2a tempo ordinario
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Qualunque cosa vi dica Gesù, fatela
18-25 OTTAVARIO ECUMENICO
s. Margherita
s. Mario
La misericordia deve essere la giustizia degli uomini
Misericordia è pensare a una persona con cui non stiamo bene
s. Sebastiano
Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso
s. Agnese
s. Vincenzo
La pazienza di Dio è la sua misericordia
Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto
s. Emerenziana
Abbiamo bisogno di capire bene la misericordia di Dio
6
3 tempo ordinario
a
Le tue parole, Signore, sono Spirito e vita
Conversione di s. Paolo
ss. Tito e Timoteo
Dio mai si stanca di perdonarci, mai!
Noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono
Giornata memoria - Shoà
s. Angela Merici
Il Padre amoroso ha un cuore di misericordia per tutti noi
s. Tommaso d’Aquino
Non c’è alcun limite alla misericordia
+ p. Gio Batta Mondin, Parma
s. Costanzo
58° Mahatma Gandhi
s. Martina
Impariamo ad avere misericordia per chi soffre
+ p. Vinio Corda, Indonesia
Dobbiamo avere misericordia per chi soffre
GIORNATA LEBBRA
4a tempo ordinario
Gesù, passando in mezzo a loro, si mise in cammino
Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato
a essere misericordiosi come il Padre celeste.
Il dialogo sincero tra uomini e donne di religioni
diverse porti frutti di pace e di giustizia.
2016
FEBBRAIO
Opera di misericordia:
dar da bere agli assetati, da mangiare agli affamati
Due donne fanno scorta d’acqua sul fiume Zambesi,
in Mozambico, per i bisogni di famiglia (foto C. Girola / Archivio MS)
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s. Verdiana
Nella misericordia c’è la gioia dell’incontro con Gesù
Giornata della vita consacrata
Presentaz. del Signore
s. Biagio
La misericordia è la parola-sintesi del vangelo
La carezza della misericordia di Gesù perdona tutto
s. Gilberto
Misericordia è il “volto” di Cristo
s. Agata
Le mani che si stringono trasmettono calore umano
ss. Paolo Miki e c. Comunicare la misericordia del Signore è la nostra missione
Giornata per la vita
5a tempo ordinario
Abbiamo faticato e non abbiamo preso nulla
Capodanno cinese

s. Girolamo
La misericordia è incomprensibile per chi non si riconosce peccatore
s. Apollonia
Non abbiate paura di chiedere, anche di sfidare il Signore
LE CENERI - QUARESIMA
s. Scolastica
Ricordo vittime foibe
La croce di Cristo è amore, misericordia, perdono
GIORNATA MALATI
Madonna di Lourdes
s. Modesto
Lo sguardo misericordioso dà la forza per andare avanti
Beato chi semina pace con azioni quotidiane
s. Maura
La preghiera è chiedere perdono ogni volta che si sbaglia
1a di Quaresima
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ss. Servi di Maria
L’amore di Dio si attua nell’amore del prossimo
s. Simeone vescovo
s. Alvaro
s. Eleuterio
Tutti ricevono accoglienza nel cuore di Cristo
Ognuno di noi può farsi prossimo verso chi incontra
Nei problemi non perdiamo la speranza nella misericordia di Dio
+ p. Pio Mattevi, Parma
2a di Quaresima
Mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto
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Cattedra s. Pietro
Tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono
s. Renzo
Dio mostra la ricchezza della sua misericordia nei secoli
s. Sergio
Gesù ci spinge a non fermarsi alla superficie delle cose
s. Cesario
Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio
s. Nestore
Ogni fedele che si accosta al confessionale è “terra sacra”
s. Gabriele dell’Addol. Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia non è perdonato
1901 Martirio p. Caio Rastelli, Cina
3a di Quaresima
s. Secondo d’Asti
Se non vi convertite, perirete
L’anzianità è una vocazione
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo
5
ss. Faustino e Giovita
s. Giuliana
A nessuno la chiesa chiude la porta in faccia
La chiesa spalanca le sue porte a tutti perché è madre
Signore Gesù Cristo, tu ci hai detto che
chi vede te, vede il Padre. Mostraci
il tuo volto e noi saremo salvi.
Preghiera missionaria Abbiamo cura del creato, ricevuto come dono da
della misericordia coltivare e proteggere per le generazioni future.
