Supplemento al numero odierno di MF/Milano Finanza - Il quotidiano dei mercati finanziari Spedizione in A.P. 45% art. 1 c. 1 L. 46/04, DCB Milano. Direttore responsabile Paolo Panerai. Registrazione Tribunale di Milano n. 266 del 14/4/1989. N° 4 ANNO LXIII Agosto-Settembre 2011 SOLIDARIETÀ HOMO HOMINI LUPUS SPAZIO APERTO FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI DOSSIER attualità CARO CONSULENTE, SI ACCOMODI COLPITI E AFFONDATI OLTRE AL DANNO LA BEFFA FONDO ESUBERI: RITORNO AL PASSATO bcc IN POLE POSITION PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO focus EDITORIALE 2 > Viaggi senza patemi dossier 3 > Caro consulente, si accomodi SINDACATO & SERVIZI ATTUALITà 4 > Vincono i dipendenti soci alla Popolare di Milano 6 > Urban garden, non solo moda di Lando Maria Sileoni - Segretario generale FABI 7 > C’era una volta 8 > La sindrome dell’impostore 9 > Colpiti e affondati Fondo esuberi: ritorno al passato 5 > quota periscopica bcc 11 >bcc in pole position per il rinnovo del contratto 12 >Formazione, prevenzione e strategie mirate 13 >La fabi espugna la bcc di Borghetto Lodigiano pensionati 14 >Il ruolo e l'etica spazio donna 15 >In Italia un passo indietro Quadri direttivi 18 >Quadri da rottamare? spazio aperto 19 >Oltre al danno, la beffa 19 > numbers promotori finanziari 20 >S.O.S Promotori parere legale 21 >Restrizioni e controlli per chi assiste parenti disabili previdenza 22 >Stretta su pensioni e limiti di reddito salute 23 >Malanni da aria condizionata? Ecco come evitarli fisco 24 >Acquisto di veicoli per disabili solidarietà 25 >Homo Homini Lupus NONSOLOBANCA l'angolo del sociologo 26 >Essere o Avere hi tech 27 >La casa sempre sott'occhio 27 >avviso ai naviganti segnalibro 28 >Il Danno al lavoratore sul posto di lavoro LA FABBRICA DEI SOGNI 28 >Il “pensiero stupesce” di Boris I l sistema bancario può contare, dall'aprile 2000, su un Fondo di categoria, completamente autofinanziato, equiparabile, nella sua logica di funzionamento, a un avanzato ammortizzatore sociale. Il Fondo, nel trascorso decennio, si è rivelato un efficace strumento di difesa dei lavoratori, di fronte ai fenomeni determinati dalle cicliche crisi economiche e dalle relative tensioni occupazionali. Evitando, quindi, facili celebrazioni alla sua efficacia, è giusto riconoscere alle Parti sociali (ed in primo luogo alle Organizzazioni Sindacali) l’aver saputo dare, con netto anticipo, una soluzione ai problemi che, sul versante dell’impiego, avrebbero colpito la categoria. Occorre riconoscere che, in genere, il Fondo di Solidarietà ha dato assicurazioni al reddito, garantendo la continuità retributiva ai lavoratori e, contemporaneamente, attraverso gli accordi di volta in volta sottoscritti, ha consentito di negoziare l’ingresso concertato nelle banche di più giovani risorse, in modo da avviare e pilotare processi di ricambio generazionale. Nei maggiori Gruppi Bancari, poi, il Fondo ha costituito un ponte verso la pensione ed un passaggio agevolato tra cessazione del lavoro e quiescenza. Queste oggettive considerazioni non vanno mai dimenticate, specie di fronte alle sbrigative valutazioni di coloro che oggi intenderebbero criticare i cambiamenti regolamentari introdotti dalle parti con l’Accordo dello scorso 8 Luglio. Il nuovo Accordo ha, infatti, previsto una contenuta diminuzione dell’assegno straordinario, rispetto a quanto attualmente riconosciuto, abbinandola al reddito complessivo percepito dal singolo lavoratore. Ricordiamo, però, che è andato a buon fine l’intento, prioritario, di mantenere e salvaguardare, nella sua integrità, un elemento fondamentale come la volontarietà dell’adesione, volontarietà che manterrà sempre la sua posizione preferenziale. Di più. Il nuovo Accordo non prevede alcun ricorso, come originariamente preteso dall’ABI, all’utilizzo dell'Indennità di Disoccupazione, misura sociale che resta fuori dal perimetro negoziale. Ancora. Il nuovo Accordo prevede la possibilità di utilizzare contratti di solidarietà, a seconda delle circostanze, “difensivi” o “espansivi”, così da poter modulare, in caso di necessità, il ricorso ad assunzioni stabili, combinandole con eventuali riduzioni orarie. La copertura temporale del Fondo (60mesi) considera, poi, il periodo di incertezza legato alle cosiddette “finestre”. Infine, fatto politico assai rilevante, l’ABI ha ritirato la disdetta dell’Accordo, riconoscendo la validità di uno strumento unico nel panorama delle Relazioni Industriali italiane, interamente supportato da condizioni di autofinanziamento. Ha ragione il Presidente dell’Abi, Mussari, quando sostiene che il nostro Fondo è l’unico interamente finanziato dalle aziende, anche rispetto al panorama europeo. Il realismo nelle valutazioni tecniche e politiche deve, quindi, ispirare le più serene e obiettive valutazioni conclusive. Garantiamo, per quanto ci riguarda, che non ci fermeremo e saremo molto attenti e tenaci nel rivendicare l’applicazione dell’Accordo (che richiederà un passaggio ministeriale attuativo) nelle sue forme più puntuali ed innovative. Starà anche alla nostra azione ottenere risultati e tutele in linea con le aspettative reali dei lavoratori, già a partire dal rinnovo del CCNL. L’aver scongiurato l’introduzione nel nostro settore dell’Indennità di Disoccupazione, che avrebbe obbligato 30.000 lavoratori bancari al prepensionamento, è un successo della nostra organizzazione e dell’intero movimento sindacale italiano del credito. Voglio ringraziare i Segretari Nazionali e i Segretari Generali delle altre organizzazioni sindacali per il risultato che abbiamo fortemente voluto e ottenuto. L’accordo firmato l’8 luglio, dopo 12 mesi di incontri e trattative, si sarebbe potuto raggiungere in largo anticipo, se solo la nostra controparte, l’Abi, non avesse ostinatamente e superficialmente tentato di forzare la mano, indirizzando tutte le sue energie nel tentativo di introdurre, nel nostro settore, l’Indennità di Disoccupazione. Se avessimo ceduto, sarebbe stata una vera sciagura per l’intera categoria. Mi auguro che gli incontri e gli scontri con i rappresentanti delle banche, avvenuti in questi ultimi mesi, servano da monito alla troppa arroganza di certi personaggi. paese che vai... italia che trovi 29 >Week end a Pescocostanzo ALTROTURISMO 30 >La nuova scuola di fotografia siciliana 31 >I Macchiaioli a Viareggio CHI C’è C’è 32 >Il cartellone di Agosto/Settembre Direttore editoriale Lando Maria Sileoni Capo redattore Lodovico Antonini Ordinario di Sociologia Generale Università di Verona Edizione Web: Marco Ammendola Comitato di direzione Gianfranco Luca Bertinotti Mauro Bossola Franco Casini Giuliano De Filippis Attilio Granelli Mauro Morelli Mauro Scarin Lando Maria Sileoni Collaboratori Luciano Quaranta, Clinica oculistica Università degli Studi di Brescia Maddalena Sorrentino, docente di informatica generale, Università Cattolica - Milano Elcograf, Beverate di Brivio (Lc) Luca Riciputi, esperto risorse umane e consulente aziendale Illustrazioni: Roberto Mangosi Domenico Secondulfo, Flavia Gamberale Editing: Mariapaola Diversi Grafica: www.Majakovskij-comunicazione.com Stampa: Direzione, Redazione, Amministrazione 00198 Roma - Via Tevere 46 Telefoni: 06-84.15.751/2/3/4 Fax: 85.59.220 Direttore responsabile Paolo Panerai E-m ail : re dazio ne @fabi.it | Edizione web: http://www.fabi.it/pubblicazio n i /voce- dei - ban car i | w w w. fabi . i t - E- m ai l : federaz i on e@ fabi . i t focus Viaggi senza patemi L a giungla equatoriale del Ruanda, l'arcipelago pacifico delle Pitcairn, ma anche il Sudest Asiatico e il Sud America sono state lo scorso alcune delle zone più frequentate dai viaggiatori che hanno richiesto una consulenza al Centro diagnostico italiano, una delle strutture che ha attivato un servizio telefonico in grado di dare indicazioni utili dal punto di vista della prevenzione come delle precauzioni da prendere e dei farmaci da portare con sé. Secondo i dati più recenti, il 40% dei viaggiatori che si rivolge al Cdi si reca quest'anno in Africa (molti sono giovani volontari), il 35% in Sudest Asiatico e il 25% in Sud America. Una delle preoccupazioni maggiori degli italiani riguarda il batterio E.coli, che ha causato la morte di molti giovani per lo più in Germania, anche se gli esperti tendono a rassicurare sia per la situazione, in remissione, sia per le precauzioni da prendere, limitate all'assunzione di frutta e verdura non crude o comunque ben lavate. Malattie tropicali sempre più vicine. Per quanto riguarda la malaria, la ricerca sta procedendo invece in varie direzioni, sia verso la definizione di un vaccino sia nell'ambito della profilassi. «Esiste un farmaco in fase di studio che sarà somministrato alle persone che vivono in zone endemiche, se tutte le sperimentazioni ne confermeranno l'efficacia», ha spiegato Federico Gob- 2 bi, assistente medico presso il Centro malattie tropicali dell'ospedale Sacro Cuore Negrar di Verona, «il trial è ancora in fase di studio e questo approccio sembra promettente più che altro nell'allontanare le forme più gravi di infezione». Per quanto riguarda la malattia in coloro che si muovono per viaggi di piacere, le statistiche testimoniano una diminuzione di casi di contagio negli ultimi dieci anni. Per questo tipo di rischio esistono infatti la profilassi o il trattamento d'emergenza da effettuare se sopravvengono febbri. «Per quanto riguarda la profilassi, è attualmente nelle prime fasi cliniche uno studio sulla tafenochina, farmaco somministrabile per soli tre giorni prima della partenza ed efficace per un mese», ha proseguito Gobbi, «più comodo dei trattamenti già disponibili ma di cui non sono ancora del tutto noti gli effetti collaterali». In generale il viaggio non rappresenta più il solo rischio legato alle malattie di tipo tropicale, perché sono ormai endemiche anche in Italia e in Europa alcune patologie un tempo tipiche di alcune zone remote anche per via dell'immigrazione. «Alcune patologie tropicali sono sempre più frequenti anche in Italia, come la West Nile, la Chikungunya e la Dengue, di cui si sono registrati di recente alcuni casi in Croazia e in Francia». Può infatti accadere che una persona torni malata e venga a contatto con vettori, presenti anche in Europa, come la zan- zara tigre. Ecco perché in Veneto è stato inaugurato, presso il Negrar, un servizio di pronto intervento e di diagnostica mirata alle cosiddette febbri estive, che si affianca al servizio di consulenza ai viaggiatori accessibile sia recandosi in loco sia attraverso una consultazione via mail o telefonica. «In una globalizzazione in cui viaggiano persone, cibi, insetti e animali, la sfida del futuro è quella di fronteggiare germi sempre più resistenti che si diffondono anche nel nostro paese o nelle vicinanze. Questo impone la conoscenza capillare di tutte le patologie tropicali e della loro manifestazione, anche non acuta o tardiva», ha concluso Gobbi, «il Morbo di Chagas, trasmesso da una cimice presente nella zona del Centrosud America ma trasmissibile anche con trasfusioni o da madre a figlio, può colpire anche paesi meta di migrazioni come il nostro». Per chi rientra da un viaggio con i sintomi di una malattia come la malaria sarà a breve disponibile sul mercato un nuovo farmaco contenente un derivato dall'artemisia, una pianta presente in Cina da millenni e utilizzata contro le febbri, che ha dimostrato ottime proprietà antimalariche. «Finora i farmaci derivati da questa pianta erano utilizzati solo nei paesi in via di sviluppo, mentre a breve saranno disponibili anche nei paesi Occidentali», ha spiegato Giovanna Orlando, responsabile dell'Unità di malattie sessualmente trasmesse del centro di Malattie infettive dell'Ospedale Lui- gi Sacco di Milano, «per evitare i rischi è però essenziale partire preparati, ecco perché a breve trasferiremo le cartelle cliniche in ambiente informatizzato e potremo così consegnare al paziente una scheda di viaggio personalizzata». Per avvicinare ancor più i viaggiatori alla consapevolezza dei rischi sanitari collegati ai viaggi è in via di sviluppo un sito internet, attraverso il quale ottenere indicazioni su dove effettuare le vaccinazioni e informazioni per calcolare il rischio di ciascun viaggio. Le situazioni a rischio in tempo reale. Tra i malanni più comuni c’è sicuramente la diarrea del viaggiatore, che colpisce per lo più nelle zone del Sud America e del Sudest Asiatico. «Esiste un vaccino, non registrato in Italia per questo uso e comunque efficace in modo parziale», ha commentato Francesco Castelli, responsabile del Centro di Malattie infettive e tropicali degli Spedali civili di Brescia, «per questo le precauzioni comportamentali sono l’arma migliore per difendersi da malattie che possono compromettere il viaggio». Sul sito della clinica privata Cesmet di Roma si possono consultare le situazioni di rischio sanitario in tutto il mondo aggiornate in tempo reale, mentre sul portale della Società italiana di medicina dei viaggi e delle migrazioni sono rintracciabili tutti i centri specializzati dislocati in Italia e l’elenco delle vaccinazioni effettuabili. dossier CARO CONSULENTE, SI ACCOMODI Oltre un miliardo e mezzo di euro: a tanto ammontano i compensi che nel 2010 sono finiti, dritti dritti, nelle tasche dei consulenti a libro paga delle principali banche italiane. Questa voce di spesa è aumentata in tutti Gruppi, ad eccezione di Intesa Sanpaolo e Bpm, e continua a drenare consistenti risorse soprattutto nel mondo Bcc. Per questo nella nuova piattaforma contrattuale i sindacati ne hanno chiesto la riduzione. Le consulenze più in voga? Quelle informatiche e gestionali. La FABI: “utili per sopperire a carenza di professionalità interne o per accontentare gli amici?” U n tesoretto da oltre un miliardo e mezzo di euro: a tanto ammontano i compensi che nel 2010 sono finiti dritti dritti nelle tasche dei consulenti a libro paga delle principali banche italiane. Un dato parziale, visto che si riferisce soltanto ai primi sei grandi gruppi bancari, ma decisamente indicativo di una tendenza che riguarda ormai tutti gli istituti di credito: dai big ai piccoli fino ad arrivare al variegato sottobosco del credito cooperativo, dove le consulenze sono una regola e suppliscono, in molti casi, alla carenza di professionalità interne. Vizio duro a morire quello di richiedere pareri tecnici, o presunti tali, a società esterne. Le banche italiane in questo sono maestre, come dimostrano le note integrative degli ultimi bilanci consolidati. Scorrendo le pagine, si scopre che tutti i grandi gruppi nel 2010, ad eccezione di Intesa Sanpaolo e Banca Popolare di Milano, hanno incrementato la cifra dei compensi destinati a professionisti esterni. Tra le più spendaccione spicca senz’altro Unicredit, anche perché si tratta di un gruppo di dimensioni internazionali, con il numero più elevato di dipendenti e filiali. Qui le consulenze sono lievitate del 6%, per un totale di 400 milioni e 294mila, transitati sui conti di prestigiosi studi professionali. A metterci lo zampino anche la mega-ristrutturazione ONE4C, più nota come progetto bancone, che ha richiesto - dicono i banchieri - l’intervento ad hoc di luminari in grado di indicare le migliori soluzioni organizzative. Anche nel campo dell’Information Technology. E pazienza, se il Gruppo guidato da Federico Ghizzoni ha un’apposita società con 2mila dipendenti, Ugis, che si occupa proprio della gestione informatica. A questo punto, inevitabile la domanda: “A che cosa servono le consulenze, se disponiamo già di professionalità interne che potrebbero benissimo assolvere a questi compiti?”, si chiede polemicamente Angelo Di Cristo, Coordinatore FABI in Unicredit. Quesito prontamente girato al management, ma ancora in attesa di di Flavia Gamberale risposta. Stesso discorso in Ubi Banca. A maggio, durante l’assemblea degli azionisti, il Segretario nazionale della FABI, Attilio Granelli, è andato giù pesante: “Notiamo un accanimento sui costi del personale, ma nessun progetto di riduzione delle consulenze”. Come dargli torto? Nel 2010 sono aumentate dell’1,3%, per un totale di 102, 647 milioni di euro spesi. Impennata anche in Bnl-Bnp Paribas, dove le parcelle dei professionisti hanno assorbito 96 milioni di euro, contro i 75 milioni dell’anno precedente. Non sono da meno Intesa Sanpaolo e Banca Popolare di Milano, che a questo capitolo di spesa hanno rispettivamente destinato 533 milioni di euro e 41 milioni e 945mila, valori comunque in calo dell’1,2% e del 5% rispetto al 2009. Più complicata la situazione del Banco Popolare. Il management si è, infatti, ben guardato dall’inserire nel bilancio consolidato la voce ‘consulenze’. Le cifre sono racchiuse nella vaga e omnicomprensiva categoria delle “altre spese amministrative” (759.390 milioni di euro). Per sapere quanto hanno intascato gli esperti a libro paga del Banco bisogna andare a consultare la nota integrativa. Et voilà, svelato l’arcano: ben 130 milioni e 401mila euro, in aumento di quasi 4 milioni rispetto all’anno prima. Sorprese, invece, in casa Mps. Il Gruppo Montepaschi era ultimamente balzato agli onori delle cronache per aver varato un vero e proprio piano di austerity interna, tagliando un gran numero di posti inutili nei consigli d’amministrazione delle banche controllate. Ma, assai meno, si è impegnato sul fronte delle consulenze. Queste nel 2010 sono impietosamente aumentate, per un totale di 137.922 milioni contro i 128.660 del 2009. In concreto, per che tipo di lavoro vengono profumatamente pagati questi specialisti? E, soprattutto, perché le banche ricorrono così spesso a loro? In genere prestano la loro opera presso grandi studi professionali, dalla Mc Kinsey ad Accenture, si occupano di mettere a punto nuovi modelli di organizzazione aziendale (leggi tagliare il personale) o di adeguare il sistema informatico centrale delle filiali. Nel novero dei super-consulenti non possono mancare i professionisti della formazione, pagati per tenere corsi d’aggiornamento ai lavoratori, anche se rispetto alla categoria dei “cervelloni” di cui sopra sono sicuramente minoritari. Sul perché si stacchino con così tanta facilità contratti milionari a questi signori, esistono pareri discordanti: i banchieri sostengono che il loro apporto è necessario, perché si tratta di professionisti ad alta specializzazione, introvabili tra le risorse interne. C’è chi, invece, a cominciare dalla FABI, pensa che gran parte delle consulenze accordate dalle banche siano tutt’altro che indispensabili e servano piuttosto a soddisfare gli appetiti di società amiche dei vertici o di ex consiglieri sul viale del tramonto. Il vero Eldorado della consulenza, però, è il mondo del credito cooperativo: essendo il settore organizzato in tanti microcosmi territoriali, mancano strutture centrali in grado di offrire competenze nel campo informatico e gestionale. Dunque, affidarsi ad esterni è la prassi. Con costi non indifferenti per il sistema. Tanto che nella nuova piattaforma contrattuale delle Bcc, la FABI e gli altri sindacati hanno chiesto esplicitamente una stretta sulla spese destinate ai professionisti. “È ora”, dice Luca Bertinotti, Segretario nazionale della FABI, “che il settore dia il via a una vera razionalizzazione organizzativa e punti finalmente sulle risorse interne. L’obiettivo non è solo quello di generare risparmi, ma anche quello di dare valore alle aziende associate”. 