Mvno N°22. 17-31dicembre2007 pag.sette L’intervista. L’Ad di Poste Mobile, Roberto Giacchi, annuncia i prossimi step «Il cellulare si fa Bancomat Ecco la nostra rivoluzione» STEFANOCAVIGLIA C he un gigante come Poste Italiane, con il suo milione e mezzo di clienti ricevuti ogni giorno dai 14.000 uffici al pubblico sparsi in tutto il Paese, entri nella telefonia mobile, fa giustamente notizia. Date le sue dimensioni, i volumi e i ricavi del nuovo business sono potenzialmente enormi. Un primo assaggio si è avuto con gli oltre 30.000 abbonamenti effettuati già nell’arco della prima settimana. Tuttavia è soprattutto in un tipo particolare di servizi che il nuovo operatore si è attrezzato per lasciare il segno: la contaminazione fra i servizi di Tlc e quelli bancari e finanziari, che consente di trasformare il telefonino in un bancomat, in una carta di credito o in un libretto degli assegni, a seconda delle esigenze. È qui che bisogna cercare il cuore della strategia che ha portato l’operatore postale (forte dei suoi 5,1 milioni di conti correnti postali, di cui 550.000 ROBERTO online) a misurarsi GIACCHI con telefonini e «Da fine 2008 sarà trasferire carte sim. Una possibile denaro attraverso scelta che a quanto qualsiasi conto pare si è rivelata corrente; dal 2009 il cellulare potrà subito azzeccata. usato come “Dei clienti che essere carta di credito hanno sottoscritto e bancomat» l’abbonamento nella prima settimana” dice al Corriere delle Comunicazioni l’Ad di Poste Mobile Roberto Giacchi “più della metà hanno scelto di associare la carta sim di Poste mobile alla carta Postepay”. Perché è così importante stabilire un legame fra queste due carte? Perché in questo modo l’utente si mette in condizioni di usare il cellulare per trasferimenti di denaro. I clienti di Poste Mobile possono entrare in un negozio e fare acquisti con il telefonino? Per il momento no, ma ci arriveremo a breve. La nostra strategia prevede un percorso graduale, passo dopo passo. Per ora è possibile trasferire del denaro dalla carta Postepay legata alla sim a quella di un altro abbonato. E qual è il vantaggio di trasferire il denaro da una Postepay a un’altra? A mettere dei soldi in tasca ai propri figli senza il timore che possano perderli, per fare un esempio. Più in generale, a effettuare pagamenti con un numero tutt’altro che trascurabile di controparti, visto che in Italia ci sono 3,5 milioni di carte Postepay. In ogni caso, questo è solo il primo passo. Da febbraio 2008, sarà possibile operare con il telefonino su un conto corrente di Poste Italiane ed entro la fine dell’anno, probabilmente, da qualsiasi conto corrente. Abbiamo in corso diverse trattative con istituti di credito e ci aspettiamo di chiuderne almeno uno entro la metà dell’anno. Poi, nel 2009 dovrebbe arriverà la possibilità di trasferire denaro facendo scorrere il telefonino accanto a un dispositivo simile a quelli che si usano per Bancomat o carta di credito. Per avere questa comodità sarà necessario cambiare il telefonino? Assolutamente no. Tutto viene gestito dalla carta sim. Chi fa l’abbonamento con Poste italiane potrà accedere a tutti i nuovi servizi inserendo la nuova sim nel suo vecchio telefonino. E le operazioni da fare sul telefonino, sono facili e alla portata di tutti anche quelle? Certo. Abbiamo messo a punto un sistema in cui trasferire denaro è più facile che mandare un sms. Si inviano soldi a un numero telefonico. Non per niente stiamo brevettando il nostro sistema di pagamento. Si potrebbe pensare che il settore dei servizi bancari e finanziari sia il vero obiettivo dell’ingresso di Poste Italiane nel mercato della telefonia mobile. Anche perché i margini concessi agli operatori virtuali dagli accordi con i proprietari della rete sono veramente minimi… Le nostre dimensioni, la nostra esperienza, il mondo in cui siamo percepiti dal pubblico, ci consentono di raggiungere risultati importanti anche nella telefonia. Certo, i servizi bancari e finanziari offrono opportunità nuove. Si tratta di un settore ancora inesplorato in cui arriviamo per primi in Europa. L’Ad del gruppo, Massimo Sarmi, ha parlato di 2 milioni di clienti entro il 2010 per Poste Mobile. Quanti nelle vostre previsioni useranno il cellulare per fare i pagamenti? Se ci basiamo sui risultati dei primi giorni dobbiamo ipotizzare almeno una metà. Ma è solo una prima stima, molto prudente. Previsioni Mvno,entro il 2010 3,2 mln di abbonati Entro il 2010 gli abbonati agli operatori mobili virtuali passeranno da 351.562 a 3,2 milioni, per un giro d’affari complessivo di 609,1 milioni di euro. La stima è di Michele Marrone, senior executive della società di consulenza Accenture. La crescita avrà inizio nei prossimi 3-4 mesi quando saranno stipulati