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
2016
MARZO
Opera di misericordia:
dare istruzione agli analfabeti, per un futuro migliore
Padre Pier Giorgio Manni con i bambini della scuola
materna di Kaizuka, in Giappone (foto Archivio MS)
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s. Albino
Il mondo si cambia a partire dalla conversione del proprio cuore
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s. Basileo
Chi è accarezzato dalla misericordia, conosce il Signore
s. Camilla
Grazie alla misericordia viene voglia di cambiare
4 -12 Novena della grazia a Saverio
s. Lucio
Grazie alla misericordia può scaturire una vita diversa
s. Adriano
La misericordia purifica e ricrea i nostri cuori
4a di Quaresima
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a Te
ss. Perpetua e Felicita
Siamo tutti peccatori, bisognosi di essere purificati
Festa della donna
s. Giovanni di Dio
Le donne sanno incarnare il volto tenero di Dio

s. Francesca Romana
Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani
Padre Uccelli nasce (1874) a Barco (RE)
s. Simplicio
Gesù ci aspetta sempre con le braccia aperte
s. Costantino
Accogliere la chiamata del Signore non è questione privata
s. Luigi Orione
La chiamata del Signore è un impegno concreto, reale e totale
5a di Quaresima
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra
s. Matilde
È a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio
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s. Luisa
Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe
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Unità Nazionale
s. Patrizio
La riconciliazione è occasione di incontro con la misericordia
s. Cirillo
La strada della chiesa è sempre quella di Gesù
Festa del papà
s. Giuseppe La strada della chiesa è quella della misericordia e dell’integrazione
Le Palme
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
Giornata contro discriminaz. razziale
santo
Misericordia non vuol dire sottovalutare i pericoli
Giornata mondiale dell’acqua
santo
Misericordia non vuol dire far entrare i lupi nel gregge
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santo
Misericordia è accogliere il figliol prodigo pentito
MISSIONARI MARTIRI
Memoria di Oscar Romero
santo
È bello essere missionari, per consolare e accompagnare
santo
La croce è il giudizio di Dio su tutti noi e su questo mondo!
santo
Sorridiamo con chi sorride e piangiamo con chi piange
Pasqua di Resurrezione
L’Innocente ha riconciliato noi peccatori con il Padre
dell’Angelo
Gesù colma l’abisso del peccato con l’abisso della sua misericordia
s. Secondo
I più piccoli, deboli e poveri hanno il “diritto” di prenderci il cuore
s. Amedeo
Con la sua vita, morte e risurrezione Gesù ci redime dal peccato
7
s. Beniamino
s. Eriberto Luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù
Misericordia è sanare le ferite del peccato
Signore Gesù Cristo, il tuo sguardo pieno di amore
liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro.
Preghiera missionaria Le famiglie in difficoltà ricevano sostegno e
della misericordia i bambini crescano in ambienti sani e sereni.
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
2016
APRILE
Opera di misericordia:
procurare il lavoro ai disoccupati, per la loro dignità
A Bukavu, in Congo RD, giovani al lavoro per l’ampliamento
della sala di preghiera dell’università (foto G. Dovigo / Archivio MS)
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s. Ugo
Non guardiamo passivamente la sofferenza del mondo
s. Francesco di Paola
Il Signore è presente anche in chi ha perso la fede
2a di Pasqua
Gesù: Pace a voi! Ricevete lo Spirito Santo
Memoria di Martin Luther King
s. Isidoro
Non scopriamo il Signore se non accogliamo l’emarginato!
s. Vincenzo Ferrer
s. Guglielmo
Cristo combatte le sofferenze vincendoli con la misericordia
Lasciamoci contagiare dal bene e contagiamo il bene!

1506 Natale del Saverio
s. Giovanni B. de La Salle
Giornata di rom e sinti
s. Gualtiero
La chiesa non condanna eternamente nessuno
Capodanno hindu
La chiesa dona misericordia a chi la chiede con cuore sincero
s. Maria di Cleofa
3a di Pasqua
La misericordia di Dio supera ogni barriera
Gesù: Figlioli, non avete nulla da mangiare!
