sindacato / porto&diporto La duplice Nobile battaglia di USCLAC S e mai vi si arriverà davvero, il 2009 sarà ricordato come l’anno della lunga privatizzazione Tirrenia. Lunga perché il processo, fra rimpalli e colpi di scena di varia natura, è in corso ormai da mesi e, sebbene il disegno della ‘duplice dismissione’ – le controllate alle Regioni e il resto a gara – abbia guadagnato parecchio terreno, i nodi da sciogliere sono ancora molti, a partire dalla ritrosia della Regione Sicilia tanto alle richieste dell’esecutivo di contribuire al finanziamento dei servi- Sindacale Capitani di Lungo Corso al Comando/Unione Nazionale Capitani e Direttori di Macchina), che segue la vicenda fin dagli albori e, dopo aver “apprezzato gli sforzi profusi da Governo, Regioni, Organizzazioni Sindacali - con l’impegno a non effettuare tagli al servizio per tutto il 2009, la decisione di mantenere un tavolo tecnico permanente e, soprattutto, l’ottenimento dell’assenso dell’UE allo scorporo delle controllate regionali dal bando di gara per Tirrenia” trova ingiustificato il muro innalzato zi regionali di Tirrenia quanto alla possibilità di rilevare Siremar. Posizione ribadita ancora a inizio luglio, quando l’amministrazione regionale ha proposto al Governo l’aut aut fra “lasciare allo Stato la possibilità di esercitare la competenza sulla privatizzazione di Siremar insieme a Tirrenia, e la gestione dei relativi contratti; oppure, trasferire alla Regione siciliana le risorse che ogni anno lo Stato destina a Siremar, nel loro valore reale e con gli aggiornamenti relativi all’eventuale periodo di assegnazione contrattuale”. Uno stallo inspiegabile anche per Antonino Nobile, presidente di U.S.C.L.A.C./U.N.C.Di.M. (Unione dalla Regione Sicilia con “la scusa della mancata chiarezza nei conti di Siremar”. Tanto più che proprio poche settimane fa, a ridosso dell’ennesimo incontro romano, la stessa Regione ha ascritto a bilancio 81 milioni di euro (23 in più rispetto al precedente) per finanziare i collegamenti con le isole minori. Fondi di cui beneficeranno le compagnie NGI (Navigazione Generale Italiana), Traghetti delle Isole e Ustica Lines. Peraltro la battaglia di Nobile e del suo sindacato non intende affatto avversare l’armamento privato: “Non abbiamo nulla contro le compagnie private; quello che ci preme è che vengano garantiti 10 - luglio ‘09 Antonino Nobile, presidente di U.S.C.L.A.C./U.N.C.Di.M. i servizi fondamentali, qualunque flotta li effettui! Non bisogna far confusione fra privatizzazione e liberalizzazione di un mercato, che però può avvenire – e siamo assolutamente favorevoli a ciò, purché le regole siano uguali per tutti i suoi attori – solo se il mercato c’è”. È proprio questo, dunque, il nocciolo della questione: “Tirrenia, in particolar modo attraverso le sue controllate regionali, svolge un servizio di pubblica utilità, in ottemperanza al principio di continuità territoriale, effettuando collegamenti che, per buona parte dell’anno, nessun armatore privato opererebbe, perché non profittevoli nemmeno se sovvenzionati. Servizi che soddisfano le prioritarie esigenze di approvvigionamento e di spostamento degli abitanti delle isole, minori e non”. Ben venga quindi, secondo Nobile, il passaggio delle controllate alle Regioni, che coinvolga anche Siremar e Sicilia e che salvaguardi i livelli occupazionali, anche se su questa tematica il combattivo comandante appare più sereno, “perché Tirrenia ha progressivamente assimilato la propria politica gestionale a quella tipica delle società private, con relativi sacrifici dei marittimi del Gruppo, di cui non si potrà non tener conto”. L’altro tema caldo che impegna le energie di Nobile non destinate all’affaire Tirrenia è la risoluzione dell’impasse legislativo che blocca da anni il riconoscimento a circa 30.000 marittimi (che hanno già fatto domanda) delle tutele previ- denziali da esposizione all’amianto. Ciò perché il decreto ministeriale del 27 ottobre 2004, che regola la materia, malgrado ricomprenda anche i marittimi fra le categorie a rischio di esposizione, prevede, nell’ambito della certificazione del rischio, la produzione, da parte del richiedente, del curriculum lavorativo. “Una previsione logica per i lavoratori delle fabbriche, ma non per quelli del mare, a causa dell’atipicità del lavoro a natura precaria: per la stragrande maggioranza dei marittimi, considerato l’alto numero di datori di lavoro avuti in carriera e l’altrettanto elevato numero di navi battenti bandiere estere, è un documento pressoché improducibile”. Tanto che anche IPSEMA, l’ente previdenziale dei marittimi, cui è stata attribuita dall’INAIL la competenza relativa all’accertamento ed alla conseguente certificazione dell’esposizione all’amianto dei lavoratori ai fini della concessione del beneficio previdenziale, ha segnalato la difficoltà di applicare al settore marittimo la disciplina generale. Dal canto suo Nobile si è prodigato indirizzandosi al mondo politico, riuscendo a portare in Parlamento una serie di interrogazioni al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ultime delle quali, cronologicamente, quelle presentate il 24 giugno scorso alla Camera dagli onorevoli Gabriella Mondello (PDL) e Massimiliano Fedriga (Lega Nord). Interrogazioni che, oltre a ripresentare la paradossale situazione della categoria, rimandano all’approvazione del 13 aprile 2005 di una risoluzione delle Commissioni IX e XI della Camera, con cui si impegnava il Governo ad emanare una circolare esplicativa ad integrazione del suddetto decreto, al fine di stabilire, per i marittimi, la possibilità di presentare in sostituzione del curriculum lavorativo rilasciato dal datore di lavoro, copia dell’estratto matricola mercantile rilasciato dalle competenti Capitanerie di Porto oppure fotocopia autenticata del libretto di navigazione come documento probante la presunta esposizione all’amianto. “La modifica del decreto sarebbe un atto dovuto da parte dello Stato; purtroppo, invece, il governo sembra aver dimenticato il diritto alla salute e al benessere dei lavoratori del mare” conclude Nobile. 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