Famiglia e società VITA IN FAMIGLIA di Maria e Raimondo Scotto «Ho letto la vostra risposta sul libretto “Vita, che senso ha” e in particolare “...non possiamo donare amore se non con il corpo... anche un abbraccio, un bacio, una carezza, un ascolto profondo...”. Tra noi non esiste niente di ciò; ognuno vive per conto suo. Non so relazionarmi con lei, perché non mi sento amato. Per alcuni mesi abbiamo frequentato un gruppo di spiritualità familiare, ma lei seguiva senza interesse e ho chiuso. Il problema è qui; si impegna solo nelle attività che le piacciono (per esempio nel coro) e non mi viene mai incontro. Evito le scenate, ma i pomeriggi liberi trascorrono nel silenzio: io al computer, lei a leggere. Siamo senza sorriso. C’è atmosfera pesante, dicono i figli, e hanno ragione. Mi sento uno straccio e mi rendo conto che, se non mi piaccio io per primo, come fa lei ad interessarsi a me?». Giorgio C. Come giustamente scrivi, è importante prima di tutto che tu impari a “piacerti”; infatti, solo se amiamo noi stessi, riusciamo ad FIDANZATI di Giovanna Pieroni Rapporto a distanza «Il mio ragazzo si è trasferito a Milano per motivi di lavoro. Soffro molto la lontananza… Ci sono momenti in cui questa situazione mi sembra più grande di me». Loredana - Bari La distanza è molto dura da vivere, ma aiuta anche a capire se l’amore è forte. Arriverà il momento in cui sarà possibile avvicinarvi l’un l’altro e realizzare un progetto che forse ora vi sembra un sogno. Allora scoprirete che le difficoltà vi avranno reso ancora più uniti. Parlo anche per esperienza personale. Quando aiutavo il mio ragazzo a chiudere le valigie per trasferirsi, avevo l’impressione che la strada percorsa fino ad allora con lui improvvisamente si interrompesse. Tuttavia, proprio per volergli bene, capivo che era importante lasciarlo andare, rispettando la sua libertà e le aspirazioni personali. 26 Città Nuova - n. 8 - 2012 Domenico Salmaso Elemosinare amore? amare gli altri disinteressatamente. Si tratta di sviluppare tutte le nostre migliori potenzialità per riuscire a stare saldi anche nelle dif- ficoltà e a non far dipendere la nostra vita dall’altro, elemosinando le sue attenzioni. Perciò continua a coltivare i tuoi interessi, Abbiamo cercato di mettere basi forti al nostro rapporto e col tempo siamo cresciuti personalmente e come coppia, anche grazie ai momenti duri, in cui abbiamo imparato che oltre al sentimento, serve il quotidiano impegno fatto di gesti concreti, di attenzione reciproca, rispetto e fiducia. Non arrenderti a questa difficoltà, facendo in modo che non diventi un limite alla tua vita. Per questo, riscopri interessi e amicizie personali con cui ti arricchirai personalmente e avrai qualcosa in più da condividere con il tuo ragazzo. È molto rischioso fare dell’altro il tutto esclusivo della propria esistenza perché si diventa fragili o dipendenti. Le attenzioni dell’altro diventano necessarie per trovare sicurezza in sé stessi. Una coppia è solida se ciascuno dei due sa stare in piedi da solo e forse la distanza, se vissuta con responsabilità, vi può aiutare in questo. Allo stesso modo è una sfida per maturare la condivisione e la sintonia. Potenziate capacità di ascolto e di accoglienza reciproca, trovando il coraggio di esprimere con sincerità e delicatezza il proprio punto di vista. Questo vi aiuterà a poter muovere sin d’ora i passi insieme, facendo di questa scelta un fatto condiviso e base di un progetto a due. [email protected] LO PSICOLOGO di Pasquale Ionata cerca di crescere nella vita spirituale, metti da parte il tuo dolore per accogliere quello degli altri, impegnati in azioni di solidarietà. Ricordati anche che tua moglie ti è stata affidata nel giorno del matrimonio perché tu la aiuti a realizzarsi. Fai tu ciò che vorresti da lei; sorridi, se lei non sorride; aprile il tuo cuore, senza pretese; riscopri la tenerezza, anche attraverso piccoli gesti d’amore (una carezza, un regalino inaspettato, una telefonata, ecc.). Sforzati di cogliere i suoi lati migliori; se le piace cantare, sostienila. Sembra paradossale, ma solo l’amore donato senza attesa di risposta può generare la risposta dell’altro. Da quanto scrivi, ci sembra che lei non sia egoista, ma semplicemente introversa, non abituata ad esprimere i suoi sentimenti. Forse non ha avuto un’infanzia felice, ma tu puoi aiutarla a recuperare. Certamente la tensione che vivete può essere rischiosa anche per i vostri figli, perché l’educazione è prima di tutto frutto dell’ambiente familiare. Ma se cercherai di ritrovare la gioia interiore, aiuterai anche loro; spesso da questa rinasce una nuova capacità di amare. Possibilmente condividi queste tue difficoltà con qualche persona, che cerca di porre l’amore alla base della vita. Ti aiuterà a perseverare e a ricominciare sempre. [email protected] Addio all’ansia «Mia figlia di 11 anni è molto ansiosa e si preoccupa di tutto, per poi rendersi conto che le va sempre tutto bene... Cosa posso fare per tranquillizzarla?». Maria - Torino L’ansia è una presentificazione del futuro, per cui è importante capire cosa crea l’inquietudine e relativizzarla per poi concentrarsi a vivere bene il presente. Comunque, il tipo di ansia in questione è quasi normale perché ci si trova in un passaggio puberale da una fase sicura, come l’infanzia, a una problematica come l’adolescenza, per cui mi permetto di consigliare alla mamma lettrice di raccontare alla figlia la seguente storiella, per una settimana tutte le sere prima di coricarsi (dopo aver conquistato il suo consenso e chiedendole di ascoltare con gli occhi chiusi): «C’era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e punti interrogativi… Ancora nell’uovo si tormentava: “Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cadrò dal nido? I miei genitori mi nutriranno?”. Questi timori passarono, ma altri lo assalirono, mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo: “Le mie ali mi reggeranno? Mi spiaccicherò al suolo? Chi mi riporterà quassù? Potrò costruire un nido?”. Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava ancora: “Le uova saranno protette? Potrebbe cadere un fulmine sull’albero e incenerire tutta la mia famiglia. E se il falco divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?”. Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: “Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?”. Poi, un giorno, sotto l’albero si fermò il Maestro, additò il passerotto ai discepoli e disse: “Guardate gli uccelli dell’aria: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai, eppure il Padre vostro che è nei cieli li nutre!”. Il passerotto improvvisamente si accorse che aveva avuto tutto… E non se n’era accorto». Dopo il racconto, inviterei la lettrice a dare alla figlia, rimasta con gli occhi chiusi, la buonanotte ed accomiatarsi da lei senza dare o chiedere commenti sulla storiella. [email protected] Città Nuova - n. 8 - 2012 27