s. Stanislao
Gesù non si pone a distanza di sicurezza
s. Giulio papa
Gesù non agisce per delega
s. Martino papa
Gesù si espone direttamente al contagio del nostro male
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s. Abbondio
Un figlio lo si ama perché è figlio
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GIORNATA DELLE VOCAZIONI
4a di Pasqua
Gesù: Le mie pecore ascoltano la mia voce
s. Galdino
Il vero amore è amare e lasciarsi amare
s. Ermogene
È più difficile lasciarsi amare che amare
s. Adalgisa
Bisogna trasmettere ai giovani la cultura dell’onestà
s. Anselmo
Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo
6
Giornata della terra
ss. Sotero e Caio
s. Giorgio
Gesù è Colui che avvicina le generazioni
Servite Gesù crocifisso in ogni persona emarginata
5a di Pasqua
Gesù: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi
Anniversario della liberazione
s. Marco
La vita va affrontata con bontà e mansuetudine
s. Marcellino
Di fronte ad amore e misericordia si risponde con gratuità
s. Zita
C’è bisogno di testimoni della misericordia del Signore
s. Pietro Chanel
s. Caterina
Siate donne e uomini di comunione…
Siate presenti con coraggio laddove vi sono differenze e tensioni
1944 Martirio di p. Giovanni Botton, Cina
s. Pio V
Amore, giustizia, pace e misericordia sono inseparabili tra loro
Inizio anno buddhista
s. Annibale
s. Lamberto
La solidarietà costituisce un lievito di speranza
Il cristiano è chi permette a Dio di rivestirlo della sua bontà
Signore Gesù Cristo, il tuo sguardo pieno di
amore fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il paradiso al ladrone pentito.
Preghiera missionaria I piccoli agricoltori ricevano il giusto compenso
della misericordia per il loro prezioso lavoro.
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
7
2016
MAGGIO
Opera di misericordia:
dare alle donne la giusta dignità e il necessario ruolo sociale
Le donne africane, con i loro colori, sfilano nelle strade
per manifestare contro violenze e soprusi (foto G. Dovigo / Archivio MS)
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Pasqua ortodossa
Giornata del lavoro
6a di Pasqua
Gesù: Se uno mi ama osserva la mia parola
s. Atanasio
Lasciamo che il perdono sprigioni la sua forza
ss. Filippo e Giacomo
s. Gottardo
Lasciamo che il perdono faccia cadere muri
Condividere vuol dire farsi prossimo a tutti gli esseri umani
s. Irene
Abbiate sempre cura di incontrare l’altro

s. Giuditta
Portiamo avanti la battaglia della fede, con umiltà e misericordia
s. Flavia Domitilla
Abbiamo bisogno di contemplare il mistero della misericordia
Festa della mamma
Ascensione
Alzate le mani, li bendedisse; essi si prostrarono
Giornata Europa unita
s. Gregorio
Misericordia è fonte di gioia, serenità e pace
s. Antonino
Misericordia è condizione della nostra salvezza
s. Fabio
s. Pancrazio
Misericordia rivela il mistero della Trinità
Misericordia è l’atto supremo con cui Dio ci viene incontro
5
Madonna di Fatima
s. Mattia
La misericordia è nel cuore di ogni persona
Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo
Giornata internazionale delle famiglie
Pentecoste
s. Ubaldo
Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli
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Ascensione
La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato
s. Giovanni I
Nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona
s. Celestino V
Chi entra dalla porta della misericordia, sperimenta l’amore di Dio
s. Bernardino
Il Signore effonde misericordia come la rugiada del mattino
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s. Cristoforo
Desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia
Santissima Trinità
s. Desiderio
Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità
A tutti possa giungere il balsamo della misericordia
s. Maria Ausiliat.
Dio usa misericordia e in questo si manifesta la sua onnipotenza
Giornata dell’Africa
s. Urbano
La misericordia divina non è un segno di debolezza
s. Filippo Neri
“Paziente e misericordioso” è il binomio dell’Antica Alleanza
s. Agostino di Canter. Anche l’islam dice che il Creatore è “misericordioso e clemente”
s. Emilio
I salmi fanno emergere la grandezza dell’agire divino
7
Corpus Domini
s. Felice
Fede: vedere, cercare e amare Dio in tutti
La misericordia di Dio non è idea astratta, ma realtà concreta
Visitazione B.V.M
Il ritornello della nostra preghiera: “Eterna è la sua misericordia”
Signore Gesù Cristo, fa’ che ognuno di noi
ascolti la parola che dicesti alla samaritana:
La misericordia apre il cuore alla speranza di essere amati
Se tu conoscessi il dono di Dio!