quattro nuovi accordi societari, sottolinea Marrone. Tra le aziende interessate a entrare nel nuovo business ci sono operatori di telefonia fissa, grande distribuzione, operatori “etnici” e istituti di credito. Il ritorno medio per utente degli Mvno è di soli 15-20 euro al mese: “Bisognerà puntare - spiega Marrone - su servizi specifici e arrivare a considerare la sim come un nuovo modo per implementare programmi fedeltà”. Business La partita vera si giocherà sui Vas Non saranno le tariffe di chiamata a fare la differenza. Il business si costruirà sulle funzionalità evolute MASSIMOBIONDI G li operatori mobili virtuali sono una novità del 2007 solo per l’Italia. In Europa ce ne sono già oltre un centinaio, ma da noi per anni si è guardato soprattutto agli aspetti normativi, trascurando la possibilità di semplici accordi commerciali. Adesso finalmente ci siamo. “Perché facciamo gli Mvno? Perché conviene!” ha ammesso recentemente un operatore infrastrutturato. Alla buon’ora! Dopo tante resistenze…. Gli Mvno attivi o in via di attivazione più o meno si conoscono: Coop, Carrefour, Auchan, Poste, BT, Fastweb, Autostrade, Tiscali. Ulteriori business plan e ipotesi di partnership sono però in discussione. Forse ce ne saranno altri. Il successo di un Mvno sembrerebbe legato a due elementi industriali principali, oltre a quelli economico-finanziari e alle capacità manageriali: qualità della partnership col fornitore della rete e delle tecnologie abilitanti (non dimenticare l’IT) e politiche di marketing. La qualità del rapporto tra l’operatore di rete e il cosiddetto virtuale è essenziale per il buon esito dell’iniziativa. È necessaria un’ampia comprensione e condivisione delle strategie, la definizione di accordi chiari e completi e anche un serio collaudo sul campo, una “presa delle misure” reciproca. Meglio qualche tempo e qualche discussione in più che affrettare il lancio, lasciandosi dietro aree grigie, rischi di potenziali disaccordi che possono emergere in seguito per svariati motivi. Ogni opratore virtuale ha visione, esigenze e strategie proprie. Il progetto Mvno di una catena della grande distribuzione sarà molto diverso da quello di una telco di rete fissa o di un gestore di trasporti. Nei diversi business model assumono pesi differenti anche parametri chiave come l’Arpu, il costo della distribuzione, il churn rate, lo stesso margine operativo. Quanto più il network provider aderirà alle esigenze strategiche del Mvno - magari trovandole complementari alle proprie - tanto più quest’ultimo potrà avere successo: non è solo un problema di prezzi e volumi. Le politiche di marketing com- prendono a loro volta aspetti cruciali come la road map dei nuovi servizi e i canali di relazione coi segmenti target di mercato. Ora si reclamizzano ancora prezzi più o meno bassi e chiari, ma la telefonata e l’Sms, servizi indifferenziati, non saranno “il” business. Ne saranno semmai un complemento, marginale dal punto di vista dell’attrattività di mercato e della redditività. Nel mercato dei Mvno non dovrebbe essere centrale la guerra a colpi di sconti, anche se molti lo pensano. La Sim sarà sempre più l’interfaccia verso la rete di terminali portatili multifunzione utilizzati anche, come si vede già, per i pagamenti elettronici; per “leggere” il contenuto del carrello della spesa; per trovare una via o avere notizie in tempo reale sul traffico o sui trasporti; per scorrere le e-mail e accedere da remoto in modo sicuro ai file che stanno sul server in ufficio; eccetera. Magari anche per scegliere un cinema, un ristorante o per dare un’occhiata alla televisione, ma certamente in una modalità ben diversa dalla fruizione sul monitor di casa. Ma queste sono le applicazioni pensate soprattutto per i target tradizionali: giovani, imprese, persone in mobilità. La tecnologia e i suoi costi dovrebbero incoraggiare (e il mercato accogliere con favore) nuovi operatori di nicchia, anche molto piccoli, che offrono servizi specifici per segmenti di mercato più definiti: medici, legali, ferrovieri, camionisti, parroci, casalinghe, insegnanti, forze dell’ordine e così via. In quest’ottica la penetrazione del telefonino al 140% non è un problema grave come sembra. Il mercato rimane vivace e in crescita, se non come numero di utilizzatori come varietà e valore d’uso degli utilizzi. Il 100% delle grandi aziende prevede l’incremento della spesa mobile (dati di Bt). Per gli individui non sarà diverso. E’ l’incremento della spesa che conta, non la penetrazione. Allora diventa vincente la capacità di servire i segmenti target, capacità che si traduce in canali ma anche in reputazione, credibilità, notorietà. Fattori, al contrario della rete, che non si possono prendere in outsourcing. Come la creatività.