3 SINDACATO E SERVIZI attualità Troppa enfasi sulla questione dell’aumento delle deleghe VINCONO I DIPENDENTI SOCI ALLA POPOLARE DI MILANO Dal confronto, a volte aspro, sono emerse posizioni differenti, in alcuni casi discordi, ma la volontà condivisa è sempre stata quella di difendere un “modello unico” di forma societaria cooperativa e popolare di BPM, che ha sempre precorso i tempi e che ha dato grandi frutti di Daniele Ginese, Coordinatore RSA FABI BPM L oscorso 25 giugno, presso i locali della Fiera di Milano, si è svolta l’Assemblea Straordinaria dei Soci di Banca Popolare di Milano che è stata chiamata ad esprimersi su un certo numero di questioni che, seppur ampiamente anticipate dalla stampa e portate al rilievo della cronaca economica nazionale, meriterebbero un approfondimento alla luce dei risultati. La Banca d’Italia ha rilevato, nel corso delle programmate ispezioni, margini di miglioramento nella gestione dell’azienda, che riguardano aspetti di natura industriale e di governance, È scomparso Luciano Draghetti IN MEMORIAM Bolognese, fu per molti anni ai vertici della FABI, prima nel Comitato Direttivo Centrale e poi nella Segreteria Nazionale C hi ha conosciuto, e vissuto, la Fabi negli anni ‘80 e ’90, ha conosciuto anche le persone che di quella Fabi hanno interpretato lo spirito del tempo. Luciano era tra queste, non solo per aver ricoperto incarichi di altissimo livello (segretario nazionale per oltre un decennio), ma soprattutto perché legato ad un’idea primigenia di sindacato. Nessuna concessione ai rituali della burocrazia, nessuna “benevolenza” verso le tesi degli interlocutori, interni o esterni che fossero, nessun compiacimento del ruolo. Bensì, determinazione, a costo di apparire ruvido e spigoloso; precisione e competenza, senza orpelli retorici e inutili perifrasi. In due parole: trasparenza e pragmatismo. Per questo non serve tessere le lodi che abitualmente si riservano a chi se ne va. Lasciamo la retorica ai laudatores di professione. Preferisco ricordare i mille, piccoli episodi che hanno rappresentato gli intervalli di lavoro, gli stacchi da un’attività, peraltro impegnativa e faticosa; i momenti di leggera distensione, se pure mai 4 del tutto esenti da qualche pensiero sindacale rivolto al giorno dopo. E poi la corsa. Sempre, appena poteva: la mattina presto, in piena libertà, possibilmente senza ostacoli, senza percorsi obbligati, i quali, quando intervenivano, portavano spesso a qualche discussione. Come quella, leggendaria, con la scorta del presidente americano Clinton, all’interno di Villa Borghese. Ora potrà correre - finalmente tranquillo, - nei Campi Elisi. Gianfranco Amato Presidente Centro Studi Sociali “Pietro Desiderato” sui quali l’Associazione Amici della Cooperativa ha più volte indirizzato l’attenzione dei dipendenti soci in numerose assemblee. Dal confronto, a volte aspro, sono emerse posizioni differenti, in alcuni casi discordi, ma la volontà condivisa è sempre stata quella di difendere un “modello unico” di forma societaria cooperativa e popolare di BPM. Non una difesa di principio, bensì la consapevolezza di quanto la diversità possa essere un valore, nella misura in cui questo valore, poiché prodotto in un contesto di democrazia economica in cui la partecipazione è madre della crescita, si tramuta in ricchezza per gli stakeholders, siano essi clienti, imprese, dipendenti, famiglie. Così il tema delle deleghe ha assunto quasi forzatamente a causa dell’eccessivo valore simbolico che se ne è voluto dare - nei toni e nei contenuti un enfasi particolare, tralasciando l’aspetto oggettivo della questione: BPM ha sempre precorso i tempi adattato la governance alle mutate condizioni sia di mercato sia normative, attraverso l’introduzione del voto di lista, l’ingresso di minoranze negli organi amministrativi e di controllo, l’aumento del numero dei consiglieri in rappresentanza delle minoranze, la riduzione del quorum per la presentazione delle liste, l’istituzione delle assemblee a distanza e l’innalzamento delle deleghe di voto da 2 a 3 (nell’aprile u.s.). Quasi il 55% di tutti i soci - non solo dipendenti come qualcuno si ostina a sottolineare - ha espresso parere contrario all’ulteriore innalzamento delle deleghe, legittimando, di conseguenza, l’Associazione ad essere l’appropriato rappresentante politico delle istanze della base sociale. Non solo: il modello popolare e cooperativistico trova la sua naturale espressione proprio nel principio del voto capitario che, per essere rispettato, dovrebbe, in teoria, escludere l’assegnazione di un alto numero di deleghe. Il più grande valore del modello Bpm si estrinseca anche nell’ampia partecipazione dei dipendenti alla vita della Banca. Le assemblee societarie ne sono la dimostrazione finale, laddove i colleghi comprovano la consapevolezza e l’interesse nel condividere o discutere le scelte che riguardano il futuro aziendale. Gli Istituti di credito che adottano questo modello hanno rappresentato e rappresentano un bacino importantissimo per le economie locali e dei territori di riferimento; investono nella capacità imprenditoriale, nell’iniziativa privata e pubblica, accompagnano le istituzioni nel difficile lavoro di presidio al territorio, seguono le famiglie nella costruzione di un futuro per i propri figli, attivano, all’interno, meccanismi di attenzione nei confronti del personale che difficilmente vedremmo in altre società. A voler leggere gli autentici segnali espressi dall’assemblea del 25 giugno, dobbiamo guardare oltre le deleghe. È necessario, infatti, dare il giusto peso alla costruttiva volontà che ha portato l’Associazione Amici della Cooperativa Banca Popolare di Milano a riconoscere, anche in via prudenziale, la necessità di affiancare il management nel difficile lavoro di questi ultimi mesi (la convinzione della necessità di aumentare il capitale sociale e lo sforzo perché questo venga sottoscritto dagli azionisti di riferimento) e nel manifestare il sostegno nei confronti di una nuova politica gestionale fatta di impegno, competenza e professionalità. Questi gli ingredienti per una ricetta vincente che riporti l’Istituto all’eccellenza che conosciamo. Fermo restando, infatti, un auspicato miglioramento delle condizioni di mercato, BPM ha già attivato azioni di contrattacco che la riposizionino, migliorandone i risultati. Siamo convinti, infine, che fino a quando i dipendenti-soci, organizzati in Associazioni, saranno considerati il vero valore aggiunto dell’azienda, così come dimostrano numerose esperienze europee di partecipazione, il miglioramento di competitività, il radicamento al territorio, oltre che una governance più trasparente e sostenibile saranno traguardi innegabili. quota periscopica T aci, l’azienda ti spia. Su Facebook. Secondo un’indagine di Gdp, associazione direttori del personale, nei primi mesi dell’anno sette imprese su 10 sono andate sul web, in particolare sulle pagine personali dei social network, per sondare opinioni e stili di vita dei candidati che stavano selezionando in vista di un’assunzione. Un escamotage per capire se la personalità o il modo di pensare del candidato era in linea con la filosofia aziendale o con un determinato ruolo. Del resto - pensa la maggioranza dei capi delle risorse umane intervistati è molto più rivelatore un commento L’indagine di Gdp Taci! L’azienda ti spia. Su Facebook Nei primi mesi dell’anno 7 imprese su 10 hanno reperito informazioni sui candidati da assumere sui social network. “Rivela più un commento lasciato in bacheca che un curriculum vitae” espresso in tutta libertà sulle pagine di un social network, che dieci asettiche righe di presentazione messe a margine di un curriculum vitae. Che cosa evitare categoricamente, se si vuole essere assunti? Parlare male del proprio ex datore di lavoro su Facebook. E il motivo è presto spiegato: “Non è un segno di tranquillità della persona”, spiega con inflessibilità asburgica Angelo Alfieri, direttore risorse umane e organizzazione di Sofinter. La “legnata” del Comitato di autodisciplina pubblicitaria CREDEM E FINECO NEL MIRINO PER PUBBLICITÁ INGANNEVOLE Bloccati i messaggi promozionali di “nonsolotre”, il nuovo conto corrente lanciato dal Credem, e dell’iniziativa “Porta titoli e fondi in Fineco”. Il Comitato: veicolano informazioni ingannevoli sui prodotti D isco rosso per gli spot del Credem, credito emiliano, e di Fineco. Il comitato di controllo dell’istituto di autodisciplina pubblicitaria ha, infatti, recentemente stoppato i messaggi promozionali dei due istituti di credito perché veicolavano informazioni ingannevoli sui prodotti pubblicizzati. Credem è finita nel mirino dell’istituto per lo spot di “nonsolotre”, il conto corrente, trionfalisticamente annunciato come “a zero spese, con personal bunker, tasso di interesse al 3%, chek up finanziario”. Peccato che il tasso al 3% era limitato ai primi 12 mesi e per le giacenze comprese tra 15mila e 75 mila euro. Inflessibile il verdetto dell’istituto di autodisciplina: “il messaggio è poco chiaro e trae in inganno i consumatori sulle condizioni dell’offerta”. Idem per Fineco e la sua iniziativa “Porta titoli e Unicredit e Intesa Sanpaolo guidano la classifica IL SOGNO DEI LAUREATI ITALIANI? IL POSTO IN BANCA Secondo l’indagine Universum, condotta su un campione di 8.500 neodottori, i due istituti di credito rappresentano la meta lavorativa ideale dei giovani economisti. A ltro che super società di consulenza, come Kpmg, o multinazionali dal marchio storico come Benetton. I dottori in Economia aspirano a sedersi dietro allo sportello o, al massimo, alle scrivanie degli uffici delle Direzioni generali di Unicredit e di Intesa Sanpaolo. I due istituti di credito, stando a un’indagine condotta da Universum su un campione di 8.500 laureati nelle più prestigiose università italiane, sono la meta lavorativa ideale dei giovani economisti del Belpaese. Secondo la società specializzata in “employer branding”, ossia nel valutare l’appeal delle aziende e la forza del loro marchio, i dottori made in Italy preferiscono il posto in grandi banche perché, soprattutto in questi tempi di precarietà, incarna ancora il mito della sicurezza e della stabilità lavorativa. Piani industriali permettendo. fondi in Fineco”, che, stando a quanto comunicato dalla banca, prevedeva un bonus di 2000 euro per i clienti che trasferivano i propri titoli e fondi su un conto Fineco. Ma anche stavolta i pubblicitari si erano dimenticati di inserire nel messaggio una trascurabile informazione: il bonus poteva essere assegnato solo a chi avesse trasferito capitale per un controvalore di oltre 500mila euro. Un dettaglio. Le denunce ai tempi del web 2.0 PRECARI, LA PROTESTA CORRE SUL BLOG Cinquanta precari licenziati da Italia lavoro lanciano Italiasenzalavoro. blogspot.com, un network per raccogliere le storie e raccontare le ingiustizie che giornalmente subiscono i lavoratori flessibili L a sfida alle ingiustizie del precariato può partire anche da un blog. Lo sa bene Katia Scannavini, la giovane contrattista a progetto “licenziata” recentemente da Italia lavoro, nonostante fosse al sesto mese di gravidanza e avesse collezionato ben sette rinnovi contrattuali in sei anni. Sua l’idea, all’indomani del licenziamento, di aprire il blog Italia senza lavoro (www. italiasenzalavoro.blogspot.com). Nato inizialmente per raccontare la protesta dei precari (oltre 40) licenziati da Italia lavoro, che insieme a lei hanno preso il posto dall’oggi al domani, in barba all’anzianità di servizio maturata, il blog presto diventerà uno spazio virtuale per raccogliere le tante storie dei lavoratori flessibili di ogni settore, che per vari motivi, sono stati scavalcati o hanno subito qualche sopruso da parte dei capi, anche in virtù della loro ricattibilità. “Siamo intenzionati”, dice Scannavini, “a diventare un network di denuncia aperto a tutti i precari. Pensiamo, infatti, che il modo migliore per cambiare le cose sia raccontare pubblicamente tutto ciò che non va nel nostro mercato del lavoro. Ci siamo affidati alla Rete perché ci dà una visibilità illimitata e non è soggetta a censure”. 5 SINDACATO E SERVIZI attualità URBAN GARDEN NON SOLO MODA È una rivendicazione con cui ognuno può chiedere: uno stile di vita più in linea con il nostro ritmo biologico, una dilatazione delle nostre vite oltre lo spazio claustrofobico degli appartamenti, il recupero di un rapporto con la natura, la sperimentazione di una forma di sussistenza, la riscoperta del valore dei prodotti della terra, l’occasione di pensare a una città diversa di Karen Zanier, Segretario provinciale FABI Udine Dipartimento nazionale Comunicazione & Immagine U n angolo verde che si fa spazio tra strade e palazzi e raccoglie intorno a sé persone che si erano perse in un ritmo di vita inumano. Non è un'utopia alla Thomas More, ma un progetto concreto che ha contagiato molte città. All'esterno si chiama “Urban garden”, in Italia “Orto urbano” o “Orto diffuso”. Nelle nostre città, il pollice verde ha già contagiato molte persone e gli ortisti metropolitani sono in crescita. La passione per la coltivazione negli stretti news spazi cittadini coinvolge soprattutto le persone anziane, ma ha avvicinato anche giovani e stranieri. Tanto che anche molte amministrazioni comunali si sono attivate per promuovere gli orti urbani ed estendere i territori da rivitalizzare e recuperare all'interno del tessuto cittadino. L'esperienza di riutilizzo 'verde' di piccoli e grandi spazi cittadini è una rivendicazione, con cui ognuno può chiedere: uno stile di vita più in linea con il nostro ritmo biologico, una dilatazione delle nostre vite oltre lo spazio claustrofobico degli appartamenti, il recupero di un rapporto con la natura, la sperimentazione di una forma di sussistenza, la riscoperta del valore dei prodotti della terra, l’occasione di pensare a una città diversa. In alcune metropoli, infatti, è già diventato molto di più che l’occasione di produrre in proprio frutta e verdura: è il luogo dove i vicini si raccolgono e trasmettono le loro conoscenze ai più piccoli, mentre si rilassano con una tazza di caffè in mano. L’orto urbano è quindi anche uno spazio sociale, dove re-incontrarsi e con-dividere, legando sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ma è anche una rete verde, in rete: la condivisione, in molti casi, passa attraverso internet. La comunità virtuale si scambia informazioni, esperienze, indicazioni sui terreni disponibili on line e poi si incontra nell’orto, questo spazio reale, ma fuori dal solito tempo, per sperimentare un nuovo senso di comunità. Triste anniversario per Berlino e per la libertà Quel ferragosto di cinquant’anni fa Il muro di Berlino venne eretto in pochi giorni proprio alla vigilia di ferragosto del 1961. Anche se ora è stato abbattuto, nella memoria collettiva resta il simbolo negativo di un potere assoluto, che nega la libertà è l’estate del 1961, mancano due giorni a Ferragosto. Mezz’ora dopo la Mezzanotte, un imponente muro, sinistro e medievale, è eretto a dividere le “due” città: la Berlino Ovest, da una parte, e la Berlino Est, dall’altra. È stato eretto il muro che diventerà il simbolo della Cortina di Ferro, la linea di confine che divise l’Europa in due zone separate di influenza politica, dalla fine della seconda guerra mondiale alla fine della guerra fredda: la parte orientale (DDR) soggetta al controllo sovietico, quella occidentale sotto il controllo statunitense. La DDR, nota anche come Germania Est, era lo Stato socialista istituito, nel 1949, sul territorio assegnato ai sovietici alla fine della seconda guerra mondiale. Uno Stato socialista a tutti gli effetti: veniva professato l’ateismo di stato; televisione e radio erano controllate dallo stato, così come la diffusione musicale. La casa discografica di stato era l’Amiga che, oltre alla produzione discografica interna, soprattutto musica classica e musica pop cantata in lingua tedesca, stampava anche dischi di artisti e complessi stranieri famosi, come Beatles 6 e Pink Floyd. I jeans furono a lungo un capo vietato perché simbolo dell’imperialismo occidentale. Solo nei primi anni Settanta, apparvero nei negozi i primi jeans Usa: nei primi quattro giorni di commercializzazione ne furono vendute 120 mila paia. Rigide regole anche nella scelta dei drink: niente Coca-cola per i berlinesi orientali, che, però, erano liberi di dissetarsi con le due versioni locali della bevanda, la Club Cola e la Vita Cola, poi quasi scomparse dagli scaffali dopo la caduta del Muro. Pesanti limitazioni, insomma, condizionavano la vita quotidiana. Al contempo, tuttavia, una salda giustizia sociale era assicurata: se i migliori hotel, per esempio, erano esclusivamente riservati alla clientela straniera, per tutti gli altri lavoratori era, comunque, garantita la vacanza presso le pensioni gestite dal Servizio Vacanze del sindacato. Grande attenzione era, inoltre, riservata all’istruzione superiore, che rappresentava una vera e propria priorità dello stato socialista: la DDR contava sette università e una ventina di Hochschulen (college), tutte di ottimo livello e dall’accesso completamente gratuito. Evidentemente, non era però abbastanza perché i cittadini di Berlino Est si sentissero felici. “Downtown, where all the lights are bright!...” cantava in quegli anni Petula Clark. Ed è proprio verso le sfavillanti luci dell’Ovest, inseguendo il sogno di una vita migliore, una vita moderna, o, semplicemente, soltanto una vita più simile a quella degli altri, che migliaia di cittadini tedeschi superarono il confine, abbandonando la Berlino orientale. Nei giorni appena precedenti l’innalzamento del muro, quasi 30.000 persone raggiunsero l’Occidente, a rischio della loro stessa vita. La Germania dell’Est stava perdendo il capitale più prezioso: i suoi uomini. E questo non poteva essere permesso. Ecco, allora, l’obiettivo del Muro: bloccare il massiccio esodo del popolo tedesco-socialista verso il mondo “altro”, verso quel mondo forse, solo “normale”, ma certamente libero ed ambito. Il 13 agosto 1961 il Muro segnò, quindi, un limite non solo fisico, ma anche politico e culturale, simbolo oscuro di un mondo diviso e di ideologie assolute e, perciò stesso, aberranti. Silvia Catalucci SINDACATO E SERVIZI attualità Dopo non vissero felici e contenti… C’ERA UNA VOLTA Non vogliamo certo fermare il progresso, ma è venuto il momento di assumere atteggiamenti forti, di contrastare gli abusi, e non per quella voglia nostalgica di ciò che è stato, ma per ridare dignità alla nostra categoria e voce ai piccoli clienti, ai lavoratori, alle famiglie. Insomma, alla gente comune e non solo alla clientela prime di Gianni Di Gennaro, Segretario Coordinatore FABI Ragusa, Dipartimento Comunicazione & Immagine FABI I niziavano così, un tempo, le favole che si raccontavano ai bambini. C’era una volta e adesso non c’è più. Ma noi non ci riferiamo alle fate turchine, ai burattini viventi o ai grilli parlanti, noi il discorso lo trasferiamo, di sana pianta, sulle banche. Sì proprio le banche, quelle che c’erano una volta e adesso non ci sono più. Le banche intese come luoghi in cui le fasce più deboli della società, trasferivano le loro ansie, le loro esigenze, i loro modesti risparmi, nell’intento di trovare soluzioni e di racimolare qualche lira di utile. Ora il mondo del credito è cambiato, anzi, è stravolto da esigenze diverse ma anche da modi di fare diversi, da modelli diversi, da condizioni diverse, da “teste pensanti” diverse; teste che un tempo si chiamavano “direttori” e adesso si chiamano “manager”. Le banche adesso sono diventati luoghi dove il cliente non può attardarsi a parlare con un dipendente, “perché ciò comporterebbe una inutile perdita di tempo”, tanto se ha bisogno di qualcosa può utilizzare uno di quei freddi e terribili oggetti denominati “bancomat evoluti”, o addirittura “intelligenti”. Clienti valutati esclusivamente non per il loro modo di essere uomini di cultura, professionisti eccellenti o lavoratori integerrimi, ma per il loro “portafoglio”, per quello che questo può garantire all’Istituto, che deve necessariamente fare utili e obiettivi ad “ogni costo”. Per non parlare del direttore della piccola agenzia di paese, che, alla stessa stregua del parroco o del maresciallo dei carabinieri, veniva considerato l’elemento cardine della “banca” e teneva alto il nome dell’istituto. Al limite, ciò che poteva essere motivo di concorrenza era il tasso di interessi sul libretto di deposito a risparmio, da confrontare con quello garantito dalla banca che aveva deciso di aprire uno sportello, proprio nella porta immediatamente accanto. Ma nulla di trascendentale, tanto non c’erano “obiettivi” assegnati da raggiungere anche a costo di… Anzi, c’era una sana e leale concorrenza, che a volte si tramutava in una sottintesa ma non dichiarata “complicità”. La banca dunque intesa come luogo in cui tutti andavano per confidare le proprie cose ad una persona disponibile e capace che, non dovendo fare i conti con le “pressioni commerciali”, si dedicava alle esigenze di chi garantisce la sopravvivenza stessa degli istituti di credito: la clientela. Che dire poi del grandissimo rispetto nei confronti di chi ha un lavoro proprio, è dipendente pubblico o privato, è Disoccupazione, rischio di morte prematura P erdere il lavoro fa male alla salute, tanto da moltiplicare il rischio di una morte prematura, soprattutto per lui. Secondo una ricerca condotta dagli studiosi della McGill University canadese, in collaborazione con la Stony Brook University, la disoccupazione aumenta il rischio di mortalità prematura di ben il 78% negli uomini. E a rischiare di più sono i 'giovani' sotto i 50 anni. Conclusioni raggiunte attraverso l'analisi di studi condotti su un totale di 20 milioni di persone in 15 Paesi (soprattutto occidentali), negli ultimi 40 anni. Non solo. A sorprendere i ricercatori è stato anche il fatto che - a dispetto delle aspettative legate a un miglior sistema sanitario - la correlazione tra disoccupazione e rischio di morte è stata la stessa in tutti i Paesi oggetto dello studio. Questo suggerisce l'esistenza di una relazione causale tra la disoccupazione e un più alto rischio di morte. "Fino a oggi una delle grandi questioni riguardava il sospetto che condizioni di salute pre-esistenti, come il diabete o problemi cardiaci, o comportamenti come il fumo, la passione per gli alcolici o l'uso di droghe, portassero a perdere o a non trovare lavoro, e quindi fossero alla base del maggiore rischio di morte ", ricorda Eran Shor. "Ma la cosa interessante è che abbiamo scoperto che le condizioni di salute non hanno effetto sui risultati della ricerca. Dunque, la rela- imprenditore o artigiano ed è costretto a fare file lunghe e interminabili agli sportelli “smembrati” dove il personale “c’era una volta” e adesso non c’è più? Dieci banchieri in Italia guadagnano ogni anno le stesse somme che i 340.000 bancari italiani si suddividono tra loro. Avidità, ricerca di utili da distribuire agli azionisti per far sì che siano legittimati gli stipendi megagalattici dei banchieri, hanno preso il posto della signorilità e della disponibilità di chi, un tempo, faceva questo mestiere perché tecnicamente adatto e non perché politicamente “designato”. I banchieri sono cambiati, i bancari si sono impoveriti, la gente è scontenta, le imprese sono insoddisfatte, chi ha la possibilità di farlo, trasferisce i soldi all’estero. Quale sarà il futuro delle banche in questa nostra bella Italia? “C’era una volta”: non basta fantasticare con i ricordi del bel tempo andato, è venuto il momento di assumere atteggiamenti forti, di contrastare gli abusi, e non per quella voglia nostalgica di ciò che è stato, o per il mancato riconoscimento dei grandi meriti che ha il progresso, ma solo per ridare dignità alla categoria e voce ai piccoli clienti, ai lavoratori, alle famiglie. Insomma, alla gente comune e non solo alla clientela prime. news zione disoccupazione-mortalità è molto probabilmente di tipo causale", spiega. Un legame che ha a che fare, piuttosto, "con lo stress provocato dalla disoccupazione, che incide negativamente sullo status socioeconomico. Aspetti che, a loro volta, portano a una salute scarsa e a tassi di mortalità più elevati". Il pericolo è declinato decisamente al maschile. La ricerca ha dimostrato che il rischio di mortalità, per il sesso forte, con la disoccupazione aumenta ben più che per le donne: 78% contro 37%. Per gli uomini esiste dunque una correlazione molto più elevata tra mancanza di lavoro e mortalità. E il pericolo è particolarmente elevato per gli 'under 50 anni' 7 SINDACATO E SERVIZI attualità Chi sono i veri impostori? I vulnerabili lavoratori o i manager che li spremono senza scrupoli? La sindrome dell’impostore Alcuni colleghi ed alcune colleghe, purtroppo, sono convinti di non meritare la propria carriera, il proprio successo, il vicino inquadramento, la promessa promozione. Questa considerazione di se stessi nasce, anche se per il lavoro “hanno donato anima e corpo”. Così arrivano a pensare d’essere dei millantatori… di Giuseppe Angelini, Segretario provinciale FABI