Preghiera missionaria Le donne siano onorate e rispettate, e sia
della misericordia valorizzato il loro contributo sociale.
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
2016
GIUGNO
Opera di misericordia:
aiutare i senza tetto ad avere una casa per la propria famiglia
Progetto di edilizia popolare per i senza tetto nella missione
di Turiaçu, in Amazzonia (foto F. Rota Martir / Archivio MS)
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s. Giustino
I prodigi di Gesù sono all’insegna della misericordia
Anniversario della Repubblica
ss. Marcellino e Pietro
Sacro Cuore di Gesù
Tutto in Lui parla di misericordia
Nulla in Lui è privo di compassione
Giornata dell’infanzia
s. Francesco Caracciolo Ciò che muoveva Gesù non era altro che la misericordia
Giornata dell’ambiente
10a tempo ordinario

Gesù: Ragazzo, dico a te, alzati!
Ramadan islamico
s. Norberto
Con la misericordia Gesù leggeva nel cuore
s. Roberto
Con la misericordia Gesù rispondeva al bisogno più vero
s. Medardo
Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre
s. Efrem
La misericordia è la forza che tutto vince…
s. Zaccaria
La misericordia riempie il cuore di amore
s. Barnaba
La misericordia consola con il perdono
Giornata contro lavoro minorile
11a tempo ordinario
s. Antonio da Padova
s. Eliseo
s. Germana
s. Aureliano
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Gesù: Ho da dirti qualcosa
La misericordia diventa criterio per capire chi sono i figli di Dio
Siamo chiamati a vivere di misericordia
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s. Ranieri
Il perdono è un imperativo da cui non possiamo prescindere
s. Gregorio Barbarigo
12a tempo ordinario
Come sembra difficile tante volte perdonare!
Gesù: Voi, chi dite che io sia?
Giornata del rifugiato
Madonna Consolata
Con il perdono raggiungiamo la serenità del cuore
s. Luigi Gonzaga Evitare rabbia, violenza e vendetta è necessario per vivere felici
s. Paolino da Nola
s. Giuseppe Cafasso
Natività del Battista
s. Guglielmo
La misericordia è un ideale di vita
La misericordia è criterio di credibilità per la fede
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi
Giornata per le vittime di tortura
13a tempo ordinario
Gesù: Tu va’ e annuncia il regno di Dio
7
s. Cirillo
Come è misericordioso Lui, così dobbiamo esserlo noi
s. Ireneo
L’architrave della chiesa è la misericordia
ss. Pietro e Paolo La testimonianza della chiesa non può essere priva di misericordia
Protomartiri di Roma
La credibilità della chiesa passa per l’amore misericordioso
A noi per primi è stata usata misericordia
Il perdono è l’espressione più evidente dell’amore misericordioso
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
6
Signore Gesù Cristo, tu sei il volto visibile
del Padre, che manifesta la sua onnipotenza
con il perdono e la misericordia.
Anziani, emarginati e persone sole trovino
opportunità di incontro e di solidarietà.
2016
LUGLIO
Opera di misericordia:
consolare gli afflitti, aiutandoli a portare la loro croce
In Camerun, l’anziano capo della tribù Gizey è costretto
all’isolamento sociale (foto A. Melis / Archivio MS)
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s. Ester
Per tanto tempo abbiamo dimenticato di vivere la misericordia
s. Urbano
L’esperienza del perdono si fa sempre più diradata
14a tempo ordinario
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai

s. Elisabetta di Portog. Senza perdono rimane solo una vita infeconda e sterile
s. Antonio M. Zaccaria È giunto il tempo dell’annuncio gioioso del perdono
s. Maria Goretti
È il tempo del ritorno all’essenziale
Aid al Fitr islamico
s. Claudio
Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova
ss. Aquila e Priscilla
s. Fabrizio
Il perdono infonde coraggio per guardare al futuro con speranza
La mentalità contemporanea sembra opporsi al Dio di misericordia
15a tempo ordinario
s. Benedetto
Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?