Palermo Dipartimento nazionale Comunicazione & Immagine è una vera e propria sindrome detta, appunto, dell’impostore. Si considerano, infatti, dei veri millantatori, e vivono nella paura che il loro presunto imbroglio venga scoperto. Sono convinti di non essere abili, competenti, adeguati come pensano gli altri. Cresce, quindi, il timore di “aver fregato” gli altri, di non essere realmente all’altezza dei compiti richiesti. Si crede di essere solamente “fortunati”, di sembrare più competenti di quello che in realtà si è. I ntegra il reato di molestie il comportamento del soggetto che arreca disturbo o molesta una donna con telefonate a sfondo erotico, anche se le telefonate stesse sono poche. La prima Sezione penale della Corte di cassazione ha infatti precisato che nonostante le telefonate effettuate dal molestatore non siano state numerose, il reato di cui all’art. 660 del codice penale si configura lo stesso in quanto è sufficiente il dolo generico dell’agente, inteso come coscienza e volontà di arrecare molestie o disturbo alla persona offesa. La prima sezione penale di Piazza Cavour con la sentenza n. 1838 del 21 gennaio 2011, nel respingere il ricorso dell’imputato-molestatore telefonico, in quanto ritenuto infondato, ha 8 Questi colleghi hanno meno fiducia in sé stessi, sono più volubili e vengono colpiti più frequentemente da ansie da prestazione. In certi casi il terrore di essere “scoperti” può diventare paralizzante. Questa “sindrome” fu studiata agli inizi degli anni ’80 in America. Gli studiosi notarono come alcune persone facessero previsioni negative sulle loro prestazioni e spesso e volentieri, pur essendo ad un passo dall’agognata “promozione”, si ritirassero. Era più forte la paura della mortificazione di non raggiungere il traguardo che il desiderio di affermazione. Era una vera e propria paralisi. Ricordate “Luci della Ribalta” di Chaplin? Calvero, comico vagabondo, salva dal suicidio una ballerina, colpita da una grave malattia paralizzante alle gambe. Il giorno che la ballerina può finalmente riprendere ad esibirsi, ecco che, qualche minuto prima che si aprano le tende per il grande pubblico del teatro, teme di non farcela. Calvero, consapevole che la ballerina è clinicamente guarita, Cassazione Reato di molestie anche con poche telefonate. Importante è dolo generico del molestatore ma bloccata da un tarlo psicologico, la “desta” con uno schiaffo e la lancia sul palcoscenico dove arriverà, puntuale, il successo. Oggi nelle aziende esistono pochissimi Calvero. Troppo spesso i manager criticano l’operato di chi sta per raggiungere un buon risultato. Anziché instillare sicurezza si semina incertezza, affinché “l’impostore” di turno dia il meglio di sé temendo di perdere l’agognata “carota”. In alcuni casi, i più filibustieri tra i manager allontaneranno news spiegato in poche righe che il reato previsto dall’art. 660 del codice penale, “può ben essere integrato da poche telefonate disturbatrici, ma concentrate nel tempo, specialmente laddove esse rivelino un contenuto particolarmente odioso, come di certo quelle attribuite all’imputato”. La Corte ha poi concluso, precisando che, per potersi configurare l’illecito è inoltre sufficiente “il dolo generico, che risiede nella volontà e nella consapevolezza di arrecare disturbo alla parte offesa: la petulanza e il biasimevole motivo delle telefonate disturbatrici costituiscono elementi che confluiscono in quelli oggettivi della fattispecie, restando irrilevanti gli eventuali motivi personali (cfr. Cass. pen. Sez. 1°, n. 7051 in data 30.04.1998)”. SINDACATO E SERVIZI attualità questa “carota” con tante bastonate, (quante volte cambiano in corsa gli obiettivi?), spingendo i colleghi a strafare nel proprio lavoro, arrivando a sostenere ritmi frenetici e a competere per paura di perdere il proprio ruolo. È chiaro che il manager, prospettando una ricompensa a chi lavora di più, aumenterà la probabilità che s’instauri fra i colleghi (un insano) spirito di emulazione. Ecco spiegato perché un comportamento improntato all’eccessivo lavoro, generando approvazione da parte del manager, tenderà ad essere reiterato. Il capo riesce così a creare un impulso profondo che porta le persone a dover raggiungere uno standard elevato per essere accettate. La spinta a lavorare molto è indotta, risulta chiaro, non tanto per la passione per il proprio lavoro, ma un bisogno ossessivo di eccellere e ottenere approvazione. In casi “gravi”, sempre più frequenti, “l’impostore” presunto nasconderà una serie di stati emotivi (dalla rabbia alla depressione) e ad un’incapacità di adattamento, che si manifesta con sentimenti di scarsa stima di sé, paura di perdere il controllo e difficoltà relazionali. Egli, a causa del capo, ha bisogno di prove tangibili che dimostrino il suo operato; tende a quantificare le cose che fa, considerandole unità di misura del valore personale. Riflette poco su quali sono gli obiettivi che può realisticamente raggiungere e si concentra di più su quei risultati che sarebbe importante conseguire perché tutti, compreso se stesso, possano aver chiari i suoi meriti. In realtà il collega i meriti li ha tutti, ma furbamente gli vengono “celati”, facendolo sentire un impostore. George Westinghouse (industriale ed inventore statunitense del ‘900) diceva: “Se un giorno diranno di me che nel mio lavoro ho contribuito al benessere ed alla felicità del mio collega, allora sarò soddisfatto”. Imparino i nostri manager ad aiutare i colleghi nei momenti di difficoltà, perché altrimenti i veri “impostori”sono loro! Fondo di Solidarietà: uno a zero per i lavoratori COLPITI E AFFONDATI L’8 luglio è stato raggiunto l’accordo sul Fondo esuberi. Dopo un lungo braccio di ferro durato un anno, i banchieri hanno dovuto sottostare al diktat dei sindacati: ripristinata la volontarietà delle uscite e scongiurata l’indennità di disoccupazione. Sileoni: “Vittoria di portata storica e atto di giustizia sociale. Evitato il pensionamento obbligatorio di circa 30mila lavoratori. Ora si apre il confronto sul contratto”. Circa 7mila i dipendenti bancari che, nell’immediato, trarranno beneficio dall’accordo di Flavia Gamberale U no a zero per i lavoratori. L’otto luglio è stato raggiunto dall’Abi e dalle organizzazioni sindacali l’accordo sul Fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale di settore interamente finanziato dalle banche, che ha permesso dal 2000 al 2010 il prepensionamento o pensionamento “volontario” di 40mila lavoratori bancari italiani. L’accordo prevede che sia ripristinato il criterio di volontarietà delle uscite: i lavoratori potranno continuare a scegliere liberamente, come sempre fatto fino ad oggi, se aderire o meno ai piani di pensionamento o prepensionamento lanciati dalle banche. Non solo. È stata inoltre definitivamente messa nel cassetto l’ipotesi di introdurre nel settore del credito l’indennità di disoccupazione, ammortizzatore sociale che, non prevedendo il meccanismo dell’adesione volontaria, avrebbe dato il via a una stagione di licenziamenti di massa, attraverso il pensionameno o pre-pensionamento obbligatorio di circa 30mila lavoratori bancari, quei 54-55enni con alle spalle trent’anni di contribuzione. “Reintrodurre la libertà di adesione del lavoratore interessato al prepensionamento e o al pensionamento, come richiesto e ottenuto dalle organizzazioni sindacali, è stato un atto di giustizia sociale”, ha commentato a caldo il Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni. “Questo accordo”, ha sottolineato il leader della FABI, “rappresenta per l’intero movimento sindacale italiano una vittoria di portata storica, avendo evitato il prepensionamento o pensionamento obbligatorio di 30mila lavoratori italiani in un momento di grave crisi economica e sociale. Vale, infatti, la pena ricordare che le banche, in questi ultimi dodici mesi, avevano pesantemente “puntato” a introdurre l’indennità di disoccupazione nel settore, che avrebbe riportato l’intera categoria all’anno zero dei diritti e delle relazioni sindacali. L’ accordo sulla riforma del fondo esuberi consentirà, da subito, ai sindacati e alle banche di gestire in forma non traumatica gli esuberi dichiarati dai grandi gruppi bancari nei piani industriali, dando la possibilità ai lavoratori di scegliere il proprio futuro”. “Avvisiamo immediatamente, però, l’Abi”, ha avvertito Sileoni, “che qual- 9 SINDACATO E SERVIZI attualità sonoramente bocciata dal Segretario Generale della FABI, Lando Sileoni, che a stretto giro di posta scrive ai ministri dell’Economia e del Lavoro, Tremonti e Sacconi, chiedendo un loro intervento sul tema. Poi il 7 aprile scorso lo strappo. L’Abi, lo stesso giorno in cui le organizzazioni sindacali presentano alla stampa la nuova piattaforma contrattuale dei bancari, annuncia la disdetta unilaterale, a partire dal primo luglio, dell’accordo 24 gennaio 2001 che prevede l’accesso volontario dei lavoratori al Fondo esuberi. Via libera, dunque, ai pensionamenti e pre-pensionamenti obbligatori. Un annuncio a cui la FABI e le altre organizzazioni sindacali rispondono compattamente, proclamando il blocco delle relazioni sindacali in tutti i Gruppi fino al 28 maggio e minacciando ulteriori iniziative di mobilitazione qualora l’Abi non ritiri il provvedimento. Un braccio di ferro durato tutto il mese di giugno e che l’otto luglio finalmente si è concluso con la piena vittoria dei lavoratori. siasi ed eventuale tentativo, più o meno camuffato, magari durante la trattativa del contratto nazionale, di introdurre l’indennità di disoccupazione nel settore sarà combattuto ed ostacolato con ogni mezzo a nostra disposizione”. Ma l’intesa segna anche l’inizio del confronto banche-sindacati sul rinnovo del contratto nazionale. “Un confronto”, ha puntualizzato Sileoni, “che ci vede distanti anni luce dalle posizioni dei banchieri, e rispetto alle quali siamo fermamente intenzionati, se le banche non cambieranno radicalmente il proprio atteggiamento, ad arrivare allo scontro con inevitabile mobilitazione dell’intera categoria – conflitto che vorremmo comunque evitare”. Un braccio di ferro durato 12 mesi. Il confronto tra Abi e organizzazioni sindacali sulla riforma del Fondo esuberi inizia poco dopo l’estate dell’anno scorso. A ottobre si riuniscono le prime commissioni per elaborare un bozza di modifica dell’ammortizzatore sociale. Le banche chiedono di ridurre i costi del Fondo, diventato troppo oneroso anche a causa dell’alta imposizione fiscale, e le organizzazioni sindacali manifestano la propria disponibilità a discuterne, fatta salva la tutela dei lavoratori e la loro libertà di scegliere se andare in pre-pensionamento o meno. Il confronto si inasprisce a marzo quando Francesco Micheli, Capo delle relazioni sindacali di Abi, dichiara di voler introdurre nel settore del credito l’indennità di disoccupazione, il grimaldello che farebbe saltare il meccanismo della volontarietà delle uscite, da sempre osservato nel mondo bancario, imponendo pensionamenti e prepensionamenti obbligatori. Un’ipotesi Gli effetti immediati dell’accordo. Nell’immediato a beneficiare degli effetti dell’accordo saranno soprattutto i lavoratori di tre grandi Gruppi bancari: Intesa Sanpaolo, Ubi e Banco Popolare. Banche che hanno da poco presentato i loro piani industriali, in cui per il prossimo triennio/quadriennio si dichiarano svariate migliaia di esuberi: oltre 3mila in Intesa, oltre mille in Ubi, 1.120 in Banco Popolare che potrebbero lievitare a circa 3mila se andasse in porto il progetto di Banca unica. Grazie all’accordo siglato, le uscite dei lavoratori avverranno esclusivamente su base volontaria. news “Un buon giorno per i bancari” COSÌ PARLÒ IL SOLE 24 ORE: un esempio di fantasia prestata alla contrattazione Riportiamo di seguito l’articolo di commento apparso su Il Sole 24 Ore all’indomani della firma dell’accordo D a novembre a luglio si è trattato. Vertenza lunga, tesa, delicatissima. In ballo tra i 5 e i 7mila esuberi che i grandi gruppi hanno da smaltire nell'immediato. Ieri si è firmato. Ed è stato un buon giorno per i bancari. L'accordo tra Abi e sindacati sul Fondo di solidarietà è un passo decisivo in vista del rinnovo del contratto di 10 settore. E dà la misura di quanto questo settore possa essere frontiera sindacale. La quadra su un ammortizzatore sociale unico nel suo genere - nacque come rete protettiva nel 2000 quando la «foresta pietrificata» del credito approdò all'era di mercato - è costata a tutti. Ad Abi, che chiedeva di sostituirlo con il semplice (e povero) sussidio di disoccupazione. E ai sindacati, che hanno messo sul piatto 300 milioni per coprire la finestra apertasi con l'allungamento dell'età pensionabile. Ma la novità sta alla voce «solidarietà espansiva».È il meccanismo che accompagna il lavoratore verso la pensione riducendone orario e salario e introducendo al suo posto un giovane fino alla graduale sostituzione. È un gioco a doppia utilità: per chi esce dal mercato e chi vi entra. È un bene per i giovani, nel Paese dei giovani senza lavoro. Se non resterà su carta, sarà un esempio di fantasia prestata alla contrattazione. (“La nuova frontiera del contratto dei bancari”, tratto da Il Sole 24 Ore del 9 luglio 2011) SINDACATO E SERVIZI bcc Ecco le richieste che la FABI illustrerà a Federcasse BCC IN POLE POSITION PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO Presentata la nuova piattaforma contrattuale 2011-14, che interessa circa 36mila lavoratori. Parole d’ordine: aumenti retributivi del 7,29%, partecipazione dei dipendenti alla gestione e ai risultati d’impresa, freno all’abuso di contratti precari, nuove assunzioni, più regole per stage e apprendistato, regolamentazione dei percorsi di carriera e delle prestazioni lavorative dei quadri direttivi, maggiori investimenti nel welfare aziendale. Bertinotti: “Decisivo, inoltre, l’impegno per attenuare le differenze retributive tra bancari della vecchia guardia e quelli assunti dopo il 2001” di Werner Pedoth, Responsabile Coordinamento Nazionale BCC A umenti economici del 7,29% per salvaguardare il potere d’acquisto dei salari, partecipazione dei lavoratori alla governance delle banche e, dunque, ai risultati d’impresa, assunzioni a tempo indeterminato di giovani con salario d’ingresso per favorire nuova occupazione stabile e di qualità e, infine, maggiori stanziamenti nel welfare aziendale. Queste, in estrema sintesi, le principali richieste avanzate dalla FABI e dagli altri sindacati nella nuova piattaforma contrattuale del credito cooperativo, licenziata il primo luglio e che interessa i circa 36mila lavoratori del settore. I sindacati hanno proposto per il triennio 2011-14 un aumento degli stipendi del 7,29%, più un 1% di revisione della scala parametrale, sulla falsariga di quanto chiesto in Abi. Gli incrementi sono legati al recupero dell’inflazione dei tre anni precedenti e alla previsione inflattiva per il triennio prossimo. Ma sono stati richiesti anche maggiori investimenti sia nel Fondo pensione integrativo di settore, sia nella Cassa mu- G li esempi virtuosi, soprattutto Oltralpe, non mancano: dalle cooperative di credito svedesi alle Kreditgenossenschaften tedesche. Banche solidamente posizionate sul mercato, che ormai da oltre un secolo aprono le porte dei loro fortini di comando ai dipendenti, rendendoli partecipi della gestione e dei risultati d’impresa. Un modello di governance bancaria assai meno diffuso in Italia, dove gli istituti di credito che consentono ai lavoratori di diventare soci d’azienda si contano sulla punta delle dita. Nonostante sia lo stesso dettato costituzionale a riconoscere loro questo diritto. Persino le Banche di Credito Cooperativo, che proprio in virtù del- tua (la cassa sanitaria del credito cooperativo), per garantire ai lavoratori un welfare aziendale più forte. E, sempre su questo fronte, è stata suggerita la creazione ex novo di un circolo ricreativo a rete nazionale che offra a tutti i lavoratori contributi economici sulle spese di istruzione e del tempo libero. Dal punto di vista normativo, la FABI ha calcato l’accento sulla salvaguardia e sul pieno sviluppo delle peculiarità del modello cooperativo, ribadendo la necessità che tutti i lavoratori diventino soci delle banche e possano, così, partecipare alla gestione e ai risultati d’impresa. Importante anche il capitolo relativo alle nuove assunzioni: è stata sottolineata a gran voce l’esigenza di contrastare l’utilizzo improprio dei contratti precari, particolarmente diffusi nel mondo del credito cooperativo dove sfiorano il 10%. I sindacati hanno, quindi, rivendicato nuove assunzioni a tempo indeterminato, a fronte di una flessibilità inquadramentale circoscritta ai primi anni, ma con la garanzia, per i neo-assunti, di poter fruire di tutti i benefici previsti dai → Il parere dell’economista Giulio Sapelli “DIPENDENTI SOCI PIÙ MOTIVATI” Uno dei massimi studiosi italiani del movimento cooperativo commenta la richiesta avanzata dai sindacati di far partecipare i lavoratori alla governance e ai risultati d’impresa. “Ci sono pro e contro. Tra i pro, il fatto che un dipendente socio è maggiormente motivato. Attenzione, però, a non far prevalere gli interessi personalistici nella gestione d’azienda”. L’esempio virtuoso delle cooperative di credito svedesi e delle Kreditgenossenschaften tedesche la loro natura mutualistica, dovrebbero favorire la partecipazione dei dipendenti alla governance, in molti casi precludono tale possibilità. Per questo i sindacati, a cominciare dalla FABI, hanno chiesto esplicitamente nella nuova piattaforma contrattuale di settore che i lavoratori possano partecipare alla gestione e ai profitti d’impresa. Come dire: un’altra governance è possibile. “Il modello di gestione proposto dai sindacati”, commenta Giulio Sapelli, economista di lungo corso e tra i massimi studiosi del movimento cooperativo, “ha sicuramente i suoi pro e i suoi contro”. “Tra i contro metterei il rischio, decisamente più concreto quando i dipendenti partecipano alla governance, che nella gestione dell’impresa possano prevalere interessi personalistici e che la convivenza di soci dipendenti e soci non dipendenti possa generare divisioni nel corpo sociale”. “Quanto ai pro, invece, c’è senz’altro quello di stimolare l’attaccamento del lavoratore alla propria banca, un input alla produttività, alla gestione responsabile”. Come, del resto, le cooperative di credito nord-europee insegnano. di Flavia Gamberale 11 SINDACATO E SERVIZI Bcc contratti di secondo livello (dai premi alla previdenza, alla sanità, alla tutela della mobilità, ecc.). Infine, chieste più regole anche per gli stage e l’apprendistato: i primi dovranno avere una validità temporale limitata, prevedere un rimborso spese e l’erogazione dei buoni pasto, mentre il secondo dovrà ridurre la sua durata massima da 4 a 2 anni. “Questa”, commenta Luca Bertinotti, segretario nazionale FABI con delega al credito cooperativo, “è una piattaforma contrattuale che esalta pienamente le specificità del settore, chiedendo: maggiori investimenti nel welfare, già fiore all’occhiello del sistema Bcc, la parteci- pazione dei lavoratori alla gestione delle aziende e ai risultati d’impresa e un impegno fattivo verso il contrasto della precarietà”. “Ma oltre a ciò”, sottolinea il segretario nazionale FABI, “la piattaforma si pone l’obiettivo di ridurre le differenze retributive tra lavoratori della vecchia guardia e quelli assunti dal 2001 in poi, che rappresentano attualmente il 38% della forza lavoro”. Dal 2001 in poi le retribuzioni dei nuovi assunti nelle banche di credito cooperativo sono state, infatti, allineate alle tabelle Abi e si è quindi prodotta una cesura, in termini retributivi, tra i dipendenti più anziani e quelli delle nuove generazioni. “Per attenuare questa differenza”, spiega Bertinotti, “abbiamo chiesto che i lavoratori più giovani venissero tutelati attraverso maggiori contribuzioni in welfare e premi aziendali. Un atto doveroso nel segno della solidarietà generazionale”. Non meno attenzione è stata riservata all’argomento formazione e percorsi di carriera. La prima, hanno rivendicato i sindacati, dovrà essere certificata e di qualità soprattutto per quel che riguarda le materie sensibili dell’anti-riciclaggio e della Mifid, mentre, sui secondi, è stata sollecitata l’attivazione di una commissione nazionale che riformi gli inquadramenti tenendo conto dell’at- tuale organizzazione del lavoro osservata nel mondo del credito cooperativo. Una riforma ormai improrogabile, che dovrebbe allineare i percorsi di carriera delle Bcc con quelli delle banche aderenti all’Abi. “È importante, infine,”, puntualizza il Segretario nazionale della FABI, “che sia regolamentato e giustamente retribuito anche il lavoro dei quadri direttivi, che nel mondo bcc sono il 40%. Troppo spesso gli straordinari di questi lavoratori, della cui flessibilità oraria si continua ad abusare, non vengono adeguatamente monetizzati. Per tale motivo, nella nuova piattaforma contrattuale, abbiamo chiesto specifiche garanzie anche per loro”. A VERONA IL SECONDO CONVEGNO NAZIONALE PER LA SICUREZZA NELLE BCC E LE PICCOLE AZIENDE DI CREDITO FORMAZIONE, PREVENZIONE E STRATEGIE MIRATE Occorre promuovere ulteriormente la diffusione della cultura della prevenzione coinvolgendo sindacato, aziende, lavoratori ed esperti riconosciuti del settore a cura dell’Esecutivo Nazionale BCC S i è svolto a Verona, città di grande fascino e tesoro di bellezze culturali, il secondo Convegno Nazionale FABI dal titolo “Sicurezza nelle Banche di Credito Cooperativo e nelle piccole aziende di Credito. L’incontro, grazie all`ospitalità della FABI di Verona, si è tenuto presso la sala convegni dell’Associazione degli Industriali Provincia di Verona, in Piazza Cittadella. Questo ha permesso di approfondire, in una giornata di lavori programmati, le tematiche legate alla sicurezza del lavoro bancario che, a volte, sembrano essere sottovalutate, ma che sono invece estremamente importanti per i tutti i lavoratori le lavoratrici. La giornata dei lavori si è aperta con l’intervento del Segretario Nazionale Luca Bertinotti, che ha evidenziato come la FABI voglia diffondere la conoscenza e la consapevolezza delle garanzie e delle lacune delle normative vigenti nel settore, e nel caso