Oggi è emarginata dalla vita l’idea di misericordia
5
s. Fortunato
Il concetto di misericordia sembra porre a disagio l’uomo
s. Enrico
La misericordia è dettata dall’amore verso l’uomo
s. Camillo de Lellis
La chiesa vive una vita autentica quando proclama la misericordia
s. Bonaventura La chiesa vive una vita autentica quando avvicina alla misericordia
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Vergine del Carmelo La chiesa ha la missione di annunciare la misericordia
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
16a tempo ordinario
Maria, seduta ai piedi del Signore, lo ascoltava
Giornata per Nelson Mandela
s. Federico
La chiesa testimoni in prima persona la misericordia
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s. Giusta
Linguaggio e gesti della chiesa devono trasmettere misericordia
s . Margherita
La misericordia penetra nel cuore delle persone
s. Daniele
La misericordia fa ritrovare la strada per tornare al Padre
s. Maria Maddalena Dove c’è la chiesa, deve essere evidente la misericordia
s. Brigida
Dove ci sono i cristiani, chiunque deve trovare un’oasi di misericordia
17a tempo ordinario
s. Giacomo
Signore, insegnaci a pregare
Per essere capaci di misericordia dobbiamo ascoltare la Parola di Dio
Inizio GMG, Cracovia
ss. Gioacchino e Anna
Gesù chiede di perdonare e di donare
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s. Liliana
Non giudicare significa cogliere ciò che di buono c’è in ognuno
ss. Nazario e Celso Misericordiosi come il Padre è il “motto” dell’anno santo
s. Marta
s. Pietro Crisol.
Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama
L’aiuto che invochiamo è il primo passo della misericordia di Dio
1976 Martirio p. Alberto Pierobon, Brasile
18a tempo ordinario
Fine GMG, Cracovia
La vita non dipende da ciò che si possiede
Signore Gesù Cristo, fa’ che la chiesa sia nel
mondo il volto visibile di te, risorto nella gloria.
Vengano rispettati i popoli indigeni, minacciati
nella loro identità ed esistenza.
2016
AGOSTO
Opera di misericordia:
sostenere i senza-terra nel diritto a possederla e a coltivarla
I popoli indio del Brasile sono privati dei diritti alla casa
e alla terra da violenti usurpatori (foto D. Pelizzari / Archivio MS)
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
s. Alfonso de’ Liguori
Apriamo il cuore a chi vive nelle periferie esistenziali
s. Eusebio La chiesa lenisca le ferite con consolazione, misericordia e solidarietà
s. Lidia
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo
s. Giovanni Vianney Insieme possiamo spezzare la barriera dell’indifferenza
Olimpiadi Rio de Janeiro
Dedic. S. Maria Maggiore
Trasfigurazione
Non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale
19a tempo ordinario
s. Domenico
Riscopriamo le opere di misericordia corporale
Gesù: Siate pronti, con le lampade accese
L’anno santo porta con sé la ricchezza della missione di Gesù
Giornata popolazioni indigene
s. Romano
Poniamo di nuovo al centro il sacramento della riconciliazione
5
s. Lorenzo
s. Chiara
La riconciliazione permette di toccare con mano la misericordia
La riconciliazione sarà per ognuno fonte di vera pace interiore
Giornata internaz. gioventù
s. Ercolano
I confessori siano un vero segno della misericordia del Padre
ss. Ippolito e Ponziano
20a tempo ordinario
Assunta
s. Rocco
Non ci si improvvisa confessori
Gesù: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra
La Madre del Risorto è entrata nel santuario della misericordia
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s. Giacinto Ogni confessore accoglierà i fedeli come il padre con figliol prodigo
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s. Elena
I confessori siano il segno del primato della misericordia
+ p. Mario Minuti, Parma
s. Giovanni Eudes
Tutti sono chiamati a cogliere l’appello alla misericordia
1980 Celestina Bottego, fondatrice delle saveriane
s. Bernardo I missionari sono segno di come il Padre accoglle chi cerca perdono
21a tempo ordinario
B. V. Maria Regina
Gesù: Sforzatevi di entrare per la porta stretta
I missionari siano annunciatori della gioia del perdono
Memoria della schiavitù
s. Rosa da Lima
La parola del perdono possa giungere a tutti
s. Bartolomeo La chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente
7
s. Giuseppe Calasanzio Dio non si stanca di ascoltare, così come vescovi e sacerdoti
s. Alessandro
s. Monica
Giustizia e misericordia sono due dimensioni di un’unica realtà
Giustizia e misericordia raggiungono l’apice nella pienezza dell’amore
22a tempo ordinario
Offrì una cena ai poveri che non possono ricambiare
Martirio del Battista
A ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto
s. Tecla
Giustizia è un abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio
s. Aristide
Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia
Signore Gesù Cristo, hai voluto che i tuoi
ministri fossero rivestiti di debolezza, per sentire
Facciamoci noi per primi penitenti in cerca di perdono
compassione per chi è nell’errore.