specifico condurre un approfondimento circa l`applicazione del complesso di norme che regolano il tema della salute e sicurezza nelle banche. Il Coordinatore della FABI di Verona, Marco Muratore, ha ribadito successivamente l`importanza di incontri formativi e di approfondimento tra tutte le parti: la sicurezza è un tema infatti che 12 coinvolge sia i lavoratori come le aziende, gli RLS, i RSPP, le istituzioni e la clientela stessa. Il Prof. Antonio Zuliani, docente dell’università di Padova, ha presentato l’analisi della “gestione delle emergenze nelle BCC” e senza tecnicismi ha illustrato alla `numerosa platea lo sviluppo di un percorso psicologico che, iniziando da un evento critico in azienda, (es. rapina) provoca reazioni emotive, come paura, rabbia, sollievo alla conclusione, senso di colpa sui comportamenti, senso di vulnerabilità, che minano il senso di sicurezza dei lavoratori. Per ridurre l’impatto di tali reazioni il Prof. Zuliani ha esaltato il valore della prevenzione. Prevenzione primaria, cioè preventiva all’evento criminoso, è quella realizzabile con la formazione che permette di conoscere e gestire le reazioni dei comportamenti umani, durante e dopo l’evento, sia di tipo individuale sia di tipo collettivo. Viene definita come prevenzione secondaria quella attivabile subito dopo l’evento rapina e che deve portare un immediato sostegno per ridurre le reazioni traumatiche. Il Vicepresidente dell’OSSIF, Marco Iaconis, spostando l’attenzione sulle rapine, ha effettuato un’analisi sulle dimensioni e sulle caratteristiche delle stesse, e su quelli che sono tutti i dati statistici rilevati a tal riguardo dall`Osservatorio ABI. Nel D.Lgs. 81/08 è stato specificato e ribadito l’obbligo per le aziende di comprendere nella valutazione dei rischi aziendali anche lo stress da lavorocorrelato, un fenomeno in aumento sia in aziende medio-grandi che piccole. Adempiere a questo dispositivo, significa prendere in esame tutti gli indicatori aziendali per poi procedere alla valuta- zione delle dinamiche e dei processi che sono causa del disagio emotivo definito ” stress.” L’attenta valutazione dello “stress lavoro correlato” è importante, quindi, al fine di migliorare l’incidenza del rischio, poiché lo stress comporta non solo disagi sulla salute del lavoratore, ma incide direttamente o indirettamente sui costi aziendali. Circa le dinamiche sullo stress lavoro correlato, l’Ing. Ilaria Gandolfi ha presentato il progetto di valutazione delle BCC della Toscana, sicuramente tra le prime realtà nazionali ad aver già attivato e sviluppato proprie iniziative SINDACATO E SERVIZI bcc in merito. Stefano Tassi, componente della Commissione Nazionale Sicurezza BCC, nel presentare lo spaccato tipico degli sportelli BCC sul territorio nazionale con la nota capillarità e la loro molteplice diversità e adattabilità al territorio, ha evidenziato come le valutazioni di rischio (lavoro –rapina–stress) devono essere giocoforza diversificate e flessibili tra le varie realtà del Movimento Cooperativo. Il dott. Matteo Meroni di MegaItaliaMedia, azienda specializzata in formazione e sicurezza, con l’ausilio di filmati ha riportato l’attenzione su particolari comportamenti pre e post rapina, fornendo importanti suggerimenti per prevenire e/o gestire nel modo migliore l’evento criminoso A chiusura dei lavori della mattinata, la relazione del dott. Loris Brizio del Dipartimento Nazionale Salute e Sicurezza, ha focalizzato l`importanza della formazione e dell’azione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) nelle piccole Aziende e BCC, mantenendo uno stretto legame con gli interventi del sindacato nel quadro della prevenzione dei rischi specifici degli operatori del credito. Il pomeriggio ha visto impegnati in una tavola rotonda, l’editore di EsseCome, dott.Raffaello Juvara, il Direttore di Federveneta, dott. Andrea Bologna, il Vicepresidente OSSIF, Marco Iaconis, ed il Segretario Nazionale FABI, Luca Bertinotti. Un partecipato e vivace dibattito ha porta- to a confronto le idee e le posizioni dei vari partecipanti. Il Secondo Convegno Nazionale, realizzato dal Dipartimento Salute e Sicurezza, e dal Coordinamento Nazionale Bcc, con il supporto della Segreteria Provinciale di Verona, in uno con la Segreteria Nazionale, ha contribuito così a promuovere ulteriormente la diffusione della cultura della prevenzione coinvolgendo esperti riconosciuti del settore. Riscontrata la grande partecipazione e l’importanza degli argomenti trattati, potremmo, quindi, darci appuntamento ad un prossimo Terzo Convegno, contando sempre sulla ca- pacità organizzativa del Dipartimento Salute e Sicurezza e del Coordinamento Nazionale BCC. La banca era rimasta l’unica del territorio a non avere una rappresentanza “fabiana” LA FABI ESPUGNA LA BCC DI BORGHETTO LODIGIANO Per la prima volta dopo 50 anni, eletti tre rappresentanti sindacali aziendali della FABI nell’istituto di credito cooperativo lodigiano: Lorenzo Acquistapale, Angelo Sbaruffati e Giampiero Sordelli Passera. Necchi: “Con 1.100 iscritti il nostro è il sindacato maggioritario nelle banche della provincia di Lodi. Ancora una volta i lavoratori ci hanno premiato” P di Mario Nava, Segretario Provinciale FABI Lodi er la prima volta dopo cinquant’anni, la Banca di credito cooperativo di Borghetto lodigiano avrà una rappresentanza sindacale targata FABI. Gli RSA, tre in tutto, sono stati eletti dall’assemblea dei lavoratori ai primi di giugno e rimarranno in carica fino al 2014. Si tratta di Lorenzo Acquistapale, Angelo Sbaruffati e Giampiero Sordelli Passera. I sessanta dipendenti dell’isti- tuto lodigiano hanno così dato la loro piena fiducia ai sindacalisti della FABI, eleggendoli come propri rappresentanti. La Bcc di Borghetto era rimasta l’unica realtà bancaria del territorio a non avere una rappresentanza sindacale aziendale del nostro sindacato che, in termini di iscritti - ben 1.100 nel lodigiano-, risulta essere maggioritario in tutte le banche della provincia di Lodi, sia in news quelle appartenenti all’orbita del credito cooperativo sia nelle associate Abi. “Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto dai colleghi”, ha dichiarato Ettore Necchi, segretario Coordinatore della FABI di Lodi, “con i quali mi congratulo per l’ottimo lavoro svolto. In questa banca abbiamo 55 iscritti su 60 dipendenti. Con l’elezione dei nostri RSA sapremo far valere ancora di più i loro diritti”. Credito al consumo Nuove norme recepite da Bankitalia per offrire maggiori tutele ai consumatori S ono state recepite le nuove norme, volute dal governo, a maggiore tutela dei consumatori, relativamente ai contratti di credito al consumo (cosiddette anche “finanziarie”). Lo ha annunciato la stessa Banca d’Italia, che ha affermato che il recepimento della nuova e più approfondita disciplina legislativa consentirà ai consumatori di ottenere maggiori garanzie, rispetto alle società di credito. Le norme prevedono, per la parte in cui vi era la necessità dell’intervento tecnico di Bankitalia, un più severo monitoraggio sui servizi accessori, legati ai contratti di credito al consumo, che spesso da facoltativi divengono obbligatori, a causa dell’impossibilità del cliente a rinunciarvi. È il caso, ad esempio, delle polizze assicurative, senza le quali a volte non si potrebbe ottenere il credito desiderato, se non a tasso diverso, o addirittura in nessun caso. C’è poi la disci- plina sul Taeg, il quale deve chiaramente comprendere tutti gli elementi di costo del credito, evitando sorprese non gradite al cliente, e dovrà essere esplicitato in modo più chiaro e semplice. Nel caso di offerta di più servizi, essi dovranno essere firmati separatamente dal cliente, in modo tale da richiamare la sua attenzione alle varie tipologie di servizi acquistati. Infine, Bankitalia stabilisce i limiti, oltre i quali si potrebbe parlare di sconfinamento rilevante del cliente. Trattasi di un rosso sul conto per almeno un mese e per la somma di 300 euro, per i conti correnti, o del 5% dei fidi, per utilizzi extra-fido. 13 SINDACATO E SERVIZI pensionati Il momento così atteso della pensione si profila felice e contraddittorio insieme IL RUOLO E L'ETICA Farsi da parte per i giovani, senza sentirsi in disparte. Coloro che meglio reagiscono al pensionamento non tentano altre attività più o meno remunerate e competitive, bensì volgono la loro attenzione alle varie possibilità che la società offre di migliorarsi, anche andando incontro agli altri. Impegnarsi nel sociale vale di più di un'integrazione economica della pensione di Guglielmo Reteuna Contin – FABI Torino I pensionati hanno un rapporto con la società diverso dagli altri cittadini. In genere l'uscita dal mondo del lavoro cambia le relazioni interpersonali. Il nostro sistema di vita si basa sul lavoro, tutto il resto viene considerato con notevole subordinazione, i valori stessi e gli affetti, a volte. Per questo, il momento tanto atteso da molti per lunghi anni, al suo arrivo si profila felice e contraddittorio insieme: unisce l'idea di una maggiore libertà con l'approssimarsi della terza età, la possibilità di tentare il realizzo di aspirazioni da sempre accantonate con la diminuzione della capacità di realizzar- I dati raccolti su oltre 175 mila 'over 75' nel Lazio e in Toscana dimostrano che questo codice speciale di triage aggiuntivo a quelli convenzionali, assegnato dopo una valutazione di pochi minuti per identificare i pazienti più fragili e quindi più bisognosi di un ricovero in reparti di geriatria, riduce di almeno il 12% la mortalità degli anziani durante il ricovero in ospedale e fino a un anno dopo. Se i pazienti 'codice argento' vengono ricoverati nei reparti specialistici più attrezzati per seguire gli 'over 75', la mortalità durante e dopo la degenza ospedaliera diminuisce in maniera significativa, soprattutto nei casi a maggior rischio, pari a circa il 20% di tutti i ricoverati anziani. I risultati sono emersi dall'applicazione del codice su oltre 100 mila pazienti ricoverati in 7 14 le, per motivi economici e a volte di salute... Nella realtà, si attua in pochi mesi un atterraggio più o meno tranquillo in una ‘terra di nessuno’, dove non esistono mappe o istruzioni per l'uso. L'isola del tesoro tanto ambita e sperata rischia di diventare un percorso di guerra pieno d’incognite ed imprevedibili insidie. Anche nella famiglia il pensionato va incontro a un metro di giudizio stereotipato, che a volte sfiora la svalutazione e lo svilimento. Tutto cambia sempre nella vita, ma, superate le prove precedenti più o meno indenni psicologicamente, questa si presenta come più complessa, anche perché soggettivamente si configura come una specie di appello finale e verifica di tutta una vita. Uno dei motivi per cui molti si trovano in difficoltà, dopo qualche mese vissuto come una specie di vacanza, trova le sue origini nella loro condotta di vita precedente. Privilegiare la valorizzazione e la realiz- zazione personale nell'ambito aziendale o professionale, senza tener conto di altri valori, conduce molti verso una monocultura di base che psicologicamente rende difficile l'adeguamento e la disponibilità verso alternative al lavoro, che si configurano estranee, se non in conflitto, con la mentalità che il tempo ha sedimentato. Molti si trovano di fronte a tale incognita e finiscono col rimanere prigionieri della nostalgia del lavoro, andando in cerca di ricordi e rapporti ormai persi nel tempo, che non bastano perciò, al confronto col passato, a mantenere un regime di vita così intenso e soddisfacente. Alcuni riescono ad uscire dal giro delle memorie e delle nostalgie lentamente, navigando verso un'attività di lavoro che permette loro di sentirsi ancora attivi, ma nello stesso tempo non implica un totale coinvolgimento, lasciando un margine al tempo libero. Coloro che meglio reagiscono al pensionamento, tuttavia, non tentano altre attività più o meno remunerate e competitive, bensì volgono la loro attenzione alle varie possibilità che la società offre di migliorarsi anche andando incontro agli altri. Il "codice argento" in Pronto Soccorso salva la vita agli anziani reparti di geriatria in Toscana e su più di 75 mila ricoverati nel Lazio. Il punto di forza del codice argento è la sua semplicità, infatti, consente di assegnare il codice argento a ogni paziente, accompagnandolo con un punteggio indicativo della gravità del caso. "Chiunque può fare il calcolo del codice argento in meno di 5 minuti - spiega il Prof. Marchionni - basta infatti tener conto di elementi come sesso, età, stato civile, ricoveri ospedalieri precedenti, assunzione di farmaci, per ottenere un punteggio che indica quattro classi di rischio predittive della gravità clinica. I casi più seri sono quelli che totalizzano oltre 11 punti: in questi pazienti si è osservato che il ricovero in un reparto di geriatria o di medicina interna può fare la differenza sul destino del paziente". C'è però un limite alla possibilità di introdurre il codice ovunque: come dimostrano i dati raccolti, appena il 5% degli 'over 75' viene ricoverato in un reparto di geriatria. In tutto il Paese, infatti, a fronte di una popolazione anziana in costante crescita, i geriatri sono appena 2.800 e i reparti di geriatria 150, mentre secondo le stime degli esperti Per quanto il futuro che si prospetta da qualche tempo non sia entusiasmante, quelli che riescono ad impegnarsi nel sociale ne traggono un beneficio psicologico, che vale di più di un'integrazione economica della pensione. Senza fare il panegirico del volontariato di alcun tipo, è giusto porre l'accento su un lato del pensiero umano che ha un senso per tutti: per un maggior equilibrio sociale è necessario il ricambio e non l'atrofizzazione; cambiare perché nessuno è insostituibile, ma anche perché la vita deve presentarsi sempre diversa e per esserlo bisogna seguire le sue naturali vie, una delle quali prevede che anche i giovani possano realizzare i loro progetti, e portare aria nuova. Farsi da parte in questo caso significa creare opportunità materiali evidenti per il futuro, non fossilizzarsi su se stessi. Crearsi degli interessi in vista del pensionamento è un'esigenza che va tenuta presente fin dal momento dell'ingresso nel mondo del lavoro, per non mantenere ad oltranza una dipendenza fuorviante di fronte ai cambiamenti che la vita ci impone e per non estraniarci dalla sua complessità, anche nel caso della miglior carriera. news ne servirebbero almeno il doppio. È quindi opportuno che la rete geriatrica italiana venga potenziata e allargata, per ridisegnare l'assistenza sanitaria e sociosanitaria dedicata agli anziani fragili ad alto rischio di non autosufficienza". SINDACATO E SERVIZI spazio donna D all’analisi dei dati sull’uso del tempo, che l'Istat aveva pubblicato alla fine dello scorso anno, risultava che il 76,2% del lavoro famigliare delle coppie è a carico delle donne, con tutto ciò che ne consegue. Altrettanto sapevamo che il nostro Paese, quanto ad occupazione femminile, era relegato agli ultimi posti con un modesto 47% già nel 2008. Per dirla in breve, avevamo la consapevolezza di una situazione estremamente delicata di cui temevamo un peggioramento per gli effetti della crisi economica, che ha letteralmente travolto l'economia mondiale, investendo in maniera importante anche il nostro Paese. Purtroppo, il nostro timore non era affatto infondato e gli ultimi dati contenuti nel Rapporto annuale Istat relativo alla situazione del 2010 lo confermano ampiamente. Il tasso di attività femminile nel 2010 è ulteriormente sceso attestandosi al 46,1%; siamo ormai ai livelli di una decina di anni fa, sempre più lontani dall'obiettivo del 60% fissato a Lisbona per rendere l'unione Europea più competitiva e dinamica. Certo, si potrebbe pensare che sia un fenomeno contingente, legato proprio alla crisi e, forse, così lo potremmo archiviare ,se il fenomeno avesse lo stesso andamento anche nel resto d'Europa. Quando, al contrario, i dati ci dimostrano come altri Paesi dell'Unione Europea, ugualmente colpiti dalla crisi, sono in controtendenza con una tenuta (ed in alcuni casi un aumento) dell'occupazione femminile, dobbiamo prendere atto definitivamente dell'esistenza di un Donne e lavoro In Italia un passo indietro A quanto pare nel nostro Paese la questione del Lavoro delle donne è ben lontana dal trovare soluzioni adeguate, nonostante gli impegni di Lisbona, nonostante i numerosi allarmi lanciati da economisti, istituzioni e società civile di Cristiana De Pasquali, Responsabile nazionale Coordinamento FABI Donna problema di tipo strutturale, le cui radici affondano anche nella nostra cultura. Un problema strutturale perché legato anche all'inadeguatezza delle strutture pubbliche, che non sono in grado di dare risposte adeguate ai bisogni delle famiglie e della società. Un problema culturale perché, mancando queste risposte, in Italia sono le donne che si fanno carico di mille problemi. Sono le madri a farsi carico dei problemi legati ai figli, sono le mogli e le compagne, a farsi carico dei problemi legati alla coppia e all'andamento familiare in genere, sono le figlie a farsi carico dei problemi degli anziani. Insomma, sono le donne a farsi carico di un lavoro socialmente necessario. In una società davvero civile questo ruolo sociale, dovrebbe essere agevolato, ma nei fatti così non è, complice un'organizzazione del lavoro improntata quasi esclusivamente al maschile, in cui questi problemi in realtà sono poco sentiti (tanto c'è qualcun altro o me- glio qualcun'altra che se ne fa carico). Il nostro Paese è, probabilmente, tra i migliori per quanto riguarda l'impianto legislativo che tutela le cosiddette Pari Opportunità, ma quando si va nel concreto, nel mondo del lavoro, ci si scontra ancora troppo spesso con modelli che in realtà tendono ad escludere le donne impegnate su più fronti. Modelli in cui il part-time è un problema per l'azienda, modelli in cui il concetto di flessibilità è spesso appannaggio unilaterale delle aziende, modelli in cui una maternità viene ancora vissuta come un elemento che interrompe e/o preclude una crescita professionale. Da qui il prezzo che molte donne pagano: precarizzazione, gap salariale, relegamento in ruoli con minore contenuto professionale. Basti pensare alla scarsità di donne nei ruoli manageriali, effetto sicuramente, ma anche probabile concausa del fenomeno stesso, in una sorta di circolo vizioso, che produce e produrrà gravi danni sia in termini so- ciali sia in termini economici (pensiamo ad esempio a quali saranno le future pensioni), perché i problemi delle donne sono problemi di tutti ed in un modo o nell'altro incidono ed incideranno sul futuro della collettività. cerco lavoro ente disperatam news PRESTITI Le donne li chiedono per gli studi, propri o dei figli Gli uomini per beni materiali o voluttuari Q uando chiedono un prestito personale, gli uomini lo fanno per comprare un PC, l’ultimo gadget tecnologico o cambiare la macchina; le donne, più concretamente, per pagare le spese di un master o le rette scolastiche dei figli. Questo è uno dei dati emersi dall’indagine di Prestiti.it, il portale che mette a confronto le offerte di finanziarie e banche per chi ha bisogno di un prestito. Analizzando oltre 1.000.000 di richieste di prestito personale completate nell’ultimo semestre si evidenzia come, in Italia, il 76,5% dei finanziamenti di questo tipo è chiesto dagli uomini che sottoscrivono un contratto medio di 18.000 euro. Le donne, che rappresentano a livello nazionale il 23,5% dei sottoscrittori, chiedono mediamente una cifra inferiore: 16.000 euro. Come detto, a livello nazionale gli uomini rappresentano il 76,5% dei richiedenti prestito, ma diventano l’86,3% quando la finalità è quella dell’acquisto di un oggetto di elettronica di consumo (PC, telefono cellulare o simili) e l’ 85,3% se il motivo per cui si sottoscrive un prestito è l’acquisto di un’auto o una moto di seconda mano o la riparazione della stessa (84,3%). Si sa, gli uomini sopportano il caldo meno delle donne, e a riprova di questo ecco che la quarta finalità 'maschile' è proprio l’acquisto di impianti di condizionamento (82,8%). Il gentil sesso è da sempre molto più pratico e se una donna italiana decide di richiedere un prestito personale lo fa soprattutto impiegando la somma per la formazione scolastica propria o dei suoi figli. Se infatti le donne rappresentano, come abbiamo visto, il 23,5% di chi sottoscrive un finanziamento personale, guardando alla sola finalità formazione e università diventano addirittura il 37,7%. Capita sovente che si tratti di donne che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro con maggiori qualifiche (magari dopo una maternità) e infatti l’età media di una donna che richiede questo tipo di prestito personale è di poco superiore ai 34 anni. C’è chi le considera gli angeli del focolare, e loro il focolare lo arredano; anche con un prestito. Per la finalità acquisto arredamento, le donne rappresentano il 31,1% dei firmatari. Non pensate, però, che le donne siano concentrate solo sui loro doveri. Si sanno anche rilassare e divertire; e al terzo posto nella classifica delle finalità per le quali, percentualmente, le donne sono più numerose fra i sottoscrittori c’è quella per l’acquisto di viaggi e vacanze (29,7%), quasi 3 punti percentuali in più di quella che occupa il quarto posto (Matrimoni e Cerimonie – 27,3%). 15 16 17 SINDACATO E SERVIZI quadri direttivi C redevo di essere l’unico e spesso mi chiedevo: ‘È mai possibile che fra i miei colleghi Quadri io sia l’unico che prova queste strane sensazioni di frustrazione e questo velato desiderio di riscatto?’ Intendiamoci, noi Quadri Direttivi over 50 non siamo certo i tipi da manifestazioni di piazza esagitate con bandiere e striscioni! Noi teniamo un profilo più moderato, più adatto alla nostra posizione, ma certo siamo consapevoli che una rivendicazione sindacale vada affrontata con determinazione e con la giusta partecipazione. So che il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei bancari italiani è entrato nel vivo con la presentazione della piattaforma. Ma so anche che l’Abi esordirà dichiarando che gli Istituti di Credito dovranno fare i conti con la crisi finanziaria, la recessione, le nuove austerità di bilancio attese per gli anni a venire. Che ci saranno scogli quasi insuperabili, sicuramente difficili da contrattare. Ma al di là di questo, ogni giorno mi rendo conto che si va comunque verso la dispersione dei ‘Senior’ con loro le competenze, le conoscenze, le professionalità maturate in tanti anni di impegno, in tanti anni di lavoro, in tanti anni di sacrifici. Anni nei quali in I l Garante per la protezione dei dati personali ha stabilito che è "vietato il trattamento di dati personali del dipendente ricavati da file e documenti acquisiti nell'ambito di operazioni di backup effettuate sul server aziendale" Il provvedimento è stato adottato a seguito di un reclamo di un dipendente di una SPA che aveva ricevuto una lettera di contestazione disciplinare nella quale gli veniva Attribuito tra le altre cose un indebito utilizzo degli strumenti aziendali. Il dipendente avrebbe infatti utilizzato il computer a durante l'orario di lavoro per scopi non riconducibili all'attività istituzionale della società ma per svolgere attività di consulenza a vantaggio di terzi. La società aveva quindi effettuato un controllo in modo occulto e con modalità non dichiarate sul computer in uso al dipendente e sui file contenuti In una cartella chiamata "personale". In quella cartella c'erano anche prenotazioni alberghiere, foto di famiglia e dati sensibili come referti medici. Di qui la richiesta dell'istante di disporre il blocco o il divieto del trattamento dei dati personali. Nel difendersi la società aveva al contrario sostenuto che i dati acquisiti potevano essere illecitamente trattati anche senza il consenso dell'interessata perché diretti a far valere o difendere un diritto 18 Preoccupazioni e delusioni di molti over 50 QUADRI DA ROTTAMARE? Diversi istituti di credito europei hanno di fatto ‘espulso’ dal sistema un gran numero di dipendenti ad elevato grado di carriera e anzianità, considerandoli evidentemente non più produttivi. O non facilmente malleabili… di Giuliano Xausa, Responsabile nazionale Coordinamento Quadri Direttivi Garante Privacy Vietato il trattamento dati personali del dipendente ricavati dal server aziendale banca si lavorava volentieri, si prendeva un buon stipendio, si era rispettati dal datore di lavoro e dalla clientela. Lo so che non è un problema solo italiano, ma continentale. Se ne è discusso anche a Lisbona, recentemente, in un simposio sui quadri direttivi e dirigenti bancari. Si è discusso, soprattutto, sul fatto che gli istituti di credito europei hanno ‘espulso’ dal sistema un gran numero di dipendenti ad elevato grado di carriera e anzianità, considerandoli evidentemente non più produttivi (o forse più difficili da sottomettere!) E qui ho capito - magra consolazione! - di non essere l’unico a provare queste sensazioni: la percezione di non avere un ruolo apprezzato in azienda, la profonda frustrazione per non sentirsi valorizzato, la sensazione di essere considerato ormai ‘superato’. Ma io non ci sto! Sono convinto che serve - e si deve! - rispetto e attenzione per tutti noi dipendenti ‘senior’ per quanto abbiamo dato e per quanto possiamo ancora dare. Sono fiducioso, anzi ho la certezza, che le mie preoccupazioni sono le preoccupazioni del mio sindacato, la FABI, che saprà affrontarle con la giusta determinazione. Insomma, mi sento tutto, fuorché un Quadro da rottamare! news in sede giudiziaria. La società faceva anche notare che il computer affidato alla dipendente non aveva un sistema di archiviazione autonoma perché dotato di un sistema operativo scaricato da un apposito server è condiviso tutti i computer dell'azienda. Inoltre tutto il personale era stato informato attraverso un regolamento aziendale dell'assoluto divieto di usare gli strumenti di lavoro per uso personale. Analizzando i profili di illiceità del trattamento il Garante fa notare innanzitutto che, come emerso dalla istruttoria, la società "ha effettivamente trattato dati personali riferiti all'istante desunti da file e documenti concernenti la sua presunta attività di consulenza svolta a vantaggio di terzi" Passando poi ad esaminare le modalità con le quali sono stati concretamente acquisiti i dati personali l'Autorità fa notare che, "sulla base degli elementi prodotti, non risulta con certezza che la società abbia concretamente acquisito file e documenti riferiti all'interessata attraverso un intervento "diretto" sul computer affidatole in dotazione" ma "ciò nonostante, si deve rilevare che il trattamento operato dalla società in relazione ai dati personali dell'interessata non sia comunque lecito. SINDACATO E SERVIZI spazio aperto La giustizia è senza soldi? Pagano i lavoratori. Nel silenzio generale OLTRE AL DANNO LA BEFFA Cancellata la gratuità del Processo del Lavoro. Rimpinguare le magre casse dello Stato o scoraggiare il ricorso alla Magistratura, resta il fatto che entrambi gli scopi sono aberranti. è aberrante che a pagare siano ancora i lavoratori, cioè coloro i quali hanno già sopportato, con la perdita del lavoro, dello stipendio o della salute (cioè con la rinuncia ai beni ed ai valori più importanti), il costo più caro e salato. Ma nessuno ne parla di Paolo Berti, avvocato N el battage politico e giornalistico incalzante sul Decreto Legge n° 98, recante “Disposizioni Urgenti per la stabilizzazione finanziaria”, cavalcato dalle opposizioni parlamentari che non hanno esitato a gridare allo scandalo, nessuno si è accorto- né i giornalisti né le opposizioni- che il Decreto Legge varato dal Governo contiene, all’articolo 37, una norma che, di fatto, rischia di affossare il Processo del lavoro, ostacolando e financo impedendo l’accesso alla Giustizia da parte dei cittadini.Si tratta di una disposizione che estende alle cause di lavoro e di previdenza, l’obbligo di pagamento del cosiddetto Contributo Unificato già in essere per le cause civili, vale a dire di una tassa che lo Stato pretende da tutti coloro che intendano rivolgersi al Giudice, calcolata in misura differente a seconda dei valori che si intendono conseguire e che deve essere versata dagli interessati all’atto del deposito dei ricorsi. Così stando le cose, a partire dal 7 luglio 2011, il lavoratore licenziato che intenda ottenere la reintegrazione nel proprio posto di lavoro, ovvero colui il quale sia rimasto in credito verso il proprio datore di lavoro per gli stipendi arretrati, se vorrà far causa per rivendicare i propri diritti, dovrà pagare allo Stato un obolo che andrà da un minimo di 18,50 euro ad un massimo di 733,00 euro. In questo modo, con un colpo di spugna magistrale, il Governo ha cancellato la cosiddetta gratuità del Processo del Lavoro che, introdotta sin dal 1958 con la legge 319, era uscita rafforzata dalla riforma del 1973, ed aveva resistito nel tempo permettendo un più agevole accesso alla Giustizia da parte di coloro i quali, avvertendo il peso della debolezza della propria posizione, ben difficilmente avrebbero potuto sopportare i costi del giudizio. La finalità delle nuove disposizioni è chiara, in parte esplicitata nella norma stessa e in parte desumibile intuitivamente; da un lato, si è voluto, come scrive la norma, finanziare le casse del settore, indebolite e prosciugate dai robusti tagli operati in questi anni e, dall’altro, si è inteso scoraggiare il conflitto, scongiurando il ricorso alla Magistratura. Entrambi gli scopi appaiono aberranti (e per certi versi persino contraddittori) e le norme appena varate, al di là della loro tenuta sul piano costituzionale (tutta da verificare), suggeriscono, a brucia pelo, alcune brevi riflessioni. È paradossale constatare come, ancora una volta, siano i lavoratori subordinati a dover pagare lo scotto dell’ennesima crisi finanziaria che si consuma nel nostro Paese; sono loro (e sempre loro) quelle vacche da mungere per dare il latte a quel bambinone perennemente affamato, in costante crisi alimentare, che si chiama Stato; ed è altrettanto paradossale che, in questo contesto, a pagare di più siano coloro i quali hanno già sopportato, con la perdita del lavoro, dello stipendio o della salute (cioè con la rinuncia 42,3 % ai beni ed ai valori più importanti), il costo più caro e salato. Per altro verso, la spinta del conflitto (che comunque c’è e tale rimarrà) al di fuori delle Aule di Giustizia, rappresenta un pericoloso segnale per tutti coloro i quali credono nella funzione generalmente terza e garantista che la Magistratura esercita nella quotidiana gestione del contendere, nel solco dei principi espressi dalla Carta Costituzionale. In ciò si scorge anche la contraddizione delle norme che, da un lato intendono finanziare il reclutamento di nuovi magistrati, e dall’altro mirano a ridurre fortemente il contenzioso. Insomma, c’è di che essere allarmati ed indignati per uno scandalo che coinvolge gli ultimi, i deboli, i tanti Signor Nessuno di questo Paese, ma di questo scandalo non si avverte eco: tutto tace, sommerso dal brulicante cicaleccio del potere, dal rumore assordante e repellente delle pelose battaglie dei forti. NUMB3RS La pensione? È un pensiero fisso soprattutto per le donne. Secondo una ricerca realizzata da Gpf per Axa-Mps su un campione rappresentativo di 2000 persone, è più frequentemente il gentilsesso a pianificare la propria vecchiaia: ben il 42,3% contro il 33,4% degli uomini. 17,1 mesi Gli accordi sul rinnovo dei contratti di categoria si raggiungono con sempre maggiori ritardi. Nel 2011 l’attesa media si è attestata a 17,1 mesi contro gli 11 del 2010. Attualmente sono 4,5 milioni i lavoratori, tra cui anche i bancari, che hanno il contratto scaduto. NUMB3RS 300mila di Flavia Gamberale Diminuiscono i neonati, ma aumentano le richieste di congedo parentale. Nel 2010, nonostante il calo di nascite registrato, sono arrivate ben 300mila domande (+3%). Due principalmente le cause che hanno fatto impennare il trend: la penuria di asili nido in molte regioni italiane e il numero sempre più elevato di papà che decidono di assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei propri figli. +2,1% In barba alla crisi greca e alle stime nere di Bankitalia, i lavoratori italiani si dicono ottimisti. Secondo le ultime rilevazioni di Gi Group, la fiducia nel proprio futuro lavorativo è aumentata di 2,1 punti rispetto all’anno passato. I più sereni sono gli impiegati dell’industria, i meno fiduciosi coloro che lavorano nel comparto dell’edilizia. 44% La pubblicità? Corre su Facebook. Secondo un’indagine di E-circle realizzata in collaborazione con Mediacom, ben il 44% delle aziende intervistate ammette di utilizzare i social media come canali di promozione dei propri prodotti o servizi. + 30% Panino made in casa addio. Sono sempre di più i lavoratori che, in barba alla crisi, scelgono di fare la pausa pranzo in ristoranti etnici, locali macrobiotici o comunque all’ultima moda. Secondo la recente rilevazione della Federazione italiana pubblici esercizi, negli ultimi 5 anni i pasti fuori casa sono aumentati del 30%. + 2% 2010 da dimenticare per i laureati italiani. Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea, nell’anno appena passato, complice la perdurante crisi, i “dottori” rimasti senza lavoro sono aumentati del 2%. 19 SINDACATO E SERVIZI promotori finanziari Parla Arrigo Nano, Responsabile Coordinamento Promotori Finanziari della FABI S.O.S PROMOTORI Diminuiscono i lavoratori attivi. Complice la crisi e la nuova ondata di diffidenza verso la speculazione finanziaria, calano i profitti e aumentano le sanzioni. Nano: “Questi professionisti, pur lavorando per un’unica azienda, sono considerati ancora lavoratori autonomi e non hanno tutele contrattuali. Serve un sindacato forte che li difenda”. E sulla formazione: “Stiamo organizzando diversi corsi di aggiornamento. I più interessati? I giovani” di Flavia Gamberale L a crisi ha picchiato duro anche su di loro: i promotori finanziari. Negli ultimi due anni, secondo la recente rilevazione di Assoreti, i lavoratori attivi sono diminuiti del 21%, come del resto si sono drasticamente ristretti i loro i margini di profitto. Complice la recessione e l’ondata di diffidenza verso la speculazione finanziaria, si è assistito a un calo dei clienti dell’11%. Un momento di difficoltà che ha contribuito ad acuire problematiche mai risolte: i promotori finanziari sono, infatti, lavoratori autonomi a metà. Agenti monomandatari, esercitano per conto di un’unica azienda, ma sono privi di tutele contrattuali poiché inquadrati come professionisti autonomi. Per questo nel 2010 la FABI ha aperto le sue porte ai promotori finanziari, creando un coordinamento ad hoc, che si occupasse di promuovere corsi di aggiornamento per la categoria e di difenderne i diritti. Presieduto da Arrigo Nano, il coordinamento ha in cantiere diverse iniziative sul territorio. Arrigo Nano, perché un promotore finanziario dovrebbe iscriversi alla FABI? I promotori finanziari sono figli delle banche. Se anche i promotori ammettessero di essere strettamente collegati alla banca e di dipendere economicamente da un unico mandante, capirebbero che solo un sindacato forte e rappresentativo nel loro settore di attività, come è la FABI, li può tutelare. L’iscrizione alla FABI garantisce inoltre una serie di servizi offerti sul territorio grazie alle sedi del sindacato presenti in ogni provincia. Inoltre il promotore può partecipare a tutti gli eventi organizzati da Assonova, l’associazione dei promotori finanziari che offre interventi di formazione, informativa sugli aggiornamenti normativi e tutela legale attraverso una specifica polizza. Dal 2002 ad oggi il numero di promotori finanziari attivi è diminuito notevolmente. Da che cosa dipende? Il problema più grosso dei promotori sta nell’organizzazione che s’interpone tra la sede aziendale e i singoli promotori. Il modello è vecchio e non funziona più come in passato. I promotori devono capire che la loro autonomia è un’arma a doppio taglio, che va gestita. La flessibilità offerta dal loro rapporto di lavoro non va scambiata con la mancanza di stabilità. Da soli, i promotori non sono in grado di andare da nessuna parte. Come se ne esce? Bisogna sviluppare un rapporto fiduciario più saldo nei confronti del datore di lavoro. I promotori devono considerarsi meno liberi e più professionisti d’azienda. Ovviamente, anche la banca dovrebbe modificare il rapporto con i promotori. Come ottenere questo, che sembra un sogno, senza la grande mediazione del sindacato? Negli ultimi 2 anni le sanzioni comminate ai promotori dalla Autorità di vigilanza sono aumentate… In momenti di difficoltà dei mercati si possono produrre fenomeni di degrado. Da qualche anno le direzioni aziendali, su pressione di Consob e Bankitalia, stanno molto attente. Prima che determinate violazioni o comportamenti opportunistici da parte di un promotore Cassazione arrechino gravi danni all’azienda, sono più propense a denunciarli. È, tuttavia, singolare scoprire che autentiche corbellerie sono commesse ancora a causa dell’ignoranza delle norme che regolano la nostra attività. A proposito, il coordinamento FABI ha organizzato in collaborazione con Assonova corsi di formazione ad hoc. State già pensando a nuove iniziative? L’attività di formazione di Assonova è stata intensa e continuerà ad esserlo. Stiamo sviluppando progetti per corsi monografici e continuiamo ad erogare i corsi per gli aspiranti promotori finanziari. Esiste una grande richiesta di formazione anche da parte dei dipendenti bancari, molti dei quali seguono i corsi per accrescere le loro conoscenze. Soprattutto i giovani sono interessati: abbiamo notato che l’età media di coloro che li frequentano è di poco superiore ai trent’anni. news Se i dipendenti non hanno informato i clienti del rischio sull'acquisto di titoli, dev’essere sanzionato l’istituto di credito C on la sentenza n. 10748 depositata il 16 maggio 2011, la seconda sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito che la banca è tenuta a pagare la sanzione amministrativa comminata dalla Consob per gli investimenti proposti dai suoi venditori ai clienti. Infatti, secondo il giudizio della Suprema Corte, è l'istituto di credito ad essere responsabile in caso di valorizzazioni ingannevoli redatte manualmente per non lasciare traccia sui server. La Corte ha, quindi, confermato la sanzione pecuniaria inflitta alla Banca 20 Popolare di Milano con decreto del ministero dell'Economia su proposta della Consob. Secondo la ricostruzione della vicenda, alla Banca era stato contestato di aver fornito, attraverso due suoi dipendenti, valorizzazioni dei titoli elaborate dallo stesso impiegato, senza l'utilizzazione dei dati informatici. Le quotazioni pertanto erano risultate non in linea con il mercato e non erano state rappresentate ai clienti i reali rischi relativi alle operazioni. La Cassazione, nel confermare la decisione di secondo grado ha confermato quindi la legittimità delle sanzioni operate ai danni dell'istituto di credito precisando che "le valorizzazioni operate (dall'agente) costituivano violazione degli obblighi" concernenti in rapporto alla clientela, in quanto esse "rappresentavano ai clienti senza lasciare tracce informatiche negli archivi della banca, consistenze patrimoniali non in linea con le quotazioni di mercato" e che, in particolare, le obbligazioni "zero coupon" a lunga scadenza venivano valorizzate al valore nominale, nonostante il prezzo di realizzo fosse notevolmente inferiore, e che il rischio relativo alle operazioni aperte non veniva adeguatamente evidenziato". SINDACATO E SERVIZI parere legale Nuove disposizioni sui permessi lavorativi ex legge 104/1992 QUESITO RESTRIZIONI E CONTROLLI PER CHI ASSISTE PARENTI DISABILI Sono un bancario, iscritto alla Fabi, che assiste un parente disabile. Ho saputo che, di recente, è stata modificata la normativa sui permessi lavorativi ex lege 104/1992. Mi potete fornire delucidazioni? Grazie. Cordiali saluti. 1740. (lettera firmata) Le novità più importanti - di cui all’art. 24 della Legge 183/2010 a modifica dell’art. 33 della Legge 104/1992 - riguardano: In effetti, il Legislatore ha introdotto una • l’ambito dei soggetti aventi diritto serie di restrizioni con la “Legge n. 183 ai permessi lavorativi, circoscritto a del 4 novembre 2010, art. 24” recante “coniuge, parente o affine entro il “Modifiche alla disciplina in materia secondo grado”, ed, eccezionalmente, di permessi per l’assistenza a portatori “entro il terzo grado qualora i di handicap in situazione di gravità” genitori o il coniuge della persona (c.d. Collegato Lavoro), operativamente con handicap in situazione di gravità regolamentate attraverso la Circolare abbiano compiuto i sessantacinque INPS 3 dicembre 2010, n. 155 ed il anni di età o siano anche essi affetti da Messaggio INPS 25 gennaio 2011, n. patologie invalidanti o siano deceduti RISPOSTA FAC SIMILE richiesta pareri legali Spett.le La Voce dei Bancari Mensile di FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani Via Tevere n. 46 – 00198 Roma Data …………………….. Il/La sig./sig.ra .………………………………………, iscritto/a alla FABI (tessera n° .…………), pone un quesito sul seguente argomento inerente al proprio rapporto di lavoro: ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… …………………………………………................ Allega copia della normativa convenzionale di riferimento. Firma del lavoratore _____________________________________ _____________________________________ ______ Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003 (codice in materia di protezione dei dati personali). I dati della presente scheda saranno oggetto di trattamento informatico e manuale da parte della rivista “La Voce dei Bancari” per le seguenti finalità: a) analisi giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione in forma anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari” del quesito e della risposta. Titolare del trattamento dei dati è la rivista “La Voce dei Bancari” e responsabile è il Direttore della rivista, Paolo Panerai. Le chiediamo di prestare il consenso per il trattamento dei dati anche sensibili contenuti nella presente scheda e nell’allegato promemoria, per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e di risposte su “La Voce dei Bancari”. Firma del lavoratore N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere e di pubblicare solo i quesiti e le risposte di interesse generale. I n tema di infortunio sul lavoro, non è ravvisabile né una causa né una occasione di lavoro qualora la condotta del lavoratore si concretizzi nel fatto che, per ragioni del tutto estranee al servizio, venga lasciata la propria postazione di lavoro, soffermandosi a discutere con un collega, determinando così il venir meno di quel vincolo di occasionalità lavorativa che costituisce condizione imprescindibile per la responsabilità datoriale, tale da configurare un rischio elettivo. È quanto affermato dalla Corte di Cassazione che, con sentenza n. 10734 del 16 maggio 2011, ha respinto il ricorso di una guardia giurata la quale - rimasta accidentalmente ferita da un colpo di pistola partito dall'arma del collega con il quale si era trattenuto a parlare allontanandosi dalla guardiola pur restandovi nei pressi - chiedeva il risarcimento dei danni da parte del datore di lavoro per l'infortunio che affermava essergli accaduto in occasione del lavoro. I giudici di legittimità, confermando la corret- • o mancanti”. Il Codice Civile (artt. 74-78) stabilisce i criteri per il calcolo dei gradi di parentela e di affinità, in funzione dei quali individuare i parenti ed gli affini entro il secondo grado [genitori, figli, nonni, fratelli, sorelle, nipoti (figli dei figli), suocero/a, nuora, genero, cognati] e quelli entro il terzo grado [in aggiunta ai precedenti: bisnonni, zii, nipoti (figli di fratelli e/o di sorelle), pronipoti in linea retta, zii acquisiti, nipoti acquisiti]; il riconoscimento dell’agevolazione, “a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa”, ad un unico referente “per l'assistenza alla stessa persona con handicap in situazione di gravità”, in quanto “il predetto diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente”. Così, soltanto un lavoratore può avvalersi di tale diritto, salvo "per l’assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione di gravità” nella quale “il diritto è riconosciuto ad entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente”. Secondo l’INPS e il Dipartimento Funzione Pubblica, l’univoca individuazione deve intendersi come un divieto all’alternanza fra più soggetti beneficiari, ma tale prima restrittiva indicazione potrebbe essere Cassazione superata da successivi pronunciamenti, non apparendo inammissibile, in assoluto, la possibilità di ripartirsi i permessi fra gli aventi diritto: ad esempio, se praticata, in mesi diversi e/o in conseguenza di una rinuncia esplicita di uno di questi ; • la verifica a campione dei requisiti per la concessione dei permessi, con l’eventuale decadenza del lavoratore dai benefici “qualora il datore di lavoro o l'INPS accerti l'insussistenza o il venir meno delle condizioni richieste per la legittima fruizione dei medesimi diritti”; • il diritto del lavoratore, che si occupa del parente disabile, “a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere”, e non più quella relativa “al proprio domicilio”, allo scopo di garantire la maggiore assistenza ai portatori di disabilità grave. Inoltre, l’art. 24 della Legge 183/2010 riformula l’art. 42 del Decreto Legislativo 151/2001, prevedendo anche per i genitori che assistono un figlio di età minore di tre anni in situazione di gravità il diritto a fruire dei premessi lavorativi ex lege 104/1992, alternativamente alle altre due prerogative a loro disposizione: il prolungamento del periodo di congedo parentale e le due ore di riposo giornaliero retribuito. news Ti allontani dalla postazione per motivi estranei al servizio? Nessun risarcimento per infortunio sul lavoro tezza della sentenza di rigetto della domanda del lavoratore emessa dalla Corte territoriale, hanno altresì ribadito che costituisce rischio elettivo la deviazione, puramente arbitraria ed animata da finalità personali, dalle normali modalità lavorative con la conseguenza che tale rischio incide, escludendola, sull'occasione di lavoro mancando il nesso con lo svolgimento dell'attività lavorativa. 