Preghiera missionaria Lo sport sia un’opportunità di incontro fraterno
della misericordia tra i popoli, per la pace nel mondo.
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
2016
SETTEMBRE
Opera di misericordia:
costruire ponti di pace e denunciare la disonestà
La festa dei popoli di Desio, ogni anno, è un’occasione di
incontro, scambio e preghiera universale (foto Archivio MS)
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Salvaguardia creato
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s. Egidio
Misericordia ricerca i peccatori per offrire loro perdono e salvezza
s. Elpidio
Gesù ha affermato il primato della misericordia
s. Gregorio Magno
23a tempo ordinario
b. Teresa Calcutta
La misericordia è un fondamento della missione di Gesù
Il discepolo ama Gesù più della propria vita
È la fede in Gesù che salva, non l’osservanza della legge
s. Petronio
La giustizia di Dio è il suo perdono
2014 Martirio sr. Pulici, sr. Raschietti e sr. Boggian, Burundi
s. Regina
La misericordia non è contraria alla giustizia
GIORNATA DELL’ALFABETIZZAZIONE
Natività di Maria La misericordia esprime il comportamento di Dio verso il peccatore
5
s. Pietro Claver
La misericordia offre una possibilità per convertirsi e credere
s. Nicola da Tolentino L’ira di Dio dura un istante, la sua misericordia in eterno
24a tempo ordinario
Nome di Maria
C’è gioia in cielo per un peccatore che si converte
Se Dio si fermasse alla giustizia, non sarebbe Dio
s. Giovanni Crisostomo Appellarsi solo alla giustizia rischia di distruggerla
Esaltaz. santa Croce
Maria Addolorata
Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono
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s. Roberto Bellarmino
25a tempo ordinario
s. Gennaro
Dio non rifiuta la giustizia, la ingloba e la supera
Non potete servire Dio e la ricchezza
L’amore è a fondamento di una vera giustizia
ss. Andrea Kim e c.
La giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti
s. Matteo
La croce di Cristo ci offre la certezza della vita nuova
s. Maurizio
Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini
7
s. Pio da Pietrelcina
s. Pacifico
Dio è sempre disponibile al perdono
Dio offre il perdono in maniera nuova e inaspettata
26a tempo ordinario
Un povero stava alla porta del ricco...
ss. Cosma e Damiano Nella riconciliazione Dio perdona i peccati e li cancella
s. Vincenzo de’ Paoli
La misericordia di Dio è più forte del peccato
Anniversario nascita Confucio
s. Venceslao
La misericordia abilita ad agire con carità
1995 Martirio p. Marchiol, p. Maule e Gubert, Burundi
ss. Arcangeli
s. Girolamo
La misericordia fa crescere nell’amore
Vivere l’indulgenza significa accostarsi alla misericordia del Padre
La giustizia non è il fine, ma l’inizio della conversione
6
ss. Cornelio e Cipriano Nella conversione si sperimenta la tenerezza del perdono
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
Signore Gesù Cristo, fa’ che chiunque si accosti
a un tuo sacerdote si senta atteso, amato
e perdonato da Dio.
Ciascuno contribuisca al bene comune,
edificando una società che rispetti la persona.
2016
OTTOBRE
Opera di misericordia:
visitare i malati e gli anziani, specialmente i più abbandonati
P. Girolamo Pistoni porta aiuti e conforto alle famiglie in
isolamento per l’ebola che ha devastato la Sierra Leone (foto Archivio MS)
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s. Teresina
Il perdono di Dio si estende su tutta la vita del credente
PREGHIERA
Festa dei nonni
27a tempo ordinario
Signore, accresci in noi la fede!