21 SINDACATO E SERVIZI previdenza Sentenza di Cassazione Stretta su pensioni e limiti di reddito a cura del Dipartimento nazionale Welfare I l 25 febbraio scorso la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha pronunciato una Sentenza (n. 4677) che potrebbe avere effetti pesanti per gli invalidi titolari di pensione o di assegno, cioè per gli invalidi totali e parziali (circa 850mila persone) e, a ricaduta, per i ciechi e i sordi parimenti titolari di pensione. In premessa va fatta una precisazione fondamentale da tenere bene a mente: le sentenze di Corte di Cassazione, soprattutto se non pronunciate a Sezioni Unite, rappresentano un orientamento giurisprudenziale, che può essere motivatamente superato da altre sentenze. Inoltre vanno lette con grande prudenza e tenuto conto del caso di specie. La Sentenza riguarda i limiti reddituali fissati per la concessione agli invalidi al 100% della pensione d’invalidità civile (fissato nel 2011 a 15.305,79 euro). A parere della Corte, il limite da tenere in considerazione non è solo quello personale, ma anche quello dell’eventuale coniuge, seguendo pertanto la stessa logica prevista per la pensione sociale. Motivazioni La Sentenza n. 4677 è di segno contrario rispetto a precedenti – fra l’altro recenti – pronunciamenti della Corte stessa (Sentenze 18825/2008, 7259/2009 e 20426/2010). In particolare quest'ultima (del 29 settembre 2010) ha espressamente stabilito che "ai fini dell'accertamento del requisito reddituale richiesto per la pensione d'inabilità va considerato il reddito dell'invalido assoggettabile all'imposta sul reddito delle persone fisiche". La Corte di Cassazione, che ha buon gioco nella farraginosità della normativa vigente, smentisce anche le Sentenze con cui la Corte Costituzionale (80/1992 e 400/1999) ha asserito che il reddito cui riferirsi ai fini della concessione della pensione e dell’assegno (invalidi civili parziali) è quello personale. Secondo la Cassazione queste affermazioni della Consulta sarebbero solo incidentali, non riguardando l’oggetto della sentenza. Per la Cassazione risulta, poi, sostanzialmente irrilevante il richiamo ai lavori preparatori della Legge n. 33/80 (che ha fissato il principio del reddito individuale per l’assegno), atteso che gli ordini del giorno accettati “come raccomandazione” dal Governo non si sono poi tradotti in provvedimenti legislativi. che il reddito del coniuge dovrebbe riguardare anche le pensioni per i ciechi (parziali e totali) e i sordi. Per completezza, rammentiamo che l’importo di pensioni e assegni è fissato per il 2011 a 260,27 euro mensili. Pertanto, se fosse applicato il principio espresso da quest’ultima sentenza, verrebbero revocate le provvidenze (assegni e pensioni, con esclusione dell’indennità di accompagnamento) ai titolari il cui reddito personale, già inferiore ai limiti fissati, assommato a quello del coniuge comporti il superamento dei limiti stessi. Effetti Su queste basi, la Corte non solo afferma che bisogna far riferimento anche al reddito del coniuge, ma che, dopo l’approvazione dell’art. 1, comma 35, della Legge 24 dicembre 2007, n. 247, tali modalità e criteri valgono anche per la concessione dell’assegno agli invalidi parziali (il limite è attualmente a 4.470,70 euro lordi annuali). Conseguentemente, anche se la Corte non si spinge a esplicitarlo, la diversa modalità di calcolo che contempli an- Che cosa accade ora Fino ad oggi l’INPS, cui è affidata la funzione di erogazione delle provvidenze economiche per le minorazioni civili, ha valutato il limite reddituale secondo una prassi e una giurisprudenza consolidata, riferendosi al reddito personale dell’invalido. Incidentalmente si rileva, peraltro, una discutibile ambiguità dell’INPS nel riferirsi al reddito complessivo, anziché al reddito imponibile, cioè quello effettivamente rimasto a disposizione del contribuente, ma questo è altro tema. Inps L’INPS, intimato nel dibattimento, ha presentato il controricorso che poi è stato accettato nella sentenza di Cassazione. L’Istituto, che ha quindi ben chiaro che la Cassazione approva il suo orientamento, verosimilmente applicherà i contenuti riconosciuti con questa sentenza, revocando tutte le provvidenze – magari concesse per decenni – ritenute illecite. Se questo avvenisse, vi sarebbe una conseguente nuova impennata di ricorsi davanti al Giudice da parte degli invalidi che si vedessero revocare la pensione o l’assegno, ricorsi che consigliamo. Ma è anche possibile che tale nuovo criterio sia applicato nel corso del Piano straordinario di verifica sulle invalidità civili già nel 2011 (250mila controlli), revocando così le provvidenze, per via “amministrativa e contabile” senza dover effettuare le “spiacevoli” visite di controllo. Stop alla carta per le istanze e le richieste di servizi L 'Inps rende noto che entro il mese di marzo 2012 tutte le istanze e le richieste di servizi all'Inps dovranno viaggiare senza carta, non solo tramite il sito web istituzionale (www.inps.it), ma anche attraverso il canale telefonico (al numero verde 803.164) e con l'ausilio degli intermediari autorizzati (consulenti del lavoro, patronati, etc.). Il programma di telematizzazione esclusiva dei servizi Inps, avviato all'inizio di quest'anno, volge al completamento con la previsione di un periodo transitorio di sperimentazione, da aprile a luglio 2012 - durante il quale "saranno possibili solo le code necessarie al periodo transitorio 22 di un'operazione che consentirà a tutti i cittadini di evitare di andare allo sportello delle sedi, se non per ricevere atti di tipo consulenziale" -, come disposto da una determinazione del Presidente dell'Istituto, Antonio Mastrapasqua. Nelle prossime settimane sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la tabella dei servizi a domanda esclusivamente telematizzata che si aggiungeranno a quelli già esistenti (domanda di disoccupazione, mobilità, ricorsi, accentramento contributivo, variazioni colf, iscrizione alla gestione separata) e disponibile nel frattempo sul sito istituzionale dell'Inps. SINDACATO E SERVIZI salute Malanni da aria condizionata? Ecco come evitarli C ontro il caldo afoso di questi giorni è corsa all'impiego di condizionatori: in casa, al lavoro, in auto, negli uffici e nei mezzi pubblici. Ma i rischi sono in agguato: cefalee, contratture, raffreddori, perfino polmoniti e bronchiti sono alcuni fastidiosi effetti collaterali che un uso improprio dell’aria condizionata potrebbe causare. A spiegare come evitare questi pericoli arrivano le indicazioni stilate da tre specialisti dell'Istituto scientifico di Pavia dell'Irccs Fondazione Maugeri: Stefano Nava, responsabile dell'Unità operativa di Pneumologia riabilitativa; Isabella Springhetti, responsabile dell’Unità operativa di Recupero e O rieducazione funzionale, e Francesco Frigerio, fisico ambientale. Gli esperti spiegano come regolare la temperatura negli ambienti chiusi per non incorrere in spiacevoli problemi di salute: è importante mantenere un clima costante e tenere d'occhio temperatura e umidità. "Le Linee guida dell'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) impongono di mantenere una differenza fra temperatura interna ed esterna non superiore a 15 gradi - afferma Frigerio - Ciò che provoca la sensazione di afa e caldo in estate è l’umidità associata ad alte temperature; i condizionatori creano un clima fresco perché tolgono l’umidità dall’aria, ma questa non andrebbe eliminata completamente. L’ideale è che rimanga sempre in un intervallo compreso tra il 40% e il 60% in modo da non creare un clima troppo secco". L'umidità, di per sé, non è un male, "anzi - afferma Stefano Nava - il problema è l’eccesso o la mancanza in relazione alle temperature registrate. A livello respiratorio i problemi che possono presentarsi sono di due ordini: il passaggio in tempi brevi da temperature molto elevate ad altre molto più basse e l’eccessiva deumidificazione dell’aria. Nel primo caso, il passaggio rapido, ad esempio entrando e uscendo da esercizi pubblici o dall’auto, senza il necessario adattamento, provoca danni da raffreddamento: dalle bronchiti, alle polmoniti. Su questo piano i soggetti più a rischio sono persone con malattie respiratorie croniche, più sensibili agli sbalzi di temperatura". L'aria troppo umida crea invece "difficoltà respiratorie ed eccesso di secrezioni bronchiali - spiega l'esperto - mentre quella troppo secca crea secchezza delle fauci e, quindi, possibili mal di gola. In soggetti asmatici, poi, può provocare broncospasmo e, quindi, causare crisi asmatiche. Il consiglio, dunque, è quello di regolare sempre con attenzione temperatura e umidità. I moderni sistemi con filtri hanno minimizzato il rischio di veicolazione di batteri, di virus e patologie in genere. I vecchi sistemi, con la raccolta dell'acqua assorbita in vaschetta, presentavano invece questo ulteriore pericolo". Mai mettersi vicini alle sorgenti di raffreddamento dell'aria, sottoponendosi in tal modo a variazioni termiche improvvise, ammoniscono gli specialisti. "Il rischio più frequente è quello di sviluppare contratture (rigidità, dolore) localizzate, nelle aree sottoposte al getto diretto di aria fredda come spesso accade a livello di collo, spalle, o schiena - afferma Isabella Springhetti - In soggetti predisposti (immuno-compromessi), possono svilupparsi anche nevriti virali". "Un altro inconveniente possibile - aggiunge - è il riacutizzarsi di sinusiti croniche, con cefalea. Gli accorgimenti suggeriti dagli esperti: 1) In uffici e centri commerciali è bene portare con sé sempre golfini o sciarpe da indossare all'interno. 2) Non stazionare mai vicino a bocchette dell'aria fredda. 3) Usando apparecchi di condizionamento portatili, dirigere il getto d'aria lontano dalle persone che soggiornano nel locale, soprattutto se anziani o non autosufficienti. 4) Ricordare che molti grandi anziani sono generalmente ipotermici e soffrono il freddo quanto il caldo; evitare dunque variazioni termiche brusche, in quanto i meccanismi biologici di adattamento ai cambiamenti di temperatura sono meno efficienti che in giovani e adulti. Occhi a rischio con sole e sabbia cchi rossi, abrasioni della cornea provocate dalla sabbia e infezioni oculari. Sono alcuni dei più comuni rischi che corrono i bagnanti che affollano le spiagge. Per chi quest'estate ha scelto il mare è dunque opportuno seguire alcuni semplici consigli. Lo afferma una nota dell'Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (Iapb Italia). Secondo un sondaggio condotto negli Usa solo il 35% delle persone è conscio dei rischi che corrono gli occhi se non vengono protetti con occhiali dotati di filtri a norma di legge. Se si sta a lungo in un luogo dove il riverbero è forte si può essere, ad esempio - indicano gli esperti - colpiti da infiammazioni della cornea (cheratiti) e della congiuntiva. L'esposizione prolungata al sole senza protezione aumenta, inoltre, il rischio di cataratta e degenerazione maculare legata all'età, soprattutto se si sono superati i 55 anni. Tuttavia, si possono prevenire danni o disturbi oculari attraverso le semplici misure precauzionali: 1) Proteggere gli occhi con occhiali dotati di filtri a norma di legge soprattutto quando il sole è forte e quando c'è riverbero; 2) Non portare le lenti a contatto mentre si fa il bagno o si prende il sole; 3) Se la sabbia entra negli occhi risciacquare abbondantemente con acqua senza strofinarsi gli occhi. Se i sintomi persistono contattare un oculista o recarsi al pronto soccorso; 4) Indossare la maschera o gli occhialini se si soffre di irritazioni oculari; 5) Applicare con cura la crema solare protettiva attorno agli occhi. Se però cola negli occhi stessi bisogna risciacquarli abbondantemente con acqua dolce. 6) Bere abbondantemente non solo per evitare la disidratazione dell'intero organismo, ma anche per proteggere il corpo vitreo, il gel che riempie il bulbo oculare; 7) Seguire una dieta ricca di vitamine e di omega-3 per difendere la zona centrale della retina, la macula, che è anche quella più sensibile: consente la visione ad alta definizione e a colori; 8) Non toccare gli occhi senza essersi lavati prima le mani; 9) Evitare l'esposizione al sole e i bagni al mare o in piscina in presenza di infezioni o infiammazioni oculari; 10) Se si assumono farmaci consultare il medico prima di esporsi al sole. Alcune medicine come gli antibiotici possono provocare reazioni indesiderate alla luce del sole o rendere la cute più sensibile ai raggi solari. 23 SINDACATO E SERVIZI fisco Agevolazioni ai fini Irpef, Iva, bollo auto e imposta di trascrizione Acquisto di veicoli per disabili Numerose domande sono pervenute in redazione con richieste specifiche sulle agevolazioni per il settore auto per i disabili. Cerchiamo di riepilogare le principali caratteristiche di Leonardo Comucci – Esperto fiscale C hi è ammesso all’agevolazione: sono ammesse le seguenti categorie di disabili: 1) non vedenti e sordi; per non vedenti deve intendersi coloro che sono colpiti da cecità assoluta o che hanno un residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi con eventuale correzione. La legge 3 aprile 2001, n.138 individua le varie categorie di non vedenti. Per quanto riguarda i sordi, il riferimento è l’art.1 della legge n.68 del 1999 che definisce tali coloro che sono colpiti da sordità alla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata. 2) disabili con handicap psichico o mentale titolari dell’indennità di accompagnamento 3) disabili con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni I disabili dei punti 2) e 3) sono coloro, che versano in una situazione di handicap grave prevista dal comma 3 del’art.3 della legge n.104 del 1992, certificata con verbale della Commissione per l’accertamento dell’handicap presso la ASL. 4) disabili con ridotte o impedite capacità motorie. In questa categoria rientrano i disabili che, pur avendo ridotte o impedite capacità motorie, L 'Agenzia delle Entrate ha voluto chiarire i dubbi dei contribuenti sullo “speso metro”, l'utile strumento atto a combattere l'evasione fiscale analizzando le differenze “sospette” fra redditi percepiti e spese sostenute da ogni singolo contribuente. Da luglio i cittadini italiani devono far fronte a numerose novità che mirano, in primo luogo, a combattere la piaga dell'evasione fiscale che in Italia ha assunto, nel corso degli ultimi decenni, cifre davvero esorbitanti. L'Agenzia delle Entrate rende noto che sarà possibile eseguire operazioni senza fattura per pagamenti inferiori ai 3.600 euro (al lordo dell'Iva). Viene confermato, inoltre, l'obbligo di comunicazione telematica (tramite Fiscoonline, Entratel e/o intermediari autorizzati) per operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore o uguale a 3 mila euro al netto dell'Iva. Per le 24 non risultano contemporaneamente affetti da grave limitazione della capacità di deambulazione. Solo per quest’ultima categoria di disabili il diritto alle agevolazioni continua ad essere condizionato all’adattamento del veicolo. Per quali veicoli: le agevolazioni sono riferite oltre che agli autoveicoli anche non adattati, anche alle motocarrozzette, agli autoveicoli per uso promiscuo o per il trasporto specifico del disabile ed anche agli autocaravan (in questo caso solo per la detrazione Irpef del 19 %). Detraibilità ai fini Irpef: le spese riguardanti l’acquisto dei mezzi di locomozione (intendendo con questa parola le autovetture senza limiti di cilindrata e gli altri veicoli sopra illustrati , nuovi o usati) dei disabili danno diritto ad una detrazione di imposta pari al 19 % del loro ammontare calcolata su una spesa massima di 18.075,99 euro. La detrazione compete una volta sola, cioè per un solo veicolo, nel corso di un quadriennio decorrente dalla data di acquisto, a meno che il veicolo sia stato cancellato dal P.R.A. La detrazione può essere rateizzata in 4 quote di pari importo. operazioni d’importo pari o superiore a 25 mila euro (al netto dell'Iva), la comunicazione telematica dovrà pervenire entro e non oltre il 31 ottobre 2011. In presenza, invece, di operazioni con importo uguale o superiore ai 3 mila euro (con fattura), la comunicazione per via telematica dovrà pervenire entro il primo luglio del 2011. Il mancato invio della comunicazione comporta una sanzione amministrativa che può variare dai 258 agli oltre 2 mila euro. Sarà possibile, tuttavia, procedere ad eventuali rettifiche dei dati inviati entro l'ultimo giorno del mese successivo alla scadenza. In tal caso non sarà prevista alcuna sanzione. Chi avesse quesiti di carattere generale attinenti alla materia fiscale, può inviarli al numero di FAX 06 233 222 788 Intestazione del veicolo agevolato: l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che i benefici fiscali possono essere riconosciuti solamente se il veicolo è intestato allo stesso disabile o, in alternativa, in capo al soggetto di cui il disabile è fiscalmente a carico. Inoltre la Finanziaria del 2007 ha disposto che i mezzi siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei soggetti diversamente abili che sono ammessi all’agevolazione. È stato previsto infine il divieto di trasferire a titolo oneroso o gratuito, gli autoveicoli per i quali si è usufruito dei benefici fiscali prima del decorso del termine di due anni dall’acquisto, pena la restituzione dell’imposta non versata. Questo ultimo limite non si applica per i disabili che, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti. Furto dell’autoveicolo: L’Agenzia delle Entrate ha precisato che in caso di furto dell’autoveicolo, il contribuente può fruire di una nuova detrazione anche prima che sia trascorso un quadriennio dall’acquisto del precedente veicolo. Agevolazioni IVA: risulta applicabile l’Iva con aliquota ridotta al 4 % anziché l’ordinaria aliquota del 20 %, sull’acquisto di autovetture aventi cilindrata fino a 2000 c.c. se con Lotta all'evasione motore a benzina, e fino a 2800 c.c. se con motore diesel, nuove o usate e sull’acquisto contestuale di optional. L’Iva ridotta al 4 % si applica senza limiti di valore ma anch’essa una sola volta nel corso di quattro anni. Come per l’agevolazione ai fini Irpef, l’aliquota Iva agevolata si applica solo per acquisti effettuati direttamente dal disabile o dal familiare di cui egli sia fiscalmente a carico, restando pertanto esclusi da quest’agevolazione gli autoveicoli – anche se specificatamente destinati al trasporto di disabili – intestati ad altre persone, cooperative o enti pubblici o privati. Esenzione dal pagamento del bollo: È possibile, inoltre, fruire dell’esenzione dal bollo auto sia quando l’auto – sempre con i limiti di cilindrata precedentemente indicati – è intestata allo stesso disabile, sia quando risulta intestata ad un familiare di cui egli sia fiscalmente a carico. I veicoli destinati al trasporto o alla guida di disabili (con esclusione di non vedenti e sordi) sono esentati anche dal pagamento dell’imposta di trascrizione al PRA, in occasione della registrazione dei passaggi di proprietà. Il beneficio compete sia in occasione della prima iscrizione di un veicolo nuovo, sia nella trascrizione di un passaggio riguardante un veicolo usato. news Arrivano lo "spesometro" e altre importanti novità SINDACATO E SERVIZI L ’umanità è divisa, fortemente divisa e conflittuale tra chi possiede e chi no, tra ricchi e poveri, tra la giustizia e l’ingiustizia. È la torre di babele che si ripete ma questa volta non per le diverse lingue che parliamo, ma dal frutto avvelenato che ci offre un capitalismo sfrenato, avido e cinico. Restiamo, anche noi che non siamo ricchi o poveri, ma ci troviamo nel mezzo del guado, rassegnati a vedere che una parte dei nostri simili diventi la vittima sacrificale degli egoismi di una classe politica, di un’oligarchia di potenti. E nel nostro agnosticismo non abbiamo netta la consapevolezza che si sta frantumando quanto di buono l’essere umano può generare ed esprimere. Mentre scriviamo migliaia di bambini muoiono di fame e di stenti. Mentre scriviamo migliaia di donne muoiono di parto. Mentre scriviamo migliaia di persone di tutte le età muoiono per mancanza di farmaci salvavita. E l’egoismo è stato tale che persino negli Usa, definita per antonomasia, la patria dei diritti civili, per assicurare l’assistenza sanitaria a milioni di suoi cittadini c’è voluta la ferma determinazione di un suo presidente anche se il risultato non è del tutto soddisfacente. In pratica, se non si è benestanti si continua a morire. E anche in Italia ci stiamo avviando su questa strada, dopo che decenni di lotte ci hanno portato all’esaltazione dei nostri diritti per vivere con dignità e per morire con dignità. La prova è oggi sotto i nostri occhi con la manovra economica del news solidarietà Il trionfo dell’egoismo e delle diseguaglianze HOMO HOMINI LUPUS Che fine ha fatto la solidarietà nell’era del mercato globale? Un silenzio assordante ci circonda di Sergio Paterlini, Dirigente FABI Brescia - Dipartimento Internazionale fabi governo che taglia risorse al sociale e umilia i più deboli, condannandoli all’emarginazione. Nessuno si solleva perché le risorse vadano individuate altrove, tagliando i rami secchi della politica, degli interessi corporativi, delle rendite milionarie, lottando contro l’evasione. È questa l’ennesima prova della nostra incapacità di renderci consapevoli che di fronte alle sirene di un possibile guadagno ci illudiamo di poter salire sul carro del potente mentre si matura l’ennesimo inganno per tacitare le nostre coscienze, per allontanarci dal dramma che ci sovrasta. Che cosa ci serve di più per avere la Microcredito Ante Litteram iniziativa una nuova, subdola e pericolosa forma di usura. Ma la circostanza stessa che venissero di fatto ammessi, si giunse al riconoscimento di buona parte delle strutture bancarie. I Montes, in pratica, giustificarono e legittimarono la possibilità di raccogliere denaro liquido, quello occorrente per la costituzione e la regolare gestione del Monte stesso, dietro la corresponsione di un modico interesse. Nacque dunque con i Montes, è il caso di rilevarlo, un nuovo momento della storia economica e sociale, un momento in cui si cominciò concretamente a venire incontro alle necessità dei più poveri e alle opportunità di inaugurare una politica creditizia a quasi completo favore degli indigenti. Se rapportiamo il tutto all’attualità, ci accorgiamo che proprio il declino dei Monti di Pietà e la logica del profitto, fine a se stesso, degli istituti di credito ha portato ad un “riesplodere” del fenomeno dell’usura. Ora pensando anche alla triste situazione di alcuni Paesi del Sud del mondo ci chiediamo se non valga la pena di far voltare pagina, alla triste storia economica e sociale di quelle popolazioni, con un supporto simile a quello dei Montes. LA STORIA DEI MONTI DI PIETÀ Rilevante fu il loro contributo nell’andare incontro alle necessità dei più poveri e alle opportunità di inaugurare una politica creditizia a quasi completo favore degli indigenti L o sviluppo dei Monti di pietà in Italia. Per quanto c’è dato di sapere fu Paolo III ad inaugurare a Perugia nel 1462 il primo monte di pietà al tempo denominato Montes. Seguirono ad Orvieto nel 1464, a Viterbo nel 1471, a Sulmona nel 1489, a Padova nel 1491, a Pavia nel 1493, nel 1495 a Firenze, nel 1497 a Milano e nel 1506 a Bologna. Dopo quest’ultima data non si contano più i numerosi Montes che si costituirono in tantissime città italiane. Alla diffusione di tali stabilimenti ci pensarono i francescani che accettando il suggerimento di Bernardino da Feltre, espresso durante il concilio generale dell’ordine dei Minori del 1493 approvarono in tale assise l’iniziativa come l’unico rimedio contro l’usura, a patto, s’intende, che il tasso di interesse fosse veramente quasi simbolico, come in effetti lo fu, specie nelle sedi aperte dai Minoriti. Basterà dire per comprendere appieno il peso sociale ed economico dell’impresa che, alla fine del ‘400 in Italia i Montes furono circa 80 e che con il loro numero essi costituirono la migliore risposta alla necessità della loro esistenza e del loro sviluppo. Ma non mancarono severi ed alquanto ingenerosi critici in specie tra i Domenicani che considerarono tale consapevolezza d’essere sull’orlo di un baratro etico-culturale, prima ancora che socio-economico, non tanto e non solo come singole persone, ma come appartenenti ad un’unica umanità? Che cosa aspettiamo per reagire, per metterci in gioco, per sentirci parte in causa e non solo inerti spettatori del disastro? Palazzo del Monte di Pietà di Udine 25 nonsolobanca angolo del sociologo Comprare, comprare, comprare e correre, correre, correre: è questa la libertà? ESSERE O AVERE La crisi dovrebbe insegnarci a controllare quell'appetito bulimico ed infinito che ci aveva conquistato da qualche anno a questa parte. Per essere un po' di più bisognerebbe forse essere capaci di avere un po' di meno di Domenico Secondulfo, Ordinario di Sociologia Generale – Università di Verona N on tutti i mali vengono per nuocere" recita un saggio ed antico proverbio, e forse, anche questa crisi economica porta con sé qualche vantaggio. Certo, sarebbe stato meglio se qualità come la frugalità, la morigeratezza, la temperanza fossero state perseguite e coltivate per scelta e non per necessità, ma, tanto per continuare con i proverbi, "si fa di necessità virtù". Ed è proprio l'aspetto della virtù il più interessante, quando nascono in periodi di crisi, le ideologie volte alla bellezza ed alla nobiltà della temperanza insospettiscono il sociologo, come favolette per indorarsi la pillola, con l'impressione che, se domattina tutto tornasse come dieci anni fa, ricominceremmo a spendere, spandere, consumare ed inquinare allegramente. Ma, detto questo, il dover restringere i nostri consumi può farci scoprire quanto questo possa portare con sé anche elementi di grande positività, non soltanto sotto l'aspetto economico, ma anche sotto quello ecologico e, perché no, personale. La riduzione della soddisfazione dei nostri bisogni ci potrebbe fare capire come sia possibile ridurli ancora di più, e come si fossero gonfiati bulimicamente sotto la spinta dell'euforia pubblicitaria degli acquisti, acquisti che pian piano avevano preso il posto delle relazioni con gli altri e con noi stessi, sino ad indicare lo shopping come terapia psicologica e relazionale, basti per tutti la serie delle quattro zitelline newyorkesi di sex and the city. Chissà se, riducendo gli acquisti, ci accorgeremo che gran parte del nostro tempo era stato assorbito dal mondo delle cose: tempo per cercarle, tempo per comprarle, tempo per guadagnare il denaro che serviva ad acquistarle, e sempre meno tempo per goderle. Per non parlare del tempo 26 per pensare, per guardare, per ascoltare. Chissà se riusciremo nuovamente a passeggiare per una città guardando le persone, le strade, i palazzi, le nuvole, e non soltanto le vetrine, e se riusciremo a rompere quel legame tra "bello" e "mio", cementato dalla società degli acquisti e dei consumi, se riusciremo a capire che può essere bello anche ciò che non può essere mio, ma che condivido con gli altri, e forse questo lo fa ancora più bello. Sinché è bello solo ciò che è mio, non esisterà l'idea di comunità, il piacere del piacere altrui, come nei doni, non quelli che si ricevono, ma quelli che si fanno. Che tesoro di tempo potremmo scoprire se riuscissimo ad usare ed acquistare meno oggetti. Ho sempre pensato alla proprietà della casa in cui abito come ad una imposizione spiacevole, che ha limitato e limita nei fatti la mia libertà. Per poterla pagare sono stato incatenato ad un mutuo, che mi ha obbligato a lavorare più intensamente e più a lungo di quanto forse avrei desiderato; essendo tutti proprietari, il mercato degli affitti si è ridotto, per cui, nei fatti, sono incatenato a questa casa e, se trovassi lavori o interessi altrove, avrei di fronte un destino da pendolare. Mio padre ha cambiato città varie volte, seguendo il proprio lavoro ed i propri interessi, lo ha potuto fare anche se io provengo da una famiglia modesta, io non potrei più permettermelo. Ed allora, forse, questa potrebbe essere l'occasione per osservare la massa di oggetti su cui siamo seduti non come un trofeo, ma come un pesante mantello, ogni oggetto che acquistiamo ci ha chiesto e ci chiederà tempo e vita, per pagarlo, mantenerlo, pulirlo, conservarlo eccetera. È questa la libertà? Mi sono sempre chiesto perché sia necessario, e quanto sia stupido, acquistare decine e decine di oggetti che magari utilizzeremo tre, quattro, dieci volte in quei dieci o venti anni in cui occuperanno uno spazio della nostra casa, e quel trapano che ho acquistato per montare la libreria dieci anni fa, facendo venti fori nel muro, quanto mi è costato ogni foro? Quella società che ci spinge a comprare, comprare, comprare, in questo modo ci spinge a correre, correre, correre e stringe il nostro orizzonte a comprare o per obbligo o per compensare la fatica di correre. L'esperienza di acquistare meno è sicuramente un'esperienza con dei lati spiacevoli, ma nella sua novità può farci ritrovare un modello di vita che avevamo completamente dimenticato. E magari potremmo scoprire che ci piace di più di quello che abbiamo attraversato recentemente. Essere o avere si diceva un tempo, e forse per essere un po' di più bisogna riuscire a controllare quell'appetito bulimico ed infinito che ci aveva conquistato da qualche anno a questa parte, per essere un po' di più bisognerebbe forse essere capaci di avere un po' di meno. Chi desiderasse inviare un messaggio all’autore, può farlo per e-mail all’indirizzo domenicosecondulfounivrit. Indispensabile indicare “FABI” nell’oggetto, altrimenti l’antispammer cestinerà le mail. nonsolobanca hi tech La casa sempre sott'occhio Le Ip camera di D-Link sono accessibili anche da cellulare di Maria Monni C on la stagione estiva, complici gite fuori porta, vacanze e chiusura delle scuole, le esigenze di video sorveglianza sono molto sentite da milioni di famiglie. Con la diffusione capillare di collegamenti domestici a banda larga, per non parlare dei milioni di smartphone con connessione permanente a internet, avviso ai naviganti O ggi con l’INRAN non è più un problema conoscere il valore nutritivo dei più importanti alimenti. Questi svolge, infatti, attività di ricerca, informazione e promozione nel campo degli alimenti e della nutrizione ai fini della tutela del consumatore e del miglioramento qualitativo delle produzioni agro-alimentari. Vantaggi del Web, che sicuramente non toglie l’appetito, ma che sull’argomento può informarti in modo quasi ineccepibile. Ho visitato molti siti per conoscere il valore nutrizionale di un alimento, ma con mia grande meraviglia mi sono accorto che quasi tutti, oltre ad una tabella più o meno precisa sui contenuti nutrizionali, proponevano l’acquisto di un qualche prodotto per perdere peso (l’obesità per alcuni è un problema, per altri un business) Si va dal “bibitone” che sostituisce un pasto, unguenti sciogligrasso o indumenti (strumenti di tortura), che servono a favorire la sudorazione ecc… È così che, navigando nel Web, mi sono fermato a visitare un sito istituzionale (non basta acquistare una ip camera per vedere in tempo reale cosa accade in casa, senza dover tenere sempre acceso il pc. Questi dispositivi, al contrario delle normali webcam, dispongono infatti di un proprio sistema operativo e processore che permette loro di connettersi a internet tramite il modem adsl di casa, a cui si collegano via cavo o, meglio ancora, tramite scheda Wi-Fi per eliminare l'impaccio dei cavi. L'unico limite, almeno finora, era costituito dalle difficoltà nella configurazione dei dispositivi per renderli accessibili da pc e telefonini, specie per gli utenti di Fastweb per via dei limiti della configurazione della rete dell'operatore di tlc. Molto interessante in questo senso la nuova offerta di D-Link in tema di videosorveglianza domestica, composta da dispositivi semplicissimi da utilizzare ed estremamente flessibili, oltre che caratterizzati da un prezzo davvero aggressivo, inferiore a 100 euro per il modello DCS-930L Wireless N. La nuova videocamera Ip di D-Link si connette infatti al router Adsl di casa tramite Wi-Fi, senza l'impaccio dei fili per facilitarne la collocazione in ogni luogo e si configura automaticamente tramite il cd fornito a corredo. Il software messo a punto dalla società riconosce infatti la videocamera e guida l'utente alla configurazione del collegamento al router Wi-Fi di casa e alla creazione di un account su mydlink, il nuovo portale internet ideato da D-Link come servizio gratuito che consente poi di accedere alla videocamera da qualsiasi dispositivo connesso al web, inserendo semplicemente il proprio indirizzo di www.inran.it Non più segreti sugli alimenti nutritivi di Bruno Pastorelli di parte!), quello dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione www.inran.it, questo è quanto si può leggere all’interno del sito: “…questo è un ente pubblico di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Nel 1975, l’Istituto è stato classificato, analogamente a CNR, ENEA, INFN, ecc., fra gli Enti scientifici nazionali di ricerca e sperimentazione”. Negli anni ottanta si moltiplicano le campagne informative pianificate e condotte dall’Istituto per diffondere i principi della Dieta Mediterranea, adattandoli alla vita moderna. Questo massiccio sforzo educativo culmina nel 1986 col compito di elaborare e diffondere per l’Italia le "Linee Guida posta elettronica e la password scelta. Oltre che tramite pc, Windows o Mac, è infatti, possibile vedere in ogni momento cosa succede a casa anche tramite iPhone o smartphone, basati su piattaforma Android, senza doversi preoccupare di complicate procedure di configurazione dei dispositivi stessi o del router di casa. Basta scaricare le applicazioni direttamente da iTunes o Market per accedere alla videocamera in ogni momento inserendo solo, la prima volta, la password scelta durante la registrazione a mydlink. A differenza delle tradizionali webcam, le videocamere DCS-930L e DCS-932L, dotate anche di led a infrarossi per monitorare ambienti bui, sono infatti equipaggiate di componenti hardware e software che consentono di impostare comportamenti specifici al verificarsi di determinati eventi. In questo modo è possibile ricevere all'indirizzo mail indicato una foto dell'ambiente a intervalli di tempo prestabiliti o in caso di movimenti sospetti. Interessante anche la possibilità di ascoltare, in tempo reale, cosa accade a casa grazie al microfono incorporato in entrambe le fotocamere D-Link, facendo attenzione ad avvertire di questa possibilità collaboratori domestici o babysitter per evitare problemi di ordine legale. notizie utili e interessanti vi si trovano. Non toglie Kcalorie agli alimenti per coloro che hanno problemi di linea, ovviamente, ma offre informazioni complete sul valore nutritivo di quello che si mangia o che si vorrebbe mangiare. Sito ben strutturato, con molte sezioni di facile accesso. per una sana alimentazione italiana", le uniche indicazioni istituzionalmente valide per alimentarsi in maniera equilibrata. Nel 1999, infine, l’INN si trasforma nell’attuale INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, in cui, alla tradizionale vocazione di ricerca e studio per sostenere il nostro sistema agroalimentare, si affianca il compito istituzionale di tutelare, informare e educare il consumatore.” Provate ad accedere al sito e vi accorgerete quante 27 nonsolobanca Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi, Ninni Bruschetta IL “PENSIERO STUPESCE” DI BORIS di Valerio Carangella U na delle band più famose del rock alternativo italiano, canta “non si esce vivi dagli anni ‘80”, in questo caso potremmo dire che è dalla Tv che non se ne esce… “se non morti”. Parafrasando una delle tante battute taglienti che caratterizzano questo lungometraggio, Boris – Il Film, scritto e diretto dal collaudato ed affiatato terzetto Ciarrapico, Torre, Vendruscolo. Questo manipolo di geniali autori ha lavorato per anni a stretto contatto, dando vita alle tre stagioni di Boris, l’irriverente e divertente serie Tv, andata in onda su Fox dal 2008 al 2010, da cui è stato tratto il film uscito nelle sale italiane il 1° Aprile 2011 (le prime due stagioni della serie Tv, sono già reperibili in cofanetti con DVD e libro, il film uscirà il 2 Agosto in DVD e Blu-ray). Strano ma vero! Forse una delle prime volte in Italia, in cui una serie Tv diventa un film; è possibile ricordare alcuni casi solo del processo inverso (Romanzo Criminale e Quo vadis, baby?). Ma Boris riesce egregiamente nel salto dal piccolo al grande schermo e da un pubblico di nicchia al grande pubblico. Ben riuscita è, soprattutto, la segnalibro coerenza e l’eleganza con cui i tre autori sono passati dal ritrarre la televisione in televisione, al fotografare il cinema nel cinema. L’occhio del pesciolino rosso, Boris (amico fedele del protagonista della serie e del film), è l’occhio lucido della verità, uno sguardo implacabile che fotografa, con sarcasmo ed ironia alla nitroglicerina, tutta la sporcizia che c’è dietro quella scatoletta invadente che chiamiamo televisione (nel caso della serie Tv), o quel grande schermo che da fabbrica dei sogni, troppo spesso diventa industria di “panettoni”. Gli autori riescono nell’impresa, riportando sul grande schermo gli stessi elementi e personaggi con cui il pubblico ha già avuto modo di empatizzare, grazie alle tre stagioni della serie (diventata ormai un cult), depurandola però dai tormentoni e spostando l’asse portante della narrazione al mondo del cinema. Infatti il regista televisivo René Ferretti (Francesco Pannofino), dopo tanti anni di fiction su carabinieri, intrighi ospedalieri e drammi in costume da prima serata, tenta il grande salto: un film d'autore. Insomma, un risarcimento dopo tutta una carriera dedicata al brutto. L'intenzione è quella di girare un film «alla Gomorra», lavorando alla trasposizione cinematografica del libro d'inchiesta La casta e collaborando con una truppe più esperta. Ma il regista Renè, scoprirà che il mondo del cinema è addirittura peggio di quello della tv, si dovrà barcamenare con un ambiente bieco, pieno di attricette che non sanno recitare o dedite al sesso per avere una parte, di sceneggiatori ricchi e nullafacenti, o direttori della fotografia che si sentono grandi artisti. Alla fine, dopo alcune controversie, si ritrova a lavorare con il suo gruppo "storico" e, in un crescendo di comicità urticante, tra pressioni e difficoltà, viene messo alle strette: riuscirà a portare a termine il suo capolavoro o dovrà cedere allo spettro incombente del… Cinepattone? Il tema musicale Pensiero Stupesce (di Elio E Le Storie Tese), fa da colonna sonora ad un’immagine poco felice, specchio dell’impoverimento culturale del nostro paese. Ma se è vero che “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”, come diceva G. Orwell, allora forse siamo sulla buona strada… Boris - Il Film Manuela Rinaldi - Paolo Spaziani consapevolmente egoista del nostro sistema di tutela welfaristica), la risarcibilità dei danni ad esso eventualmente rilevanti da licenziamento illegittimo e viziato, ovvero dall’ipotesi del ricorrere di dimostrate condotte – azioni a contenuto effettivamente mobbizzante (e di cui l’onere della prova compete anzitutto alla asserita vittima denunciante, v. Cons. St., Sez.V°, 27.05.2008), demansionamento, stress lavorativo, infortunio etc. etc. . L’illustrazione degli strumenti di tutela fa seguito all’analisi del già richiamato “collegato lavoro”, che implica novità profonde anche in tema di conciliazione (pesantemente e contraddittoriamente “riprocedimentalizzata”) ed arbitrato finalizzato a contemperare l’effettività dei diritti soggettivi con le note esigenze di deflazione di un contenzioso in sé foriero di aggravare la già seria crisi della giustizia, aspetto degno di nota al di là di valutazioni affrettate e talora opacizzate da aprioristiche venature “corporative”. Il volume si conclude approfondendo il tema delle sanzioni disciplinari, di cui viene offerta una ricostruzione attuale in base alla oramai ricca elaborazione giurisprudenziale intervenuta a far tempo dall’introduzione dello statuto dei lavoratori (nello specifico l’art.7 ) anche con peculiare riferimento P.A. in conseguenza della nota riforma ex d.lgs. 27 ottobre 2009, n.150 (più nota quale “riforma Brunetta”). IL DANNO AL LAVORATORE SUL POSTO DI LAVORO Giuffrè Editore SpA, Milano 2011 pagg.358, € 30,00 di Luca Riciputi, Consulente aziendale ed esperto Risorse umane I l testo, edito da Giuffrè, nella Collana Fatto&Diritto, diretta da Paolo Cendon, risulta aggiornato alla L. n. 4 novembre 2010, n.183 c.d. “Collegato Lavoro”, cui è dedicato il Capitolo 5, che offre una ragionata ricostruzione scientifica al tema della “conciliazione e arbitrato”).Oggetto della ricerca, sempre attuale pur nelle sue molteplici e delicate 28 implicazioni, è quello del danno al prestatore di lavoro, inteso quale autonoma e rilevante categoria della dimensione del danno alla persona ed ai valori a questa attinenti, tutti di rango costituzionale, in quanto afferenti a posizioni inviolabili. Il volume approfondisce vari profili di tutela, accordati al lavoratore dipendente (refente eternamente privilegiato e Italia: 2011. Commedia Regia e sceneggiatura di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Interpreti: Francesco Pannofino, Antonio Catania, Carolina Crescentini, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi, Ninni Bruschetta. nonsolobanca PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI WEEK END A PESCOCOSTANZO Tra i sentieri della transumanza e le vie dell’oro giallo, un borgo ricco di arte e storia C i sono storie poco note, ed anche per questo affascinati, celate dall’ombra di maestose montagne o immerse nel silenzio di grandi vallate, che meritano di essere raccontate. Quella di Pescocostanzo è una storia di viaggiatori e viandanti, di antichi mestieri e mestieranti, di paesaggi mozzafiato, altopiani violacei e di tradizioni millenarie che il tempo e la modernità non hanno cancellato. Ma, soprattutto, è una storia ancora viva, custodita con cura tra gli altipiani Maggiori d’Abruzzo a 1395 m di altitudine, tra il Parco Nazionale della Maiella ed il Parco Nazionale d’Abruzzo e che ogni anno attira numerosi turisti. Da qui passavano le antiche vie della transumanza, larghi