Capodanno islamico 1437
s. Edmondo di Scozia
Indulgenza è sperimentare la santità della chiesa
7
s. Francesco d’Assisi
s. Placido
La misericordia va oltre i confini della chiesa
Nessuno può limitare la misericordia divina
s. Bruno
Le porte della misericordia sono sempre aperte
s. Maria del rosario
s. Pelagia
L’anno giubilare ci renda più aperti al dialogo
L’anno giubilare serva per meglio conoscerci e comprenderci
SACRIFICIO
28a tempo ordinario
Gesù: Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato
Giornata contro pena di morte
s. Daniele Comboni
s. Giovanni XXIII
s. Serafino
L’anno giubilare elimini chiusura e disprezzo
L’anno giubilare espella ogni violenza e discriminazione
Nella vita di Maria tutto è stato plasmato dalla misericordia

s. Romolo
La Madre del Risorto è entrata nel santuario della misericordia
1974 Martirio p. V. Cobbe, Bangladesh
s. Callisto I Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini
s. Teresa d’Avila Maria non si stanchi mai di rivolgerci i suoi occhi misericordiosi
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s. Ignazio d’Ant. Maria ci renda degni di contemplare il volto della misericordia
s. Luca
Viviamo nella vita di ogni giorno la misericordia
s. Laura
In questo giubileo lasciamoci sorprendere da Dio
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s. Maria Bertilla
s. Orsola
Per la chiesa annunciare la misericordia è un’urgenza
Il primo compito della chiesa è introdurre nella misericordia
s. Giovanni Paolo II
La chiesa vive la misericordia come centro della rivelazione
GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
30a tempo ordinario
SOLIDARIETÀ
Gesù: Chi si umilia, sarà esaltato
Giornata Nazioni Unite
s. Antonio M. Claret
La fonte della misericordia non potrà mai esaurirsi
s. Crispino
Dal cuore della Trinità scorre il grande fiume della misericordia
s. Evaristo
Quando avremo bisogno, potremo accedere alla misericordia
Dialogo cristiano-islamico
s. Fiorenzo
ss. Simone e Giuda
s. Ermelinda
La misericordia di Dio è senza fine
È imperscrutabile il mistero della misericordia
È inesauribile la ricchezza che proviene dalla misericordia
RINGRAZIAMENTO
31a tempo ordinario
Gesù: Oggi devo fermarmi a casa tua!
+ p. Elio Cosma, Vicenza
s. Lucilla
Non stanchiamoci mai di offrire misericordia
VOCAZIONE
29a tempo ordinario
È necessario pregare sempre, senza stancarsi mai
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
6
Signore Gesù Cristo, manda il tuo Spirito perché il
giubileo della Miserciordia sia un anno di grazia per tutti.
Si rinnovi in tutte le comunità cristiane la gioia e
la responsabilità di annunciare il vangelo.
2016
NOVEMBRE
Opera di misericordia:
testimoniare il vangelo della speranza a poveri ed esclusi
Padre Andrea Facchetti annuncia il vangelo all’ombra
di un albero, al confine tra Mozambico e Malawi (foto Archivio MS)
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Tutti i Santi
I santi sono eloquente testimonianza della nostra fede
Fedeli Defunti
Santi e beati hanno fatto della misericordia la loro missione
s. Martino di Porres
La chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna
s. Carlo Borromeo
Questo è il tempo di rimanere vigili
s. Guido Conforti
Risvegliamo in noi la capacità di guardare all’essenziale
32a tempo ordinario
Gesù: Dio è dei viventi, perché tutti vivono con lui
5
s. Ernesto
Sono tanti i segni di tenerezza che Dio offre al mondo
s. Goffredo
Il giubileo fa percepire il calore dell’amore di Dio
Giornata contro antisemitismo
s. Oreste
Il giubileo ci renda trasformati dalla sua misericordia
s. Leone Magno
Diventiamo anche noi testimoni di misericordia
s. Martino
s. Giosafat
Questo è il tempo della misericordia
Offriamo a tutti la via del perdono e della riconciliazione
Ringraziam. per frutti della terra
33a tempo ordinario
+ p. Piergiorgio Venturini, Parma 2014
Con la vostra perserveranza salverete la vostra vita
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s. Giocondo
Tanti sono in attesa di toccare i segni della vicinanza di Dio
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30 M
s. Elisab. d’Ungheria La malvagità umana apre vuoti di amore, di bene, di vita
Basiliche Pietro e Paolo Solo Dio colma i vuoti aperti dal male nei cuori e nella storia
s. Fausto
Gesù colma l’abisso del peccato con l’abisso della misericordia
Giornata dell’infanzia
Conclusione Giubileo
Cristo Re
Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno
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Present. B.V. Maria Il mondo si cambia a partire dalla conversione del cuore
s. Cecilia
Camminiamo mano nella mano con nostro Signore
s. Clemente
s. Andrea Dung-Lac
La Divina Misericordia supera ogni limite umano
La Divina Misericordia risplende nel male e nel peccato
Giornata contro violenza sulle donne
s. Caterina d’Alessandria
s. Corrado
1a di Avvento (A)
Teniamo lo sguardo rivolto a Gesù
Gesù ci cerca, aspetta, perdona
Cerca di capire: se sapessi a che ora viene il ladro...
1964 Martirio di p. G. Didoné, p. L. Carrara e fr. V. Faccin, Congo RD
s. Caterina Labouré
Gesù non si spaventa delle nostre miserie

s. Saturnino
s. Andrea
Misericordia… È il meglio che possiamo sentire
La misericordia cambia il mondo
+ p. Giancarlo Coruzzi, Parma 2014
s. Alberto
Viviamo il giubileo con una testimonianza fedele e feconda
s. Margher. di Scozia
Quelle di Gesù sono piaghe di misericordia
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
Signore Gesù Cristo, la tua chiesa possa
portare, con rinnovato entusiasmo,
il lieto messaggio ai poveri.
I Paesi che accolgono profughi e rifugiati siano
sostenuti nel loro impegno di solidarietà.
2016
DICEMBRE
Opera di misericordia:
accogliere e accompagnare i bambini di strada
Padre Giovanni Gargano con gli amici bambini di strada,
lungo la ferrovia di Dhaka, in Bangladesh (foto Archivio MS)
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Giornata Aids
s. Eligio
I laici portino la misericordia nei diversi ambienti sociali… avanti!
Giornata per abolizione schiavitù
s. Bibiana
È bello sentire la misericordia
GIORNATA MISSIONARIA SACERDOTI
s. Francesco Saverio
2a di Avvento
Misericordia è una parola che cambia tutto
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!
s. Ada
La misericordia cambia il mondo
s. Nicola
La misericordia è il meglio che possiamo sentire
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s. Ambrogio
Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo
Immacolata Concez. Maria ha custodito nel suo cuore la divina misericordia
s. Siro
La misericordia rende il mondo più giusto
Giornata dei diritti umani
Vergine di Loreto
3a di Avvento
Dobbiamo capire bene questa misericordia di Dio
Beato colui che non trova in me motivo di scandalo!
Madonna di Guadal. Dobbiamo conoscere questo Padre che ha tanta pazienza
s. Lucia
Parrocchie e comunità diventino isole di misericordia
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s. Giovanni della croce La parabola del Padre misericordioso dà sempre speranza
s. Cristina
Gesù ci mostra la pazienza misericordiosa di Dio
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16-24 Novena di Natale
s. Adelaide
La pazienza misericordiosa di Dio fa ritrovare Gesù
Preghiera missionaria
della misericordia
I messaggi del giorno sono di papa Francesco da incontri e omelie; la domenica, sono della liturgia
s. Lazzaro
La misericordia divina è una luce di amore e tenerezza
Giornata del migrante
4a di Avvento
Gesù salverà il suo popolo dai suoi peccati
s. Dario di Nicea
Misericordia è la carezza di Dio
s. Liberato
La misericordia si posa sulle ferite dei nostri peccati
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s. Pietro Canisio
La misericordia è difficile da capire
s. Francesca Cabrini
La misericordia è il modo in cui perdona Dio
s. Giovanni da Kety
Con la misericordia il peccato è messo da parte
ss. Irma e Adele
La misericordia di Dio è una grande luce d’amore
Natale del Signore
Oggi è nato per voi un Salvatore: Cristo Signore
s. Stefano
Abbiamo la sorte di credere e ripetiamo: credo e adoro
s. Giovanni apostolo
La misericordia di Dio è tenerezza!
ss. Innocenti martiri
È grande la misericordia di Gesù!

s. Tommaso Becket
Santa famiglia
s. Silvestro
La misericordia ci perdona accarezzandoci!
La misericordia si estende di generazione in generazione
Anche l’islam dice che il Creatore è “misericordioso e clemente”
Signore Gesù Cristo, la tua chiesa possa
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà.
Sia eliminata in ogni parte del mondo
la piaga dei bambini soldato.
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