sentieri percorsi tutti gli anni da pastori che, in autunno, guidavano il gregge a svernare nelle pianure della costa pugliese, lasciandosi alle spalle la neve degli Appennini abruzzesi. Durante il tragitto i pastori si fermavano a dormire presso le chiese poste ai lati della strada, in stanze – dormitorio. Lì trovavano frati per confessarsi, lasciavano indicazioni o s’informavano sullo stato dei sentieri da percorrere. Ancora oggi qualche allevatore segue l’antico percorso tracciato dai tratturi delle generazioni passate. La fondazione dell’antico borgo, viene fatta risalire alla prima metà dell’anno mille ed il suo nome indica il basamento roccioso, il “Peschio”, sul quale si è formato il centro abitato originario. Qui sorge, ora, la basilica di Santa Maria del Colle (XIV-XV sec.) che conserva al suo interno magnifiche opere d’arte: dal soffitto a cassettoni dorato e dipinto che copre tutta la navata centrale, realizzato da Carlo Sabatini intorno al 1680, al maestoso altare maggiore, la di Vale statua lignea duecentesca, il battistero in marmi policromi e la barocca cancellata in ferro battuto, opera dei maestri Sante e Ilario di Rocco. Sulla stessa scalinata della Basilica, si affaccia un’altra chiesa degna di attenzione, Santa Maria del Suffragio dei Morti, che vanta un portale settecentesco, e un grandioso altare in legno di noce. Non è solo una storia antica, quella di Pescocostanzo, ma è anche intricata e densa di avvenimenti, caratterizzata dal susseguirsi d’importanti dinastie e dominazioni, da battaglie per l’autonomia culturale e politica, da innesti culturali (si pensi all'insediamento di un nucleo di artigiani lombardi dediti ad attività edili che, insieme al disastroso terremoto del 1456 che devastò l'Abruzzo, contribuirono a cambiare l’assetto urbanistico del borgo e ad arricchirlo di monumenti ed opere d’arte). Trovare refrigerio dal torrido sole d’agosto, potrebbe essere una buona scusa per andare a visitare questo borgo di 1.196 abitanti in provincia dell'Aquila, ed approfondirne la storia attraverso tutte le sue preziose testimonianze: la Chiesa di Gesù e Maria e l’annesso Convento dei Francescani, nel centro storico, di epoca barocca con opere in madreperla e marmo policromo; proseguendo sulla via Colecchi, si notano il fronte principale di Palazzo Sabatini (ricco di portali, balconcini e decori in pietra) e la casa natale di Ottavio Colecchi, matematico e filosofo; la bellissima Piazza Municipio, su cui vi si affaccia l’ex Monastero di Santa Scolastica (1624); notevoli anche i numerosi palazzi nobiliari. Nel luogo più antico e più alto del borgo, il “Peschio”, lo sguardo si apre ai boschi, ai monti ed agli altopiani circostanti. Degno di nota è l’altopiano di Navelli, a poco più di mezz’ora d’auto da Pescocostanzo, di fama internazionale per il suo prezioso oro giallo, lo zafferano, il cui fiore dona all’altopiano quel caratteristico colore violaceo. Non va dimenticato che, ad impreziosire questo luogo, sono anche i rinomati prodotti tipici come il pecorino (il cui pregio è dato dalle pecore allevate al pascolo tutto l’anno, secondo le antiche tradizioni della transumanza), la giuncata abruzzese ed il Montepulciano d’Abruzzo, vino fregiato del riconoscimento DOCG, che ben si sposa con gli Gnocchi al ragù di castrato, piatto forte di Pescocostanzo. DOVE MANGIARE I Tre Frati via Fanzago, ristorante caratteristico per la posizione, situato all’interno di un ex refettorio di un Convento seicentesco. Propone piatti tipici tra cui: pasta fresca con “orapi” (spinaci selvatici) nel periodo estivo, pasta fatta in casa con broccoli e zuppe tipiche nel periodo invernale. Ampia scelta di formaggi locali. La Corniola via dei Mastri Lombardi, 261, propone cucina Abruzzese rivisitata in chiave moderna; consigliata la Vellutata di formaggio con crostino di polenta e lardo di montagna) La Terrazza Via Ottavio Colecchi 12, situato in centro storico con splendida terrazza panoramica, da provare gli “Strozzapreti” con fiori di zucca e zafferano. DOVE DORMIRE Albergo Il gatto bianco, Viale Appennini, 3; Garnì – B&B La Rua Via Rua Mozza, 1/3, a pochi passi da piazza Municipio 29 nonsolobanca altroturismo Ferdinando Scianna: Bagheria, 1962 Nicola Scafidi: Emigrante Nicola Scafidi: Alberto Sordi, Il Mafioso Carmelo Nicosia: Nuotatore Whisler, 2000 LA NUOVA SCUOLA DI FOTOGRAFIA SICILIANA La Scuola fa riferimento alle figure e al lavoro di tre fotografi siciliani – Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro Scalia – appartenenti alla generazione di autori nati in Sicilia fra il 1950 e il 1960, e nell’isola operanti. I tre ricoprono ruoli di docenza presso le accademie di Belle Arti di Catania e Palermo e sono, per questo, letteralmente dei “capiscuola” in una disciplina a forte vocazione tecnica, ma dagli spiccati accenti poetici Carmelo Bongiorno: Last plate, 2008 (dalla serie Forbidden Colors) Carmelo Bongiorno: Torso, 2006 (dalla serie Voci) 30 È una mostra “a tesi” quella visibile fino al 2 ottobre ad Acireale, nella sede espositiva del Credito Siciliano e, successivamente, nel periodo autunnale a Milano nella Galleria Gruppo Credito Valtellinese presso il Refettorio delle Stelline. Infatti, origina dall’ipotesi che in Sicilia stia nascendo una riconoscibile “Scuola Siciliana” di fotografia. Non solo perché qui si sono formati e operano artisti oggi tra i maggiori in Italia, ma perché in loro, pur nella diversità e originalità di stili e poetiche, si possono individuare linee riconducibili a un medesimo e vitale “terreno di coltura e di cultura”. La Scuola fa riferimento alle figure e al lavoro di tre fotografi siciliani – Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro Scalia – appartenenti alla generazione di autori nati in Sicilia fra il 1950 e il 1960, e nell’isola operanti. I tre ricoprono ruoli di docenza presso le accademie di Belle Arti di Catania e Palermo e sono, per questo, letteralmente dei “capiscuola” in una disciplina a forte vocazione tecnica ma dagli spiccati accenti poetici. Il profilo della loro attività è duplice, come spiegano i commissari dell’esposizione: “da un lato il loro svolgere un ruolo critico verso la fotografia ‘neo-oggettiva’, di pura registrazione meccanica o a scopo classificatorio, proponendo una versione nebulosa e immaginifica della loro realtà; dall’altro, sottraendosi all’azione meramente professionale del di Arturo lavoro, si spingono verso la codificazione di un linguaggio nuovo, elaborato in stretta connessione con gli esiti di autori di altra provenienza e cultura”. È evidente la loro predisposizione sperimentale ad assorbire stilemi, inclinazioni poetiche e soluzioni tecniche da cinema, teatro, letteratura e video-arte. Alla sicilianità s’aggiungono importanti esperienze “esterne”: tutti e tre hanno condiviso, in maniera indipendente, significativi periodi di lavoro lontano dall’isola, maturando un’attitudine al confronto e al collegamento con le innumerevoli avanguardie e individualità in fase di maturazione in ambito italiano ed europeo, tra la fine degli anni ’70 e gli zero. In senso strettamente cronologico, al loro lavoro si contrappone quello degli esponenti di spicco della generazione precedente, tutti autori siciliani con all’attivo significative esperienze professionali di rilievo internazionale come Scianna, Sellerio e Scafidi. Ognuno, con la propria vicenda storica ed espressiva, ha finito, più o meno consapevolmente, con l’influenzare generazioni di fotografi. Certo, non sono accomunabili in una “Scuola” in senso tradizionale, ma è indubbio che con il loro lavoro e la loro sperimentazione hanno effettivamente fatto scuola. Ad essi, la mostra dedica un’ampia panoramica che non li propone come puro punto di snodo per l’affermarsi delle identità individuali, ma evidenzia aspetti, tecniche, situazioni che nelle opere dei tre protagonisti riconducono alla generazione dei “padri”. Dall’emergere di particolari tecniche di saturazione o distorsione dell’immagine, all’applicazione di uno o più meccanismi analogici nella definizione del campo visivo, o la scelta dei supporti di stampa, del formato, e così via. La contro-copertina della mostra è affidata a uno sguardo esterno, quello di uno “straniero”: Richard Avedon, con un unico scatto, un combatshot dedicato alla Cripta dei Cappuccini rubato a Palermo durante la campagna di liberazione della Sicilia nel 1944 al seguito della V Armata. La mostra si completa con due talks presso le Accademie di Belle Arti di Catania e Palermo La nuova scuola di fotografia siciliana Acireale (CT), Galleria Credito Siciliano, fino al 2 ottobre 2011 Orari: fino al 18 settembre: 18.00-22.00; dal 20 settembre al 2 ottobre: 10.00-12.00 e 17.00-20.00; chiuso lunedì Ingresso libero Info: Galleria Credito Siciliano tel. 095.600.208 / 0957.113.517 www.creval.it nonsolobanca altroturismo Giovanni Boldini: Signora in bianco, 1902, olio su tela, cm 130 × 97 I MACCHIAIOLI A VIAREGGIO Una mostra da non perdere, tra nuotate e tintarella, quella dedicata al gusto collezionistico di uno dei più grandi “marchand-amateur” italiani, Mario Borgiotti di Arturo N Giovanni Fattori: La scolarina, 1893 Raffaello Sernesi: Pagliai a Castiglioncello, olio su tavola, 1865 circa, cm 20 × 51 Silvestro Lega: Tra i fiori del giardino,1863, olio su tela, cm 49 × 59 ato a Livorno nel 1906, ma fiorentino d’adozione, Mario Borgiotti è stato, per oltre quarant’anni, il vero punto di riferimento per la conoscenza e la valorizzazione della pittura toscana di area macchiaiola. La sua azione si è sviluppata soprattutto nell’ambito delle personalità che hanno aggiornato il linguaggio di questa scuola. L’opera di Lega, Fattori, Signorini, Abbati, Borrani, Cabianca, D’Ancona e di altri protagonisti del gruppo appare oggi più definita nella sua totalità grazie al recupero di dipinti inediti o erroneamente attribuiti. Autodidatta, Borgiotti fu personalità complessa e attraente anche per le qualità segretamente coltivate, come il dipingere e la generosità nei confronti di ogni iniziativa culturale. Era dotato, in modo eccezionale, della capacità di percepire i valori pittorici nella loro essenza, distinguendo con uno sguardo il capolavoro dall’opera comune. Anche per questo Borgiotti è stato uno degli ultimi, grandi esempi di una “razza di connaisseur” in via d’estinzione. Del suo finissimo gusto e del suo temutissimo “occhio”, sono testimonianza le opere raccolte in questa magnifica esposizione: circa una sessantina di dipinti, selezionatissimi, tutti “imprescindibili” per capire il gusto di un uomo senza il quale oggi, probabilmente, i Macchiaoli non godrebbero del prestigio e della fama di cui invece, meritatamente, godono. Sono capolavori della pittura macchiaiola, reperiti da Borgiotti nell’arco di una vita e oggi confluiti nelle più famose raccolte italiane. Il progetto espositivo privilegia la qualità e il significato di quadri esemplari, poco noti o non più visti da tempo, e mira a ricostruire le fasi salienti di un’avventura critica scandita da pubblicazioni esemplari: I Macchiaioli, 1946; Capolavori macchiaioli, 1949; Poesia dei Macchiaioli, 1958; I Grandi pittori dell’Ottocento italiano, 1961; The “Macchiaioli”, 1963; Genio dei Macchiaioli, 1964; La lezione pittorica di Fattori, 1968. Nel percorso idealmente scandito dalle pubblicazioni di Borgiotti spicca l’accurata selezione di dipinti. Il visitatore ha così la sensazione di entrare nel libro, ammirando opere come La scolarina, Maremma, Episodio della campagna contro il brigantaggio e La libecciata a Castiglioncello di Fattori; Tra i fiori del giardino, Le rose della primavera e L’adolescente di Lega; Il Ponte Vecchio a Firenze, Uliveta a Settignano e Bimbi a Settignano di Signorini; Lido con buoi al pascolo, Mura di San Gimignano di Abbati e molti altri capolavori. Un vasto compendio bibliografico, insomma, arricchito da un prezioso apparato iconografico costituito da dipinti dei quali si era persa ogni traccia. Ed è proprio di questo compendio di indubbio valore storico-documentario destinato, nel tempo, ad assumere sempre maggior rilievo per gli studi sulla pittura italiana del secondo Ottocento, che intende dar conto la mostra. Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti occhio conoscitore, anima di collezionista Viareggio (LU), Centro Matteucci per l’Arte Moderna, fino al 13 novembre 2011 orario:agosto da lunedì a venerdì 17.00-23.00, sabato e domenica 10.00-13.00 e 17.00-23.00; settembre: tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.30-19.30; ottobre-novembre: tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.00-19.00; chiusura della biglietteria anticipata di 30 minuti BIGLIETTI Intero: euro 8; ridotto: euro 5; family: euro 5 Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977 [email protected] 31 'è C è ' C HI C us lyc o t Au di I L C A R T E L L ON E D I ag o st o - sette m b re MOSTRE D’ARTE ED EVENTI MUSEALI DREAMTIME. Lo spirito dell’arte aborigena Nuoro, MAN Fino al 28 agosto ARTICOLO 9. I PAESAGGI D’ITALIA Marsala (TP), Convento del Carmine Fino al 31 agosto LEONARDO: STUDI SUL MOTO. Il Codice Atlantico di Leonardo Milano, Pinacoteca Ambrosiana – Sala Federiciana Fino all’11 settembre QUESTI OCCHI HANNO VISTO. IL DIARIO DI UN MEDICO VOLONTARIO Roma, Casa della memoria e della storia Fino al 7 settembre CARLO SCARPA: UNO SGUARDO CONTEMPORANEO Vicenza, Palazzo Barbaran Fino al 18 settembre LICINI MORANDI. DIVERGENZE PARALLELE Fermo (AP), Palazzo de’ Priori Fino al 25 settembre PROGETTO SCULTURA 2011 Rimini, Castel Sismondo Fino al 2 ottobre BerlinOttanta Pittura irruenta Catanzaro, MARCA Fino al 9 ottobre FILARMONICA DELLA SCALA/ DANIEL BARENBOIM Milano, Teatro alla Scala, il 4 settembre G. Rossini: Sinfonia dall'opera Semiramide Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra n. 26 in re maggiore K. 537 Incoronazione Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 Eroica Filarmonica della Scala Daniel Barenboim - pianoforte e direttore ANDRIS NELSON Palermo, Teatro Massimo, il 2 ottobre Andris Nelsons – direttore Violino - Christian Tetzlaff City of Birmingham Symphony Orchestra Richard Strauss: Don Juan - Tondichtung für großes Orchester nach Nikolaus Lenau op. 20 Antonin Dvorak: Concerto in La minore per violino e orchestra op. 53 B. 108 JohannesBrahms: Sinfonia n. 1 in Do minore op. 68 ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE RAI ORCHESTRA TEATRO REGIO TORINO Rimini, Palacongressi-Auditorium, il 5 e il 15 settembre LE CANZONI DELLA MALA ORNELLA VANONI E PEPPE SERVILLO Milano, Piccolo Teatro Strehler, il 5 settembre HAYDN E MOZART MAESTRI DELLA SINFONIA Palermo, Politeama Garibaldi, il 9 e 10 settembre LE GRANDI VIE DELLE CIVILTÀ Relazioni fra il Mediterraneo e il centro Europa Dalla Preistoria alla Romanità Trento, Castello del Buonconsiglio Fino al 13 novembre LA TRAVIATA Firenze, Auditorium Duomo di Firenze, dal 10 al 24 settembre TOSCA Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista, dall’11 settembre al 6 novembre CARLO MATTIOLI. Una luce d’ombra Città del Vaticano, Braccio di Carlo Magno Dal 15 settembre al 13 novembre SALVATORE ACCARDO Torino, Conservatorio Giuseppe Verdi, il 12 settembre MUSICA CLASSICA ISRAEL PHILHARMONIC ORCHESTRA ZUBIN MEHTA Torino, Auditorium G. Agnelli, il 14 settembre GIOVANNI ALLEVI - ALIEN PIANO SOLO TOUR Sanremo (IM), Teatro Ariston, il 5 agosto MADAMA BUTTERFLY Recanati (MC), Auditorium Coloredo Mels, il 7 agosto J.S. BACH: L'OFFERTA MUSICALE Milano, Chiesa di San Bernardino alle Monache, l’8 agosto CONCERTO ALL’ALBA Ravello (SA), Belvedere Villa Rufolo, l’11 agosto QUARTETTO D'ARCHI DEL TEATRO ALLA SCALA Ravello (SA), Auditorium Oscar Niemeyer, il 14 agosto SAGRA DELLA PRIMAVERA / CARMINA BURANA Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 16 settembre Assago (MI), Mediolanum Forum, il 17 settembre Igor Stravinsky: Le Sacre du Printemps, quadri della Russia pagana in due parti Carl Orff: Carmina Burana, Cantiones profanae per soli, coro e orchestra Südwestdeutsche Philharmonie Konstanz Vassilis Christopoulos – direttore CONCERTO SINFONICO 17 SETTEMBRE 2011 Bari, Teatro Petruzzelli, il 17 settembre Vito Clemente – direttore G. Tamborrino: Exit Mundi MISERERE E MAGNIFICAT Milano, Basilica Santa Maria della Passione, il 17 agosto TOSCA Palermo, Teatro Massimo, dal 18 al 25 settembre UTO UGHI Cortina d’Ampezzo (BL), Centro Congressi Alexander Girardi Hall, il 20 agosto J.S. BACH: LE SUITES PER VIOLONCELLO SOLO 1, 3, 5 Milano, Cappella Portinari, il 22 agosto J.S. BACH: LE SUITES PER VIOLONCELLO SOLO 4, 2, 6 Milano, Cappella Portinari, il 23 agosto MOZART A MANNHEIM Milano, Chiesa di San Pietro in Gessate, il 26 agosto 32 Daniel Oren – direttore Mischa Maisky - violoncello Antonin Dvoák: Concerto per violoncello e orchestra in si minore op.104 Johannes Brahms: Sinfonia n.4 op.98 in mi minore ORCHESTRA FILARMONICA DI SAN PIETROBURGO YURI TEMIRKANOV Milano, Conservatorio – Sala Verdi, il 6 e 7 settembre Dalla Russia con amore Sergej Prokof'ev: Suite da L’amore delle tre melarance op. 33 bis Sergej Rachmaninov: Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e orchestra op. 43 Pëtr Il'iajkovskij: Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 Yuri Temirkanov – direttore Nikolai Lugansky - pianoforte DALÌ. IL GENIO Otranto (LE), Castello Aragonese Fino al 25 settembre LA MORTE DI VIRGILIO Rimini, Sala Pamphili - Complesso Agostiniani, dal 2 al 4 settembre PHILHARMONIA ORCHESTRA/ LORIN MAAZEL Torino, Auditorium G. Agnelli, il 4 settembre Gustav Mahler: Sinfonia n. 6 in la minore Tragica Philharmonia Orchestra Lorin Maazel - direttore LEGGENDA Torino, Teatro Carignano, dal 20 al 27 settembre ORCHESTRA MOZART / ABBADO / PIRES Bologna, Auditorium Manzoni, il 22 settembre Orchestra Mozart Claudio Abbado – direttore Maria João Pires – pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte n. 27 in Si bemolle maggiore K 595; Concerto per pianoforte n. 20 in Re minore K 466 Franz Schubert: Sinfonia n. 9 in Do Maggiore D 944 La Grande CONCERTO SINFONICO 23 SETTEMBRE 2011 Bari, Teatro Petruzzelli, il 23 settembre ELEKTRA Roma, Teatro dell’Opera, dal 30 settembre all’8 ottobre Fabio Luisi – direttore Libretto: H. Von Hofmannsthal Musiche: Richard Strauss Orchestra del Teatro dell’Opera festival estivi festival estivi LATINOAMERICANDO EXPO (musica latina e brasiliana) Forum Assago (MI), Area Parking B, fino al 15 agosto ASA DE AGUIA il 5 agosto ALEX BELLO il 6 agosto CHOC QUIB TOWN il 7 agosto TALENTO HAVANA l’8 agosto SILVESTRE il 9 agosto LUIS VARGAS il 10 agosto EL MICHA + PMM l’11 agosto PORFI BALOA Y SUS ADOLESCENTES il 12 agosto CALCINHA PRETA il 13 agosto MANOLIN EL MEDICO DE LA SALSA il 14 agosto SHOW BRASIL il 15 agosto CARROPONTE Sesto San Giovanni (MI), fino al 12 settembre (prosa e musica) TONINO CAROTONE il 5 agosto PERSIANA JONES il 6 agosto NOFX il 16 agosto FLOGGING MOLLY il 17 agosto 99 POSSE il 25 agosto AFRICA UNITE il 26 agosto CHICAGO BOYS il 31 agosto NICCOLÒ FABI il 2 settembre MAPU TERRA il 7 settembre BLONDE REDHEAD l’8 settembre FABRI FIBRA il 10 settembre FABRICAS il 12 settembre FESTIVAL DI MEZZA ESTATE (prosa, cabaret, musica) Cremona, Arena Giardino, fino al 16 settembre I LEGNANESI IN FAM FREC E ... FASTIDI il 4 settembre LA SIRENETTA IL MUSICAL l’8 settembre LUCIO DALLA E BAND il 10 settembre LILLO E GREG IN SKETCH & SODA il 16 settembre ARMONIE DI ANGIMBÈ 2011 (musica classica, arte, eventi teatrali) Calatafimi Segesta (TP), Angimbè Relais, fino al 3 settembre JAM SESSION JAZZ SERATA GOURMET E PATISSERIE il 6 agosto MUSICA MEDITERRANEA il 10 agosto LUCA PINCINI E GILDA BUTTÀ IN CONCERT il 14 agosto ALCHIMIE il 20 agosto PAOLO VIVALDI - THE SOLO PIANO il 27 agosto NICA BANDA DI RUGGERO MASCELLINO il 3 settembre MITO SETTEMBRE MUSICA (musica classica) Milano e Torino, sedi varie, dal 4 al 22 settembre MUSICA POP, ROCK & JAZZ EARTH WIND & FIRE FEAT AL MAC KAY Ostia (RM), Anfiteatro, il 7 agosto MAX GAZZÈ E NICCOLÒ FABI IN CONCERTO Nettuno (RM), Stadio del Baseball, il 9 agosto GIANLUCA GRIGNANI Zafferana Etnea (CT), Anfiteatro Comunale, l’11 agosto MODÀ Sabaudia (LT), Arena del Mare, il 12 agosto Santo Stefano Magra (SP), Area ex Vaccari, il 13 agosto JOVANOTTI Riccione (RN), Stadio Comunale Nicoletti, il 14 agosto Taormina (ME), Teatro Antico, il 3 settembre Agrigento, Teatro Valle dei Templi, il 6 settembre Cagliari, Fiera, il 10 settembre Verona, Arena, il 16 settembre AFTERHOURS La Spezia, Centro Allende, il 16 agosto FRANCESCO DE GREGORI Calatafimi Segesta (TP), Teatro Antico, il 16 agosto CAPAREZZA Riolo Terme (RA), Parco Fluviale, il 26 agosto ZIGGY MARLEY Bologna, Estragon, il 26 agosto VASCO LIVE KOM 011 Torino, Stadio Olimpico, il 27 agosto Udine, Stadio Friuli, il 2 settembre Bologna, Stadio Dall'Ara, il 6 settembre Avellino, Stadio Partenio, l’11 settembre ROBERTO VECCHIONI Ravenna, Palco Centrale - Parco Arti e Sport, il 27 agosto AVRIL LAVIGNE Torino, PalaOlimpico, l’8 settembre Roma, PalaLottomatica, il 10 settembre Assago (MI), Mediolanum Forum, l’11 settembre GEORGE MICHAEL Firenze, Piazza Santa Croce, il 10 settembre Napoli, Acciaieria Sonora, l’11 settembre Verona, Arena, il 13 e 14 settembre ELIO E LE STORIE TESE Carrara (MS), Piazza Alberica, l’11 settembre FRANCO BATTIATO Chieti, Arena La Civitella, il 7 agosto Bisceglie (BT), Arena del Mare, l’8 agosto Taormina (ME), Teatro Antico, il 15 agosto Pavia, Cortile del Castello Visconteo, l’11 settembre Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 15 settembre MASSIMO RANIERI Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 14 settembre Milano, Teatro Ventaglio Smeraldo, il 16 settembre STEFANO BOLLANI/ ENRICO RAVA/ JOHN SCOFIELD Milano, Teatro Ventaglio Smeraldo, il 20 settembre ZUCCHERO - CHOCABECK TOUR 2011 Verona, Arena, il 25 e 26 settembre BROOKE FRASER Bologna, Lokomotiv, il 27 settembre TORI AMOS - Night of Hunters Milano, Teatro degli Arcimboldi, il 7 ottobre Roma, Auditorium Parco della Musica, l’8 ottobre PAOLO FRESU DEVIL QUARTET Reggio Emilia, Teatro Ariosto, il 7 ottobre BRUNO MARS Assago (MI), Mediolanum Forum, il 10 ottobre (unica data italiana) ALICE COOPER Trezzo sull’Adda (MI), Live Club, il 14 ottobre La Redazione declina ogni responsabilità per cambiamenti di programmi, date e luoghi degli eventi segnalati.